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Caterina da Siena, Lettere, a cura di Antonio Volpato

in: Santa Caterina da Siena, Opera Omnia, Testi e Concordanze,


Provincia Romana dei Frati Predicatori,
Centro Riviste, Pistoia 2002

LETTERA 1
A monna Lapa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero cognoscimento di voi medesima
e de la bont di Dio in voi ch senza questo vero cognoscimento non potreste participare la vita de la
grazia ; e per dovete con vera e santa sollicitudine studiare di cognoscere voi non essere, e lessere
vostro ricognoscerlo da Dio, e tanti doni e grazie quante avete ricevute da lui e ricevete tutto d.
A questo modo sarete grata e cognoscente, e verrete a vera e santa pazienzia, e non vederete le
picciole cose per grandi, ma le grandi vi parranno picciole a sostenere per Cristo crocifisso. Non
buono el cavaliere se non si pruova in sul campo de la battaglia; cos lanima nostra si debba provare a
la battaglia de le molte tribulazioni, e quando allora si vede fare prova buona di pazienzia e non volta
el capo indietro per impazienzia scandalizzandosi di quello che Dio permette pu godere ed essultare,
e con perfetta allegrezza aspettare la vita durabile, per che s riposata ne la croce; e confortasi con le
pene e con gli obbrobrii di Cristo crocifisso, e ragionevolmente pu aspettare leterna visione di Dio.
Per che Cristo la promette a loro, ch coloro che sono perseguitati e tribolati in questa vita, sono poi
saziati (Mt 5, 6; Lc 6, 21) e consolati (Mt 5, 5) e alluminati nelleterna visione di Dio, gustando
pienamente e senza mezzo la dolcezza sua; ed eziandio in questa vita comincia Dio a consolare coloro
che saffadigano per lui.
Ma senza el cognoscimento e di noi e di Dio, non potremmo venire a tanto bene: adunque vi
prego, quanto so e posso, che vingegniate daverlo, acci che noi non perdiamo el frutto de le nostre
fadighe. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 2
A uno prete detto ser Andrea da Vincione.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello e padre, per reverenzia del dolcissimo sacramento, in Cristo dolce Ges, io
Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di
vedervi alluminato di vero e perfettissimo lume acci che cognosciate la dignit nella quale Dio v
posto, per che senza el lume non la potreste cognoscere; non cognoscendola non rendereste gloria e
loda alla somma bont che ve l data, e non notricareste la fonte della piet per gratitudine, ma
disseccarestila nellanima vostra, con molta ingratitudine. Per che la cosa che non si vede non si pu
cognoscere; non cognoscendola, non lama; non amandola, non pu essere grato n cognoscente al suo
Creatore: adunque ci bisogno el lume.
O carissimo fratello, egli ci di tanta necessit che se lanima el considerasse quanto l di
bisogno, ella eleggerebbe innanzi la morte che amare o cercare quella cosa che le tolle questo dolce e
diritto lume. E se voi mi diceste: Voglia di fuggirla, quale quella cosa che mel tolle?, io vi
risponderei, secondo el mio basso intendimento, che solo la nuvila dellamore proprio sensitivo di noi
medesimi quello che cel tolle.
Questo uno arbore di morte che tiene la radice sua intro la superbia unde dalla superbia nasce
lamore proprio e dallamor proprio la superbia, perch subbito che luomo sama di cos fatto amore
presumme di s medesimo , e frutti suoi generano tutti morte, tollendo la vita della grazia nellanima
che gli possiede e gli mangia col gusto della propria volont, cio che volontariamente caggia nella
colpa del peccato mortale che germina lamore proprio.
Oh quanto pericoloso! Sapete quanto? che egli priva luomo del cognoscimento di s, unde
acquistarebbe la virt de lumilit nella quale umilit sta piantato lamore e laffetto dellanima che
ordenata in carit , e privalo del cognoscimento di Dio, del quale cognoscimento traie questo dolce
fuoco della divina carit.
Per che di suo principio le tolse el lume con che cognosceva: e per si truova spogliata della
carit, perch non cognobbe. Senza el cognoscimento fatta simile allanimale, s come per lo
cognoscere con lume di ragione luomo diventa uno angelo terrestro in questa vita.
E spezialmente e ministri, e quali la somma bont chiama e cristi suoi: questi debbono essere
angeli e non uomini; e veramente cos sonno, se non si tolgono questo lume, e dirittamente nno
loffizio dellangelo. Langelo ministra a ognuno in diversi modi, secondo che Dio l posto, e sonno in
nostra guardia dati a noi per la sua bont; cos e sacerdoti posti nel corpo mistico della santa Chiesa a
ministrare a noi el sangue e l corpo di Cristo crocifisso tutto Dio e tutto uomo per la natura divina
unita con la natura nostra umana: lanima unita nel corpo, e il corpo e lanima unita con la deit, natura
divina del Padre eterno , el quale die essere ed ministrato da quegli che nno vero lume, con fuoco
dolce di carit, con fame de lonore di Dio e salute dellanime, le quali Idio v date in guardia acci
che il lupo infernale non le divori. Questi gusta e frutti delle virt che danno vita di grazia, che escono
dellarbore del vero e perfetto amore.
El contrario, s come di sopra dicemmo, fanno quegli che tengono larbore della morte nellanima
loro, cio dellamore proprio: tutta la vita loro corrotta, perch corrotta la principale radice
dellaffetto dellanima. Unde se sonno secolari essi son gattivi nello stato loro, commettendo le molte
ingiustizie, non vivendo come uomini ma come lanimale che sinvolle nel loto vivendo senza veruna
ragione: cos questi cotali non degni di esser chiamati uomini perch snno tolta la dignit del lume
della ragione , ma animali, ch sinvollono nel loto della immondizia, andando dietro a ogni miseria
secondo che lappetito loro bestiale gli guida.
Se egli religioso o cherico, la vita sua egli non la guida non tanto come angelo n come uomo,
ma, come bestia, molto pi miserabilmente che spesse volte non far un secolare. Oh di quanta ruina e
riprensione saranno degni questi cotali! La lingua non sarebbe sufficiente a narrarlo; ma bene el
prover la tapinella anima, quando sar messa alla pruova. Preso nno, questi cotali, loffizio delle
dimonia: le dimonia, tutto el loro studio ed essercizio di privare lanime di Dio per conducerle a
quello riposo che in s medesimo; cos questi cotali si sonno privati della buona e santa vita, perch
nno perduto el lume e vivono tanto scelleratamente quanto voi e gli altri che nno cognoscimento
possono vedere. Essi son fatti crudeli a lor medesimi essendosi fatti compagni delle dimonia, abitando
con loro inanzi el tempo.
Questa medesima crudelt nno verso le creature, perch sonno privati della dilezione della carit
del prossimo. Egli non sono guardatori danime, ma devoratori, ch essi medesimi le mettono nelle
mani del lupo infernale. O miserabile uomo, quando ti sar richiesto dal sommo giudice ragione, non
potrai rendere; e non rendendola tu ne cadi nella morte eternale: ma tu non vedi la pena tua, perch tu ti
se privato del lume e non cognosci lo stato nel quale Idio t posto per la sua bont. Oim, carissimo
fratello! egli l posto come angelo, e perch sia angelo a ministrare el corpo de lumile e immaculato
Agnello; ed egli dirittamente uno demonio incarnato. Non tiene vita di religioso, ch in s non
veruno ordine di ragione; n vive come cherico, che debba vivere umilmente con la sposa del breviario
a lato, rendendo el debito dellorazioni a ogni creatura che in s ragione, e la substanzia temporale a
povaregli e in utilit della Chiesa, anco vuole vivere come signore, e stare in stato e in delizie con
grandi adornamenti, con molte vivande, con enfiata superbia, presumendo di s medesimo. Non pare
che si possa saziare: avendo uno benefizio, egli ne cerca due; avendone due, egli ne cerca tre, e cos
non si pu saziare. In iscambio del breviario son molti sciagurati (cos non fusse egli!) che tengono le
femmine immonde, e larme come soldati, e l coltello a lato, come si volessero difendere da Dio, con
cui nno fatto la grande guerra: ma duro gli sar al misero a ricalcitrare a lui, quando distender la
verga della divina giustizia. Della substanzia ne nutrica e figliuoli, e quelle che sonno dimoni incarnati
con lui insieme.
Tutto questo gli nato dallamore proprio di s el quale ponemmo che era uno arbore di morte,
e frutti suoi erano puzze di peccati mortali el quale d la morte nellanima, perch ci tolta la grazia
essendo privati del lume. Ora aviamo veduto che solo la nuvila dellamore proprio quello che cel
tolle: poich tanto pericoloso, da fuggirlo e da fare buona guardia, acci che non entri nellanima
nostra; e se egli ci intrato, pigliare el rimedio.
El rimedio questo: che noi stiamo nella cella del cognoscimento di noi, cognoscendo noi per noi
non essere, e la bont di Dio in noi; ricognoscendo lessere e ogni grazia che posta sopra lessere da
lui, e in noi vedere e difetti nostri, acci che veniamo a odio e dispiacimento della sensualit. E
collodio fuggiremo questo amore proprio, trovarenci vestiti del vestimento nuziale (Mt 22, 11) della
divina carit, del quale lanima debba essere vestita per andare alle nozze di vita eterna. Alluscio della
cella porr la guardia del cane della conscienzia, lo quale abbaia subbito che sente venire e nemici
delle molte e diverse cogitazioni nel cuore: e non tanto che abbai a nemici, ma essendo amici s
abbaier, venendo alcuna volta santi e buoni pensieri di volere fare alcuna buona operazione: si dester
questa dolce guardia, la ragione, col lume dello ntelletto, perch vegga segli da Dio o no. E per
questo modo la citt dellanima nostra sta sicura, posta in tanta fortezza che n dimonio n creatura
gliele pu tllere; sempre cresce di virt in virt, infine che giogne alla vita durabile, conservata e
cresciuta la bellezza dellanima sua col lume della ragione, perch non v stata la nuvila dellamore
proprio: ch se lavesse avuta, gi non lavarebbe conservata. Considerando questo lanima mia, dissi
chio desideravo di vedervi alluminato di vero e perfetto lume. Adunque voglio che ci destiamo dal
sonno della negligenzia, essercitando la vita nostra in virt col lume acci che in questa vita viviamo
come angeli terrestri, anegandoci nel sangue di Cristo crocifisso, nascondendoci nelle piaghe
dolcissime sue. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Ricevetti la vostra lettera; intesi ci che dice. Sappiate che di me non si pu vedere n contare
altro che somma miseria: ignorante e di basso intendimento. Ogni altra cosa si della somma eterna
Verit: a lui la reputate, e non a me. Teneramente mi raccomando alle vostre orazioni. Ges dolce,
Ges amore.

LETTERA 3
Al proposto di Casole e a Jacomo di Mancio dal detto luogo.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi padri e fratelli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi seguitare lAgnello isvenato per
noi in su el legno de la santissima croce, el quale fu nostra pace e tramezzatore per che intr in mezzo
tra Dio e luomo, e de la grande guerra fece la grandissima pace, non raguardando a le nostre iniquitadi,
ma raguardando a la inestimabile bont sua.
Voi dunque, membri e schiavi ricomprati di cos prezioso e glorioso sangue, dovete seguitare le
vestigie sue: bene vedete che la prima dolce Verit s fatta regola e via. Cos dice egli: Ego sum via,
veritas et vita (Gv 14, 6). Egli quella via di tanta dolcezza e di tanto lume che colui che la seguita non
cade in tenebre; e noi ignoranti, miseri miserabili, sempre ci partiamo da la via de la luce e andiamo per
la via de la tenebre, dove morte perpetua. Unde, carissimi padri e fratelli, io non voglio che facciamo
pi cos; ma voglio che seguitiate la via dellAgnello isvenato con tanto fuoco damore.
Gi abiamo detto che egli si fece tramezzatore a fare pace tra Dio e luomo; e per questa
dunque la via che io voglio che seguitiate, cio che voi medesimi siate mezzo fra voi e Dio cio tra la
parte sensitiva e la ragione , cacciando lodio per lodio, e lamore per lamore: cio che abiate odio e
dispiacimento del peccato mortale e delloffesa fatta al vostro Creatore (e odiare la parte sensitiva,
legge perversa che sempre vuole ribellare a Dio), e odio e dispiacimento dellodio che avete col
prossimo vostro, per che lodio del prossimo non altro che offesa di Dio. Unde pi doviamo odiare
che noi odiamo perch se ne offende la prima Verit ch non dobiamo odiare i nemici nostri che ci
fanno ingiuria ; e debbolo avere, questo odio, inverso di me, per che colui che sta in odio mortale
odia pi s che il suo nemico.
Unde voi sapete che tanto maggiore lodio quanto maggiore la cosa che offesa; e per
maggiore odio colui che offeso ne la persona che colui che offeso in parole o nellavere, per che
veruna cosa che sia tenuta tanto cara quanto la vita: e per luomo sareca a maggiore ingiuria
lessere offeso ne la persona, e concepe pi odio. Or pensate dunque voi che non comparazione da
loffesa che fatta ad alcuno per la creatura a quella che si fa esso medesimo. Che comparazione si fa
da la cosa finita a la infinita? non veruna. Unde se io so offeso nel corpo, e io viva in odio per loffesa
che m fatta, seguita che io offendo lanima mia e uccidola, tollendole la vita de la grazia e dandole la
morte eternale, se la morte gli viene nel tempo dellodio: che non n sicuro.
Adunque io debbo avere maggiore odio verso di me che uccido lanima, che infinita per che
non finisce mai quanto ad essere : per che, perch finisca a grazia, non finisce ad essere, che verso
di colui che muccide el corpo, che cosa finita, per che o per uno modo o per un altro a finire : egli
cosa corruttibile e che non dura la verdura sua; ma tanto si conserva e vale, quanto el tesoro
dellanima v dentro. Or che egli a vedere quando la pietra preziosa n fuore? uno sacco pieno di
sterco, cibo di morte e cibo di vermini. Adunque io non voglio che per questa ingiuria che fatta contra
a questo corpo finito ed tanto vile , che voi offendiate Dio e lanima vostra che infinita, stando
in odio e in rancore.
Avete dunque materia di concepere maggiore odio inverso di voi che inverso di loro; e a questo
modo cacciarete lodio con lodio, per che con lodio di voi cacciarete lodio del prossimo, gittarete
uno colpo e satisfarete a Dio e al prossimo: per che levando lodio dallanima vostra voi fate pace con
Dio e fate pace col prossimo. Adunque vedete, fratelli carissimi, che a questo modo voi seguitarete
lAgnello che v via e regola; la quale tenendo, vi conduce a porto di salute.
Questo Agnello fu quello mezzo che in su la croce satisfece a la ingiuria del Padre, e a noi diede
la vita de la grazia; e de la grande guerra si fece la grandissima pace, solo per questo mezzo. Levasi
questo dolce Agnello con odio de la colpa commessa per luomo, e de la ingiuria che fatta al Padre
per loffesa fatta; e piglia questa offesa e fanne vendetta sopra a s medesimo, e non la punisce sopra
colui che offeso, ma puniscela sopra a s medesimo, el quale non contrasse mai veleno di peccato.
Tutto questo fatto lodio e lamore: amore di virt e odio del peccato mortale. Or dietro a questa
regola dovete tenere voi.
Voi sapete che per gli molti peccati mortali siamo in odio e in dispiacere di Dio: fatta la guerra
con lui.
Ma vero che, poi che questo Agnello ci di el sangue, noi potiamo fare questa pace, unde se
ogni d cadessimo in guerra, ogni d potiamo fare la pace, ma con modo, ch senza modo non si farebbe
mai.
Questo il modo a participare el sangue di Cristo crocifisso: di levarsi con odio e amore, e
ponersi per obiecto lobbrobrio, le pene e l vituperio, e flagelli e la morte di Cristo crocifisso,
pensando che noi siamo coloro che labiamo morto; e ogni di luccidiamo peccando mortalmente: per
che non morto per le sue colpe, ma per le nostre.
Allora lanima conceper questo perfettissimo odio verso la colpa sua, come detto abiamo, el
quale odio spegnar el veleno del peccato mortale; e non vorr fare vendetta del prossimo, anco
lamar come s medesimo, e cercar pure in che modo egli possa punire le colpe sue. E la ingiuria che
gli fatta da la creatura non la pigliar in quanto fatta da creatura, ma pensar che l Creatore permetta
quella ingiuria o per gli peccati presenti, o per gli peccati suoi passati; unde non se la recar a ingiuria,
ma parragli, come egli , che Dio gli labbi permesso per grande misericordia, volendo pi tosto punire
i suoi defetti in questo tempo finito che serbargli a punire nel tempo infinito, dove pena senza alcuna
misericordia. Or questo dunque el modo, e pensate che non c altra via; ma ogni altra via ci conduce
a morte, eccetto che questa.
In questa via di Cristo dolce Ges non ci pu stare morte, ma tolleci la morte; non fame, per che
ci perfetta saziet: per che egli c Dio e uomo. Ella via secura, che non teme de nemici, e non
teme demonia n uomini; ma quelli che vanno per essa sono fermi, e dicono col dolce innamorato di
Paulo: se Dio per noi, chi sar contra noi? (Rm 8, 31) E voi sapete bene che se voi non sete contra a
voi medesimi, stando ne le miserie de peccati mortali, che Dio non sar mai contra voi, ma sempre vi
terr in s con misericordia e con benignit.
Per lamore dunque di Cristo crocifisso none schifate pi la via, n fuggite la regola che v data
per lo vostro capo Cristo crocifisso, dolce e buono Ges; ma levatevi su virilmente e non aspettate el
tempo, per che l tempo non aspetta voi, per che noi siamo pur mortali: doviamo morire, e non
sappiamo quando. vero che senza la guida non potreste andare, e per la guida questa: odio e amore,
s come dicemmo, per che con lodio e con lamore Cristo satisfece e pun le nostre iniquitadi sopra di
s. Ors virilmente! E non dormite pi nel letto de la morte, ma cacciate lodio con lodio e lamore
con lamore, per che con lamore di Dio el quale sete tenuti e obligati damare per dovere e per
comandamento , e con amore de la salute dellanima vostra la quale sta in stato di dannazione,
stando in odio col prossimo suo , con esso amore dico che cacciarete lamore sensitivo, el quale
sempre d pena e morte e tribolazione a colui che l seguita: e in questa vita gusta larra dello nferno.
Or non questa una grande cechit e oscurit a vedere che potendo in questa vita gustare vita
eterna, cominciando labitazione in questa vita conversando per affetto e amore con Dio, ed egli si
voglia fare degno dellinferno, cominciando per odio e rancore la conversazione con le demonia? Non
creatura che potesse imaginare quanta questa stoltizia. Di questi cotali non si potrebbe fare vendetta, e
non pare che vogliano aspettare el sommo giudice che lo dia la sentenzia ne la compagnia de le
demonia, per che essi medesimi se la danno, e prima che essi abbino separata lanima dal corpo la
pigliano in questa vita, mentre che sono viandanti e peregrini (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11), vedendosi correre
come el vento verso el termine de la morte, e non se ne curano: unde come pazzi e frenetici fanno.
Oim, oim, aprite locchio del cognoscimento e non aspettate la forza e potenzia del sommo
giudice, ch altro el giudice umano e altro el giudice divino. Dinanzi a lui non si pu appellare, n
avere avvocati n procuratori, per che el giudice vero fatto suo avvocato la conscienzia, che s
medesima in quella estremit condanna e giudica s essere degna de la morte. Or giudichianci in questa
vita, per lamore di Cristo crocifisso, giudicando noi peccatori, e, confessando davere offeso Dio,
dimandiamo misericordia a lui, ed egli ce la far, non volendo noi giudicare n fare vendetta del
prossimo nostro, per che quella misericordia che io voglio per me mi conviene donare.
Facendo cos gustarete Dio in verit, e permarrete ne la via sicura, e sarete veri tramezzatori fra
voi e Dio, e nellultimo ricevarete leterna visione di Dio; e per, considerando me e avendo
compassione allanime vostre, non volendo che stiate pi in tanta tenebre, mi so mossa a invitarvi a
queste dolci e gloriose nozze, per che non sete creati n fatti per altro fine. E perch mi pare che la via
de la verit sia chiusa in voi, per lodio che avete, e quella de la bugia e del demonio, che padre de le
bugie, sia molto larga e aperta in voi, voglio che al tutto usciate di questa via tenebrosa, facendo pace
con Dio e col prossimo vostro, e reduciatevi ne la via che vi d vita. E di questo vi prego da la parte di
Cristo crocifisso, che non mi dineghiate questa grazia. Non vi voglio pi gravare di parole.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 4
Ad uno monaco di Certosa essendo in carcere.
Al nome di Cristo e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo fratello mio in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi
di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedere el
cuore e lanima vostra unito e trasformato nel consumato amore del Figliuolo di Dio, per che senza
questo vero amore non potiamo avere la vita della grazia, n portare con buona e perfetta pazienzia.
E questa vera carit non vego, carissimo fratello, che potiamo avere, se lanima non raguarda lo
inestimabile amore che Dio avuto a lui, e singularmente vederlo svenato in sul legno de la santissima
croce: solo lamore l tenuto confitto e chiavellato. Dicovi che non sar neuna amaritudine che non
diventi dolce, n s gran peso che non diventi leggiero ne la memoria del sangue del Figliuolo di Dio.
inteso la molta fadiga e tribolazione le quali voi avete: ci riputiamo noi tribolazioni, e se noi
upriremo locchio del conoscimento di noi medesimi e de la bont di Dio, ci parranno grandi
consolazioni. Del conoscimento di noi, dico, cio che noi vediamo noi non essare; ma sempre siamo
stati operatori dogni peccato e niquit. Quando lanima raguarda s avere offeso el suo Creatore,
sommo etterno bene, cresce in uno odio di s medesima in tanto che ne vuole fare vendetta e giustizia;
contenta di sostenere ogni pena e fadighe per sodisfare alloffesa che fatta al suo Creatore.
Grandissima grazia si riputa che Dio gli abbi fatta, che egli el punisca in questa vita e non labbi
riserbato a punire nellaltra, due sono pene infinite.
O carissimo fratello in Cristo Ges, se noi considerassimo la grande utilit che a sostenere pene
in questa vita, mentre che siamo pellegrini che sempre corriamo verso el termine de la morte! E ci
molti beni in essare tribolato: luno si ched e si conforma con Cristo crocifisso ne le pene e obrobii
suoi. Or che pu avere maggiore tesoro lanima, che essare vestita degli obrobii e pene sue? Laltro si
che punisce lanima sua, scontiando e peccati e difetti suoi; acresce la grazia, e porta el tesoro ne la
vita durabile per le sue fadighe che Dio li d, volendolo rimunerare de le pene e fadighe sue.
Non temete, carissimo fratello mio, perch vedeste o vediate che l dimonio, per impedire la pace
e la pazienzia del cuore e dellanima vostra, mandasse tedii e tenebre nellanima vostra, mettendovi le
molte cogitazioni e pensieri; eziandio el corpo vostro parr che voglia essare ribello allo spirito. Alcuna
volta lo spirito de la bastemmia vorr contaminare el cuore in altre diverse battaglie, non perch creda
che lanima caggia in quelle tentazioni e battaglie per che gi sa ched egli deliberato deleggiare la
morte inanzi che offendare Dio mortalmente co la volont sua , ma fallo per farlo venire a tanta
tristizia, parendoli offendare, col due none offende, per chegli lassar ogni essercizio: ma non voglio
che facciate cos. Non debba mai venire in tristizia per neuna battaglia che abbia, n lassi mai veruno
essercizio o offizio o altra cosa, se non dovesse fare altro se non di stare dinanzi a la croce e dire:
Ges Ges, io mi confido in Domino nostro Jesu Cristo . Sapete che, perch vengano le cogitazioni e
la volont non consente, anco vorrebbe inanzi morire, non peccato: ma sola la volont quella cosa
choffende.
Adunque vi confortate ne la santa e buona volont, e non curate le cogitazioni, e pensate che la
bont di Dio permette a lo dimonio che molesti lanima nostra per farci umiliare e riconosciare la sua
bont, e ricorrire a lui dentro ne le dolcissime piaghe sue; come l fanciullo ricorre a la madre noi
benignamente saremo ricevuti da la dolce madre de la carit. Pensate che non vuole la morte del
peccatore, ma ched e si converta e viva, e tanto smisurato amore el muove a dare le tribolazioni, e
permettare le tentazioni, quanto la consolazione, e per che la sua volont non vuole altro che la nostra
santificazione. E per darci la nostra santificazione, di s medesimo a tanta pena: allobrobiosa morte
de la santissima croce.
Permanete ne le piaghe dolci di Cristo, e ne la santa dilezione di Dio.
LETTERA 5
A missere Francesco da Monte Alcino dottore in lege civile.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Dilettissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato nella vera e santa pazienzia,
considerando me che senza la pazienzia non potremo piacere a Dio, anco gustaremo larra dellinferno
in questa vita.
Oh quanto sarebbe semplice luomo che voglia gustare lo nferno, col dove pu avere vita
etterna! Che se io considero bene, in vita etterna non altro che una volont pacifica, acordata e
sottoposta alla volont dolce di Dio ch non possono desiderare n volere se non che quello che esso
Dio vuole : e ogni diletto che nno i veri gustatori fondato sopra questa volont pacifica. Cos per lo
contrario coloro che sono ne linferno gli arde e gli consuma la mala volont perversa, nella quale
volont ricevono crudeli tormenti con impazienzia odio e rancore: con essi si rodono e si contristano. E
di questo tutto s fa degno la ignoranzia e cechit de luomo; ch se fusse stato savio in questa vita,
mentre che egli era nel tempo della grazia cio che era atto a ricevere la grazia , se egli avesse
voluto avarebbe schifata questa cechit e ignoranzia.
O fratello carissimo, accordatevi co veri gustatori, che in questa vita cominciano a gustare Dio
facendo una volont con lui; per che in altro none sta la pena nostra se non in volere quello che non si
pu avere.
Se la volont ama onore, ricchezze, delizie e stati, o sanit di corpo, se le vuole e desidera con
disordinato affetto, ed egli no le pu avere ma spesse volte perde di quelle chegli , pena
grandissima perch sama troppo disordinatamente. S che la volont quella che lo d pena; ma
tolletemi via la volont propria e sar tolta ogni pena. In che modo ce la potremmo tllere? Che noi ci
spogliamo di questo uomo vecchio di noi medesimi, e vestianci de luomo nuovo, delleterna volont
del Verbo Dio e uomo. E se voi cercarete che vuole questa dolce volont dimandatene Pavolo, che dice
che non vuole altro che la nostra santificazione. E ci che egli ci d o permette a noi, o pena o
infermit, per qualunque modo elle si sono, egli le d e permette con grande misterio per nostra
santificazione e necessit della salute nostra.
Adunque non doviamo essere impazienti di quello che nostro bene, ma con uno santo
ringraziamento, reputandoci indegni di tanta grazia quanta a sostenere pena per Cristo crocifisso: cio
reputarci indegni del frutto che seguita doppo la fadiga; faccendoci degni della fatica per dispiacimento
e odio di noi medesimi, e di questa parte sensitiva che ribellato e offeso al suo Creatore. E se noi
dicessimo: Questa sensualit non pare che si voglia acordare a portarle, poniamole il freno con una
santa e dolce memoria di Cristo crocifisso, lusingandola e minacciandola dicendo: Porta oggi, anima
mia. Forse che domane sar termenata la vita tua: pensa che tu debbi morire e non sai quando. E se
noi raguardiamo bene, tanta grande fadiga quanto il tempo; e il tempo de luomo quanto una ponta
daco, e pi no. Adunque come diremo che veruna fadiga sia grande? Non da dirlo: che ella non .
E se questa passione sensitiva volesse pure alzare il capo, mettialle il timore e lamore adosso,
dicendole: Guarda che l frutto della impazienzia la pena etternale; e nellultimo d, del giudicio,
sosterrai pena con meco insieme. Meglio t dunque a volere quello che Dio vuole, amando quello che
egli ama, che a volere quello che tu vuogli tu, amando te medesimo damore sensitivo. Virilmente io
voglio che tu porti, pensando che non sono condegne le passioni di questa vita a quella futura gloria
che Dio apparechiata a coloro che l temeno, e che si vestono della dolce volont sua (Rm 8, 18).
Poi pensate, dolce fratello e padre, che quando lanima s tenuto cos bene ragione, ed ella apre
locchio del cognoscimento e vede s non essere perch ogni essere che procede da Dio , pruova
la sua inestimabile carit: ch per amore, e non per debito, l creata a la imagine e similitudine sua,
perch ella goda e participi la somma ed etterna bellezza di Dio, che per altra fine non l creata.
Questo ci mostr la dolce prima Verit che egli non cre luomo per altro fine , quando in sul legno
della santissima croce, per renderci questo fine il quale avevamo perduto, sven e aperse il corpo suo,
che da ogni parte versa abondanzia di sangue con tanto fuoco damore, che ogni durezza di cuore si
dovarebbe dissolvere, ogni impazienzia levare e venire a perfetta pazienzia. Non veruna cosa s amara
che nel sangue dellAgnello non diventi dolce, n s grande peso che non diventi leggiero.
Or non dormiamo pi, ma questo punto del tempo che ci rimaso corritelo virilmente,
attaccandovi al gonfalone della santissima croce con bona e santa pazienzia, pensando che l tempo
poco, e la fadiga quasi non cavelle, e il prezzo e l frutto grande. Non voglio che schifiate il grande
bene per piccola fadiga: ch per dolersi e lagnarsi non si solvano le fadighe, anco si radoppia fadiga
sopra fadiga, perch io pongo la volont in volere quello che io non posso avere.
Vestitevi, vestitevi di Cristo dolce Ges, che s forte vestimento che n dimonia n creatura vel
pu tllere, se voi non volete. Egli somma etterna dolcezza che dissolve ogni amaritudine; in lui si
gusta ogni dolcezza; in lui singrassa e sazia lanima per s fatto modo che ogni cosa fuore di Dio
reputa sterco e loto: dilettasi degli obbrobrii, degli strazii e villanie, e non vuole altro che conformarsi
con Cristo crocifisso. Ine posto laffetto e ogni sua sollicitudine; e tanto gode quanto si vede in pene,
per che vede che quella la via dritta: verunaltra che l faccia tanto conformare con Cristo
crocifisso quanto la via delle dolci pene.
Voglio che mi siate uno cavaliere virile che per Cristo crocifisso none schifiate il colpo della
infermit.
Pensate quanta la grazia divina, che nel tempo della infermit pone freno a molti vizii e difetti
e quali si comettarebbero avendo la sanit; e scontia e purga i peccati commessi, e quali meritano
pena infinita: e Dio per la sua misericordia gli punisce con pena finita. Ors, virilmente per lamore di
Cristo crocifisso: conficcatevi in croce con Cristo crocifisso, dilettatevi nelle piaghe di Cristo
crocifisso.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 6
A monna Lapa sua madre.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vera serva di Cristo crocifisso, fondata in vera
pazienzia, per che senza la pazienzia non possiamo piacere a Dio.
Ne la pazienzia mostriamo el desiderio de lonore di Dio e de la salute dellanime; e dimostra
ancora che lanima conformata e vestita de la dolce volont di Dio, per che dogni cosa gode, ed
contenta di ci che laviene. Unde la creatura, essendo di cos dolce vestimento vestita, sempre pace,
ed contenta di sostenere pena per gloria e loda del nome di Dio, e dona s e i figliuoli e tutte le cose
sue e la vita per onore di Dio.
Or cos voglio che facciate voi, carissima madre, cio che tutta la vostra volont, e me indegna
miserabile vostra figliuola, offeriate al servigio e onore di Dio e salute dellanime, con vera e buona
pazienzia, notricandovi del frutto de la santissima croce col dolce inamorato e umile Agnello; e a
questo modo neuna cosa vi parr fadiga. Spogliatevi del proprio amore sensitivo, per che egli tempo
di dare lonore a Dio e la fadiga al prossimo; ed essendo spogliata del proprio amore, andarete con
diletto e non con fadiga. Non dico pi.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 7
A missere Pietro cardinale dOstia.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legato nel legame della carit, s
come sete fatto Legato secondo che inteso ; della quale cosa molto singolare letizia,
considerando me che voi per questo ne potrete fare assai lonore di Dio e bene della santa Chiesa.
Ma pur per questo legame, senza altro legame, non fareste questa utilit, e per vi dissi che io
desiderava di vedervi legato nel legame de la carit; per che voi sapete che veruna utilit di grazia n a
noi n al prossimo potiamo fare senza carit. La carit quello dolce e santo legame che lega lanima
col suo Creatore; ella leg Dio ne luomo, e luomo in Dio: questa carit inestimabile tenne confitto e
chiavellato Dio e Uomo in su. legno della santissima croce. Costei acorda i discordi; questa unisce i
separati; ella arricchisce coloro che sono povari della virt, perch d vita a tutte le virt. Ella dona
pace e tolle guerra; dona pazienzia, fortezza e longa perseveranzia in ogni santa e buona operazione;
non si stanca mai; non si stolle mai da lamore di Dio e del prossimo suo, n per pena n per strazio n
ingiuria n scherni n villania. Non si muove per impazienzia n a delizie n a piacimento, per delizie
che l mondo gli potesse dare con tutte le lusinghe sue.
Chi l, perseverante che giamai non si muove, perch elli fondato sopra la viva pietra Cristo
dolce Ges; cio, che imparato da lui a amare el suo Creatore, seguitando le vestigie sue. In lui letta
la regola e la dottrina, perch elli via verit e vita, e chi legge in lui, che libro di vita, elli tiene per la
via dritta: attende solo allonore di Dio e alla salute del prossimo suo. Cos fece esso Cristo dolce Ges,
e non ritrasse questo amore de lonore del Padre e salute nostra n per pena, n per tormenti, n per
lusinghe che gli fussero fatte, n per ingratitudine nostra; elli persevera infine allultimo che elli
compito questo desiderio, e compita loperazione che gli fu messa in mano dal Padre, di ricomprare
lumana generazione: cos adempie lonore del Padre e la salute nostra.
Or in questo legame e amore voglio che seguitiate, imparando da la prima dolce Verit, el quale
v fatta la via che vi d vita, e datavi la forma de la regola, e insegnata la dottrina della verit. Voi
dunque, come vero figliuolo e servo ricomprato del sangue di Cristo crocifisso, voglio che seguitiate le
vestigie sue con uno cuore virile e sollicitudine pronta; none staccarvi mai n per pena n per diletto:
perseverate infine a la fine questa e ogni altra operazione che voi pigliate a fare per Cristo crocifisso.
Attendeteci a liniquit e miserie del mondo, de molti difetti che si commettono che tornano a
vitoperio del nome di Dio , e voi, come affamato de lonore suo e salute del prossimo, adoperate ci
che voi potete per remediare a tanta iniquit. So certa che essendo voi legato nel legame dolce della
carit, voi usarete la legazione vostra, la quale avete ricevuta dal vicario di Cristo, per lo modo che
detto . Ma senza el primo legame de la carit questo non potreste usare, n farlo per quello modo che
dovete, e per vi prego che vi studiate davere in voi questo amore. Legatevi con Cristo crocifisso
con vere e reali virt seguitate le sue vestigie , e col prossimo per fatto damore.
Ma io voglio che noi pensiamo, carissimo padre, che se lanimo nostro non spogliato dogni
amore proprio e piacere di s e del mondo, non pu mai pervenire a questo vero e perfetto amore,
legame di carit, perch contrario luno amore allaltro. In tanto contrario che lamore proprio ti
separa da Dio e dal prossimo, e quello tunisce; questo ti d morte, e quello vita; questo tenebre, e
quello luce; questo guerra, e quello pace; questo ti strigne el cuore che non vi capi n tu n l prossimo,
e la divina carit el dilarga, ricevendo in s amici e nemici e ogni creatura che in s ragione, perch
s vestito dellaffetto di Cristo, e per seguita lui.
Lamore proprio miserabile e partesi da la giustizia, e commette lingiustizie; uno timore
servile che non gli lassa fare giustamente quello che debba, o per lusinghe o per timore di non perdare
lo stato suo: questa quella perversa servitudine e timore che condusse Pilato a uccidere Cristo. Questi
cotali non fanno giustizia, ma ingiustizia; essi non vivono giustamente e virtuosamente con affetto di
divino amore, ma ingiustamente e viziosamente con amore proprio tenebroso. Questo cotale amore
voglio che sia al tutto tolto da voi, s che siate in vera e perfetta carit, amando Dio per Dio in quanto
degno dessere amato perch somma ed etterna bont , amando voi per lui, e l prossimo per lui,
non per rispetto di propria utilit. Or cos voglio, padre mio, Legato del nostro signore lo papa, che voi
siate legato nel legame della vera ardentissima carit: questo desidera lanima mia di vedere in voi.
Altro non dico.
Confortatevi in Cristo dolce Ges; siate sollicito e non negligente in quello che avete a fare: a
questo mavedr se sarete legato, e se avarete fame di vedere levato el gonfalone della santissima
croce.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 8
A frate Giusto da Volterra, priore del monastero principale dellordine di Monte Oliveto presso a
Chisure del contado di Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi mangiatore e gustatore dellanime, imparando
dalla prima dolce Verit che per fame e sete che aveva, dansietato desiderio, della salute nostra,
gridava in sul legno della santissima croce, quando disse Sitio (Gv 19, 28) quasi dica: Io pi sete e
desiderio della salute vostra, che io con questa pena finita mostrare non vi posso, perch la sete del
santo desiderio infinita e la pena sua finita , s che ci dimostra la sete chegli dellumana
generazione, poniamo che anco corporalmente fusse afflitto di sete.
O dolce e buono Ges, insiememente manifesti la sete, e dimandi che ti sia dato bere: e quando
che dimandi bere a lanima? Allora quando ci mostri laffetto e la carit tua, Signore mio. Vedete bene,
carissimo padre, che l sangue ci manifesta lamore ineffabile: ch per amore donato el sangue, e con
esso amore ci chiede bere, cio che colui che ama richiede desser amato e servito. Cosa convenevole
che chi ama sia amato, e allora d bere lanima al suo Creatore quando gli rende amore per amore; ma
non gli pu rendere per servizio che possa fare a lui, ma col mezzo del prossimo: e per si vlle
lanima con tanta solicitudine a servire al prossimo suo in quel servizio che vede che pi piace a Dio; e
in quello si essercita.
E sopra tutti quanti gli altri servizii che piacciono al nostro Salvatore si di trarre lanime delle
mani del dimonio trarle dello stato del secolo, della bocca delle vanit del mondo , e reduciarle allo
stato santo della religione. E non tanto che sia da lassargli e fuggirli, quando con tanto desiderio
vengono, ma egli da mettarsi alla morte del corpo per potergli ritrare. E questo quello santo
beveraggio el quale chiede el Figliuolo di Dio in su la croce: non doviamo esser negligenti a darglili,
ma soliciti, poich vedete bene che per questa sete muore. E non doviamo fare come fecero e Giuderi
che gli deron aceto (Mt 27, 47; Mc 15, 36; Gv 19, 29) e fiele: allora riceve aceto e fiele da noi, quando
noi stiamo in uno amore proprio sensitivo, in una negligenzia radicata in uno parere e piacere del
mondo, con poca vigilia e orazione, con poca fame de lonore di Dio e della salute dellanime.
Veramente questo uno aceto e un fiele mescolato con grande amaritudine, della quale amaritudine
suo el dispiacere, perch gli dispiace; e a noi torna lamaritudine e l danno.
Che dunque ci bisogno di fare a non dargli questo bere? Non ci bisogno altro che lamore; e
lamore non si pu avere se non dallamore. E con lume si leva lamore a tirare a s lamore: cio che
levando locchio dello ntelletto nostro con affetto e desiderio, ponsi nellobiecto di Cristo crocifisso, el
qual obiecto ci manifestata la volont e amore del Padre etterno, col quale ci cre solo per questo
fine, perch avessimo vita etterna. El sangue del Verbo dellunigenito Figliuolo di Dio ci manifesta
questo amore, el fine per lo quale fummo creati. Allora laffetto nostro, avendo uperto locchio de lo
ntelletto nellaffetto di Cristo crocifisso, traie a s lamore: truovasi amare quello che Dio ama, e
odiare quello chegli odia. E perch l peccato fuore di Dio, l in tanto odio e dispiacere che non
tanto che si diletti desso peccato, ma egli darebbe mille vite corporali, se tante navesse, per campare
lanime dal peccato mortale.
Datemegli bere, carissimo padre, ch vedete con quanto amore egli ve ne chiede; crescetemi uno
desiderio santo e buono verso questo grazioso cibo.
E non mirate mai per veruna dignit, n per grandezza n per bassezza, n per lessere legittimi
n illegittimi: ch l Figliuolo di Dio, le cui vestigie ci conviene seguitare, none schiffe n schifa mai
persona per veruno stato n altra generazione, n giusti n peccatori; ma aguegliatamente ogni creatura
che in s ragione riceve con amore, pure che si voglia levare dal fracidume del peccato mortale, dalla
vanit del secolo, e tornare a la grazia. Questa quella dottrina che data da lui; e poniamo chella sia
data a tutti, molto maggiormente data a voi e agli altri governatori e ministri dellOrdine: che quando
delle buone piante vi vengono alle mani, e vengono con fame e desiderio de lOrdine, e per amore della
virt escono del secolo e corrono al giogo dellobedienzia, non da fuggirle, n da schifare per veruna
cosa. E siano nati come si voglia; ch non spregia Dio lanima di colui che conceputo in peccato
mortale, pi che di quello che conceputo ne latto del sacramento del matrimonio: egli accettatore
de santi e buoni desiderii, el dolce Dio nostro.
E per vi prego e voglio che questa pianta novella la quale el priore vi mand, chiedendo che
fusse ricevuta allOrdine, voi el riceviate caritativamente: ch egli una santa e buona volont, e la
condizione naturale anco buona; e posto per amore laffetto alla religione, e singularmente lo
Spirito santo el chiama allOrdine vostro. Non dovete, e io so che voi non volete, fare resistenzia allo
Spirito santo.
Maravigliami molto che la risposta venne del no; e nne avuta grande amirazione. Forse che fu
difetto di chi fece lambasciata, che non seppe forse meglio fare: non che egli adoperasse altro che
bene, ma non seppe pi. Ora vi prego per lamore di Cristo crocifisso che voi al tutto vi disponiate a
ricevarlo, che sar onore di Dio e dellOrdine; e non mel lassate, per chegli buono giovano, e se non
fusse buono io non vel mandarei. E questo vi domando per grazia; e per debito el dovete fare secondo
lordine della carit. A chi viene a voi a chiedarvi bere, non ne siate scarso: datenegli. A questo
mavedr se voi starete in sulla croce, a dare bere a lasetato che vi chiede bere: ch per altra via non
veggo che potiamo esser piacevoli a Dio. E per dissi chio desideravo di vedervi affamato gustatore e
mangiatore del cibo dellanime per onore di Dio. Altro non dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 9
A una donna che non si nomina.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima suoro in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi alluminata della verit di Dio, per che in altro
modo non potreste participare la vita della grazia: in questo mondo sareste in continova amaritudine, e
nellultimo ricevareste letterna dannazione, perch, essendo privata del lume, vi scandalizzareste in
tutti e suoi misterii, giudicando quello che vi d per amore, in odio, e quello che vi desse per vita, in
morte.
E che verit dobiamo conosciare, carissima suoro? Dobiamo vedere che Dio sommamente ci
ama, e per amore si mosse a crearci a la immagine e similitudine sua (Gn 1, 26) per darci a godere
letterna sua visione. Chi ci manifesta questa verit e questo amore? Il sangue dellumile e immaculato
Agnello, ch essendo noi privati, per lo peccato di Adam, della visione di Dio e isbanditi di vita etterna,
fu mandato questo dolce e amoroso Verbo dal Padre a sostenere morte per rendarci la vita, e a lavare le
colpe nostre col suo prezioso sangue; ed egli come inamorato corse a lobrobriosa morte della croce per
compire lobedienzia del Padre, e salute nostra. Non c nascosa questa verit: il sangue ce la
manifesta, ch se Dio non ci avesse creati per lo fine che detto , e non ci amasse inestimabilmente, gi
non ci arebbe dato s fatto ricompratore.
Lanima dunque, alluminata di questa verit, subito riceve ne locchio de lo ntelletto suo el lume
della santissima fede, tenendo per certo che ci che Dio d e permette in questa vita a la sua creatura, il
d per amore, e perch sadempia questa verit in noi. Unde subito fatta paziente che di neuna cosa si
turba, ma rimane contenta di ci che l permesso da la divina bont, portando con vera e santa
pazienzia infermit, privazione di ricchezze, di stato, di parenti e damici. E non tanto che con
pazienzia le porti, ma ella l in debita riverenzia come cosa mandata a lei dal suo dolce Creatore, per
amore e per sua santificazione. E chi quel matto e stolto che del suo bene si possa turbare? Solo chi
privato del lume, perch non conosce la verit n il suo bene.
Voglio adunque, carissima suoro, che apriate locchio de lo ntelletto vostro svellendo e
dibarbicando ogni radice damore proprio e tenerezza di voi, acci che potiate conosciare questa verit,
e che vediate che Dio sommo medico e sa e pu e vuole darci le nostre necessit e la medicina che ci
bisogna a la nostra infermit, s che con una dolce santa e reale pazienzia portiate la medicina chegli
v data per singulare amore. A questo vinvito, dolcissima suoro, acci che per impazienzia non
perdiate el frutto delle vostre fatiche, ma in questa vita stiate in perfetta pace, acordata cola dolce
volont di Dio; e di neuna cosa vi turbiate, se non solo de loffese che son fatte a lui e del danno
dellanime. Facendo cos, dimostrarete dessere alluminata della verit, e nellultimo riceverete infinito
frutto de le vostre fatiche.
vi avuto compassione del caso avenuto; ma se vi veder acordata con la volont di Dio, e trarne
quello che dovete, me ne godar con voi insieme. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 10
A Benincasa suo fratello.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi annegato e bagnato nel detto sangue, el
quale vi far forte a portare con vera pazienzia ogni fatica e tribulazione, da qualunque lato elle
vengano.
Faravvi perseverante, che infino alla morte sosterrete con vera umilit, perch in esso sangue sar
illuminato locchio dello ntelletto vostro della verit, cio, che Dio non vuole altro che la nostra
santificazione, perch ineffabilmente ci ama, ch, se non ci avesse molto amati, non arebbe per noi
pagato s fatto prezzo. State, dunque, state contento in ogni tempo, in ogni stato e luogo, perch tutti vi
sono conceduti dalletterno Padre per amore. Godetevi nelle tribulazioni, e reputatevene indegno che
Dio vi mandi per la via del suo Figliuolo; e in ogni cosa rendete gloria e lode al suo nome. Confortatevi
in Cristo dolce Ges. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore, Maria dolce.

LETTERA 11
A missere Pietro cardinale dOstia.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile e non timoroso, a ci
che virilmente serviate a la dolce Sposa di Cristo adoperando per onore di Dio spiritualmente e
temporalmente, secondo che nel tempo doggi questa dolce sposa bisogno.
So certa che se locchio dellintelletto vostro si levar a vedere la sua necessit, voi el farete
sollicitamente e senza alcuno timore o negligenzia. Lanima che teme di timore servile, neuna sua
operazione perfetta; e in qualunque stato si sia, nelle piccole cose e nelle grandi, viene meno, e non
conduce quello che cominciato alla sua perfezione. Oh quanto pericoloso questo timore! Elli taglia
le braccia del santo desiderio, elli acieca luomo che non gli lassa cognoscere n vedere la verit,
perch questo timore procede da la cechit dellamore proprio di s medesimo. Per che subbito che la
creatura, che in s ragione, sama damore proprio sensitivo, subbito teme; e questa la cagione per
che teme: perch posto lamore e la speranza sua in cosa debile che non in s fermezza n stabilit
alcuna, anco passa come el vento.
Oh perversit damore, quanto se dannoso a signori temporali e alli spirituali, e a sudditi! Se
elli prelato, elli non corregge mai, perch teme di non perdere la prelazione, e di non dispiacere a
sudditi suoi; e cos medesimamente al suddito, per che umilit non in colui che sama di cos fatto
amore, anco v una radicata superbia e il superbo non mai obediente. Se elli signore, non tiene
giustizia; anco commette molte inique e false ingiustizie, facendole secondo el piacere suo o secondo el
piacere delle creature. Cos dunque per lo non correggere, e per lo non tenere giustizia, e sudditi ne
diventano pi gattivi, perch si notricano ne vizii e nelle malizie loro.
Poi, dunque, ch tanto pericoloso lamore proprio, col disordenato timore, da fuggirlo, e da
aprire locchio dellintelletto nellobiecto de lo immaculato Agnello, el quale regola e dottrina nostra;
e lui doviamo seguitare, perci che elli esso amore e verit, e non cerc altro che lonore del Padre e
la salute nostra. Elli non temeva e Giudei n loro persecuzione, n la malizia delle dimonia, n infamia
n scherni n villania; e nellultimo non temette lobrobiosa morte della croce.
Noi siamo gli scolari, che siamo posti a questa dolce e suave scuola. Voglio dunque, carissimo e
dolcissimo padre, che con grandissima sollicitudine e dolce prudenzia apriate locchio dellintelletto in
questo libro della vita el quale vi d s dolce e suave dottrina , e non attendiate a neuna altra cosa
che a lonore di Dio e alla salute dellanime, e al servigio della dolce Sposa di Cristo. Per che con
questo lume vi spogliarete dellamore proprio di voi, e sarete vestito dellamore divino; e cercarete Dio
per la sua infinita bont, e perch elli degno dessere cercato e amato da noi; e amarete voi e le virt,
e odiarete el vizio per Dio, e di questo medesimo amore amarete el prossimo vostro.
Voi vedete bene che la divina bont v posto nel corpo mistico della santa Chiesa, notricandovi
al petto di questa dolce sposa, solo perch voi mangiate a la mensa della santissima croce el cibo de
lonore di Dio e della salute dellanime. E non vuole che sia mangiato altro che in croce, portando le
fadighe corporali con molti ansietati desiderii, s come fece el Figliuolo di Dio, che insiememente
sosteneva e tormenti nel corpo e la pena del desiderio; e maggiore era la croce del desiderio che non
era la croce corporale. El desiderio suo era questo: la fame della nostra redenzione per compire
lobedienzia del Padre etterno; ed erali pena infine che nol vedeva compito. E anco come sapienzia del
Padre etterno, vedeva coloro che participavano el sangue suo, e quelli che nol participavano per le
colpe loro; il sangue era dato a tutti, unde si doleva per lignoranzia di coloro che nol volevano
participare. E questo fu quello crociato desiderio che elli port dal principio infine al fine; data che elli
ebbe la vita, non termin el desiderio, ma s la croce del desiderio.
E cos dovete fare voi e ogni creatura che in s ragione, cio dare la fadiga del corpo e la fadiga
del desiderio, dolendovi delloffesa di Dio e della dannazione di tante anime quante vediamo che
periscono.
Parmi che sia tempo, carissimo padre, di dare lonore a Dio e la fadiga al prossimo; non dunque
da avere pi s con amore proprio sensitivo, n con timore servile, ma con vero amore e santo timore di
Dio adoperare. Voi sete posto ora nello spirituale e nel temporale: e per vi prego per lamore di Cristo
crocifisso che facciate virilmente, e procuriate lonore di Dio quando e quanto potete, consigliando e
aitando che i vizii sieno sparti e le virt sieno essaltate. Sopra latto temporale, el quale alla santa
intenzione spirituale, fate virilmente, procacciando quanto voi potete la pace e lunione di tutto el
paese.
E per questa santa operazione, se bisognasse dare la vita del corpo, mille volte, se fusse possibile,
si dia.
Ch oscura cosa a pensare e a vedere, a vederci a guerra con Dio per la moltitudine de peccati
de sudditi e de pastori, e per la ribellione che fatta alla santa Chiesa, con guerra de corpi; dove la
guerra ogni fedele cristiano debba essere apparecchiato a mandarla sopra glinfedeli, e i falsi cristiani la
fanno luno contra allaltro. E cos scoppiano e servi di Dio per dolore e amaritudine di vederli tanto
offendere, e per la dannazione dellanime che per questo periscono; e le dimonia godono, ch veggono
quello che vogliono vedere.
Bene dunque da darci la vita per essemplo del maestro della verit, e non curare n onore n
vituperio che el mondo ci volesse dare ne le penose pene e morte del corpo. So certa che se voi sarete
vestito de luomo nuovo Cristo dolce Ges, e spogliato del vecchio (Ef 4, 22 24; Col 3, 9 10), cio
della propria sensualit, che voi el farete sollicitamente, perch sarete privato del timore servile; per
che in altro modo nol fareste mai, anco cadareste ne difetti detti di sopra.
Considerando dunque me che vera necessario dessere uomo virile e senza alcuno timore, e
privato dellamore proprio di voi perch sete posto da Dio in offizio che non richiede timore se non
santo timore , per vi dissi che io desideravo di vedervi uomo virile e non timoroso. Spero nella
divina bont, che far grazia a voi e a me, cio dadempire la volont sua, e l vostro desiderio e l mio.
Pace pace pace, padre carissimo. Raguardate voi e gli altri, e fate vedere al santo padre pi la
perdizione dellanime che quella delle citt, per che Dio ci richiede lanime pi che le citt. Altro non
dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 12
Allabbate di santo Antimo.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, venerabile e reverendissimo padre in Cristo Ges, la vostra indegna figliuola Caterina,
serva e schiava de servi di Ges Cristo, vi si racomanda, con desiderio di vedervi bagnato e affogato
nel sangue del Figliuolo di Dio, el quale sangue ci far parere ogni amaritudine dolce, e ogni gran peso
leggiero; farvi seguitare le vestigie di Cristo el quale disse che pastore buono , che poneva la vita
per le pecorelle sue (Gv 10, 11).
E cos desidera lanima mia di vedere, padre, che voi siate uno vero pastore, perduto ad ogni
amore proprio di voi medesimo, e con desiderio virile abbiate e teniate locchio fisso, che non si serri
mai, a raguardare lonore di Dio e la salute de le creature. Fate, fate buona guardia che l dimonio none
imboli le pecorelle vostre. O quanto sar dolce e soave a voi e a me, se io vedr che voi non curiate n
morte n vita, n onori n vitoperio, n scherni n ingiurie, n neuna persecuzione che l mondo vi
potesse dare o i sudditi vostri: solo attendare e curare dellingiurie che sono fatte a Dio. E qui ponete la
vostra sollecitudine, s che dimostriate dessare pastore e uno vero ortolano: pastore per correggiare, e
ortolano per rivollare la terra sottosopra, cio rivollare la disordenata vita nellordenata, divellarne el
vizio, piantarvi le virt, quanto sar possibile a voi, con laiutorio de la dolce e divina grazia, la quale
viene abbondantemente allanima che avar fame e desiderio di Dio.
Questa fame acquistaremo in sul legno de la santissima croce, per che ine trovarete lAgnello
isvenato e uperto per noi, con tanta fame e desiderio dellonore del Padre e de la salute nostra, tanto che
non pare che possa mostrare in effetto per pena nel corpo suo quantegli desiderio di dare. Questo
parbe che volesse dire, quando grid in croce: Sitio (Gv 19, 28), quasi dicesse: Io s gran sete de la
vostra salute, chio non mi posso saziare. Datemi bere. Dimandava el dolce Ges di bere coloro ched
e vedeva che non participavano la redenzione del sangue suo; non gli fu dato bere altro che
amaritudine. Oim, dolcissimo padre, continuamente vediamo che, non tanto al tempo de la croce, ma
poi e ora, continuamente ci adimanda questo bere e dimostra continua sete.
Oim, disaventurata a me, non mi pare che la creatura gli dia altro che amaritudine e puzza di
peccati.
Adunque bene ci doviamo levare, con fame e sollecitudine, a raguardare la fame sua, acci che,
inebriata, lanima non possa altro desiderare n amare, se non quello che Dio ama, e odiare quello che
Dio odia: singularmente voi che sete pastore. Corrite corrite, venerabile padre, senza negligenzia e
ignoranzia, ch l tempo breve ed nostro. Mandastemi a dire che avavate trovato lorto senza piante.
Confortatevi e fate ci che potete, chio spero ne la bont di Dio che lortolano de lo Spirito santo
fornir lorto, e provedar in questo e in ogni altro bisogno. Mando a voi costui che vi reca la lettara:
ragionaravi di monna Moranda, donna di misser Francesco da Monte Alcino, che per le mani alcuna
giovana e fanciulla che uno buono desiderio di fare la volont di Dio, per la quale cosa ella vorrebbe
rinchiudarle per modo che a me non piace troppo. Per la qual cosa io vorrei che voi ed ella fuste
insieme; e quanto fusse la vostra possibilit di poterlo fare, di trovare uno luogo ordenato, acci che si
potesse fondare uno vero e buono monasterio, e mettarvi dentro due buoni capi, ch de le membra
nabiamo assai per le mani. Credo che, facendolo, sarebbe grande onore di Dio. Prego la somma bont
che ne dispensi el meglio, e voi faccia sollecito in questo e in ogni altra vostra operazione, in tanto che
voi diate la vita per Cristo crocifisso.
Prego che mi mandiate a dire se l monisterio di Santo Giovanni in Valdarno sotto la cura
vostra, per alcuno caso che vi dir costui che vi reca la lettara. Altro non dico.
Permanete ne la santa dilezione di Dio.
Io, serva inutile, mi vi racomando. Ges dolce, Ges.

LETTERA 13
A Marco Bindi mercatante.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e santa pazienzia, per
che in altro non potremmo piacere a Dio, ma perdaremmo el frutto delle nostre fadighe, e per c
bisogno questa gloriosa virt della patientia.
E se voi mi diceste, carissimo fratello: Io le grandi fadighe, e non mi sento forte ad avere
questa pazienzia; n non so in che modo acquistarla, io vi rispondo che neuno che voglia seguitare la
ragione che non la possa avere. Ma bene vi confesso che noi siamo fragili e debili per noi medesimi,
secondo la sensualit, e spezialmente quando luomo ama molto s e le creature e la sustanzia
temporale sensualmente. Unde amandole tanto duno amore tenero sensitivo, quando poi le perde ne
riceve intollerabile pena.
Ma Dio che nostra fortezza, se noi vorremo con la ragione, con la forza della volont, e con la
mano del libero arbitrio conculcare la fragilit nostra, Dio non dispregiar la forza che faremo a noi
medesimi per non dolerci disordenatamente. Per che elli acettatore de santi desiderii e daracci
questa dolce e reale virt; e portaremo ogni fadiga con vera e santa pazienzia. S che vedete che ogni
uno la pu avere, se vorr usare la ragione che Dio gli data e non seguitare solamente la fragilit. Per
che sarebbe cosa molto sconvenevole che noi, creature ragionevoli, non usassimo altra ragione che gli
animali bruti, per che essi non possono usare la ragione, perch non lnno; ma noi, perch laviamo,
la doviamo usare e, non usandola, veniamo a impazienzia e scandalizzianci ne le cose che Dio
permesse a noi; e cos loffendiamo.
Che modo dunque potiamo tenere ad avere questa pazienzia, poi che io la posso e debbo avere, e
senza essa offendarei Dio? Quattro cose principali ci conviene avere e considerare. E prima dico che ci
conviene avere el lume della fede, nel quale lume della fede santa acquistaremo ogni virt; e senza
questo lume andaremmo in tenebre, s come el cieco a cui el d gli fatto notte. Cos lanima senza
questo lume: quello che Dio fatto per amore el quale amore uno d lucido sopra ogni luce ella se
l reca a notte, cio a notte dodio, tenendo che per odio Dio gli permetta le tribulazioni e le fadighe che
elli : s che vedete che ci conviene avere el lume della santissima fede.
La seconda cosa si la quale sacquista con questo lume, cio che in verit ci conviene credere,
e non tanto credere ma esserne certi, come elli , che ogni cosa che in s essere procede da Dio,
eccetto el peccato, che non . La mala volont de luomo che commette el peccato non fa elli, ma ogni
altra cosa, o per fuoco o per acqua o per altra morte, o qualunque altra cosa si sia, ogni cosa procede da
lui. E cos disse Cristo ne levangelio, che non cadeva una foglia darbolo senza la sua providenzia;
dicendo ancora pi, cio che e capelli del capo nostro sono tutti numerati (Mt 10, 30; Lc 12, 7), e
neuno ne cadeva che elli nol sapesse. Se dunque cos dice de le cose insensibili, molto maggiormente
cura di noi creature ragionevoli; e in ci che elli ci d e permette usa la providenzia sua, e ogni cosa
fatta con misterio, per amore e non per odio.
La terza cosa questa: che elli ci conviene vedere e cognoscere in verit, col lume della fede, che
Dio somma ed etterna bont, e non pu volere altro che el nostro bene, per che la volont sua che
noi siamo santificati in lui; e ci che elli ci d e permette, ci d per questo fine. E se noi di questo
dubbitassimo, che elli volesse altro che el nostro bene, non ne potiamo dubbitare se noi raguardiamo el
sangue de lumile e immaculato Agnello. Per che Cristo aperto, appenato e afflitto di sete in croce, ci
mostra che el sommo ed etterno Padre ci ama inestimabilemente: per che per lamore che elli ebbe a
noi, essendo noi fatti nemici per lo peccato commesso, ci don el Verbo dellunigenito suo Figliuolo e
il Figliuolo ci di la vita, correndo come inamorato alloprobiosa morte della croce.
Chi ne fu cagione? lamore che elli ebbe alla salute nostra; s che vedete che el sangue ci tolle
ogni dubbitazione che noi avessimo, che Dio volesse altro che el nostro bene. E come pu la somma
bont fare altro che bene? non pu. E la somma ed etterna providenzia, come usar altro che
providenzia? Colui che ci amati prima che noi fussimo, e per amore ci cre alla imagine e
similitudine sua (Gn 1, 26), non pu fare che elli non ci ami, e che non ci provegga in ogni nostro
bisogno, nellanima e nel corpo.
Sempre ci ama in quanto creature sue; ma solo el peccato quello che elli odia in noi, e per elli
ci permette molte fadighe in questa vita sopra e corpi nostri, o nella sustanzia temporale in diversi
modi, secondo che elli vede che noi abbiamo bisogno. E s come vero medico, d la medicina che
bisogna alla nostra infermit; e questo fa, o per punire e nostri difetti in questo tempo finito a ci che
meno pene riceviamo nellaltra vita , o elli el fa per provare in noi la virt della pazienzia: s come
fece a Job, che per provare la pazienzia sua gli tolse e figliuoli e tutta la sustanzia temporale che elli
aveva (Gb 1, 13-19), e nel corpo suo di una infermit (Gb 2, 7) che continuamente menava vermini; la
moglie gli riserb per sua croce e stimolo, per che sempre tribolava Job con molta villania e
rimproverio (Gb 2, 9). E poi che Dio ebbe provata la pazienzia sua, gli restitu a doppio ogni cosa (Gb
42, 10). Job mai in queste cose non si lagn, anco diceva: Dio me le di e Dio me l tolte; sempre sia
benedetto el nome suo (Gb 1, 21).
Alcuna volta Dio ce le permette a ci che noi cognosciamo noi medesimi, e la poca fermezza e
stabilit del mondo; e perch tutte le cose che noi possediamo, e la vita e la sanit, moglie e figliuoli,
ricchezze, stati e delizie del mondo, tutte le possediamo come cose prestate a noi per uso da Dio, e non
come cose nostre; e cos le doviamo usare. Questo c a noi manifesto che elli cos, per che neuna
cosa potiamo tenere che nostra sia che non ci possa essere tolta, se non solo la grazia di Dio: questa
grazia n dimoni n creature < ... > n per alcuna tribulazione ci pu essere tolta se noi non
vogliamo. Quando luomo cognosce questo, cio la perfezione della grazia e la imperfezione del
mondo e de la vita nostra corporale, gli viene in odio el mondo con tutte le sue delizie e la propria
fragilit sua, che cagione spesse volte, quando ama sensitivamente, di tollarci la grazia; e ama le virt
che sono strumento a conservarci nella grazia.
S che vedete che Dio per amore ce le permette, a ci che con cuore virile ci stacchiamo dal
mondo con ogni santa sollicitudine, col cuore e con laffetto; e cerchiamo un poco e beni immortali, e
abandoniamo la terra con tutte le puzze sue e cerchiamo el cielo; per che noi non fummo fatti per
notricarci di terra, ma perch noi in questa vita stiamo come pellegrini che sempre corriamo al termine
nostro di vita etterna, con vere e reali virt. E non ci doviamo ristare tra via per alcuna prosperit o
diletto che el mondo ci volesse dare, n per aversit, ma corrire virilmente e non vollarsi a loro n con
disordenata allegrezza n con impazienzia, ma con pazienzia e santo timore di Dio tutte trapassarle.
Di grande necessit vera questa tribolazione: Dio vi dava el desiderio di sciogliarvi e molti
legami, e sviluppare la conscienzia vostra, onde da luno lato vi tirava el mondo e da laltro Dio. Ora
Dio, per grande amore che elli alla salute vostra, v sciolto e datavi la via, se voi la saprete pigliare: a
loro dato vita etterna, e voi chiama col tesoro della tribolazione, perch voi non ne siate privato, ma
perch in questo punto del tempo che v rimaso cognosciate la bont sua e i difetti vostri.
La quarta cosa che ci conviene avere per potere venire a vera pazienzia, questa: che noi
consideriamo e peccati e i defetti nostri, e quanto aviamo offeso Dio, el quale bene infinito: per la
quale cosa seguitarebbe non tanto che de le grandi colpe, ma duna piccola pena infinita; e degni
siamo di mille inferni, considerando chi siamo noi miserabili che aviamo offeso el nostro Creatore, e
chi el dolce Creatore nostro che offeso da noi. Vediamo che elli colui che bene infinito, e noi
siamo coloro che non siamo per noi medesimi, per che lessere nostro e ogni grazia che posta sopra
lessere aviamo da lui; noi per noi siamo miseri miserabili.
E non di meno che noi meritiamo pena infinita, elli con misericordia ci punisce in questo tempo
finito, nel quale tempo, portando le fadighe con pazienzia, si scontia e merita; che non aviene cos de le
pene che sostiene lanima nellaltra vita, per che se ella alle pene del purgatorio, s scontia, ma non
merita. Bene doviamo dunque portare volontariamente questa fadiga piccola: piccola si pu dire questa
e ogni altra, per la brevit del tempo, per che tanto grande la fadiga quanto grande el tempo in
questa vita. Quanto el tempo nostro? quanto una punta daco; adunque bene vero che ella
piccola: la fadiga che passata io non l, per che passato el tempo; quella che a venire anco non
l, per che non so sicura davere el tempo, con ci sia cosa che io debbo morire e non so quando.
Solo dunque questo punto del presente c, e pi no.
Adunque, bene doviamo portare con grande allegrezza, per che ogni bene remunerato e ogni
colpa punita. E Paulo dice: Non sono condegne le passioni di questa vita a quella futura gloria che
riceve lanima che porta con buona pazienzia (Rm 8, 18). Or a questo modo potrete portare, e
acquistare la virt della vera pazienzia; la quale pazienzia, acquistata per amore e col lume della
santissima fede, vi rendar el frutto dogni vostra fadiga. In altro modo perdareste el bene della terra e
il bene del cielo, per che altro modo non ci . E per vi dissi che io desideravo di vedervi fondato in
vera e santa pazienzia, e cos vi prego che facciate. Abbiate memoria del sangue di Cristo crocifisso, e
ogni amaritudine vi tornar in dolcezza, e ogni grande peso vi tornar leggiero. E non vogliate eleggere
n tempo n luogo a vostro modo, ma siate contento nel modo che Dio ve l date.
vi avuta compassione del caso avenuto: secondo laspetto pare molto forte, e non di meno elli
fatto con grande providenzia e per vostra salute. Pregovi che vi confortiate, e che non veniate meno
sotto questa dolce disciplina di Dio. Altro non vi dico se non che sappiate cognoscere el tempo, mentre
che voi lavete.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 14
A tre suoi fratelli in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli in Cristo Ges, risoviemmi dello smisurato amore che ebbe el nostro dolce
salvatore, che d a s la morte per dare a noi la vita della grazia. Non volse fare altro el nostro dolce
salvatore se no che, vedendo che noi uscivamo dellordine della carit, per rendarci questa unione della
carit volse essere unito con la pi vituparosa morte che potesse eleggere. Oim, che l nostro salvatore
vedeva noi infermati per lo appetito disordinato che noi abiamo in noi medesimi a queste cose
transitorie, che passano come l vento e vengono meno, o elle a noi o noi a loro.
E per vi priego io, indegna serva e inutile, Caterina, che voi vogliate porre la vostra speranza in
Dio, e non fidarvi in questa vita mortale. Pregovi, come servi ricomperati, che il vostro desiderio e
laffetto dellanima vostra el poniate con ogni sollecitudine al Signore vostro, che v ricomperati,
come dice san Piero: Non v ricomperati doro n dargento, ma del suo prezioso e dolcissimo
sangue (1Pt 1, 18-19). E per vi prego, fratelli carissimi, che voi questo dolce prezzo teniate molto
caro, cio che lamiate, e, per dimostrare che voi lamiate, sempre siate amatori e osservatori de
comandamenti di Dio.
E singularmente vi priego e costringo, da parte di Cristo crocifisso, del primo e ultimo
comandamento di Dio, cio della carit e dellunione di Dio (Mt 22, 36-38; Mc 12, 28-30). Di questa
carit santa vi voglio vedere tutti inamorati, e piene lanime vostre, e questo lanimo mio. Volendomi
voi mostrare questa carit, sempre vi voglio vedere uniti e legati con questo dolce vincolo della carit,
acci che n dimonio n detto di neuna persona vi possa partire.
Ricordomi della parola che disse Ges Cristo, che chi saumilia, sar esaltato (Mt 23, 12; Lc 14,
11). E per ti prego, Benincasa, tu che se el maggiore, che tu voglia essere el minore di tutti; e tu,
Bartolomeo, voglia essere el minore del minore; e tu, Stefano, prego che tu sia soggiogato a Dio e a
loro, e cos dolcemente vi conservate in perfettissima carit. Iddio vi dia sempre la sua perfettissima
grazia.
Altro non vi scrivo.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore, Maria dolce.

LETTERA 15
A Consiglio giudeo.
Laudato sia Ges Cristo crocifisso, figliuolo de la gloriosa vergine Maria.
A te, dilettissimo e carissimo fratello, ricomprato del prezioso sangue del Figliuolo di Dio (1Pt 1,
18-19) come io, essendo io indegna Caterina costretta da Cristo crocifisso e da la sua dolce madre
Maria chio vi preghi e costrenga che doviate escire e abandonare la durizia e la tenebrosa infedelit:
doviatevi riducere e ricevare la grazia del santo batesmo.
E dico che senza el batesimo non potete avere la grazia di Dio: chi senza el batesmo non
participa el frutto de la Chiesa santa, ma come membro putrido, tagliato da la congregazione de fedeli
cristiani, passa de la morte corporale a la morte etternale. Ragionevolmente riceve pena e tenabre,
perch non s voluto lavare nellacqua del santo batesmo e tenuto a vile el sangue del Figliuolo di
Dio, il quale sparto con tanto amore.
O carissimo fratello in Cristo Ges, apre locchio de lo intendimento a riguardare la sua
inestimabile carit, che ti manda invitando co.le sante inspirazioni che ti so venute nel cuore, e per li
servi suoi ti richiede e tinvita che vuole fare pace teco, non raguardando a la lunga guerra e ingiuria
che ricevuta da te per la tua infedelit; ma elli tanto dolce e benigno lo Dio nostro che, poi che
venne la legge dellamore, che l Figliuolo di Dio venne ne la vergine Maria e sparse labbondanzia del
sangue in sul legno de la santissima croce, potiamo ricevere labbondanzia de la divina misericordia.
S come la legge di Mois era fondata in giustizia e in pena, cos la legge nuova, data da Cristo
crocifisso, vita evangelica, fondata in amore e in misericordia in tanto chegli dolce e benigno, pur
che luomo ritorni a lui umiliato e fedele e credare per Cristo avere vita etterna; e pare che non si
voglia ricordare delloffese che noi gli facciamo: non ci vuole dannare etternalmente ma sempre fare
misericordia.
Adunque levati, fratello mio, in quanto tu vogli essare legato con Cristo; non dormire pi in tanta
cechit, ch Dio non vuole, n io non voglio, che lora de la morte ti truovi cieco, ma desidera lanima
mia di vederti pervenire al lume del santo batesimo, s come el cervio desidera lacqua viva ( Sal 41, 2).
Non fare pi resistenzia a lo Spirito santo che ti chiama, e none spregiare lamore che t Maria n le
lagrime e lorazioni che sono fatte per te: troppo ti sarebbe grande giudicio.
Permane ne la santa dilezione di Dio, e io prego lui, che somma verit, che tallumini e riempia
de la sua santissima grazia, e adempi el mio desiderio di te, Consiglio. Data a te questa da parte di
Cristo Ges.
Laudato sia Cristo crocifisso e la sua dolcissima madre Maria dolce.

LETTERA 16
A uno grande prelato.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Reverendo e carissimo padre in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi affamato del cibo delle creature per onore
di Dio, imparando dalla prima dolce Verit che, per fame e sete che egli della nostra salute, muore.
Non pare che questo Agnello immaculato si possa saziare; grida in croce satollato dobrobrii, e
dice che sete (Gv 19, 28): poniamo che corporalmente egli avesse sete, ma maggiore era la sete del
santo desiderio che egli avea della salute dellanime. O inestimabile dolcissima carit, e non pare che
tu dia tanto dandoti a tanti tormenti che non rimanga maggiore el desiderio di pi volere dare tutto:
n cagione lamore. Non me ne maraviglio, ch lamore tuo era infinito, e la pena era finita: e per gli
era maggiore la croce del desiderio che la croce del corpo.
Questo mi ricordo che l dolce e buono Ges manifestava una volta a una serva sua: vedendo ella
in lui la croce del desiderio e la croce del corpo, ella dimandava: Signore mio dolce, quale ti fu
maggiore pena, o la pena del corpo, o la pena del desiderio? Egli rispondeva dolce e benignamente, e
diceva: Figliuola mia, non dubitare; chio ti fo sicura di questo: che veruna comparazione si pu fare
dalla cosa finita alla infinita. Cos ti pensa che la pena del corpo mi fu finita; ma el santo desiderio non
finisce mai: per io portai la croce del santo desiderio. E non ti ricorda egli, figliuola mia, che una
volta, quando ti manifestai la mia nativit, tu mi vedevi fanciullo pargolo nato con la croce in collo?
Perchio ti fo sapere che come io, Parola incarnata, fui seminata nel ventre di Maria, mi si cominci la
croce del desiderio chio avevo di fare lobbedienzia del Padre mio e dadempire la sua volont
nelluomo, cio che luomo fusse restituito a grazia: ricevesse el fine per lo quale egli fu creato. Questa
croce mera maggior pena che verunaltra pena che io portasse mai corporalmente. E per lo spirito
mio essult con grandissima letizia, quando mi viddi condotto a lultimo, e spezialmente nella cena del
gioved santo, e per dissi: con desiderio io desiderato (Lc 22, 15), cio di fare questa pasqua di
fare sacrifizio del corpo mio al Padre. Grandissima letizia e consolazione avevo, perch vedevo
apparecchiare el tempo disposto a tollarmi questa croce del desiderio, cio che quanto pi mi vidi
giognare a fragelli e a tormenti corporali, tanto mi scemava pi la pena: ch con la pena corporale si
cacciava la pena del desiderio, perch vedevo adempito quello chio desideravo.
Ella rispondeva e diceva: O Signore mio dolce, tu dici che questa pena della croce del desiderio
ti si part in croce. In che modo fu? Or perdesti tu el desiderio di me? Egli diceva: Figliuola mia
dolce, no: ch morendo io in su la croce, termin la pena del santo desiderio a unora con la vita, ma
non termin el desiderio e la fame chio della salute vostra. Ch se lamore ineffabile che io ebbi e
allumana generazione fusse terminato e finito, voi non sareste; per che come lamore vi trasse del
seno del Padre mio, creandovi con la sapienza sua, cos esso amore vi conserva: ch voi non sete fatti
daltro che damore.
Se retraesse a s lamore con quella potenzia e sapienzia con la quale egli vi cre, voi non sareste.
Io, unigenito Verbo Figliuolo di Dio, so fatto a voi uno condotto che vi porge lacqua della grazia. Io
vi manifesto laffetto del Padre mio, per che quello affetto che egli , e io ; e quel che io, s egli,
perch so una cosa col Padre e l Padre una cosa con meco (Gv 10, 30), e per mezzo di me
manifestato s. E per dissi io: Ci chio avuto dal Padre, io manifestato a voi (Gv 15, 15). Ogni
cosa, n cagione lamore.
Adunque ben vedete, reverendo padre, che l dolce e buon Ges amore egli muore di sete e di
fame della salute nostra: io vi prego per lamore di Cristo crocifisso che voi vi poniate per obiecto la
fame di questo Agnello. Questo desidera lanima mia, di vedervi morire per santo e vero desiderio, cio
che per laffetto e amore che voi avarete a lonore di Dio, salute de lanime ed essaltazione della santa
Chiesa, volont di vedervi tanto crescere questa fame, che sotto questa fame rimaneste morto. Ch,
come el Figliuolo di Dio, come detto abiamo, di fame mor, cos voi rimaniate morto a ogni amore
proprio di voi medesimo; e a ogni passione sensitiva rimanga morta la volont e appetito, a stati e
delizie del mondo, al piacere del secolo e di tutte le pompe sue. Non dubito che, se locchio del
cognoscimento si vlle a raguardare voi medesimo, cognoscendo voi non essere trovarete lessere
vostro dato a voi con tanto fuoco damore. Dico che l cuore e laffetto vostro non potr tenersi che non
si spasimi per amore: non ci potr vivere amore proprio; non cercar s per s per propria sua utilit
ma cercar s per onore di Dio , n el prossimo per s, per utilit propria, ma amarallo e desiderar la
salute sua per loda e gloria del nome di Dio, perch vede che Dio sommamente ama la creatura.
E questa la cagione che subito e servi di Dio amano tanto la creatura, per che veggono
sommamente che lama el Creatore; e condizione de lamore damare quello che ama colui che io
amo. Dico che non amano Dio per s, ma amanlo in quanto somma etterna bont degno dessere
amato. Veramente, padre, che costoro nno messa a uscita la vita, perch non pensano di loro pi:
eglino non vogliono altro che pene, strazii, tormenti e villanie; eglino nno in dispregio tutti e tormenti
del mondo, tanto maggiore la croce e pena che portano di vedere loffesa e l vituperio di Dio e la
dannazione della creatura. s grande questa pena che dimenticano el sentimento della vita propria; e
non tanto che fuggano le pene, ma essi se ne dilettano e vannole cercando. Acordansi con quel dolce
innamorato di Pavolo che si gloriava nelle tribulazioni per lamore di Cristo crocifisso (2Cor 11-18ss.):
or questo dolce banditore voglio e pregovi che seguitiate.
Oim, oim, disaventurata lanima mia! Uprite locchio e raguardate la perversit della morte che
venuta nel mondo, e singularmente nel corpo della santa Chiesa. Oim, scoppi el cuore e lanima
vostra a vedere tante offese di Dio! Vedete, padre, che l lupo infernale ne porta la creatura le
pecorelle che si pascono nel giardino della santa Chiesa , e non si truova chi si muova a traglili di
bocca. E pastori dormono nellamore proprio di loro medesimi, in una cupidit e immondizia: sono s
ebbri di superbia che dormono, e non si sentono. Perch veggano che l diavolo, lupo infernale, se ne
porti la vita della grazia in loro, e anco quella de sudditi loro, essi non se ne curano; e tutto n cagione
la perversit dellamore proprio. Oh quanto pericoloso questo amore ne prelati e ne sudditi! Segli
prelato ed egli amore proprio, egli non corregge el difetto de suoi sudditi per che colui che ama s
per s cade in timore servile , e per non riprende; che se egli amasse s per Dio non temarebbe di
timore servile, ma arditamente con virile cuore riprendarebbe e difetti, e non tacerebbe n farebbe
vista di non vedere. Di questo amore voglio che siate privato, padre carissimo.
Pregovi che facciate che non sia detto a voi quella dura parola con riprensione dalla prima Verit
dicendo: Maledetto sia tu che tacesti! (Is 6, 5). Oim, non pi tacere! Gridate con centomiglia di
lingue. Veggo che, per lo tacere, el mondo guasto, la Sposa di Cristo impalidita; tolto l el colore
perch l succhiato el sangue da dosso, cio che l sangue di Cristo, che dato per grazia e non per
debito, eglino sel furano con la superbia, tollendo lonore che debba esser di Dio, e dannolo a loro; e si
robba per simonia, vendendo e doni e le grazie che ci son dati per grazia col prezzo del sangue del
Figliuolo di Dio. Oim! chio muoio e non posso morire. Non dormite pi in negligenzia; adoperate nel
tempo presente ci che si pu.
Credo che vi verr altro tempo che anco potrete pi adoperare; ma ora per lo tempo presente
vinvito a spogliare lanima vostra dogni amore proprio, e vestirla di fame e di virt reali e vere, a
onore di Dio e salute de lanime. Confortatevi in Cristo Ges dolce amore, ch tosto vedremo apparire
e fiori. Studiate che l gonfalone della croce tosto si levi; e non venga meno el cuore e laffetto vostro
per veruno inconveniente che vedeste venire; ma pi allora vi confortate, pensando che Cristo
crocifisso sar el facitore e adempitore degli spasimati desiderii de servi di Dio. Non dico pi.
Permanete etc.
Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso ponetevi in croce con Cristo crocifisso niscondetevi
nelle piaghe di Cristo crocifisso fatevi bagno nel sangue di Cristo crocifisso.
Perdonate, padre, alla mia presunzione. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 17
Al venerabile religioso frate Antonio da Nizza dellordine de Frati Eremitani di santo Augustino
a Selva di Lago.
Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimi e carissimi padre e frategli in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de
servi di Dio, a voi mi racomando nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con disiderio di vedervi
annegato e affogato ne la fornace de la divina carit, e in essa arsa e abnegata la propia vostra volont,
la quale volont ci tolle la vita e dacci la morte.
Apriamo gli occhi, carissimi frategli, per che noi abiamo due voluntadi: una sensitiva che cerca
le cose sensibili, e una volont spirituale, che con spezie e colore di virt tiene ferma la volont sua. E
in questo lo dimostra, quando vorr eleggere i luoghi e tempi e le consolazioni a suo modo, e dice: Io
vorrei questo per pi avere Dio. E questo grande inganno e illusione di dimonio, ch, non potendo el
dimonio ingannare li servi di Dio con la prima volont ch gi gli servi di Dio lnno mortificata a le
cose sensitive di fuore , piglia la seconda volont de le cose spirituali.
Unde spesse volte lanima riceve consolazione da Dio, poi si sente privata di quella e averne
unaltra, la quale sar di meno consolazione e di pi frutto: allora lanima, che inanimata a quella che
d dolcezza, essendone privata pena e riceve tedio. E perch tedio? perch non vorrebbe essere
privata de la sua dolcezza, dicendo: E mi pare amare pi in questo che in quello: di questo sento
qualche frutto e di quello non sento frutto neuno altro che pena e spesse volte molte battaglie, e
parmene offendare Dio. Dico, figliuogli e frategli in Cristo Ges, che questa anima singanna con la
propia volont, ch non ne vorrebbe essere privata e con questa esca la piglia el dimonio. E spesse volte
questi perdono il tempo, volendo il tempo a modo loro, che none esercitano quello che nno altro che in
pena e in tenebre.
Disse una volta il nostro dolce salvatore a una sua dilettissima figliuola: Sa tu come fanno
questi che vogliono adimpire la mia volont in consolazione e in dolcezza e in diletto? Come sono
privati, ed eglino vogliono scire de la mia volont, parendo loro bene fare per none offendare: ed vi
nascosta la falsa sensualit e per fugire pena cade nelloffesa e non se navede. Ma se lanima fusse
savia e avesse il lume dentro de la volont mia raguardarebbe il frutto e no la dolcezza.
Quale il frutto? Odio di s e amore di Dio, uscito del conoscimento di s medesimo, ch allora
conosce s difettuoso non essere cavelle, e vede in s la bont di Dio che gli conserva la buona volont
e llo fatto perch lanima viva giustamente umiliando s medesima a Dio , giudicando chelli l
fatto per lo meglio e per suo bene. Questo cotale non vuole el tempo a suo modo perch umiliato, e
conoscendo la sua infermit non si fida del suo volere ma fedele a Cristo: vestesi de la somma etterna
volont ch vede che Dio non ci d e non ci tolle se non per nostra santificazione ch lamore el
muove a darci la dolcezza e a tollarci la dolcezza . E per questo non si pu dolere di neuna
consolazione che gli sia tolta, o dentro o di fuore, o dal dimonio o da le creature, perch crede che se
non fusse suo bene Dio nol permettarebbe.
Brevemente, costui gode chegli el lume dentro e di fuore, ed s aluminato che, giognendo el
dimonio con le tenebre ne la mente sua per confusione dicendo: Questo per gli tuoi peccati, ed egli
risponde come persona che none schifa pene dicendo: Grazia sia al mio Creatore che s ricordato di
me nel tempo de le tenebre, punendomi per pena nel tempo finito. Grande amore questo, che non lo
vuole punire in tempo infinito. Quanta tranquillit di mente perch s tolta la volont che ci d
tempesta! Ma non fa cos colui che volont dentro cercando le cose a suo modo, che pare chegli vega
meglio quello che gli bisogna che Dio. E spesse volte dice: E mi ci pare offendare Dio: tollami via
loffesa e faccimi ci che vuole. Questo segno che ci tolta loffesa, unde ne dobbiamo pigliare
speranza: quando vediamo in noi el dispiacimento del peccato e la buona volont di non volere
offendare, ch se tutte loperazioni di fuore e le consolazioni venissero meno, se ci la buona volont
s piacciamo a Dio, e sopra questa pietra fondata la grazia. Se dici: Non me la pare avere, dico
chelli falso, ch, se non lavessi, non temaresti doffendare Dio, ma egli el dimonio che fa vedere
questo, perch lanima venga a confusione e a tristizia disordinata e perch tenga ferma la sua volont
in volere le consolazioni e i luoghi e i tempi a suo modo. Non gli crediamo, frategli carissimi, ma
sempre disponga lanima a sostenere pene, per qualunche modo Dio ce le d. Altrimenti faremo come
colui che sta su luscio col lume in mano, che distende la mano fuore e dentro tenebroso: cio che gi
acordato ne le cose di fuore con la volont di Dio dispregiando il mondo, ma rimagli la volont
spirituale dentro velata con colore di virt.
Cos disse Dio a quella serva detta di sopra e per dissio chio disiderava che la vostra volont
fusse anegata e trasformata in lui, disponendoci sempre a portare pene e fadighe per qualunche modo
ce le vuol dare: cos saremo privati de le tenebre e avaremo la luce.
Amen. Laudato sia Ges Cristo crocifisso.

LETTERA 18
A Benincasa suo fratello, essendo in Firenze molto tribolato.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Fratello carissimo in Cristo Ges, io Caterina, serva inutile, ti conforto e benedico, e invito a una
dolce e santissima pazienzia, ch senza la pazienzia non potremo piacere a Dio.
Adunque vi priego, acci che voi riceviate el frutto delle vostre tribulazioni, che voi pigliate
questa arme della pazienzia. E se vi paresse molto duro a portare le molte fatiche, riducovi a memoria
tre cose, acci che portiate pi patientemente. E prima, voglio che pensiate la brevit del tempo vostro,
che non sete sicuro del d di domane. Ben potiamo dire che non abbiamo la fatica passata, n quella
ch a venire, ma solo el punto del tempo che noi abbiamo: dunque ben dobiamo portare
pazientemente, poi che l tempo tanto brieve. La seconda che voi consideriate el frutto che segue
delle fatiche, ch dice san Paolo che no comparazione dalle fatiche a rispetto del frutto e
rimunerazione della superna gloria. La terza si che voi consideriate el danno che seguita a coloro che
portano con ira e con impazienzia: ch seguita questo danno qui, e la pena eternale di l. E per vi
prego, carissimo fratello, che voi portiate con ogni pazienzia.
E non vorrei che vi uscisse di mente el correggiarvi della vostra ingratitudine e ignoranza, cio
del debito che avete con la madre vostra, al quale voi sete tenuto per comandamento di Dio. E io
veduto moltiplicare tanto la ignoranzia vostra che, non tanto che voi labbiate renduto el debito
daiutarla, poniamo che di questo io v per scusato, per che non avete potuto; e se voi aveste potuto,
non so che voi aveste fatto, per che solo delle parole lavete fatto caro. O ingratitudine! non avete
considerato la fatica del parto n l latte chella trasse del petto suo, n le molte fatiche chella avute
di voi e di tutti gli altri. E se mi diceste chella non abia avuto piet di noi, dico che non vero; chella
n avuta tanta, di voi e dellaltro, che caro le costa. Ma poniamo caso che fusse vero: voi sete ubrigato
a lei, e non lei a voi. Ella non trasse la carne di voi, ma ella di la sua a voi.
Priegovi che voi vi correggiate di questo difetto e degli altri, e che perdoniate alla mia ignoranza;
ch, se io non amassi lanima vostra, non vi direi quello chio vi dico. Ramentovi la vostra confessione,
a voi e alla vostra famiglia. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 19
A Nicolaccio di Caterino de Petroni.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi osservatore de dolci comandamenti di
Dio, acci che potiate in voi participare la vita della grazia.
Ma questo non potereste fare col dispiacimento e odio del prossimo vostro; per che l secondo
comandamento di Dio damare il prossimo come noi medesimi (Mt 22, 39; Mc 12, 31; Lc 10, 27).
Questa dilezione damare la creatura esce della fontana della divina carit: adunque chi non ne la
carit di Dio, non in quella del prossimo; non essendovi, come il membro ch tagliato dal corpo,
che subito perde la vita e seccasi, perch tagliato dal suo principio. E cos lanima separata per lodio
della divina carit, subito morta a grazia, in tanto che neuno bene che faccia gli vale quanto a vita
eterna.
Vero che l bene non si debba per lassare che non si faccia, in qualunque stato altri sia, perch
ogni bene rimunerato e ogni colpa punita. Se non rimunerato quanto a vita eterna, Dio gli rende
questo: che o egli gli presta il tempo a potere coregiare la vita sua; o egli mettar alcuno mezzo de
servi suoi a trarlo delle mani delle dimonia; o egli il fa abondare ne beni temporali. E anco poi,
morendo, eziandio essendo ne lo nferno, meno pena: ch pi pena li seguitarebbe se quello tempo
chegli fece quel poco del bene, egli avesse fatto il male. Unde, per questo e molte altre cose, il bene in
neuno modo si debba mai lassare, in qualunque stato egli sia fatto; ma bene da considerare poich
Dio s dolce rimuneratore che la buona opera, non obstante chella sia fatta in peccato mortale, egli
la vuole retribuire in qualche cosa.
Quanto magiormente far a coloro che la fanno in istato di grazia, con vero e santo desiderio
nella carit di Dio e dilezione del prossimo! A questi, de la loro opera ne l dato frutto infinito,
vivendo in questa per grazia; e ne laltra l dato vita eterna. Adunque voglio che con ogni santa
solecitudine voi vi studiate di vivare in grazia, osservando e dolci comandamenti di Dio; ch in altro
modo non potreste. E per vi dissi chio desideravo di vedervi osservatore de detti comandamenti.
Non dico pi qui, se non che in questo chio vi domandar, mavedr se starete in questa dilezione, o
no. Quello chio vi dimando si la pace, della quale etc.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore, etc.

LETTERA 20
Questa una pstola la quale manda santa Caterina detta a Benincasa suo fratello, ed essendo egli
tribolato, sendo egli a Firenze.
A laude di Ges Cristo benedetto e di Maria dolce.
Dilettissimo e carissimo fratello in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, vi conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi tutto accordato e
trasformato con la volont di Dio, sapendo chegli quel giogo santo e dolce (Mt 11, 30) che ogni
amaritudine fa tornare in dolcezza.
Ogni grande peso diventa leggero sotto questo santissimo giogo della dolce volont di Dio, senza
la quale non potreste piacere a Dio, anzi gustareste larra dello nferno. Confortatevi, confortatevi,
carissimo fratello, e non venite meno sotto questa disciplina di Dio; confidatevi, ch quando laiuto
umano viene meno, laiuto divino presso. Dio vi provveder.
Pensate che Job perd lavere e figliuoli (Gb 1, 13-19) e sanit (Gb 2, 7); rimasegli la donna sua
per un continovo fragello (Gb 2, 9): e poi che Dio ebbe provata la sua pazienzia, gli rend ogni cosa
doppio (Gb 42, 10), e alla fine vita eterna. Job paziente non si turb mai, ma, sempre adoparando la
virt della santa pazienzia, diceva: Dio me l date e Dio me l tolte; sia el nome di Dio benedetto
(Gb 1, 21). Cos voglio che facciate voi, carissimo fratello: che siate amatore delle virt, con una
pazienzia santa e con una confessione spessa, che vi far portare le vostre fadighe. E io vi dico che Dio
usar la sua benignit e misericordia, e remuneraravi dogni fadiga che per lo suo amore arete portata.
Permanete etc. Ges dolce etc.

LETTERA 21
A uno el nome del quale per lo meglio non si scrive per alcune parole usate in essa pstola.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
voi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi debitore leale che rendiate el debito vostro al
vostro Creatore.
Sapete che siamo tutti debitori a Dio, per che ci che noi abiamo, abiamo solo per grazia e per
amore inestimabile. Non pregammo mai che ci creasse: mosso adunque dal fuoco dellamore, creocci
alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26); creocci in tanta degnit che non lengua che l potesse
narrare n occhio vedere n cuore pensare, la degnit de luomo quanto ella . Questo il debito che noi
abiamo tratto da Dio, e questo debito vuole che gli sia renduto: cio amore per amore. Cosa giusta e
convenevole che colui che si vede amare, chegli ami.
Anco ci mostr maggiore amore che mostrare ci potesse, dando la vita per noi; ch vedendo Idio
che luomo avea perduta la sua degnit per lo peccato commesso, ed erasi ubligato al dimonio, venne la
somma eterna bont essendo inamorato della sua creatura, volsela ristituire e trarla dobligo: manda el
Verbo dellunigenito suo Figliuolo, condannalo a morte per rendare la vita della grazia alluomo.
Mandalo per ricolta delluomo a trarlo de la carcere del peccato e delle mani delle dimonia. O dolce
amoroso Verbo Figliuolo di Dio, inestimabile carit dolcissima, tu se entrato ricolta e pagatore, tu i
stracciata la carta dellubligagione fra luomo e l dimonio (Col 2, 14), che per lo peccato era ubligato a
lui, s che stracciando la carta del corpo tuo sciogliesti noi.
Oim, Signore mio, chi non si consuma a tanto fuoco damore? Non si consumaranno coloro che
ogni d di nuovo fanno carta nuova col dimonio: non riguardano te, Ges Cristo fragellato, satollato
dobrobi, Idio e uomo. Oim oim, questi cotali fanno del corpo loro una stalla, tenendovi dentro gli
animali senza nessuna ragione. Oim, fratello carissimo, non dormite pi nella morte del peccato
mortale: io vi dico che la scure gi posta a la radice de lalbero (Mt 3, 10; Lc 3, 9). Tollete la pala (Lc
3, 17) del timore santo di Dio, e sia menata da la mano dellamore; venite traendo el fracidume de
lanima e del corpo vostro; non siate crudele di voi n manigoldo, tagliandovi dal vostro capo Cristo
dolce e buon Ges. Non pi fracidume, non pi immondizia: ricorrite al vostro Creatore, aprite locchio
dellanima vostra e vedete quanto il fuoco della sua carit, che v sostenuto e non comandato a la
terra che si sia aperta e inghiottitovi (Num 16, 32; 26, 10; Dt 11, 6), n agli animali che vabbino
divorato; anco v dato la terra de frutti suoi, el sole el caldo e la luce, el cielo e l movimento, acci
che viviate, dandovi spazio di tempo perch potiate corregiarvi. Questo fatto solo per amore.
O ladro ignorante debitore, non aspettate pi tempo: fate sacrifizio a Cristo crocifisso della mente
e de lanima e del corpo vostro. Non dico che vi diate la morte pi che voi vogliate quanto per
separazione di vita corporale, ma morte negli appetiti sensitivi: che la volont ci sia morta e viva la
ragione, seguitando le vestigie di Cristo crocifisso. Allora renderete el debito: date a Dio quello ch di
Dio (Mt 22, 21; Mc 12, 17; Lc 20, 25) e a la terra quello ch della terra. A Dio si debba dare lo cuore e
lanima e laffetto, con ogni sollecitudine e non negligenzia: tutte le vostre operazioni debano essere
fondate in Dio. A la terra che si vuol dare, cio questa parte sensitiva? Quello che ella merita. Che
merita colui che uccide? Merita dessere morto: cos ci conviene uccidare questa volont fragelando la
carne nostra, afligiarla, porle el giogo de santi comandamenti di Dio. E non vedete voi chell
mortale? Tosto passa la verdura sua, s come el fiore ch levato dal suo principio. Non state pi cos,
per lamore di Cristo crocifisso, ch io vi prometto che tanta abominazione e tanta iniquit (Lev 18, 22)
Idio nolla sosterr, non correggendo la vita vostra, anco ne far grandissima giustizia mandando
giudizio sopra di voi.
Dicovi che non tanto Idio che somma purit, ma le dimonia non la possono sostenere: ch tutti
gli altri peccati stanno a vedere, excepto che questo peccato contra natura. Or sete voi bestia o animale?
Io vegio pure che voi avete forma duomo, ma vero che di questo uomo fatto stalla: dentro vi sono
gli animali delli peccati mortali. Oim non pi cos, per lamore di Dio; attendete, attendete alla salute
vostra, rispondete a Cristo che vi chiama. Voi sete fatto per essere tempio di Dio (1Cor 3, 16; 2Cor 6,
16), cio che dovete ricevare Cristo per grazia, vivendo virtuosamente, participando el sangue
dellAgnello, dove si lavano le nostre iniquit. Oim oim, disaventurata lanima mia: io non so
mettare mano a le mie e vostre iniquit. Or come fu tanto crudele e spiatata lanima vostra e la vostra
bestiale passione sensitiva, che voi oltre al peccato contro natura etc.
Oim, scoppino e cuori, dividasi la terra, rivollansi le pietre sopra di noi (Lc 23, 30), e lupi ci
divorino; non sostengano tanta iniquit e tanta immondizia e offesa fatta a Dio e a lanima vostra.
Fratel mio, e ci vien meno la lingua e tutti e sentimenti. Oim, non voglio pi cos, ponete fine e
termine a la miseria; non vogliate pigliare consuetudine con longa perseveranzia in tanta miseria, ch io
v detto e vi ricordo che Dio nol sosterr, se voi non vi correggete. Ben vi dico che se voi vorrete
corregiare la vita vostra in questo ponto del tempo che v rimaso, e Idio tanto benigno e
misericordioso che vi far misericordia e benignamente vi ricever nelle braccia sue; farvi participare
el frutto del sangue dellAgnello, sparto con tanto fuoco damore, ch non neuno s grande peccatore
che non truovi misericordia, per ch maggiore la misericordia di Dio che le nostre iniquitadi, dove
noi ci vogliamo corregiare e bomicare el fracidume del peccato per la santa confessione, con
proponimento dalegiare inanzi la morte che tornare pi al bomito (Pr 26, 11; 2Pt 2, 22). A questo
modo riarete la vostra dignit perduta per lo peccato e rendaremo el debito che dobiamo rendare a Dio.
Sappiate che se voi nol rendeste, voi cadareste nella pi oscura prigione che si possa imaginare.
Sappiate che quando questo debito non si rende, della confessione e dispiacimento del peccato, e non
bisogna che altri safatichi a pigliarlo, ch esso medesimo colla compagnia delle dimonia, che sonno e
suoi signori a cui egli servito, ne va intro l profondo de lo nferno.
Fratello mio dolce in Cristo dolce Ges, non voglio che questa prigione n condennagione venga
sopra di voi, ma voglio e priegovi, e io vi voglio aiutare da parte di Cristo crocifisso, che voi usciate
delle mani del diavolo. Pagate el debito della santa confessione con dispiacimento delloffesa di Dio e
proponimento di non cadere pi in tanta miseria. Abbiate memoria di Cristo crocifisso; spegnete el
veleno della carne vostra co la memoria della carne fragellata di Cristo crocifisso, Dio e uomo, ch per
lunione della natura divina colla natura umana venuta in tanta degnit, la nostra carne, chell
essaltata sopra tutti e cori degli angeli. Ben si debbono vergognare gli stolti figliuoli dAdam di darsi a
tanta miseria e perdare la sua degnit.
Ponetevi per obiecto Cristo crocifisso, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, annegatevi
nel sangue di Cristo crocifisso.
E non indugiate n aspettate el tempo, ch l tempo non aspetta voi. E se la fragelit vostra vi
vuole dare fatica, tenetevi ragione come buono giudice: salite sopra la sedia della conscienzia vostra,
non lassate passare i movimenti che non sieno corretti da voi con una santa e dolce memoria di Dio.
Invitate voi medesimo a fare resistenzia e non consentite al peccato per volont, n attualmente
mandarlo ad effetto, ma dite: Porta oggi, anima mia, questa poca della pena, fa resistenzia e non
consentire. Forse che domane sar terminata la vita tua, e se pure sarai vivo, farai quello che ti far fare
Dio: fa tu oggi questo. Dicovi che facendo cos lanima vostra e l corpo, ch ora fatto stalla, sar
fatto tempio (1Cor 3, 16; 2Cor 6, 16) dove Dio si dilettar abitando in voi per grazia. Poi, consumata la
vita vostra, ricevarete leterna visione di Dio, dove vita senza morte e saziet senza fastidio. Non
vogliate perdere tanto bene per una trista dilettazione. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Perdonate alla mia ignoranzia: vi forse gravato di parole, e detto quello che non vorremo forse
udire.
Abiatemi per iscusata: ch laffetto e lamore chio a la salute dellanima vostra me l fatto
fare, ch se io non vamassi non me ne impacciarei n curarei perch io vi vedessi nelle mani del
dimonio; ma perchio vamo nol posso sostenere. Voglio che participiate el sangue del Figliuolo di
Dio. Ges dolce, Ges amore, Maria dolce.
LETTERA 22
Allabbate Martino di Passignano dellordine di Valle Ombrosa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero ortolano, governatore dellorto dellanima
vostra e de sudditi vostri.
Noi siamo uno giardino, e veramente orto, del quale giardino e orto n fatto ortolano, la prima
Verit, la ragione col libero arbitrio; la quale ragione e libero arbitrio, con laiutorio della divina grazia,
a divellare le spine de vizii, e piantare lerbe odorifere delle virt. Ma non potrebbe piantare la virt
se prima non rivoltasse la terra insieme con le spine, cio la terra della propria volont sensitiva, che
non si diletta daltro che di diletti terreni e transitorii, pieni di triboli, di spine, di vizii e di peccati.
Rivoltisi questa terra, carissimo padre, per forza damore, in questo punto del tempo che ci rimaso; e
si piantino le dolci e reali virt: uno amore ineffabile, tratto dallamore dello immaculato Agnello,
condito con lodio e dispiacimento di s, con pazienzia vera, con fede viva e non morta, con vere
operazioni, con uno dispiacimento del mondo, con una giustizia vera condita con misericordia verso e
sudditi vostri, una obbedienzia pronta a Cristo ed allOrdine, perseverante infine alla morte.
AllOrdine, dico: dessere osservatore dellOrdine, col santo e vero desiderio, con la vigilia e
continua orazione, cio che lo ntelletto vegghi sempre in raguardare e cognoscere s none essere, e la
bont di Dio in s, che Colui che (Es 3, 14). A mano mano seguita la continua orazione, ch el
continuo orare non altro che uno santo desiderio e affetto dolce damore, e laffetto va dietro allo
ntelletto. Ch fra le altre piante che gittino odore grandissimo in questo giardino, sono queste; e per
io voglio che siate pi sollicito: qui trovarete la fame de lonore di Dio e della salute de sudditi vostri,
e cos adempirete la volont sua e desiderio mio, che dissi che io desideravo di vedervi vero ortolano
dellorto dellanima vostra e de vostri sudditi. Per che, avendo fame della salute loro per onore di
Dio, sarete sollicito di trargli di miseria e punire i difetti, ed essaltare coloro che sono virtuosi e che
vogliono vivere secondo lOrdine.
Poi che l giardino cos bene fornito, voglio che alla guardia poniate el cane della conscienzia, e
sia legato alla porta, s che, se i nemici venissero e locchio dellintelletto dormisse, el cane abai, ch,
abaiando con lo stimolo della conscienzia, locchio si desta; e fassi incontra a nemici co lodio e
dispiacimento, e subbito ripara, e armasi con larme dellamore. Conviensi dargli mangiare a questo
cane, acci che sia bene sollicito: el cibo suo non altro che odio e amore portato nel vasello della vera
umilit, tenuto con la mano della vera e perfetta pazienzia; per che fra lodio e lamore nasce
lumilit, e dolce e soave pazienzia, e quanto pi cibo, pi sollicitudine. E tanto diventa cauto questo
cane che, eziandio passando gli amici, abbaia perch lo ntelletto si levi a vedere chi eglino sono e
discernere se sono da Dio, o no. E cos non potr essere ingannato lortolano, n robbato el giardino; e
non verr el nemico a seminargli la zizzania (Mt 13, 25) dellamore proprio, el quale amore proprio
germina spine e affoga el seme delle virt. Dategli bere, dategli bere a questo cane: empite el vasello
della memoria vostra del sangue di Cristo crocifisso, e poneteglili inanzi continuamente, acci che non
muoia e perisca di sete.
Su, padre carissimo, diamo de calci al mondo, con tutte le pompe delizie e ricchezze sue; e,
poverello, seguitate lAgnello consumato e derelitto per voi in su.legno della santissima croce. None
aspettiamo pi tempo, per lamore di Dio!, ch l tempo c tolto fra le mani che luomo non se
navede, e per non senno de luomo daspettare quello che non , e perdere quello che egli . Non
dico pi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 23
A Nanna figliuola di Benincasa in Firenze, sua nipote verginella.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vera sposa di Cristo crocifisso, e fuggire
ogni cosa che timpedisce ad avere questo dolce e glorioso Sposo.
Ma questo non potresti fare se tu non fussi di quelle vergine savie consegrate a Cristo, le quali
avevano le lampane con lolio, ed eravi dentro el lume (Mt 25, 1ss.). E per vedi che, a volere essere
sposa di Ges Cristo, ti conviene avere la lampana, e lolio, e lume. Sai come sintende questo,
figliuola mia? Per la lampana sintende el cuore nostro, per che l cuore fatto come la lampana. Tu
vedi bene che lampana larga di sopra e stretta di sotto: e cos fatto el cuore, a segnificare che noi el
dobiamo sempre tenere largo di sopra cio per santi pensieri e per sante imaginazioni, e per continova
orazione , avendo sempre in memoria e benifizii di Dio, e massimamente el benifizio del sangue per
lo quale siamo ricomprati, per che Cristo benedetto, figliuola mia, non ci ricompr doro n dargento,
n di perle o daltra pietra preziosa, anco ci ricompr del sangue suo prezioso (1Pt 1, 18-19). Unde
tanto benifizio non si vuole mai dimenticare, ma sempre portarlo dinanzi a li occhi suoi (Es 13, 9), con
uno santo e dolce ringraziamento, vedendo quanto Dio ci ama inestimabilmente: che non cur di dare
lunigenito suo Figliuolo a lobrobiosa morte della croce, per dare a noi la vita della grazia.
Dissi che la lampana stretta di sotto, e cos l cuore nostro: a significare che l cuore debba
essere stretto verso queste cose terrene, cio di non disiderarle n amarle disordenatamente, n appetire
pi che Dio ci voglia dare, ma sempre ringraziarlo, vedendo come dolcemente ci provede, s che mai
non ci manca cavelle. Or a questo modo sar el cuore nostro una lampana.
Ma pensa, figliuola mia, che questo non bastarebbe se non ci fusse lolio dentro: per lolio
intende quella virt piccola della profonda umilit, perch si conviene che la sposa di Cristo sia umile
mansueta e paziente; e tanto sar umile quanto paziente, e tanto paziente quanto umile. Ma a questa
virt de lumilit non potremo venire se non per vero conoscimento di noi, cio conoscendo la miseria
e fragilit nostra, e che noi per noi medesimi non potiamo alcuno atto virtuoso, n levarci neuna
battaglia o pena; per che se noi abiamo la infermit corporale, o una pena o battaglia mentale, noi non
ce la potiamo levare: per che, se noi potessimo, subito la levaremo via. Dunque bene vero che noi
per noi non siamo nulla altro che obrobio, miseria, puzza, fragilit e peccati: per la qual cosa sempre
dobiamo stare bassi e umili.
Ma a stare solamente in questo conoscimento di s non sarebbe buono, per che lanima verrebbe
a tedio e a confusione, e dalla confusione verrebbe a disperazione; unde el dimonio non vorrebbe altro
se non farci venire a confusione, per farci poi venire a disperazione. Conviensi dunque stare nel
conoscimento della bont di Dio in s, vedendo chegli ci creati alla immagine e similitudine sua (Gn
1, 26), e ricreati a grazia nel sangue de lunigenito suo Figliuolo, Verbo dolce incarnato, e come
continovamente la bont di Dio aduopara in noi. Ma vedi che stare solamente in questo conoscimento
di Dio non sarebbe buono, per che lanima ne verrebbe a presunzione e superbia. Conviensi adunque
che sia mescolato luno co.laltro insieme, cio stare nel conoscimento della bont di Dio, e nel
conoscimento di noi medesimi: e cos saremo umili, pazienti e mansueti; e a questo modo aremo lolio
nella lampana.
Conviensi ora che ci sia el lume, altrimenti non bastarebbe: questo lume vuole essere il lume
della santissima fede. Ma dicono i santi che la fede senza luopera morta (Gc 2, 17-20): unde non
sarebbe fede viva n santa, ma morta. E per ci bisogno adoperare continuo virtuosamente, e lassare
le fanciullezze e le nostre vanit; e non istare pi come mondane e giovane, ma stare come spose fedeli
consecrate a Cristo crocifisso: e a questo modo aremo la lampana e lolio e l lume.
Ma dice el Vangelio che quelle vergine savie erano cinque (Mt 25, 2): unde io ti dico che a
ciascuno di noi conviene essere cinque, altrimenti non intraremo alle nozze di vita etterna. Per queste
cinque intende che si conviene che noi soggioghiamo e mortifichiamo e nostri cinque sentimenti del
corpo, per s fatto modo che noi non offendiamo mai con essi, pigliando con essi o con alcuni dessi
disordinato diletto o piacere. E a questo modo saremo cinque: cio che aremo soggiogati e nostri
cinque sentimenti corporali.
Ma pensa che questo dolce Sposo, Cristo, tanto geloso de le spose sue, chio non tel potrei dire.
E per se egli savedesse che tu amassi altro pi che lui, subito si sdegnarebbe con teco. E se tu non ti
coreggessi, non ti sarebbe uperta la porta, dove lAgnello immaculato, Cristo, fa le nozze a tutte le sue
fedeli spose, ma come adultere saremo cacciate via; s come furono quelle cinque vergine stolte, le
quali, gloriandosi solamente e vanamente della integrit e verginit del corpo, perderono la verginit
dellanima per corruzione de cinque sentimenti, perch non portarono lolio de lumilit con loro;
unde le lampane loro si spegnevano. E per lo fu detto: Andatevi a comprare de lolio (Mt 25, 9); e
per questo oglio sintende in questo luogo le lusinghe e laulde umane, per che tutti e lusinghieri e
mondani laudatori vendono questo olio. Quasi come lo fusse detto: Della vostra verginit, e delle
vostre buone operazioni, voi non avete voluto comprare vita etterna, anco avete voluto comprare laude
umane, e per avere laulde umane lavete fatte. E voi laulde andate a comprare, ch qua non intrarete
voi.
E per, figliuola mia, guardati delle laude de luomini; e non desiderare laude di neuna
operazione che tu facessi, per che non ti sarebbe poi uperta la porta di vita etterna. Unde,
considerando io che questa era lottima via, dissi chio desideravo di vederti vera sposa di Cristo
crocifisso: e cos ti prego e comando che tingegni dessere. Altro non dico.
Permane etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 24
A missere Biringhieri degli Arzocchi piovano dAsciano.
Al nome di Cristo e di Maria dolce.
A voi, riverendissimo e carissimo padre mio in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi
di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi
vero ministro del Figliuolo di Dio, e che seguitiate sempre le vestigie sue.
Siate, siate quel fiore odorifero che dovete essare, e che gittiate odore nel conspetto dolce di Dio
sapete bene che l fiore, quando stato molto nellacqua, non gitta odore ma puzza : cos pare a me
veramente, padre, che voi e gli altri ministri che doviate essare; ma questo fiore messo nellacque
delle iniquit e immundizie de peccati e miserie del mondo. O quanto misero e miserabile colui ch
posto come fiore ne la Chiesa santa, a rendare ragione de sudditi suoi sapete che Dio richiede
nettezza e purit in loro : oim oim, venerabile padre, elli truova tutto el contrario, s e per s fatto
modo che non tanto che sieno guasti eglino e puzzolenti, ma e so guastatori di tutti coloro che
saccostano a loro.
Levatevi suso, e non pur dormite; assai tempo aviamo dormito, e morti allo stato de la grazia.
Non ci pi tempo, chegli sonato a condennagione, e siamo condennati a la morte. Doh, dolcissimo
padre, raguardate un poco el pericoloso stato vostro: in quanto pericolo , annegato in questo mare
amaro de peccati mortali! Or non crediamo noi avere a giognare a questo ponto de la morte? Non
dubbitiamo che non creatura che n per ricchezza n gentilezza la possa schifare. E allora la misera
miserabile anima che s posto per specchio a le dilettazioni carnali, due s involta come porco in
loto di creatura diventa animale, in quella putrida avarizia sua; e spesse volte, per avarizia e cupidit,
vendono le grazie spirituali e doni; enfiati per superbia, tutta la vita loro si spende in onori, e in conviti
e in molti servidori e in cavalli grossi, quello che si die ministrare a povari. Queste sono quelle
operazioni le quali al punto de la morte si rapresentano per giudicio e giustizia. Credeva lanima avere
fatto contra Dio, ed egli fatto contra a s medesimo, ed stato giudice ch condennato s medesimo,
ch s fatto degno de la morte etternale. Or non siamo pi semplici, ch grande stoltizia che si
faccia degno de la morte, l unde e pu avere la vita.
Poi che sta a noi deleggiare o la vita o la morte, per lo libero arbitrio che dato a noi, prego
carissimamente e dolcissimamente, quanto so e posso, che voi siate quel dolce fiore che gittiate odore
dinanzi a Dio, e ne sudditi vostri, s come pastore vero a ponare la vita per le pecorelle sue (Gv 10,
11), correggendo el vizio e confermando la virt ne virtuosi. El non correggiare infracida, s come l
membro corrotto nel corpo corrotto delluomo. Abbiate locchio sopra voi e sopra e sudditi vostri, e
non vi paia duro a divellare queste barbe, ch molto vi sar pi dolce el frutto che la fadiga amara. O
padre, raguardate a lo ineffabile amore che Dio a la salute vostra, e voi vedrete li smisurati benefizii e
doni.
Che maggiore amore che ponare la vita per lamico suo? Molto maggiormente da commendare
colui che posta la vita per li nemici suoi (Rm 5, 7-8).
Or non si difendano pi e cuori nostri, ma tragansi la durizia: non sieno sempre pietra a uno
modo.
Rompasi questo legame e catena, col quale el dimonio spesse volte ci tiene legati; ma la forza del
santo desiderio e dispregiamento de vizii e amore de le virt, rompar tutti questi legami. Inamoratevi
de le virt vere, le quali el contrario fanno de vizii, ch, come el peccato d amaritudine, cos la virt
d dolcezza: in questa vita gusta vita etterna. Quando venr el dolce tempo de la morte, la virt
adoperata risponde per lui, e difendelo dal giudicio di Dio, e dgli sicurt, e tollegli confusione, e
conducelo ne la vita durabile, due vita senza morte, sanit senza infermit, ricchezze senza povert,
onore senza vitoperio, signoria senza servitudine, e tutti vi sono signori; e tanto quanto luomo stato
minore in questa vita, tant maggiore di l; quanto maggiore volr essare in questa vita, tanto sar
minore di l.
Siate piccolo per vera e profonda umilit, raguardate Dio che umiliato a voi uomo, e non vi fate
indegno di quello che Dio v fatto degno, cio del prezioso sangue del Figliuolo di Dio, del quale con
tanto ardentissimo amore sete ricomprato. Noi siamo servi ricomprati, non ci potiamo pi vendare:
quando noi siamo ne peccati mortali, noi ciechi ci vendiamo al dimonio. Pregovi, per amore di Cristo
crocifisso, che noi esciamo di tanta servitudine. Non dico pi, ma tanto vi dico che miei difetti sono
infiniti, e promettovi cos, di pigliare e miei e vostri, e faronne uno fascio di mirra, e porrommelo nel
petto (Ct 1, 12) per continuo pianto e amaritudine fondata in vera carit: ci far pervenire a la vera
dolcezza e consolazione de la vita durabile. Perdonate a la mia presunzione e superbia.
Racomandatemi e benedicete tutta la fameglia in Cristo Ges. Pregolo che vi doni quella dolce
etterna benedizione, e sia di tanta fortezza che rompi e spezzi tutti e legami che vi tollessero lui.
Permanete ne la santa dilezione di Dio.

LETTERA 25
A lo soprascritto Tommaso dalla Fonte de frati Predicatori.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato nel sangue di Cristo crocifisso, el quale
sangue inebria, fortifica, scalda e allumina lanima de la verit: e per non cade in menzogna.
O sangue che fortifichi lanima e tollile la debilezza! La quale debilezza procede dal timore
servile, e l timore servile viene da mancamento di lume. E per forte lanima, perch nel sangue
stata alluminata della verit: cognosciuto e veduto con locchio dello ntelletto che la prima Verit el
cre per dargli la vita durabile, a gloria e loda del nome suo. Chi cel manifesta chegli cos? El sangue
de lo immaculato Agnello: el sangue ci manifesta che tutte le cose che Dio ci concede, prospere e
averse consolazioni e tribolazione, vergogna e vituperio, scherni e villanie, infamie e mormorazioni
, tutte sonno concesse a noi con fuoco damore, per adempire in noi questa prima dolce verit con la
quale fummo creati. Chi cel mostra? El sangue: ch se altro Dio avesse voluto di noi non ci avarebbe
dato el Figliuolo, e l Figliuolo la vita.
Come lanima con locchio dello ntelletto cognosciuta questa verit, subbito riceve la fortezza:
che forte a portare e sostenere ogni grande cosa per Cristo crocifisso. None intepedisce, anco riscalda
col fuoco de la divina carit, con odio e dispiacimento di s. A mano a mano si truova ebbro, perch
lebbro perde el sentimento di s, e non si truova altro che sentimento di vino: tutti i sentimenti vi
sonno amersi dentro.
Cos lanima inebriata del sangue di Cristo perde il proprio sentimento di s; privato de lamore
sensitivo e privato del timore servile ch col dove non amore sensitivo non v timore di pena ,
anco si diletta de le pene. In altro non si vuole gloriare se non nella croce di Cristo crocifisso: quella
la gloria sua. Tutte le potenzie de lanima vi sonno dentro occupate; la memoria s impita di sangue
ricevelo per beneficio , nel quale sangue truova lamore divino che caccia lamore proprio: amore
doprobri e pena donore, amore di morte e pena di vita. Con che s impita la memoria? Con le mani
de laffetto e santo e vero desiderio, el quale affetto e amore trasse dal lume de lintelletto, che
cognobbe la verit e la dolce eterna volont di Dio.
Or cos voglio, carissimo padre, che dolcemente ci inebriamo e bagniamo nel sangue di Cristo
crocifisso, acci che le cose amare ci paiano dolci, e grandi pesi leggieri; de le spine e triboli traiamo
la rosa, pace e quiete. Altro non dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges Ges.

LETTERA 26
A suoro Eugenia sua nipote nel monasterio di Sancta Agnesa a Montepulciano.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a te
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti gustare il cibo angelico: per che per altro non se
fatta; e acci che tu il potessi gustare, Dio ti ricomper del sangue de lunigenito suo Figliuolo.
Ma pensa, carissima figliuola, che questo cibo non si mangia in terra, ma in alto; e per il
Figliuolo di Dio volse essere levato in alto in su el legno della santissima croce, acci che in alto in su
questa mensa prendessimo questo cibo. Ma tu mi dirai: Quale questo cibo angelico? Rispondoti:
il desiderio di Dio, il quale il desiderio che ne laffetto de lanima, trae a s, e fannosi una cosa luno
con laltro. Questo uno cibo che, mentre che siamo peregrini in questa vita, tira a s lodore delle
virt, le quali virt sono cotte al fuoco della divina carit, e mangiansi in su la mensa della croce: cio
che con pena e fatiga sacquista la virt, ricalcitrando a la propria sensualit; e con forza e violenza
rapire il reame de lanima sua, la quale chiamata cielo, perch cela Dio per grazia dentro da s.
Questo quello cibo che fa lanima angelica: e per si chiama angelico; e anco perch, separata
lanima dal corpo, gusta Dio ne la essenzia sua.
Egli sazia tanto e per s fatto modo lanima che niuna altra cosa appetisce n pu desiderare se
non quello che pi perfettamente labbi a conservare e crescere questo cibo: unde in odio ci che l
contrario. E per, come prudente, raguarda col lume della santissima fede, il quale lume sta ne locchio
de lintelletto, e raguarda quello che l nocivo e quello che l utile. E come ella veduto, cos ama e
spregia: dispregia, dico, la propria sensualit, tenendola legata sotto a piedi de laffetto e tutti i vizii
che procedono da essa sensualit. Ella fugge tutte le cagioni che la possino inchinare a vizio o impedire
la sua perfezione. Unde ella annega la propria volont, che l cagione dogni male, e sottomettela al
giogo della santa obedienzia, non solamente a lordine e al prelato suo, ma a ogni minima creatura per
Dio. Ella fugge ogni gloria e piacere umano, e solo si gloria negli obrobrii e pene di Cristo crocifisso:
ingiurie, strazii, scherni e villanie le sono un latte, dilettandosi in esse per conformarsi con lo Sposo suo
Cristo crocifisso. Ella renunzia alla conversazione delle creature, perch vede che spesse volte ci sono
mezzo tra noi el Creatore nostro; e fugge a la cella attuale e alla mentale.
A questo tinvito te e laltre, e ti comando, dilettissima figliuola mia: che tu sempre stia nella casa
del cognoscimento di te ove noi troviamo il cibo angelico dellaffocato desiderio di Dio inverso di
noi e nella cella attuale, con la vigilia, e con lumile fedele e continua orazione, spogliando il cuore e
laffetto tuo di te e dogni creatura: e vestilo di Cristo crocifisso. Altrimenti il mangiaresti in terra; e gi
ti dissi che in terra non si debbe mangiare. Pensa che lo Sposo tuo Cristo dolce Ges, non vuole mezzo
tra te e lui, ed molto geloso, unde subito che vedesse che tu amassi veruna cosa fuore di lui, egli si
partirebbe da te; e saresti fatta degna di mangiare il cibo de le bestie.
E non saresti tu bene bestia, e cibo di bestie sarebbe, se tu lassassi il Creatore per le creature? il
bene infinito per le cose finite e transitorie, che passano come il vento? la luce per le tenebre? la vita
per la morte? quello che ti veste di sole di giustizia, col fibiale de lobedienzia e con le margarite della
fede viva, speranza ferma e carit perfetta, per quello che te ne spoglia? E non saresti tu bene stolta a
partirti da quel che ti d perfetta purit in tanto che, quanto pi taccosti a lui, tanto pi raffina il fiore
della virginit tua per quelli che spesse volte gittano puzza di immundizia, contaminatori della mente
e del corpo tuo? Dio il cessi da te per la sua infinita misericordia.
E acci che questo non possa mai intervenire, guarda che non sia tanta la tua sciagura che tu pigli
conversazione particolare n di religioso n di secolare, che se io il potr sapere o sentire, se io fossi
anco pi dilonga che io non so, io ti darei s fatta disciplina che tutto il tempo de la vita tua ti starebbe
a mente; e sia chi si vuole. Guarda che tu non dia n riceva se non in neccessit, sovvenendo
comunemente a ogni persona dentro e di fuore. Stammi tutta soda e matura in te medesima. Servi le
suore caritativamente con grande diligenzia, e spezialmente quelle che vedi in necessit.
Quando gli ospiti passano, e dimandasserti alle grate, statti ne la pace tua e non vandare: ma
quello che volessero dire a te, dicanlo a la priora; se gi la priora non tel comandasse per obedienzia.
Allora china el capo, e stammi salvatica come uno riccio. Stianti a mente i modi che quella gloriosa
vergine santa Agnesa faceva tenere a le figliuole sue. Vatti per la confessione, e di la tua necessit, e
ricevuta la penitenzia, fugge. Guarda gi, che non fussero di quelli con cui tu ti se alevata. E non ti
maravigliare perchio dica cos; per che pi volte mi puoi avere udito dire, e cos la verit, che le
conversazioni, col perverso vocabolo de divoti e delle divote, guastano lanime e i costumi e
observanzie delle religioni.
Guarda che non leghi el cuore tuo altro che con Cristo crocifisso; per che talora el voresti
sciogliare, che ti sarebbe molto duro. Dico che lanima che asaggiato il cibo angelico veduto col
lume che questo e laltre cose sopradette le sono mezzo e impedimento al cibo suo; e per le fugge con
grandissima solecitudine. E dico che ama e cerca quello che la acresca e la conservi in questo cibo, e
perch veduto che meglio gusta questo cibo col mezzo de lorazione fatta nel cognoscimento di s,
per vi si essercita continovamente in tutti quelli modi che pi si possa acostare a Dio.
Di tre ragioni lorazione: luna continova cio el continovo santo desiderio, el quale
desiderio ra nel cospetto di Dio in ci che tu fai : perch questo desiderio drizza nel suo onore tutte
le tue operazioni spirituali e corporali, e per si chiama continova. Di questa pare che parlasse il
glorioso santo Pavolo quando disse: Orate senza intermissione (1Ts 5, 17). La seconda orazione
vocale, quando vocalmente si dice lofficio, o altre orazioni.
Questa ordinata per giognare alla terza, cio a la mentale: e cos vi giogne lanima quando con
prudenzia e umilit esercita lorazione vocale: cio che, parlando con la lingua, el cuore suo non sia
dilunga da Dio, ma debbasi ingegnare di fermare e stabilire el cuore suo ne laffetto della divina carit.
E quando sentisse la mente sua essere visitata da Dio cio che in alcuno modo fusse tratta a pensare
del suo Creatore debba abandonare lorazione vocale e fermare la mente sua, con affetto damore, in
quello che vede che Dio la visita; e poi, se ella tempo, cessato quello, debba ripigliare la vocale, acci
che sempre la mente stia piena e non vta.
E perch ne lorazione abondassero le molte bataglie in diversi modi, e tenebre di mente con
molta confusione (facendole el demonio vedere che la sua orazione non fusse piacevole a Dio per le
molte battaglie e tenebre che ), non debba lassarla per, ma stare ferma con fortezza e longa
perseveranza, raguardando che l dimonio el fa per partirci da la madre de lorazione, e Dio el permette
per provare in quella anima la fortezza e costanzia sua, e acci che nelle bataglie e tenebre cognosca s
non essere, e nella buona volont che si sente riservata cognosca la bont di Dio il quale donatore e
conservatore delle buone e sante volont : la quale volont non denegata a chiunque la vuole.
Per questo modo giogne a la terza e ultima orazione mentale, ne la quale riceve il frutto de le
fadighe che sostenne ne lorazione vocale imperfetta. Allora gusta il latte della fedele orazione. Ella
leva s sopra di s, cio sopra il sentimento grosso sensitivo, e con mente angelica si unisce in Dio per
affetto damore, e col lume de lintelletto vede e cognosce, e vestesi della verit. Ella fatta sorella
degli angeli; ella sta con lo Sposo suo in su la mensa del crociato desiderio, dilettandosi di cercare
lonore di Dio e la salute de lanime, perch vede bene che per questo lo Sposo eterno corse a
lobrobriosa morte della croce, e cos comp lobedienzia del Padre e salute nostra. Drittamente questa
orazione una madre che ne la carit di Dio concepe le virt, e ne la carit del prossimo le parturisce.
Ove manifesti tu lamore la fede la speranza, e lumilit? ne lorazione, per che la cosa che tu
non amassi non ti curaresti di cercarla; ma chi ama, sempre si vuole unire con quella cosa che ama, cio
con Dio, col mezzo dellorazione. A lui dimandi la tua necessit, perch cognoscendo te nel quale
cognoscimento fondata la vera orazione vedi te avere grande bisogno, sentendoti atorniata da tuoi
nemici: cio dal mondo col ricordamento de vani piaceri o con le ingiurie, dal demonio con le molte
tentazioni, e dalla carne con molta rebellione e impugnazione contra lo spirito.
E te vedi non essere per te; non essendo, vedi che non ti puoi aitare, e per con fede corri a colui
che (Es 3, 14), il quale pu sa e vuole subvenirti in ogni tua necessit: e con isperanza adimandi e
aspetti laiutorio suo. Cos vuole essere fatta lorazione, a volerne avere quello che tu naspetti. Non ti
sar mai denegata cosa giusta che tu adimandi per questo modo da la divina bont; ma facendola per
altro modo, poco frutto ne traresti.
Dove sentirai tu lodore de lobedienzia? ne lorazione. Dove ti spogliarai tu de lamore proprio
che ti fa essere impaziente nel tempo de le ingiurie, o daltre pene, e vestirati duno divino amore che
ti far paziente, e gloriarati ne la croce di Cristo crocifisso? ne lorazione. Dove sentirai tu lodore de
la virginit e la fame del martirio, disponendoti a dare la vita in onore di Dio e salute de lanime? in
questa dolce madre de lorazione. Ella ti far osservatrice de lordine; sugellaratti nel cuore e ne la
mente i tre voti solenni che facesti nella professione, lassandovi la impronta del desiderio dosservarli
infino a la morte.
Ella ti leva dalla conversazione delle creature, e datti la conversazione del Creatore; ella empie il
vasello del cuore del sangue de lumile Agnello, e ricuoprelo di fuoco, perch per fuoco damore fu
sparto. Pi e meno perfettamente riceve lanima e gusta questa madre dellorazione, secondo che ella si
notrica del cibo angelico, cio del santo e vero desiderio di Dio, levandosi in alto, come detto , a
prenderlo in su la mensa de la santissima croce. E per ti dissi chio desideravo di vederti notricare del
cibo angelico, perch io non veggo che in altro modo potessi essere vera sposa di Ges Cristo,
consecrata a lui nella santa religione. Fa chio ti vega una pietra preziosa nel conspetto di Dio. E non
mi stare a perdare il tempo. Bagnati e aniegati nel sangue dolce de lo Sposo tuo. Altro non ti dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 27
A missere Martino abbate di Pasignano dellordine di Valle Ombrosa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Reverendo e carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere el cuore e laffetto vostro innestato
in su la dolce e venerabile croce, considerando me che lanima non pu participare n avere el frutto
della grazia se il cuore e laffetto suo non innestato nel crociato amore del Figliuolo di Dio non
bastarebbe a noi perch la natura divina sia innestata e unita con la natura umana, e la natura umana
con la divina ; e perch ancora vediamo Dio e Uomo corso allobrobiosa morte della croce.
fatto uno innesto questo Verbo in su la croce santa e bagnatici del sangue prezioso suo,
germinando i fiori e frutti delle vere e reali virt: tutto questo fatto el legame de lamore (questo
amore caldo lucido attrattivo maturati e frutti delle virt, e toltole ogni acerbit; questo stato poich
lo innesto del Verbo divino si fece nella natura umana) ed el Verbo in su.legno della santissima croce.
Sapete che in prima erano s agre, che neuna virt ci conduceva a porto di vita, perch la marcia della
disobedienzia dAdam non era levata con lobedienzia del Verbo unigenito Figliuolo di Dio. Anco vi
dico che, con tutto questo dolce e soave legame, luomo non participa n pu participare la grazia se
esso non sinnesta, per affetto damore, nel crociato amore del Figliuolo di Dio, seguitando le vestigie
di Cristo crocifisso, per che noi arboli sterili, senza neuno frutto, ci conviene essere uniti con larboro
fruttifero, cio Cristo dolce Ges, come detto .
O carissimo e reverendo padre, quale sar quello cuore s duro che si possa tenere se raguardar
lamore ineffabile che gli el suo Creatore che non si leghi e innesti, col legame della carit, con lui?
Certo non so come egli sel possa fare. Credo bene che coloro che sono innestati e legati ne larboro
morto del dimonio e nellamore proprio di s, ne le delizie stati e ricchezze del mondo, fondati ne la
perversa superbia e vanit sua, oim!, che questi sieno quelli che sono privati de la vita, e sono fatti non
tanto che arbori sterili, ma essi sono arbori morti; e mangiando el frutto loro, conduce nella morte
etternale, per che i frutti sono e vizii e peccati. Costoro fuggono la via e la dottrina di questo dolce
incarnato e amoroso Verbo; essi vanno per la tenebre cadendo in morte e in molta miseria.
Ma non fanno cos quelli che con affettuoso amore seguitano la via della verit: nno aperto
locchio dellintelletto e cognoscono loro none essere, e cognoscono la bont di Dio in loro: ch
lessere, e ogni grazia che posta sopra lessere, retribuiscono a Dio avere avuto per grazia e non per
debito. Allora cresce uno fuoco e uno affetto damore, e uno odio e dispiacimento del peccato e de la
propria sensualit, che con questo amore e odio e con vera umilit sinnesta nel crociato consumato
amore del Figliuolo di Dio.
Produce allora i frutti de le reagli virt, le quali virt notricano lanima sua e del prossimo suo
perch diventa mangiatore e gustatore de lonore di Dio e della salute dellanime.
Molto ci dunque di grande necessit e di grande bisogno davere questa perfetta unione, ch
senza essa non potiamo giugnare a quello fine per lo quale fummo creati; e per dissi che io desideravo
di vedervi innestato nellarboro della santissima croce. Pregovi per lamore di Cristo crocifisso che
siate sollicito e non negligente: non pi dormire nel sonno de la negligenzia, per ch l tempo breve
e l camino lungo.
Voi mi mandaste a me, venerabile padre, la croce, la quale io tenni tanto cara quanto io tenessi
mai veruna altra cosa, ricevendo laffetto e l desiderio vostro col quale me la mandaste.
Rappresentatemi allocchio del corpo quello che debbo avere allocchio dellanima: miserabile a me,
che mai non lebbi! Pregovi con grande affetto damore che preghiate el nostro dolce Salvatore che mel
dia. Io vi rendo croce, invitandovi alla croce del dolce desiderio e a la croce del corpo, sostenendo con
vera e buona pazienzia ogni fadiga che voi riceveste per onore di Dio e per salute dellanime.
Scrivestemi che quello che io avevo cominciato che io el compisse; e io vi prometto che giusta al
mio potere, quanto Dio me ne dar la grazia di compire cio di sempre pregare la divina bont per voi
, se risponderete con vera e perfetta sollicitudine a lui che vi chiama con grandissimo amore, sar
compita la volont sua in voi che non cerca n vuole altro che la vostra santificazione , e l
desiderio vostro e mio.
Cos spero che compiuto ci ritrovaremo legati nel legame dolce della carit. Abbiate abbiate cura
di correggere el vizio e piantare la virt ne sudditi vostri, con vera e santa dottrina, essendo voi
specchio di virt a loro. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 28
A messer Bernab signore di Melano, per certi ambasciadori desso signore mandati a lei.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Reverendo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi participare el sangue del Figliuolo di Dio
s come figliuolo creato dal sommo Padre allimagine e similitudine sua (Gn 1, 26), e servo
ricomprato acci che andiate con amore e col santo timore di Dio. Sapete che colui che non ama lo
suo Creatore damore filiale, non pu participare il sangue: vvi bisogno damare.
O padre carissimo, quale quello cuore che sia tanto indurato e ostinato che, se egli raguarda
laffetto e lamore che gli porta la divina bont, che non si disolva? Amate, amate; guardate che prima
fuste amato, che voi non amaste: per che, raguardando Dio in s medesimo, inamorossi della bellezza
della sua creatura e creolla mosso dal fuoco della inestimabile sua carit solo per questo fine,
perch ella avesse vita etterna, e godesse quel bene infinito che Dio godeva in s medesimo. O amore
inestimabile, bene i dimostrato questo amore. Ch, perdendo luomo la grazia per lo peccato mortale,
per la disobedienzia che comisse contra te, Signor mio, ne fu privato. Or raguardate, padre, che modo
tenuto la clemenzia dello Spirito santo a restituire la grazia alluomo: vedete che la somma altezza di
Dio presa la servitudine della nostra umanit, in tanta bassezza e umilit profonda che debba
confondere ogni nostra superbia.
Vergogninsi li stolti figliuoli dAdam: che si pu pi vedere, che vedere Dio umiliato alluomo,
n pi n meno che se luomo avesse a tenere Dio, e non Dio luomo? Con ci sia cosa che luomo non
in s medesimo: ci che egli , s da Dio per grazia, e non per debito. E per non sar veruno, che
cognosca s medesimo, chegli offenda mai Idio mortalmente, o caggia in superbia o per stato, o per
grandezza, o segnoria. Segli segnoreggiasse tutto l mondo, riputasi non cavelle: ch cos sugetto alla
morte egli come una vilissima creatura, e cos trapassano le stolte dilizie del mondo e vengono meno in
lui, come in uno altro; e non le pu tenere, che vita e sanit e ogni cosa creata non passi come el vento.
Adunque per veruna signoria che aviamo in questo mondo ci potiamo riputar signori. Non so che
signoria quella si fusse, che mi pu esser tolta e non sta nella mia libert. Non mi pare che se ne debba
chiamare n tener signore, ma pi tosto dispensatore; e questo a tempo, e non sempre, quanto
piacer al dolce Signore nostro.
E se voi mi diceste: Non ci luomo in questa vita niuna signoria? rispondovi: s, lla, la pi
dolce e pi graziosa e pi forte che veruna cosa che sia, e questa si la citt dellanima nostra. Oh, cci
maggior cosa e grandezza che avere una citt che vi si riposa Idio, che ogni bene, dove si ritrova
pace, quiete e ogni consolazione? Ella di tanta fortezza questa citt, e di s perfetta signoria, che n
dimonio n creatura ve la pu tllere, se voi non vorrete. Ella non si perde mai se non per lo peccato
mortale: allora diventa servo e schiavo del peccato, diventa non cavelle e perde la dignit sua.
Veruno ci pu costrignere a commettere un minimo peccato, per che Dio l posto, s e no,
nella pi forte cosa che sia, nella volont; ch, se ella dice s per consentimento, di subbito offeso,
pigliando diletto e piacere del peccato; e se dice no, inanzi elegge la morte che offendere Dio e
lanima sua.
Questo non offende mai; ma guarda la citt, signoreggia s medesimo e tutto quanto el mondo:
ch se ne fa beffe del mondo e di tutte le dilizie sue, riputandole cosa corruttibile, peggio che sterco. E
per dicono e santi, che servi di Dio sono coloro che sono signori liberi: nno avuto vittoria. Molti
sono coloro che nno vittoria di citt e di castella: non avendola di loro medesimi e de nimici suoi,
come el mondo, la carne e l dimonio, pu dire che abbi non cavelle.
Ors, padre, vogliate tenere ferma la signoria della citt dellanima vostra; combattete forte con
questi tre nimici: tollete el coltello dellodio e dellamore, amando la virt e odiando el vizio; colla
mano dellarbitrio gli percotete. E non dubitate, ch la mano forte e l coltello forte; ch, come detto
, non niuno ve l possi tllere. Questo parbe che dicesse Pavolo quando diceva: N fame n sete, n
persecuzioni, n angeli n dimonii mi partiranno dalla carit di Dio, se io non vorr (Rm 8, 35-39);
quasi dica il dolce di Pavolo: come egli impossibile che la natura angelica mi parta da Dio, cos
impossibile che veruna cosa mi stringa a un peccato mortale, se io non vorr.
Diventati sono impotenti questi nostri nimici, per che lAgnello immaculato, per render la
libert alluomo, e farlo libero, d s medesimo alla obrobriosa morte della santissima croce. Vedete
amore ineffabile, che con la morte ci data la vita; sostenendo obrobrii e vitoperii, ci renduto lonore;
con le mani chiavate confitte in croce, ci sciolti dal legame del peccato; col cuore aperto ci tolle ogni
durizia; essendo spogliato, ci veste; col sangue suo cinebria; con la sapienzia sua vinta la malizia del
dimonio; co flagelli vinta la carne nostra; collobrobrio e umilit vente le dilizie e la superbia del
mondo; lavato ci dellabondanzia del suo sangue. S che non temiamo per veruna cosa che sia, ch
con la mano disarmata venti e nostri nemici, renduto el libero arbitrio.
O Verbo dolce, Figliuolo di Dio, tu i riposto questo sangue nel corpo della santa Chiesa; vogli
che per le mani del tuo vicario ci sia ministrato. Provide la bont di Dio alla necessit delluomo,
chogni d perde questa signoria di s offendendo il suo Creatore: e per posto questo remedio della
santa confessione, la quale vale solo per lo sangue dellAgnello. Non ve la d una volta, n doe, ma
continuamente. Per stolto colui che si dilunga o fa contra questo vicario, che tiene le chiave del
sangue di Cristo crucifisso: eziandio se fusse dimonio incarnato, io non debbo alzare el capo contra lui,
ma sempre umiliarmi, e chiedere el sangue per misericordia, ch in altro modo no l potete avere, n
participare el frutto del sangue.
Pregovi, per lamore di Cristo crucifisso, che non facciate mai pi contra el capo vostro; e non
mirate che l dimonio vi porr e v posto inanzi il colore della virt, cio una giustizia di voler fare
contra e mali pastori per lo defetto loro: non credete al dimonio, e non vogliate fare giustizia di quello
che non tocca a voi. El nostro Salvatore non vuole: dice che sono i suoi unti; non vuole che n voi n
veruna creatura facci questa giustizia, perch la vuole far egli. Oh quanto sarebbe sconvenevole che l
servo volesse tllere la signoria di mano al giudice, volendo fare giustizia del malfattore! Molto
sarebbe spiacevole, per che non tocca a lui: el giudice quello che l a fare.
E se dicessimo: El giudice nol fa; non ben fatto che l facci io? no, ch ogni otta ne sarai
ripreso: n pi n meno ti cadr la sentenzia adosso, se tu ucciderai, dessere morto tu. None scuser la
legge la tua buona intenzione, che li fatto per levare il malfattore di terra; non vuole la legge n la
ragione che, perch l giudice sia cattivo e non facci la giustizia, che tu la facci per tu. Debilo lassare
punire al sommo giudice, che non lassar passare le ingiustizie e gli altri difetti che non siano puniti a
luogo e a tempo suo, singularmente nella estremit della morte, passata questa tenebrosa vita: nel quale
punto passato, ogni bene rimunerato e ogni colpa punita. Cos vi dico, carissimo padre e fratello in
Cristo dolce Ges, che Idio non vuole che voi, n veruno, vi facciate giustizieri de ministri suoi. Egli
l commesso a s medesimo, ed esso l commesso al vicario suo: e se l vicario suo non la facesse
(ch la debba fare, ed male se non si fa), umilemente doviamo aspettare la punizione e correzione del
sommo giudice, Idio etterno. Eziandio se ci fussero tolte per loro le cose nostre, pi tosto doviamo
eleggere di perdare le cose temporali e la vita del corpo che le cose spirituali e la vita della grazia, per
che queste sono finite, e la grazia di Dio infinita, che ci d infinito bene: e cos, perdendola, aviamo
infinito male.
E pensate che, per la buona intenzione che voi aviate, non vi scusar per n Dio n la legge
divina dinanzi a lui; anco cadereste nel bando della morte etternale: non voglio che cadiate mai in
questo inconveniente. Dicovelo, e pregove da parte di Cristo crucifisso, che non ve ne impacciate mai
pi.
Possedetevi in pace le citt vostre, facendo giustizia de sudditi vostri quando si commette la
colpa; ma non per loro, mai, che e sono ministri di questo glorioso sangue e prezioso. Per altre mani
che per le loro voi no l potete avere; non avendolo, non ricevete il frutto desso sangue, ma sareste,
come membro putrido, tagliato dal corpo della santa Chiesa.
Or non pi, padre! Umilmente voglio che poniamo el capo in grembo di Cristo in cielo per affetto
e amore, e di Cristo in terra, la cui vece tiene, per riverenzia del sangue di Cristo, del quale sangue ne
porta le chiavi: a cui egli opre, uperto, e a cui egli serra, serrato. Egli la potenzia e autorit, e
veruno che gli l possi tllere delle mani, per che gli data dalla prima dolce Verit. E pensate che,
fra le altre cose che sieno punite, che dispiaccia bene a Dio, si quando vede che son toccati gli unti
suoi, siano gattivi quanto si vogliono. E non pensate, perch vediate che Cristo facci vista di non vedere
in questa vita, che sia di meno la punizione nellaltra. Quando lanima sar dinudata dal corpo, allora
gli mostrar che in verit egli veduto. Adunque voglio che siate figliuolo fedele della santa Chiesa,
bagnandovi nel sangue di Cristo crucifisso: allora sarete membro legato nella Chiesa santa, e non
putrido. Ricevarete tanta fortezza e libert che n dimonio n creatura ve la potr tllere, per che
sarete fuore de la servitudine del peccato mortale, della rebellione della santa Chiesa; sarete fatto forte
dalla fortezza della grazia, che allora abitar in voi, e sarete unito col vostro padre. Cos vi prego che
perfettamente facciate questa unione, e none indugiate pi tempo.
Ma che vendetta faremo del tempo che sete stato fuore? Di questo, padre, parmi che sapparecchi
uno tempo che noi potremo fare una dolce e gloriosa vendetta; ch, come voi avete disposto el corpo e
la sustanzia temporale a ogni pericolo e morte, in guerra col padre vostro, cos ora vinvito da parte di
Cristo crocifisso a pace vera e perfetta col padre benigno, Cristo in terra, e a guerra contra glinfedeli,
disponendo el corpo e la sustanzia a dare per Cristo crocifisso. Disponetevi, ch vi conviene fare questa
dolce vendetta che, come voi sete andato contra, cos andate in aiuto, quando el padre levar in alto el
gonfalone della santissima croce; per che l padre santo n grandissimo desiderio e volont. Voglio
che siate el principale, e che invitiate e sollicitiate el padre santo che tosto si spacci, ch grande
vergogna e vituperio di cristiani, di lassare possedere quello che di ragione nostro a pessimi
infedeli! Ma noi facciamo come stolti e di vil cuore, che non facciamo briga e guerra se no con essonoi
medesimi. Luno si divide da laltro per odio e rancore, col dove noi doviamo essere legati del legame
della divina ardentissima carit; el qual legame di tanta fortezza, che tenne Dio e Uomo confitto e
chiavellato nel legno della santissima croce.
Ors, padre, per lamor di Dio crescetemi el fuoco del santissimo desiderio, volendo dare la vita
per Cristo crucifisso, dare el sangue per amore del sangue. Or quanto sar beata lanima vostra e la mia,
per laffetto chio alla salute vostra, di vedervi dare la vita per lo nome del dolce e buono Ges!
Prego la somma ed etterna bont che ci facci degni di tanto benifizio quanto a dare la vita per lui. Or
correte virilmente a fare i grandissimi fatti per Dio e per esaltazione della santa Chiesa, s come avete
fatto per lo mondo e in contrario a lei: facendo questo, voi participarete el sangue del Figliuolo di Dio.
Rispondete alla voce e clemenzia dello Spirito santo che vi chiama tanto dolcemente, che fa
gridare a servi di Dio dinanzi a lui per voi, per darvi la vita della grazia. Pensatevi, padre, che delle
lacrime e sudori che la bont di Dio fatte gittare per voi a servi suoi, da capo a pie ve ne lavareste:
non le spregiate, n siate ingrato a tanta grazia. Vedete quanto Dio vama, che la lingua vostra no l
potrebbe narrare, n l cuore pensare, n occhio vedere quante sono le grazie sue, che vuole abundare
sopra di voi, pure che disponiate la citt dellanima vostra a trarla della servitudine del peccato mortale.
Siate grato e cognoscente, acci che non si secchi in voi la fonte della piet. Non dico pi.
Siate siate fedele, umiliatevi sotto la potente mano di Dio. Amate e temete Cristo crocifisso;
niscondetevi nelle piaghe di Cristo crucifisso; disponetevi a morire per Cristo crocifisso. Perdonate alla
mia ignoranzia e presunzione, che presummo molto di favellare; ma lamore e laffetto chio alla
salute dellanima vostra mi scusi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Di quello che mi preg el vostro serviziale, che per vostra parte venne a me etc. Ges dolce, Ges
amore.

LETTERA 29
A madonna la Reina, donna dello soprascritto signore di Melano, per li detti ambasciadori.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Reverenda madre in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vestita del vestimento dellardentissima carit, s
e per s fatto modo che voi siate quel mezzo e instrumento che facciate pacificare lo sposo vostro con
Cristo dolce Ges e col vicario suo, Cristo in terra.
So certa che, se sar in voi la virt della carit, non si potr tenere che lo sposo vostro non ne
senta el caldo. E cos vuole la prima Verit che voi siate due in uno spirito, e in uno affetto e santo
disiderio.
Questo non potreste fare se non fusse in voi questo amore. Ma voi mi direte: Da che io non
lamore, e senza amore io no l posso fare, che modo tengo daverlo?. Dicolo a voi, che amore non
sacquista se non con amore: per che colui che vuole amore, prima gli conviene amare, cio davere
volont damare. Poi che egli avuta questa volont, conviengli uprire locchio del conoscimento, e
vedere dove si truova e come e si truova questo amore. In s medesimo el trovar. Come?
cognoscendo s medesimo non essere: vedendo s non essere per s medesimo, retribuisce e cognosce
da Dio avere lessere suo, e ogni grazia che fondata sopra questo essere cio le grazie e i doni
spirituali e temporali che Idio ci d : ch, se noi non fussimo, non potremo ricevere neuna grazia. S
che ogni cosa , e truova davere, per la inestimabile bont e carit di Dio.
Come lanima veduto e trovata in s tanta bont del suo Creatore, levasi e cresce in tanto amore
e disiderio che s e l mondo, con tutte le delizie sue, spregia e in dispetto. E non me ne maraviglio,
per che l condizione dellamore che, quando la creatura si vede amare, subbito ama; come egli ama,
elegge inanzi la morte che offendere quello che egli ama. Ella si notrica nel fuoco dellamore perch
s veduta tanto amare, quando vede s esser stato quel campo e quella pietra dove fu fitto el gonfalone
della santissima croce. Ch voi sapete bene che la terra n la pietra averebbe tenuta la croce, n chiovi
n croce averebbero tenuto el Verbo dellunigenito Figliuolo di Dio, se lamore non lavesse tenuto.
Adunque lamore, che Dio ebbe allanima nostra, fu quella pietra e quelli chiovi che lnno tenuto.
Or questo el modo da trovare lamore. Poi che aviamo trovato el luogo dove sta lamore, in che
modo ce l convien amare? O reverenda e dolcissima madre, egli la regola e la via: e altra che questa
una via non c. La via sua, chegli insegna a noi la quale doviamo seguitare, se vogliamo andare per
la luce e ricevere vita di grazia , si andare per le pene, per gli obrobii, scherni, strazii e villanie e
persecuzioni: con esse pene conformarsi con Cristo crocifisso. Egli fu quello Agnello immaculato che
spregi le ricchezze e signorie del mondo; con ci sia cosa che fusse Dio e uomo, nondimeno, come
regola e via nostra, egli ce la nsegna; fatto osservatore della legge e non trapassatore. Egli umile e
mansueto, che non udito el grido suo per veruna mormorazione. Egli uperto s medesimo per
larghezza damore; diventa gustatore e mangiatore della salute nostra, non cercando n vedendo s, ma
solo lonore del Padre e l bene delle creature. Egli none schifa le pene, anco va drieto a esse pene.
Grande cosa a vedere el dolce e buono Ges, che governa e pasce tutto luniverso, ed esso
medesimo in tanta miseria e necessit che non veruno che sia simile a lui. Egli mendico in tanto che
Maria non ebbe panno dove involgere il figliuolo suo; ne lultimo muore nudo in croce, per rivestire
luomo e coprirli la sua nudit. Nudo era fatto per lo peccato commesso, perduto avea el vestimento
della grazia: s che s spoglia della vita, e noi ne veste. Dico che lanima, che aver trovato amore
nellaffetto di Cristo crocifisso, che ella si vergognar di seguitarlo per altra via che per Cristo
crocifisso: non vorr dilizie, n stati, n pompe; anco vorr stare come peregrina o viandante (Eb 11,
13; 1Pt 2, 11) in questa vita, che attende pure di giognare al termine suo. N per prosperit che truovi
nella via, n aversit, se egli buono peregrino, non tarda per el suo andare: anco va virilmente, per
lamore e affetto chegli posto al termine suo, al quale aspetta di giongere.
Cos voglio che facciate voi, dolcissima madre e suoro in Cristo dolce Ges. Non voglio che
miriate per li grandi stati che aviate, n per le grande ricchezze e diletti, n per avversit o tribulazione
che vedeste venire. Non vi ritraga el diletto, n non vi ritraga la pena; ma con cuore virile corrite per
questa via, dilettandovi sempre delle virt e di portare pena per Cristo crocifisso, che s dolcemente ve
l insegnata.
Prendete delle cose del mondo per necessit della natura, e non per affetto disordinato: ch troppo
sarebbe spiacevole a Dio che voi poneste lamore in quella cosa che meno di voi, che non sarebbe
altro che perdere la dignit sua: ch tale diventa la creatura, quale quella cosa che egli ama. Se io amo
el peccato, el peccato non : ecco chio divento non cavelle. A maggiore vilt non pu venire. El
peccato non procede da altro che damare quello che Idio odia, e odiare quello che Dio ama; dunque
amando le cose transitorie del mondo, e s medesimo damore sensitivo, offende, per che quella
cosa che Dio odia, e tanto gli dispiacque che ne volse fare vendetta e giustizia sopra el corpo suo. Fece
di s uno ancudine, fabricandovi su le nostre iniquit.
Or che grande miseria e cechit quella della creatura, a vedere s, creato alla imagine e
similitudine sua (Gn 1, 26), e anco riformato in grazia (poi che la perd per lo peccato mortale, con
labondanzia del sangue suo riform questa imagine), ed ella tanto cieca che abbandona laffetto e
lamore che l fatta grande per la sua bont, e dassi ad amare quelle cose che sono fuori di Dio, cio
traendo laffetto e lamore fuore di lui, e amare le cose create e s medesimo senza lui! Ch non la
forma degli stati e delizie del mondo, n le creature, che siano reprensibili; ma laffetto che la persona
vi pone, trapassandone per questo affetto el comandamento dolce di Dio. Cos, per lo contrario, quando
lamore e laffetto si leva da s, e pollo tutto in Cristo crocifisso, egli viene nella maggiore degnit che
possi venire, per che diventa una cosa col suo Creatore. E che meglio pu avere, che essere unito in
colui, che ogni bene? E non la pu riputare a s quella dignit e unione, ma allamore. Perch sarebbe
grande una serva che fosse presa per sposa dallo mperadore, ch, subito che ella unita con lui, fatta
imperadrice, e non per s, chella era serva, ma per la dignit dello imperadore.
Cos pensate, carissima madre in Cristo dolce Ges, che lanima inamorata di Dio, che serva e
schiava ricomprata del sangue del Figliuolo di Dio, viene a tanta dignit che ella non si pu chiamare
serva, ma imperadrice, sposa dello imperadore etterno. Ben sacorda con la parola della prima verit:
El servire a Dio non essere servo, ma regnare: anco gli tolle la servitudine del peccato, e fallo
libero. Bene forte dunque questa unione perfetta, che, oltra alla dignit della creazione sua, per
lunione dellamore e delle virt, fa perfetta questa dignit prima dellessere, cio per lunione che
fatta col suo Creatore. Questa s spogliata delluomo vecchio di s medesima, e vestita del nuovo,
Cristo dolce Ges. Allora aperta lanima a ricevere e tenere la grazia, colla quale in questa vita gusta
Idio; poi, ne lultimo, vede letterna visione sua, dove si pacifica e perfetto riposo e quiete, per che
sono adempiti e desideri suoi. Questa la ragione che in questa vita non pu avere questa pace: perch
non saziato el disiderio suo infino che non gionge allunione della divina essenzia: solamente fame
e desiderio mentre che viandante e peregrino (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11) in questa vita: desiderio di fare
la via dritta, e fame di giongere al termine e al fine suo. El qual desiderio el fa correre per la via, per
la strada battuta da Cristo crocifisso, s come di sopra detto; ch, se non avesse amore al suo fine, cio
a Dio, non si curarebbe di volere sapere la via.
Adunque voglio che cresciate el santo e vero desiderio a seguitare questa via, che vi fa gionger al
termine.
Sappiate che ella non buia n tenebrosa n piena di spine, anco lucida con vero lume; e
battlla questa strada, col sangue suo, Ges Cristo, che esso lume. Non ci spine, chella odorifera,
piena di fiori e di soavi frutti, in tanto che, come la creatura comincia a tenere per essa strada e via
dolce, gustavi tanta dolcezza che inanzi elegge la morte che volersene partire. E con ci sia cosa che in
questa via ci si veggano spine, che paiono spine di molte tribulazioni e illusioni del dimonio, e l
mondo ci si para inanzi colla infiata superbia, dico che non le cura quella anima che si diletta in questa
via: ma fa come colui che va al rosaio, che coglie la rosa e lassa stare la spina; cos ella, delle
tribulazioni e angoscie del mondo: le lassa dietro, e coglie la rosa odorifera della vera e santa pazienzia,
ponendosi dinanzi a locchio del cognoscimento el sangue dellAgnello che d vita, posto in capo di
questa strada.
Adunque corrite, madre, e corrano tutti e veri fedeli cristiani, allogietto di questo sangue, dietro
a lodore suo (Ct 1, 3). Allora diventaremo veramente ebri desso sangue, arsi e consumati nella divina
dolce carit; fatti saremo una cosa con lui. Faremo come lebro, che non pensa di s, se non del vino
chegli bevuto e di quello che rimane a bere. Inebriatevi di sangue per Cristo crocifisso; poi che
lavete inanzi, non vi lassate morire di sete; non ne prendete poco, ma tanto che voi inebriate, s che
perdiate voi medesima.
Non amate voi per voi, ma voi per Idio; n la creatura per la creatura, ma solo a loda e gloria del
nome di Dio; n amate Idio per voi, per vostra utilit, ma amate Dio per Idio, in quanto somma bont,
degno desser amato. Allora lamore sar perfetto e non mercenaio; non potrete pensare altro che di
Cristo crocifisso, del vino che avete bevuto, cio della perfetta carit, la quale vedete che Idio v data
e mostrata inanzi la creazione del mondo, inamorandosi di voi prima che voi fosti: ch, se non si fusse
inamorato, mai non varebbe creata. Ma, per lamore chegli vebbe vedendovi in s, egli si mosse a
darvi lessere. Or qui si distendaranno e pensieri vostri in questa carit beuta. Dico che pensarete in
quello che a bere, cio aspettando e desiderando davere e gustare la somma etterna bellezza di Dio.
Ora aviamo trovato el luogo ove si riposa lamore (Ct 1, 6) e dove lanima lacquista, e trovato in che
modo ce l conviene pigliare.
Or vi prego, per lamore di Cristo crocifisso, che non siate negligente, ma sollicita ad andare a
questo luogo, e tenere per questa via mostrata di sopra. Facendolo, adimpirete el disiderio e la volont
di Dio in voi che non cerca n vuole altro che la vostra santificazione e l disiderio di me, misera
miserabile, piena di peccati e diniquit, che fame e volont della salute vostra, s per voi, e s per lo
mezzo chio voglio che siate a lo sposo vostro, inducendolo a virt e a seguitare la via della verit.
Invitatelo e pregatelo, quanto potete, a fare che sia vero figliuolo e servo a Cristo crocifisso, obediente
al padre santo, la cui vece tiene, e non sia pi ribello.
Padre e madre carissimi, siatemi uniti in una volont e uno spirito. Non aspettate el tempo, ch l
tempo non aspetta voi. Guardate guardate che locchio di Dio sopra di voi, e veruno che da quello
occhio si possa nascondere. Egli el dolce Idio nostro, che non bisogno di noi: amocci prima che da
noi fusse amato, donocci s medesimo per grazia e non per debito. Non voglio che siate ingrata a tanto
benifizio, ma grata e conoscente, rispondendo alla grazia e clemenzia de lo Spirito santo. Pregovi che
e figliuoli vostri sempre gli nutrichiate e aleviate nel timore di Dio. Non attendete pur a corpi loro, ma
alla salute de lanime.
Sappiate che Dio ve li richieder ne lultimo d. Non dico pi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate alla mia ignoranzia, se troppo vi
gravasse di parole; ma, per la fame e amore chio alla salute vostra, piuttosto farei in effetto che con
parole.
Venne a me quel vostro fedele serviziale per vostra parte; dissemi a bocca la vostra ambasciata, la
quale ricevuta molto graziosamente etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 30
Alla badessa del monasterio di santa Marta da Siena e a suoro Nicolosa del detto monasterio.
Al nome di Ges Cristo crucifisso.
A voi, dilettissima e carissima madre e suoro, madonna, e a te, figliuola e suoro Nicolosa, io
Caterina, inutile serva (Lc 17, 10) di Ges Cristo e vostra serva inutile voglio fare a voi loffizio che fa
el servo al signore, che sempre porta e arreca: cos voglio portare sempre voi nel conspecto del
dolcissimo Salvatore.
E cos portando, da lineffabile carit sua impetraremo grazia di fare laltro atto del servo, di
ritornare in giuso: cos venremo ne la grazia del cognoscimento di noi e di Dio. Per che non mi pare di
potere avere virt n la plenitudine de la grazia, senza labitazione de la cella del cuore e dellanima
nostra, nel quale luogo acquistaremo el tesoro che c vita, cio labisso santo del santo cognoscimento
di s e di Dio, dal quale santo cognoscimento, suore carissime, procede quello santissimo odio che ci fa
unire in quella somma etterna e prima Verit, cognoscendo noi somma bugia, operatori di quella cosa
che non . Cos odiando gridaremo con voce di cuore, manifestando la sua bont: Tu solo se colui che
se buono, tu se quello mare pacifico, donde escono tutte le cose che nno essare, excepto che quella
cosa che non , non in lui, cio el peccato. Come disse la somma Verit a una serva sua inutile: Io
voglio che tu sia amatrice di tutte quante le cose; ch sono tutte buone e perfette e sono degne dessare
amate, e tutte sono fatte da me che so somma bont, excepto che il peccato non in me, ch se fusse in
me, dilettissima mia figliuola, sarebbe degno dessare amato.
O amore inestimabile, per vuoli che noi ci odiamo, per le perverse nostre volontadi donde
procede questo che non in te. Dunque, madre e suoro dilettissime in Cristo Ges, corriamo corriamo
corriamo morte, per la via de la verit. E se mi diceste: che uccidiamo? gridiamo con lapostolo: la
nostra perversa volont.
Che dice lo inamorato di Pavolo? Mortificate le membra del corpo vostro (Col 3, 5). Non dice
cos de la volont, ma vuole chella sia morta e non mortificata. O dolcissimo e dilettissimo amore, io
non ci so vedere altro rimedio se non quello coltello che tu avesti, dolcissimo amore, nel cuore e
nellanima tua. Ci fu lodio che avesti al peccato e lamore che avesti a lonore del Padre e a la nostra
salute. O amore dolcissimo, questo fu quello coltello che trapass el cuore e lanima de la Madre. El
Figliuolo era percosso nel corpo, e la Madre similemente; perch quella carne era di lei. Ragionevole
cosa era, come cosa sua, ched elli aveva tratto di lei carne.
Io mavego, o fuoco di carit, che ci unaltra unione. Egli la forma de la carne, ed ella, come
cera calda, ricevuta la impronta del desiderio e dellamore de la nostra salute, ricevuta dal sugello
ed l sugello de lo Spirito santo , el quale sugello e inesto incarnato quel Verbo etterno divino.
Ella, come arbore di misericordia, riceve in s lanima consumata del Figliuolo, la quale anima
vulnerata e ferita de la volont del Padre: ella, come arbore che in s lo nnesto, vulnerata col
coltello dellodio e dellamore.
Or tanto moltiplicato lodio e lamore ne la Madre e nel Figliuolo, che l Figliuolo corre a la
morte per lo grande amore che egli di darci la vita. Tanta la fame e l grande desiderio de la santa
obedienzia del Padre, che elli perduto lamore proprio di s e corre a la croce. Questo medesimo fa
quella dolcissima e carissima Madre, che volontariamente perde lamore del Figliuolo. Ch non tanto
chella faccia come madre, che l ritraga da la morte, ma ella si vuole fare scala e vuole chelli muoia.
Ma non grande fatto, per chella era vulnerata de la saetta dellamore de la nostra salute.
O carissime suoro e figliuole tutte quante in Cristo Ges, se per infino a qui non fussimo arse nel
fuoco di questo santo desiderio de la Madre e del Figliuolo, non si contenghino pi ostinati e cuori
nostri: di questo vi prego da parte di Cristo crocifisso, che questa pietra si dissolva con labondanzia del
sangue caldissimo del Figliuolo di Dio, che di tanta caldezza che ogni durizia o freddezza di cuore
debba dissolvare. In che ci fa dissolvere? solamente in quello che detto aviamo: ci fa dissolvere
nellodio e nellamore, e questo fa lo Spirito santo quando viene nellanima. Adunque vi comando e vi
costringo che voi dimostriate di volere in voi questo coltello. E se mi dimandaste in che el potiamo
dimostrare, rispondovi: in due cose voglio che l dimostriate nel conspecto di Dio. Cio voglio che voi
non vogliate tempo a vostro modo, ma a modo di Colui che : cos sarete spogliate de la vostra volont
e vestite de la sua.
Intesi che mi scriveste del desiderio chavavate del mio venire a voi; voglio che questo si mitichi
col giogo soave del Figliuolo di Dio, e cos ricevarete questo tempo e ogni altro tempo, quanto
malagevole si fusse, pensando che non pu essare altro che nostro bene: con reverenzia riceviamo ogni
tempo.
Laltra si che voi andiate col giogo de la santa obedienzia. E voi singularmente, madonna,
vogliate essere obediente a Dio in portare la fadiga che elli v posta, cio davere a governare le
pecorelle sue. E non vi recate a malagevole, se vi vedete molte volte per limpacci di dare fadiga al
prossimo per onore di Dio, e questo veggio che facevano i discepoli santi, che spregiavano ogni
consolazione spirituale e temporale. O quanta consolazione avarebbero avuta, di ritrovarsi co la madre
de la pace del Figliuolo di Dio, e luno con laltro ritrovarsi insieme! E non di meno, come vestiti del
vestimento nuziale (Mt 22, 11-12) del maestro, e si danno a ogni fadiga e obrobrio e morte, per lonore
di Dio e salute del prossimo, luno separato dallaltro e cos spregiando le consolazioni e abracciando le
pene: cos voglio che facciate voi.
E se mi diceste de la grande sollicitudine de le cose temporali che vi conviene avere, rispondovi
che, tanto sono temporali quanto le facciamo; e gi v detto che ogni cosa procede da la somma bont:
dunqu ogni cosa e buona e perfetta. S che non voglio col colore de le cose temporali schifiate la
fadiga, ma voglio che sollecitamente e con occhio dirizzato secondo Dio siate sollecita. Singularmente
siate sollecita dellanime loro. Ch, come dice santo Bernardo, la carit, sella ti lusinga, non tinganna;
sella ti corregge, non todia. Adunque virilmente vi portate, con asprezze e con lusinghe, secondo che
bisogna ne lo stato vostro.
Non siate negligente a correggiare e difetti; e, piccioli o grandi, che sieno puniti secondo che la
persona atta a ricevare: chi fusse disposto a portare diece libre, non ponete vinti, ma tollete quello che
potete avere.
E loro prego per parte di colui che fu fatto portatore dogni nostra miseria, chelle sinchinino per
la porta stretta (Mt 7, 13; Lc 13, 24) de la santa obedienzia, a ci che la superbia de la loro volont non
lo rompesse el capo. E non vi paia, suoro carissime, fadigoso de la santa riprensione. O se voi sapeste
quanto dura la riprensione di Dio ch fatta allanima che schifa la riprensione di questa vita! S che
meglio che le negligenzie e lignoranzie nostre e l poco amore che avemo a la santa ubidienzia,
chelle sieno punite co le riprensioni fatte nel tempo finito che quella dura nel tempo infinito. Adunque
siate ubbidienti, per amore di quello dolcissimo e amantissimo giovano Figliuolo di Dio, che fu
ubidiente infino a la morte. E cos avaremo el coltello sopra detto; avendo tagliato per la virt di Dio el
vizio de la superbia trovarenci radicati ne la virt santa de la carit, la quale dimostraremo ne la virt de
la santa ubidienzia, che dimostraremo per la virt de la santa umilit. Altro non vi dico, se non che noi
facciamo una santa petizione acci che noi potiamo servare ci che noi aviamo detto.
Chi in camino, bisogno di lume, acci che non erri el camino: trovata una luce, ed quella
dolce vergine Lucia romana che ci d lume. A quella dolcissima inamorata Magdalena dimandaremo
quello dispiacimento che ella ebbe di s; ad Agnesa che agnella mansuetudine e umilit : s che
ecco che Lucia ci d lume, Magdalena odio e amore, Agnesa ci d lolio dellumilit. E cos fornita la
navicella dellanima nostra, andaremo a visitare el luogo santo de la beata santa Marta, di quella
inamorata spedaliera che ricevette Cristo uomo e Dio, ora collocata in casa del Padre, cio in quella
essenzia di Dio, ne la quale essenzia e visione, spero, per labondanzia del sangue di Ges Cristo, e
per li meriti di costoro, e di quella dolcissima madre noi gustaremo e vederemo Cristo a faccia a
faccia. Pregovi che siamo solliciti di consumare la vita per lui. Laudato sia el nostro dolce Salvatore.
A voi madonna e a te Nicolosa, figliuola e suoro, io mi racomando e prego che mi racomandiate a
suoro Augustina e a tutte laltre, che preghino Dio per me, che mi levi de la via de la negligenzia e
corra morta per la via de la verit. Altro non vi dico di questa materia. Laudato sia Ges Cristo
crocifisso. Amen.

LETTERA 31
A madonna Mitarella donna di Vico da Mogliano, senatore che fu a Siena nel Mc cclxxiij.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Dilettissima e carissima madre e suoro in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva inutile di Ges
Cristo, mi vi racomando, confortandovi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi nel cospetto
di Dio serva fedele, cio che voi stiate in quella fede che d letizia e gaudio ne lanima nostra. Questa
quella dolce fede che a noi conviene avere, s come disse el nostro Salvatore: Se voi arete tanta fede
quanto uno granello di senape, e comandaste a questo monte, s si levarebbe (Mt 17, 20). In questa
fede, dilettissima suoro, vi prego che permaniate.
Mandastemi dicendo che per lo caso occorso al sanatore del quale mi pare che abbiate avete
avuto grandissimo timore , che non avete altra fede n altra speranza se no ne lorazioni de servi di
Dio. Undio vi prego, da parte di Dio e del dolcissimo amore Ges Cristo, che sempre rimaniate in
questa dolce e santa fede. O fede dolce, che ci dai vita! Se voi starete in questa santa fede, gi mai nel
vostro cuore non cader tristizia, perch la tristizia non procede da altro se non dalla fede che poniamo
nelle creature; ch le creature sono cosa morta e caduca che vengono meno, e il cuore nostro non si pu
mai riposare se no in cosa stabile e ferma. Adunque essendo el nostro cuore posto ne le creature, non
in cosa ferma, ch oggi luomo vivo e domane morto. Convienci dunque, a volere avere riposo, che
noi riposiamo il cuore e lanima, per fede e amore, in Cristo crocifisso: allora trovaremo lanima nostra
piena di letizia. O dolcissimo amore Ges! Suoro mia, non temete le creature; s come disse Cristo
benedetto Non temete gli uomini, che non possono uccidere altro che l corpo; ma temete me, che
posso uccidare lanima e l corpo (Mt 10, 28; Lc 12, 4 5) , lui temiamo, che dice che non vuole la
morte del peccatore, anco vuole che si converta e viva (Ez 33, 11). O inestimabile carit di Dio, che
prima ci minaccia che pu uccidare el corpo e lanima, e questo fa per farci umiliare e stare nel santo
timore! O bont di Dio! Per dare letizia a lanima dice che non vuole la morte nostra, ma che viviamo
in lui. Allora dimostrarete, dilettissima suoro, che siate viva, quando la vostra volont sar unita e
acordata con quella di Dio. Questa volont dolce vi dar la fede e la speranza viva, posta tutta in Dio.
A volere dare vita a questa santa fede, due cose vi prego che abiate ne la memoria. La prima si
che Dio non pu volere altro che l nostro bene e per darci quello vero bene, di s medesimo infino
allobrobiosa morte de la croce , del quale bene fumo privati per lo peccato. Egli dolcemente umili
s medesimo, per rendarci la grazia e tllare da noi la superbia; adunque, bene vero che Dio non
vuole altro che l nostro bene. Laltra si che voi crediate che veramente ci che aviene a noi o per
morte o per vita, o per infermit o per sanit, o ricchezza o povert, o ingiuria che fusse fatta a noi da
amici o da parenti o da qualunque creatura voglio che crediate chegli permessione e volont di
Dio, ch senza sua volont non cade una foglia dalbore. Adunque non solo non temete questo, perch
a misura tanto Dio ci d quanto potiamo portare, e pi no (1Cor 10, 13); ma con riverenzia riceviamo,
dilettissima suoro, riputandoci indegni di tanto bene quanto egli a portare fatica per Dio. E perch l
dimonio ci volesse mettare una grande paura per lo caso del quale voi temete, pigliate subito larme
della fede, credendo che per Cristo crocifisso saremo deliberati, e cos rimarrete in perfettissima letizia,
credendo, come abiamo detto, che Dio non vuole altro che l nostro bene. Confortatevi in Cristo
crocifisso, e non temete.
Altro non vi dico, se no che tutte le vostre operazioni sieno fatte con amore e timore di Dio.
Ricordovi che voi dovete morire, e non sapete quando; e locchio di Dio sopra di voi e riguarda
tutte le vostre operazioni. Dolce Dio, dacci la morte inanzi che noi toffendiamo.
Laudato sia Ges Cristo etc.

LETTERA 32
A frate Jacomo da Padova priore del monasterio di Monte Oliveto di Fiorenza.
Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, venerabile padre in Cristo Ges, per riverenzia di quel santissimo sacramento, io Caterina,
serva e schiava de servi di Cristo, mi vi racomando nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con
desiderio di vedervi veramente servo fedele al nostro dolce Salvatore, s come elli disse: Se voi avrete
tanto fede quanto uno granello di senape e comandarete a questo monte, elli si levar (Mt 17, 19). E
cos mi pare veramente, padre, ch lanima fedele: che tutta la fede e la speranza sua abbi posto in sul
legno de la santissima croce, due noi troviamo lAgnello arrostito al fuoco de la divina carit; e ine
acquista lanima tanta fede che non sar neuno monte cio monte di neuno peccato o superbia o
ignoranzia o negligenzia nostra , comandandolo con fede viva per virt di quella santissima croce,
che la volont nostra non muova questo monte da vizio a virt, da negligenzia a sollecitudine, da
superbia a vera e perfetta umilit. Raguardando Dio umiliato a s uomo, levarassi el monte
dellignoranzia, rimarremo umiliati nel vero e perfetto cognoscimento di noi medesimi, vedremo noi
non essare ma operatori di quella cosa che non . Allora truova lanima in s fondata la bont di Dio
con tanto ardentissimo amore, per che vede ched e lam in s medesimo inanzi ched egli el creasse.
Dipoi chegli l veduta la miseria sua e la bont di Dio in lui , viene in uno odio di s medesimo e
in uno amore del dolce Ges perch si vede essare stato ed ribello a Dio, ma, facendo quello bene el
quale noi potiamo fare, vorr fare giustizia di s medesimo; e non tanto che si chiami contento di fare
giustizia di s, ma elli desidera che le creature ne faccino vendetta, volendo sostenere da loro ingiurie,
strazii e scherni e villanie: in altro non si pu dilettare che sostenere e portare fadighe con buona e vera
pazienzia.
Allora manifesta la fede sua viva e none morta, che conformata la volont sua con quella di
Dio; comandato a monti che si levino e sonsi levati, e, rimasto in virt, diventa giudicatore de la
santa volont di Dio, da la quale volont nasce uno lume: e ci che vede e ci che li fusse fatto, o da
uomini o da dimonia o per qualunque modo sia, non pu vedere che proceda da altro che da questa
santa volont di Dio. E veruna cosa a quella mente e a quella anima li pu essare pena, n veruno
tempo n stato vuole eleggiare a suo modo, se non secondo che a la bont di Dio piace, perch vede che
Dio sommamente buono: non pu volere altro che bene e la nostra santificazione, s come disse el
dolce inamorato di Pavolo che la volont di Dio che noi siamo santificati in lui.
Adunque, poi che lanima veduto tanto ineffabile amore, e ci che Dio fa e permette dato a
noi per singulare amore, levisi lanima nostra con perfetta sollecitudine a vestirsi e stregnare a s
questo santo e dolce vestimento, el quale fa adempire quella dolce parola del salterio: Gustate e
vedete. (Sal 33, 9) E veramente, carissimo padre, cos , ch se luomo nol gusta in questa vita per
amore e per desiderio, nol potr vedere ne la vita durabile. O quanto sar beata lanima nostra se noi el
gustaremo, essendo vestiti di questa santa e dolce volont: el quale el segno che noi dimostriamo al
Salvatore nostro con lamore che noi portiamo a lui; e dellamore nasce la fede viva, e tanto fede o
speranza quanto amo; e lamore, cio la divina carit, parturisce e figliuoli de le virt vive e non
morte. Or s, padre, transformiamo el cuore e lanima nostra in questo consumato e infocato e
ardentissimo amore, niscosi nelle piaghe del cuore consumato del Figliuolo di Dio.
Permanete ne la santa dilezione di Dio. Corriamo corriamo che l tempo breve. Ges dolce
Cristo Ges.

LETTERA 33
Allabbate di Monte Oliveto volendogli rimettere nelle mani uno frate uscito dellOrdine suo.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi in perfettissima carit.
La quale carit non cerca le cose sue (1Cor 13, 5); ella libera e non serva della propria
sensualit; ella larga, che dilata il cuore nellamore di Dio e dilezione del prossimo suo, e per sa
portare e supportare (1Cor 13, 7) i difetti delle creature per amore del Creatore. Ella pietosa e non
crudele, perch tolta da s quella cosa che fa luomo crudele cio lamore proprio di s e per
riceve caritativamente con grande piet il prossimo suo per Dio; ella benivola e pacifica e non
iracunda (1Cor 13, 4-5); ella cerca le cose giuste e sante, e non le ingiuste; e come le cerca cos
losserva in s, e per riluce la margarita della giustizia nel petto suo.
La carit, se ella lusinga, non inganna; e se ella riprende, non ira n odio, ma caritativamente
ama tutti come figliuoli: o lusingando o riprendendo, in qualunque modo si sia. Ella una madre che
concipe nellanima i figliuoli delle virt, e parturiscele per onore di Dio nel prossimo suo. La sua baglia
la vera e profonda umilit. Che cibo le d questa sua nutrice? Cibo di lume e di cognoscimento di s,
col quale lume cognosce la miseria sua e la fragile sensualit, cagione dogni miseria. Con questo
cognoscimento saumilia lanima e concipe odio verso s medesima; con questo nutrica il fuoco della
divina carit, cognoscendo la grande e ineffabile bont di Dio in s, la quale bont cagione principio e
fine dogni suo cognoscimento.
Dopo questo lume e cognoscimento si diletta di quel cibo che Dio pi ama, cio della sua
creatura la quale cre alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26); e tanto lam che egli le don il Verbo
del suo Figliuolo perch placasse lira sua, e traessela della lunga guerra nella quale era caduta per la
colpa dAdam, e lavasse la faccia dellanima che per la colpa era tutta lorda nel sangue dolcissimo
suo. Egli fu nostra pace (Ef 2, 14) e nostro tramezzatore tra Dio e noi (Col 1, 20), ricevendo i colpi
della giustizia sopra di s; egli fu il nostro medico, s come dice il glorioso Paulo: Quando lumana
generazione giaceva inferma venne il grande medico nel mondo per sanare le nostre infermit. Egli
nostro conforto, perch ci s dato in cibo. Questo dolce e amoroso Verbo, per compire lobedienzia e
volunt del Padre suo nella creatura, corse come inamorato ponendosi alla mensa della santissima
croce: e ine mangi il cibo dellanime, sostenendo pene obrobrii strazii e villanie, e ne lultimo la
penosa morte della croce, aprendo il corpo suo che da ogni parte versa sangue.
Tutto questo manifesta lamore che Dio a luomo: unde quello che in carit ama e dilettasi del
cibo dellanime; e gi per altra via n per altro modo non vuole pigliare questo suave cibo che l
pigliasse il dolce e amoroso Verbo Cristo dolce e buono Ges. Se egli sostenne, ed ella vuole sostenere
con lui insieme, unde patisce fame, sete, nudit, scherni e villanie, molestie dagli uomini e dalle
dimonia. Egli sopport la nostra ingratitudine, non ritraendo per adietro di compire la nostra salute:
dico che in questo e ogni altra cosa lanima che sta in carit, quanto l possibile, si conforma con lui, e
vuole seguitare le vestigie sue. Ella vuole ricogliere e ricoglie con benignit sotto lale della
misericordia chi lavesse offesa, perch vede che quel medesimo la bont di Dio fatto a lei.
Quanto dolce dunque questa madre carit! veruna virt che non sia in lei? No. Ella non
tenebrosa, perch la guida sua il lume della santissima fede, la quale fede la pupilla dellocchio de
lintelletto, che mena laffetto in quello che debbe amare, ponendogli per obiecto lamore che Dio gli ,
e la dottrina di Cristo crocifisso. Unde laffetto, che col lume vede s essere amato, costretto ad amare
e mostrare che in verit ami il suo Creatore, seguitando la dottrina della verit. Bene dunque da
levarsi dal sonno della negligenzia e della ignoranzia, e con sollicitudine cercare questa madre nel
sangue di Cristo crocifisso, per che il sangue ci rappresenta questo dolce e amoroso fuoco: e per
questo modo acquisteremo la vita della grazia; per altra via, no. E per vi dissi che io desiderava di
vedervi fondato in vera e perfettissima carit: ogni creatura che in s ragione la debbe avere in s,
perch ci necessaria se voliamo gustare Dio nella vita durabile.
Ma molto maggiormente ne sono tenuti e obligati quegli che nno a reggere e governare anime,
ed lo di grande bisogno, per che egli s grande peso che, se fossino privati della carit, non
portarebbono questo giogo senza offesa di Dio. Non vuole essere tiepida n imperfetta la carit del
prelato, ma perfetta con grandissimo caldo damore e desiderio della salute de sudditi suoi: con lume e
discrezione sapere dare ad ognuno secondo che atto a ricevere; caritativamente correggere, facendosi
infermo con loro insieme, lusingando e correggendo secondo che vuole la giustizia e la misericordia;
cercando la pecorella ismarrita, e poi che l trovata ponersela in su la spalla, portando i pesi suoi sopra
di s, rallegrandosi e facendo festa della pecorella ritornata allovile.
A questa allegrezza vinvito, carissimo padre, inverso la pecorella vostra che tanto tempo stette
nella congregazione dellaltre pecorelle, cio frate Pietro, il quale oggi monaco di Santo Lorenzo; e
pare che, umiliato e apparecchiato a ricevere la verga della giustizia, si voglia ritornare al suo ovile,
allobedienzia dellOrdine e vostra chinando il capo allo stare e allandare secondo che piacer alla
santa obedienzia.
Vedesi stare a pericolo fuore dellordine suo e ricognosce la colpa sua, e per verr ad voi a
chiedervi le mollicole che caggiono della mensa. Pregovi che gli apriate le braccia della misericordia a
riceverlo caritativamente, sicome debba fare il padre al suo figliuolo. Siatemi un buono pastore che
poniate la vita per le pecorelle vostre, se bisogna. Altro non vi dico.
Permanete nella santa etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 34
Al priore de frati di Monte Oliveto presso a Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Dilettissimo e carissimo padre per riverenzia di quel santissimo sagramento e fratello in
Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso
sangue suo, con desiderio di vedervi quello pastore buono e virile che pasciate e governiate con
solecitudine perfetta le pecorelle a voi comesse, imparando dal dolce maestro della verit, che posto
la vita per noi pecorelle che eravamo fuori della via della grazia.
vero, dolcissimo fratello in Cristo Ges, che questo non potete fare senza Dio, e Idio non
potiamo avere nella terra; ma uno dolce rimedio ci vego: che, essendo col cuore basso e piccolo, voglio
che facciate come Zaccheo che, essendo piccolo, sal in sullalbore per vedere Dio. Per la quale
solecitudine merit dudire quella dolce parola, dicendo: Zaccheo, vattene alla tua casa, ch oggi di
bisogno chio mangi con teco (Lc 19, 5). Cos dobiamo fare noi: che essendo noi bassi con estretto
cuore e poca carit, noi saliamo in sullalbore della santissima croce. Ine vedaremo e toccaremo Dio:
ine trovaremo el fuoco della sua inestimabile carit e amore, el quale l fatto corrare infino a li obrobii
della croce, levato in alto, affamato e assetato di sete de lonore del Padre e della salute nostra. Ecco
dunque il nostro dolce e buono pastore, che posto la vita con tanto affamato desiderio e affocato
amore, non riguardando alle pene sue, n alla nostra ignoranza e ingratitudine di tanto benifizio, non a
rimproveri de Giudei, ma come inamorato, ubidiente al Padre con grandissima riverenzia.
Ben si pu dunque, se noi vorremo, adempire in noi quella parola se la nostra negligenzia non
ci ritraie salendo in sullalbore, s come disse la dolce bocca della Verit: Se io sar levato in alto,
ogni cosa trarr a me (Gv 12, 32). E veramente cos , che lanima che ci salita vede versare la bont
e potenzia del Padre, per la quale potenzia data virt al sangue del Figliuolo di Dio di lavare le nostre
iniquit. Ine vediamo lobedienzia di Cristo crocifisso, che, per obedire, muore; e falla questa
obedienzia con tanto desiderio che maggiore gli la pena del desiderio che la pena del corpo. Vedesi la
clemenzia e labondanzia dello Spirito santo, cio quello amore ineffabile che l tenne confitto in sul
legno della santissima croce: ch n chiovi n fune larebe potuto tenere legato se l legame della carit
non fusse.
Ben sarebe cuore di diamante che non disolvesse la sua durizia a tanto smisurato amore; e
veramente el cuore vulnerato di questa saetta si leva su con tutta sua forza, e non tanto luomo in s
mondo, ma monda lanima, per la quale Dio fatto ogni cosa. E se mi diceste: Io non posso salire,
per che esso molto in alto, dicovi chegli fatto li scaloni nel corpo suo: levate laffetto a piedi del
Figliuolo di Dio, e salite al cuore che aperto e consumato per noi, e giognarete a la pace della bocca
sua, e diventarete gustatore e mangiatore dellanime; e cos sarete vero pastore che porrete la vita per le
pecorelle vostre.
Fate che sempre abiate locchio sopra di loro, acci che l vizio sia stirpato e piantatavi la virt.
E io vi mando due altre pecorelle: date a loro lagio della cella e dello studio, per che sonno due
pecorelle le quali nutricarete senza fadiga, e aretene grande alegrezza e consolazione. Altro non vi dico.
Confortatevi insieme legandovi col vincolo della carit, salendo in su quello albore santissimo
dove si riposano e frutti delle virt, maturi sopra l corpo del Figliuolo di Dio. Corrite con
solecitudine. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 35
A frate Nicol di Ghida e a frate Giuvanni Zerri e a frate Nicol di Jacomo di Vannuccio di
Monte Oliveto.
Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi seguitatori de lumile e immaculato
Agnello, el quale ora c rapresentato da la santa Chiesa in tanta umilit e mansuetudine che ogni cuore
di creatura ne doverebbe venire meno, e confondere e spegnare la superbia sua.
Questo Parvolo venuto per insegnarci la via e la dottrina della vita, perch la via era tolta per lo
peccato dAdam, per modo che neuno poteva giognere al termine di vita etterna. E per Dio Padre,
costretto del fuoco della sua carit, ci mand el Verbo de lunico suo Figliuolo, el quale venne come
uno carro di fuoco (2Re 2, 11), manifestandoci el fuoco dellamore ineffabile e la misericordia del
Padre eterno; insegnandoci la dottrina della verit e mostrandoci la via dellamore, la quale noi
doviamo tenere. E per disse egli: Io so via verit e vita (Gv 14, 6): chi va per me, non va per la
tenebre, ma giogne alla luce. E cos , per che chi seguita questa via in verit ne riceve vita di grazia,
e va col lume della santissima fede, e con esso lume giogne a letterna visione di Dio.
Dove ce l insegnata questa dottrina, questo dolce e amoroso Verbo? In su la catedra della
santissima croce, e ine ci lav la faccia dellanima nostra col sangue suo. Dico che cinsegn la via
dellamore e la dottrina de le virt: elli ci mostr in che modo noi doviamo amare, a volere avere la
vita. Noi siamo tenuti e obligati di seguitarlo; e chi nol seguita per la via delle virt, essofatto el
perseguita col vizio. Unde molti sono che vogliono perseguitare, e non seguitare; e vogliono andare
inanzi a lui, ma non drieto a lui, facendo unaltra via di nuovo cio di volere servire a Dio e avere le
virt senza fadiga , ma ingannati sono, per che elli la via.
Questi cotali non son forti n perseveranti, anco vengono meno, e nel tempo della battaglia
gittano a terra larme: cio arme de lumile e continua orazione con laffocata carit, e il coltello della
volont con che si difende, el quale due tagli, cio odio del vizio e amore della virt. E l piglia con la
mano del libero arbitrio, e dllo al nemico suo, s che trattosi larme che riparava a colpi delle molte
tentazioni, molestie dalla carne, e persecuzioni dagli uomini, e dato il coltello con che si difendeva ,
rimane vnto e sconfitto.
Non gli seguita gloria, anco vergogna e confusione; e tutto gli adiviene perch non seguitava la
dottrina del Verbo, ma perseguitava, volendo andare per altra via che tenesse elli.
Adunque ci conviene tenere per lui, e amare schiettamente in verit, non per timore della pena
che seguita a colui che non ama; non per rispetto dellutilit e diletto che truova lanima nellamore, ma
solo perch el sommo bene degno dessere amato da noi, e per el doviamo amare se mai utilit non
navessimo; che se danno non avessimo per non amare, noi doviamo pur amare. Cos fece elli, per che
elli ci am senza essere amato da noi, non per utilit che elli potesse ricevere, n per danno che ne
potesse avere non amandoci, per che elli lo Dio nostro che non bisogno di noi: unde el nostro bene
non gli utile, e l nostro male non gli danno.
Dunque, perch ci am per sua bont, cos dunque noi doviamo amare per la bont sua
medesima; e quella utilit che noi non potiamo fare a lui, doviamo fare al prossimo nostro, e amarlo
caritativamente; e non diminuire lamore verso di lui per alcuna ingiuria che ci facesse, n per sua
ingratitudine: ma doviamo essere constanti e perseveranti nella carit di Dio e del prossimo. Cos fece
questo dolce e amoroso Verbo, che non attendeva ad altro che a lonore del Padre e alla salute nostra; e
non allent landare di corrire allobrobiosa morte della croce per nostra ingratitudine che ci vedeva
spregiatori del sangue , n per pena n per obrobii che si vedeva sostenere. Perch? perch el suo
fondamento era damare noi solo per onore del Padre e per salute nostra. Questa la via che elli ci
insegnata, dandoci dottrina dumilit e dobedienzia, pazienzia, fortezza e di perseveranzia, perch non
lass el giogo dellobedienzia che aveva ricevuto dal Padre, n la salute nostra, per alcuna pena; ma
con tanta pazienzia che non udito el grido suo per neuna mormorazione: forte e perseverante infine
allultimo che elli remisse la sposa de lumana generazione nelle mani del Padre etterno.
Adunque vedete, figliuoli miei, che elli v mostrata la via e insegnata la dottrina. Dovetela
dunque seguitare virilmente e senza alcuno timore servile, ma con timore santo, con speranza e fede
viva, per che Dio non vi porr maggiore peso che voi potiate portare. E con questa fede rispondere al
dimonio, quando vi mettesse timore nelle menti vostre dicendo: Le battaglie e le fadighe dellOrdine e
l giogo dellobedienzia tu non le potrai portare; e dicendo: Meglio t che tu ti parta, e stia nella
carit comune.
O tu va in una altra religione, che ti sia pi agevole che questa: e potrai meglio salvare lanima
tua. Non da credarli; ma col lume della fede perseverare nello stato vostro infine alla morte.
Gi sete levati, carissimi figliuoli, per la bont di Dio da la puzza del secolo, e sete intrati nella
navicella della santa religione a navicare in questo mare tempestoso sopra le braccia dellOrdine, e non
sopra le braccia vostre, col timone della santa obedienzia, e ritto larbolo de la santissima croce, e
spiegatavi su la vela dellardentissima sua carit: con la quale vela giognarete a porto di salute, se voi
vi soffiarete col vento del santissimo desiderio con odio e dispiacimento di voi, con umile, obediente
e continua orazione , e con questo vento prospero si giogne, e con perseveranzia, al porto di vita
etterna. Ma guardate che l timone dellobedienzia non vesca delle mani, per che subbito sareste a
pericolo di morte. So certa che se averete spogliato el cuore del proprio amore sensitivo, e in verit
vestiti di Cristo crocifisso cio damare lui schiettamente senza rispetto di pena o di diletto, come
detto , voi el farete stando nella navicella dellOrdine, e abracciarete larbolo della santissima croce,
seguitando le vestigie e la dottrina de lumile e immaculato Agnello, annegando e uccidendo la propria
vostra volunt, con obedienzia pronta che mai non allenti per alcuna fadiga, o per obedienzia
incomportabile; ma sempre obedienti infine alla morte.
O gloriosa virt che porti teco lumilit! Per che tanto umile quanto obediente, e tanto
obediente quanto umile. El segno di questa obedienzia, che ella sia nel suddito, la pazienzia; con la
quale pazienzia non vorr ricalcitrare alla volont di Dio n a quella del prelato suo (guarda gi che non
gli fusse comandato cosa che fusse offesa di Dio: a questa non debba obedire, ma a ogni altra cosa s).
Questa virt non sola, quando ella perfetta nellanima; anco, acompagnata col lume della fede
fondata ne lumilit, per che altrimenti non sarebbe obediente con la fortezza e con la longa
perseveranzia, e con la gemma preziosa della pazienzia. A questo modo correte per la via dellamore in
verit, tenendo per la via del Verbo unigenito Figliuolo di Dio; e seguitarete la dottrina sua dessere
obedienti, correndo per onore di Dio e per salute vostra e del prossimo allobrobiosa morte della croce,
cio con ansietato desiderio di volere sostenere pene in qualunque modo Dio ve le concede, o per
tentazioni dal dimonio, o per molestie nel corpo vostro, o per mormorazioni o ingiurie che vi facessero
le creature; e ogni cosa portarete per Cristo crucifisso infine alla morte.
E non venite a tedio per alcuna battaglia che vi venisse, ma ditelo al prelato vostro; e portate
virilmente, e conservate la volont che non consenta. A questo modo non offendarete, ma ricevarete el
frutto de le vostre fadighe; e per questo modo seguitarete la dottrina de lumile e immaculato Agnello.
In altro modo verreste meno, e non perseverareste nel vostro andare, ma ogni movimento vi darebbe a
terra. E per vi dissi che io desideravo di vedervi seguitatori de lumile e immaculato Agnello, perch
altra via non ci sapevo vedere; e cos la verit, e chi altra via cerca rimane ingannato. Adunque
virilmente, carissimi figliuoli, adempite la volont di Dio in voi, e la promessa che faceste quando vi
partiste da la tenebre del mondo ed entraste alla luce della santa religione. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Siavi raccomandato frate Giovanni, che preghiate Dio per lui chegli torni al suo ovile. E pigliate
essemplo da lui dumiliarvi, e non tenere la infirmit del cuore. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 36
A certi novizii dellordine di Santa Maria di Monte Oliveto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi figliuoli obbedienti infino alla morte,
imparando dallAgnello immaculato che fu obbediente al Padre infino allobrobriosa morte della croce.
Pensate che elli via (Gv 14, 6) e regola, la quale voi e ogni creatura dovete osservare: voglio che
vel poniate per obiecto dinanzi agli occhi della mente vostra. Raguardate quanto elli obbediente,
questo Verbo: elli none schifa la fadiga che elli sostiene per lo gran peso che gli posto dal Padre, anco
corre con grandissimo desiderio. Questo manifeste nella cena del gioved santo, quando disse: Con
desiderio io desiderato di fare Pasqua con voi prima chio muoia (Lc 22, 15).
Ci intendeva di fare: la pasqua dadimpire la volont del Padre e lobbedienzia sua; e per,
vedendosi quasi consumato el tempo vedevasi nellultimo che elli dovea fare sacrifizio del corpo suo
al Padre per noi , gode ed essulta, e con letizia dice: Con desiderio io desiderato (Lc 22, 15).
Questa era la pasqua che elli diceva, cio di dare s medesimo in cibo, e per obbedienzia del Padre fare
sacrifizio del corpo suo, ch, de laltre pasque del mangiare co discepoli suoi, spesse volte lavea fatta,
ma non mai questa. Oh inestimabile dolcissima e ardentissima carit, tu non pensi delle tue pene, n
dellobrobriosa morte tua: ch se tu vi pensassi non andaresti con tanta letizia, e non la chiamaresti
Pasqua. Pensate, figliuoli miei, che questo dolce Agnello egli una aquila vera, che non raguarda la
terra della sua umanit ma ferma locchio solo nella rota del sole, nel Padre etterno; ch e in s
medesimo vede che la volont sua questa: che noi siamo santificati in lui. Questa santificazione non si
pu avere, per lo peccato del nostro primo padre Adam; conviensi dunque che ci sia un mezzo, e
pongaci cosa che questa volont di Dio si possa adimpire: vede el Verbo che egli posto lui, e lli data
per isposa lumana generazione; comandato gli per obbedienzia che elli ci ponga in mezzo el sangue
suo, acci che la sua volont sadempia in noi, s che nel sangue siamo santificati. Or questa la dolce
Pasqua che questo Agnello immaculato piglia; e con grandissimo affetto e desiderio insiememente
adempie la volont del Padre in noi, e osserva e compie la sua obbedienzia.
Oh dolce amore inestimabile, tu i unita e conformata la creatura col Creatore: i fatto come si fa
della pietra che si conforma colla pietra, acci che, venendo el vento (Mt 7, 25) non vuole che sia
impedita: mettevi la calcina viva intrisa collacqua. Tu, Verbo incarnato, i fondata questa pietra della
creatura; ila innestata nel suo Creatore; ici messo in mezzo el sangue intriso nella calcina viva della
divina essenzia, per lunione che i fatta nella natura umana; i proveduto a molti venti contrarii di
forte battaglie e tentazioni, a molte pene e tormenti che ci sono dati dal dimonio, dalla creatura, e dalla
carne propria, che tutti ci sono contrarii e percuotono lanima nostra. Veggo te, dolce prima Verit, che,
per lo sangue che ci i posto in mezzo, questo muro di tanta fortezza, che veruno vento contrario lo
pu dare a terra.
Adunque bene materia, dolcissimo amore, damare la creatura solo te, e di non temere per
veruna illusione che venisse.
Cos vi prego, figliuoli miei dolci in Cristo dolce Ges, che non temiate mai, confidandovi nel
sangue di Cristo crocifisso. N per movimenti e illusioni dissolute, n per timore che venisse di non
poter perseverare, n per paura della pena che vi paresse in sostenere lobbedienzia e lOrdine vostro,
n per veruna cosa che potesse adivenire non temete mai: conservate pure in voi la buona e santa
volont, quella che signore di questo muro, che col piccone del libero arbitrio el pu disfare e
conservare, secondo che piace al Signore della buona volont. Dunque non voglio che gi mai temiate:
ogni timore servile sia tolto da voi. Direte col dolce inamorato di Pavolo, rispondendo alla tiepidezza
del cuore, e alle illusioni delle dimonia: Porta oggi, anima mia: per Cristo crocifisso ogni cosa potr,
per che per desiderio e amore in me che mi conforta. Amate, amate, amate; inebriatevi del sangue
di questo dolce Agnello, che fatta v forte la rocca dellanima vostra, lla tratta dalla servitudine del
tiranno perverso dimonio, vela data libera e donna ch veruno che le possa tllare la signoria, se
ella non vuole : e questo dato ad ogni creatura.
Ma io maveggo che la divina providenzia v posti in una navicella acci che non veniate
meno nel mare tempestoso di questa tenebrosa vita : cio la santa e vera religione, la quale navicella
menata col giogo della santa e vera obbedienzia. Pensate quanta la grazia che Dio v fatta,
cognoscendo la debilezza delle braccia vostre, ch chi nel secolo naviga in questo mare sopra le
braccia sue; ma colui che nella santa religione naviga sopra le braccia altrui: se elli vero obbediente,
elli none a rendere ragione di s medesimo; ma lla a rendere lOrdine, ch elli osservata
lobbedienzia del prelato suo. A questo mavedr che voi seguitarete lAgnello isvenato: se sarete
obbedienti gi v detto chio voglio che impariate dal dolce e buono Ges, che fu obbediente infino
alla morte (Fil 2, 8), ademp la volont del Padre e lobbedienzia sua ; cos vuole Idio che facciate
voi, che voi adimpiate la volont sua osservando lOrdine vostro, ponendovela per specchio: inanzi
eleggere la morte che trapassare mai lobbedienzia del prelato. Guardate gi che se mai veruno caso
venisse e Dio, per la sua piet, el levi che l prelato comandasse cose che fussero fuor di Dio, a
questo non dovete, n voglio anco io che obbediate mai, per che non si debba obbedire la creatura
fuore del Creatore; ma in ogni altra cosa vogliate sempre obbedire.
Non mirate a vostra consolazione, n spirituale n temporale. Questo vi dico perch alcuna volta
el dimonio ci fa vedere sotto colore di virt e di pi divozione: vorremo e luoghi e tempi a nostro
modo, dicendo: Nel cotal tempo e luogo io pi consolazione e pace dellanima mia; lobbedienzia
alcuna volta non vorr. Dico chio voglio e dovete seguitare pi tosto lobbedienzia che le vostre
consolazione.
Pensate che questo uno inganno occulto che tocca a tutti i servi di Dio, che sotto spezie di pi
servire a Dio elli diservono Idio. Sapete che sola la volont quella che diserve e serve: se tu, religioso,
i volont, el dimonio non te la mostra colle cose grosse di fuore ch gi le i abbandonate, avendo
lassato el secolo , ma elli te la pone dentro con le spirituale, dicendo: Elli mi par avere pi pace e pi
stare in amore di Dio starmi nel tal luogo, e non nellaltro. E per avere questo elli resiste a
lobbedienzia; e se pur gliel convien fare, el fa con pena, s che, volendo la pace, elli si tolle la pace.
Meglio adunque a tllare la propria volont, e non pensare di s cavelle; solo di vedere in s
compire la volont di Dio e dellOrdine santo, e compire lobbedienzia del suo prelato. So certa che
sarete aquilini che impararete dallaquila vera. Cos fanno li uomini del mondo che si partono dalla
volont del lor Creatore: quando Dio permette a loro alcuna tribulazione e persecuzione, dicono: Io
non le vorrei; non tanto per la pena, quanto mi pare che sieno cagione di partirmi da Dio. Ma e sono
ingannati, ch quella falsa passione sensitiva; ch colla illusione del dimonio schifano la pena, e pi
temano la pena che loffesa: s che con ogni generazione usa questo inganno. Convienci dunque
annegare questa nostra volont: e secolari obbedienti osservare i comandamenti di Dio; e religiosi
osservare e comandamenti e consigli, come nno promesso alla santa religione.
Ors, figliuoli miei, obbedienti infino alla morte colle vere e reali virt! Pensate che tanto quanto
sarete umili, tanto sarete obbedienti, ch dellobbedienzia nasce la vena dellumilit, e dellumilit
lobbedienzia; le quali escono del condotto dellardentissima carit. Questo condotto della carit
trarrete del costato di Cristo crocifisso: ine voglio che la procacciate; questo vi do per luogo e
abitazione. Sapete che l religioso che fuore della cella morto, come l pesce che fuore de lacqua;
e per vi do la cella del costato di Cristo, dove trovarete el cognoscimento di voi e della sua bont. Or
vi levate con grandissimo e acceso desiderio; andate, entrate e state in questa dolce abitazione, e non
sar dimonio n creatura che vi possa tllare la grazia, n impedire che voi non giogniate al termine
vostro a vedere e gustare Idio. Altro non dico. Obbedienti infino alla morte, seguitando lAgnello che
v via e regola! Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso; niscondetevi nelle piaghe di Cristo
crocifisso.
Permanete etc. Amatevi, amatevi insieme. Ges dolce, Ges amore, Maria.
LETTERA 37
A frate Nicol di Ghida dellordine di Monte Oliveto.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi abitatore della cella del cognoscimento di
voi e de la bont di Dio in voi; la quale cella una abitazione che luomo porta con seco dovunque va.
In questa cella sacquistano le vere e reali virt, e singolarmente la virt de lumilit e
dellardentissima carit, per che nel cognoscimento di noi lanima saumilia, cognoscendo la sua
imperfezione e s non essere; ma lessere suo el vede avere avuto da Dio. Poi, dunque, che cognosce la
bont del suo Creatore in s, retribuisce a lui lessere, e ogni grazia che posta sopra lessere: e cos
acquista vera e perfetta carit, amando Dio con tutto el cuore e con tutto laffetto, e con tutta lanima
sua (Mt 22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 27).
E come elli ama, cos concepe uno odio verso la propria sensualit, in tanto che per odio di s
contento che Dio voglia e sappi punirlo per qualunque modo si vuole delle sue iniquit.
Questi fatto subbito paziente in ogni tribulazione, o dentro o di fuore che labbi: se elli l
dentro per diverse cogitazioni, elli le porta voluntariamente, reputandosi indegno della pace e quiete
della mente la quale nno gli altri servi di Dio; e reputasi degno della pena e indegno del frutto che
seguita doppo la pena. Questo dunde gli procede? dal cognoscimento santo di s: colui che cognosce
s, cognosce Dio e la bont sua in s; e per lama.
Di che si diletta allora quella anima? dilettasi di portare senza colpa per Cristo crucifisso; e non
cura le persecuzioni del mondo n le detrazioni delli uomini ma il suo diletto di portare e difetti del
suo prossimo ; e cerca di portare in verit le fadighe dellordine, e inanzi morire che trapassare el
giogo dellobedienzia, ma sempre suddito e non tanto che al prelato, ma al pi minimo che v, per
che non presumme di s medesimo, reputandosi alcuna cosa; e per si fa veramente suddito a ogni
persona per Cristo crucifisso, non in subiezione di piacere n di colpa di peccato, ma con umilit e per
amore della virt.
Elli fugge la conversazione del secolo e de secolari e fugge el ricordamento de parenti non
tanto che davere loro conversazione s come serpenti velenosi. Elli fatto amatore della cella, e
dilettasi del psalmeggiare con umile e continua orazione e ssi fatto de la cella uno cielo; e pi tosto
vorr stare in cella con pene e con molte battaglie del demonio, che fuore della cella in pace e in quiete.
Unde questo cognoscimento e desiderio? llo avuto e acquistato nella cella del cognoscimento di s:
per che, se prima non avesse avuta questa abitazione della cella mentale, non avarebbe avuto
desiderio, n amarebbe la cella attuale. Ma perch vidde e cognobbe in s quanto era pericoloso el
discorrire e stare fuore di cella, per lama; e veramente el monaco fuore della cella muore, s come el
pesce fuore dellacqua.
Oh quanto pericolosa cosa al monaco landare a torno! quante colonne abiamo vedute essere
date a terra, per lo discorrire e stare fuore della cella sua, di fuore dal tempo debito ed ordinato! E
quando el mandasse lobbedienzia o una stretta ed espressa carit, per questo lanima danno non
ricevarebbe, ma per leggerezza di cuore e per la semplice carit: la quale alcuna volta lo ignorante per
illusione del dimonio per farlo stare fuore della cella elli aduopera nel prossimo suo. Ma elli non vede
che la carit si debba prima muovere da s; cio che a s non debba fare male di colpa n cosa che gli
abbi a impedire la sua perfezione, per neuna utilit che potesse fare al prossimo suo.
Perch gli adiviene che lo stare fuore della cella attuale gli tanto nocivo? perch prima che elli
esca de la cella attuale, uscito de la cella mentale del cognoscimento di s: perch se non ne fusse
escito avarebbe cognosciuta la sua fragilit, per la quale fragilit non faceva per lui dandare fuore, ma
di stare dentro.
Sapete che frutto nesce per landare fuore? frutto di morte, per che la mente se ne svagola,
pigliando la conversazione delli uomini e abandonando quella delli angeli. Votiasi la mente de santi
pensieri di Dio, ed empiesi del piacimento delle creature; con molte varie e malvage cogitazioni
diminuisce la sollicitudine e la devozione dellofficio e raffredda el desiderio nellanima: unde apre le
porte de sentimenti suoi, cio locchio a vedere quello che non debba, e lorecchie a udire quello che
fuore della volunt di Dio e salute del prossimo, la lingua a parlare parole oziose, e scordasi dal parlare
di Dio. Unde fa danno a s e al prossimo suo, tollendoli lorazione, per che nel tempo che debba orare
per lui, ed elli va discorrendo; e tollegli anco la edificazione, unde la lingua non sarebbe sufficiente a
narrare quanti mali nescono. E non se naveder se non s cura: ch a poco a poco sdrusciolarebbe
tanto, che si partirebbe da lovile della santa religione.
E per colui che cognosce s vede questo pericolo, e per fugge in cella, e ine empie la mente
sua, abracciandosi con la croce, con la compagnia de santi dottori, e quali col lume sopra naturale,
come ebbri, parlavano de la larghezza della bont di Dio, e de la vilt loro; e inamoravansi de le virt,
prendendo el cibo de lonore di Dio e della salute dellanime in su la mensa della santissima croce,
sostenendo pena con vera perseveranzia infine alla morte. Or di questa compagnia si diletta; e quando
lobedienzia el mandasse fuore, duro gli pare, ma stando di fuore, sta dentro per santo e vero desiderio
e in cella si notrica di sangue.
Elli sunisce col sommo ed etterno bene per affetto damore; elli non fugge n refiuta labore, ma
come vero cavaliere sta in cella in sul campo della battaglia, difendendosi da nemici col coltello de
lodio e dellamore, e con lo scudo della santissima fede (Ef 6, 16). Mai non volta el capo indietro, ma
con speranza e col lume della fede persevera, infine che con la perseveranzia riceve la corona della
gloria. Costui acquista la ricchezza delle virt, ma non lacquista n compra questa mercanzia in altra
bottiga che nel cognoscimento di s e della bont di Dio in s, per lo quale cognoscimento fatto
abitatore de la cella mentale e attuale; per che in altro modo mai non lavarebbe acquistate.
Unde considerando me che altro modo non ci , dissi che io desideravo di vedervi abitatore della
cella del cognoscimento di voi e della bont di Dio in voi. Ma pensate che fuore della cella non
lacquistareste voi mai. E per voglio che voi strettamente torniate a voi medesimo, stando in cella; e lo
stare fuore della cella vi venga a tedio, di fuore da quello che vi pone lobedienzia e la estrema
necessit. E landare alla terra vi paia andare a uno fuoco, e la conversazione de secolari vi paia
veleno; ma fuggite a voi medesimo e non vogliate essere fatto crudele allanima vostra. Figliuolo
carissimo, io non voglio che dormiamo pi, ma destianci nel cognoscimento di noi, dove trovaremo el
sangue de lumile e immacolato Agnello. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Strettamente ci racomandate al priore e a tutti gli
altri.
Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 38
A monna Agnesa donna che fu di missere Orso Malavolti.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondata in vera pazienzia, considerando
me che senza la pazienzia non potiamo piacere a Dio.
Per che s come lo impaziente piace molto al dimonio e a la propria sensualit e non si diletta
altro che dira quando gli manca quello che la sua sensualit vuole , cos per contrario dispiace molto
a Dio, e perch lira e la impazienzia el mirollo de la superbia, per piace molto al dimonio. La
impazienzia perde el frutto della sua fadiga, priva lanima di Dio e comincia a gustare larra dello
nferno , e dlle poi letterna dannazione, per che nello nferno arde la mala e perversa volont con
ira, odio e impazienzia. Arde e non si consuma, ma sempre rinfresca; cio che non viene meno in loro,
e per dico: non consuma. bene consumata e diseccata la grazia nellanime loro, ma non
consumato lessere, come detto , e per dura la pena loro etternalmente. Questo dicono i santi, che i
dannati dimandano la morte e non la possono avere, perch lanima non muore mai; muore bene a
grazia per lo peccato mortale, ma non muore a essere.
Non alcuno vizio n peccato che in questa vita faccia gustare larra dello nferno, quanto lira e
la impazienzia: elli sta in odio con Dio, elli a dispiacere el prossimo suo, e non vuole n sa portare n
soportare e difetti del suo prossimo (e ci che gli detto o fatto, subbito va a vela; e muovesi el
sentimento allira e a la impazienzia, come la foglia al vento). Elli diventa incomportabile a s
medesimo, perch la perversa volont sempre el rode; e appetisce quello che non pu avere; scordasi da
la volont di Dio e da la ragione dellanima sua. E tutto questo procede da larbolo della superbia, el
quale tratto fuore el mirollo dellira e de la impazienzia. E diventa luomo uno dimonio incarnato; e
molto fa peggio a combattere con questi dimoni visibili, che con glinvisibili. Bene la debba dunque
fuggire ogni creatura che in s ragione.
Ma attendete che sono due ragioni di impazienzia. Questa una impazienzia comune, de comuni
uomini del mondo, che ladiviene per lo disordenato amore che nno a loro medesimi e a le cose
temporali, le quali amano fuore di Dio: che per averle non si curano di perdere lanima loro, e di
metterla nelle mani delle dimonia. Questo senza remedio se elli non cognosce s che offeso Dio,
tagliando questo arbolo col coltello della vera umilit; la quale umilit notrica la carit nellanima, che
uno arbolo damore, che el mirollo suo la pazienzia e benivolenzia del prossimo. Per che, come la
impazienzia dimostra pi che lanima sia privata di Dio, che neuno altro vizio (perch si giudica
subbito: perch c el mirollo, elli c larbolo della superbia), cos la pazienzia dimostra meglio e pi
perfettamente, che Dio sia per grazia nellanima, che veruna altra virt. Pazienzia, dico, fondata
nellarbolo dellamore: che per amore del suo Creatore dispregi el mondo, e ami la ingiuria, da
qualunque lato ella viene.
Dicevo che lira e la impazienzia era in due modi, cio in comune e in particulare. Aviamo detto
de comuni; ora la dico in particulare, cio di coloro che gi nno spregiato el mondo, e vogliono essere
servi di Cristo crocifisso a loro modo, in quanto truovano diletto in lui e consolazione. Questo perch
la propria volont spirituale non morta in loro, e per dimandano e chiegono a Dio che doni la
consolazione e tribulazione a loro modo, e none a modo di Dio; e cos diventano impazienti quando
essi nno el contrario di quello che vuole la propria volont spirituale. E questo uno ramoscello di
superbia che esce della vera superbia: s come larbolo che mette el ramoscello da lato, che pare
separato da lui, e non di meno la sustanzia de la quale elli vive la traie pur dal medesimo arbolo. Cos la
volont propria dellanima che elegge di servire a Dio a suo modo; e mancandoli quello modo, sostiene
pena, e da la pena viene alla impazienzia, ed incomportabile a s medesimo, e non gli diletta di
servire n a Dio n al prossimo. Anco chi venisse a lui per consiglio o aiuto non gli darebbe altro
che rimproverio, e non saprebbe comportare el bisogno suo.
Tutto questo procede da la propria volont sensitiva spirituale che esce de larbolo della superbia,
el quale tagliato ma non dibarbicato. Tagliato quando gi s levato el desiderio suo dal mondo e
postolo in Dio, ma velo posto imperfettamente: vi rimasa la radice, e per messo el figliuolo da
lato, e cos si manifesta nelle cose spirituali. Se gli manca la consolazione di Dio, e rimanga la mente
sterile e asciutta, subbito si conturba e contrista in s medesimo; e sotto colore di virt, perch gli pare
essere privato di Dio, diventa mormoratore e ponitore di legge a Dio. Ma se elli fusse veramente umile,
con vero odio e cognoscimento di s, si reputarebbe indegno della visitazione che Dio fa nellanima, e
reputarebbesi degno della pena che sostiene quando si vede essere privato per consolazione, e non per
grazia, la mente di Dio.
Pena sostiene allora perch gli conviene lavorare co ferri suoi, s che la volont spirituale ne
sente pena sotto colore di timore di none offendere Dio, ma ella la propria sensualit.
E per lanima umile che liberamente tratta la barba della superbia con affettuoso amore, e
annegata la volont, cercando sempre lonore di Dio e la salute dellanime, non si cura di pene, ma con
reverenzia porta pi la mente inquieta che quieta: avendo rispetto santo, che Dio le l d e concede per
suo bene, a ci che ella si levi da la imperfezione e venga alla perfezione. Quella la via da farvela
venire, per che per quello cognosce meglio el difetto suo e la grazia di Dio, la quale truova in s per
buona volont che Dio l data, dispiacendole el peccato mortale. E anco, per considerazione che ella
de difetti e delle colpe sue antiche e presenti, conceputo odio verso s medesima, e amore alla
somma etterna volont di Dio, e per le porta con reverenzia; ed contenta di sostenere dentro e di
fuore, in qualunque modo Dio le l concede.
Purch possa adempire in s e vestirsi della dolcezza della volont di Dio, dogni cosa gode tanto
quanto pi si vede privare di quella cosa che ama, o consolazioni da Dio, come detto , o da le creature.
Che spesse volte adiviene che lanima ama spiritualmente: e se non truova quella consolazione e
satisfazione da quelle creature come vorrebbe o che le paia che ami o satisfaccia pi altri che liei ,
ne viene in pena, in tedio di mente, in mormorazione del prossimo e in falso giudicio, giudicando la
mente e la intenzione de servi di Dio; e spezialmente quella di coloro di cui pena. Unde diventa
impaziente, e pensa quello che non die pensare, e con la lingua dice quello che non die dire. E vuole
allora usare, per queste cotali pene, una stolta umilit, che colore dumilit (ma elli el figliuolo della
superbia che esce da lato), dicendo in se medesima: Io non lo voglio fare motto, n impacciarmi pi
con loro; starommi pianamente, e non voglio dare pena n a loro n a me. E sta in terra con uno
perverso sdegno; e a questo se ne die avedere, che elli sdegno: nel giudicare che sente nel cuore, e
nella mormorazione de la lingua.
Non die fare cos, per che, per questo modo, non levarebbe per via la barba, n mozzarebbe el
figliuolo da lato, che impedisce che lanima non giogne a la sua perfezione la quale cominciata. Ma
debba con libero cuore e con odio santo di s, e con spasimato desiderio de lonore di Dio e salute
dellanime, e affetto di virt nellanima sua, ponarsi in su la mensa della santissima croce a mangiare
questo cibo; cercando con pena e con sudori dacquistare le virt, e non con proprie consolazioni n da
Dio n da le creature; seguitando le vestigie e la dottrina di Cristo crocifisso; dicendo a s medesima
con grande rimproverio: Tu non debbi, anima mia, tu che se membro, passare per altra via che el
capo tuo: sconvenevole cosa che sotto el capo spinato stieno e membri dilicati. Che se per propria
fragilit e inganno di demonio e venti de molti movimenti del cuore, per lo modo detto di sopra o per
altra via, venissero, debba allora salire lanima sopra la coscienzia sua, e tenersi ragione, e non lassarlo
passare che non sia punito e gastigato, con odio e dispiacimento di s medesimo. E cos diveller la
radice, e col dispiacimento di s cacciar el dispiacimento del prossimo suo, cio dolendosi pi del
disordenato sentimento del cuore e cogitazioni che della pena che ricevesse da le creature, o per altra
ingiuria o dispiacere che per loro le fusse fatto.
Questo quello dolce e santo modo che tengono coloro che sono tutti affocati in Cristo, per che
con esso modo nno divelta la radice de la perversa superbia e l mirollo della impazienzia, lo quale di
sopra dicemmo che piaceva molto al dimonio, perch principio e cagione dogni peccato; cos per lo
contrario, che come ella piace molto al dimonio, cos dispiace molto a Dio. Dispiaceli la superbia, e
piaceli lumilit, e in tanto gli piacque la virt de lumilit di Maria che fu costretto per la bont sua di
donare a lei el Verbo dellunigenito suo Figliuolo; ed ella fu quella dolce madre che el don a noi.
Sapete bene che infine che Maria non mostr col suono della parola lumilit e volont sua, dicendo:
Ecce ancilla Domini; sia fatto a me secondo la parola tua (Lc 1, 38), el Figliuolo di Dio non incarn
in lei; ma, detta che ella lebbe, concep in s quello dolce immaculato Agnello; mostrando a noi la
prima dolce Verit quanto eccellente questa virt piccola, e quanto riceve lanima che con umilit
offera e dona la volont sua al suo Creatore. S che nel tempo de le fadighe e persecuzioni, ingiurie e
strazii e villania ricevendole dal prossimo suo , e battaglie di mente, e privazione di consolazione
spirituale e temporale, dal Creatore e da la creatura (dal Creatore per dolcezza, quando ritrae a s el
sentimento della mente, che non pare che allora Dio sia nellanima, tante sono le battaglie e le pene che
; e da le creature per conversazione e recreazione, parendole pi amare che ella non amata), in tutte
queste cose lanima perfetta con umilit dice: Signore mio, ecco lancilla tua. Sia fatto in me secondo
la tua volont, e non secondo quello che voglio io sensitivamente. E cos gitta lodore della pazienzia
verso del Creatore e de la creatura e di s medesima, e gusta la pace e la quiete de la mente; e nella
guerra trovata la pace, perch tolto da s la propria volont fondata ne la superbia; ed conceputo
nellanima sua la divina grazia. E porta nel petto della mente sua Cristo crocifisso, e dilettasi ne le
piaghe di Cristo crocifisso, e non cerca di sapere altro che Cristo crocifisso (1Cor 2, 2), ed el suo letto
la croce di Cristo crocifisso. Ine anniega la sua volont e diventa umile e obediente, perch non
obedienzia senza umilit, e non umilit senza carit.
E questo truova nel Verbo, che con lobedienzia del Padre e con lumilit corre allobrobiosa
morte della croce, conficcandosi e legandosi col chiovo e legame della carit; sostenendo con tanta
pazienzia che non udito el grido suo per mormorazione. Non erano sufficienti e chiovi a tenere Dio e
Uomo confitto e chiavellato in croce, se lamore non lavesse tenuto. Questo gusta lanima, e per non
si vuole dilettare altro che con Cristo crocifisso. Che se e fusse possibile acquistare le virt, fuggire lo
nferno e avere vita etterna senza pena, e avere le consolazioni del mondo spirituali e temporali, non le
vorrebbe; ma pi tosto vuole con pena, sostenendo infine a la morte, che per altro affetto avere vita
etterna, purch si possa conformare con Cristo crocifisso e vestirsi degli obrobii e de le pene sue. Ella
trovata la mensa dello immaculato Agnello. Oh gloriosa virt! chi non volesse darsi mille volte alla
morte, e sostenere ogni pena per volerla acquistare? Tu se reina che possedi tutto quanto el mondo; tu
abiti nella vita durabile, ch, essendo ancora lanima, che di te vestita, mortale, tu la fai abitare per
affetto damore con quelli che sono immortali.
Poi che tanto eccellente e piacevole a Dio, e utile a noi e salute del prossimo, questa virt,
levatevi, carissima figliuola, dal sonno de la negligenzia e ignoranzia, gittando a terra la debilezza e
fragilit del cuore, a ci che non senta pena n impazienzia di neuna cosa che Dio permetta a noi, s che
noi non cadiamo nella impazienzia comune, n ne la particulare, s come detto di sopra; ma
virilmente con libert di cuore e con perfetta e vera pazienzia servire el nostro dolce salvatore. Facendo
altrimenti, nella prima impazienzia perdaremmo la grazia, e nella seconda impediremmo lo stato
perfetto; e non giognareste a quello che Dio v chiamata.
Dio pare che vi chiami alla grande perfezione, e a questo me naveggo, che elli vi tolle ogni
legame el quale ve la potesse impedire, per che, secondo che io intendo, pare che sabbi chiamata a s
la vostra figliuola, che era lultimo legame di fuore. De la quale cosa so molto contenta, con una santa
compassione, che Dio abbi sciolta voi, e tratta liei di fadiga. Ora voglio che al tutto voi tagliate la
propria volont, a ci che ella non stia attaccata altro che a Cristo crocifisso: per questo modo
adempirete la volont sua e l desiderio mio. E per vi dissi, non cognoscendo io altra via perch voi
ladempiste, che io desideravo di vedervi fondata in vera e santa pazienzia, perch senza essa non
potremmo tornare al nostro dolce fine. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 39
A don Jacomo monaco di Certosa nel monasterio di Pontignano presso a Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e santa pazienzia,
la quale pazienzia dimostra se le virt sono vive nellanima o no.
La pazienzia non si pruova se no nel tempo della fadiga, per che senza la tribulazione non si
pruova questa virt, ch chi non tribulato non gli bisogna pazienzia, perch non chi gli faccia
ingiuria. Dico che la pazienzia dimostra se le virt sono nellanima: con che cel dimostra se esse non vi
sono? con la impazienzia. Vuoli tu vedere se le virt sono anco imperfette, e se la radice dellamore
proprio vive ancora nellanima? Miralo al tempo delle fadighe, che frutto gli nasce. Per che se gli
nasce frutto di pazienzia, la radice della propria volont segno che morta, e le virt sono vive; e se
nasce frutto di impazienzia, mostra chiarissimamente che la radice della propria volont anco viva in
lui (e per si sente: per che colui che vivo si sente, ma la cosa morta no); e le virt mostrano alienate
in quella anima.
Ma attendete che sono due ragioni di impazienzia: luna d morte, perch esce della morte, e
laltra impedisce la perfezione, perch esce de la imperfezione, s come sono due stati principali: che
nelluno sta la vita e nellaltro la morte, cio in coloro che stanno nella morte del peccato mortale.
Costoro parturiscono, ricevendo tribulazione e persecuzione dal mondo perch questa vita non passa
senza fadiga, in qualunque stato si sia , una impazienzia con odio e dispiacimento del prossimo suo,
con una mormorazione verso di Dio, giudicando in suo male quello che Dio gli fatto per bene, e per
reducerlo allo stato della grazia, e per tollergli la morte del peccato mortale. Ma elli, come ignorante e
miserabile, perch la radice sua morta a grazia, per produsse el frutto morto della impazienzia; e con
questo segno della impazienzia dimostra la morte che dentro nellanima.
Unaltra impazienzia , la quale dico che impedisce la perfezione e cos la verit , e
dimostra la imperfezione, e, se esso non se ne corregge, potr venire a tanto che perdar el frutto della
sua fadiga, e star in continua pena. Questi sono coloro che sono levati da la tenebre del peccato
mortale, e vivono in grazia; ma che ? che la radice dellamore proprio non anco morta in loro: sono
ancora imperfetti, con una tenerezza di loro medesimi, con la quale tenerezza snno compassione.
Per che, perch anco sama, si duole; e quello che elli in s daversi compassione vorrebbe che
ognuno gli lavesse, e non truovando che gli sia avuta compassione, pena. E cos luna pena con
laltra, cio la pena della tribulazione o di infermit o di molestia mentale, o per persecuzione dagli
uomini, o da qualunque lato ella viene , acordata questa pena con quella che elli porta cio di volere
che altri gli abbi compassione , viene a impazienzia, e spesse volte a mormorazione contra el
prossimo suo, e a giudicio, giudicando la volont altrui, per che spesse volte potr averli compassione,
e non gli l dimostrar. E tutto questo gli adiviene, perch la radice dellamore proprio non morta in
lui.Chi ce la mostra? la impazienzia, come detto . Perocch ella partorito frutto imperfetto: non per
di morte, perocch egli levato dalla colpa mortale, ma uno dispiacimento e una pena che egli riceve
delle fatiche sue proprie, e verso del prossimo suo, non parendogli chegli gli abbia compassione come
egli vorrebbe.
Questa una imperfezione la quale impedisce la grande perfezione del monaco o daltri religiosi,
li quali nno lassato lo stato imperfetto della carit comune dove stanno i secolari , volendo vivere
in grazia, e iti alla grande perfezione dove essi debbono essere specchio dobedienzia e di pazienzia,
con volont morta e non viva. Quale sarebbe quella lingua che potesse narrare quanti inconvenienti ne
vengono? non credo che ne fusse neuna. Ma tre principali nescono di colui che non morta la sua
volunt: luno che elli infedele, e non fedele col lume della fede viva; anco posta la nebula sopra
locchio dellintelletto, dove sta la pupilla del lume de la fede. Unde, subbito che elli questo
principale cio davere posta una nebbia damore proprio sopra locchio suo, e offuscato el lume
della fede cade subbito nel secondo e nel terzo, cio ne la disobedienzia dunde verr la impazienzia
, e nel giudicio dunde verr nella mormorazione ; e se voi raguardate bene, di questi tre luno non
senza laltro.
Non dunque da dubbitare che, essofatto che la radice dellamore proprio non morta in noi,
locchio tenebroso, e tutti e frutti delle virt sono imperfetti, per che ogni perfezione procede da
uccidere la volont sensitiva e dare vita a la ragione nella dolce volont di Dio. S che, essendo viva e
imperfetta, subbito disobediente contra Dio e contra el prelato suo, per che, se elli fusse obediente,
portarebbe la disciplina di Dio e quella del prelato con debita reverenzia; ma perch elli non
obediente ma disobediente con volont viva per viene a impazienzia verso di Dio e a
disobedienzia. Per che volont di Dio che noi portiamo con pazienzia ogni disciplina, da qualunque
lato elli ce la concede; e con vera pazienzia ricevarle da lui e con quello amore che elli ce le d, per
che ci che elli d e permette a noi per nostra santificazione, e per con amore le doviamo ricevere.
Unde, non facendo cos, siamo disobedienti a lui, e cadiamo nella mormorazione e in uno giudicio, con
una tenerezza di noi medesimi, con una superbia e infedelit di volere eleggere di servire a Dio a nostro
modo. Per che, se in verit credessimo che ogni cosa che procede da Dio, eccetto el peccato, e che
elli non pu volere altro che el nostro bene, el quale vediamo e gustiamo nel sangue di Cristo crucifisso
per che se elli avesse voluto altro che la nostra santificazione, non ci avarebbe dato s fatto
ricompratore , dico che se questo credessimo in verit, che el lume della fede non fusse offuscato con
lamore proprio di noi, saremmo obedienti e ricevaremmo con reverenzia quello che elli ci d, e
giudicaremmolo in nostro bene, dato a noi per amore e non per odio, come elli . Ma perch c la
infedelit, per riceviamo pena e siamo impazienti delle pene che noi sosteniamo e disobedienti verso
el prelato, giudicando la volont del prelato e non la volont di Dio in lui.
Per che spesse volte el prelato far con buona e santa intenzione quello che elli far verso del
suddito; e l suddito infedele e disobediente terr tutto el contrario. Questo per la superbia sua, perch
la radice dellamore proprio non morta in lui: per che se ella fusse morta, farebbe quello per che elli
entr allordine, cio dobedire schiettamente e senza alcuna passione, s come fa lumile obediente.
Che se el prelato suo fusse uno dimonio, el vero obediente ci che gli fatto, o imposte le gravi
obedienzie, ogni cosa riceve con pazienzia, giudicando che volont di Dio di fare tenere quelli modi
al prelato verso di lui: o per necessit della sua salute, o per farlo venire a grande perfezione; e per
riceve con pace e quiete di mente lobedienzia sua, e gusta larra di vita etterna in questa vita. Perch
esso morta la volont, e ito col lume della fede e con vera obedienzia, per gusta el dolce e amoroso
frutto de la pazienzia, con fortezza e perseveranzia infine alla morte. Questo frutto dimostrato che elli
in verit s levato da la imperfezione e gionto alla perfezione, s come el disobediente mostra e difetti
suoi con la impazienzia.
Unde vediamo che sempre si scandalizza, se non quando la prosperit andasse a modo suo e l
prelato facesse quello che elli vuole; ma se fa el contrario, si turba. Perch? perch elli vivo, per che,
se elli fusse morto, non gli adiverrebbe.
Unde questi cotali sono debili, per che come la paglia se lo rivolle tra piei, cos vengono meno.
E se el prelato comanda cosa che non gli piaccia, elli si turba; e se elli infermo, elli impaziente per
la tenerezza che al corpo suo, e spesse volte sotto colore di bene dir: Se io avesse unaltra
infermit, io me la portarei pi agevolmente, ma questa infermit una cosa occulta, che non si vede, e
per non m creduta e impediscemi loffizio e laltre osservanzie, di non potere fare come gli altri: e
per non pare che io ci possa avere pace. Costui, come imperfetto e con poco lume, ingannato da la
propria passione e tenerezza di s. Chi cel dimostra? la impazienzia che elli , perch non gli pare che
altri gli abbi compassione: questi vuole eleggere el tempo e l luogo e le fadighe a suo modo. Non
debba fare cos, ma umiliarsi sotto la potente mano di Dio (1Pt 5, 6) e ogni cosa avere in reverenzia, e
fare quello che elli pu fare. E quando elli non pu rendere el debito delloffizio e degli altri essercizii,
come gli altri, ed elli renda el debito de la pazienzia.
Per che Dio non ci richiede pi che noi potiamo fare, ma bene ci richiede lamore col santo
desiderio, e con pazienzia portare ogni pena e fadiga in ogni tempo e in ogni luogo che noi siamo, con
odio e dispiacimento della propria sensualit; perocch cos fanno coloro che vogliono essere perfetti.
E a questo modo gustar vita etterna in questa vita nelle pene sue; e avendo pena, non aver pena, ma la
pena gli sar refrigerio, pensando che elli si possa conformare con gli obrobii di Cristo crucifisso. E
non vorr elli, servo, tenere per altra via che l Signore e per portar con reverenzia, bagnandosi e
annegandosi nel sangue di Cristo crucifisso, el quale sangue, allanima che l gusta con affetto di carit,
rimane morta la volont sua. Morta la volont gli tolta ogni pena, per che solo la volont quella
cosa che le pene e tribulazioni ce le fa essere pene; ma morta la volont nostra, e vestiti della volont di
Dio, la pena c diletto, e l diletto sensitivo, per odio santo di noi, ci sarebbe fadiga, perch vedremmo
che la via del diletto non la via di Cristo crucifisso, n de santi che lnno seguitato. E vede che el
regno del cielo, vita etterna, non si vende n sacquista per diletto, anco sacquista e si guadagna el
regno di Dio con povert volontaria, e con avere la pena per diletto, e con molto sostenere; e l diletto
ci paia fadiga, come detto .
La volont allora, acordata con la volont di Dio, ne riceve larra: e per dicevo che in questa vita
gusta larra di vita etterna.
Costui non cade nel terzo difetto, del giudicio: cio di giudicare la volont di Dio altro che
giustamente, e con amore e vedendosi amato da lui, per amore riceve ogni cosa , n in giudicare la
volont delli uomini in alcun modo del mondo n per strazio, n per ingiurie, o persecuzioni che gli
fussero dette o fatte da loro , ma giudica, con una santa considerazione, che Dio el permetta per suo
bene, e che essi el faccino per provarlo in virt. N non giudicar mai e servi di Dio, n loperazioni
dalcuna creatura; eziandio se vedesse el male spressamente, nol vede n debba vedere per giudicio n
per mormorazione, ma con compassione portarlo dinanzi da Dio, ponendo e difetti del prossimo suo
sopra di s. Cos vuole laffetto della carit; e non vuole che si faccia come fanno glimperfetti
acecati ancora da uno proprio amore di loro medesimi , che pare che si notrichino del giudicare le
creature: e non tanto che gli uomini del mondo, ma e servi di Dio, volendoli mandare al loro modo; e
se non vanno al loro modo, sono scandalizzati in loro, e spesse volte, sotto colore di compassione,
caggiono nella mormorazione.
Costui vuole ponere legge allo Spirito santo, e non se navede. Perch non se navede? perch l
dimonio l velato col velame de la compassione, ma ella piuttosto una radicata invidia e presunzione
presummendo di s di sapere alcuna cosa pi che compassione. Per che se ella fusse compassione
e zelo della salute delle anime e onore di Dio, usarebbe la carit, e dichiararebbe s medesimo a le
proprie persone di cui elli avesse pena; e cos guadagnarebbe s e l prossimo suo, e godarebbe se elli
fusse largo in carit e con vero lume di vedere e differenti modi e vie che Dio tiene co servi suoi,
unde dimostra la somma bont che elli che dare. E per disse Cristo benedetto: Ne la casa del Padre
mio molte mansioni (Gv 14, 2).
E quale sar quella lingua che possa narrare tanti diversi modi e visitazioni, doni e grazie che Dio
fa, non tanto in molte creature, ma in una anima medesima? Per che come le virt sono diverse,
poniamo che tutte traghino nel segno de la carit, cos sono diversi e modi e costumi de servi di Dio.
Non che chi perfettamente la virt della carit, non abbi tutte quante laltre virt; ma a cui propria
una virt, e a cui unaltra, sopra la quale principale virt tira tutte laltre. Altri modi vediamo in colui a
cui propria la virt della carit, e tutto dilatato nella carit del prossimo suo; e altro modo colui a cui
appropriata la virt de lumilit, con una fame di solitudine; in uno altro la giustizia; in uno altro una
libert con una fede viva, che di neuna cosa pare che possa temere; e altri in una penetenzia, dandosi
tutti a mortificare e corpi loro; e altri studia a uccidere solamente la propria volont, con vera e
perfetta obedienzia.
Or cos sono diversi e modi e costumi loro, e ciascuno corre per nella virt della carit; unde
aviamo che e santi, che sono a vita etterna, tutti sono andati per la via della carit, ma in diversi modi,
ch luno non simile allaltro e eziandio ne la natura angelica differenzia, ch non sono tutti equali
: unde tra gli altri diletti che abbi lanima a vita etterna, si di vedere la grandezza di Dio ne santi
suoi, in quanti diversi modi gli remunerati. E in tutte quante le cose create troviamo questa
differenzia, cio di vederle variate in qualche cosa, per che tutte non sono a uno modo, poniamo che
tutte sieno fatte da uno medesimo affetto, cio create da Dio in uno medesimo amore. E questa la
grande dignit a vedere in Dio, a chi avesse lume e volesse punto cognoscere la sua grandezza, per
che la trovarebbe nelle cose visibili e invisibili, come detto . Dunque bene matto e folle colui che
vorr mandare le creature a suo modo e, chi non andar secondo el suo parere, ne sar scandalizzato in
lui. Non debba dunque cadere in questo terzo giudicio, ma debba godere e avere in reverenzia e modi e
costumi de servi di Dio, dicendo in s medesimo con umilit: Grazia sia a te, Signore, de tanti modi
e vie, quante tu dai e fai tenere a le tue creature.
E quando spressamente vedesse el difetto o ne servi di Dio o ne servi del mondo, portilo con
grande compassione dinanzi da Dio, e se pu caritativamente dirlo al prossimo suo, el debba dire. Cos
fa colui che perfetto in carit e umile, che non presumma di s medesimo: costui veramente fondato,
e non si scandalizza in s per pena che sostenga, n nel prelato per la grave obedienzia; anco obbedisce
infino alla morte in ogni cosa, se non in quello che vedesse che fusse fuora de la volont di Dio, per
che cosa che egli vedesse che fusse offesa di Dio, nol debba fare, ma ogni altra cosa, s. E non si
scandalizza nel prossimo, n per ingiuria che gli fusse fatta da lui, n per modi e costumi diversi che in
loro vedesse; ma dogni cosa gode e guadagna, e trae el frutto a s per la virt della carit che dentro
nellanima sua. Chi l dimostra questo? la virt della pazienzia che fatto chiaro e manifesto la virt
nel perfetto, e il mancamento della virt nello imperfetto vedendovisi el contrario, cio la impazienzia.
Adunque bene vero che la virt della pazienzia uno segno dimostrativo, che mostra luomo
perfetto e imperfetto. Voi sete posto nello stato della grande perfezione, e per dovete essere paziente
per lo modo che detto bagnata e annegata la propria volont nel sangue di Cristo crucifisso , per
che in altro modo offendareste la propria perfezione, a la quale sete entrato a servire, e cos cadareste
nella seconda impazienzia, de la quale facemmo menzione. E per vi dissi che io desideravo di vedervi
fondato in vera e santa pazienzia, a ci che fra le fadighe godeste e gustaste larra di vita etterna, e
nellultimo riceveste el frutto delle vostre fadighe. E per riposatevi in croce col dolce e immaculato
Agnello. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 40
A certe figliuole da Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissime figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi serve fedeli al vostro Creatore e
perseveranti, che giamai non volliate el capo adietro per veruna cosa che sia: n per prosperit
pigliandone troppo letizia, n per aversit pigliandone impazienzia e amaritudine.
Ma io voglio, e vi prego, che veruna cosa sia che vi tolga e impedisca el santo desiderio. E acci
che l desiderio cresca in voi e none scemi, voglio che upriate locchio de lintelletto a conosciare
lamore inefabile che Dio v: che per amore v dato lunigenito suo Figliuolo, e l Figliuolo v data
la vita con tanto fuoco damore che ogni cuore duro debba disolvare la durezza sua. Or qui ponete
locchio de lintelletto vostro, pensando e cogitando el prezzo del Figliuolo di Dio; e nel sangue lavate
la faccia de lanima vostra. Levisi e destisi dal sonno de la negligenzia; e pigliate solicitudine, poi che
lavata, di ponare la bianchezza della purit e l colore de lardentissima carit, la quale tutta trovarete
nel sangue de lAgnello.
E voglio che voi pensiate, figliuole mie, che questa purit di mente e di corpo non si potrebbe
avere con le molte conversazioni de le creature, n col ponere laffetto e lamore vostro in loro n in
cose create, fuori de la volont di Dio, n con amore proprio e tenerezza del corpo vostro, ma acquistasi
con molta solicitudine di vigilie e dorazioni, e con continova memoria del suo Creatore, sempre
ricognoscendo lamore inefabile che Dio gli .
Poi che lanima avar acquistata la purit per lo modo detto, vedendo che a Dio non pu fare
utilit neuna distendar lamore al prossimo suo, facendo a lui quella utilit che egli non pu fare a
Dio: visitando gli infermi (Mt 25, 36), sovenendo a povari, consolando e tribolati; piangendo con
coloro che piangeno, e godendo con coloro che godono (Rom 12, 15): cio piangendo con coloro che
sonno nel pianto del peccato mortale avendo lo compassione, offrendo per loro continove orazioni
nel cospetto di Dio , e godendo con coloro che godono, che sonno veri servi di Cristo crocifisso; e
sempre dilettarvi de la loro conversazione. Cos vi prego, figliuole mie, che facciate, e a questo modo
sarete serve fedeli, e non infedeli; e questo desidera lanima mia di vedere in voi. Altro non dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore, Maria dolce.
LETTERA 41
A frate Tommaso da la Fonte dellordine de Predicatori, quando era a santo Quirico nel loro
spedaletto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso.
A voi, carissimo e dilettissimo padre dellanime nostre in Cristo Ges, Caterina e Alessa e tutte
laltre vostre figliuole vi si racomandano, con desiderio di vedervi sano dellanima e del corpo quanto
piace a Dio.
Io Caterina, serva inutile di Ges Cristo, vostra indegna figliuola sopra tutte laltre vostre
figliuole io so, perch io abbi poca fame dellonore di Dio e abbi poco tenuto a mente la petizione che
spesse volte m detta, che io viva morta a la mia perversa volont, la quale volont non sottoposta
con debita reverenzia al giogo de la santa obbedienzia quanto avrei potuto e dovuto. Oim,
disaventurata lanima mia, che non so corsa con cuore virile, abbraccicando la croce del mio
dolcissimo e carissimo Sposo Cristo crocifisso, ma sommi posta a sedere per negligenzia e per
ignoranzia! Adunque io mi doglio e rendomi in colpa a Dio e a voi, carissimo padre, e pregovi
pietosamente che massolviate, e benedicete me e tutte laltre.
Ora prego voi, padre carissimo, che vogliate adempire el mio desiderio, cio di vedervi unito e
trasformato in Dio; e questo non potiamo avere, se noi non siamo uniti co.la volont sua. O dolcissima
volont etterna, che ci i insegnato el modo a trovare la santa tua volont! E se noi dimandissimo
quello dolcissimo e amantissimo giovano, clementissimo padre, egli ci rispondarebbe e diciarebbe cos:
Dilettissimi figliuoli, se volete sentire e trovare el frutto de la mia volont, fate che voi sempre siate
abitatori de la cella dellanima vostra, la quale cella uno pozzo, el quale pozzo tiene in s lacqua e
la terra (ne la quale terra potiamo cognosciare la nostra miseria: cognosciamo noi non essare; poich
noi non siamo, adunque vediamo che lessare nostro da Dio). O ineffabile infiammata carit, vego
dunque che trovata la terra, lacqua viva gionta, cio el vero del cognoscimento de la sua dolce e
vera volont, che non vuole altro che la nostra santificazione.
Adunque entriamo in questa profondit di questo pozzo, ch per forza si convenr che, abitandoci
dentro, noi cognosciamo noi e cognosciamo la bont di Dio. Cognoscendo noi non essare, noi ci
aviliamo umiliandoci, e noi entriamo nel cuore arso consumato uperto, come finestra senza uscio che
non si serra mai; mettendo noi locchio de la volont libera che Dio ci data, cognosciamo e vediamo
che la sua volont non andata in altro che ne la nostra santificazione. Amore amore dolce, uopreci
uopreci la memoria a ricevare e a ritenere tanta bont di Dio e intendare, ch intendendo amiamo;
amando, noi ci troviamo uniti e transformati ne la dilezione de la madre de la carit, passati e passando
per la porta di Cristo crocifisso, s come elli disse a discepoli suoi: Io venr e far mansione con voi
(Gv 14, 23). E questo il mio desiderio: di vedervi in questa mansione e trasformazione desidera
lanima mia di voi singularmente, e di tutte laltre creature. Pregovi che stiate confitto e chiavellato in
su la croce.
Mandastemi dicendo che fuste al corpo di santa Agnesa, della qual cosa molto ne sono consolata
che ci racomandaste a lei e alle sue figliuole. Perch dicete che non avete desiderio di tornare e non
sapete la cagione, due cagioni ci possono essare: luna si quando lanima molto unita e
trasformata in Dio, dimentica s e le creature; laltra si quando altri si fusse abbattuto in luogo che
fusse cagione di riduciarsi a s medesimo. Se queste cagioni sono in voi, a me grandissima
consolazione, ch altro non desidera lanima mia di voi; bene che alcuna volta io creduto e credo che
la mia miseria e ignoranzia cagione del tempo che passa, credo che quella ineffabile carit di Dio
vogli gastigare e correggiare la mia iniquit, e questo fa per singulare amore, acci chio ricognosca me
medesima. Parmi che abbiate intendimento dandare altrui, de la quale andata non mi pareva che
doveste fare ora; non di meno sia adempita la volont di Dio e la vostra. Dio vi dia a pigliare el meglio
di questo: date le vostre operazioni, s che sia onore di Dio e salute dellanima vostra. Laudato sia Ges
Cristo crocifisso.
Racomandovi la nostra Caterina, e Alessa vi si manda molto racomandando che voi preghiate Dio
per lei, e che voi la benediciate da parte di Cristo crocifisso; e pregate Dio per Giovanna pazza.
Caterina serva e schiava ricomprata del sangue del Figliuolo di Dio.
Perdonatemi se io avesse dette parole di presunzione. Dio varda damore. Ges dolce Ges dolce
Ges dolce Ges.

LETTERA 42
A Neri di Landoccio quando era a Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti con perfetto lume e cognoscimento de la
verit eterna, acci che con lume e con discrezione siano fatte tutte loperazioni tue, per che senza el
lume ogni cosa sarebbe fatta in tenebre. E questo lume perfettamente non potresti avere, se tu con odio
non ti tollessi la nuvola dellamore proprio di te medesimo: adunque ti studia con grande sollicitudine
di perdere te, acci che tu possa acquistare el lume e ogni tuo parere sia abnegato nel parere e volere de
la dolce bont di Dio.
Non dico pi.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 43
Data a ser Cristofano di Gano, notaio in Siena.
A voi, dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de
servi di Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi che fuste
di quegli figliuoli veri che servaste e adempiste sempre luopara che vi dice el vero Padre celestiale,
quando dice: Chi non abandona madre e padre, e suore e frategli e s medesimo, non degno di me
(Mt 10, 37).
Adunque pare che voglia che noi labandoniamo.
Questo non pare che caggia nella mente vostra di volere osservarla, sotto spezie e colore di
farvene coscienzia di lassarla. Questa coscienzia procede pi dal dimonio che da Dio, per impedirvi lo
stato perfetto al quale pare che lo Spirito santo vi chiamasse. E se voi mi diceste: Idio mi comanda che
io sia ubidiente a loro, ben vero, in quanto non vi ritraghino da la via di Dio; ma se ce la
mpediscano, dobbiamo passare sopra el corpo loro e seguitare el vero Padre, col gonfalone della
santissima croce, annegando e uccidendo le nostre perverse volont. Oim, dolcissimo fratello in Cristo
Ges, ben mincresce che tu fai resistenzia e non conosci questo venerabile stato: parmi che ti dovesse
fare pi conscienzia di non lassarla, che di lassarla. Ma poi che cos, prego la somma ed eterna verit
che ti tenga la sua santissima mano in capo, che ti dirizzi in quello stato che gli debba pi piacere.
Pregoti che, in ogni stato e in tutte le tue operazioni, tenghi lochio dirizzato a Dio, cercando sempre
lonor suo e la salute della creatura; e mai non tesca di mente el prezzo del sangue dellAgnello, che
pagato per noi con tanto fuoco damore.
Del fatto della sposa io vi rispondo che mal volontieri di questo io mi impaccio, per che
sapartiene a secolari pi che a me; non di meno non posso contradire al vostro desiderio, considerato
la condizione di tutte e tre, chognuna buona. Se vi sentite di non curarvi perchabbi auto altro sposo,
potetel fare, poi che volete impacciarvi in el malvagio e perverso secolo. Se lasaste per, prendete
quella di Francesco Ventura da Camporeggi. Altro non dico.
Prego la somma ed eterna carit che vi dia quello che debba essare pi suo onore e salute vostra;
mandi sopra luno e laltra la plenitudine della grazia e la somma sua ed eterna benedizione.
Permanete nella santa dilezione di Dio.
LETTERA 44
A ser Antonio di Ciolo.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi unito per santo desiderio nel nostro dolce
Salvatore, per che in altro modo non potremo spregiare el mondo, n venire a perfetta purit
conservando la mente e il corpo nostro ne lo stato de la continenzia.
Per che lanima che non sacosta a Dio e uniscesi in lui per affetto damore, conviensi per forza
che ella si sia unita con le creature fuori di Dio, e con le dilizie piaceri e stati del mondo, perch
lanima non pu vivare senza amore: convienle amare o Idio o il mondo. E lanima sempre sunisce in
quella cosa che ama e ine si trasforma, e in tanto si trasforma che sempre piglia di quello ch ne la
cosa che ama. Se ella ama el mondo, nel mondo non altro che pena, perch per lo peccato germina
triboli e spine di grande amaritudine. La carne nostra non d n tiene altro che puzza e veleno di
peccato e di corruzione: intanto che, conformandosi lanima con la volont della carne e passione
sensitiva, ne riceve veleno che latosca per s fatto modo che le d morte, tollendole la vita de la grazia,
cadendo in colpa di peccato mortale.
Altro non ne pu ricevare di questo cos fatto amore: egli sta sempre in tristizia, ed
incomportabile a s medesimo, perch Dio permesso che laffetto disordinato sia incomportabile a s
medesimo.
E per contrario laffetto ch ordinato nella dolce volont di Dio, unito in lui per affetto damore,
d nellanima di quello che in s. Idio somma ed eterna dolcezza, e per e servi suoi sentono tanto
diletto nelle cose amare e malagevoli, perch, trovandosi Idio per grazia in s medesima, saziata e
quieta; per che di neuna cosa si pu saziare, se non di Dio, perch maggiore di lei, ed ella
maggiore di tutte le cose create. Unde ci che Dio cre, cre in servigio delluomo, e luomo per s,
acci che lamasse con tutto el cuore e con tutto laffetto suo (Mt 22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 37), e lui
servisse in verit; e per queste cose del mondo non possono saziare luomo, perch sonno meno di lui.
Adunque pace e riposo quando sta in lui: in lui participa una larghezza di cuore che ogni creatura che
in s ragione vi cape dentro per affetto di carit. Anco singegna di servirle, sovenendo el prossimo
suo, mostrando in lui lamore che al suo Creatore.
Perch Dio somma ed eterna purit, per lanima e l corpo ne participa per lunione che fatta
in lui, conservando la mente e l corpo suo in perfetta purit, elegendo inanzi la morte che volere
contaminare e lordare la mente e il corpo suo per immondizia. Non che i pensieri del cuore lui li
possa tenere, n spesse volte i movimenti della carne; ma i movimenti e i pensieri non inlordano
lanima, ma la volont, quando ella consente volontariamente alla fragilit sua e alle cogitazioni del
cuore. Ma non consentendo, non comette colpa neuna ma merito, facendo una santa resistenzia, traendo
sempre di queste spine la rosa odorifera duna perfetta purit, perch per questo viene a maggiore
conoscimento di s. E con uno odio santo si leva contra la propia fragelit, e con amore rifuge a Cristo
crocifisso con umili e continove orazioni, vedendo che in altro modo non pu campare da tanti mali; e
gi abiamo detto che quanto pi sacosta a lui, pi participa della sua purit. Adunque bene vero che
di queste bataglie egli ne trae la rosa purissima. Questo v il rimedio contra questo miserabile peccato
della debile fragile carne, e dogni altra gravezza di peccato: che noi ci acostiamo e conformiamo per
affetto damore in Dio.
E non aspetiamo el tempo, carissimo figliuolo; per chegli breve e non ci aspetta, non doviamo
aspettare lui. Grande fatto che luomo voglia dormire in tanta ciechit, e non destarsi da questo
sonno; ma bene vero che destare non ci potiamo, n venire a questa unione, senza el lume. Convienci
conoscere col lume della santissima fede la miseria e colpa nostra, e collocchio purificato ponarci per
obiecto lamore inefabile che Dio ci , el quale ci manifestato col Verbo de lunigenito suo Figliuolo,
e l Figliuolo ce l mostrato col sangue suo sparto con tanto fuoco damore, corso come inamorato
allobrobiosa morte de la santissima croce. E come si potrebbe tenere lanima, vedendosi tanto amare,
che non amasse? Non potrebbe.
O carissimo figliuolo, non vi dilungate da questo lume, ma con solecitudine dissolvete la nuvila
dellamore propio di voi; e con fede viva riguardate lo immaculato e svenato Agnello che con tanto
amore vi chiama: e rispondendogli verrete a questa perfetta unione; essendo unito sentirete lodore
della perfetta purit.
Molto buono contra questo vizio el riguardare la degnit in ch venuta lanima nostra e la
miserabile carne, per lunione che Dio fatto nelluomo, unita la natura divina con la natura nostra
umana.
Vergognarassi lanima e sarle uno freno di darsi a tanta miseria, vedendola levata sopra tutti e
cori de li angeli. Per forza, quando cos dolcemente la mente e l desiderio vostro si levar, si spegnar
la puzza del vizio. Anco ci conviene gastigare el corpo nostro e mortificarlo con la vigilia e umile e
continova orazione; attacarsi a lalbore della santissima croce; fuggire le conversazioni, pi che si pu,
di coloro che viveno lascivamente. E non dubitate che Dio vi far grandissima grazia, pure che voi
brighiate di tagliare e non stare a sciogliare: spacciatamente disponete tutti e fatti vostri.
Corrite con dolce e amoroso desiderio al giogo della santa ubidienzia: ine uccidarete la volont, e
mortificarete el corpo; ine gustarete larra di vita eterna. E non vi paia fadigoso, ch la fadiga tornar a
grandissimo diletto. So certa che se farete mansione per affetto damore col dolce e buon Ges, che
voi el farete, e altrimenti no. E per vi dissi chio desideravo di vedervi unito per affetto damore nel
salvatore nostro, acci che veniste a vera purit, e perdeste la passione che vi d tanta pena. Non dubito
che, se voi il farete, ne sarete privato almeno che la volont elegerebbe prima la morte che volere
offendare.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso e cominciate una vita nuova, con isperanza che le colpe
vostre si consumaranno nel sangue e fuoco damore. E io voglio pigliare le colpe vostre, e ismaltirle
con lagrime e orazioni nel fuoco della divina carit; e voglio portare la penitenzia per voi. Solo di
questo vi prego e costringo, che vi diate a svilupare tosto del mondo, e darli tosto di calcio, ch se voi
non deste a lui, lui sarebbe ben presto di dare a voi. Non fate resistenzia a lo Spirito santo che vi
chiama. Altro non dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore, Maria.

LETTERA 45
A Francesco di missere Vanni Malavolti.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo e sopracarissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi
di Ges Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di ritrovare te pecorella smarrita
nne grandissimo desiderio! e di rimettarti nellovile co compagni tuoi.
Parmi che l dimonio tabbi s imbolato, che non ti lassa ritrovare: io, miserabile madre, vo
cercando e mandando per te, perch mi ti vorrei ponere in su la spalla (Lc 15, 5) dellamaritudine e
della compassione che allanima tua. Apre locchio figliuolo carissimo dellintelletto; levalo da la
tenebre e ricognosce la colpa tua, non con confusione di mente ma con cognoscimento di te e con
sperare nella bont di Dio. Vede che la sustanzia de la grazia che l padre tuo celestiale ti di tu li
spesa miserabilemente; fa s come fece quello figliuolo che spese la sustanzia sua, el quale, sentendosi
venuto a necessit, ricognobbe el suo difetto e ricorse al padre per misericordia (Lc 15, 11-21). Cos fa
tu: ch tu se impovarito e i bisogno, e lanima tua muore di fame. Ricorre dunque al Padre, per
misericordia, che ti soverr e non sar spregiatore del tuo desiderio fondato in amaritudine del peccato
commesso; anco ladempir dolcemente.
Oim oim, dove sono i dolci desiderii tuoi? O disaventurata me, trovato che l dimonio
imbolata lanima e l desiderio santo tuo, e l mondo e servi suoi nno tesi i laccioli co disordenati
piaceri e diletti suoi. Ors a pigliare el remedio, e non dormire pi! Consola lanima mia; non essere
tanto crudele, per salute di te, di fare caro duna tua venuta. Non ti lassare ingannare, per timore e
vergogna, al dimonio: rompe questo nodo; vienne, vienne, figliuolo mio carissimo. Io ti posso bene
chiamare caro, tanto mi costi di lagrime e di sudori e di molta amaritudine; or vienne, e ricovera nel tuo
ovile. Io mi scuso dinanzi a Dio che io non posso pi. E col venire e con lo stare, non richeggio altro da
te se non che tu facci la volont di Dio.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 46
A Neri di Landoccio.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a te
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti essercitare el lume che Dio t dato a ci che cresca in
te, per che senza il perfetto lume non potremmo cognoscere n amare n vestirci della verit; e se noi
non ce ne vestissimo, a tenebre ci tornarebbe quello lume: e per bisogno di giognare al perfetto
lume, ch a questo ci Dio eletti.
Voglio dunque che con ogni sollicitudine ponga e fermi locchio dellintelletto tuo ne la verit e
nello abisso della carit di Dio, e per questo modo giognerai al perfetto lume sopranaturale, e giognerai
a perfettissimo amore del tuo Creatore e dilezione del prossimo; e cos si compir in te la volunt di
Dio e l desiderio mio. Non dico pi.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 47
A Pietro di Giovanni Venture da Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con disiderio di vederti perseverare in ogni virt, per che senza la
perseveranzia non riceveresti la corona della gloria (1Pt 5, 4) che si d a veri combatitori. Ma tu mi
dirai: Unde posso acquistare questa perseveranza?. Rispondoti che tanto serve la persona la creatura
quanto lama, e pi no; e tanto manca nel servire, quanto manca lamare; e tanto ama, quanto si vede
amare. Adunque vedi che dal vedersi amare viene lamore, e lamore ti fa perseverare. Quanto tu
aprirai locchio de lo nteletto a riguardare il fuoco e labisso della inestimabile carit di Dio inverso di
te el quale amore t mostrato col mezzo del Verbo del Figliuolo suo , tanto sarai costretto
dallamore ad amarlo in verit con tutto l cuore e con tutto laffetto e con tutte le forze tue (Mt 22, 37;
Mc 12, 30; Lc 10, 27), tutto libero schiettamente e puramente, senza neuno rispetto di propia utilit tua.
Tu vedi che Dio tama per tuo bene e non per suo, per chegli lo Dio nostro, che non bisogno di
noi: e cos tu, e ogni creatura ragionevole, debi amare Dio per Dio in quanto egli somma ed eterna
bont e non per propia utilit, e il prossimo per lui. Poi che tu i fatto il principio e il fondamento
nellaffetto della carit, subito el cominci a servire co lo strumento de le virt, s che col lume e con
lamore acquistarai la virt, e persevererai in essa.
Ma atende che, col vedere te essere amato da Dio, ti conviene vedere la colpa e la ingratitudine
tua, e agravare la colpa nel conoscimento santo di te, acci tu non ti scordi da la virt piciola della vera
umilit, e acci che tu non presumi di te, n cadessi nel propio piacere. Sai quanto c necessario il
conosciare e agravare le colpe nostre, per conservare e cresciare la vita della grazia nellanima? Quanto
egli ci bisogno el cibo corporale per conservare la vita nel corpo. Adunque leva via la nuvila
dellamore propio di te acci che non timpedisca el lume unde tu arai questo perfetto conoscimento, e
col conoscimento lamore e lodio. E nellamore trovarai la virt della perseveranza, e cos compirai la
volont di Dio e il disiderio mio in te; la quale volont e desiderio di vederti cresciare e perseverare
infino alla morte nelle vere e reali virt. E guarda che mai tu non ti fidassi di te medesimo il quale
fidare uno vento sotile di riputazione, chesce dellamore propio , per che subito verresti meno, e
voltaresti il capo adietro a mirare larato (Lc 9, 62). Ch, come lamore di Dio, acquistato nel
conoscimento di te con vera umilit, ti fa perseverare nella virt, cos lamore propio, colla reputazione
che ti fa fidare di te medesimo, come detto , ti tolle la virt, e fatti cadere nel vizio e perseverarvi
dentro. Fuge, figliuolo, fuge questo vento sotile del propio piacere; e vatene, tutto nascoso in te
medesimo, nel costato di Cristo crocifisso, e ine pone lo nteletto tuo a riguardare il segreto del cuore.
Ine sacenda lafetto, vedendo chegli fatta caverna del corpo suo, acci che tu abia luogo dove
rifugire dalle mani de tuoi nemici (1Re 24, 4), e possiti riposare e pacificare la mente tua ne lafetto
della sua carit. Ine trovarai el cibo, per che tu vedi bene chegli t data la carne in cibo, e il sangue
in beveragio (Gv 6, 55): arrostita in su la croce al fuoco della carit, e ministrato in su la mensa de
laltare, tutto Dio e tutto Uomo. Disolvasi oggimai la durezza de cuori nostri; amolisi la mente a
ricevare la dotrina di Cristo crocifisso.
Voglio che cominciate ora, tu e gli altri negligenti figliuoli, a conformarvi con questo Parvolo, el
quale ora ci rapresenta la santa Chiesa, Verbo incarnato. E che pi potiamo vedere a confusione della
nostra superbia, che vedere Dio umiliato a luomo, laltezza della deit discesa a tanta bassezza quanta
la nostra umanit? Chi n cagione? Lamore: lamore il fa abitare ne la stalla in mezzo degli animali;
lamore il fa satolare dobrobi, vestirlo di pene, e sostenere fame e sete; lamore il fa corrire con pronta
obedienzia infino a lobrobiosa morte de la croce; lamore il fa andare a lo nferno e spogliare il limbo
per dare piena rimunerazione a quelli che in verit laveano servito, e longo tempo aveano aspetato la
redenzione loro; lamore il fece lassare a noi in cibo; lamore dopo lAscensione mand il fuoco dello
Spirito santo (At 2, 3-4), il quale ci allumin de la dotrina sua, la quale quella via fondata in verit che
ci d vita, traci della tenebre, e dacci lume nelleterna visione di Dio. Ogni cosa, dunque, fatto
lamore.
Bene s deba adunque luomo vergognarsi e confondarsi in s medesimo, ch non ama n
risponde a tanto abisso damore. Assai tristo colui che, potendo avere il fuoco, si lassa morire di
freddo; avendo il cibo dinanzi, si lassa morire di fame. Prendete, prendete il cibo vostro, Cristo dolce
Ges crocifisso, e non in altro modo: ch se in altro modo il voleste, non sareste costanti n
perseveranti; e la perseveranzia quella ch coronata, come dicemo, e senza essa ricevarebe lanima
confusione, e non gloria. Considerando me questo, dissi chio desideravo di vederti costante e
perseverante ne la virt. Non dico pi qui etc.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore, Maria.

LETTERA 48
A Mateo di Giovanni Colombini da Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero e perfettissimo lume, nel
quale lume conosciate e vediate la verit, la quale verit quella cosa che ci libera (Gv 8, 32): cio che
conoscendola lamiamo, e amandola ci libera da la servitudine del peccato mortale.
Che verit questa la quale ci conviene conosciare? una verit parturita dallamore innefabile
di Dio, a la quale verit dobiamo rendare il debito de lamore e de lodio. In che modo? In questo: che
noi conosciamo il sommo ed eterno bene, e lamore innefabile col quale Dio ci cre alla immagine e
similitudine sua. E creocci per questa verit, perch noi gustassimo el suo sommo ed eterno bene, e a
ci che rendessimo gloria e lode al nome suo; e per compire questa verit in noi, ci don el Verbo del
suo Figliuolo, e nel sangue suo ci ricre a grazia. A questo conoscimento dobiamo venire esercitandolo
con grandissima solecitudine; ma a questo non potiamo venire senza e.lume, e lume non potiamo avere
co.la nuvila de lamore propio di noi.
El quale amore ofusca locchio de linteletto, che no.lo lassa conoscere n discernare la verit; ma
la bugia vede in verit, e la verit in bugia; le cose transitorie riputa ferme e di grande consolazione, ed
elle vengono tutte meno, s come el fiore, il quale, poi che colto, subito perde la bellezza sua. Onore,
richezze, stato e dilizie, tutte passano come l vento: ogni cosa ci mutabile, unde dalla sanit veniamo
a la infermit, dalla richezza alla povert, e dalla vita a la morte. E luomo, matto amatore di s
medesimo, come cieco giudica tutto il contrario, e cos tiene. E chi manifesta chegli il tenga? Il
disordinato amore e affetto chegli a s e al mondo. Tutto gli adiviene perchegli perduto e.lume,
ch segli avesse lume in verit, terrebe che Dio sommamente buono: uno bene incomprensibile e
innestimabile che neuno che l possa stimare, ma solo esso medesimo si comprende e stima. Egli
somma ed eterna richezza, egli giusto e pietoso medico, che d a noi le medicine necessarie a le
nostre infermit (cos dice el glorioso Paolo: Quando lumana generazione giacea inferma, venne il
grande medico nel mondo, e san le nostre infirmit (Rm 5, 6; Eb 4, 15; 5, 9) ), s che a ognuno le d
sicondo che bisogna a le piaghe nostre, col fuoco della divina carit. Alcuna volta ci trae sangue, cio
levandoci quelle cose che sonno nocive a la nostra salute, e sonno uno mezzo tra Dio e noi: unde ad
alcuni tolle i figliuoli, ad altri la sustanzia temporale, ad altri la sanit, e ad alcuni lo stato del mondo,
percotendoci con le molte tribulazioni. E questo non fa per odio, ma per singulare amore: privaci de
diletti vani della terra, per darci pienamente i beni del cielo. Egli benigno ed eterno giudice, e, s
come giudice e giusto signore, ad ognuno rende il debito suo, unde ogni bene rimunerato e ogni colpa
punita.
E con la forza santa che faremo a la nostra perversa volont, e co.la violenzia, acquistaremo le
vere e reali virt; e sar rimunerata la fatica nostra di beni immortali. Con questo lume si conosce la
verit inverso del mondo, el quale non in s fermezza n stabilit veruna. Invano safatica colui che
tutto l suo tempo speso e spende nel mondo, facendosi Dio de figliuoli e delle richezze, e non
savede che tutte li danno morte, privandolo della vita della grazia; e non pare che sappi che Dio
permesso che l disordinato animo sia incomportabile a s medesimo: unde in questa vita gusta larra
de lo nferno, solo perch non conosciuto la verit per la privazione del lume.
Adunque voglio, carissimo figliuolo, che non dormiamo pi, ma con grande solecitudine ci
destiamo dal sonno, levando la nuvila de lamore propio di noi da locchio de lintelletto nostro. E
facendo cos, compirete in voi la volont di Dio e il disiderio mio, ch, considerando io che senza il
lume non potiamo conosciare la verit, desiderio di vedere in voi lume vero, a ci che perfettamente
conosciate la verit: el quale lume e verit vi faranno costante e perseverante in quello che avete
cominciato con uno santo e vero desiderio. Non mi ci mettete spazio di tempo, per che non sete sicuro
daverne, ma in tutto senza timore servile, con vera e perfetta speranza, confidandovi nel vostro
Creatore, ordinate la vita vostra e regolatevi in tutte le cose, satisfacendo a la coscienzia, ponendo fine
e termine a ogni disordinato vivare, con vera perseveranzia. Tollendo via la tristizia del cuore vostro, e
con massima alegrezza, riconoscete lamore inefabile e la plenitudine della divina misericordia ch
traboccata sopra di voi.
Mettetevi ogimai el mondo sotto e piei, e rispondete a Dio, che vi chiama, con uno cuore gentile
e non mercennaio, s come vero e legittimo figliuolo, dilettandovi di purificare spesso la coscienzia
vostra con la santa confessione; e usate la comunione al luogo e al tempo suo. La conversazione vostra
sia con quelli che temeno Dio in verit, vacando el tempo vostro a la vigilia e a lorazione, quanto v
possibile. Ludire il divino ofizio non vi scordi. La fantasia e memoria vostra sempre sia piena di Cristo
crocifisso, volendo investigare non le cose secrete di Dio n gli occulti misteri suoi, ma solo la volont
sua e la dolcezza della sua carit, che ci ama tanto inestimabilmente, e non cerca n vuole altro che la
nostra santificazione. E conosciamo e difetti nostri, umiliandoci sotto la dolce potente mano di Dio
(1Pt 5, 6). Lo stato nel quale voi sete, del matrimonio, pregovi che vingegniate dusarlo come
sagramento, avendo in debita riverenzia i d comandati dalla santa Chiesa. Ingegnatevi omai di tenere,
voi e la donna vostra, uno stato angelico, sentendo lodore della continenzia, acci che gustiate il frutto
suo. Or cos dolcemente regolate e ordinate la vita vostra, senza aspettare pi tempo: ch, come detto ,
il tempo non aspetta noi.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso; nascondetevi ne le piaghe dolcissime e sopradolcissime
sue, e ine si dilarghi e consumi el cuore vostro. Guardate che non voltaste il capo adietro a mirare
larato (Lc 9, 62), ch io mi chiamarei di voi a lumile Agnello, e voi non areste a cui appellare. Fatemi
de figliuoli de le virt, e mai non restate di concipere per amore nel cuore vostro. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges etc.

LETTERA 49
A monna Alessa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io indegna miserabile tua madre desiderando che tu
giunga a quella perfezione che Dio t eletta, parmi che, a volervi giognere, si convenga andare con
modo, e non senza modo.
E senza modo e con modo si vuole fare ogni nostra operazione: senza modo si conviene amare
Dio, e non ponervi nellamare n modo n misura n regola, ma smisuratamente amare. E a volere
venire alla perfezione dellamore, ti conviene ordinare la vita tua. El primo ordine sia fuggire la
conversazione dogni creatura, per conversazione, se non secondo che richiede latto della carit; ma
amarne assai, e conversarne pochi.
E eziandio con quelli che ami di spirituale amore sappi conversare con modo; e se tu nol facessi,
pensa che a quello amore che tu debbi portare a Dio senza modo, vi porresti modo che non te ne
avederesti, ponendovi mezzo la creatura finita, per che lamore che dovaresti portare a Dio porresti a
la creatura, amandola senza modo. E questo timpedirebbe la tua perfezione, unde con modo ordenato
la debbi amare spiritualmente. Sia uno vasello el quale tu empia nella fonte, e nella fonte el beia; che
poniamo che tu avessi tratto lamore da Dio, che fonte dacqua viva, se tu nol beiessi continuamente
in lui, rimarrebbe vto. E questo ti sar el segno che tu nol beia a pieno in Dio: che quando della cosa
che tu ami tu ne sostieni pena o per conversazione che avesse, o perch fussi privata dalcuna
consolazione la quale solevi ricevere, o di qualunque altra cosa che avenisse , se tu sostieni allora
pena di questo, o daltro che delloffesa di Dio, t segno manifesto che questo amore ancora
imperfetto, e tratto fuore della fonte.
Che modo ci dunque a fare perfetto quello che imperfetto? Questo el modo: di correggere e
gastigare e movimenti del cuore con vero cognoscimento di te, e con odio e dispiacimento della tua
imperfezione cio dessere tanto villana che quello amore che si debba dare tutto a Dio, si dia alla
creatura, cio damare la creatura senza modo e Dio con modo . Per che lamore verso di Dio vuole
essere senza misura, e quello della creatura debba essere misurato con quella di Dio, e non con la
misura delle proprie consolazioni n spirituali n temporali. Adunque fa che tu ogni cosa ami in Dio, e
che tu corregga con odio ogni disordenato affetto.
Fa, figliuola mia, due abitazioni: una abitazione attuale della cella, che tu non vada discorrendo
e molti luoghi se non per necessit o per obedienzia della priora o per carit. E unaltra abitazione fa
spiritualmente, la quale porti continuamente teco; e questa la cella del vero cognoscimento di te, dove
trovarai el cognoscimento della bont di Dio in te: che sono due celle in una, e stando nelluna, ti
conviene stare nellaltra, per che in altro modo verrebbe lanima a confusione o a presunzione. Ch se
tu stessi nel cognoscimento di te, verrebbe la confusione della mente; e stando solo nel cognoscimento
di Dio, verresti a presunzione. Conviene dunque che sieno conditi luno con laltro, e faccine una
medesima cosa; e facendolo verrai a perfezione, per che del cognoscimento di te acquistarai lodio
della propria sensualit; e per lodio sarai uno giudice, e sarrai sopra la sedia della coscienzia tua e
terrati ragione, e non lassarai passare el difetto che tu non ne facci giustizia.
Di questo cognoscimento esce la vena de lumilit, la quale non piglia mai alcuna reputazione, e
non si scandalizza di neuna cosa che sia, e, paziente, con gaudio sostiene ogni ingiuria, ogni
perdimento di consolazione e ogni pena, da qualunque lato elle vengano. Le vergogne paiono una
gloria, e le grandi persecuzioni refrigerio; e di tutte gode, vedendosi punita di quella legge perversa
della propria volont sensitiva che sempre ribella a Dio, e vedersi conformare con Cristo crocifisso, che
via e dottrina della verit.
Nel cognoscimento di Dio trovarai el fuoco della divina carit. Dove tu ti dilettarai? In su la croce
con lo immaculato Agnello, cercando el suo onore e la salute dellanime, per continua e umile
orazione. Or qui sta tutta la nostra perfezione. Molte cose ci sono anco, ma questa la principale, dove
riceviamo tanto lume che non potiamo errare nelle minori operazioni che seguitano: dilettati, figliuola
mia, di conformarti con gli obbrobii di Cristo.
E guarda el sentimento della lingua, s che la lingua non risponda alcuna volta al sentimento del
cuore; ma smaltisce quello che nel cuore, con odio e dispiacimento di te. Fa che tu sia la minima
delle minime, subietta per umilit e pazienzia a ogni creatura per Dio, non con scusa, ma con dire mia
colpa. E cos si vencono e vizii nellanima tua e ne lanima di cui tu el dicessi: per la virt de
lumilit.
Ordina el tempo tuo: la notte alla vigilia dato che tu i el debito del sonno al corpo tuo , e la
mattina alla chiesa con la dolce orazione; e non spendarlo in favellare infine allora debita. Di questo e
dogni cosa non ti ritragga altro che o la necessit o lobedienzia o la carit, come detto . Doppo lora
del mangiare, ricoglieti un poco a te; e poi fa manualmente alcuna cosa, secondo che t di bisogno.
Allora del vespro e tu va e fa cavelle, e quanto lo Spirito santo ti fa fare, tanto sta. E poi ritorna e
governa lantica tua madre senza negligenzia, e provedela di quello che di bisogno; e sia tuo questo
peso di qui alla mia tornata. Fa che tu facci s che tu adempia el desiderio mio. Altro non dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 50
A Caterina di Ghetto mantellata di santo Domenico.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce Carissima suoro e figliuola mia in Cristo
dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo,
con desiderio di vederti vera serva e sposa di Cristo crocifisso.
Serve dobiamo essere perch siamo ricomprate del sangue suo; ma non vego che del nostro
servire potiamo fare utilit a lui: dobianlo dunque fare al prossimo nostro, per chegli quel mezzo
dove noi proviamo e acquistiamo la virt. Sappi che ogni virt riceve vita da lamore; e lamore
sacquista nellamore, cio levando locchio de lo ntelletto nostro a raguardare quanto siamo amati da
Dio.
Vedendoci amare, non potiamo fare che non amiamo; amando, abracciamo le virt per affetto
damore, e con lodio spregiamo el vizio, s che vedi che in Dio concepiamo le virt, e nel prossimo si
parturiscono.
Sai bene che ne la necessit del prossimo tu partorisci el figliuolo della carit, ch dentro ne
lanima; e nella ingiuria che tu ricevi da lui, la pazienzia. Tu li doni lorazione, singularmente a coloro
che ti fanno ingiuria, e cos dobiamo fare: se essi sonno a noi infedeli, e noi dobiamo a loro essere
fedeli, e fedelmente cercare la loro salute; amarli di grazia, e non di debito: cio, che tu ti guardi di non
amare el prossimo tuo per propria utilit, perch non sarebbe amore fedele, e non rispondaresti a
lamore che Dio ti porta. Ch come Dio t amata di grazia cos vuole che, non potendoli tu rendare
questo amore, tu el renda al prossimo tuo, amandolo di grazia, e non di debito, come detto . N per
ingiuria, n perch tu vedessi diminuire lamore verso di te, o il diletto, o la propria utilit, non debbi tu
minuire n scemare lamore verso lui ma amarlo caritativamente, portando e sopportando e difetti
suoi: con gran consolazione e riverenzia raguardare e servi di Dio.
Guarda che tu non facessi come le matte che si vogliono porre a investigare e giudicare gli atti e
modi de servi di Dio: troppo degno di grande riprensione chi il fa. Sappi che non sarebbe altro che
ponere regola e legge a lo Spirito santo, volendo fare andare e servi di Dio a nostro modo, la quale
cosa non si de fare; e pensi quella anima che giogne a questo giudizio che la barba della superbia non
anco fuore, n la vera carit del prossimo non v anco dentro: cio damarlo di grazia, e non di debito.
Adunque amiamo e non giudichiamo e servi di Dio; anco ci conviene amare generalmente ogni
creatura che in s ragione: coloro che sonno fuore de la grazia amarli con dolore e amaritudine de la
colpa loro, perch offendono Dio e lanima loro. E cos tacordarai col dolce e inamorato di Paolo, che
piange con coloro che piangono e gode con coloro che godono (Rom 13, 15): cos tu piangerai con
coloro che sonno in istato di pianto, per desiderio de lonore di Dio e salute loro; e goderai co servi di
Dio, che godono gustando Dio per affetto damore. Vedi dunque che nella carit concepiamo le virt, e
nella carit del prossimo si parturiscono.
Facendo cos che tu realmente, senza neuno amore o cuore fittivo, libero, senza veruno rispetto
di propria utilit o spirituale o temporale, ami el prossimo tuo , sarai vera serva e risponderai col
mezzo del prossimo a lamore che ti porta el tuo Creatore; e sarai sposa fedele e non infedele. Allora
manca la fede la sposa a lo sposo suo, quando lamore che debba dare a lui el d ad altra creatura. Tu
se sposa (vedi bene che l Figliuolo di Dio tutti ci spos nella circuncisione (Lc 2, 21), quando si tagli
la carne sua, donandoci tanto quanto una stremit danello, in segno che voleva sposare lumana
generazione): tu, raguardando tanto amore, el debbi amare senza neuno mezzo.
Come tu lami senza mezzo che sia fuore di Dio, cos se fatta serva del prossimo tuo, servendolo
in ogni cosa secondo la tua possibilit: s che di Cristo se sposa, e del prossimo debbi essere serva, se
tu se sposa fedele. Perch de lamore che noi portiamo a Dio non potiamo fare utilit n servizio a lui,
adunque come detto dobiamo servire al prossimo nostro con vero e cordiale amore: in altro modo
n in altra forma nol potiamo servire. E per ti dissi chio desideravo di vederti vera serva e sposa di
Cristo crocifisso.
Or ti bagna, carissima suoro e figliuola, nel sangue dolce di Cristo crocifisso. Altro non dico.
Permane etc. Ges amore Ges dolce etc.

LETTERA 51
A frate Felice da Massa dellordine di santo Agustino.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi fondato in vera e perfetta umilit, per
che colui che umile s paziente a portare ogni fadiga per amore della verit; e perch lumilit
balia e nutrice della carit, non pu essere umilit senza carit. E colui che arde nella fornace della
carit non negligente, anco perfetta sollicitudine, per che la carit non sta mai oziosa, ma sempre
aduopera.
Ma amore n umilit, la quale consuma la negligenzia e spegne la superbia, non si pu avere
senza el lume e che locchio alluminato non abbi qualche obiecto in che elli possi guardare; per che,
perch locchio vegga e abbi el lume in s, ed elli non stia aperto, quello vedere non gli farebbe alcuna
utilit.
Locchio vero dellanima nostra lo intelletto, el quale el lume della santissima fede, col dove
el panno dellamore proprio non lavesse ricuperto. Levato via lamore proprio di noi medesimi,
locchio rimane chiaro e vede: s conviene che laffetto si desti e voglia amare el suo benefattore.
Allora, sentendo locchio de lintelletto muovarsi da laffetto, subbito sapre e ponsi ne lobiecto suo,
Cristo crocifisso, in cui cognosce e massimamente nel sangue suo labisso della inestimabile sua
carit.
Ma dove el debba vedere e ponere questo obiecto? Ne la casa del cognoscimento di s, nel quale
cognoscimento cognosce la miseria sua, per che veduto con locchio dellintelletto e suoi defetti, e
s non essere, e llo veduto in verit. In verit quando luomo cognosce s, e cognosce la bont di
Dio in s.
Per che se cognoscesse solamente s, o volesse cognoscere Dio senza s, non sarebbe
cognoscimento fondato nella verit, n trarrebbe anco el frutto che si debba trare del cognoscimento di
s, ma pi tosto ne perdarebbe che non ne guadagnarebbe, per che trarrebbe solo del cognoscimento
di s tedio e confusione, unde diseccarebbe lanima; e perseverandovi dentro senza altro remedio
giognarebbe alla disperazione. E se volesse cognoscere Dio senza s, ne trarrebbe frutto fetido di
grande presunzione, la quale presunzione nutricata dalla superbia; e luna notrica laltra. Conviensi
dunque che el lume vegga e cognosca in verit, e condisca el cognoscimento di s col cognoscimento di
Dio, e l cognoscimento di Dio col cognoscimento di s.
Allora lanima non viene n a presunzione n a disperazione; ma del cognoscimento trae el frutto
della vita, quando luno con laltro insieme. Per che del cognoscimento di s riceve el frutto della
vera umilit unde germina odio e dispiacimento della colpa e della legge perversa che sempre atta a
impugnare contra allo spirito (Rm 7, 23): de lodio parturisce el figliuolo della pazienzia, la quale el
mirollo della carit ; e del cognoscimento della grande bont di Dio, che truova in s, riceve el frutto
dellabisso dellaffocata carit di Dio e del prossimo suo.
Per che col lume vede e cognosce che dellamore che elli porta al suo Creatore non gli pu fare
utilit alcuna, e per subbito quella utilit che non pu fare a lui la fa al prossimo suo per amore di Dio
per che ama la creatura perch vede che el Creatore sommamente lama ; e condizione
dellamore damare tutte quelle cose che sono amate dalla persona amata. Or con questo lume,
carissimo figliuolo, acquistaremo la virt della umilit e della carit, e con vera e santa pazienzia
portaremo e sopportaremo e difetti del prossimo nostro; e consumaremo la negligenzia con la perfetta
sollicitudine acquistata nel fuoco della divina carit; e spegnarassi la superbia con lacqua della vera
umilit; e diventaremo affamati de lonore di Dio, e gustatori e mangiatori dellanime in su la mensa de
lumile e immaculato Agnello. Altra via non ci ; unde, considerando io che ci conveniva tenere per
questa via e per questa strada della vera umilit, dissi e dico che io desideravo di vedervi fondato in
vera e perfetta umilit; e cos voglio che facciate senza pena e senza confusione di mente.
Ma ora di nuovo voglio che cominciamo con fede viva, con speranza ferma, e con obedienzia
pronta; e cos voglio che ingrassiate lanima vostra, e non si disecchi per confusione n per tedio di
mente; ma con una perfetta sollicitudine vi destate dal sonno della negligenzia, furando le virt, quando
le vedete ne vostri fratelli, conservandole nel petto vostro.
E sempre la verit vi diletti e stia nella bocca vostra; e annunziarla quando bisogna,
caritativamente, in ogni persona e singularmente in quelle persone che sono amate di singulare amore
, ma con una piacevolezza, ponendo el difetto altrui a voi medesimo. E se non si fusse fatto per lo
tempo passato con quella cautela che bisogna, correggiarenci per lavenire. E per queste non voglio che
alcuna pena nabbiate. E di me pensiero alcuno non vi diate; ma realmente londe del mare tempestoso
tutte si passino con vera umilit e carit fraterna, e con santa pazienzia. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 52
A frate Jeronimo da Siena de frati di santo Agustino Al nome di Ges Cristo crucifisso e di
Maria dolce.
A voi dilettissimo e carissimo padre e figliuolo in Cristo Ges, io Caterina serva e schiava de
servi di Ges Cristo scrivo a voi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio risovenendomi de la parola
del nostro Salvatore, quando disse a discepoli suoi: Con desiderio io desiderato di fare la Pasqua
con voi, prima che io muoia (Lc 22, 15).
Cos dico io a voi, frate Jeronimo, padre e figliuolo mio carissimo. E se mi dimandaste: Che
Pasqua desideri di fare con esso noi?, rispondovi: non c altra Pasqua se non quella dellAgnello
immaculato, quella medesima che fece elli di s a dolci discepoli. O Agnello dolce, arrostito al fuoco
de la divina carit, a lo spedone della santissima croce! O cibo suavissimo, pieno di gaudio e di letizia e
consolazione! In te non manca cavelle, per che allanima che ti serve in verit tu gli se fatto mensa
cibo e servidore.
Bene vediamo che l Padre c una mensa, ed letto dove lanima si pu riposare; vediamo el
Verbo dellunigenito suo Figliuolo, che ci s dato in cibo con tanto fuoco damore. Chi ce l porto? El
servidore dello Spirito santo: e per lo smisurato amore che elli non contento che siamo serviti da
altri, ma esso medesimo vuole essere el servidore.
Or a questa mensa desidera dunque lanima mia insiememente con voi di fare Pasqua prima che
io muoia, per che, passata la vita, non la potremmo fare. E sappiate, figliuolo mio, che a questa mensa
ci conviene andare spogliati e vestiti: spogliati, dico, dogni amore proprio e piacimento del mondo, di
negligenzia e tristizia e confusione di mente, per che la disordenata tristizia disecca lanima; ma
dovianci vestire dellardentissima sua carit, e questo non potiamo avere se lanima non apre locchio
del cognoscimento di s medesimo che vega s none essere, e per siamo operatori di quella cosa che
non , perch noi non siamo e cognosciamo in noi la infinita bont di Dio.
Quando lanima raguarda el suo Creatore e tanta infinita bont quanta truova in lui, non pu fare
che non ami; e lamore subbito el veste de le vere e reali virt. Inanzi eleggerebbe la morte che fare
cosa contraria a colui che elli ama, ma sempre cerca con sollicitudine di fare cosa che gli sia in piacere:
subbito ama ci che elli ama e odia ci che elli odia, per che per amore elli fatto un altro lui. Questo
quello amore che ci tolle ogni negligenzia e ignoranzia e tristizia, per che la memoria si leva a fare
festa col Padre, ritenendo nella memoria sua e benefizii di Dio; lo intendimento col Figliuolo e con
sapienzia e lume e cognoscimento cognosce e ama la volont di Dio : leva subbito lamore e l
desiderio suo e diventa amatore de la somma etterna Verit, in tanto che non pu n vuole amare altro
n desiderare se non Cristo crucifisso; non gli diletta altro se non portare gli obrobii e le pene sue, e
tanto gli diletta e gli piace che elli a sospetto ogni altra cosa. De le pene, de li scherni e persecuzioni
del mondo o del dimonio se le reputa gloria a sostenere per Cristo.
Accendete accendete el fuoco del santo desiderio, raguardate lAgnello svenato in su.legno de la
santissima croce: in altro modo non potremmo mangiare a questa dolce e venerabile mensa. Fate che ne
la cella dellanima vostra stia sempre piantato e ritto larbolo de la santissima croce, per che a questo
arbolo cogliarete el frutto de la vera obbedienzia, de la pazienzia e profonda umilit; morr in voi ogni
piacimento e amore proprio; acquistarete la fame dessere mangiatore e gustatore dellanime. E
vedendo noi che, per fame de la salute nostra e de lonore del Padre, elli s umiliato e dato s
medesimo allobrobiosa morte de la croce, s come pazzo ebbro e inamorato di noi, questa la Pasqua
che io desidero di fare con voi.
E perch aviamo detto che doviamo essere mangiatori e gustatori dellanime, questo desidera
lanima mia di vedere in voi, perch sete banditore de la parola di Dio. Voglio che siate uno vasello di
dilezione pieno di fuoco dardentissima carit a portare el dolce nome di Ges, e seminare questa
parola incarnata di Ges nel campo dellanima. Ma invitovi e voglio che ricogliendo el seme, cio
facendo frutto ne le creature, voi el riponiate ne lonore del Padre etterno, cio dando la gloria e lonore
a lui, perdendo ogni gloria e piacimento di noi medesimi; altrimenti saremmo ladri che furaremmo
quello che di Dio e daremmolo a noi. E credo che per la grazia di Dio questo non tocca a voi, ch
certa mi pare essere che l primo movimento e principio solo dellonore di Dio e salute de la creatura.
E bene ci cade questo, spesse volte: alcuno piacere di voi ne la creatura; ma perch io voglio che
siate perfetto e rendiate frutto di perfezione, non voglio che amiate neuna creatura n in comune n in
particulare se non solamente in Dio. Or intendete in che modo io dico, ch io so bene che voi amate in
Dio e spiritualmente, ma alcuna volta, o per poca avertenzia o perch la natura ve lo nchina come
avete voi , ama spiritualmente e nellamore piglia piacere e diletto, tanto che alcuna volta la sensualit
piglia la parte sua, pur col colore dello spirito.
E se mi diceste: a che me ne posso avedere che ci sia questa imperfezione?: quando voi vedeste
che quella persona che amata mancasse in alcuna cosa verso di voi, che non vi facesse motto secondo
i modi usati o che vi paresse che amasse un altro pi di voi, se allora vi cade uno sdegno e uno cotale
mezzo dispiacimento, allentando lamore che prima vera, tenete di fermo che questo amore era ancora
imperfetto. Che modo ci da farlo perfetto? Non vi do altro modo, figliuolo carissimo, se non quello
che fu dato a una dalla prima Verit, dicendo: Figliuola mia carissima, io non voglio che tu facci come
colui che trae el vasello pieno dacqua de la fonte e bevelo poi che l fuore, e cos rimane votio e non
se navede, ma voglio che, empiendo el vasello dellanima tua, facendoti una cosa, per amore e affetto,
con colui che tu ami per amore di me, nol tragga punto di me, fonte dacqua viva, ma tiene la creatura,
che tu ami per amore di me, s come vasello ne lacqua: a questo modo non sar votio, n tu n cui tu
ami, ma sempre sarete pieni de la divina grazia del fuoco dellardentissima carit. Allora non vi cadr
n sdegno n spiacimento veruno, per che colui che ama perch vedesse molti modi, o dilungare da
la sua conversazione mai non n pena affliggitiva pur ched e vega e senta che viva co.le dolci e reali
virt, per che lamava per Dio e non per s. Bene sentirebbe una santa picciola tenerezza quando si
vedesse dilungare da quella cosa che ama. Or questa la regola e l modo che io voglio che teniate, a
ci che siate perfetto e none imperfetto. Non dico pi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 53
A monna Agnesa donna che fu di missere Orso Malavolti.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legata nel legame della divina carit, el
quale legame tenne confitto e chiavellato Dio e Uomo in sul legno della santissima croce; per che
chiovo non era sufficiente a tenerlo se lamore non lavesse tenuto.
Questo quello dolce legame che lega lanima con Dio e falla essere una cosa con lui, per che
lamore unisce. Oh dolce e amoroso amore che purifichi lanima, e dissolvi la nuvila della propria
passione sensitiva; e allumini locchio dellintelletto, speculando nella Verit etterna; ed empi la
memoria de le grazie e doni che lanima riceve dal suo Creatore, unde diventa grata e cognoscente de
benefizii ricevuti, e sazia lanima di dolce e amoroso desiderio! Unde diceva el santo profeta: e
sospiri mi sono uno cibo, e le lagrime beveraggio (Sal 41, 3; 79, 6). Chi el faceva sospirare e
piangere? lamore, questo dolce e suave legame.
Adunque, carissima figliuola, poich elli tanto dolce e di tanto diletto, ed cci necessario, non
da dormire, ma da levarsi con santo e vero desiderio e sollicitudine, e cercarlo virilmente. E se voi mi
dimandaste: dove el posso trovare?, io vi rispondo: nella casa del cognoscimento di voi, dove voi
trovarete lamore ineffabile che Dio v, el quale per amore vi cre alla imagine e similitudine sua (Gn
1, 26), e per amore vi recre a grazia nel sangue dellunigenito suo Figliuolo. Trovando lamore, e
cognosciuto che voi lavarete in voi medesima, non potrete fare che voi non lamiate.
E questo sar el segno che voi abbiate trovato e conceputo amore: quando vi legarete col legame
della carit nel prossimo vostro, amandolo e servendolo caritativamente; per che quello bene e utilit
che noi non potiamo fare a Dio, el doviamo fare al prossimo nostro, portando con vera pazienzia ogni
fadiga che noi ricevessimo da lui. E questo el segno che in verit amiamo el nostro Creatore e che noi
siamo legati in questo dolce legame; in altro modo non participaremmo la grazia, n potremmo tornare
a quello fine per lo quale noi fummo creati. E per vi dissi che io desideravo di vedervi legata nel
legame della divina carit. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 54
A una monaca nel monastero di santa Agnesa di Montepulciano.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima e dilettissima figliuola mia in Cristo Ges, io Caterina serva e schiava del nostro
Signore Ges Cristo e de suoi servi, ti conforto e benedico e scrivo a te nel prezioso sangue del
Figliuolo di Dio, desiderando che tu sia vera sposa consecrata allo Sposo, adornata e vestita di virt.
Sai, dilettissima mia figliuola, che la sposa, quando va dinanzi allo sposo, sadorna e si veste; e
singularmente sadorna e pone el colore vermiglio per piacere allo sposo suo: cos voglio che facci tu,
che tu abbi in te el vestimento della carit, senza el quale vestimento non potresti andare alle nozze, ma
sarebbe detta a te quella parola che disse Cristo di quello servo che era andato senza el vestimento
nuziale: che comand a servi suoi che fusse cacciato e mandato di fuore nelle tenebre (Mt 22, 11-13).
Non voglio che questo divenga a te, dilettissima mia figliuola, acci che, se tu fussi richiesta ad
andare alle nozze, non voglio che tu sia trovata senza questo dolce vestimento. Anco voglio e
comandoti che tu me ladorni di fregiature, cio della santa e vera obedienzia, essendo sempre
osservatrice dellordine tuo, suddita e obbediente a madonna e a la pi minima che v. Tolle la virt de
lumilit, la quale nutricar in te la virt della santa obbedienzia, ricognoscendo i doni e le grazie che tu
i ricevuti da lui. Fa che tu sia sposa fedele: e sai quando sarai fedele a lo Sposo tuo? Quando non
amarai altro che lui. E per io non voglio che nel tuo cuore sia trovato altro che Idio, traendone ogni
amore proprio e sensitivo de parenti o di qualunque cosa sia, senza neuno timore o di vita o di morte;
ma col cuore libero, vestita di questo santo vestimento, metteti nelle mani del tuo sposo etterno; e nella
sua volont ti mette, che ne faccia e disfaccia quello che sia suo onore e meglio di te. Altro non dico.
Permane etc. Ges etc.

LETTERA 55
Al venerabile religioso don Guglielmo, priore generale dellordine di Certosa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato e annegato nel sangue del
Figliuolo di Dio, considerando io che la memoria quando sempie del sangue di Cristo crucifisso,
incontanente lo ntelletto si vlle a raguardare in essa memoria, dove egli truova el sangue: vedevi el
fuoco della divina carit, amore inestimabile, intriso e impastato col sangue, per che per amore fu
sparto e donato a noi. La volont va subito dietro allintelletto, amando e desiderando quello che
locchio dellintelletto veduto; e per subbito leva laffetto e lamore suo nellamore di Cristo
crocifisso, el quale amore truova nel sangue, come detto .
Allora lanima sanniega in esso sangue cio che anniega e uccide ogni sua perversa volont
sensitiva, la quale ribella spesso al suo Creatore , e ogni amore proprio di s medesimo gitta fuore di
s; e vestesi delleterna volont di Dio, la quale volont lanima gustata e trovata nel sangue, per che
l sangue gli rapresenta che Dio non vuole altro che la sua santificazione ch se egli avesse voluto
altro, non averebbe Idio datoci el Verbo dellunigenito suo Figliuolo , e per vede bene che ci che
Dio permette in questa vita alluomo non permette per altro fine. Ogni cosa che essere, vede che
procede da Dio; e per di neuna cosa che aviene n di tribulazioni n di tentazioni n ingiurie n
strazii n villanie, n di verunaltra cosa che avvenire gli potesse non si pu n vuole turbare, ma
contento e lle in grande reverenzia considerando chelle vengono da Dio, e date sono a noi per grazia
di bene, per amore e non per odio.
Adunque non si pu lagnare n die lagnarsi, perch si lagnarebbe del suo bene proprio; la quale
cosa non costume dellanima vestita della dolce volont di Dio, di lagnarsi di veruna cosa che
avvenire gli potesse, se non solo delloffesa di Dio: di questo si duole e die dolere, perch vede che
contra alla sua volont. E per el peccato degno dodio, perch non in Dio e per non cavelle.
Ogni altra cosa che in s essere, da Dio; e per lanima innamorata di Cristo lama e in reverenzia.
Questa anima non vede s per s, ma vede s per Dio, e Dio per Dio in quanto somma eterna
bont, degno dessere amato , e l prossimo per Dio e non per propria utilit. Questa none elegge el
tempo n stato a suo modo, n fadiga n consolazione, ma secondo che piace alla divina bont riceve
con affetto damore: in ogni cosa truova diletto, perch colui che ama non pu trovare pena affliggitiva.
Nelle battaglie gode; se egli perseguitato dal mondo, egli si rallegra; se egli suddito, con grande
allegrezza e pazienzia porta el giogo dellubidienzia.
Se egli prelato, con pazienzia porta e sopporta e difetti de suoi sudditi cio ogni
persecuzione che ricevesse o ingratitudine che trovasse in loro verso di s ; disponsi alla morte per
divellere le spine de vizii, s come buono ortolano, e piantare le virt nellanime loro, facendo giustizia
realmente, condita con misericordia. Non si cura della pena sua, non schifa labore, ma con grande
letizia porta; non vuole perdere el tempo che egli per quello che non perch alcuna volta vengono
cotali cogitazioni e battaglie nel cuore: Se tu non avesse questa angoscia e fadiga della prelazione,
potresti meglio avere Dio nella pace e quiete tua. E questo fa el demonio di ponerli innanzi el tempo
della pace per farlo stare in continova guerra, ch colui che non pacifica la volont sua nello stato che
Dio gli dato sta sempre in pena, ed incomportabile a s medesimo; e cos perde luno tempo e
laltro: ch non essercita el tempo della prelazione, e quello della quiete non ; e cos abbandona el
presente e lavenire.
Non dunque da credere a la malizia sua, ma da pigliare quello che egli , vigorosamente, s
come fa lanima vestita della volont di Dio detta di sopra, che sa navigare in ogni tempo cos nel
tempo della fadiga come in quello della consolazione perch egli spogliato dellamore proprio di s
medesimo e dogni tenerezza e passione sensitiva unde procede ogni male e ogni pena, ch avere
quello che luomo non vuole, una via unde esce la pena , e vestito delleterna volont di Dio e non
della sua. ssi fatto una cosa con lui; per affetto damore fatto giudice delleterna volont di Dio,
vedendo giudicando e tenendo che Dio non vuole altro che la nostra santificazione e per ci cre alla
imagine e similitudine sua (Gn 1, 26) perch fussimo santificati in lui, godendo e gustando leterna sua
visione , avendolo veduto e cognosciuto collocchio dellintelletto nel sangue di Cristo crocifisso, che
fu quel mezzo che ci manifest la verit del Padre eterno.
O glorioso sangue che dai vita, che lo invisibile ci i fatto visibile, manifestata ci i la divina
misericordia, lavando el peccato della disobbedienzia con la obbedienzia del Verbo, unde uscito el
sangue. Ors, per lamore di Cristo, bagnatevi, bagnatevi e state in continova vigilia e orazione,
carissimo padre, vegghiando collocchio dellintelletto nel sangue: allora vegghiar, per fame e
sollecitudine dellonore di Dio e salute dellanime, sopra e sudditi vostri. A questo modo averete la
continua orazione, cio el continovo santo desiderio: questo v necessario a voi per conservare la
salute vostra nello stato che voi sete.
Poich Dio v posto nello stato della prelazione, non vi conviene essere negligente n timoroso;
n ignorante andare con gli occhi chiusi. Per vi prego che siate affamato, imparando dallAgnello
isvenato e consumato per voi: con tanto diletto e fame de lonore del Padre e salute nostra corse alla
obrobriosa morte della croce. Avete loggetto, dunque: ch Dio v rapresentato e posto dinanzi el
Verbo dellunigenito suo Figliuolo il Figliuolo e l sangue per tllere ogni timore e negligenzia e
cechit dignoranzia. E se voi dite: Io so ignorante e non cognosco bene me, non tanto che quello
chio a fare per li sudditi, e io vi rispondo che, avendo fame de lonore di Dio, quello che voi non
aveste per voi Dio adoperer in voi quello che bisognar per salute de sudditi vostri . Abbiate pure
fame e desiderio; e non veggio per che questa fame si possa avere senza el mezzo del sangue: e per
vi dissi io chio desideravo di vedervi bagnato e annegato nel sangue di Cristo crocifisso, perch nel
sangue si perde lamore della vita propria, di quello amore perverso che luomo a s medesimo; el
quale amore non lassa fare giustizia per timore di non perdere lo stato, o per condiscendere e piacere
pi agli uomini che a Dio. Non lassa fare e prelati secondo la volont di Dio n a buona conscienzia;
ma secondo e piaceri e pareri umani si fanno: che quella cosa che guastato e guasta lOrdine, come
di non correggere e di fare e prelati non corretti, ma incorretti e indiscreti. Ch il gattivo prelato
guasta e sudditi, s come il buono gli raconcia; e tutto questo procede da lamore proprio di s.
Nel sangue di Cristo si perde questo amore; e acquistasi uno amore ineffabile vedendo che per
amore ci data la vita per ricomperare questo figliuolo adottivo de lumana generazione. Quando si
vede tanto amare, con lamore trae lamore, levando laffetto e l desiderio suo ad amare quello che Dio
ama, e odiare quello chegli odia. E perch vede che sommamente Idio ama la sua creatura che in s
ragione, per lanima concepe uno amore nella salute de lanime che non pare che se ne possa saziare:
odia e vizii e peccati, perch non sono in Dio; e ama le virt in loro per onore di Dio. Per questo ne
perde la negligenzia e doventa sollecito; e perde lamore del corpo suo, e vuolsi dare a mille morti, se
tanto bisogna; perde la cechit e riavuto el lume, perch s tolta la nuvila dellamore proprio, e posto
el sole dellamore divino dellardentissima carit, el quale gli consumato in s ogni ignoranzia; e tutto
questo tratto dal sangue.
Oh glorioso e prezioso sangue de lumile e immaculato Agnello! Or quale sar quello ignorante e
duro che non pigli el vasello del cuore, e con affetto damore non vada al costato di Cristo crocifisso, el
quale tiene e versa labondanzia del sangue? Dentro in s troviamo Dio, cio la natura divina unita con
la natura umana; troviamo el fuoco dellamore che per la apritura del lato ci manifesta el secreto del
cuore, mostrando che con quelle pene finite non poteva tanto amore mostrare quanto el desiderio e la
volont sua era maggiore, perch non era comparazione dalla pena finita sua allamore infinito.
Or non tardiamo pi, carissimo padre, ma con perfetta sollecitudine, questo ponto del tempo che
Dio v servato e spezialmente ora che ne viene el tempo del Capitolo, dove si veggono pi e difetti
siate sollecito a punirgli, acci che l membro corrotto e guasto non guasti el sano, facendone
giustizia sempre con misericordia. E non vi movete leggermente; ma vogliate cercare e investigare la
verit per persone discrete e di buona conscienzia. E sempre, quello che avete a fare, fate con consiglio
divino, cio per la santa orazione, e poi col consiglio umano, che pure divino, de buoni e cari servi di
Dio; e sempre vogliate vedervegli dallato, che sieno specchio di religione. E sopra tutte laltre cose che
io vi prego che attendiate si di fare buoni priori che sieno persone virtuose e atte a reggiare, ch sono
molti che sono buoni in loro, e non sono buoni a governare: e cos guastano la religione; e per lo
contrario si racconciano.
Quando trovate de buoni, conservategli.
Non timore, per lamore di Cristo crocifisso! So certa che se voi vi bagnarete nel sangue suo per
affetto damore, e annegaretevi dentro ogni propria volont, consumandola nella etterna volont di Dio,
la quale trovarrete nel sangue, voi farete questo e ogni altra cosa che bisognar per voi e per loro. Altro
non dico.
Perdonate alla mia ignoranzia.
Permanete nella santa etc. Ges dolce, Ges amore, Maria.

LETTERA 56
A frate Simone da Cortona dellordine de Predicatori.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo senza nome in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato e annegato nel
sangue dellAgnello, a ci che come ebbro corriate al campo della battaglia a combattere come
cavaliere virile contra le demonia, contra al mondo e contra alla propria fragilit; col lume della
santissima fede e con amore ineffabile, dilettandovi sempre della battaglia.
Ma sappiate che combattere e avere vittoria non potremmo fare, se non ci fusse el lume della
santissima fede; n el lume potremmo avere, se dellocchio dellintelletto nostro non fusse tratta la terra
dogni affetto terreno e gittata la nuvila dellamore proprio di voi medesimo, per che ella quella
perversa nuvila che in tutto ci tolle ogni lume, e spiritualmente e temporalmente. Temporalmente non
ci lassa cognoscere la fragilit nostra e la poca fermezza e stabilit del mondo; n quanto questa vita
vana e caduca; n gli inganni del dimonio: quanto occultamente in queste cose transitorie elli ci
inganna, e spesse volte sotto colore di virt. Spiritualmente questa cechit non ci lassa cognoscere n
discernere la bont di Dio; anco spesse volte quello che Dio ci d per nostro bene noi ce l rechiamo per
contrario.
E tutto questo ci adiviene perch ne misterii suoi noi non ne consideriamo laffetto suo, n con
quanto amore elli ce le d, ma come ciechi non pigliamo altro che latto. Alcuna volta permette Dio che
noi siamo perseguitati dal mondo, e che ci sia fatta ingiuria da le creature, o postaci una obedienzia dal
prelato nostro; e noi non consideriamo la volont di Dio, che el fa per nostra santificazione, n
giudichiamo la volont sua, che per amore ci permette quello, ma giudichiamo la volont delli uomini;
e cos veniamo spesse volte a dispiacere col prossimo nostro, e commettiamo molti difetti e ignoranzia
verso di Dio e di loro.
Chi n cagione? el poco lume, per che lamore proprio ricuperta la pupilla dellocchio della
santissima fede. Se elli nelle molestie che el dimonio ci d, e questa cechit allora ne locchio
nostro, s se ne riceve questo inganno, che, venendo le molte molestie e cogitazioni nel cuore per
illusione del dimonio, noi crediamo essere allora reprovati da Dio; e per questo verremmo a una
confusione di mente unde noi lassaremmo lessercizio dellorazione, quasi non parendoci essere acetti a
Dio, e verremmo a tedio, e saremmo incomportabili a noi medesimi. Unde per questo lobedienzia ci
sar grave, e abbandonaremo la cella, e dilettarenci de la conversazione; e tutto questo ci adiviene, e
molti altri inconvenienti, perch noi non aviamo gittata a terra la nuvila dellamore proprio, n
spiritualmente n temporalmente, e per non cognosciamo la verit e non ci dilettiamo ancora in croce
con Cristo crocifisso. A questo modo non saremmo cavalieri virili, a combattere contra e nemici nostri
per Cristo crocifisso, ma saremmo timidi e lombra nostra ci farebbe paura.
Che dunque c bisogno? cci bisogno el sangue, nel quale sangue di Cristo trovaremo una
speranza ferma che ci tollar ogni timore servile, e trovaremo la fede viva, gustando che Dio non vuole
altro che el nostro bene; e per ci d el Verbo dellunigenito suo Figliuolo; e il Figliuolo ci di la vita
per rendarci la vita, e del sangue ci fece bagno per lavare la lebbra de le nostre iniquit. Per questo
lanima cognosce e tiene con fede viva che Dio non permettar alle demonia che ci molestino pi che
noi potiamo portare, n al mondo che ci triboli pi che siamo atti a ricevere, n al prelato che
cimponga maggiore obedienzia che noi potiamo portare.
Con questo dolce e glorioso lume non verrete a tedio n a confusione per alcuna battaglia, e non
vi dilungarete da la cella, n corrirete a la conversazione delle creature, ma abracciarete la croce e non
gittarete a terra larme dellorazione, n degli altri essercizii spirituali; anco, umiliandovi al vostro
Creatore, offerrete umili e continue orazioni, e nel tempo della battaglia e nel tempo della quiete e in
ogni tempo che si sia non allentarete e passi; ma con sollicitudine e senza negligenzia o confusione
servirete a Dio, e osservarete lordine vostro in verit. Chi ne sar cagione? el lume della santissima
fede, la quale trovaste nel sangue. Chi cagione del lume? lamore dellaffocata carit che trovaste nel
sangue, ch per amore questo dolce e amoroso Verbo corse alloprobiosa morte de la croce.
E perch el caldo del divino amore, che trovaste nel sangue, distrusse e consum la tenebre
dellamore proprio che obumbrava locchio che non vedeva, per ora vede, e vedendo ama, e amando
teme Dio e serve al prossimo suo; ed fatto cavaliere virile e combatte con lo scudo della fede (Ef 6,
16) e con larme della carit, che uno coltello di due tagli (Eb 4, 12; Ap 1, 16), cio odio e amore:
amore delle virt e odio del vizio e della propria passione sensitiva. E s come inamorato si diletta in
croce e dacquistare con pena le virt, cercando con affetto damore lonore di Dio e la salute
dellanime. Dove trovato questo desiderio? nel sangue. In altro modo nol potreste avere, e per vi
dissi che io desideravo di vedervi bagnato e annegato nel sangue di Cristo crocifisso. E dicovi che
allotta voi avarete nome e io ritrovar el figliuolo. Or vi bagnate e annegate nel sangue, senza tedio e
senza confusione. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Neri gattivo, mio negligente figliuolo, vi si
racomanda, e io ve ne strengo che preghiate Dio che gli tolga tanta negligenzia. Ges dolce, Ges
amore.
Racomandateci a frate Tomaso dAntonio e a tutti glaltri figliuoli.

LETTERA 57
Al sopradetto misser Mateo, rettore della Casa della Misericordia in Siena Al nome di Ges
Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi specchio di virt, acci che in verit
rendiate gloria e loda al nome di Dio; e acci che facciate utilit prima a voi medesimo e poi al
prossimo vostro, e s con essemplo di santa e onesta vita e con la dottrina della parola, e s con umili e
continove e fedeli orazioni.
Pensate che questo il debito che Dio richiede da voi: non vuole altro che l fiore de la gloria e
loda al nome suo; e vostro vuole che sia el frutto e lutilit. Adunque virilmente rispondiamo a tanto
amore; e perch a lui non potiamo fare alcuna utilit, voltianci sopra quello che vediamo che egli molto
ama, cio il prossimo nostro: qui si ponga ogni nostra sollecitudine; e altro non cerchiamo che di
mangiare anime per onore di Dio.
E dove andaremo per mangiare questo dolce cibo? A la mensa della santissima croce, dilettandoci
di sostenere pene e tormenti, ingiurie scherni e rimproveri per potere mangiare questo glorioso cibo.
Ma non vego che l potessimo pigliare se prima in noi non acquistiamo le vere e reali virt. E per vi
dissi che io desideravo di vedervi specchio di virt; e cos vi prego che vingegniate dessere. Non dico
pi qui.
Mandovi uno privilegio con bolla papale di indulgenzie che io accattate a settanta sette persone
etc.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 58
A suoro Cristofana priora del monisterio di santa Agnesa in Montepulciano.
Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere te e laltre seguitare le vestigie della madre
vostra santa Agnesa gloriosa; e di questo vi prego e voglio, che la dottrina e modi suoi voi seguitiate.
Sapete che sempre vi di dottrina ed essempro di vera umilit: questa fu quella propria virt
principale che fu in lei. Non me ne maraviglio, per chella ebbe quello che debba avere la sposa che
vuole seguitare lumilit dello sposo suo. Ella ebbe quella carit increata che continuamente ardeva e
consumava nel cuor suo; ella era mangiatrice e gustatrice de lanime; sempre studiava la vigilia de
lorazione: non arebbe avuto in altro modo la virt de lumilit, per che non umilit senza carit, ch
luna nutrica laltra.
Sapete quale la cagione che la fece venire a perfetta e reale virt? El libero spogliamento
volontario, che la fece rinunziare a s e a la sustanzia del mondo, non volendo possedere cavelle. Ben
savide quella gloriosa vergine che l possedere la sustanzia temporale fa venire luomo a superbia:
perdene la virt piccola della vera umilit; viene ad amore proprio; manca ne laffetto della carit;
perde la vigilia e lorazione, per che l cuore e laffetto che pieno della terra e damore proprio di s
medesimo, non si pu empire di Cristo crocifisso, n gustare vere e dolci orazioni. S che,
avedendosene, Agnesa dolce spogliasi di s medesima e vestesi di Cristo crocifisso; e non tanto ella,
ma questo medesimo lassa a voi, e cos vobliga e voi dovete tenere.
Sapete bene che voi, spose consacrate a Cristo, non dovete possedere quello del padre, poi che
sete andate a lo Sposo, ma tenere e possedere quello dello Sposo eterno. Quello del padre vostro la
propria sensualit, la quale doviamo abandonare; venuto el tempo della discrezione die seguitare lo
Sposo e possedere el tesoro suo. Quale fu el tesoro di Cristo crocifisso? Fu croce, obrobrio, pena,
tormento, strazii, scherni e rimproverio, povert volontaria, fame de lonore del Padre e della salute
nostra. Dico che se voi possedarete questo tesoro con la forza della ragione mosso dal fuoco della
carit, voi perverrete a quelle virt che dette abbiamo; sarete figliuole vere alla madre, e spose solicite e
non negligenti; e meritarete dessere ricevute da Cristo crocifisso: per la grazia sua apriravi la porta
della vita durabile. Non dico pi.
Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso; levatevi su con vera sollicitudine e unione. Se sarete
legate e non divise, non sar n dimonio n creatura che vi possa nuociare, n tollarvi la vostra
perfezione.
Permanete etc. Ges dolce etc.

LETTERA 59
A sere Pietro prete da Semignano di montagna del contado di Siena, el quale aveva odio con uno
altro prete.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Padre carissimo per reverenzia di quello sacramento el quale avete a ministrare, io Caterina, serva
e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi
vasello delezione a portare el nome di Cristo, e con affetto e desiderio essercitare la vita vostra in
pacificarvi col vostro Creatore, e la creatura con la creatura, per che l dovete fare, e sete tenuto di
farlo. Credo che, se nol farete, voi ricevarete grandissima e dura reprensione da Dio.
Siate, siate specchio di virt; raguardate la vostra dignit, poich Dio per sua misericordia v
posto in tanta eccellenzia quanta davere a ministrare el fuoco de la divina carit, cio el corpo e il
sangue di Cristo crocifisso: pensate, pensate che la natura angelica non tanta dignit. Vedete che nel
vasello dellanima vostra egli messa la parola sua; bene vedete che favellando in persona di Cristo voi
avete autorit di consecrare quello dolcissimo sacramento: convienvela portare con grandissimo fuoco
damore e purit di mente e di corpo, e col cuore pacifico, traendo ogni rancore e odio dellanima
vostra.
Oim, oim, dove la purit de ministri del Figliuolo di Dio? Pensate che come voi richiedete la
nettezza del calice per portare allaltare, che se fusse lordo nol vorreste, cos pensate che Dio, somma
ed eterna Verit, richiede lanima vostra pura e netta da ogni macchia di peccato mortale,
singularmente del peccato de la immondizia. Oim, disaventurata lanima mia! Al d doggi si vede
tutto el contrario di questa purit la quale Dio richiede: non tanto che essi siano tempio di Dio e portino
el fuoco de la parola sua (Lc 12, 49), ma essi sono fatti stalla, luogo di porci e daltri animali,
portandovi el fuoco dellira odio e rancore e mala voglienza ne la casa dellanima sua; egli tiene ad
albergare i porci, cio una immondizia che continuamente vi sinvolle dentro, s come el porco nel loto.
Oim, che grande confusione questa di vedere che gli onti di Cristo si diano a tanta miseria e iniquit:
non nno in reverenzia la creazione ch sono creati a la imagine e similitudine di Dio (Gn 1, 26) ,
n il sangue del quale sono ricomprati, n la dignit che essi nno del sacramento dato a loro per grazia
e non per debito. Oim, padre carissimo, aprite locchio del cognoscimento, e non dormite pi in tanta
miseria.
Non mirate perch Dio faccia ora vista di non vedere, ch quando verr el punto de la morte, la
quale neuno pu schifare, egli mostrar bene che egli abbi veduto: allora se naveder luomo che ogni
colpa sar punita e ogni bene remunerato. Questo non pensano gli stolti, che non veggono che Dio
sopra di loro; e io vi dico che Dio vede lo intrinseco del cuore: bene ci potiamo nascondere allocchio
de la creatura, ma none a quello del Creatore.
Doim! or siamo noi bestie o animali? Veramente io mavveggio di s: none in quanto a la
creazione e allessere che Dio ci dato, ma secondo la mala disposizione nostra, ch, senza veruno
freno di ragione, noi ci lassiamo guidare a questa parte sensitiva; andialle dietro, dilettandoci de le
brutte e vane delettazioni; andiamo scorrendo per le delizie del mondo, enfiati di superbia. E tanto
inalza la superbia el cuore de lo stolto, che si lassa possedere a lei, e non si vuole umiliare n a Dio n a
la creatura; alcuna volta gli sar fatta ingiuria o di morte o daltre cose corporali, e per la superbia sua
non si vuole umiliare a perdonare al suo nemico, ma bene vuole che le grandissime colpe e ingiurie che
egli fatte a Dio gli siano perdonate. Ma egli ingannato, ch con quella misura che egli misura ad
altrui, sar misurato a lui.
Non voglio, che siate di questi cotali voi; ma voglio che virilmente voi siate vasello pieno
damore e di dilezione, e daffetto di carit. Maravigliomi molto che uno vostro pari possa tenere odio,
avendovi Dio tratto del secolo, e fatto angelo terrestro in questa vita per la virt del sacramento; e voi
per lo vostro defetto vinvollete nel secolo: non so in che modo voi vi recate a celebrare. Dicovi che, se
permaneste ostinato nellodio e negli altri vostri defetti, dovete aspettare el divino giudicio che
verrebbe sopra di voi.
Io vi dico: non pi tanta iniquit! Correggete la vita vostra; pensate che dovete morire e non
sapete quando.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso: non dubbito che, se raguardarete el sangue di questo
Agnello, voi spogliarete el cuore e laffetto dogni miseria, e singularmente dellodio. Questo
vadimando per grazia e per misericordia; voglio che facciate questa pace. Or che confusione a
vedere due sacerdoti stare in odio mortale! Grande miracolo che Dio non comanda a la terra che
vinghiottisca amendue. Ors virilmente, mentre che sete nel tempo di potere ricevere misericordia
ricorrite a Cristo crocifisso, che vi ricever benignamente purch voi vogliate.
E pensate che se nol faceste caderebbe sopra voi quella sentenzia che fu data a quello servo
iniquo, el quale aveva ricevuta tanta misericordia del grande debito che aveva col signore, e poi al
servo suo non volse lassare una picciola quantit, ma mettevaselo sotto i piedi, e volevalo strangolare;
sapendolo, el signore giustamente revoc la misericordia che gli aveva fatta, e fecene giustizia,
comandando a servi suoi che gli leghino le mani e i piedi, e sia messo ne le tenebre di fuore (Mt 18,
23-34). Non pensate che la divina bont dolce del buono Ges ponesse questa similitudine se non per
coloro che stanno in odio con Dio e col prossimo loro. Non voglio che aspettiate pi questa
reprensione, ma voglio che la misericordia che avete ricevuta e ricevete voi la participiate col nemico
vostro; e in altro modo non potreste participare la grazia di Dio: sareste privato de la visione sua. Non
dico pi. Rispondetemi de la vostra intenzione e volont.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 60
A uno secolare el nome del quale io non so.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Dilettissimo e carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Dio, scrivo a voi e conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con disiderio di vedervi vero
servo di Ges Cristo, osservatore de suoi comandamenti; de quali comandamenti neuno ne pu avere
la vita della grazia se non n adempitore.
Adunque, carissimo fratello, voglio che voi upriate locchio del conoscimento di voi medesimo a
conosciare voi non essere, ma sempre operatore di quella cosa che non , cio del peccato. E vedendo
luomo che non da s veruna cosa, tutto aumiliato, conoscendo el benefizio del benefattore; e tanto
cresce in amore conoscendo in s adoparare la grande bont di Dio che eligiarebbe inanzi la morte
che trapassare il comandamento del suo dolcissimo Creatore. Questo tremore santo ci fa venire a
grandissimo amore; e questo amore traemo della fonte del sangue del Figliuolo di Dio, il quale fu
sparto per nostra redenzione, solo per lavare la colpa comessa del peccato. O quanto terribile cosa il
peccato, e spiacevole a Dio, poi che non l lassato impunito, anco n fatto giustizia e vendetta sopra
el corpo suo. Ben sarebbe misero miserabile colui che non voglia fare vendetta del peccato.
Adunque vi prego, carissimo e dolcissimo fratello, che pigliate queste due ali che vi faranno
osservare e comandamenti di Dio e, gionto a comandamenti, vi faranno volare a la vita durabile :
cio odio e dispiacimento del peccato e amore propio di s medesimo del quale nasce ogni vizio ,
ed essere amatore de la virt. E perch vede che la virt gli necessaria, per lama: vede che Dio vole
che esso sia amatore della virt e spregiatore del vizio. O quanto vi sar dolce avere questa virt, la
quale vi tolle la servitudine del dimonio e donavi libert, tollevi la morte e donavi la vita, tollevi la
tenebre e donavi la luce; e per lo contrario il peccato conduce luomo in ogni miseria.
Ben da solicitare e non comettare pi negligenzia, questo ponto del tempo che ci rimaso, per
voi e per tutta la vostra famiglia, con una solecitudine santa. Pregovi per amore di Cristo crocifisso che
locchio dellanima vostra sia dirizzato, con ogni vostra operazione, verso Dio. O quanto diletto e
gaudio sentir lanima vostra, quando verr el tempo che sar richiesta dalla prima Verit, sentendosi la
compagnia delle virt, appogiato al bastone della santissima croce, dovegli acquistati e santi
comandamenti di Dio! E udir nel fine suo quella dolce parola: Viene, benedetto, e figliuolo mio, a
possedere el reame del cielo, per che tu con solecitudine i tratto laffetto e l disiderio della
conformit del secolo; e notricasti e alevasti la famiglia tua con timore santo di me. Ora ti dono perfetto
riposo, per chio so rimuneratore di tutte le vostre fadighe che per me avete sostenute.
Or non diciamo pi, fratello mio carissimo, se non chio prego la prima eterna Verit che vi
riempia de la sua eterna e dolcissima grazia, e che vi cresca di virt in virt in tanto che vi disponiate a
dare la vita per lui.
Permanete etc. Ges etc.

LETTERA 61
A monna Agnesa, donna che fu di missere Orso Malavolti.
Laudato sia el nostro dolce Salvatore.
A voi, carissima e dilettissima figliuola monna Agnesa e figliuole, io Caterina, serva inutile di
Ges Cristo, scrivo a voi con amore e desiderio, risovenendomi della parola che disse Cristo (Lc 22,
15): con desiderio desiderato di vedervi unite e trasformate in quello consumato e ardentissimo
amore, s come fece quella appostola inamorata Magdalena; che tanto fu quello ardentissimo amore,
che non cur neuna cosa creata.
O dilettissime figliuole mie, imparate da questa vergine santa Agnesa, cio della santa vera
umilit, ch sempre volse avilire s medesima, somettendosi a ogni creatura, retribuendo ogni grazia e
virt avere da Dio: cos conservava in s la virt dellumilit. Dico chella arse de la virt de la carit,
sempre cercando lonore di Dio e la salute de le creature, dando sempre s medesima nellorazione con
una carit liberale, larga ad ogni creatura, e cos dimostrava lamore che aveva al suo Creatore. Laltra
fu la continua sollecitudine e perseveranzia che ella ebbe, che mai non lass n per dimonia n per
creature.
O dolcissima vergine, come tacordasti con quella discepola inamorata Magdalena! Ch se
vedete, dilettissime figliuole, Magdalena saumili e cognobbe s medesima: con tanto amore si ripos
a piei del nostro dolce salvatore! (Lc 7, 38; Gv 11, 2; Gv 12, 3) E se noi diciamo che ella gli mostrasse
amore, ben lo vediamo a quella croce santa, ch ella non tem giuderi, non tem di s medesima, ma,
come spasimata, ella corre ed abraccia la croce. Non dubbio che, per vedere el maestro suo, ella
allaga di sangue. Or tinebria amore, Magdalena! In segno che ella inebriata del maestro suo, ella el
dimostra ne le creature sue, e questo fece depo la santa resurrezione, quando ella predic ne la citt di
Marsilia. Anco dico chella ebbe la virt de la perseveranzia. Questo mostrasti, dolcissima Magdalena,
quando, cercando el tuo dolcissimo maestro, non trovandolo nel luogo due lavevi riposto (Gv 20, 11-
15), o Magdalena amore, tu impazzi, per che tu non avevi cuore, ched egli era riposto col tuo
dolcissimo maestro e salvatore nostro dolce! Ma tu ne pigliasti buono penso per trovare el tuo dolce
Ges: tu persevari, e non poni termine al tuo grandissimo dolore. O quanto fai bene, per che tu vedi
che la perseveranzia quella che ti fa trovare el tuo maestro! Or vedete, carissime mie suoro, come
queste due dilettissime madri e suoro sacordro insieme: io prego e vi comando che voi entriate in
questo santissimo mezzo, per che, stando in questo mezzo santo, da qualunque parte voi trovarete
virt; legate sarete, s che non potrete fuggire che non siate legate. E singularmente comando a voi,
monna Agnesa, figliuola mia, che voi vi leghiate a questa vergine santa Agnesa. Confortate e
benedicete, da parte di Cristo e da mia, monna Raniera e tutte laltre mie figliuole.
Benedicetemi e confortate Caterina di Ghetto mille volte da mia parte da parte dAlessa e mia
, e tutte laltre. Sappiate che ci viene voglia di dire: Faciamo qui tre tabernacoli! (Mt 17, 4; Mc 9, 5;
Lc 9, 33), ch veramente ci pare el paradiso con queste santissime vergini; e son s inebriate di noi che
non ci lassano partire e piangono sempre la partenzia.
Avemmo la vostra lettara. Benedicete la figliuola mia Caterina; ditele chella preghi Dio che la
riempia di virt, acci che sia degna dessare di queste sante donne. Confortatevi tutte da parte di Ges
Cristo crocifisso, e da parte de la donna e sposa novella.
Io Cecca so presso che monaca, ch comincio a cantare di forza loffizio con queste serve di
Ges Cristo.

LETTERA 62
A Sano di Maco e agli altri figliuoli.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi servi fedeli al nostro dolce salvatore, el
quale servire non essere servo, ma regnare.
E servo senza fede non pu essere in verit, per che, se elli servo e non fedele, mercennaio
ch serve per proprio rispetto di sua utilit , o servo per timore servile. E perch questo servire
non perfetto col lume della fede, per non forte n perseverante, ma per ogni vento va a vela. Se elli
vento di consolazione, elli si muove con leggerezza di cuore; e se elli vento di tribulazione, si
muove con impazienzia; e se elli vento di battaglie e molestie del demonio, elli intepidisce, e ponsi a
sedere nel tedio con tristizia di cuore, parendoli essere privato di Dio quando si vede privato della
consolazione e sentimento della mente sua. Tutto questo gli adiviene perch elli ama pi el dono che el
donatore delle grazie, e perch serve pi per rispetto di s che per rispetto della somma ed etterna bont
di Dio. Unde, come imperfetto lamore, cos imperfetto el lume della fede.
Ma colui che perfettamente ama, fedelmente serve, e con fede viva; e crede in verit che ci che
Dio d e permette, el d per sua santificazione, per che elli non vuole la morte del peccatore, ma vuole
che si converta e viva (Ez 33, 11; 2Pt 3, 9). E veduto col lume della santissima fede che, con
quello medesimo amore che elli ci permette le grandi consolazioni, ci permette che el dimonio ci
molesti nella mente nostra, e le creature ci perseguitino. Unde vediamo che Dio sommamente buono,
e di lui non pu escire altro che somma bont; e vediamo che neuna cosa fatta senza Dio, se non
solamente el peccato. E per lanima fedele abraccia ogni cosa con amore, e perch ogni cosa buono
e dato per nostra salute, non si pu dolere n debba dolere del suo bene.
E se voi mi diceste, carissimi figliuoli: Nel tempo delle battaglie e ci pare essere ribelli, e
offendere Dio, e per ci doliamo pi che della pena, io vi rispondo che elli altretanto la propria
sensualit spirituale che si duole quanto altro. E questa passione, sotto timore doffendere Dio, posto
un poca di polvere nellocchio dellintelletto dove sta la pupilla della santissima fede , che non lassa
cognoscere n discernere la verit; per che se dinanzi allocchio dellintelletto suo non fusse alcuna
cosa, cognosciarebbe che Dio le d a misura.
E debba bene vedere che neuna battaglia n molestia dal dimonio o da la fragile carne non
peccato, n per questo offende el suo Creatore, se non quando la propria volont consente alle
cogitazioni del cuore.
Ma lanima che serva fedele, cio col lume della santissima fede, fa e grandi guadagni nel
tempo delle battaglie; e fa el vero fondamento, partendosi da lamore proprio mercennaio; e diventa el
cuore e laffetto schietto e liberale. Nel tempo delle battaglie si fa la grande guerra con s medesimo; e
da la guerra e da lodio santo che conceputo, fatto paziente, come servo fedele. E sempre si diletta
di stare in battaglia per Cristo crocifisso; e cresce in amore, ricognoscendo la santa e buona volont sua
non da s, ma da la somma ed etterna bont di Dio, che per grazia e non per debito gli l data.
Oh glorioso servire fedele, che privi lanima della perversa servitudine del dimonio, del mondo, e
di s medesimo! Elli liberato del dimonio, perch legata la volont col legame della ragione che non
consente alle molestie sue, n per sue pene lassa venire lanima a disordenata confusione; ma fassi
beffe di lui, dilettandosi di stare nel campo della battaglia. Unde el dimonio legato e fragellato col
bastone della carit, ed legato col legame della vera umilit, s che luomo fatto signore, e non teme
el dimonio; ma el dimonio teme lui, per Cristo crocifisso per cui ogni cosa pu.
Dico che fatto libero e signore del mondo, per che non si lassa signoreggiare alle delizie e
grandezze sue con disordenato affetto; anco n fatto signore, spregiandole e facendosi beffe di loro,
per che veduto e cognosciuto col lume della santissima fede che la ricchezza del mondo
somma povert, e i suoi diletti e piaceri sono miserabili sopra ogni miseria e spiacevoli; e in tanto gli
paiono spiacevoli, che gli spregia come serpente velenoso. E non servo delli uomini fuore della
volont di Dio, per che non si vuole conformare con la volont loro se non in quanto ella fusse
ordenata in cercare e amare la verit etterna. E perch lama e l serve? perch veduto col lume dolce
che el prossimo suo quello mezzo che Dio gli posto perch manifesti lamore suo sopra di lui; e
questo servire el fa bene libero per che non serve el prossimo con colpa di peccato. Dico che fedele
e libero, e non servo della propria sensualit, la quale conculcata co piei dellaffetto, ribellandole e
percotendola col coltello de lodio e dellamore, cio amore della virt e odio del vizio. Bene
adunque fatto re e signore con questa dolce servitudine, per che non cercato s per s, ma s per Dio;
e Dio per Dio perch somma ed etterna bont, degno dessere amato e servito da noi; e l prossimo
per Dio, e non per rispetto di propria utilit.
Quale lingua sarebbe sufficiente a narrare la pace dellanima fedele? Non che stia in pace che ella
sia privata dellonde e delle tempeste del mare; ma sta in pace la volont sua, perch ella fatta una
cosa con la dolce volont di Dio, unde la tempesta l quiete, perch non cura di s. Serva elli el suo
Creatore, vuole in guerra vuole in pace (e tanto tiene cara la guerra, quanto la pace, e la pace quanto la
guerra, per che col lume della fede vidde, e col vedere cognobbe, che da uno medesimo amore
procedeva luno e laltro): questi mai non si scandalizza nel prossimo suo, per che non fatto giudice
de la volont de luomo, ma solamente della volont di Dio, e per privato della mormorazione.
La quale cosa io non credo che anco sia in voi, n questa perfezione; ma spesse volte sotto colore
di bene e di compassione mormorate e giudicate luno laltro; la quale cosa non senza offesa di Dio:
spiacevole a lui e a me fortissimamente. Non v data questa dottrina, ma che voi vamiate insieme
portando e sopportando e difetti luno dellaltro: neuno senza difetto; solo Dio senza difetto alcuno.
Tutto questo vadiviene perch non sete fatti ancora servi fedeli: per che se fuste servi fedeli, n beffe
n mormorazione n scandalo n disobedienzia in voi non sarebbe, n per gioco n per ira. Unde io
considerando la vostra imperfezione, e che la imperfezione nostra viene perch el lume della santissima
fede non perfetto in noi, per dissi che io desideravo di vedervi servi fedeli; el quale servire vi far
regnare in questa vita per grazia, e signoreggiarete el mondo la carne ed el dimonio; e fatti liberi, sarete
legati nel legame della carit, umili e mansueti, e con vera e santa pazienzia; e ne lultimo regnarete co
veri e dolci gustatori nella vita durabile, dove lanima remunerata dogni fadiga. Ine saziet senza
fastidio e fame senza pena, per che di lunga la pena da la fame e l fastidio dalla satiet.
Or su, figliuoli dolcissimi, corrite questo palio; e fate che solo sia uno quelli che labbi, cio che
el cuore vostro non sia diviso, ma sia una medesima cosa col prossimo vostro per affetto damore. E a
ci che meglio potiate corrire, saziatevi e inebriatevi del sangue di Cristo crocifisso, el quale sangue
invita luomo a corrire e fallo inanimato a combattere; e non refiuta labore voltando el capo adietro per
paura de nemici suoi, perch elli non si confida in s, ma nel sangue di Cristo crocifisso. Adunque non
dormite, ma corrite al sangue, destandovi dal sonno della negligenzia. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 63
A missere Mateo rettore della Casa della Misericordia in Siena.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi portatore de pesi delle creature per
affetto e desiderio de lonore di Dio e salute loro , e pastore vero, che con sollecitudine governiate le
pecorelle che vi sono commesse o fussero messe fra le mani, acci che il lupo infernale non le portasse;
per che se ci cometeste negligenzia vi sarebbe poi richiesto.
Ora tempo di mostrare chi fame o no, e chi si sente de morti che noi vediamo giacere privati
della vita della grazia: sollecitate virilmente, e con vero cognoscimento, e con umili e continove
orazioni infino alla morte. Sapete che questa la via a volere cognosciare ed essere sposo della verit
eterna, e verunaltra ce n; e guardate che voi non schifiate fadighe, ma con allegrezza le ricevete
facendove lo a riscontro per santo desiderio , dicendo: Voi siate le molto ben venute, e dicendo:
Quanta grazia mi fa el mio Creatore, che egli mi facci sostenere e patire per gloria e loda del nome
suo!. Facendo cos lamaritudine vi sar dolcezza e refrigerio, offerendo lagrime, con dolci sospiri per
ansietato desiderio, per le miserabili pecorelle che stanno nelle mani delle demonia: allora e sospiri vi
saranno cibo, e le lagrime bevaraggio (Sal 41, 3; 79, 6). Non terminate la vita vostra in altro,
dilettandovi e riposandovi in croce con Cristo crocifisso. Altro non vi dico.
inteso che avete avuto e avete grandissimo male, per la qual cosa avuto desiderio di
ritrovarmi con voi: non m ora possibile, ma ritrovarmi per continova orazione. Non voglio in veruno
modo del mondo che abbiate pi male, acci che meglio potiate portare; e fate ch io vi comando
che voi non stiate ora a fare penitenzia per veruno modo, ma pigliate ogni conforto che potete. Non
dico pi qui. Giovanni povero venuto a me etc.
Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Ges dolce etc.

LETTERA 64
A frate Guiglielmo dInghilterra de Frati eremiti di santo Agustino.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina serva e schiava de servi di Ges Cristo
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero lume, per che senza el lume
non potremmo andare per la via de la verit, ma andaremmo in tenebre.
Due lumi ci sono necessarii davere: el primo che noi siamo alluminati in cognoscere le cose
transitorie del mondo, le quali passano tutte come el vento. Ma non si cognosce bene questo se noi non
cognosciamo la propria nostra fragilit quanto ella inchinevole con la legge perversa che legata ne
le membra nostre , a ribellare al suo Creatore. Questo lume necessario a ogni creatura che in s
ragione, in qualunque stato si sia, se vuole avere la divina grazia e participare el frutto del sangue de lo
immaculato Agnello: questo el lume comune, cio che comunemente ogni persona el debba avere,
per che chi non l, sta in stato di dannazione. E questa la cagione che elli non in stato di grazia
non avendo el lume: che chi non cognosce el male de la colpa e chi n cagione, nol pu schifare, n
odiare la cagione. Cos chi non cognosce el bene e la cagione del bene, cio la virt, non pu amare n
desiderare esso bene.
Poi che lanima venuta e acquistato el lume generale, non debba stare contenta; anco debba
con ogni sollicitudine andare al lume perfetto, perocch essendo prima imperfetti che perfetti, col lume
si vuole andare a la perfezione. Due maniere di perfetti sono in questo perfetto lume: ci sono alcuni
che perfettamente si danno a gastigare el corpo loro facendo aspra e grandissima penetenzia; e a ci che
la sensualit non ribelli a la ragione, tutto nno posto el desiderio loro pi in mortificare el corpo che in
uccidere la propria volont. Costoro si pascono a la mensa de la penetenzia, e sono buoni e perfetti; ma
se essi non nno una grande umilit, e tutti conformati a essere giudici de la volont di Dio e non di
quella de li uomini, spesse volte offendono la loro perfezione facendosi giudicatori di coloro che non
vanno per quella medesima via che vanno ellino. E questo ladiviene perch nno posto pi studio e
desiderio in mortificare el corpo che in uccidere la propria volont.
Questi cotali sempre vogliono eleggere e tempi e luoghi e le consolazioni de la mente a loro
modo, e anco le tribolazioni del mondo e le battaglie del dimonio, dicendo per inganno di loro
medesimi, ingannati da la propria volont, la quale si chiama volont spirituale: Io vorrei questa
consolazione, e non queste battaglie n molestie del dimonio; non gi per me, ma per pi piacere e
avere Dio: perch meglio me l pare avere in questo modo che in quello. E per questo modo spesse
volte cade in pena e in tedio, e diventane incomportabile a s medesimo, e cos offende el suo stato
perfetto. E gicevi dentro lodore de la superbia, e non se navede; per che, se elli fusse veramente
umile e non presuntuoso, vederebbe bene che la prima dolce Verit d lo stato, el tempo ed el luogo, e
consolazione e tribulazione, secondo che necessit a la salute nostra e a compire la perfezione
nellanima, a la quale eletto.
E vederebbe che ogni cosa d per amore; e con amore e con reverenzia debba ricevere ogni cosa,
s come fanno e secondi, che sono in questo dolce e glorioso lume, e quali sono perfetti in ogni stato
che sono, e in ci che Dio permette a loro. Ogni cosa nno in debita reverenzia, reputandosi degni de le
pene e scandali del mondo, e dessere privati de le loro consolazioni; e come si reputano degni de le
pene, cos si reputano indegni del frutto che seguita doppo la pena. Costoro nel lume nno cognosciuta
e gustata letterna volont di Dio, la quale non vuole altro che el nostro bene, e che siamo santificati in
lui: e per le d. E poich lanima l cognosciuta, s se n vestita, e non attende ad altro se non a
vedere in che modo possa conservare e crescere lo stato perfetto suo per gloria e loda del nome di Dio.
Apre locchio dellintelletto ne lobiecto suo, Cristo crocifisso, el quale regola via e dottrina a
perfetti e a li imperfetti; e vede che lo inamorato Agnello gli d dottrina di perfezione, e vedendola se
ne inamora.
La perfezione questa: che el Verbo del Figliuolo di Dio si notric a la mensa del santo desiderio
de lonore del Padre e salute nostra, e con questo desiderio corre con grande sollicitudine allobrobriosa
morte de la croce, none schifando fadiga n labore, n ritraendosi per nostra ingratitudine e ignoranzia
di non cognoscere el benefizio suo, n per persecuzione de Giudei, n per persecuzioni del dimonio o
dal mondo, n per scherni e villania e mormorazioni del popolo; ma tutte le trapassa, come nostro
capitano e vero cavaliere, el quale era venuto per insegnarci la via e la dottrina e regola sua, giognendo
a la porta con la chiave del suo prezioso sangue sparto con fuoco damore, e con odio e dispiacimento
del peccato. Quasi dica questo dolce inamorato Verbo: Ecco che io v fatta la via, e aperta la porta
col sangue mio; non siate voi dunque negligenti a seguitarla, ponendovi a sedere con amore proprio di
voi, e con ignoranzia di non cognoscere la via, e con presunzione di volerla eleggere a vostro modo e
non di me che l fatta.
Levatevi dunque suso e seguitatemi, per che neuno pu andare al Padre se non per me: io so la
via (Gv 14, 6) e la porta (Gv 10, 7).
Allora lanima inamorata e ansietata damore corre a la mensa del santo desiderio, e non vede s
per s cercando la propria consolazione n spirituale n temporale, ma come persona che al tutto in
questo lume e cognoscimento annegata la propria volont non refiuta nessuna fadiga da qualunque
lato ella si viene; anco, con pena, con obrobrio, e molte molestie del dimonio e mormorazioni de li
uomini, mangia in su la mensa de la croce el cibo de lonore di Dio e salute dellanime. E non cerca
alcuna remunerazione n da Dio n da le creature: cio, che non servono a Dio per proprio diletto, n al
prossimo per propria utilit, ma per puro amore. Perdeno loro medesimi, spogliandosi de luomo
vecchio, cio de la propria sensualit; e vestonsi de luomo nuovo (Ef 4, 22-24; Col 3, 9-10) Cristo
dolce Ges, seguitandolo virilmente.
Questi sono quelli che si pascono a la mensa del santo desiderio, e che nno posto pi la
sollicitudine loro in uccidere la propria volont che in uccidere o in mortificare el corpo. Essi nno
bene mortificato el corpo, ma non per principale affetto: ma come strumento che elli ad aitare a
uccidere la propria volont, per che el principale affetto debbe essere, ed , duccidere la volont, che
non cerchi n voglia altro che seguitare Cristo crocifisso, cercando lonore e gloria del nome suo, e la
salute dellanime. Costoro stanno sempre in pace e in quiete, e non nno chi gli scandalizzi, perch
nno tolto via quella cosa che lo d scandalo, cio la propria volont. Tutte le persecuzioni che el
mondo pu dare e l dimonio, tutte corrono sotto a piei suoi: sta nellacqua ataccato a tralci
dellaffocato desiderio, e non simmolla.
Questi gode dogni cosa, e non fatto giudice de servi di Dio, n di neuna creatura che in s
ragione; anco gode dogni stato e dogni modo che vede, dicendo: Grazia sia a te, Padre etterno, ch
ne la casa tua molte mansioni! (Gv 14, 2). E pi gode de diversi modi che vede, che di vederli
andare tutti per una via, perch vede manifestare pi la grandezza de la bont di Dio: dogni cosa gode
e trae lodore de la rosa.
Eziandio di quella cosa che vede chespressamente peccato non piglia per giudicio, ma pi tosto
con santa e vera compassione, dicendo: Oggi tocca a te, e domane a me, se non fusse la divina grazia
che mi conserva. O menti sante, mangiatori a la mensa del santo desiderio, che con tanto lume sete
gionti a notricarvi del cibo, vestiti del vestimento dolce dellAgnello, cio dellaffetto e carit sua! Voi
non perdete el tempo a ricevere e falsi giudicii n de servi di Dio, n de servi del mondo; voi non vi
scandalizzate per veruna mormorazione, n per voi n per altrui. Lamore vostro ordenato in Dio e
nel prossimo, e non disordenato. E perch elli ordenato non pigliano, carissimo figliuolo, questi cotali
mai scandalo in coloro che essi amano; perch el loro parere morto, e non nno preso giudicio che
sieno guidati da uomini, ma solo da lo Spirito santo. Vedete dunque che gustano larra di vita etterna in
questa vita.
Or a questo lume vorrei che voi e gli altri ignoranti figliuoli giognessero, per che veggo che
questa perfezione manca a voi ed agli altri; per che se ella non vi mancasse, non sareste gionti a tanti
scandali e mormorazioni e falso giudicio, cio di credere e dire che altri sia guidata e tenuta per volont
de la creatura e non del Creatore. Duolmene el cuore e lanima, di vedervi offendere la vostra
perfezione a la quale Dio v chiamato, sotto spezie damore e colore di virt. E nondimeno ella
quella zizzania che el dimonio seminata nel campo del Signore (Mt 13, 24-25; 37-39); e questo fatto
per affogare el grano de santi desideri e dottrina che stata seminata ne campi vostri. Non vogliate
fare pi cos, poich Dio di grazia v dato el lume di spregiare el mondo; el secondo, di mortificare el
corpo; el terzo, di cercare lonore di Dio. Non offendete questa perfezione con la propria volont
spirituale, ma trapassate da la mensa de la penetenzia e giognete a la mensa del desiderio di Dio, dove
lanima morta in tutto a la propria volont, notricandosi senza pena ne lonore di Dio e salute
dellanime, crescendo la perfezione e non offendendola. Unde, considerando me che senza el lume
questo non si pu avere, e vedendo che non cera, dissi che io desideravo e desidero di vedervi con
vero e perfetto lume. E cos vi prego per lamore di Cristo crocifisso, voi e frate Antonio e tutti gli altri,
e singularmente voi, che vingegniate dacquistarlo, a ci che siate del numero de perfetti e non de li
imperfetti. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
A tutti mi racomando. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 65
A Daniella da Orvieto vestita dellabito di santo Domenico.
Ricevono larra, ma non el pagamento; ma aspettanlo di ricevere ne la vita durabile, dove vita
senza morte, saziet senza fastidio, e fame senza pena, perch di lunga la pena da la fame per che
essi nno compitamente quello che essi desiderano , e di lunga el fastidio da la saziet perch elli
cibo di vita senza alcuno difetto . vero che in questa vita si comincia a gustare larra a questo
modo, che lanima comincia a essere affamata del cibo de lonore di Dio e de la salute dellanime; e
come ella fame cos se ne pasce: cio che lanima si notrica de la carit del prossimo del quale fame
e desiderio, che l uno cibo che, notricandosene, non se ne sazia mai. insaziabile, e per rimane la
continua fame.
S come larra uno comincio di sicurt che si d alluomo, per la quale aspetta di ricevere el
pagamento non che larra sia perfetta in s, ma per fede d certezza di giognere al compimento ,
cos lanima inamorata di Cristo, che gi ricevuta larra, in questa vita, de la carit di Dio e del
prossimo, in s medesima non perfetta, ma aspetta la perfezione de la vita immortale. Dico che non
perfetta questa arra, cio che lanima che la gusta non ancora la perfezione che non senta le pene in s
e in altrui: in s per loffesa che fa a Dio, per la legge perversa che legata ne le membra nostre; e in
altrui, per loffesa del prossimo. bene perfetto a grazia, ma none quella perfezione de santi che
sono a vita etterna, come detto , per che e desiderii loro sono senza pena, e i nostri sono con pena.
Sai come sta el vero servo di Dio, che si notrica a la mensa di questo santo desiderio? Sta beato e
doloroso, come stava el Figliuolo di Dio in su el legno de la santissima croce: per che la carne di
Cristo era dolorosa e tormentata, e lanima era beata per lunione de la natura divina. Cos noi doviamo
essere beati, per lunione del desiderio nostro in Dio, dessere vestiti de la dolce sua volont; e dolorosi,
per la compassione del prossimo e per tllere a noi delizie e consolazioni sensuali, affligendo la propria
sensualit.
Ma attende, figliuola e suoro carissima: io parlato a te e a me in generale, ora parlar a te e a
me in particulare. Io voglio che due cose singulari facciamo, a ci che lignoranzia non cimpedisca la
nostra perfezione a la quale Dio ci chiama, e a ci che el dimonio col mantello de la virt e de la carit
del prossimo non notricasse dentro nellanima la radice de la presunzione: per che da questo
cadaremmo ne falsi giudicii, parendoci giudicare dritto, e noi giudicaremmo torto; e andando noi
dietro al nostro vedere, spesse volte el dimonio ci farebbe vedere molte verit per conducerci ne la
bugia, e perch noi ci facessimo giudici de le menti de le creature la quale cosa solo Dio l a
giudicare . Questa una de le cose di quelle due, da la quale io voglio che noi al tutto ce ne leviamo,
ma voglio che sia preso con modo, e non senza modo. El modo suo questo: che se gi Dio
spressamente, non pur una volta n due, ma pi, non manifesta el difetto del prossimo ne la mente
nostra, noi nol doviamo mai dire in particulare a cui elli tocca, ma in comune correggere e vizii di chi
ci venisse a visitare, e piantare la virt e caritativamente e con benignit; e ne la benignit lasprezza,
quando bisogna.
E se paresse che Dio spesse volte ci manifestasse e difetti altrui se non fusse gi spressa
revelazione, come detto , attienti a la parte pi sicura, a ci che fuggiamo lo inganno e la malizia del
dimonio, per che con questo lamo del desiderio ci pigliarebbe: ne la bocca tua dunque stia il silenzio,
e uno santo ragionamento de le virt e spregiamento del vizio. E l vizio che ti paresse cognoscere in
altrui, ponlo insiememente e a loro e a te, usando sempre una vera umilit. E se in verit quello vizio
sar in quella cotale persona, elli si correggiar meglio, vedendosi compreso cos dolcemente, e dir a
te quello che tu volevi dire a lui, e tu ne starai sicura, e tagliarai la via al dimonio, che non ti potr
ingannare n impedire la perfezione dellanima tua. E sappi che dogni vedere noi non ci doviamo
fidare, ma doviaMc eli ponere doppo le spalle, e solo rimanere nel vedere e nel cognoscimento di noi.
E se alcuna volta venisse caso che noi pregassimo particularmente per alcune creature, e nel
pregare noi vedessimo in colui per cui pregato alcuno lume di grazia e in uno altro no, che pur servo
di Dio, ma paressetel vedere con la mente avviluppata e sterile, nol pigliare per per giudicio di difetto
di grave colpa in lui, per che potrebbe essere che el tuo giudicio sarebbe falso. Ch alcuna volta
adiviene che, pregando per una medesima persona, luna volta el trovar con uno lume e con uno
desiderio santo dinanzi da Dio, intanto che del suo bene pare che lanima ingrassi; e una altra volta el
trovar che parr che la mente sua sia di longa da Dio e tutta piena di tenebre e di molestie, che parr
che sia fadiga a chi prega di tenerlo dinanzi a Dio. Questo adiviene alcuna volta, che pu essere per
difetto che sar in colui per cui pregato; ma el pi de le volte non sar per difetto, ma sar per
traimento che Dio aver fatto di s in quella anima, cio che si sar sottratto per sentimento ma non
per grazia, ma per sentimento di dolcezza e di consolazione . Unde sar rimasa la mente sterile,
asciutta e penosa; la quale pena Dio fa sentire a quella anima che ne prega, e questo fa Dio per grazia di
quella anima che riceve lorazione, a ci che insiememente con lui aiti a dissolvere la nuvila.
S che vedi, suoro mia dolce, quanto sarebbe ignorante e degno di grande reprensione quello
giudicio: che noi, per questo semplice vedere, giudicassimo che vizio fusse in quella anima, e per Dio
cel manifestasse cos turbo e tenebroso; dove noi gi aviamo veduto che elli non privato di grazia, ma
del sentimento de la dolcezza del sentimento di Dio. Pregoti dunque, e te e me e ogni servo di Dio, che
ci diamo a cognoscere perfettamente noi, a ci che pi perfettamente cognosciamo la bont di Dio, s
che, col lume, abandoniamo el giudicio del prossimo e pigliamo la vera compassione, con fame
dannunziare le virt e riprendere el vizio e in noi e in loro, per lo modo detto di sopra.
Detto aviamo delluna; ora dico dellaltra, la quale io ti prego che noi riprendiamo in noi, se
alcuna volta el dimonio o el nostro parere ci molestasse di volere mandare e vedere andare tutti e servi
di Dio per quella via che noi andiamo noi. Per che spesse volte adiviene che, vedendosi andare per la
via de la molta penetenzia, tutti gli vorrebbe mandare per quella medesima via; e se vede che non vi
vada, ne piglia dispiacimento e scandalo in s medesimo, parendoli che non facci bene; e alcuna volta
adiverr che far meglio colui e pi virtuoso sar poniamo che non facci tanta penetenzia che none
quello che ne mormora , per che la perfezione non sta in maciarare n in uccidere el corpo, ma in
uccidere la propria perversa volont. E per questa via de la volont annegata, sottoposta a la dolce
volont di Dio, doviamo desiderare che tutti vadano.
Buona la penetenzia e l maciarare del corpo, ma non mel ponere per regola ad ognuno, per
che tutti e corpi non so aguegliati, e anco perch spesse volte adiviene che la penetenzia che si
comincia per molti accidenti che possono avenire si conviene lassare. Se el fondamento dunque o in
noi o in altrui facessimo, o facessimo fare, sopra la penetenzia, verrebbe meno e sarebbe s imperfetto
che mancarebbe la consolazione e la virt nellanima, perch sarebbe privato di quella cosa che elli
amava, dove aveva fatto el suo principio; e parrebbeli essere privato di Dio, e parendoli essere privato
di Dio verrebbe a tedio, a grandissima tristizia e amaritudine, e nellamaritudine perdarebbe lessercizio
e la fervente orazione la quale soleva fare. S che vedi quanto male ne seguitarebbe per fare solo el suo
principio ne la penetenzia, per che noi saremmo ignoranti, e cadaremmo ne la mormorazione, e
verremone a tedio e a molta amaritudine; e studiaremmo di dare solo operazione finita a Dio, che
bene infinito el quale ci richiede infinito desiderio.
Convienci dunque fare el fondamento in uccidere e annegare la propria perversa volont, e con
essa volont, sottoposta a la volont di Dio, daremo dolce e affamato e infinito desiderio in onore di
Dio e in salute dellanime; e cos ci pasciaremo a la mensa del santo desiderio detto, el quale desiderio
non mai scandalizzato n in s n nel prossimo suo, ma dogni cosa gode e trae el frutto.
Dogliomi io miserabile, ch non seguitai mai questa vera dottrina; anco fatto el contrario, e
per mi sento dessere caduta spesse volte in dispiacere e in giudicio del prossimo. Unde ti prego, per
amore di Cristo crucifisso, che in questa e in ogni altra mia infermit ponga remedio, s che io e tu
cominciamo oggi ad andare per la via de la verit, alluminate in fare el vero fondamento nel desiderio
santo, e non fidarci de nostri pareri e vederi, per che leggiermente none escissimo di noi e
giudicassimo e difetti del nostro prossimo, se non per compassione e reprensione generale. Questo
faremo, notricandoci a la mensa del santo desiderio; in altro modo non potremmo, per che dal
desiderio aviamo el lume, ed el lume ci d desiderio, e luno notrica laltro. E per dissi che io
desideravo di vederti con vero lume. Altro non dico.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 66
A frate Guglielmo dInghilterra, baccelliere che sta a Lecceto, dellordine di santo Agostino.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliuolo in Cristo Ges, la vostra indegna Caterina, serva
e schiava de servi di Ges Cristo, scrive a voi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio
che a noi sia detta quella parola che disse Dio ad Abraam: Esce de la casa e de la terra tua (Gn 12, 1).
Abraam obbediente non fece resistenzia al comandamento di Dio, che disse seguitami, ed egli el
seguit.
O quanto sar beata lanima nostra quando udiremo questa dolce parola: che noi ci partiamo da
questa nostra terra del misero miserabile corpo! In due modi si debba levare luomo e seguitare la
prima Verit che l chiama. El primo che noi traiamo laffetto de la casa di questa nostra passione
sensitiva terrena, amore proprio di noi medesimi, e de la terra nostra: cio che laffetto si levi da ogni
amore terreno e seguitiamo lAgnello, svenato in su.legno della santissima croce. El quale Agnello
cinvita e ci chiama a seguitarlo per vie dobrobii di pene e di rimproverii, e quali, allanima che l
gusta, sono di grandissima dolcezza e suavit. A questo affetto ci tratti Dio per la sua infinita bont e
misericordia.
Or che voce aspetta ora lanima poi che ella udita la prima voce, ed ella risposto abandonando
el vizio e seguitando le virt, le quali fa gustare Dio per grazia in questa vita? Sapete, padre, quale ella
aspetta? quella dolce parola de la Cantica: Vienne, diletta sposa mia (Ct 4, 8). E drittamente
sadempie la parola, tra lanima e l corpo, che disse Cristo a discepoli suoi, dicendo: Lassate i
parvoli venire a me, ch di costoro el reame del cielo (Mt 19, 14; Mc 10, 14; Lc 18, 16). Questo
modo tiene Dio co servi suoi, quando gli trae di questa miserabile vita, e menagli a luogo di riposo,
comandando a questa nostra carne, che stata serva e discepola dellanima: Lassa questa anima venire
a me, ch di costei el reame del cielo!.
O inestimabile dolcissima ardentissima carit! tu dici, n pi n meno, come se lanima tavesse
servito per s medesima, con ci sia cosa che ogni servigio fatto a te, tu ne se loperatore e donatore,
per che tu se colui che se (Es 3, 14), e senza te noi non siamo. Cos diceva lappostolo: Noi non
potiamo bene pensare, se non ci fusse dato di sopra (2Cor 3, 5), adunque per grazia ci dai e non per
debito. Questo fa el tuo smisurato amore che l tuo medesimo vuoli remunerare in noi : che, quando
lanima raguarda tanto fuoco damore, sinebria per s fatto modo che perde s medesima, e ci che
vede e sente, vede nel suo Creatore. Or questa la voce de la quale desidera lanima mia che noi siamo
chiamati.
Ma non parrebbe, padre, che io fussi molto contenta, se, innanzi a questa, io non nudissi unaltra:
cio la voce desiderata da tutti servi di Dio, cio che noi udiamo: Escite, figliuoli, de le terre e de le
case vostre; seguitatemi, venite a fare sacrifizio del corpo vostro. Quando io considero, padre, che Dio
ci facesse tanta di grazia dudirla e di vederci dare la vita per lo smisurato amore dellAgnello, e pare
che lanima, a mano a mano, pur del pensiero si voglia partire dal corpo! Or corriamo, figliuoli e
fratelli miei in Cristo Ges, distendiamo e dolci e amorosi desiderii, costregnendo e pregando la divina
bont che tosto ce ne faccia degni; e qui non ci conviene commettare negligenzia, ma grande
sollicitudine: e voi sempre sollecitando, e altrui.
El tempo pare che sabrevii, trovando molta disposizione ne le creature, e sappiate che quello
frate Iacomo, che noi mandammo al giudice dArborea con una lettara dove si conteneva di questo
santo passaggio, elli m risposto graziosamente che vuole venire con la sua persona, e fornire per due
anni diece galee e mille cavalieri e tremilia pedoni e seicento balestrieri. Sappiate che anco Genova
tutta commossa, a questo medesimo profferendo lavere e le persone. E sappiate che di questo e
dellaltre cose Dio aduopera lonore suo.
Altro non dico, se non che io vi prego e vi racomando questo giovano, che nome Mateo
Forestani, che vi sia racomandato che l faciate spacciare el pi tosto che potete che sia ricevuto a la
santa religione.
Studiatevi quanto potete che elli venga a le vere e reali virt, singularmente di mortificarli in lui
el parere del mondo e la volont sua. mmi paruto el meglio che elli non sia andato in altro viaggio,
perch poteva essere pi tosto esvagolamento de la mente sua che altro.
Dissemi frate Nofrio come frate Stefano stava male, e voi ancora avete sentito, e temavate di non
avere chi vi servisse. Non temete, ma confidatevi che quando Dio tolle luno, elli ci provede dellaltro.
Confortate e benedicete frate Antonio cento migliaia di volte in Cristo Ges.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges Ges Ges.

LETTERA 67
Al convento de monaci di Pasignano dellOrdine di Valle Ombrosa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi frategli e figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fiori odoriferi piantati nel giardino
della santa religione, e non fiori puzzolenti.
Sappiate, figliuoli carissimi, che el religioso che non vive secondo la santa religione con costumi
religiosi, ma lascivamente con appetito disordenato, con impazienzia portando impazientemente le
fadighe dellOrdine , o con disordenata allegrezza ne diletti e piaceri del mondo, con superbia e
vanit della quale superbia e vanit nasce la disonest e di mente e di corpo , o con desiderare
lonore e lo stato e le ricchezze del mondo le quagli sono la morte dellanima, vergogna e confusione
de religiosi , questo cotale fiore puzzolente che gitta puzza a Dio e agli angeli e nel cospetto degli
uomini.
Costui degno di confusione: egli conduce s medesimo in morte etternale. Desiderando le
ricchezze, impoverisce; volendo onore, si vituopera; volendo diletto sensitivo e amare s senza Dio,
egli sodia; volendosi saziare de diletti e piaceri del mondo egli rimane affamato, e di fame si muore,
perch tutte le cose create e diletti e piaceri del mondo non possono saziare lanima (perch queste cose
create sono fatte per la creatura ragionevole, e la creatura fatta per Dio; s che le cose create sensibili
non possono saziare luomo, perch sono minori de luomo: solo Dio colui che Creatore e fattore di
tutte le cose create, e colui che l pu saziare). S che vedete bene che si muore di fame.
Ma non fanno cos i fiori odoriferi, ci sono i veri religiosi, osservatori dellOrdine e non
trapassatori, che inanzi eleggono la morte che trapassarlo mai; spezialmente nel voto che fa nella
professione, quando promette obbedienzia, povert volontaria e continenzia di mente e di corpo. Dico
che i veri religiosi, e quagli voi figliuoli dovete essere, e che osservano lOrdine suo, gi mai non
vogliono trapassare lobbedienzia dellOrdine e del prelato. Ma sempre vuole obbedire; e none
investiga la volont di chi gli comanda, ma semplicemente obbedisce: e questo il segno della vera
umilit, per che lumilit sempre obediente, e lobbediente sempre umile. Lobbediente umile
perch tolto da s la perversa volont, la quale fa luomo superbo; lumile obbediente, perch per
amore renunziato alla propria volont: annegata l, e tolto el giogo suo sopra di s, cio che la
rebellione della parte sensitiva che vuole ribellare al suo Creatore, col giogo suo de la sua volont, el
rompe: cio che volontariamente sottomesso s alla volont di Dio, e al giogo della santa
obbedienzia.
S che, umile, spregiata la ricchezza unde la propria volont trae la superbia , e appetisce la
vera e santa povert, perch vede che la povert volontaria del mondo aricchisce lanima e trala della
servitudine; fallo benigno e mansueto; e tollegli la vana fede e speranza delle cose transitorie: dgli
fede viva e speranza vera. Spera nel suo Creatore per Cristo crocifisso, e non per s, potere ogni cosa.
Vede bene che egli maladetto colui che si confida ne luomo, e per pone la sua speranza e fede in
Dio e ne le vere e reali virt, perch la virt ricchezza dellanima, onore, gaudio, riposo e perfetta
consolazione. E per cerca el vero religioso di fornire la casa dellanima sua; e giusta al suo potere
spregia ci che contrario alla virt, e ama tutto quello che ve l fa venire: e per tanto amatore de le
pene, de le ingiurie, scherni e villanie, perch vede bene che questa quella cosa che pruova luomo e
fallo venire a virt. Cos vedete che per amore della vera ricchezza spregia la vana ricchezza, e cerca
povert e fassela sposa per amore di Cristo crocifisso, che tutta la vita sua non fu altro che povert.
Nascendo, vivendo e morendo, non ebbe luogo dove riposare el capo suo (Mt 8, 20; Lc 9, 58); con ci
sia cosa che fusse Dio, somma etterna ricchezza, nondimeno, come regola nostra, elesse e am la
povert (2Cor 8, 9) per insegnare a noi ignoranti miserabili.
A mano a mano seguita laltro della vera continenzia, per che colui che umile e obbediente e
spregiato la ricchezza e l mondo con tutte le delizie sue , fatto amatore della povert e vilt,
dilettasi de la conversazione della cella e de la santa orazione: fatto subbito continente, ch, non tanto
che egli sinvolla nel loto della carnalit attualmente, ma el pensiero gli verr a tedio, e correggiar s
medesimo; e fugge tutte le cagioni e le vie le quali gli possono tllare la ricchezza della continenzia e
della purit del cuore, e stregne e ama quello che glil conserva. Perch vede che la conversazione de
gattivi e de dissoluti gli molto nociva e la conversazione e amist di femmine , e per le fugge
come serpenti velenosi; piglia, e studiasi di pigliare, la conversazione della santissima croce, e con tutti
quelli servi di Dio che sono amatori di Cristo crocifisso. Della vigilia e dellorazione non se ne sazia e
stanca mai, perch vede che ella la madre che ci dona el latte de la divina dolcezza, e notrica al petto
suo e figliuoli de le virt: per tanto se ne diletta. Ella fa unire lanima con Dio, ella ladorna di purit,
e donagli perfetta sapienzia di vero cognoscimento di s e de la bont di Dio in s. Cercando, carissimi
figliuoli, tutti i tesori e diletti che pu avere una anima in questa vita, truova nella santissima orazione.
Or questi cotali sono fiori odoriferi che gittano odore nel cospetto di Dio, ne la natura angelica, e
dinanzi agli uomini, e per io vi prego, per amore di Cristo crocifisso, che se per infine al d doggi
fuste stati el contrario che voi vi poniate fine e termine. Fate ragione dessere novizii, che test di
nuovo con grande reverenzia entraste a osservare la santa religione: poich Dio v fatti degni dessere
nello stato angelico non vogliate ponarvi a stato umano, ch nello stato umano stanno i secolari che
sono chiamati allo stato comune , ma voi sete nello stato perfetto, che none essendo perfetti, non
sareste in stato umano, ma peggio che in istato danimali. Ors, figliuoli, bagnatevi nel sangue di Cristo
crocifisso el quale fortificar lanima e torrvi ogni debilezza , conversate in cella, dilettatevi del
coro, siate obbedienti e fuggite la conversazione, studiate allorazione e alla vigilia. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 68
A madonna Bandecca donna che fu di missere Bocchino de Belforti da Volterra, essendo essa in
Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crocifisso.
A voi dilettissima e carissima madre e suoro in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi
di Ges Cristo, scrivo a voi e conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, e desidero di vedervi
vestita delluomo nuovo e spogliata delluomo vecchio (Ef 4, 22-24) cio de la pazienzia delluomo
nuovo Cristo crocifisso, sapendo che senza la pazienzia non potiamo piacere a Dio.
E per io vinvito carissimamente a questa vera pazienzia, per che colui che impaziente
vestito del vecchio, cio del peccato, perduta la libert e non possede la citt dellanima sua, per che
si lassa signoreggiare a lira. Ma non cos colui ch paziente che possede s medesimo (cos disse el
nostro dolce salvatore: Ne la pazienzia vostra possedarete lanime vostre (Lc 21, 19) ). O pazienzia
dolce piena di letizia e di galdio, per che quando ella procede da carit, cio portando per Dio ogni
tribolazione o per morte o per vita o per qualunque cosa Dio la conceda, allora dico che sotto questo
giogo de la pazienzia, acquistata co.la soavit dolce de la volont di Dio, ogni amaritudine diventa
dolce e ogni gran peso diventa legiero. Di questo santo e dolce vestimento si veste lanima quando ella
si veste de la volont di Dio, che non vuole altro che la nostra santificazione, e ci che d e permette a
noi s ci d per nostro bene perch siamo santificati in lui.
Non vi paia malagevole, carissima madre e suoro in Cristo Ges, ch l medico de la vita durabile
venuto nel mondo per sanare le nostre infermit e fa come vero medico, dandoci medicina amara e
traendoci sangue per conservare la sanit: ogni cosa porta lo infermo per lo rispetto che a la sanit.
Oim perch facciamo peggio al medico celestiale che non vuole la morte del peccatore, anco vuole
che si converta e viva? (Ez 33, 11; 2Pt 3, 9) Allora, dilettissima madre, ci d el dolce Ges
lamaritudine a la sensualit ma no a la ragione, e trae el sangue quando ritrae a s privandoci o di
figliuoli o di sanit o di prosperit o di qualunque altra cosa sia. Confortatevi dunque, per che non l
fatto per darvi morte, anco per darvi vita e conservarvi la sanit. Pregovi per amore di quello
dolcissimo e abbondantissimo sangue, el quale fu sparto per la nostra redenzione, acci che la volont
di Dio sia piena in voi: acci che tutte queste amaritudini tornino in vostra santificazione, s come vuole
la volont di Dio. Non voglio che pensiate, madre carissima, nel vostro figliuolo che v rimaso, come
cosa vostra, ch non vostra anco saremmo ladri ; ma, come cosa prestata, usare a vostra necessit.
Sapete bene che cos, ch se fusse nostra noi la potremmo tenere e usare secondo la nostra volont,
ma perch prestata conviencela rendare secondo el piacere del dolce maestro de la verit che
donatore e facitore di tutte le cose che sono. O nestimabile dilezione di carit, quanta la pazienzia tua
che tu i inverso lindurati ignoranti cuori, che vogliono possedere quello che tuo per loro: lagnansi di
quello che i fatto per loro bene. Non facciamo cos, per lamore di Dio, ma portiamo con pazienzia la
disciprina sua; e se mi diceste: Io non posso acordare questa sensualit, voglio che la ragione venca e
pigli tre cose. Luna si la brevit del tempo; e la volont di Dio che gli tratti a s secondo che mi
mandaste dicendo (de la quale cosa quando ludii rallegrami de la loro salute; ebbivi un poca di
compassione poniamo chio mi rallegrasse del frutto che avarete de la tribolazione); e l danno che
seguitarebbe de la impazienzia. Confortatevi che l tempo breve e la fadiga poca e l frutto grande.
La pace di Dio sia con voi. Caterina serva inutile vi si raccomanda.

LETTERA 69
A Sano di Maco in Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo fratello in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedere
in voi quella virt della santa fede e perseveranzia che fu nella Cananea, per che ella lebbe tanto forte
che ella merit ched el demonio fusse cacciato da dosso de la figliuola sua; e pi ancora, ch, volendo
Dio manifestare quanto gli piaceva la fede sua, volse rimettare la vittoria in lei, dicendo: Sia fatto alla
figliuola tua come tu vuogli (Mt 15, 22-28; Mc 7, 25-30).
O gloriosa ed eccellentissima virt! tu se colei che manifesti el fuoco de la divina carit quando
nellanima, per che luomo non mai fede n speranza se none in quello che egli ama. Queste tre
virt, luna tiene dietro allaltra, per che amore non senza fede, n fede senza speranza. Elle sono tre
colonne che conservano e mantengono la rocca dellanima nostra, s e per s fatto modo che neuno
vento di tentazione, n parole iniuriose, n lusinghe di creatura, n amore terreno, n di sposa n di
figliuoli, el pu dare a terra; ma in tutte queste cose sar fortificato da queste vere colonne. Allora
faremo come questa Cananea, che, vedendo passare Cristo dentro per lanima nostra, per santo e vero
desiderio vollarenci a lui, con vera contrizione e dispiacimento del peccato, e diremo: Signore,
delibera la figliuola mia, cio lanima mia, per che l dimonio la molesta con le molte tentazioni e
desordenati pensieri.
E se noi perseverremo e terremo ferma la volont che non consenta, n sinchini a veruna cosa
amare fuore di Dio umiliandosi e reputandosi indegno della pace e de la quiete, e con fede aspettare,
e con pazienzia e speranza, per Cristo crucifisso, di potere ogni cosa: dire con santo Paulo Ogni cosa
posso, non per me, ma per Cristo crucifisso, che in me che mi conforta (Fil 4, 13) , allora udiremo
quella dolce voce: Sia sanata la figliuola, cio lanima tua, secondo che tu vuogli. Qui manifesta la
smisurata bont di Dio el tesoro, che egli dato nellanimo, del proprio e libero arbitrio, che n
demonio n creatura el pu constrignare a uno peccato mortale, se egli non vuole. O carissimo figliuolo
in Cristo Ges, raguardate, con fede e vera perseveranzia, che infine alla morte queste parole sono dette
a noi. Sappiate che, come luomo creato da Dio, gli sono dette queste parole: Sia fatto come tu
vuogli, cio: Io ti fo libero, che tu non sia suggetto a veruna cosa se none a me.
O inestimabile dilettissimo fuoco damore, tu mostri e manifesti leccellenzia della creatura, ch
ogni cosa i creato perch serva alla tua creatura; la creatura i fatta perch serva a te. Ma noi, miseri
miserabili, andiamo ad amare el mondo con le pompe e diletti suoi, per lo quale amore lanimo perde la
signoria, ed fatto servo e schiavo del peccato. Questo cotale preso per signore el dimonio: o quanto
pericolosa la signoria sua, ch sempre cerca e tratta la morte de luomo! Non mi pare che sia da
servire s fatto signore, ma voglio che noi siamo di quelle anime inamorate di Dio, raguardando sempre
noi essere schiavi ricomprati del sangue dellAgnello: lo schiavo non si pu pi vendare, n servire
altro signore. Noi siamo comprati non doro, n di dolcezza damore, ma di sangue.
Scoppino e cuori e lanime nostre damore; levinsi con sollicitudine a servire e temere el dolce e
buono Ges, raguardando che egli ci tratti di pregione e della servitudine del dimonio che ci possedea
come suoi. Egli entr in ricolta e pagatore, e stracci la carta dellobligagione (Col 2, 14). Quando intr
in ricolta? quando si fece servo, prendendo la nostra umanit. Oim, non bastava a noi, se non avesse
pagato el debito fatto per noi. E quando si pag? in su.legno della santissima croce, dando la vita per
renderci la vita della grazia, la quale noi perdemmo. O inestimabile dolcissima carit, tu i rotta la carta
che era tra luomo e l dimonio, stracciandola in su legno della santissima croce. La carta non fatta
daltro che dagnello, e questo quello Agnello immaculato el quale ci scritti in s medesimo; ma
stracci questa carta. Confortinsi dunque lanime nostre: poi che siamo scritti, e rotta la carta, non ci
pu pi dimandare laversario e contrario nostro.
Or corriamo, figliuolo dolcissimo, con santo e vero desiderio, abracciando le virt, con la
memoria del dolce Agnello svenato con tanto ardentissimo amore. Non dico pi. Sappiate che in questa
vita noi non potiamo avere altro che de mollicoli che caggiono della mensa, s come questa Cananea
(Mt 15, 27; Mc 7, 28): le mollicole sono la grazia che riceviamo, e caggiono della mensa del Signore.
Ma quando noi saremo nella vita durabile, dove noi gustaremo Dio e vedrello a faccia a faccia, allora
averemo delle vivande della mensa. Adunque none schifate mai labore: io vi mandar de le mollicole e
de le vivande come a figliuolo, e voi combattete e predicate virilmente.
Sappiate che noi stiamo tutti bene, per la divina grazia. Lonore di Dio si vede pi luno d che
laltro. Noi none uscimmo mai di casa di Gherardo; ne esciremo quando sar lora del tempo che Dio
aver ordenato.
Io ve lo scrivar el pi tosto che si potr.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 70
A frate Bartolomeo Dominici, dellordine de Predicatori, quando era baccelliere di Pisa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso.
A voi, dilettissimo e carissimo fratello e padre, per reverenzia di quello dolcissimo sagramento, io
Alessa, e Caterina, e Caterina serva inutile di Ges Cristo vi si racomanda, con desiderio di vedervi
unito e trasformato in quello trasformato e unito desiderio di Dio.
O fuoco ardentissimo che sempre ardi, drittamente tu se uno fuoco! Cos parbe che dicesse la
bocca de la Verit: Io so fuoco e voi le faville (Sap 3, 7; Is 1, 31). Dice che l fuoco sempre vuole
tornare nel suo principio, ch sempre ritorna in su. O ineffabile diletta carit, che bene dici vero: ch
bene siamo faville, per vuoli che siamo umiliati. S come favilla riceve lessare dal fuoco, cos noi
riconosciamo lessare dal nostro primo principio, e per disse elli: Io so fuoco e tu favilla. Fa s che
lanima tua non si levi in superbia, e fa che tu facci come la favilla, che prima va in su e poi torna in
gi: el primo movimento del santo desiderio nostro die essare nel cognoscimento di Dio e nellonore
suo; poi che siamo saliti, ora scendiamo a cognosciare la miseria e la nigligenzia nostra o
adormentato, destati! e cos saremo umiliati, trovandoci nellabisso de la sua carit. O madre dolce de
la carit, che non veruna mente tanto dura n tanto adormentata, che non si dovesse destare e
risolvere a tanto fuoco di carit! Dilatate dilatate lanima vostra a ricevare el prossimo per amore e per
desiderio. Non vego che potiamo avere questo desiderio, se locchio non si vlle come aquila verso el
legno de la vita. O dolcissimo amore Ges, che dicesti: Vuoli tu essare inanimato allonore di me e a
la salute de le creature, essare forte a sostenere ogni tribolazione con pazienzia? s raguarda me,
Agnello svenato in croce per te: tutto verso da capo a pie; non udito el grido mio per mormorazione.
Non raguardo la tua ignoranzia; n la tua ingratitudine non mi ritrae che, come pazzo e transformato
per fame chio di te, io none aduopari la tua salute. O carissimi, o dolcissimi fratelli, levianci
levianci da tanta negligenzia, corriamo con sollecitudine per la via de la verit, e corriamo con
sollecitudine e morti; non ci ritraga la ingratitudine de le creature.
Seminate seminate la parola di Dio: rendete e talenti commessi a voi (Mt 25, 14-29; Lc 19, 12-
26). Non tanto che Dio vabbi commesso uno talento, elli ve n commessi diece, a voi e al prossimo
vostro, e quali sono e dieci comandamenti, che sono la vita dellanima nostra: adunque siate sollecito
dessercitarli.
Ricordivi di quella santa abitazione de la cella dellanima e del corpo, e cos dicete a frate
Tommasso e agli altri nostri fratelli. Pregovi che siate solleciti: el tempo breve, e l camino longo.
Io, misera miserabile, sono tanto moltiplicati li miei peccati che mai, poi che voi andaste, < ... >
d non fui degna di ricevare el dolcissimo e venerabile sagramento. Questo vi dico, perch voi maitiate
a piangere, e preghiate che mi sia aitato acci chio riceva la plenitudine de la grazia. Perdonatemi,
padre, a la mia ignoranzia; racomandatemi a la vostra santissima messa, ed io ricevar el corpo dolce
del Figliuolo di Dio spiritualmente da voi.
Io Alessa vi prego che preghiate quello dolcissimo Agnello che mi faccia insieme con voi vivare
e trasformare nellamore di Dio e nel cognoscimento di me. Racomandomivi cento cento migliaia di
volte; maravigliomi come non ci avete mandate novelle di voi, con ci sia cosa chio ve ne pregasse.
Secondo chio inteso, parmi che vi sia la mortalit. Racordatemi a frate Tommasso. Se la
mortalit v, pare a frate Tommasso che voi ne veniate amenduni. Altro non dico. Racomandovi el
vostro frate Tommasso, e fratelli e suoro e figliuole. Pregovi che voi mandiate una lettara a monna
Gemmina, ch voi sete degno di riprensione, ch vi partiste e non le faceste motto.
Laudato sia Ges Cristo crocifisso. Amatevi amatevi insieme.

LETTERA 71
A monna Bartalomea dAndrea Mei da Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima madre e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondata in vera e reale virt, per
che senza el mezzo della virt non potremmo piacere al nostro Creatore.
Per che Dio sempre voluto dare la vita de la grazia col mezzo: sapete bene che essendo caduto
luomo primo Adam, per la disobedienzia, nella colpa a la quale colpa seguit la morte etternale , e
volendolo restituire a grazia e darli vita etterna, elli el fece col mezzo dellunigenito suo Figliuolo,
ponendoli che con lobedienzia uccidesse la disobedienzia nostra, e col mezzo della morte sua ci
rendesse la vita, e consumasse e distruggesse la nostra morte. E veramente cos fu; ch facendo uno
torniello in su el legno de la croce questo dolce e innamorato Verbo, elli gioc alle braccia con la
morte, e con la morte vinse la morte; e la morte uccise la vita: cio che la morte della colpa nostra
uccise el Figliuolo di Dio in su el legno della santissima croce, s che con la morte sua ci tolse la morte
e rendecci perfetta vita. Dunque la vita rimasa donna e sconfitto el dimonio infernale che teneva e
possedeva la signoria de luomo, del quale non debba essere signore altri che solo Dio.
Da questo veniamo noi a la prima morte e perdiamo la vita la quale aviamo col mezzo del sangue
di Cristo: cio quando lanima piglia a servire la propria sensualit con disordenati desiderii o di stato o
di ricchezze o di figliuoli o daltra creatura, o in qualunque modo si sia, che non sia ordenato e fondato
in Dio. Ed eziandio alcuna volta lanima spiritualmente diventar serva e schiava de la propria volont
sotto colore di spirito, e per pi avere Dio: cio quando noi desideriamo consolazione o tribulazione o
tentazione dal dimonio, o tempo o luogo a nostro modo, dicendo alcuna volta: In altro modo vorrei
avere la tribulazione, per che in questo me ne pare perdere Dio. Questa portarei pazientemente, ma
quella non posso. Se io non noffendesse Dio, io la vorrei, ma perch me ne pare offendere, per me ne
doglio.
Carissima madre, se aprite locchio dellintelletto vederete che questa la propria volont
sensitiva, amantellata col mantello spirituale; per che se fusse savio, non farebbe cos, ma con fede
viva credarebbe che Dio non gli permette pi che elli possa portare, n senza necessit della salute sua:
per che elli lo Dio nostro che non vuole altro che la nostra santificazione. E cos facciamo spesse
volte delle proprie consolazioni della mente: che, non sentendole quando vuole n quelli tempi n
quelli luoghi che desidera , ma pi tosto sente battaglie e molestie e la mente sterile e asciutta, ne
viene in pena, in amaritudine e in afflizione e in tedio grandissimo. E spesse volte, per inganno del
dimonio, le fa vedere che quello che ella dice allora e fa non sia piacevole n acetto a Dio, quasi le
dica: Poich non gli piace perch tu se cos gattiva lassa stare ora; e unaltra volta forse ti sentirai
meglio e potrai fare la tua orazione. Questo fa el dimonio perch noi perdiamo lessercizio corporale e
mentale della santa orazione attuale, vocale e mentale. Per che, avendo noi perduta larme con che el
servo di Dio si difende da colpi del dimonio, della carne e del mondo, avarebbe da noi ci che elli
volesse; e arrendarebbesi allora la citt dellanima a lui, e intrarebbevi come signore.
E non ne potrebbe essere altrimenti, avendo perduta larme e la forza dellorazione, la quale
orazione ci d larme de la vera umilit e dellardentissima carit: per che lorazione santa ci fa
cognoscere perfettamente noi medesimi e la propria fragilit, e la infinita carit e bont di Dio; e
meglio si cognosce luno e laltro nel tempo delle battaglie e de la mente asciutta, e trane pi perfetta
umilit e sollicitudine.
Unde se ella prudente, che non serva alla propria volont sotto colore di consolazione, e non
creda al dimonio, ma virilmente e con odio santo di s perseveri ne lorazione in qualunque modo
Dio le l d, o con sentimento di dolcezza o con sentimento damaritudine , ella guadagna pi per lo
modo detto nellamaritudine e pene, per qualunque modo Dio le l concede, che ne la dolcezza: per
che nel bisogno va tutta umiliata e con vera sollicitudine corre al suo benefattore, cognoscendo che per
s non pu cavelle, ma solo Dio quello in cui ella spera e che pu e vuole venirla ad aitare. Dunque
per farci venire a vera virt che senza questo mezzo non verremmo alla virt provata, ma potrebbe
bene essere conceputa per desiderio la virt si conviene di bisogno che col sostenere con vera e
reale pazienzia la tribulazione della mente e quella che ci danno le creature o per infamie o per altri
scandali che ci dessero veniamo a virt; per che questi sono quelli mezzi che ci fanno parturire la
virt: perch provato ne le fadighe, s come loro si pruova nel fuoco.
Per che, se ne le fadighe non avesse fatta pruova vera di pazienzia anco le schifasse per lo
modo detto di sopra, o per alcuna altra cosa che avenisse , segno sarebbe manifesto che non
servirebbe el suo Creatore; e non si lassarebbe signoreggiare a lui, ricevendo umilemente e con amore
quello che el suo signore gli d; e non mostrarebbe segno di fede che credesse essere amato dal signore.
Per che se elli el credesse in verit, di neuna cosa si potrebbe mai scandalizzare, ma tanto gli
pesarebbe e avarebbe in reverenzia la mano dellaversit quanto quella della prosperit e consolazione,
per che ogni cosa vedarebbe fatto per amore. Ma per nol vede, perch dimostra che elli sia fatto
servo della propria sensualit e volont spirituale, o da qualunque lato viene, come detto , e ssene
fatto suo signore, e per si lassa signoreggiare a loro. Convienci dunque, perch questa servitudine ci
d morte cio la servitudine del mondo e la servitudine della propria volont spirituale detta ,
fuggirla, per che cimpedisce la perfezione di non essere servi liberali a Dio, ma facci volerli pi tosto
servire a nostro modo che a suo, la quale cosa sconvenevole e fa el servigio mercennaio.
Dico dunque che poi che tanto male ne seguita, e Dio vuole fare ogni cosa con mezzo, che noi
seguitiamo questa via (Gv 14, 6) e dottrina sua che elli ci data. Noi vediamo bene che per noi
medesimi noi non fummo creati; ma esso medesimo fece mezzo la sua carit, per che per puro suo
amore ci cre allimagine e similitudine sua (Gn 1, 26), perch noi participassimo e godessimo
delletterna sua visione. Ma noi la perdemmo per la colpa e amore proprio del primo nostro padre; unde
per rendere a luomo quello che aveva perduto, ci don el mezzo del suo Figliuolo, el quale fece come
tramezzatore a pacificare luomo con Dio; ed esso tramezzatore ricev le percosse, per che in altro
modo questa pace non si poteva fare, s grande era stata la guerra. Per che era offeso Dio infinito, e
luomo finito, che aveva offeso, per neuna sua pena che avesse sostenuta non poteva satisfare allo
infinito dolce Dio; e per el fuoco dellabisso de la sua carit trov el modo per fare questa pace. E
perch a la giustizia sua fusse satisfatto, unisce s medesimo, cio la deit etterna, natura divina, con la
nostra natura umana.
E unito Dio infinito con la natura de luomo finita, fu sufficiente Cristo uomo, sostenendo le pene
in su el legno della santissima croce, a satisfare al Padre suo e a placare lira che veniva sopra de
luomo. E gittando uno colpo questo dolce Verbo in su el legno della croce, e facendo insiememente
misericordia a luomo, in questo modo contenta la misericordia e donata la grazia a noi che
lavavamo perduta, ed contenta la giustizia che voleva che de la colpa si facesse la vendetta; ed elli
l fatta sopra el corpo suo in quella medesima natura che aveva offeso, perch la carne di Cristo fu
della massa dAdam. Ma noi ingrati e scognoscenti perdiamo spesse volte per li peccati nostri la grazia
e intriamo in guerra con Dio: e alcuna volta guerra mortale, e alcuna volta sdegno damico.
La guerra mortale quella quando lanima giace nella morte del peccato mortale, facendosi Dio
del mondo, della carne e de miserabili diletti, unde questi nno perduta la vita in tutto. vero che con
la confessione e mezzo del sangue di Cristo la pu ricoverare mentre che vive, s che vedete che senza
el mezzo non pu vivere in grazia, n giognere alla vita durabile. Sdegno damico in quelli e in quelle
che servono a Dio privati del peccato mortale, e sono in grazia e vogliono essere servi di Dio veri. Ma
spesse volte, per ignoranzia la quale ignoranzia procede da la propria volont spirituale, la quale s
fatta signore, che l dilonga dalla verit , non che esca della verit che caggia in peccato mortale, ma
offende la perfezione a la quale in verit vorrebbe venire, volendo eleggere el tempo, el luogo, la
consolazione e tribulazione e tentazione a suo modo. Allora Dio piglia sdegno con lanima che gli
amica, perch non gli pare che vada, n va, con quella libert schietta che debba andare; unde uno
mezzo ci posto, e richiede che noi lusiamo se vogliamo che sia levato lo sdegno e l dispiacere, e non
ci sia impedito el nostro andare a la perfezione dolce: cio che noi anneghiamo la propria volont, s
che non cerchi n voglia altro che Cristo crucifisso, e tutto el suo diletto sia di riposarsi ne gli obrobrii
di Cristo, parturendo le virt, concepute per santo desiderio, nella carit del prossimo con vera umilit.
Unde col mezzo del sostenere pene e fadighe secondo che Dio concede, e sterelit di mente, con vera e
santa pazienzia, saremo fondati in vera e reale virt, e avaremo forza e cognoscimento di grande e non
di fanciullo che non vuole andare n fare altro che a suo modo.
Per altra via non veggo che potiamo passare, e per vi dissi che io desideravo di vedervi fondata
in vera e reale virt. E volendo che lanima vostra sia unita in Dio per affetto damore, non si poteva
fare senza el mezzo della virt, perch ogni cosa vuole fare con mezzo, come detto . So certa per la
infinita bont di Dio che adempirete la volont sua ed el desiderio mio. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 72
A Romano linaiuolo a la Compagnia del Bigallo in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere che tu non volla il capo adietro a mirare
larato (Lc 9, 62), ma perseverante nella virt, per che tu sai che solo la perseveranzia quella cosa
ch coronata (Mt 10, 22; 2Tm 2, 12).
Tu se chiamato e invitato da Cristo alle nozze (Mt 22, 2) di vita eterna; ma non vi die andare chi
non vestito. Vuolsi adunque esser vestito del vestimento nuziale, acci che non sia cacciato dalle
nozze come servo iniquo (Mt 22, 11-13). Parmi che la prima dolce Verit tabbi mandati e messi ad
anunziare le nozze, e a recarti il vestimento. E questi messi sonno le sante e buone spirazioni e dolci
desiderii che ti sonno dati dalla clemenzia dello Spirito santo: queste sono quelle sante cogitazioni che
ti fanno fugire el vizio e ispregiare il mondo con tutte le dilizie sue, e fannoti giognare alle nozze delle
vere e reali virt.
Vestesi lanima damore, col quale amore entra alla vita durabile s che vedi che le spirazioni
sante di Dio ti recano el vestimento della virt: fannotelo amare, e per te l vesti ; e invitati alle
nozze di vita eterna, per che dopo el vestimento della virt e dellardentissima carit seguita la grazia,
e dopo la grazia la visione di Dio, dove sta la nostra beatitudine.
E per io ti prego per lamore di Cristo crocifisso che tu risponda virilmente senza negligenzia.
Pensa che non cavelle el cominciare e l mettare mano allaratro, come detto : e santi pensieri sonno
quelli che cominciano a arare, e la perseveranza delle virt finisce. Colui che ara, rivolta la terra: cos
lo Spirito santo rivolta la terra della perversa volont sensitiva. E spesse volte luomo inamorato di s
dolce invito e reale vestimento, per fendare meglio la terra sua, cerca se trovasse uno bomero ben
tagliente per poterla meglio rivoltare; e vede e truova che neuno ne truova s perfetto a rompare e
tagliare e divellare la nostra volont, quanto il ferro e il giogo della santa ubedienzia. E poi che l
trovato, impara da lobediente Verbo Figliuolo di Dio; e per lo suo amore vuole essere obediente infino
a la morte, e non ci fa ponto resistenzia. Ed egli fa come savio che vuole navigare colle braccia altrui,
cio de lOrdine, e non sopra le sue. Ricordomi che tu con santo desiderio e proponimento ti partisti da
me, di volere rispondare a Dio che ti chiamava, e di volere essere alla santa obedienzia. Non so come tu
te l fai. Priegoti che quello che non fatto, che tu el facci bene e diligentemente con buona
solecitudine; e sappitene spacciare e tagliare dal mondo; e non aspettare tempo, ch tu non se sicuro
daverlo. Grande stoltizia e mattezza de luomo che egli perda quello che egli per quello che non .
Bagnati nel sangue di Cristo crocifisso, nasconditi nel costato suo, nel quale vederai el secreto del
cuore. Mostra la prima dolce Verit che loperazione sua fatta in noi fatta con amore di cuore; e tu
con amore gli risponde: egli el dolce Dio nostro che non vuole altro che amore. E colui che ama, non
offendar mai la cosa amata.
Or s, figliuolo mio, e non dormire pi nel sonno della negligenzia: vatene tosto al tuo padre
misser labate con volont morta e non viva; ch se tu andassi con volont viva direi che tu non vi
metessi pi, ch non si farebbe n per te n per lui. Spero per la bont di Dio che tu seguitarai le
vestigie di Cristo crocifisso. E non ti ponare a sciogliare e legami del mondo, ma trae fuore el coltello
dellodio e dellamore, e taglia spaciatamente. Altro non dico.
Permane etc. Ges dolce, Ges amore, Maria.
LETTERA 73
A suoro Constanzia monaca del monistero di Santo Abondio presso a Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
te e conforto nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti bagnata e anegata nel prezioso sangue
del Figliuolo di Dio, considerando me che nella memoria del sangue si truova el fuoco
dellardentissima carit.
Nella carit non cade tristizia n confusione, e per io voglio che laffetto tuo sia posto nel
sangue: ine tinebria; e arde e consuma ogni amore propio che fusse in te, s che col fuoco desso amore
spenga il fuoco del timore e amore propio di te. Perch si truova el fuoco nel sangue? Perch l sangue
fu sparto con ardentissimo fuoco damore.
O glorioso e prezioso sangue, tu se fatto a noi bagno e unguento posto sopra le ferite nostre.
Veramente, figliuola mia, egli bagno: ch nel bagno tu truovi el caldo e lacqua e l luogo dovegli
sta; cos ti dico che in questo glorioso bagno tu ci truovi el caldo della divina carit, ch per amore l
dato; truovi el luogo, cio Idio etterno, dove il Verbo ed era nel principio (Gv 1, 1); truovi lacqua del
sangue, cio che del sangue esce lacqua della grazia; ed vi il muro che vela il luogo. O inestimabile
dolcissima carit! Ch tu i preso el muro della nostra umanit il quale ricoperto la somma etterna e
alta deit, Idio e Uomo; ed tanto perfetta questa unione che n per morte n per neuna cosa si pu
separare; e per si truova tanto diletto refrigerio e consolazione nel sangue: ch nel sangue si truova el
fuoco della divina carit e la virt della somma alta ed eterna deit: sai che per virt della divina
essenzia vale el sangue de lAgnello. Sappi che se fusse stato pure uomo, senza Dio, non valeva il
sangue; ma per lunione che fece Idio ne luomo, acett il sacrifizio del sangue suo. Ben dunque
glorioso questo sangue: uno unguento odorifero che spegne la puzza della nostra iniquit.
Egli uno lume che tolle la tenebre, e non tanto la tenebre grossa di fuore, del peccato mortale,
ma la tenebre della disordinata confusione che viene spesse volte nellanima sotto colore e specie duna
stolta umilit. La confusione intende quando le cogitazioni vengono nel cuore dicendo: Cosa che tu
facci, non piacevole n acetta a Dio: tu se in istato di dannazione. A mano a mano, poi chegli
dato la confusione, ed egli la nfonde e mostrale la via colorata col colore de lumilit, dicendo: Vedi
che per li tuoi peccati non se degna di molte grazie e doni; e cos si ritrae spesse volte dalla
comunione e dagli altri doni ed esercizii spirituali. Questo si lo nganno e la tenebre che l dimonio
fa.
Dico che se tu, o a cui toccasse, sarai anegata nel sangue de lAgnello immaculato, che queste
illusioni non arbergaranno in te; poniamo chelle venissero, non vi permaranno dentro, anco saranno
cacciate dalla viva fede e speranza la quale posta in questo sangue. Fassene beffe e dice: Per Cristo
crocifisso ogni cosa potr, che in me, che mi conforta (Fil 4, 13). E se pur io dovesse avere lo
nferno, io non voglio per perdare lo esercizio mio. Grande stoltizia sarebbe a farsi degno della
confusione de lo nferno prima che venisse il tempo. Or ti leva con uno fuoco dolce damore, carissima
figliuola, e non ti confondare, ma risponde a te medesima e di: Or che comparazione da le mie
iniquitadi a labondanzia del sangue, sparto con tanto fuoco damore? Io voglio bene che tu vegga te
non essere, e la ignoranzia e nigligenzia tua; ma non voglio che tu la vegga per tenebre di confusione,
ma col lume della infinita bont di Dio, la quale tu truovi in te. Sappi che l dimonio non vorebe altro
se non che tu ti recassi solo al conoscimento delle miserie tue, senza altro condimento, ma elli vuole
essere condito col condimento della speranza nella misericordia di Dio.
Sai come ti conviene fare? Come quando tu entri in cella la notte per andare a dormire: la prima
andata s truovi la cella, e dentro vedi che v il letto; la prima, vedi bene che t necessaria, e questo
non fai solo per la cella, ma volli locchio e laffetto al letto, ove tu truovi el riposo. Cos de tu fare:
giognare a labitazione della cella del conoscimento di te ne la quale io voglio che tu uopra locchio
del conoscimento con laffettuoso amore ; trapassi nella cella e vatene al letto, nel quale letto la
dolce bont di Dio, che l truovi in te cella. Bene vedi tu che lessere tuo t dato per grazia e non per
debito.
Vedi, figliuola, che questo letto coperto duno copertorio vermiglio, tento nel sangue de lo
svenato e consumato Agnello. Or qui ti riposa e non ti partire mai. Vedi che non i cella senza letto n
letto senza cella: ingrassa lanima tua in questa bont di Dio, per chella pu ingrassare; ch in questo
letto sta el cibo, la mensa e l servidore: el Padre t mensa, el Figliuolo t cibo, lo Spirito santo ti
serve, ed esso Spirito santo ti fa letto di s. Sappi che se tu volessi pur stare a vedere te medesima con
grande confusione perch tu vedessi la mensa e l letto aparechiato e in esso conoscimento nol
participaresti, n ricevaresti el frutto de la pace e quiete sua, ma rimaresti secca e sterile senza neuno
frutto. Adunque io ti prego per lamore di Cristo crocifisso che tu permanga in questo dolce e glorioso
letto di riposo. So certa che se tu tanegarai nel sangue, che tu el farai; e per dissi chio desideravo di
vederti bagnata e annegata nel sangue del Figliuolo di Dio. Non dico pi.
Permane etc.
Poneti in su la croce con Cristo crocifisso, niscondeti ne le piaghe di Cristo crocifisso, seguitalo
per la via de la croce, conformati con Cristo crocifisso, dilettati degli obrobi pene strazii tormenti
scherni e villanie per lamore di Cristo crocifisso, sostenendo infino a lultimo de la vita tua, gustando
sempre el sangue che versa gi per la croce. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 74
A frate Nicol da Montalcino dellordine de frati Predicatori a Montepulciano.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi dilettissimo e carissimo figliuolo mio in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi
di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi posto in su la mensa della
santissima croce, dove si truova lAgnello immaculato che s fatto a noi cibo mensa e servidore,
considerando me che daltro cibo non si pu dilettare n saziare lanima.
Dico che ci conviene andare per la via: egli essa via (Gv 14, 6). Qual fu la via sua? Fu quello
chegli mangi in essa via: pene, obrobrii, strazii e villanie, e infino allobrobriosa morte della croce.
Convienci salire poi che siamo gionti allobiecto nostro: veramente cos fa lanima poi che veduta la
via che fatta el maestro suo. O che a vedere tanto consumato amore, che di s medesimo, cio del
corpo suo, fatto scala per levarci della via delle pene e ponarci in riposo! O figliuolo carissimo, chi
dubbita ch nel principio della via gli pare fadigoso, ma poi che elli gionto a piedi dellaffetto de
lodio e de lamore, ogni cosa amara gli diventa dolce. S che il primo scalone nel corpo di Cristo sono
i piedi.
Questa fu la regola che egli insegn una volta a una sua serva dicendo: Levati su, figliuola,
levati sopra di te e sali in me, ed acci che tu possa salire io t fatta la scala, essendo chiavellato in
croce. Fa che in prima tu salga a piedi, cio laffetto e l desiderio tuo, per che come e piedi portano
el corpo, cos laffetto porta lanima. A questo primo cognosciarai te medesima. Poi giognarai a lato del
costato aperto; per la quale apritura ti mostrar el secreto mio, che quello che io fatto, fatto per
amore cordiale. Ine sinebriar lanima tua, in tanta pace gustarete Dio e Uomo; ine si trover il caldo
della divina carit e cognoscerete la infinita bont di Dio. Poi che abbiamo cognosciuto noi e
cognosciuta la bont sua, e noi giognaremo alla pace della bocca: ine gusta tanta pace e quiete che,
come cosa levata in alto, niuna amaritudine che venga gli pu aggiognere. Egli quello letto pacifico
dove si riposa lanima. E per dissi che io desideravo di vedervi posto in su la mensa della santissima
croce. Ors figliuolo, e non stiamo pi in negligenzia, ch el tempo de fiori ne viene.
Abbiate buona sollecitudine delle pecorelle vostre. Fate che, se lubbidienzia non ve ne manda,
che voi non vi partiate. Dite a coteste donne che si riposino in su la croce con lo Sposo loro Cristo
crocifisso. Dite a frate Giovanni che si sveni e aprasi in su la croce per Cristo.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Ges Cristo. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 75
Al monisterio di Santo Gaggio a Fiorenza; Alla badessa e monache del monastero che in Monte
San Savino.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre e figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi nascoste e serrate nel costato di
Cristo crucifisso; altrimenti non varrebbe lessere serrato dentro dalle mura, ma pi tosto sarebbe a
giudicio.
E per, come el corpo rinchiuso, cos vuole essere chiuso e serrato laffetto e l desiderio
vostro, levato da lo stato e delizie del mondo, e seguitare lo Sposo Cristo dolce Ges. Non dubbito che,
se sarete amatrici dello sposo etterno, voi seguitarete le vestigie desso sposo. E sapete qual fu la via di
questo sposo? povert volontaria e obedienzia. Per umilit la somma altezza discese alla bassezza della
nostra umanit; e per umilt e amore ineffabile, che egli ebbe a noi, s di lumanit sua allobrobiosa
morte della croce, eleggendo la via de tormenti, de fragelli strazii e vitoperii: or questa umilit dovete
seguitare. E sappiate che essa non si pu avere se non con perfetto e vero cognoscimento di s, e in
vedere la profonda umilit e mansuetudine dellAgnello svenato con tanto fuoco damore. Dico che
egli seguit la via della vera povert: egli fu tanto povero che non ebbe dove riposare el capo suo, e
nella sua nativit Maria dolce non ebbe tanto pannicello che ella potesse involgere el Figliuolo suo. E
voi, spose, dovete seguitare la via di quella povert, e cos sapete che voi avete promesso; e io cos vi
prego, per amore di Cristo crucifisso, che osserviate infine alla morte. Altrimenti non sareste spose, ma
sareste come adultere, amando alcuna cosa fuore di Dio, ch in tanto detta adultera la sposa, in quanto
ella ama un altro pi che lo sposo.
E quale il segno dellamore? che ella sia obbediente a lui. E per doppo la povert e umilit
seguita lobbedienzia: ch, quanto la sposa pi povara per spirito volontariamente, e pi renunziato
alla ricchezza e stati del mondo, tanto pi umile; e quanto pi umile, tanto pi obbediente. Per
che l superbo non mai obbediente, ch per la sua superbia non si vuole inchinare a essere suddito n
suggetto a neuna creatura. Voglio dunque che siate umili, e spogliate el cuore e laffetto infine alla
morte: voi, abbadessa, obbediente allordine; e voi, suddite, obbedienti allordine e allabadessa vostra.
Imparate imparate dallo sposo etterno dolce e buono Ges, che fu obbediente infine alla morte. Sapete
che senza obbedienzia voi non potreste participare el sangue dellAgnello. Or che la religiosa senza el
giogo dellobedienzia? morta, e drittamente uno demonio incarnato, e none osservatrice dellordine
ma trapassatrice dellordine. Ella condotta nel bando della morte, avendo trapassati e comandamenti
santi di Dio, e oltre a comandamenti trapassata la promessione e voto che ella fece nella professione.
O dilettissime suore e figliuole in Cristo dolce Ges, io non voglio che caggiate in questo
inconveniente, ma voglio che siate sollicite a non trapassarla duno punto.
Volete voi dilettarvi dello Sposo vostro? or uccidete la vostra perversa volont e non ribellate mai
alla vera obbedienzia. Sapete che l vero obbediente non va mai investigando la volont del prelato suo,
ma subbito china el capo e mandala in effetto. Inamoratevi di questa vera e reale virt! Volete voi avere
pace e quiete? tolletevi la volont ch ogni pena procede dalla propria volont ; vestitevi della dolce
etterna volont di Dio, e a questo modo gustarete vita etterna, e sarete chiamate angeli terrestri in
questa vita.
Conformatevi con la prima dolce Verit. Ma a questo non potreste mai venire se non aprite
locchio del cognoscimento a raguardare el fuoco della divina carit, la quale Dio operata nella sua
creatura razionale. Pensate, madre e figliuole, che voi sete obligate pi che altre creature: in quanto
Dio, oltre a quello amore che egli donato alla creatura, egli donato a voi pi in particulare, traendovi
della bruttura e della tenebrosa vita fetida e piena di puzza e di vitoperio, e vi collocate ed elette per
s; e per non dovete mai essere negligenti, ma cercare tutte quelle cose, luoghi e modi per li quali pi
potete piacere a lui.
E se voi mi diceste: Quale la via? dicovelo: quella che fece elli, la via degli obbrobii, pene,
tormenti e fragelli. E con che modo? col modo della vera umilit e de lardentissima carit, amore
ineffabile; col quale amore si renunzia alle ricchezze e stati del mondo, e da lumilit si viene
allobbedienzia, come detto . Alla quale obbedienzia seguita la pace, per che lobbedienzia tolle ogni
pena e d ogni diletto, perch tolta via la volont che d pena.
Drittamente, acci che lanima possa salire a questa perfezione, el nostro salvatore fatto del
corpo suo scala, e su v fatti gli scaloni. Se raguardate e piei, essi sono confitti e chiavellati in croce,
posti per lo primo scalone: per che in prima die essere laffetto dellanima spogliato dogni volont
propria, perch, come i piei portano el corpo, cos laffetto porta lanima. Pensate che gi mai lanima
neuna virt, se non sale questo primo scalone. Salito che tu li, giogni alla vera e profonda umilit;
saglie allaltro e non tardare pi, e tu giogni al costato aperto del Figliuolo di Dio: ine trovarete el fuoco
e labisso della divina carit. In questo secondo scalone del costato aperto vi trovarete una bottiga
aperta, piena di spezie odorifere. Ine trovarete Dio e Uomo; ine si sazia e inebria lanima, per s fatto
modo che non vede s medesima: s come lebbro, che inebriato di vino, cos lanima allora non pu
vedere altro che sangue, sparto con tanto fuoco damore. Allora si leva con ardentissimo desiderio e
giogne allaltro scalone, cio alla bocca, e ine si riposa in pace e quiete; gustavi la pace dellobedienzia.
E fa come luomo che bene inebriato, che, quando ben pieno, si d a dormire; e quando dorme non
sente n prosperit n aversit.
Cos la sposa di Cristo, piena damore, sadormenta nella pace dello Sposo suo. Adormentati
sono i sentimenti suoi, ch, se tutte le tribulazioni venissero sopra di lei, punto non se ne cura; se ella
in prosperit del mondo, non sente per diletto disordenato, per che gi se n spogliata per lo primo
affetto.
Or questo el luogo dove ella si truova conformata con lunione di Cristo crucifisso.
Corrite adunque virilmente, poi che avete la via, el modo e l luogo dove potete trovare el letto
nel quale vi riposiate, e la mensa dove prendiate diletto, e l cibo del quale vi saziate: per che egli
fatto a noi mensa, cibo e servidore. Assai sareste degne di reprensione, se per vostra negligenzia non
cercaste el riposo e, come stolte, vi dilungaste dal cibo. Voglio, e cos vi prego da parte di Cristo
crucifisso, che voi vi riscaldiate e bagniate nel sangue di Cristo crucifisso e, acci che siate fatte una
cosa con lui, none schifate fadiga, ma dilettatevi in esse fadighe, per che la fadiga poca e l frutto
grande. Non dico pi a questo.
Parmi che la vostra carissima madre e mia, monna Nera, sia posta alla mensa della vita durabile,
dove si gusta el cibo della vita. trovato lAgnello immaculato per frutto; ch, come di sopra dissi che
egli era mensa cibo e servidore, cos dico che ella, come vera serva di Cristo crucifisso, trovato el
Padre eterno, che gli mensa e letto: per che nel Padre etterno truova a pieno tutta la sua necessit. In
ci che luomo saffadiga, o partesi da luno luogo allaltro, si per dare el cibo e l vestimento alla
creatura e luogo di riposo. Dico che ella trovata la somma etterna bont di Dio etterno, dove non
bisogna che lanima si parta, per veruna di queste cose, dandare in diversi luoghi, perch quello
luogo fermo e stabile, dove si truova el letto, per riposo, de la somma ed etterna deit: el Padre per
mensa, e l Figliuolo cibo, ch per mezzo del Verbo incarnato del Figliuolo di Dio giugniamo tutti, se
vogliamo, a porto di salute. Lo Spirito santo la serve, per che per amore el Padre ci don questo cibo
del suo Figliuolo, e per amore el Figliuolo ci don la vita e a s di la morte, s che con la morte sua
participiamo la vita durabile. Noi, che siamo pellegrini e viandanti (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11) in questa vita,
riceviamo questo frutto imperfettamente: ma ella l ricevuto perfettissimamente, e non veruna cosa
che le l possa torre.
Voi, come vere figliuole, dovete essere contente del bene e utilit della vostra madre, e per
dovete stare in vera e santa pazienzia, s per rispetto di Colui che l fatto di tllare la presenzia sua
dinanzi a voi, che non vi dovete scordare da letterna volont di Dio , e s per la propria sua utilit,
che uscita di fadiga e di molta pena, ne la quale stata gi molto tempo, e ita a luogo di riposo. Ma
voi, come vere figliuole, vi prego che seguitiate le vestigie e la dottrina sua, e i santi costumi ne quali
ella v notricate; e non temete perch vi paia essere rimase orfane o come pecore senza pastore, ch
non sarete rimase orfane: Dio vi proveder, e le sue sante buone orazioni, le quali ella offera nel
conspetto di Dio per voi. vi rimasa monna Ghita: pregovi che voi le siate obbedienti in tutte quelle
cose che sono ordinate secondo Dio e la santa religione.
E voi prego, monna Ghita, quanto io so e posso, che abbiate buona cura di cotesta famiglia in
conservarla, e acresciare in buona operazione; e non ci commettete negligenzia, per che vi sarebbe
richiesto da Dio.
Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 76
A frate Giovanni di Bindo di Doccio de frati di Monte Oliveto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi costante e perseverante alla virt, a ci
che non volliate el capo indietro a mirare larato, ma con perseveranzia seguitiate la via della verit;
per che la perseveranzia quella cosa che coronata, e senza la perseveranzia non potremmo essere
piacevoli n acetti a Dio. Ella quella virt che porta, con labondanzia della carit, el frutto dogni
nostra fadiga dentro nellanima nostra.
Oh quanto beata lanima che corre e consuma la vita sua in vera e santa virt, per che in questa
vita gusta larra di vita etterna! Ma non potremmo giognere a questa perfezione senza el molto
sostenere, per che questa vita non passa senza fadiga; e chi volesse fuggire la fadiga, fuggirebbe el
frutto, e non averebbe per fuggita la fadiga, per che portare ce la conviene in qualunque stato noi
siamo.
vero che elle si portano con merito e senza merito, secondo che la volont ordenata secondo
Dio. Gli uomini del mondo, perch el loro principio dellaffetto e amore corrotto, ogni loro
operazione guasta e corrotta, unde costoro portano le fadighe senza alcuno merito. Quante sono le
fadighe e le pene che essi sostengono in servizio del dimonio! che spesse volte per comettere el peccato
mortale sostengono molte pene, e mettonsene alla morte del corpo loro. Questi cotali sono e martiri del
demonio e figliuoli della tenebre, e insegnano a figliuoli della luce, e dannoci materia di grande
vergogna e confusione dinanzi da Dio. O figliuolo carissimo, quanta ignoranzia e miseria la nostra, a
parerci tanto duro e incomportabile a sostenere per Cristo crocifisso, e per avere la vita della grazia; e
non pare malagevole alli uomini del mondo a sostenere pena in servizio del demonio! Tutto questo
procede perch noi non siamo fondati in verit e con vero cognoscimento di noi, e non siamo posti
sopra la viva pietra Cristo dolce Ges, per che chi non cognosce s, non pu cognoscere Dio; e non
cognoscendo Dio nol pu amare; non amandolo, non viene a perfetta carit n ad odio santo di s
medesimo, el quale odio fa portare con vera pazienzia ogni pena, fadiga e tribulazione dagli uomini e
dal demonio. Per che alcuna volta siamo perseguitati da li uomini con ingiurie o con parole o con fatti
e questo permette Dio, perch sia provata in noi la virt ; e alcuna volta da le demonia con molte e
diverse cogitazioni per farci privare della grazia, e per conducerci nella morte. Le battaglie sono
diverse: alcuna volta contra el prelato nostro, facendoci parere indiscrete lobedienzie imposte da lui; e
cos si concepe uno dispiacimento verso di loro e dellOrdine nostro. E questo fa per privarci
dellobedienzia; ed entrando el demonio per questa porta della disobedienzia, non ce navederemmo
che elli ci trarrebbe fuore dellOrdine, dicendo el demonio dentro nella mente: Poich essi sono tanto
indiscreti, e tu se giovano, non poteresti sostenere tanta pena. Meglio t dunque che tu te ne parta:
qualche modo trovarai tu, che tu ti starai assente con qualche licenzia, con la quale fa vedere che si
possa stare licitamente. Queste sono battaglie che vengono, le quali non fanno per danno nellanima;
n queste n altre molte miserabili e dissolute battaglie, se la propria volont non consente, per che
Dio non le d per nostra morte, ma per vita; non perch noi siamo venti, ma perch noi venciamo, e
perch sia provata in noi la virt.
Ma noi, virili, col lume della santissima fede apriamo locchio dellintelletto a raguardare el
sangue di Cristo crocifisso, a ci che si fortifichi la nostra debilezza, e cognosciamo la virt e la
perseveranzia in questo glorioso e prezioso sangue. Nel sangue di Cristo si truova la gravezza e l
dispiacimento della colpa; ine si manifesta la giustizia e ine si manifesta la misericordia. Noi sappiamo
bene che se a Dio non fusse molto dispiaciuta la colpa, e non fusse stata di grandissimo danno alla
salute nostra, non ci avarebbe dato el Verbo dellunigenito suo Figliuolo, del quale volse fare una
ancudine, punendo le colpe nostre sopra el corpo suo; e cos volse che si facesse giustizia della colpa
commessa. E l Figliuolo non ci avarebbe data la vita, dandoci el prezzo del sangue con tanto fuoco
damore, facendocene bagno e lavando la lebbra delle colpe nostre; e questo fece per grazia e per
misericordia, e non per debito. Bene dunque che nel sangue troviamo el dispiacimento e la gravezza
della colpa, la giustizia e labondanzia della misericordia, con obedienzia pronta correndo con vera
umilit infine alla oprobiosa morte della croce.
Dico che questo el modo di venire a perseveranzia e resistere contra gli uomini e contra le
battaglie del demonio, col lume della fede, come detto , e con vero cognoscimento di noi, unde ci
aumiliaremo; dal quale cognoscimento verremo al perfettissimo odio della propria sensualit, e lodio
sar quello che far giustizia della colpa sua. E portar con vera pazienzia ogni ingiuria, strazii, scherni
e villania, e obedienzia indiscreta, e fadighe dellOrdine, e ogni altra battaglia, da qualunque lato elle
vengano. E per questo modo gustar el frutto della divina misericordia, el quale trovato per affetto
damore, e veduto con locchio dellintelletto. Adunque non voglio, figliuolo carissimo, che cadiate in
negligenzia, n manchi in voi el santo cognoscimento, n serriate locchio dellintelletto a raguardare
questo glorioso e prezioso sangue; per che, se voi nel levaste, cadareste in molta ignoranzia, e non
cognosciareste la verit; ma, come occhio pieno di nebbia, sarebbe abagliato, cercando el diletto e l
piacere col dove elli non , ponendosi ad amare le cose create pi che el Creatore, e pigliare diletto e
piacere delle creature.
E alcuna volta si comincia ad amare le creature sotto colore di spirituale amore, e se elli non s
cura, e none essercita la virt, non cognosce la verit e non tiene locchio nel sangue di Cristo
crocifisso; unde lamore diventa tutto sensuale. E poi che el dimonio l condutto col dove elli voleva
daverli fatta lassare quella conversazione delle creature sotto colore di spirito, e lessercizio della
santa orazione, e l desiderio delle virt, e l cognoscimento della verit , subbito gli mette uno tedio e
una tristizia nella mente con una disperazione, in tanto che si vuole partire dal giogo dellobedienzia, e
abandonare el giardino dellordine, dove gustato tanti dolci e gloriosi frutti prima che elli perdesse el
gusto del santo desiderio, a quello tempo dolce che le fadighe e pesi dellordine gli parevano di grande
suavit.
S che vedete quanto male per questo ne potrebbe venire; e per voglio che voi vi studiate, giusta
al vostro potere, di portarvi s e con vero desiderio, che questo non adivenga mai a voi, per neuno caso
che vavenisse. Non venga mai la mente vostra a neuna confusione, ma levate locchio nel sangue e
pigliate una larga e dolce speranza, ponendo el remedio di levarsi da tutte quelle cose che
glimpediscono la verit; e allora ricevar grandissima grazia da Dio, e cominciar a ricevere el frutto
delle sue fadighe, ricevendo labondanzia della carit nellanima. Or fuggite, figliuolo carissimo, nella
cella del cognoscimento di voi, abracciando el legno della santissima croce, bagnandovi nel sangue de
lumile e immaculato Agnello, fuggendo ogni conversazione la quale vi fusse nociva alla salute vostra.
E non mirate a dire: che parr, se io mi levo da queste creature? Io lo dispiacer, e averannolo per
male. Non lassate per, ch noi siamo posti per piacere al Creatore, e none alle creature.
Sapete che dinanzi al sommo giudice neuno risponder per voi nellultima stremit della morte;
ma solo la virt sar quella, con la divina misericordia, che risponder. Quanto c necessaria la virt!
senza la virt non potiamo vivere di vita di grazia; e per dissi che io desideravo di vedervi costante e
perseverante alla virt infine alla morte, s che non volgeste el capo indietro per alcuna cosa che sia.
Spero nella bont di Dio, che l farete, s come debba fare el vero figliuolo; e cos farete quello che sete
tenuto di fare, e adempirete el desiderio mio. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 77
Al venerabile religioso frate Guglielmo dInghilterra, el quale era baccelliere de lordine de frati
Eremitani di santo Augustino a Selva di Lago.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi reverendissimo e dilettissimo padre in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi
del Figliuolo di Dio, vi conforto e raccomando nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uniti e
trasformati ne la sua inestimabile carit, s che noi, che siamo albori sterili e infruttiferi senza niuno
frutto, siamo innestati ne larboro de la vita. Cos rapportiamo uno saporoso e dolce frutto, non per noi
ma per lo maestro de la grazia che in noi: s come il corpo vive per lanima, cos lanima vive per
Idio.
Questa Parola incarnata non ci poteva in quanto uomo restituire la vita de la grazia, ma in
quanto Dio per amore la divina essenzia volse e potello fare. O fuoco, abisso di carit, perch non
siamo separati da te i voluto fare uno innesto di te in me: questo fu quando seminasti la Parola tua nel
campo di Maria.
Dunque bene vero che lanima vive per te, e l prezzo de labondantissimo sangue sparto per
me valse per lamore de la divina essenzia. Non mi maraviglio, carissimo padre, se la Sapientia di Dio,
Parola incarnata, dice: Se io sar levato in alto, ogni cosa trarr a me (Gv 12, 32). O cuori indurati, e
stolti figliuoli di Adam, bene misero miserabile cuore, se non si lassa trarre a s dolce Padre. Dice:
Se io sar levato elli; perch? Solo perch noi corriamo. Non ci veggo, carissimo padre, altro peso se
non lamore e la ignoranzia che noi abiamo a noi medesimi, e poco lume e cognoscimento di Dio. Chi
non cognosce non pu amare, e chi cognosce s ama.
Non voglio che stiamo pi in questa ignoranzia, ch non saremo inestati ne la vita; ma voglio che
locchio de lo intendimento sia levato sopra di noi a vedere e cognoscere quella somma ed eterna
verit: non ne pu altro volere che la nostra santificazione. Ogni luogo e ogni tempo, o per morte o per
vita, o per persecuzioni o per gli uomini o per gli dimonii, ci d solo a questo fine, perch aviamo la
nostra santificazione. Dicovi che subbito che lanima uperto lo ntendimento, diventa amatore de
lonore di Dio e de le creature, diventa amatore di pene, e non si diletta altro che in croce con lui. Non
grande fatto, ch gi veduto che la bont di Dio non pu volere altro che bene, e ogni cosa viene da
lui; gi privato de lamore proprio che gli d tenebre e per non vede lume.
O padre, none stiamo pi: inestiamoci ne larboro fruttuoso, acci che l maestro non si levi senza
noi.
Tolliamo el legame e l vinculo dellardentissima sua carit, la quale el tenne confitto e chiavato
in sul legno de la santissima croce. Percotiamo percotiamo (Mt 7, 7; Lc 11, 9) con affetto, per che lo
infinito bene vuole infinito desiderio. Questa la condizione de lanima: perch ella infinito essere, e
per ella infinitamente desidera e non si sazia mai se non si congiogne collo infinito. Levisi adunque el
cuore con ogni suo movimento ad amare colui che ama senza essere amato. O amore inestimabile, per
fabricare le nostre anime facesti ancudine del corpo tuo, s che l corpo sodisfa a la pena, e lanima di
Cristo dispiacimento del peccato e la natura divina colla potenzia sua . Guardate come fedelmente
siamo ricomprati; e perch? perch fu levato in alto. Sottomettiamo dunque la nostra volont perversa
sotto el giogo de la volont di Dio, che non vuole altro che l nostro bene, ricevendo con reverenzia
ogni fadiga: ch noi non siamo degni di tanto bene.
Dicovi da parte di Cristo crocifisso che non tanto che alcuna volta la semmana el priore volesse
che voi diceste la messa in convento, ma voglio che, se vedete la sua volont, ogni d voi la diciate.
Perch voi perdiate le consolazioni non perdete per lo stato de la grazia, anco lacquistate quando voi
perdete la vostra volont. Voglio che, acci che noi mostriamo dessere mangiatori de lanime e
gustatori de prossimi, noi non attendiamo pure a le nostre consolazioni; ma doviamo attendere e udire
e avere compassione a le fadighe de prossimi, e specialmente a coloro che sonno uniti a una medesima
carit; e se non faceste cos, sarebbe grandissimo difetto.
E per voglio che a le fadighe e necessit di frate Antonio voi prestiateli orecchie a udirlo, e frate
Antonio voglio e prego che elli voda voi; e cos vi prego da parte di Cristo e da mia che facciate. A
questo modo conservarete in voi la vera carit, e se non faceste cos dareste luogo al dimonio a
seminare discordia.
Altro non dico, se non che io vi prego e costrengo che siate unito e trasformato in questo arboro
di Cristo crocifisso. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 78
A Nicol povaro di Romagna, romito a Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi tutto rimesso nella divina providenzia,
spogliato dogni affetto terreno e di voi medesimo, acci che siate vestito di Cristo crocifisso; per che
in altro modo non giognareste al termine vostro, se non seguitaste la vita e dottrina di questo amoroso
Verbo. Cos ci amaestr egli quando disse: Neuno pu venire al Padre se non per me (Gv 14, 6).
Ma non veggo che in lui vi poteste bene rimettare, n in tutto spogliarvi di voi, se prima non
conosceste la somma ed eterna bont sua, e la nostra miseria. Dove conosciaremo lui e noi? Dentro
nellanima nostra.
Unde ci di bisogno dentrare nella cella del conoscimento di noi, e aprire locchio de lo
ntelletto, levandone ogni nuvila damore propio; e conosciaremo noi non essere cavelle, e
specialmente nel tempo delle molte bataglie e tentazioni: per che, se fussimo alcuna cosa, ci levaremo
quelle battaglie che noi non volessimo. Bene abiamo dunque materia dumiliarci e ispogliarci di noi;
perch non da sperare in quella cosa che non . La bont di Dio conosciaremo in noi, vedendoci creati
alla immagine e similitudine sua (Gn 1, 26) a fine che participiamo il suo infinito ed eterno bene; ed
essendo privati della grazia per lo peccato del primo uomo, ci ricreati a grazia nel sangue
dellunigenito suo Figliuolo.
O amore inestimabile! Per ricomprare el servo i dato il Figliuolo propio, per rendarci la vita
desti a te la morte! Bene vediamo chegli somma ed eterna bont, e che inefabilemente ci ama, ch se
non ci amasse non ci arebe dato s fatto ricompratore; e il sangue ci manifesta questo amore. Adunque
in lui voglio che speriate e confidatevi tutto; e in lui ponete ogni vostro affetto e desiderio.
Ma atendete che a lui non potiamo fare neuna utilit, imper chegli lo Dio nostro che non
bisogno di noi. In che dunque dimostraremo lamore che aremo a lui? In quello mezzo che egli ci
posto per provare in noi la virt, cio el prossimo nostro, el quale dobiamo amare come noi medesimi,
sovenendolo di ci che vediamo che gli sia necessit, secondo le grazie che Dio ci date o desse a
ministrare: offerire lagrime umili e continove orazioni dinanzi a Dio per salute di tutto quanto el
mondo, e specialmente per lo corpo mistico della santa Chiesa, la quale vediamo venuta in tanta ruina
se la divina bont non provede. Allora seguitarete la dottrina di Cristo crocifisso, el quale per onore del
Padre e salute nostra di la vita, correndo come inamorato a lobrobiosa morte della croce.
E s comegli non si ritrasse per pena o rimproverio, n per ingratitudine nostra, che non
compisse la nostra salute, cos dobiamo fare noi: che per neuna cagione ci doviamo ritrare di sovenire
alle necessit del prossimo nostro, spirituali e corporali; senza rispetto di neuna utilit o consolazione
ricevarne qua gi: solo amarlo e sovenirlo perch Dio lama. Cos adempirete la dilezione del
prossimo, secondo il comandamento di Dio e il mio desiderio. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges etc.

LETTERA 79
Allabbadessa e monache di santo Piero in Monticelli a Lignaia in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissime figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi vere serve e spose di Cristo crocifisso: s
e per s fatto modo seguitiate le vestigie sue che inanzi eleggiate la morte che trapassare e
comandamenti dolci suoi, e i consigli e quali voi avete promessi.
Oh quanto dolce e soave alla sposa consecrata a Cristo seguitare la via e dottrina dello Sposo
suo! Quale la via e la dottrina sua? Non altro che amore, per che tutte laltre virt sono virt per
esso amore. La dottrina sua non superbia n disubidienzia n amore proprio, n ricchezza n onore n
stato del mondo, non piacimento n diletto di corpo none amore damare el prossimo per s, ma per
utilit nostra ci amati e data la vita per noi con tanto fuoco damore , anco profonda e vera umilit.
Or fu mai veduta tanta umilit, quanta vedere Dio umiliato a luomo la somma altezza discesa
a tanta bassezza quanta la nostra umanit , e obbediente infine allobrobiosa morte della croce? Egli
paziente, in tanta mansuetudine che non udito el grido suo per veruna mormorazione; egli elesse
povert volontaria quelli che era somma etterna ricchezza (2Cor 8, 9) in tanto che Maria dolce non
ebbe panno dove invollarlo; nellultimo, morendo nudo in su la croce, non ebbe luogo dove appoggiare
il capo suo.
Questo dolce e inamorato Verbo, satollo di pene e vestito dobrobii, dilettandosi dellingiurie
delli scherni e della villania sostenendo fame e sete colui che satolla ogni affamato con tanto fuoco e
diletto damore , egli el dolce Dio nostro che non bisogno di noi, e non allentato dadoperare la
nostra salute, anco perseverato. Non per nostra ignoranzia n per ingratitudine nostra, n per lo grido
de Giuderi che gridano che egli scenda della croce (Mt 27, 40-42: Mc 15, 30-32) , non lass per
che non compisse la nostra salute.
Or questa la dottrina e la via la quale egli fatta; e noi miseri miserabili pieni di difetti, none
spose vere ma adultere, facciamo tutto el contrario; noi cerchiamo diletto delizie piaceri e amore
sensitivo: uno amore proprio, del quale amore nasce discordia e disubbidienzia. La cella si fa nemico;
le conversazioni de secolari e di coloro che vivono secolarescamente si fa amico; vuole abondare e
non mancare nella sustanzia temporale, parendoli, se none abonda sempre, avere necessit. Egli si
dilunga da lamore del suo Creatore; lassa la madre de lorazione, anco, facendo lorazione debita
nella quale sete obligate , spesse volte viene a tedio, perch colui che non ama, ogni piccola fadiga gli
pare grande a sostenere; la cosa possibile gli pare impossibile a potere adoperare. E tutto questo
procede dallamore proprio, el quale nasce da superbia, e la superbia nasce da lui, fondata in molta
ingratitudine ignoranzia e negligenzia nelle sante e buone operazioni.
Non voglio, dilettissime figliuole, che questo divenga a voi, ma, come spose vere, seguitate le
vestigie dello Sposo vostro; altrimenti non potreste osservare quello che avete promesso e fatto voto,
cio povert obedienzia e continenzia. Sapete bene che nella professione voi deste per dota el libero
arbitrio vostro allo sposo etterno, ch con libert di cuore faceste la detta promessione che sono tre
colonne che tengono la citt dellanima nostra che non la lassano cadere in ruina; ch, none avendole,
subbito viene meno .
Debba la sposa essere povera volontariamente, per amore di Cristo crocifisso che l insegnata la
via: la povert ricchezza e gloria delle religiose; grande confusione quando si truova che elle abbino
che dare.
Sapete quanto male nesce? che se passa questo, tutti gli altri passer: colei che pone laffetto suo
in possedere, e non sunisce con le suoro s come voi dovete vivere che dovete vivere a comune, e
avere tanto la grande quanto la piccola, e la piccola quanto la grande , se nol fa ne viene in questo
difetto, che ella cadr nella incontinenzia o mentale o attuale. Cade nella disubidienzia, ch
disobediente allOrdine suo e non vuole essere corretta dal prelato, e trapassa quello che aveva
promesso, unde vengono le conversazioni di coloro che vivono disordenatamente vuoli secolari vuoli
religiosi, vuoli uomo vuoli donna . Che la conversazione non sia fondata in Dio non procede da altro
se non per alcuno dono o diletto o piacere che trovassero; e tanto basta quello amore e amist quanto
basta el dono e l diletto. E per dico che colei che non possede, s che non che donare, non avendo
che donare sar tolto da lei ogni disordenata conversazione.
Levata la conversazione, non materia di svagolare la mente, n di cadere nella immondizia
corporalmente e spiritualmente; ma truova e vorr la conversazione di Cristo crocifisso, e de servi
dolcissimi suoi e quagli amano per Cristo e per amore della virt e non per propria utilit , e
concepe uno desiderio e fame della virt che non pare che se ne possa saziare. E perch vede che da la
madre e fontana dellorazione traie la vita de la grazia e l tesoro delle virt, partesi da la conversazione
degli uomini, e fugge e ricovera in cella, cercando lo Sposo suo, abbracciandosi con esso in su.legno
della santissima croce. Ine si bagna di lagrime e di sudori; inebbriasi del sangue del consumato e
inamorato Agnello; pascesi di sospiri, e quali gitta per dolci e affocati desiderii: questa vera e reale
sposa che realmente seguita lo Sposo suo. E come Cristo benedetto, come detto , non lass per veruna
pena ladoperare la nostra salute, cos la sposa non lassa n debba lassare per veruna pena n fadiga, n
fame n sete, n necessit, anco risponda alla tenerezza propria del corpo suo, e dolcemente dica:
Confortati, anima mia, che ci che ti manca qua gi, tavanza a vita etterna.
E non lassi la buona operazione co santi desiderii, n per tentazione del dimonio, n per fragilit
della carne, n per li perversi consiglieri del dimonio, che sono peggio che Giuderi, ch dicono spesse
volte: Discende della croce (Mt 27, 40) della penitenzia e vita ordinata. E non debba lassare el
servire al prossimo suo di servirlo in cercare la salute sua per ingratitudine; n per ignoranzia che
non cognoscesse el servizio non debba lassare, per che, se lassasse, parrebbe che cercasse dessere
retribuito da loro e non da Dio: la quale cosa non si debba fare, ma prima eleggere la morte.
Con pazienzia portate, carissime figliuole, i difetti luna dellaltra, portando con pazienzia e
sopportando con amore i difetti luna dellaltra; cos sarete legate e unite nel legame della carit, el
quale di tanta fortezza che n dimonio n creatura ve ne potr separare, se voi non vorrete. Siate
obbedienti infine alla morte, acci che siate spose vere che, quando lo Sposo vi richieder nellultima
stremit della morte, voi abbiate la lampana piena e non votia, s come vergini savie e non matte (Mt
25, 1-4). Drittamente el cuore vostro debba essere una lampana, la quale debba essere piena doglio, e
dentrovi el lume del cognoscimento di voi e della bont di Dio in voi, che lume e fuoco di carit,
notricato e acceso nelloglio della vera e profonda umilit; ch chi non lume di cognoscimento di s
non si pu umiliare, ch con la superbia mai non saumilia. Poi che la lampana fornita, debbasi tenere
in mano con una santa e vera intenzione in Dio, cio la mano del santo timore, el quale a regolare
laffetto e l desiderio nostro: non timore servile, ma timore santo, che per veruna cosa voglia offendere
la somma etterna bont di Dio.
Ogni creatura che in s ragione questa lampana, per che l cuore de luomo una lampana:
se la mano del timore santo la tiene ritta, ed ella fornita, sta bene; se ella in mano di timore servile,
egli la rivolta sottosopra, perch serve e ama damore proprio, per proprio diletto e non per onore di
Dio. Costui affoga el lume e versane loglio, che non v lume di carit e non v oglio di vera umilit.
E queste sono quelle cotagli di cui disse el nostro Salvatore: Io non vi cognosco, e non so chi voi vi
sete (Mt 25, 12). Adunque io voglio che siate forti e prudenti: tenete el cuore vostro e fate che sia
lampana dritta, ch, come la lampana stretta da piei e larga da capo, cos el cuore e laffetto si debba
ristrignare al mondo e a ogni diletto e vanit e delizie e piacere e contento suo ; e debba essere larga
da capo, che l cuore lanima e laffetto sia tutto riposato e posto in Cristo crocifisso. A questo modo
sarete figliuole spose e serve, corrirete per la via e seguirete la dottrina di Cristo crocifisso. Vestitevi di
pene e dobrobii per lui; unitevi e amatevi insieme.
E voi, madonna labbadessa, siate madre e pastore che poniate la vita (Gv 10, 11) per le vostre
figliuole, se bisogna. Ritraetele dal vivare in particulare e dalla conversazione, le quali sono la morte
dellanime loro e disfacimento di perfezione. Nella conversazione fate che voi lo siate uno specchio di
virt, acci che la virt amonisca pi che le parole. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 80
A maestro Giovanni Terzo dellordine de Frati eremiti di santo Agustino essendo egli a Lecceto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato e annegato nel sangue de lo
svenato Agnello.
El quale sangue lava e anniega cio uccide la propria perversa volont : dico che lava la
faccia de la conscienzia e uccide el vermine dessa conscienzia, per che l sangue c fatto bagno, e
perch il sangue non senza fuoco, anco intriso col fuoco de la divina carit, per che fu sparto per
amore. S che el fuoco col sangue lava e consuma la ruggine de la colpa che ne la conscienzia, la
quale colpa uno vermine che rode in essa conscienzia. Morto che questo vermine, e lavata che la
faccia dellanima, privata del proprio disordinato amore; ch, mentre che lamore proprio
nellanima, questo vermine non muore mai, n si leva la lebbra da la faccia dellanima, poniamo che l
sangue e il fuoco del divino amore ci sia dato.
E a tutti dato questo sangue e fuoco, nostra redenzione; e non di meno da tutti non participato,
e questo non per defetto del sangue n del fuoco n de la prima dolce Verit che ce l donato, ma
defetto di chi non votia el vasello per poterlo empire desso sangue. El vasello del cuore, mentre che
egli pieno del proprio amore, o spiritualmente o temporalmente, nol pu empire del divino amore, n
participare la virt del sangue, e per non si lava la faccia, e non si uccide el vermine. Dunque c
bisogno di trovare modo di votarsi e dempirsi, acci che noi giogniamo a questa perfezione duccidere
la propria volont: ch, uccisa la volont, ucciso el vermine per che la volont concepe questo
vermine .
Che modo ci , carissimo figliuolo? Dicovelo: che noi s apriamo locchio dellintelletto a
cognoscere uno sommo bene e uno miserabile male. El sommo bene Dio, el quale ci ama di ineffabile
amore, el quale amore c manifestato col mezzo del Verbo unigenito suo Figliuolo; e il Figliuolo ce l
manifestato col mezzo del sangue suo. Nel sangue cognosce luomo lamore che Dio gli porta, e il suo
proprio miserabile male: per che la colpa quella che conduce lanima a le miserabili pene eternali, e
per solo el peccato quello che male, el quale procede dal proprio amore, ch veruna altra cosa
che sia male, se non questa.
E questo fu cagione de la morte di Cristo. E per dico che nel sangue cognosciamo el sommo
bene dellamore che Dio ci , e il miserabile nostro male, ch laltre cose non sono male se non solo la
colpa, come detto .
N tribulazioni n persecuzioni del mondo non sono male, n ingiurie, n strazii, n scherni, n
villanie, n tentazioni del demonio, n tentazioni degli uomini, e quali tentano e servi di Dio; n le
tentazioni e molestie che d luno servo di Dio allaltro, le quali tutte Dio permette per tentare e cercare
se truova in noi fortezza e pazienzia e vera perseveranzia infino allultimo; anco conducono queste cose
lanima a gustare el sommo ed eterno bene. Questo vediamo noi manifestamente nel Figliuolo di Dio,
el quale essendo Dio e uomo, e non potendo volere neuno male, non laverebbe elette per s: ch tutta
la vita sua non fu altro che pene e tormenti, strazii e rimproverii, e nellultimo lobbrobriosa morte de la
croce; e questo volse sostenere perch era bene, e per punire la colpa nostra, che quella cosa che
male.
Poi che locchio dellintelletto cos bene veduto e discerto chi gli cagione del bene e chi gli
cagione del male, e quale quello che bene e quello che miserabile male, laffetto perch va
dietro allintelletto corre di subbito e ama el suo Creatore, cognoscendo nel sangue lamore suo
ineffabile; e ama tutto quello che vede che l faccia pi piacere e unire con lui. Allora si diletta de le
molte tribulazioni, e priva s medesimo de le consolazioni proprie, per affetto e amore de le virtudi. E
none elegge lo strumento de le tribulazioni che pruovano le virt a suo modo, ma a modo di colui
che gli l d, cio Dio, el quale non vuole altro se non che siamo santificati in lui, e per le concede.
Come egli tratto lamore da lamore, e perch locchio dellintelletto in esso amore veduto el
suo male, cio la colpa sua, odialo, in tanto che desidera vendetta di quella cosa che n stata cagione.
La cagione del peccato il proprio amore, el quale notrica la perversa volont che ribella a la ragione; e
mai non rist di crescere e di multiplicare lodio dellamore sensitivo infino che l morto, e per
diventa subito paziente, e non si scandalizza in Dio, n in s, n nel prossimo suo: ma presa larme a
uccidere questo perverso sentimento, che conduce lanima a tanto miserabile male che le tolle lessere
de la grazia, e dlle la morte tornando a non cavelle perch privata di Colui che .
Tolle dunque el coltello, che larme con che si difende da nemici suoi; e con quello uccide la
propria sensualit. El quale coltello due tagli, cio odio e amore, e menalo con la mano del libero
arbitrio el quale cognosce che Dio gli dato per grazia e non per debito , e con esso coltello taglia e
uccide. Or a questo modo, carissimo figliuolo, participiamo la virt del sangue e il calore del fuoco, el
quale sangue lava, e il fuoco consuma la ruggine de la colpa, e uccide el vermine de la conscienzia: non
uccide propriamente la conscienzia, che guardia dellanima, ma il vermine de la colpa che v dentro.
In altro modo n per altra via non potremmo giognere a pace e a quiete, n gustare el sangue de lo
immaculato Agnello; e per vi dissi che io desideravo di vedervi bagnato e annegato nel sangue di
Cristo crocifisso.
Dunque levatevi su, e destatevi dal sonno de la negligenzia, e annegate la propria perversa
volont in questo glorioso prezzo; e non vi ritragga n timore servile, n amore proprio, n detto de le
creature, n mormorazione, n scandalo del mondo; ma perseverate con virile cuore. E guardate che voi
non facciate come i matti e se voi lavete fatto, s ve ne dolete di scandalizzarvi ne servi di Dio, o
mormorare de le loro operazioni, per che questo uno de segni che la volont non morta; e se ella
morta ne le cose temporali, non anco morta ne le spirituali. Vogliate dunque che in tutto muoia ad
ogni suo parere, e viva in voi la dolce eterna volont di Dio: e di questa siate giudice, s come dice la
nostra lezione. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Scrivestemi che el figliuolo non poteva stare senza el latte e il fuoco de la mamma, unde, se
naverete volont, non tardarete a venire per esso. Dite che non vorreste offendere lobedienzia: venite
per la licenzia, e non offendarete. Ed cci di bisogno, perch Nanni s partito per buona necessit, s
che se potete venire s laver molto caro. Ges dolce, Ges amore.
Raccomandateci al baccelliere, e a frate Antonio, e a missere Mateo, e allAbbate, e a tutti gli
altri.

LETTERA 81
A Francesca di Francesco di Tato Talomei vestita di santo Domenico, inferma.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti con vera e santa pazienzia, a ci che
virilmente te porti e la infermit, e qualunque altra cosa che Dio ti permettesse, s come vera serva e
sposa di Cristo crocifisso; e cos debbi fare per che la sposa non si debba mai scordare da la volont
del Sposo suo.
Ma attende, carissima figliuola, che a questa volont, cos acordata e sottoposta a quella di Dio,
non verresti mai se tu col lume de la santissima fede non raguardassi quanto tu se amata da lui, per
che, vedendoti amare, non poterai fare che tu non ami. Amando, odiarai la propria sensualit, la quale
fa impaziente lanima che lama: unde subito che tu lodiarai sarai fatta paziente. S che col lume ci
verrai.
Ma dove trovarai questo amore? Nel sangue de lumile immaculato Agnello, el quale per lavare
la faccia de la sposa sua corse a lobrobriosa morte de la croce; unde col fuoco de la sua carit la
purific da la colpa, lavandola ne lacqua del santo baptesmo; il quale baptesmo vale a noi in virt del
sangue, e il sangue le fu colore che fece la faccia de lanima vermeglia, la quale era tutta impalidita per
la colpa dAdam. Tutto questo fu fatto per amore: adunque vedi che l sangue ti manifesta lamore che
Dio t. Egli quello eterno Sposo che non muore mai; egli somma sapienzia, somma potenzia,
somma clemenzia e somma bellezza, in tanto che l sole si maraveglia de la bellezza sua. Egli somma
purit, in tanto che, quanto lanima che sua sposa pi sacosta a lui, tanto pi diventa pura e monda
dogni peccato e pi sente lodore de la virginit. E per la sposa che vede che egli si diletta de la
purit, studia dacostarsi a lui col mezzo che pi perfettamente la possa unire. Quale questo mezzo?
lorazione umile, fedele e continua: umile, dico, fatta nel cognoscimento di te; continua, per continuo
santo desiderio; e fedele, per lo cognoscimento che i avuto di Dio, vedendo che egli fedele e potente
a darti quello che adimandi; e somma sapienzia, che sa; ed somma clemenzia, che ti vuole dare pi
che non sai adimandare.
Or con questo verrai a perfettissima pazienzia in ogni luogo e in ogni tempo e stato che tu se o
sarai: e ne la infermit e ne la sanit, con bataglie e senza bataglie. Le quali bataglie non vorrei che tu
per credessi che faccino lanima immonda, se non in quanto la volont le ricevesse per dilettazione, di
qualunque bataglia si fusse. E per lanima che sente la volont averne dispiacimento, e non piacere, si
debba confortare, e non venire a veruna confusione e tedio di mente, ma debba vedere che Dio gli
permette per farla venire ad umilit, e per conservarla e crescerla in essa. Cos voglio che facci tu.
Gode, gode, figliuola, che Dio per sua misericordia ti fa degna di portare per lui; e reputatene
indegna: e facendo cos ti conformarai in ogni cosa con la volont del tuo dolce Sposo. Compirassi a
questo modo in te la volont di Dio e il desiderio de lanima mia, el quale dissi che era di vederti con
vera e santa pazienzia. E cos ti prego e voglio che sia, in ci che piace al tuo dolcissimo Sposo di
concederti. Per lo poco tempo non dico pi.
Permane etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 82
Una dottrina a tre donne di Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissime figliuole in Cristo dolce Ges, poich la divina bont v tratte del loto del mondo, non
vogliate voltare mai el capo indietro a mirare larato; ma sempre mirate a quello che v bisogno di fare
per conservare in voi el santo principio e proponimento che avete fatto.
Quale quella cosa che ci conviene vedere e fare per conservare la buona volunt? Dicovelo: che
sempre abitiate nella cella del cognoscimento di voi, cognoscendo voi non essere e lessere vostro
avere da Dio, i difetti vostri, e la brevit del tempo (el quale tempo tanto caro a noi per che nel
tempo si pu acquistare la vita durabile, e perdarla, secondo che piace a noi; e passato il tempo neuno
bene potiamo adoperare).
Dovete cognoscere in voi la grande bont di Dio, e lamore ineffabile che elli v, el quale amore
ve l manifestato col mezzo del Verbo dellunigenito suo Figliuolo: questo dolce e amoroso Verbo l
mostrato col mezzo del sangue suo. Unde noi siamo quello vasello che aviamo ricevuto il sangue, e
quella pietra dove fu fitto el gonfalone della santissima croce, per che n croce n chiovi erano
sufficienti n terra a tenere questo umile e amoroso Verbo confitto e chiavellato, se lamore non
lavesse tenuto; ma lamore che elli ebbe a noi el tenne e fecelo stare in su larbore della croce.
Ora conviene a noi che l cuore e laffetto nostro sia inestato in lui per amore, se vogliamo
participare il frutto del sangue. Allora lanima, che s dolcemente cognosce Dio, ama quello che
cognosce della sua bont, e odia quello che cognosce di s nella parte sensitiva; unde trae la vera
umilit, la quale balia e notrice della carit. Per questo va inanzi, e non torna adietro, crescendo di
virt in virt; essercitandosi con la vigilia e con lumile e continua orazione, col continuo santo
desiderio, con buone e sante operazioni le quali sono quella orazione continua che ogni persona che
in s ragione debba avere, oltre allorazione particolare che si fa allore debite e ordinate . Le quali in
neuno modo si debbono lassare se non venisse caso dobedienzia o per carit, ma per altro modo no
, n per battaglie n per sonnolenzia di mente n di corpo; ma debbasi destare il corpo con lessercizio
corporale, o in venie o in altri essercizii che abbino a stirpare el sonno, quando elli avuto il debito
suo.
La sonnolenzia della mente si vuole destare co lodio e dispiacimento di s; con una impugna
santa salire sopra la sedia della conscienzia vostra, riprendendo s dicendo: E dormi tu, anima mia? tu
dormi e la divina bont vegghia sopra di te: el tempo passa e non taspetta. Vuoli tu essere trovata
dormire dal giudice, quando ti richiedar che tu renda ragione del tempo tuo, come tu li speso, come
se stata grata al benefizio del sangue?. Allora si destar la mente: poniamo che sapore di quello
destare non sentisse, ella si pur desta e stirpa lamore proprio dellanima sua. Per questo modo va
inanzi, levasi da la imperfezione e giugne alla perfezione alla quale pare che vogliate venire; per che
lamore non sta ozioso, ma sempre aduopera grandi cose.
Facendo cos vi vestirete del mirollo della virt e non solo dellatto; gustarete la virt della
pazienzia, che il mirollo della carit; godarete delle pene, pur che vi potiate conformare con Cristo
crocifisso; portare le pene e gli obbrobrii suoi vi parr godere. Fuggirete le conversazioni, e
dilettaretevi della solitudine; non presumarete di voi, ma confidaretevi in Cristo crocifisso; non
sempir la mente di fantasie, ma di vere e reali virt, amandolo col cuore schietto e non fincto, libero e
non doppio: ma in verit amarete lui sopra ogni cosa, e il prossimo come voi medesime. N per
molestie del dimonio che desse laidi e malvagi pensieri , n per fragilit della carne, n per la
molestia delle creature non verrete a tedio n a confusione di mente; ma con fede viva direte con Paulo:
Per Cristo crocifisso ogni cosa potr, che in me che mi conforta (Fil 4, 13). Reputatevi degne della
pena e indegne del frutto, per umilit.
Amatevi, amatevi insieme con una carit fraterna in Cristo dolce Ges tratto dellabisso della sua
carit.
Altro non vi dico. Dio vi riempia della sua dolcissima grazia.
Duna cosa vi prego: che voi non andiate per molti consigli; ma pigliatene uno el quale vediate
che vi consigli schiettamente, e quello seguite, ch andare per molti cosa pericolosa. Non che ogni
consiglio che fondato in Dio non sia buono, ma come i servi di Dio sono differenti in modi poniamo
che tutti sieno nellaffetto della carit , cos differentemente danno la dottrina: se assai ne cercano,
con tutti si vorrebbero conformare, e quando venisse a vedere trovarebbesi vto dognuno. E per il
meglio ed di bisogno che lanima si fondi in uno, e in quello singegni dessere perfetta; e nondimeno
le piaccia la dottrina di ciascuno. Non che le vadi cercando per s; ma debbale piacere e differenti e
diversi modi che Dio tiene con le sue creature: averli in reverenzia, vedendo che nella casa del Padre
nostro tante mansioni. Or vi bagnate e annegate nel sangue di Cristo crocifisso, dolce e buono Ges
amore.

LETTERA 83
A Conte di Conte da Firenze, spirituale, essendo per alcuno modo caduto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a te
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in te el lume de la santissima fede, el quale lume ci
mostra la via della verit.
E senza esso neuno nostro essercizio, desiderio, o operazione verrebbe a frutto n a perfezione,
n a quello fine per lo quale avessimo cominciato, ma ogni cosa verebbe imperfetta; lenti saremmo
nella carit di Dio e del prossimo. La cagione questa: che pare che tanto sia la fede quanto lamore, e
tanto lamore quanta la fede. Chi ama, sempre fedele a colui cui egli ama, e fedelmente el serve infino
a la morte.
O carissimo figliuolo, questo quello lume che conduce lanima a porto di salute, trala del loto
de la miseria, e disolve in lei ogni tenebre di proprio amore: per che in esso cognosce quanto
spiacevole a Dio e nocivo a la salute, e per si leva con odio e caccialo fuore di s. Con fede viva
cognobbe che ogni colpa punita e ogni bene remunerato; e per abraccia la virt e spregia il vizio:
con grande solicitudine diventa costante e perseverante in fino a la morte, in tanto che n dimonio n
creatura n la fragile carne il fanno voltare il capo adietro, quando questo lume perfettamente ne
lanima. A la quale perfezione si viene con molto essercizio, con ansietato desiderio, e con profonda
umilit.
La quale umilit lanima acquista ne la casa del cognoscimento di s, col mezzo de la continua
umile e fedele orazione, con molte bataglie dal dimonio e molestie da le creature e da s medesimo,
cio da la perversa volont, e da la fragile carne che sempre impugna contra lo spirito. A tutte risiste
col lume de la santissima fede; col quale lume, ne la dottrina del Verbo, sinamor del sostenere pene e
fadighe per qualunque modo Dio glile permettesse, non elegendo tempo n luogo n fadighe a modo
suo, ma secondo che vuole la Verit eterna, che non cerca n vuole altro che la nostra santificazione.
Ma perch ci permette queste fadighe e tante ribellioni? Perch si pruovi in noi la virt; e acci
che con lume cognosciamo la nostra imperfezione e ladiutorio che lanima riceve da Dio nelle bataglie
e fadighe; e acci che cognosciamo el fuoco de la sua carit nella buona volont che egli riservata ne
lanima, nel tempo de le tenebre e de le molestie e de le molte fadighe. Per questo cognoscimento che
nel tempo de le fadighe, leva da s la imperfezione de la fede e viene a perfettissima fede, per la molta
esperienzia che n avuta e provata, essendo ancora nel camino de la imperfezione. Questo lume tolle
via in tutto la confusione de la mente: non tanto che nel tempo de le bataglie, ma eziandio se luomo
attualmente fusse caduto in colpa di peccato mortale, di qualunque peccato si sia, la fede el rilieva,
perch col lume raguarda ne la clemenzia, fuoco e abisso della carit di Dio, distendendo le braccia de
la speranza; e con esse riceve e stregne il frutto del sangue, nel quale trovato questo dolce e amoroso
fuoco, con una contrizione perfetta, umiliandosi a Dio e al prossimo per lui; e reputasi il pi minimo e
il pi vile di tutti gli altri. E cos spegne la colpa dentro ne lanima sua per contrizione e speranza del
sangue; al quale sangue fu introdutto dal lume de la fede.
Per questo modo viene a tanta perfezione e a tanto amore del divino e amoroso fuoco, che egli
pu dire insieme col dolce Gregorio: O felice e avventurata colpa, che meritaste davere cos fatto
redentore! Fu felice la colpa di Adam? No, ma il frutto che per essa ricevemmo fu felice, vestendo
Dio il suo Figliuolo de la nostra umanit e ponendoli la grande obedienzia che restituisse a grazia
lumana generazione. Ed egli come inamorato corse a pagare il prezzo del sangue suo. Cos dico de
lanima: la colpa sua non felice, ma il frutto che riceve ne laffetto de la carit, per la grande e
perfetta emendazione che ci fatta col lume de la fede, come detto ; e perch cresce in cognoscimento
e umilit.
Ella se ne va tutta gioiosa a lobedienzia de comandamenti di Dio, ricevendo con odio e amore
questo giogo sopra le spalle sue; e subito corre, come inamorata, a dare la vita, se bisogna, per salute de
lanime, perch col lume veduto che lamore e le grazie, che trovate in Dio, a lui non pu rendere.
Puogli bene rendere amore, ma debito dutilit no per grazia che egli riceva da Dio , per che egli
non bisogno di noi; ma pu bene rendere al prossimo, facendo utilit a lui poich a Dio non la pu
fare. E veramente egli cos, che servendo al prossimo caritativamente noi dimostriamo in lui lamore
che aviamo a la somma eterna verit. In questa carit si pruova se le virt in verit sonno ne lanima, o
no. S che lanima corre come obediente e anegata la sua volont a compire la volont di Dio nel
prossimo suo, non lassando per pena n per veruna cosa, in fino a la morte.
Con questo lume gusta larra di vita eterna, nutricandosi per affetto damore al petto di Cristo
crocifisso, dilettandosi di furare le virt e la vita e maturit che ebbero i veri gustatori, cittadini de la
vita beata, mentre che furono peregrini e viandanti (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11) in questa vita. Con questa
fede si porta la chiave del sangue con la quale si diserra vita eterna. La fede non presumme di s, ma
del suo Creatore, perch non v il vento de la superbia con la propria reputazione; la quale
reputazione, e superbia, immondizia, e ogni altro difetto e miseria, sonno i frutti de la infedelt che
aviamo verso di Dio, e de la presunzione di fidarci in noi medesimi, el quale uno vermine che sta
nascosto sotto la radice de larbore de lanima nostra. E se luomo non luccide col coltello de lodio,
rode tanto che egli fa torcere larbore, o egli il manda a terra, se con grande diligenzia e umilit lanima
non si procura.
Spesse volte sar luomo s ignorante, per lamore proprio di s, che egli non saveder che
questo vermine vi sia nascosto; e per Dio permette le molte bataglie e persecuzioni, e che larbore si
torca, e alcuna volta che caggia. Non permette la mala volont, ma permeteli el tempo; e lassalo
guidare al libero arbitrio suo, solo perch egli ritorni a s medesimo e con questo lume, umiliato, cerchi
questo vermine, e metta mano al coltello de lodio, ed uccidalo. E non materia quella anima di
rallegrarsi, e ricognoscere la grazia che Dio l fatta davere veduto e trovato in s quello che non
cognosceva? S bene.
S che per ogni modo, carissimo figliuolo, in ogni stato che luomo , o giusto o peccatore, o che
sia caduto e poi si relevi, gli necessario questo lume. Quanti sonno gli inconvenienti che vengono per
non averlo? Non mi pongo a nararlo, n a dirne pi, ch troppo sarebbe longo; basti per ora quello che
n detto.
Quanto gli utile e dilettevole ad averlo? Non tel so esprimere con lingua n con inchiostro; ma
Dio tel faccia provare per la sua infinita misericordia. Cos voglio che sia, e per dissi chio desideravo
di vedere in te el lume de la santissima fede.
Sommi molto maravigliata de le lettere che i mandate a Barduccio: per neuna cagione voglio che
ti parta da la congregazione de tuoi in Cristo fratelli guarda gi che tu non andassi al luogo perfetto
de la religione , n che tu venga mai a confusione di mente, ma tutto umiliato ti facci suddito al pi
minimo che v; n, per questo, lassare che tu non porga a loro quella verit che Dio ti facesse
cognoscere. Or cominciamo test di nuovo a pigliare i remedi sopradetti, acci che l dimonio de la
tristizia e confusione non asalisca lanima vostra: ch peggio sarebbe lultima che le prime, e sarebbe
grande offesa di Dio.
Permane etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 84
A frate Filippo di Vannuccio e a frate Nicol di Piero da Firenze, de lOrdine di Monte Oliveto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio de vedervi fondati in vera e santa pazienzia, per
che senza la pazienzia non sareste piacevoli a Dio, non portareste el giogo della santa obedienzia, ma
con impazienzia ricalcitrareste al prelato e allOrdine vostro.
E pazienzia non mai se non in colui che sta in perfetta carit, unde colui che ama perde la
malagevolezza che pare che sia in portare e costumi dellOrdine, e le gravi obedienzie e alcuna volta
indiscrete. Ma poi che per lamore la malagevolezza si parte, e con pazienzia porta, fatto
subbitamente suddito e veramente obediente. Ed umile, che per superbia non leva mai el capo contra
al prelato suo; e tanto sar umile quanto obediente, e tanto obediente quanto umile. Oh quanto dolce,
figliuoli carissimi, questa virt della pronta obedienzia! La quale tolle ogni fadiga, perch fondata in
carit; e carit non senza pazienzia n senza umilit, per che ella baglia e nutrice della carit.
Ma vediamo un poco el frutto di questa virt dellobedienzia, se elli frutto di vita o no; e quello
che esce del disobediente. Ogni creatura, figliuoli carissimi, che in s ragione, debba essere obediente
a comandamenti di Dio. La quale obedienzia leva via la colpa del peccato mortale, e riceve la vita
della grazia; per che con altro strumento non si leva la colpa e non si fa la colpa. Nella obedienzia si
leva la colpa, per che osserva e comandamenti della santa legge; e nella disobedienzia offende,
perch trapassa quello che gli fu comandato e fa quello che gli vetato; unde ne li nasce la morte ed
elegge subbito quello che Cristo fugg, e fugge quello che elli elesse.
Cristo fugg le delizie e gli stati del mondo; ed elli le cerca mettendo lanima sua nelle mani
delle demonia per potere avere e compire e suoi disordenati desiderii , fuggendo quello che el
Figliuolo di Dio abracci, cio scherni strazii e rimproverii, e quali con pazienzia port infine alla
obbrobriosa morte della croce, e umilemente, in tanto che non udito el grido suo per veruna
mormorazione, ma sostenne infine alla morte per compire lobedienzia del Padre e la salute nostra. Ma
colui che obediente seguita le vestigie di questo dolce e amoroso Verbo, e cerca lonore di Dio e la
salute dellanime. S che vedete che ogni creatura che in s ragione, se vuole la vita della grazia, si
conviene che passi col giogo dellobedienzia: ma attendete che questa una obedienzia generale, che
generalmente ciascuno c obligato.
Ed una obedienzia particulare, la quale nno coloro che, osservati e comandamenti, seguitano
e consigli, volendo andare attualmente e mentalmente per la via della perfezione: questi sono quelli
che entrano nel giardino della santa religione. Ma agevole cosa gli sar a obedire allOrdine e al prelato
suo, a colui che osservato lobedienzia generale, e da la generale ito alla particulare. Unde se elli
ito con la volunt morta, come debba, elli gode; e stando nellamaritudine sente la dolcezza; e nel
tempo della guerra gusta la pace; e nel mare tempestoso fortemente navica, per che el vento
dellobedienzia tanto forte mena lanima nella navicella dellOrdine, che neuno altro vento contrario
che venisse la pu impedire: none el vento della superbia per che elli umile, che altrimenti non
sarebbe obediente ; non la impazienzia, per che elli ama e per amore s sottoposto allOrdine e al
prelato, e non tanto al prelato, ma a ogni creatura per Dio ; e la pazienzia el mirollo della carit.
Unde nol pu percuotere el vento della infedelit, n della ingiustizia, per che giustamente rende el
debito suo: a s rende odio e dispiacimento della propria sensualit, la quale, se la ragione non tenesse
el freno in mano, ricalcitrarebbe allobedienzia; e a Dio rende gloria e loda al nome suo; e al prossimo
la benivolenzia, portando e sopportando e difetti suoi.
Allora con fede viva perch alla fede sono seguitate lopere aspetta, nellultimo della vita sua,
di tornare al fine suo nella vita durabile, s come el prelato gli promisse nella sua professione. Per che
elli promette di darli vita etterna, se in verit osserva i tre voti principali cio obedienzia continenzia
e povert voluntaria , e quali tutti el vero obediente osserva. Questa navicella va s dritta verso el
porto di vita etterna col vento dellobedienzia, che in neuno scoglio si percuote mai.
Molti scogli si truovano nel mare di questa tenebrosa vita, ne quali ci percotaremmo, se el vento
prospero dellobedienzia non ci fusse. Or che duro scoglio quello della mpugna delle dimonia, le
quali non dormono mai, volendo assediare lanima di molte varie, diverse e laide cogitazioni; e pi nel
tempo che lanima si vuole strignere e serrare con questo vento dellobedienzia, con umile orazione
la quale orazione uno petto dove si notricano e figliuoli delle virt , solo per impedirla! Per che la
malizia del dimonio el fa solamente per farci venire a tedio lorazione e la santa obedienzia, quasi
volendo mettarci nel cuore una impossibilit di non potere perseverare in quello che cominciato, n
portare le fadighe dellOrdine; e la paglia gli fa parere una trave, e una parola che gli sia detta nel
tempo delle battaglie gli far parere uno coltello, dicendoli: Che fai tu in tante pene? meglio t di
tenere altra via. Ma questa una battaglia grossa a chi punto dintelletto, per che luomo vede bene
che meglio per lanima sua che sia perseverante e costante nella virt cominciata.
Ma unaltra ne pone, colorata col colore de lodio e del cognoscimento del difetto suo, e dello
schietto e puro servire che gli pare che debba fare al suo Creatore, dicendo nella mente sua: O misero,
tu debbi fare le tue operazioni e lorazioni schiette, con purit di mente e simplicit di cuore, senza altri
pensieri; e tu fai tutto el contrario, unde, perch tu non le fai come tu debbi, elle non sono piacevoli a
Dio. Meglio t dunque di lassarle stare. Questa, figliuoli carissimi, una battaglia occulta,
mostrandoci prima la verit di quello che , e facendocela cognoscere, ma poi di dietro vattacca la
bugia, la quale germina el veleno della confusione. Unde, giunta la confusione, perde lessercizio; e,
perduto lessercizio, atto a cadere in ogni miseria, e, nellultimo, nella disperazione. E per el
dimonio si fa tanto dinanzi, e tanto da lunga con sottile arte, cio per giugnarlo qui, non perch elli
creda che di primo colpo elli cadesse in quelle cogitazioni, cio che vaconsentisse.
Chi colui che campa e non percuote in questo scoglio? Solo lobediente, per che elli umile, e
lumile passa e rompe tutti e lacciuoli del dimonio; s che vedete che allobediente non bisogna temere
di timore servile per alcuna cogitazione o molestia del dimonio. Tenga pur ferma la volont, che non
consenta, annegandola nel sangue di Cristo crocifisso, e legandola col legame della vera obedienzia,
per amore e reverenzia dellobedienzia del Verbo unigenito Figliuolo di Dio.
E truovasi lo scoglio della fragile e miserabile carne che vuole impugnare contra allo spirito, la
quale vestita damore sensitivo; el quale amore farebbe offendere, per che la carne sempre in s
ribellione, e alcuna volta si corrompe. Ma non sarebbe offesa se non in quanto la volunt, legata col
proprio amore sensitivo, consentisse alla fragile carne, e dilettassesi nel suo corrompere; ma se la
volunt morta nellamore sensitivo e nel proprio diletto, e legata nellobedienzia, come detto , con
tutte le sue ribellioni non gli pu nuocere, n impedire la navicella; anco uno augmentare e dare
vigore al vento, che pi velocemente corra verso el termine suo.
Per che lanima che si sente impugnare si leva tale ora dal sonno della negligenzia, con odio e
cognoscimento di s e con vera umilit; che se cos non fusse, dormirebbe nella negligenzia con molta
ignoranzia e presunzione, la quale presunzione notricarebbe la superbia, presumendo di s medesimo
alcuna cosa. Unde per le impugne diventa pi umile; e gi dicemmo che tanto obediente quanto
umile: se dunque cresce la virt de lumilit, cresce anco la virt dellobedienzia, s che vedete che
corre pi velocemente.
cci anco lo scoglio del mondo, el quale come ingannatore si mostra con molte delizie stati e
grandezze, tutto fiorito; e non di meno elli in s continua amaritudine, ed senza alcuna fermezza o
stabilit, ma ogni suo diletto e piacere viene tosto meno: s come la bellezza del fiore, el quale, quando
colto del campo, pare, a vederlo, bello e odorifero; e, colto, subbito passata la bellezza e lodore
suo, ed tornato a non cavelle. Cos la bellezza e gli stati del mondo paiono uno fiore; ma subbito che
laffetto de lanima gli piglia con disordenato amore, si truova votio e senza bellezza alcuna, perduto
quello odore che avevano in loro. Odore nno in quanto elle sono escite dalla santa mente di Dio; ma
subbito lodore partito in colui che l colte e possiede con disordenato amore, non per difetto loro n
del Creatore che l date, ma per difetto di colui che l colte, el quale non l lassate nel luogo dove
elle debbono stare, cio damarle per gloria e loda del nome di Dio.
Chi el passa questo scoglio? lobediente, osservando el voto della povert voluntaria. S che
vedete che non bisogna temere di veruno scoglio che sia, avendo voi el vento della vera obedienzia.
Lobediente gode, per che non navica sopra le braccia sue, ma sopra le braccia dellOrdine: elli
privato della pena affriggitiva, per che morta la propria volont che gli dava pena ch tanto c
fadiga ogni fadiga, quanto la volunt le pare fadiga ; ma allobediente che non volunt, la fadiga gli
diletto, e sospiri gli sono uno cibo, e le lagrime beveraggio (Sal 41, 3; 79, 6). E ponendosi alle
mammelle della divina carit, trae a s el latte della divina dolcezza per lo mezzo di Cristo crocifisso,
seguitando in verit le vestigie e dottrina sua.
O obedienzia, che sempre stai unita nella pace e nellobedienzia del Verbo, tu se una reina
coronata di fortezza, tu porti la verga della lunga perseveranzia, tu tieni nel grembo tuo e fiori delle
vere e reali virt; e, essendo luomo mortale, tu gli fai gustare el bene immortale, ed essendo umano el
fai diventare angelico, e duomo angelo terrestro; tu pacifichi e unisci e discordanti. Tu, suddito agli
pi minimi: e quanto pi ti fai suddito, pi se signore, perch signoreggi la propria sensualit; e i
spento lamore proprio col fuoco della divina carit, per che per amore se obediente. De la cella ti
fatto cielo, perch tu non esci della cella del cognoscimento di te; e in su la mensa della croce con
lobediente Agnello mangi lonore di Dio e la salute dellanime. In te, obedienzia, non cade giudicio
verso alcuna creatura, e singularmente nel prelato tuo; perch tu se fatta giudice della dolce volunt di
Dio, giudicando che Dio non vuole altro che la tua santificazione, e ci che d e permette, d per questo
fine. Pigli la compassione del prossimo, ma non giudicio n mormorazione. Tu non vuoli investigare la
volunt di chi ti comanda, ma semplicemente, con simplicit di cuore condita con prudenzia, obedisci
in quelle cose dove non colpa di peccato; e di neuna cosa ti stolli mai. Bene dunque che
nellamaritudine gusti la dolcezza, e nel tempo della morte la vita della grazia.
O carissimi figliuoli, e chi sar colui che non sinamori di cos dolci e suavi frutti quanti riceve
lanima nella virt dellobedienzia? Sapete chi ricevar? Quelli che con locchio dellintelletto e con la
pupilla della santissima fede si specula nella verit, cognoscendo in essa verit s e la bont di Dio in
s, nella quale bont truova la eccellenzia di questa dolce e reale virt.
Chi colui che non la vede? Chi non el lume, e per non la cognosce; non cognoscendola, non
lama; e non amandola non n vestito, ma spogliato de lobedienzia e vestito della disobedienzia. La
quale disobedienzia d frutto di morte, ed uno vento traverso che fende la navicella, percotendola
nelli scogli detti; unde lanima affoga nel mare con molta amaritudine, per la privazione della grazia,
trovandosi nella colpa del peccato mortale. Elli fatto incomportabile a s medesimo, privato della
carit fraterna; elli trapassa el voto promesso, e non losserva. Non osserva lobedienzia n la
continenzia, per che impossibile sarebbe al disobediente essere continente; e se fusse attualmente non
sarebbe mentalmente. E non osserva el voto della povert voluntaria, per che quelli che nel proprio
amore appetisce e diletti del mondo, e viengli a tedio lorazione e la cella, dilettandosi della
conversazione.
Oh quanta miseria nesce! ed fatto perditore del tempo; e volta el capo indietro a mirare larato,
e non persevera; ed fatto debile, ch ogni picciola cosa el d a terra; e privasi dogni virt; e sempre,
come superbo, vuole investigare la volunt altrui, e massimamente quella del suo prelato. La lingua,
figliuoli carissimi, non sarebbe sufficiente a potere narrare el male che esce della disobedienzia: elli
impaziente che non pu sostenere una parola; ed atorniato di molti lacciuoli, e neuno ne passa, ma
gusta in questa vita larra dello nferno. Che dunque diremo? Diremo che ogni male esce della
disobedienzia; perch privato della carit e della virt della umilit, che sono due ale che ci fanno
volare a vita etterna; ed privato della pazienzia, che el mirollo della carit, per la quale carit
lanima viene a obedienzia. Unde, considerando me che per altra via non potiamo fuggire tanti mali e
venire a tanto bene quanto ci d la virt dellobedienzia, dissi che io desideravo di vedervi fondati in
vera e santa pazienzia; per che obedienzia non si pu avere senza la pazienzia, e la pazienzia procede
da la carit: per che per amore fatto paziente e obediente, unto di vera e perfetta umilit.
Or su, figliuoli miei, poich sete entrati nella navicella della santa religione corrite col vento
prospero della vera obedienzia infine a la morte, a ci che senza pericolo giugniate al termine vostro.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
Racomandateci strettamente al priore, e a tutti cotesti figliuoli; e voi siate specchio dobedienzia.
Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 85
A Piero di Tommaso de Bardi da Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi alluminato del lume della
santissima fede, e vestito di perfettissima speranza, per che in altro modo non potreste essere
piacevole al vostro Creatore, n participare la vita della grazia, per che fede viva non mai senza
opera.
Che se fede fusse senza opera sarebbe morta (Gc 2, 26), e parturirebbe e figliuoli suoi delle virt
morti e non vivi, per che colui che senza el lume della fede privato della virt della carit, e senza
la carit neuno bene che facci, o atto di virt, gli vale a vita etterna; bene che neuno bene si debba
lassare che non si facci, per che ogni bene remunerato e ogni colpa punita. Poniamo che quello
bene che fatto in colpa di peccato mortale che privato allora del lume della santissima fede , non
gli vale quanto a vita etterna; ma valgli a molte altre cose, ricevendo grazia da Dio. Cio che, non
volendo la divina bont che quello bene che aduopera luomo passi inremunerato, elli el remunera
alcuna volta prestandoci el tempo, nel quale tempo aviamo spazio di poterci correggere; o elli ci mette
ne cuori de servi suoi, costrignendoli a desiderio della salute nostra, unde per quello desiderio e
orazione che fanno per noi esciamo della tenebre del peccato mortale, e riducerenci allo stato della
grazia; o elli el remunera in cose temporali, se elli non si dispone per lo suo difetto a ricevere le
spirituali. S che vedete che ogni bene remunerato: e per non si debba lassare el bene, ma bene
doviamo ingegnarci di farlo in grazia, a ci che sia fatto col lume della fede; nel quale lume della fede
si parturiscono e figliuoli delle virt vivi, cio che danno nellanima vita di grazia.
O glorioso lume, el quale privi lanima della tenebre, e spoglila della speranza di s e del mondo
e de figliuoli e dogni creatura, e vestila della vera speranza la quale posta in Cristo crocifisso! E
per non teme mai che gli manchi alcuna cosa, per che col lume della fede cognosciuta la divina
bont in s; unde cognosce che Dio potente a poterlo sovenire, ed sapientissimo che sa, ed
clementissimo che vuole sovenire la sua creatura che in s ragione. Chi spera in lui, non gli manca
mai; ma a misura tanto ci provede quanto noi speriamo nella sua larghezza: unde tanto saremo
proveduti quanto noi speraremo. E per, se luomo cognosce s con lume di fede, elli non si confida in
s n nel suo sperare, per che cognosce s non essere manifestamente; che se alcuna cosa fusse da s,
elli potrebbe possedere di quelle cose che elli ama a suo modo: la quale cosa non . Anco, quando
vuole essere ricco, spesse volte gli conviene essere povero; vorrebbe la sanit e la lunga vita ed e gli
conviene essere infermo, e viengli meno el tempo. E per stolto e maladetto colui che si confida ne
luomo, vedendo che elli alcuna cosa non da s, e vedendo che el mondo e luomo nol serve se non
per propria utilit. Chi dunque si vorr confidare in loro sempre ne rimarr ingannato, per che a neuna
cosa gli tiene fede; che volendo aricchire, elli impovarisce lanima sua, e s e i figliuoli della sustanzia
temporale. Elli diventa disordenato e incomportabile a s medesimo, desiderando quello che non debba
desiderare; e lanimo che disordenato a volere quello che non , sempre pena, per che privato del
sommo bene, el quale pacifica quieta e sazia lanima.
O fratello e figliuolo carissimo, aprite locchio dellintelletto col lume della santissima fede, a ci
che cognosciate la poca fermezza e stabilit del mondo, e la grande bont di Dio, fermo e stabile che
non si muove mai, el quale sazia e notrica lanima nellaffettuosa carit, e vestela di speranza
sperando nel suo dolce Creatore . E sa bene che la divina bont vede di quello che elli bisogno; e
per offera el desiderio e l bisogno suo a lui, servendolo con tutto el cuore e con tutto laffetto suo (Mt
22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 27).
E la fadiga del corpo d a la fameglia, sovenendoli e aiutandoli di quello che pu con buona e
santa conscienzia; fa quello che pu e lavanzo lassa fare alla divina bont, in cui elli posta la
speranza sua, perch cognobbe col lume della fede la sua bont e providenzia. In altro modo non veggo
che potesse campare del loto del mondo senza el lume della fede, unde trasse la speranza e laffettuosa
carit, gustando in questa vita larra di vita etterna, perch la volont sua vestita de la dolce volont di
Dio. E per vi dissi che io desideravo di vedervi alluminato del lume della santissima fede, e vestito di
perfettissima speranza.
E cos vi prego per lamore di Cristo crocifisso che facciate voi e la donna vostra, a ci che non
stiate in stato di dannazione; e quello che non fusse fatto per lo tempo passato, io voglio che si facci per
lo presente. E non aspettate el tempo a cercare la salute vostra, per che l tempo non aspetta voi; e
per non dovete aspettare lui, facendo come el corbo che dice cra cra. Cos e perditori del tempo
sempre dicono: domane far; e cos si truovano gionti alla morte, e non se naveggono. E allora vuole
el tempo, e nol pu avere, quando speso el tempo suo miserabilemente, con avarizia e cupidit e
guadagni illiciti e con molta immondizia della mente e del corpo suo, contaminando el sacramento del
matrimonio; fassi Dio de figliuoli suoi, e, come cieco, pone la speranza dove non la die ponere. E cos
va di cechit in cechit, in tanto che, se non si corregge e non punisce la colpa con la contrizione del
cuore e confessione e satisfazione, giusta al suo potere la sua possibilit, e non la impossibilit, ch
non la richiede Dio , giogne alletterna dannazione.
Voglio dunque che vi destiate dal sonno prima che venga la morte; e quello desiderio e lume che
Dio v dato non sia tolto da voi, ma con perseveranzia lessercitate col tesoro delle virt e col lume
della fede, e con la perfettissima speranza. E non pensate che la divina providenzia vi venga meno; ma
sempre vi soverr, sperando voi in lui in ogni vostro bisogno. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 86
Allabbadessa del monasterio di santa Maria delli Scalzi in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondata in vera carit, a ci che siate vera
notrice e governatrice delle vostre pecorelle.
Bene vero che non potremmo notricare altrui se prima non notricassimo lanima nostra di vere e
reali virt; e di virt non si pu notricare se non sattacca al petto della divina carit, del quale petto si
trae il latte della divina dolcezza. A noi, carissima madre, conviene fare come fa il fanciullo, el quale,
volendo prendere il latte, prende la mammella della madre e mettesela in bocca, unde col mezzo della
carne trae a s il latte; e cos doviamo fare noi, se vogliamo notricare lanima nostra: dovianci ataccare
al petto di Cristo crocifisso, in cui la madre della carit, e col mezzo della carne sua trarremo il latte
che notrica lanima nostra e i figliuoli de le virt: cio per mezzo della umanit di Cristo, per che nella
umanit cadde e sostenne la pena, ma non nella deit.
E noi non potiamo notricarci, di questo latte che traiamo dalla madre della carit, senza pena; e
differenti sono le pene, e spesse volte sono pene di grandi battaglie o dal demonio o dalle creature, con
molte persecuzioni, infamie, strazii e rimproverii. Queste sono pene in loro, ma non sono pene
allanima che s posta a notricare a questo dolce e glorioso petto, unde tratto lamore, vedendo in
Cristo crocifisso lamore ineffabile che Dio ci mostrato col mezzo di questo dolce e amoroso Verbo.
E ne lamore trovato lodio della propria colpa e della legge perversa sua, che sempre impugna contra
allo spirito (Rm 7, 23). Ma sopra laltre pene che porti lanima che venuta a fame e desiderio di Dio,
s sono i cruciati e amorosi desiderii che per la salute di tutto quanto il mondo; per che la carit fa
questo, che ella sinferma con quelli che sono infermi ed sana con quelli che sono sani, ella piange
con coloro che piangono e gode con coloro che godono (Rm 12, 15); cio, che piange con quelli che
sono nel tempo del pianto del peccato mortale, e gode con quelli che godono nello stato della grazia.
Allora presa la carne di Cristo crocifisso, portando con pene la croce con lui: non pena
affriggitiva che disecchi lanima, ma pena che la ingrassa, dilettandosi di seguitare le vestigie di Cristo
crocifisso; e allora gusta el latte della divina dolcezza. E con che l preso? con la bocca del santo
desiderio; in tanto che, se possibile le fusse davere questo latte senza pena, e con esso dare vita alle
virt per che le virt nno vita dal latte dellafocata carit , non vorrebbe. Ma pi tosto elegge di
volerlo con pena per lamore di Cristo crocifisso; per che non le pare che sotto il capo spinato debbino
stare i membri delicati, ma pi tosto portare la spina con lui insieme, non eleggendo portare a suo
modo, ma a modo del capo suo. E facendo cos non porta, ma il capo suo Cristo crocifisso n fatto
portatore. Oh quanto dolce questa dolce madre della carit! la quale non cerca le cose sue, cio che
non cerca s per s ma s per Dio; e ci che ella ama e desidera, ama e desidera in lui, e fuore di lui
nulla vuole possedere.
E in ogni stato che ella , ella spende il tempo suo secondo la volunt di Dio: se ella seculare,
ella vuole essere perfetta nello stato suo; se ella religiosa suddita, ella perfetta angela terresta in
questa vita, e non appetisce n pone lamore suo nel secolo, n nella ricchezza volendo possedere in
particulare; per che ella vede che farebbe contra el voto della povert voluntaria, la quale promisse
dosservare nella sua professione.
E non si diletta n vuole la conversazione di coloro che le volessero impedire il voto della castit,
anco gli fugge come serpenti velenosi; e mettesi in bando delle grate e del parlatro e sbandisce la
dimestichezza de divoti; e ribandiscesi alla patria della cella, s come vera e ligittima sposa, e ine
acquista al petto di Cristo crocifisso la vigilia e lumile e continua orazione. E non solamente locchio
del corpo, ma locchio dellanima vegghia in cognoscere s medesima, la fragilit e la miseria sua
passata, e la dolce bont di Dio in s, vedendo s essere amata ineffabilemente dal suo Creatore; unde
allora le seguita a mano a mano la virt de lumilit, e il santo e affocato desiderio, el quale quella
continua orazione della quale Paulo ci ammaestra, dicendo che sempre doviamo orare senza
intermissione (1Ts 5, 17). E al desiderio santo seguitano le sante e buone operazioni; e quelli che non
cessa dorare, che non cessa di bene adoperare.
In cella fa mansione con lo sposo etterno, abracciando le vergogne e le pene per qualunque modo
Dio glil concede; spregiando le delizie lo stato e lonore del mondo; annegando la propria e miserabile
volunt; ponendosi dinanzi lobedienzia di Cristo crocifisso, el quale per lobedienzia del Padre e per la
salute nostra corse alla obbrobriosa morte della croce: s che con lobedienzia sua fatta obediente. E
cos osserva il terzo voto dellobedienzia, e mai non ricalcitra allobedienzia sua, n vuole investigare
la volunt di colui che comanda, ma semplicemente osserva lobedienzia. Or cos fa el vero obediente,
ma il disobediente sempre vuole sapere le cagioni e l perch gli comandato; unde questa cotale non
mai osservatrice dellOrdine, ma trapassatrice. Ma quella che obediente, sel pone dinanzi come
specchio; e inanzi elegge la morte, che volerlo trapassare, s che perfetta suddita.
Quando ella a governare, ella perfetta nello stato del reggimento, se ella notricata prima
lanima sua in virt al petto di Cristo crocifisso. Allora, se ella stata buona suddita, essendo poi posta
a reggere buona notrice delle sue figliuole; e reluce in lei la margarita della giustizia, e gitta odore
donest, dando essemplo a loro di santa e onesta vita. E perch carit non senza giustizia anco
giusta lanima che la possede giustamente , rende a ciascuno il debito suo: a s rende odio e
dispiacimento di s; a Dio rende per affetto damore gloria e loda al nome suo; e al prossimo rende la
benivolenzia, amandolo e servendolo in ci che pu. A sudditi suoi rende a ciascuno secondo il suo
stato: al perfetto gli aita ad aumentare la virt; allo imperfetto e a quelli che commette difetto la
correzione e punizione, poco e assai secondo la gravezza della colpa, e secondo che l vede atto a
portare. Ma non lassa mai passare il difetto impunito; e con carit, e non per animo, gli vuole punire pi
tosto in questa vita che poi lo sia punita nellaltra.
Ma pensate che se ella non avesse notricata lanima sua, come detto , non portarebbe la
margarita de la giustizia, ma con molta ingiustizia menarebbe la vita sua; e, come ladra, furarebbe
quello che di Dio e darebbelo a s, e cos quello del prossimo; e non lamarebbe se non per propria
utilit. E le figliuole sue non governarebbe se non a piacimento di s o delle creature; e per non
dispiacer lo, farebbe vista di non vedere i difetti loro. O se correggesse con la parola, pigliarebbe
poco lungo, per che nol farebbe con ardire e sicurt di cuore; per che perch la vita sua non
ordinata germina paura e timore servile, e per non luogo il suo correggiare.
Non ci veggo dunque altro modo se non di ponarci al petto di Cristo crocifisso e per questo
mezzo, per lo modo detto, gustiamo el latte della divina carit , e qui fare il suo fondamento. Unde,
considerando me che neuno altro remedio n via c, dissi che io desideravo di vedervi fondata in vera
e perfetta carit; e cos vi prego per lamore di Cristo crocifisso che vingegniate dessere, a ci che le
pecorelle vostre sieno governate da voi con essemplo di buona e santa vita; e a ci che le pecorelle che
sono fuore dellovile della virt ritornino allovile loro. Ritraetele da le conversazioni, e inanimatele
alla cella, e fatele sollicite al coro, e al refettorio in comune e non in particulare. E se voi nol farete
giusta al vostro potere, vi saranno richieste da Dio; e sopra alla ragione de pesi vostri avarete a rendere
la loro. Adunque, carissima madre, non dormite pi, ma destatevi dal sonno della negligenzia. Altro
non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 87
A monna Giovanna pazza.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti portare realmente ci che el nostro dolce
Salvatore ti permette.
E a questo cognosciar la verit etterna che tu lami, per che altro segno non gli potiamo dare
del nostro amore se non damare caritativamente ogni creatura che in s ragione, e di portare con vera
e reale pazienzia infine alla morte, non eleggendo n tempo n luogo a modo nostro ma a modo di Dio,
che non cerca n vuole altro che la nostra santificazione. Troppo sarebbe grande ignoranzia che noi,
infermi, dimandassimo la medicina al nostro medico Cristo che ce la desse secondo el nostro piacere, e
non secondo la sua volont che vede e cognosce quello che ci bisogna. Unde io voglio che tu sappi,
figliuola mia, che ci che Dio ci d e permette in questa vita el fa o per necessit della salute nostra, o
per acrescimento di perfezione; e per doviamo umilemente e con pazienzia portare, e con reverenzia
ricevere, aprendo locchio de lintelletto, e raguardare con quanta carit e fuoco damore elli ce le d; e
vedendo che elli ce le d per amore e non per odio, per amore le ricevaremo.
E tanto c necessaria questa virt de la pazienzia che ce la conviene procacciare, a ci che non
perdiamo el frutto delle nostre fadighe; e dovianci levare da la negligenzia, e con sollicitudine andare
col dove ella si truova. E dove si truova? In Cristo crocifisso, per che tanta fu la pazienzia sua che el
grido suo non fu udito per alcuna mormorazione. E giudei gridavano crucifigge! (Mt 27, 23; Mc 15,
13-14; Lc 23, 21), ed elli gridava Padre, perdona a costoro che mi crucifiggono, ch non sanno che si
fare (Lc 23, 34). O pazienzia che ci desti vita, cio che portando le nostre iniquit con pazienzia le
punisti in su el legno de la croce sopra el corpo tuo! Col sangue suo lav la faccia dellanima nostra;
nel sangue sparto con fuoco damore e con vera pazienzia ci recre a grazia; el sangue ricoperse la
nostra nudit perch ci rivest di grazia; nel caldo del sangue distrusse el ghiaccio e riscald la
tepidezza de luomo; nel sangue cadde la tenebre e donocci la luce; nel sangue si consum lamore
proprio: cio che lanima, che raguarda s essere amata, nel sangue materia di levarsi dal miserabile
amore proprio di s, e damare el suo redentore che con tanto fuoco damore data la vita, e corso,
come inamorato, alla oprobiosa morte della croce. El sangue c fatto beveraggio a chi el vuole, e la
carne cibo (Gv 6, 55), perch in neuno modo si pu saziare lappetito de luomo, n tollarsi la fame e la
sete, se no nel sangue. Ch, perch luomo possedesse tutto quanto el mondo, non si pu saziare, per
che le cose del mondo sono meno di lui; unde di cosa meno di s saziare non si potrebbe, ma solo nel
sangue si pu saziare, per che el sangue intriso e impastato con la deit etterna, natura infinita,
maggiore che luomo.
E per luomo ine sazia el desiderio suo, e col fuoco della divina carit: per che per amore fu
sparto.
Questo sangue fu dato a noi abbondantemente: lottavo d doppo la sua nativit fu spillata la
botticella del corpo suo, che fu circunciso (Lc 2, 21), ma era s poco che anco non saziava la creatura;
ma al tempo della croce si misse la canna nel costato suo, e Longino ne fu strumento, quando gli aperse
el cuore.
Votiata questa botte della vita del corpo suo separandosi lanima da esso corpo el sangue fu
messo a mano, e bandito con la tromba della misericordia e col trombatore del fuoco dello Spirito
santo, che chiunque vuole di questo sangue, vada per esso. Dove? A questa botte medesima, Cristo
crocifisso; seguitando la dottrina e la via sua. Quale la sua dottrina? Amare lonore di Dio e la salute
dellanime; e con pena, forza e violenzia della propria sensualit acquistare le virt.
Che via a tenere chi vuole giognere al luogo e alla dottrina per avere el sangue? E che vasello e
lume gli conviene avere? El lume della santissima fede, la quale fede la pupilla che sta nellocchio
dellintelletto; per che se lanima non avesse questo glorioso lume, smarrirebbe la via, s come fanno
gli uomini del mondo, che nno acecato locchio dellintelletto da la nuvila del proprio amore e
tenarezza di s, e per vanno per la tenebre come abaccinati. Costoro spregiano e schifano el sangue,
non tanto che vadino per esso. Convienci dunque avere el lume, come detto , e tenere per la via del
vero cognoscimento di noi medesimi e del cognoscimento della bont di Dio in noi, con odio del vizio
e amore della virt. Questa una via ed una casa dove lanima cognosce e impara la dottrina di Cristo
crocifisso: in questa casa del cognoscimento di noi e di Dio troviamo el sangue, dove noi troviamo
lavata la faccia dellanima nostra.
Che vasello ci conviene portare? El vasello del cuore; a ci che come spogna, mettendo laffetto
del cuore nel sangue, tragga a s el sangue e lardore della carit con che fu sparto. Allora lanima si
inebria: poi che avuto el lume, e andata per la via seguitando la dottrina di Cristo crocifisso, gionta al
luogo, ed empito el vasello, gusta uno cibo di pazienzia, uno odore di virt, uno desiderio di sostenere,
che non pare che si possa saziare di portare croce per Cristo crocifisso. E fa come lebbro, che quanto
pi beie, pi vorrebbe bere; e cos questanima quanto pi porta, pi vorrebbe portare. E il suo
refriggerio le sono le pene; e le lagrime che tratte per la memoria del sangue le sono bevaraggio, e i
sospiri le sono cibo ( Sal 41, 3; 79, 6).
Questa la via e l modo di potere giognere a la grazia, e dacquistare questa reina della
pazienzia, de la quale io ti dissi che io desideravo di vederti portare realmente ci che la divina bont ti
permette, con vera e santa pazienzia. Or su, carissime figliuole, non stiamo pi a dormire nel sonno de
la negligenzia, ma entriamo nella bottiga aperta del costato di Cristo crocifisso dove noi troviamo el
sangue con ansietato dolore e pianto delloffesa di Dio. Non ci veramente luogo dove riposare el
capo (Mt 8, 20; Lc 9, 58), se non nel sangue e capo spinato di Cristo crocifisso. Ine dunque gittate
saette daffocato desiderio e dumili e continue orazioni per onore di Dio e salute dellanime. Altro non
ti dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 88
Al vescovo di Fiorenza, cio a quello da Ricasole.
Al nome di Ges Cristo che per noi fu crucifisso.
A voi, reverendissimo e carissimo padre in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava di Dio e
vostra, e di tutti e servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue, sparto con tanto
ardentissimo amore per noi; bene che presunzione sia, voi mi perdonarete e ponretelo allamore e al
desiderio che io, misera miserabile, de la salute vostra e dogni creatura, e singularmente di voi, che
sete padre di molte pecorelle.
E per vi prego dolcissimamente che vi destiate e leviate dal sonno de la negligenzia, imparando
dal dolce maestro de la verit, che posta la vita come pastore vero per le pecorelle (Gv 10, 11) che
volontariamente udiranno la voce sua (Gv 10, 3), cio coloro che saranno osservatori de
comandamenti suoi. E se ci cadesse cogitazione nel cuore: Io non posso seguitare questa perfezione,
ch mi sento debile e flagile e imperfetto; per la illusione del dimonio e per la flagilit de la carne e per
le lusenghe e inganni del mondo so indebilito, e veramente, riverendo padre, cos, ch colui che
seguita questo diventa debile, e s pavoroso e timoroso di timore servile, che, come fanciullo, teme
dellombra sua; ma se savio fugge a la madre, ine diventa sicuro e perde el timore. Cos questo cotale
teme pi lombra de la creatura, che ombra sua, uomo come egli; in tanto abonda questo timore che
non si cura, per non dispiacere a le creature e non perdare lo stato suo, che l suo Creatore sia offeso, o
doffendarli. Ma la inestimabile bont posto rimedio contra ogni nostra debilezza con la sua ineffabile
carit. Ella quella dolcissima madre che per nutrice la profonda umilit; ella nutrica tutti e figliuoli
de le virt: neuna pu avere vita se non conceputa e parturita da questa madre de la carit; e cos dice
quello inamorato di Pavolo, contando molte virt, che nulla li vale senza la carit (1Cor 13, 1 3).
Adunque seguitate quelli veri pastori che seguitro Cristo crocifisso che furono uomini come
voi : e potente ora come allotta, ch egli incommutabile. Ma eglino tenevano le vestigie sue, ch,
cognoscendo la debilezza loro, fuggivano umili, abbattuta la superbia dellonore e amore proprio di s;
fuggivano a la madre de la vera carit: ine perdevano ogni timore, non temevano di correggiare e
sudditi loro, per che tenevano a mente la parola di Cristo: Non temete colui che pu uccidare el
corpo, ma me (Mt 10, 28; Lc 12, 4 5). Non mi maraviglio, per che locchio loro e l gusto non si
pasceva di terra, ma dellonore di Dio e de la salute de le creature. Volendo servire e ministrare le
grazie spirituali e temporali, come di grazia avevano ricevuto, di grazia davano (Mt 10, 8), non
vendendo per pecunia n per simonia, ch facevano come buoni ortolani e lavoratori, posti nel giardino
de la santa Chiesa. Non attendevano a giuochi n a grossi cavalli n a la molta ricchezza, n a spendare
quello de la Chiesa nel disordenato vivere, e quello che die essare de povari; ma stavano, come
fortificati da questa madre, al vento e allacque de le molte battaglie, a divellare e vizii e piantare le
virt. Perdevano s e raguardavano el frutto che portavano a Dio; erano privati de lamore proprio,
amavano Dio per Dio perch somma bont e degno damore , e s per Dio donando lonore a
Dio e la fadiga al prossimo , e l prossimo per Dio non raguardando ad utilit che possa da lui
ricevare, se non solo che possa avere e gustare Dio .
Oim oim oim, disaventurata lanima mia, non fanno oggi cos, ch, perch amano damore
mercennaio, amano loro per loro e Dio per loro e l prossimo per loro; in tanto abonda questo perverso
amore el quale pi tosto si debbe chiamare odio mortale, perch ne nasce la morte (oim, piangendo
el dico!) , che non si curano de le immundizie, n di mercatare e vendare la grazia de lo Spirito santo.
Vegono e ladri che furano lonore di Dio e dannolo a loro, oim, e non lo impiccaranno per
correggimento; vede el lupo infernale portarne la pecora, e chiude gli occhi per non vederlo. E questa
la cagione che non vede e non corregge: o per amore proprio di s, unde nasce el disordenato timore; o
perch si sente in quelli medesimi vizii, e quali gli legano la lingua e le mani, che nol lassano
correggiare n gastigare el vizio.
Non vorrei, carissimo e reverendissimo e dolcissimo mio padre in Cristo Ges, che questo
divenisse a voi, ma pregovi che siate pastore vero a ponare la vita per loro (Gv 10, 11). Per dissi che io
pregavo e desideravo con grande desiderio che vi levaste dal sonno della negligenzia: chi dorme non
vede e non sente; ed bisogno di molto vedere e di molto sentire per che avete a rendare ragione di
loro, e sete in mezzo de nemici: del corpo, del dimonio e de le delizie del mondo. La necessit de la
vostra salute vinvita a destarvi, e con lume seguitare la vita e santi modi de veri pastori: acostatevi a
questa dolce madre de la carit, la quale vi torr ogni timore e strettezza di cuore; daravi fortezza e
larghezza e libert di cuore, in Dio fortificato e conformato; e farvi una cosa con lui, per che Dio
carit (1Gv 4, 8): chi sta in carit sta in Dio, e Dio in lui (1Gv 4, 16).
Adunque, padre, poi che aviamo veduto che la carit fortifica, e tolleci la debilezza, e nemici
sono molti che ci assediano, non da indugiarci a intrare in questa fortezza, seguitando la via de la
verit e degli altri pastori. Non aspettate el d di domane, ma pregovi, per lamore di Cristo crocifisso,
che vi rechiate inanzi la brevit del tempo, ch non sapete se avrete el d di domane: ricordivi che voi
dovete morire e non sapete quando.
Non dico pi, padre, se non che perdoniate a me misera miserabile, che, perch sete padre de
povari, e perch mi pregaste e facestemivi promettare che la prima limosina che mi venisse a le mani io
vi richiedessi, per io mardisco e richeggio voi, s come padre de povari, e per adempire la promessa
che io vi feci: per le mani una grandissima limosina, cio del monisterio di Santa Agnesa, del quale
altra volta vi scrissi, e sono buone e santissima fameglia e in grande bisogno; ma tra gli altri questo
che, essendo el monisterio di fuore, s ordenato che torni dentro per cagione de le brighe e guerre, ma
vuole per lo comincio cinquanta fiorini doro per la parte del monisterio, e gli altri mette el comune. Io
vi scrivo la necessit loro: ora vi prego e vi strengo che isforziate el potere quanto potete. Dio sia
nellanima vostra.
Permanete ne la santa carit di Dio. Ges Ges.

LETTERA 89
A Bartalo Usimbardi e a Francesco sarto predetto da Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi grati e cognoscenti de benefizii ricevuti
dal vostro Creatore, a ci che in voi si notrichi la fonte de la piet.
Questa gratitudine vi far solliciti a essercitarvi a la virt, per che, come la ingratitudine fa
lanima pigra e negligente, cos questa dolce gratitudine le d fame del tempo, in tanto che non passa
ora n punto che ella non lavori. Da questa gratitudine procede ogni vera virt: chi ci d carit? chi ci
fa umili e pazienti? solo la gratitudine. E perch vede el grande debito che con Dio, singegna di
vivere virtuosamente, per che cognosce che Dio non ci richiede altro. E per, figliuoli miei dolci,
recatevi con grande sollicitudine a memoria e molti beneficii ricevuti da lui, acci che perfettamente
acquistiate questa madre de le virt.
Ebbi in questi d le vostre lettere, cio una da Bartalo, una da Francesco, e una da monna Agnesa,
le quali viddi volentieri. Rispondovi, de la spesa del privilegio, che ogni cosa pagato el sangue di
Cristo crocifisso, e per neuno denaio ci bisogna, ma voglio che vi costi lagrime cordiali e orazione per
la santa Chiesa e per Cristo in terra, e che voi preghiate ogni d strettamente Dio per lui. E bene
confesso che se noi dessimo el nostro corpo ad ardere, non potremmo satisfare a tanta grazia quanta
Dio ci fatta, ch in questa vita aviamo la certezza de la nostra salute, se noi avremo viva fede, e
saremo grati e cognoscenti: ma el nostro dolce Dio non ci richiede pi che noi potiamo fare. Siatemi
virtuosi, e brigate di crescere per modo che io me navegga.
Mandovi per sere Jacomo Manni, portatore de questa lettera, el privilegio con la bolla papale, in
sul quale monna Pavola del monasterio da santo Giorgio, e monna Andrea sua serva; e setevi su voi
quattro, cio Bartalo e monna Orsa, e Francesco e monna Agnesa. E per, quando lavete ricevuto,
fatene levare i vostri nomi per carta al vescovado come bisogna; e il privilegio darete a monna Pavola
quando sar tornata, che ora qua.
inteso come Giannozzo preso; non so quanto vi star. Piacemi quello che voi, Francesco, me
ne scrivete, cio di non abandonarlo mai; e cos vi comando, per parte di Cristo crocifisso, che molto
spesso el visitiate, confortiate, e soveniate in ci che v possibile: pensate che Dio non ci richiede altro
se non che sopra el prossimo nostro manifestiamo lamore che aviamo a lui. Io vel racomando
strettamente, e diteli per mia parte che sia buono cavaliere ora che Dio l messo in campo; e il suo
combattere sia la vera pazienzia, chinando per umilit el capo a la dolce volunt di Dio. Molto el
confortate per mia parte e di tutta questa fameglia, i quali tutti gli nno grande compassione. Quando
Dio el permettar gli scriver una lettera; diteli che faccia ci che pu per spacciarsi tosto, e non miri
perch non abbi a pieno sua intenzione. Altro non vi dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Benedicete i fanciulli. Ges dolce, Ges amore.
Fatta a d. viij. di maggio, in Roma.

LETTERA 90
A madonna Laudomia donna di Carlo delli Strozzi da Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima suoro in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vera serva di Cristo crucifisso: el quale servire
non servire ma regnare, e fa lanima libera traendola della servitudine del peccato; tolleci la cechit
e dacci perfetto lume; tolleci la morte e dacci la vita della grazia; dacci pace e quiete, privandoci dogni
guerra; e vesteci e saziaci del vestimento della carit e del cibo dellAgnello (el quale Agnello fu cotto
e arrostito in su el legno della santissima croce, col fuoco dellamore de lonore del Padre e della salute
nostra); e fa luomo sicuro, tollendoli ogni timore servile. Adunque bene grande dolcezza e
inestimabile dignit questo dolce servire a Dio: bene doviamo dunque con vera e perfetta sollicitudine
servirli con tutto el cuore e con tutto laffetto.
Ma attendete che questo signore non vuole compagnia, n essere servito a mezzo, ma a tutto;
per che impossibile sarebbe di servire a Dio e al mondo. E cos disse Cristo benedetto: Neuno pu
servire a due signori; per che servendo alluno, elli in contempto allaltro (Mt 6, 24; Lc 16, 13),
perch non nno conformit insieme. El mondo d tutto el contrario che quello che noi aviamo detto:
per che chi serve alla propria sensualit, delizie, stati e ricchezze, onori e diletti sensitivi, o figliuoli, o
marito, o alcuna creatura, damore sensuale cio damarli per propria sensualit fuore di Dio , elli
gli d la morte, cechit e nudit, perch el fa privare del vestimento della carit, e dgli vergogna,
perdendo la sua dignit. E venduto el libero arbitrio suo al dimonio, e legatolo alla servitudine del
peccato, ponendo laffetto e lamore suo in cosa che meno di s, e per pecca offendendo Dio: per
che tutte le cose create sono fatte perch servano a noi, e noi per servire a Dio. Dandoci dunque a
servire a loro fuor di Dio, offendendo divento servo e schiavo del peccato, che non ; e divento non
cavelle, perch so privato di Dio, che Colui che (Es 3, 14). Convienci dunque al tutto renunziare al
mondo, e servire a Dio.
Ma perch tanto contrario el mondo a Dio? Perch Cristo benedetto cinvita e cinsegna a
servirlo con povert volontaria; per che se luomo possiede le ricchezze attualmente, non le debba
possedere mentalmente, cio col desiderio, ma debbasi spogliare laffetto dogni cosa terrena. El
mondo ama superbia, e Dio umilit; e tanto gli piacque questa virt, che noi vediamo che Dio s
umiliato a noi, e il Figliuolo suo con grande umilit e pazienzia corso infine alloprobiosa morte della
croce per noi. Elli cinvita e richiede la virt della vera pazienzia, con speranza e fede viva: paziente,
dico, a portare ci che Dio ci concede, e per lamore suo perdonare a chi ci offende. El mondo vuole
tutto el contrario; per che vuole vendicare e stare con lodio e rancore verso el prossimo suo. La
speranza e la fede debba essere posta in Dio, che cosa ferma e stabile, e non nelle creature; ma fidarsi
ed essere fedele a Cristo crucifisso e non alla propria sensualit (e allora aver fede viva quando
parturir e figliuoli vivi delle virt di sante e buone operazioni). Dio ama giustizia, e l mondo
ingiustizia; facciamo dunque, facciamo una santa giustizia di noi medesimi: quando el sentimento
nostro sensitivo vuole ribellare al suo Creatore, levisi con affetto damore e col lume della conscienzia,
e accusilo al signore, cio al libero arbitrio; e leghilo col legame de lodio; e col coltello del divino
amore luccida.
Or cos facciamo, carissima suoro, per che, facendo cos, saremo servi fedeli; ed essendo servi,
saremo signori. Avete veduto in quanta eccellenzia e utilit ne viene lanima, di questo servire; e senza
esso non potiamo avere el fine per lo quale noi fummo creati. E anco aviamo veduto quanto
pericoloso e a quanta vilt e miseria si conduce lanima che serve al mondo e a le delizie e diletti suoi.
Aviamo ancora veduto per che cagione non nno conformit insieme: perch sono molto variati luno
da laltro. Cristo ama la virt, e odia il peccato; e tanto lam e odi che, per vestircene noi, si spogli
s della vita, fabricando le iniquitadi nostre sopra al corpo suo, con molti fragelli e pene, vergogna e
vituperio, e nellultimo la penosa morte della croce. Poi, dunque, che tanto gli dispiace el peccato,
dovianlo fuggire e odiarlo infine alla morte; per che in altro modo non offende lanima se non in
amare quello che Dio odia, e in odiare quello che elli ama.
Or leviamo dunque el santo desiderio, e con affetto damore serviamo a Dio, spogliando el cuore
dogni vanit e amore disordenato di figliuoli, di marito, e di ricchezze; e possedetele e amatele come
cose prestate a voi, per che ogni cosa v dato in presta e per uso; e tanto vi bastano quanto piace a
Dio che ve l date. Cosa sconvenevole di possedere la cosa che non sua per sua; ma la divina
grazia nostra, e dovianla possedere per nostra. Bene nostra la cosa che dimonio n creatura ce la
pu tllere se noi non vogliamo; e bene ignorante colui che esso medesimo si priva di cos grande
tesoro. Or non ce ne facciamo caro, poich n s grande divizia. E a ci che meglio el potiate avere e
conservare, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crucifisso, e bagnatevi nel sangue prezioso suo. Non
dico pi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 91
A monna Agnesa predetta.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti crescere in uno desiderio santo e in una
pazienzia vera, per s fatto modo che mai non ti scordi da la dolce volont di Dio, ma con una
allegrezza ti sappi conformare in ogni tempo che Dio ti d; e con allegrezza annegarti nel sangue di
Cristo crucifisso; e ine fare il tuo riposo e ogni tua abitazione.
In questo glorioso sangue ricevarai el lume, per che nel sangue si consuma la tenebre; ricevarai
nel sangue la vita de la grazia, per che nel sangue ci tolse la morte; e gustarai nel sangue el fuoco
dellardentissima carit, per che per amore fu sparto; e anco lamore fu quello che l tenne confitto e
chiavellato in croce: non erano sufficienti e chiovi, se lamore non lavesse tenuto; ma lamore el
tenne. Di questo amore voglio che tu ti vesta, e, volendotene vestire, ti conviene bagnare nel sangue di
Cristo crucifisso; e cos voglio che tu facci.
Sia sollicita allorazione santa, al luogo e al tempo suo, quando tu puoi; per che ella quella
madre che notrica i figliuoli de le virt. Altro non ti dico.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Racomandaci a Bartalo e a monna Orsa, e benedimmi Bastiano. Di Francesco non ti dare pena
veruna, che io non n pena veruna, io, perch io cognosco i modi suoi, e so che a lui stesso ne
ncresce, e so bene che elli ama e per amore fa ci che pu; ma bene ti prego che tu preghi lui che non
si dia fadiga quando vede che io nol soddisfo come vorrebbe, ch alcuna volta, per lo molto avere a
fare, non posso; ma quando io potr, far a lui e a te come allanima mia. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 92
A uno spirituale in Firenze, el quale dubitava molto della vita chella teneva, e singularmente del
mangiare chella non faceva, undegli con presunzione pare che la giudicava.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Dilettissimo e carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva inutile di Ges Cristo, mi
vi racomando, con disiderio di vederci uniti e trasformati in quella dolce etterna e pura verit, la quale
verit tolle da noi ogni falsit e bugia.
Io, carissimo padre, cordialmente vi ringrazio del santo zelo e gelosia che avete allanima mia, in
ci che mi pare che siate molto sospeso, udendo la vita mia. So certa che non vi muove altro che il
disiderio dellonore di Dio e della mia salute, temendo voi lassedio e le illusioni delle dimonia. Di
questo timore, padre, che voi avete, singularmente nellatto del mangiare, io non mi maraviglio: chio
vi prometto che non tanto che ne temiate voi ma io stessa triemo per timore dello nganno delle
dimonia; se non chio mi confido nella bont di Dio e isconfidomi di me, sapendo che di me io non mi
posso fidare.
Perch mi mandaste domandando sio credeva potere essere ingannata, o vero sio credeva non
potere essere ingannata dicendo che, sio nol credo, che questo inganno di dimonio e io vi
rispondo che, non tanto di questo che sopra la natura del corpo, ma di questo e di tutte laltre mie
operazioni, per la mia flagelit e per lastuzia del dimonio io sempre temo, pensando di potere essere
ingannata; per chio conosco e vegio che l dimonio perdette la beatitudine ma non la sapienzia, con la
quale sapienzia o vero astuzia, come dissi, conosco che mi potrebe ingannare. Ma io mi rivolgo poi e
apogiomi allalbore della santissima croce di Cristo crocifisso, e ine mi voglio conficare; e non dubito
che, sio star confitta e chiavellata con lui per amore e con profonda umilit, che le dimonia non
potranno contra di me, non per mia virt ma per la virt di Cristo crocifisso.
Mandastimi dicendo che singularmente io pregassi Dio chio mangiassi. E io vi dico, padre mio,
e dicovelo nel cospetto di Dio, che in tutti quanti e modi chio potuto tenere, sempre mi so sforzata,
una volta o due el d, di prendare el cibo; e pregato continovamente e prego Dio e pregar, che mi dia
grazia che in questo atto del mangiare io viva come laltre creature, segli sua volont, per che la
mia ci . E dicovi, che assai volte quandio fatto ci chio potuto, e io entro dentro da me a
conosciare la mia infermit e Idio, che per singularissima grazia mabi fatto correggiare el vizio della
gola dogliomi molto chio, per la mia miseria, non l corretta per amore.
Io, per me, non so che altro rimedio ponarci, se no chio prego voi che preghiate quella somma
etterna verit che mi dia grazia, segli pi suo onore e salute dellanima mia, che mi faccia prendare
el cibo, se li piace. E io so certa che la bont di Dio non ispregiar le vostre orazioni. Pregovi che,
quello rimedio che voi ci vedete, che voi me lo scriviate, e, pure che sia onore di Dio, io el far
volontieri. E anco vi prego che voi non siate legiero a giudicare, se voi non sete bene dichiarato nel
cospetto di Dio. Altro non vi dico etc.

LETTERA 93
A monna Orsa donna di Bartalo Usimbardi e a monna Agnesa donna di Francesco sarto da
Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissime figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi perseverare nel santo desiderio, a ci che
mai non volliate el capo adietro: per ci che non ricevareste el frutto, e trapassareste la parola del
nostro Salvatore, che dice che noi non volliamo el capo indietro a mirare larato (Lc 9, 62).
Adunque siate perseveranti, e raguardate none a quello che fatto, ma a quello che avete a fare. E
che aviamo a fare? a rivoltare continuamente laffetto nostro verso Dio, spregiando el mondo con tutte
le sue delizie, e amando la virt; portando con vera pazienzia ci che la divina bont permette ad noi,
considerando che ci che d, d per nostro bene, a ci che siamo santificati in lui; e nel sangue
trovaremo che elli cos la verit. Di questo glorioso sangue che ci manifesta tanto dolce verit, ce ne
doviamo empire la memoria, a ci che non stiamo mai senza el suo ricordamento; e cos voglio che
facciate voi, carissime figliuole, per che in questo modo perseverrete infine a la morte, e nellultimo
de la vita vostra ricevarete letterna visione di Dio. Non dico pi qui.
Riprendoti dolcemente, carissima figliuola, ch tu non i tenuto a mente quello che io ti dissi, di
non rispondere a persona che di me ti dicesse veruna cosa che ti paresse meno che buona; non voglio
che tu facci pi cos, ma voglio che luna e laltra risponda in questo modo a chi vi narrasse e difetti
miei: che non ne narrano tanti, quanti molti pi ne potrebbero narrare. Dite a loro che si muovano a
compassione dentro ne cuori loro dinanzi a Dio, come el mostrano con la lingua, pregando tanto la
divina bont per me che io corregga la vita mia. Poi di a loro che il sommo giudice quello che punir
ogni mio difetto, e remunerr ogni fadiga che per lo suo amore si porter.
Verso di monna Paula non voglio che pigli veruno sdegno, ma pensa che ella facci come la buona
madre che vuole provare la figliuola, se ella virt o no.
Confesso veramente che in me poca virt trovata, ma speranza nel mio Creatore che mi far
correggere e mutare modo. Confortatevi e non vi date pi pena, per che ci trovaremo unite nel fuoco
de la divina carit, la quale unione non ci sar tolta n da demonio n da creatura. Altro non vi dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Racomandateci a Bartalo e benedicete Bastiano e tutta laltra fameglia. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 94
A frate Mateo di Francesco di Tato Talomei dellordine de Predicatori.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi cercare Dio in verit, senza alcuno mezzo
de la propria sensualit o dalcuna altra creatura, per che col mezzo non potremmo piacere a Dio.
Dio ci di el Verbo dellunigenito suo Figliuolo, senza rispetto di propria utilit. Questo vero,
ch a lui non potiamo fare utilit alcuna, ma non adiviene cos di noi, per che, perch noi non
serviamo a Dio per propria utilit, nondimeno lutilit pur nostra: a lui ne torna il fiore, cio lonore, e
a noi il frutto dellutilit. Elli ci amati senza essere amato, e noi amiamo perch siamo amati; elli ci
ama di grazia, e noi amiamo lui di debito, perch siamo tenuti damarlo. S che cos adiviene dellutilit
che noi non potiamo fare a Dio, come di non poterlo amare di grazia senza debito perch noi siamo
obligati a lui, e non elli a noi; per che prima che fusse amato ci am, e per ci cre alla imagine e
similitudine sua (Gn 1, 26) : ecco dunque che non potiamo fare utilit a lui, n amarlo di questo
primo amore.
E io dico che Dio ci richiede che come elli ci amati senza alcuno rispetto, cos vuole essere
amato da noi.
In che modo dunque il potremo avere, poich elli cel richiede, e noi nol potiamo fare a lui?
Dicovelo: con quello mezzo che elli ci posto, unde doviamo amare lui liberamente, e senza alcuno
rispetto dalcuna propria nostra utilit: cio doviamo essere utili non a lui, ch non potiamo, ma al
prossimo nostro. Or con questo mezzo potiamo osservare quello che elli ci richiede per gloria e loda del
nome suo; e per mostrare lamore che noi gli aviamo doviamo servire e amare ogni creatura che in s
ragione, e distendere la carit nostra a buoni e a gattivi e a ogni generazione di gente cos a chi ci
diserve e sono scandalizzati in noi, come a chi ci serve , per che Dio non acettatore delle creature
(Rm 2, 11), ma de santi desiderii; e la carit sua si distende a giusti e a peccatori.
vero che alcuno ama come figliuolo, alcuno come amico, alcuno come servo e alcuno come
persona ch partita da lui e desiderio che torni (e questi sono gli iniqui peccatori che sono privati
della grazia. Ma in che lo mostra lamore questo sommo Padre? in prestar lo il tempo; e nel tempo lo
pone molti mezzi: o impedimento del peccato tollendo lo el luogo e l potere che non possino fare
tanto male quanto vogliono ; o in molte altre cose, per far lo odiare el vizio e amare la virt, il quale
amore della virt lo tolle la volunt del peccato. E cos, per lo tempo che Dio lo di per amore, di
nemici sono fatti amici, e nno la grazia e sono atti ad avere la eredit del padre).
Amore di figliuolo a coloro che in verit el servono senza alcuno timore servile, e quali nno
abnegata e morta la loro propria volunt, e sono obedienti per Dio, infine a la morte, a ogni creatura che
in s ragione; e non sono mercennai che l servino per propria utilit, ma sono figliuoli; e le
consolazioni dispregiano, e de le tribulazioni si dilettano, e cercano pur in che modo si possino
conformare con Cristo crocifisso e notricarsi delli obbrobii e de le pene sue. Costoro non cercano n
servono Dio per dolcezza, n per consolazione spirituale n temporale che ricevano da Dio o da la
creatura, per che non cercano Dio per loro n il prossimo per loro, ma Dio per Dio in quanto
degno dessere amato , e loro per Dio per gloria e loda del nome suo , e il prossimo servono per
Dio, facendoli quella utilit che gli possibile.
Costoro seguitano le vestigie del Padre dilatandosi tutti ne la carit del prossimo, amando e servi
di Dio per amore che amano el loro Creatore; e amano glimperfetti perch venghino a perfezione,
dando lo el santo desiderio e continue orazioni. Amano gli iniqui che giacciono ne la morte del
peccato mortale, perch sono creature ragionevoli create da Dio, e ricomprati duno medesimo sangue
che ellino; unde lo duole la loro dannazione, e per camparli si darebbero alla morte corporale. E
persecutori e i mormoratori e i giudicatori, che sono scandalizzati in loro, amano, s perch sono
creature di Dio come detto , e s perch sono strumento e cagione di ponere la virt in loro, e
fargli venire a perfezione; e spezialmente in quella reale virt della pazienzia, virt dolce che non si
scandalizza n si turba, n d a terra per alcuno vento contrario, n per alcuna molestia duomini.
Costoro sono quelli che l cercano senza mezzo, e lamano in verit come legittimi e cari
figliuoli; ed elli ama loro s come vero padre, e manifesta loro il secreto de la sua carit, per far lo
avere la eredit etterna: unde corrono come ebbri del sangue di Cristo, arsi nel fuoco de la divina carit,
de la quale sono alluminati perfettamente. Costoro non corrono per la via de le virt a loro modo, anco
a modo di Cristo crocifisso, seguitando le vestigie sue. E se lo fusse possibile servire Dio e acquistare
le virt senza fadiga, non le vogliono.
Questi non fanno come i secondi, cio lamico e l servo, ch alcuna volta il loro servire con
alcuno rispetto. Talvolta con rispetto di propria utilit; e per questo viene a grande amicizia perch
cognosce il suo bisogno e il suo benefattore, el quale vede che l pu subvenire, e vuole bene che
prima fu servo, ch cognobbe il suo male, del quale male seguitava la pena: unde col timore de la pena
caccia el vizio, e con lamore abraccia la virt cio servire il suo signore, cui elli offeso ; e
comincia a pigliare speranza ne la sua benignit, considerando che elli non vuole la morte del peccatore
ma vuole che elli si converta e viva (Ez 33, 11). Che se elli stesse pur nel timore, non sarebbe
sufficiente ad avere la vita, n tornarebbe a perfetta grazia col signor suo, ma sarebbe servo
mercennaio.
N anco debba stare pur nellamore del frutto e de la consolazione che riceve dal signore suo poi
che fatto amico; per che questo amore non sarebbe forte, ma verrebbe meno quando fusse ritratto da
la dolcezza e consolazione e diletto di mente, o vero quando venisse alcuno vento contrario di
persecuzione o tentazione dal demonio. Subbito allora verrebbe meno nelle tentazioni del demonio e
molestie della carne, unde verrebbe a confusione per la privazione de la consolazione mentale; e ne la
persecuzione e ingiurie che ci fanno le creature verrebbe a impazienzia.
S che vedete che questo amore non forte, anco fa chi ama di questo amore come santo
Pietro, il quale inanzi la Passione amava Cristo dolcemente, ma non era forte, e per venne meno al
tempo della croce (Mt 26, 69 74; Mc 14, 66 71; Lc 22, 56 60); ma poi si part da lamore della
dolcezza, cio doppo lavenimento dello Spirito santo, e perdette il timore; e venne ad amore forte e
provato nel fuoco de le molte tribulazioni. Unde, venuto ad amore di figliuolo, tutte le portava con vera
pazienzia; anco corriva doppo loro con grandissima allegrezza, come se fusse andato a nozze e non a
tormenti, e questo era perch era fatto figliuolo. Ma se Pietro fusse rimaso solamente nella dolcezza e
nel timore, che elli ebbe nella Passione e doppo la Passione di Cristo, non sarebbe venuto a tanta
perfezione dessere figliuolo e campione della Chiesa santa, gustatore e mangiatore dellanime. Ma
attendete il modo che Pietro tenne con gli altri discepoli per potere perdere il timore servile e
lamore debile de le proprie consolazioni, e ricevere lo Spirito santo, come lera promesso da la prima
dolce Verit: unde dice la Scrittura che si rinchiusero in casa, e ine stettero in vigilia e continue
orazioni (At 1, 13 14), e stettero diece d.
Or questa la dottrina che noi doviamo pigliare, e ogni creatura che in s ragione: cio
rinchiuderci in casa, e stare in vigilia e continua orazione, e stare diece d; e poi ricevaremo la
plenitudine dello Spirito santo, el quale, poi che fu venuto, gli allumin della verit. E viddero il
secreto della inestimabile carit del Verbo con la volunt del Padre, che non voleva altro che la nostra
santificazione; e questo ci mostrato il sangue di questo dolce e amoroso Verbo, il quale tornato a
discepoli, cio venendo la plenitudine dello Spirito santo.
E viene con la potenzia del Padre, con la sapienzia del Figliuolo, e con la piet e clemenzia
desso Spirito santo; s che la verit di Cristo adempita, el quale disse a discepoli: Io andar, e
tornar a voi (Gv 14, 3). Unde allora torn, perch non poteva venire lo Spirito santo senza il
Figliuolo e senza il Padre, perch era una cosa con loro; s che venne, come detto , con la potenzia che
apropriata al Padre, e con la sapienzia che apropriata al Figliuolo, e con la benivolenzia e amore che
apropriato allo Spirito santo. Bene lo mostrano gli appostoli, per che subbito per lamore perdero il
timore; unde con vera sapienzia cognobbero la verit, e con grande potenzia andavano contra
glinfedeli, e gittavano a terra glidoli, e cacciavano le dimonia. Questo non era con potenzia del
mondo, n con fortezza di corpo, ma con forza di spirito e potenzia di Dio, la quale per divina grazia
avevano ricevuta.
Or cos adiverr a coloro che sono levati dal bomico (2Pt 2, 22) del peccato mortale e da la
miseria del mondo, e cominciano a gustare il sommo bene, e per sinamorano de la dolcezza sua. Ma,
come detto , a stare pur nel timore non camparebbe per lo nferno; ma farebbe come fa il ladro, il
quale paura delle forche, e per non fura; ma non che elli non furasse se non credesse patire la pena.
Cos anco adiviene dellamare Dio per dolcezza: cio che non sarebbe forte n perfetto, ma debile e
imperfetto. E per non stanno fermi, ma tengono la via e l modo, con vera perseveranzia, di giugnere a
la perfezione.
El modo di giugnervi questo de discepoli come detto , cio che come Pietro e gli altri si
rinchiusero in casa, cos nno fatto e debbono fare coloro che sono gionti allamore di padre, che sono
figliuoli. Unde quelli che vogliono passare a questo stato debbono intrare e rinchiudersi in casa, cio ne
la casa del cognoscimento di loro medesimi, che quella cella ne la quale lanima debba abitare. Ne la
quale cella truova unaltra cella, cio la cella del cognoscimento della bont di Dio in s; unde del
cognoscimento di s trae una vera umilit, con odio santo delloffesa che fatta e fa al suo Creatore; e
per questo viene a vera e perfetta pazienzia. E nel cognoscimento di Dio, che trovato in s, acquista la
virt de lardentissima carit, unde trae santi e amorosi desiderii; e per questo modo truova la vigilia e
la continua orazione cio mentre che sta rinchiusa in cos dolce e gloriosa casa quanto el
cognoscimento di s e di Dio . Vigilia, dico, non solamente dellocchio del corpo, ma dellocchio
dellanima: cio che locchio dellintelletto non si vegga mai serrare, ma sempre debba stare aperto nel
suo obiecto e amore ineffabile, Cristo crocifisso; e ine truova lamore e la colpa sua propria, per che
per la colpa Cristo ci don il sangue suo.
Allora lanima si leva con grandissimo affetto ad amare quello che Dio ama, e a odiare quello che
elli odia; e tutte le sue operazioni dirizza in Dio, e ogni cosa fa a gloria e a loda del nome suo. E questa
la continua orazione, de la quale dice Paulo: Orate senza intermissione (1Ts 5, 17). Or questa la
via di levarsi da essere solamente servo e amico cio dal timore servile e da lamore tenero della
propria consolazione , e a essere vero servo, vero amico, e vero figliuolo: che essendo fatto vero
figliuolo, non perde per che non sia servo e vero amico, ma servo e amico in verit, senza alcuno
rispetto di s n daltro che solo di piacere a Dio.
Dicemmo che stettero diece d, e poi venne lo Spirito santo: cos lanima, che vuole venire a
questa perfezione, le conviene stare diece d, cio ne diece comandamenti della legge; e co
comandamenti della legge osservar i consigli, per che sono legati insieme, e non sosserva luno
senza laltro. ( vero che quelli che sono al secolo debbono osservare i consigli mentalmente per santo
desiderio; e coloro che sono levati dal mondo gli debbono osservare mentalmente e attualmente). E cos
si riceve labondanzia dello Spirito santo, con vera sapienzia di vero e perfetto lume e cognoscimento, e
con fortezza e potenzia: forte contra ogni battaglia; e potente principalmente contra s medesimo,
signoreggiando la propria sensualit.
Ma tutto questo non potreste fare se vandaste svagolando con la molta conversazione,
dilungandovi dalla cella, e con la negligenzia del coro. Unde considerando me questo, vi dissi, quando
vi partiste da me, che studiaste di fuggire la conversazione, e visitare la cella, e non abandonare il coro
n il refettorio quanto fusse possibile a voi , e la vigilia con lumile orazione; e cos adempirete el
desiderio mio, ch vi dissi che io desideravo di vedervi cercare Dio in verit, senza alcuno mezzo. Altro
non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 95
A certi giovani fiorentini figliuoli adottivi di don Giovanni da le Celle.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legati nel legame dolce de la carit s e
per s fatto modo che n demonio n creatura ve ne possa mai separare.
Questo quello dolce legame che leg Dio ne luomo e luomo in Dio quando la natura divina si
un con la natura umana; e questo fu quello amore ineffabile che don lessere a luomo, traendolo Dio
di s medesimo quando el cre alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26). E perch lanima fatta per
puro amore, lamore acorda le potenzie dellanima nostra e lega insieme queste tre potenzie.
La volont muove lo intelletto a vedere, volendo amare alcuna cosa; e sentendo lo intelletto che
la volont vuole amare, se ella volont ragionevole lo intelletto si pone per obiecto lamore ineffabile
del Padre etterno che ci donato el Verbo del Figliuolo suo , e lobedienzia e la umilit del
Figliuolo, el quale sostenne con mansuetudine pene, ingiurie, strazii, scherni e villanie, le quali tutte
portate con grandissimo amore. E cos a quello che locchio dellintelletto veduto, la volont con
amore ineffabile va dietro, e come mano forte ripone el tesoro che egli trae di questo amore ne la
memoria; e cos diventa grato e cognoscente al suo Creatore de le grazie e doni che si vede avere
ricevuti da lui. E ci che egli , vede di grazia avere in s, e non per s medesimo; perci che noi siamo
quelli che non siamo, e per siamo operatori di quella cosa che non , cio del peccato.
Oh quanto orribile morte la colpa che ci tolle la vita! E questo vedendo lanima, nel modo detto,
si veste damore e di perfetta umilit: la carit truova e gusta ne la bont di Dio, vedendola in s
medesimo participare con molti doni e grazie, e quali ricevuti e riceve continuamente. Del
cognoscimento di s e del peccato che truova per la legge perversa che in s, che ribellato e ribella
al suo Creatore s concepe uno odio e uno dispiacimento verso questa sensualit; e ne lodio truova
una pazienzia, la quale pazienzia el fa forte a sostenere pene, scherni, villanie, fame, sete, freddo, caldo,
tentazioni e molestie dal demonio; e schifa e fugge il mondo con tutti i diletti suoi. E nascene una vena
dumilit, la quale baglia e nutrice de la carit; e per porta con tanta pazienzia, perch la carit,
amore ineffabile, trovata la baglia sua, cio lumilit.
E il servo, cio lodio di s, che per amore la serve con perfetta pazienzia, esso fa vendetta e
giustizia de nemici de la divina carit. E nemici suoi sono questi: amore proprio, el quale per propria
utilit ama s, e ci che egli ama, ama per s e non per Dio; diletti, piacimenti, stati, onori e ricchezze.
E che vendetta questa? una vendetta di tanta dolcezza che lingua non sufficiente a dirlo, perci
che da lamore proprio, che d morte, viene allamore divino che gli d vita; da la tenebre e odio e
dispiacimento de la virt viene a la luce e allamore delle virt, in tanto che elegge inanzi la morte, che
volere lassare la virt.
Anco si d a tenere tutti quelli modi e quelle vie per le quali vede che possa venire a virt, e a
conservare la virt in s.
E perch i diletti sensitivi e la dilicatezza del corpo, e la conversazione de gattivi e perversi
secolari vede che gli sono nocive, per le fugge con tutto l cuore e con tutto laffetto. Del corpo fa il
contrario e fanne vendetta, macerandolo con la penetenzia, col digiuno, vigilie, orazioni e discipline; e
singularmente quando vedesse averne bisogno, cio quando la carne volesse ribellare allo spirito. La
volont vendica con la morte: per che luccide sottomettendola a comandamenti di Dio e a consigli
che Cristo, unigenito Figliuolo di Dio, ci lass; e con essi comandamenti e consigli si veste delletterna
volont sua dolce e navica in questo mare tempestoso, virilmente e realmente seguitando le vestigie di
Cristo crocifisso. Or questo quello dolce legame, nel quale io voglio che siate legati. O dolce e soave
legame, el quale leghi lanima col suo Creatore, tu legasti Dio ne luomo, come detto , e luomo in
Dio, quando tu, Padre etterno, ci donasti il Verbo del Figliuolo tuo, e unisti la natura divina con la
natura umana. O figliuoli carissimi, questo fu quello legame dellamore che tenne confitto e chiavellato
Dio e Uomo in croce ch se lamore non lavesse tenuto, non erano sufficienti i chiovi n la croce a
poterlo tenere : lamore che Cristo ebbe a lonore del Padre e a la salute nostra, e lodio e l
dispiacimento che egli ebbe del peccato; lodio insieme con lamore fece vendetta de le nostre iniquit,
e punille con pene e tormenti sopra il corpo suo. Adunque lanima, che legata con Cristo crocifisso, el
seguita facendo vendetta per onore di Dio e salute sua e del prossimo de la parte sensitiva,
cacciando i nemici dellanima sua (de vizii dico, e de la disobedienzia che egli avuta contra l suo
Creatore disobediendo a comandamenti suoi); e mettevi dentro e riceve gli amici.
Gli amici sono le vere e reali virt, fatte in amore e in perfetta carit. E perch uno de principali
amici che abbi lanima la vera obedienzia, ch tanto umile quanto obediente, obedisce a
comandamenti santi di Dio. Ma lanima che molto sinnamora di questa obedienzia, che uno annegare
e uccidere la sua volont, distendesi anco pi oltre, perci che ella vuole osservare lobedienzia de
consigli di Cristo, pigliando in ordine il giogo della santa obedienzia; e non dubbio, figliuoli miei, che
ella cosa pi sicura e pi provata. E perch noi vediamo i relegiosi infermi, non essendo osservatori
dellordine, non di meno lordine non inferma mai, per che fondato e fatto da lo Spirito santo.
Unde, se sentite che Dio vi chiami allobedienzia, rispondeteli: e se vi venisse in pensiero di non
contentarvi per gli ordini che sono cos venuti meno, e perch per poco amore v di molti traversi, io
rispondo a questo pensiero che molti monasterii ci sono che al tutto ogni gattiva barba n uscita fuore;
unde, avendo voi volont de la religione, sarebbe molto bene e onore di Dio che voi vandaste,
essendovi uno buono capo. E fra gli altri monasterii, vi so dire di quello di santo Antimo, el quale,
come don Giovanni vi dir, uno abbate, che specchio dumilit e di povert e dunit: perci che
egli non vuole essere il maggiore, ma il pi minimo. Dio per la sua infinita bont ne dispensi quello che
debba essere pi suo onore, e il meglio di voi.
Legatevi, legatevi insieme, figliuoli miei, caritativamente; luno sopporti e comporti e difetti
dellaltro; a ci che siate legati, e none sciolti, in Cristo dolce Ges. Amatevi, amatevi insieme: ch voi
sapete che questo il segno che Cristo benedetto lass a discepoli suoi, dicendo che ad altro non sono
cognosciuti i figliuoli di Dio, se none allunit dellamore che luomo col prossimo suo in
perfettissima carit (Gv 13, 35). avuta grandissima consolazione de le buone novelle dellunit che io
udito che avete insieme. Crescete e non vollete il capo adietro (Lc 9, 62); s che io possa dire con
santo Paulo, quando disse a discepoli suoi, che essi erano el suo gaudio, la sua letizia e la sua corona
(Fil 4, 1; 1Ts 2, 19 20).
Unde io vi prego che adoperiate s, che io el possa dire io. Altro non dico. Bagnatevi nel sangue
di Cristo crocifisso, e legatevi insieme col legame dellamore.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 96
A Piero Canigiani da Fiorenze (patri meo secundum carnem).
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vero e perfettissimo amore,
acci che siate vestito del vestimento nuziale della carit; senza il quale vestimento non potremo intrare
alle nozze di vita eterna, alle quali siamo invitati, ma saremmo scacciati, e sbanditi della vita durabile
con grandissima vergogna (Mt 22, 11 13).
Oh quanta confusione sar a quellanima che nellultima estremit della morte, quando ella per
intrare nelle nozze della patria sua, ella per sua colpa se ne truovi isbandita, trovandosi terminata la vita
sua senza questo dolce e grazioso vestimento! Confusione truova nel cospetto di Dio, nellaspetto degli
angeli e degli uomini, e nella coscienzia sua la quale uno vermine che sempre rode , e nella
visione delle dimonia, de quali si fece servo, servendo a loro, al mondo e alla propria sensualit.
Quello il merito che egli ne riceve: confusione e rimproverio, con molto supplicio e tormento, dando
le dimonia a lui quello che nno per s. Questo perch gli adiviene? Perch andava al convito senza el
vestimento nuziale. Chi ne lavea privato? Lamore proprio di s medesimo: per che colui che ama s
damore sensitivo non pu amare Dio n el prossimo n s damore ragionevole, perch luno amore
contrario allaltro, in tanto che niuna conformit nno insieme.
O carissimo padre, raguardate quanto egli differente luno da laltro, e quanto penoso lamore
sensitivo, e quanto dilettevole lamore divino! La differenzia questa: che colui che posto laffetto
suo nel mondo ama e cerca tutte quelle cose nelle quali si possa dilettare sensitivamente. Egli cerca gli
onori, stati e ricchezze del mondo; dove il vero servo di Dio che n levato lamore, trattone laffetto
e l cuor suo, e postolo solamente nel suo Creatore gli fugge come veleno, reputandosi a gloria
dessere privato de suoi stati, ricchezze, diletti e piaceri, e di ricevere grandi persecuzioni e rimproverii
dal mondo e da suoi seguaci: ogni cosa porta con vera e santa pazienzia, perch gli conculcati co
piedi dellaffetto suo. fatto signore del mondo perch pienamente l lassato, non a mezzo, ma in
tutto; e se non el lassa attualemente, almeno col santo e vero desiderio, apprezzando il mondo per
quello che vale, e non pi, e spregiando la propria fragilit, tenendola per serva, e la ragione per donna
; dove lamatore di s medesimo si fa Dio di s e del mondo co suoi piaceri: cio, che quello tempo
che egli debbe spendere in servizio del suo Creatore, egli lo spende in cose vane e transitorie, e nel
corpo suo fragile che oggi e domane non , perch cibo di vermini e cibo di morte, ed uno sacco
pieno di sterco. Egli ama la superbia, e Dio lumilit; egli impaziente, e Dio ama la pazienzia; egli
el cuore stretto che non vi cape Dio n l prossimo per amore , ed egli largo e liberale.
E per i servi di Dio, seguitatori della divina carit, che in verit amano la dottrina di Cristo
crocifisso, si dispongono a dare la vita per onore di Dio e in salute del prossimo; dove el misero uomo
servo del mondo il rode co denti della invidia e de lodio: con ira e dispiacere divora le carni sue, con
appetito di vendetta lonore e lo stato suo, increscendogli del suo bene. Egli si diletta nel loto della
immundizia; e l servo di Dio ne lodore della continenzia, eziandio essendo nello stato legittimo del
matrimonio, singegna di conservare, per amore della virt, sentendo lodore della continenzia. In tutte
quante le cose troviamo che luno contrario allaltro; e per non possono stare insieme, ma luno
caccia laltro. Unde vediamo che quando luomo si vlle a cognoscere la miseria sua, e la poca
fermezza constanzia e stabilit del mondo, subito lodia, e con lodio caccia lamore. E perch senza
amore non pu vivere, subitamente ama quello che col lume de lintelletto veduto e cognosciuto
nellaffetto della divina carit, trovando in s la grande bont di Dio, e la fermezza e stabilit che riceve
da lui, vedendosi ricreato a grazia nel sangue de lumile e immaculato Agnello: el quale per amore
lavata col proprio sangue la faccia dellanima sua. Vedendosi tanto amare, non pu fare che non ami. E
per ci molto neccessario el lume per cognoscere lamore che Dio ci , e le grazie e doni che
riceviamo continuamente da lui.
Questo amore fa luomo grato e cognoscente verso Dio e verso il prossimo suo, s come lamore
proprio fa luomo ingrato e scognoscente, ch quasi retribuisce al suo proprio sapere e virt quello che
egli . Chi mostra che cos sia? la ingratitudine sua. E la ingratitudine chi mostra? le colpe che tutto d
egli commette; s come la gratitudine dimostra che lanima retribuisce solo a Dio ci che eccetto il
peccato, che non , e la virt dimostra la gratitudine. Bene adunque vero che in ogni cosa sono
differenti. Dico che il servo del mondo, amatore di s, porta grandissime e intollerabili fadighe, perch,
come dice santo Agustino: Signore tu i permesso che luomo che disordinatamente ama, sia
incomportabile a s medesimo. Questi porta la croce del dimonio, per che, se egli acquista i diletti,
egli gli acquista con pena; se egli gli , gli tiene con fadiga, per timore di non perdergli; e se gli perde,
egli n crociato con grandissima impazienzia; e se non gli pu avere, pena , perch gli vorrebbe.
Tanto cieco che perde la libert sua, facendosi servo e schiavo del peccato, e del mondo con le sue
delizie, e della propria fragilit.
Queste sono pene generali, ma quante sono le particolari? Tutto d il vediamo, le fadighe che
portano gli uomini in servizio del dimonio. Oim, per acquistare linferno essi non curano la morte
corporale, n rifiutano veruna fadiga; e io (misera me!), per Dio, e per acquistare virt, non sostenni
mai una piccola cosa. Lombra mia m fatto paura. Veramente io confesso che i figliuoli della tenebre
fanno vergogna e confusione a figliuoli della luce, perch vanno con pi sollicitudine e con pi
essercizio e con maggiore fadiga allo nferno, che i figliuoli della luce a vita eterna. Si che la fadiga
grande, e lamaritudine assai, che d questo perverso e miserabile amore.
Ma il vero e perfettissimo amore di tanto diletto, dolcezza e suavit, che niuna amaritudine gli
pu tllere la dolcezza sua; n la tribolazione il pu conturbare, ma molto maggiormente fortifica la
mente, perch laccosta pi al suo Creatore; e in lui gusta la dolcezza della sua carit, tenendo con fede
viva che ci che Dio gli d e permette, il fa per suo bene e per sua santificazione. Chi gliel mostrato?
Il sangue di Cristo, nel quale vide col lume della fede che se egli avesse voluto altro che il nostro bene,
non ci avarebbe dato s fatto ricompratore quanto il Verbo del suo Figliuolo; e il Figliuolo non
avrebbe data la vita la quale diede con tanto fuoco damore, fabricando le nostre iniquit sopra al corpo
suo. Egli riempie lanima di fortezza e di lunga perseveranzia, non voltando mai il capo adietro a
mirare larato (Lc 9, 62); egli non si scandalizza n in s n nel prossimo suo, ma con benivolenzia e
carit fraterna porta e sopporta i suoi difetti. Non pena per privazione di stato; n, se egli l, il
possiede con pena; e se egli non l, nol cerca, n fadiga per non averlo, perch laffetto suo
ordinato e dirizzato secondo la volunt di Dio, nella quale annegata e uccisa la volunt sua propria, la
quale volunt d pena e fadiga mentre che viva. Questo amore taglia la persona dal mondo, e uniscelo
in Dio per affetto damore; ordina la memoria a ritenere i benefizii suoi; allumina locchio de
lintelletto a cognoscere la verit nella dottrina di Cristo crocifisso; e dirizza laffetto ad amarla con
tutto il cuore e con ansietato e grande desiderio. Ordina ancora gli stormenti del corpo, cio che tutti i
suoi essercizii corporali e spirituali sono drizzati e ordinati ne lonore di Dio e in amore della virt.
Allora si truova in verit avere risposto a Dio, che l invitato alle nozze di vita eterna dal
principio della sua creazione infino allultimo, e, come grata, s messo il vestimento nuziale
dellaffetto della carit.
Perch? perch si spogli de lamore sensitivo, odiandolo; e am Dio e s damore ragionevole: e
per si trov vestita di carit, ch in altro modo non poteva n sarebbe giunta al termine suo.
Considerando io che non ci altra via, dissi che io desiderava di vedervi fondato in vero e perfettissimo
amore; e cos voglio che facciate questo punto del tempo che Dio v serbato: che ora di nuovo
cominciate a spogliarvi di voi e vestirvi di Cristo crocifisso (Ef 4, 22 24; Rm 12, 14). Lassate oggimai
i morti sepellire a morti (Mt 8, 22); e voi seguitate lui con ogni verit. Lassate oggimai gli affanni del
mondo, e rimanga la fadiga in cui ella debbe essere; e voi furate il tempo ne santi essercizii con le vere
e reali virt. E non dite quando io mi sar un poco ricolto io il far: non da fare cos, per che l
tempo non vaspetta; adunque non aspettate voi lui. Amate, amate; ch ineffabilemente sete amato.
Altro non vi dico.
Confortate e benedicete tutta la famiglia. E voi pigliate diletto e spasso co servi di Dio, avendo la
loro conversazione. Confessatevi molto spesso (bene che io credo che non bisogni dire); e la
comunione ricevete per tutte le pasque solenni, acci che pi perfettamente potiate acquistare questo
dolce vestimento.
E studiate che la famiglia sallevi col timore di Dio.
Permanete etc. Ges etc.

LETTERA 97
A monna Pavola da Siena e a le sue discepole, quando stava a Fiesole.
Al nome di Ges Cristo crocifisso. Amen.
A voi, dilettissima e carissima figliuola e suoro in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de
servi di Ges Cristo, confortovi e benedico nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio. Con desiderio io
desiderato di vedervi unite ne la sua ardentissima carit, la quale carit e amore fa diventare lanima
una cosa con Dio.
O carit piena di letizia e di galdio e dogni soavit, in tanto che ogni cosa tempestosa vi diventa
pacifica e tranquilla! O madre carissima de la dolce carit, che parturisci tutti e figliuoli de le virt!
Sapete, dilettissima mia suoro, che neuna virt viva senza la carit. Cos disse quello dolce inamorato
di Pavolo, vasello di dilectione: Se io avessi lingua angelica, e dessi ogni cosa a povari, non avendo
carit nulla mi vale (1Cor 13, 1 3). E veramente cos, ch lanima che non in carit non pu fare
cosa che sia piacevole a Dio; anco parturisce e figliuoli morti de le virt. Perch sono morte? perch
non v Dio che lo d vita, cio la carit: chi sta in carit sta in Dio, e Dio in lui (1Gv 4, 16).
Ma la sposa di Cristo ch vulnerata di questa saetta de la carit non resta mai dadoperare; come
la ferita fresca che sempre batte, molto maggioremente el cuore nostro, ch ogni d di nuovo gli sono
gittate nuove, cio saette dardentissima carit: ch non passa mai tempo che la bont di Dio non gitti
carboni accesi sopra del capo nostro (Rm 12, 20; Pr25, 22). Se noi ci volliamo verso lessare che la
bont di Dio dato a noi, non ci cre se non per pura carit perch noi godessimo el bene el quale
aveva in s medesimo e darci vita etterna. E per dice santo Pavolo che Dio non vuole altro che la
nostra santificazione: e ci che d, d a questo fine, acci che siamo santificati in lui.
O somma ed etterna verit, bene el desti a divedere, ch avendo noi perduta la grazia, non
potavamo participare questo bene; vedendo Dio che questa sua volont non si poteva adempire per lo
peccato, costretto dallamore pazzo che aveva in noi mand lunigenito suo Figliuolo a fabricare le
nostre iniquit sopra el corpo suo. Subito che questo Verbo fu innestato ne la carne nostra nel ventre di
Maria, subbito el giudic allobrobriosa morte de la croce, posto nel campo di questa vita a combattare
per la sposa sua, per trarla de le mani del dimonio che la possedeva come adultera. Venne questo dolce
cavaliere, come dice santo Bernardo, e salse a cavallo in sul legno de la santissima croce, missesi
lelmo la corona de le spine bene fondata , e chiovi ne le mani e ne piei, la lancia nel costato (Gv
19, 34), per manifestarci el segreto del cuore. Oim, amore amore! Parti che sia bene armato questo
nostro dolce Salvatore? Confortianci, ch venta la battaglia per noi. Cos disse a li discepoli suoi:
Rallegratevi, per che io sconfitto el principe del mondo (Gv 16, 33). E santo Agustino dice che
co la mano confitta e chiavellata sconfitte le dimonia. Adunque non voglio che neuno timore caggia
in voi, dilettissime mie figliuole, n per dimonio visibile n invisibile; se vi desse le molte battaglie e
illusioni, o paura di non potere perseverare nelloperazioni cominciate, confortatevi dicendo: Per
Cristo crocifisso ogni cosa potr, per che per me sconfitte le dimonia.
O dolcissimo amore Ges, tu i giocato con la morte in su la croce a le braccia: la morte vinse la
vita, e la vita vense la morte; cio che per la morte del corpo suo distrusse la morte nostra, e per la
nostra morte distrusse la vita del corpo suo. O inestimabile dilezione di carit, che tutto questo ci
manifesta lamore e la volont e il fine per lo quale ci creasti: solo per darci vita etterna. O amore
dolce, qual cuore adunque si difendar che non sacenda a tanto fuoco damore? ch Dio ci donato
lunigenito suo Figliuolo; e il Figliuolo ci donata la vita con tanto desiderio che non pare che l possa
esprimere quando dice: Con desiderio io desiderato di fare la Pasqua con voi inanzi chio muoia
(Lc 22, 15). O dolcissimo amore, dicevi tu de la Pasqua del mangiare con loro? no, ma dicevi de la
Pasqua di fare sagrificio del corpo tuo al Padre tuo per noi. O amore, con quanta carit e con quanta
letizia dicesti quella parola di fare di te sacrifizio, perch ti vedevi presso al termine! Tu facesti come
colui che avuto grandissimo desiderio di fare una grandissima operazione, che quando se la vede
presso a fare, galdio e letizia; e con questa letizia corre questo inamorato allobrobrio de la santissima
croce.
Adunque io vi prego, dilettissima suoro, e voi figliuole, che di questo noi ci dilettiamo, cio di
portare gli obrobrii suoi. Ponete ponete la bocca al costato del Figliuolo di Dio, per che una bocca
che gitta fuoco di carit, cio sangue per lavare le vostre iniquit. Dicovi che lanima che vi si riposa, e
raguarda con locchio dello intendimento el cuore consumato e aperto per amore; ella riceve in s tanta
conformit con lui, vedendosi tanto amare, che non pu fare che non ami: e allora diventa lanima
ordenata, ch ci che ama, ama per Dio, e neuna cosa ama fuore di lui; e cos diventa un altro lui per
desiderio, per che non si truova altra volont che quella di Dio. Non siate adunque negligenti, ma
sempre corrite, rompendo sempre le vostre volont.
Permanete, figliuole mie, ne la santa dilezione di Dio. Fate che adempiate el mio desiderio che io
vi veggia una cosa, unite e transformate in lui. Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo.
Molto confortate monna Bartolomea e tutte laltre: che non si volla adietro a mirare larato (Lc 9,
62), ma sempre perseveri nel santo proponimento, ch senza la perseveranzia non potreste ricevare la
corona.
Laudato sia Ges Cristo.

LETTERA 98
A frate Tomaso dalla Fonte de lOrdine de Predicatori in Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spogliato di voi pienamente, acci che
perfettamente vi troviate vestito di Cristo crocifisso.
E pensate, padre mio dolce, che tanto ci manca di lui quanto ci reserbiamo di noi. Quanto
doviamo dunque diradicare da noi ogni propria volont, e uccidarla e anegarla, poich ella cagione di
privarci di tanto ricco vestimento, el quale illumina lanima, infiammala e fortificala! Illuminandola
della verit etterna, le mostra che ci che ci adiviene in questa vita per nostra santificazione, e per
farci venire a virt, infiammandola di disiderio affocato di fare grandi fatti per Dio, e di dare la vita per
onore di Dio e salute dellanime; e fortificala, per che non lume n fuoco senza fortezza. Perch il
lume e lamore portano ogni grande peso: la guerra l pace, e la tempesta ell bonaccia; e tanto le
pesa la mano dritta quanto la manca, tanto lavversit quanto la prosperit, perch da una medesima
fonte vede procedare luna e laltra, e per uno medesimo fine.
Oh quanto virilmente navica quella anima che s bene si spogli, unde fu rivestita! Ella non pu
volere n disiderare se non la gloria e loda del nome di Dio, la quale cerca nella salute dellanime: di
queste si fa uno suo cibo; e non el vuole mangiare altrove che in su la mensa della croce cio con
pena, scherni e rimproverio quanti a Dio piace di concedarle : tanto gode quanto si vede portare senza
colpa. A questo alto stato non si pu venire col peso del vestimento nostro, e per vi dissi che io
desideravo di vedervi spogliato di voi pienamente; e cos vi prego che vingegniate di fare per lamore
di Cristo crocifisso. Non dico pi qui.
Avemmo a d xiij di giugno la vostra lettera etc.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 99
A Neri di Landoccio, essendo ad Asciano.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo mio in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava
de servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di
vedervi unito e trasformato e conformato in Cristo Ges.
La quale cosa, figliuolo mio dolcissimo, lanima non pu fare cio dessare conformata con
Cristo perfettamente se al tutto non si stacca da la conformazione del secolo; per che l mondo
contrario a Dio, e Dio contrario al mondo: non nno veruna conformit insieme. E veramente cos ,
ch noi vediamo che Dio e Uomo elesse perfetta povert, ingiurie e strazii e scherni e villania, fame e
sete; spregi gloria e onore umano: sempre cerc la gloria del Padre e la salute nostra, sempre
perseverando con vera e perfetta pazienzia; non era in lui superbia, ma perfetta umilit. O inestimabile
diletta carit, ben se contrario al secolo! El secolo cerca gloria e onori e delizie, superbia, impazienzia,
avarizia, odio, rancore, amore propio di s medesimo, con tanta strettezza di cuore che non vi cape el
prossimo per Dio. O quanto singannano li stolti uomini che sono conformati con questo malvagio
secolo, che volendo onori sono vitoperati; volendo ricchezza sono povari, perch non cercano la vera
ricchezza; volendo letizia e delizie nno tristizia e amaritudine, perch sono privati di Dio che somma
letizia. Non vogliono n morte n amaritudine, e caggiono ne la morte e nellamaritudine; vogliono
fermezza e stabilit, e dilongansi da la pietra viva. Or vedi, carissimo figliuolo, quanta differenzia egli
da Cristo al secolo.
E per e veri servi di Dio, vedendo che l mondo non veruna conformit con Cristo, si
studiavano, con ogni sollecitudine, di non avere neuna conformit col mondo; anco si levano con odio e
dispiacimento, e diventano amatori di ci che Dio ama, odiatori di ci che Dio odia; non nno altro
desiderio se non di conformarsi con Cristo crocifisso, seguitando sempre le vestigie sue, affocati e
innamorati de le vere virt.
Quello che essi vegono che Cristo elesse per s, vogliono per loro, e per contrario ricevono: ch,
eleggendo povert e vilt, sono sempre onorati; eglino nno pace e diletto e letizia, galdio e ogni
consolazione, privati dogni tristizia. E non mi maraviglio, per che sono conformati e transformati con
la somma etterna verit e bont di Dio, due si contiene ogni bene, due sadempiono e veri e santi
desiderii.
Adunque bene da seguitarlo e al tutto levarsi via, tagliarvi da questa tenebrosa vita: el coltello
dellodio e dispiacimento di voi, e lamore puro di Dio ve ne tagliar. Dicovi, figliuolo mio carissimo,
che questo coltello e dispiacimento non potreste avere senza la continua memoria di Dio, singularmente
dellabondanzia del sangue del Figliuolo di Dio che ce n fatto bagno, svenando e uprendo s
medesimo, con tanto fuoco e ardentissimo amore, in sul legno de la santa croce. Or qui acquistarete
questo coltello dellodio, per che per lodio e dispiacimento del peccato morto. Lamore el tiene
legato: come dicono e santi, n chiovi n croce era sofficiente a tenerlo, se non fusse el legame de la
divina carit. Or qui voglio che raguardi e si riposi sempre locchio dello intendimento vostro; ine
trovarete e inamorarete de le virt vere: trovarete una perseveranzia che n dimonia n creature vi potr
separare da esse virt, con volont di soggiogarvi e sottomettarvi ad ogni creatura per Dio, con vera e
perfetta umilit. Verrvi in tedio e abominazione el mondo e ogni sua operazione, ne la memoria di
questo sangue; diventarete gustatore e mangiatore dellanime, el quale cibo de servi di Dio; e di
questo vi prego e consiglio che sempre vi dilettiate di mangiare. Perch vi paia essare difettuoso, non
lassate perci, ch Dio raguarda pi a la buona volont che a difetti nostri. Anco vi dico che ne la
carit del prossimo, fatta per Dio, quello fuoco che purifica lanima.
E acci che sia bene purificata, aitate a frate Bartalomeo quanto potete, mentre che vi sta, a trarli
de le mani de le dimonia. Se io potessi venirvi aitare, verrei volentieri; non pare che sia stata volont di
Dio.
Per ora ci poco tempo, faremo quello che Dio ci far fare. Sappiate, fratello, chio non fatto
visibile, ma io fatto e far invisibilemente.
Dimandastemi chio vi ricevesse per figliuolo: io, poniamo che indegna misera miserabile sia, gi
v ricevuto e ricevo con affettuoso amore; e sempre mobligo e obligar dinanzi da Dio dintrare in
ricolta per voi, dogni vostra inequit commessa o che commetteste. Ma pregovi che adempiate el mio
desiderio, cio che vi conformiate con Cristo crocifisso, levandovi pienamente da la conversazione del
secolo, s come detto di sopra; in altro modo non potremmo avere la conformit di Cristo. Vestitevi
vestitevi di Cristo crocifisso, ch egli quello vestimento nuziale che vi dar qui la grazia, e poi vi
porr a la mensa de la vita durabile, a mangiare co veri gustatori. Non dico pi.
Permanete ne la santa dilezione di Dio. Benedicete e confortate frate Bartalomeo e frate Simone
in Cristo Ges.

LETTERA 100
A frate Ramondo da Capova dellordine de Predicatori.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi portatore de pesi delle creature per affetto e
desiderio de lonore di Dio e della salute loro , e pastore vero che con sollicitudine governiate le
pecorelle che vi sono o fussero messe tra le mani, a ci che el lupo infernale non ne le portasse; per
che se ci commetteste negligenzia, vi sarebbe poi richiesto.
Ora tempo da mostrare chi fame o no, e chi si sente de morti che noi vediamo giacere privati
della vita della grazia. Sollicitate virilmente, e con vero cognoscimento, e con umili e continue orazioni
infine alla morte. Sapete che questa la via a volere cognoscere, ed essere sposo della verit etterna; e
neuna altra ce n. E guardate che voi non schifiate fadighe; ma con allegrezza le ricevete, facendove
lo a rincontra per santo desiderio, dicendo: Voi siate le molto bene venute; e dicendo: Quanta
grazia mi fa el mio Creatore, che elli mi facci sostenere e patire per gloria e loda del nome suo!.
Facendo cos, lamaritudine vi sar dolcezza e refrigerio, offerendo lagrime, con dolci sospiri per
ansietato desiderio, per le miserabili pecorelle che stanno nelle mani delle demonia: allora e sospiri vi
saranno cibo, e le lagrime beveraggio ( Sal 41, 3; 79, 6). Non terminate la vita vostra in altro,
dilettandovi e riposandovi in croce con Cristo crocifisso: facendo cos, sarete figliuolo dolce di Maria, e
sposo della verit etterna.
Altro non dico.
Date la vita per Cristo crocifisso, e annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso; mangiate el cibo
dellanime in su la croce con Cristo crocifisso; affogatevi e annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 101
A missere Iacomo cardinale degli Orsini.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.
A voi, dilettissimo e carissimo padre in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legato nel legame della
divina ardentissima carit, la quale carit mosse Dio a trare noi di s medesimo, cio della sua infinita
sapienzia, perch godessimo e participassimo el sommo bene suo.
Elli quello legame che, poi che luomo perd la grazia per lo peccato commesso, un e leg Dio
ne la natura umana; e fatto uno innesto in noi: la vita s innestata nella morte, s che noi, morti,
aviamo avuta la vita per lunione sua, poi che Dio fu innestato ne luomo, s che Dio e Uomo corso
come inamorato allobrobiosa morte de la croce. In su questo arbolo si volse innestare questo Verbo
incarnato, e non l tenuto n chiovi n croce, ma lamore: per che non erano sofficienti a tenere Dio e
Uomo.
Elli quello maestro salito in catreda a insegnarci la dottrina de la verit, che lanima che la
seguita non pu cadere in tenebre. Elli la via unde andiamo a questa scuola, cio seguitare
loperazioni sue. Cos disse elli: Io so via, verit e vita (Gv 14, 6), e cos veramente, padre, ch
colui che seguita questo Verbo, per ingiurie, per strazii e scherni, con obrobii pena e tormenti, con la
vera e santa povert, umile e mansueto a sostenere ogni ingiuria e pena con vera e buona pazienzia,
imparando da questo maestro che n via per che elli l fatta e tenuta, osservata in s medesimo ,
rende ad ognuno bene per male, e questa la dottrina sua.
Bene vedete con quanta pazienzia elli portate e porta le nostre iniquitadi, che pare che faccia
vista di non vedere: bene che, quando verr el punto e l termine de la morte, allora mostrar che elli
abbi veduto, per che ogni colpa sar punita e ogni bene sar remunerato. Odi grande pazienzia, che
non raguarda lingiurie che gli sono fatte! In su la croce ode el grido de giuderi, che da luno lato
gridano: Crucifigge! (Mt 27, 23; Mc 15, 13 14; Lc 23, 21), e dallaltro che elli discenda de la croce
(Mt 27, 40 42; Mc 15, 30 32); ed elli grida: Padre, perdona! (Lc 23, 34), e non si muove punto
perch dicano che elli scenda, ma persevera infine allultimo; e con grande letizia e grido (Lc 23, 46)
disse: (Consumatum est)(Gv 19, 30).
Poniamo che ella paresse parola di tristizia, ella era di letizia a quella anima, consumata arsa nel
fuoco de la divina carit, del Verbo incarnato del Figliuolo di Dio. Quasi voglia dire el dolce Ges: Io
consumato e adempito ci che scritto di me; consumato el desiderio penoso che io avevo di
ricomprare lumana generazione: godo ed essulto, ch io consumata questa pena, s che adempita
lobedienzia posta dal Padre mio, de la quale avevo tanto desiderio di compire. O maestro dolce, bene
ci i insegnata la via e la dottrina, bene dicesti verit che tu eri via verit e vita, per che colui che
seguita la via e la dottrina tua, elli non pu avere in s morte, ma riceve in s vita durabile: che non
dimonio n creatura n ingiuria ricevuta che gli l possa tllare, se elli non vuole.
Vergognisi vergognisi lumana superbia delluomo, piacimento e amore proprio di s medesimo,
di vedere tanta bont di Dio abbondare in lui, tante grazie e benefizii ricevare per grazia e non per
debito. Non pare che lo stolto uomo senta n vegga tanto caldo e calore damore, ch, se fussimo di
pietra, doveremmo gi essere scoppiati. Oim oim, disaventurata a me, non ci so vedere altra cagione
se non che locchio del cognoscimento non si vlle a raguardare in suso larbolo de la croce, dove si
manifesta tanto caldo damore, dolce e soave dottrina, piena di frutti che danno vita; dove larghezza,
in tanto che uperto e stracciato el corpo suo: per larghezza svenato s medesimo, e fattoci bagno e
battesmo del sangue suo, el quale battesmo ogni d potiamo e doviamo usare con grande amore e
continua memoria. Ch, s come nel battesmo dellacqua si purifica del peccato originale e dlle la
grazia , cos nel sangue lavaremo le nostre iniquitadi e impazienzia; morrvi ogni ingiuria, e non la
terr a mente n vorr vendicarla, ma ricevaremo la plenitudine de la grazia, la quale grazia el menar
per la via dritta detta.
Dico che, vedendo, lanima non si pu tenere che al tutto none anieghi e uccida la sua perversa
volont sensitiva, che sempre ribella a s e al suo Creatore; ma, come inamorato de lonore di Dio e de
la salute de la creatura, non raguardar s: far come luomo che ama, che il cuore e laffetto suo non
sarebbe trovato in s, ma in quello che elli posto lamore suo. Ed di tanta virt lamore, che di colui
che ama e de la cosa amata s fa uno cuore e uno affetto; e quello che ama luno, ama laltro: se vi fusse
altra divisione damore, non sarebbe perfetto. E spesse volte veduto che quello amore che avaremo ad
alcuna cosa o per nostra utilit o per alcuno diletto che noi trovassimo o piacere non si cura, per
venire ad effetto, n di villania n dingiuria n di pena che ne sostenga; non raguarda alla fadiga, ma
raguarda solo dadempire la sua volont de la cosa che elli ama.
O padre carissimo, non ci lassiamo fare vergogna a figliuoli de la tenebre: grande confusione
a figliuoli de la luce, cio a servi di Dio che sono eletti e tratti del mondo, e singularmente a fiori e
colonne che sono posti nel giardino della santa Chiesa. Voi dovete essere fiore odorifero e non
puzzolente, vestito di bianchezza di purit, con odore di pazienzia e con ardentissima carit, largo e
liberale e none stretto, imparando da la prima verit, che per larghezza di la vita. Or questo quello
odore che dovete gittare alla sposa dolce di Cristo, che si riposa in questo giardino. O quanto si diletta
questa dolce sposa in queste dolci e reali virt! Costui l figliuolo legittimo, e per ella el pasce e
notrica al petto suo dandoli el latte de la divina grazia, la quale atta e sufficiente a darci la vita
delletterna visione di Dio. Cos disse Cristo a Pavoloccio: Bastiti, Pavolo, la grazia mia (2Cor 12,
9).
Dico che sete colonna posto a guardare el luogo di questa sposa; non dovete essere debile ma
forte, ch la cosa debile, ogni piccolo vento che venisse, o per tribolazioni, o per ingiuria che ci fusse
fatta, o per troppa abondanzia di prosperit e delizie o grandezze del mondo, luno vento e laltro la
farebbe cadere. Io voglio dunque che siate forte, poi che Dio v fatta colonna nella Chiesa sua. cci
modo da fortificare la nostra debilezza? s bene, con lamore; ma non sarebbe ogni amore atto a
fortificarci: non sarebbe lo stato n ricchezza, n le superbie nostre, n ira n odio contra coloro che ci
fanno ingiuria, n essere amatore di veruna cosa creata fuore di Dio. Questo cos fatto amore, non tanto
che elli ci dia forza, ma elli ci tolle quella che noi abbiamo; e tanto misero miserabile che conduce
luomo a la pi perversa servitudine che possa avere: fallo servo e schiavo di quella cosa che non , e
tollesi la dignit e la grandezza sua; ed cosa ragionevole che ne sostenga pena, per che esso
medesimo s privato di Dio.
Adunque non da fare altro, se non di ponare laffetto e l desiderio suo e lamore in cosa pi
forte di noi, cio in Dio, dunde noi aviamo ogni fortezza. Elli lo Dio nostro, che ci am senza essere
amato; subbito che lanima trovato e gustato s dolce amore, forte sopra ogni forte, ad altro non si pu
acostare n desiderare se non lui: fuore di lui non cerca n vuole cavelle. Costui allora forte, perch
s appoggiato e legato in cosa ferma e stabile, che mai non si muta per veruna cosa chavenga; sempre
seguita le vestigie e i modi di colui che elli ama, per che elli fatto uno cuore e una volont con lui.
Vede che sommamente Cristo si dilett dogni pena e vilt: poniamo che fusse Figliuolo di Dio, non di
meno, come Agnello umile mansueto e dispetto, convers con gli uomini. (Per si dilettano i servi suoi
di questa via; odiano e dispiace lo e fugono tutto el contrario: costoro sono fatti una cosa con lui,
amano quello che Dio ama e odiano quello che Dio odia; ricevono tanta fortezza che veruna cosa lo
pu nuociare. Fanno costoro come veri cavalieri, che non veggono mai apparire tanta tempesta che se
ne curino.) Non teme, perch non si confida in s, ma tutta la speranza e fede sua posta in Dio cui elli
ama, perch vede che forte, e vuole e puollo sovenire. Allora dice con grande umilit con santo
Paulo: Per Cristo crucifisso ogni cosa potr, che in me, che mi conforta (Fil 4, 13).
Or non pi dormire, padre: poi che sete colonna debile per voi, inestatevi in su larbolo de la
croce, legatevi per affetto e per smisurata ineffabile carit nellAgnello svenato, che da ogni parte del
corpo suo versa sangue. Rompinsi questi cuori: non pi durizia, non pi negligenzia, che l tempo non
dorme, ma sollicitamente fa el corso suo. Facciamo mansione insieme con lui per amore e santo
desiderio; non ci bisogna poi pi temere. Questo quel santo e dolce remedio, che la creatura cognosca
s medesimo none essere, che sempre si vede fare quella cosa che non , cio el peccato: ogni altra
cosa da Dio. E come cognosciuto s, ed elli cognosce la bont di Dio in s: cognoscendolo, lui ama
e s odia, non s in quanto creatura, ma in quanto si vede ribello al suo Creatore. Andando con questo
santo e vero cognoscimento, non erra la via, ma va virilmente, per che elli unito e transformato in
colui che via verit e vita, e llo s fortificato che n dimonio n creatura gli pu tllare la sua
fortezza, s s fatto una cosa con lui. Or questo el mio desiderio, di vedervi legato in questo dolce e
forte legame.
A questo me navedr ed uno de principali segni che noi abbiamo, che ci manifesti dessere
legati e discepoli di Cristo , se noi rendiamo bene per male; altrimenti saremmo in istato di
dannazione. Molto spiacevole a Dio dogni creatura, ma spezialmente ne vostri pari, che sete posti
per specchio nella santa Chiesa, dove i secolari si specchiano. Bene dovaremmo raguardare che elli
maggiore la ingiuria che noi facciamo per li nostri peccati a Dio che infinito, che la ingiuria che c
fatta per la creatura che finita, e nondimeno vogliamo che elli ci perdoni e faccia pace con essonoi, e
vorremmo che facesse vista di non vedere loffese nostre. Cos doviamo fare noi verso i nemici nostri,
e cos vi prego e constringo da parte di Cristo crucifisso che facciate, per onore di Dio e salute vostra.
Non dico pi. Perdonate alla mia ignoranzia, ch per labbondanzia del cuore la lingua favella troppo
(Mt 12, 34; Lc 6, 45).
Pregovi, per quello amore ineffabile, che voi mi siate uno campione nella santa Chiesa, cercando
sempre de lonore di Dio ed essaltazione sua, e non di voi medesimo, s come mangiatore e gustatore
dellanime.
Studiatevi di fare ci che potete, pregando il padre santo che tosto ne venga e non tardi pi.
Confortatelo a ratto levare el gonfalone de la santissima croce e andare sopra glinfedeli, a ci che la
guerra che tra cristiani vada sopra di loro; e non temete per veruna cosa che vedeste apparire, ch
laiuto divino presso da noi.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 102
A frate Ramondo da Capova dellordine de Predicatori.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi sposo vero de la verit e seguitatore e amatore
dessa verit.
Ma non veggo el modo che potiamo gustare e abitare con questa verit, se noi non cognosciamo
noi medesimi, per che nel cognoscimento di noi, in verit, cognosciamo noi non essere, ma troviamo
lessere nostro da Dio, vedendo che elli ci creati alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26). E nel
cognoscimento di noi troviamo ancora la recreazione che Dio ci fece, recreandoci a grazia nel sangue
dellunigenito suo Figliuolo; el quale sangue ci manifesta la verit di Dio padre. La verit sua fu questa:
che elli ci cre per gloria e loda del nome suo, e perch noi participassimo letterna bellezza sua, perch
fussimo santificati in lui. Chi cel dimostra, che questo sia la verit? El sangue dello immaculato
Agnello. Dove troviamo questo sangue? Nel cognoscimento di noi.
Noi fummo quella terra dove fu fitto el gonfalone della croce; noi stemmo come vasello a
ricevere el sangue dellAgnello, che corriva gi per la croce. Perch fummo noi quella terra? Perch
terra non era sufficiente a tenere ritta la croce; anco, averebbe la terra refiutata tanta ingiustizia; n
chiovo era sufficiente a tenerlo confitto e chiavellato, se lamore ineffabile che elli aveva alla salute
nostra non lavesse tenuto. S che laffocata carit verso lonore del Padre e salute nostra el tenne:
adunque fummo noi quella terra che tenemmo ritta la croce, e siamo el vaso che ricevemmo el sangue.
Chi cognosciar e sar sposo di questa verit, trovar nel sangue la grazia, la ricchezza e la vita
della grazia; e trovar ricoperta la nudit sua; e vestito del vestimento nuziale del fuoco de la carit
intriso e impastato sangue e fuoco, el quale per amore fu sparto e unito con la Deit , nel sangue si
pasciar e notricar di misericordia. Nel sangue dissolve la tenebre e gusta la luce, per che nel sangue
perde la nuvila dellamore proprio sensitivo, e il timore servile che d pena; e riceve timore santo e
sicurt nel divino amore, el quale trovato nel sangue.
Ma chi non sar trovato amatore della verit, non la cognosciar nel cognoscimento di s e del
sangue.
Che elli vada schiettamente e senza frasche o novelle o timore servile , e senza el lume della
fede viva, non solamente in parole, ma che basti dogni tempo cio nellaversit come nella
prosperit, e nel tempo della persecuzione come della consolazione; e per neuna cosa diminuisca la
fede e l lume suo, per che la verit fatto cognoscere nella verit, e non tanto per gusto, ma per
pruova , dico che se questo lume e questa verit non sar trovata nellanima, non sar per che non
sia vasello che abbi ricevuto el sangue, ma per suo giudicio e sua confusione in tenebre e dinudato del
vestimento della grazia ricevar giustizia: non per difetto del sangue, ma perch esso spregi el
sangue e, come acecato dal proprio amore, non vidde n cognobbe la verit nel sangue, onde l
ricevuto in ruina; e con grande amaritudine privato dellallegrezza del sangue, e della dolcezza e del
frutto del sangue, perch esso non cognobbe s n il sangue in s, e per non fu sposo fedele della
verit.
Adunque v bisogno di cognoscere la verit, a volere essere sposo della verit. Dove? Nella casa
del cognoscimento di voi medesimo, cognoscendo lessere vostro avere da Dio per grazia, e non per
debito; e in voi cognoscere la recreazione che v data, cio dessere recreato a grazia nel sangue
dellAgnello, e ine bagnarvi, e annegare e uccidere la propria volont. In altro modo non sareste sposo
fedele della verit, ma infedele. E per dissi che io desideravo di vedervi sposo vero della verit.
Annegatevi dunque nel sangue di Cristo crocifisso, e bagnatevi nel sangue, e inebbriatevi del
sangue, e saziatevi di sangue, e vestitevi di sangue.
E se fuste fatto infedele, ribattezzatevi nel sangue; se el dimonio vavesse offuscato locchio de
lintelletto, lavatevi locchio col sangue; se fuste caduto nella ingratitudine de doni non cognosciuti,
siate grato nel sangue; se fuste pastore vile, senza la verga della giustizia condita con prudenzia e
misericordia, traetela del sangue; e con locchio dellintelletto vederla dentro nel sangue, e con la mano
dellamore pigliarla, e con ansietato desiderio stregnarla; e nel caldo del sangue dissolvere la tepidezza;
e nel lume del sangue caggia la tenebre: a ci che siate sposo della verit e pastore vero e governatore
delle pecorelle che vi sono messe tra le mani, e amatore de la cella dellanima e del corpo, quanto v
possibile nello stato vostro. Se starete nel sangue, el farete; e se no, no. E per vi prego, per amore di
Cristo crocifisso, che voi el facciate. E spogliatevi dogni creatura, e io sia la primaia; e vestitevi per
affetto damore di Dio, e dogni creatura per Dio: cio damarne assai, e conversarne pochi, se non in
quanto si vede adoperare la salute dellanime.
E cos far io, quanto Dio mi dar la grazia; e di nuovo mi voglio vestire di sangue, e spogliarmi
ogni vestimento che io avesse avuto per infine a qui. Voglio sangue; e nel sangue satisfo e satisfar
allanima mia. Ero ingannata quando la cercavo nelle creature, s che io voglio nel tempo della
solitudine acompagnarmi nel sangue; e cos trovar el sangue e le creature; e ber laffetto e lamore
loro nel sangue.
E cos nel tempo della guerra gustar la pace, e nellamaritudine la dolcezza; e nellessere privata
delle creature e della tenerezza del padre, trovar el Creatore e il sommo ed etterno Padre. Bagnatevi
nel sangue e godete, che io godo per odio santo di me medesima. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 103
A Benuccio di Piero e Bernardo di missere Uberto de Belforti da Volterra.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi el cuore e laffetto e lanima vostra
pacificata con Cristo crocifisso, altrimenti non potreste participare la divina grazia.
Voi sapete, figliuoli miei, che solo el peccato quello che fa cadere luomo ne la guerra col suo
Creatore.
In che modo dunque potremo fare questa pace, poich siamo caduti ne la guerra mortale per le
colpe nostre? Condannati siamo alle pene etternali, se pace non ci ; io voglio dunque che procacciamo
el modo, poich siamo caduti in tanto pericolo e danno dellanima e del corpo: modo non ci veggo altro
che uno, cio quello santo modo che tenne Dio verso di noi, quando per lo peccato dAdam tutta
lumana generazione cadde in guerra con Dio.
Volendo la misericordia di Dio fare pace con luomo, de la colpa si conveniva fare vendetta;
mandocci el Verbo de lunigenito suo Figliuolo come nostra pace e tramezzatore, e l Figliuolo di Dio
prese le nostre iniquit, e punille sopra el corpo suo, s come nostra pace e tramezzatore che elli fu. E
dove le punisce? In su la penosa dolorosa e obrobiosa morte della croce. S che vedete che Dio col
mezzo del suo Figliuolo fatto pace con luomo; ed s perfetta questa pace, e s compita, che
poniamo che luomo ricaggia in guerra per lo suo peccato e difetto elli lassato el sangue, el quale
sangue riceviamo nella santa confessione, e ogni d el potiamo usare e avere tanto quanto piace a noi.
Poich tanto di grazia e misericordia aviamo ricevuta da Dio, non voglio che siamo ingrati n
scognoscenti, ma voglio che seguitiate le vestigie di Cristo crocifisso, acci che voi vi potiate
pacificare con lui seguitando le sue vestigie, come detto ; altrimenti stareste in continua dannazione.
Io detto che Dio col mezzo del Figliuolo suo, e l Figliuolo col sangue, ci tolta la guerra e data la
pace; cos dico io a voi che col mezzo della virt vi converr levare la guerra e fuggire letterna
dannazione, altrimenti sareste confusi in questa vita e nellaltra.
Ma io voglio che voi sappiate che n amare Dio, n virt si pu avere nellanima senza el mezzo
del prossimo suo, perch lamore e le virt si truovano nel prossimo. Come? Dicolo: non posso,
lamore che io al mio Creatore, mostrarlo in lui, perch a Dio non si pu fare utilit; conviemmi
dunque pigliare el mezzo della sua creatura, e a la creatura sovenire e fare quella utilit che a Dio fare
non posso. Per disse Cristo a santo Pietro dimandandolo: Pietro, mimi tu?, ed elli rispondendo:
S, e Cristo rispose e disse: Pasce le pecorelle mie (Gv 21, 15 17); quasi dica: Dellamore che tu
mi porti, non puoi fare a me bene; fanne dunque bene al prossimo tuo. S che vedete che col mezzo ci
conviene pacificare de la grande guerra che aviamo con Dio: sopra questo mezzo acquistarete voi el
mezzo de la virt, la quale virt io vi dissi che era quello dolce e glorioso mezzo el quale tolle ogni
guerra e tenebre dellanima. Ma tenete a mente che questa virt sacquista e si truova nellamore del
prossimo suo amando amici e nemici per Cristo crocifisso , e per spegnare in s el fuoco dellodio e
dellira che avesse nel fratello suo. La virt de la carit e de lumilit si truova e sacquista solo in
amare el prossimo per Dio, perch luomo umile e pacifico caccia lira e lodio del cuore suo verso el
nemico. La carit cacciar lamore proprio di s e dilargar el cuore con una carit fraterna, amando
amici e nemici, per amore de lo svenato consumato Agnello, come s medesimo; daragli una pazienzia
contra ogni ingiuria che gli fusse detta o fatta, una fortezza dolce in sapere portare e soportare i difetti
del prossimo suo.
Allora lanima, che s dolcemente acquistata la virt avendo seguitate le vestigie del suo
salvatore, rivolle tutto lodio che aveva al prossimo suo verso s medesimo, odiando i vizii e difetti e
peccati che commessi contra al suo Creatore, bont infinita. E per elli ne vuole fare vendetta di s, e
punirli sopra la parte sensitiva sua: cio che, come secondo la sensualit e vivere mondano elli
appetisce odio e vendetta del prossimo suo, cos la ragione ordenata in perfetta e vera carit vuole fare
el contrario, volendo amare e pacificarsi con lui (cos tutti quanti e vizii nno per contrario le virt). E
questa quella virt che fa pacificare lanima con Dio con la virt vendica lingiuria che egli fatta
: per vi dissi che io desideravo di vedere el cuore e laffetto vostro pacificato col vostro Creatore.
Questa la via, e neuna altra ce n.
Io, figliuoli miei, avendo desiderio de la salute vostra, vorrei che l coltello dellodio fusse tolto
da voi, e non faceste come gli stolti e matti; ch, volendo percuotare altrui, percuote s, ed elli el
primo morto, per che colui che sta nellodio mortale volendo uccidere el suo nemico, elli s dato
prima per lo petto a s, perch la punta dellodio gli fitta per lo cuore, el quale l morto a grazia. Non
pi guerra, per lamore di Cristo crocifisso; non vogliate tenere in tormento lanima e l corpo. Abbiate
timore del divino giudicio, el quale sempre sopra di noi. Non voglio dire pi di questo; e dellaltre
materie che sappartengono alla salute vostra vi dir a bocca.
Ma ora vi prego e vi costringo, da parte di Cristo crocifisso, di due cose: luna che io voglio che
facciate pace con Dio, e co nemici vostri; altrimenti non la potreste fare co la prima e dolce Verit, se
prima non la faceste col prossimo vostro. Laltra si che non vi sia fadiga a venire un poco infine a me
el pi tosto che voi potete. Se non che a me tanto malagevole el venire, io verrei a voi. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 104
A frate Ramondo da Capova dellordine de Predicatori.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dolcissimo padre, e negligente e ingrato figliuolo, in Cristo dolce Ges, io Caterina,
serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi
con vera e perfetta sollicitudine ad acquistare e conservare le virt: per che senza la sollicitudine
lanima non la truova; n quella che elli anco conserva.
Lamore quella cosa che fa el cuore sollicito, e muove e piei dellaffetto ad andare nel luogo
dove si truova la virt; lanima, dunque, che non sollicita, segno che non ama. Convienci dunque
amare virilmente e schiettamente, e senza mezzo o della propria sensualit o dalcuna creatura che abbi
in s ragione; e per giognere a questo dolce amore ci conviene aprire locchio dellintelletto, e
cognoscere e vedere quanto siamo amati da Dio. Ma ad avere questo cognoscimento, ci conviene
andare co piei dellaffetto nella casa del vero cognoscimento di noi, per che nel cognoscimento di noi
si concepe lodio verso la propria sensualit, e concepesi amore verso di Dio per la inestimabile sua
carit, che trovata dentro da s.
Allora el cuore subbito si leva con uno stimolo daffocato desiderio, e va cercando in che modo
elli possa pi perfettamente spendere el tempo suo parendoli sempre avere caro del tempo, perch nel
tempo si vede acquistare el tesoro e perdere, secondo che gli piace , vedendo che in neuno modo pu
giognere a vera virt, se non col mezzo della carit del prossimo. La quale carit trasse del
cognoscimento di Dio (per che nella bont di Dio vidde e cognobbe che el suo smisurato amore non si
distendeva pur a lui, ma ad ogni creatura che in s ragione, ad amici e a nemici poniamo che sami
pi luno che laltro, secondo che si truova laffetto de la virt ): e l virtuoso ama per amore de la
virt, e in quanto elli creatura; e lo ingiusto e iniquo peccatore sama s perch elli creato da Dio, e
s perch elli si parta dal vizio, e venga alla virt: e cos diventa gustatore e mangiatore dellanime per
onore di Dio; e per trare lanime delle mani delle dimonia si darebbe alla morte. E con sollicitudine
fura el tempo a s, cio alla propria consolazione, di qualunque consolazione si vuole, o nuova o
vecchia che sia, e dllo al prossimo suo.
E per fu detto a quella serva di Dio, dicendo ella: Signore mio, che vuoli tu che io facci?, ed
elli rispose: D lonore a me, e la fadiga al prossimo tuo. E che fadiga gli do? Dgli fadiga
corporale e mentale. Fadiga mentale di santo desiderio, e offerire sante umili e continue orazioni,
con allegrezza de virtuosi e con dolore di quelli che giacciono nella morte de peccati mortali;
sostenendo con vera pazienzia gli scandali le infamie e mormorazioni loro, le quali danno a noi; non
ritardando per alcuna cosa lorazione, e laffocato desiderio, fame e sollicitudine della salute loro.
Allora si conforma lanima con Cristo crucifisso, mangiando questo cibo in su la penosa e ansietata
croce del desiderio di Cristo, che fu maggiore e pi penosa che quella del corpo.
Dico che vuole gli sia data fadiga corporale: questo quando ci affadighiamo corporalmente in
servizio del prossimo, servendolo di qualunque servizio si sia; patendone noi disagi e pene corporali. E
alcuna volta Dio permette che sosteniamo da loro delle percosse, e fame e sete e molta persecuzione, s
come facevano i santi martiri che sostenevano pena e grandi tormenti; ma elli tanta la nostra
imperfezione che noi non siamo ancora degni di giognere a tanto bene quanto essere perseguitati per
Cristo. Or per questo modo doviamo dare la fadiga al prossimo e lonore a Dio, e fare e adoperare ogni
cosa a gloria e loda del nome suo, per che altrimenti le fadighe nostre non portarebbero frutti di vita,
ma in questa vita gustaremmo larra della morte etternale. In Dio concepete lamore, in cercare lonore
suo e la salute dellanime; e nel prossimo si pruova lamore conceputo, nella virt della pazienzia.
O pazienzia, quanto se piacevole! O pazienzia, quanta speranza dai a chi ti possede! O pazienzia,
tu se reina, che possedi, e non se posseduta da lira.
O pazienzia, tu fai giustizia della propria sensualit, quando volesse mettere el capo fuore
dellira. Tu porti teco un coltello di due tagli per tagliare e dibarbicare lira e la superbia, e l mirollo
della impazienzia, cio, dico, due tagli: odio e amore.
El vestimento tuo vestimento di sole (Ap 12, 1), col lume del vero cognoscimento di Dio e col
caldo della divina carit, che gitta raggi co quali percuoti coloro che ti fanno ingiuria, gittando lo
carboni di fuoco, acesi di carit, sopra e capi loro (Rm 12, 20; Pr25, 22); el quale arde e consuma
lodio del loro cuore: s che, pazienzia dolce fondata in carit, tu se quella che fai frutto nel prossimo,
e rendi onore a Dio. Elli ricuperto di stelle di varie e diverse virt; per che pazienzia non pu essere
nellanima senza le stelle di tutte le virt, con la notte del cognoscimento di s, che quasi pare uno lume
di luna. E doppo el cognoscimento di s medesimo viene el d, col grande lume e caldo del sole, el
quale el vestimento della pazienzia, come detto . Chi dunque non si inamorarebbe di cos dolce cosa
quanto la virt della pazienzia, cio a sostenere per Cristo crucifisso? Portiamo, carissimo e
dolcissimo padre, e non perdete el tempo; e studiatevi a cognoscere voi, a ci che questa reina abiti
nellanima vostra, per che ella c di grande necessit, e cos vi trovarete in croce con Cristo
crucifisso, e notricaretevi del cibo suo, al quale Dio v chiamato ed eletto: e parravi essere in lume di
luna, mentre che sosterrete, ma nel sostenere trovarete el lume del sole. Lanima vostra sar resuscitata
nella virt, e conservaretela e cercaretela con pi sollicitudine e perfezione, infine che sarete giunto al
termine vostro; e conformaretevi con Cristo crucifisso, che sostenne pena e tormenti e obrobrio. Perch
sostenne? Perch cognobbe la sapienzia di Dio che delloffesa fatta al Padre doveva seguitare la pena.
Luomo era indebilito, e non poteva satisfare, e per satisfece elli con affocato amore, non
essendo in lui veleno di peccato.
In questo seguitarete le vestigie sue: se sarete virtuoso, sostenendo ingiustamente, cio in none
avere offesi coloro che ci fanno ingiuria; ch in quanto da la parte di Dio, sempre la riceviamo
giustamente, per che sempre loffendiamo. Poich Cristo sostenuto infine alla morte, ed elli
resuscita glorioso; cos noi e gli altri servi di Dio, che sostengono con pena infine alla morte della
propria sensualit: quando la propria sensualit morta, lanima allora nesce resuscitata a grazia, e
atterrato el vizio, gloriosa con la reina della pazienzia. E col vestimento della pazienzia, che detto di
sopra, persevera infine allultimo che sale in cielo. Bene che tutte le virt, di fuore dalla carit che el
vestimento della pazienzia, rimangono tutte di sotto, ed ella entra dentro come donna, non di meno ella
trae a s el frutto di tutte quante le virt, e singularmente el frutto della pazienzia, per che ella tutta
incorporata nella carit: anco, el mirollo della carit, per che s manifestata vestita damore, e non
innuda. (Per che pazienzia senza carit gi non sarebbe virt).
Ma perch lamore vero e perfetto nellanima, mostrato el segno del sostenere pene e oprobio,
scherni e villania; tentazioni dal dimonio e lo stimolo de la carne; le lingue de mormoratori e le
lusinghe del cuore doppio che una in cuore e unaltra mostra in lingua : e tutte l passate con vera
e santa pazienzia, e con vera sollicitudine di servire a Dio e al prossimo suo. Ed fatto abitatore della
cella del cognoscimento di s, ne la quale cella sta la cella del cognoscimento della bont di Dio in s:
ine ingrassa e ine si diletta. Nella sua mangia con pena el cibo dellanime; e cos posta la mensa in su
la croce. Ne la gloria e loda del nome di Dio si riposa; e ine fatto el letto, e cos trovata la mensa e l
cibo e l servidore, cio lo Spirito santo, e lonore del Padre etterno, dove si riposa. E poi che trovata
la cella dentro cos dolcemente, ed elli la procaccia di fuore ancora, quanto gli possibile.
Ricordivi, carissimo padre e negligente figliuolo, della dottrina di Maria, e di quella della prima
dolce Verit. Sapete che vi conviene stare nel cognoscimento di voi, e offerire umili e continue
orazioni. E convienvi studiare la cella, e cognoscere la verit e fuggire ogni conversazione, se non
quella che di necessit per salute dellanime, per trarle delle mani de le dimonia con la santa
confessione. Dilettatevi per questo co publicani e co peccatori; degli altri amatene assai e
conversatene pochi.
Non dimenticate allora e a tempo suo loffizio divino; n siate lento n negligente quando avete
a fare e fatti per Dio e in servizio del prossimo; ma, data che voi avete la fadiga, e voi fuggite in cella e
non vandate dilargando nelle conversazioni sotto colore di virt. So certa che se avarete perfetta
sollicitudine e fame della virt, che voi el farete; e non sarete senza memoria di non tenere a mente
quello che v stato detto. Altrimenti nol fareste mai, n conservareste quello che avete, se la
sollicitudine non ci fusse. E per vi dissi che io desideravo di vedervi con vera e perfetta sollicitudine.
speranza in quella dolce madre Maria, che adempir il desiderio mio.
Perdete voi medesimo e cercate solo Cristo crucifisso, e non veruna altra creatura. Pregate quelli
gloriosi Paulo e Pietro che mi dieno grazia, a me e agli altri povarelli figliuoli, che ci anneghiamo nel
sangue di Cristo, e vestianci della sua dolce verit. E me, se elli la volont sua, tragga di questa
tenebrosa vita, per che la vita m impazienzia, e la morte in grande desiderio. Confortatevi e godiamo
ed essultiamo; ch la allegrezza nostra sar piena in cielo. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 105
Al predetto frate Bartolomeo quando era ad Asciano.
Al nome di Ges e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo figliuolo mio in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi
di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi con
ardentissimo desiderio, e profonda umilit e sollecitudine, a ricevare el re nostro, che viene a noi umile,
e mansueto siede sopra lasina (Mt 21, 5).
O inestimabile diletta carit, oggi confondi la superbia umana, a vedere che tu, re de re (...),
vieni umiliato sopra la bestia, cacciato con tanto vitoperio! Vergogninsi coloro che cercano gli onori e
la gloria del mondo; levisi, figliuolo mio carissimo, el fuoco del santo desiderio, e sia privato dogni
freddezza; salga sopra lasina de la nostra umanit, s chella non vadi mai se non secondo che la
ragione la guida, non appetisca se non lonore di Dio e la salute de la criatura. Cos voglio che facciate
con grande sollecitudine, sentendo el caldo e l calore del re nostro. In questo modo signoreggiaremo la
nostra sensualit e freddezza con cuore virile; sarete gustatore del vero e amoroso cibo, el quale el
Figliuolo di Dio mangi in su la mensa de la santa croce. Questo farete voi e Neri con sollecitudine, ci
che potete fare, dando lonore a Dio e la fadiga al prossimo, con fede che lo Spirito santo far quello
che a voi pare impossibile.
Del venire cost invisibilemente, io el fo per continua orazione, a voi e a tutto l popolo;
visibilemente, quanto sar possibile a me di fare, e quanto Dio volr. Dellandare a Santa Agnesa, non
vego el modo dandarvi ora per la festa sua, ch non apparecchiato quello che voleva, se gi Dio non
provedesse. Se vedete cost lonore di Dio, non paia fadiga di stare un poco pi, anco adoperate quello
che v di bisogno con allegrezza, e state con ardente cuore.
Dite a frate Simone, figliuolo mio in Cristo Ges, che l figliuolo non teme mai dandare a la
madre, anco corre a lei, singularmente quando si vede percuotare; e la madre el riceve in braccio e
tienlo al petto suo e notricalo: poniamo che gattiva madre sia, non di meno sempre el portar al petto de
la carit. Siate sollecito e non negligente, s che lanima mia riceva letizia nel conspetto di Dio. Non
avuto tempo di scrivarli. Benedicetelo cento migliaia volte da parte di Cristo Ges.
Permanete ne la santa dilezione di Dio. Alessa e io Cecca vi ci mandiamo molto racomandando.

LETTERA 106
A Neri predetto in Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere spegnere in te ogni negligenzia e
ingratitudine, per che negligenzia non senza ingratitudine: per che se lanima fusse grata e
cognoscente verso el suo Creatore, sarebbe sollicita, e non si lassarebbe fuggire el tempo fra le mani,
ma con fame de la virt furerebbe el tempo.
Voglio dunque, carissimo figliuolo, che col desiderio de la virt, e con gratitudine de benefizii
ricevuti, esserciti sempre el tempo tuo, con umile e continua orazione. Altro non dico.
Bagnati nel sangue di Cristo crucifisso, e permani ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges
dolce, Ges amore.

LETTERA 107
A Luisi di missere Luisi de Gallerani in Asciano.
Al nome di Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo fratello mio in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi
di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi
cavaliere virile: che andiate inanzi come cavaliere virile non vollendovi adietro a schifare e colpi, ma
sempre andiate inanzi con vera e perfetta perseveranza, ch sapete che sola la perseveranza ell
incoronata (Mt 10, 22; Mt 24, 13), ma none el cominciare.
E se vi sentiste stanco nel perseverare in questo campo de la battaglia, tollete, carissimo fratello
in Cristo Ges, tollete el gonfalone santo de la croce, el quale una colonna fortissima due si riposa
lAgnello svenato per noi. In tanto forte che ci tolle ogni debilezza, e tanto fortifica el cuore
delluomo che n dimonia n creature el pu muovare, se esso medesimo non vuole. E non me ne
maraviglio, per che la fortezza dellamore el teneva legato e chiavellato in sul legno de la santa croce.
Ine su vi prego che vi leghiate, e cos non potrete tornare indietro: ine trovarete fondate tutte le virt;
ine su trovarete Dio Uomo, per lunione de la natura divina con lumana; ine trovarete labbondanzia
de la divina carit, co la quale egli tratta la sposa dellumana generazione delle mani del dimonio che
la possedeva come adultera. O dolcissimo amore Ges, che con la mano disarmata e confitta e
chiavellata in croce, i sconfitti e nostri nemici! E venne come nostra pace a pacificare luomo con
Dio; e cos disse santo Pavolo: Io so messo e legato di Cristo per voi: prego, fratelli carissimi, che vi
riconciliate e facciate pace con lui (2Cor 5, 20), chegli venuto come tramezzatore a mettare pace tra
Dio e luomo (Col 1, 20). O dolce Ges, bene vero che tu se nostra pace e tranquillit e riposo di
conscienzia, e veruna amaritudine n tristizia pu cadere in questa anima n povert ne la quale
abiti per grazia. Ma ragionevole cosa chegli abbi perfetta letizia e piena ricchezza, per che Dio
somma letizia: non cade tristizia n amaritudine; somma ricchezza la quale non viene meno: non v
ladri che imbolino.
Adunque io vi prego carissimamente che siate sollecito, questo ponto del tempo che v rimaso,
ch gran consolazione el vivare bene e virtuosamente. E per vi dissi che io desideravo che fuste vero
cavaliere, che non volleste mai indietro el santo proponimento cominciato, armato de le vere e reali
virt, appoggiato a la colonna de la santa croce, la quale vi difendar dogni morsura e molestia di
dimonio o di creatura che volesse ritrarvi da le virt. Non date orecchie n crediate a consegli de le
criature che vi volessero ritrare dal santo proponimento: ma con la confessione spesso, usando con
quella compagnia che vaiti ad avere Dio per grazia. Non dico pi. Bagnate la memoria vostra
nellabondanzia del sangue suo.
Confortatevi da parte di frate Bartalomeo e di Neri; racomandate loro e me a misser Biringhieri.
Permanete ne la santa pace di Dio.

LETTERA 108
A monna Giovanna di Capo e a Francesca, in Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Dilettissime e carissime figliuole mie, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi tutte arse e consumate nel fuoco della divina
carit, s e per s fatto modo che ogni amore proprio e freddezza di cuore e tenebre di mente abbia a
cacciare fuore.
Quale la condizione della divina carit? che sempre aduopera, e mai non si stanca, s come
lusuraro: sempre guadagna el tempo per lui se dorme guadagna, se mangia guadagna, e ci che fa,
guadagna e non perde mai tempo . Questo non fa lusuraro, ma il tesoro del tempo. Cos fa la sposa
inamorata di Cristo, arsa nella divina carit: sempre guadagna, e mai none sta oziosa. Egli dorme, e la
carit lavora; mangiando, dormendo, veghiando, ci che fa, dogni cosa trae el frutto. O carit piena di
letizia, tu se quella madre che nutrichi e figliuoli delle virt al petto tuo. Tu se ricca sopra ogni
ricchezza, in tanto che lanima, che si veste di te, non pu essere povara. Tu le doni la bellezza tua,
per che la fai una cosa con teco; perch, come dice san Giovanni, Dio carit, e chi sta in carit, sta in
Dio e Dio in lui (1Gv 4, 16).
O figliuole carissime, gaudio e letizia dellanima mia, riguardate la eccellenzia e la degnit
vostra, la quale riceveste da Dio per mezzo di questa madre della carit! Ch s forte fu lamore che Dio
ebbe alla creatura, che l mosse a trare noi di s, e donarci a noi medesimi la immagine e similitudine
sua (Gn 1, 26), solo perch noi godessimo e gustassimo lui, e participassimo letterna sua bellezza. Non
ci fece animali senza intelletto e memoria; ma egli ci de la memoria a ritenere e benefizii suoi; e lo
ntendimento ad intendare la somma ed etterna sua volont, la quale non cerca n vuole altro che la
nostra santificazione (1Ts 4, 3); e la volont ad amarla.
Subito che locchio del conoscimento intende la volont del Verbo che vuole che l seguitiamo
per la via della santissima croce (Mt 16, 24; Mc 8, 34; Lc 9, 23; Mt 10, 38; Lc 14, 27), portando ogni
pena, strazii, scherni e rimproverii per Cristo crocifisso, che in noi che ci conforta (Fil 4, 13) , la
volont si leva subito, riscaldata dal fuoco di questa madre della carit, e corre ad amare quello che Dio
ama, e odia quello che Dio odia, in tanto che non vuole cercare n desiderare n vestirsi altro che della
etterna volont di Dio. Poi chegli inteso e veduto chegli non vuole altro che l nostro bene, vede che
gli piace e vuole essere seguitato per la via della croce; contento e gode di ci che Dio permette, o per
infermit o per povert o ingiuria o villania, o obedienzia incomportabile e indiscreta: dogni cosa gode
ed esulta, e vede che Dio el permette per sua utilit e perfezione. Non mi maraviglio se ella privata
della pena, per che ella tolto da s quella cosa che d pena, cio la propria volont fondata
nellamore proprio, e vestito della volont di Dio, fondata in carit.
E se voi mi diceste: Madre mia, come ci vestiremo?, rispondovi: Con lodio e con lamore: ch
lamore fa vestire dellamore; s come colui che si veste che, per odio chegli al vestimento vecchio,
se lo spoglia tosto, e con lamore si mette el nuovo in dosso. O el vestimento, figliuole mie, quello
che veste? no, anco lamore, per che l vestimento per s medesimo non si mutarebbe, se la creatura
non lavesse preso per amore. Unde potremo ricevare questo odio? Solo dal conoscimento di noi
medesime, vedendo noi non essere: el quale tolle ogni superbia e infonde vera umilit. El quale
conoscimento fa trovare el lume e la larghezza della bont di Dio e la sua inestimabile carit, el quale
non nascoso a noi; era bene nascoso alla grossit nostra, prima che l Verbo unigenito Figliuolo di
Dio incarnasse, ma poi che volse essere nostro fratello (Rom8, 29) vestendosi della grossit della
nostra umanit ci fu manifesto, essendo poi levato in alto acci che l fuoco dellamore fusse
manifesto a ogni creatura, e tratto fusse il cuore per forza damore (Gv 12, 32). Dunque bene vero che
lamore transforma, e fa una cosa lamato con colui che ama.
Or sollicite siate, figliuole mie, a distendare el braccio dellamore a prendare e riponare nella
memoria quello che lo intendimento inteso. A questo modo sar adempito el desiderio di Dio e mio in
voi, cio chio vi vedr arse e consumate e vestite del fuoco della divina carit. Fate fate che vi
notrichiate di sangue, ch tosto ne vengono i tempi nostri.
Non vi maravigliate se non ne siamo venute, ma tosto ne verremo, se piacer alla divina bont.
Per alcuna utilit della Chiesa e volont del padre santo sostentato un poco el mio venire. Priegovi e
comandovi a voi, figliuole e figliuoli, che tutti preghiate, e offeriate orazioni sante e dolci desideri
dinanzi a Dio per la santa Chiesa, per che molto perseguitata. Non dico pi.
Permanete etc. Ges dolce etc.
LETTERA 109
(Ad dominum abbatem Lesatensem nuntium apostolicum in Tuscia.) Al nome di Ges Cristo
crocifisso e di Maria dolce.
Venerabile padre spirituale in Cristo Ges, io Caterina, indegna serva vostra e figliuola, serva e
schiava de servi di Ges Cristo, racomandomi e scrivo a voi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio,
con desiderio di vedervi vero sacerdote, e membro legato nel corpo de la Chiesa santa.
O venerabile e carissimo padre in Cristo Ges, quanto sar beata lanima vostra e mia, quando io
vedr che noi siamo legati nel fuoco de la divina carit, la quale carit sapete che d el latte a figliuoli
suoi e notricali. Parmi che questo latte non si trae per altro modo che traga el fanciullo el latte del petto
de la madre sua: per mezzo de la poppa trae el latte, e cos si nutrica. Cos sapete che lanima nostra
non pu avere vita per altro modo che per mezzo di Cristo crocifisso: cos disse la prima Verit:
Veruno pu andare al Padre se non per me (Gv 14, 6). In uno altro luogo dice: Io sono via, verit e
vita (Gv 14, 6), e chi va per me non va per la tenebre, anco va per la luce (Gv 8, 12).
O inestimabile dolcissima carit, quale la via tua che tu eleggesti con tanto amore? Non vego
che fusse onore n delizie n gloria umana, n amore propio di te medesimo, per che la carit non
cerca le cose sue (1Cor 13, 5), ma solo lonore di Dio e la salute de la creatura. La vita sua non fu altro
che scherni e ingiurie e rimproveri e villanie: allultimo lobrobriosa morte de la croce. Per questa via
lnno seguitato e santi, s come membri legati e uniti con questo dolce capo Cristo Ges, el quale
tanto dolce che nutrica e d vita a tutte le membra che in esso capo sono legate.
E se noi diciamo: In che modo seguito questo dolce capo e legomi in lui? Sapete che con altro
modo non si lega luomo che con legame, n non diventa una cosa col fuoco se non vi si gitta dentro,
che ponto non ne rimanga di fuore. Or questo quello vincolo dellamore, col quale lanima si lega con
Cristo. O quanto dolce legame, el quale leg el Figliuolo di Dio in su el legno de la santissima croce!
Legato, si truova nel fuoco: li fa el fuoco de la divina carit nellanima come el fuoco materiale, che
scalda e allumina e converte in s. O fuoco dolce trattivo, che scaldi e cacci via ogni freddezza di vizio
e di peccato e damore proprio di s medesimo! Questo caldo riscalda e accende questo legno arido de
la nostra volont; ella saccende e distende a dolci e amorosi desiderii, amando quello che Dio ama e
odiando quello che Dio odia. E come lanima vede s essare tanto smisuratamente amata, e dato s
medesimo Agnello svenato in su el legno de la croce, dico che l fuoco lallumina e non cade tenebre in
liei: cos lanima alluminata a questo venerabile fuoco e tutto il distende, lo ntendimento, e dilarga.
E poi ch sentito e ricevuto el lume, s discerne e vede quello che ne la volont di Dio, e non
vuole seguitare altro che le vestigie di Cristo crocifisso, per che vede bene che per altra via e non pu
andare, e non si vuole dilettare in altro che negli obbrobrii suoi. Allora, per mezzo de la carne di Cristo
crocifisso, trae a s el latte de la divina dolcezza, lume dolce, due non cade tenebre n pena per veruna
amaritudine n tristizia che venga, per che l lume ricevuto dal fuoco vede che ogni cosa procede da
Dio eccetto che l peccato ed el vizio : vede che Dio non vuole altro che la santificazione nostra
(1Ts 4, 3). E per darci questa santificazione de la grazia, un esso Dio e umiliossi alluomo: la sua
umilit stirpa la nostra superbia, egli regola che tutti ci conviene seguitare.
Questo raguarda lo intendimento alluminato e vede, fermando locchio nellocchio de la divina
carit e bont di Dio. Due la truova? dentro nel conoscimento di s medesimo, ch vedesi none essare:
lessare suo da Dio e per grazia e per amore, e non per debito. Subbito che l vostro intendimento
entendar a tanta bont, nasciar in lui una fonte viva di grazia, una vena doglio di profonda umilit, la
quale non lassar cadere n enfiare per superbia, n per veruno stato n gloria ched egli abbia, ma come
buono pastore seguitar le vestigie del maestro suo, s come faceva quello santo e dolce Gregorio e gli
altri che l seguiro, che, essendo e maggiori, erano e minori; non volevano essare serviti, anzi servire
spiritualmente e temporalmente, pi co la buona vita che co le parole.
Poi che lo intendimento ricevuto el lume dal fuoco, per lo modo che detto , convertelo in s
medesimo e diventa una cosa con lui: cos la memoria diventa una cosa con Cristo crocifisso, che altro
non pu ritenere n dilettare n pensare, se non che del diletto suo che egli ama; ch lamore ineffabile
el quale e vede che egli a lui e a tutta lumana generazione, subbito la memoria ritiene in s, e
diventa amatore di Dio e del prossimo suo, e n tanto che cento migliaia di volte ponrebbe la vita per
lui. E non raguarda a utilit che traga da lui; solo perch vede che sommamente Dio ama la creatura,
dilettasi damare quello ched egli ama. Adunque ben potiamo dire ched egli drittamente fuoco, che
scalda e allumina e converte in s.
Acordansi in questo fuoco le tre potenzie dellanima: la memoria, a ritenere e benefizii di Dio; lo
intendimento, a intendare la bont e la volont sua, s come detto ; la volont si distende ad amare per
s fatto modo che non pu altro amare, n desiderare veruna cosa fuore di lui. Tutte le sue operazioni
sono dirizzate in lui, e non pu vederle, ma sempre pensa di fare quella cosa che pi piaccia al suo
Creatore, perch vede che veruno sacrifizio gli tanto piacevole quanto essare gustatore e mangiatore
dellanime.
Singularmente a voi, dolce padre, richiede egli, e a vostri pari, questo zelo e sollecitudine.
Questa la via di Cristo crocifisso, che sempre ci dar el lume de la grazia; tenendo altra via,
andaremmo di tenebre in tenebre: nellultimo a la morte etternale.
Ricevetti, dolce padre mio, la lettara vostra con grande consolazione e letizia, pensando che vi
ricordiate di s vile e misera creatura. Intesi ci che diceva; rispondovi a la prima de le tre cose le quali
madimandate: dico che l nostro dolce Cristo in terra credo e pare nel conspetto di Dio che due
cose singulari, per le quali la sposa di Cristo si guasta, levasse via.
Luna si la troppa tenerezza e sollecitudine de parenti: el quale singularmente si convenrebbe
che in tutto e per tutto e vi fusse tutto mortificato; laltra si la troppa dolcezza fondata in troppa
misericordia.
Oim oim, questa la cagione che membri diventano putridi: per lo non correggiare. E
singularmente l per male Cristo tre perversi vizii: della immundizia, della avarizia e de la infiata
superbia, la quale regna, ne la Sposa di Cristo, ne prelati che none attendono ad altro che a delizie, a
stati e a grandissime ricchezze; vegono e dimoni infernali portarne lanime de sudditi loro, e non se
ne curano (Gv 10, 12 13), perch sono fatti lupi, rivenditori de la divina grazia. Volrebbesi una forte
giustizia a correggiarli, per che la troppa piet grandissima crudelt, ma con giustizia e misericordia
correggiare.
Bene vi dico, padre, chio spero per la bont di Dio che questo suo difetto de la tenerezza de
parenti, per le molte orazioni e stimoli chegli aver da servi di Dio, si cominciar a levare. Non dico
che la Sposa di Cristo non sia perseguitata, ma credo che rimanr en fiore come die rimanere. Egli
bisogno che, a raconciare, al tutto si guasti infino a le fondamenta. E questo l guastare chio voglio
che voi intendiate, e none in altro modo.
Allaltra che dite, che de peccati vostri io chieda labbondanzia de la sua misericordia, sapete
che Dio non vuole la morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva (2Pt 3, 9; Ez 33, 11). Io,
endegna vostra figliuola, m recato e recar el debito de peccati vostri sopra di me ensiememente e
vostri e miei ad ardare nel fuoco de la dolce carit, due si consumano; s che sperate e tenete di
fermo che la divina grazia ve gli perdonati. Or pigliate uno ordine di bene vivare con virt, tenendo
piantato nel cuore vostro el crociato amore che egli a voi, eleggendo inanzi la morte che offendare el
suo Creatore, o tenere occhio che sia offeso da sudditi vostri.
Laltra, cio quandio vi dissi che vafadigaste ne la Chiesa santa, none intesi n non dico
solamente de le fadighe che pigliaste sopra le cose temporali poniamo che sia bene , ma
principalmente vi dovete fare insiememente col padre santo: farne ci che voi potete, trare e lupi e
dimoni incarnati de pastori: a veruna cosa attendono se none in mangiare e belli palagi e belli giovini e
grossi cavalli. Oim, ch quello che Cristo acquist in su el legno de la croce, s si spender con le
meretrici.
Pregovi che, se ne doveste morire, che voi diciate al padre santo che ponga rimedio a tante
iniquit, e, quando venr el tempo di fare e pastori e cardenali, che non si faccino per lusinghe n per
denari n simonia; ma pregatelo, quanto potete, chegli attendi e miri se truova la virt, e buona e santa
fama nelluomo. Non miri pi a gentile che a mercennaio, ch la virt quella cosa che fa luomo
gentile e piacevole a Dio. Questa quella fadiga, dolce padre, chio vi prego e pregai che voi
sosteneste, e poniamo che laltre fadighe sieno buone, ma questa quella fadiga che ottima. Altro per
ora non dico. Perdonate a la mia presunzione. Racomandomivi cento migliaia di volte in Cristo Ges.
Sienvi a mente e fatti di misser Antonio. Se vedete cost larcivescovo, s me li racomandate
quanto pi potete.
Permanete ne la santa dilezione di Cristo Ges. Ges Ges.

LETTERA 110
A madonna Stricca donna di Cione di Sandro de Salimbeni.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi serva fedele del vostro Creatore, fondata
in vera e santa pazienzia. E pensate che in altro modo non potreste piacere a Dio.
Noi siamo pellegrini e viandanti (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11) in questa vita, e senza alcuna stanzia di
tempo corriamo verso el termine de la morte, onde ci conviene avere el lume della santissima fede, a
ci che, senza impedimento di tenebre, potiamo giognere al termine nostro. Ma vuole essere fede viva,
cio con sante e buone operazioni, per che dicono e santi che la fede senza lopera morta (Gc 2,
26).
Poi che noi aviamo creduto che Dio Dio, e che elli ci creati alla imagine e similitudine sua
(Gn 1, 26), e che elli ci dato el Verbo dellunigenito suo Figliuolo, nato del ventre dolce di Maria, e
morto in su el legno della santissima croce per tollarci la morte e darci la vita de la grazia (la quale
perdemmo per la disobedienzia di Adam; e con lobedienzia del Verbo tutti contraiamo la grazia, s
come in prima contraemmo tutti la morte per lo primo peccato), subbito allora che lanima acquistato
cos dolcemente el lume della fede, vedendo tanto amore ineffabile quanto Dio le porta (e per darci
anco speranza della nostra resurrezione, la quale avaremo nellultimo d del giudicio, elli manifestata
la resurrezione sua), lanima sinnamora a tanto lume e a tanta dolcezza damore quanto vede che Dio
gli .
E comincia a vedere con questo medesimo occhio, che Dio non vuole altro che la nostra
santificazione (1Ts 4, 3); e ci che elli ci d e permette in questa vita, d per questo fine; e tribulazioni
e consolazioni, ingiurie, scherni e villania, persecuzioni dal mondo e tentazioni dal dimonio, fame e
sete, infermit e povert, prosperit e delizie, e ogni cosa, permette per nostro bene. La ricchezza ci
permette perch ne siamo dispensatori a povari; le delizie e stati del mondo, non perch noi leviamo el
capo per superbia, anco molto maggiormente ci doviamo umiliare, con uno santo ringraziamento della
divina bont; la tribolazione da qualunque lato ella viene e povert, ce la dona perch noi veniamo a
vera e perfetta pazienzia, e perch cognosciamo la poca fermezza e stabilit del mondo, a ci che noi ne
leviamo laffetto e l desiderio nostro e sia posto solamente in Dio, con le vere e reali virt.
E cos ricevaremo el frutto delle nostre fadighe; per che ogni fadiga che noi sosteniamo per lo
suo amore remunerata, e serbatoci el frutto nella vita durabile, dove vita senza morte e luce senza
tenebre, saziet senza fastidio, e fame senza pena (cos dice santo Agustino: dilonga el fastidio dalla
saziet, e dilonga la pena da la fame): nellaltra vita ogni bene remunerato, e ogni colpa punita.
Adunque lanima che questa viva fede, parturisce le vere e sante operazioni, ed veramente
paziente a sostenere ogni pena e fadiga per Dio e per remessione de peccati suoi; anco in reverenzia
ogni pena, considerando chi colui che le d, e perch le d, e a cui le d. Chi colui che le d? Dio,
somma ed etterna bont; non per odio, ma per singulare amore. Cos disse elli a discepoli suoi: Io vi
mando a essere perseguitati e martirizzati nel mondo, non per odio, ma per singulare amore. E di quello
amore che el Padre mio amato me, di quello io amo voi (Gv 15, 9), per che perch elli mamasse
di singulare amore elli mi mand a sostenere la pena oprobiosa della santissima croce. Dico: perch
le d? Per amore, come detto , e per nostra santificazione, a ci che siamo santificati in lui. Noi chi
siamo, a cui sono date queste fadighe? Siamo coloro che non siamo; ma per la colpa nostra siamo degni
di cento migliaia donferni, se tanti ne potessimo ricevere. Per che, perch noi offendiamo el bene
infinito, dovarebbe seguitare una pena infinita; e Dio per misericordia ci punisce nel tempo finito,
dandoci pena finita, per che tanto bastano le tribulazioni in questa vita, quanto el tempo, e pi no; e
per ogni grande fadiga piccola per la brevit del tempo.
El tempo nostro, dicono e santi, quanto una punta daco; la vita de luomo non cavelle, tanto
poca.
Adunque ogni grande fadiga piccola: la fadiga che passata, noi non laviamo; e quella che
debba venire, noi non siamo sicuri daverla, perch non siamo sicuri davere el tempo. Solo dunque
questo punto del presente c, e pi no. Or su, figliuola dolcissima, levatevi dal sonno; e non dormiamo
pi, ma seguitate con fede viva le vestigie di Cristo crucifisso, con vera e santa pazienzia. Bagnatevi
nel sangue di Cristo crucifisso. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 111
A madonna Biancina, donna che fu di Giovanni dAgnolino.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spogliato il cuore e laffetto vostro del mondo e di voi
medesima, per che in altro modo non vi potreste vestire di Cristo crocifisso; per che il mondo e Dio
non nno conformit insieme.
Laffetto disordinato del mondo ama la superbia, e Dio lumilit; egli cerca onore stato e
grandezza, e Cristo benedetto le dispregi, abracciando vergogne scherni e villanie, fame e sete, freddo
e caldo, infino alla obbrobriosa morte della croce: e con essa morte rend onore al Padre e noi fummo
restituiti a grazia.
Egli cerca di piacere alle creature, non curando di dispiacere al Creatore; e Cristo non cerc mai
se non di compire lobedienzia del Padre eterno per la nostra salute. Egli abracci e vestissi della
povert voluntaria; e il mondo cerca le grandi ricchezze. Bene dunque differente luno dallaltro; e
per di necessit che se il cuore vestito del mondo, sia spogliato di Dio, e se egli spogliato del
mondo, sia pieno di Dio. Cos disse il nostro Salvatore: Niuno pu servire a due signori, ch se serve a
luno, in contempto a laltro (Mt 6, 24;Lc 16, 13). Dobiamo dunque con grande sollicitudine levare il
cuore e laffetto da questo tiranno del mondo, e ponerlo tutto libero e schietto sanza veruno mezzo in
Dio: non doppio, n amare fittivamente, per che egli il dolce Dio nostro, che tiene locchio suo sopra
di noi, e vede locculto secreto del cuore.
Troppo grande simplicit e mattezza la nostra, che noi vediamo che Dio ci vede ed giusto
giudice, che ogni colpa punisce e ogni bene remunera; e noi stiamo come accecati sanza veruno timore,
aspettando quel tempo che noi non abiamo, n siamo sicuri davere. E sempre ci andiamo attaccando:
se Dio ci taglia uno ramo, e noi ne pigliamo un altro. E pi ci curiamo di queste cose transitorie che
passano come il vento e delle creature, di non perderle, che noi non ci curiamo di perdere Dio. Tutto
questo adiviene per lo disordinato amore che noi ci abiamo posto, tenendole e possedendole fuori della
volunt di Dio. In questa vita ne gustiamo larra de linferno; perch Dio permesso che chi
disordinatamente ama, sia incomportabile a s medesimo. Sempre guerra nellanima e nel corpo.
Pena porta per quello che , per timore che egli di non perderlo; e per conservarlo, che non gli venga
meno, saffatiga il d e la notte.
Pena porta di quello che non , perch appetisce davere, e non avendo pena. E cos lanima mai
non si quieta in queste cose del mondo, perch sono tutte meno di s. Elle sono fatte per noi, e non noi
per loro; ma noi siamo fatti per Dio, acci che gustiamo il suo sommo ed eterno bene.
Solo adunque Dio la pu saziare; in lui si pacifica, e in lui si riposa, per che ella non pu
desiderare n volere veruna cosa, che ella non la truovi in Dio. Trovandola non le manca che in lui non
truovi la sapienzia e la bont a sapergliele e volergliele dare. E noi il proviamo: che non tanto che egli
ci dia adimandando, ma egli ci di prima che noi fossimo, ch, non pregandolne mai, ci cre alla
imagine e similitudine sua (Gn 1, 26), e ricreocci a grazia nel sangue del suo Figliuolo. S che lanima
si pacifica in lui, e non in altro: perch egli colui che somma ricchezza, somma sapienzia, somma
bont e somma bellezza. Egli un bene inestimabile, che niuno che possa stimare la bont, grandezza
e diletto suo; ma esso medesimo si comprende e si stima. S che egli sa, pu e vuole saziare e adempire
i santi desiderii di chi si vuole spogliare del mondo, e vestirsi di lui.
Adunque non voglio che dormiamo pi, carissima madre, ma destianci dal sonno, ch l tempo
nostro sapprossima verso la morte continuamente. Le cose transitorie e temporali, e le creature, voglio
che teniate per uso, amandole e tenendole come cose prestate a voi, e non come cosa vostra. Questo
farete traendone laffetto, e altrimenti no. Traresene conviene, se voliamo participare il frutto del
sangue di Cristo crocifisso. Considerando io che altra via non ci , dissi che io desiderava di vedere il
cuore e laffetto vostro spogliato del mondo: a questo mi pare che Dio vinviti continuamente etc.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 112
A la contessa Bandecca, figliuola che fu di Giovanni dAgnolino de Salimbeni da Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi serva e sposa di Cristo crucifisso,
considerando me che l servire a Dio non essere servo, ma regnare: non fatta come la perversa
servitudine del mondo, la quale servitudine fa invilire la creatura e falla serva e schiava del peccato e
del demonio, el quale peccato, che non cavelle, fa venire luomo a non cavelle.
Sappi, carissima e dolce figliuola, che lanima che serve a le creature e a le ricchezze fuore di Dio
cio che disordinatamente appetisce e desidera le ricchezze stati e delizie del mondo e vanit, con
piacere di s medesimo, che tutte sono vane e senza veruna fermezza o stabilit, s come la foglia che si
vlle al vento , cade ne la morte e avilisce s medesima, per che si sottomette a quelle cose che sono
minori di s: ch tutte quante le cose create sono fatte in servigio de la creatura, e la creatura che in s
ragione fatta per servire al suo Creatore. E per noi cinganniamo, ch quanto pi luomo appetisce
queste cose transitorie, tanto pi perde quella dolce signoria che sacquista per servire al suo Creatore,
e sottomettesi a quella cosa che non ch amando disordinatamente fuore di Dio, offende Dio : s
che bene verit che per la servitudine del mondo veniamo a non cavelle.
Oh come matto e stolto colui che si d a servire colui che non tiene signoria se non di quella
cosa che non , cio del peccato! El demonio non signoreggia se non coloro che sono operatori de le
iniquitadi; e in che modo gli signoreggia? Per tormento, dando lo suplicio ne la eterna dannazione. E
l mondo ci sono i disordinati affetti che noi poniamo al mondo, ch le cose del mondo in s sono
buone, ma la mala volont di chi lusa le fa gattive, tenendole e desiderandole senza timore di Dio, le
quali cose sono i famigli che ci legano in tormento col demonio: dico che questa servitudine d la
morte; tolle el lume de la ragione, e d tenebre; tolle la ricchezza de la grazia, e d la povert del vizio.
Non voglio, figliuola mia, poich tanto pericoloso, che tu ti dia a la perversa servitudine del
mondo, ma voglio che tu sia vera serva di Cristo crocifisso, el quale t ricomprata del prezioso sangue
suo. Egli il dolce Dio nostro, che ci cre a la imagine e similitudine sua (Gn 1, 26), egli ci donato el
Verbo dellunigenito suo Figliuolo per tollerci la morte e darci la vita; col sangue suo ci tolse la
servitudine del peccato, e cci fatti liberi traendoci de la signoria del demonio che ci possedeva come
suoi. El sangue ci fatti forti, e cci messi in possessione di vita eterna, per che i chiovi ci sono fatti
chiave che disserrata la porta che stava chiusa per lo peccato che era commesso. Questo dolce Verbo,
salendo a cavallo in su el legno de la santissima croce, come vero cavaliere sconfitti i nemici e messi
noi in possessione de la vita durabile, per s fatto modo che n demonio n creatura ce la pu tllere se
noi non vogliamo. Adunque bene dolce questa servitudine, e senza questa servitudine non possiamo
participare la divina grazia, e per dissi che io desideravo di vederti serva e sposa di Cristo crocifisso.
Subbito che tu se fatta serva per che el servire a Dio regnare a mano a mano diventi sposa;
voglio dunque che tu sia sposa fedele che tu non ti parta da lo Sposo tuo, amando n desiderando
veruna cosa fuore di Dio. Ama questo dolce e glorioso Sposo che t data la vita, e non muore mai; gli
altri sposi muoiono, e passano come el vento, e spesse volte sono cagione de la morte nostra. E tu i
provato che fermezza egli , ch in picciolo tempo due calci t dato el mondo: questo permesso la
divina bont perch tu fugga dal mondo, e refugga a lui s come a padre e sposo tuo. Fugge el veleno
del mondo, che ti si mostra uno fiore; mostrasi uno fanciullo, ed egli uno vecchio; mostra la longa
vita, e ella breve; pare che egli abbi alcuna fermezza, e egli volubile, s come la foglia che si vlle al
vento. Tu i bene veduto che fermezza non ebbe in te; e cos ti pensa che ti far el simile se tu te ne fidi
pi, ch cos mortale lultimo come el primo.
Levati su da ogni tenerezza e amore proprio di te, e entra ne le piaghe di Cristo crocifisso, dove
perfetta e vera sicurt. Egli quello luogo dolce dove la sposa empie la lampana del cuore suo ch
drittamente el cuore una lampana : el quale debba essere s come la lampana, che stretta da piei e
larga da capo; cio che il desiderio e affetto suo sia ristretto al mondo, e largo di sopra: cio dilargare el
cuore e laffetto suo in Cristo crocifisso, amandolo e temendolo con vera e santa sollicitudine. Allora
empirai questa lampana al costato di Cristo crocifisso, trovando el fuoco de la divina carit el quale t
manifesto per le piaghe di Cristo; e il costato ti mostra el secreto del cuore, che quello che egli dato e
fatto a noi, fatto per proprio amore. Ine si truova la vera e profonda umilit, che lolio che nutrica el
fuoco e il lume nel cuore de la sposa di Cristo.
Che maggiore larghezza damore puoi trovare, che vedere che egli abbi posta la vita per te? E che
maggiore bassezza si pu vedere o si trov mai, che vedere Dio umiliato alluomo, e Dio e Uomo corso
alla obbrobriosa morte de la croce? Questa umilit confonde ogni superbia delizie e grandezze del
mondo; questa quella virt piccola che baglia e nutrice de la carit. Allora ricevuta la sposa da lo
Sposo suo, e messa ne la camera dove si truova la mensa el cibo e il servidore. La camera la divina
essenzia, dove si notricano i veri gustatori: ine si gusta el Padre eterno, che mensa; e il Figliuolo il
cibo; e lo Spirito santo ci serve; e cos gusta e si sazia lanima, in verit, delleterna visione di Dio.
Or non dormire pi, destati dal sonno de le delizie del mondo, e seguita el tuo diletto Cristo; e
non aspettare el tempo, ch tu non se sicura daverlo, per che ti viene meno. Ch tale ora crediamo
noi vivere, che ne viene la morte e tolleci el tempo; e per chi fusse savio non perderebbe el tempo che
egli per quello che non .
Risponde a Dio che ti chiama, col cuore fermo e stabile; e non credere n a madre n a suoro n a
fratello n a corpo di creatura che ti volesse impedire, ch tu sai che in questo non doviamo essere
obedienti a loro. E cos dice el nostro Salvatore: Chi non renunzia al padre e a la madre, a suoro e a
fratelli (Mt 10, 37; Lc 14, 26), e a s medesimo (Lc 14, 26; Mt 16, 24; Mc 8, 34; Lc 9, 23), non degno
di me.
Conviensi dunque renunziare a tutto el mondo e a s medesimo, e seguitare el gonfalone de la
santissima croce. Altro non dico.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
A te dico, figliuola mia, che se tu vorrai essere sposa vera del tuo Creatore, che tu esca de la casa
del padre tuo; e disponti di venire, quando el luogo sar fatto che gi cominciato e fassi di forza
cio el monasterio di Santa Maria degli Angeli a Belcaro : se tu el farai, giognerai in terra di
promissione. Altro non dico. Dio ti riempia de la sua dolcissima grazia.

LETTERA 113
Alla contessa Bandecca figliuola di Giovanni dAgnolino de Salimbeni.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti fondata in vera e perfetta carit; la quale
carit uno vestimento nuziale che ricuopre ogni nostra nudit, e nasconde le vergogne nostre cio el
peccato el quale germina vergogna lo spegne e consuma nel suo calore ; e senza questo vestimento
non potiamo intrare alla vita durabile, a la quale noi siamo invitati (Mt 22, 2, 11 12).
Che carit? uno amore ineffabile che lanima tratto dal suo Creatore, amandolo con tutto el
cuore, con tutto laffetto e con tutte le forze sue (Mt 22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 27). Dissi che laveva
tratto dal suo Creatore: e cos la verit. Ma come si trae? con lamore, per che lamore non
sacquista se non con lamore e da lamore. Ma tu mi dirai, carissima figliuola: Che modo mi
conviene tenere a trovare e acquistare questo amore? Rispondoti, per questo modo: ogni amore
sacquista col lume, per che la cosa che non si vede non si cognosce; unde non cognoscendosi non
sama. Convienti dunque avere el lume, a ci che tu vegga e cognosca quello che tu debbi amare. E
perch el lume cera necessario, providde Dio alla nostra necessit, dandoci el lume dellintelletto, che
la pi nobile parte dellanima, con la pupilla, dentrovi, della santissima fede. E dicoti che, poniamo
che la persona offenda el suo Creatore, non passa per n vive senza amore, n senza el lume; per che
lanima, che fatta damore e creata per amore alla imagine e similitudine di Dio (Gn 1, 26), non pu
vivere senza amore, n amarebbe senza el lume, unde, se vuole amare, s conviene che vegga.
Ma sai che vedere , e che amore, quello delli uomini del mondo? uno vedere tenebroso e
oscuro, e per la oscura notte non discerne la verit; ed uno amore mortale, per che d morte
nellanima, tollendole la vita della grazia. Perch oscuro? Perch s posto nella oscurit delle cose
transitorie del mondo, avendosele poste dinanzi a s fuore di Dio, cio che non le raguarda nella sua
bont, ma solo le raguarda per diletto sensitivo; el quale diletto e amore sensitivo mosse lo intelletto a
vedere e cognoscere cose sensitive. Unde questo affetto che si notrica del lume dellintelletto
poniamo che laffetto prima el movesse, come detto le d morte, commettendo la colpa, e tollele la
vita della grazia; per che neuna cosa si pu amare n vedere fuore di Dio, che non ci dia morte; e per
quello che sama, si die amare in lui e per lui: cio ricognoscere s e ogni cosa dalla sua bont. S che
vedi che questi ama e vede; per che senza amare e senza vedere non pu vivere.
Ma differente lamore delli uomini del mondo, el quale d morte, da lamore del servo di Dio,
che d vita: per che lamore che s acquista dal sommo e etterno amore d vita di grazia. Poi dunque
che el lume che locchio dellintelletto, debbalo aprire col lume della santissima fede, e ponarsi per
obiecto lamore inestimabile el quale Dio ci . Allora laffetto, vedendosi amare, non potr fare che non
ami quello che lo intelletto vidde e cognobbe in verit.
O carissima figliuola, e non vedi tu che noi siamo uno arbore damore, perch siamo fatti per
amore? Ed s bene fatto questo arbore, che non alcuno che el possa impedire che non cresca, n
tollargli el frutto suo, se elli non vuole; e gli dato Dio a questo arbore uno lavoratore che labbi a
lavorare, secondo che gli piace; e questo lavoratore el libero arbitrio. E se questo lavoratore lanima
non lavesse la quale t posta per uno arbore non sarebbe libera; e non essendo libera, avarebbe
scusa del peccato: la quale non pu avere, per che neuno , n il mondo n il demonio n la fragile
carne, che costrignere la possa a colpa alcuna, se ella non vuole. Per che questo arbolo in s la
ragione, se il libero arbitrio la vuole usare; e locchio dello intelletto che vede e cognosce la verit, se
la nebbia dellamore proprio non glili offusca. E con questo lume vede dove debba essere piantato
larbore, per che, se nol vedesse e non avesse questa dolce potenzia dellintelletto, el lavoratore
avarebbe scusa, e potrebbe dire: Io ero libero; ma io non vedevo in che io potesse piantare larbore
mio, o in alto o in basso. Ma questo non pu dire, per che lo intelletto che vede, e la ragione, la
quale uno legame di ragionevole amore, con che pu legarlo e innestarlo nellarbore della vita, Cristo
dolce Ges. Debba dunque piantare larbore suo poi che locchio dellintelletto veduto el luogo, e in
che terra elli debba stare a volere producere frutto di vita.
Carissima figliuola, se il lavoratore del libero arbitrio allora el pianta dove debba essere piantato,
cio nella terra della vera umilit per che nol die ponere in sul monte della superbia, ma nella valle
de lumilit , allora produce fiori odoriferi di virt, e singolarmente producer quello sommo fiore
della gloria e loda del nome di Dio; e tutte le sue operazioni e virt, le quali sono dolci fiori e frutti,
ricevaranno odore da questo. Questo quello fiore, carissima figliuola, che fa fiorire le virt nostre, el
quale fiore Dio vuole per s, e il frutto vuole che sia nostro.
Di questo arbore elli vuole solamente questi fiori della gloria, cio che noi rendiamo gloria e loda
al nome suo; e il frutto d a noi, per che elli non bisogno di nostri frutti perch a lui non manca
alcuna cosa, per che elli colui che (Es 3, 14) , ma noi, che siamo coloro che non siamo, naviamo
bisogno. Noi non siamo per noi, ma per lui, per che elli ci dato lessere, e ogni grazia che aviamo
sopra lessere; s che a lui utilit non potiamo fare. E perch la somma e etterna bont vede che luomo
non vive de fiori, ma solo del frutto per che del fiore morremmo, e del frutto viviamo , per tolle
il fiore per s, e il frutto d a noi. E se la ignorante creatura si volesse notricare di fiori, cio che la
gloria e la loda, che die essere di Dio, la desse a s, s gli tolle la vita della grazia, e dgli la morte
etternale, se elli muore che non si corregga: cio che tolla el frutto per s, e il fiore, cio la gloria, dia a
Dio. E poi che larbore nostro piantato cos dolcemente, elli cresce per s fatto modo che la cima
dellarbore, cio laffetto dellanima, non si vede da creatura dove sia unito, se non locchio suo
dellintelletto, el quale l guidato, congiunto e unito con lo infinito Dio per affetto damore.
O figliuola carissima, io ti voglio dire in che campo sta questa terra, a ci che tu non errassi: la
terra la vera umilit, come detto ; el luogo dove ella , il giardino chiuso (Ct 4, 12) del
cognoscimento di s.
Dico che chiuso per che lanima che sta nella cella del cognoscimento di s medesima, ella
chiusa e none aperta, cio che non si dilata nelle delizie del mondo, e non cerca le ricchezze, ma
povert voluntaria; e non le cerca per s n per altrui, e non si distende in piacere alle creature, ma solo
al Creatore. E quando el demonio le desse laide e diverse cogitazioni con molte fadighe di mente e con
disordenati timori, allora ella non sapre, ponendoseli a investigare, n a volere sapere perch vengono,
n a stare a contendere con loro; e non spande el cuore suo per confusione n per tedio di mente, n
abandona gli essercizii suoi. Anco si serra e si chiude con la compagnia della speranza e col lume della
santissima fede, e con lodio e dispiacimento della propria sensualit, reputandosi indegna della pace e
quiete della mente; e per vera umilit si reputa degna della guerra e indegna del frutto, cio che si
reputa degna della pena che le pare ricevere nel tempo delle grandi battaglie. E ponsi sempre per
obiecto Cristo crucifisso, dilettandosi di stare in croce con lui; e col pensiero caccia il pensiero. Or
questo il dolce luogo dove sta la terra della vera umilit.
Poi che la cima, cio laffetto dellanima che va dietro allintelletto, come detto , cognosciuto
lobiecto di Cristo crucifisso, labisso e il fuoco della sua carit, el quale cognobbe in questo Verbo
(per che per questo mezzo c manifestato lamore che Dio ci ; e questo Verbo cognobbe nel
cognoscimento di s, quando cognobbe s creatura ragionevole creata alla imagine e similitudine di
Dio (Gn 1, 26), e recreata nel sangue dellunigenito suo Figliuolo), allora laffetto sta unito nellaffetto
di Cristo crucifisso; e con lamore trae a s lamore, cio con lamore ordinato, che leva sopra il
sentimento sensitivo, trae a s lamore affocato di Cristo crucifisso. Per che il cuore nostro, quando
inamorato duno amore divino, fa come la spugna, che trae a s lacqua, bene che se la spugna non
fusse messa nellacqua non la trarrebbe a s, non ostante che la spugna sia disposta dalla parte sua. E
cos ti dico che se la disposizione del cuore nostro, el quale disposto e atto ad amore, se il lume della
ragione e la mano del libero arbitrio non il leva e congiugne nel fuoco della divina carit, non sempie
mai della grazia; ma se sunisce, sempre sempie. E per ti dissi che da lamore e con lamore si trae
lamore.
Poi che il vasello del cuore pieno, e elli inacqua larbore con lacqua della divina carit del
prossimo, la quale una rugiada e una piova che inacqua la pianta de larbore e la terra della vera
umilit, e ingrassa essa terra e l giardino del cognoscimento di s, per che allora condito col
condimento del cognoscimento della bont di Dio in s. Tu sai bene che se larbore non inaffiato
dalla rugiada e da la piova, e riscaldato dal caldo del sole, non producerebbe n maturerebbe il frutto,
unde non sarebbe perfetto, ma imperfetto. Cos lanima, la quale uno arbore come detto , perch
fusse piantato e non inaffiato con la piova de la carit del prossimo e con la rugiada del
cognoscimento di s, e scaldato col caldo del sole della divina carit non farebbe frutto di vita, n il
frutto suo sarebbe maturo. Poi che larbore cresciuto, e elli distende i rami suoi, porgendo del frutto al
prossimo suo, cio frutto di santissime umili e continue orazioni, dandoli essemplo di buona e santa
vita. E anco gli distende sovenendolo, quando pu, della sustanzia temporale, con largo e liberale
cuore, schietto e non fincto cio che mostri una cosa in atto, e non sia in fatto , ma schiettamente e
con affettuosa carit el serve di qualunque servizio elli pu e che vede che elli abbi bisogno, giusta al
suo potere.
La carit non cerca le cose sue (1Cor 12, 5) e non cerca s per s, ma s per Dio, per rendere i
fiori della gloria e della loda al nome suo; e non cerca Dio per s, ma Dio per Dio, in quanto degno
dessere amato da noi per la bont sua; e non ama n cerca n serve el prossimo suo per s, ma solo per
Dio, per renderli quello debito el quale a Dio non pu rendere, cio di fare utilit a Dio. Per che gi ti
dissi che a Dio utilit non potiamo fare, e per el fa Dio fare al prossimo suo, el quale uno mezzo che
c posto da Dio per provare la virt, e per mostrare lamore che aviamo al dolce e etterno Dio. Questa
carit gusta vita etterna, consuma e consumate tutte le nostre iniquit, e dacci lume perfetto con
pazienzia vera; e facci forti e perseveranti in tanto che mai non volliamo el capo adietro a mirare larato
(Lc 9, 62), ma perseveriamo infine alla morte, dilettandoci di stare in sul campo della battaglia per
Cristo crucifisso, ponendoci el sangue suo dinanzi a ci che ci facci inanimare alla battaglia come veri
cavalieri.
Adunque, poi che c tanto utile e necessaria e s dilettevole questa carit, che senza essa stiamo
in continua amaritudine, e riceviamo la morte, e sono scuperte le nostre vergogne, e nellultimo d del
giudicio siamo svergognati da tutto luniverso mondo, e dinanzi alla natura angelica e a tutti i cittadini
della vita durabile dove vita senza morte, e luce senza tenebre, dove la perfetta e la comune carit,
participando e gustando el bene luno dellaltro per affetto damore , da abracciarla questa dolce
reina e vestimento nuziale della carit, e con ansietato e dolce desiderio disponarsi alla morte per potere
acquistare questa reina; e poi che laviamo, volere sostenere ogni pena da qualunque lato elle
vengano infine alla morte, per poterla conservare e crescere nel giardino dellanima nostra. Altro
modo n altra via non ci veggo, e per ti dissi che io desideravo di vederti fondata in vera e perfetta
carit.
Pregoti per lamore di Cristo crucifisso che ti studi, quanto tu puoi, di fare questo fondamento; e
non ti bisognar poi temere di timore servile, n avere paura de venti contrarii delle molestie del
dimonio e delle creature, le quali tutti sono venti contrarii che vogliono impedire la nostra salute. Ma
perch larbore posto nella valle non potr essere offeso da venti, sia umile e mansueta di cuore. Altro
non ti dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 114
Ad Agnolino di Giovanni dAgnolin de Salimbeni.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero combattitore, e non schifare e colpi
come fa el vile cavaliere.
Figliuolo mio dolce, noi siamo posti in questo campo della battaglia e sempre ci conviene
combattere; e dogni tempo e in ogni luogo noi abbiamo e nemici nostri, e quali assediano la citt
dellanima: ci sono la carne con disordenato diletto sensitivo, el mondo con lonore e delizie sue, ed el
dimonio con la sua malizia. El quale, per impedire el santo desiderio dellanima, si pone con molti
lacciuoli, o per s medesimo o col mezzo della creatura, in su la lingua de servi suoi, facendo dire
parole piagentiere e di lusinghe o di minacce o di mormorazioni o di infamie: e questo fa per contristare
lanima e per farla venire a tedio nelle sante e buone operazioni.
Ma noi, come cavalieri virili, doviamo resistere, e guardare questa citt, e serrare le porte de
disordenati sentimenti; e ponere per guardia el cane della conscienzia s che, quando el nemico passa,
sentendolo, abbai; e cos destar locchio dellintelletto, e vedr se elli amico o nemico, cio o vizio o
virt, che passi.
A questo cane si conviene dare bere e mangiare: bere se li conviene dare el sangue, e mangiare el
fuoco, a ci che si levi da la freddezza della negligenzia: e cos diventar sollecito. A te dico, figliuolo
Agnolino, dlli mangiare, a questo tuo cane della conscienzia, fuoco dardentissima carit, e bere el
sangue dellAgnello immaculato aperto in croce, el quale da ogni parte del corpo suo versa sangue.
Perch noi abbiamo che darli bere, e facendo cos sar tutto rinvigorito; e sarete vero combattitore.
E tollete el coltello de lodio e dellamore, cio odio e dispiacimento del vizio, e amore della
virt; e il nemico della carne nostra, che el pi pessimo e malvagio nemico che potiamo avere, sia
ucciso, e il diletto suo, da questo coltello. E la conscienzia el faccia vedere allocchio dellintelletto,
quanto pericoloso questo nemico del diletto carnale che passa nellanima, acci che luccida. E
raguardi la carne fragellata di Cristo crucifisso, a ci che si vergogni di tenere in piacere e in diletto
disordenato e in delizie el corpo suo.
E il demonio con le malizie e lacciuoli suoi, e quali elli tesi per pigliare lanime, si sconfigga
con la virt della vera umilit: abbai questo cane della conscienzia, destando locchio de lintelletto, e
vegga quanto pericoloso a credere aglinganni suoi; e vllasi a s medesimo e cognosca luomo s
non essere, a ci che non venga a superbia, per che lumilit quella che rompe tutti e lacciuoli del
dimonio. Bene averebbe da vergognarsi luomo dinsuperbire, vedendo s non essere e lessere suo
avere da Dio, e non da s , e vedere Dio umiliato a lui, per che per profonda umilit discese la
somma altezza a tanta bassezza quanta la carne nostra.
Questo dolce e inamorato Agnello, Verbo incarnato, ci d conforto, per che da lui viene ogni
conforto.
Perch elli venuto come nostro capitano, e con la mano disarmata, confitta e chiavellata in
croce, sconfitti e nemici nostri; e il sangue rimaso in su el campo, per animare noi cavalieri a
combattere virilmente e senza alcuno timore. El dimonio diventato impotente per lo sangue di questo
dolce Agnello, per che non ci pu fare pi che Dio permetta; e Dio non permette che ci sia posto
maggiore peso che noi potiamo portare. La carne sconfitta co fragelli e tormenti di Cristo; e il mondo
con loprobrio scherni villanie e vituperio; e la ricchezza con la povert volontaria di Cristo crucifisso,
per che la somma ricchezza tanto povaro, che non luogo dove posare el capo suo, stando in su el
legno della santissima croce.
Quando el nemico de lonore e stato del mondo vuole intrare dentro, fa, figliuolo, che gli abbai
el cane della conscienzia tua, e desti la guardia dellintelletto a ci che vegga che stabilit o fermezza
non alcuno onore o stato del mondo. E da qualunque parte elle vengono, non ne truova punto, e voi el
sapete, che lavete veduto e provato. Poi voglio che voi vediate che el darsi disordenatamente a queste
cose transitorie che passano come el vento, non ne seguita onore, ma vituperio, perch luomo si
sottomette a cosa meno di s, e serve a cose finite; ed elli infinito, per che luomo non finisce mai a
essere, perch finisca a grazia per lo peccato mortale. E per se noi vogliamo onore e riposo e saziet,
convienci servire e amare cosa maggiore di noi.
Dio il nostro redentore, signore e padre, somma ed etterna bont, degno dessere amato e
servito da noi; e per debito el doviamo fare, se vogliamo participare la divina grazia. Elli somma
potenzia e saziet: elli solo colui che sazia ed empie lanima e fortifica ogni debile, s che sta in pace
e in quiete e in sicurt, e daltro non si pu saziare. E per questa cagione che ogni cosa creata meno
che luomo. Adunque lo spregiare del mondo lonore e la ricchezza delluomo, ma gli stolti e matti
non cognoscono questo vero onore, ma reputanlo tutto el contrario.
Ma voi, come vero combattitore, levate voi sopra a sentimenti vostri sensitivi, e cognoscete
questa verit; e non vogliate credere a malvagi e alli iniqui uomini, per che favella el dimonio per la
bocca loro per impedire la vita e salute vostra, e per provocarvi ad ira e a contradire alla volont di Dio.
E per non credete a consiglieri del dimonio, ma credete e rispondete allo Spirito santo che vi chiama.
Traete fuore la disciplina dellardire, e con virile cuore rispondete a loro, e dicete che voi non sete colui
che vogliate ricalcitrare a Dio, ch non potreste. So che v detto, e vi sar, molto male della contessa
da fedeli e dagli altri, perch ella vuole essere serva e sposa di Cristo. Questi iniqui, per impedire liei e
voi, vi porranno inanzi el timore ed e suspetti; e porranno per vituperio e vilt quello che il maggiore
onore che avere potiate: per che non tanto che sia onore presente, ma lonore e il ricordamento e
memoria di voi sar dinanzi a Dio e nel mondo infine allultimo fine, sopra tutti quanti e vostri
antecessori.
Stolti e matti a noi, che vogliamo pur ponere laffetto la sollicitudine e la speranza nel fuoco della
paglia! Grande fuoco si mostr la prima volta che la sposaste; ma subbito venne meno, e non ne rimase
altro che fummo di dolore. La seconda apparbe la materia del fuoco, ma non venne in effetto; per che
venne el vento della morte e portollo via. Molto sarebbe semplice ella e voi, poich lo Spirito santo la
chiama, se ella non rispondesse. E veduto che el mondo la rifiuta e cacciala a Cristo crucifisso. So
certa per la divina bont, che voi non sarete quello che per neuno detto vi scordiate da la volont di
Dio; e non sarete corrente n ratto a detti del mondo. Chiudete chiudete la bocca a sudditi vostri, che
non favellino tanto; e mostrate lo el volto. Non dubbito che, se el cane della conscienzia non dorme, e
locchio dellintelletto, che voi l farete; ch in altro modo non sareste combattitore virile, anco
mostrareste grandissima vilt contra el mio desiderio di vedervi virile. E per vi dissi che io desideravo
di vedervi vero combattitore posto in questo campo della battaglia, e singolarmente in questa battaglia
nuova che ora voi avete per la disposizione della contessa. El dimonio savede della perdita sua, e per
vi fa dare tanta molestia alle creature. E per confortatevi e uccidete ogni parere del mondo, e viva in
voi Cristo crucifisso. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 115
A madonna Isa, figliuola che fu di Giovanni dAgnolino de Salimbeni.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi sposa ferma e fedele, e che non vi
volliate al vento come fa la foglia.
Non voglio che cos si volla lanima vostra, n il santo desiderio, per veruno vento contrario di
veruna tribulazione o persecuzione che desse el mondo o il demonio, ma virilmente, con laffetto de la
virt e de la perseveranzia e con la memoria del sangue di Cristo, le passate tutte; n per detto di neuna
creatura si rimuova questo desiderio: ch giongono co detti e con gliniqui consigli loro. Unde se voi
sarete sposa fedele e ferma, fondata sopra la viva pietra, Cristo dolce Ges, non perdarete el vigore, e la
parola non verr meno ne la bocca vostra; anco lacquistarete, per che non debba diminuire la virt n
lardire in colui che desidera e vuole acquistare virt, ma debba crescere. Ricordomi che secondo el
mondo vi sete fatta temere, e messovi sotto i piedi ogni detto e piacere degli uomini e questo fatto
solo per lo miserabile mondo : non debba dunque avere meno vigore la virt, ma per una lingua ne
dovete avere dodici, e rispondere arditamente a detti del demonio che vuole impedire la salute vostra.
E se terrete silenzio sarete ripresa nellultimo d, e detto sar a voi: maladetta sia tu che tacesti! E
per non aspettate quella dura reprensione. So certa che, se vorrete seguitare lAgnello derelitto e
consumato in croce, per la via de le pene scherni obbrobrii e villanie, che non terrete silenzio. Voglio
dunque che seguitiate lo Sposo vostro Cristo; e con ardito e santo desiderio intrare a combattere in
questa nuova battaglia, con perseveranzia infino a la morte, dicendo: Per Cristo crucifisso ogni cosa
potr, el quale in me che mi conforta (Fil 4, 13). Ora, allentrata, sentite voi la spina, ma poi
naverete el frutto, e ricevarete gloria de la loda di Dio. Ors virilmente, con una vera e santa
perseveranzia, e non dubitate punto.
Del fatto dellabito mi pare che sia da seguitare quello che lo Spirito santo per la bocca vostra
dimand, senza essere indutta da persona; e lassate menare le lingue a modo loro. Questo non vi
scemar la devozione del glorioso padre nostro santo Francesco, anco la crescer; non di meno voi sete
libera, poniamo che fusse pi tosto defetto che no a tornare a dietro quello che cominciato.
De fatti de la contessa mi pare, se si potesse fare che ella venisse a la Rocca prima che io
venisse, io credo che sar bene. Poi faremo quello che lo Spirito santo ci far fare. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Bagnatevi nel sangue di Cristo crucifisso. Ges
dolce, Ges amore.

LETTERA 116
A madonna Pantasilea, donna di Ranuccio da Farnese.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima suoro in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero lume e cognoscimento di voi e di Dio,
a ci che cognosciate la misera fragilit del mondo, per che lanima che cognosce la miseria sua
cognosce bene quella del mondo; e chi cognosce la bont di Dio in s, la quale truova nellessere suo
cio cognoscendosi creatura ragionevole, creata allimagine e similitudine di Dio (Gn 1, 26) ,
subbitamente, allora che lanima venuta a questo santo e vero cognoscimento, ella ama e serve Dio in
verit; e ci che ella ama, retribuisce al suo Creatore, e ogni dono e grazia. E acordasi sempre con la
volont sua; e di ci che Dio fa e permette a lei contenta, perch vede che Dio non vuole altro che la
sua santificazione.
Questo ci manifesta el Verbo dolce del figliuolo di Dio, ch, a ci che noi fussimo santificati in
lui, corse come inamorato allobrobiosa morte della croce, sostenendo morte con amari tormenti per
liberare noi de la morte etterna. Dunque, poich la morte e el sangue di Cristo ci manifesta lamore
inestimabile che Dio ci , e che non vuole altro che el nostro bene, doviamo portare con vera pazienzia
ogni fadiga e tribulazione, e per qualunque modo elli ce le concede; e sempre pigliare una santa
speranza in lui, pensando che elli proveder in ogni nostro bisogno, e non ci dar pi che noi potiamo
portare. A misura ce le d; e se elli cresce fadiga, ed elli d maggiore fortezza, a ci che noi non
veniamo meno.
Convienci dunque portare e averle in reverenzia per Cristo crucifisso, e perch elle sono cagione
e strumento della nostra salute: perci che la fadiga e la tribulazione di questa vita ci fa umiliare e
atutare la superbia, e facci levare el disordinato affetto dal mondo, e ordenare lamore nostro in Dio; e
anco ci fa conformare con Cristo crucifisso, e sentire de le pene e delli obrobrii suoi. S che elle sono di
grande necessit a noi, se vogliamo godere nelletterna visione di Dio: elle ci fanno sentire e destare dal
sonno de la negligenzia e ignoranzia, perch nel tempo del bisogno ricorriamo a Cristo cognoscendo
che elli solo ci pu aitare.
E per questo modo diventiamo grati del benefizio ricevuto e che riceviamo, e cognosciamo
meglio la sua bont, e la nostra miseria: per che elli colui che (Es 3, 14), e noi siamo coloro che
non siamo, e lessere nostro aviamo da lui. Bene lo vedete manifestamente che tale ora vorremmo la
vita che ci conviene avere la morte; la sanit e noi siamo infermi; tenere e figliuoli e le ricchezze e
delizie del mondo perch ci dilettano, ed elli ce le conviene lassare. Questa la verit, che o elle
lassano noi per divina dispensazione, o noi lassiamo loro per lo mezzo della morte, partendoci di questa
tenebrosa vita. S che vedete che noi non siamo cavelle per noi medesimi, se non pieni di peccati e di
molta miseria: questo solo nostro, e ogni altra cosa di Dio.
Adunque, carissima suoro, aprite locchio dellintelletto, e amate el vostro Creatore e ci che elli
ama cio la virt, e singularmente la pazienzia , con vera e perfetta umilit, non reputandovi alcuna
cosa; ma solo rendere onore e gloria a Dio, possedendo le cose del mondo, e marito e figliuoli e
ricchezze e ogni altro diletto, come cosa prestata e non come cosa vostra, per che, come gi detto ,
vengono meno, e non le potete tenere n possedere a vostro modo, se non quanto piace alla divina
bont di prestarvele. Facendo cos, non vi farete Dio de figliuoli n di veruna altra cosa anco amarete
ogni cosa per Dio, e fuore di Dio non cavelle , e spregiarete el peccato, e abbracciarete la virt.
Levate, levate laffetto e l desiderio vostro dal mondo, e ponetelo in Cristo crucifisso, che
fermo e stabile, e che non viene mai meno, n vi pu essere tolto se voi non volete. Non dico per che
voi non stiate nel mondo nello stato del matrimonio pi che voi vogliate, n che voi non governiate e
vostri figliuoli e laltra fameglia secondo che vi richiede lo stato vostro; ma dico che viviate con ordine,
e non senza ordine. E in ci che voi fate, vi ponete Dio dinanzi agli occhi: e stare nello stato del
matrimonio, e andare con timore santo e come a sacramento, e avere in reverenzia e d comandati della
santa Chiesa, quanto elli possibile a voi.
E i figliuoli, notricarli nelle virt e ne comandamenti dolci di Dio, per che non basta alla madre
e al padre di notricare solamente el corpo ch questo fa lanimale, dallevare e suoi figliuoli , ma
debba notricare lanima nella grazia, giusta al suo potere, riprendendoli e gastigandoli ne difetti che
commettessero. E sempre vogliate che usino la confessione spesso, e la mattina odano la messa, o
almeno e d comandati dalla Chiesa, e cos sarete madre dellanima e del corpo. So certa che se
avarete vero cognoscimento di Dio e di voi, come detto , voi el farete, per che senza questo
cognoscimento nol potreste fare.
Unde, considerando me che per altra via non potete avere la grazia di Dio, dissi che io desideravo
di vedervi con vero lume e cognoscimento di voi e di Dio. Pregovi, per lamore di Cristo crucifisso e
per vostra utilit, che l facciate: e cos adempirete in voi la volont di Dio e l desiderio mio. Altro non
dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 117
A monna Lapa sua madre e a monna Cecca nel monasterio di santa Agnesa da Montepulciano,
quando essa era a la Rocca dAgnolino predetta.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima madre e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vestite del fuoco de la divina
carit s e per s fatto modo che ogni pena e tormento, fame e sete, persecuzioni e ingiurie, scherni
strazii e villanie, e ogni cosa, portiate con vera pazienzia, imparando da lo svenato e consumato
Agnello, el quale con tanto fuoco damore corse a la obbrobriosa morte de la croce.
Acompagnate dunque quella dolcissima madre Maria, la quale, acci che i discepoli santi
cercassero lonore di Dio e la salute dellanime seguitando le vestigie del dolce figliuolo suo, consente
che i discepoli si partano da la presenzia sua, avenga che sommamente gli amasse; ed ella rimane come
sola ospita e perregrina. E i discepoli, che lamavano smisuratamente, anco con allegrezza si partono,
sostenendone ogni pena per onore di Dio; e vanno fra i tiranni, sostenendo le molte persecuzioni. E se
voi gli dimandaste: Perch portate voi cos allegramente, e partitevi da Maria?, risponderebbero:
Perch abiamo perduti noi, e siamo inamorati de lonore di Dio e de la salute dellanime. Cos voglio
dunque, carissima madre e figliuola, che facciate voi. E se per infino ad ora non fuste state, voglio che
siate arse nel fuoco de la divina carit, cercando sempre lonore di Dio e la salute dellanime; altrimenti
stareste in grandissima pena e tribulazione, e terrestevi me. Sappiate, carissima madre, che io,
miserabile figliuola, non so posta in terra per altro; a questo m eletta el mio Creatore: so che sete
contenta che io lobedisca.
Pregovi dunque che, se vi paresse che io stesse pi che non piacesse a la vostra volont, voi stiate
contenta, per che io non posso fare altro.
Credo che se voi sapeste el caso, voi stessa mi ci mandareste: io sto per ponere remedio a uno
grande scandalo, se io potr. Non per de fatti de la contessa, e per ne pregate tutti Dio, e codesta
gloriosa Vergine, che ci mandi effetto che sia buono. E tu, Cecca, e Giustina, vannegate nel sangue di
Cristo crucifisso, per che ora il tempo di provare la virt nellanima. Dio vi doni la sua dolce ed
eterna benedizione a tutte. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 118
A monna Caterina de lo Spedaluccio e a la soprascritta Giovanna di Capo, in Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissime figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi figliuole obedienti, unite in vera e
perfetta carit; la quale obedienzia e amore vi far smaltire ogni pena e tenebre, perch lobedienzia
tolle quella cosa che ci d pena, cio la propria e perversa volont, che si anniega e uccide ne la santa e
vera obedienzia.
Consuma e disolvesi la tenebre per laffetto de la carit e unione, perch Dio vera carit (1Gv 4,
8 16) e sommo ed eterno lume (Gv 8, 12; Gv 9, 5; Gv 12, 46): chi per sua guida questo vero lume
non pu errare il camino.
E per, io voglio, carissime figliuole, poich tanto necessario, che vi studiate di perdere le
volont vostre e davere questo lume. Questa quella dottrina che sempre mi ricorda che v stata data,
bene che poca naviate impresa. Quello che non fatto vi prego, dolcissime figliuole, che l facciate; se
voi nol faceste stareste in continua pena, e terrestevi me miserabile che merito ogni pena. A noi
conviene fare, per onore di Dio, come fecero gli appostoli santi: poi che ebbero ricevuto lo Spirito
santo, si separaro luno da laltro, e da quella dolce madre Maria. Poniamo che sommo diletto lo fusse
lo stare insieme, nondimeno essi abandonano el diletto proprio, cercano lonore di Dio e salute de
lanime. E perch Maria gli parta da s, non tengono, per, che sia diminuito lamore, n che siano
privati de laffetto di Maria. Questa la regola che ci conviene pigliare a noi.
Grande consolazione so che v la mia presenzia; nondimeno, come vere obedienti, dovete voi e
la consolazione propria, per onore di Dio e salute de lanime, non cercare; e non dare luogo al dimonio,
che vi fa vedere dessere private de laffetto e de lamore che io a lanime e a corpi vostri. Se
altrimenti fusse, non sarebbe fondato in Dio. E io vi fo certe di questo, chio non vamo altro che per
Dio. E perch pigliate pena tanto disordinata de le cose che si vogliono fare per necessit? Oh come
faremo, quando ci converr fare e gran fatti, quando ne picoli veniamo cos meno? Egli ci converr
stare insieme e separati secondo che tempi ci verranno.
Test vuole e permette el nostro dolce Salvatore che noi siamo separate per suo onore. Voi sete in
Siena, e Cecca e la nonna sono a Montepulciano; frate Bartolomeo e frate Mateio vi saranno e sonvi
stati. Alessa e monna Bruna sonno a Monte Giovi, di lunga da Montepulciano xviij miglia; e son con la
contessa e con madonna Isa. Frate Ramondo e frate Tomaso e monna Tomma e Lisa e io, siamo a la
Rocca fra mascalzoni; e mangiansi tanti demoni incarnati che frate Tomaso dice che gli duole lo
stomaco, e con tutto questo non si pu saziare. E pi appetiscono; e truovanci lavorio per un buon
prezzo. Pregate la divina bont che lo dia di grossi e dolci e amari bocconi. Pensate che lonore di Dio
e la salute de lanime si vede molto dolcemente. Voi non dovete altro volere n desiderare: facendo
questo, non potete fare cosa che pi piaccia a la somma ed eterna volont di Dio, e a la mia.
Ors, figliuole mie, cominciate a fare sacrificio de le volont vostre a Dio, e non vogliate sempre
stare a latte, ch ci conviene disponere e denti del desiderio ad amorsare el pane duro e muffato, se
bisognasse.
Altro non dico. Legatevi nel legame dolce de la carit: a questo mostrarete che voi siate figliuole;
e in altro no. Confortatevi in Cristo dolce Ges, e confortate tutte laltre figliuole etc. Noi tornaremo
pi tosto che si potr secondo che piacer a la divina bont.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore, Maria.

LETTERA 119
A monna Alessa vestita dellabito di santo Domenico, quando era a la Rocca.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti seguitare la dottrina de lo immaculato
Agnello col cuore libero e spogliato dogni creatura, vestita solo del Creatore, col lume della santissima
fede, per che senza el lume non potresti andare per la via dritta dello svenato e immaculato Agnello.
E per desidera lanima mia di vedere te e laltre schiette e virili; e che non vi volliate mai per
neuno vento che vi venisse. Guarda che tu non volti mai el capo a dietro; ma sempre va inanzi,
tenendo a mente la dottrina che t stata data. E ogni d di nuovo fa che entri nellorto dellanima tua,
col lume de la fede, a trarne ogni spina che potesse affogare el seme de la dottrina (Mt 13, 7; Mc 4, 7;
Lc 8, 7) data a te, e a rivoltare la terra: cio che ogni d spogli el cuore di nuovo.
Questo di necessit, di spogliarlo continuamente, per che spesse volte veduto di quelli che
paruto che sieno stati spogliati, che io gli trovati vestiti per pruova pi che per parole: con la parola
parrebbe el contrario, ma loperazione dimostra laffetto. Voglio dunque che tu in verit spogli el cuore
seguitando Cristo crucifisso; e fa che el silenzio stia ne la bocca tua. Sommi aveduta che poco credo
che laltra labbi tenuto: di questo molto mincresce, se elli cos come mi pare. Vuole el mio Creatore
che io porti, e io so contenta di portare; ma non so contenta delloffesa di Dio.
Scrivestimi che pareva che Dio ti costrignesse nella orazione a pregarlo per me: grazia sia a la
divina bont che tanto amore ineffabile dimostra a la miserabile anima mia. Dicesti che io ti scrivesse
se io avevo pene, e se io avevo de le mie infermit usate in questo tempo; a che ti rispondo che Dio
proveduto ammirabilmente dentro e di fuore: nel corpo proveduto molto in questo Avvento, facendo
spassare le pene con lo scrivere. vero che, per la bont di Dio, elle sono pi agravate che elle non
solevano. E se egli l pi agravate, proveduto che Lisa guarita, subbito che frate Santi inferm: che
stato in su la estremit de la morte. Ora quasi miracolosamente tanto migliorato, che si pu dire
guarito.
Ma e pare che lo sposo mio della verit etterna abbi voluto fare una dolcissima e reale pruova
dentro e di fuore, di quelle che si veggono e di quelle che non si veggono che sono molto pi,
innumerabilmente, che quelle che si veggono ; ma egli tanto dolcemente proveduto, insieme con la
pruova, che la lingua non sarebbe sufficiente a narrarlo. Unde io voglio che le pene mi siano cibo, le
lagrime beveraggio ( Sal 41, 3; 79, 6), e il sudore uno unguento.
Le pene voglio che mingrassino, le pene mi guariscano; le pene mi diano lume, le pene mi diano
sapienzia; le pene mi rivestano la mia nudit, le pene mi spoglino dogni proprio amore, spirituale e
temporale.
La pena de la privazione de le consolazioni dogni creatura maricchisca ne la provazione de le
virt, in cognoscere la imperfezione mia e l perfettissimo lume de la dolce Verit, proveditore e
accettatore de santi desiderii e non de le creature: quelli che non ritratto adietro la sua bont verso di
me per la mia ingratitudine, n per lo poco lume e cognoscimento mio; ma solamente raguardato a s,
che sommamente buono.
Pregoti per lamore di Ges Cristo crucifisso, dilettissima figliuola mia, che non allenti lorazione
anco la radoppia, per che io n maggiore bisogno che tu non vedi ; e che tu ringrazii la bont di
Dio per me. E pregalo che mi dia grazia che io dia la vita per lui, e che mi tolga, se gli piace, el peso
del corpo mio (perch la vita mia di poca utilit altrui, ma pi tosto penosa, e gravezza a ogni
persona da lunga e da presso per li peccati miei). Dio per la sua piet mi tolga tanti defetti, e questo
poco del tempo che io a vivere mi faccia vivere spasimata per amore de la virt; e con pena offeri
dolorosi e penosi desiderii dinanzi a lui per la salute di tutto quanto el mondo, e per la reformazione de
la santa Chiesa. Gode, gode in croce con meco, s che la croce sia uno letto dove si riposi lanima, una
mensa dove si gusti el cibo e l frutto de la pazienzia con pace e con quiete.
Mandastimi dicendo etc. De la quale cosa fui consolata, s per la vita sua, sperando che ella si
corregga, menandola con meno vanit di cuore che infino a ora non fatto; e s per li fanciulli, che
erano condotti al lume del santo baptesmo. Dio lo dia la sua dolcissima grazia; e lo dia la morte, se
non debbono essere buoni. Bened loro, e conforta lei in Cristo dolce Ges; e dille che ella viva col
santo e dolce timore di Dio e che ella ricognosca da Dio la grazia che ella ricevuta, che non stata
piccola, ma bene grande. E se ella ne fusse ingrata, dispiacerebbe molto a Dio; e forse che non la
lassarebbe impunita. Racomandaci etc.
Di costoro novella neuna non avuta; la cagione non so. Sia fatta la volont di Dio.
El nostro salvatore m posta in su lIsola, e da ogni parte i venti percuotono. Ognuno goda in
Cristo crucifisso, di longa luno dallaltro, serrati ne la casa del cognoscimento di noi. Altro non dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 120
A monna Rabe di Francesco di Tato Tolomei.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vivere morta a la propria sensualit; per
che in altro modo non potereste participare la vita de la grazia.
Dunque voglio che con grandissimo affetto e desiderio vingegniate di levare da la fragilit del
mondo, ch non cosa convenevole che noi, che siamo fatti per gustare labitazione del cielo e
notricarsi del cibo de le virt, che noi gustiamo la terra e notrichianci del proprio amore sensitivo, unde
procedono tutti e vizii.
Ma dovianci levare e salire a laltezza de le virt, aprendo locchio de lintelletto, e raguardare in
sul legno de la croce, dove noi troviamo lAgnello immaculato, arbore di vita, che del corpo suo fatto
scala.
El primo scalone che ci insegnato a salire s sonno e piei, cio laffetto: ch come e piei
portano el corpo, cos laffetto porta lanima. Essendo saliti el primo, cio co piei confitti e chiavellati
in croce, trovarete laffetto spogliato del disordinato amore; giognendo al secondo, cio al costato
aperto di Cristo crocifisso, e vederete el secreto del cuore: con quanto amore inefabile v fatto bagno
del sangue suo. Nel primo si leva e si spoglia laffetto, nel secondo gusta lamore che truova nel cuore
aperto di Cristo.
Vedendo el terzo scalone, e giognendo cio a la bocca del Figliuolo di Dio, notricasi ne la pace.
Ch, poi che lanima vestita damore di Cristo crocifisso, e spogliata del perverso amore sensitivo che
gli d guerra, trovata la pazienzia e ogni amaritudine gli pare dolce; anco si diletta ne le persecuzioni
e tribolazioni del mondo, da qualunque lato Dio le concede, perch trovata la pace de la bocca. La
persona che d la pace si unisce con colui a cui ella d: cos lanima, vestita de le virt, con affetto
damore gusta Dio, e unisce la bocca del santo desiderio nel desiderio di Dio, e in esso desiderio di Dio
si unisce con pace e quiete. S che vedete che Cristo crocifisso fatta scala del corpo suo, acci che noi
saliamo a laltezza del cielo de la vita durabile, dove vita senza morte e luce senza tenebre, saziet
senza fastidio e fame senza pena: ch, come dice santo Augustino, di lunga il fastidio da la saziet, e
di lunga la pena da la fame, perch e cittadini che sonno a vita eterna, di quello che nno fame e
desiderio sonno saziati nella eterna visione di Dio.
Bene ignorante e miserabile quella anima che per suo difetto perde tanto bene, e fassi degna di
molto male. Levatevi su, dunque, figliuola carissima, e non aspettate quello tempo che voi non avete;
ma con grande affetto damore vi levate da la perversit de lamore sensitivo vostro il quale vi tolle il
lume de la ragione, e favvi amare el mondo e figliuoli senza modo , ch in altro modo non potereste
giognere al fine per lo quale sete creata. E per dissi chio desideravo di vedervi vivere morta a la
propria volont e al proprio amore, perch mi pare che ci sete pure assai viva.
E a questo me naviddi, a la lettera che voi scriveste, che l cieco amore vi faceva escire fuore del
modo ordenato secondo Dio. Mandaste dicendo che Francesca stava molto male: per la quale cosa
volevate che frate Mateio ne venisse, rimossa ogni cagione, e se non ne venisse, che rimanesse con la
vostra maladizione; e non potendo fare altro, tollesse uno contadino a sua compagnia. Dicovi che la
mattezza e stoltizia vostra voi non la potete negare: lassiamo stare che non fusse secondo Dio, ma,
secondo quello poco del senno che ci porge la natura, se laveste avuto non lavareste fatto. Se avevate
o avete desiderio, o per bisogno per contentare la vostra figliuola, che frate Mateio ne venga, aveste
mandati una coppia di frati, che luno ne fusse venuto con lui e laltro rimaso; ch voi sapete bene che
n luno n laltro pu venire n rimanere solo, ma voi favellate come persona passionata che avete
piene lorecchie di mormorazioni.
Tutto questo vadiviene perch non avete levata la faccia da la terra, n salito el primo scalone
de piei; che se laveste salito, desiderareste solo che l vostro figliuolo cercasse lonore di Dio e la
salute de lanime.
Con questo desiderio voi e laltre e gli altri vi turareste lorecchie e vi mozzareste la lingua, per
non udire le parole che vi sonno dette, o per non dirle. Or non pi cos: bagnatevi nel sangue di Cristo
crocifisso, e levatevi da la conversazione de morti, e conversate co vivi con le vere e reali virt. Altro
non vi dico.
Confortate Francesca etc.
Permanete etc. Ges etc.

LETTERA 121
A signori Defensori da Siena, essendo ella a Santo Antimo.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi signori in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi veri signori e con cuore virile, cio che
signoreggiate la propria sensualit con vera e reale virt, seguitando el vostro Creatore; altrimenti non
potreste tenere giustamente la signoria temporale, la quale Dio v concessa per sua grazia.
Conviensi dunque che luomo che a signoreggiare altrui e governare, signoreggi e governi in
prima s.
Come potrebbe el cieco vedere e guidare altrui? (Lc 6, 39) Come potr el morto sotterrare el
morto, lo infermo governare lo infermo, e il povero sovenire al povero? Non potrebbe. Veramente,
signori carissimi, che chi cieco e offuscato locchio dellintelletto suo per lo peccato mortale non
cognosce n s n Dio: male potr dunque vedere o correggere el defetto del suddito suo; e se pure el
corregge, el corregge con quella tenebre e con quella imperfezione che egli in s. E spesse volte, per
lo poco cognoscimento, veduto e veggo punire e defetti col dove non sono, e non punire quelli che
sono iniqui e gattivi e che meritarebbero mille morti.
El poco lume non lassa discernere la verit, e pone la calunnia col dove ella non , e genera el
sospetto in coloro de quali egli si pu sicurare e fidare cio de servi di Dio, e quali gli parturiscono
con lagrime e con sudori e con la continua e santa orazione, mettendosi ad ogni pericolo e pena e
tormento per onore di Dio e salute loro e di tutto quanto el mondo , e fidandosi di coloro che sono
radicati nellamore proprio di loro medesimi, e quali per ogni vento si vollono. E tutto questo procede
dal poco lume e tenebroso peccato: vi bisogno dunque davere el lume.
Dico che el morto non pu sotterrare el morto, cio che colui che morto a grazia non n ardire
n vigore di sotterrare el morto del defetto del prossimo suo, perch si sente in quella medesima morte
che egli, e per nol vuole n sa correggere; vedesi in quella medesima infermit e non se ne cura, e
non si cura del suddito suo perch egli el vegga infermo. E anco tanta la gravezza de la infermit del
peccato mortale che non vi pone remedio, se prima non cura s medesimo. E issofatto che egli sta in
peccato mortale venuto in povert perduta la ricchezza de le vere e reali virt non seguitando le
vestigie di Cristo crucifisso : e per non pu sovenire al povero, privato, come dissi, de la ricchezza
de la divina grazia. Per la tenebre dunque perduto el lume, unde non vede el defetto col dove egli :
e per fanno le ingiustizie, e non le giustizie. Per la infermit perde el vigore del santo e vero desiderio
in desiderare lonore di Dio e la salute del suo prossimo; e cresce sempre questa infermit se egli non
ricorre al medico, Cristo crucifisso, vomicando el fracidume per la bocca, usando la santa confessione.
Se elli el fa riceve la vita e la sanit; ma se egli nol fa subbito riceve la morte, e allora el morto non pu
sepellire el morto, come detto . E che maggiore povert si pu avere, che esser privato del lume de la
sanit e de la vita? Non so che peggio si possa avere: questi cotali dunque non sono buoni n atti a
governare altrui, poich non governano loro. Convienvi dunque avere le predette cose; e per dissi che
io desideravo di vedervi veri signori.
Ma considerando me che lessere vero signore non si pu avere, se non signoreggiasse s
medesimo cio signoreggiando la propria sensualit con la ragione , per vi dico in quanti
inconvenienti vengono coloro che si lassano signoreggiare a la miseria loro e non si signoreggiano, e
acci che vi guardiate di non cadere voi in questo.
Vogliate vogliate aprire locchio dellintelletto, e non essere tanto acecati col disordinato timore.
Vogliate credere e fidarvi de veri servi di Dio, e non degliniqui servi del demonio che per coprire le
iniquitadi loro vi fanno vedere quello che non . Non vogliate ponere i servi di Dio contra di voi, ch
tutte laltre cose pare che Dio sostenga pi che la ingiuria gli scandali e le infamie che sono poste a
suoi servi. Facendo a loro, fate a Cristo: troppo sarebbe dunque grande ruina a farlo. Non vogliate,
carissimi fratelli e signori, sostenere che n voi n altri el faccia, ma tagliate la lingua del mormoratore
cio riprendere e non dare fede a colui che mormora : cos facendo usarete latto de la virt, e
levarannosi via molti scandali.
Ma e pare che i peccati nostri non meritino ancora tanto, e tutto el contrario pare che si faccia:
cio che i gattivi sono uditi, e i buoni sono spregiati. Unde io inteso che per larciprete di Montalcino
o per altri v messo sospetti, e questo fa per ricoprire la sua iniquit verso missere labbate di santo
Antimo, el quale cos grande e perfetto vero servo di Dio, quanto gi grandissimo tempo fusse in
queste parti: che se aveste punto di lume, non tanto che di lui aveste sospetto, ma voi lavereste in
debita reverenzia. Pregovi per lamore di Cristo crucifisso che vi piaccia di none impacciarlo, ma
sovenirlo e aitarlo in quello che bisogna. Tutto d vi lagnate che i preti e gli altri cherici non sono
corretti; e ora, trovando coloro che gli vogliono correggiare, glimpedite, e lagnatevi.
Del mio venire io qua con la mia famiglia anco v fatto richiamo e messo sospetto, secondo che
m detto; non so per se egli vero. Ma se voi costaste tanto a voi, quanto voi costate a me e a loro, in
voi e in tutti gli altri cittadini non caderebbero le cogitazioni e le passioni tanto di leggiero; e turrestevi
lorecchie per non udire. Cercato io e gli altri, e cerco continuamente, la salute vostra dellanima e del
corpo, non mirando a veruna fadiga, offerendo a Dio dolci e amorosi desiderii con abondanzia di
lagrime e di sospiri, per riparare che i divini giudicii non vengano sopra di noi e quali meritiamo per le
nostre iniquitadi. Io non so di tanta virt che io sappia fare altro che imperfezione; ma gli altri che
sono perfetti e che attendono solo allonore di Dio e a la salute dellanime, sono coloro che l fanno.
Ma non si lassar per, per la ingratitudine e per lignoranzie de miei cittadini, che non sadoperi
infino a la morte per la salute vostra. Impararemo da quello dolce inamorato di Paulo, che dice: El
mondo ci bastemmia, e noi benediciamo; egli ci perseguita e ci caccia, e noi pazientemente portiamo
(1Cor 4, 12); e cos faremo noi, e seguitaremo la regola sua. La verit sar quella che ci liberer (Gv 8,
32). Io vamo pi che voi non vamate voi, e amo lo stato pacifico e la conservazione vostra come voi,
s che non crediate che n per me n per veruno degli altri de la mia famiglia si faccia el contrario. Noi
siamo posti a seminare la parola di Dio e ricogliere el frutto dellanime. Ognuno die essere sollicito
dellarte sua: larte che Dio ci posta questa, conviencela dunque essercitare e non sotterrare el
talento, per che saremmo degni di grande reprensione (Mt 25, 24 30); ma in ogni tempo e in ogni
luogo adoperare, e in ogni creatura. Dio non accettatore de luoghi n de le creature (Rom2, 11), ma
de santi e veri desiderii, s che con questo ci conviene adoperare.
Veggo che l demonio si duole de la perdita che in questa venuta egli fatta e far per la grazia e
bont di Dio. Per altro non venni se non per mangiare e gustare anime, e tollerle de le mani de le
demonia: la vita voglio lassare per questo, se navessi mille; e per questa cagione andar e star
secondo che lo Spirito santo far fare. Diravi Petro a bocca la principale cagione per la quale io venni e
sto qua. Altro non dico.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crucifisso, se volete la vita; in altro modo caderemmo ne la morte
eternale.
Non vi incresca a leggere e a udire, ma portate pazientemente per che il dolore e lamore che io
mi fa abondare in parole: amore, dico, de la vostra salute, e dolore de la nostra ignoranzia. Voglia Dio
che per divino giudicio non ci sia tolto el lume di non cognoscere la verit. Non dico pi.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 122
A Salvi di sere Pietro orafo in Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero servo fedele a Cristo crucifisso, e
che giamai non volliate la faccia adietro n per prosperit n per aversit, ma virilmente e con viva
fede, ch in altro modo sapete che la fede senza lopera morta (Gc 2, 26).
Questa loperazione de la fede: che noi concepiamo in noi le virt per affetto damore, e
parturiscansi i frutti con vera pazienzia, col mezzo del prossimo nostro, portando e sopportando i
defetti luno dellaltro.
Non bastarebbe, a noi e a la nostra salute, avere ricevuta la forma de la fede con la divina grazia
quando riceviamo el santo baptesmo: basta bene al fanciullo parvolo ch, morendo ne la puerizia sua,
riceve vita eterna solo col mezzo del sangue dellAgnello; ma poi che siamo venuti ad et perfetta,
avendo solamente el santo baptesmo non ci bastarebbe se noi non essercitassimo el lume de la fede con
amore.
A noi adiviene come allocchio del corpo, ch, perch luomo abbia locchio e sia puro e sano a
potere vedere , e egli non lapre col libero arbitrio che egli a poterlo aprire, e con amore de la luce,
pu dire che, avendo locchio, non abbia locchio. Locchio per la bont del Creatore; e non la virt
dellocchio per defetto de la propria volont che non lapre: pu dunque dire che sia morto, e non fa
frutto. Cos, carissimo figliuolo, Dio, per la sua infinita bont, ci dato locchio dellintelletto el
quale occhio empie dandoci el lume de la fede nel santo baptesmo , e con esso el libero arbtro,
tollendo el legame del peccato originale. Ora richiede Dio, poi che siamo venuti a et compita davere
cognoscimento, che questo occhio che egli ci dato sapra col libero arbtro e con amore de la luce.
Poi che lanima vede in s occhio da potere vedere, debbalo aprire al suo Creatore: e che lume si
debba ponare, a vedere in Dio? Solo lamore, per che veruna cosa si pu adoperare senza amore, n
spirituale n temporale: ch se io voglio amare cose sensitive, subbito locchio si pone ine per
dilettarvisi dentro. E se luomo vuole servire e amare Dio, locchio dellintelletto sapre, ponendoselo
per obiecto; e con lamore trae lamore: cio, vedendo che Dio sommamente lama, non pu fare che
egli non renda lamore, e che egli non lami. Perde allora lamore sensitivo e concepe uno amore vero,
vedendosi creato a la imagine e similitudine di Dio (Gn 1, 26), e recreato a grazia nel sangue
dellunigenito suo Figliuolo. Questo occhio trovato el lume, e avendo trovato el lume fatto amatore
desso lume: e per non resta mai di cercare di fuggire e odiare quella cosa che gli tolle el lume, e
amare e desiderare quello che glili d. Allora si leva con la fede viva, e concepe i figliuoli de le virt,
con desiderio di vestirsi de la somma e eterna volont di Dio; perch locchio e il lume de la fede
mostrato allaffetto suo la volont di Dio, che non cerca n vuole altro che la nostra santificazione.
Chi ce la manifesta bene chiara? El Verbo del Figliuolo suo, che venuto nel carro de la nostra
umanit pieno di fuoco damore, manifestandoci col sangue suo la volont del Padre per adempirla in
noi: ch quella volont dolce, con la quale egli ci cre, ci cre per darci vita eterna; avendola perduta
per lo peccato nostro, non si adempiva, e per ci manda el Figliuolo per farcela chiara e manifesta,
dandolo a la obbrobriosa morte de la croce. E ci che egli d e permette a noi, d solo per questo fine,
cio perch partecipiamo la somma e eterna bellezza sua. Lanima prudente, che aperto locchio suo
nel lume, come detto , col lume de la fede, subbito piglia uno santo giudicio, giudicando la santa
volont di Dio, che non vuole altro che il nostro bene, e non la volont degli uomini.
Sai che nesce di questo lume? Una acqua pacifica, chiara e senza veruna macula, e none
conturbata da laversit per impazienzia; n per molestie di demonio, n per ingiurie, n per
persecuzioni, n per mormorazioni duomini gi mai si muove, ma sta ferma, per che gi veduto che
Dio el permette per suo bene, e per dargli el fine suo per lo quale fu creato. Questa la via, e neuna
altra ce n: con molte spine e triboli ci conviene passare, seguitando Cristo crocifisso, per che egli
la via, e cos disse egli, che egli era via verit e vita (Gv 14, 6). Bene seguita la verit colui che tiene
per questa via, per che sadempie in lui la volont del Padre eterno, conducendoci al fine per lo quale
fummo creati. Se altra via ci fusse stata, averebbe detto che neuno andasse al Padre se non per lo Padre,
ma egli non disse cos, per che nel Padre non cadde pena, ma s nel Figliuolo; e a noi conviene passare
per la via de la pena: adunque ci conviene seguitare Cristo crocifisso.
Dico ancora che nol turba la prosperit del mondo per disordinato affetto e desiderio, anco la
mette sotto s, spregiandola con dispiacimento, vedendo col lume de la fede che queste cose sono
transitorie, che passano come el vento, e che tllono la via e il lume de la grazia a colui che lappetisce
e possiede con disordinato affetto. Costui parturisce e figliuoli vivi con fede viva ne lonore di Dio e
salute del prossimo, per che nel prossimo si pruova lamore che noi aviamo a Dio: ch del nostro
amore utilit a lui non potiamo fare, ma vuole che la facciamo nel mezzo che egli ci posto del
prossimo nostro, portando e soportando i defetti loro, e portandoli dinanzi a Dio per compassione, e
con pazienzia portando le ingiurie che essi ci fanno; e debita reverenzia usare a servi suoi. Ogni altro
modo che noi avessimo in noi, diciamo che ella fede morta e senza opera (Gc 2, 26).
Non dico per che la sensualit non senta molte contradizioni, ma quello contradire non gli tolle
la perfezione, anco glilaiuta a dare, per che cognosce pi el defetto suo e cognosce la bont di Dio,
che gli conserva la volont che non consente n va dietro a sentimenti sensitivi per diletto, ma con
odio e dispiacimento di s gli corregge. Cos di quello sentimento ne trae la virt de lumilt per
cognoscimento di s, e la virt de la carit per cognoscimento de la bont di Dio in s. Io, considerando
che ella di tanta eccellenzia e di s grande necessit che senza essa non possiamo avere vita di grazia,
desidero di vedervi fondato nel lume de la viva fede; e per dissi che io desideravo di vedervi servo
fedele e non infedele a Cristo crucifisso. E per vi prego che vi leviate con vera e perfetta sollicitudine,
destandovi dal sonno de la negligenzia e aprendo locchio dellintelletto nellamore che Dio v, acci
che adempiate la volont sua e il desiderio mio in voi. Non dico pi qui.
Rispondovi, carissimo figliuolo, a la lettera che mi mandaste la quale io viddi con singulare
allegrezza , dove io viddi che si conteneva una particella di quello che Dio manifest a una serva sua:
che quelli che si chiamano figliuoli erano scandalizzati per illusione de le demonia che stavano
dintorno a loro per trarne el seme che lo Spirito santo aveva seminato in loro; e eglino, come
imprudenti e non fondati sopra la viva pietra, non facevano resistenzia, ma come sentivano lo scandalo
in loro cos el seminavano in altrui, colorato con colore di virt e damore.
Ora vi dichiaro se volont di Dio che io stia: e dico che avendo io grandissimo desiderio di
tornare per timore di non offendere Dio nel mio stare, per tante mormorazioni e suspetti quanti di me
preso e del padre mio frate Ramondo, fu dichiarato da quella Verit che non pu mentire a quella
medesima serva sua, dicendo: Persevera di mangiare a la mensa a la quale io v posti: io v posti a
la mensa de la croce a prendere con vostra pena e molte mormorazioni, e a gustare e a cercare lonore
di me e la salute dellanime. Lanime che in questo luogo io t messe ne le mani perch elle escano
de le mani de le demonia e pacifichinsi con meco e col prossimo loro non le lassare infino che
compito quello che cominciato, ch, per impedire tanto bene, el demonio semina tanto male. Poi vi
tornate, e non temete: che io sar colui che sar per voi. Lanima mia per lo detto di questa serva di
Dio rimase pacificata.
Ingegnomi dadoperare quello bene per onore di Dio e salute dellanime e bene de la nostra
citt che io posso, poniamo che negligentemente io el faccia. Godo che io seguiti le vestigie del mio
Creatore, e che per bene fare io riceva male: per far lo onore facciano a me vergogna, per dar lo
vita vogliano dare a me la morte; ma la loro morte a noi vita, e la loro vergogna a noi onore, per
che la vergogna di colui che commette la colpa; dove non colpa non vergogna n timore di pena.
Io mi confido (in Domino nostro Jesu Christo), e non negli uomini. Io far cos: essi daranno a me
infamie e persecuzioni, e io dar a loro lagrime e continua orazione, quanto Dio mi dar la grazia. E
voglia el demonio o no, io mingegnar dessercitare la vita mia nellonore di Dio e salute dellanime
per tutto quanto el mondo, e singularmente per la mia citt.
Grande vergogna si fanno e cittadini da Siena, di credere o imaginare che noi stiamo per fare i
trattati ne le terre de Salimbeni, o in veruno luogo del mondo: temono de servi di Dio, ma non temono
degliniqui uomini. Ma essi profetano, e non se navegono: nno la profezia di Cayphas, che profet
che uno morisse per lo popolo, acci che non perisse (Gv 11, 50). Egli non sapeva quello che si diceva,
ma lo Spirito santo el sapeva bene, che profetava per la bocca sua. Cos i miei cittadini credono che per
me o per la compagnia che io con meco, si facciano trattati: eglino dicono la verit, ma non la
cognoscono, e profetano, ch altro non voglio io fare n voglio che faccia chi con meco, se non che si
tratti di sconfiggiare el demonio e tollargli la signoria che egli presa de luomo per lo peccato
mortale; e trargli lodio del cuore, e pacificarlo con Cristo crocifisso e col prossimo suo. Questi sono i
trattati che noi andiamo facendo, e che io voglio che si faccia per chiunque sar con meco.
Dogliomi de la negligenzia nostra, che nol facciamo se non tiepidamente; e per ti prego,
figliuolo mio dolce, e a tutti quanti gli altri el di, che ne preghino che io sia bene sollicita a fare questo
e ogni santa operazione per onore di Dio e salute dellanime. Non dico pi, ch molto averei che dire.
Non cognosciuto el discepolo di Cristo per dire: Signore, Signore! (Mt 7, 21) ma in seguitare le
vestigie sue.
Conforta Francesco in Ges Cristo. Frate Ramondo, poverello calunniato, ti si racomanda che
preghi Dio per lui che sia buono e paziente.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 123
A signori Defensori da Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli e signori temporali in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi
di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomini virili e non
timorosi governatori de la citt propria e de la citt prestata, considerando me che il timore servile
impedisce e avilisce el cuore e non lassa vivere n adoperare come uomo ragionevole, ma come
animale senza veruna ragione , per che el timore servile esce e procede da lamore proprio di s.
E quanto egli pericoloso lamore proprio di s, noi el veggiamo in signori e in sudditi, in
religiosi e in secolari, e in ogni maniera di gente, per che non attendono ad altro che a loro medesimi.
Unde se egli suddito secolare, mai none obedisce n osserva quello che gli imposto per lo suo
signore; e se egli signore, mai non fa giustizia ragionevolmente, ma con appetito sensitivo commette
molte ingiustizie: chi per propria utilit e chi per piacere agli uomini giudicando secondo la volont
altrui e non secondo la verit , o veramente che egli teme di dispiacere, el quale dispiacere gli
torrebbe la signoria: unde dogni cosa piglia timore e suspetto con molta cechit, per che l piglia col
dove non debba e nol piglia col dove debba.
O amore proprio e timore servile, tu aciechi locchio dellintelletto e non gli lassi cognoscere la
verit; tu tolli la vita de la grazia, la signoria de la citt propria e quella de la citt prestata; tu fai
incomportabile luomo a se medesimo, perch sempre desidera quello che non pu avere, e quello che
possiede, possiede con pena, per che timore di non perdarlo: unde non avendo e temendo, sempre
pena perch la volont sua non adempita, unde drittamente in questa vita gusta lo nferno.
O cechit damore proprio e timore disordinato, tu giogni a tanta cechit che non tanto che tu
condanni la comune gente e gli iniqui uomini e quali giustamente si potrebbero condennare, e temere
de le falsitadi loro , ma tu lassi el timore de lo iniquo e condanni el giusto, recandosi a di petto i
poverelli servi di Dio, e quali cercano lonore di Dio e la salute dellanime e la pace e la quiete de le
cittadi; non restando mai i dolci desiderii, e la continua orazione, lagrime e sudori, dofferire dinanzi a
la divina bont. Come dunque ti pu patire, amore proprio e timore servile, di temere e giudicare coloro
che si dispongono a la morte per la tua salute, e per conservare e crescere in pace e in quiete lo stato
tuo? Ma veramente, carissimi fratelli, questo quello perverso timore e amore che uccise Cristo, per
che temendo Pilato di non perdere la signoria acec e non cognobbe la verit, e per questo uccise
Cristo. E non di meno gli venne in capo quello di che temeva, per che poi, al tempo che piacque a Dio
non che gli piacesse el defetto suo , egli perd lanima e il corpo e la signoria. Unde a me pare che
tutto el mondo sia pieno di questi Pilati, e quali per lo timore cieco non si curano di perseguitare i servi
di Dio gittando lo pietre di parole dinfamia e di persecuzioni. E tanta la cechit loro che non
mirano n come n a cui; ma, come la bestia, si lassano guidare a la propria sensualit, ponendo quelli
colori e quella legge a loro, che si pone agli uomini che non attendono ad altro che al mondo.
Unde veramente io vi dico cos: che ogni volta che questo giudicio toccasse a noi cio di
condennare e calunniare loperazioni atti e costumi e conversazioni de servi di Dio , oim, oim, noi
abiamo bisogno di temere el divino giudicio che non venga sopra di noi, per che Dio reputa fatto a s
quello che fatto a suoi servi: non sarebbe dunque altro se non chiamare lira di Dio sopra di noi. Noi
abbiamo bisogno, carissimi fratelli e signori, dacostarci a Dio col santo timore suo, e a servi suoi non
levando lo le carni con le molte mormorazioni e disordinati suspetti; ma lassargli stare e andare come
perregrini, secondo che lo Spirito santo gli guida, cercando e adoperando lonore di Dio e la salute
dellanime traendole de le mani de le demonia e l bene e la pace e la quiete vostra.
Non sia veruno tanto ignorante che si voglia ponere a regolare lo Spirito santo ne servi suoi.
Unde a me pare che Cristo fusse pi paziente ne la ingiuria sua che in quella del suo apostolo santo
Tommaso, per che la sua non volse vendicare, ma benignamente rispose a colui che gli di la gotata,
dicendo: Se io male detto, raporta che io detto male; ma se io detto bene, perch mi batti? (Gv
18, 23). A Tommaso non fece cos, anco, essendo percosso ne la faccia stando a mensa, prima che se ne
levasse ne fece la vendetta facendolo strangolare a uno animale, e poi gli stacc la mano che laveva
percosso, e portolla in su la mensa dinanzi a santo Tommaso. Unde tutte laltre cose ci saranno pi
tosto sostenute che queste, ch se sono tanti i nostri peccati che noi ci cadiamo, lultima cosa sarebbe
per la quale potremmo aspettare grandissima ruina.
Tutta questa cechit procede da lamore proprio e timore servile, e per vi dissi che io desideravo
di vedervi uomini virili e non timorosi; ma bene desidera lanima mia di vedervi fondati nel santo e
vero timore di Dio, el quale timore nutrica uno amore divino nellanima. Egli quello timore santo che
si pone Dio dinanzi allocchio suo; e inanzi elegge la morte che offendere Dio o il prossimo suo, o, che
volesse fare una ingiustizia o una giustizia, che non la rivolga e vegga bene da ogni lato prima che la
faccia. Di questo santo timore avete bisogno, e cos possedarete la citt propria e la citt prestata; e non
sar demonio n creatura che ve la possa tllere.
La citt propria la citt dellanima nostra, la quale si possiede col santo timore fondato ne la
carit fraterna, pace e unit con Dio e col prossimo suo, con vere e reali virt. Ma non la possiede colui
che vive in odio e in rancore e in discordia, pieno damore proprio; e la vita sua mena lascivamente con
tanta immondizia che da lui al porco non cavelle. Costui non signoreggia la sua citt, ma esso
signoreggiato da vizi e da peccati; e tanto avilito s medesimo che si lassa signoreggiare a quella
cosa che non , e perde la dignit sua de la grazia. E spregia el sangue di Cristo, el quale fu quello
prezzo pagato per noi che ci fa manifesto la divina misericordia e la somma eterna verit, amore
ineffabile, el quale amore ci cre e ricompr di sangue e non dargento (1Pt 18 19), e manifestocci la
grandezza dellanima nostra e la gentilezza sua. Unde bene cieco colui che non vede tanto fuoco
damore, e tanta sua miseria a la quale si conduce giacendo ne la tenebre del peccato mortale; e non
possedendo s, come detto , male posseder la cosa prestata, se in prima non governa e signoreggia s
medesimo.
Signoria prestata sono le signorie de le cittadi o altre signorie temporali le quali sono prestate a
voi e agli altri uomini del mondo, le quali sono prestate a tempo, secondo che piace a la divina bont, o
secondo i modi e i costumi de paesi: unde o per morte o per vita elle trapassano, s che, per qualunque
modo egli , veramente elle sono prestate. Colui che signoreggia s la posseder con timore santo, con
amore ordinato e non disordinato, come cosa prestata e non come cosa sua; guardar la prestanza de la
signoria che gli data con timore e reverenzia di colui che glil di. Da solo Dio lavete avuta, s che
quando la cosa prestata c richiesta dal Signore, ella si possa rendere senza pericolo di morte eternale.
Or con uno vero e santo timore voglio che voi possediate; e dicovi che altro remedio non nno gli
uomini del mondo a volere conservare lo stato spirituale e temporale, se non di vivere virtuosamente
per che per altro non vengono meno se non per gli peccati e defetti nostri ; e per levate via la colpa
e sar tolto via el timore, e averete cuore vigoroso e non timoroso, e non averete paura dellombra
vostra. Non dico pi.
Perdonate a la mia presunzione: lamore che io a voi e a tutti gli altri cittadini, e il dolore che io
de modi e costumi vostri poco ordinati secondo Dio , me ne scusi dinanzi a lui e a voi. voglia
di piangere sopra la cechit nostra, per che privati pare che siamo del lume: Dio per la sua infinita
bont e misericordia vi tolla ogni tenebre dignoranzia, e allumini locchio dellintelletto vostro a
cognoscere e discernere la verit; e cos non potrete errare. Altro non dico qui, bene che molto averei
da dire.
Rispondovi, carissimi fratelli e signori, a la lettera che ricevuta da Tommaso di Guelfuccio per
vostra parte. Ringraziovi de la carit che io veggio che avete a vostri cittadini, cercando la pace e la
quiete loro, e verso di me miserabile, non degna che voi desideriate la venuta mia, n che voi
richiediate me che io sia mezzo a questa pace, perch so insufficiente a questo e a ogni altra minima
cosa. Non di meno la sufficienzia lassar adoperare a Dio, e io chinar el capo secondo che lo Spirito
santo mi conceder allobedienzia vostra, dandare e stare come sar di vostro piacere, ponendo
sempre la volont di Dio inanzi a quella degli uomini (At 5, 29), per che so certa che voi non vorreste
avendo punto di cognoscimento che io trapassasse la volont di Dio per fare quella degli uomini.
Unde io non veggo che test a questi d io possa venire, per alcuna cosa di bisogno che io a fare per lo
monasterio di santa Agnesa; e per essere co nipoti di missere Spinello per la pace de figliuoli di
Lorenzo, la quale sapete che, gi buono tempo, voi la cominciaste a trattare e non si trasse mai a fine.
Unde io non vorrei che per mia negligenzia e per lo subbito partire ella rimanesse, per che temerei
desserne ripresa da Dio; ma spacciarommi el pi tosto che io potr, secondo che Dio mi dar la grazia.
E voi e gli altri abbiate pazienzia; e non vi lassate empire la mente e il cuore di molti pensieri e
cogitazioni, le quali tutte procedono dal demonio, che l fa per impedire lonore di Dio e la salute
dellanime, e la pace e quiete vostra. Increscemi dellaffanno e de la fadiga che i miei cittadini nno nel
pensare e menare la lingua verso di me, ch non pare che eglino abbino a fare altro che tagliarmi le
legna in capo, a me e a la compagnia che io con meco. Di me nno ragione, per che so defettuosa;
ma non di loro. Ma noi col sostenere vinciaremo, per che la pazienzia non mai vinta, ma sempre
vence e rimane donna. Increscemi che i colpi caggiono in capo di colui che gli gitta, per che spesse
volte gli rimane la colpa e la pena. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 124
Al soprascritto misser Matteio rettore della Casa della Misericordia di Siena.
A nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato e annegato nel sangue di Cristo
crocifisso.
El quale sangue inebria lanima s e per s fatto modo che al tutto perde s medesimo: di s non
vuole che rimanga veruna particella, fuore del sangue, cio n tempo n luogo, n consolazione n
tribolazione, n ingiurie n scherni n infamie n villanie, n veruna altra cosa, da qualunque lato ella
viene; n per s n per altrui non le vuole eleggere a suo modo, n con veruno suo parere, ma al tutto si
sottopone alla volont di Dio, la quale truova nel sangue di Cristo. Perch l sangue manifesta la dolce
sua volunt, che non cerca n vuole altro che la nostra santificazione, e ci che d e permette dato a
noi per questo fine; per amore dato, acci che siamo santificati in lui. Cos sadempie la sua verit.
La sua verit questa: che ci cre per gloria e loda del nome suo, e perch noi partecipassimo
della sua beatitudine e la sua inestimabile carit, la quale perfettamente si gusta e riceve nella visione di
Dio. Or questo cognosciuto lanima, e veduto con locchio dellintelletto la volunt del Padre eterno
nel sangue del Figliuolo; e questa la ragione che lanima annegata nel sangue alluminata della dolce
volunt di Dio la quale trovata nel sangue non mai pena, e non va a suo modo, n s n altrui
vuole mandare secondo e suoi pareri. E per non pena di chi non vi va, perch gli al tutto perduti.
Ma a che attende di fare? Quel medesimo che truova nel sangue. Che truova nel sangue? Lonore del
Padre eterno e la salute dellanime, perch questo Verbo non attese mai ad altro: posesi in sulla mensa
della croce a mangiare el cibo dellanime, none schifando pene.
Adunque noi, membri, gittiamo a terra noi: nutrichianci del sangue dello svenato e consumato
Agnello.
Faccendolo aviamo la vita, e gustiamo larra di vita eterna: aviamo lume e perdiamo la tenebre,
nel lume perdiamo ogni scandalo e mormorazione, ch non giudichiamo n con colore di male n con
colore di bene. Ma come noi siamo annegati, e perduti noi nel sangue, cos anneghiamo e perdiamo
altrui, tenendo di fermo che lo Spirito santo gli guidi.
l contrario di coloro che snno serbato alcuna cosa, e non sono al tutto perduti: spesse volte
stanno in grandi pene, faccendosi giudici de costumi e de modi de servi di Dio. Vengono a scandalo
e a mormorazione, e fanno mormorare, spesse volte, participando con altrui le pene e pareri loro; e
quali pareri si debbono smaltire nel sangue, o con la propria persona di cui lo pare, senza mettere
mezzo di diverse creature. Se fusse alluminato e annegato nel sangue el farebbe, ma perch non v
anco in quella grande perfezione della volunt annegata che si richiede nel servo di Dio poniamo che
sia al tutto perduta nel mondo , rimangli de pareri spirituali; e per nol fa, truovasi ignorante, e per
lignoranzia viene in molti difetti e inconvenienti.
Adunque corriamo, carissimo e dolcissimo figliuolo; gittianci tutti nel glorioso e prezioso sangue
di Cristo, e non ne rimanga punto di fuore di noi. E con debita reverenzia e pazienzia portare ogni
fadiga, ingiurie e mormorazioni e ogni altra cosa; e servi di Dio con amore e reverenzia consigliando,
e non mormorando n affermando veruno nostro parere in loro. E per questo modo saremo materia e
istrumento di tllere le mormorazioni, e non di darle. Or cos facciamo, e non si facci altro che nel
sangue. Non veggo che altrui si possa fare; e per dissi chio desideravo di vedervi inebriato del sangue
di Cristo crocifisso, perch pare che sia di bisogno e di necessit.
Cos voglio che noi facciamo; e spezialmente vi prego e costringo che ne preghiate la prima
Verit per me, che n bisogno, che mi vanneghi e mi vaffoghi per s fatto modo chio riceva lume
perfetto a cognoscere e vedere le pecorelle mie, le perdute e lacquistate, s che io me le ponga in sulla
spalla (Lc 15, 5), e ritorni allovile con esse. Grande ignoranza della pecorella a non cognoscere el
pastore suo alla voce! (Gv 10, 4) Tanto tempo avete udita la voce del pastore che quasi ne dovareste
essere maestri; ed e pare che facciate el contrario, andando dietro alle voci vostre, belando e non
sapendo quello che voi vi diciate. Andate dietro al giudizio e consigli umani; pare che tutti abbiate
perduti el lume della fede, come se l pastore che v data la voce (Gv 10, 3), e vuole dare la vita per la
salute vostra (Gv 10, 11), vi chiamasse con altra voce, cio con quella de luomo e non con la divina e
dolce volont di Dio; della quale non si pu scordare lanima, per veruno detto di creature n per
ignoranzia delle pecorelle, che non la compia in s e in altrui. Cos fece el dolcissimo Ges, che non
lass per lo scandalo e mormorazione de Giudei, n per ingratitudine nostra, che non compiesse
lonore del Padre e la salute nostra; cos debba fare cui Idio posto che seguiti questo Agnello: non
vllare el capo adietro (Lc 9, 62) per veruna cosa che sia.
E se le nferme pecorelle, che debbono essere sane, mormorano come inferme, non debba per el
pastore lassare coloro che stanno a fine di morte, vedendo di poter lo dare la vita; coloro che son tutti
ciechi, per coloro che nno male negli occhi.
Non dovete fare cos, ma imparare da discepoli santi, che chi andava e chi rimaneva, secondo
che vedevano pi lonore di Dio. Doviamo credere che chi rimaneva e chi andava suscitavano infinite
mormorazione; e chi andava non lassava per dadoperare lonore di Dio, e chi rimaneva non si
scordava per dalla pazienzia e dal lume della fede, e non perdeva la memoria del ritenere e ricordare
della voce del suo pastore. Anco si fortificavano con allegrezza, perch quanto maggiore lo scandolo,
tanto pi perfetta loperazione che si fa.
Adunque siate pecorelle vere, e non temete dellombre vostre; n crediate che io lassi le novanta
e nove (Mt 18, 12; Lc 15, 4) per luna. Io vi dico cotanto, che delle novanta e nove (...) per ognuna
delle novanta e nove io n novanta e nove, le quali ora non si veggono se non dalla divina bont che l
sa, carit incarnata, el quale per occulto frutto fa portare la fadiga dellandare, la gravezza della
infirmit, el peso degli scandali e mormorazioni: di tutto sia gloria e loda al nome di Dio. S che
landare e lo stare non s fatto se non secondo la sua volont, e non secondo quella degli uomini.
La gravezza del corpo che io avuta e , e principalmente la volont di Dio, m tenuta chio non
so tornata. El pi tosto che si potr e lo Spirito santo cel permette, tornaremo. Godete dello stare e de
landare; e tutte le vostre cogitazioni si riposino qui su, tenendo che ogni cosa fa e far la divina
Providenzia; se non che io so colei che guasto ci che Egli fa e aduopera, per la moltitudine delle
iniquit mie: e cos fa danno a voi e a tutto quanto el mondo. Pregovi quanto io so e posso che
preghiate Idio che mi dia lume perfetto, s che io vadi morta per la via della verit. Altro non vi dico.
Confortatevi in Cristo dolce Ges. E a tutti ci raccomandate, e singularmente al baccelliere, e a frate
Antonio etc.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 125
A monna Nera priora de le mantellate di santo Domenico, quando essa Caterina era a la Rocca
dAgnolino.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fare come fa el buono pastore, el quale
pone la vita per le pecorelle sue (Gv 10, 11).
Cos dovete fare voi, carissima madre, cio attendere allonore di Dio e a la salute de le pecorelle
che egli v messe ne le mani; e non con negligenzia, per che ne sareste ripresa da Dio, ma con buona
sollicitudine, perdendo ogni amore proprio e parere de le creature. Sapete, carissima madre, che colui
che ama s sensualmente, se egli prelato mai non corregge, per che sempre teme; e se egli corregge,
corregge secondo el parere de le creature, e spesse volte non secondo verit, o tale volta secondo el suo
parere proprio, perch non ci piaceranno molte volte i costumi loro. Non si die fare cos, per che molte
sono le vie e i modi che Dio tiene co servi suoi (basta a noi che noi gli vediamo che vogliono seguitare
Cristo crocifisso), unde sarebbe pi tosto ingiustizia che giustizia, per che non si debbono correggere
secondo i nostri pareri, ma secondo i defetti che noi troviamo; e dolcemente levare laffetto nostro a
lonore di Dio, e aprire locchio dellintelletto sopra i sudditi, e ad ognuno dare secondo che bisogno.
Unde altro modo si die tenere con le meno perfette e altro con le pi perfette; e sapere conscendere a
bisogni loro sempre tenendo fermo il correggere i defetti, quando voi gli vedete , e non lassare, per
veruna cosa che sia, che non si correggano. Spero ne la infinita e inestimabile carit di Dio che voi el
farete.
Aprite locchio dellintelletto, e raguardate laffetto dellAgnello immaculato confitto e
chiavellato in croce, e trovarete che questo vero maestro posta la vita per le pecorelle sue, e con
quanto amore e dilezione conversato, portando e sopportando noi miserabili, sempre attendendo a
lonore del Padre e a la salute nostra. E nol ritrasse dadoperare la nostra salute n ingratitudine nostra,
n la mormorazione degli uomini, n la malizia de le demonia: questo inamorato Agnello non lassa
per, anco compie lonore del Padre e la salute nostra perfettamente. Cos spero, per la sua bont, che
farete voi dolcissima madre, e non lassarete per la ingratitudine di noi miserabili figliuole e di tutto el
nostro collegio, n per mormorazioni o detto de le creature, n per la malizia del demonio che si pone
in su le lingue loro a dire quello che non debbono, per impedire lonore di Dio e la salute dellanime.
Adoperate dunque ci che si pu, e trapassate tutte queste cose senza veruno timore. Lo intelletto e
laffetto vostro non si parta mai da la verit, per che altro non desiderate di volere, se non che Dio sia
onorato, e le figliuole vostre siano specchio di virt.
Allora Dio adempir el desiderio vostro, e sarete consolata e di loro e di voi medesima, per che
quando altri adopera una virt, sempre n gaudio e consolazione. Or cos dunque fate, per lamore di
Ges Cristo crucifisso. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 126
A monna Alessa e a monna Cecca.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissime figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi costanti e perseveranti ne le virt per s
fatto modo che mai non volliate el capo indietro a mirare larato (Lc 9, 62), el quale mirare sintende in
due modi.
Luno quando la persona escita del fracidume del mondo, e poi vlle el capo col diletto de la
propria volont, ponendo locchio dellintelletto sopra di loro. Costui non va innanzi; anco torna adietro
verso el bomico, mangiando quello che prima aveva bomicato. E per disse Cristo che neuno si debba
vllere indietro a mirare larato; cio non vollersi a le prime delizie, n a raguardare alcuna operazione
fatta per s medesimo; ma ricognoscerla da la divina bont. S che debba andare inanzi con la
perseveranzia de le virt, e debba non vollersi indietro, ma dentro nel cognoscimento di s medesimo,
dove truova la larghezza de la bont di Dio. El quale cognoscimento spoglia lanima del proprio amore,
e vestela dodio santo e duno amore divino, cercando solo Cristo crucifisso e non le creature, n le
cose create, n s medesimo sensitivamente, ma solo Cristo crucifisso, amando e desiderando gli
obrobii suoi. Se questo essercitato e dibarbicata la radice dellamore proprio va inanzi, e non vlle
el capo indietro. Ma se al tutto non fusse dibarbicata spiritualmente e temporalmente, cadarebbe nel
secondo vllere del capo.
E sai quando si vlle questa seconda volta? None a le delizie del mondo, ma quando lanima
avesse cominciato a mettere mano ad arare la grande perfezione, la quale perfezione principalmente sta
in tutto annegare e uccidere la volont sua; e pi ne le cose spirituali che ne le temporali (per che le
temporali gi l gittate da s, ma abbisi cura da le spirituali). In questa perfezione ama in verit el
Creatore suo, e le creature per lui, pi e meno secondo la misura con che essi amano. Dico che, se la
radice non al tutto divelta dellamore proprio di s, che vollar la seconda volta el capo indietro e
offendar la sua perfezione: chelli loffende amando la creatura senza modo e non con modo (el quale
amore senza modo e senza misura si debba dare solamente a Dio, ma la creatura amarla con modo e
con la misura del suo Creatore); o elli si vlle ad allentare lamore verso la creatura, la quale esso ama
di singolare amore. El quale allentare, non essendovi la cagione de la colpa verso la cosa amata, non
pu essere che non allenti quello di Dio; ma movendosi per mormorazioni e scandali, o per
dilongamento de la presenzia di cui elli ama, o per mancamento di propria consolazione, non senza
difetto. Questi cotali vollono el capo indietro allentando la carit del prossimo suo: non questa la via,
ma la perseveranzia. E per dissi che io desideravo di vedervi costanti e perseveranti ne le virt,
considerando me che eravate andate tra lupi de le molte mormorazioni; e perch pare che non sia
veruno che sia s forte che non vindebilisca.
Io veduto quelli del quale io pensavo che elli avesse fatti s fatti ripari contra a ogni vento che
neuno el potesse nuocere infine a la morte: non credevo che punto voltasse la faccia, e non tanto la
faccia, ma la miratura dellocchio. Veramente questo segno che la radice non divelta, per che, se
ella fusse divelta, faremmo quello che debbono fare e veri servi di Dio, e quali n per spine n per
triboli n per mormorazione n per consigli de le creature n per minacce n per timore de parenti si
vollono mai indietro; ma in verit seguitaremmo Cristo crucifisso in carcere ed in morte, e
seguitaremmo le vestigie sue, non senza el giogo de la santa e vera obedienzia dellordine. Di questo
non dico, per che se elli volesse, io non vorrei; ma di fuori da questo, me ne doglio non per me, ma
per loffesa che fatta a la perfezione dellanima; per ch verso me fanno bene, perch mi d elli e gli
altri materia di cognoscere la mia ignoranzia e ingratitudine di non avere cognosciuto, n cognosca, el
tempo mio e le grazie ricevute dal mio Creatore: s che a me fanno aumentare la virt.
Ma non voluto tacere, perch la madre obligata di dicere a figliuoli quello che l bisogno.
Parturito stato elli, e gli altri, con molte lagrime e sudori; e parturir infine a la morte, secondo che
Dio mi dar la grazia in questo tempo dolce de la solitudine data a me e a questa povera famegliola da
la prima dolce Verit. E pare che di nuovo voglia che io fornisca la navicella dellanima mia, ricevendo
solo la satisfazione dal mio Creatore, con lessercizio di cercare e cognoscere la dolce verit, con
continue mugghia e orazioni nel cospetto di Dio per salute di tutto quanto el mondo. Dio ci dia grazia, a
voi e a me e a ogni persona, di farlo con grande sollicitudine.
Racomandateci a Teopento che preghi Dio per noi, ora che elli el tempo de la cella, per che
siamo pellegrini e viandanti (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11) in questa vita, e posti a gustare el latte e le spine di
Cristo crucifisso; e diteli che legga questa lettera. Chi orecchie, s oda; e chi occhi, s vegga; e chi
piei, s vada, non vollendo el capo indietro, anco vada inanzi, seguitando Cristo crucifisso, e con le
mani aduoperi sante e vere e buone operazioni, fondate in Cristo crucifisso. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 127
A frate Bartolomeo Dominici e a frate Tommaso dAntonio, de lordine de Predicatori, quando
erano a Pisa.
Al nome di Cristo crocifisso.
A voi, dilettissimi e carissimi padri, per riverenzia di quello dolcissimo sagramento, e carissimi
fratelli in quello abbondantissimo e dolcissimo sangue, el vostro carissimo padre e fratelli vi mandano
cento migliaia di salute, confortando e benedicendo in quella ardentissima carit che tenne legato e
chiavellato Cristo in su la croce.
O fuoco, o abisso di carit! tu se fuoco che sempre ardi e non consumi (Es 3, 2), tu se pieno di
letizia, di gaudio e di soavit: el cuore ch vulnerato di questa saetta, ogni amaritudine li pare dolce,
ogni grande peso diventa leggiero. O dilezione dolce, che ingrassi e pasci lanima nostra! Perch
dicemmo che ardeva e non consumava, ora dico che elli arde e consuma, distrugge e dissolve ogni
difetto e ogni ignoranzia e ogni negligenzia che fusse nellanima, in per che la carit non oziosa,
anzi aduopera grandi cose.
Io Caterina, serva inutile, spasimo di desiderio, rivollendomi per le interiora dellanima mia, di
dolore e di pianto, vedendo e gustando la nostra ignoranzia e negligenzia, e non donare amore a Dio,
poi che tante grazie dona a noi con tanto amore. Adunque, carissimi fratelli, non siate ingrati n
scognoscenti, ch agevolmente si potrebbe seccare la fonte de la piet in noi. O negligenti negligenti,
destatevi da questo perverso sonno, andiamo e riceviamo el re nostro che viene a noi umile e mansueto
(Mt 21, 5). O superbi noi, ecco el maestro della umilit che viene e siede sopra lasina! Per disse el
nostro Salvatore che una de le cagioni, infra laltre, per la quale elli venisse sopra essa, si fu per
dimostrare a noi la nostra umanit in quello che ella era venuta per lo peccato, a dimostrare che ci
conviene tenere con questa asina de la nostra umanit. Drittamente senza veruna differenzia, non ci
tra noi e la bestia cavelle: la ragione per lo peccato diventa animale.
O verit antica, che ci i insegnato el modo! Io voglio che tu salghi sopra questa asina, e possega
te medesimo, umile e mansueto. Con che piei vi saliamo, dolcissimo amore? con lodio de la
negligenzia e con lamore de la virt. Or non diciamo pi, ch troppe cose avremmo a dire non posso
pi! : ma facciamo cos, figliuoli e fratelli miei: el canale uperto e versa, s che vedendo che noi
aviamo bisogno di fornire la navicella dellanima nostra, andiamo a fornirla ine, a quello dolcissimo
canale, cio el cuore e lanima e l corpo di Ges Cristo. Ine trovaremo versare con tanto affetto che
agevolemente potaremo empire lanime nostre, e per vi dico: none indugiate a mettare locchio ne la
finestra uperta, chio vi dico che quella somma bont ci apparecchiati e modi e tempi da fare e
grandi fatti per lui. E per vi dissi che fuste solleciti di cresciare el santo desiderio, e none state contenti
a le piccole cose, per che elli le vuole grandi.
E per tanto io vi dico: el papa mand di qua el suo vicario, e ci fue el padre spirituale di quella
contessa che mor a Roma, ed colui che renunzi el vescovado per lamore de la virt: venne a me da
parte del padre santo, chio dovesse fare speziale orazione per lui e per la santa Chiesa, e per segno mi
rec la santa indulgenzia. (Gaudete et exultate), ch l padre santo cominciato ad eccitare locchio
verso lonore di Dio e de la santa Chiesa. Cost venr uno giovano che vi dar questa lettara; dateli, di
ci ched elli vi dice, fede, in per ched elli uno santo desiderio dandare al Sepolcro, e per elli ne va
ora al santo padre per la licenzia, per lui e per alquante persone, relegiosi e secolari. Io scritta una
lettara al padre santo, e mandolo pregando che, per amore di quello dolcissimo sangue, elli ci desse
licenzia, acci che noi dessimo le corpora nostre ad ogni tormento. Pregate quella somma etterna verit
che, se egli el meglio, che ci faccia questa misericordia a noi e a voi: tutti di bella brigata diamo la
vita per lui. So certa che, se sar el meglio, che la far dare. Altro non dico.
Alessa vi si racomanda cento migliaia di volte, con desiderio di ritrovarvi e di rivedervi con
quella ardentissima carit; maravigliasi molto che non ci avete mai scritto. Dio ci conduca in quello
luogo due noi ci vedremo a faccia a faccia con lo Dio nostro. Alessa negligente si volrebbe volentieri
invllare in questa lettara per potere venire a voi. Monna Giovanna vi manda mille volte benedicendo
che aviate memoria dinanzi da Dio. Ges, Ges, Ges, Ges.
Io Caterina, serva inutile di Ges Cristo, cento migliaia di volte vi conforto e benedico. Caterina
Marta vi si racomanda che preghiate Dio per lei. Racomandateci a frate Tommasso e al vostro priore e
a tutti gli altri.

LETTERA 128
A Gabriello di Davino de Picogliuomini.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti costante e perseverante nella virt per s
fatto modo che mai non volla el capo adietro, per che in altro modo non potresti essere piacevole a
Dio n ricevaresti el frutto del sangue de lumile e immaculato Agnello, per che solo la perseveranzia
quella che coronata.
Adunque c di necessit la perseveranzia, e se tu mi dicessi, carissimo figliuolo: In che modo
posso avere questa constanzia e perseveranzia, con ci sia cosa che io abbi molti contrarii e molti
nemici atorno: el mondo e le creature, con molte persecuzioni ingiurie e mormorazioni, e la propria mia
sensualit che spesse volte impugna e ribella contra a la ragione?, rispondoti che in neuno modo si
pu sconfiggere i nemici se non con larme e senza timore; e che volontariamente entri alla battaglia, e
dispongasi alla morte, e che elli ami la gloria che seguita doppo la battaglia. In questo modo noi, che
siamo posti nel campo a combattere contra i nostri nemici, cio contra el mondo, la carne ed el
dimonio, senza larme non potremmo combattere, n ricevere e colpi che non ci offendesseno.
Che arme quella che ci conviene avere? Dicotelo: convienci avere la corazza della vera carit,
la quale ripara a colpi che ci d el mondo in diversi modi, e a le molte tentazioni del dimonio, e a
colpi de la nostra fragilit, che impugna contra lo spirito, come detto . E conviensi che la corazza abbi
la sopravesta vermiglia, cio el sangue di Cristo crucifisso, unito intriso e impastato col fuoco de la
divina carit. E questo sangue si conviene che sia scuperto, cio che tu el confessi dinanzi a ogni
creatura, e nol nascondi, confessandolo per buone e sante operazioni, e con la parola, quando elli
bisogna; s che tu non facci come molti matti che si vergognano dinanzi al mondo di ricordare Cristo
crucifisso, e di confessarsi loro essere servi di Cristo.
Questi cotali non si vogliono mettere la sopravesta, oh confusione del mondo!, ch si vergognano
di ricordare Cristo e l sangue suo, del quale sono ricomprati con tanto fuoco damore; e non si
vergognano delle loro iniquit, che con tanta miseria si privano del frutto del sangue, e nno tolta la
bellezza dellanima loro, e perduta la dignit; e sono fatti animali bruti, e fatti servi e schiavi del
peccato. E non se naveggono, per che essi nno perduto el lume de la ragione, e vanno come ciechi e
frenetici, ataccandosi a le cose del mondo, che non si possono tenere a nostro modo perch corrono
come el vento. Per che o elle vengono meno a noi, o noi a loro, cio quando noi siamo richiesti dal
sommo giudice, separandoci lanima dal corpo. E se essi non si correggono o nella vita o nel punto
della morte (bene che neuno debba essere tanto ignorante che pigli indugio, per che elli non sa in che
modo n in che stato si muore, n quando), non correggendosi sono privati del bene della terra e di
quello del cielo, e giongono alletterna dannazione.
Non voglio dunque, figliuolo, poich stanno in tanto pericolo, che tu sia di questi cotali; ma
armato per lo modo detto, costante e perseverante ne la battaglia infine alla morte, e senza alcuno
timore. E convienti avere el coltello in mano con che tu ti difenda, e sia di due tagli, cio dodio e
damore amore della virt e odio del vizio e con questo percotarai il mondo, odiando gli stati delizie
pompe e vanit sue e infiata superbia. E percotarai e persecutori con la vera pazienzia che tu
acquistarai da lamore della virt. E percotarai el dimonio, per che la carit sola quella che l
percuote; e fugge da lanima come la mosca da la pignatta che bolle. E percotarai la sensualit e
fragilit tua con lodio, el quale odio traesti dal cognoscimento santo di te, e con lamore del tuo
Creatore, el quale amore acquistasti per lo cognoscimento di Dio in te; e per questo amore intrasti ne la
battaglia.
E debbiti ponere dinanzi allocchio dellintelletto tuo Cristo crucifisso, gloriandoti negli obrobii e
fadighe sue. In lui vederai la gloria che apparecchiata a te e a chiunque el servir, ne la quale gloria
trovarai e ricevarai el frutto dogni fadiga portata per gloria e loda del nome suo. Or questo el modo,
carissimo figliuolo, da venire a perfetta virt, e a vincere la fragilit, e a perseverare infine alla morte.
Senza la perseveranzia larbolo nostro non produciarebbe el frutto, e per ti dissi che io desideravo di
vederti costante e perseverante, a ci che mai non vollessi el capo adietro. Altro non ti dico.
tti fatto menzione dellarme, a ci che tu sia proveduto quando si levar el gonfalone della
santissima croce; unde io voglio che tu sappi che arme ti conviene avere. E per fa s che tu la
procacci ora fra i cristiani; e cominciala s ad usare, che ella non sia rugginosa quando andarai sopra
glinfedeli.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 129
A frate Bartolomeo Dominici dellordine de Predicatori, in Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo che per noi fu crocifisso.
A voi, dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de
servi di Dio, scrivo a voi e conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi
anegato e affogato nel fuoco dellardentissima carit di Dio, spogliato del vostro perverso vestimento, e
vestito e ricuperto del fuoco de lo Spirito santo.
El quale vestimento di tanta fortezza e durizia che none amolla mai; e l cuore che n vestito
non diventa mai femminile, anco atto e forte a ricevare grandissimi colpi de le molte persecuzioni del
mondo e del dimonio e dal corpo proprio: non gli passano dentro per che l vestimento de la carit fa
resistenzia, per che lamore ogni cosa porta (1Cor 12, 7), cio esso Spirito santo. Egli quello lume
che caccia ogni tenebre; egli quella mano che sostiene tutto l mondo.
Cos mi ricordo che poco che egli diceva: Io so colui che sostengo e mantengo tutto l mondo;
Io so quel mezzo che unii la natura divina con lumana; Io so quella mano forte che tengo el
gonfalone de la croce, e di questo fatto letto: tenuto confitto e chiavellato Dio e Uomo. Egli era di
tanta fortezza che, se el vincolo de la carit, fuoco di Spirito santo, non lavesse tenuto, e chiovi non
erano sofficienti a tenerlo.
O amore dolce, inestimabile diletta carit, se ministratore e servidore de le vilissime creature:
qual cuore si difendar che non si spogli del vestimento delluomo vecchio, dellamore proprio di s
medesimo, e non corra, a tanto calore, a vestirsi delluomo nuovo? (Ef 4, 22 24) Certo e cuori tiepidi
e freddi e negligenti se ne difendono, e tutto questo nasce da la perversa radice dellamore proprio: per
vi dissi che io desideravo che fuste anegato e vestito di quella fortezza e plenitudine de lo Spirito santo,
ch lanima ch levato laffetto suo sopra di s, e percossolo nel consumato desiderio di Dio, non cade
in questo defetto, ma nne privato.
Adunque io vi prego, figliuolo in Cristo Ges: poi che dice che vestimento forte che riceve ogni
colpo, portiamo virilmente. O amore! el Verbo s dato in cibo, el Padre letto dove lanima si riposa.
Amore amore! non ci manca cavelle: vestimento di fuoco contra el freddo, cibo contra al morire di
fame, letto contra a la stanchezza. Siate siate inamorato di Dio, dilatando lanima e la conscienzia
vostra in lui, e non vogliate pigliare la stremit, per che ella cagione di tagliare le braccia del santo
desiderio; e non ci bisogna pigliare tanta stremit, ch noi vediamo tanta larghezza che, essendo noi
pellegrini, questa Parola incarnata ci acompagnati ne la pellegrinazione, e datocisi in cibo per farci
corrire virilmente. Ed si dolce compagno allanima che l seguita che egli colui che, giognendo al
termine de la morte, ci riposa nel letto, mare pacifico de la divina essenzia, dove riceviamo letterna
visione di Dio. Questo parbe che volesse dire la dolce bocca de la Verit in sul legno de la santissima
croce, quando disse: (In manus tuas, Domine, comendo spiritum meum) (Lc 23, 46).
O Ges dolce, tu se nel Padre, ma non noi, ch, come membri putridi, per lo peccato eravamo
privati de la grazia; s che fu detta per noi, che, per la stretta compagnia che fece con luomo che
divent una cosa con lui reputava suo quel chera nostro. O fuoco damore! non voglio dire pi, ch
io non mi ristarei infino a la morte, se non che io vi vegga segato per mezzo.
Ricevetti la vostra lettara, e intesi ci che diceva del dubbio che avete: ratto, per la grazia di Dio,
el dichiararemo insieme. So certa che la divina providenzia non vi far stare senza frutto, non
tollendolo con la vostra conscienzia, ma largo e in perfetta umilit: cos voglio e prego teneramente,
come figliuolo, facciate, e io, come misera miserabile madre, vofferr e tenr dinanzi al Padre etterno
Dio. E se mai fui affamata dellanima vostra, singularmente so al d doggi: in questa Pasqua ve ne
sete potuto avedere, e ogni d questa Pasqua: non potete stare senza me che continuamente per santo
desiderio non sia dinanzi da voi.
Dellandare a Roma, credo che Dio per sua grazia vi ci mandar, per chio veggo la volont di
frate Tommasso inchinata a ci. El nostro Cristo in terra ne viene tosto, secondo che io intendo, per la
quale cosa io vi prego e constrengo che ne veniate pi tosto che potete.
Mandastemi a dire chera morto misser Nicolaio e monna Lippa: nne avuta grande letizia,
pensando che ogni cosa fatta con providenzia di Dio. Sappiate se monna Lippa avesse lassato per
testamento cavelle; se ne poteste avere cavelle per Santa Agnesa, ingegnatevene, ch nno grande
bisogno. scritto a monna Bilia e a Magdalena. El vescovo non mi rispose mai; per vi prego che
vandiate e constregniate di fare quello che io gli scrissi, e diavelo a voi, quella quantit che pu,
sforzando el potere, ch di grandissima necessit, e cos dite a Nicol Soderini; e l pi tosto che
potete recate ci che vi danno. Dite a Lisabetta e a Cristofana e a tutte laltre che si confortino in Cristo
Ges cento migliaia di volte, e che corrano virilmente dietro a lo Sposo dolce Cristo Ges. Pregatela
che mi perdoni, che io dimenticai la manna la quale io le promissi. Dite a Nicolino de li Strozzi che
cresca di virt in virt, ch chi non cresce, torna adietro. Confortatelo molto molto da mia parte.
Sappiate che l d che Dio spos lumana generazione co la carne sua, fummo di nuovo lavati nel
sangue e sposati con la carne. Anegatevi e affogatevi nel fuoco del santo desiderio. Permanete ne la
santa dilezione di Dio.
Alessa e Caterina e io Cecca pazza vi ci mandiamo molto racomandando. Ges, Ges.
Caterina, serva de servi di Dio inutile, vi si racomanda. Frate Ramondo e frate Tommasso vi
mandano molto confortando.

LETTERA 130
A Plito degli Ubertini, in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi col cuore virile, spogliato dogni
passione e tenerezza sensitiva; la quale tenerezza, che procede dallamore proprio, impedimento
dogni santo desiderio e operatore dogni male.
Colui che sama s, sta intro una tiepidezza di cuore: dalluno lato el chiama Dio, faccendogli
vedere el poco tempo che ci a vivere, e la miseria e fragilit del mondo, e la poca fermezza e stabilit
sua, e che ogni diletto minimo e sollicitudine che luomo piglia disordinatamente fuore di Dio, punito
miserabilemente. Viengli in odio e dispiacimento el mondo e volentieri se ne vuole levare, vedendo che
chi lassa el mondo possiede el mondo, cio che se ne fa beffe dello stato, pompe o delizie, vedendo che
ogni bene rimunerato e saragli puoi renduto, per uno, cento (Mt 19, 29; Mc 10, 30). Disponsi allora in
s medesimo al tutto dabandonarlo. Ma se lamore proprio anco vivesse nellanima, questo desiderio
intepedisce; e con una tale tenerezza di s si va pure attaccando, pigliando indugio di tempo. Non si die
fare cos, ma uccidere ogni amore proprio, considerando in s medesimo che non sicuro davere el
tempo; ch se noi ne fussimo sicuri, sarebbe da dire: Io mi porr a sciogliere questo legame del
mondo; e quando io sar sciolto, e io nandar a legarmi con Cristo col mezzo del giogo della santa
obedienzia.
Carissimo fratello, poich non sete sicuro davere el tempo, gittate a terra ogni amore proprio e
tenerezza sensitiva; e non vi ponete a sciogliere, ma tagliate. Recatevi nella mano del libero arbitrio un
coltello che abbi due tagli, cio di odio e damore: amore della virt, odio e dispiacimento del vizio e
del mondo e della propria sensualit. A questo mondo dimostrarrete che siate uomo virile, e non tiepido
n negligente.
Rispondete, rispondete a Dio che vi chiama per sante e buone spirazioni; e vi apparecchiato el
luogo, santo e devoto, separato al tutto dal secolo, con uno padre cio el Priore di Gorgona che
dirittamente uno angelo, specchio di virt, con una buona e santa famiglia. Non fate resistenzia alla
divina grazia, che con tanta benignit vi domanda di volere abitare (Gv 14, 23) nel cuore e nellaffetto
vostro.
Secondo che io intesi per la lettera che mi mandaste, parmi che abbiate buona e santa intenzione:
ma troppo la pigliate longa, domandando due anni. E questo fa el dimonio perch glincresce del vostro
bene, ponendovi inanzi davere necessit per impedire la pace e la quiete vostra. Molto mi parebbe che
faceste bene, el pi tosto che si potesse allogare la fanciulla vostra, e levarvi quel peso dal collo; poi,
degli altri fatti, spacciatamente determinargli. Potreste, laltre faccende che avete a fare, lassarle a fare
a quel mezzo che vedeste che fusse buono e atto a fatigarsi per lamore di Dio e per voi; ma quel della
fanciulla fate voi medesimo. Pregovi da parte di Cristo crocifisso che tosto vi spacciate; e none
aspettate el tempo, che l tempo non aspetta voi.
Viene a voi el Priore di Gorgona: dite a lui pianamente la vostra intenzione, e pigliate una salda
ferma e vera diliberazione. E se cosa che voi pigliate dessere a quel luogo santo e devoto, che sar la
vita dellanima vostra, o per qualunque modo si sia, se voi dispensate la substanzia vostra a povari
datene in quel luogo di Gorgona, per che l luogo bisogno dessere acconciato, a volere stare
secondo e costumi dellordine de Certosani. Ors virilmente, chio spero nella bont di Dio che
bagnandovi nel sangue di Cristo crocifisso voi farete questo, e ogni altra cosa, senza indugio di tempo.
Non dico pi.
Raccomandatemi a Leonardo, e Niccol Soderini, e monna Antonia, e tutta laltra famiglia
benedicete in Cristo dolce Ges.
Permanete etc. Ges dolce etc.

LETTERA 131
A Nicol Soderini in Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crocifisso.
Reverendissimo e dilettissimo fratello in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, vi conforto e benedico nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi
vero figliuolo e servo di Ges Cristo crocifisso, voi e tutta la famiglia vostra, s come servo ricomprato
del sangue del Figliuolo di Dio, raguardando sempre s come el servo sta dinanzi al suo signore: sempre
teme di none offendare e di non dispiacere a lui.
Cos voglio che sempre vediate che l signore, a cui siamo obligati di servire, che locchio suo
sempre sopra di noi: doviamo sempre temere di none offendare a s dolce e caro signore. Questo
quello santo temore chentra come servo nellanima, trane ogni vizio e peccato e operazioni che
fussero contra a la volont del signore suo. Anco desidero che siate figliuolo del Padre vostro celestiale,
el quale v creato alla immagine e similitudine sua (Gn 1, 26), e fatto a voi e a ogni creatura come el
padre, che mette alcuno tesoro in mano del figliuolo, che per farlo grande e arichirlo el manda fuore de
la citt sua.
Cos fa questo dolce padre, ch, avendo creata lanima, egli le dona el tesoro del tempo ed el
libero arbitrio de la volont, perch aricchisca. Cos vedete che cos ch noi siamo forestieri e
pellegrini (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11) in questa vita : con questo tesoro del tempo e libero arbitrio
guadagna, s che in questo tempo la creatura pu annegare la volont ed el libero arbitrio suo, e con
esso comprare la perversa vanit, piacimento e spiacimento e sollecitudini e diletti del mondo, la quale
quella mercanzia che sempre luomo empovarisce, per che non in s veruna stabilit n fermezza;
non se none una mostra di fuore, e dentro guasta e lssati el puzzo de molti peccati. Questa mostra
fa acci che sacordi a mercato con lui.
Adunque, carissimo e venerabile fratello in Cristo Ges, io none intendo n voglio che questo
tesoro, dato dal Padre a noi per divina grazia e misericordia, noi lo spendiamo in s vile mercanzia, per
che giustamente saremmo riprovati dal Padre. Dunque, come figliuoli veri e con perfetta sollecitudine,
spendiamo questo dolce tesoro in una mercanzia perfetta, la quale contraria a questa, ch colore
palido povaro e vile: dentro v uno tesoro che lo ingrassa e arichisce qui per grazia, e poi el conduce
ne la vita durabile del Padre a godere la eredit sua.
Or vediamo che tesoro costui chi arricchito egli comprato: spregiamento donore, di
delizie, di ricchezze, dogni consolazione e ricreazione o piacimento degli uomini; voluto quelle virt
vere e reali, le quali paiono piccole e di piccolo aspetto negli occhi del mondo, ma dentro v el tesoro
de la grazia. Ben pare piccolo al mondo a eleggiare strazii scherni e ngiurie e rimproverii, ed eleggiare
volontaria povert, la quale caccia a terra lumana superbia e grandezza e stato del mondo, la quale si
mostra tanto alta, e diventa umile abbassandosi per virt. Non vuole tenere altre vestigie che del padre
suo che gli commesso el tesoro de la libera volont, con la quale elli pu guadagnare e perdare,
secondo che vuole, la mercanzia che compra.
O dolce e santo tesoro de le virt, che in ogni luogo andate sicure, in mare e in terra e in mezzo
de nemici: di veruna cosa temete, per che in voi nascoso Dio, che etterna sicurt. Non gli tolta
dagli uomini n da lingiuria: perfetta pazienzia, per che non si truova chi voglia ingiurie, e la
pazienzia si pruova per mezzo de la ingiuria e de le fadighe. Cos lardentissima e amorosa carit
sempre per contrario lamore proprio di se medesimo. Ma l cuore, dilargato e abbattuto a la ricchezza
de la carit, vuole gaudio e letizia e ogni sicurt: non raguarda n cerca s per s, ma s per Idio e l
prossimo per Idio: ogni sua operazione dirizzata in lui, non per propria utilit ma per onore del Padre,
quando ritorna a la casa sua.
Or suso, non dormiamo pi nel letto de la negligenzia, chegli tempo da nvestire questo tesoro
in una dolce mercanzia, e sapete quale? in pagare la vita per lo Dio nostro, dove si terminano tutte le
iniquit nostre. Questo dico per lodore del fiore che comincia a uprire: per lo santo passaggio, el quale
ora el padre santo, el nostro Cristo in terra, commesso a volere sapere la santa disposizione e volont
de cristiani, se volranno dare la vita a racquistare la Terra santa, e dicendo che, se trovar le volont
disposte, che ogni aiuto, e con sollecitudine, usar la potenzia sua; e cos dice la bolla che mand al
provinciale nostro e al ministro de frati Minori e a frate Ramondo: mand lo comandando che fussero
solleciti a investigare le buone volontadi per tutta la Toscana e ogni altro terreno; vuogli per scritto, per
vedere el loro desiderio e quanti sono, per dare poi ordine e mandare in effetto. Adunque io vinvito a
le nozze de la vita durabile, che vaccendiate a desiderio a pagare sangue per sangue, e quanti ne potete
invitare, tanti ne nvitate, per che a le nozze non si vuole andare solo: non potete poi tornare adietro.
Non vi dico altro.
Ringraziovi, con affettuoso amore, de la carit che avete mostrata, secondo che per la lettara e
messo inteso; non so sofficiente a rimunerare laffetto vostro, ma prego e pregar continuamente la
somma etterna bont che vi rimuneri di s. Racomandatemi e benedicetemi cento migliaia di volte in
Cristo Ges tutta la fameglia vostra.
Permanete ne la santa dilezione. Ges Ges Ges.
LETTERA 132
A monna Giovanna di Capo, monna Giovanna di Francesco, monna Cecca di Chimento, monna
Caterina dello Spedaluccio, mantellate di santo Domenico, da Siena, etc.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi dilettissime e carissime figliuole in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, e madre vostra per affetto e amore di Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue
suo; el quale fu vero Figliuolo di Dio e agnello mansueto e immaculato e svenato, non per forza de
chiovi o di lancia, ma per forza damore e di smisurata carit la quale aveva alla creatura.
O carit ineffabile di Dio nostro! Ami insegnato, dolcissimo amore, ami dimostrato non con
sole parole (per che tu dici che non ti diletti di molte parole), ma con loperazioni, de le quali tu dici
che ti diletti, le quali tu richiedi da servi tuoi.
Che mi insegnato tu, carit infinita? mi insegnato che io, come agnello paziente non
solamente sostenga le parole aspre, ma eziandio le percosse dure e le ingiurie e danni. E con questo
vuole che io sia immaculata e innocente, cio senza nocimento a niuno de prossimi e frategli miei, non
solamente a quelle che non ci perseguitano, ma a coloro che ci faccino ingiuria. E voglio che per loro
preghiamo come per ispeziali amici, che ci danno buono e grande guadagno.
E non solo nelle ingiurie e danni temporali vuole che noi siamo paziente ma generalmente in ogni
cosa la quale sia contra la nostra volunt: s come tu non volevi che in niuna cosa fusse fatto alla tua
volunt, ma quella del Padre tuo. Come adunque levaremo el capo contra la volunt di Dio, volendo
che sadempino le nostre volunt perverse, e non vorremo che sia adimpiuta la volunt di Dio? O
dolcissimo amore Ges, fai sempre in noi sadempia la volunt tua, come in cielo sempre si fa dagli
angeli e da santi tuoi. Questa , dolcissime figliuole in Cristo, quella mansuetudine la quale vuole el
dolce nostro Salvatore trovare in noi: cio che noi con cuore tutto pacifico e tranquillo siamo contenti
dogni cosa che lui dispone e opera inverso di noi, e non vogliamo n luogo n tempo a nostro modo,
ma solamente al suo, e allora lanima, spogliata dogni sua volunt e vestita della volunt di Dio,
molto piacevole a Dio. E allora, come cavallo sfrenato, corre velocissimamente di grazia in grazia, e di
virt in virt; e non veruno freno che lo tenga, che non possa correre, per che tagliato da s ogni
disordinato appetito e desiderio per propria volunt, e quali sono legami che non lassano correr
lanima delle spirituali.
E fatti del passagio continuamente vanno di bene in meglio, e lonore di Dio ogni d cresce pi.
Crescete continuamente in virt, e fornite la navicella dellanime vostre, per che el tempo vostro
sapressa.
Confortate Francesca da parte di Ges Cristo e da mia parte: e ditele che sia sollecita s che io la
trovi cresciuta in virt quando io tornar. Benedicete e confortate tutti e miei figliuoli e figliuole in
Cristo.
Ora a questi d venuto lo imbasciadore della reina di Cipri e parlommi; e va al santo padre,
Cristo in terra, a solecitarlo del fatto del passaggio. E anco el santo padre mandato a Genova a
pregargli che se avisano per fatto di passaggio. El nostro dolce Salvatore vi doni la sua eterna
benedizione.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 133
A la reina di Napoli.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, reverendissima e carissima madre mia in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de
servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi
vera e perfetta figliuola di Dio.
Sapete che l servo gi mai non vorr offendare ne la presenzia del signore, per che teme la pena
che seguita doppo la colpa commessa; per questo timore singegna di servirlo bene e diligentemente.
Cos dico che colui che vero figliuolo elegge inanzi la morte che offendare el padre, non per timore di
pena n per paura che abbia di lui; solo per la reverenzia sua, per lamore che al padre, non gli
offende. Questo quello figliuolo che debba avere la eredit, ch non renunziato al testamento del
padre, ma osservate e seguita le vestigie sue.
Cos vi prego, venerabile madre in Cristo Ges, che facciasi a lui come servo, ch voi sapete bene
che sempre stiamo dinanzi a questo signore, e locchio di Dio vede in occulto ed sempre sopra di noi.
E ben vede la somma etterna verit chi colui che l serve o chi l diserve. Debba lanima temere di
none offendare el suo Creatore, ch egli quel vero signore che ogni peccato punisce e ogni bene
remunera. E neuno n per signoria n per ricchezza n per gentilezza pu fare n scusarsi che non serva
a questo signore dolce Ges.
O quanto dolce e santa questa servitudine, che pone freno e ordine a lanima, che non la lassa
andare per la perversa servitudine del peccato; anco fugge tutte quelle cose che lo potessero induciare a
peccato! Tutte le cose che vede che sieno fuore de la volont del Signore elli le odia, perch sa bene
che, segli lamasse, cadrebbe nel giudicio suo. Poi che lanima s levata con timore, raguardando s
essare servo, e che da locchio suo non si pu nascondare, comincia a dibarbare laffetto e lamore
disordenato del mondo, e ordenarli e conformarli co la volont del signore suo; altrimenti non
potrebbe piacerli, ch, come disse Cristo, neuno pu servire a due signori, ch, se serve alluno, s
contrario allaltro (Mt 6, 24; Lc 16, 13).
Poi che lanima nostra tratta con timore, corre con perfetta sollecitudine e caccia ogni peccato e
difetto da lui. Drittamente questo amore fa come el servo ne la casa, che posto per lavare e vasi
immondi.
Ma poi che lanima venuta a essare figliuola, cio dessare e stare in perfetta carit, fa come
vero figliuolo che ama teneramente el padre suo, e non ama per amore mercennaio, per utilit che traga
dal padre, e non teme doffendarlo per paura di pena: solo per la bont del padre e per la sustanzia de la
sua natura, che l padre gli data con amore. S che la natura e la forza dellamore el constregne ad
amarlo e a servirlo: costui si pu dire che sia vero figliuolo. Adunque dico che lamore nostro verso el
Padre celestiale che tu non ami per rispetto di neuna utilit che tu traga da lui, n per paura di pena
che ci facesse portare, ma solamente perch egli sommo e giusto, etternalmente buono: per la sua
infinita bont degno dessare amato. E neuna altra cosa degna dessare amata fuore di Dio, se none
in lui e per lui amare e servire ogni creatura: questo amore di padre. E come el timore detto a
mondare e vasi, cos questo amore a empire el vasello dellanima de le virt e trarne fuore ogni
grandezza e pompa di vana gloria, ogni impazienzia e ingiustizia e vanit e miseria del mondo: trne el
ricordamento delle ingiurie ricevute: solo ci rimane el ricordamento de benefizii di Dio e de la sua
bont, con vera e perfetta umilit, con pazienzia a sostenere ogni pena per lo dolce Ges, con una
giustizia santa che giustamente rendar ad ogni uno el debito suo.
E attendete che in due modi avete a fare giustizia: cio prima di voi medesima, s che giustamente
rendiate la gloria e lonore a Dio, riconoscendo da lui e per lui avere ogni grazia; e a voi rendete quello
ch vostro, cio el peccato e la miseria, con vera contrizione e dispiacimento del peccato: che fu el
legame l quale tenne confitto e chiavellato el Figliuolo di Dio in su el legno de la santissima croce.
Laltra si una giustizia data sopra a le creature, la quale avete a fare tenere per lo stato vostro nel
vostro reame, per la quale cosa io vi prego in Cristo Ges che voi non teniate occhio che sia fatta
ingiustizia, ma, con giustizia, giustamente ad ogni uno renduto el debito suo, cos al piccolo come al
grande, e al grande come al piccolo. E guardate che neuno piacimento n timore di creature vi
ritraggano da questo, altrimenti non sareste vera figliuola: ma se voi giustamente terrete uperto locchio
verso lonore di Dio, vorreste inanzi morire che passarlo mai.
Poi che l vasello dellanima votiato de vizii e de peccati, e ripieno de le virt, non si pu
tenere n difendare el cuore che non ami, s perch egli trovata la vena de la bont di Dio adoperare in
lui, e per la conformit che la creatura col Creatore, per che la cre alla imagine e similitudine sua
(Gn 1, 26).
Questo fece non per debito, n perch ne fusse pregato, n per utilit che traesse da lui: solo
labisso e la forza dellamore e la ineffabile carit sua el move. Questo fu quello amore che fece Dio
unire e umiliare alluomo. O quanto, venerabile e dolce madre, si debba vergognare la creatura
dinsuperbire per neuno stato e grandezza che abbi, vedendo el suo Creatore, tanto umiliato, con tanta
ardentissima carit corrire allobrobbiosa morte de la croce! E di questo dolcissimo amore desidera
lanima mia che siate vestita, ch senza questo non potreste piacere a Dio, n avere la vita de la grazia.
Fvi asapere le dolci e buone novelle, e quali? El nostro dolce Cristo in terra, el santo padre, s
mandata la bolla a tre religiosi singulari, al provinciale de frati Predicatori e al ministro de frati
Minori e a uno nostro frate servo di Dio, e lo comandato che sappino e faccino sapere per tutta la
Toscana e in ogni altro paese ched essi possono, e siano solleciti ad investigare coloro che avessero
desiderio di morire per Cristo oltre mare, andare sopra linfedeli; tutti li debbano scrivare e apresentare
a lui, dicendo che se trovar la santa disposizione e lacceso desiderio de cristiani, che vuole dare aiuto
e vigore co la potenzia sua, e andare sopra linfedeli.
E per vi prego e constringo, da parte di Cristo crocifisso, che vi disponiate e accendiate el vostro
desiderio, ogni ora che questo ponto dolce verr, di dare ogni aiuto e vigore che bisognar, acci che l
luogo santo del nostro dolce Salvatore sia tratto de le mani dellinfedeli, e lanime loro sieno tratte de le
mani de le demonia, acci che participino el sangue del Figliuolo di Dio come noi. Pregovi
umilemente, venerabile madre mia, che none schifiate di rispondare a me el vostro stato e buono
desiderio che avete verso questa santa operazione. Altro non dico a voi. La pace e la grazia de lo
Spirito santo sia sempre nellanima vostra.
Permanete ne la santa dilezione di Dio; perdonate a la mia presunzione. Ges dolce, Ges, Ges.

LETTERA 134
A Bartolomeo e Jacomo remiti in Campo santo in Pisa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Dilettissimi e carissimi figliuoli miei in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi
di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi svenare e aprire il vostro
corpo per lo dolce nome di Ges.
O quanto sar beata lanima nostra se ricevaremo tanta misericordia che noi diamo quello, per lui,
che esso di per noi con tanto fuoco di carit! O fuoco che ardi e non consumi (Es 3, 2), e consumi ci
che nellanima fuore de la volont di Dio! Questo fu quello caldo vero che cosse lAgnello
immaculato in sul legno della santissima croce. O cuori indurati e villani, come si possono tenere che
non si dissolvano a questo caldo? Certo io non mi maraviglio se i santi che non erano accecati in
amore proprio di loro, ma in tutto erano annegati in cognoscere la bont di Dio e il fuoco de la sua
ardentissima carit corrivano con la memoria del sangue a spandere el sangue, quando raguardo lo
smisurato fuoco di Lorenzo che, stando in su la graticola del fuoco, stava in motti col tiranno. Doh,
Lorenzo, non ti basta el fuoco? Rispondarebbeci: No, ch tanto lardentissimo amore che dentro
che spegne el fuoco di fuore.
Adunque, carissimi figliuoli in Cristo Ges, gli affetti e i desiderii vostri non siano morti di qui
allultimo de la vita vostra. Non dormite: destatevi; e non ci veggo altro remedio a destarci se non uno
continuo odio.
De lodio nasce la fame de la giustizia, in tanto che vorrebbe che gli animali ne facessero
vendetta. Come giunto a la vendetta di s, purgasi lanima in questo dolce fuoco, dove trovarete in
voi formata la bont di Dio, per lo quale cognoscimento de la somma bont quando lanima si truova
annegata in tanto abisso damore quanto vede che Dio in lei dilargasi el cuore e laffetto. Unde
locchio del cognoscimento apre ad intendere, la memoria a ritenere, e la volont si distende ad amare
quello che egli ama.
E dice e grida lanima: O dolce Dio, che ami tu pi?. Risponde el dolce Dio nostro: Raguarda
in te, e trovarai quello che io amo. Allora guardate in voi, figliuoli miei carissimi, e trovarete e vedrete
che quella medesima bont e ineffabile amore che trovarete che Dio in voi, con quello medesimo
amore ama tutte le creature che nno in loro ragione. Unde lanima come inamorata si leva e distendesi
ad amare quello che Dio pi ama, ci sono i dolci fratelli nostri; e levasi con tanto desiderio e concepe
tanto amore che volentieri darebbe la vita per la salute loro e per restituirli a la vita de la grazia, s che
diventano gustatori e mangiatori dellanime.
E fanno come laquila che sempre raguarda la rota del sole e va in alto, e poi raguarda la terra; e
prendendo el cibo del quale si debba notricare el mangia in alto. Cos fa la creatura, cio che raguarda
in alto, dove il sole del divino amore, e raguarda poi verso la terra, cio verso lumanit del Verbo
incarnato del Figliuolo di Dio; e raguardando in quello Verbo e umanit tratta del ventre dolce di
Maria, vede in su questa mensa el cibo, e mangialo. E non solamente ne la terra ne la quale ella preso
de lumanit di Cristo, ma levasi su in alto col cibo in bocca; e levatasi su entra nellanima consumata e
arsa damore del Figliuolo di Dio, e quello affettuoso amore truova che uno fuoco che esce de la
potenzia del Padre, el quale ci don a noi per ardore la sapienzia del Figliuolo suo, e una fortezza di
fuoco di Spirito santo , el quale fu di tanta fortezza e unione che n chiovi n croce averebbero tenuto
questo Verbo, se non solo el legame dellamore. E lunione fu s fatta che n per morte n per neuna
altra cosa la natura divina si part da lumana. Or qui voglio che mangiate questo dolce cibo.
E se mi diceste: Con che ale volo? Con lale de lodio e dellamore, con penne di strazii di
scherni e rimproverii crociati per Cristo crucifisso. E non vogliate n reputate di sapere altro che Cristo
crucifisso (1Cor 2, 2): in lui sia la vostra gloria e il vostro refrigerio e ogni vostro riposo. Pascetevi e
notricatevi di sangue. Dio raguardi a vostri desiderii. Non dico pi.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 135
A Piero marchese.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
A voi, missere lo senatore: io Caterina, serva e schiava de servi di Dio, vi saluto nel prezioso
sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi vero rettore de la vera giustizia, prima in voi e poi
in altrui, s che voi possiate apparire dinanzi al giustissimo giudice con secura faccia: per che colui
che non tiene la giustizia sopra s non pu con buona faccia farla sopra altrui, per che tanto lopera
giusta, quanto procede da la giusta e pura volont.
O dolcissimo fratello in Cristo Ges, pigliate lo essemplo del prezioso Agnello, che fece giustizia
de peccati altrui sopra di s: quanto dunque maggiormente doviamo noi fare vendetta de peccati
nostri sopra di noi? Or dunque salite sopra la sedia de la ragione, e fate che la memoria accusi i mali
fatti e i mali detti e i mali pensieri vostri; e la volont si doglia de la ingiuria del suo Creatore e dimandi
giustizia; e allora lo intelletto giudichi la pena che die sostenere el cuore e il corpo, e daglili con
grande impeto e con grande fervore: e allora sar placato el giudice giusto, e non solamente perdoner
loffesa, ma far che colui che giustamente giudicato s, diventi giusto giudice degli altri; e cos
diventiamo veri rettori, sottomettendo noi medesimi a la regola de la giustizia. Altro non dico qui.
Pregovi che siate sollicito di spacciare con missere Mateo quello che voi avete a fare per la vostra
salute, e non tardate: altrimenti vi si potrebbe fare mettare la mano a la stanga, e pagareste inanzi che
voi ne la levaste. E se non avete altro modo, dateli a lui o ad uno banco, s che stiano a sua posta, e egli
trover bene poi el modo.
Non ci sono ora le mie compagne che mi solevano scrivere, e per stato di bisogno che io abbi
fatto scrivere a frate Ramondo, el quale vi si racomanda e saluta in Cristo Ges con tutto el cuore, e
sollcitavi del fatto che avete a fare con missere Mateo. Se Neri vuole venire qua, pregovi che voi el
lassiate venire.
Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Fatta in Pisa el secondo d di settembre.
Doppo le predette cose, vi racomando el portatore di questa lettera el quale buono e dritto
uomo e vive secondo Dio, ed fratello de la mia cognata secondo la carne, ma sorella secondo Cristo
che, se gli bisognasse el vostro aiuto, che voi glili diate per amore di Cristo crucifisso.

LETTERA 136
Al vescovo di Fiorenza, cio a quello da Ricasole.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
A voi, venerabile e carissimo padre mio in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi e racomandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di
vedervi confitto e chiavellato per santo desiderio in sul legno de la santissima e venerabile croce, dove
trovaremo lAgnello immaculato, arrostito nel fuoco de la dolcissima carit.
In su questo arboro troviamo e frutti de le virt, per che la carit quello arboro fruttuoso che
fu croce, e chiovo che tenne legato el Figliuolo di Dio, ch altra croce n altro legame non lavrebbe
potuto tenere.
Ine trovate lAgnello svenato essere mangiatore de lonore del Padre e de la salute nostra: tanto
grande laffetto suo che con la pena corporale nol poteva esprimere.
O inestimabile dolcissima e diletta carit, per ismisurata fame e sete che tu i de la salute nostra,
tu gridi che i sete! (Gv 19, 28) E poniamo che la sete corporale ci fusse grande per la molta fadiga,
ellera maggiore la sete de la nostra salute. Oim oim, non si truova chi ti dia bere altro che
amaritudine di molta iniquit: ma darli bere con una libera volont, con puro e amoroso affetto, questo
in pochi si truova che gli li dia.
Pregovi, dolcissimo e carissimo venerabile padre mio, che vi leviate suso dal sonno de la
negligenzia, ch non tempo pi da dormire, ch l sole si comincia gi a levare; e dateli bere, poi che
tanto dolcemente ve ne dimanda. Se mi diceste: Figliuola mia, io non che darli, gi v detto che io
desidero e voglio che siate confitto e chiavellato in croce, dove noi troviamo lAgnello svenato che da
ogni parte versa, che s fatto a noi botte, vino e celleraio. Cos vediamo che quella umanit quella
botte che vel la natura divina, e l celleraio, fuoco e mani di Spirito santo, la spill, questa botte, in su
legno de la santissima croce. Questa sapienzia, Parola incarnata, vino dolcissimo, ingann e vinse la
malizia del dimonio, per che elli el prese con lamo de la nostra umanit. Adunque non potiamo dire
che non ci abbia dato bere, cio di tllare el vino dellassetato e ineffabile desiderio che elli de la
salute nostra.
Voi, padre, come pastore vero, prego che poniate la vita per li sudditi e pecorelle vostre (Gv 10,
11): uprite locchio dello intendimento, raguardate la fame che Dio del cibo dellanima; allora
sempir lanima vostra di fuoco di santo desiderio, in tanto che mille volte, se fusse possibile, dareste
la vita per loro. Siate gustatore e mangiatore dellanime, ch questo el cibo che Dio richiede. E io
prego la somma etterna verit che mi conceda grazia e misericordia che io vi vega, per lonore di Dio e
per questo santo cibo, isvenare e uprire il corpo vostro, s come egli uperto per noi: allora sar beata
lanima vostra, venerabile e dolcissimo padre.
Sappiate, padre, che frate Ramondo non fatta lobbedienzia vostra, perch stato molto
impacciato e non potuto lassare; gli convenuto aspettare alquanti gentili uomini per lo fatto di
questo santo passaggio, e anco molto a spacciare. El pi tosto che si potr ne venr e sar a la vostra
obbedienzia. Perdonate a lui e a la mia presunzione.
Permanete ne la santa dilezione di Dio.
LETTERA 137
A messer Matheio, rettore de la Misericordia di Siena, mentre che essa era a Pisa.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo figliuolo in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi infiamato tutto damoroso
fuoco, s e per s fatto modo che diventiate una cosa colla dolce prima Verit.
E veramente lanima che per amore unita e trasformata in lui, fa come l fuoco che consuma in
s lumore de le legna, e, poi che sono riseccate, le converte in s medesimo, dandoli quello colore e
caldo e potenzia che egli in s medesimo. Cos lanima che raguarda el suo Creatore e la sua
inestimabile carit, co la quale comincia lanima a sentire el caldo del cognoscimento di s medesimo
(el quale consuma ogni cosa, cio ogni umore damore proprio di s medesimo), crescendo il caldo,
gittasi co laffocato desiderio nella smisurata bont di Dio, la quale truova in s. Ella participa del
caldo e de la virt sua, perci che subito diventa gustatore e mangiatore de lanime , e ogni creatura
ragionevole converte in s medesimo per amore e desiderio: il colore e l sapore de le virt (che elli
tratto del legno de la santissima croce, che larboro venerabile dove si riposa il frutto de lAgnello
immaculato, Idio e Uomo), or questo quello frutto soavissimo, el quale vuole dare a lanima per
participare col prossimo suo; e veramente cos , ch non potrebbe dare n producere altro frutto che
quello che elli abbia tratto de larboro de la vita, per che s inestato damore e desiderio in esso
arboro, perch era veduta e cognosciuta la larghezza de la sua smisurata carit.
O figliuolo carissimo in Cristo Ges, questo desidera lanima mia di vedere in voi, acci che l
desiderio di Dio e mio sia adempito in voi: s vi prego e comando che sempre siate sollicito di
consumare ogni umidezza damore proprio, di negligenzia e dignoranzia. Cresca il fuoco e lo
ismisurato desiderio; inebriatevi del sangue dello Agnello immaculato Figliuolo di Dio; corriamo come
affamati de lonore suo e de la salute de la creatura; arditamente gli tolliamo el legame col quale fu
legato in sul legno de la santissima croce. Leghiamoli le mani de la sua giustizia.
Ora il tempo di gridare, di piangere, e di dolersi: el tempo nostro, figliuolo, per che
perseguitata la Sposa di Cristo da cristiani, falsi membri e putridi. Ma confortovi, ch Dio non
dispreger le lagrime, sudori e sospiri che sonno gittati nel conspetto suo. Lanima mia nel dolore gode
e essulta, perch tra la spina sente lodore de la rosa ch per aprire. Dice la prima dolce Verit che con
questa persecuzione adempie la volont sua e desiderii nostri. Ancora, godo del dolce frutto che s
fatto in Cristo in terra sopra a fatti del santo passagio, e ancora di quello che fatto e fa qui ed per
fare, per la divina grazia.
Aiutatemi, figliuolo mio; inebriatevi del sangue de lAgnello immaculato. Non voglio dire pi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio, facendo sempre riposo a rami de larboro de la
santissima croce. Ges dolce, Ges.

LETTERA 138
Alla reina di Napoli.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissima e reverendissima madre e suoro in Cristo Ges, madama la reina: io Caterina,
serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi
piena e unita nellabondanzia de la grazia de lo Spirito santo, s come terra fruttifera che renda frutto
buono e soave, non produca spine rovi e triboli.
Voi sapete, carissima madre, che noi siamo come uno campo di terra, dove Dio per la sua
misericordia gittato el seme suo, cio lamore e laffetto col quale ci cre, traendo noi di s medesimo
solo per amore e non per debito noi nol pregammo mai che ci creasse ma mosso dal fuoco de la sua
carit, perch godessimo e gustassimo la somma etterna bellezza sua. E acci che questo seme faccia
frutto e notrichinsi le piante, egli ci data lacqua del santo battesmo. Bene dolce e soave questo
frutto; cci bisogno duno ortolano che l governi, e conservi el frutto suo.
O dolcissimo amore Ges, tu ci i dato el pi forte e grazioso ortolano che possiamo avere, cio
la ragione e la libera volont: questo s forte che n dimonio n creatura la pu muovere n strignare a
uno peccato mortale sed e non vuole. Questo parbe che dicesse quello dolce inamorato di Paulo,
quando dice: Chi sar colui che mi parta da la carit di Cristo? non fame, non sete, non persecuzioni,
n angeli, n dimonia. Quasi dica: come impossibile che gli angeli mi partano da Cristo, cos
impossibile che io mi parti mai da la divina carit, se io non vorr: bene forte dunque.
Anco c dato el tempo, ch senza el tempo questo lavoratore non farebbe cavelle, ma nel tempo,
cio mentre che noi viviamo, questo lavoratore pu rivllare la terra e ricogliare el frutto: allora le mani
dellamore del santo e vero desiderio piglia el frutto e ripollo nel granaio suo, cio in Dio, facendo e
dirizzando ogni sua operazione a lode e gloria di Dio.
E se voi mi diceste: Questo ortolano uno compagno, cio la parte sensitiva, che spesse volte el
robba e lo mpedisce, seminandovi e ricogliendovi spesse volte el seme del dimonio, ponendoci e
disordenati diletti e piaceri del mondo, stati, ricchezze, onore, e amore proprio di noi medesimi (il quale
uno vermine pericoloso che inverminisce e guasta ogni nostra operazione, per che colui che ama s
senza Dio che attenda solo allonore di s medesimo , elli non fa mai cavelle buono: se elli
signore, non tiene mai giustizia dritta n buona, ma faralla secondo el piacere de le creature, el quale
piacere acquistato per lamore proprio di s), non voglio che questo caggia in voi: se attendarete solo
allonore di Dio e a la salute de la creatura, la giustizia e ogni vostra operazione sar fatta con ragione e
giustamente: subbito la forza de la libert gi detta far stare queta la sensualit.
Confortatevi, carissima madre, ch per lo inesto che fatto Dio in noi arbolo infruttifero, cio per
lunione de la natura divina con la natura umana, questo s fortificata la ragione e lamore nostro
verso di lui che per forza damore tratto ad amare; la sensualit s indebilita che, volendo usare la
ragione, non ci potr cavelle. Bene vediamo che la carne nostra, cio lumanit di Cristo, che de la
massa dAdam, s flagellata e tormentata, con tanti strazii e scherni e villania infine allobrobiosa
morte della croce, che debba fare stare suggetta la nostra che non ribelli mai n alzi el capo contra Dio
e la ragione.
O amore inestimabile, dolcissimo Ges, come si pu tenere la creatura che non si disfacci e
dissolva per te? O inesto piacevole, Verbo incarnato Figliuolo di Dio, che traesti el vermine del vecchio
peccato dAdam, traestine el frutto salvatico, per che per lo peccato commesso era lorto nostro s
insalvatichito che veruno frutto di virt poteva produciare che gli desse vita. O dolce fuoco damore, i
inestato e legato Dio ne luomo e luomo in Dio, s e per s fatto modo che lo infruttuoso frutto che ci
dava morte fatto buono e fruttifero, in tanto che sempre ci d vita, se noi vorremo usare sempre la
forza della ragione.
Raguardate raguardate lamore ineffabile che Dio vi porta, e la dolcezza del soave frutto
dellAgnello immaculato, el quale fu quello seme seminato nel campo dolce di Maria! None stia pi a
dormire n in negligenzia questo nostro lavoratore, poi che elli el tempo, ed forte per lessere suo,
ed fortificato per lunione che Dio fatta ne luomo. Pregovi, in Cristo dolce Ges, che lamore
laffetto e l desiderio vostro si levi su e pigli larbolo della santissima croce, e piantisi nellorto
dellanima vostra, per che elli uno arbolo pieno di frutti de le vere e reali virt. Ch bene vedete voi
che, oltre allunione che Dio fatta con la creatura, elli s unito in su la croce santa; vuole dunque e
richiede che noi ci uniamo per amore e desiderio in su questo dolce arbolo: allora lorto nostro non
potr avere altro che dolci frutti e soavi. E per dissi che io desideravo che voi fuste campo fruttifero.
Aviamo veduto in che modo riceva in s el frutto e in che modo se l tolla: usare la forza e
potenzia del buono lavoratore de la ragione e libera volont, con la memoria dellAgnello svenato, ad
abbattare la parte sensitiva. Or su virilmente, dolcissima suoro: non pi tempo da dormire, per che l
tempo non dorme ma sempre passa come el vento. Rizzate in voi, per amore e per desiderio, el
gonfalone della santissima croce, per che tosto si converr rizzare: ch, secondo che mi pare
intendare, el padre santo la bandir sopra i Turchi, e per vi prego che vi disponiate, s che tutti di bella
brigata andiamo a morire per Cristo.
Ora vi prego e constringo da parte di Cristo crucifisso che soveniate la Sposa di Cristo nel
bisogno suo, in avere e in persona e in consiglio; e in ci che si pu dimostriate che siate figliuola
fedele de la dolce e santa Chiesa. Ch voi sapete che ella quella madre che notrica e figliuoli al petto
suo, dando lo latte dolcissimo che lo d vita. Bene stolto e matto quello figliuolo che none aita la
madre, quando el membro putrido le ribella ed contra a lei. Voglio che siate quella figliuola vera che
sempre soveniate alla madre vostra. Non dico pi; perdonate alla mia ignoranzia.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Racomandovi frate Pietro, che vi reca questa lettara, come caro padre e figliuolo mio.

LETTERA 139
A frate Tommaso dalla Fonte dellordine de Predicatori, in Siena.
Laudato sia el nostro dolce Salvatore.
A voi, carissimo e dilettissimo padre in Cristo Ges: Caterina serva inutile, e vostra indegna
figliuola, vi si racomanda nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio. Con desiderio io desidero di
vedervi, ma non senza me, sbradato in su larbolo de la dolcissima e dilettissima croce: altro refrigerio
non ci veggio, carissimo padre, se non di spasimarvi su, con ardentissimo amore.
Ine non saranno dimonia visibili n invisibili che ci possino tllere la vita de la grazia, per che,
essendo levati in alto, la terra non ci potr impedire, come disse la bocca de la verit: Se io sar levato
in alto, ogni cosa trarr a me, per che traie el cuore e lanima e la volont, con tutte le forze sue.
Adunque, dolcissimo padre, facciancene letto, per che io godo ed essulto di quello che mi mandaste a
dire, pensando che l mondo contrario a noi. Non so degna ched elle mi faccino tanta misericordia
ched elle mi donino el vestimento chebbe el nostro dolcissimo Padre etterno bene, padre carissimo,
che quest poca cosa, ed tanto poca cosa che non quasi cavelle. O dolcissima etterna verit, dacci
mangiare de bocconi grossi! Io non posso pi, se non che io vinvito, da parte di Cristo crocifisso, che
forniate la navicella dellanima vostra di fede e di fame.
Come el maestro ud la vostra lettara, fece rispondare al compagno suo non so se lavete avuta
per s fatto modo ched elle si potranno bene pacificare. Di Luca vi rispondo, che, quanto a me,
apareva el meglio ched e si ricevesse per frate, per pi legame di lui; non di meno, ci che ne pare a
voi e al priore, io so molto contenta. Diteli che non si indugi pi a vestirsi. Prego el nostro dolce
Salvatore che ve ne facci fare quello che sia pi onore suo.
Sappiate che io temo che non mi convenga passare lubidienzia, per che larcivescovo chiesto
di grazia al generale chio rimanga anco parecchie d; pregate quello venerabile Spagnuolo che ci
accatti grazia, che noi non torniamo votie: per la grazia di Dio non credo tornare votia. Benediceteci
tutte da parte vostra, e tutte vi ci mandiamo racomandando.
Confortate e benedicete, da parte di Ges Cristo e di tutte noi, monna Lapa e mona Lisa, e tutte e
tutti figliuoli e figliuole nostre. Caterina serva inutile.
Amor Ges non posso pi amor Ges non posso pi amor Ges non posso pi amor Ges non
posso pi amor Ges non posso pi la vita, amore!

LETTERA 140
A messer Giovanni Aut, e a altri capi de la compagnia che venne nel tempo de la fame, la quale
lettera di credenzia, cio che in essa si contiene che al frate Ramondo da Capua sia data piena fede a
le cose che lui dir. Andava el detto frate Raymondo al detto messer Giovanni e gli altri caporali, per
inducergli ad andare contra a glinfedeli (avenisse che per gli altri vi sandasse), onde prima che si
partisse ebbe da tutti piena promessa con sacramento dandarvi: e di ci le feceno tutti la scritta di loro
mano, sugellata de lor sugelli.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
A voi, dilettissimi e carissimi fratelli miei in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero figliuolo e cavaliere di
Cristo, s tanto e per s fatto modo che disideriate mille volte, se tanto bisognasse, dare la vita per
amore del buono e dolce Ges, el quale sarebbe scontamento di tutte le nostre iniquit le quali abbiamo
commesso contra el Salvatore nostro.
O carissimo e dolcissimo fratello in Cristo Ges, or sarebbe cos gran fatto che vi recaste un poco
a voi medesimo, e consideraste quante sono le pene e gli affanni che voi avete durato in essere al
servigio e al soldo del dimonio? E gi desidera lanima mia che mutiate e modi e che pigliate el soldo
e la croce di Cristo crocifisso, voi e tutti e vostri seguaci e compagni; s che siate una compagnia di
Cristo, ad andare contra a tutti glinfedeli che posseggono el nostro luogo santo, dove si ripos e
sostenne la prima dolce Verit morte e pena per noi. Adunque io vi prego dolcemente in Cristo Ges
che, poi che Dio ordinato, e anco el santo padre, dandare sopra glinfedeli, e voi vi dilettate tanto di
far guerra e di combattere, non guerreggiate pi i cristiani, per che offendete Iddio, ma andate sopra di
loro; ch grande crudelt che noi, che siamo cristiani, membri legati nel corpo de la santa Chiesa,
perseguitiamo luno laltro. Non da fare cos, ma da levarsi con perfetta sollecitudine e levarne ogni
pensiero.
Maravigliomi molto, avendo voi secondo che inteso promesso di volere andare a morire per
Cristo a questo santo passaggio, e ora voi vogliate far guerra di qua. Questa non quella santa
disposizione che Dio richiede a voi, a andare in tanto santo e venerabile luogo. Parmi che vi doviate, in
questo tempo, disponarvi a virt, infino che l tempo ne venga, per voi e per gli altri che si sporranno a
dare la vita per Cristo, e cos dimostrarrete dessere virile e vero cavaliere.
Viene a voi questo mio padre e figliuolo, frate Ramondo, el quale vi reca questa lettera. Dateli
fede a quello che elli vi dice, per che elli vero fedele servo di Dio, e non vi consiglier se non quello
che sia onore di Dio, e salute de lanima vostra. Non dico pi. Carissimo fratello, pregovi che vi
rechiate a memoria la brevit del tempo vostro. Caterina inutile serva etc.
Permanete nella santa dilezione di Dio. Ges dolce, Ges.

LETTERA 141
A don Giovanni de Sabbatini da Bologna, dellordine di Certosa, nel monasterio di Belriguardo
presso a Siena, quando ella era a Pisa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo padre per reverenzia del dolcissimo sacramento del corpo dolce
del Figliuolo di Dio , e figliuolo dico e vi chiamo, in quanto io vi parturisco per continue orazioni e
desiderio nel conspetto di Dio, s come la madre parturisce el figliuolo. Adunque come madre vi
conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, e desidero di vedervi abnegato e affogato nel fuoco
dellardentissima sua carit, nel quale amore lAgnello immaculato si sven, e fece bagno a lumana
generazione del sangue suo.
Levisi dunque laffocato desiderio nellanima nostra a dare sangue per sangue, per che i tempi
nostri sappressimano, ne quali si proveranno gli arditi cavalieri. O quanto sar beata lanima mia
quando veder voi e gli altri corrire come inamorati a dare la vita, e non vllere el capo adietro!
Pregovi dunque, per lamore di Cristo crucifisso, che, acci che siate fortificato al tempo suo, voi in
questo tempo dora apriate locchio del cognoscimento, per che io non veggo che lanima possa avere
in s questa fortezza la quale riceve da la dolce madre de la carit se continuamente non tiene
aperto questo occhio del cognoscimento di s medesimo. El quale una abitazione ne la quale truova la
bassezza di s medesimo, unde vi diventa umile, e truovavi el cognoscimento de la bont di Dio, per lo
quale lume e cognoscimento gli nasce uno caldo e uno fuoco damore, con tanta dolcezza che ogni
amaritudine ine diventa dolce, ogni debile si fortifica e ogni ghiaccio damore proprio di s dissolve.
Unde allora non ama s per s, ma s per Dio, e infonde ancora uno fiume di lagrime e distende gli
amorosi desiderii sopra i fratelli suoi; e damore puro gli ama e non mercennaio, e ama Dio per Dio, in
quanto egli somma ed eterna bont e degno dessere amato.
Non tardiamo pi dunque, figliuolo e padre carissimo in Cristo Ges, a pigliare e abitare in
questa santa abitazione del cognoscimento di noi, la quale c tanto necessaria e di tanta dolcezza per
che, come detto , vi si truova la infinita e inestimabile bont di Dio. Or questa larme la quale io
voglio che noi pigliamo, acci che non siamo trovati disarmati al tempo de la battaglia, dove daremo la
vita per la vita e il sangue per lo sangue. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges.
Gherardo misero e frate Ramondo suo padre vi si racomandano.

LETTERA 142
A Sano di Maco, mentre chellera a Pisa la prima volta.
Al nome di Dio e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo figliuolo in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
vi conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con disiderio di vedervi vero cavaliere, forte a
combattare contra a ogni illusione di dimonia, mentre che stiamo in questo campo della bataglia,
atorniati da nemici nostri, i quali sempre impugnano contro a noi.
Voi, come cavaliere vero e virile, pianta novella, levatevi con nuovo desiderio ad andare contro a
loro; non volgendo il capo adietro, per che rimarremo morti o pregioni. Allora detto luomo essere
in pregione, quando egli in alcuno luogo e non ne pu uscire a sua posta. Cos noi, se vollessimo el
capo della nostra volont, levandoci dal santo proponimento e inchinandoci a mettere in effetto le
cogitazioni del dimonio, noi saremo nella pi pessima pregione che noi potessimo essere: perduta
aremo la libert, saremo servi e schiavi del peccato.
Se mi dite, figliuolo dolcissimo: Io so debile contra tanti nemici, rispondovi e confessovi che
tutti siamo debili e fragili a cadere per ogni legiera cosa, in quanto noi; ma la divina providenzia
adopera nellanima e fortificaci, tollendoci ogni debilezza. Cos sperate, e credete fermamente, che
lanima che spera in lui sempre proveduta da lui; e l dimonio nessuna sua forza puote adoparare,
per che la virt della dolcissima e santissima croce gliele tolle, unde perde le sue forze contro a noi.
Ma luomo, per la inestimabile bont di Dio, n tutto fortificato, e liberato da ogni debilezza e
infermit.
Nella memoria della santa croce diventiamo amatori delle virt e spregiatori de vizii, e perch
noi siamo quella pietra dove fu fitto quello gonfalone, non potiamo dire di non averla, per chell
formata in noi.
Sapete che n chiovo n croce n pietra avarebbe tenuto Idio e Uomo confitto in croce, se
lamore chelli ebbe a luomo non lavesse tenuto. Adunque noi siamo coloro a cui dato el prezzo del
sangue. In questa memoria si spregia lonore, desiderasi scherni, strazii e vituperi; la richezza desidera
povert volontaria, e la immondizia acquista continenzia e purit; ogni diletto e appetito disordinato vi
si dispregia: solo rimane vestito delle vere e reali virt. Non si deletta in altro che in Cristo, non riputa
n vuole sapere altro che Cristo crocifisso, anco dice: Io mi diletto e vogliomi groliare nel mio signore
Ges Cristo, per cui amore el mondo m in dispregio, e io lui.
Or su, figliuolo mio, poi chell tanto dolce che ci tolle ogni amaritudine e ai morti rende la vita,
pigliate questa santa croce in questo cammino, dove luomo viandante e pellegrino (Eb 11, 13; 1Pt 2,
11) bisogno dappogiarsi a questo santo legno, infino che siamo giunti al termine nostro, dove
lanima si riposa in pace nel fine suo. O quante li sono dolci le fatiche chegli portate nel cammino! O
pace, o quiete, o dolcezza, la quale gusta e riceve lanima giunta al porto suo, a trovare lAgnello
svenato el quale egli cerc in su la croce, el quale gli fatto mensa, cibo, e servidore! E trova el letto
della divina essenzia, dove lanima si riposa e dorme: cio, che posto fine e termine a quella legge
perversa che continovamente, mentre che fu viandante, ribellava al suo Creatore. Adunque goda ed
essulti lanima, con ardentissimo e affocato disiderio, pigliando el vero gonfalone della santissima
croce, senza nessuno timore di non potere perseverare la vita cominciata, ma dire: per Cristo
crocifisso ogni cosa potr (Fil 4, 13) portare, e adoperare infino a la morte.
Mandastemi a dire della dolce providenzia che Dio nelle piciole cose adopar, per confortarvi e
acendarvi a portare ogni bataglia, e a prendare speranza nella sua providenzia. Questo vi d materia di
non rompare mai el santo proponimento, per veruno caso che ocorrisse. Credo che non mangiaste mai i
pi dolci cibi. Temo che non abbiate offeso nel peccato della gola. A questa parte non dico pi.
Benedicete tutta la vostra famiglia in Cristo Ges.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Ges Cristo. Ges dolce, Ges.

LETTERA 143
Alla reina Giovanna di Napoli.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Venerabile e carissima madre, madonna la reina, la vostra indegna Caterina serva e schiava de
servi di Ges Cristo scrive a voi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desidro di vedervi vera
figliuola e sposa consecrata al dolce Dio nostro.
Figliuola sete chiamata da la prima Verit, per che siamo creati ed esciti da Dio cos disse egli:
Facciamo luomo allimagine e similitudine nostra (Gn 1, 26) ; sposa fu fatta la creatura, quando
Dio prese la natura umana. O dolcissimo amore Ges, in segno che tu lavevi presa per isposa, in capo
degli otto d (Lc 2, 21) tu le donasti lanello de la santissima e dolcissima carne tua, nel tempo de la
santa circuncisione! Cos sapete voi, venerabile madre mia, che n capo degli otto d se gli lev tanta
carne quanto uno cerchio danello, e cominci a pagare larra per darci pienamente speranza del
pagamento, el quale ricevemmo in su legno de la santissima croce quando questo Sposo, Agnello
immaculato, fu svenato, che da ogni parte versa abbondanzia di sangue, col quale lav limmondizie e
peccati de la sposa sua, cio lumana generazione. Attendete che l fuoco de la divina carit ci donato
lanello non doro ma de la purissima carne sua: cci fatte le nozze questo dolcissimo Padre, e non di
carne danimale, ma del prezioso corpo suo, che , questo cibo, Agnello arrostito al fuoco de la carit in
sul legno de la dolce croce.
Adunque io vi prego dolcissimamente in Cristo Ges che l cuore e lanima, con ogni suo affetto
e movimento e sollecitudine, si levi ad amare e servire s dolce e caro Padre e Sposo quanto Dio,
somma etterna verit, che ci am teneramente senza essare amato. Non sia dunque neuna creatura, n
stato n grandezza n signoria, n neuna altra gloria umana tutte sono vane e corrono come l vento
che ci ritraga da questo vero amore, el quale vita e gloria e beatitudine dellanima: allora
dimostraremo dessare spose fedeli.
E quando lanima non ama altri che l suo Creatore e non desidera neuna cosa fuore di lui, ma ci
chella ama e fa, fa per lui, tutte quelle cose che vede che sieno fuore de la sua volont come sono i
vizii e peccati, ogni ingiustizia e ogni altro difetto , odia in tanto che, per lo santo odio che
conceputo contra l peccato, eleggiarebbe innanzi la morte prima che rompesse la fede allo sposo
etterno suo. Siamo, siamo fedeli, seguitando le vestigie di Cristo crocifisso, spregiando el vizio e
abbracciando le virt, facendo e adoperando ogni gran fatto per lui.
Sappiate, madonna mia venerabile, che lanima mia gode ed essulta poi chio ricevetti la vostra
lettara, la quale m data grande consolazione per la santa e buona disposizione la quale mi pare che
voi avete, di dare per gloria del nome di Cristo crocifisso la sustanzia e la vita. Maggiore sacrifizio n
maggiore amore gli potete mostrare che a disponarvi a dare la vita per Cristo crocifisso, se bisogna. O
quanta dolcezza sar quella, a vedere dare sangue per sangue, chio vega cresciare tanto in voi el fuoco
del santo desiderio, per la memoria del sangue del Figliuolo di Dio, che, come voi sete intitolata reina
di Jerusalem, cos siate capo e cagione di questo santo passaggio; s che quello santo luogo non fusse
posseduto pi da quelli pessimi infedeli, ma fusse posseduto da cristiani onorevolemente, e da voi
come cosa vostra.
Sappiate che l padre santo n grandissimo desiderio, s che, manifestando voi la vostra buona
volont, la quale lo Spirito santo messa nellanima vostra, vorrei che l mandaste dicendo s e per s
fatto modo che gli crescesse pi el desiderio; e che dimandaste di fare questo santo passaggio, voi
principalmente e tutti gli altri cristiani che vi volessero seguire, per che, se voi vi levate su a volerlo
fare, e mandare in effetto el santo proponimento, trovarete una grande disposizione de cristiani a
volervi seguire.
Pregovi per lamore di Cristo crocifisso che voi ne siate sollecita a questo fatto, e io pregar,
quanto sar possibile a la mia fragilit, la somma etterna bont di Dio cha questo e tutte le vostre
buone operazioni vi dia perfettissimo lume, e cresca in voi desiderio sopra desiderio: accesa di fuoco
damore perveniate, da la signoria di questa miseria, e caduca vita, a quella perpetua citt di Gerusalem
visione di pace, dove la divina clemenzia ci far tutti re e segnori e ogni fadiga rimunerr, chi per lo
suo dolcissimo amore sopporta ogni fadiga.
Permanete ne la santa dilezione di Dio. Ges Ges Ges.
Fatta a d quattro dagosto.

LETTERA 144
A monna Pavola, a Fiesole.
Al nome di Cristo e di Maria dolce.
A voi, carissima e dolcissima suoro mia in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi unita e
transformata nel fuoco de la sua divina carit, el quale fuoco un Dio con luomo, e tennelo confitto e
chiavellato in croce.
O ineffabile e dolcissima carit, quanto dolce lunione che tu i fatta con luomo! Bene i
dimostrato lo inestimabile amore per molte grazie e benefizii fatti a le creature; e spezialmente de lo
benefizio de la incarnazione del Figliuolo di Dio, di vedere la somma altezza venire a tanta bassezza
quanta la nostra umanit. Bene si die vergognare la umana superbia, di vedere Dio tanto umiliato nel
ventre di Maria dolce, la quale fu quello campo dolce dove fu seminato el seme de la parola incarnata
del Figliuolo di Dio.
Veramente, dolcissima suoro, questo benedetto e dolce campo di Maria! , fece in lei questo
Verbo inestato ne la carne sua come el seme che si gitta ne la terra, che per lo caldo del sole germina e
trae fuore el fiore e il frutto, e l guscio rimane a la terra: cos veramente per lo caldo e fuoco de la
divina carit che Dio ebbe allumana generazione, gittando el seme de la parola sua nel campo di
Maria.
O beata e dolce Maria, i donato el fiore del dolce Ges! E quando produsse el frutto questo
benedetto fiore? quando fu inestato in sul legno de la santissima croce: allora ricevemmo vita perfetta.
Per che dicemmo che l guscio rimane a la terra, quale fu questo guscio? fu la volont dellunigenito
Figliuolo di Dio, el quale, in quanto uomo, era vestito del desiderio suo dellonore del Padre e de la
salute nostra; e tanto fu forte questo smisurato desiderio che corse come inamorato, sostenendo pene e
vergogne e vitoperio, infino alla obrobriosa morte de la croce. Considerando, carissima suoro, che
questo medesimo fa Maria ch ella non poteva desiderare altro che lonore di Dio e la salute de la
creatura per dicono e dottori, manifestando la smisurata carit di Maria, che di s medesima
avrebbe fatta scala per ponare in croce el Figliuolo suo, se altro modo non avesse avuto, ch questo era
perch la volont del Figliuolo era rimasta in lei.
Tenete a mente, suoro mia carissima, e non vesca mai del cuore n de la memoria n dellanima
vostra, che sete stata offerta e donata, voi e tutte le vostre figliuole, a Maria, e pregatela che ella
vappresenti e doni al dolce Ges figliuolo suo; ed ella, come dolce madre e benigna, madre di
misericordia, vi rapresentar. Non siate ingrata n sconoscente, per che ella non schifata la
petizione, anco lacetta graziosamente. Siate tutte fedeli, non raguardando per neuna illusione di
dimonia n per detto di neuna creatura, ma virilmente corrite, pigliando quello affetto dolce di Maria,
cio che sempre cerchiate lonore di Dio e la salute dellanime.
E cos vi prego, quanto possibile a voi, di studiare la cella dellanima e del corpo: ine vi
studiate, per amore e per santo desiderio, di mangiare e parturire anime nel conspetto di Dio. E quando
fuste richieste nellatto de le tribolazioni da veruna persona, con perfetta sollecitudine vi studiate di
trargli de le mani de le dimonia, e questo sia el segno vero che siamo veri figliuoli, per che a questo
modo seguitiamo le vestigie del Padre. Ma sappiate che a questo affetto del grande e smisurato
desiderio non potremmo pervenire senza el mezzo de la santissima croce, cio del crociato amore e
affettuoso del Figliuolo di Dio, per chegli quello mare pacifico che d bere a tutti quelli che nno
sete, fame e desiderio di Dio, e d pace a tutti coloro che so stati in guerra e voglionsi pacificare con
lui. Questo mare gitta fuoco che riscalda ogni cuore freddo, e tanto el riscalda fortemente che ogni
timore servile perde; solo rimane in perfetta carit e in vero timore, lassando di none offendare el
Creatore suo. E non temete, n voglio che voi temiate le nsidie e le battaglie de le dimonia che
venissero per robbare e tllare la citt dellanima vostra; non temete, ma come cavalieri poste nel
campo de la battaglia, con larme e col coltello de la divina carit: chegli quello bastone che fragella
el dimonio.
Sappiate che, a non volere perdare larme con la quale e ci conviene difendare, ce la conviene
tenere nascosa ne la casa dellanima nostra, per vero conoscimento di noi medesime, ch quando
lanima conosce s medesima none essare, ma sempre operatore di quella cosa che none , subbito
diventa umiliata a Dio e a ogni creatura per Idio; ricognosce ogni grazia e ogni benefizio da lui, e vede
in s traboccare tanta bont di Dio che per amore cresce in tanta giustizia di s medesimo, che
volentieri, non tanto che ne vogli fare vendetta, ma e desidera che tutte le creature ne gli faccino
vendetta di lei. Ogni creatura giudica migliore di s; nasce uno odore di pazienzia che none neuno
peso s grande n tanto amaro che nol porti per amore di quello inamorato inestato Verbo.
Or oltre, carissime figliuole: tutte di bella brigata corriamo e inestiamoci in su questo Verbo; e io
vinvito a le nozze di questo inesto, cio di spandare el sangue per lui, come egli l sparto per voi, cio
al santo Sepolcro, e ine lassare la vita per lui. El padre santo mandata una lettara, con la bolla sua, al
provinciale nostro e a quello de Minori e a frate Ramondo, ched eglino abbino a fare scrivare tutti
quelli che nno desiderio e volont dandare ad acquistare el santo Sepolcro e morire per la santa fede;
vuole che tutti se li mandino per iscritta, e per vinvito che vapparecchiate.
Permanete nella santa dilezione di Dio.
Confortati da parte di Cecca stolta e dAlessa e di Giovanna pazza, e confortate tutte quante da
parte di Cristo crocifisso. Ges Ges.

LETTERA 145
Alla reina dUngaria, cio alla madre del re.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissima e reverenda madre in Cristo Ges, io vostra indegna Caterina, serva e schiava
de servi di Ges Cristo, mi vi racomando e scrivo a voi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con
desiderio di vedervi tutta accesa e infiammata di dolce e amoroso fuoco di Spirito santo; considerando
me che elli quello amore che tolle ogni tenebre e dona perfetta luce, tolle ogni ignoranzia e d
perfetto cognoscimento.
Per che lanima che piena di Spirito santo, cio del fuoco de la divina carit, sempre cognosce
s medesima non essere, ma cognosce in s quella cosa che non cio el peccato ; e ogni essere e
ogni grazia e dono spirituale e temporale retribuisce al suo Creatore, parendoli, come elli , avere
ricevuto e ricevare per grazia e non per debito, n per servizio che facesse mai al suo Creatore. Questo
quello vero cognoscimento, venerabile madre, che aricchisce lanima, per che le d la maggiore
ricchezza che possa ricevare, cio che, cognoscendo s none essere, seguita a mano a mano di
cognoscere la bont di Dio in s.
Nel quale cognoscimento nasce una vena di profonda umilit, che una acqua graziosa che
spegne el fuoco de la superbia e accende el fuoco de la divina ardentissima carit, el quale riceve per lo
cognoscimento de la bont di Dio in s. Per che lanima, che vede tanto smisurato amore che verso di
s ricevette da Dio, non pu fare che non ami, perch condizione dellamore damare ci che colui
ama el quale elli ama, e odiare ci che elli odia. E per subbito che noi aviamo veduti noi e veduta la
divina bont, noi amiamo e odiamo, e non pu essere che senza questo cognoscimento noi potiamo
participare la divina grazia.
Ch colui che non cognosce s, cade in superbia e in ogni difetto; e perch la superbia acieca
lanima e impovariscela e diseccala perch le tolle la grassezza de la grazia , non atto a governare
n s n altrui. E per vi dissi che io desideravo di vedervi ripiena del fuoco de lo Spirito santo
(vedendo che voi avete a reggiare voi e sudditi vostri: vi bisogno di grande lume e di grande e
ardentissimo amore verso lonore di Dio e la salute de le creature, s che non ci caggia amore proprio
n timore servile, ma spogliata di voi medesima, voi e l figliuolo vostro), vedere e sentire accesi di
questo amoroso fuoco, che, poi che aviamo odiata questa nostra parte sensitiva che sempre vuole
ribellare al suo Creatore, siamo amatori de la virt del dolce e buono Ges.
Ma questo amore sapete che non potiamo mostrare senza alcuno mezzo, cio del prossimo nostro;
sopra questo amore sono fondati e comandamenti de la legge: amare Dio sopra ogni cosa e l prossimo
come s medesimo (Mt 22, 37 39), damore puro e non mercennaio, cio damare noi per Dio e Dio
per Dio in quanto somma bont e degno dessere amato e l prossimo per Dio. E veramente,
madre carissima, che quando lanima raguarda lAgnello svenato in su legno de la santissima croce per
lamore ineffabile che elli alla sua creatura, concepe uno amore s grande verso la salute dellanima
che darebbe s medesimo a cento migliaia di morti, per campare una anima da la morte etterna: e neuno
sacrifizio potete fare che sia pi piacevole a Dio che questo. Ch voi sapete che tanto gli dilett questo
cibo che non si cur di veruna amaritudine: n pena n morte, n strazii n scherni, n ingratitudine
nostra nol ritrasse che elli non corrisse, s come ebbro e inamorato de la salute nostra, allobrobio de la
santissima croce.
Io invito voi e l vostro figliuolo a questo dolce cibo, e trovato aviamo el luogo dove voi el
potiate prendare; el tempo gi venuto, maturo el frutto. El luogo el giardino de la santissima
Chiesa: in questo giardino si pascono tutti e fedeli cristiani, per che ine v piantato larbolo de la
croce, dove si riposa el frutto dellAgnello, svenato per noi con tanto fuoco damore che doverebbe
accendere ogni cuore.
O frutto suavissimo, pieno di gaudio, di letizia e consolazione: quale cuore si potrebbe tenere che
none scoppiasse damore, a raguardare questo dolce e saporoso frutto, cio el dolce e buono Ges, el
quale Dio Padre dato per Sposo alla santa Chiesa? Doviamo dunque noi corrire come inamorati, ed
essere amatori come fedeli cristiani, membri legati in questa sposa, corpo mistico.
Pregovi, per lamore di Cristo crucifisso, che voi soveniate a questa sposa, bagnata del sangue
dellAgnello, ch vedete che ogni uno le fa noia, e cristiani e infedeli, e voi sapete che nel tempo del
bisogno si debba mostrare lamore. La Chiesa bisogno, e voi avete bisogno: ella bisogno del vostro
aiuto umano, e voi del suo divino; sappiate che tanto quanto pi le donarete dellaiuto vostro, pi
participarete della divina grazia, fuoco di Spirito santo, che in essa sposa si contiene. O sposa dolce,
ricomprata del sangue di Cristo, tu se di tanta eccellenzia che veruno membro che sia tagliato da te
non pu ricevare n pasciarsi del frutto detto di sopra. Bene c dunque, venerabile e carissima madre,
necessario, a voi e a me e a ogni creatura, amarla e servirla in ogni tempo, ma singularmente al tempo
del bisogno.
Io, misera miserabile, non di che aitarla ch se per aiuto el sangue mio le fusse, svenarei e
aprirei el corpo mio , ma io far cos, di quella poca particella che Dio mi dar, che le sia pro e utile:
non ci veggo altra utilit in me che io possa dare, se non lagrime sospiri e continua orazione. Ma voi,
madre, e signore missere lo re vostro figliuolo, potete aitare con lorazione per santo desiderio, infino
che volontariamente per amore la soveniate con laiuto umano. None schifate, per lamore di Dio,
questa fadiga, ma abracciatela per Cristo crucifisso e per vostra utilit, essaltazione e compimento della
vostra salute.
Pregate el caro vostro figliuolo strettamente che con amore si profferi e servi la santa Chiesa, che
se l nostro Cristo in terra ladimanda e volesse ponarli questa fadiga, pregatelo che laccetti fedelmente
la sua petizione e adimando, confortando el padre santo a crescerli el santo proponimento di fare el
santo e dolce passaggio sopra li cani malvagi infedeli, che possegono el nostro e anco pi, ch, secondo
che io intendo, e ne vengono oltre a pi potere. Grande vergogna de cristiani, di lassare possedere
quello santo e venerabile luogo, el quale per ragione nostro. Non pi da tenere occhio, ma, come
figliuolo affamato del servigio di Dio, da levarsi e racquistare el vostro, in salute dellanime loro ed
essaltazione della santa Chiesa. Fatevi ragione che vi fusse tolta una de le vostre citt: so certa che ne
porreste ogni rimedio e sforzo che poteste infine alla morte, per racquistare e riavere el vostro. Or cos
vi prego che facciate a sovenire quello che c tolto; e tanto pi e con maggiore sollicitudine dovete
attendare a questo, quanto qui si soviene allanime e al luogo; e nella vostra citt sarebbe solo la terra.
Credo che aviate inteso come i Turchi a pi possa perseguitano e cristiani, tollendo le terre della
santa Chiesa; per la qual cosa el padre santo disposto e apparecchiato a fare uno principio duno santo
passaggio sopra di loro: credo per la bont di Dio che vi disporrete, voi e gli altri, ad aitarlo e
confortarlo sopra questo fatto, in ci che potrete. Io ve ne prego e constringo da parte di Cristo
crucifisso, che ne siate sollicita e non negligente. Sia questo strumento a farvi ricevare e stare nella
plenitudine della divina grazia del fuoco de lo Spirito santo, del quale lanima mia desidera di vedervi
piena.
Sappiate, carissima madre, che di questo medesimo che io prego voi, io n scritto alla reina di
Napoli e a molti altri signori, e tutti mnno risposto bene e graziosamente, profferendo di dare aiuto
con lavere e con la persona, accesi di grande desiderio a dare la vita per Cristo, parendo lo mille anni
che l santo padre rizzi el gonfalone della santissima croce. Spero, per la inestimabile carit di Dio, che
tosto lo levar, e in questo vi prego che seguitiate loro. Laudato sia Ges Cristo crucifisso, e vi riempia
della sua santissima grazia. Non dico pi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 146
A frate Bartolomeo Dominici dellordine de Predicatori, quando era biblico di Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo che per noi fu crocifisso.
A voi, dilettissimo e carissimo padre per reverenzia di quello dolcissimo sagramento e
figliuolo in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi e confortovi
nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi arso e affogato e consumato ne la sua
ardentissima carit, sapendo che colui ch arso e consumato di questa vera carit, non vede s. Questo
voglio che facciate voi.
Io vinvito a entrare in uno mare pacifico, per questa ardentissima carit, e mare profondo: questo
trovato ora di nuovo non che sia nuovo el mare, ma nuovo a me nel sentimento dellanima mia
in quella parola Dio amore (1Gv 4, 8). E in questa parola, s come lo specchio rappresenta la faccia
delluomo, e l sole la luce sua sopra la terra, cos rappresenta nellanima mia tutte quante loperazioni
essare solamente amore, per che non fatta daltro che damore, e per dice egli: Io so Dio amore.
Di questo nasce uno lume nel misterio inestimabile del Verbo incarnato, che per forza damore
stato dato con tanta umilit che fa confondere la mia superbia: insegnaci a non raguardare pure
alloperazioni sue, ma allaffetto infocato del Verbo donato a noi; ma dice che facciamo come colui che
ama, che, quando lamico giogne con uno presente, non mira a le mani per lo dono ched e reca, ma
uopre locchio dellamore e raguarda el cuore e laffetto dellamico suo. E cos vuole che facciamo noi:
quando la somma etterna sopradolce bont di Dio visita lanima nostra, ed visitata con ismisurati
benefizii, fate che subbito la memoria suopra a ricevare quello che lo intendimento intende ne la
divina carit; la volont si leva con ardentissimo desiderio, e riceve e raguarda el cuore consumato del
dolce e buono Ges che donatore.
Cos vi trovarete affogato e vestito di fuoco e del dono del sangue del Figliuolo di Dio; sarete
privato dogni pena e malagevolezza. Questo fu quello che tolse la pena a discepoli santi, quando lo
convenne lassare Maria e luno laltro; ma per seminare la parola di Dio volentieri lo portarono. Corrite
corrite corrite.
De fatti di Benencasa non posso rispondare se io non so a Siena. Ringraziate misser Nicolaio de
la carit che adoperata per loro. Alessa e io Cecca poverella vi ci racomandiamo mille migliaia di
volte.
Dio sia sempre nellanima vostra. Amen. Ges Ges. Caterina, serva de servi di Dio.

LETTERA 147
A Sano di Maco, essendo ella in Pisa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de
servi di Ges Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue suo, il quale sparse in sul legno della
santissima croce, costretto solo dal legame della sua ardentissima carit, la quale avea a la creatura.
Cos dice la bocca de la dolce prima Verit che, per la smisurata carit che aveva Dio a lumana
natura, mand esso Padre celestiale il suo diletto Figliuolo, acci che non perisse la creatura sua, ma
salvassesi el mondo per lui. O inefabile e inistimabile carit di Dio, che, per salvare il suo ribello e a lui
disobediente, diede s medesimo a essere creatura, a esser spregiato, infamato e vituperato, schernito e
a lultimo vituperosamente morto come malfattore! Con ci sia cosa chegli non avesse fatto n detto
cosa di nessuna riprensione; ma noi eravamo quelli che avamo comessa la colpa, per la quale egli port
la pena, per nostro amore. Bene mamasti, dolcissimo amore Ges, e in questo minsegni quanto mi
debbo amare me medesimo e i fratelli miei, e quali tu tanto amasti, non avendo bisogno di noi come
noi di te.
E per, dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo Ges, sempre si conviene che
lanime nostre sieno mangiatrici e gustatrici dellanime de nostri fratelli, e di nullo altro cibo ci
dobiamo mai dilettare, sempre aiutandoli con ogni solecitudine, dilettandoci di ricevare pene e
tribulazioni per amore di loro: per che questo fu il cibo del nostro dolce Salvatore. Ben vi dico che l
nostro Salvatore me ne d a mangiare. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce etc.

LETTERA 148
A Piero marchese dal monte Sante Marie, quando era Sanatore di Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, reverendissimo e carissimo padre e figliuolo: io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi e conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi
cavaliere virile e non timoroso: luomo non debba temere quando si vede larme forte.
O carissimo figliuolo, noi vediamo che Dio armato luomo duna arme che di tanta fortezza
che n dimonio n creatura el pu offendare: questa la libera volont de luomo, e per questa libert
Dio dice: Io ti creai senza te, ma io non ti salvar senza te. Vuole dunque Dio che noi adoperiamo
larme la quale ci data, e che facciamo, con essa, resistenzia a colpi che noi riceviamo da nemici
nostri.
Tre nemici singulari abbiamo: el mondo, la carne e l dimonio. Ma non temiamo, ch la divina
providenzia ci armati s bene che non ci bisogna temere. Buona larme, ottimo laiutatore:
laiutatore Dio, ed s fatto che neuno che possa fare resistenzia a lui; in tanto quanto lanima
raguarda s dolce e forte aiutatore, non pu cadere in debilezza per neuna sua fragilit la quale si
sentisse. Questo parbe che vedesse el dolce inamorato di Paulo, quando dice: Ogni cosa potr per
Cristo crucifisso, che in me che mi conforta (Fil 4, 13); ch, quando Paulo sentiva la molestia e lo
stimolo della carne, egli si conforta, none in s, che si vede debile, ma in Cristo Ges, e ne la buona
arme forte, la quale Dio data, della forte libert; e per dice: Ogni cosa potr, ch n dimonio n
creatura mi pu constrignare a uno peccato mortale se io non voglio.
Ch, se luomo non si trae questa arme di dosso e mettela in mano del dimonio, cio per
consentimento di volont, mai non vinto. Ch, perch le tentazioni e illusioni de le dimonia e de la
carne e del mondo vengano e gittino le saette avelenate (e la carne e pensieri e movimenti ladii; e l
dimonio con le variate tentazioni frodi ed inganni suoi; e l mondo con la pompa, vanit e superbia), la
libert, che donna, se non consente a questi disordenati intendimenti, none offende mai, per che l
peccato sta solo nella volont: questo ci dato Dio per grazia e non per debito.
Non voglio, figliuolo mio dolce in Cristo Ges, che temiate per veruna cosa che sentiste, poi che
Dio ci fatta tanta grazia che egli nostro aitatore et cci data buona arme, e pi, che egli rimaso
morto e vincitore in sul campo della battaglia. Morto ; e morendo in su legno della santissima croce
vincitore, per che la morte ci data la vita, ed tornato a la citt del Padre etterno, con la vittoria della
sposa sua, cio dellanima nostra, la quale Dio spos prendendo la natura umana: ben si die luomo
muovare e aprire locchio del cognoscimento e raguardare tanto fuoco damore! Sconfitti sono e
nemici e tratti siamo de le mani delle dimonia, che possedevano e tenevano lanima come sua;
sconfisse el mondo e la superbia umiliandosi a luomo; sconfitto el corpo suo sostenendo morte, pena,
obrobio, rimproverio, ingiurie, strazii, scherni e villanie per noi. Bene ci potiamo adunque confortare,
poi che nemici sono sconfitti.
Seguitiamo le vestigie sue, cacciando el vizio con la virt, la superbia con lumilit, la
impazienzia con la pazienzia, la ingiustizia con la giustizia, la immundizia con la perfetta umilit e
continenzia, la vana gloria con la gloria e onore di Dio, che, ci che noi facciamo e adoperiamo, sia a
gloria laude ed onore del nome del nostro Ges. Faccisi una dolce e santa guerra contra questi vizii, e
tanto quanto noi raguardaremo el dolce sangue, tanto pi sar inanimata lanima a fare pi grossa
guerra, vedendo che per lo peccato el padre rimaso morto. E far come l figliuolo, che vede el
sangue del padre, che cresce in odio verso el nemico che l morto. Cos fa lanima che raguarda el
sangue del suo Creatore: cresce e concepe in s uno odio e dispiacimento verso el nemico suo che l
morto.
E se voi mi diceste Chi l morto?, vediamo che solo el peccato cagione della morte di
Cristo, e luomo quello che commette el peccato; adunque si pu dire che noi siamo coloro che
abbiamo morto el Figliuolo di Dio: ogni ora che pecchiamo mortalmente el possiamo dire. Doviamo
dunque fare vendetta di noi medesimi, cio delle perverse cogitazioni vizii e peccati, ch el maggiore
nemico che abbia luomo esso medesimo. Quando lanima raguarda el suo Padre e la sua sensualit
che l morto, non si pu saziare di farne vendetta, per s fatto modo che egli contento di vederli
sostenere ogni pena e tormento, s come suo nemico mortale.
Or cos voglio che facciate voi, e acci che questo voi potiate bene fare, io voglio che poniate
dinanzi da voi la memoria del sangue del Figliuolo di Dio, sparto con tanto fuoco damore, el quale
sar a voi uno continuo baptesmo di fuoco, el quale purifica e scalda sempre lanima nostra in
tollendole ogni freddezza di peccato. Raguardate figliuolo el dolce Agnello in su la croce, che vi s
fatto cibo, mensa e servidore.
Troppo sarebbe grande ignoranzia se fussimo negligenti a pascerci di questo dolce cibo.
Se mai ci fusse caduta negligenzia, io vinvito a perfetta sollicitudine per le dolci e graziose
novelle, cio del buono desiderio che io udito del giudice dArborea, profferendosi in avere e in
persona graziosamente a dare la vita per Cristo, s che io godo ed essulto, vedendo la disposizione
santa, e l tempo abreviare. Non dico pi. Perdonate alla mia ignoranzia. Ringraziovi molto
dellaffettuoso amore e limosina che faceste a frate Iacopo. Dio vi remuneri di s. Benedicete e
confortate Nieri e tutti gli altri.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 149
A misser Piero Gambacorti, signore di Pisa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Venerabile padre in Cristo dolce Ges, la vostra indegna figliuola Caterina, serva e schiava de
servi di Ges Cristo, scrive a voi, racomandandovisi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con
desiderio di vedervi laffetto e il desiderio vostro spogliato e sciolto dalle perverse delizie e diletti
disordenati del mondo, le quali sono cagione e materia che parte e divide lanima da Dio. Per chegli
di bisogno che lanima, ch legata con Cristo crocifisso, somma e etterna bont, sia sciolta e tagliata
dal secolo; e colui che legato laffetto suo nel secolo tagliato da Cristo, per che l mondo non
neuna conformit con Cristo, come disse la prima Verit: Neuno pu servire a due signori contrarii;
per che, se serve a luno, in contempto a laltro (Mt 6, 24; Lc 16, 13).
O carissimo padre, quanto perverso questo legame! Certo che luomo ch legato nella
perversit del peccato, egli come colui che legate le mani e i piei, e non si pu muovare. Cos
lanima legate le mani che non pu muovare neuna operazione a Cristo, n i piei de laffetto: non si
muove a fare neuna buona operazione che sia fondata in grazia. Oim oim, quanto cosa pericolosa el
peccato ne lanima! di quanto bene priva la creatura, e di quanto male la fa degna! Falla degna della
morte, e tollele la vita; tollele el lume, e dlle la tenebre; tollele la signoria, e dlle la servitudine. Per
che colui che abonda nel peccato servo e schiavo del peccato, perduta la signoria di s e lassasi
possedere a lira e agli altri difetti.
Or che sarebbe, padre carissimo, se noi signoreggiassimo tutto l mondo, e non signoreggiassimo
e vizii e peccati che sono in noi? Eglino ci tolleno el lume della ragione, che non ci lassa vedere in
quanto stato di dannazione egli sta, e in quanta sicurt sta lanima ch legata col dolce Ges. Egli
perduto la vita della grazia, perch s tagliato dalla vera vita, s come el tralcio ch tagliato dalla vite,
che secco e non fa frutto; cos la creatura, tagliata dalla vera vite, secca e putrida, degna del fuoco
etternale.
Oim dolente! questa la grande cechit: che, non essendo n dimonia n creatura che possa
legare luomo a uno peccato mortale, esso medesimo si lega. Adunque destianci dal sonno della
negligenzia e ignoranzia; tagliate questo perverso legame! Tutto questo adiviene perch l peccato e l
mondo non nno conformit con Cristo crocifisso, ch l mondo cerca onore, diletti e signorie, e Cristo
benedetto elesse vitoperio e strazii, villanie, e ne lultimo lobrobiosa morte della croce. Volse essere
servo e obediente, non trapassatore della legge n della volont del Padre, ma sempre cercando lonore
suo e la salute nostra: or seguitiamo le vestigie sue.
Con questo dolce e vero legame vi prego e voglio che siamo legati, e acci che questo meglio
potiate fare, aprite locchio del conoscimento di voi medesimo, e vedarete voi non esser cavelle, ma
sempre operatore di miseria e diniquit. E cos nascer in voi una vena di giustizia santa, con vera e
profonda umilit: giustamente darete a Dio quello che suo, e a voi darete quello ch vostro. Poi
riguardarete nellabisso de la ismisurata sua carit, vedendo come lAgnello svenato con pazienzia e
mansuetudine portate le nostre iniquit. O amore inestimabile, con quanta pazienzia i dato la vita, e
presti el tempo, e aspetti la creatura che corregga la vita sua! E in questo modo, conoscendo in voi la
bont di Dio come adopera, sarete legato e unito col vincolo della carit, el quale dolce e soave sopra
ogni dolce. Non vindugiate, ch l tempo breve e l punto della morte ne viene che non ce
navediamo.
Pregovi, per lamore di Cristo crocifisso, che ne lo stato vostro voi teniate locchio dirizzato
verso la santa e divina giustizia. Non per piacimento di neuna creatura n per odio, ma solo per divina
giustizia punire el difetto quando si truova; e singularmente el vostro peccato, quando el trovate,
punitelo e vituperatelo quanto potete: e guardate che non chiudiate li occhi per non volerlo vedere, ch
molto ne sareste ripreso da Dio. Siate siate solicito quanto potete, con affettuoso amore. Tutte le vostre
operazioni sieno legate in Cristo Ges: questo quello legame che lanima mia desidera, considerando
me che senza questo non potete avere la vita della grazia. Non dico pi qui.
Ricevetti una vostra lettara, la quale viddi con affettuoso amore, unde io conosco che non mia
virt n mia bont perch so piena di peccato e di miseria , ma solo lamore e bont vostra e di
coteste sante donne vi mosse umilimente a scrivare a me, pregandomi chio debba venire cost. Per la
qual cosa io volontariamente verrei adempire el desiderio vostro e loro; ma per ora io mi scuso, ch la
impossibilit del corpo mio non mi lassa, e anco vego che per ora io sarei materia di scandolo. Ma
spero nella bont di Dio che, se vedr che sia suo onore e salute dellanime, mi far venire con pace e
con riposo senza altre mormorazioni; e io sar apparecchiata al comandamento della prima verit, e
ubidire anco al vostro.
Permanete etc. Cristo vi rimuneri della sua dolcissima grazia.
Racomandomi con affettuoso amore a coteste donne che preghino Dio per me, che mi faccia
umile e suggetta al mio Creatore. Amen. Lauldato sia Ges Cristo crocifisso.

LETTERA 150
A frate Francesco Tedaldi di Fiorenza nellisola di Gorgona, monaco certosino.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dolcissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi costante e perseverante nella virt
infino a la morte; per che la perseveranzia quella virt che coronata.
Ella porta el fiore e la gloria della vita de luomo; ella compimento dogni virt tutte laltre le
sono fedeli ; ella non esce mai della navicella della religione, ma sempre vi naviga dentro infino che
giogne a porto di salute; ella non sola, ma accompagnata: tutte le virt le sono compagne, ma
singularmente due, cio la fortezza e la pazienzia; e ella lunga e perseverante.
Perch detta lunga questa perseveranzia? Perch tiene, dal principio che lanima comincia a
volere Dio infino allultimo, che mai non si lassa scortare, per veruno inconveniente che venga. Non la
scorta la prosperit per disordinata allegrezza n leggerezza di cuore, n consolazione spirituale, n
verunaltra cosa che a consolazione sappartenga; e non la scorta la tribulazione, n ingiuria, scherni o
villania che le fusse fatta o detta: non per peso n gravezza de lOrdine n per grave obbedienzia che
gli fusse imposta.
Tutte queste cose non la scortano per impazienzia ma con pazienzia persevera nelle fadighe sue
: non per battaglie o molestie di dimonio, con false e varie cogitazioni, o con disordinato timore o
infedelit che gli mettesse verso el suo prelato.
Non la scortano, per che non senza el lume, ma el lume della fede sempre leva inanzi; unde la
perseveranzia risponde al disordinato timore dicendo: Io spero per Cristo crocifisso ogni cosa potere,
e perseverare infino a la fine. Alla infedelit risponde la perseveranzia allaffetto de lanima, con fede
di perseverare, dicendo: Per veruno tuo vedere n parere non voglio diminuire la reverenzia debita, n
la subiectione la quale io debbo avere e portare al prelato mio. Ella piglia uno giudicio santo nella
dolce volont di Dio acci che non le venga giudicato la volont della creatura, per che il lume l
mostrato che, facendo altrimenti, essofatto sarebbe scortata, e non sarebbe longa la reverenzia n
lobbedienzia n lamore.
E per el lume le mostra, acci che lamore non allenti nel tempo che l dimonio, sotto colore di
fare meglio e pi pace sua, gli mostra che si ritraga dalla conversazione del prelato suo e della
presenzia desso o di chiunque avesse dispiacere che egli pi saccosti e pi conversi : sforzando s
medesimo, ricalcitrando al suo falso parere, acci che la infedelit non se gli notrichi ne lanima e non
sia scortata dallo sdegno. O dolcissimo, dilettissimo e carissimo figliuolo caro mi sete quanto lanima
mia , la lingua non potrebbe narrare quanti sono gli occulti inganni che l dimonio d sotto colore di
bene, per scortare la via della longa perseveranzia; e massimamente sopra questa ultima della quale io
ora v detto, perch da questo, se egli nel fa cadere, el potr poi pigliare in ogni altra cosa.
Se l suddito a qualunque obbedienzia si sia perde la fede di chi l a guidare cio che egli
seguiti quello che gli detta la infidelit , il dimonio il fondamento dove si debba ponere ledificio
delle virt, e per si pone egli ine. Per che colui che, per sua ignoranzia in non resistere, si lassa
tllere questo principio, non pronto allobedienzia: egli atto a giudicare gli atti e loperazioni
secondo la sua infermit e non secondo la verit; egli impaziente e molte volte cade ne lira; generagli
tedio e rincrescimento in ogni sua operazione. Veramente questa infedelit uno veleno che atosca
tanto il gusto de lanima che la cosa buona gli pare gattiva, e lamara dolce; el lume gli pare tenebre, e
quello che gi vidde in bene gli pare vedere in male: s che drittamente ella uno veleno.
Ma voi direte a me, figliuolo mio: Chi campar lanima da questo? o per che modo? Ch io non
vorrei cadere in questo, se io potesse. Dicovelo: la virt piccola della vera umilit quella che tutti
questi lacci rompe e fracassa; e trane lanima non diminuita, ma cresciuta, per che el lume le mostra
che elle erano permesse dalla divina bont per farla umiliare, o per crescerla in essa virt. Unde con
affetto damore l presa, umiliandosi e concolcando il suo parere continuamente sotto a piedi
dellaffetto: per questo modo risiste continuamente.
vero che un altro modo c a risistere, il quale non esce per di questo: cio che giamai non
fugga el luogo della presenzia, per che egli non fuggirebbe il sentimento dentro, anco el trovarebbe
sempre vivo; perch a fuggire non si stirpa, ma con la impugnazione. E per la perseveranzia, che l
veduto col lume, sta ferma e perseverante nel campo della battaglia: non schifa colpo di veruna
tentazione. Piglia bene larme de lumile continua e fedele orazione, la quale orazione una madre
vestita di fuoco e inebriata di sangue, che notrica al petto suo i figliuoli delle virt. Unde di bisogno
che lanima virtuosa participi e vestasi di questo medesimo fuoco, e laffetto sia inebriato del sangue.
Quale sar quello dimonio, o quale creatura, o noi medesimi dimoni cio la propria sensualit nostra
, che possino resistere a cos fatta arme? Quale sar quello lacciuolo che possa legare lumilit?
Neuno ne sar che resistere ci possa che la perseveranzia, per lo modo che detto aviamo, non basti
infino allultimo, quando la carit metter in possessione lanima nella vita durabile, dove ogni bene
senza veruno male. Ine ricever il frutto dogni sua fadiga: questa fa lanima forte che mai non
indebilisce; fa il cuore largo e non stretto, che vi cape ogni creatura per Dio, in tanto che tutte reputa
che siano lanima sua.
Adunque levatevi su, figliuolo; attaccatevi al petto di questa madre orazione se voi volete
essere perseverante con vera umilit , e non la lassate mai, s che compiate la volont di Dio in voi, il
quale vi cre per darvi vita etterna, e vi tratto del loto del secolo perch corriate morto per la via della
perfezione.
O quanto sar beata lanima mia quandio sentir davere uno figliuolo che viva morto; e nella
morte della propria volont e parere perseveri infino a la morte corporale! Se questo non fusse non mi
reputarei beata, ma molto dolorosa; e per fugo questo dolore con grande sollecitudine, nel cospetto di
Dio, dove io vi tengo per continua orazione. E per dico: con desiderio io desidero di vedervi costante e
perseverante nella virt infino alla morte. E cos vi prego e stringo da parte di Cristo crocifisso, che
giamai non perdiate tempo, ma sempre vannegate nel sangue de lumile Agnello. Lamaritudine vi
paia uno latte; e il latte delle proprie consolazioni, per odio santo di voi, vi paia amaro.
Fugite lozio quanto la morte. La memoria sempia de beneficii di Dio e della brevit del tempo;
lo ntelletto si specoli nella dottrina di Cristo crocifisso; e la volont lami con tutto el cuore e con tutto
laffetto e con tutte le forze vostre (Mt 22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 27), acci che laffetto e tutte le vostre
operazioni siano ordinate e dirizzate ad onore e gloria del nome di Dio e in salute de lanime. Spero
nella sua infinita misericordia che a voi e a me dar grazia che voi el farete.
ricevuta grande consolazione dalle lettere che ci avete mandate, io e gli altri, perch grande
desiderio aviamo di sapere novelle di voi. Parmi che l dimonio non abbi dormito n dorma sopra di
voi; della quale cosa grande allegrezza, perch veggo che per la bont di Dio la battaglia non stata a
morte, ma a vita.
Grazia, grazia al dolce Dio etterno che tanta grazia ci fatta! Ora si vuole cominciare a
cognoscere voi non essere; ma lessere e ogni grazia posta sopra lessere ricognoscere da colui che
(Es 3, 14). A lui si renda grazia e gloria, perch cos vuole egli: che a lui diamo el fiore e nostro sia el
frutto.
Di quello che scrivete di Barduccio etc.
Permanete nella santa e dolce etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 151
A madonna Nella donna che fu di Nicol Buonconti da Pisa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso.
Carissima madre in Cristo dolce Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
iscrivo a voi nel suo sangue prezioso, con disiderio di vedervi fondata in vera e perfetta pazienzia, ch
in altro modo non potremo piacere a Dio, ma gusteremo in questa vita larra dello nferno.
O vera, o dolce pazienzia, la quale se quella virt che non se mai vinta, ma sempre vinci tu! Tu
sola se quella che mostri se lanima ama el suo Creatore o no, tu ci dai speranza della gloria. Tu solvi
lodio e il rancore del cuore, tu togli il dispiacere del prossimo. Tu privi lanima della pena, e i gravi
pesi delle tribulazioni s fai leggieri; lamaritudini per te diventano dolci. E in te pazienzia, virt reale,
acquistata colla memoria del sangue di Cristo crocifisso, troviamo la vita.
O carissima madre, fra laltre virt questa c pi necessaria, perch non possiamo questo mare
passare sanza le molte tribulazioni, da qualunche lato noi ci volgiamo. Questo mare collonde sue, el
dimonio ci percuote colle molte tentazioni; e pi, ch quello che non pu fare per s medesimo, egli il
fa per mezzo delle creature, ponendosi in su le lingue e ne cuori degli servi suoi, e ponsi dinanzi
allocchio dello intelletto, faccendogli vedere quello che non . E cos concepe nel cuore diverse
cogitazioni e dispiaceri verso del prossimo suo, e spesse volte di quegli che esso pi ama. Poi che esso
l dentro concepute, ed egli si pone in sulla lingua, e fagli partorire colla parola, e colla parola giugne
alleffetto, per questo modo divide lamante dalla cosa amata. Veggiamo le impazienzie, e i rancori e
gli odii privarci dellunit dellamore.
Non da credegli, anzi da salire sopra alla sedia della coscienzia sua e tenersi ragione, e pararsi
dinanzi a questa onda pericolosa dello odio e dispiacimento di noi, con aprire locchio dello intelletto, e
conoscere Iddio e la sua bont e la sua etterna volont, che non cerca e non vuole se non la nostra
santificazione, ch permette che il dimonio ci faccia tribulare e perseguitare dagli uomini solo perch in
noi si pruovi la virt dellamore e della vera pazienzia etc., e lamore imperfetto venga a perfezione: la
virt dellamore si pruova e si fortifica col mezzo del prossimo nostro.
Insegnaci amare Iddio per Iddio in quanto somma ed etterna bont e degno dessere amato
e s per Dio, e l prossimo per Dio, non per propia utilit, non per diletto, non per piacere che truovi in
lui, ma in quanto criatura amata e creata dalla somma bont. Servi al prossimo e servilo di quello che a
Dio non possiamo servire: perch a Dio non possiamo fare utilit, dobbialla fare al prossimo nostro. Ad
questo modo si pruova la perfezione dellamore: quando egli cos perfetto, non lascia damare e di
servire, n per ingiuria n per dispiacere che gli sia fatto, n perchegli non truovi diletto n piacere in
lui, perch solo attende a piacere a Dio; s che per questo fine concede Iddio tutte le tribulazioni che noi
abbiamo. Il dimonio il fa per lo contrario, e fallo per rivocarci dallaffetto della carit. Ma noi come
prudenti faremo contro alla intenzione del dimonio e seguiteremo la dolce volont dIddio. El mondo
a perseguitare con tutto il suo potere con molti fragelli, colla poca fermezza e stabilit e colla povert
sua, ch tanto povero che non pu saziare laffetto nostro, per che tutte le cose del mondo sono
meno di noi e sono fatte in nostro servigio, e noi siamo fatti solo per Dio. Adunque solo Iddio serviamo
con tutto il cuore e con tutto laffetto (Mt 22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 27), per che quello bene che
pacifica e sazia il cuore.
Poi ch tanto necessaria e utile questa pazienzia, conviencela acquistare. In che modo lavremo?
col lume, aprendo locchio dello intelletto e conoscere s non essere, lessere suo retribuire alla
inestimabile carit dIddio: cos conosce la sua bont per lessere e ogni grazia che fondata sopra
lessere. Poi che veduto s essere amato da Dio, vede che per amore ci dato el Verbo dellunigenito
suo Figliuolo, e il Figliuolo ci data la vita. Poi chegli ci data la vita con tanto fuoco damore,
dobbiamo tenere di fermo che ogni fatica, da qualunche lato elle vengono, o prospere o avverse, sono
date per amore e non per odio ma solo per nostro bene, perch abbiamo il fine per lo quale siamo creati.
Anche dobbiamo vedere quanta grande la fatica: troviamo chella piccola tanto grande
quanto il tempo, e l tempo quanto una punta dago : n per larghezza n per lunghezza non nulla.
Sicch le nostre fatiche sono piccole e finite: la fatica che passata non abbiamo, perch fuggito el
tempo; quella chella davere, nollabbiamo perch non siamo sicuri davere el tempo. Poi che
abbiamo veduta la brievit sua, dobbiamo vedere quanto utile; domandatene quello dolce innamorato
di Pagolo appostolo, che dice: Non sono condegne le passioni di questa vita a quella futura gloria la
quale Iddio apparecchiata a coloro che il temono, e che portono con buona pazienzia la disciprina
santa che l conceduta dalla divina bont (Rm 8, 18). Questo gusta larra di vita etterna in questa vita
colla pazienzia sua.
E se la fragilit nostra colla impazienzia volesse levare il capo contro al suo Creatore, e a non
volere portare, consideri in s medesimo, e vega dove induce la impazienzia: cominciandosi larra dello
inferno in questa vita, giugne nellultimo nella etterna dannazione. Non vidi mai che per impazienzia si
levassi niuna fatica: anzi cresce, perci che tanto fatica quanto la volont saffatica. Togli addunche
via la volont propia sensitiva e vesti te della dolce volont dIddio, e levata via la fatica. E questi
sono i modi di venire a vera e perfetta pazienzia. Priegovi per lamore del dolce Ges Cristo crocifisso,
che non vi dilunghiate da questi dolci e suavi modi, acci che acquistiate la virt della pazienzia,
perch so ch ella a voi di grande necessit, e a ciascuna persona. Conoscendo il bisogno, dissi che io
disiderava di vedervi fondata in vera e santa pacienzia.
Priegovi, carissima madre, che per rifriggerio delle vostre fatiche e infermit temporali voi vi
pognate per obbietto quello isvenato e consumato Agnello, sicch il fuoco della sua carit riscaldi il
cuore e lanima vostra allamore della pazienzia e consumi ogni freddo e umidore damore propio
sensitivo, passione e tenerezza di voi medesima, e vegnate a perfetto conoscimento della bont dIddio
che v conceduta la necessit e la infermit per vostro bene e vostra santificazione, perch il tempo
passato nel quale offendemo tanto Iddio con molta leggerezza e vanit di cuore si sconti e purghi in
questo tempo finito.
Questo fa Iddio per sua misericordia, che colla pena finita, ricevendola con grande amore e vera
pazienzia, ci perdona la pena infinita. Questo conoscimento santo troverrete nel cruciato amore
dellAgnello immaculato, el sangue suo vi sar uno unguento che dar refreggerio e consolazione alla
anima nelle vostre infermit. E dicovi che tanto la dolcezza che lanima vi truova che non tanto
chella schifi le fatiche ma le parebbe male agevole quando ne fusse privata. Addunque poi che di
tanto diletto e di tanta necessit alla salute nostra, non aspettiamo il tempo perch non siamo sicuri
daverlo; ma con vera e santa sollecitudine leviamo el desiderio nostro dalla propia sensualit e
pognallo nel dolce Ges benedetto crocifisso Cristo che via e regola nostra. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione dIddio dolce. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 152
A Giovanni Trenta e a monna sua donna da Lucca.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Fratello e figliuolo carissimo, Giovanni, in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Dio, vi benedico e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio. Con desiderio desiderato, caro
figliuolo mio, di vedervi, voi e la famiglia vostra, spezialmente la sposa tua, in tanta unione e legame in
virt, s e per s fatto modo che n dimonia n creatura nol possa rompare n separare da voi.
O figliuola e figliuolo mio carissimo, non vi paia malagevole e duro a fare una cosa piccola per
Cristo crocifisso. O quanto sarebbe grande ignoranzia e miseria e fredezza di cuore, di vedere la somma
etterna grandezza Cristo disceso a tanta bassezza quanta la nostra umanit e non umiliarsi! Or non
vedete voi Cristo povarello umiliato in uno presepio in mezzo degli animali, rifiutate ogni pompa e
gloria umana? Unde dice santo Bernardo, commendando la profonda umilt e povert di Cristo, e a
confondare la superbia nostra: Vergognati, uomo superbo che cerchi onori e delizie e pompe del
mondo. Tu credevi forse che l re tuo, agnello mansueto, avesse le grandi abitazioni e la gente
onorevole. Non volse cos la prima e dolce verit, anco elesse, per nostro essemplo e regola nostra,
elesse ne la nativit sua, la povert tanto strema che non ebbe pannicello due invllare, intanto che,
essendo tempo di freddo, lanimale aciava sopra el corpo del fanciullo; nellultimo de la vita sua ebbe
tanta necessit, ed el letto de la croce tanto stremo, che si lamenta che gli ucelli nno el nido e la volpe
tana, el figliuolo de la Vergine non dove elli riposi el capo suo.
O miseri miserabili a noi, terrannosi e cuori nostri, dolce fratello e suoro, che non si muovino e
passino e rompino ogni illusione di demonia e detto di creatura? Virilmente vi date e con perfetta pace
e unione a seguitare le vestigie del nostro dolce salvatore, el quale dir a voi quella dolce parola:
Venite, figliuoli miei, che per lo mio dolcissimo amore avete lassati gli appetiti disordenati de la terra:
io vi rempir e donarvi e beni del cielo, darovi per uno cento e vita etterna possedarete. Quando vi
d per uno cento la prima Verit? Quando egli infonde e dona la sua ardentissima carit nellanima:
questo quello dolce cento, che senza esso non potremmo avere vita etterna, e con esso non ci pu
essare tolta la vita durabile.
Adunque io vi prego dolcemente che voi cresciate e non menoviate nel santo proponimento e
buono desiderio el quale Dio v donato. Cos desidera lanima mia che facciate. Non dico pi.
Dio vi doni la sua dolce etterna benedizione. Io, inutile serva, a tutti mi racomando; e io
Giovanna pazza e tutte laltre preghiamo che noi tutte moriamo infocate damore.

LETTERA 153
A monna Baccemea e monna Orsola, e altre donne da Pisa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissime figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnate e anegate nel sangue de lo
svenato Agnello, considerando me che nel sangue aviamo la vita.
Per io voglio, dilettissime figliuole, che apriate locchio dellintelletto a raguardare nel vasello
del cognoscimento di voi, nel quale cognoscimento trovate voi essere uno vasello dove si riceve questo
glorioso e prezioso sangue, perch nel sangue unita la natura divina intrisa col fuoco della carit. E
per lanima che raguarda nel vasello del cognoscimento di s, trovando questo sangue, el quale Dio
dato per lo mezzo del Figliuolo suo, e perch el sangue fu sparto solo per lo peccato, per vi truova el
cognoscimento di s; vedendosi defettuosa, nel sangue chiama la divina giustizia: ch per fare giustizia
del peccato commesso, sparse el sangue suo. E cognosce allora lanima che letterna volont di Dio non
cerca n vuole altro che la sua santificazione; per che, se elli avesse voluto altro che l nostro bene,
non avarebbe data la vita. Adunque specchiatevi nel sangue, che l trovate nel vasello di voi medesime.
Aprite, aprite locchio dellintelletto ne la potenzia del Padre etterno, el quale trovate in questo
sangue per lunione de la natura divina nella natura umana. Trovarete la sapienzia del Figliuolo nella
quale sapienzia cognosciarete la somma ed etterna sua bont e la miseria vostra , trovando la
clemenzia dello Spirito santo, el quale fu quello legame che un Dio ne luomo, e luomo in Dio, e
tenne confitto e chiavellato questo Verbo in su legno de la santissima croce; e cos sempir e
distender la volont vostra ad amare.
S e per s fatto modo vi legarete con Cristo crocifisso, che n dimonio n creatura ve ne potranno
mai separare; ma ogni contrario che a voi venisse vi fortificar in amore e in unione con Dio e col
prossimo vostro, per che ne contrarii si pruova la virt, e tanto quanto la virt pi provata
nellanima, tanto pi perfetta questa unione fatta col suo Creatore. S che parendovi forse alcuna volta
che le tribolazioni siano cagione di separarvi da lunione di Dio e da la virt, ed e non cos; anco
sono acrescimento di virt e dunione, ch lanima savia, del sangue di Cristo crocifisso vestita, quanto
pi si vede perseguitare e scalcheggiare dal mondo, tanto pi leva laffetto dal mondo. E se elle sono
battaglie che procedano dal dimonio, elle ci fanno umiliare e levare dal sonno de la negligenzia, e
fannoci venire a perfetta sollicitudine. Torrvi, se sarete savie e prudenti, ogni ignoranzia, e
conceparassi uno lume e uno cognoscimento; s e per s fatto modo ricevarete grazia che non tanto che
renda lume in voi, ma rendarallo di fuore nellaltre creature per essemplo e specchio di virt, e cos
adempirete la parola del nostro Salvatore, che noi doviamo essere lucerna ardente, che renda lume e
non tenebre.
Ors, dilettissime figliuole, fate che io non vi senta pi dormire, n tenebrose per amore proprio,
ma con uno amore ineffabile, nel quale amore cerchiate voi per Dio, el prossimo per Dio, e Dio per
Dio, in quanto somma ed etterna bont, degno dessere amato e non offeso da noi. Altro non dico.
Amatevi amatevi, dilettissime e carissime figliuole, insieme; legatevi nel legame de la vera e
ardentissima carit.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 154
A frate Francesco Tedaldi da Fiorenze monaco di Certosa, nellisola di Gorgona.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dolcissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi abitare nella casa del
cognoscimento di voi: nel quale cognoscimento acquistarete ogni virt, e senza questo vivereste in ogni
male e senza veruna ragione.
Ma potreste dire a me: In che modo ci posso intrare? E come mi ci posso conservare dentro?
Rispondovi. Voi sapete che senza el lume in niuno luogo potremmo andare se non in tenebre, dalla
quale tenebre saremmo offesi; e in questa tenebre non potreste cognoscere la vostra necessit di quello
che vi bisogna tra via.
Noi siamo tutti viandanti e peregrini (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11), posti nella strada della dottrina di
Cristo crocifisso: chi va co comandamenti nella carit comune, e chi va per li consigli, per la carit
perfetta, non scordandosi per da comandamenti. Per questa via neuno pu andare senza el lume, per
che non avendo lume non potrebbe vedere il luogo dove gli conviene riposare, nel quale luogo pu
discernere chi loffende e chi el soviene. Questo luogo la casa del cognoscimento santo di s, la quale
casa lanima vede col lume della santissima fede che sta nella strada della dottrina di Cristo crocifisso,
cio che colui che l vuole seguitare subbito entra in s medesimo.
In questa casa truova il principale nemico suo che l vuole offendere, cio la propia sensualit,
ricoperta col manto de lamore propio, el quale nemico due principali compagni, con molti altri
vassalli dintorno.
Luno il mondo con le vanit e delizie sue, el quale s fatto amico dellappetito sensitivo che
disordinatamente desidera; laltro il dimonio con suoi inganni e con false e diverse cogitazioni e
molestie, alle quali la volont sensitiva inchinevole: che volontariamente si diletta in esse cogitazioni,
per qualunque modo il dimonio glile ponesse innanzi. Questi principali nemici nno molti servitori che
tutti stanno per offendere lanima, se per lo lume non discreta a ponarci rimedio.
E per la ragione traie fuora il lume della santissima fede, e intra in casa; e signoreggia la propia
sensualit, perch veduto che ella non cerca n vuole altro che la morte sua e per s accompagnata
co falsi suoi nemici. Questo cognosciuto col lume, e per con impeto si leva; e traie fuora il coltello
dellodio dessa sensualit, e dellamore delle vere e reali virt: e con esso luccide. Morto questo, tutti
gli altri rimangono sconfitti: ch neuno il pu offendere se egli non vuole. Con questo lume vede chi
quelli che l sovenuto e campato da la morte, o levato dalla morte e ridottolo a vita: vede che il fuoco
della divina carit, per che Dio per amore di la virt e potenzia a lanima che con la forza della
ragione salisse in su la sedia della conscienzia, e con la sapienzia del Verbo, che egli le fece participare,
desse la sentenzia che la sensualit fusse morta. La volont che l participa la clemenzia dello Spirito
santo e la dolce volont di Dio: col coltello sopradetto e con la mano del libero arbitrio lucida.
Vedendo che Dio il suo remedio e sovvenitore e aiutatore cresce lanima, in questa casa del
cognoscimento di s, in uno lume della verit e in uno fuoco inestimabile, ineffabile e incomprensibile
che arde e consuma ci che fusse nella casa contra la ragione, consumando nella fornace della carit di
Dio e del prossimo lacqua de lamore propio spirituale e temporale, in tanto che veruna cosa cerca
laffetto de lanima, se non Cristo crocifisso. Volendolo seguitare per la via delle pene, a modo di Dio e
non a modo suo, libero libero si lassa guidare a la dolce volont di Dio: alora e nemici nol possono
offendere. lo bene data licenzia dal giusto Signore che percuotano a la porta: e questo permette egli
perch pi sia sollecita la guardia a non dormire nel letto della negligenzia, ma prudentemente vegghi;
e anco per provare se questa casa forte o no, acci che, non trovandosi forte, abbi materia di
fortificarsi, e col lume vedere chi la fa forte e perseverante; e poi che l veduto, con grande
sollicitudine la stringa a s.
Quale quella cosa che ci fa forti e perseveranti? lorazione umile e continua, fatta nella casa
del cognoscimento di s e della bont di Dio in s; facendola fuore di questa casa lanima naverebbe
poco frutto. Questa orazione per suo fondamento lumilit la quale umilit sacquista in questa casa
sopradetta , e vestita del fuoco della divina carit, la quale se truova nel cognoscimento che aviamo
di Dio, quando col lume lanima raguarda s essere amata inestimabilemente da lui. Il quale amore
pruova, e nne certificata, nella prima creazione, vedendosi creata per amore a la imagine e similitudine
di Dio (Gn 1, 26); e nella seconda si vede ricreato a grazia nel sangue dello immaculato Agnello.
Queste sono due principali grazie che richiudono in s ogni altra grazia spirituale e temporale,
particulare e generale: e cos con questo lume si veste di fuoco.
A mano a mano seguita la lagrima, perch locchio, quando sente il dolore del cuore, gli vuole
satisfare; e geme s come il legno verde quando messo nel fuoco, che per lo grande calore gitta
lacqua. Cos lanima che sente il fuoco della divina carit: el desiderio e laffetto suo stanno nel fuoco,
e locchio piagne mostrando di fuore quella particella che gli possibile di quello che dentro. Questa
procede da diversi sentimenti dentro, secondo che l porto dallaffetto dellanima, s come voi sapete
che si contiene nel Trattato delle lagrime; e per in questo non mi stendo pi.
Ritorno breve breve a lorazione: breve ve ne dico, perch distesamente lavete. In tre modi
potiamo intendere orare: luno orazione continua a la quale ogni creatura che in s ragione
obligata : questo il santo e vero desiderio fondato nella carit di Dio e del prossimo, facendo per
onore di Dio tutte le sue operazioni in s e nel prossimo suo. Questo desiderio sempre ra; cio ra
laffetto della carit dinanzi al suo Creatore continuamente, in ogni luogo e in ogni tempo che luomo
, e in ci che egli fa.
Che frutto riceve di questo? Riceve una tranquillit serena, dentro ne lanima, duna volont
accordata e sottoposta alla ragione che in neuna cosa si scandaliza. Non gli duro a portare il giogo
della vera obbedienzia, quando gli sono posti e pesi e gli essercizii manuali, o a servire il fratello suo,
secondo e casi e tempi che occorrono: per questo gi non viene a tedio n in afflizione di mente, e non
si lassa ingannare al desiderio de lanima che appetisce la cella, la consolazione e pace sua. N quando
egli vuole orare attualmente, ed egli gli conviene fare altro: dico che non si lassa ingannare a questo
desiderio, pigliandone pena tediosa e affligitiva, ma trae fuore lodore della obedienzia con vera
umilit, e il fuoco della carit del prossimo suo. A questa orazione cinvita il glorioso apostolo Paulo,
quando dice che noi doviamo orare senza intermessione: e chi non questa, neuna ne pu avere che gli
dia vita; e chi volesse lassare questo per avere la pace sua, perde la pace.
unaltra orazione, cio orazione vocale, quando vocalmente luomo dice il divino officio o altre
orazioni che voglia dire. Questa ordinata per giognere alla mentale; e questo il frutto che ne riceve,
se ella fondata in su la prima e con essercizio vi perseveri, sforzando sempre la mente sua a pensare
porgere e ricevere in s pi laffetto della carit di Dio che il suono delle parole. E con prudenzia vada,
che quando si sente essere visitato nella mente sua ponga termine alle parole; eccetto lofficio divino el
quale egli fusse obligato di dire.
E cos giogne alla terza, cio alla mentale, levando la mente e il desiderio suo sopra di s a una
considerazione dellaffetto della carit di Dio e di s medesimo, dove cognosce la dottrina della verit,
gustando el latte della divina dolcezza, el quale latte esce delle mamelle della carit per lo mezzo di
Cristo crociato e passionato: cio che non si diletta di stare altro che in croce con lui. Da questo giogne
e riceve il frutto de lunitivo stato, dove lanima viene a tanta unione che ella non vede pi s per s,
ma s per Dio, e l prossimo per Dio, e Dio per la sua infinita bont, el quale vede che degno dessere
amato e servito da noi: e per lama senza modo, ma come spasimata corre morta ad ogni volont
perversa.
Dilettasi di stare nel talamo e cubiculo dello Sposo suo, dove Dio manifesta s medesimo a lei, e
dove vede le diverse mansioni che sono nella casa del re etterno; e per gode e in reverenzia ogni
modo differente che vedesse nelle sue creature, iudicando in ogni cosa la volont di Dio, e non la
volont degli uomini.
Cos liberata dal falso iudicio, che non iudica n si scandelizza ne loperazioni di Dio, n in
quelle del prossimo suo. El diletto e vita etterna che gusta questa anima, Dio vel facci provare per la
sua infinita misericordia: con lingua n con inchiostro non il voglio n posso narrare. S che avete che
ci fa perseverare fermi nella casa del cognoscimento di noi; e chi vi ci conduce, e dove la troviamo:
detto che il lume ci guida; trovianla nella dottrina di Cristo crocifisso, come detto ; e lorazione vi ci
serra e conserva dentro; e cos la verit.
Adunque voglio, carissimo e dolcissimo figliuolo, che, acci che potiate compire il voto della
santa obbedienzia alla quale novellamente sete intrato , sempre stiate nella casa del cognoscimento
di voi, perch in altro modo nol potreste osservare: e per dissi chio desideravo di vedervi in questa
casa del cognoscimento.
Questa casa, poi ch e nemici ne sono cacciati, e morto il principale nemico della volont
sensitiva, ella si riempie e sadorna de ladornamento delle virt: a questo voglio che studiate, per che
non bastarebbe se la casa fusse vta e non si rimpisse. Io voglio che sempre stiate in questo
cognoscimento di voi, e in voi cognoscere il fuoco e la bont della carit di Dio.
Questa quella cella la quale io voglio che per lisola e in ogni luogo la portiate con voi in ci
che avete a fare, e non labandonate mai nel coro, nel refettorio, nella congregazione, negli essercizii; e
in ci che avete a fare vi strignete in essa. E voglio che ne lorazione attuale sempre si dirizzi lo
ntelletto vostro a la considerazione dellaffetto nella carit di Dio, pi che nel dono che vi paresse
ricevere da lui, acci che lamore sia puro e non mercennaio. E voglio che la cella attuale sia visitata da
voi quanto vi permette lobbedienzia; e pi tosto vi dilettate di stare in cella con guerra, che fuore della
cella in pace: per che l dimonio usa questa arte co solitarii, per far lo venire a tedio la cella, di dar
lo pi tenebre, battaglie e molestie dentro che di fuore, acci che ella lo venga in terrore, quasi come
la cella fusse cagione delle loro cogitazioni.
S che per questo non voglio che voltiate el capo adietro, ma siate costante e perseverante; non
stando mai ozioso, ma essercitando el tempo con lorazione, con la lezione santa, o con essercizio
manuale, stando sempre con la memoria piena di Dio, acci che lanima non sia presa dallozio. E
voglio che in ogni cosa giudichiate la volont di Dio, come di sopra detto, acci che dispiacimento n
mormorazione non cadesse in voi verso e vostri fratelli. Anco voglio che lobbedienzia pronta in tutto
riluca in voi, non in parte n a mezzo, ma compitamente che in neuna cosa ricalcitriate alla volont de
lOrdine e del prelato vostro: facendovi specchio dellosservanzia e de costumi de lOrdine,
studiandovi dosservarle infino a la morte, dispregiando e tenendo a vile voi medesimo, uccidendo la
propia volont e mortificando il corpo con quella mortificazione che posta lOrdine. Anco voglio che
caritativamente vi sforziate di portare i costumi e le parole le quali alcuna volta, o per illusione di
dimonio o per la propria fragilit, o che sia pur cos, paiono incomportabili.
In tutto si vuole risistere, in questo e in ogni altra cosa; e cos osservarete la parola di Cristo, che
dice che il reame del cielo di coloro che fanno forza a loro medesimi con violenzia. La memoria
voglio che sempia e stia piena del sangue di Cristo crocifisso, de beneficii di Dio, e del ricordamento
della morte, acci che cresciate in amore, in timore santo, e in fame del tempo; raguardandoli con
locchio de lintelletto, col lume della santissima fede, acci che la volont corra prontamente senza
veruno legame di disordinato amore che aveste a veruna cosa fuore di Dio.
Anco voglio che quando el demonio invisibile o visibile o la fragile carne dessero battaglie o
rebellione allo spirito, di qualunque cosa si sia o fosse, voi el manifestiate aprendo il cuore vostro al
priore, se egli v; e se non v, a un altro al quale ve sentite pi disposta la mente di manifestarlo, e
che vediate che sia pi atto a darvi remedio. Anco voglio che guardiate che l movimento de lira non si
porga alla lingua, gittando parole rimproccevoli che abbino a dare scandolo o turbazione; ma la
reprensione e lodio si rivoltino verso voi medesimo. Queste sono quelle cose le quali Dio e la
perfezione che avete eletta vi richiegono: e io indegna e miserabile vostra madre, cagione di male e non
cagione di veruno bene, desidero di vederle ne lanima vostra.
Pregovi dunque e stringo per parte di Cristo crocifisso, dolce e buono Ges, che vi studiate
doservarle infino a la morte, acci che siate la gloria mia, e voi riceviate la corona della beatitudine per
la longa perseveranzia, la quale sola quella che coronata. Altro non vi dico. Fate s che io non abbi a
piagnere e che io non mi richiami a Dio di voi. Raccomandateci al priore e a tutti cotesti figliuoli. La
famiglia tutta vi si raccomanda e io strettamente vi raccomando Barduccio.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 155
A monna Niera donna di Gerardo Gambacorti, in Pisa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vestita del vestimento della divina carit,
vero e perfetto amore, s e per s fatto modo che ogni altro amore vesca del cuore e de laffetto, perch
lanima insiememente di due amori non pu essere vestita; s che ella, s vestita del mondo, non pu
essere vestita di Dio, perch molto contrario luno a laltro.
Lamore e laffetto ch posto nel mondo ama s damore sensitivo: cerca sempre onore, stato e
richezze, dilizie, piaceri, consolazioni sensitive. Li quali diletti conducono lanima nella morte
etternale, per che colui che ama disordenatamente il mondo e i diletti suoi, sempre radicato in
superbia, e della superbia nascono tutti e vizii. Oh a quanta miseria si reca quel cuore! Tutto sanniega
nelle solecitudine perverse del mondo; egli nacquista la morte e perdene la vita della grazia; viene in
tenebre, e perdene el lume; cade nella perversa servitudine del peccato, e cos diventa servo e schiavo
di quella cosa che non ; e peggio non pu avere. Dirittamente questa anima piglia s medesima e
mettesi in mano de nemici suoi.
Or non voglio cos, dilettissima figliuola e figliuolo Gerardo, ma voglio che con una santa e vera
solecitudine spogliate el cuore e laffetto di questo perverso amore; e vestitevi de lamore di Cristo
crocifisso con perfetta e ardentissima carit, istando sempre in dilezione e in amore col prossimo
vostro.
Questo amore pieno di letizia, di gaudio e dogni soavit; egli ingrassa ed empie lanima di
virt; e apre locchio de lo ntelletto, e fallo riguardare, e ponare per obiecto Cristo crocifisso e lamore
inefabile chegli gli . Cos con amore sempie damore, e seguita subito le vestigie di quello chegli
ama; e perch ama Cristo, seguita le vestigie di Cristo, sempre dilettandosi delle virt. E nelle fadighe
si conforma con lui con pazienzia; nella prosperit e diletti del mondo, stati e grandezze, si conforma in
dispiacimento: cio che come Cristo spregi e diletti del mondo, cos essa anima vestita damore li
spregia con ogni santa e vera solecitudine. Questo fa el divino e santo amore; questo il vestimento
nuziale, il quale ci conviene avere perch siamo invitati a le nozze de la vita durabile (Mt 22, 11).
E per vi dissi chio desideravo di vedervi vestiti di vero e perfetto amore, acci che pienamente
potiate adempire la volont di Dio e il desiderio mio, che non cerca n vuole altro che la vostra
santificazione.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso: nel sangue trovarete el fuoco dellamore; nel sangue si
lavano le nostre iniquit. Questo fa el vicario di Cristo, quando absolve lanima nostra, confessandoci
noi: non fa altro se non che gitta el sangue di Cristo sopra el capo nostro.
Dite a Gherardo che ora ch tempo acettabile, mentre chegli vive, che non dispregi questo
sangue; per che non sicuro quando debba morire, n quanto debba vivare. Rechisi a bomicare il
fracidume de peccati suoi per la bocca, confessandosi bene e diligentemente; ch in altro modo non
potrebbe participare la divina grazia. Pregovi per lamore di Cristo crocifisso, figliuola e figliuolo miei,
che non sia n amore di figliuoli, n amore propio di voi, n diletto del mondo, che vi ritraga da questo
che per debito dovete fare.
Altro non dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 156
A Giovanni Perotti coiaio da Lucca.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.
A voi, dilettissimo e carissimo figliuolo in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero padre a notricare e a
reggiare e governare la famiglia vostra con tanto timore di Dio che voi siate quello arbore fruttifero,
che el frutto che uscito di voi sia buono e virtuoso.
Sapete, figliuolo mio, che prima che larbore renda el frutto, egli debba essere buono e bene
ordenato: cos dico che lanima vostra si debba ordenare col santo e vero timore e amore di Dio. E se
dicessimo: io non mi so ordenare, ecco el Verbo del Figliuolo di Dio, che s fatto a noi guida, e cos
disse egli: Io so via verit e vita (Gv 14, 6); chi terr per questa via non potr errare, ma egli
produciar frutto di vita. Questo frutto s notricar el figliuolo dellanima vostra; eziandio e figliuoli
naturali ricevarano dellodore e de la sustanzia di questo frutto. Che via fatta questo dolce maestro,
Agnello immaculato? fatta la via della profonda e vera umilit, ch, essendo Dio, saumili agli
uomini. La via sua sono obrobrii, strazii, rimproverii, pene e fadighe infine allobrobriosa morte de la
croce: spregiando ogni diletto e delizie, sempre volse tenere per la via pi umile e dispetta che trovasse.
E che frutto produsse poi che ebbe fatta e ordenata la via a noi, che chiunque la vuole la pu
seguire? Udistelo in su el legno della santissima croce, se fu mai uno frutto di pazienzia simile al suo,
che, gridando e Giuderi: Crucifige (Mt 27, 22 23; Mc 15, 13 14; Lc 23, 21 23), ed elli grida:
Padre, perdona loro, che non sanno che si fare (Lc 23, 34). Odi smisurata bont di Dio, che non tanto
che perdoni, ma egli gli scusa dinanzi dal Padre. Egli uno Agnello mansueto, che non udito el grido
suo per veruna mormorazione. Egli produtto a noi el frutto della carit, per che lamore ineffabile
che Dio ebbe a luomo el tenne confitto e chiavellato in croce: non sarebbe stato n chiovi n croce che
lavessero tenuto se non fusse el legame della carit. Egli fu obediente al Padre suo, non raguardando a
s, ma solo a lonore del Padre e a la salute nostra.
Or questa la via, figliuolo mio dolce, che io voglio che teniate, acci che siate vero padre a
notricare lanima vostra, e i figliuoli che Dio v dati, crescendo sempre di virt in virt. E sappi che in
neuno modo potiamo avere per noi medesimi questi frutti de le virt, per che noi siamo arboli
salvatichi, se noi non facessimo uno innesto, per amore e desiderio di Dio, in su questo dolce arbore,
Cristo crucifisso: per che, vedendoci tanto amare da lui che data la vita per noi, non ci potremmo
tenere che noi non siamo fatti una cosa con lui. Allora lanima inebriata damore non vuole tenere per
altra via che l maestro suo: ogni diletto e consolazione del mondo fugge, perch esso le fugg, e ama
ci che Dio ama, e odia ci che Dio odia. Ama la virt e odia el vizio, e inanzi elegge la morte che
offendare el suo Creatore; e non sosterr che e suoi figliuoli e la famiglia sua loffenda, anco gli
correggiar come vero padre, e giusta al suo potere vorr che tenghino le vestigie sue. Or di questo vi
prego che siate sollecito.
Confortate e benedicete tutta la famiglia, e molto mi racomandate alla madre e alla donna vostra e
singularmente benedicete la mia figliuola, quella che io desidero che sia sposa di Cristo e consecrata a
lui.
Non dico pi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 157
A Vanni e a Francesco figliuoli di Nicol de Buonconti da Pisa.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
A voi dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di Dio,
scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi veri figliuoli
che sempre viviate nel vero e santo timore di Dio s e per s fatto modo che voi none spregiate el
sangue di Cristo, anco vi venga in tedio e in abominazione el fracidume del peccato mortale, el quale fu
cagione de la morte del Figliuolo di Dio.
Bene degno adunque di riprensione colui che d el corpo suo a tanta nequit e immondizia,
considerando la perfetta unione che Dio fece nelluomo. Non voglio fratelli miei carissimi, che
spezialmente tu Vanni non ti tenga un altro modo di vivare che tu non i fatto per lo tempo passato,
recandoti dinanzi agli occhi lanima tua e la brevit del tempo, pensando che diei morire e non sai
quando.
O quanto sarebbe cosa scura che la morte ti trovasse in peccato mortale! e per una trista
dilettazione noi perdiamo tanto bene e diletto quanto egli avere Dio per grazia nellanima sua, e poi
nellultimo avere la vita durabile la quale non debba mai avere fine.
E vedete chio vinvito tutti e tre a fare sacrifizio de corpi vostri, a disponarvi a morire per Cristo
crocifisso se bisogno sar, e in questo mezzo prima che venga el tempo voglio che stiate con una virt
santa con la confessione spesso, dilettandovi sempre dudire la parola di Dio, per che come el corpo
non pu stare senza el cibo cos lanima non pu stare senza el cibo de la parola di Dio, cio senza la
confessione. Guardatevi da le perverse compagnie per che molto vimpedirebbero el santo
proponimento.
Non dico pi, carissimi e dolcissimi fratelli in Cristo Ges.
Permanete ne la santa dilezione. Ges Ges Ges.

LETTERA 158
A prete Nino da Pisa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato e anegato nel sangue di Cristo
crucifisso, e nascoso nel costato suo, per che nel sangue trovarete el fuoco per che per amore fu
sparto , e nel costato trovarete lamore corale: ch tutte loperazioni che Cristo adoper in noi, le
mostra fatte con tanto corale amore.
Allora lanima vostra saccendar a un fuoco di santo desiderio, el quale desiderio e affetto
damore none invecchia mai, ma sempre ringiovanisce lanima che se ne veste, e rinfrescala in virt, e
fortifica e allumina e unisce col suo Creatore, perch in questo oggetto di Cristo crucifisso truova el
Padre, e participa della potenzia sua; truova la sapienzia dellunigenito Figliuolo di Dio, el quale gli
allumina lo ntelletto; gusta e vede la clemenzia dello Spirito santo, trovando laffetto e lamore con
che Cristo donato a noi el benefizio della sua passione, facendoci bagno di sangue dove sono lavate le
nostre iniquit: del costato suo ci fatto abitazione e receptaculo dove lanima si riposa, e truova e
gusta Dio e Uomo.
Or questo voglio che noi facciamo, carissimo padre: che locchio dellintelletto nostro non si serri
mai, ma sempre vegga e raguardi quanto elli amato da Dio; el quale amore ci manifestato per mezzo
del Figliuolo suo. La volont sempre ami, e non cessi mai n allenti lamore verso del suo Creatore, n
per diletto n per pena n per veruna altra cosa che ci fusse fatta o detta; ma, sempre con vera e perfetta
perseveranzia infine alla morte, se tutte laltre operazioni ed essercizii corporali venissero meno, questo
non debba mancare. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 159
A frate Rinieri di Santa Cristina de frati Predicatori in Pisa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, reverendo padre in Cristo Ges per reverenzia di quello dolcissimo sacramento, io
Caterina, serva e schiava de servi di Dio, scrivo nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero
cavaliere e combattitore contra ogni vizio e tentazione per Cristo crocifisso, con una santa e vera
perseveranzia, per che la perseveranzia quella che coronata.
Sapete che con la perseveranzia e con la battaglia si riceve vittoria: noi siamo in questa vita posti
come in uno campo di battaglia e doviamo combattere virilmente, e none schifare e colpi n vllare el
capo adietro, ma raguardare el nostro capitano Cristo crocifisso che sempre persever, e non lass per
detto de Giuderi quando dicevano discendi della croce (Mt 27, 40 42; Mc 15, 30 32) , n per
dimonio, n per nostra ingratitudine; ma persevara e non lassa per di compire lobbedienzia del Padre
e la salute nostra infino allultimo che torna al Padre eterno con la vittoria chegli avuta: davere tratta
lumana generazione della tenebre, e rendutale la luce della grazia, vencendo el demonio e l mondo
con tutte le delizie sue. E n rimaso morto questo Agnello: data la morte a s per rendere la vita a
noi; con la morte sua distrusse la morte nostra. El sangue e la perseveranzia di questo capitano ci die
fare inanimare a ogni battaglia, portando pene strazio e rimproverio e villania per lo suo amore, avere
povert volontaria, umiliazione di cuore, obbedienzia compita e perfetta.
A questo modo, quando sar distrutta la nuvila del corpo suo, tornar con la vittoria alla citt di
vita eterna: avar sconfitto el dimonio, el mondo e la carne, che son tre perversi nemici, e
singularmente la carne che sempre ci stimola e impugna contra lo spirito. Conviencela domare e
macerare col digiuno, vigilie e orazioni; e le cogitazioni che vengono, cacciarle con le continue e sante
imaginazioni, imaginando e cogitando quanto l fuoco della ardentissima carit, quanto egli fatto
per noi per grazia e non per debito, ch l Padre ci dato el Verbo de lunigenito suo Figliuolo, e l
Figliuolo data la vita: che per amore svenato e aperto el corpo suo che da ogni parte versa sangue.
Egli lavate le macchie delle nostre iniquit, di sangue.
Quando lanima raguarda tanto amore, consumasi per amore e non le pare potere fare tanto n
potrebbe, se desse el corpo suo a ogni pena e tormento : non li pare potere, n pu sodisfare a tanto
amore e a tanti benefici quanto riceve dal suo Creatore. Egli el dolce Idio nostro, che ci am senza
essere amato. Or con questo modo cacciarete le cogitazioni del dimonio.
Ma voi mi potreste dire, padre: Poi che tu vuoli chio sia cavaliere virile, e io so nel campo
della battaglia combattuto da molti nemici, arme mi conviene avere: dimmi che arme io prenda.
Rispondovi chio non voglio che siate disarmato, ma voglio che aviate larme di Pavoloccio, che fu
uomo come voi, cio la corazza della vera e profonda umilit, la soprasberga dellardentissima sua
carit, che, come la corazza unita con la soprasberga, e la soprasberga con la corazza, cos lumilit
balia e nutrice della carit, e la carit nutrica lumilit. Questa larme chio vi do, per che ella riceve
e colpi ch assai pu gittare el dimonio el mondo e la carne saette tanto avelenate che ce ne colga
neuna , per che lanima innamorata di Cristo crocifisso non riceve in s saetta di peccato mortale,
cio per consentimento di volont. Egli di tanta fortezza che n dimonia n creatura el pu
constregnare pi che si voglia.
Anco vi conviene avere in mano el coltello per difendarvi da nemici vostri, e abbi due tagli un
taglio di odio di dispiacimento di noi medesimi e del tempo passato speso con poca sollecitudine di
virt e con molta miseria e iniquit e offese del nostro Salvatore. Doviamo odiare questa offesa e noi
medesimi che aviamo offeso, per che la persona che conceputo uno odio vuole fare vendetta della
vita passata, e sostenere ogni pena per amore di Cristo e scontiamento de peccati suoi, vendicando la
superbia con lumilit, la cupidit e avarizia con la larghezza e carit, la libert delle proprie sue
volont con lobbedienzia. Queste sono le sante vendette che noi doviamo fare quando portiamo questo
coltello de lodio e de lamore.
Ma io godo ed essulto delle gloriose novelle chio udite di voi, che mi pare che aviate fatta la
vendetta della libert, essendo andato al giogo dellobbedienzia santa. Non potavate fare meglio che
davere renunziato al mondo e a diletti e delizie sue e alla propria volont. Pregovi per lamore di
Cristo crocifisso che virilmente con una santa perseveranzia stiate in questo campo della battaglia, e
non volliate mai el capo adietro a schifare neuno colpo di molestia e tentazione, ma fermo, armato
dellarme detta, con larme sostenete e riparate a colpi che vengono; col coltello di due tagli di odio e
damore vi difendarete da vostri nemici.
Larbore della croce voglio che sia piantato nel cuore e nellanima vostra: conformatevi con
Cristo crocifisso, niscondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, bagnatevi nel sangue di Cristo
crocifisso, inebriatevi e vestitevi di Cristo crocifisso.
Come dice Pavolo, gloriatevi nella croce di Cristo crocifisso; satollatevi dobrobrii, di vergogne e
di vituperii, sostenendo per amore di Cristo crocifisso. Conficcatevi el cuore e laffetto in croce con
Cristo, per che la croce v fatta nave e porto, ch vi conduce a porto di salute; e chiovi vi son fatti
chiave a uprire el reame del cielo. Ors, padre e fratello carissimo, non dormite pi nel letto della
negligenzia, ma come cavaliere virile e non timoroso combattete contra ogni aversario, ch Dio vi dar
la plenitudine della grazia, s che, consumata la vita vostra, dipo le fadighe giognarete al riposo e a
vedere la somma eterna bellezza e visione di Dio, dove lanima si quieta e riposa: finita ogni pena e
male riceve ogni bene, saziet senza fastidio, e fame senza pena. Finite la vita vostra in croce.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 160
A Giovanni Perotti e monna Lipa sua donna.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Dilettissimo e carissimo figliuolo mio in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Dio, scrivo a voi nel prezioso sangue del figliuolo di Dio, con disiderio di vedere in voi adempita quella
parola del dolce apostolo Pavolo, quando diceva (Induimini Dominum nostrum Jesum Christum) (Rm
13, 14), cio spogliatevi de luomo vecchio e vestitevi del nuovo (Ef 4, 22 24; Col 3, 9 10), cio di
Cristo crocifisso, el quale quello vero vestimento che ricuopre la nudit delluomo e vestelo di virt.
O inestimabile e diletta carit che s fatto nostro vestimento! Poi che per lo peccato perdemmo
la vita de la grazia venne come inamorato, costretto dal fuoco de la divina carit; avendo noi perduto el
detto vestimento de la grazia e l caldo de la divina carit, esso, come fuoco, ci tolse la fredezza,
vestendo s de la nostra umanit. Allora riavemmo el vestimento de la grazia, la quale non ci pu
essere tolta n per dimonia n per creature, se noi medesimi non vogliamo.
Adunque vi prego, fratello e suoro mia carissimi, che siate solliciti di prendare questo santo e
dolce vestimento, non comettendo negligenzia, a ci che non vi sia detta quella parola di rimproverio:
Maladetto sia tu che ti lassasti morire di freddo e di fame, poi che Cristo tuo vestimento ed ttisi
dato in cibo. Oim, or quale sarebbe quel cuore tanto indurato e ostinato che non si levasse a spogliarsi
dogni ignoranzia e negligenzia, e vestirsi di questo santo e dolce vestimento, el quale d vita a coloro
che sono morti? O quanto sar dolce e beata lanima nostra quando verr el tempo nostro che saremo
richiesti da la prima Verit nel tempo dolce de la morte, dove lanima gode ed essulta quando si vede
vestita del vestimento de la divina grazia! El quale uno vestimento che le dimonia non possono contra
di lui, per che la grazia fortifica e tolle ogni debilezza: solo el peccato quella cosa che indebilisce
lanima. O quanto pericoloso e perverso el vestimento del peccato! Bene da fuggirlo con odio e
dispiacimento, poi che tanto ci nocivo, e spiacevole e abominevole a Dio. Con ardore e infiamato
desiderio vi levate a strignare e vestirvi di questo dolce vestimento nuziale de la divina e dolce carit, el
quale lanima si mette per non essere cacciata de le nozze de la vita durabile (Mt 22, 1 13), a le quali
Dio cinvit e invita in sul legno de la santissima croce. Prego la somma ed eterna verit che vi faccia
s andare virilmente, che giogniate al termine e fine per lo quale voi fuste creati. E s come per carit e
per amore vestiste el Bambino di drappo, cos vesta egli voi di s medesimo uomo nuovo, Cristo
crocifisso. Ringraziovi molto.
Permanete etc. Ges etc.

LETTERA 161
A monna Nella donna che fu di Nicol de Buonconti da Pisa, e a monna Caterina donna di
Gherardo di Nicol predetto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre monna Nella e Caterina in Cristo Ges, io Caterina serva e schiava de servi di
Ges Cristo vi conforto e benedico nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi
unite e legate col vincolo de la carit, el quale tenne confitto e chiavellato el Figliuolo di Dio in croce.
O inestimabile dolcissima carit, quanto forte questo legame che tiene Dio e Uomo piagato e
lacerato in sul legno de la croce: ine port e pesi de le nostre iniquit, ine si fabbricarono; come
lancudine sotto el martello, cos fabbricata lanima ne le pene di Cristo per mezzo del fuoco de la sua
carit. O unione dolce e perfetta la quale tu Dio i fatto con luomo! Voglio dunque che vi leviate con
perfetta sollecitudine: fate una unione che non sia n dimonia n creatura che vi possa separare: questa
quella unione e quello comandamento el quale Dio ci lass perch none aveva pi cara cosa che dare.
Or ecci pi cara cosa che avere Dio e stare in questa perfetta unione de la carit di Dio? Per che
Dio carit (1Gv 4, 8), chi sta in carit sta in Dio e Dio in lui. Cos disse la prima Verit: chi osservar
la mia parola, star in lui ed elli in me, e manifestar me medesimo a lui (Gv 14, 21 23). O dolcissimo
amore, che siamo noi che tu manifestarai te medesimo alluomo? che manifestazione questa che tu fai
nellanima? non altro se none uno ineffabile amore el quale una madre che concepe lodore de le
virt.
E come la madre notrica al petto e figliuoli suoi, cos la madre de la carit notrica e figliuoli e
raporta el frutto ne la vita durabile.
Adunque con perfettissima sollecitudine levatevi suso, dolcissima madre e figliuola, seguitate le
virt, riposatevi a questo glorioso petto de la carit. E se mi diceste: in che modo posso trovare questa
gloriosa madre?, dicovelo: in sullarbore de la venerabile e santissima croce, du fu innestato el Verbo
incarnato del Figliuolo di Dio, ine trovarete uperta la vena del sangue del Figliuolo di Dio, sparto con
tanto fuoco damore, vollendo locchio dello intendimento vostro inverso la divina carit che
continuamente si riposa verso di noi: non si potr tenere el cuore che non ami quando tanto si vedr
amare. A mano a mano seguita uno odio e dispiacimento di voi medesime e dispiacimento del mondo
che spregiarete le dilizie e gli onori; abbraccicarete ingiurie e vergogne e agevolissimamente portarete,
raguardando le ngiurie e gli scherni del vostro Creatore.
O quanto ignorante e villano quel cuore che vuole tenere per altra via che tenesse el maestro
suo, con ci sia cosa che chi vuole la vita durabile gli conviene seguitare le vestigie sue. Cos disse elli:
Io so via verit e vita (Gv 14, 6), chi va per me non va per la tenebre ma giugne a la luce (Gv 8, 12).
In uno altro luogo dice: Neuno non pu andare al Padre se non per me (Gv 14, 6). Adunque da poi
che noi vediamo tanto amore fondato nellanima nostra, e la necessit ci stregne a levare laffetto el
desiderio nostro dal secolo ch pieno di tenebre e damaritudine senza neuna fermezza e stabilit, e
neuna conformit con Cristo crocifisso: Cristo vita, elli morte virilmente ci leviamo, carissima
madre e figliuola; e abandonate la pompa e la vanit del secolo, s che nel ponto del tempo, dolendoci
del tempo perduto, el restituiamo nel tempo presente chavete: pensate che l tempo ci sar richiesto
nellultima stremit de la morte.
O quanta confusione sar a colui che negligentemente e iniquamente avr speso el tempo suo!
Non voglio che aspettiamo questa confusione, ma che noi viviamo con tanta virt che, consumata la
vita, noi ci torniamo col frutto de le virt, co la madre dolce de la carit, in quella citt vera di
Ierusalem. Ine ci riposaremo in quella visione de la pace dove vita senza morte, luce senza tenebre,
saziet senza fastidio, fame senza pena. O quanto benigno e dolce lo Dio nostro che per lassare le
cose finite ci dona le cose infinite! Non pi negligenzia n ingratitudine, ma seguitiamo le vestigie di
Cristo crucifisso. Amatevi amatevi insieme, dilettissima madre e suoro.
Permanete ne la santa dilezione. Laudato sia Ges Cristo.

LETTERA 162
A monna Franceschina e a monna Caterina e a due altre loro compagne spirituali in Lucca.
Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi dilettissime e carissime figliuole e suoro mie in Cristo Ges: io Caterina serva e schiava de
servi di Dio scrivo a voi e confortovi tutte nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di
vedervi vere figliuole e spose consecrate a lo sposo etterno che con tanto fuoco di carit data la vita
per noi.
Cos fate che virilmente con ardentissimo desiderio seguitate el gonfalone de la santissima croce:
cio seguitare le vestigie sue per via di pene e di crociati e amorosi desideri, per che la sposa e l
figliuolo sempre si debba dilettare in seguitare el padre e sposo suo, e se egli pena egli si conforma
con pena, e se egli diletto egli si conforma con diletto, s come disse lappostolo inamorato di Pavolo
di s medesimo: Io godo con coloro che godono e piango con coloro che piangono. Questo fa
lanima che sta in perfetta carit: facendo cos sadempie in lei la parola desso Pavolo: chi participa
la tribolazione, cio la croce di Cristo, s participar le consolazioni cio in gloria con Cristo.
Ragionevolmente Dio lo dar la eredit sua per che per amore nno lassata la eredit e sollecitudine
del mondo, lassato el diletto e le consolazioni mondane, e seguitato la croce di Cristo crocifisso e
abbracciate pene e obrobii e vitoperii per lamore suo.
Or questo quello fuoco, carissime mie figliuole, in che lanima debba ardare per infiammati e
amorosi desideri; e in altro non si debba dilettare per che ogni altra via scura e tenebrosa a noi, e
conduce lanima in morte etternale. Non siate adunque negligenti ma sollecite in questa dolce e dritta
via, Cristo Ges. Cos disse egli: Io so via verit e vita, chi va per me va per la luce e non per la
tenebre e perviene a la vera vita, la quale non gli sar tolta in etterno. Non caggia ignoranzia n amore
propio in voi per chella quella cagione che non lassa corrire lanima, ma rimane legata tra via e
sempre si vlle indietro a mirare larato. Ma la vera sposa e figliuola che sollecita non si vlle mai
indietro ma sempre corre inanzi con loglio de la vera umilit e col fuoco dellardentissima carit;
questo el suo studio e con questo si rapresenta e sempre serve al suo dolcissimo salvatore.
Pregovi per lamore di Cristo crocifisso che, poi che il nostro dolce e buono Ges tanto cortese
e largo, noi non cindugiamo pi, ma rechianci per le mani la brevit del tempo nostro e ricovariamo
con dolore e amaritudine santa, dolendoci del tempo perduto speso con poca sollecitudine. In questo
modo racquistaremo el tempo passato. Non dico pi. Prego la prima Verit che vi cresca di virt in
virt infino che giogniate al termine due vita senza morte, saziet senza fastidio, letizia senza tristizia,
due ogni bene senza alcuno male. La pace di Dio sia sempre nellanime vostre.
Permanete ne la santa dilezione di Dio. Ges dolce Ges Ges.

LETTERA 163
A monna Franceschina in Lucca.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissima e carissima suoro in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi
di Ges Cristo, scrivo e confortovi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vera serva e
figliuola del dolce e buono Ges, bagnata e vestita del sangue del Figliuolo di Dio, a ci che ogni
vestimento damore proprio sia partito da voi, e ogni negligenzia e ignoranzia.
Unde io voglio che seguitiate questa dolce e inamorata di Magdalena, la quale non si stacc mai
dallarbore della santissima croce, ma con perseveranzia ella si bagnava e inebriava del sangue del
Figliuolo di Dio; e tanto semp la memoria e l cuore e lo intendimento che mai non si pot vllere ad
amare altra cosa che Cristo Ges. Cos voglio che facciate voi infine allultimo de la vita vostra,
crescendo di virt in virt e non ristandosi in perseverare le giornate, e, come vero peregrino, non
vollendosi adietro per veruna stanchezza.
E non vi ponete a sedere per negligenzia, ma voglio che pigliate el bastone della santissima croce,
dove sono piantate e fondate tutte le virt, raguardando lAgnello svenato per noi con tanto
ardentissimo fuoco che dovarebbe ardere e consumare ogni freddezza e durezza di cuore e amore
proprio di s medesimo el quale fusse nellanima. O come potr fare la sposa che non seguiti le vestigie
dello sposo suo, cio con amore sostenere e andare per la via de le pene, per qualunque modo Dio ce le
concede? Or vi levate su con una pazienzia e vera umilit a seguitare lAgnello mansueto, con cuore
liberale largo e caritativo, e abandonare voi per lui, imparando da esso Ges, che per darci la vita de la
grazia perd lamore del corpo suo; e in segno di larghezza elli aperse tutto s medesimo, e, poi che fu
morto, in segno damore del costato suo fece bagno.
Volete stare sicura? Or vi nascondete dentro a questo costato, e guardate che di questo cuore
partito voi non siate trovata fuore. Bene che, se voi ventrate, voi trovarete tanto diletto e dolcezza che
non vi vorrete mai partire, per che ella una bottiga aperta piena di speziaria, con abondanzia di
misericordia, la quale misericordia d grazia e conduce a la vita durabile, dove vita senza morte,
saziet senza fastidio e fame senza pena, letizia perfetta e compita senza veruna amaritudine: ine
saziato el gusto e lappetito de la creatura. O inestimabile e ineffabile carit, chi ti costrinse a darci
questo vero bene? solo lo smisurato tuo amore col quale tu creasti la tua creatura, non per debito che tu
avessi: per che noi siamo obligati a te, non tu a noi.
Ma pensate, dilettissima suoro in Cristo dolce Ges, che lanima non pu venire a tanto bene di
vedere Dio, se prima in questa vita non singegna di gustarlo per ardentissimo e affocato amore, el
quale amore inchiude e trae a s tutte le virt. Non manca virt allanima che ferita da la saetta de la
divina carit, la quale carit sacquista a la mensa de la santissima croce, dove lAgnello immaculato,
el quale mensa cibo e servidore. Or come si potrebbe tenere lanima che non amasse el suo dolce
Salvatore, vedendosi tanto amare da lui? Usanza e consuetudine dellamore che sempre rende amore
per amore, e trasformata la cosa che ama ne lamato. Cos lanima sposa di Cristo, che si vede amata
da lui, dimostra che gli voglia rendere cambio, rendendoli amore: cio che per amore voglia portare
pene e obbrobrii per lui; e cos si trasforma e diventa una cosa con lui per amore e per desiderio: ama
ci che Dio ama e odia ci che Dio odia, perci che vede che il dolce Ges sommamente si dilett di
portare la croce de le molte fadighe per amore de lonore del Padre e de la nostra salute, come
mangiatore e gustatore dellanime. E a questo modo cel conviene gustare a noi, e conformarci con lui.
Or corriamo, e non dormiamo pi nel letto de la negligenzia, ad andare a questo vero bene. Altro non
dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 164
A monna Melina donna di Bartolomeo Barbani da Lucca.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.
A te, figliuola in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo e
conforto voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi unite e transformate nel fuoco della
divina carit, s e per s fatto modo che non sia creatura n veruna altra cosa che da essa carit vi parta.
Sai, diletta e cara figliuola mia, che a volere unire due cose insieme non conviene che vi sia
mezzo, ch se mezzo v, non pu essere perfetta unione. Or cos ti pensa che Dio vuole lanima: senza
mezzo damore proprio di s o di creatura, per che Dio ama noi senza veruno mezzo; largo e liberale
am per grazia e non per debito, amando senza essere amato. Di questo amore non pu amare luomo,
per che egli sempre tenuto damare di debito, participando e ricevendo sempre i benefizii di Dio e la
bont sua in lui.
Doviamo dunque amare del secondo amore, e questo sia s netto e libero che neuna cosa ami
fuore di Dio, n creatura n cosa creata, n spiritualmente n temporalmente.
E se tu mi dici: Come posso avere questo amore? dicoti, figliuola, che noi nol potiamo avere, n
trare altro che dalla fonte della prima Verit. A questa fonte trovarai la dignit e bellezza dellanima
tua: vedrai el Verbo, Agnello svenato, che ti s dato in cibo e in prezzo, mosso solo dal fuoco della sua
carit, non per servizio che avesse ricevuto da luomo, ch non naveva avuto altro che offesa. Dico
adunque che lanima, raguardando in questa fonte, assetata e affamata della virt, beie subbito, non
vedendo n amando s per s, n veruna cosa per s: ogni cosa vede nella fonte della bont di Dio, e
per lui ama ci che ama, e senza lui nulla.
Or come potrebbe allora lanima, che veduta tanta smisurata bont di Dio, tenersi che none
amasse? A questo parbe che la prima dolce Verit cinvitasse, quando grid nel tempio con ardore di
cuore, dicendo: Chi sete venga a me e beia, ch so fonte dacqua viva (Gv 7, 37). Vedi, figliuola,
che gli assetati sono invitati; non dice: chi non sete, ma: chi sete. Richiede dunque Dio che noi
portiamo el vasello del libero arbitrio con sete e volont damare. Andiamo allamore della dolce bont
di Dio, come detto , e in questa fonte trovaremo el cognoscimento di noi e di Dio; nel quale attufando
el vasello suo, ne trarr lacqua della divina grazia, la quale sufficiente a dargli la vita durabile. Ma
pensa che per la via non potremmo andare col mezzo del peso, e per non voglio che tu ti vesta
damore di me, n di veruna creatura, se non di Dio.
Questo ti dico perch udito, secondo che mi scrivi, la pena che sostenesti della mia partita:
voglio che impari dalla prima dolce Verit, che non lass per tenerezza di madre, n per veruno de
discepoli suoi, che non corrisse, come inamorato, allobrobiosa morte della croce, lassando Maria e
discepoli suoi, e non di meno gli amava smisuratamente; che per pi onore di Dio e salute della
creatura si partivano, perch none attendevano a loro medesimi ma rifiutavano le consolazioni proprie,
per loda e gloria di Dio, s come mangiatori e gustatori dellanime. Debbi credare che, al tempo che elli
erano tanto tribulati, sarebbero stati volentieri con Maria, ch sommamente lamavano; e non di meno
tutti si partono perch non amano loro per loro, n el prossimo per loro, n Dio per loro, ma amavanlo
perch era degno damore e sommamente buono: ogni cosa, e l prossimo e loro, amavano in Dio. Or a
questo modo tu e laltre voglio che amiate; raguardatemi solo in dare lonore a Dio, e dare la fadiga al
prossimo vostro. Ch, perch egli vi paia alcuna malagevolezza di vedere partita quella cosa che altri
ama, non di meno ella si piglia senza tedio, se egli vero amore, fondato solo nellonore di Dio, e
raguarda pi alla salute dellanime che a s medesimo.
Fate, fate che io non vegga pi pene, per che questo sarebbe uno mezzo che non vi lassarebbe
unire n conformare con Cristo.
Considerando me che Dio, come egli s dato libero, cos richiede, e per dissi che io volevo che
tu e laltre care figliuole mie fuste unite e trasformate in Dio per amore, traendone ogni mezzo che
lavesse a impedire: solo el mezzo della divina carit, che quello dolce e glorioso mezzo che non
divide ma unisce.
E veramente pare che faccia come el maestro che edifica el muro, che rauna molte pietre e
combaciale insieme, e insiememente chiamato pietra e muro; e questo fatto col mezzo della calcina:
se non vavesse posto el mezzo, sarebbero cadute, partite e rotte pi che mai. Or cos ti pensa che
lanima nostra debba raunare tutte le creature, e unirsi con loro per amore e desiderio della salute loro,
s che sieno participi del sangue dellAgnello; allora si conserva questo muro: sono molte creature e
sono una. A questo parbe che cinvitasse santo Paulo, quando disse che molti corrono el palio, e uno
quelli che l (1Cor 9, 24), cio colui che preso questo mezzo della divina carit. Ma tu potresti dire a
me come dissero i discepoli a Cristo, quando disse: Uno poco starete e voi non mi vedrete, e uno poco
e voi mi vedarete.
Essi risposero: Che far costui? che dice egli: Uno poco e voi non mi vedarete, e uno poco e voi
mi vedarete? Cos potreste dire voi: Tu ci dici che Dio non vuole mezzo, e ora dici che noi poniamo el
mezzo. Rispondoti e cos ti dico, che tu vadi col mezzo del fuoco della divina carit, el quale quello
mezzo che non mezzo, ma fassi una cosa con lui, s come el legno che si mette nel fuoco. Dirai tu che
el legno sia legno? no, anco fatto una cosa col fuoco. Ma se metteste el mezzo dellamore proprio di
voi medesime, questo sarebbe quello mezzo che vi tolle Dio, e non di meno non cavelle, per che il
peccato nulla, e in altro non sono fondati e peccati se non nellamore proprio e piaceri e diletti fuore
di Dio; ch, come dalla carit procede e d vita ogni virt, cos da questo procede ogni vizio e d
morte, e consuma ogni virt nellanima. E per ti dissi che Dio non vuole mezzo, e ogni amore che non
fondato nel vero mezzo non dura. Corrite, dilette figliuole mie, e non pi dormiamo.
avuta compassione alle vostre pene, e per vi d questo remedio, che voi amiate Dio senza
mezzo. E se volete el mezzo di me misera miserabile, vogliovi insegnare dove voi mi troviate, acci
che non vi partiate da questo vero amore: andatevene a quella dolcissima e venerabile croce, con quella
dolce inamorata Magdalena: ine trovarete lAgnello e me, dove si potr pascere e notricare e adempire i
vostri desiderii. A questo modo voglio che voi mi cerchiate, me e ogni cosa creata; questo sia el
gonfalone e l refrigerio vostro. E non pensate che, perch il corpo si dilunghi da voi, che sia dilungato
laffetto e la sollicitudine della salute vostra; anco pi, fuore de la presenzia corporale, che ne la
presenzia. Non sapete voi che discepoli santi ebbero pi, doppo la partita del maestro, sentimento e
cognoscimento di lui che prima? Per che tanto si dilettavano de lumanit che non cercavano pi oltre.
Ma poi che la presenzia si fu partita, elli si dro a intendare e cognosciare la bont sua. E per disse la
prima verit: Egli bisogno che io vada, altrimenti el Paraclito non verrebbe a voi. Cos dico io: egli
era bisogno che io mi partisse da voi, acci che vi deste a cercare Dio in verit e non con mezzo.
Dicovi che navarete meglio poi che prima, intrando dentro da voi a pensare le parole e la dottrina che
vi fu data: a questo modo ricevarete la plenitudine della grazia per essa grazia di Dio. None scrivo pi
perch io non pi tempo da scrivare.
Mandola principalmente a te, Melina, e poi a Caterina e a monna Giovanna e a monna Chiara e a
monna Bartalomea e a monna Lagina e a monna Colomba. Confortatevi da parte di tutte.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 165
A monna Bartolomea donna di Salvatico da Lucca.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.
A voi, dilettissima e carissima figliuola in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi sempre pasciare e notricare
al petto della dolce madre della carit, considerando me che, senza questo latte che ci d questa
gloriosa madre, neuno pu avere vita.
Ella tanto dolce e tanto soave allanima che la gusta, che ogni cosa amara in lei diventa dolce e
ogni grande peso leggiero. Non me ne maraviglio se cos , per che stando in questa carit e amore si
sta in Dio. Cos dice santo Giovanni, che Dio carit, e chi sta in carit, sta in Dio, e Dio in lui (1Gv 4,
16): dunque, avendo Dio, non pu avere alcuna amaritudine, ch egli sommo diletto, somma dolcezza
e letizia. E questa la ragione per che sempre e servi di Dio godono: se essi sono infermi, godono, o in
fame o in sete, o povari o afritti o tribolati o perseguitati da le creature; ch, se tutte le lingue loro
tagliassero sopra el servo di Dio, non se ne cura: dogni cosa gode ed essulta, per che egli Dio, che
ogni suo riposo, e gustato el latte de la divina carit. E s come el fanciullo trae a s el latte per mezzo
del petto della madre, cos lanima inamorata di Dio el trae a s per mezzo di Cristo crucifisso,
seguitando sempre le vestigie sue, volendolo seguitare per la via degli obrobrii, de le pene e
dellingiurie, e in altro non si vuole dilettare se none in Cristo crucifisso; fugge di gloriarsi altro che ne
la croce. Questi cotagli dicono con santo Paulo: Io mi glorio nelle tribolazioni (Rom5, 3) per amore
del mio Signore Ges Cristo, per cui el mondo m crucifisso, e io a lui (Gal 6, 14).
Allora lanima sabraccia al legno della santissima croce, vlle in su el volto del santo desiderio,
e raguarda el consumato ardentissimo amore, el quale gli aperto el corpo suo, che da ogni parte versa
sangue per amore. Adunque non mi maraviglio se allora lanima paziente nelle tribolazioni, per che
per amore e con libera volont refiutate le consolazioni del mondo, e fatta grande amist con le
fadighe e persecuzioni perch veduto che questo fu el vestimento del Figliuolo di Dio, el quale egli
elesse per lo pi prezioso e glorioso vestimento che trovare potesse.
Questo quella margarita che dice el nostro Salvatore che luomo, poi che l trovata, vende ci
che egli per comperarla (Mt 13, 45 46). Quale quella cosa che nostra, che ci data da Dio, che n
dimonio n creatura ce la pu tllare? la volont. A cui vendaremo questo tesoro di questa volont? a
Cristo crucifisso, cio che volontariamente e con buona pazienzia renunziaremo a la nostra perversa
volont, la quale quando posta in Dio uno tesoro, e con questo tesoro compriamo la margarita delle
tribolazioni, traendone el frutto, con la virt de la pazienzia, el quale mangiamo alla mensa della vita
durabile.
Or a questo cibo, mensa e latte vinvito, figliuola mia dolcissima, e pregovi che ne siate sollicita
di prendarlo. Levatevi dal sonno de la negligenzia, ch non voglio che siate trovata dormire quando
sarete richiesta da la prima Verit. O dolce e soave richiedimento, el quale tolli la gravezza del corpo
nostro, che quello mezzo perverso che sempre ribellato al suo Creatore, co diletti e piacimenti
disordenati, facendocene per disordenato amore uno nostro Dio (Fil 3, 19).
Era tanto abondata la cechit nostra che non raguardavamo noi none essere, ma come superbi
credavamo passare per la porta stretta col peso dellaffettuoso perverso amore del mondo, el quale la
morte dellanima nostra. Voglio dunque che ci leviamo el carico dogni vanit del mondo e amore
proprio di te medesima. Sai tu perch dice che la porta stretta, unde doviamo passare? (Mt 7, 13 14;
Lc 13, 24) Perch doviamo ristregnare lamore e desiderii nostri in ogni diletto e consolazione del
mondo, trasformare s medesimo ne la dolce madre de la carit, come detto . Dico che debba chinare
el capo perch la porta bassa portandolo alto ce l romparemmo : vuolsi chinare per vera e santa
umilit, raguardando che Dio umiliato a noi. Debbiti tenere, e voglio che ti tenga, la pi vile di tutte
laltre, e guarda che tu non volla el capo indietro per veruna cosa che sia, n per illusione di dimonio,
n per parole che tu udissi, o da lo sposo tuo, o da neuna altra creatura; persevera virilmente nel santo
proponimento cominciato, ch sai che disse Cristo: Non vi vollete indietro a mirare larato (Lc 9,
62), per che la perseveranza quella cosa che coronata.
Vlleti con affettuoso amore con quella dolce inamorata Magdalena, abracciando quella
venerabile e dolce croce, e ine trovarai tutte le dolci e reali virt, per che ine troviamo Dio e Uomo.
Pensati che l fuoco de la divina carit premuto quello dolce e venerabile corpo, in tanto che da ogni
parte versa sangue. Con tanto amore e pazienzia sta che el grido di questo Agnello non udito per
mormorazione, e umile e dispetto, saziato dobrobrii. Fendasi el cuore e lanima tua per caldo damore,
a questo petto de la carit, col mezzo de la carne di Cristo crucifisso. In altro modo non potresti gustare
n avere virt, per che egli la via ed la verit (Gv 14, 6); e chi tiene per essa non pu essere
ingannato.
Fatti ragione che tutto el mondo ti fusse contra, e tu, con uno cuore virile e reale, non vllare el
capo indietro, ma parati inanzi con lo scudo in mano a ricevare e colpi. Sai che lo scudo tre canti;
cos ti conviene avere in te tre virt: odio e dispiacimento delloffesa che i fatta al tuo Creatore,
singularmente nel tempo passato, quando tu eri uno dimonio per che seguitavi le vestigie sue. Dico
che poi ti conviene avere lamore, raguardando nella bont di Dio, che tanto t amata, non per debito
ma per sola grazia, mosso da lamore ineffabile; non ti trasse lanima del corpo nel tempo che tu eri
ribella a lui: tti el dolce Ges tratta de le mani del dimonio e prtati la grazia. E dicoti che, subbito che
averai questo perfetto amore e odio, ti nasciar la terza, cio una pazienzia che non tanto che tu ti
doglia di parole o dingiurie che ti fussero dette o fatte, o per veruna pena che sostenessi tu non ti
moverai per impazienzia, ma con letizia sosterrai, avendole in reverenzia, reputandoti indegna di tanta
grazia. Non sar veruno colpo, n di dimonio n di creatura, che, avendo questo scudo de lodio e
dellamore e de la vera pazienzia, che ti possa nuociare, per che elle sono quelle tre colonne forti che
conservano e tolgono la debilezza dellanima.
Questo prese quella dolce Magdalena, per s fatto modo che ella non vedeva s: con uno cuore
reale si veste di Cristo crucifisso; non si vlle pi n a stati n a grandezze, n alle vanit sue; perduto
ogni piacere e diletto del mondo: in lei non si truova altra sollicitudine n pensiero se none in che modo
ella possa seguitare Cristo. Subbito che ella posto laffetto in lui e cognosciuta s medesima, ella
tabraccia e prende la via della vilt; dispregia s per Dio, perch vede che per altra via nol pu
seguitare n piacerli; ella si fa ragione dessere la pi vile creatura che si truovi. Costei, come ebbra,
non si vede pi sola che acompagnata, ch, se ella si fusse veduta, non sarebbe stata tra quella gente de
soldati di Pilato, n andata e rimasa sola al monimento (Gv 20, 1); lamore non le faceva pensare: Che
parr egli? sar egli detto male di me, perch io so bella e di grande affare? Non pensa qui, ma pur in
che modo possa trovare e seguitare el maestro suo. Or questa quella compagna la quale io ti do, e che
io voglio che tu seguiti, per che ella seppe s bene la via che ella fatta a noi maestra. Corre, figliuola
e figliuole mie, non mi state pi a dormire, che l tempo corre e non vaspetta punto. Non voglio dire di
pi.
Confortate madonna Colomba, ch io mando a lei come a voi, e anco monna Giovanna
dAzzolino.
Benedimmi monna Melina e Caterina e monna Lagina e tutte laltre figliuole in Cristo Ges. Non
si maraviglino n piglino pena perch io non abbi scritto in particulare a loro: nne fatto uno corpo di
tutte quante; fatto questo perch le piante novelle nno bisogno di maggior aiuto. Confortatevi in
Cristo Ges, da parte di tutte.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 166
A madonna Colomba da Lucca.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.
A voi, dilettissima suoro e figliuola in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo, con desiderio che voi fuste uno campo fruttifero e che faceste
frutto, ricevendo el seme de la parola di Dio, per voi e per altrui, essendo specchio di virt, voi vecchia
ogimai nel mondo, sciolta dal legame del secolo, alle giovane che anco sono legate nel mondo per gli
legami degli sposi loro.
Oim oim, che io maveggo che noi siamo terra infruttifera che lassiamo affogare el seme de la
parola di Dio da le spine e pruni de disordenati affetti e desiderii del mondo, andando per la via de
diletti e de le delizie sue, studiandoci di piacere pi tosto alle creature che al Creatore. E anco
maggiore miseria che non ci basta assai el nostro male; ch col dove noi doviamo essere essemplo di
virt e donest, e noi ci poniamo in essemplo di peccato e di vanit. E pare che come el dimonio non
volse cadere solo, ma volse la molta compagnia, cos noi a quelle medesime vanit e diletti e
piacimenti che sono in noi, a questi medesimi invitiamo altrui.
Dovetevi dunque ritrare voi, che non ve l richiede lo stato vostro, da le vane letizie e nozze del
mondo, e ingegnarvi di ritrarne coloro che vi volessero essere, per amore de la virt e per salute vostra;
e voi dicete male e invitate le giovane, che per amore de la virt se ne vogliono ritrare e none andarvi
perch veggono che offesa di Dio. Non mi maraviglio dunque se l frutto none apparisce, per che l
seme affogato, come detto . Forse che pigliarete alcuna scusa in dire: Elli mi conviene pur
conscendare a parenti e agli amici, e fare questo, se non che si turbarebbero e scandalizzarebbero
contra me; e cos el timore e piacimento perverso ci tolle la vita, e spesse volte ci d la morte; tolleci
la perfezione alla quale Dio celegge e ci chiama. None accetta Dio questa scusa, per che non
doviamo conscendare agli uomini in cosa che offenda Dio e lanima nostra; n amarli n servirli
doviamo se non di quelle cose che sono in Dio, e secondo lo stato mio.
Oim misera miserabile a me! sono stati o parenti o amici o veruna creatura che vabbi
ricomprata? no, solo Cristo crocifisso fu quello Agnello che con lamore ineffabile esven e aperse el
corpo suo, dandocisi in bagno e in medicina e in cibo e in vestimento e in letto dove ci potiamo
riposare. Non raguard ad amore proprio di s n a diletto sensitivo, ma con pena, sostenendo obrobrii
e vitoperio, avil s medesimo, cercando lonore del Padre e la salute nostra. Non si conviene che noi
miseri miserabili teniamo per altra via che tenesse la prima dolce Verit.
Sapete che nelle delizie e ne diletti non si truova Dio. Vediamo che quando el nostro Salvatore si
smarr nel tempio andando a la festa, Maria nol pot trovare n tra gli amici n tra parenti, ma trovollo
nel tempio che disputava co dottori; questo fece per dare essemplo a noi, per che egli era nostra
regola e via, la quale noi doviamo seguitare. Odi che dice che si smarr andando alla festa: sappiate,
dilettissima suoro, che come detto , Dio non si truova alle feste, n a balli o a giuochi o a nozze o a
delizie, anco andandovi strumento e cagione di perdarlo, cadendo in molti peccati e difetti, e in molti
piacimenti di disordenati diletti.
Poi che questa la cagione che ci fatto smarrire Dio per grazia, cci modo di ritrovarlo? S:
acompagnianci con Maria e cerchianlo con lei, cio con lamaritudine dolore e dispiacimento della
colpa commessa contra al nostro Creatore per conscendare alla volont de le creature. Convienci
dunque andare al tempio, e ine si truova. Levisi el cuore e laffetto e l desiderio nostro con questa
compagnia dellamaritudine, e vada al tempio dellanima sua, e ine cognosca s medesima; allora,
cognoscendo s medesima none essere, cognosciar la bont di Dio in s, che colui che .
Allora si levar la volont con sollicitudine, e amar quello che Dio ama, e odiar ci che egli
odia. Allora s riprendar, stando a disputare in s medesima, la memoria che ricevuto in s e diletti e
piaceri del mondo, e non tenuto n riserbato in s le grazie e doni e i grandi benefizii di Dio, che
dato s medesimo a noi con tanto fuoco damore. Riprendar lo intendimento, che s dato pi tosto a
intendare la volont delle creature e osservare e pareri del mondo che la volont del suo Creatore, e
per la volont e lamore sensitivo s volto ad amare e desiderare queste cose grosse sensitive che
passano come l vento.
Non debba fare cos, ma debba intendere e cognoscere la volont di Dio, che non cerca n vuole
altro che la nostra santificazione, e per data la vita.
Non v Dio sciolta dal mondo perch voi stiate affogata e anegata nel mondo con laffetto e col
disordenato desiderio. Or avete voi altro che una anima? No, che se ce navesse due, potremmo luna
dare a Dio e laltra al mondo; n altro che uno corpo non avete, e questo dogni leggiera cosa si star.
Siatemi dispensatrice a povari de le vostre sustanzie temporali; subgiogatevi al giogo della santa e vera
obedienzia; uccidete uccidete la vostra volont, acci che non stia tanto legata ne parenti; mortificate
el corpo vostro e nol vogliate tenere in tante delicatezze; disprezzate voi medesima; non raguardate n a
gentilezza n a ricchezza, per che solo la virt quella cosa che ci fa gentili, e le ricchezze di questa
vita sono pessima povert quando sono possedute con disordenato amore fuore di Dio.
Recatevi alla memoria quello che ne dice el glorioso Jeronimo, che non pare che se ne possa
saziare, vetando che le vedove none abondino in delizie, e non portino la faccia pulita n i gentili e
dilicati vestimenti; n la conversazione loro debba essere con giovane vane n dissolute. La sua
conversazione debba essere in cella, e debba fare come la tortora che, poi che morto el compagno
suo, sempre piange, e restringesi in s medesima, e non vuole altra compagnia.
Ristrignetevi, carissima e dilettissima suoro, con Cristo crocifisso; ine ponete laffetto e l
desiderio vostro, in seguitarlo per la via degli obrobrii e de la vera umilit, e con mansuetudine,
legandovi con lAgnello col legame de la carit. Questo desidera lanima mia, s che voi siate vera
figliuola e sposa consecrata a Cristo.
Corrite corrite, ch l tempo breve, e l camino lungo; e se voi deste tutto lavere del mondo,
non vaspettarebbe el tempo che non facesse el corso suo. Non dico pi.
Perdonatemi se dette troppe parole, ch lamore e la sollicitudine che io de la salute vostra me
l fatte dire, e sappiate che pi tosto vi farei che io non ve l dico. Dio vi riempia de la sua dolcissima
grazia.
Confortate madonna Bartolomea e tutte laltre in Cristo Ges.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 167
A monna Nella donna che fu di Nicol Buonconti da Pisa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnata per santo desiderio nel sangue di
Cristo crucifisso; nel quale sangue lanima si purifica da ogni colpa di peccato, e truovavi el caldo de la
divina carit, vedendo che per amore fu sparto.
Unde lanima sinebbria damore, e sente lodore della pazienzia; e per lamore che trovato nel
sangue si spoglia dogni amore proprio di s, e porta con mansuetudine ogni avversit e tribulazione
del mondo, trapassandole con vera pazienzia. E le prosperit e delizie e stati del mondo e lamore di
figliuoli s trapassa, con uno vero e santo timore, amandole come cosa prestata, e non come cosa sua; e
cos debba fare ogni persona che in s ragione. Facendo cos, non offende Dio e gusta larra di vita
etterna in questa vita, con una carit fraterna col prossimo suo; e tutto questo truova lanima nella
memoria del sangue. E veramente cos , per che, mentre che noi terremo a mente con ansietato
desiderio el benefizio del sangue, saremo grati e cognoscenti, e rendarenli el debito dellaffetto della
carit e de le vere e reali virt.
Ch per altro non offende tanto la creatura, se non perch non la memoria del sangue e degli
altri benefizii, e per non grato; e non essendo grato non si cura delle virt.
Adunque, carissima madre, poich c di tanta necessit la memoria di questo sangue, strignetevi
con lumile e immaculato Agnello, bagnandovi nel sangue dolcissimo suo. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 168
Agli Anziani di Lucca.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi pieni de la divina grazia,
lume di Spirito santo, considerando me che senza questo lume non potiamo andare.
Sapete, fratelli carissimi, che noi siamo in via pellegrini e viandanti (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11). In
questa tenebrosa vita noi siamo ciechi per noi medesimi: come dunque potr andare el cieco per la via
che molto dubbiosa, senza guida, che egli non caggia? Adunque c bisogno davere el lume e la
guida che cinsegni. Ma confortatevi, fratelli carissimi, che non ci bisogna dubbitare, ch Dio, per la
sua infinita bont, ci dato el lume del cognoscimento che cognosce che la virt e l servire al suo
Creatore gli d vita; e l vizio, el peccato e lamore proprio di s medesimo, e la superbia in cercare o
tenere e possedere le cose del mondo e gli stati suoi ingiustamente cio con poco timore e onore di
Dio bene vede che questo gli d la morte, e fallo degno delletterna dannazione.
Dico che ci data la guida, cio lunigenito Verbo incarnato Figliuolo di Dio, che cinsegna per
che modo doviamo andare per questa via cotanto lucida. Sapete che egli dice: Io so via verit e vita
(Gv 14, 6): chi va per me non va per le tenebre, ma va per la luce (Gv 8, 12). Egli verit che non in
s bugia. E che via fatta questo dolcissimo maestro? fatta una via dodio e damore: odio avuto e
dispiacimento del peccato, s e per s fatto modo che ne fece vendetta sopra el corpo suo, con molte
pene, strazii, scherni e rimproverii, morte e passione, non per s ch in s non era veleno di peccato
, ma solo in servigio della creatura, per sodisfare alla colpa commessa: rendegli el lume della grazia e
tollegli la tenebre che per lo peccato era entrata nellanima.
Insegnaci dunque la via dandare con odio e dispiacimento del vizio e del peccato; e perch
lamore proprio quella tenebre unde viene ogni tenebre, spiritualmente e temporalmente, colui che
ama s per s non si cura del danno del fratello suo e del vitoperio e offesa di Dio, perch non raguarda
altro che a s medesimo damore sensitivo e non ragionevole. E questa la cagione che eziandio gli
stati del mondo non bastano: perch non sattende a lonore di Dio e alla giustizia santa altro che a s
medesimo.
Venne questo dolce Ges, e vi insegnata la via davere in odio e in dispiacimento questo amore
proprio, tanto pericoloso. cci dato el lume dellamore de la sua verit, per che lamore di Dio e
della virt santa uno lume che ci tolle ogni tenebre dignoranzia; donaci vita e tolleci la morte, dacci
una fortezza, sicurt e fermezza contra ogni avversario e nemico nostro, per che, come dice santo
Paulo, se Dio con noi, chi sar contra a noi? (Rom8, 31). Non dimonio n creatura ci potr tllare
questo bene e vero lume, che ci a conservare la grazia nellanima e anco lo stato e la signoria sua.
Egli potente, lo Dio nostro dolce, a volerci e poterci conservare e trare de le mani de nemici nostri,
pur che voi attendiate a lonore suo e alla essaltazione della santa Chiesa, la quale la essaltazione
vostra: in altro non riceve lanima vita se none in essa Chiesa. Questo dolce Ges, el quale s fatto a
noi via, ed insegnatore e nostro conducitore, non mir mai altro se non a lonore del Padre e alla
salute nostra, e prese per sposa la santa madre Ecclesia; ine misse el frutto e l caldo del sangue suo,
quasi per medicina delle nostre infermit: ci sono e sacramenti della Chiesa, che nno ricevuta vita
nel sangue del Figliuolo di Dio, el quale fu sparto con tanto fuoco damore. E pensate che, nel fuoco
della sua carit, egli s fermata questa sua sposa in s (e tutti coloro che a essa stanno appoggiati e
fannosi suoi figliuoli legittimi, che eleggono inanzi cento migliaia di volte la morte prima che mutare el
passo senza lei), che non sar dimonio n creatura che le possi tllare che ella non sia. Etternalmente
dura questa venerabile e dolcissima sposa.
E se voi mi diceste: E pare che ella venga s meno, e non pare che possa aitare s, non tanto
che figliuoli suoi, dicovi che non cos, ma e pare bene allaspetto di fuore: or raguarda dentro e
trovaravi quella fortezza de la quale el nemico suo privato. Voi sapete bene che Dio colui che
forte, e ogni fortezza e virt procede da lui; questa fortezza non tolta alla sposa, n questo aiutorio
forte e fermo, che non labbi; ma e nemici suoi che fanno contra lei nno perduta questa fortezza e
aiutorio, per che, come membri putridi, tagliati sono dal capo loro, unde subbito che l membro
tagliato, s indebilito. Stolto dunque e matto colui el quale uno piccolo membro e vuole fare contra
uno grande capo, e spezialmente quando vede che prima verrebbe meno el cielo e la terra, che venisse
meno la virt sua di questo capo.
E se diceste: Io non so: io veggo pur le membra che prosperano e vanno inanzi; aspetta un
poco, ch non debba andare n pu andare cos, per che dice lo Spirito santo nella Scrittura santa:
Invano e indarno saffadiga colui che guarda la citt che ella non venga meno, se Dio non la guarda (
Sal 126, 1).
Adunque non pu durare che ella non venga meno, e non sia destrutta lanima e l corpo, per
che sono privati di Dio, per grazia, che la guarda: perch nno fatto contra la dolce Sposa sua, dove si
riposa Dio che essa fortezza. Non cinganni dunque veruno timore servile, per che l timore servile
fu quello che ebbe Pilato, el quale, per paura di non perdere la signoria, uccise Cristo, e per la sua
ignoranzia perd lo stato dellanima e del corpo. Ma se avesse mandato inanzi el timore di Dio, non
cadeva in tanto inconveniente.
Adunque io vi prego, per lamore di Cristo crucifisso, fratelli carissimi e figliuoli della santa
Chiesa, che sempre stiate fermi e perseveranti in quello che avete cominciato, e non vi muova n
dimonio n creature che sono peggio che dimoni, le quali drittamente nno preso loffizio loro: che non
lo basta el male loro, s vanno invitando e ritraendo coloro che vogliono essere e sono stati figliuoli.
Non vi movete per veruno timore di perdere la pace e lo stato vostro, n per minacce che questi dimoni
facessero a voi, per che non vi bisogna; ma confortatevi, con uno santo e dolce ringraziamento, ch
Dio v fatta grazia e misericordia, per che non sete sciolti dal capo, da colui che forte, e non sete
legati nel membro debile e putrido, tagliato da la sua fortezza.
Guardate guardate che questo legame voi non faceste: prima elegete ogni pena, e vadi sempre
inanzi el timore delloffesa di Dio oltre a ogni altra pena: non vi bisognar poi temere. Ma io godo ed
essulto in me della buona fortezza che per infine a qui avete avuta, dessere stati forti e perseveranti e
obedienti alla santa Chiesa. Ora, udendo el contrario, mi contristai fortemente, e per ci venni, da parte
di Cristo crucifisso, per dire a voi che questo non doveste fare per veruna cosa che sia. E sappiate che,
se questo faceste per conservarvi e avere pace, voi cadereste nella maggiore guerra e ruina che aveste
mai, lanima e l corpo: or non cadete in tanta ignoranzia, ma siate figliuoli veri e perseveranti.
Voi sapete bene che, se l padre molti figliuoli, e solo luno rimanga fedele a lui, a colui dar la
eredit.
Questo dico, che se solo voi rimaneste fermi state in questo campo e non vollete el capo
adietro, ch per la grazia di Dio anco ce n rimaso un altro, ci sono e Pisani vostri vicini, che, col
dove voi vogliate stare fermi e perseveranti, mai non vi verranno meno, ma sempre vaitaranno e
difendaranno da chi vi volesse fare ingiuria, infine alla morte. Oim, dolcissimi fratelli, quale sar
quello dimonio che possa impedire questi due membri, che sono legati, per non offendere Dio, nel
legame de la carit, appoggiati e stretti nel capo suo? non veruno.
Aviamo dunque a cercare el lume, del quale io prego la somma etterna Verit che nadempi e
vesta lanima vostra, per che se questo sar in voi, non temo che facciate el contrario di quello che io
vi prego e dico da parte di Cristo, cio di fare altro per lo tempo avenire che abbiate fatto per lo tempo
passato. Non dico pi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
LETTERA 169
1) A don Nicoloso di Francia monaco di Certosa nel monasterio di Belriguardo.
2) A frate Matheo Talomei da Siena dellordine de Predicatori, in Roma.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero combattitore in questo campo della
battaglia, s che mai non volliate el capo adietro per alcuna cosa che sia, ma, come cavaliere virile, state
a ricevere e colpi senza timore servile, ch, essendo voi armato, e colpi non vi nociaranno.
E ci conviene armare con larme della fortezza, unita con lardentissima carit, per che, per
amore del sommo e etterno bene, ci doviamo disponere a portare volontariamente ogni pena e fadiga.
Questa una arme di tanto diletto e fortezza che n dimonia, con diverse e molte tentazioni, n le
creature, con molte ingiurie e beffe e scherni che facessero di noi, non ci possono tllere la fortezza n
el diletto che riceve lanima ne la dolcezza della carit; anco, lanima che armata cos dolcemente
percuote loro, per che l dimonio trovando larme della fortezza nellanima, ne le battaglie che elli le
d vede che con allegrezza le riceve, per odio santo che di s medesima, e per desiderio che di
conformarsi in croce con Cristo, e portare pene e fadighe per lo suo amore. E vede che con dilezione
damore del suo Creatore le spregia, cio che la volont non consente ad alcuna sua illusione; e per di
questa fortezza che el dimonio truova e vede in quella anima, n pena, e vedesene rimanere sconfitto;
e lanima si rimane piena de la divina grazia, tutta affocata damore, e inanimata a la battaglia a
combattere per Cristo crucifisso. S che vedete, carissimo figliuolo, che voi percotarete loro.
E dicovi che percotarete el mondo con tutte le sue delizie, e le creature che vi volessero
perseguitare, in qualunque modo si fusse, con la dilezione della carit sostenendo con vera e santa
pazienzia. E con la pazienzia e con la carit lo gittarete carboni acesi, cio uno amore sopra e capi
loro, che per forza damore si placar lira e la persecuzione loro. Molto c dunque necessaria questa
arme, per che in altro modo non potremmo resistere.
La battaglia non potiamo noi fuggire, mentre che siamo nel corpo mortale, in qualunque stato la
persona si sia; e ciascuno le porta in diversi modi, secondo che piace alla bont di Dio di darle. Se la
persona non armata, riceve el colpo della impazienzia, e riceve el colpo del diletto di consentire
volontariamente a colpi de le molte battaglie che el dimonio gli d; e cos ne rimane morto, rimanendo
ne la colpa del peccato mortale. Ma se elli armato, neuno colpo gli pu nuocere, come detto .
E se voi mi diceste: Io non la posso avere questa arme, o: A che modo potrei fare daverla?,
io vi rispondo che non alcuna creatura che abbi in s ragione, che non la possi avere, se elli vuole,
mediante la divina grazia. Per che la colpa e la virt si fa con la volont; e tanto quanto la volont de
luomo consente al peccato o ad adoperare una virt, tanto peccato e virt. Per che, senza la volont,
n il peccato sarebbe peccato, n la virt sarebbe virt: cio che lanima non ricevarebbe colpa n da
latto del peccato n da alcuna cogitazione, se la volont non vi consente; n le buone cogitazioni n
latto de la virt darebbe vita di grazia, se la volont non consente a ricevarle con affetto damore.
E la volont de luomo s forte, che n dimonio n creatura n alcuna cosa creata la pu
muovere, n fare consentire n a peccato n a virt, pi che si voglia. Questo ci mostr Paulo, quando
disse: N fame n sete n persecuzioni n fuoco n coltello, n cose presenti n future, n angeli n
demonia mi partiranno da la carit di Dio, se io non vorr. In queste parole el glorioso di Paulo ci
mostra quanta la forza de la volont che Dio ci data per sua misericordia, s che neuno pu dire: Io
non posso, n avere scusa di peccato. Possono bene venire e ladii e molti pensieri nel cuore a quali
neuno pu resistere che non venghino , ma el venire non peccato; ma el ricevarli con volont,
questo peccato, e a questo si pu resistere di non aconsentire.
Poi, dunque, che s grande tesoro aviamo che neuno pu essere vento se elli non vuole, non da
schifare e colpi, ma da dilettarsi di stare sempre in battaglia, mentre che viviamo. Chi vedesse quanto
el frutto della battaglia, non sarebbe neuno che con desiderio non laspettasse. Chi non battaglia,
non vittoria; e chi non vittoria, s confuso. Sapete quanto bene ne viene per la battaglia? Luomo
materia, nel tempo delle grandi battaglie, di levarsi da la negligenzia, e dessere pi sollicito a
essercitare el tempo suo, e di non stare ozioso; e singularmente allessercizio dellorazione, ne la quale
orazione umilemente ricorre a Dio, che vede che sua fortezza, e dimandali laiutorio suo. E anco
materia di cognoscere la debilezza e fragilit della passione sensitiva sua; unde per questo concepe uno
odio verso el proprio amore, e con vera umilit dispregia s medesimo, e fassi degno de le pene e
indegno del frutto che seguita doppo le pene.
E anco cognosce la bont di Dio in s, sentendo che la buona volont, la quale elli che non
consente, l da Dio; e per concepe amore nella bont sua con uno santo ringraziamento, perch si
sente conservato nella buona volont. Nelle battaglie sacquistano le grandi virt, e ogni virt riceve
vita da la carit, e la carit notricata da la umilit; e come gi aviamo detto che nel tempo delle
battaglie lanima materia di cognoscere pi s medesima e la bont di Dio in s, dico che in s
cognosce s essere fragile, unde elli saumilia; e in s cognosce ne la buona volont la bont di Dio,
unde viene ad amore e a carit.
Adunque bene da godere nel tempo delle battaglie, e non venire mai a confusione, per che
alcuna volta el dimonio, non potendoci ingannare co lamo del diletto, ci vuole pigliare co lamo della
confusione volendoci fare vedere che nel tempo delle battaglie siamo reprovati da Dio, e che
lorazione e gli altri essercizii spirituali non ci vagliono , dicendo nella mente nostra: Questo che tu
fai, non ti vale: tu debbi fare la tua orazione e laltre cose col cuore schietto e con mente quieta, e non
con tanti disonesti e variati pensieri. Meglio t dunque di lassarle stare. E tutto questo fa el dimonio
perch noi gittiamo a terra e santi essercizii e lumile orazione, che ellarme con che noi ci
difendiamo, o vogliamo dire uno legame che lega e fortifica la volont, e cresce e notrica la fortezza
con lardentissima carit, con che lanima resiste a colpi, come detto . E per el dimonio singegna,
con questo lamo, che noi la gittiamo a terra; per che potrebbe, perduto questo, a mano a mano avere di
noi quello che elli vuole.
Adunque mai per neuna battaglia doviamo venire a confusione, n lassare alcuno essercizio;
eziandio se avessimo peccato attualmente, a confusione di mente non si debba venire per che
doviamo credere che subbito che luomo si ricognosce e dolore e dispiacimento de la colpa comessa,
Dio el riceve a misericordia , ma con speranza e con fede viva credere in verit che Dio non vi porr
maggiore peso che voi potiate portare; per che tanto ci molestano le demonia quanto Dio permette, e
pi no. E doviamo essere certi che Dio sa pu e vuole deliberarci, quando elli vedr che sia el tempo
che faccia per la salute nostra di tollarci le tentazioni e ogni altra fadiga; per che ci che elli ci d e
permette, el fa per nostra salute o per acrescimento di perfezione.
Or con questo lume de la fede e vera speranza passarete questo e ogni altro inganno del dimonio;
e con profonda umilit, inchinando el capo a passare per la porta stretta, seguitando la dottrina di Cristo
crucifisso, acquistarete el dono della fortezza e della carit, de la quale aviamo detto che larme con
che noi ci difendiamo. Con che sacquista questa arme? col lume della santissima fede, come detto . S
che la fede con ferma speranza e con la carit ch altrimenti, non sarebbe fede viva ci dar lume in
cognoscere la nostra fortezza, Cristo dolce Ges, e la debilezza de nemici. E la speranza ci far certi
che elli cos, aspettando che ogni fadiga sar remunerata, e ogni colpa sar punita. E la carit ci
fortifica, facendoci forti contra ogni avversario.
Dunque a combattere, carissimo figliuolo, ponendoci el sangue dinanzi de lumile e immaculato
Agnello, che ci far essere forti e inanimare a la battaglia; in altro modo non tornaremmo a la citt
nostra di vita etterna con la vittoria. E per vi dissi che io desideravo di vedervi vero combattitore,
mentre che siamo nel campo della battaglia, s come cavaliere virile; e cos vi prego che facciate, e
sempre con la verga della vera obedienzia.
O carissimo figliuolo, parmi che lo Sposo eterno voglia che voi vi gloriate insieme col glorioso
Paulo: egli si gloria nelle molte tribolazioni; fra laltre, dello stimolo che egli ebbe poi che fu preso e
battuto cotante volte da Giuderi. E voi con lui insieme,vi gloriate, figliuolo carissimo, e abiatele in
debita reverenzia, riputandovi indegno del frutto e degno della pena. Ora il tempo nostro di sostenere
per gloria e loda del nome suo: non dubitate, n voglio che veniate meno sotto la disciplina dolce di
Dio. Confortatevi, ch tosto verr laurora. Voi chiamerete, e sarvi risposto in verit. Anegatevi
anegatevi nel sangue dolce di Cristo crucifisso, dove ogni cosa amara diventa dolce, e ogni grande peso
leggiero. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
Gridate in cella, e la verit eterna udir el grido vostro, e io, ignorante e misera vostra madre, far
il simile: e cos sar subvenuto a vostri bisogni. Non mancate in isperanza, ch a voi non mancher la
divina Providenzia.

LETTERA 170
A Pietro marchese predetto.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, carissimo padre in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, mi vi
racomando nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi vero servo e cavaliere di
Cristo, combattendo sempre virilmente contra e vizii e i peccati, non con negligenzia ma con vera e
santa sollicitudine, s che, venendo quello punto dolce de la morte, torniamo con la vittoria ne la citt
vera di Ierusalem, visione di pace, dove noi non trovaremo la carne che voglia ribellare a lo spirito.
Ma attendete, padre, che a volere la vita durabile, c bisogno di lassare la carne, prima che venga
la morte e che la carne abbandoni noi, cio lassare gli appetiti e i desiderii e i sentimenti carnali. Oim,
non ve ne fate invitare a lassargli, per ched e non ci tempo, e non neuna cosa che faccia luomo
bestiale quanto questo perverso vizio; e grande stoltizia de la creatura, che si tolle tanta dignit per
tanto trista cosa e diventa animale bruto. Adunque stirpiamo e combattiamo contra a questo vizio e
contra ad ogni altro, con lodore de la santa continenzia e onest, con lo scudo de la santissima croce, e
riparare a colpi: s che siate vero giudice e signore ne lo stato che Dio v posto, e drittamente rendiate
el debito al povero e al ricco secondo che richiede la santa giustizia, la quale sempre sia condita con
misericordia. Non dico pi qui.
Manifestovi uno caso che avenuto al monasterio di Santo Michele Angelo da Vico; per che
uno giovano, el cui nome vi dir la lettera che la badessa del detto monasterio vi manda, el quale gi
buono tempo l stimolate, e a tanto venuto che egli vi si entra ogni ora che gli piace, avendo smurata
una finestra del monasterio, minacciando quelle che non vogliono el male, di mettere fuoco nel
monasterio e ardervele dentro, secondo che esse nno detto a me. Per la quale cosa vi prego e costringo
che voi ci poniate quello remedio che vi pare, e pi convenevole, s che si ponga remedio a tanta
abominazione. Non vorrei per che egli perdesse la vita, ma dogni altra pena io sarei molto consolata.
Non dico pi sopra questa materia.
Lo Spirito santo vallumini, di questo e dogni altra cosa. Laudato sia Ges.

LETTERA 171
A Nicol Soderini, essendo de Priori di Firenze al tempo che si fece la lega.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.
A voi, dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de
servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi membro legato e
unito nel legame della vera carit, s e per s fatto modo che participiate di questo vero amore che, poi
che sete fatto capo e posto in signoria, voi siate quello mezzo che aitiate a legare tutti e membri de
vostri cittadini, s che non stieno a tanto pericolo e dannazione dellanima e del corpo.
Sapete che il membro che tagliato dal capo suo, egli non pu avere in s vita, perch non
legato con quello unde egli aveva la vita. Cos vi dico ch lanima che partita da lamore e da la
carit di Dio: ci di quelli e quali non seguitano el loro Creatore, ma pi tosto el perseguitano con
molte ingiurie e peccati mortali, e quali manifestamente si veggono per segni e modi che noi vediamo
apparire e fare tutto d; e voi mi potete intendere. Or chi siamo noi, miseri miserabili, iniqui e superbi,
noi che facciamo contra el capo nostro? Oim oim, la superbia e la grandezza nostra col vedere cieco
ci mostra el fiore dello stato e delle signorie, e non vediamo el vermine che intrato sotto a questa
pianta che ci d el fiore, che rode; e tosto verrebbe meno, se egli non sargomenta. Conviensi dunque
argomentare col lume della ragione della vera e dolce umilit, la quale virt coloro che la possegono
sempre sono essaltati, e cos per lo contrario, come disse Cristo, sempre i superbi sono umiliati (Lc 14,
11; Mt 23, 12; Lc 18, 14). Questi cotali non possono avere vita, per che sono membri tagliati dal dolce
legame della carit.
O che peggio potiamo avere che essere privati di Dio? Bene potremmo avere assai legame e, fatta
lega, legati con molte citt e creature: che, se non c el legame e laiutorio di Dio, che ci vaglia nulla.
Sapete che invano saffadiga colui che guarda la citt, se Dio non la guarda ( Sal 126, 1). Che faremo
dunque, disaventurati a noi, ciechi e ostinati ne difetti nostri, poi che Dio colui che guarda e conserva
la citt e tutto luniverso, e io mi so ribellato da lui, che colui che ? E se io dicessi: Io non fo
contra lui; dico che tu fai contra lui quando fai contra el vicario suo, la cui vece tiene. Vedi che tu se
tanto indebilito, per questa ribellione fatta che quasi non ci forza veruna, perch siamo privati della
nostra fortezza. Oim, fratello e figliuolo carissimo, aprite locchio a raguardare tanto pericolo e tanta
dannazione danima e di corpo; pregovi che none aspettiate la ruina e l divino iudizio, per che l
vermine potrebbe tanto crescere che l fiore darebbe a terra. Lodore di questo fiore gi mortificato,
perch siamo stati ribelli a Cristo: sapete che lodore della grazia non pu stare in colui che fa contra el
suo Creatore.
Ma el remedio ci , se l vorremo pigliare, e di questo vi prego quanto so e posso, in Cristo dolce
Ges, che l pigliate, voi e gli altri cittadini, e fatene ci che potete da la parte vostra. Umiliatevi e
pacificate i cuori e le menti vostre, per che per la porta bassa non si pu tenere col capo alto, per che
noi ce l romparemmo: egli ci conviene passare per la porta di Cristo crucifisso, che saumili a noi
stolti e con poco cognoscimento. E se voi vaumiliarete, dimandarete con pace e mansuetudine la pace
al nostro capo, Cristo in terra.
Vogliate dimostrare che siate figliuoli, membri legati e non tagliati, e trovarete misericordia e
benignit, essaltazione nellanima e nel corpo. Sapete che la necessit ci debba strignare a farlo, se non
ci strignesse lamore. Non pu stare el fanciullo senza laiutorio del padre, per che non in s virt n
potenzia veruna per s ci che egli , da Dio : conviengli dunque stare in amore del padre, ch, se
egli sta in odio e in rancore, laiutorio suo gli verr meno; venendoli meno laiutorio, conviene che
venga meno egli. Adunque , e con sollicitudine, da andare e dimandare laiutorio del padre, cio di
Dio: conviencelo adimandare e avere dal vicario suo, per che Dio gli data nelle mani sue la chiave
del cielo, e a questo portinaio ti conviene fare capo, per che quello che egli fa fatto, e quello che egli
non fa, non fatto. Cos disse Cristo a santo Pietro: Cui tu legarai in terra, sar legato in cielo, e cui tu
sciogliarai in terra, sar sciolto in cielo (Mt 16, 19).
Poi che egli tanto forte questo vicario, e di tanta virt e potenzia che serra e apre la porta di vita
eterna, noi membri putridi, figliuoli ribelli al padre, saremo s stolti che facciamo contra lui? Bene
vediamo che senza lui non potiamo fare. Se tu se contra la santa Chiesa, come potrai participare el
sangue del Figliuolo di Dio, ch la Chiesa non altro che esso Cristo? Egli colui che ci dona e
ministra e sacramenti, e quali sacramenti ci danno vita per la vita che nno ricevuta dal sangue di
Cristo. Ch prima che l sangue ci fusse dato, n virt n altro erano sufficienti a darci vita eterna.
Come dunque siamo tanto arditi che noi spregiamo questo sangue? E se dicessi: None spregio el
sangue; dico che non vero, ch chi spregia questo dolce vicario spregia el sangue: ch chi fa contra
luno, fa contra allaltro, per che essi sono legati insieme. Come mi dirai tu che, se tu offendi uno
corpo, che tu none offendi el sangue che nel corpo? non sai tu che egli uno corpo mistico, che tiene
in s el sangue di Cristo? Intendi che adiviene come del figliuolo e del padre: che, assai offendesse el
padre el figliuolo, che l figliuolo abbi mai ragione sopra di lui; e non pu mai offendarlo, n debba
offendare, che non sia in pericolo di morte e in stato di dannazione. Egli sempre debitore a lui, per
lessere che egli gli dato: non preg mai el figliuolo el padre che gli desse della substanzia della carne
sua, e non di meno el padre, mosso per amore che egli al figliuolo prima che egli abbi lessere, s gli
l d. O quanto maggiormente noi ignoranti, ingrati e scognoscenti figliuoli, potiamo patire doffendere
el nostro vero padre, con ci sia cosa che egli ci abbi amati senza essere amato, ch per amore ci cre
(e anco ci recre a grazia nel sangue suo, dando la vita con tanto fuoco damore che, ripensandolo, la
creatura patirebbe inanzi fame e sete e ogni necessit, infine alla morte, prima che ribellasse o facesse
contra el vicario suo, per lo quale c porto el frutto del sangue di Cristo); e tutto ci dato per grazia e
non per debito.
Or non pi, fratelli miei: non pi dormite in tanto poco lume e cognoscimento; traiamo el
vermine della superbia e dellamore proprio di noi medesimi; uccidianlo col coltello de lodio e
dellamore, con amore di Dio e reverenzia della santa Chiesa, con odio e dispiacimento del peccato e
difetto commesso contra Dio e contra lei. Allora avarete fatto uno innesto, piantati e innestati
nellarbore de la vita: torrvi la morte e rendervi la vita; privati sarete della debilezza ch gi
abbiamo detto che sete fatti debili perch siamo privati di Dio, che nostra fortezza, per la ingiuria che
facciamo alla Sposa sua : dunque, facendo questa unione con odio e dispiacimento della divisione
avuta, sarete fatti forti nelle grazie spirituali le quagli doviamo participare, volendo la vita della
grazia e nelle temporali, s e per s fatto modo che neuno voffendar. Meglio v di stare in pace e in
unione, eziandio non tanto col capo vostro ma con tutte le creature, per che noi non siamo giudei n
saracini, ma cristiani, bagnati e ricomprati nel sangue di Cristo.
Stolti a noi, che ci andiamo ravollendo per appetito di grandezza e, per timore di non perdare
stato, pigliamo e facciamo loffizio delle dimonia (andando invitando laltre creature a fare quello male
medesimo che fate voi, s come dimonio): ch, quando egli erano angeli, quelli che caddero si legaro
insieme e ribellaro a Dio e, volendo essere alti, diventaro bassi. Non voglio, e cos vi prego, che voi
non facciate el simile: volendo fare contra la Sposa di Cristo, vandiate legando insieme. Facendo cos,
quando credeste essere legati e inalzati, voi sareste pi sciolti e abbassati che mai.
Non pi cos, fratelli carissimi; legatevi nel legame dellardentissima carit, dimandate di tornare
a pace e a unione col capo vostro, acci che non siate membri tagliati. Voi avete uno padre tanto
benigno che, volendo tornare allamenda, non tanto che egli vi perdoni, ma egli vinvita a pace, none
obstante la ingiuria che ricevuta da voi, bene che forse non vi pare avere fatta ingiuria ma ricevuta; se
questo , per poco lume che in voi, e questo el grande pericolo, ed la cagione che luomo non si
corregge n torna allamenda, perch non vede la colpa sua: non vedendola, non lagrava per odio e
dispiacimento; adunque ci conviene vedere acci che cognosciamo e difetti nostri, s che,
cognoscendoli, gli correggiamo.
Noi non doviamo amare e vizii che noi vedessimo nelle creature, ma doviamo amare e avere in
reverenzia la creatura e lautorit che Dio posta ne ministri suoi; de peccati loro lassargli punire e
gastigare a Dio, per che egli quello sommo giudice che drittamente d e giudizii suoi, e a ogni uno
rende el debito suo giustamente, secondo che meritato, e con drittura. Troppo sarebbe sconvenevole
che volessimo giudicare, noi che siamo caduti in quello medesimo bando. Pregovi che non vi lassiate
pi guidare a tanta simplicit, ma con cuore virile e virtuoso vi legate col vostro capo, s che, venendo
el punto della morte, dove la persona non si pu scusare, noi potiamo participare e ricevare el frutto del
sangue di Cristo.
Pregovi voi, Nicol, per quello amore ineffabile col quale Dio v creato e ricomprato tanto
dolcemente, che voi vi studiate, giusta al vostro potere ch senza grande misterio non v Dio posto
cost , di fare che la pace e lunione tra voi e la santa Chiesa si faccia, acci che non siate pericolati
voi e tutta la Toscana.
Non mi pare che la guerra sia s dolce cosa che tanto la dovessimo seguitare, potendola levare. Or
cci pi dolce cosa che la pace? certo no. Questo fu quello dolce testamento e lezione che Cristo lass
a discepoli suoi; cos disse egli: Voi non sarete cognosciuti che siate miei discepoli per fare miracoli,
n per sapere le cose future, n per mostrare grande santit in atti di fuore, ma se avarete carit e pace e
amore insieme (Gv 13, 35).
Voglio dunque che pigliate lofficio degli angeli, che sono mezzo ingegnandosi di pacificarci con
Dio; fatene ci che potete, e non mirate per veruna cosa, n per piacere n per dispiacere. Attendete
solo a lonore di Dio e a la salute vostra; eziandio se la vita ne dovesse andare, non vi ritragga mai di
dire la verit per veruno timore che l dimonio o le creature vi volessero mettare: ponetevi per scudo e
per difesa el timore di Dio, vedendo che locchio suo sopra di noi e raguarda sempre la intenzione e
volont de luomo, come ella dirizzata in lui. Facendo cos, adempirete el desiderio mio in voi, s
come io vi dissi che io desideravo che fuste membro unito e legato nel legame della carit, e non tanto
in voi, ma cagione di legare tutti gli altri.
Fate lo vedere, quanto potete, el pericolo e malo stato che sono, ch io vi prometto che, se voi
non vargomentate in ricevare la pace e dimandarla benignamente, voi cadarete nella maggiore ruina
che cadeste mai. Temo che non si potesse dire quella parola che disse Cristo quando andava
allobrobiosa morte della croce per noi, miseri miserabili, scognoscenti di tanto benefizio, quando si
volse dicendo: Figliuole di Gerusalem, non piangete sopra me, ma sopra voi e figliuoli vostri (Lc
23, 28). E lo d di domenica dolivo, quando scendeva del monte, disse Gerusalem Gerusalem, tu godi
che egli oggi el d tuo, ma tempo verr che tu piagnarai (Lc 19, 41 44). Or non vogliate, per
lamore di Dio, aspettare questo tempo, ma ponete in voi la vera letizia, cio de la pace e dellunione. A
questo modo sarete veri figliuoli, participarete e avarete la eredit del Padre etterno.
Non dico pi, ch tanto el duolo e la pena che io ne porto per lo danno dellanime e de corpi
vostri, che, acci che questo non fusse, io sosterrei con grande desiderio di dare mille volte la vita, se
tanto potesse; s che abbiatemi per scusata sio abondo di parole, ch tosto el mandarei ad effetto se io
potesse. Prego la divina providenzia che a voi, figliuolo, e a tutti gli altri, dia lume e cognoscimento e
timore e amore santo di Dio, che vi tolga ogni tenebre e amore proprio e timore servile, che quella
cagione unde procede e viene ogni male.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Mando a voi el portatore di questa lettera, predicatore unguanno cost, dellordine de frati
Minori, vero e buono servo di Dio, el quale vaitar a consigliare e dirizzare nella via della verit, e in
tutte quelle cose che avete a fare per voi medesimo in particulare e per tutta la citt in comune. Pregovi
che pigliate e vatteniate a consigli suoi, e non sia veruna cosa s secreta n occulta nella mente vostra
che voi non gli l participiate e manifestiate a lui. Spero per la divina grazia che, per lamore e affetto
che egli alla salute vostra e dogni creatura, che ricevar lume da Dio, s che drittamente vi
consigliar: di costui fate ragione che sia un altro io.
Benedicete e confortate monna Gostanza e tutta la famiglia.

LETTERA 172
A frate Nicol de frati di Monte Oliveto nel monasterio di Fiorenza.
Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, reverendissimo e carissimo padre in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vederci
levato el cuore e laffetto e l desiderio nostro a questo dolce capo Cristo Ges; con quella brigata tratti
del limbo, che longo tempo in grandissima tenebre avevano aspettata la redenzione loro.
Levianci suso e cuori, e in lui raguardate laffettuoso e consumato amore el quale Dio
dimostrato in tutte le sue operazioni alluomo; poi raguardiamo el dolce desiderio che ebbero que santi
e venerabili padri, solamente aspettando lavenimento del Figliuolo di Dio. Confondasi dunque e
spengacisi in noi la nostra ignoranzia e freddezza e negligenzia, noi che aviamo gustato e veduto e
sentito el fuoco de la divina carit! O che ammirabile cosa questa, che solo del pensiero ardevano! E
vediamo Dio innestato ne la carne nostra, fatto una cosa con luomo: o dolce e vero inesto! Luomo
infruttifero, che non participava lacqua de la grazia, egli fatto fruttifero, pur che distenda lale del
santo desiderio; appongasi in su larbore de la santissima croce, due trovar questo santo e dolce inesto
del Verbo incarnato, Figliuolo di Dio. Ine trovaremo i frutti de le virt maturati sopra l corpo
dellAgnello svenato e consumato per noi.
Adunque levinsi e cuori e desideri nostri con perfetta e vera sollecitudine: riceviamo questi
graziosi frutti, non aspettiamo que desiderii de nostri padri antichi: confondasi la nostra negligenzia.
Che frutti dolci son questi e quali ci conviene cogliare? Conviene per necessit chegli abbia el
frutto de la vera pazienzia, ch fu tanto maturo in lui questo frutto che mai non si mosse per
impazienzia; non si mosse per ingratitudine n per ignoranzia nostra, ma come inamorato sostenne e
port le nostre iniquitadi in sul legno de la santissima croce. Ine trovarete quello frutto che d vita a
coloro che sono morti, lume a coloro che fussero ciechi, sanit a coloro che sono infermi: questo el
frutto de la santissima carit che fu quello legame che l tenne, che n chiovi n croce sarebbe stato
sufficiente a tenerlo confitto in croce: solo il legame de la carit el tenne. Adunque bene so maturi
questi frutti.
Non si tengano pi e cuori, ma con sollecitudine si levino a raguardare questo inestimabile
amore el quale Dio avuto alluomo: dicovi che non sar n dimonia n creatura che ci possa impedire
el santo e vero desiderio, per che le dimonia fuggono dal cuore e desiderio arso nel fuoco de la divina
carit, s come la mosca fugge e non sappone in sul pignatto che bolle, per che vede apparecchiata la
morte sua per lo caldo e calore del fuoco; ma quando el pignatto tiepido, elle vi corrono dentro come
in casa loro, e ine si pascono. Non tepidezza adunque, per lamore di Dio, ma corriamo verso el calore
de la divina carit, seguitando le vestigie di Cristo crucifisso: entriamo ne le piaghe di Cristo, acci che
siamo inanimati di a portare ogni cosa per lui e fare sacrifizio de le corpora nostre. Non dico pi.
Fornite la navicella dellanima vostra, che l tempo breve.
Permanete ne la santa dilezione di Dio.

LETTERA 173
A uno frate che esc dellOrdine.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi alluminato della verit a ci che,
cognoscendola, la potiate amare. Per che, amandola, ve ne vestirete, e odiarete quello che contra alla
verit e che ribella a essa, e amarete quello che nella verit e che la verit ama.
O carissimo figliuolo, quanto c necessario questo lume per che in esso si contiene la salute
nostra! Ma io non veggo che noi potiamo avere el detto lume dellintelletto senza la pupilla della
santissima fede, la quale sta dentro nellocchio. E se questo lume offuscato e intenebrito da lamore
proprio di noi medesimi, locchio non lume e per non vede, unde, non vedendo, non cognosce la
verit. Convienci dunque levare questa nebula, a ci che el vedere rimanga chiaro.
Ma con che si dissolve e si leva questa nebula? con lodio santo di noi medesimi, cognoscendo le
colpe nostre, e cognoscendo la larghezza della divina bont, come aduopera verso di noi. In questo
cognoscimento sacquista la virt della pazienzia, per che colui che cognosce el suo difetto e la legge
sensitiva che impugna contra allo spirito, sodia; ed contento che non tanto le creature che nno in
loro ragione, ma gli animali ne faccino vendetta. Questi dellingiurie, scherni, villanie e rimproverii
ingrassa; e delle molte persecuzioni e pene si diletta, e tienle per suo refrigerio.
Questo cognoscimento che luomo di s germina umilit profonda, e non leva el capo per
superbia, ma sempre pi saumilia. E per lo cognoscimento della bont di Dio in s si notrica e cresce
nellaffettuosa carit; la quale carit notricata da lumilit el figliuolo suo da lato della vera
discrezione. Unde discretamente rende el debito suo a Dio, rendendo laude e gloria al nome suo; e a s
rende odio e dispiacimento della propria sensualit; e al prossimo rende la benivolenzia, amandolo
come si debba amare, con carit fraterna libera e ordinata, e non fincta n senza ordine. Per che la
virt della discrezione la radice sua nella carit, e non altro che uno vero cognoscimento che
lanima di s e di Dio, unde rende a mano a mano a ciascuno el debito suo. Ma non senza el lume,
per che, se non avesse el lume, ogni suo principio e operazione sarebbe imperfetta; e il lume non pu
avere senza el vero cognoscimento di s unde trae lodio , e della bont di Dio in s, unde trae
lamore. Ma quando la si truova, allora servo fedele al suo Creatore, e stando nella notte di questa
tenebrosa vita, va col lume; ed essendo nel mare tempestoso gusta e riceve in s pace. E sempre corre
alla perfezione con constanzia e perseveranzia infine alla morte, e con fortezza passa lassedio delle
demonia, e non viene meno nella battaglia, in qualunque stato si sia.
Se elli secolare, elli buono secolare; se elli religioso, elli perfetto religioso, e navica nella
navicella della vera obedienzia, e non se ne tolle mai. El suo specchio dove si specchia, lOrdine, e
costumi e losservanzie sue, le quali singegna sempre di compirle in s. E non d luogo al dimonio,
quando col timore servile gli volesse dare battaglie dicendoli: Tu non potrai portare le pene
dellOrdine e le persecuzioni de tuoi fratelli, n le penitenzie che ti saranno imposte, e lobedienzie
gravi. Ma questi, che el lume, di tutte si fa beffe, rispondendo come morto alla propria volunt, e
come alluminato del lume della santissima fede: Ogni cosa potr per Cristo crucifisso (Fil 4, 13); per
che so veramente che elli non pone maggiore peso alle sue creature che possino portare. Unde io le
voglio lassare misurare a lui (e vole portare con vera pazienzia), per che in verit cognosco la verit, e
che ci che mi permette e d, elli el fa per mio bene, a ci che io sia santificato in lui.
O quanto beata questa anima, che per lo dolce cognoscimento della verit venuta a tanto lume
di perfezione che vede, e si d a cognoscere, che ci che Dio permette elli el fa per singulare amore;
per che colui che esso amore non pu fare che non ami la sua creatura che in s ragione. El quale
ci am prima che noi fussimo, perch voleva che participassimo del suo sommo ed etterno bene; e per
ci che elli ci d, ci d per questo fine.
Ma e miseri che sono privati di questo lume de la fede santa non cognoscono la verit. E perch
non la cognosce el misero questa verit? Perch non levata la nuvila dellamore proprio, unde non
cognosce s, e per non sodia; e non cognosce la divina bont, e per non lama. E se elli ama alcuna
cosa, lamore suo imperfetto per che tanto ama quanto si vede trare diletto e consolazione da Dio,
e utilit dal prossimo , e per non forte n perseverante nel bene che elli cominciato, per che, a
mano a mano che el latte della grande consolazione se gli leva di bocca, elli viene meno, e volta el capo
indietro a mirare larato.
Ma se in verit avesse cognosciuta la verit non gli adiverrebbe cos, ma, essendo imperfetto, se
pur gli adivenisse di voltarsi indietro, quello che non fatto cio davere odiato s col lume della fede
elli materia di farlo doppo el cadimento.
E debbalo fare, per che pi spiacevole a Dio e danno a lui la lunga perseveranzia nel peccato,
che el proprio peccato: per che umana cosa el peccare; ma la perseveranzia nel peccato cosa di
demonio.
Unde non si debba gittare tra morti, mentre che elli el tempo; n sostenere lo stimolo della
conscienzia che l chiama, rodendolo continuamente. N debba dire: Io aspetto: forse che non anco
matura questa pera acerba. Oh quanto matto e stolto colui che aspetta el tempo che elli non , e non
risponde in quello che elli ; e fa n pi n meno come se elli fusse sicuro davere el tempo! Oh quanta
pena e ghiado , quando e sono veduti cos matti a servi di Dio! Oh quanto male fa costui! elli
offende Dio, che somma ed etterna verit; e offende lanima sua facendosi male di colpa; e contrista
e servi di Dio, e quali stanno come affamati de lonore del loro Creatore e della salute dellanime.
O figliuolo carissimo, tornivi un poco la memoria in capo; e aprite locchio dellintelletto a
cognoscere le colpe vostre con speranza di misericordia. Vediate, vediate questa verit, e tornate al
vostro ovile; per che in altro modo non la potreste cognoscere: ch verit, con colpa, cognoscere non
potreste. Unde perch di fuore da lovile non state senza colpa di peccato mortale, e con la gravezza
della scomunicazione, non potete cognoscere questa verit; ma ritornando voi allovile la
cognosciarete, per che sarete privato della colpa. Distendete dunque la volunt vostra ad amare e
desiderare el vostro Creatore e larca vostra della santa religione.
E non considerate voi, che tra gli altri che si debbono dolere a cui avenuto questo caso, s sete
voi? Per che nellaspetto mostravate davere grande sentimento e cognoscimento di Dio, e pareva che
sommamente vi dilettasse di gustare el latte dellorazione, e dofferire dolci e amorosi desiderii; ma in
effetto e in verit non pare che fuste fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Ges, cio damare lui
senza rispetto della propria vostra consolazione, n netto del piacere e parere umano. Per che se in
verit fusse stato fatto el fondamento in Cristo crucifisso e nel cognoscimento di voi, come detto , non
sareste mai caduto, n venuto in tanta inconvenienzia. Solo dunque cadiamo quando el fondamento non
bene cavato nella valle de lumilit, e fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Ges, volendo
seguitare le vestigie sue, non eleggendo n tempo n luogo a suo modo, ma solo come piace alla verit
etterna.
O figliuolo carissimo, quello che non fatto io voglio che si faccia senza alcuna confusione di
mente e senza disperazione; ma con vera speranza e col lume della santissima fede. Col quale lume in
verit cognosciarete la sua misericordia, e con questa misericordia miticarete la grande confusione la
quale vi pare ricevere, vedendovi caduto da laltezza del cielo nella profonda e somma miseria.
Levatevi dunque con uno odio santo, reputandovi degno della vergogna e vituperio, e indegno del
frutto e della gloria; nascondetevi sotto lale della misericordia di Dio, per che elli pi atto a
perdonare che voi a peccare.
Anegatevi nel sangue di Cristo, dove ingrasser lanima vostra per speranza, e non aspettarete pi
el tempo, per che el tempo non aspetta voi. Ma fate forza e violenzia a voi medesimo, e dite: Anima
mia, ricognosce el tuo Creatore e la grande misericordia sua; el quale t conservato e prstati el tempo,
aspettandoti per misericordia che tu ritorni al tuo ovile.
Oh dolcissimo amore, quanto t propria questa misericordia! Per che, se voi raguardate bene,
chi l tenuto che nel primo nostro cadere elli non comand a la terra che cinghiottisse, e agli animali
che ci devorassero? Anco ci prestato el tempo, e aspettato con pazienzia. Chi n cagione davere
ricevuto tanto di grazia? le nostre virt che non ci sono? No, ma solo la sua infinita misericordia. Poi,
dunque, che nel tempo che noi giaciamo nella tenebre del peccato mortale elli ci fa tanta misericordia,
molto maggiormente doviamo sperare con fede viva che ce la far, ricognoscendo le colpe nostre, e
tornando nellarca al giogo dellobedienzia; e ine uccidere e conculcare la propria nostra volunt, e non
dormire pi.
Oim, oim, io credo che e miei peccati sieno cagione delle colpe.
Non vogliate, pregovi, pi stare n fare danno a voi e vituperio a Dio, n pi contristare e fratelli
vostri; ma ripigliate el giogo dellobedienzia e la chiave del sangue di Cristo, la quale chiave gittaste
nel profondo pozzo; e non la potete avere n usare senza colpa, perch vi partiste del giardino della
santa religione nel quale fuste piantato per essere fiore odorifero, forte, e con vera perseveranzia infine
alla morte. Or le ripigliate con la contrizione del cuore, e con dispiacimento della colpa commessa e
odio della sensualit, e con viva fede, specolandovi nella somma ed etterna verit; e pigliando ferma
speranza che Dio e lOrdine vi ricevar a misericordia, e perdonaravi la colpa commessa; e faravisi a
rincontra el Padre etterno con la plenitudine e abundanzia della grazia sua. Or questa sia quella vera
Gerusalem la quale voi seguitiate e vogliate andare, cio nella religione santa; e trovarete Gerusalem
visione di pace, per che ine si pacificar la conscienzia vostra.
E entrarete nel sepolcro del cognoscimento di voi con Magdalena e dimandarete: Chi mi
rivollarebbe la pietra del monimento? per che la gravezza della pietra, cio la colpa del peccato, s
grave che io per me non la posso muovere. E subbito allora, confessata e veduta la vostra
imperfezione e gravezza, vedrete due angeli che rivoltaranno questa pietra: cio laiutorio divino el
quale vi mandar langelo del santo timore e amore di Dio el quale amore non solo, ma acompagna
lanima della carit del prossimo ; e langelo de lodio el quale Dio manda per rivoltare questa
pietra seco la vera umilit e pazienzia.
Unde con vera speranza e viva fede non si parte dal sepolcro del cognoscimento di s; ma con
perseveranzia sta, infine che truova Cristo resuscitato nellanima sua per grazia. E poi che l trovato,
ella el va ad anunziare a fratelli suoi; e suoi fratelli sono le vere reali e dolci virt, con le quali vuole
fare e fa mansione insieme con loro. Allora Cristo, apparendo nellanima per sentimento, si lassa
toccare con lumile e continua orazione.
Or questa la via; e altra via non c. So certa che se avarete el lume della santissima fede, e che
in verit cognosciate la verit per lo modo che detto , voi terrete queste vie senza negligenzia, e senza
mettere intervallo di tempo; ma con sollicitudine pigliarete el punto del tempo che voi avete. Per altro
modo stareste sempre in tenebre, per che sete dilungato da la luce; e stareste in tristizia, per che el
gaudio della grazia non sarebbe in voi, ma sareste membro tagliato dal corpo mistico della santa
Chiesa. E per vi dissi, poich altra via non cera, che io desideravo di vedervi alluminato della verit
col lume della santissima fede, la quale la pupilla dellocchio dellintelletto con che si cognosce la
verit. Unde io vi prego per lamore di Cristo crucifisso, e per la salute vostra, che adempiate el
desiderio mio. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Se io vi fusse apresso, saprei qual dimonio imbolata la mia pecorella, e quale quello legame
che la tiene legata che ella non torna alla greggia con laltre; ma ingegnarommi di vederlo con la
continua orazione, e con questo coltello tagliare el legame che la tiene: allora sar beata lanima mia.
Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 174
A monna Agnesa predetta.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io
Caterina serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di
vederti vestita di vera e perfetta umilit, per che ella quella virt piccola che ci fa grandi nel cospetto
dolce di Dio.
Ella quella virt che costrinse e inchin Dio a fare incarnare el Figliuolo dolcissimo suo nel
ventre di Maria, ella essaltata s come i superbi sono umiliati, ella riluce nel cospetto di Dio e degli
uomini, ella lega le mani delo iniquo, ella unisce lanima in Dio, ella purga e lava le macchie de le
colpe nostre e chiama Dio a farci misericordia. Adunque voglio, figliuola dolcissima mia, che tu
tingegni dabracciarla questa gloriosa virt, acci che tu passi questo mare tempestoso di questo
mondo senza tempesta o pericolo veruno.
Or ti conforta con questa dolce e reale virt e bgnati nel sangue di Cristo crucifisso. E quando
puoi vacare el tempo tuo allorazione ti prego che l faccia; e caritativamente amare ogni creatura che
e in s ragione. Poi ti prego e ti comando che tu non digiuni, eccetto e d comandati da la santa
Chiesa quando tu puoi, e quando ti senti da non potere, non gli digiunare; e laltro tempo non digiunare
altro che l sabbato, quando ti senti da potere. Quando questo caldo passato e tu digiuna le Sante
Marie se tu puoi, e pi no; e non bere solamente acqua veruno d; e sforzati di crescere el santo
desiderio tuo, e queste altre cose lassale ogimai stare. Non ti dare pensiero n malinconia di noi, ch
noi stiamo tutti bene. Quando piacer a la divina bont tosto ci rivedremo insieme. Altro non ti dico.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
Confortami molto molto le mie dilette figliuole Orsola e Ginevra.
LETTERA 175
A non so quale monasterio di donne.
Al nome di Cristo Ges che per noi fu crucifisso A voi dilettissime e carissime figliuole e suore
mie in Cristo Ges: io Caterina serva e schiava de servi di Dio scrivo a voi e confortovi nel prezioso
sangue del Figliuolo suo, con desiderio di vedervi spogliate del vestimento vecchio e vestite del nuovo
s come dice lapostolo dolce quando dice: (Induimini dominum nostrum Jesum Christum).
E del vecchio vestimento siate spogliate, cio del peccato e del disordinato timore che era ne la
Legge vecchia, la quale era solamente fondata in timore di pena. Non vuole cos Dio, cio che la sposa
sua sia fondata sopra el timore, ma sopra la legge santa e nuova dellamore, per che questo il
vestimento nuovo. Or cos dunque vi prego che sia fondato el cuore e lanima vostra, per che lanima
che fondata in amore adopera grandi cose e non schifa fadiga n cerca le cose sue, ma sempre cerca
in che modo ella si possa unire con la cosa che ella ama. Unde questo quello che fanno i servi di Dio.
La prima cosa che essi fanno per essere bene uniti con Cristo si che essi levano via quello
mezzo che lo tolle Dio, cio ogni amore proprio e piacimento che avessero al mondo o a loro
medesimi. Oim quanto da odiare questo mezzo perverso che ci tolle el lume e dacci la tenebre,
tolleci la conversazione di Dio e dacci quella del demonio, tolleci la vita e dacci la morte. Non fa cos
la vera carit e il puro amore di Dio e del prossimo, anco d lume e vita e unione perfetta con Dio, in
tanto che per desiderio e amore diventa un altro lui e non pu volere n amare neuna cosa la quale sia
fuore di Dio. Ma ci che in lui ama e ci che fuore di lui odia, cio el vizio e il peccato, e ama le
virt in tanto che dice col dolce inamorato di Pavolo: Quelle cose che prima mi recavo a guadagno ora
per Cristo mi reco a danno, e il danno a guadagno.
Cio dice Pavolo che quando luomo nellamore proprio di s medesimo e disordinati gli
appetiti dellanima, i diletti allora e le consolazioni e i piaceri del mondo gli paiono buoni, unde egli gli
ama e dilettasene.
Ma subbito che lanima si spoglia di questo uomo vecchio e vuole seguitare Cristo crucifisso,
subbito vede il danno suo nel quale stata, e per odia lo stato suo di prima; unde subbito si truova
inamorata di Dio e non vuole darsi ad altro se non ad amare la virt in s e nel prossimo suo. E in due
cose pi singularmente si diletta che in veruna altra, perch le truova pi singulari in Cristo Ges, cio
la virt de lumilit e de la carit, per che vede Dio umiliato a s uomo: e per stirpare la nostra
superbia fugge lonore e la gloria umana e abraccia le vergogne e le ingiurie, scherni e vituperi, pena
fame sete e persecuzioni. Cos la sposa consecrata a Cristo, la quale tutta dritta e libera s data a lui, in
questo modo el vuole seguitare e non per diletto, e cos manifesta davere in s la virt de lumilit.
Anco dicevo che tale sposa si diletta ne la carit manifestandola in amare el prossimo suo, intanto
che volentieri darebbe la vita corporale per rendergli la vita dellanima. E questo desiderio riceve
raguardando lo sposo suo eterno confitto isvenato e chiavellato in croce versare labondanzia del
sangue suo, non per forza di chiovi n di croce, ma per forza di dilezione e damore che egli ebbe a
lonore del Padre e a la salute nostra. Unde lamore fu quello forte legame che tenne Dio e Uomo
confitto e chiavellato in croce.
Levatevi dunque e non dormite pi in negligenzia, voi spose consecrate a Cristo, ma come el
corpo rinchiuso dentro a le mura, cos gli affetti e i desiderii vostri siano rinchiusi e serrati nel cuore
consumato e aperto per noi di Cristo crucifisso. Ine ingrassar ed empirassi lanima de le virt, e di
subbito si trover queste due ale che la faranno volare a vita eterna, cio umilit e carit, dimostrando
daverle per lo modo detto di sopra.
Pregovi dunque madonna, figliuola mia, e tutte le vostre figliuole, che siate sollicita dadoperare
la salute loro senza timore o tristizia, ma con sicurt pensando per Cristo crucifisso potere ogni cosa.
Pensate che Dio vabbi fatta uno ortolano a stirpare el vizio e piantare la virt, e cos vi prego che
facciate e non ci siate negligente a farlo. E cos prego loro che esse siano suddite a ricevere la
correzione, sapendo che egli meglio di darla, e a noi di riceverla in questa vita che nellaltra.
Pregovi tutte, carissime suore in Cristo Ges, che siate tutte unite e transformate ne la bont di
Dio, e ognuna cognosca s medesima e i defetti suoi; e cos conservarete la pace e lunione insieme,
per che per altro modo non nascono le divisioni se non per vedere i defetti altrui e none i suoi, e non
sapere n volere portare luno i defetti dellaltro. Non facciamo dunque cos, ma legatevi nel vincolo de
la carit, amando e soportando luna laltra, piangendo con le imperfette e godendo con le perfette. E
cos vestite del vestimento nuziale perverremo con lo Sposo a le nozze di vita eterna. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. La pace di Dio sia nellanime vostre.

LETTERA 176
A Francesco da Santo Miniato sarto in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere crescere in voi el fuoco del santo
desiderio, per che, non crescendo, tornareste adietro; e tornando adietro, sareste degno di maggiore
giudicio che se mai non vi fuste mosso, per che pi richiesto a chi pi ricevuto.
Voglio adunque che virilmente vi leviate dal sonno de la negligenzia, e con ogni studio brighiate
di crescere in voi el lume, per che, crescendo el lume, cresciar lamore, e, crescendo lamore,
cresceranno le virt e lopere infine a la morte. E allora renderete quello che v richiesto, cio damare
Dio sopra tutte le cose, e il prossimo come voi medesimo. E cos dico a te, Agnesa: fa che io ti senta
crescere in fame de lonore di Dio e salute dellanime; e spandere fiumi di lagrime con umile e
continua orazione dinanzi a Dio per salute di tutto quanto el mondo, e spezialmente per la reformazione
de la dolce Sposa di Cristo, la quale vediamo venire in tanta tenebre e in tanta ruina. Non dico pi qui.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Pregovi che di subbito portiate a Giannozzo la lettera che io vi mando con questa, e non manchi
che non glili portiate dovunque elli . E lui pregate che prestamente dia o faccia dare quella di Gallo
che ne la sua, e se bisogna che voi la portiate voi, s l fate. Altro non dico. Confortate Bartalo e
monna Orsa, Ginevra e tutte laltre figliuole, e scriveteci novelle di More, e benedicete Bastiano.
Fatta a d xiji dottobre 1378.
Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 177
A missere Pietro cardinale Portuense, da Fiorenza, a Vignone.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.
A voi, dilettissimo e reverendo padre e fratello in Cristo Ges: io Caterina, indegna serva e
schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uno
agnello umile e mansueto, imparando da lAgnello immaculato, che fu umile e mansueto in tanto che
non fu udito el grido suo per veruna mormorazione, ma, come agnello che non si difende, si lass
menare al macello de la santissima e dura croce (Is 53, 7; At 8, 32).
O inestimabile fuoco damore! la carne ci i data in cibo e l sangue in beveraggio: tu se quello
Agnello arostito al fuoco de lardentissima carit. Non veggo altro modo, padre, a potere avere virt, se
non ponendoci questo Agnello per obiecto agli occhi della mente nostra, per che in lui troviamo la
vera e profonda umilit, con grande mansuetudine e pazienzia; poniamo che sia Figliuolo di Dio, egli
non viene e none sta come re, perch la superbia n lamore proprio di s non in lui: e per viene
come servo vile, non cerca s per s, attende solo a rendere onore e gloria al Padre e rendere a noi la
vita, la quale per lo peccato perdemmo. E questo fa solo per amore e per adempire la volont del Padre
in noi: ch, avendo Dio creato luomo allimmagine e similitudine sua (Gn 1, 26) solo perch godesse e
gustasse Dio ne la vita durabile, ma per la ribellione che luomo fece a Dio gli fu rotta la via, s che la
dolce volont di Dio, con la quale cre luomo, non sadempiva, cio davere vita etterna: ch non fu
creato per altro fine.
Mosso dunque da quella pura e smisurata carit con la quale ci cre, per adempire la sua volont
in noi ci di el Verbo dellunigenito suo Figliuolo. S che el Figliuolo di Dio non raguard a s, ma solo
dadempire questa dolce volont: fatto dunque tramezzatore tra Dio e luomo; della grande guerra
fatta grande pace; con lumilit vinta la superbia del mondo. Per disse egli: Rallegratevi, ch io
vinto el mondo (Gv 16, 33) cio la superbia de luomo. Ch non veruno tanto enfiato superbo e s
impaziente che non diventi umile e mansueto, quando considerr e vedr tanta profondit e grandezza
damore: vedere Dio umiliato a noi uomo (e per i santi e veri servi di Dio, volendogli rendere
cambio, sempre saumiliano: tutta la gloria e la loda danno a Dio; ricognoscono loro e ci che egli
nno, solo avere da Dio; veggono loro none essere, e ci che egli amano, amano in Dio, sieno in istato
o grandezza quanto si vuole), ch quanto pi grande, pi si debba umiliare e cognosciare s none
essere, ch nel cognoscimento di s egli saumilia e non leva el capo o enfia per superbia, ma china el
capo e ricognosce la bont di Dio adoperare in s: cos acquista la virt dellamore e de lumilit, che
luna baglia e nutrice dellaltra, e senza esse non potremmo avere la vita.
Oim oim, chi sar quello stolto bestiale che, vedendosi amare, che none ami e che al tutto non
levi e tolga da s lamore proprio perverso, che principio e radice dogni nostro male? Non so vedere
che sia veruno s indurato che non ami, vedendosi amare, pur che egli non si tolga el lume con lamore
detto. Che segno d colui che ama? questo el segno che appare di fuore: dimandianne e vedete
Ieronimo, che fu ne lo stato vostro: mortificava la carne sua con digiuni vigilie e orazioni; con abito
sempre dispetto uccideva in s la superbia, e con grande sollicitudine non cercava ma fuggiva ogni
onore e stato del mondo, e pur Dio coloro che saumiliano e gli essalta. Avendo lo stato, non perde
per la virt sua, ma raffina, come loro nel fuoco, agiugnendovi la virt della carit. Diventa
mangiatore e gustatore dellanime; non teme di perdare la vita del corpo suo, per che egli presa la
forma e l vestimento dellAgnello dolce Ges, ch non ama s per s, n el prossimo per s, n Dio per
s, ma ogni cosa ama in Dio; non si cura n di vita n di morte n di persecuzioni, n di veruna pena
che sostenesse; attende solo a lonore de la somma etterna verit.
Or questi sono i segni de veri servi di Dio. Di questi cotali vi prego e voglio che siate voi, padre:
portatemi el segno de la vera umilit, non curioso ne lo stato vostro ma dispetto; none impaziente per
veruna pena o ingiuria che sostenessimo, ma con ferma virt di pazienzia sostenere nel corpo de la
santa Chiesa infino alla morte; anunziando e dicendo la verit o consigliando o per qualunque modo
lavete a dire senza veruno timore; attendendo solo a lonore di Dio e salute de lanime e essaltazione
della santa Chiesa, s come figliuolo vero suo notricato da s dolce madre: in questo mostrarete la
divina dolce carit, insiememente con la pazienzia.
Siatemi largo caritativo, spiritualmente, come detto , e temporalmente. Pensate che le mani de
povari vaitano a porgiare e recare la divina grazia. Voglio che cominciate una vita e uno vivare nuovo:
non pi dormire nel sonno de la negligenzia e de lignoranzia; siatemi siatemi campione vero.
Io v detto che io desidero che siate uno agnello a seguitare el vero Agnello: ora vi dico che io
voglio che siate uno leone, forte a gittare el mugghio vostro nel corpo della santa Chiesa, e sia s grande
in voce e in virt che voi aitiate a resuscitare i figliuoli morti che dentro ci giacciono. E se diceste:
Dove aver questo grido e voce forte?: da lAgnello, che secondo lumanit non grida, ma sta
mansueto. Secondo la divinit d potenzia al grido del Figliuolo con la voce de la smisurata sua carit:
s che, per la forza e potenzia della divina essenzia e dellamore che unito Dio con luomo, con questa
virt fatto lagnello uno leone, e, stando in su la catreda della croce, fatto s fatto grido sopra el
figliuolo morto de lumana generazione che gli tolta la morte e data la vita. Or da costui ricevaremo la
forza, per che lamore che trarremo delloggetto del dolce Ges ci far participare de la potenzia del
Padre. Bene vedete che egli cos, ch n demonio n creatura ci pu costrignare a uno peccato
mortale, perch fatto luomo libero e potente sopra di s. Nellamore participiamo el lume e forza
dello Spirito santo, el quale uno mezzo che lega lanima col suo Creatore e allumina lo ntelletto e l
cognoscimento, nel quale lume participa la sapienzia del Figliuolo di Dio.
O carissimo padre, scoppino e divellinsi e cuori nostri a vedere in che stato e dignit la infinita
bont ci posti, s per la creazione, dandoci la imagine sua, e s per la ricomperazione e unione che
fatta la natura divina ne lumana: pi non poteva dare che dare s medesimo a coloro che per lo peccato
erano fatti nemici di Dio. O ineffabile consumato amore, bene se inamorato della fattura tua: non
potendo tu, Dio, sostenere pena, e volendo fare pace con luomo, la colpa commessa si vuole
vendicare: non sufficiente pur uomo a sodisfare alla grande ingiuria che fatta a te, Padre etterno, in
alcuno modo. Ma tu, con lamore che i a noi, i trovato el modo vestendo el Verbo della carne nostra,
s che insiememente t renduto lonore e placata lira tua, sostenendo la pena nella propria carne,
cio de la massa dAdamo che commisse la colpa. Or come ti puoi tenere, uomo, che tu non abandoni
te medesimo? Or tu vedi che egli giocato alle braccia in sulla croce, e ssi lassato vincere avendo
vinto, per che la morte vinse la morte, e la morte vinse la vita, e la vita vinse e uccise e distrusse la
morte: fecero uno torniello insieme e al tutto la morte fu sconfitta e la vita resuscit ne luomo. Or oltre
corrite, e non si tenga pi el cuore vostro; arendasi la citt dellanima vostra: se non sarende per altro,
per fuoco si debba arendare! Egli messo el fuoco da ogni parte: non vi potete vllare n
spiritualmente n temporalmente che non troviate fuoco damore.
Pregovi e voglio che inanimiate Cristo in terra, e pregatelo dellavenimento suo e che tosto rizzi
el gonfalone della santissima croce sopra glinfedeli; e non mirate, n voi n gli altri, perch i cristiani
si levino e sieno levati come membri putridi ribelli al loro dolce capo, ch questo sar el modo a
placarli e fargli tornare figliuoli. Pregatenelo e fatenelo pregare che tosto si faccia.
Perdonate alla mia ignoranzia che tanto presummo di favellare; scusimi lamore e l desiderio che
io della salute vostra e de la renovazione e essaltazione della santa Chiesa (che tanto impalidita che
l colore della carit pare che molto sia venuto meno, ch ogni uno la robba e tolle el colore a lei e
ponlo a s, cio per amore proprio di s medesimo): attendare solo al bene e essaltazione sua. E questo
il segno de superbi, che, per essere bene grandi e enfiati, non si curano che la Chiesa sia destrutta e l
dimonio divori lanime. Molto contrario el segno loro, che sono lupi rapaci, a servi di Dio, che sono
agnelli e seguitano el segno dellAgnello (Ap 14, 4). E cos desidera lanima mia di vedervi agnello.
Non dico pi, ch se io andasse alla volont, anco non mi ristarei. Racomandatemi strettissimamente in
Cristo Ges al nostro Cristo in terra e confortatelo, e non tema per veruna cosa che avenga.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 178
A Neri di Landoccio.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a te
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti uno vero lume, acci che col lume cognosca la verit
del tuo Creatore.
La verit sua questa: che elli ci cre per darci vita etterna; ma per la rebellione che fece luomo
a Dio non si compiva questa verit, e per discese a la maggiore bassezza che discendere potesse, cio
quando vest la deit della nostra umanit. E cos vediamo, con questo glorioso lume, Dio essere fatto
uomo; e questo fatto per compire la verit sua in noi, e col sangue dellamoroso Verbo ce l bene
manifestato, in tanto che quello che per fede tenavamo c certificato col prezzo del sangue. E non pu
la creatura che in s ragione negare che questo non sia cos.
Adunque io voglio che la tua confusione si consumi e venga meno nella speranza del sangue, e
nel fuoco della inestimabile carit di Dio, e rimanga solo il vero cognoscimento di te; col quale
cognoscimento taumiliarai, e cresciarai e notricarai el lume. E non egli pi atto a perdonare che noi a
peccare? E non egli nostro medico e noi gli infermi e portatore delle nostre iniquit? E non egli
per peggio la confusione della mente che tutti gli altri defetti? S bene. Adunque, carissimo figliuolo,
apre locchio dellintelletto tuo col lume della santissima fede, e raguarda quanto tu se amato da Dio.
E per raguardare lamore suo, e la ignoranzia e freddezza del cuore tuo, non ne intrare in confusione;
ma cresca il fuoco del santo desiderio con vero cognoscimento e umilit, come detto .
E quanto pi vedi te non rispondere a tanti benefizii quanti t fatti e fa el tuo Creatore, pi
taumilia e di con uno proponimento santo: Quello che io non fatto oggi, e io el far ora. Sai che
la confusione si scorda in tutto dalla dottrina che sempre t stata data: ella una lebbra che disecca
lanima e l corpo, e tienla in continua afflizione, e lega le braccia del santo desiderio, e non lassa
adoperare quello che vorrebbe; fa lanima incomportabile a s medesima, con la mente disposta a
battaglie e a diverse fantasie; tollele el lume sopranaturale, e offuscale el lume naturale. E cos giogne a
molta infedelit, perch non cognosce la verit di Dio, con la quale egli l creata: cio che in verit la
cre per darle vita etterna.
Adunque con fede viva, col desiderio santo, e con speranza ferma nel sangue, sia sconfitto el
demonio della confusione. Altro non dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Prego lui che ti doni la sua dolce benedizione. Ges
dolce, Ges amore.

LETTERA 179
A Francesco di Pipino sarto da Firenze e a monna Agnesa sua donna.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuolo e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi amatori de la virt, per che in
altro modo non potreste avere la vita de la grazia, n participare el sangue del Figliuolo di Dio.
Poi dunque che ella c tanto necessaria, convienci in tutto stirpare da noi e vizii e piantare la
virt, e fare forza a le nostre passioni sensitive e dire a noi medesimi: inanzi voglio morire che
offendare el mio Creatore e tollarmi la bellezza dellanima mia; e cos voglio, carissimi figliuoli, che
facciate. Siatemi specchio di virt e mettetevi el mondo con tutte le sue delizie sotto i piei, e voi
seguitate Cristo crucifisso.
Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Date a Francesco el libro e privilegii, perch vi voglio scrivere alcuna cosa; el privilegio voglio
per fare dire la messa, s che dareteglili. Cento migliaia di volte mi confortate Bartalo e monna Orsa
tenerissimamente, e monna Ginevra, e benedicete Bastiano e tutti gli altri figliuoli e figliuole. Ges
dolce, Ges amore.

LETTERA 180
A Piero marchese dal Monte Sancte Marie de la Marca, quando era sanatore di Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, reverendissimo e carissimo padre mio in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi
di Dio, scrivo a voi e racomandovimi, con desiderio di vedervi sempre osservatore de santi
comandamenti di Dio, senza e quali neuna creatura pu avere in s la vita de la grazia; e non neuno
che per gentilezza n per ricchezza n signoria, n per prosperit n grandezza, si possa ritrare n
scusare che non sia servo a servire e ad osservare questi dolci e santi comandamenti, e quali sono dati
a noi da la prima e dolce Verit, el quale fu regola e via nostra, e cos disse egli: Io so via e verit e
vita.
O reverendo padre, riguardate al nostro dolce Salvatore, che fu datore de la legge, che
perfettamente la volse osservare in s! Bene dunque grande confusione, e diesi vergognare luomo,
che vede Dio umiliato a s uomo: unde, se la ragione si d a considerarlo, gi mai non levar el capo
contra Dio per superbia, n per neuno stato che abbia. O dolce e inestimabile diletta carit, che se fatto
servo per fare luomo libero, e i dato a te la morte per dare a noi la vita, e se schernito a la
obbrobriosa morte de la croce, per rendere a noi lonore el quale noi perdemmo per lo peccato de la
disobedienzia! Oim, trovammo la morte per la rebellione che facemmo a comandamenti di Dio, e
ogni d cadiamo in questa medesima morte eternale, trapassando la dolce volont di Dio. Venne
lAgnello immaculato, isvenato in su el legno de la santissima croce, arso al fuoco de la divina carit, e
cci renduta e restuita la grazia con lobedienzia sua. Adunque io vi prego dolcemente in Cristo Ges
che noi seguitiamo questa via e regola de veri e santi comandamenti, osservandoli infino a la morte,
con la memoria del sangue del Figliuolo di Dio, acci che siamo pi animati ad osservargli. O quanto
dolce questa servitudine, che fa luomo libero da la servitudine del peccato! Or ristregniamo questi
comandamenti in due, padre: cio nellamore e dilezione di Dio e del prossimo; e questo amore el
fondaremo in uno timore santo di reverenzia, e eleggiaremo inanzi la morte che offendere a quella cosa
che noi amiamo, non per timore di pena, ma perch egli degno di essere amato, per che somma e
eterna bont. E quanto pi amarete Dio, tanto pi si distender lamore vostro al prossimo vostro,
sovenendolo spiritualmente e temporalmente, secondo che vengono i casi e il tempo che bisogna di
servire al prossimo suo. E cos sar adempita la volont di Dio in voi, che non vuole altro che la nostra
santificazione. Non dico pi qui.
Racomandovi, quanto lanima mia, due piati de quali vi parlar sere Francesco portatore di
questa lettera: luno si del monasterio di Santa Marta, che sono perfettissime serve di Dio; laltro si
di monna Tomma, grande serva di Dio e a me carissima madre. So veramente che, se non fusse di
ragione, nol dimandarebbero. Pregovi caramente che le spacciate el pi tosto che potete, s che non
abbino longhezza di tempo. Non dico pi.
Inamoratevi e bagnatevi nel sangue del Figliuolo di Dio.
Benedicetemi el mio singulare figliuolo e tutti gli altri. Ges dolce, Ges.

LETTERA 181
A missere Nicola da Osmo, secretario e protonotario di nostro signore lo papa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio A voi,
dilettissimo e carissimo padre in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi una pietra ferma, fondato sopra la dolce
pietra ferma Cristo Ges.
Sapete che la pietra e lo edifizio che fusse posto e fatto sopra la rena o sopra la terra, ogni piccolo
vento o piova che venga el d a terra. Cos lanima che fondata sopra le cose transitorie di questa
tenebrosa e caduca vita, che passano tosto come el vento, e come polvere che si pone al vento: ogni
piccolo contrario la d a terra; e cos quando fussimo fondati in amore proprio di noi medesimi, el
quale la pi perversa lebbra e piaga che potiamo avere. Ella quella lebbra che tutte le virt fa
guastare, e non nno in loro vita, per che sono private de la madre della carit: non vivono, perch non
sono acostate con la vita.
Desidera dunque lanima mia di vederci fondati nella viva pietra.
O carissimo padre, cci migliore e pi dilettevole cosa, che davere a edificare lo edifizio
dellanima nostra? Dolce cosa , ch aviamo trovata pietra, maestro e servidore, uno manuale che
bisogna a questo edifizio. O come dolce maestro el Padre etterno, dove si riposa tutta la sapienzia e
scienzia e bont infinita! Egli lo Dio nostro, che colui che ; tutte le cose che participano essere,
escono di lui; egli uno maestro che sa quello che ci bisogna, e non vuole altro che la nostra
santificazione, e ci che d e permette alluomo o tentazione di dimonio, o essere tentato e
perseguitato dagli uomini, o per ingiuria o villania, o per qualunque modo ricevessimo tribolazioni
sempre el d e permette per nostro bene, o per purgazione de peccati nostri, o per acrescimento di
perfezione e di grazia. Bene dunque dolce questo nostro maestro, s bene sa edificare e ponere quello
che bisogna a noi! E fatto pi, ch, vedendo che lacqua non era buona a intridare la calcina per
ponere la pietra, cio delle dolci e reali virt, donocci el sangue dellunigenito suo Figliuolo.
Sapete che, inanzi allavenimento del Figliuolo di Dio, neuna virt aveva valore di potere dare
alluomo vita, la quale per lo peccato aveva perduta. O padre, raguardiamo la inestimabile carit di
questo maestro che, vedendo che lacqua de santi profeti non era viva che ci desse vita, tratto di s e
porto a noi el Verbo incarnato unigenito suo Figliuolo, gli data la potenzia e virt sua in mano, e llo
posto ne ledifizio nostro per pietra, senza la quale pietra noi non potiamo vivere. Ed s dolce questo
Figliuolo, perch egli unito e una cosa col Padre, che ogni cosa amara, per la dolcezza sua, in lui
diventa dolce. In lui calcina viva e non terra n rena.
O fuoco dolce damore, i dato per servidore e manuale labbondantissimo clementissimo Spirito
santo, che esso amore, el quale quella mano forte che tenne confitto e chiavellato in croce el Verbo.
Egli premuto questo dolcissimo corpo, e fattolo versare sangue, el quale sufficiente a darci la vita e
a edeficare ogni pietra. Ogni virt ci vale e d vita, quando fondata sopra Cristo, e intrisa nel sangue
suo.
Spezzinsi e cuori nostri damore, a raguardare che quello che non fece lacqua fatto el sangue!
Or chi vorrebbe meglio? chi sar colui che si vada oggimai avollendo per gli fossati, cercando veruna
trista disordenata delettazione del mondo? Dissolvinsi per caldo queste pietre deglindurati cuori nostri!
Dunque l Padre che a vederlo! che con la sapienzia sua e potenzia e bont ci s fatto maestro
(per che l maestro quello che lavora, cio con la virt che dentro da s, ch con la memoria, dove
sta quello che bisogna fare, e con lo ntelletto, col quale cognosciuto, e con la mano della volont
adoperato) creando e edificando lanima nostra allimagine e similitudine sua. Perdemmo la grazia per
lo peccato commesso: venne, unissi e innestossi nella natura nostra. Ci dato tutto a noi, ch la sua
virt la di nel Figliuolo, e fecelo insiememente maestro, come detto , dandogli la potenzia; fecelo
pietra cos dice santo Paulo, che la pietra nostra Cristo ; fecelo servidore e lavoratore di questo
edifizio: cio la sua inestimabile carit e amore, col quale data la vita, col sangue suo intrisa questa
calcina, s che non ci manca cavelle. Godiamo e essultiamo, poi che abbiamo s dolce maestro e pietra e
lavoratore: cci murati col sangue suo e fatto s forte questo nostro muro che n dimonia n creature, n
grandine n tempesta n vento, potr muovere questo edifizio, se noi non vorremo.
Levisi la memoria e ritenghi in s tanto benefizio; levisi lo intelletto e l cognoscimento a vedere
lamore e la sua bont, che non cerca n vuole altro che la nostra santificazione: non vidde s per amore
proprio di s, ma per lonore del Padre e salute nostra. Allora, quando la memoria terr, lo
intendimento inteso e cognosciuto: non si debba tenere e non so che si possa tenere la volont che
non corra con uno ardore, riscaldato dal caldo della carit, ad amare quello che Dio ama, e odiare
quello che egli odia. Di neuna cosa si potr turbare, n impedir mai el santo proponimento, ma sar in
vera pazienzia, perch sar fondato sopra la viva pietra Cristo. E per vi dissi che io desideravo che voi
fuste pietra fondata sopra la pietra detta; cos vi prego, per lamore di Cristo crucifisso, che sempre
cresciate e perseveriate nel santo proponimento. Non vi movete mai n allentate per veruno contrario
che avenisse. Siatemi una pietra ferma, fondata nel corpo della santa Chiesa, cercando sempre lonore
di Dio e la essaltazione e renovazione della santa Chiesa.
Pregovi che none allenti el desiderio vostro, n la sollicitudine, di pregare el padre santo che tosto
ne venga e che none indugi pi a rizzare larme de fedeli cristiani, la santissima croce. Non mirate per
lo scandalo che sia ora avenuto: non tema, ma virilmente perseveri, e tosto mandi ad effetto el santo
suo e buono proponimento. Perch sentiste delle percosse che vi fussero date o per le dimonia o per le
creature, siatemi pietra viva, fondato nella Sposa di Cristo, anunziando sempre la verit, se ne dovesse
andare la vita! Non vediate voi per voi; ma sempre attendere di vedere lonore di Dio: tanto tempo
abbiamo veduto el vitoperio del nome suo che ora ci doviamo disponere e dare la vita per la loda e
gloria del nome suo. Or sollicitamente, padre, non negligenzia! Ora, mentre che aviamo el tempo, e l
tempo nostro, diamo la fadiga al prossimo nostro e la loda a Dio. Spero, per la bont sua, che voi el
farete: perdonate per alla mia presunzione, ch lamore e laffetto me n colpa. avuta grande letizia
del buono desiderio e proponimento del santo padre, s de la venuta sua e s del santo e glorioso
passaggio, el quale aspettato con grande desiderio da servi di Dio. Non dico pi qui.
inteso che l Maestro dellordine nostro el padre santo el vuole promuovere e dargli altro
benefizio.
Pregovi che, se cos vero, che voi preghiate Cristo in terra che procuri allordine duno buono
vicario, per che nabbiamo grande bisogno. Pregovi che gli ragioniate, se vi pare, di maestro Stefano,
che fu procuratore dellordine quando frate Ramondo era in corte. Credo che sappiate che egli uomo
buono e virile: spero che, se noi lavessimo, che per la grazia di Dio e per lui lordine si raconciarebbe.
nne scritto al padre santo, non per detto cui egli ci dia, ma llo pregato che ce l dia buono, e
ragionine con voi e con larcivescovo dOtronto. Se bisognasse che per questo, o per veruna altra cosa
in utilit della santa Chiesa, che frate Ramondo venisse a voi, padre, scrivetelo e egli sar sempre
obbediente a voi. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 182
A suora Bartalomea della Seta monaca del monasterio di Santo Stefano di Pisa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vestita del vestimento reale, cio del
vestimento dellardentissima carit, che quello vestimento che ricuopre la nudit e nasconde la
vergogna, e scalda, e consuma el freddo.
Dico che ricuopre la nudit, cio che lanima creata allimagine e similitudine di Dio (Gn 1, 26),
avendo lessere, senza la divina grazia non avarebbe el fine per lo quale fu creata. Convienci
principalmente avere el vestimento della grazia, el quale riceviamo nel santo battesimo mediante el
sangue di Cristo. Con questo vestimento e fanciulli che muoiono in puerizia nno vita etterna: ma noi
spose, che aviamo spazio di tempo, se non c posto uno vestimento damore verso lo sposo etterno,
cognoscendo la sua inestimabile carit, potremmo dire che questa grazia, che noi aviamo ricevuta nel
battesimo, fusse nuda. E per di bisogno che noi leviamo laffetto e l desiderio nostro con vero
cognoscimento di noi e aprire locchio dellintelletto, e in noi cognoscere la bont di Dio, e lamore
ineffabile che elli ci . Per che lo intelletto che cognosce e vede, non pu fare laffetto che non ami, e
la memoria che non ritenga el suo benefattore.
Cos con lamore traie a s lamore: e truovasi vestita e ricuperta la sua nudit.
Dico che nasconde la vergogna, e questo in due modi: luno che per dispiacimento gittato da
s la vergogna del peccato; come? che da la vergogna che in quella anima era venuta per loffesa fatta
al suo Creatore, restituita per lo vestimento dellamore delle virt, ed venuta a onore di Dio, e
frutto in s.
Perch dogni nostra operazione e desiderio Dio ne vuole el fiore de lonore e a noi lassa el frutto.
S che vedi che nasconde la vergogna del peccato.
Dico che unaltra vergogna le tolle: cio che di quello che la sensualit con amore proprio e
parere del mondo si vergogna, la volont, morta in s e in tutte le cose transitorie, non vede vergogna.
Anco si diletta delle vergogne, strazii, scherni, villanie e rimproverio: e tanto bene, quanto si vede
conculcare dal mondo. Ella contenta, per onore di Dio, che el mondo la perseguiti con le molte
ingiurie, el dimonio con le molte tentazioni e molestie, la carne con volere ribellare allo spirito. Di tutte
gode per odio e vendetta di s, per conformarsi con Cristo crucifisso, reputandosi indegna della pace e
quiete della mente. E non si vergogna dessere schernita e beffata da tutti e tre questi nemici, cio el
mondo, la carne, e l dimonio, perch la volont sensitiva morta vestita del vestimento della somma
ed etterna volont di Dio , anco l in debita reverenzia, e ricevele con amore, perch vede che Dio
l permesse per amore, e non per odio: con quello affetto che noi vediamo che elle sono date, con
quello le riceviamo. Dolce a desiderare vergogna, ch con essa si caccia la vergogna. O quanto
beata lanima che acquistato cos dolce lume! ch insiememente odiare i movimenti nostri e gli
altrui, e amare le pene che per essi movimenti sosteniamo. Movimento nostro la propria sensualit,
movimenti altrui sono le persecuzioni del mondo.
Reputati, carissima figliuola, degna de la pena, e indegna del frutto che seguita doppo la pena:
queste saranno le fregiature che tu porrai nel vestimento reale. Tu sai bene che lo sposo etterno fece el
simile, ch sopra el vestimento suo pose le molte pene, fragelli, strazii, scherni e villanie, e nellultimo
lobrobiosa morte de la croce.
Dico che scalda, e consuma la freddezza: scaldasi del fuoco dellardentissima carit, el quale
dimostra per desiderio spasimato de lonore di Dio nella salute del prossimo, portando e sopportando e
difetti suoi. Gode co servi di Dio che godono, e piange con gli iniqui che sono nel tempo del pianto,
per compassione e amaritudine che porta delloffesa che fanno a Dio; e dassi volentieri a ogni pena e
tormento per reduciarli allo stato di coloro che godono, che vivono inamorati de le dolci e reali virt.
Dico che consuma el freddo, cio la freddezza dellamore proprio di s medesima, el quale amore
proprio acieca lanima e non le lassa cognoscere n s n Dio, e tollele la vita della grazia; genera
impazienzia; la radice della superbia mette fuore i rami suoi. Offende Dio e offende el prossimo con
disordenato affetto, ed incomportabile a s medesimo, sempre ribella a lobedienzia sua: tutto questo
fa lamore proprio di s.
(.) Ma il vero vestimento detto tutti gli consuma e gli tolle via, e rimane nel lume della divina
grazia.
Non va per la tenebre, ma in verit va per la via del consumato e immaculato Agnello; per la
porta di Cristo crucifisso entra alle nozze del Padre etterno. Ine fermata e stabilita in Dio; non paura
che el mondo n el dimonio n la carne ne la possa separare; truova vita senza morte, saziet senza
fastidio, fame senza pena. Or non pi! porta, porta, fa spalle di portatore, e non refiutare peso, se vuoli
bene guadagnare infine allultimo. Troppo sarebbe sconvenevole, che la sposa andasse per altra via che
lo sposo suo. Altro modo non c a volere portare, se none essere vestita, come detto ; e per dissi io
che io desideravo di vederti vestita del vestimento reale dellabisso de la carit del re etterno. Altro non
dico.
Nascondeti nel costato di Cristo crucifisso, bgnati e anngati nel sangue dolcissimo suo.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 183
Allarcivescovo dOtronto.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.
A voi, dilettissimo e reverendo padre in Cristo Ges: la vostra indegna figliuola Caterina, serva e
schiava de servi di Ges Cristo, scrive a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi pastore
buono e fedele a Cristo Ges, con lume e cognoscimento de la sua bont. Sapete che colui che va col
lume, di notte, none offende; cos lanima che alluminata di Dio, none pu offendere, perch apre
locchio del cognoscimento e de la ragione, e raguarda che via tenne questo dolce maestro. E come l
veduta, per volont e desiderio che egli di seguitare el maestro suo, subbito corre con sollicitudine e
senza negligenzia: none sta a vllare el capo indietro, cio a vedere s medesimo; vede bene s col
cognoscimento de peccati e de difetti suoi, e confessa s per s none essere; allora cognosce in s la
smisurata bont di Dio, che gli dato ogni essere: a questo cognoscimento si debba sempre rivollare e
stare.
Ma dico che non si volla n si debba vllare a vedere s per amore proprio o dilettazione, n per
piacimento di veruna creatura. Dico che lanima che alluminata del vero lume, a questo non si vlle,
ma, poi che veduto s e trovata la bont di Dio, allora si d per la via, cio per tutte quelle vie e modi
che tenne el dolce Ges, e santi che l seguirono. Ponsi Ges per oggetto suo, ed tanto el desiderio e
lamore che di tenere la via dritta per giugnare al suo oggetto, fine dolce suo, che perch truovi
spine e triboli e ladri che l volessero robbare non cura n teme di cavelle, n per veruna cosa che
truovi vuole tornare indietro per che lamore gli tolto el timore servile di paura ; e va dietro a le
pedate di coloro che seguitaro Cristo, e vede bene e cognosce ched e furono uomini nati come elli,
pasciuti e nutricati come esso; e quella benignit e larghezza di Dio truova ora, che era allora.
Or di questo vero lume e cognoscimento desidera lanima mia che voi, pastore e padre mio, siate
ripieno, con abondantissimo fuoco damore, s che n diletti n piacimenti, n stato n onore del mondo
vi possino offuscare questo dolce lume, n spine n triboli n ladro veruno vi possa impedire el corso di
questa dolce via, ma sempre ci specchiamo nel Verbo incarnato unigenito Figliuolo di Dio, el quale fu
a noi via e regola, che, osservandola, sempre ci d vita.
Oim, padre, non voglio che sia tentazione o illusione di dimonio, che sono posti come spine per
impedire el nostro andare; non sia el tribolo de la carne nostra, che sempre impugna e ribella allo
spirito, che uno nemico perverso che mai non lassiamo indietro, ma sempre viene con essonoi; non
sieno e ladii dimoni incarnati de le creature, che spesse volte ci vogliono tllare lamore e la pazienzia,
con molte ingiurie e persecuzioni che ci fanno: anco, alcuna volta pigliano loffizio de le dimonia,
volendo impedire e santi e buoni proponimenti che luomo aver e adoperer secondo lonore di Dio.
A costoro non basta el loro male, che fanno in loro medesimi, ch anco ne vogliono fare in altrui.
Virilmente, dunque, perseveriamo alla via nostra; confortianci, ch per Cristo crucifisso ogni cosa
potremo.
Io godo ed essulto, considerando me dellarme forte che Dio ci data, e de la debilezza de
nemici. Bene sapete che n dimonio n creatura pu constrignare la volont a uno minimo peccato.
Questa una mano s forte che, tenendo el coltello con due tagli, dodio e damore, non sar veruno
nemico s forte che si possa difendare che non sia percosso e gittato a terra. O inestimabile ardentissima
e dolcissima carit che, acci che cavalieri che tu i posti in questo campo della battaglia possino
virilmente combattare e spezialmente e pastori tuoi che nno pi percosse e pi che fare che gli altri
, li dato una corazza s forte, cio la volont, che neuno colpo, perch percuota, lo pu nuociare,
per che egli con che ripararsi da colpi, e con che difendarsi.
Guardi pur che l coltello che Dio gli dato, de lodio e dellamore, egli nol ponga ne le mani del
nemico suo: la corazza poco ci varrebbe, ch, col dove ella forte, diverrebbe molle. Ch io maveggo
che n dimonio n creatura muccide mai, se non col mio coltello stesso, con quello che io uccido lui:
dandoli, egli uccide me. Chi uccide el vizio e l peccato? solamente lodio e lamore: el dispiacimento
che io conceputo in esso, e lamore che io conceputo alla virt per Dio. Se el dimonio e la
sensualit vuole voltare questo odio e questo amore cio che tu odi quelle cose che sono in Dio, e ami
la tua sensualit che sempre ribella a lui , perch el dimonio voglia fare questo non potr, se la mano
forte della volont non gli l porge, che se gli l desse, col suo medesimo luccidarebbe. Dunque da
vedere quanto sarebbe spiacevole a Dio e danno a noi. Ch sapete, padre, che perch voi sete pastore
non sarebbe pur danno a voi, ma a tutti e sudditi vostri; e a ogni operazione che aveste a fare per voi e
per la dolce Sposa di Cristo, la santa Chiesa, questo sarebbe impedimento.
Su, non pi dormire: rizzisi el gonfalone della santissima croce; raguardiamo lAgnello aperto per
noi, che da ogni parte del corpo suo versa sangue. O Ges dolce, chi t premuto che in tanta
abondanzia ne versi? Rispondi: lamore di noi e lodio del peccato ci dato sangue, intriso col fuoco de
la sua carit. Or a questo arbolo ci appoggiamo, e con esso andiamo per la via sua detta. Bene aviamo
materia di godere, e ogni nostro nemico diventato debile e infermo per questo dolce figliuolo di
Maria, unigenito Figliuolo di Dio.
El dimonio indebilito, che non pu pi tenere la signoria de luomo: perduta l. La carne
nostra, che l Figliuolo di Dio prese di noi, fragellata con obrobrii, strazii, scherni e rimproverii:
quando lanima raguarda la carne sua, debba subbito perdare e allentare la sua ribellione. Le lode degli
uomini, o loro ingiurie che ci facessero, ogni cosa verr meno ponendosi inanzi el dolce Ges, che non
lass, n per ingiuria che gli fusse fatta, n per nostra ingratitudine n per lusinghe, che non compisse
lobedienzia per onore del Padre e per salute nostra, s che lonore del mondo satterrava col desiderio e
amore de lonore di Dio.
Or corrite per questa via; siate siate gustatore e mangiatore dellanime, imparando da la prima e
dolce Verit, pastore buono, che data la vita per le pecorelle sue. Siate siate sollicito dadoperare per
lonore ed essaltazione della santa Chiesa, e non temete per alcuna cosa che sia avenuta, o che vedeste
avenire (per che ogni cosa illusione di dimonio, che l fa per impedire e santi e buoni proponimenti;
ch, perch non si faccia quello che cominciato, pare che savegga del male suo) ma confortatevi, e
confortate el nostro padre santo, e non temete di cavelle, e confortatevi virilmente. Non vi ristate: fate
che io senta e vegga che voi mi siate cost una colonna ferma, che per neuno vento vi moviate mai.
Arditamente e senza veruno timore anunziate e dicete la verit, di quello che vi pare che sia secondo
lonore di Dio e renovazione della santa Chiesa. Or abbiamo noi altro che uno corpo? e questo si dia a
cento migliaia di morti, se bisogna, e a ogni pena e fragello, per amore di Cristo, che con tanto fuoco
damore non vidde s per s, ma per onore del Padre e per salute nostra. Non dico pi, padre, ch io
non mi ristarei mai.
Ebbi grande letizia de le buone novelle che ci mandaste, dellavenimento di Cristo in terra e del
cominciamento del santo passaggio. Non caggia tepidezza n sgomento in voi n nel santo padre, per le
cose che poi sono avenute, ch, con questo che ci pare contrario, si far ogni cosa.
Io inteso che l Maestro dellordine nostro el santo padre el vuole premuovare: pregovi, per
lamore di Cristo crucifisso, che vi sia racomandato lordine, e che ne preghiate Cristo in terra che ci
dia uno buono vicario.
Vorrei che lo nformaste di maestro Stefano de la Cumba, che fu procuratore dellOrdine e de la
provincia di Tolosa. Credo che, se egli ce l dar, sar grande onore di Dio e raconciamento dellordine,
per che e mi pare che egli sia uomo virile e virtuoso senza timore; ed e ci ora bisogno di medico
che non abbi timore e usi el ferro de la santa e dritta giustizia, ch tanto unguento s usato infino a qui
che i membri sono quasi tutti imputriditi. Io n scritto al padre santo, e none detto per cui egli ci
dia, ma pregato che ce l dia buono, e che ne ragioni con voi e con missere Nicola da Osmo. E se
vedeste che, per questo o per altro, fusse utilit o bisogno che frate Ramondo vi venisse, scrivetelo, ed
egli sar subbito alla vostra obbedienzia. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Gherardo Buonconti vi si manda molto racomandando, e la madre mia come a caro padre, ed esso
come indegno servo vostro.

LETTERA 184
Al priore e frategli della Compagnia della Vergine Maria.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi e dolci figliuoli in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legati nel legame dolce della carit, el
quale fu quel legame che tenne confitto e chiavellato Dio e Uomo in sul legno della santissima croce.
Sapete che n chiovi n croce era sufficiente a tenerlo, se la carit non lavesse tenuto: ella quel
dolce e soave legame che leg la natura divina nella natura umana. Chi ne fu cagione? Solo lamore.
Lamore fu quello che trasse noi di Dio, creandoci alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26). E per
amore, avendo noi perduta la grazia, e volendoci restituire e rendere quello che avevamo perduto per lo
peccato e difetto nostro, ci mand Idio el Verbo dellunigenito suo Figliuolo, e volse che col sangue
suo riavessimo la grazia: ed egli, Figliuolo obbediente, corse allobrobriosa morte della croce, s come
innamorato della salute nostra. S che ogni cosa che Dio fatta e fa a noi, fatta per amore.
E per lanima, che raguarda questo smisurato e ineffabile amore, vuopre locchio dello
ntelletto e del cognoscimento nel suo obiecto del sangue di Cristo crocifisso; nel quale sangue se gli
rapresenta pi la larghezza della ineffabile carit che in verunaltra cosa. E cos disse egli, che
maggiore amore non pu mostrare luomo che dare la vita per lamico suo (Gv 15, 13). O inestimabile
amore, se tu commendi che maggiore amore non pu essere che dare la vita per lamico suo, quanto
maggiormente degno di commendazione lamore tuo inverso di noi, ch, essendo fatti nemici, tu i
data la vita e pagato el prezzo del sangue tuo per noi? Questo eccede ogni amore.
O dolce e amoroso Verbo Figliuolo di Dio, tu se fatto tramezzatore: i pacificato con la morte
tua luomo con Dio, che chiovi ci son fatti chiavi che nno diserrata vita eterna; e uperta per s fatto
modo che a veruno pu essere chiusa se egli non vuole, per che luomo non pu essere costretto a
veruno peccato, se egli non vuole. El peccato quel che ci chiude la porta, e tolleci el fine per lo quale
noi fummo creati; el peccato ci tolle la vita e dacci la morte; tolleci la luce e dacci la tenebre, perch
offusca locchio dello ntelletto, e non gli lassa vedere el sole n la tenebre la tenebre dico del
cognoscimento di s, dove vede e truova la tenebrosa sensualit, che sempre ribella e impugna contra el
suo Creatore ; e perch non vede la tenebre sua, per non pu cognoscere lamore e l lume della
divina bont.
Dissi che lanima che raguarda questo smisurato amore conceputo amore ineffabile; fatta e
conformata la sua volont con quella di Dio. Giudica e vede bene che Dio non vuole altro che la nostra
santificazione; e ci che egli ci d e permette o tribolazioni o consolazioni o persecuzioni o strazii o
scherni o villanie , ogni cosa ci dato perch siamo santificati in lui, perch la santificazione non si
pu avere senza le virt, e le virt non si possono avere se non per lo suo contrario. E per lanima che
cognosce questo amore non si pu turbare n contristare di veruna cosa che avenga, di qualunque cosa
si sia, perch sarebbe dolersi del suo bene, e della bont di Dio che l permette a noi.
vero che la sensualit si vuole sentire quando cosa che le dispiaccia, ma la ragione la vince, e
falla stare suggetta s come die. E con che faremo stare suggetta questa sensualit, che non ribelli al suo
Creatore? Dicovelo. E diletti e tribulazioni si raffrenano con dolce e santa memoria di Dio, cio con la
continua considerazione della morte, la quale trarremo per lo cognoscimento di noi medesimi. Noi
vediamo, carissimi figliuoli e frategli in Cristo dolce Ges, che noi siamo tutti mortali che, subbito che
siamo creati nel ventre della madre nostra, siamo condennati alla morte, e doviamo morire e non
sappiamo quando n come.
E chi sar colui che, se egli considerer in s che la vita sua tanto brieve che aspetta di d in d
la morte per che la vita nostra quanto una punta daco , che non raffreni e tagli ogni disordinata
letizia la quale pigliasse delle stolte e vane letizie del mondo? Dico che si raffrenar e non cercar n
onori n stati n grandezza; n ricchezza posseder con avarizia, anco segli avar la ricchezza sar
fatto dispensatore di Cristo a povari e non le vorr possedere, n die tenere con superbia, anco con
vera e profonda umilit, vedendo e cognoscendo che veruna cosa ci ferma n stabile in questa
tenebrosa vita, ma ogni cosa passa via come el vento. Se ella tribolazione, egli la porta
pazientemente, perch vede che piccola ogni tribolazione che in questa vita potiamo sostenere. E
perch piccola? perch piccolo el tempo nostro; per che la fadiga che passata, tu non li; e
quelle che sonno a venire, non se sicuro davere, perch non sai se la morte ti verr e sarai privato
dogni fadiga. i dunque solo questo punto del tempo che t presente; s che la memoria della morte
tolle la impazienzia nelle tribolazioni e la disordinata letizia nelle consolazioni.
vero che non vuole essere pura la memoria della morte, perch cadrebbe in confusione: vuolsele
dunque dare compagnia, e la compagnia si lamore ordenato col santo timore di Dio: cio dastenersi
da vizii e da peccati per non offendere el suo Creatore. Il peccato non in Dio, e per non degno
dessere amato n desiderato da noi che siamo figliuoli, sue creature create alla imagine e similitudine
sua. Doviamo amare quello che egli ama, e odiare quello che egli odia: allora suopre locchio dello
ntelletto, e vede quanto utile el dispregiare e vizii e amare le virt, e quanto gli danno el contrario.
Ch l dormire ne vizii e ne peccati, venendoli la morte di subbito che non n sicuro , gli d
leterna dannazione, dove non poi remedio veruno; el vivere virtuosamente gli d sempre letizia, pace
con Dio e pace col prossimo.
Levatosi da ogni rancore, sentesi una carit fraterna damare el prossimo suo come s medesimo
ama.
E cos doviamo amare amici e nemici in quanto creature ragionevoli e desiderare la salute loro, e
ingegnarci, giusta l nostro potere, di portare e supportare e difetti loro, odiando el vizio che fusse in
loro, ma non loro; piangere con coloro che piangono, e godere con coloro che godeno (Rm 12, 15): cio
coloro che sonno nel peccato mortale che si pu dire che sieno nel tempo del pianto e della tenebre
(Mt 22, 13; Mt 25, 30) , piangere con coloro per compassione e offerirgli per santo desiderio dinanzi
da Dio; rallegrare con coloro che vivano in virt: rallegrare con loro non con invidia del loro bene, ma
in un santo ringraziamento della divina bont che gli tratti della tenebre e ridotti alla luce della grazia.
E a questo modo vive in unit e osserva el comandamento di Dio, che per lamore suo ama el prossimo.
Questo el segno che c dato da Cristo per essere cognosciuti desser figliuoli e discepoli suoi, e
cos disse egli a discepoli: Amatevi, amatevi insieme, ch a questo sar cognosciuto che voi siate
discepoli miei (Gv 13, 35). Passando per questa dolce e soave via, vive in grazia; e poi si truova
nellultimo nelleterna visione di Dio. Ma sopra tutte laltre cose, figliuoli miei, di che io vi preghi e
constringa, si che voi vamiate insieme, per che noi ci dobbiamo innestare el cuore e laffetto
nellamore di Cristo crocifisso. E perch noi vediamo che sommamente egli amato luomo, cos noi
doviamo trarre questo amore, e legarci stretti col prossimo nostro s e per siffatto modo, che n
dimonio, n ingiuria che ci fusse fatta da esso prossimo nostro, n amore proprio di noi medesimi, ci
possa mai sciogliare n rimuovare da questo legame dellamore. Considerando me che in altro modo
lanima sta in stato di dannazione, e per dissi chio desideravo di vedervi legati nel legame della
carit.
Ch per ogni ragione dovete essere uniti: s perch sete tutti creati da Dio, e ricomperati duno
medesimo sangue; e poi per la santa e dolce congregazione la quale avete fatta nel dolce nome di
Maria, la quale vostra advocata, madre di grazia e di misericordia. Ella non ingrata a chi la serve;
anco grata e cognoscente. Ella quel mezzo che drittamente uno carro di fuoco (2Re2, 11) che,
concipiendo in s el Verbo de lunigenito Figliuolo di Dio, rec e don el fuoco dellamore, per che
egli esso amore.
Adunque servitela con tutto el cuore e con tutto laffetto, per che ella la madre dolcissima
vostra.
Anco vi prego che aviate in odio e dispiacimento el peccato della immondizia e ogni altro difetto;
ch non sarebbe cosa convenevole che con immondizia serviste a Maria, che somma purit. Non
dormite pi, padri frategli e figliuoli carissimi: levatevi con amore della virt, e odio e dispiacimento
del peccato.
Vedete che tanto abominevole dinanzi a Dio el peccato, che permisse che l Figliuolo
sostenesse morte e passione, ed egli con tanto amore sostenne pena, strazii, scherni e villanie, e
nellultimo lobrobriosa morte della croce. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso; nascondetevi
nelle piaghe sue per affetto damore.
Maggiore amore non pu mostrare lamico, che dare la vita per lamico suo (Gv 15, 13): egli v
data la vita, avendo svenato e uperto il corpo suo. Amollinsi e cuori vostri ora in questo santo tempo,
el quale ci rapresenta questo Agnello immaculato, arrostito in sulla croce al fuoco dellardentissima
carit; e nella Pasqua dolcemente vi si d in cibo. E per vi prego che tutti vi disponiate alla santa
comunione; se none aveste gi legame che non si potesse sciogliere senza andare a Roma. Altro non
dico. Amatevi, amatevi insieme.
Permanete etc.
Io, indegna serva vostra, mi raccomando alle vostre orazioni; bene che io so certa che l fate. E
pregovi e strengovi da parte di Cristo crocifisso, che in tutte le vostre orazioni e sante operazioni che
Dio vi concede di fare, voi lofferiate e facciate sacrificio a Dio per la reformazione della dolce Sposa
di Cristo, della santa Chiesa; per pace e unit di tutti e cristiani; e singularmente per la nostra citt, che
Dio ci mandi vera e perfetta unione, e che eglino escano dogni offesa che fatta avessero contra el
nostro Salvatore e alla Chiesa santa.
E pregate strettamente che la ruina che ci venuta della guerra de Fiorentini col santo padre, per
li nostri peccati, che Dio, per la sua piet, la converta in vera pace. Chio vi dico che se noi non ci
aiutiamo con le molte e continue orazioni a chiamare la divina misericordia, noi siamo nel peggiore
stato, lanima e l corpo, che noi fussimo mai. Bussiamo alla misericordia sua con lorazione e
desiderio di pace: egli benigno, che non spregia la voce del populo che gridar a lui. Udite el dolce e
buono Ges che ce lo insegna che noi doviamo bussare e chiamare a lui col lume della fede che noi
crediamo essere essauditi da lui: altrementi, lorazione non varrebbe cavelle. Dice la prima dolce
Verit: Bussate, e sarvi uperto; chiedete, e sarvi dato (Lc 11, 9; Mt 7, 7); chiamate, e sarvi
risposto. Poich egli cinsegna el modo, piglinlo con buona e santa sollecitudine, con longa e perfetta
perseveranzia; ch, come dice egli stesso, se non vel desse per altro, per la importunit della
perseveranzia cel dar (Lc 11, 8). Altro non dico. Ges dolce, Ges amore, Maria.

LETTERA 185
Al padre santo Gregorio XI.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio A voi,
dilettissimo e reverendo padre in Cristo Ges: la vostra indegna misera miserabile figliuola Caterina,
serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrive a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi
uno arbolo fruttifero, pieno di dolci e soavi frutti, piantato in terra fruttifera ch se fusse fuore de la
terra seccarebbe e non farebbe frutto , cio la terra del vero cognoscimento di noi.
Lanima che cognosce s medesima saumilia, per che non vede di che insuperbire; notrica in s
el frutto dolce dellardentissima carit, cognoscendo in s la smisurata bont di Dio; cognoscendo s
none essere, ogni essare che retribuisce poi a colui che . Allora lanima pare che sia costretta ad
amare quello che Dio ama, e a odiare quello che elli odia. O dolce e vero cognoscimento, el quale porti
teco el coltello dellodio, e con esso odio distendi la mano del santo desiderio a trare e a uccidare el
vermine dellamore proprio di s medesimo! el quale uno vermine che guasta e rode la radice
dellarbolo nostro, s e per s fatto modo che neuno frutto di vita pu produciare .
E frutti suoi si seccano e non dura la verdura sua, per che colui che ama s, vive in lui la
perversa superbia, la quale capo e principio dogni male, in ogni stato che elli , o prelato o suddito.
Ch se elli solo ed elli amatore di s medesimo, cio che ami s per s e non s per Dio, non pu
fare altro che male, e ogni virt morta in lui. Costui fa come la donna che parturisce i figliuoli morti,
e cos veramente, perch in s non avuta la vita de la carit dintendare solo a la loda e gloria del
nome di Dio.
Dico che, se elli prelato, fa male, per che per lamore proprio di s medesimo, e per non cadere
in dispiacimento de le creature nel quale elli legato per piacimento e amore proprio di s muore in
lui la giustizia santa: per che vede commettare i difetti e peccati a sudditi suoi, e pare che facci vista
di non vedere, e non gli corregge. E se gli corregge, corregge con tanta freddezza e tepidit di cuore che
non fa cavelle, ma uno rappiastrare el vizio; sempre teme di non dispiacere e di non venire in guerra:
tutto perch elli ama s. Alcuna volta che volrebbero fare pure con pace; io dico che questa la pi
pessima crudelt che si possa usare. Se la piaga quando viene non sincende col fuoco o non si taglia
col ferro, ma ponvi solo lunguento, non tanto che elli abbi sanit, ma elli imputridisce tutto e spesse
volte ne riceve la morte.
Oim oim, dolcissimo babbo mio, questa la cagione che sudditi sono tutti corrotti, pieni di
immondizia e di iniquit; oim, piangendo el dico, quanto pericoloso questo vermine detto, che non
tanto che dia la morte al pastore, ma tutti gli altri ne vengono in morte e in infermit. Perch seguita
costui tanto unguento? perch non ne li viene pena, per che dellunguento che pongono sopra
linfermi non ne li cade dispiacere neuno n neuno male volere, per che non fatto contra la sua
volont: ch elli voleva unguento, e unguento gli dato. O miseria umana, cieco lo infermo che non
cognosce el suo bisogno, cieco il pastore che medico che non vede n raguarda se none al piacere e
a sua propria utilit, che, per non perdarlo, non ci usa n coltello di giustizia n fuoco dardentissima
carit. Ma costoro fanno come dice Cristo che, se luno cieco guida laltro, amendue ne vanno ne la
fossa, e lo infermo e l medico ne vanno allo nferno.
Costui dritto pastore mercennaio, che non tanto che esso traga le pecorelle sue di mano del
lupo, ma elli divoratore desse pecorelle. Tutto n cagione perch ama s senza Dio; non seguita il
dolce Ges pastore vero, che data la vita per le pecorelle sue. Bene dunque pericoloso in s e in
altrui questo perverso amore; bene da fuggirlo, ch a ogni generazione di gente fa tanto male. Spero
per la bont di Dio, venerabile padre mio, che questo spegnarete in voi, e non amarete voi per voi, n l
prossimo per voi, n Dio: ma amaretelo perch somma etterna bont e degno dessare amato; voi e l
prossimo a onore e gloria del dolce nome di Ges. Voglio che siate quello vero e buono pastore che, se
aveste cento migliaia di vite, vi disponiate tutte a darle per lonore di Dio e salute de le creature.
O babbo mio, dolce Cristo in terra, seguitate quello dolce Gregorio, ch cos sar possibile a voi
come a lui, per che elli non fu daltra carne che voi, e quello Dio ora che era allotta: non ci manca se
non virt e fame de la salute dellanime. Ma a questo c el remedio, padre: leviamo lamore detto di
sopra da noi e da ogni creatura fuore di Dio, che e non sattenda pi n ad amici n a parenti n a sua
necessit temporale: solo a virt e ad essaltazione de le cose spirituali: ch per altro non ci vengono
meno le temporali, se none per abbandonare la cura de le spirituali.
Or vogliamo noi avere quella gloriosa fame che nno avuta quelli santi e veri pastori passati, e
spegnare in noi questo fuoco, cio dellamore di s? Facciamo come ellino, che col fuoco spegnevano
el fuoco; tanto era el fuoco de la inestimabile e ardentissima carit che ardeva ne cuori e nellanime
loro, che erano tutti affamati, fatti gustatori e mangiatori dellanime. Odi dolce e glorioso fuoco, che
di tanta virt che spegne el fuoco dogni disordenato diletto e piacere e amore di s medesimo: fa come
la gocciola dellacqua, che tosto si consuma ne la fornace. Chi mi dimandasse come ci vennero a
questo dolce fuoco e fame, non so vedere, ch noi siamo pure arboli infruttiferi, per noi. Ma io mavego
che modo tennero, ch, veduto chegli ebbero larbolo fruttifero de la santissima e dolcissima croce,
mai da essa non si partiro, dove trovaro lAgnello svenato con tanto fuoco damore de la nostra salute
che non pare che si possa saziare, anco grida che sete, quasi dica: Io maggiore ardore e sete e
desiderio de la salute vostra che io non vi mostro con questa passione finita.
O dolce e buono Ges, vergogninsi pontefici e pastori e ogni creatura, dellignoranzia e superbia
e piacimenti nostri, a raguardare tanta larghezza e bont e amore inestimabile del nostro Creatore, el
quale s mostrato a noi arbolo ne la nostra umanit, pieno di dolci e soavi frutti, perch noi arboli
salvatichi ci potessimo inestare in lui. Or questo fu el modo che tenne lo inamorato di Gregorio e gli
altri buoni pastori che, cognoscendo loro senza neuna virt none essere, raguardaro el Verbo arbolo
nostro, e fecero uno inesto in lui, legati e uniti col legame dellamore, ch di quello che locchio vede,
di quello si diletta, quando cosa bella e buona. Adunque videro e, vedendo, si legaro s e per s fatto
modo che non vedevano loro, ma ogni cosa vedevano e gustavano in Dio; non era n vento n
grandine, n dimonio n creatura che lo potesse tllare che non producessero frutti dimestichi, perch
erano innestati nel mirollo dellarbolo nostro Ges. E frutti loro producevano ellino per lo mirollo de
la dolce carit, ne la quale erano uniti: non ci altro modo, e questo quello che io voglio vedere in
voi.
Se per infino a qui non ci fusse stato bene fermo in verit, voglio e prego che si facci, questo
punto del tempo che c rimaso, virilmente e come uomo virile, seguitando Cristo di cui vicario sete. E
non temete, padre, per veruna cosa che avenga, di questi venti tempestosi che ora vi sono venuti, cio
di questi putridi membri che nno ribellato a voi: non temete, ch laiuto divino presso. Procurate
pure a le cose spirituali, a buoni pastori e buoni rettori ne le citt vostre, per che per li mali pastori e
rettori avete trovata ribellione: poneteci remedio e confortatevi in Cristo Ges, e non temete.
Mandate inanzi e compite, con vera e santa sollicitudine, quello che per santo proponimento
avete cominciato, de lavvenimento vostro e del santo e dolce passaggio, e non tardate pi, ch per lo
tardare sono avenuti molti inconvenienti e l dimonio s levato e leva per impedire che questo non si
faccia, perch savede del danno suo. Su, padre, non pi negligenzia; rizzate el gonfalone de la
santissima croce, ch con lodore de la croce acquistarete la pace. Pregovi che coloro che vi sono ribelli
voi glinvitiate a una santa pace, s che tutta la guerra caggia sopra glinfedeli. Spero, per la infinita
bont di Dio, che tosto mandar laiutorio suo. Confortatevi confortatevi, e venite venite a consolare i
povarelli servi di Dio e figliuoli vostri. Aspettianvi con affettuoso e amoroso desiderio. Perdonatemi,
padre, che tante parole v dette; sapete che per labbondanzia del cuore la lingua favella. So certa che,
se sarete quello arbolo che io desidero di vedervi, che neuna cosa vimpedir.
Pregovi che vi mandiate profferendo come padre, in quello modo che Dio vamaestra, a Lucca e a
Pisa, sovenendoli in ci che si pu e invitandoli a stare fermi e perseveranti. So stata a Pisa e a Lucca
infino a qui, invitandoli, quanto posso, che lega non faccino co membri putridi che sono ribelli a voi:
stanno in grande pensiero, perch da voi non nno conforto e da la contraria parte sempre sono
stimolati e minacciati che la faccino; per infino a qui al tutto non nno consentito. Pregovi che ne
scriviate anco strettamente a missere Piero, e fatelo sollicitamente e non vindugiate. Non dico pi qui.
inteso che avete fatti cardinali: credo che sarebbe onore di Dio e meglio di voi, che attendeste
sempre di fare uomini virtuosi; se si far el contrario, sar grande vituperio di Dio e guastamento de la
santa Chiesa.
Non ci maravigliamo poi se Dio ci manda le discipline e flagelli suoi, ch giusta cosa . Pregovi
che facciate virilmente ci che avete a fare, e con timore di Dio.
inteso che l Maestro dellordine nostro voi il dovete premuovare ad altro benefizio. Pregovi,
per lamore di Cristo crucifisso, che, se elli cos, che voi procuriate di darci uno buono e virtuoso
vicario, per che lordine n bisogno, perch elli troppo insalvatichito. Potretene ragionare con
missere Nicola da Osimo e con larcivescovo dOtronto, e io ne scrivar a loro.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Dimandovi umilemente la vostra benedizione e perdonate a la mia presunzione, che presummo di
scrivare a voi. Ges dolce, Ges.

LETTERA 186
A Neri di Landoccio.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dilettissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti disponere il vasello del cuore e
dellanima tua a ricevare quello che la divina bont ti vuole dare col mezzo dellorazione.
Perch voglio che ti disponga? Perch in altro modo nol potresti ricevere, ch, come Dio da la
parte sua sempre disposto a dare, cos lanima debba sempre disponere s medesima a ricevere. Con
che si dispone? Con quella disposizione che ricevuta da Dio, la quale ricevemmo quando fummo
creati a la imagine e similitudine sua (Gn 1, 26). Allora ricevemmo el vasello e la disposizione, e il
lume: cio la memoria, la quale quello vasello che ritiene; e lo intelletto, ricevendo el lume de la fede
nel santo baptesmo; e la volont, la quale disposta e atta ad amare, per che senza amore non pu
vivere.
S che la disposizione dellamore aviamo avuta da Dio per lessere, per che siamo fatti per
amore; e per doviamo col libero arbitrio parare e offerire nel conspetto di Dio questo essere dato a noi
per amore, e con lamore ricevere lamore: lamore, dico, generale che Dio ad ogni creatura
ragionevole, e i doni e le grazie particulari, le quali lanima si sente ricevere in s medesima. Allora
invitiamo Dio a traboccare sopra di noi el fuoco e labisso della sua inestimabile carit, con uno lume
sopranaturale, e con una plenitudine di grazia, e con uno adornamento di virt, lavando la faccia
dellanima nel prezioso sangue de lumile e immaculato Agnello.
Con una fame de lonore di Dio e salute dellanime corre in su la mensa del cruciato desiderio, e
ine mangia questo dolce e soave cibo tanto abondantemente che scoppia e criepa la propria sensualit; e
cos rimane morta la volont ad ogni amore proprio e appetito sensitivo. Cos si dispone, come sposo
fedele de la verit, a morire e a dare mille volte la vita, se fusse possibile, per essa verit. Ora il
tempo, carissimo e dilettissimo figliuolo, da ponerla; e allora sarai atto a ponerla, quando averai per
sempre la sopradetta disposizione. Non dico pi.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 187
A don Giovanni de Sabbatini da Bologna e don Thadeo de Malavolti da Siena monaci di
Certosa al Belriguardo.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo crocifisso,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi cavalieri virili senza nessuno timore
servile.
Cos vuole el nostro dolce Salvatore, che noi temiamo lui, e no gli uomini del mondo (cos disse
egli: Non timete coloro che possono uccidare il corpo, ma me, che posso lanima e l corpo mettare a
lo nferno). E per voglio che siate anegati nel sangue del Figliuolo di Dio, arsi nel fuoco de la divina
carit, per che ine si perde ogni timore servile, rimane solo timore di riverenzia. Or che pu fare il
mondo, el dimonio, e servi suoi a colui che si truova in questo ismisurato amore, che s posto per
oggetto el sangue? Non cavelle. Anco sonno strumento di darci e di provare in noi la virt, per che la
virt si prova per lo suo contradio. E per debba lanima godere ed essultare, e cercare con sua pena
sempre Cristo crocifisso, e per lui anichilare e avilire se medesimo; dilettarsi sempre di pena e di croce.
Volendo pena, tu diletto, e volendo diletto, tu i pena. Adunque meglio ci anegarci nel sangue, e
uccidare le nostre perverse volont con cuore libero al suo Creatore, senza veruna compassione di s
medesimo.
Allora sar pieno el gaudio e la letizia in voi: aspettarete senza fadiga afligitiva. Di niuno
comandamento che ci fusse fatto doviamo sentire pena, ma pi tosto diletto; per che non veruno
comandamento fatto per gli uomini che ci possa tllere Idio, ma sono cagione di darci la virt de la
pazienzia, e fannoci pi soliciti a correre in cella ad abraciarci co larboro de la croce, ine cercare la
visione invisibile che non vi pu essere tolta: per che laffetto e la carit, se noi non voliamo, mai non
si perde.
Oh che dolce diletto sarebbe, essere perseguitato per Cristo crocifisso! Di questo voglio che vi
dilettiate per qualunche modo Idio vi d croce, non elegendola a vostro modo, ma a modo di colui che
ve la d, riputandovi indegni di tanta grazia quant essere perseguitato per Cristo crocifisso. Sappiate,
figliuoli miei dolci in Cristo Ges, che questa la via de santi che seguitarono la via di Cristo: altra via
non ci , che ci menasse a vita. E per voglio che cor ogni solicitudine e con odio santo di voi
medesimi voi vi studiate di seguitare questa dolce e dritta via. Al luogo santo de lorazione date buona
solicitudine e perseveranzia, mentre che lo Spirito santo ve la porge: non sia schifata n fugita da voi,
se la vita ne dovesse andare. Per tenerezza n per compassione di corpo non lassate mai perch il
dimonio non vorebbe altro se no privarci da lorazione , e per compassione di noi, del corpo propio, o
per tedio di mente. E per, per veruna di queste cose doviamo lassare lessercizio de lorazione, ma col
pensiero de la bont di Dio, conoscendo noi difettuosi, cacciamo le cogitazioni del dimonio e la
tenerezza di noi, nascondendovi ne le piaghe di Cristo crocifisso: amaretevi insieme per Cristo
crocifisso; non temete di cosa che avenga. Ogni cosa potrete per Cristo crocifisso, che sar in voi, che
vi confortar.
Siate obedienti infino a la morte, di ci che vi fusse imposto, che vi fusse pi grave. None
schifate il frutto per fugire fadiga, poniamo che dalcuna cosa el dimonio ve la farebbe sentire, e
schifare sotto colore di virt, dicendo: Questa era la consolazione de lanima mia, e acrescimento di
virt in me. Non gli credete, ma confidatevi, e tenete che quello che Dio vi donava per mezzo di
quella consolazione, vi dar puramente per se medesimo, per la sua bont. Sapete bene chuna foglia
darboro non cade in terra senza la provedenzia sua: s che ci che lui permette o al dimonio, o a le
creature, che facciano a noi, fatto con sua provedenzia per necessit de la nostra salute, e per
acrescimento di perfezione. Adunque a reverenzia voglio che labiate.
Spogliatevi el cuore, e laffetto eziandio, de le cose temporali, di fuore da quello che vi bisogna
per la vostra necessit. Vestitevi di Cristo crocifisso, e nebriatevi del sangue suo: e ine trovarete la
letizia e pace compiuta. Non dico pi.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Amatevi amatevi amatevi insieme. Ges dolce,
Ges Ges.

LETTERA 188
A suora Bartolomea della Seta nel monasterio di santo Stefano in Pisa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero e perfettissimo lume: el quale
lume ci tolle la tenebre, e drizzaci per la via de la verit; facci conosciare la nostra imperfezione, e il
danno che ce ne seguita, e leccellenzia della perfezione, e quanto utile a noi e piacevole a Dio.
E per da questo lume veniamo a odio perfetto della propria sensualit e della nostra
imperfezione, e veniamo ad amore della virt; in tanto che neuna cosa pu cercare, volere, o desiderare
lanima, se non quello che la facci venire a virt. Non rifiuta pene n fadighe, anco labraccia e dilettasi
in esse, perch vede bene che per altra via non pu compire el desiderio suo dacquistare quella virt
che ama. Ella si fa una strada della dottrina di Cristo crocifisso, seguitandola con ansietato desiderio;
ella non si reputa di sapere altro che Cristo crocifisso (1Cor 2, 2); la sua volont non sua, per chella
l morta e abnegata nella dolce volont di Dio, nella quale volont s unita per affetto damore, e con
lui fa mansione: per che allora Dio ne lanima per grazia, e lanima in Dio.
Ella leva s sopra di s, cio sopra el sentimento suo sensitivo, e gusta la dolcezza della verit
eterna, la quale conobbe nella dolce volont di Dio col lume della fede; e vide nel sangue de lAgnello
che la sua volont non vuole altro che la nostra santificazione. La verit sua questa: chegli creato
luomo a la immagine e similitudine sua (Gn 1, 26) per darli vita eterna, e acci che renda gloria e loda
al nome suo.
Per la colpa dAdam questa verit non sadempiva ne luomo, e per egli ci don el Verbo de
lunigenito suo Figliuolo, ponendogli quella grande obedienzia: che col sangue suo ricomprasse el
figliuolo de lumana generazione; ed egli, come inamorato, corse a lobrobriosa morte della santissima
croce, e non ritrasse la sua obedienzia per morte, per pena, n per rimproverio, n per lusinghe che
ricevesse, ma come valente e virile capitano fece ancudine del corpo suo, n anco si ritrasse per
nostra ingratitudine.
Cos fa lanima che col lume conosciuta questa verit: ella non si ritrae per mormorazioni, non
per bataglie del dimonio, n per tenebre di mente, n per la fragile carne che impugna contra lo spirito;
ma tutte queste cose si mette sotto e piei de laffetto. Ella costante e perseverante, che tanto gode
quanto si vede sostenere. Bene adunque da cercare questo vero e perfetto lume, e con odio levare da
noi quella cosa che cel tolle, cio lamore proprio di noi medesimi. A questo odio verremo, quando
staremo serrati nella casa del conoscimento di noi; dove trovaremo lamore inefabile che Dio ci , col
quale amore cacciaremo lamore proprio di noi: per che lanima che si vede amare, non pu fare che
non ami. Allora sinfonde uno lume sopranaturale ne locchio de lintelletto nostro, col quale lume
veniamo ad ogni perfezione: ma senza el lume non vi verremo mai. E per dissi chio desideravo di
vedervi con vero e perfettissimo lume: di questo voglio che vi studiate, quantunque potete, daverlo in
voi etc.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 189
A monaci del detto monasterio di Cervaia; A frate Giovanni di Bindo e frate Nicol di Ghida e a
certi altri suoi in Cristo figliuoli, de frati di Monte Uliveto, presso a Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, el quale sangue fu
sparto con tanto fuoco damore, in tanto che doverebbe trare ogni cuore e affetto della creatura.
Non grande fatto, se la memoria del sangue ne cuori de servi di Dio, per che elli
mescolato con fuoco. Cos mi ricordo che disse la prima Verit, una volta, a una serva sua
dimandando ella: Poi che eravate morto, perch volesti che l costato ti fusse aperto e gittasse tanta
abbondanzia di sangue? , e diceva: Molte sono le cagioni, ma due principali te ne dir. Luna per
che io volsi, che per lapritura del lato vi manifestai el secreto del cuore, per che pi era dentro
laffetto che io avevo alluomo, che l corpo con latto di fuore non poteva mostrare. Laltro si fu el
baptesmo che, per li meriti del sangue mio, era dato allumana generazione.
Sapete che elli gitt sangue e acqua: lacqua, per lo baptesmo santo che dato a cristiani, el
quale ci d la vita e la forma della grazia; e per li meriti del sangue dellAgnello providde la divina
etterna bont, per remedio de le nostre ignoranzie e miserie. E anco, per coloro che non potessero avere
el baptesmo dellacqua, posto el baptesmo del sangue e del fuoco: el sangue loro lo sarebbe
baptesmo, s come fu a santi Innocenti. Tutto questo valrebbe loro per lo sangue del Figliuolo di Dio:
quello sangue de martiri valse e vale per lo sangue suo.
Ma noi, miseri miserabili cristiani, ricevuta gi la grazia, perch non si leva su el cuore nostro,
freddo, pieno damore proprio e dignoranzia, a raguardare tanto ineffabile fuoco damore e la sua
inestimabile prudenzia? Che, vedendo che per lo peccato noi perdiamo la grazia e la purit la quale
riceve lanima nel santo baptesmo si dovarebe el cuore nostro disolvare, per considerazione e
gratitudine di tanto benifizio, el quale di tanta eccellenzia che non si pu prendare altro che una volta.
Ma confortianci, fratelli in Cristo, e non veniamo meno, n per peccato commesso n per neuna
illusione n tentazione di dimonio e sia ladio sozzo e brutto quanto vuole , per che l medico
nostro ci data la medicina contra ogni nostra infermit, cio el baptesmo del sangue e del fuoco, nel
quale lanima purifica e lava ogni peccato, consuma e arde ogni tentazione e illusione di dimonio, per
che l fuoco intriso col sangue: adunque bene vero che elli arde. Lamore dello Spirito santo esso
fuoco, per che lamore fu quella mano che percosse el Figliuolo di Dio, e feceli versare sangue:
unironsi insieme, e fu s perfetta questa unione che noi non potiamo avere fuoco senza sangue, n
sangue senza fuoco.
E perch luomo, mentre che vive, ne la carcere corruttibile del corpo suo el quale una legge
perversa che sempre lo nvita e inchina a peccato (Rm 7, 23) , posto el dolce e buono Dio questo
continuo remedio, el quale fortifica la ragione e libert de luomo, cio di questa continua medicina del
fuoco de lo Spirito santo che non gli mai tolto, anco aduopera continuamente le grazie e doni suoi, in
tanto che ogni d puoi e debbi operare questo santo e dolce baptesmo, el quale t dato per grazia e non
per debito.
Quando lanima raguarda e vede in s tanta eccellenzia e fortezza di fuoco di Spirito santo,
inebbria s e per s fatto modo dellamore del suo Creatore che elli al tutto perde s e, vivendo, vive
morto: non sente in s amore n piacimento di creatura, per che la memoria gi s impita dellaffetto
del suo Creatore. Lo intendimento non si stende a intendare n a vedere neuna cosa creata fuore di Dio:
solo intende e vede s medesimo none essere, e la bont di Dio in s; la quale bont infinita vede che
non vuole altro che l suo bene. Allora lamore suo diventato perfetto verso di Dio, ch, non avendo
in s altro n intendendo altro, allora non si potrebbe tenere el veloce corso del disiderio, ma corre
senza neuno peso o legame, per che elli tagliato da s e levato ogni peso che gli fusse cagione a
impedire questo corso: sono s legati nel giogo di Cristo che amano loro per Dio e Dio per Dio e l
prossimo per Dio. A questa perfezione, carissimi fratelli, voi sete invitati: tratti sete da lo Spirito santo
dello stato del secolo, legati col funcello della santa e vera obedienzia, menati a mangiare fiadoni di
mle nel giardino de la santa Chiesa.
Adunque io vi prego, poi che tanto dilettevole, che gi mai non volliate el capo adietro per
veruna fadiga o tentazione che l dimonio desse a voi; non venga mai a tristizia o a confusione lanima
vostra, per che l dimonio non vorrebbe altro. E spesse volte ci dar molte molestie e variate battaglie;
ed i falsi giudicii dare contra lobbedienzia che ci fusse imposta. E non fa questo perch di primo colpo
creda che noi cadiamo, ma solo perch venga a disordenata tristizia e confusione di mente; ch,
essendo condutta lanima in su la tristizia e confusione, per tedio di s perde e abandona e suoi
essercizii spirituali, e quali faceva, parendoli che le sue operazioni non debbano essere accette n
piacevoli a Dio perch glil pare fare in tanta tenebre e freddezza di cuore, parendoli essere privata del
calore de la carit : parli meglio di lassarle stare che di farle. Allora el dimonio gode, ch ti vede per
la via di conducerti a disperazione, ch in altro modo non pu guadagnare lanima se non per questo:
ch, se tutti e peccati si raunassero in uno corpo duno uomo, ed e li rimanga la vera speranza e la
viva fede della infinita misericordia, non ci potr tllare che noi non participiamo e riceviamo el frutto
del sangue del Figliuolo di Dio, el quale el dolce Ges sparse volendo adempire lobedienzia del Padre
e la salute nostra.
E perch none aveva in s altra volont se none dadempire quella del Padre suo, ogni pena
strazio scherni e morte gli tornava a grandissima dolcezza, in tanto che gli parbe giognare alla Pasqua,
giugnendo a le pene. Questo parbe che mostrasse ne la cena, quando disse a discepoli suoi: Con
desiderio desiderato di fare questa Pasqua (Lc 22, 15); questa era la Pasqua, che vedea compiuto el
tempo e venuto quello che tanto aveva desiderato, cio di fare sacrifizio del corpo suo al Padre per noi,
in su legno de la santissima croce.
Or cos voglio che facciate voi, per che cos fa lanima inamorata di Dio: none schifar fadiga
che trovasse, n per dimonio n per obedienzia, ma tanto gode quanto si vede sostenere; e tanto gode ed
essulta quanto si vede pi legato corto dal prelato suo per obedienzia, perch vede che tanto quanto
laffetto e la volont legata qua gi, e tanto pi larga e legata con Cristo. E se mi diceste: Che
modo tengo, quando sento le tenebre e la cechit de la mente, che non pare che ci sia punto di lume
unde io mi possi attaccare a speranza?, dicovelo, fratelli e figliuoli miei. Voi sapete che solo el
peccato sta ne la perversa e mala volont: quando vede la buona volont in s che elegge inanzi la
morte che offendare attualmente el suo Creatore , allora debba abbandonare la confusione di s, e
andare per lo lume, el quale truova, duna grazia nascosta nellanima, la quale Dio gli data
conservandoli la buona volont.
Or a questa mensa si debba pasciare, essercitandosi in ogni operazione, e risponda alla
confusione del dimonio: Se la divina grazia non fusse in me, io non avarei buona volont, ma
seguitarei le malizie tue e le mie perverse cogitazioni; ma io mi confido (in domino nostro Iesu
Christo), el quale mi conservar infine allultimo de la vita mia. Voglio che apriate locchio de la
ragione, fratelli miei, ch nel cognoscimento di noi medesimi lanima saumilia lo quale riceve per le
molte tenebre e molestie de le dimonia , e cresce in sollecitudine e in amore di Dio, per che vede che
senza lui non si pu difendare, e truova in s Dio per santa e buona volont.
Cos abbiamo veduto in che modo troviamo Dio nel tempo de le tenebre, e come ne le cose amare
lanima truova dolcezza solo per laffettuoso e consumato amore, el quale lanima concepe e truova
continuamente nel baptesmo e del sangue e del fuoco de lo Spirito santo, el quale a noi principio,
regola, mezzo e fine nostro; nel quale fine lanima non pi viandante n (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11)
pellegrina in questa vita, ma fermata e stabilita ne la visione etterna di Dio, ove riceve el frutto dogni
sua fatica. Adunque corriamo, diletti figliuoli miei, none schifando n fuggendo neuna fadiga,
seguitando el capo nostro Cristo Ges.
Altro non dico. Volate con lale de la profonda umilit e ardentissima carit.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 190
A Francesco e a monna Agnesa predetti.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi alluminati di vero lume, a ci che perseveriate ne la
virt infine a la morte.
Senza el lume, carissimi, andareste in tenebre e non cognosciareste la verit; e le cose dolci ci
parrebbero amare, e le amare dolci. Ma avendo el lume saremo cauti, e fuggiremo tutte quelle cose che
avessero a diminuire in noi la virt e lamore che doviamo avere, schietto, al nostro Creatore. Con
questo lume vedremo quanto pericolosa cosa la conversazione di quelli che vivono senza el timore di
Dio, per che ella il fondamento de la nostra ruina. Ella ci fa ingrossare la conscienzia, tolleci la
madre dellorazione, leva via lastinenzia, intepidisce il fervore, dilata laffetto ne diletti vani del
mondo, furaci lumilit santa, tolleci lonest, apre i sentimenti del corpo e acieca locchio
dellintelletto nostro, in tanto che mai non pare che lanima abbi cominciato a cognoscere el suo
Creatore; e cos a poco a poco non savede la creatura, e truovasi, duno angelo terrestro, diventato
demonio dinferno.
E dove la purit che tu solevi avere? Ove el desiderio di patire per Dio? Dove sono le lagrime
che tu solevi spandere nel conspetto di Dio con umile continua e fedele orazione? Dove la carit
fraterna che tu avevi a ogni creatura ragionevole? Nulla ce n rimasto, per che l demonio m furato
tutto col mezzo de servi suoi. Non voglio, figliuoli carissimi e dolcissimi, che questo adivenga a noi;
ma la nostra conversazione sia sempre con quelli che temono e amano Dio in verit.
Questi sono cagione di riscaldare la freddezza del cuore nostro, dissolvono la durizia con dolci
ragionamenti di Dio, ragionando de la grande bont e carit sua verso di noi. Luno cagione di dare
lume allaltro, ricercando la dottrina di Cristo crucifisso e la vita de santi. Ordinansi tutti i sentimenti
del corpo con una modestia santa; abraccia lumilit, e la vilt sua sorella, sprezzando s medesimo. E
cos, brevemente, ogni bene seguita de la conversazione de servi di Dio; s come ogni male ci d
quella de servi del mondo. Unde dice lo Spirito santo per la bocca del profeta: Tu sarai santo co
santi, innocente con glinnocenti, eletto con gli eletti e perverso co perversi.
Voglio adunque che a questo abbiate una grande avertenzia di sempre conversare co servi di Dio
e serve; e gli altri e altre fuggire come fuoco. E non vi fidate mai di voi, dicendo: No, io so forte e
non temo che questi mi faccia cadere. Non cos, per lamore di Dio! ma con vera umilit cognosciamo
che, se Dio non ci tiene egli, noi saremmo demoni incarnati: noi naviamo lessemplo inanzi s fatto,
che sempre doviamo stare in tremore. So certa, se avrete vero lume, che voi in questo e in ogni altra
cosa compirete la volont di Dio, e il desiderio mio; altrimenti, no. E per vi dissi che io desideravo di
vedervi alluminati desso lume. Per fretta non dico pi ora.
Racomandateci a Bartalo e a monna Orsa strettamente, e benedicete Bastiano. Quando vedete
More, confortatelo molto, e ditegli che ci scriva come elli sta. Lisa, Alessa e tutti gli altri vi confortano
in Cristo.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
Poi che io ebbi scritta questa lettera, ricevetti le vostre due, a le quali non bisogna fare altra
risposta.
Confortatevi in Cristo Ges.

LETTERA 191
A Tommaso da Alviano.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Ges Cristo, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi servo fedele alla santa Chiesa, s come colonna e
difenditore di questa dolce Sposa di Cristo; per che chi sar trovato fedele nel punto della morte sua
non veder pena etternale.
Ogni fedele cristiano tenuto dessere fedele e di servire alla santa Chiesa, e ciascuno secondo lo
stato suo: Dio mette e suoi lavoratori in questo glorioso giardino, e noi siamo quelli lavoratori e quali
doviamo servire in tre modi. Luno modo tocca generalmente a tutti e fedeli cristiani, e quali debbono
lavorare con umili e sante orazioni e con vera obedienzia, cio dessere obedienti e reverenti alla santa
Chiesa, la quale el giardino de cristiani, dove essi si dilettano e traggono la vita della grazia (quando
essi non sono spregiatori del sangue, che lo spregino col peccato mortale e con la inreverenzia e
disobedienzia alla santa Chiesa; ma stiamo come lavoratori, come detto ).
El secondo modo di coloro che sono posti a lavorare in questo giardino per ministri, e quali
nno a ministrare e sacramenti della santa Chiesa, a pascerci e notricarci spiritualmente. E quali ci
debbono notricare di dottrina e dessemplo; e se lessemplo loro non fusse specchio di virt, non per
di meno la vita che noi traiamo da questi sacramenti, col dove noi gli riceviamo degnamente. E non
debba essere di meno per alcuno defetto o malo essemplo de pastori la reverenzia che noi doviamo
avere verso di loro, per che la virt del sacramento non riceve lesione per alcuno difetto loro. E per
noi gli doviamo avere in reverenzia per la vert del sacramento, e perch essi sono i suoi onti, e
chiamali per la Scrittura e suoi cristi; e non vuole che essi sieno toccati, o buoni o gattivi che sieno, per
mano de seculari; e per molto spiacevole e abominevole nel conspetto di Dio questo peccato. E gli
iniqui uomini, come membri del dimonio, se ne vogliono fare giudici in punire i loro defetti, e come
ciechi perseguitano la santa madre Ecclesia.
E per questa malvagia e iniqua persecuzione proveduto Dio del terzo modo, cio de terzi che
lavorino in questo giardino; e questi sono coloro e quali la sovengono temporalmente, servendola
fedelmente dellavere e della persona, tra e quali mi pare che Dio abbi eletto voi, perch voi le siate
servo fedele ora nel grande bisogno suo. Questo servizio tanto piacevole a Dio che la lingua nostra
non sarebbe sufficiente a narrarlo, e spezialmente quando luomo serve non tanto per diletto o per
propria utilit, quanto per zelo della santa Chiesa, cio per lo suo acrescimento ed essaltazione. E tanto
piacevole a Dio che, eziandio se molti fussero che non avessero quella dritta e santa intenzione la
quale debbono avere, anco ne saranno per remunerati dogni servizio che sar fatto a questa dolce
sposa; e Dio sar per coloro che per lei saffadigaranno, e se Dio per loro, neuno sar contra a loro.
E per io vinvito, carissimo fratello, ad affadigarvi virilmente, voi e gli altri che sono a vostra
compagnia, affadigandovi con santa e buona intenzione per la dolce Sposa di Cristo: questa la pi
dolce fadiga e di pi utilit che alcuna altra fadiga del mondo; questa una fadiga che perdendo
vincete, cio che, perdendo la vita corporale, avete vita etterna, per che nel sangue sparto per la santa
Chiesa, si lavano tutti e difetti e le iniquit che aveste commesse; e se vince, gi fatta lofferta
dinanzi a Dio della vita sua, perch si misse alla morte; e se elli acquista della sustanzia temporale,
sua licitamente. E chi dunque non volesse, fratello carissimo, disponersi a ogni pena e tormento per
essere servo e fedele di questa dolce sposa? Non vi si mettar colui che acecato e spregiatore del
sangue di Cristo, che la perseguita, e a uno tratto uccide lanima e l corpo, e consuma i beni temporali.
O quanta grazia v fatta Dio, a voi e agli altri che la servono, che ve n fatto aitatore e non
perseguitatore! Unde io vi dico che se voi deste el corpo vostro ad ardere, non potreste satisfare a tanta
grazia. E per vi prego che voi gli rispondiate con amore ineffabile; ed essere specchio di virt nello
stato vostro, a ci che voi facciate con santa e buona intenzione; e siate colonna ferma e servo fedele, e
il gonfalone della santissima croce non si parta mai dal cuore e dalla mente vostra. Non essendo
virtuoso, n purificando la conscienzia con la santa confessione, non sareste servo fedele n a Dio n
alla Chiesa sua, n buono lavoratore in questo giardino. E per vi dissi che io desideravo di vedervi
servo fedele alla santa Chiesa. Pregovene e strengovene, voi e gli altri, da parte di Cristo crucifisso, che
cos facciate; e sempre condite la virt della giustizia con la misericordia, per che altrimenti non
sarebbe virt.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crucifisso, e con santa intenzione e buona sollicitudine fate quello
che avete a fare; e io levar le mani e la mente al cielo, e orar continuamente per voi e per gli altri,
pregandolo che vi guardi da ogni male e che ci dia grazia che si facci una dolce pace; e dopo la pace
andiamo tutti di bella brigata sopra glinfedeli: quello mi dar grandissima allegrezza; e questo mi d
grandissima pena, di vedere che noi siamo condotti a tanto, che luno cristiano combatte con laltro, e i
figliuoli ribellano al padre, perseguitando el sangue di Cristo crucifisso. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 192
A Neri di Landoccio da Siena, in casa Tomasino a santo Alo in Napoli.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dolcissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti sempre crescere di virt in virt,
infino che io ti vegga tornare al mare pacifico dove tu non avrai dubitazione dessere mai separato da
Dio; per che la puzza della legge perversa che impugna contra allo spirito sar rimasta alla terra, e
avrle renduto el debito suo.
Voglio, dolcissimo figliuolo, che mentre che vivi in questa vita, tu tingegni di vivere morto ad
ogni propria volunt, e con essa morte acquisterai le virt. Per questo modo vivendo darai a terra la
legge della perversa volunt; e cos non dubiterai che Dio permetta in te quello che permise a
quellaltro, n avrai pena perch per spazio di tempo lumanit tua sia separata da me e dallaltra
congregazione. Confortati e stieti a mente quello che disse la Verit, che delle sue mani non ne sarebbe
tolto veruno; dico delle sue mani, perch ogni cosa suo, e io so che tu mintendi sanza molte parole.
Rispondoti alla lettera che mi mandasti. Sappi che io ricevuti xxiiij carlini s come tu mi scrivi;
Dio retribuisca i benefattori a vita eterna, ch sicuramente lo Spirito santo fece provedere alla
neccessit. p inteso quello che mi scrivi del morto: credi che alcuno frutto vi si farebbe; unde parrebbe
a me che di quelli che vi sono, cio labbate Lysolo principalmente, con gli altri insieme, se veruno
modo possono vedere che frutto vi si faccia, e egli si possa venire, ne scrivessino el loro parere al
nostro babbo e al suo fratello, el quale con lui e paia che per loro medesimi si muovano
significando quello che credeno che vi si facesse. Dellandare a Siena ti rispondo che tu guardi due
cose: luna se cost si fa veruna utilit, e se tu vedi, che si scriva come detto egl di sopra; laltra si se
tu non credessi fare utilit al padre tuo, che non ne vada, n ti parta di cost, e se le cose sopradette (.)
sappi se tu puoi farlo per mezo duno procuratore e fallo sollicitamente; e in quanto queste cose non
apparischino va tu con consentimento e licenzia de labbate Lysolo, e poi che tu i spacciato a Siena, e
tu te ne vieni subbito el pi che tu puoi qua; e come tu se ine, fa che tu mi scriva. tti scritte altre
lettere le quali non pare che tu abbi avute, e rispostoti ad ogni bisogno, e anco scrissi a Tomasino una
grande lettera toccando sopra quello che minformasti, e scrissi a Franceschello una buona lettera: Dio
le facci arrivare come suo onore. Non mi rammenta che io abbi a scriverti o vero a risponderti di
niuna cosa neccessaria, e per, se bisogna, riscrivi ch forse non avuta la lettera per la quale di che
mi scrivesti cose da risponderti.
Conforta larcivescovo, labbate, Tommasino, Franceschello e la donna di missere Ceccolo in
Cristo dolce Ges e ringrazia loro e gli altri benefattori. La nonna ti conforta, e tutta laltra famiglia, e il
cieco ti si raccomanda. Di frate Ramondo abiano buone novelle: che egli sta bene e lavora molto forte
per la santa Chiesa; egli vicario della provincia di Genova e tosto sar fatto maestro in teologia. Da
Siena avuto novelle che egli nno avuto licenzia di murare Belcaro, e per se vedessi di cost potere
avere alcuno aiuto per lo lavorio, s el fa. Abiamo tolta una casa presso a Santo Biagio tra Campo di
Fiore e Santo Eustachio e crediamvi tornare innanzi Pasqua per la grazia di Dio.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
Fatta a d iiij di dicembre 1379.

LETTERA 193
A missere Lorenzo dal Pino da Bologna dottore in Decretali.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi amatore e seguitatore della verit,
e spregiatore della bugia.
Ma questa verit non si pu avere n amare se ella non si cognosce. Chi Verit? Dio somma
ed etterna Verit. In cui la cognosciaremo? In Cristo dolce Ges, per che col sangue suo ci
manifestata la verit del Padre etterno. La verit sua questa, verso di noi: che elli ci cre alla imagine
e similitudine sua (Gn 1, 26) per darci vita etterna, e participassimo e godessimo del bene suo. Ma per
la colpa de luomo questa verit non sadempiva in lui, e per Dio ci don el Verbo del suo Figliuolo, e
imposeli questa obedienzia: che elli dovesse restituire luomo a grazia con molto sostenere, purgando la
colpa de luomo sopra di s; e nel sangue suo manifestasse la sua verit. Unde, per lamore ineffabile el
quale luomo truova mostrare a s da Dio, con questo mezzo del sangue di Cristo cognosce che Dio
non cerca n vuole altro che la nostra santificazione, e per questo fine fummo creati: e ci che Dio d e
permette a noi in questa vita, d perch siamo santificati in lui.
Questa verit, chi la cognosce, non se ne scorda, ma sempre la seguita e ama, tenendo per le
vestigie di Cristo crucifisso. E s come questo dolce e amoroso Verbo, a nostro essemplo e dottrina,
spregi el mondo e tutte le sue delizie, e volse sostenere fame e sete, obbrobrii e rimproverii infine alla
obbrobriosa morte della croce, per onore del Padre e per salute nostra, cos queste vestigie e vie seguita
colui che amatore della verit, la quale cognobbe col lume della santissima fede, per che senza
questo lume non si potrebbe cognoscere, ma, avendolo, la cognosce; e cognoscendola lama, e diventa
amatore di ci che Dio ama, e odia ci che Dio odia.
Questa differenzia tra colui che ama la verit, e colui che lodia. Colui che odia la verit quelli
che giace nella tenebre del peccato mortale. Questi odia quello che Dio ama, e ama quello che Dio
odia. Dio odia el peccato e il disordenato diletto e piacere del mondo; ed elli lama, notricandosi nella
miseria del mondo, e in ogni stato si corrompe. Se elli offizio per lo quale elli abbi a ministrare alcuna
cosa al prossimo suo, elli nol serve se non quanto se ne vede trare utilit, e pi no: e fatto amatore di
s medesimo. Cristo benedetto di la vita per noi, ed elli non vuole dare una parola in servizio del
prossimo che non si vegga pagato e soprapagato. E se elli povarello che non possa pagare, elli el fa
stentare prima che gli dica la verit, e spesse volte non glil dice, ma fassi beffe di lui; e dove elli debba
essere pietoso e padre de povari, ed elli fatto crudele allanima sua, perch offende e povarelli. Ma
el misero uomo non vede che el sommo giudice non gli rendar altro che quello che riceve da lui, per
che giustamente ogni peccato punito, e ogni bene remunerato. Cristo abracci la povert voluntaria, e
fu amatore della continenzia; e il misero uomo el quale fatto seguitatore e amatore della bugia, fa
tutto el contrario, per che non tanto che elli stia contento a quello che elli , o che elli el refiuti per
amore della virt, ma elli invola laltrui. E non che elli stia contento allo stato del matrimonio nel
quale, se losserva come die, pu stare con buona conscienzia; ma elli come disordenato e animale
bruto sinvolle in ogni miseria, e, come el porco sinvolle nel loto, cos fa elli nel loto della
immondizia.
Ma noi potremmo dire: Che far io, che le ricchezze e so nello stato del matrimonio, se
queste cose sono dannazione dellanima mia?. O carissimo fratello, in ogni stato che luomo , pu
salvare lanima sua e ricevere in s la vita della grazia ma non mentre che elli sta in colpa di peccato
mortale , per che ogni stato piacevole a Dio, e non acettatore delli stati, ma del santo desiderio.
Unde noi le potiamo tenere quando si tengono con ordenata volunt, per che ci che Dio fatto,
buono e perfetto, eccetto el peccato, che non fatto da lui, e per non degno damore. Le ricchezze e
lo stato del mondo, se luomo le vuole tenere, elli pu, e non offende Dio n lanima sua: ma se elli le
lassasse, sarebbe maggiore perfezione, per che maggiore perfezione a lassare che a tenere. Ma se elli
non vuole lassare attualmente, debba lassare e refiutarle col santo e vero desiderio, e non ponere in loro
el suo principale affetto, ma solo in Dio; e tenerle per uso a suoi bisogni e della sua famiglia, e come
cosa prestata, e non come cosa sua. Facendo cos, non riceve mai pena dalcuna cosa creata, per che la
cosa che non si possede con amore, non si perde mai con dolore.
Unde vediamo che e servi del mondo, amatori della bugia, portano nella vita loro grandissime
pene, e infine allultimo cruciati tormenti. Chi n cagione? el disordenato amore che a s e alle cose
create, amandole fuore di Dio, per che la divina bont permesso che ogni disordenato affetto sia
incomportabile a s medesimo. Questo cotale sempre crede la bugia, per che in lui non
cognoscimento di verit, e credesi tenere el mondo e stare in delizie, farsi Dio del corpo suo, e
dellaltre cose che elli ama disordenatamente, ed elli glil conviene lassare. Unde noi vediamo che o elli
le lassa morendo, o Dio permette che elle ci sieno levate dinanzi, e tutto d el vediamo: per che test
luomo ricco, e test povero; oggi salito nello stato del mondo, e domane sceso; ora sano, e ora
infermo: e cos ogni cosa mutabile; e sonci levate dinanzi quando ce le crediamo bene strignere, o noi
siamo tolti a loro col mezzo della morte, s che vedete che ogni cosa passa.
Unde, vedendo che elle passano, si debbono possedere con modo e con lume di ragione,
amandole con quello modo che si debbono amare; e cos tenendole, non le terr con tenimento di colpa,
ma con grazia, e con larghezza di cuore e non con avarizia, con piet de poveri e non con crudelt, con
umilit e non con superbia, con gratitudine e non con ingratitudine; e ricognosceralle dal suo Creatore,
e non da s. E con questo medesimo amore ordenato amar e figliuoli, gli amici e parenti, e ogni altra
creatura che in s ragione. E terr lo stato del matrimonio non disordenato, ma ordenato s come
sacramento, e aver in reverenzia e d che sono comandati dalla santa Chiesa; star e vivar come
uomo, e non come animale: e non essendo continente, sar continente perch sar continente e ordinata
la volunt sua. Questi sar uno arbore fruttifero che produciar e frutti delle virt; e sar odorifero,
per che stando nella puzza, gittar odore; e il seme che uscir di lui, sar buono e virtuoso. S che
vedete che in ogni stato voi potete avere Dio, per che lo stato non quello che cel tolle, ma solo la
mala volunt, la quale volunt, essendo posta in amare la bugia, disordenata; e con essa volunt
corrompe ogni sua operazione. Ma se elli ama la verit, seguita le vestigie della verit, unde odia quello
che odia la verit, e ama quello che ama la verit; e allora buona e perfetta ogni sua operazione. In
altro modo non gli sarebbe possibile di participare la vita della grazia; n alcuna sua operazione farebbe
frutto di vita. Unde, non cognoscendo io altra via, dissi che io desideravo di vedervi amatore e
seguitatore della verit e spregiatore della bugia: cio che odiate el dimonio padre delle bugie, e la
propria sensualit, che seguita cos fatto padre; e amiate Cristo crucifisso, che via, verit e vita, per
che, chi va per lui, giogne alla luce, e vestesi del lucido vestimento della carit, dove sono fondate tutte
le virt.
La quale carit e amore ineffabile, quando nellanima, non si chiama contenta allo stato
comune, ma desidera dandare pi inanzi, unde da la povert mentale desidera dandare a lattuale, e da
la mentale continenzia vuole andare allattuale, per osservare e comandamenti e i consigli di Cristo,
cominciandoli a venire a tedio el fracidume del mondo. E perch molto gli pare malagevole stare nel
loto e non imbrattarsi, desidera con ansietato desiderio e affocata carit di sciogliarsi a uno tratto dal
mondo, in quanto gli fusse possibile; e non essendoli possibile di levarsi attualmente, si studia dessere
perfetto nello stato suo: almeno el desiderio non gli manca. Adunque, carissimo fratello, non dormiamo
pi, ma destianci dal sonno. Aprite locchio dellintelletto col lume della fede a cognoscere e ad amare
e a seguitare questa verit la quale cognosciarete nel sangue de lumile e amoroso Verbo. El sangue
trovarete nel cognoscimento di voi, per che la faccia dellanima si lava col sangue: el sangue nostro,
e neuno cel pu tllere, se noi non vogliamo. Non siate dunque negligente, ma, come vasello, empitevi
del sangue di Cristo crucifisso. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 194
A monna Tora figliuola di missere Piero Gambacorti da Pisa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a te
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti spogliato el cuore e laffetto tuo del mondo e di te
medesima, per che in altro modo non ti potresti vestire di Cristo crucifisso, perch il mondo neuna
conformit con Dio.
Laffetto disordenato del mondo ama la superbia, e Dio lumilit; egli cerca onori stato e
grandezza, e Cristo benedetto le dispregi, abraciando le vergogne scherni e villanie, fame sete freddo e
caldo, infine allobbrobiosa morte de la croce; e con essa morte rend onore al Padre, e noi fummo
restituiti a grazia.
Questo affetto disordenato cerca di piacere a le creature, non curando di dispiacere al Creatore; e
egli non cerc mai se non di compire lobedienzia del Padre etterno per la nostra salute. Egli abracci e
vestissi de la povert voluntaria; e il mondo cerca le grandi ricchezze.
Bene dunque differente luno da laltro, e per di necessit che se el cuore spogliato del
mondo, sia pieno di Dio; e se egli spogliato di Dio, sia vestito e pieno del mondo. Cos disse el nostro
salvatore: Neuno pu servire a due signori; ch, se serve alluno, in contempto allaltro. Doviamo
dunque con grande sollicitudine levare el cuore e laffetto da questo tiranno del mondo, e ponerlo tutto
libero e schietto in Dio, e senza veruno mezzo; non doppio, n amare fittivamente: per che egli il
dolce Dio nostro che tiene locchio suo sopra di noi, e vede locculto secreto del cuore nostro. Troppo
grande simplicit e mattezza la nostra, che, vedendo noi che Dio ci vede, e giusto giudice che ogni
colpa punisce e ogni bene remunera, e noi stiamo come acecati e senza veruno timore, aspettando
quello tempo che noi non aviamo n siamo sicuri davere. Sempre ci andiamo attaccando, e se Dio ci
taglia uno ramo e noi ne pigliamo un altro; e pi ci curiamo di perdere queste cose transitorie, e de le
creature, che noi non ci curiamo di perdere Dio.
Tutto questo ci adiviene per lo disordenato amore che noi ci aviamo posto, tenendole e
possedendole fuore de la volont di Dio; unde in questa vita ne gustiamo larra dellinferno, per che
Dio permesso giustamente che chi disordenatamente ama sia incomportabile a s medesimo. E
sempre guerra nellanima e nel corpo: pena porta di quello che possiede per timore che egli di non
perdarlo ; e per conservarlo, che non gli venga meno, saffadiga el d e la notte; pena porta anco di
quello che non , perch lappetisce davere.
E cos mai lanima non si quieta in queste cose del mondo, perci che sono tutte meno di s: elle
sono fatte per noi, e non noi per loro; e noi siamo fatti per Dio, acci che gustiamo el suo sommo e
etterno bene.
Solo adunque Dio la pu saziare; in lui si pacifica e in lui si riposa, per che ella non pu volere
n desiderare veruna cosa che ella non truovi in Dio. Egli sa, pu e vuole dare a noi pi che noi non
sappiamo desiderare per la nostra salute, e noi el proviamo: per che, non tanto che egli ci dia
adimandando, ma elli ci di prima che noi fussimo, ch, non pregandonelo mai, ci cre allimagine e
similitudine sua (Gn 1, 26), e recreocci a grazia nel sangue del suo Figliuolo.
S che lanima si pacifica in lui, e none in altro per che elli colui che somma ricchezza,
somma sapienzia, somma bont e somma bellezza, in tanto che nullo pu estimare la sua bont,
grandezza e diletto, se non esso medesimo , s che egli pu sa e vuole saziare e compire i santi
desiderii di chi si vuole spogliare del mondo, e vestire di lui. Adunque io voglio che a questo poniamo
ogni nostro studio: di spogliare el cuore e laffetto nostro di tutte le cose terrene e de le creature,
amando ognuno in Dio e per Dio; e fuore di lui nulla. A questo tinvito, dolcissima figliuola: a ponere e
fermare el cuore e la mente tua in Cristo crucifisso; lui cercare e di lui pensare, dilettandoti di stare
sempre dinanzi a Dio con umile e continua orazione.
La quale orazione io ti do per principale tuo essercizio, che quanto t possibile vi spenda entro il
tempo tuo; per che ella quella madre che ne la carit di Dio concepe le vere virt, e ne la carit del
prossimo le parturisce; in essa orazione impara lanima a spogliarsi di s e vestirsi di Cristo. In essa
gustarai lodore de la continenzia; in essa acquistarai una fortezza che non curerai battaglie di demonia,
non rebellione de la fragile carne, n detto di creatura che ti volesse rimuovere dal santo proposito;
contra tutte starai forte constante e perseverante infine a la morte. In essa orazione tinamorrai de le
pene per conformarti con Cristo crucifisso; in essa riceverai uno lume sopranaturale, col quale
caminerai per la via de la verit.
Molte cose tavrei a dire sopra questa madre dellorazione; ma la brevit del tempo nol patisce.
Studiati pur in essa, e sempre tingegna di cognoscere te e i difetti tuoi, e la grande bont di Dio in te, e
laffetto de la carit sua, e glinfiniti benefizii suoi. Altro non ti dico. Racomandaci a missere Piero, e a
tutta la famiglia. La nonna ti benedice molto. Lisa, Alessa e laltre tutte ti confortano in Cristo.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 195
A Stefano di Currado Maconi.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con disiderio di vederti forte e perseverante nella bataglia, acci
che ricevi la corona della gloria (1Pt 5, 4). E tu sai bene che solo a perseveranti data la corona e l
frutto delle sue fadighe.
Ma tu mi dirai: In che modo posso avere questa fortezza, con ci sia cosa chio sia tanto debile e
fragile che ogni piciola cosa mi fa dare a terra? Io ti rispondo e confessoti che tu se debile e fragile
sicondo la sensualit, ma sicondo la ragione e la fortezza dello Spirito non cos, per che nel sangue
di Cristo siamo fortificati: solo, la debilezza sta nella sensualit. Potiamo dunque vedere per che modo
sacquista questa fortezza, poi che ogni debilezza nella parte sensitiva.
Dico che per questo modo acquistaremo questa gloriosa virt della fortezza e longa perseveranza:
che, poi che la ragione fortificata nel sangue di Cristo, ci dobiamo anegare in questo dolce e glorioso
prezzo, vedendolo con locchio de lo ntelletto e l lume della santissima fede nel vasello de lanima
nostra; conoscendo lesser nostro da Dio e la ricreazione che Dio ci fece a grazia nel sangue de
lunigenito suo Figliuolo, dove ci fu tolta la debilezza. O figliuolo carissimo, riguarda e gode, ch tu se
fatto vasello che tiene el sangue di Cristo, se tu el vorrai gustare per affetto damore.
O sangue piatoso, ch per te si distil la piatosa misericordia: tu se quello glorioso sangue dove
lo ignorante uomo pu conosciare e vedere la verit del Padre eterno, con la quale verit e amore
inefabile fumo creati alla immagine e similitudine di Dio (Gn 1, 26). (La sua verit fu questa: perch
participassimo e godessimo di quello sommo bene suo, el quale egli gusta in s. Nel sangue ci i
manifestata questa verit, e per altro fine non creasti lomo).
O sangue, tu disolvesti la tenebre, e desti la luce a luomo acci che conoscesse la verit e la
santa volont del Padre eterno. Tu i impita lanima di grazia, ondella tratta la vita ed privata della
morte eternale.
Tu ingrassi lanima del cibo de lonore di Dio e salute dellanime, tu la satolli dobrobii
desiderandoli e portandoli per amore di Cristo crocifisso . Tu ardi e consumi lanima nel fuoco de la
divina carit, cio che consumi ci che trovassi nellanima fuori della volont di Dio, ma tu non
laffligi n disecchi per colpa di peccato mortale. O sangue dolce, tu la spogli del propio amore
sensitivo el quale amore indebilisce lanima che se ne veste , e la vestita del fuoco della divina
carit, perch non pu gustare te, sangue, che tu non la vesta di fuoco perch tu fusti sparto per fuoco
damore acostandoti ne lanima. Perch amore non senza fortezza, n fortezza senza perseveranzia:
e per la fortifichi e conforti in ogni aversit.
Adunque vedi, dolcissimo figliuolo, che questo il modo a venire a perfetta fortezza: che tu ti
unisca nel fuoco della divina carit, la quale trovara nel sangue; e nel sangue affoga e uccide ogni
propia volont.
Allora, essendo acostato con somma fortezza, sarai forte e perseverante, uccidarai la debilezza
della propia sensualit, e nella amaritudine gustarai la dolcezza, e nella guerra la pace. Confortati,
figliuolo, e non venire meno sotto la disciplina che Dio t posta, tanto che sia venuta lora tua. Pensa
che sempre a cavare el fondamento si dura magior fadiga: fatto el fondamento, agevolmente si fa el
difizio. Tu fai el principio tuo; poi, compitolo di fare, agevolmente farai ognaltra cosa. Non voglio
che ti paia duro, ma la durizia si disolva co la memoria del sangue. Porta porta, sia fatto portatore.
Ma tanto ti dico, che etc. Di questo ne fa per ci che lo Spirito santo te ne fa fare. Ma a pena mi
tengo chio non dica quella parola che disse Cristo, etc. Spero che al luogo e tempo suo si far; e tu
briga di fornire la navicella dellanima tua, e dimpire el vasello del cuore di sangue. Altro non dico.
Permane etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 196
Al nostro signore lo papa Gregorio XI Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Santissimo e reverendissimo padre mio in Cristo dolce Ges, io Caterina, indegna e miserabile
vostra figliuola, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con
desiderio di vedervi pastore buono, considerando me, babbo mio dolce, che el lupo infernale ne porta le
pecorelle vostre e non si truova chi le remedisca.
Ricorro dunque a voi, padre e pastore nostro, pregandovi da parte di Cristo crucifisso che voi
impariate da lui, el quale con tanto fuoco damore si di alla obbrobiosa morte della santissima croce
per trare la pecorella smarrita de lumana generazione delle mani delle demonia, per che, per la
rebellione che luomo fece a Dio, la possedeva per sua possessione. Viene dunque la infinita bont di
Dio e vede el male, la dannazione e la ruina di questa pecorella, e vede che con ira e con guerra non ne
la pu trare. Unde, none obstante che sia ingiuriato da essa per che per la rebellione che luomo fece
disobbediendo a Dio meritava pena infinita la somma e etterna sapienzia non vuole fare cos, ma
truova uno modo piacevole el pi dolce e amoroso che trovare possa per che vede che in neuno
modo si trae tanto el cuore de luomo quanto per amore, per che elli fatto damore; e questa pare che
sia la cagione che tanto ama, perch non fatto altro che damore, secondo lanima e secondo el corpo:
per che per amore Dio el cre alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26), e per amore el padre e la
madre gli di della sua sustanzia, concependo e generando el figliuolo. E per Dio, vedendo che elli
tanto atto ad amare, drittamente elli gitta ellamo dellamore, donandoci el Verbo dellunigenito suo
Figliuolo, prendendo la nostra umanit per fare una grande pace.
Ma la giustizia vuole che si faccia vendetta della ingiuria che stata fatta a Dio. Viene la divina
misericordia e ineffabile carit e, per satisfare alla giustizia e alla misericordia, condanna el Figliuolo
suo alla morte, avendolo vestito della nostra umanit, cio della massa di Adam che offese: s che per la
morte sua placata lira del Padre, avendo fatta giustizia sopra la persona del Figliuolo; e cos
satisfatto alla giustizia, e satisfatto alla misericordia, traendo delle mani delle demonia lumana
generazione. giocato questo Verbo alle braccia in su el legno della santissima croce facendo uno
torniello la morte con la vita e la vita con la morte , s che per la morte sua distrusse la morte nostra, e
per darci la vita consum la vita del corpo suo. S che con lamore ci tratti e con la sua benignit
vinta la nostra malizia, in tanto che ogni cuore doverebbe essere tratto, per che maggiore amore non
poteva mostrare, e cos disse elli, che dare la vita per lamico suo. E se elli commenda lamore che d
la vita per lamico, che dunque diremo dellardentissimo e consumato amore che di la vita per lo
nemico suo? per che per lo peccato eravamo fatti nemici di Dio. O dolce e amoroso Verbo, con
lamore i ritrovata la pecorella, e con la morte li data la vita, e la rimessa ne lovile, cio
rendendole la grazia la quale aveva perduta.
O santissimo babbo mio dolce, io non ci veggo altro modo n altro remedio a riavere le vostre
pecorelle, le quali come ribelle si sono partite da lovile della santa Chiesa, non obedienti n subiecte a
voi, padre.
Unde io vi prego, da parte di Cristo crucifisso, e voglio che mi facciate questa misericordia, cio
che con la vostra benignit vinciate la loro malizia. Vostri siamo, padre, e io cognosco e so che a tutti
in comune lo pare avere male fatto. E poniamo che scusa non abbi nel male adoperare, non di meno
per le molte pene e cose ingiuste e inique che sostenevano per cagione de mali pastori e governatori
lo pareva non potere fare altro, per che, sentendo el puzzo della vita de mali rettori e quali sapete
che sono dimoni incarnati , vennero in tanto pessimo timore che fecero come Pilato, el quale, per non
perdere la signoria, uccise Cristo: e cos fecero essi, che, per non perdere lo stato, vnno perseguitato.
Misericordia, dunque, padre, vadimando per loro; e non raguardate allignoranzia e superbia de
vostri figliuoli, ma con lesca dellamore e della vostra benignit, dando quella dolce disciplina e
benigna reprensione che piaciar alla santit vostra, rendete pace a noi miseri figliuoli, che aviamo
offeso. Io vi dico, dolce Cristo in terra, da parte di Cristo in cielo, che facendo cos, senza briga e
tempesta, essi verranno tutti con dolore delloffesa fatta e mettarannovi el capo in grembo. Allora
godarete e noi godaremo, perch con lamore avarete rimessa la pecorella smarrita nellovile della
santa Chiesa.
E allora, babbo mio dolce, adempirete el vostro santo desiderio e la volont di Dio, cio di fare el
santo passaggio, al quale io vi invito, per parte sua, a tosto farlo e senza negligenzia; e essi si
disporranno con grande affetto, e disposti sono a dare la vita per Cristo. Oim, Dio amore dolce!
rizzate, babbo, tosto el gonfalone della santissima croce, e vedarete e lupi diventare agnelli. Pace pace
pace! a ci che non vabbi la guerra a prolungare questo dolce tempo. Ma se volete fare vendetta e
giustizia, pigliatela sopra di me, misera miserabile, e datemi a ogni pena e tormento che piace a voi,
infine alla morte. Credo che per la puzza de le mie iniquit sieno venuti molti defetti e grandi
inconvenienti e discordie. Dunque sopra me, misera vostra figliuola, prendete ogni vendetta che volete.
Oim, padre, io muoio di dolore e non posso morire. Venite venite, e non fate pi resistenzia a la
volont di Dio che vi chiama; e laffamate pecorelle vaspettano che veniate a tenere e possedere el
luogo del vostro antecessore e campione appostolo Pietro: voi, come vicario di Cristo, dovete riposarvi
nel luogo vostro proprio. Venite dunque, venite e non pi indugiate, e confortatevi e non temete
dalcuna cosa che avenire potesse, per che Dio sar con voi. Dimandovi umilemente la vostra
benedizione, e per me e per tutti e miei figliuoli; e pregovi che perdoniate alla mia presunzione. Altro
non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 197
A Mateo di Tommuccio da Orvieto.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi pietra ferma e non foglia che si
volla a ogni vento.
Per che lanima che non fondata sopra la viva pietra, Cristo dolce Ges cio che laffetto e l
desiderio suo sia fondato solamente in Dio, e non nelle cose transitorie del mondo, le quali passano
tutte come el vento , viene meno, perch privata della divina grazia. La quale grazia conserva
lanima ricevene la vita , e dlle perfetto lume, privala della tenebre, e fondala in vera e perfetta
pazienzia e in vero e santo timore di Dio, con perfetta umilit e carit fraterna col prossimo suo. E non
si muove per impazienzia al vento delle tribulazioni; n con disordenato diletto si muove per lo vento
de le consolazioni; n non enfia di superbia per lo vento de la ricchezza e del fumo de lonore del
mondo. E tutto questo gli adiviene, che non si muove, perch el suo fondamento Cristo crucifisso.
Unde, perch soffino quelli tre venti perversi principali, dunde viene ogni altro vento, non gli
cura. Ci sono: el dimonio: che della bocca sua esce un vento di molte e diverse cogitazioni e
battaglie: quando battaglia di vanit la quale fa el cuore leggiero, e non maturo; e per essa vanit
cresce lappetire e desiderare gli stati del mondo ; e quando con colore di virt. E questo el pi
malagevole vento a cognoscere che sia: solo lumile quello che el cognosce, e non pu essere
ingannato da loro. El colore della virt che el dimonio pone, questa: che se elli truova lanima
ignorante e senza la virt de lumilit e vero cognoscimento di s (poniamo che abbi cominciato a
desiderare Dio e mostrare segno di virt; perch ancora imperfetto non tanto cognoscimento che gli
basti di s, unde si d a vedere e fatti del prossimo suo temporalmente e spiritualmente, ne le cose
temporali e spirituali), allora el dimonio soffia col vento del falso giudicio: giudicando el prossimo suo,
e servi di Dio e i servi del mondo, cos, iniquamente: che non se navede.
Unde questo cotale vuole tllere la signoria del giudicio di mano a Dio, per che solo elli gli a
giudicare.
Perch non se navede? perch el dimonio l amantellato, questo giudicio, col mantello della
virt, per che gli l pare fare per bene, ed s doppio questo parere che spesse volte ne li pare fare
sacrifizio a Dio. Ma elli singanna per la superbia che in lui, per che, se elli fusse veramente umile e
fondato in vero cognoscimento di s, elli si vergognarebbe di vedersi cadere in s fatto giudicio, perch
vederebbe che elli volere ponere regola a Dio. Per che allora vuole ponere regola a Dio, quando si
scandalizza ne servi suoi, volendo mandare le creature a modo suo, e non secondo che Dio le chiama.
Colui che sar fondato sopra la viva pietra Cristo, far resistenzia a questi movimenti e non
consentir, ma con vera umilit singegnar di godere e rendere gloria a Dio dei costumi e modi de
servi suoi, e davere compassione a defettuosi, pregando la divina bont che volla locchio della
misericordia sopra di loro, traendoli del peccato e reducendoli alle virt. E cos trae della spina la rosa;
e la mente sua schietta; e non va fantasticando, empiendosi la memoria di diverse fantasie di cose
spirituali, che gli pare ricevere nella mente, e delle temporali, come fanno e matti e stolti e
presuntuosi, che non nno ancora veduto s, e vogliono investigare e fatti altrui con spezie di bene; e
lassansi percuotere a questo perverso vento che tanto pericoloso. O maladetta bocca, come i atoscato
el mondo con la puzza tua in quelli che sono nel secolo, e fuore del secolo, come detto ! E poi che
giudicato col cuore, gitta la puzza della mormorazione, e rimane scandalizzata e vta la mente in Dio e
nel prossimo suo. Bene dunque da fuggirlo con vera e santa sollicitudine.
Laltro pericoloso e perverso vento si el mondo, el quale col disordenato amore proprio di s si
diletta, e cerca e diletti e le consolazioni sue, ponendovi locchio dellintelletto su, ricoprendo la
tenebre e miseria e poca fermezza e stabilit del mondo con la bellezza, mostrandoli bello e piacevole.
E cos lo inganna, mostrando longa vita, ed ella breve; parendoli che tutti e diletti e consolazioni e
ricchezze del mondo sieno ferme e sue, ed elle sono mutabili, e songli date in presta, e per uso a sua
necessit. Per che di bisogno che o elle sieno tolte a luomo, o luomo sia tolto a loro: allora sono
tolte a noi, quando alcuna volta le perdiamo, o che sieno imbolate da altrui, o per altri diversi accidenti
che vengono, per li quali si consumano e vengono meno. Dico che allora siamo tolti a loro, quando la
prima dolce Verit ci chiama, separando lanima dal corpo: dove sabandona el corpo e l mondo con
tutte le sue delizie; della quale separazione neuno che n ricchezza n onore ne l possa campare che
non labbi. Lanima debile e acecata, che non tratta la terra del mondo dellocchio suo anco se l
posto per obiecto si vlle, come la foglia dellarbolo, al vento del proprio amore disordenato di s e
del mondo.
Di questa maladetta bocca esce una invidia verso del prossimo suo, con una reputazione di s,
mormorando; e assai volte ne viene in odio e in rancore col prossimo; e de le cose altrui spesse volte fa
sue, e per acquistarle usar giuri e spergiuri e falso testimonio. E in tanto cresce, che desidera la morte
del prossimo e quelli che elli debba amare come s: chelli n fatto divoratore e della carne e della
sustanzia sua. Elli senza alcuna fermezza; e cosa che cominci di virt, rade volte la traie a fine: costui
fondato sopra larena, che neuno edificio vi si pu fare che tosto non caggia a terra. Costui privato
della vita della grazia, e perduto el lume della ragione; va come animale, e non come creatura
ragionevole.
Convienci dunque, ed di necessit, dessere fondati ne la pietra viva, nella quale coloro che
vnno posto locchio dellintelletto, e laffetto per santo desiderio, non possono essere percossi; n si
lassano percuotare da questo malvagio vento, anco fanno resistenzia, e difendonsi col dispiacimento del
mondo, vanit e diletti suoi; e abattono la superbia con la profonda umilit, desiderando povert
volontaria. E chi la ricchezza e lo stato, tienlo, ma nol possiede con disordenato amore fuore della
volont di Dio, ma con amore e santo timore lo tiene, e come dispensatore di Cristo, sovenendo a
povari, e notricando e servi di Dio, e avendoli in reverenzia; considerando che sempre offerano
orazioni e affocati desiderii, sudori e lagrime dinanzi da Dio per salute dogni creatura. Questi cotali
godono in ogni tempo e stato che sono, perch sono privati dellamaritudine della disordenata volont,
fondata in proprio amore. Poi che tanto dilettevole questo fondamento, non da aspettare el tempo ad
acquistarlo, perch non siamo sicuri daverlo.
Laltro principale vento, dico che la carne; el quale gitta s fatta puzza e miserabile, che non
tanto che ella puta dinanzi da Dio, ma ella pute alle dimonia; e drittamente fa luomo bestiale, ch
quella vergogna , che lanimale. Costui fa come el porco che sinvolle nel loto: cos elli sinvolle nel
loto della disonest, e in qualunque stato elli , guasta s medesimo. Se elli legato allo stato del
matrimonio, con disordenato desiderio contamina lo stato suo; e dove elli debba andare a quello
sacramento con timore di Dio, ed elli vi va disordenato e con poca onest. E i miserabili non
raguardano in tanta eccellenzia quanto venuta la nostra umanit, per lunione che Dio fatto nella
miserabile carne nostra, per che, se essi aprissero locchio dellintelletto a raguardarla, eleggiarebbero
inanzi la morte prima che darsi a tanta miseria.
E sai che puzza esce di questa bocca che atosca chiunque se lappressima? El cuore ne diventa
sospeccioso, la lingua mormora e bastemmia, credendo che quello che in lui sia negli altri. S come lo
infermo che guasto lo stomaco (che non parendoli buono el cibo, perch corrotto, e non tanto che e
comuni cibi, ma el suo particulare che el medico gli dato che pigli, vedendolo prendere al gusto sano
gli pare malagevole e incredibile che non gli sappi di quello sapore che a lui), cos gli stolti che si
danno alla delettazione carnale nno s guasto lappetito loro, che non tanto che della comunit che
comunemente si veggono in questo difetto e ne piglino male, ma ne sani si scandalizzano; e nel
particulare cibo, cio nella donna sua, si scandalizza, el quale Dio gli dato per conscendere alla sua
fragile infermit. Unde questo cibo gli fa male, stando disordenatamente, come detto ; e pigliando
sospeccione spesse volte e gelosia, giudicando la cosa buona gattiva; venendone in odio e in
dispiacimento col dove debba essere amore. Costui uno disordenato vedere, e questo gli adiviene
perch locchio infermo, ch, se fusse sano, non farebbe cos. O quanti miserabili difetti e
inconvenienti per questo miserabile vento ne vengono! E sempre si rode in s medesimo.
E poi che gittato della bocca la puzza, ed elli giogne al giudicio della Sposa sua, ne li viene
questo altro difetto: che se a lui gli viene desiderio, per spirazione divina, di levarsi da questo e
conservare lo stato perfetto, per lo vermine che gi intrato in corpo della sospeccione se gli
spegne lodore della virt; e ritorna al suo primo fradiciume, e quello che in prima gli piaceva, gli viene
a dispiacere. E non costante n perseverante nella virt, anco vlle el capo indietro a mirare larato, e
non raguarda s medesimo a cognoscere el suo difetto e la sua infermit. E tutto questo gli adiviene
perch non fece el fondamento suo sopra la viva pietra, e per stato assalito e percosso da questo
malvagio vento.
di bisogno, dunque, che si levi dal miserabile fondamento della carogna, e fondisi nella viva
pietra, Cristo. Allora, venendo el vento non gli potr nuocere; anco far resistenzia con la vera virt
della continenzia e purit, disciplinando la volont sua disordenata con la disciplina della ragione e del
santo timore di Dio, dicendo a s medesimo: Vergognati, anima mia, di volere lordare la faccia tua, e
di corrompere el corpo per immondizia. Per che tu se fatta alla imagine e similitudine di Dio (Gn 1,
26); e tu carne se venuta a tanta dignit per lunione della natura divina fatta in te natura umana, che
se levata sopra tutti i cori degli angeli.
Allora sentir lodore della purit, e l desiderio di remediare con lo strumento dellorazione e
vigilia, e con odio e dispiacimento desso vizio, usando gli altri strumenti di fuore corporali, cio di
molestare el corpo con la penetenzia, quando elli vuole impugnare contra lo spirito. E sopra a tutti gli
altri remedii contra a questo vizio lorazione umile e la vigilia e l perfetto cognoscimento di s. Non
sia mai alcuno che stia a contastare con esso, aviluppandosi la mente delle forti cogitazioni e
movimenti che sente venire; anco intenda a pigliare e remedii, e col pensiero del remedio cacciar le
forti immaginazioni: che sar una acqua che spegnar el fuoco del disordenato movimento. Allora non
tema, ma virilmente pigli el gonfalone della santissima croce; e con essa sappoggino, e navichino co
detti remedii coloro che sono fondati in questa viva pietra, con fermezza e perseveranzia infine alla
morte, per che veggono bene che sola la perseveranzia quella che coronata, e none el cominciare.
Voglio dunque, carissimo fratello e figliuolo, che vi leviate da la imperseveranzia e ricominciate
a entrare dentro da voi, perch mi pare, secondo che si vede dinanzi alla divina bont, che gi buono
pezzo siate escito fuore di voi. Tutto questo perch el principio e l fondamento non fu fatto bene in
verit, fondato sopra la viva pietra, per che per altro non adiviene che i servi di Dio non sono
perseveranti se non perch sono fondati imperfettamente; ed essendo debili e giognendo e fortissimi
venti cio el mondo el dimonio e la carne e trovandoli senza fortezza e senza alcuno riparo
dessercizio di virt, vengono meno.
Unde io, considerando che e remedii del vostro cadere bisogno di pigliarli, e di fare pi
perfetto principio con pi profonda umilit e dispregiamento di voi, dissi che io desideravo di vedervi
pietra ferma, fondato sopra la pietra viva, Cristo dolce Ges, e non sopra larena. Spero nella infinita
bont di Dio che se voi vorrete umiliarvi a cognoscere voi, che voi adempirete la volont sua e l
desiderio mio; e voi acquistarete la vita della grazia, e sarete privato della tenebre, e avarete perfetto
lume. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 198
A frate Bartolomeo Dominici dellordine de Predicatori, in Asciano.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo figliuolo mio in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi
di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedere in voi
tal fortezza e abbondanzia e plenitudine dello Spirito santo s come venne sopra discepoli santi (At 2,
1 3), acci che potiate cresciare e fruttificare in voi e nel prossimo vostro la dolce parola di Dio.
Poi che l fuoco dello Spirito santo fu venuto sopra di loro, essi salsero in sul polpito della
affocata croce: ine sentivano e gustavano la fame del Figliuolo di Dio e lamore che portava alluomo.
Allora escivano le parole di loro, come el coltello esce affocato de la fornace: con questo caldo
fendevano e cuori degli uditori e cacciavano le dimonia; perduti loro medesimi, non vedevano loro:
solo la gloria e lonore di Dio e la salute nostra. Cos voi, dolcissimo mio figliuolo, vi prego, e voglio in
Cristo Ges, che vi riposiate in sul polpito de la croce: ine al tutto perdiate e aneghiate voi medesimo
con lo insaziabile desiderio, traendo lafocato coltello, percotendo le dimonia visibili e lo nvisibile, el
quale spesse volte vuole contristare la conscienzia vostra, per impedire el frutto che si fa ne la creatura.
Non vi vollete a questo perverso dimonio, e spezialmente ora ch l tempo di racogliare e di seminare.
Dite al dimonio che faccia ragione con meco e non con voi. Oltre, virilmente, e non dormiamo pi, ch
l tempo sappressima.
ricevuta grande letizia, perch mi pare che molto frutto vi si faccia, e dalcuna buona novella
che frate Ramondo mi mand, che ebbe da misser Nicola da Osmo, sopra e fatti del passaggio. Godete
ed essultate, ch i desiderii nostri sadempiranno. Non tempo di potere scrivare. Nanni sta molto bene
e gode.
Benedicete el mio figliuolo frate Simone; diteli che disponga la bocca del desiderio a ricevare el
latte, ch la mamma ne li mandar. Stievi a mente quella fanciulla che vi fu racomandata di quello
testamento, e anco la mia santa Agnesa, se vi venisse incerto o altro per dare.
Permanete ne la santa dilezione di Dio. Alessa e la perditrice del tempo molto molto vi si
racomandano.

LETTERA 199
A missere Nicol da Uzzano, canonico di Bologna.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi constante e perseverante nella
virt, della quale Dio v dato desiderio per la sua infinita misericordia.
Ma non so vedere che la persona venga a perfetta virt con perseveranzia, se non con amore
schietto e liberale, e senza mezzo di s: cio che non voglia servire Dio a suo modo, n in parte, ma
tutto, e con tutto el cuore e con tutta lanima e con tutte le forze sue, e senza el mezzo della propria
sensualit. La quale sensualit degna dodio e non damore, per che sempre ricalcitra e ribella al suo
Creatore. Questa quella parte la quale sempre doviamo odiare in noi, e fare guerra con liei, e darle el
contrario di quello che ella adimanda.
Ma noi diremo: Per che modo posso venire a questo amore e odio, poich per altra via io non
posso venire a virt, n perseverare nel bene cominciato?. Rispondo che col lume verremo ad amore,
per che la cosa che non si vede non si pu cognoscere, n la malizia n la virt sua; e non
cognoscendosi non sodia e non sama. Unde c bisogno el lume dellintelletto, cio che lo intelletto
sia alluminato del lume della santissima fede. Locchio aviamo noi, che una de le potenzie
dellanima; e della fede riceviamo la impronta nel santo battesimo. Ma se questo lume, venuto al tempo
della discrezione, non essercitato con la virt ma offuscato con lamore proprio e piacere del
mondo, non potremmo vedere; ma, tolta questa nuvila, locchio vede. E se la libera volunt vuole aprire
questo occhio, e ponersi per obiecto Cristo crucifisso, e l puro e schietto e dolce amore che elli ci
(ch ci ama non per sua utilit, per che utilit non gli potiamo fare ch non bisogno del nostro bene
, ma solo per fare utilit a noi, a ci che siamo santificati in lui), dico che, vedendolo schietto, cos
schiettamente el riceve dentro nellaffetto e volunt sua.
E di quello amore che tratto del dolce e amoroso Verbo, di quello amore ama el prossimo suo
amandolo puramente, e fedelmente cercando la sua salute; sovenendolo, giusta al suo potere, di quello
che Dio gli dato a ministrare. E con quella perfezione lama e serve che elli tratto dal
cognoscimento della divina carit, per che la carit del prossimo declina da quella di Dio. Unde,
perch ama Dio ama el prossimo suo, e ingegnasi di servirlo, perch cognobbe la verit di Dio vedendo
lamore ineffabile che elli gli manifestato col mezzo del sangue del suo Figliuolo.
E perch elli vede che Dio non cessa mai la sua bont cio daoperare in lui e nellaltre creature
la grandezza e bont sua, facendoli molti benefizii per non pare n pu cessare damare el suo
Creatore, mentre che sta in questo cognoscimento, per che condizione dellamore damare sempre,
quando si vede amare. E lamore non sta mai ozioso, ma sempre adopera grandi cose; unde lanima
viene a fortezza e a perfetta perseveranzia. E per lo grande cognoscimento che truova della bont di
Dio, cognosce molto pi perfettamente la miseria sua, per che ogni cosa si cognosce meglio per lo suo
contrario, vedendo col lume della santissima fede s non essere, ma lessere suo avere da Dio, e ogni
grazia che posta sopra lessere: per che, senza lessere, neuna grazia saremmo atti a ricevere.
E vedesi recreato a grazia nel sangue dellunigenito suo Figliuolo, e con tutto questo sempre si
vede essere ribello a Dio; unde materia di concipere uno santissimo odio, e odiare in s la perversa
legge che impugna contra lo spirito. E pensate che non si debba odiare solo in uno tempo, cio quando
alcuna volta si vedr assediato dalle impugne e molestie della carne, e da la negligenzia e sonnolenzia
sua; ma dogni tempo debba odiare e ogni tempo gli debba essere tempo dodio, poniamo che debba
crescere pi a una ora che a unaltra, secondo le molestie e disposizioni che elli sente in s. E perch
elli senta abassare el fuoco, e cominci a mortificare, non debba per levare lodio; ma nel tempo della
pace sabbi bene cura, per che elli non se ne pu fidare, ma riescali adosso con una vera e profonda
umilit. S che con lodio e con la umilit si levi pi tosto elli contra alla sensualit, che la sensualit
contra di lui, per che se non facesse cos, si destarebbe la propria passione, la quale pareva che
dormisse, e quasi parendo morta peggio che mai. Per che, mentre che noi viviamo, ella non muore,
ma bene sadormenta chi pi sodo e chi pi leggiero : e questo secondo lodio e lamore delle
virt, el quale odio la gastiga, e lamore ladormenta.
Chi n cagione? El lume, per che se non lavesse veduto, e cognosciuta la sua fragilit, non
lavarebbe spregiata con odio; ma perch la cognobbe, come virile lodia e ricalcitra sempre contra di
liei continuamente. Unde, vedendo che ella non cessa di impugnare, non vuole elli, n debba volere
cessare la guerra, n volere fare pace con liei.
Questo quello principio e reale fondamento per lo quale luomo viene a ogni virt; e ogni sua
operazione fa perfetta, di qualunque operazione si vuole, o spirituale o temporale, per che tanto
temporale quanto laffetto la fa temporale, e pi no. Elli constante e perseverante, e non si vlle per
ogni vento, sodo sodo; e tanto gli pesa la mano manca quanto la dritta, cio tanto la tribulazione quanto
la consolazione. Se elli secolare, elli buono secolare nello stato suo; se elli prelato, elli buono e
vero pastore; e se elli cherico, elli fiore odorifero nel giardino de la santa Chiesa, e gitta odore di
virt, e d lonore a Dio e la fadiga al prossimo, dandoli de frutti de lumile e continua orazione,
dispensando largamente di quelle grazie che Dio gli date a dispensare. E della substanzia temporale,
la quale riceve dal sangue di Cristo crucifisso, elli la spende non sceleratamente, n con vanit, n co
parenti suoi, se non in quanto essi avessero bisogno per necessit, s come a povarelli; ma per altro
modo, no. E con vera conscienzia rende el debito a povari, e al bene della Chiesa, e per la sua propria
necessit. E se facesse altrimenti vedrebbesi stare in gravissima colpa.
Elli non si scandalizza, n fa mai guerra col prossimo suo: col peccato s, ma non con la propria
persona del prossimo, anco lama come s medesimo, cercando teneramente la salute sua. E perch elli
fatto guerra con s medesimo e con la propria sensualit, per non la pu fare, n fa, con Dio n col
prossimo suo. Per che ogni offesa che si fa a Dio o al prossimo, si fa perch elli non sodia, ma amasi
di proprio amore sensitivo; per la quale cosa mai non persevera in alcuno bene che cominciasse, per
che la perseveranzia viene da lodio e da lamore, come detto , e lamore sacquista per lo lume della
santissima fede. La quale la pupilla de locchio dellintelletto, essercitato con libera volunt, che in
verit voglia cognoscere s e la bont di Dio in s, e ricognoscere ogni grazia dal suo Creatore, e l
difetto e le colpe sue dalla propria sensualit.
Altra via non ci , e per vi dissi che io desideravo di vedervi constante e perseverante nella virt,
considerando me che ella non si pu avere se non per lo modo che detto aviamo. Unde io vi prego per
lamore di Cristo crucifisso che ora, mentre che aviamo el tempo el quale tempo di vigilia e di
cognoscimento, che potiamo cognoscere con frutto e con merito; e, passato el tempo, sapete che non
cos , voi non stiate a dormire, ma vegghiate continuamente; e non solo della vigilia corporale, ma
della vigilia intellettuale, alla quale vigilia seguita la continua orazione, cio laffocato desiderio e
amore dellanime, verso il suo Creatore: per che sempre ra in onore di Dio e in salute dellanime.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crucifisso; e ine muoia ogni piacere e parere umano, s che, morto a
ogni volunt propria, corriate per la via della verit. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 200
A frate Bartolomeo Dominici dellordine de Predicatori, in Asciano.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo mio in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava
de servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di
vedere in voi adempita quella parola che disse el nostro Salvatore a discepoli suoi: Voi sete luce del
mondo, e l sale de la terra (Mt 5, 13 14).
Cos desidera lanima mia con grandissimo desidro che voi siate quello figliuolo alluminato del
lume e calore de lo Spirito santo, condito col sale del vero conoscimento e sapienzia, s che cacciate
con perfetta sollecitudine el peccato e dimoni de le tenebrose anime de le creature. Ma non vego che
questo poteste bene fare n avere, n adempire el mio desiderio, se non per continuo e per affocato
amore, e per lo continuo acostarvi e unirvi senza negligenzia nel vero lume e sapienzia, fuoco e calore
de la divina carit, el quale fu manifestato a noi per lunione che Dio fece con luomo. E dicovi, figliuol
mio dolcissimo, che non sar neuna anima che raguardi Dio diventato uomo, corso allobbrobio de la
santa croce, versato labbondanzia del sangue suo, che non attenga e participi ed empisi di vero amore.
E cos si dilettar del cibo del quale Dio si dilett: essare mangiatore e gustatore dellanime. Questo
uno cibo di tanta dolcezza e soavit che ingrassa lanima, e daltro non si pu dilettare. E dicovi che
vostri denti debili saranno qui fortificati, s che potrete mangiare e bocconi grossi e piccoli.
Mettetevi virilmente a fare ogni cosa: e cacciare le tenebre e fondare la luce, non raguardando a
la vostra debilezza, ma pensate per Cristo crocifisso potere ogni cosa (Fil 4, 13). Io vi star dallato, e
mai non mi partir da voi, con quella visione invisibile che fa fare lo Spirito santo, ch visibilemente
non vego modo, per ora, di potere venire, se gi Dio non disponesse altro. Volentieri sarei venuta, se
Dio lavesse conceduto s per lonore suo e recreazione di voi e di me, che grande mi sarebbe stata ;
ma perch el tempo assai corrotto allacqua, e l corpo mio molto agravato gi pi di x d, intanto
che con fadiga la domenica so ita a la chiesa, s che frate Tommasso avuto compassione di me, e non
gli paruto chio sia venuta. Ben che l potere non ci sia stato, far invisibilemente ci che io potr; e
pensate che, se Dio lavesse ordenato chio venisse, che io non farei resistenzia a lui n far. Pregate
Dio che faccia quello che debba essare pi suo onore.
Fate che la pace di coloro che mi scriveste, chella si faccia prima che ne veniate. Benedicete e
confortate tutte coteste pecorelle affamate e assetate in Cristo Ges, e misser Biringhieri e tutta laltra
fameglia: che non sindugino a tosto passare e tenebrosi affanni e sollecitudini del mondo e iniqui
peccati mortali che tolgono la vita, ma acquistino la grazia e l lume de lo Spirito santo. Benedicete
frate Simone, figliuolo in Cristo Ges.
Permanete ne la santa dilezione di Dio.
Dite a Neri che sia sollecito a seguitare le vestigie di Cristo crocifisso. Alessa e Lisa e Cecca vi si
racomandano.

LETTERA 201
A don Giovanni, monaco di Certosa in Santa Croce a Roma, el quale era tentato e voleva andare
al Purgatorio di santo Patrizio per essere liberato dalle tentazioni, e non avendo licenzia stava in molta
afflizione di mente.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vero e perfettissimo lume,
per che senza el lume non potremmo discernere la verit.
Ma attendete che sonno due lumi, e luno non impedisce laltro, ma unisconsi insieme, s come la
Legge nuova non tolse via la vecchia. (Tolsele bene la imperfezione, per che la Legge vecchia era
fondata solo in timore, unde era imperfetta; ma poi che venne la Legge nuova si conform luna con
laltra, la quale Legge damore). Cos uno lume imperfetto, e uno lume perfetto: el lume imperfetto
il lume che naturalmente Dio ci dato, col quale cognosciamo el bene. E vero che luomo, offuscato
della propria fragilit, non il cerca dove egli il debba cercare ma in cose transitorie, nelle quali non
perfezione di bene; e non il cerca in Dio, col dove sommo ed etterno bene.
Ma se questo lume naturale essercitato con virt, cercando il bene col dove egli cio che
lanima cognosca la bont del suo Creatore e lamore inestimabile che egli ci , e quali amore e bont
trovar nel cognoscimento di s con questo modo: con sollicitudine e non con negligenzia essercitando
la vita sua , acquistar il secondo lume, che sopranaturale, non lassando per il primo; ma levarassi
da la sua imperfezione e farassi perfetto col lume perfetto sopranaturale.
Che fa questo lume nellanima, e a che si cognosce che ella labi? Dicovelo. El primo lume vede
le virt: quanto elle sono piacevoli a Dio, e utili a lanima che le possiede; e quanto spiacevole e
nocivo il vizio, el quale priva lanima della grazia. El secondo lume abbraccia le virt, e parturiscele
vive nella carit del prossimo suo. Lessere gionto al secondo lume dimostra che il primo naturale non
fu impedito da lamore proprio, e per ricevuto el sopranaturale. Chi dimostra che questo lume sia
infuso ne lanima per grazia? Le virt reali, tra le quali virt due sonno le principali che pi realmente
ce l dimostrano guidate dal lume della santissima fede, perch nel lume sonno state acquistate :
queste due virt sono sorelle vestite di fortezza e di longa perseveranzia.
La principale virt di queste due, prima parturite dalla carit col lume della fede, la vera e
perfetta obedienzia. Lobbedienzia tolle la colpa e la imperfezione, perch uccide la propria volont
unde nasce la colpa: per che tanto colpa o virt quanto procede da la volont. Unde, se lanima fusse
tutta ansietata di molte diverse cogitazioni e battaglie dal demonio, o dalle creature, o che la fragile
carne impugnasse con disordenati movementi, e la volont stia salda e ferma che non tanto che ella
non consenta, ma dispiacciale infino a la morte non offende; anco ne merita e crescene in maggiore
perfezione, col dove ella voglia cognoscere la verit, vedendo che Dio glili permette per farla venire a
pi perfetto cognoscimento di s e della bont sua in s. Per lo quale cognoscimento cresce in maggiore
amore e umilit; e per dissi che cresceva in maggiore perfezione. Cos la virt non virt solamente
latto, ma in quanto ella fatta volontariamente con dritta e santa intenzione.
Adunque la volont quella che offende; e per lobbedienzia, la quale uccide la propria volont,
leva via la colpa uccidendo quella che la commette. Lobbediente non si fida mai di s, perch
cognosce il suo infermo e basso vedere, e per come morto si gitta ne le braccia de lOrdine e del
prelato suo con fede viva e lume sopranaturale, credendo che Dio far discernere al prelato suo la
necessit della sua salute.
Eziandio se l prelato fusse imperfetto e idioto senza lume, avar viva fede che Dio lalumini per
la sua necessit. E perch nel lume veduto lume, per s fatto suddito. Chi manifesta questo lume?
La vera obbedienzia: ella longa e perseverante, e non corta; cio che l vero obediente non obbedisce
pure in uno modo n in uno luogo n a tempo, ma in ogni modo, in ogni luogo e in ogni tempo,
secondo che piace al prelato suo. Egli non cerca le proprie consolazioni mentali, ma solo cerca
ducidere la propria volont: e per pone il coltello in mano allobedienzia, e con esso coltello lucide,
perch veduto nel lume che, se non lucidesse, sempre starebbe in pena e in offesa della perfezione a
la quale Dio l chiamato, e vedrebbesi privato della ricchezza del lume sopra naturale; el quale lume
mostrato essere ne lanima da la virt dobedienzia.
Quale laltra virt che manifesta questo lume? E la pazienzia, la quale uno segno
dimostrativo che in verit amiamo, perch ella il mirollo della carit. Ella sorella dellobedienzia
anco, lobbedienzia quella che fa paziente lanima, perch non si scandelizza di veruna obbedienzia
imposta a lui dal prelato suo ; ella vestita di fortezza, e per porta pazientemente le riprensioni e i
costumi dellOrdine. Quando gli rotta la propria volont, non attedia, ma gode ed essulta con grande
giocundit. Non fa come il disobbediente, che ogni cosa fa e sostiene con fadiga e con molta
impazienzia, in tanto che alcuna volta, dimandando al prelato suo una licenzia di cosa che gli sia molto
ferma nella volont, non avendola piglia tanta pena che eziandio el corpo pare che ne infermi. Meglio
gli sarebbe con lodio santo uccidere la propria volont, la quale gli d tanto tormento.
Questa pazienzia sta sul campo della battaglia con larme della fortezza, e collo scudo della
santissima fede ripara a colpi; e sostenendo vince, e col coltello dellodio e dellamore percote i
nemici suoi. Prima uccide il principale nemico de la perversa legge che sempre impugna contra lo
spirito; e con essa uccide i diletti e piacere del mondo e quali per amore del suo Creatore egli odia ,
e le cogitazioni del dimonio, el quale ne d molte con diverse fantasie; e con pensieri veri e santi le
caccia da s, conservando la buona e santa volont che non vada dietro ad esse. Questa pazienzia,
guidata dal lume, non vuole combattere in luoghi dubbiosi con isperanza di non avere poi a combattere
pi. Non vuole cos, per che ella si diletta di stare in battaglie perch nella battaglia si pruova, e,
provata, riceve la gloria, e in altro modo no.
Non fa come il semplice, che ancora imperfetto in questo lume sopra naturale, e per lo poco
lume, sentendosi passionato, per tollersi questa fadiga e per timore di non offendere, si vorr mettere a
cosa che sar di tanto pericolo che a un tratto ne potrebbe andare lanima e l corpo. E farssene s forte
imaginazione per illusione del dimonio e per volont chegli di vivere senza passione, unde egli
riceve le pene , che colui che l a governare non gli potr trare questa fantasia. E se egli non gli d
licenzia di quello che vuole fare, ne viene a tedio, a confusione e ad impazienzia, e spesse volte entro la
disperazione.
Questo gli segno che quello che vuole fare non secondo la volont di Dio, ch, se cos fusse,
direbbe: Signore, se questo secondo la tua volont, danne lume a chi m a licenziare; e quando che
no, dimostralo. E con fede viva si pacificarebbe nella mente sua, vedendo che il negare o il concedere,
qualunque si fusse, procedesse dalla volont di Dio.
Non voglio, carissimo e dolcissimo figliuolo, che siate voi di questi cotali; ma voglio che col
lume, come vero obbediente e paziente, stiate nel campo della battaglia, come detto , dove
comunemente combattono e servi di Dio, non volendo pigliare battaglia nuova n particulare la quale
sia oscura e dubbiosa, ma pigliare quella che lucida e generale; e in tutto annegare qui la vostra
volont, e in ogni altra cosa. Ma singularmente vi parlo al presente per quello che mi disse il visitatore:
lassatevi guidare alla volont sua, la quale non sua, ma da Dio, per che il vostro andare credo che
sia, e , inganno di dimonio, che co lamo del bene vi vuole pigliare. So certa che con questo lume
cognoscerete la verit; cognoscendola ringraziarete il sommo ed etterno Padre, che con la santa
obbedienzia v campato di questo pericolo, altrementi no.
E per, considerando io quanto v di necessit questo lume, dissi che io desideravo di vedervene
perfettamente illuminato. Lobbedienzia e la pazienzia dimostraranno segli in voi: cio che non
ricalcitriate a la volont del prelato, ma con pazienzia la portarete come vero obbediente, dilettandovi
di rompere la vostra volont. E se non trovaste in voi questo lume come vorreste e come si debba avere,
intrate con odio santo nella cella del cognoscimento di voi e di Dio in voi; e del sangue del dolce e
amoroso Verbo sinebrii lanima vostra. Nel quale cognoscimento sacquista ogni grande perfezione,
con fede, sperando nel sangue sparto con tanto fuoco damore. Senza pena o tedio di mente, figliuolo
mio dolce, chinate il capo allobbedienzia santa, e permanete in cella, abbracciando larbore della
santissima croce. Altro non vi dico. Guardate quanto avete cara la vita de lanima vostra e quanto
temete doffendere Dio che voi non seguitiate la vostra volont.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 202
A maestro Jacomo medico, in Asciano.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, reverendissimo e carissimo fratello in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi e conforto nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi
vero cavaliere di Dio, sempre seguitando la via de le virt, non vollendovi adietro a mirare larato, ma
sempre raguardando quello che avete a fare, perci che colui che si vlle adietro, segno che stanco.
E per noi, fratello carissimo, non ci dobbiamo mai stancare ne le sante e vere operazioni. E
veramente cos , che colui che comincia e non persevera, non degno di corona. Cos disse el nostro
dolce Salvatore: che de perseveranti e violenti cio che fanno forza e violenzia a le loro male
cogitazioni , di coloro el reame del cielo (Mt 11, 12). Dicovi, fratello e figliuolo carissimo, che non
potreste avere voi questa perseveranzia della virt, n avere Dio nellanima vostra, avendo le
conversazioni de dimoni visibili e incarnati, cio de le creature che vi volessero ritrare dal santo
proponimento, traendovi fuore di voi. E sappiate che l dimonio non vuole altro che trarvi fuore di voi,
e poi che lanima tratta di s medesima, perde ogni essercizio e cade nel perverso vizio de la superbia;
non pu sostenere s, n neuna creatura con pazienzia per riverenzia di quella dolce virt piccola de la
vera umilit. Colui che non umile, non pu essere obbediente a Dio. O quanto sarebbe cosa
sconvenevole che voi, che sete eletto a sempre lodare Dio, voi seguitaste le perverse volont degli
uomini, essendo amatore degli uomini e non di Dio! Oim, non sarebbe altro che diventare servo del
dimonio. Pregovi per lamore di Cristo crocifisso, che siate non crudele ma pietoso verso dellanima
vostra: allora dimostrarete la piet, quando trarrete la puzza de peccati mortali dellanima vostra, e
piantaretevi le vere e reali virt, come uomo virile.
Non facciamo come animale che seguita le sue volont senza neuna ragione: ma, come uomo
virile, seguitate la via de le virt. E none indugiate a dire: Dimane far, ch non sete sicuro davere
el tempo; s come disse el nostro Salvatore: Non vogliate pensare del d di domane, basti al d la
sollecitudine sua (Mt 6, 34). O quanto dolcemente ci manifest el poco tempo che luomo ! e noi
miseri miserabili, tutta la nostra sollecitudine e con molti affanni spendiamo, e l tempo nostro, che la
pi cara cosa che noi abbiamo. Destianci agiumai dal sonno e non dormiamo pi, ch none tempo da
dormire; ma destatevi dal sonno de la negligenzia e ignoranzia.
inteso che voi e misser Sozzo volete andare al Santo sepolcro: la quale cosa molto mi piace.
Duna cosa vi prego per lamore di Cristo crocifisso, voi e misser Sozzo: che voi vi disponiate, prima
che andiate, a questo santo viaggio, e che ordeniate prima la santa confessione; e scaricate le
conscienzie vostre con modo e ordine, come se fuste ne la stremit de la morte: non aspettate di
disponarvi per via. E se questo non faceste, meglio sarebbe che non metteste pi fuore duscio. Pregovi,
padri e fratelli in Cristo Ges, che non vi lassiate ingannare a la fragilit umana, n a la lebbra de la
cupidit, per che n avere n neuna creatura rispondar per voi: solamente la virt virile, e la buona
conscienzia. Altro non dico. Abbiate sempre Dio dinanzi agli occhi vostri. Io moffero a voi per
continua orazione.
Permanete ne la santa dilezione di Dio. Ges dolce, Ges Ges.

LETTERA 203
Ad alquanti novizii di Monte Oliveto nel convento di Perogia.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi grati e cognoscenti verso il vostro Creatore
deglinfiniti beneficii ricevuti da lui, acci che per ingratitudine non si disecchi in voi la fonte della
piet, ma nutrichisi con gratitudine.
Ma attendete che gratitudine solamente di parole non quella che risponde, ma le buone e sante
operazioni. In che la mostrarete? In osservare i dolci comandamenti di Dio, e oltre a comandamenti
osservarete e consigli mentalmente e attualmente. Voi avete eletta questa vita perfetta de consigli, e
per ve gli conviene osservare infino a la morte, altrimenti offendereste Dio; ma lanima grata sempre
gli osserva. Sapete che nella vostra professione prometteste dosservare obedienzia continenzia e
povert volontaria; e se voi non gli osservaste diseccareste in voi la fonte della piet.
Grande vergogna al religioso a desiderare quello che gi spregiato: ch non tanto che egli non
debba desiderare o possedere substanzia temporale, ma della memoria si de trare eziandio il
ricordamento del mondo, de le ricchezze e diletti suoi, e impirla del povero umile e immaculato
Agnello; e con una carit fraterna vivere caritativamente. Cos vuole la carit fare utilit al prossimo
suo: che quando lanima raguarda e vede non potere fare utilit a Dio, perch non bisogno di noi, e
volendoli mostrare che in verit cognosce le grazie che ricevute e riceve da lui, il mostra verso la
creatura che in s ragione; e in tutte quante le cose singegna di mostrare nel prossimo la gratitudine a
Dio.
Unde tutte le virt sonno essercitate per gratitudine: cio per amore che lanima al suo Creatore
fatta grata, perch col lume ricognosciute le grazie che ricevute e riceve da lui in s. Chi la fa
paziente a portare le ingiurie, strazii, rimproverii e villanie dagli uomini, e le molestie e battaglie dalle
dimonia? La gratitudine. Chi el fa annegare la propria volont, e soggiogarla a la santa obbedienzia, e
conservare lobbedienzia sua infino alla morte? Essa gratitudine. Chi gli fa osservare il terzo voto della
continenzia? La gratitudine: ch, per osservarla, mortifica il corpo suo con la vigilia, digiuno e con
lumile fedele e continua orazione. E con lobbedienzia ucide la propria volont, acci che, mortificato
il corpo e morta la volont, la potesse osservare, e in essa osservanzia mostrare la gratitudine. S che le
virt sono uno segno dimostrativo, che dimostrano che lanima non scognoscente dessere creata alla
imagine e similitudine di Dio (Gn 1, 26), e della ricreazione che ricevuta nel sangue de lumile, dolce,
crociato e amoroso Agnello, ricreandola a grazia, la quale avevamo, per la colpa, perduta. E cos di
tutte laltre grazie che ricevute, spirituali e temporali, in comune e in particulare: ma tutte con
gratitudine le ricognosce dal suo Creatore.
Alora cresce un fuoco nellanima duno santissimo desiderio, che sempre si notrica di cercare
lonore di Dio e la salute de lanime, con pena, sostenendo infino a la morte. Se fusse ingrata, non tanto
chella si dilettasse di sostenere per onore di Dio e salute de lanime, ma, se la paglia se gli vollesse tra
piei, sarebbe incomportabile a s medesimo; lonore vorrebbe dare a s, notricandosi del cibo della
morte cio dellamore proprio di s medesimo , el quale germina la ingratitudine privando lanima
della grazia.
Unde, considerando me quanto pericoloso questo cibo che ci d morte, dissi chio desideravo di
vedervi grati e cognoscenti di tante grazie quante avete ricevute dal vostro Creatore, e massimamente
della smisurata grazia che v fatta: davervi tratti fuore delle miserie del mondo, e messi nel giardino
della santa religione, posti ad essere angeli terrestri in questa vita.
Questa una grazia alla quale Idio vi richiede che gli mostriate segno di gratitudine con la vera e
santa obedienzia, ch tanto dimostra el religioso di cognoscere lo stato suo quanto egli obediente; e
cos per lo contrario il disobediente dimostra la sua ingratitudine. Bene se navede il vero obediente,
che tutta la sua sollicitudine pone in osservare lOrdine suo, lobservanzie e costumi e ogni cerimonia,
e di compire la volont del suo prelato con allegrezza, non volendo giudicare n investigare la sua
intenzione, n dire: Perch pone egli maggiore peso a me che a colui?; ma semplicemente obedisce
con pace, quiete e tranquillit di mente. E gi non questo grande fatto; per che egli tolta da s la
propria volont che gli faceva guerra.
Non fa cos il disobediente, che dinanzi a s non pone altro che la propria volont, e tutti quegli
modi e quali possa pigliare per compirla in quello che desidera; egli diventa non osservatore de
lOrdine ma trapassatore: fassi giudice della volont del suo prelato. Questi gusta larra de lo nferno, e
sempre sta in amaritudine, ed atto a cadere in ogni male; non constante n perseverante, ma vlle il
capo adietro a mirare larato. Egli cerca la congregazione e fugge la solitudine; cerca la pace della
volont sua che gli d morte, e fugge quella che gli d vita, cio la pace della conscienzia, e
labitazione della cella, e il diletto del coro. Per che l coro gli pare che sia drittamente uno serpente
venenoso, o cibo che gli abbi a dare morte: con tanto tedio vi sta e con tanta pena, perch la superbia e
disobbedienzia e ingratitudine sua gli nno ripieno lo stomaco, e guasto il gusto dellanima.
Ma lobbediente del coro si fa giardino; dellofficio, dolci e soavi frutti; e della cella si fa uno
cielo; della solitudine si diletta per meglio accostarsi al suo Creatore, e non mettere mezzo tra lui e s; e
del cuore suo fa tempio di Dio. Col lume della santissima fede raguarda dove meglio truovi questa
virt, e con che mezzo meglio la possa imparare quando l trovata. Cercando, la truova nellumile,
svenato e consumato per amore, dolce Agnello, el quale per obbedienzia del Padre e salute nostra corse
allobrobriosa morte della santissima croce, con tanta pazienzia che il grido suo non fu udito per veruna
mormorazione.
Vergogninsi e confondansi nella superbia loro tutti i disobbedienti, a raguardare lobbedienzia del
Figliuolo di Dio.
Poi che l truovata, con che lacquista? Col mezzo dellorazione, la quale una madre che
concipe e parturisce le virt ne lanima. Per che quanto pi ci accostiamo a Dio, pi participiamo della
sua bont e pi sentiamo lodore delle virt, perch solo egli il maestro delle virt, e da lui le
riceviamo, e lorazione quella che ci unisce col sommo bene. Adunque con questo mezzo acquistiamo
la virt della vera obbedienzia: ella ci fa forti e perseveranti nella santa religione, che per veruna cosa
non rivoltiamo il capo adietro. Ella ci d lume a cognoscere noi medesimi, e laffetto della carit di
Dio, e glinganni delle dimonia.
Ella ci fa umili tanto che per umilit lanima si fa serva de servi; fa aprire tutto s medesimo
nelle mani del suo maggiore: e se per lo tempo passato o per lo presente il dimonio avesse obumbrata la
conscienzia sua per battaglie, o eziandio fusse attualmente caduto in colpa di peccato mortale,
umilemente manifesta la sua infirmit, s come a medico, tante volte quante egli vi cadesse, e per
vergogna non se ne ritrae, n debba ritrare; ma con pazienzia riceve la medicina e correzione che l
medico suo spirituale gli desse, credendo con fede viva che Dio gli dar tanto lume quanto bisogno
alla sua salute. Cos debba fare a ci che tagli la via al dimonio, che non vorrebbe altro se non ponere
una vergogna negli occhi nostri a ci che tenessimo dentro ne lanima nostra i difetti e le cogitazioni, e
non gli manifestassimo. Questa madre de lorazione ci leva questa vergogna, come detto . Ella di
tanta dolcezza che la lingua nostra nol potrebbe narrare, adunque doviamo con sollicitudine essercitarci
in essa e riposarci al petto suo, e mai non lassarla.
E perch alcuna volta el dimonio, stando noi in orazione o dicendo lofficio, obumbrasse la mente
nostra duna tenebre con diverse e laide cogitazioni, non doviamo per mai lassare la nostra orazione
ma perseverare in essa, e col pensiero santo cacciare il pensiero cattivo, e conservare la buona e santa
volont che non consenta a quelle cogitazioni. Facendo cos, non cadr mai in confusione ma pigliar
speranza in Dio, e con pazienzia portar quelle fadighe della mente. Umiliandosi, dir: Signore, io
cognosco che io non so degno della pace e quiete della mente come gli altri servi tuoi, pure che tu mi
conservi la buona e santa volont s che mai io non offenda te.
Allora Dio, che raguarda alla perseveranzia e umilit de servi suoi, dona in quella anima il dono
della fortezza: infunde in essa uno lume di verit e uno accrescimento di desiderio di virt, con una
allegrezza cordiale che tutto pare che vi si dissolva con uno ardore di carit verso Dio e verso el
prossimo suo. Tante sono le grazie e doni che si ricevono da Dio col mezzo de lorazione che la lingua
nostra non sufficiente a narrarle: ma vuole essere umile, fedele e continua, cio col continuo santo
desiderio. Con questo santo desiderio fare tutte le nostre operazioni manuali e spirituali: facendolo, sar
uno continuo orare perch ra nel conspetto di Dio el santo e vero desiderio ; farvi dilettare nelle
fadighe e abracciare la vilt, dilettarvi nella mortificazione che vi fusse fatta fare per lo vostro
maggiore.
Non mi distendo pi sopra questa materia, ch troppo avaremmo che dire, ma pregovi che
vinebriate del sangue di Cristo crocifisso, dove trovarete lardore dellobedienzia. Tiratelo a voi co
lamo de lorazione, acci che mostriate dessere grati e cognoscenti a Dio, s come egli vi richiede per
la grazia che avete ricevuta. Non facendolo, vi tornarebbe a morte quel che egli v dato in vita. Altro
non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 204
A frate Bartolomeo Dominici dellordine de Predicatori, quando predicava ad Asciano.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo fratello mio in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi
di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi tanto
annegato e affogato in Cristo Ges, s che al tutto perdiate voi medesimo.
E questo non vego che potiate avere, se locchio dello intendimento del vero desiderio non si leva
sopra di voi a raguardare ellocchio ineffabile de la divina carit, col quale Dio raguard e raguarda la
sua creatura prima che ci creasse. Poi che raguard in s medesimo, inamorossene smisuratamente, s
che per amore ci cre; e volendo che noi godessimo e participassimo quello bene che aveva in s
medesimo, per lo peccato dAdamo non sadempiva el desiderio suo. Constretto Dio dal fuoco de la
divina carit, mand el dolce Verbo incarnato del Figliuolo suo a ricomprare elluomo e trarlo di
servitudine; e l Figliuolo corre e dassi allobrobio de la croce, e a conversare co peccatori e publicani
(Mt 9, 11; Mc 2, 16) e scomunicati, e con ogni maniera di gente, per che a la carit non si pu ponare
legge n misura: non vede s, n cerca le cose sue proprie (1Cor 13, 5). Perch el primo uomo cadde
dellaltezza de la grazia per lamore proprio di s medesimo, cos fu di bisogno che Dio usasse uno
modo contrario a questo, e per mand questo Agnello immaculato, con una larga ineffabile carit, non
cercando s, ma solo lonore del Padre e la salute nostra.
O dolce e amoroso cavaliere, tu non raguardi n a tua morte n a tua vita n a tuo vitoperio, anco
giuochi in su la croce a le braccia co la morte del peccato, e la morte vince la vita del corpo tuo, e la
tua morte distrusse la morte nostra. Lamore n cagione che voi vedete: per che locchio tuo non si
riposava in altro che nellonore del Padre tuo e in adempire el desiderio suo in noi, cio che noi
godessimo Dio, per lo quale fine elli ci cre.
O carissimo e dolcissimo mio figliuolo, io voglio che vi conformiate in questo Verbo che nostra
regola, e ne santi che lnno seguitato: cos diventarete una cosa con lui e participarete la sua larghezza
e non la stremit. Dicovi, come detto , che se lanima non si leva e vapre ellocchio, e pongasi per
oggetto la smisurata bont e amore di Dio el quale dimostra a la sua creatura, mai non verrebbe a tanta
larghezza e perfezione, ma sarebbe tanto stretto che non vi capirebbe n s n l prossimo. E per vi
dissi e voglio che stiate anegato e affogato in lui, raguardando sempre ellocchio dolce de la sua carit:
allora perfettamente amarete quello ched egli ama, e odiarete quello ched egli odia. Levate levate el
cuore vile e la disordenata e stretta conscienzia; non date luogo al perverso dimonio che vuole impedire
tanto bene: non vorrebbe essare cacciato de la citt sua; ma io voglio che con cuore virile e
sollecitudine perfetta vediate che altra legge quella de lo Spirito santo che quella degli uomini.
Acordatevi con quello dolce inamorato di Pavolo: siate uno vasello di dilezione a portare e a
bandire el nome di Ges. Ben mi pare che Pavolo si specchiasse in questo occhio e ine perdesse s; e
riceve tanta larghezza ched e desidera e vuole essare scomunicato e partito da Dio per li fratelli suoi
(Rom9, 3). Era inamorato Pavolo di quello che Dio sinnamor; vede che la carit non offende n
riceve confusione.
Mois guard allonore di Dio, e per voleva essere cacciato del libro de la vita prima che l
popolo avesse morte. Per la quale cosa io vi constrengo e voglio in Cristo Ges che stiate fermo a
stirpare e vizii e a piantare le virt, seguitando la prima verit come detto , e santi chnno seguitato
le vestigie sue, non ponendo n regola n misura al desiderio che vuole essare senza misura.
Fate ragione dessare tra uno popolo infedele e scomunicato, pieno diniquit: convienvi per
forza damore participare con loro, chio vi fo sapere che a questo modo participarete con la carit e
non con loro, cio lamore chavete alla salute loro. Ch se el vostro conversare fusse con amore
proprio o diletto che ne traeste o spirituale o temporale che fusse fuore di questa fame, sarebbe da
fuggire e temere la loro conversazione. Levate adunque ogni amaritudine ristrettiva, e credete pi altrui
che a voi medesimo. E se l dimonio volesse pure stimolare la conscienzia vostra, ditegli che faccia
ragione con meco di questo e dogni cosa: la madre a rendare ragione del figliuolo. E cos voglio che
siate sollecito, ch veruno caso o ponto sar s forte che la carit non rompa, e voi fortificar.
Benedicetemi el mio figliuolo frate Simone, e dite che corra col bastone del santo desiderio, cio
de la santa croce. Mandatemi a dire come vi riposate, e come si vede lonore di Dio. Dice Alessa
grassotta che voi preghiate Dio per lei, e molto vi si racomanda che preghiate Dio per lei, e per me
Cecca perditrice di tempo. Pregate Dio per Lisa.
Permanete ne la santa pace e dilezione di Dio.

LETTERA 205
A Stefano sopradetto poverello dogni virt.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti con tanto lume e conoscimento che tu vega
che tu i bisogno di tagliare, e non di sciogliere, per che chi non taglia sempre sta legato; e chi non
fugge, sempre rimane preso.
Non fare pi resistenzia allo Spirito santo che ti chiama, ch duro ti sar a ricalcitrare a lui; e non
ti lassare legare alla tiepidezza del cuore, n allamore compassionevole feminile, spesse volte colorato
col colore della virt. Ma sia uomo virile che virilmente esca al campo della battaglia, ponendoti
dinanzi allocchio dellintelletto el sangue sparto con tanto fuoco damore, acci che, tutto libero, sia
inanimato alla battaglia. Risponde, risponde, figliuolo negligente; apre la porta del cuore tuo: ch
grande villania che Dio sta alla porta dellanima tua, e non gli sia aperto. Non gli essere mercennaio,
ma fedele.
Bagnati nel sangue di Cristo crocifisso, dove tu trovarai el coltello dellodio e dellamore, che
taglier ogni legame il quale fusse fuore della volont di Dio e impedimento di perfezione; e
trovarai el lume con che tu i bisogno di vedere che t necessario il tagliare. Altro non ti dico.
Permane etc. Conforta etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 206
Al santo padre papa Gregorio XI.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e carissimo e dolcissimo padre in Cristo Ges, la vostra indegna figliuola Caterina,
serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrive a voi nel prezioso sangue suo: con desiderio io
desiderato (Lc 22, 15) di vedere in voi la plenitudine della divina grazia s e per s fatto modo che voi
siate strumento e cagione, mediante la divina grazia, di pacificare tutto luniverso mondo.
E per vi prego, babbo mio dolce, che voi, con solecitudine e affamato desiderio della pace e
onore di Dio e salute dellanime, voi usiate lo strumento della potenzia e virt vostra. E se voi mi
diceste, padre: El mondo tanto travagliato: in che modo verr a pace?, dicovi, da parte di Cristo
crocifisso: tre cose principali vi conviene adoperare con la potenzia vostra. Cio, che nel giardino della
santa Chiesa voi, governatore desso giardino, ne traiate e fiori puzzolenti, pieni dimmondizia e di
cupidit, infiati di superbia: cio e mali pastori e rettori, che atoscano e imputridiscono questo
giardino.
Oim, governatore nostro, usate la vostra potenzia: divellete questi fiori, gittateli di fuori, che non
abino a governare; vogliate chegli studino a governare loro medesimi in santa e buona vita. Piantateci
in questo giardino fiori odoriferi, pastori e governatori che sieno veri servi di Ges Cristo, che non
atendano ad altro che allonore di Dio e salute dellanime, e sieno padri de povari. Oim, che grande
confusione questa di vedere coloro che debano essere specchio in povert volontaria, umili agnelli,
distribuire della sustanzia della santa Chiesa a povari: ed eglino si vegono in tante delizie e stati e
pompe e vanit del mondo, pi che seglino fussero mille volte nel secolo! Anco, molti secolari fanno
vergogna a loro, vivendo in buona e santa vita.
Ma e pare che la somma ed etterna bont facci fare per forza quello che non fatto per amore:
pare che permetta che gli stati e dilizie sieno tolti alla Sposa sua, quasi mostrasse che volesse che la
Chiesa santa tornasse nel suo primo stato povarello, umile, mansueto, comera in quello tempo santo
quando non attendevano a altro che a lonore di Dio e alla salute dellanime, avendo cura delle cose
spirituali e non delle temporali; ch, poi chella guardato pi alle temporali che alle spirituali, le cose
sonno andate di male in peggio. Per vedete che Dio per giusto giudicio gli permesso molte
perseguizioni e tribulazioni.
Ma confortatevi, padre, e non temete per neuna cosa che fusse avenuta o avenisse, ch Dio el fa
per rendarle lo stato perfetto suo; perch in questo giardino ci si paschino agnelli, e non lupi divoratori
dellonore che deba essere di Dio, el quale furano e danno a loro medesimi. Confortatevi in Cristo
dolce Ges, chio spero che laiutorio suo, la plenitudine della divina grazia, el sovenimento e laiutorio
divino sar apresso di voi. Tenendo el modo detto di sopra, da guerra verrete a grandissima pace, da
perseguizione a grandissima unione, non con potenzia umana ma con la virt santa, e sconfigiarete e
dimonii visibili delle inique creature e gli invisibili dimonii, che mai non dormono sopra di noi.
Ma pensate, babbo dolce, che malagevolmente potreste far questo, se voi non adempiste laltre
due cose che avanzano a compire le tre: e questo si dellavenimento vostro, e del dirizzare el
gonfalone della santissima croce. E non vi manchi el santo desiderio per neuno scandolo n ribellione
di citt che voi vedeste o sentiste; anco, pi sacenda el fuoco del santo desiderio a tosto volere fare. E
non tardate per la venuta vostra. Non credete al dimonio, che savede del suo danno, e per singegna
di scandalezzarvi e di farvi tllare le cose vostre, perch perdiate lamore e la carit, e impedire el
venire vostro.
Io vi dico, padre in Cristo Ges, che voi veniate tosto, come agnello mansueto: rispondete allo
Spirito santo, che vi chiama. Io vi dico: venite venite venite e non aspettate el tempo, ch l tempo non
aspetta voi.
Allora farete come lo svenato Agnello, la cui vece voi tenete, che con la mano disarmata uccise e
nemici nostri, venendo come agnello mansueto, usando solo larme della virt dellamore, mirando
solo davere cura delle cose spirituali, e rendare la grazia alluomo che laveva perduta per lo peccato.
Oim, dolce babbo mio, con questa dolce mano vi prego e vi dico che veniate a sconfigiare e nostri
nemici: da parte di Cristo crocifisso ve l dico. Non vogliate credare a consiglieri del dimonio che
volessero impedire el santo e buono proponimento. Siatemi uomo virile, e non timoroso.
Rispondete a Dio che vi chiama che veniate a tenere e possedere el luogo del glorioso pastore
santo Piero, di cui vicario sete rimaso, e ine drizzate el gonfalone della santa croce: ch, come per la
croce fumo liberati cos disse Pavoloccio , cos levando questo gonfalone, el quale mi pare
refrigerio de cristiani, saremo liberati: noi della guerra e divisione e molte iniquit, e l popolo infedele
della sua infedelit. E con questi modi voi verrete, e arete la riformazione de buoni pastori della santa
Chiesa; riponaretele el colore, chella perduto, dellardentissima carit: ch tanto sangue l stato
succhiato per liniqui divoratori che tutta impalidita. Ma confortatevi e venite, padre, e non fate pi
aspettare e servi di Dio, che safrigono per desiderio. E io, misera miserabile, non posso pi aspettare:
vivendo, mi pare morire stentando, vedendo tanto vituperio di Dio. Non vi dilongate per dalla pace,
per questo caso, che avenuto, di Bologna, ma venite: chio vi dico che lupi feroci vi mettarano el
capo in grembo come agnelli mansueti, e domandaranovi misericordia. Padre, non dico pi.
Pregovi che udiate e ascoltiate quello che vi dir frate Ramondo padre, e gli altri figliuoli che
sonno con lui, che vengono da parte di Cristo crocifisso e da mia; ch sonno veri servi di Dio e figliuoli
della santa Chiesa. Perdonate, padre, alla mia ignoranza, e scusimi dinanzi alla vostra benignit lamore
e l dolore che me l fa dire. Datemi la vostra benedizione.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges, dolce Ges.

LETTERA 207
A Signori di Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.
A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, risovenendomi de la parola che disse el nostro
Salvatore a discepoli suoi, quando disse: Con desiderio io desiderato di fare la Pasqua con voi,
prima che io muoia (Lc 22, 15).
Longo tempo aveva pasquato el nostro Salvatore con loro, dunque di che Pasqua dice? diceva
dellultima Pasqua, la quale fece comunicando s medesimo a loro. Bene mostra che facci come
inamorato de la salute nostra; non dice: Io desidero, ma dice: Con desiderio io desiderato; quasi
dica: Io longo tempo desiderato di compire la vostra redenzione e di darmivi in cibo, e dare a me la
morte per rendervi la vita.
Questa era la Pasqua desiderata da lui, e per letizia e gode e fa festa in s, perch si vede
adempire el suo desiderio, el quale tanto aveva desiderato, e, in segno che ne sente letizia, dice
Pasqua. E lassa a loro la pace (Gv 14, 27) e lunione (Gv 17, 11), e che si debbino amare insieme:
questo lassa per testamento e per segno, che a questo segno sono cognosciuti e figliuoli e veri
discepoli di Cristo (Gv 13, 34 35).
Questo vero padre ce l d per testamento: noi figliuoli non doviamo renunziare al testamento del
padre, ch chi renunzia non debba avere la eredit.
Per io desidero con grandissimo desiderio di vedervi figliuoli veri e non ribelli al padre vostro,
non renunziatori al testamento de la pace, ma adempitori dessa pace, legati e uniti nel legame e amore
dellardentissima carit. Stando in questa dilezione, elli vi dar s medesimo in cibo, e ricevarete el
frutto del sangue del Figliuolo di Dio, per lo cui mezzo riceviamo la eredit di vita etterna; per che,
inanzi che l sangue fusse sparto, vita etterna era serrata, e neuno poteva andare al fine suo, l quale fine
era Dio, e per era creato luomo. Ma perch luomo non era stato al giogo dellubbidienzia, ma
inubbidiente e ribello al comandamento suo, per venne la morte nelluomo.
Mosso Dio dal fuoco de la sua divina carit, donocci il Verbo dellunigenito suo Figliuolo, el
quale per lubidienzia del Padre suo ci di el sangue con tanto caldo damore, in tanto che ogni cuore
superbo e ignorante si doverebbe vergognare, non ricognoscendo tanto smisurato benefizio. El sangue
c fatto bagno a lavare le nostre infermitadi, e li chiovi ci sono fatti chiave che nno diserrata la porta
del cielo. Dunque, figliuoli e fratelli miei, non voglio che siate ingrati n scognoscenti a tanto
inestimabile amore quanto Dio vi mostra: voi sapete bene che la ingratitudine fa seccare la fonte de la
piet. Questa la Pasqua che desidera lanima mia di fare con voi: che voi siate figliuoli pacifici, e non
siate ribelli al capo vostro, ma sudditi e obedienti infine a la morte.
Voi sapete bene che Cristo lass il vicario suo, e questo lass per remedio dellanime nostre; in
altro non possiamo avere la salute se non nel corpo mistico de la santa Chiesa il cui capo Cristo, e
noi siamo le membra ; e chi sar disubediente a Cristo in terra, il quale in vece di Cristo in cielo,
non participar el sangue del Figliuolo di Dio, per che Dio posto che per le sue mani ci sia
comunicato e dato questo sangue e tutte le sacramenta de la santa Chiesa, le quali ricevono vita da esso
sangue; e non potiamo andare per altra via n intrare per altra porta, per che disse la prima verit: Io
so via verit e vita (Gv 14, 6). Chi tiene per questa via, va per la verit e non per la menzogna. una
via dodio del peccato damore proprio di s medesimo, el quale amore cagione dogni male. Questa
via ci d amore delle virt, le quali danno vita allanima che essa riceve una unione e dilezione col
prossimo suo, che inanzi elegge la morte che voglia offendare el prossimo. E bene vede che, se elli
offende la creatura, elli offende el Creatore; adunque bene via di verit. Parmi anco che sia porta,
unde ci conviene entrare poi che aviamo fatta la via. Cos disse elli: Neuno pu andare al Padre se
none per me (Gv 14, 6). Adunque vedete, figliuoli miei dolcissimi, che colui che ribella, come
membro putrido, a la santa Chiesa e padre nostro Cristo in terra, caduto nel bando de la morte, per
che quello che facciamo a lui, facciamo a Cristo in cielo, per reverenzia o vitoperio che noi facessimo.
Vedete bene che per la disubbidienzia e persecuzione che avete fatta credetemi, fratelli miei,
che con dolore e pianto di cuore ve l dico , voi sete caduti nella morte e in odio e in dispiacere di
Dio, e peggio non potete avere che essare privati de la grazia sua: poco ci valrebbe la potenzia umana,
se non ci fusse la divina. Oim, che invano saffadiga colui che guarda la citt, se Dio non la guarda! (
Sal 126, 1) Se Dio fatta guerra con voi per la ingiuria che avete fatta al padre vostro, vicario suo, sete
indebiliti, perdendo laiutorio suo; poniamo che molti sono quelli che non si credono per questo
offendare Dio, ma pare a loro fare sacrifizio a lui: s perseguitano la Chiesa e pastori suoi, e difendonsi
dicendo: e sono gattivi e fanno ogni male.
E io vi dico che Dio vuole e comandato cos che, eziandio se pastori e Cristo in terra fussero
dimoni incarnati non tanto che buono e benigno padre , e ci conviene essare sudditi e ubbidienti a
lui non per loro in quanto loro, ma, per lubbidienzia di Dio come vicario di Cristo, che vuole che
facciamo cos.
Sapete che l figliuolo non mai ragione contra del padre, sia gattivo e riceva ingiuria da lui
quanta si vuole, ch tanto smisurato el benefizio dellessare, che elli avuto del padre, che per neuna
cosa gli pu rendare tanto debito. Or cos pensate che elli tanto lessare e l benefizio de la grazia che
traiamo del corpo mistico de la santa Chiesa, che neuna reverenzia n operazione che noi facessimo
potrebbe essere sufficiente a rendare questo debito. Oim oim, figliuoli miei, piangendo ve l dico, e
ve ne prego e constringo da parte di Cristo crucifisso, che vi riconciliate e facciate pace con lui, e none
state pi in guerra: none aspettate che lira di Dio venga sopra di voi, ch io vi dico che questa ingiuria
elli la riputa fatta a s, e cos . Vogliate ricoverare sotto lale dellamore e timore di Dio, umiliandovi e
volendo cercare la pace e unione del padre vostro.
Aprite aprite gli occhi del cognoscimento e none andate in tanta cechit, per che noi non siamo
giuderi n saracini, ma siamo cristiani batteggiati e ricomprati del sangue di Cristo. Non doviamo
dunque andare contra al capo nostro per neuna ingiuria ricevuta, n luno cristiano contra allaltro, ma
doviamo fare questo contra li infedeli, che ci fanno ingiuria, per che possegono quello che none loro,
anco nostro.
Or non pi dormire, per lamore di Dio, in tanta ignoranzia e ostinazione: levatevi su e corrite a le
braccia del padre vostro, che vi ricevar benignamente se l farete, e avarete pace e riposo
spiritualmente e temporalmente, voi e tutta la Toscana; tutta la guerra che di qua, andar sopra
linfedeli, rizzandosi il gonfalone de la santissima croce.
E se non faceste di recarvi a buona pace, avarete il peggiore tempo, voi e tutta la Toscana, che
avessero mai i nostri antichi. Non pensate che Dio dorme sopra lingiurie che sono fatte a la Sposa sua,
ma vegghia, e non ci paia perch vediamo andare la prosperit inanzi, per che sotto la prosperit
nascosa la disciplina de la potente mano di Dio. Poi che Dio disposto a porgiarci la misericordia sua,
none state, fratelli miei, pi indurati, ma umiliatevi ora, mentre che avete el tempo, per che lanima
che saumilia sar sempre essaltata cos disse Cristo , e chi sessaltar sar umiliato (Mt 23, 12; Lc
14, 11; Lc 18, 14) con la disciplina e flagelli e battiture di Dio.
Andate con pace e unione: questa la Pasqua che io desiderio di fare con voi, considerando che
in altra corte non potiamo fare questa Pasqua se none nel corpo de la santa Chiesa, ch ine il bagno
del sangue del Figliuolo di Dio, dove si lavano i fracidumi de peccati nostri; ine si trova il cibo dove
lanima si sazia e si notrica; e trovianvi il vestimento nuziale, il quale ci conviene avere, se vogliamo
intrare a le nozze di vita etterna (Mt 22, 11), a le quali siamo invitati dallAgnello svenato e derelitto in
croce per noi. Questo el vestimento de la pace, che pacifica el cuore e ricuopre la vergogna de la
nostra nudit, cio di molte miserie e difetti e divisioni le quali noi abbiamo luno con laltro, le quali
sono cagione e strumento di tollerci el vestimento de la grazia.
Poi che la benignit dolce di Dio ci rende el vestimento, non siate negligenti ad andare per esso
con sollicitudine virile al capo vostro, acci che la morte non vi truovi nudi, per che noi doviamo
morire e non sappiamo quando. Non aspettate el tempo, ch l tempo none aspetta voi. Grande
simplicit sarebbe daspettare e fidarmi di quello che io non , n sono securo davere. Non dico pi.
Perdonate a la mia presunzione, e incolpatene lamore che io a la salute vostra e dellanima e
del corpo, e il dolore che io del danno che ricevete, spiritualmente e temporalmente: pensate che pi
tosto ve l direi a bocca che per lettara. Se per me si pu adoperare alcuna cosa che sia onore di Dio e
unione di voi e de la santa Chiesa, sono apparecchiata a dare la vita, se bisogna.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges.

LETTERA 208
A frate Bartolomeo Dominici dellordine de Predicatori, in Asciano.
Al nome di Ges Cristo crocifisso.
Dilettissimo e carissimo mio figliuolo in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Dio, vi benedico e conforto nel prezioso sangue di Ges Cristo. Con desiderio io desiderato di fare
Pasqua con voi in prima chio muoia: questa la Pasqua chio voglio che noi facciamo, di vederci a la
mensa dellAgnello immaculato, che cibo mensa e servidore.
In su questa mensa sono e frutti de le vere e reali virt; ogni altra mensa senza frutto, e questa
con perfetto frutto, ch d vita. Questa una mensa forata, piena di vene che germinano sangue, e tra
gli altri v uno canale che gitta sangue e acqua mescolato con fuoco; locchio che si riposa in su
questo canale, gli manifestato el segreto del cuore. Questo sangue uno vino che inebbria lanima,
del quale quanto pi ne beie, pi ne volrebbe bere, e non si sazia mai, per che l sangue e la carne
unita con lo infinito Dio.
O figliuolo dolcissimo in Cristo Ges, corriamo con sollecitudine a questa mensa! Adempite el
mio desiderio in voi, s chio faccia la Pasqua; fate come colui che molto beie, che perde s medesimo e
non si vede, e se l vino molto gli diletta, anco ne beie pi, e intanto che, riscaldato lo stomaco dal vino,
nol pu tenere e s l bomica fuore. Veramente, figliuolo, che in su questa mensa troviamo questo vino
cio el costato uperto del Figliuolo di Dio : egli quel sangue che scalda e caccia fuore ogni
freddezza, rischiara la voce di colui che l beie, letifica lanima e l cuore, perch questo sangue
sparto col fuoco de la divina carit. E scalda tanto luomo, che gitta s fuore di s, e quinci viene che
non pu vedere s per s, ma s per Idio, e Dio per Idio, e l prossimo per Idio. E quando egli bene
beiuto, egli el gitta sopra el capo de fratelli suoi: imparato da colui che in mensa continuamente
versa, non per sua utilit ma per nostra. Noi che mangiamo a la mensa, conformandoci col cibo,
facciamo quello medesimo, non per nostra utilit, ma per onore di Dio e per la salute del prossimo: per
questo sete mandato. Confortatevi, ch questo fuoco vi dar la voce e tollaravi la fiocaggine.
Sio potr, io vi venr e molto volentieri; richiamatevene a Cristo che mi faccia venire. Dite a
misser Biringhieri che si conforti con Cristo Ges, e raguardi la brevit del tempo e l prezzo ch
pagato per lui: io el venr a vedere sio potr. Dite a frate Simone chio tolr la fune de la carit, e
tenrollo legato al petto mio, s come madre el figliuolo. Sono consolata di questo prete, che pare
chabbi buona volont; menatelo a frati di Monte Oliveto, e brigatelo daconciare el pi tosto che voi
potete. Siate siate sollecito.
Mona Giovanna vi conforta e benedice. Ricordivi di Giovanna pazza e nvasata del fuoco
dellAgnello smiraldato. Lisa e mona Alessa e Cecca cento migliaia di volte vi si racomandano.
Laldato sia Ges Ges Ges.

LETTERA 209
Al santo padre papa Gregorio XI, poi che fu giunto a Roma.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e reverendissimo padre in Cristo dolce Ges, la vostra indegna figliuola Caterina,
serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrive a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi
giunto alla pace, pacificato voi e figliuogli con voi; la quale pace Dio vi richiede, e vuole che ne
facciate ci che potete.
Oim, non pare che voglia che noi attendiamo tanto alla signoria e sustanzia temporale che non si
vegga quanta la destruzione dellanime e vitoperio di Dio, el quale seguita per la guerra. Parmi che
Dio voglia che voi apriate locchio dellintelletto sopra la bellezza dellanima e sopra el sangue del
Figliuolo suo; del quale sangue lav la faccia dellanima nostra, e voi ne sete ministro. Invitavi a la
fame del cibo dellanime, ch colui che fame de lonore di Dio e della salute delle pecorelle, per
ricoverarle e trarle delle mani delle dimonia egli lassa andare la vita sua corporale, non tanto che la
sustanzia.
Bene che potreste dire, santo padre: Per conscienzia io so tenuto di conservare e racquistare
quello della Chiesa. Oim, io confesso bene che egli la verit, ma parmi che quella cosa che pi
cara, si debba meglio guardare. El tesoro della Chiesa el sangue di Cristo, dato in prezzo per lanima
ch el tesoro del sangue non pagato per la sustanzia temporale, ma per salute de lumana
generazione , s che, poniamo che siate tenuto di racquistare e conservare el tesoro e la signoria de le
citt, la quale la Chiesa perduta, molto maggiormente sete tenuto a racquistare tante pecorelle che
sono uno tesoro nella Chiesa, che troppo ne mpoverisce quando ella le perde. Non che impoverisca in
s, ch el sangue di Cristo non pu diminuire, ma perde uno adornamento di gloria, el quale riceve da
lanime virtuose obbedienti e suddite a lei. Meglio ci dunque lassare andare el loto delle cose
temporali che loro delle spirituali. Fate quello che si pu, e, fatto el potere, scusato sete dinanzi a Dio e
agli uomini del mondo. Voi gli batterete pi col bastone de la benignit, dellamore e pace, che col
bastone della guerra; e verrvi riavuto el vostro spiritualmente e temporalmente.
Ristrignendosi lanima mia fra s e Dio, con grande fame della salute vostra e reformazione della
santa Chiesa e bene di tutto quanto el mondo, non pare che Dio manifesti altro remedio, n io veggo
altro in lui, che quello della pace. Pace, pace, per lamore di Cristo crocifisso! Non raguardate
allignoranzia, cechit e superbia de figliuoli vostri; con la pace lo trarrete la guerra e rancore del
cuore e la divisione, e unireteli.
Con la virt cacciarete el dimonio.
Apritemi bene locchio dellintelletto, con fame e desiderio della salute dellanime, a raguardare
due mali: male nella grandezza, signoria e sustanzia temporale, la quale vi pare essere tenuto di
racquistare; laltro male di vedere perdere la grazia nellanime, e lobbedienzia la quale debbono
avere alla Santit vostra. E cos molto maggiormente sete tenuto di racquistare lanime. Poi che
locchio dellintelletto veduto e discerne quale el meno male, voi, santissimo padre, che sete in
mezzo di questi cos grandi due mali, dovete eleggiare el minore: eleggendo el minore per fuggire el
maggiore, perderete luno male e laltro; e amenduni torneranno in bene: cio che averete in pace
racquistati e figliuoli, e avarete el debito vostro.
Mia colpa! che io non dico questo per per insegnarvi, ma so constretta da la prima dolce Verit
e dal desiderio che io , babbo mio dolce, di vedervi pacificato, in quiete lanima e l corpo; ch con
queste guerre e malaventura non veggo che potiate avere una ora di bene. Distruggesi quello de poveri
ne soldati, e quali sono mangiatori de la carne degli uomini, e veggo che impedisce el santo vostro
desiderio, el quale avete della reformazione della Sposa vostra.
Riformarla, dico, di buoni pastori e rettori; e voi sapete che con la guerra malagevolmente el
potete fare, ch parendovi avere bisogno di principi e signori la necessit vi parr che vi stringa di
fare i pastori a modo loro, e non vostro; bene che ella pessima ragione che, per veruno bisogno che si
vegga, io metta per pastori o altri, chi si sia, nella Chiesa, che non sia tutto virtuoso e persona che non
cerchi s per s, ma cerchi s per Dio, cercando la gloria e loda del nome suo. E non debba essere
enfiato per superbia, n porco per immundizia, n foglia che si volla al vento delle pompe ricchezze e
vanit del mondo. Oim, non cos, per lamore di Cristo crocifisso, e per la salute dellanima vostra!
Tollete via la cagione della guerra, quanto possibile a voi, acci che non veniate in questo
inconveniente di fargli secondo la volont degli uomini, e non secondo la volont di Dio e desiderio
vostro.
Voi avete bisogno dellaiutorio di Cristo crocifisso: in lui ponete laffetto e l desiderio, e non in
uomo e aiutorio umano, ma in Cristo dolce Ges, la cui vece voi tenete, ch e pare che egli voglia che
la Chiesa torni al primo dolce stato suo. O quanto sar beata lanima vostra e mia che io vegga voi
essere cominciatore di tanto bene, che alle vostre mani quello che Dio permette per forza, si facci per
amore! Questo sar el modo a farlo: con pace, e con pastori veri e virtuosi e umili servi di Dio, ch ne
trovarete, se piacer alla Santit vostra di cercargli. Ch sono due cose per che la Chiesa perde e
perduto i beni temporali, cio per la guerra e per lo mancamento della virt; ch col dove non virt,
sempre guerra col suo Creatore, s che la guerra n cagione. Ora dico che, a volere racquistare quello
che perduto, non c altro remedio se non col contrario di quello con che perduto: racquistare con
pace e virt, come detto . A questo modo adempirete laltro santo desiderio vostro e de servi di Dio, e
di me misera miserabile: di racquistare le tapinelle anime deglinfedeli che non participano el sangue
de lo svenato e consumato Agnello. Or vedete, santissimo padre, quanto el bene che se ne impedisce,
e quanto el male che ne seguita e che se ne fa: spero per la bont di Dio e nella Santit vostra che,
giusta al vostro potere, vingegnarete di ponare el remedio detto della santissima pace. Questa la
volont di Dio.
E dicovi, da parte dolcissima sua, che di questo e dellaltre cose che avete a fare voi pigliate
consiglio da veri servi di Dio, che vi consigliaranno in verit; e di loro vi dilettate, ch navete
bisogno. E per sar bene, ch di grande necessit, che voi gli teniate allato a voi, mettendogli per
colonne nel corpo mistico della santa Chiesa. Credo che frate Iacopo da Padova, portatore di questa
lettera, sia uno vero dolce servo di Dio, el quale vi racomando; e pregovi che piaccia alla Santit vostra
che lui e gli altri vi vogliate sempre vedere apresso. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate alla mia presunzione. Umilemente
vadimando la vostra benedizione. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 210
A missere Matheo, rettore de la Casa de la Misericordia di Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de
servi di Ges Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di
vedervi annegato e affogato nellabondanzia desso sangue suo. La memoria del quale sangue rende
calore e lume allanime fredde e tenebrose, dona larghezza e tolle estremit, tolle superbia e infonde
umilit, tolle crudelt e dona piet.
O inestimabile dilezione di carit, non mi maraviglio se nel sangue tuo io truovo la virt de la
piet, imper che io veggo che per divina piet tu i svenato te medesimo, e non per debito; e facesti
vendetta de la crudele e pessima crudelt che luomo ebbe a s medesimo quando per lo peccato si fece
degno di morte.
Adunque desidero di vedervi annegato in questo fiume, a ci che ne traiate quella pietosa
compassione e misericordia, la quale continuamente vi bisogna adoperare secondo lo stato vostro. E
poniamo che io desideri di vedervi usare questa virt inverso i povari di Cristo, de le sustanzie
temporali, non so contenta qui, ma invitovi, secondo che Dio invita lanima mia, a distendere gli
amorosi e ardentissimi desiderii, con occhi pietosi e lagrimosi, mostrando, nel conspetto de la divina
piet, compassione a tutto el mondo. Ed egli cinsegna molto bene il modo, s come ebbro damore, e
per lo desiderio che di fare tosto loperazione sua dice: Pigliate il corpo de la santa Chiesa co
membri legati e tagliati, e ponetelo con piatosa compassione sopra il corpo mio. Sopra el quale corpo
furono fabricate tutte le nostre iniquit, per che egli fu quello che prese con pena la citt dellanima
nostra, e il Padre fu quello che accett il sacrificio.
Mangiamo mangiamo adunque lanime sopra a questa mensa del corpo del dolce Figliuolo di
Dio, s che, passando i penosi e ansiati desiderii con fadigosi aspettari, sopravenendo gli adempiuti
dolci e inamorati desiderii dove lanima si pacifica quando si vede adempiuto quello che molto tempo
desiderato , possiamo allora, con dolci voci e soavi, gridare al Padre quello che dice la santa Chiesa:
Per Ges Cristo nostro Signore tu ci i fatto misericordia, levando e lupi e piantando gli agnelli.
Adunque, o padre fratello e figliuolo in Cristo Ges, levianci dal sonno de la negligenzia, a ci che in
poco tempo noi esciamo de le mani de lupi e perveniamo a questa giocundit, non per noi ma solo per
lonore di Dio.
Questa quella virt pietosa che io voglio che noi aviamo, e per dissi che io desideravo di
vedervi affogato nel sangue del Figliuolo di Dio, per che ella quella memoria che notrica la virt de
la piet e de la misericordia nellanima nostra. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 211
A maestro Ramondo, in Vignone.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Reverendo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi voi e gli altri figliuogli vestiti del
vestimento nuziale, el quale quel vestimento che ricuopre tutte le nostre nudit.
Egli una arme che non lassa incarnare a morte e colpi dellavversario dimonio; ma pi tosto l
a fortificare che a ndebilire ogni colpo di tentazione o molestia di dimonio, o di creatura, o della carne
propria, che volesse ribellare allo spirito. Dico che questi colpi, non tanto che sieno nocivi, ma e
saranno pietre preziose e margarite poste sopra questo vestimento dellardentissima carit. Or da che
sarebbe lanima che non portasse delle molte fadighe e tentazioni, da qualunque parte e per qualunque
modo Iddio le concede? Non sarebbe in lei virt provata, per che la virt si pruova per lo suo
contrario.
Con che si pruova la purit e sacquista? col contrario, cio con la molestia della immondizia,
per che, chi fusse immondo, non gli bisognarebbe ricevare molestia dalle cogitazioni della
immondizia; ma perch si vede che la volont privata de perversi consentimenti, ed purificata
dogni macchia per santo e vero desiderio che di piacere al suo Creatore, per il dimonio, el mondo e
la carne gli danno molestia. S che ogni cosa contraria si caccia per lo suo contrario. Vedete che per la
superbia sacquista lumilit: quando luomo si vede molestare da esso vizio di superbia, subito
saumilia, conoscendosi difettuoso e superbo: che se non avesse avuta quella molestia non si sarebbe s
ben conosciuto. Poi che s umiliato e veduto s, concepe uno odio per s fatto modo che gode ed
essulta dogni pena e ingiuria che sostenesse. Questi fa come cavaliere verile, el quale non ischifa e
colpi, anco si riputa indegno di tanta grazia quanta gli pare, ed , a sostenere pena, tentazioni e molestie
per Cristo crocifisso. Tutto per lodio chegli di s medesimo, e per amore che conceputo alla
virt.
Adunque vedete che non da fuggire n dolersi nel tempo della tenebre, per che dalla tenebre
nasce la luce. O Dio dolce amore, che dolce dottrina dai, che per lo contrario della virt sacquista la
virt! Della impazienzia sacquista la pazienzia: ch lanima che sente el vizio della impazienzia
diventa paziente della ingiuria ricevuta, ed impaziente verso il vizio della impazienzia, e pi si duole
che ella si duole, che di neuna altra cosa. E cos ne contrarii le viene acquistata la perfezione, e non se
navvede; truovasi diventato perfetto nelle molte tempeste e tentazioni. E in altro modo non si giogne
mai a porto di perfezione. Sicch pensatevi questo: che lanima non pu ricevare n desiderare virt
che ella non abbi e desiderii, molestie e tentazioni sostenere con vera e santa pazienzia per amore di
Cristo crocifisso.
Dobiamo dunque godere ed essultare nel tempo delle battaglie molestie e tenebre, poi che di loro
esce tanta virt e diletto.
Doim, figliuolo dato da quella dolce madre Maria, non voglio che veniate a tedio n a
confusione, per neuna molestia che sentiste nella mente vostra; ma voglio che voi conserviate la buona
e santa e vera fedele volont, la quale io so che Dio per sua misericordia v data. So che vorreste
inanzi morire che offendarlo mortalmente. S chio voglio che delle tenebre esca el conoscimento di voi
medesimo, senza confusione; della buona volont esca uno conoscimento della infinita bont e
inestimabile carit di Dio, e in questo conoscimento stia e ingrassi lanima vostra.
Pensate che per amore egli vi conserva la buona volont, e non la lassa corrire per consentimento
e diletto dietro alle cogitazioni del dimonio. E cos, per amore permesso a voi e a me e agli altri servi
suoi le molte molestie e illusioni dal dimonio, dalle creature e dalla carne propria, solo perch noi ci
leviamo dalla negligenzia e veniamo a perfetta sollecitudine, a vera umilit e ardentissima carit; la
quale umilit viene per conoscimento di s, e la carit per lo conoscimento della bont di Dio. Ine
sinebria e si consuma lanima per amore.
Godete, padre, ed essultate; e confortatevi, senza neuno timore servile, e non temete per neuna
cosa che vedeste venire o che fusse venuta, ma confortatevi, ch la perfezione presso da voi. E
rispondete al dimonio, dicendo che quella virt non adoperato in voi per me, per che non era in me;
ma adoperata per grazia della infinita piet e misericordia di Dio, s che per Cristo crocifisso ogni
cosa potrete. Fate con fede viva tutte le vostre operazioni, e non mirate perch vedeste apparire neuna
cosa contraria, che paresse che fusse contra la vostra operazione. Confortatevi confortatevi, ch la
prima e dolce Verit promesso dadempire el vostro e mio desiderio in voi. Svenatevi per affocato
desiderio con lo svenato e consumato Agnello; riposatevi in croce con Cristo crocifisso; dilettatevi in
Cristo crocifisso, dilettatevi in pene; satollatevi dobrobrii per Cristo crocifisso; inestisi el cuore e
laffetto in sullarbore della santissima croce con Cristo crocifisso; e nelle piaghe sue fate la vostra
abitazione.
E perdonate a me, cagione e strumento dogni vostra pena e imperfezione, ch, se io fussi
strumento di virt, sentireste, voi e gli altri, odore di virt. E non dico queste parole perchio voglia che
nabbiate pena, perch la vostra pena sarebbe mia : perch voi abbiate compassione, voi e gli altri
figliuoli, alle mie miserie. Spero e tengo di fermo, per la grazia dello Spirito santo, che porr fine e
termine in tutte quelle cose che sono fuori della volont di Dio. Pensate che io misera miserabile sto nel
corpo, e truovomi per desiderio continovo fuori del corpo. Oim, dolce e buono Ges, io muoio e non
posso morire, e schioppo e non posso schioppare del desiderio chio della rinovazione della santa
Chiesa per onore di Dio e salute dogni creatura , e di vedere voi e gli altri vestiti di purit, e arsi e
consumati nellardentissima carit sua.
Dite a Cristo in terra che non mi faccia pi aspettare. E quando io vedar questo, cantar con
quello dolce vecchio di Simeone: (Nunc dimictis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum in
pace) (Lc 2, 29).
Non dico pi, ch, se io seguissi la volont, test cominciarei.
Fate che io vi vegga e senta tutti legati e conficcati con Cristo dolce Ges, s e per s fatto modo,
ch n dimonia n creatura vi possa mai partire n separare da cos dolce e soave legame. Amatevi
amatevi amatevi insieme.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 212
A Neri di Landoccio (cum esset Florentie) Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere crescere in te el santo e buono desiderio,
con dolce e vera perseveranzia infine al fine.
Pensati, figliuolo mio, che ogni d si conviene che noi cingegniamo di crescere in virt, per che
non andando inanzi sarebe uno tornare adietro. Spero, per la divina bont, che sadempir in te el
desiderio mio, in questo e anco in altro. Non dico al presente altro per la brevit del tempo, e per
occupazione dalcune altre cose a che mi conviene attendere.
Confortati in Cristo crucifisso con una buona pazienzia, e conforta e benedi More molto molto
per mia parte; e fa che tu preghi Dio per questi tuoi fratelli, e quali ti mandano molto confortando e
singolarmente per questo negligente di Stefano. Barduccio e Francesco stanno bene, e molto ti
confortano.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 213
A Daniella da Orvieto vestita de labito di santo Domenico.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima suora e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in te la virt santa della discrezione, la
quale virt ci necessaria davere, se voliamo la salute nostra.
Perch c ella tanto di necessit? Perch ella esce del cognoscimento di noi e di Dio: in questa
casa tiene le sue radici. Ella drittamente un figliuolo parturito dalla carit. Che propriamente
discrezione? e che principalmente adopera? Discrezione uno lume e un cognoscimento che lanima
di s e di Dio, come detto . La principale cosa che ella aopera, questa: che con lume discreto
veduto a cui obligata e quello che debbe rendere. E perch l veduto, per subito il rende con
perfetta discrezione, rendendo a Dio gloria e loda al nome suo. E tutte loperazioni che fa laffetto
dellanima, fa con questo lume, cio che tutte sono fatte per questo fine, s che a Dio rende il debito de
lonore.
Non fa come lo indiscreto robbatore, che lo onore vuole dare a s; e per cercare il proprio onore e
piacere, non si cura di fare vituperio a Dio, e danno al prossimo. Unde perch la radice de laffetto
dellanima corrotto dalla indiscrezione, sono corrotte tutte le sue operazioni in s e in altrui. Come in
altrui? Che indiscretamente comanda e pone i pesi ad altri, o spirituale o secolare che sia, e di
qualunque stato s. Se egli amunisce o consiglia, indiscretamente il fa, volendo pesare ogni persona
con quel peso col quale pesa s medesimo. Il contrario fa lanima discretamente: vede il bisogno suo e
laltrui. Unde, poi che ella renduto il debito de lonore a Dio, ella rende il suo a s, cio odio del vizio
e della propria sensualit che n cagione, e amore della virt, amandola in s.
Questo medesimo lume, col quale ella si rende il debito, rende al prossimo suo. E per dissi: in s
e in altrui. Unde rende al prossimo il debito al quale gli obligata, cio la benivolenzia, amando in lui
la virt, e odiando il vizio, e amalo come creatura creata dal sommo eterno Padre. Meno e pi
perfettamente rende la dilezione della carit a lui, secondo che l in s. S che questo il principale
effetto, che adopera la discrezione nellanima, perch con lume veduto che debito le conviene
rendere, e a cui, e per il rende.
Questi sono tre rami principali che escono di questo glorioso figliuolo della discrezione, il quale
esce dellarbore della carit. Di questi tre rami escono infiniti frutti, tutti suavi e di grandissima
dolcezza, da nutricare e crescere lanima nella vita della grazia, quando con la mano del libero arbitrio,
e con la bocca del santo e affocato desiderio, gli prende. In ogni stato che la persona , gusta di questi
frutti, se ella il lume della discrezione: in diversi modi, secondo il diverso stato.
Colui che nello stato del mondo, e questo lume, coglie il frutto dellobedienzia de
comandamenti di Dio, e il dispiacere del mondo, spogliandosene mentalmente, poniamo che
attualmente ne sia vestito. Se egli figliuoli, piglia il frutto di nutricargli col timore santo di Dio. Se
egli signore, piglia il frutto della giustizia, perch discretamente vuole rendere a ciascuno il debito
suo; unde col rigore della giustizia il giusto premia, e lingiusto che commessa la colpa punisce,
gustando il frutto della ragione: che per lusinghe n per timore servile non si parte da questa via. Se egli
suddito, piglia il frutto dellobedienzia e reverenzia verso il signore suo, schifando la cagione e le vie
per le quali il potesse offendere. Se col lume non lavesse vedute, non lavrebbe schifate.
Se sono religiosi o prelati o sudditi, trggonne il frutto dolce e dilettevole dessere osservatori de
lordine loro, portando e sopportando i difetti luno dellaltro, abracciando le vergogne e l dispiacere
di s, ponendosi sopra le spalle il giogo dellobedienzia. El prelato piglia la fame de lonore di Dio e
salute dellanime, gittando lo il lamo della dottrina e della vita essemplaria. In quanti diversi modi e in
diverse creature si pigliano questi frutti troppo sarebbe lungo a narrare; con lingua non si potrebbono
esprimere.
Ma vediamo, carissima figliuola (parliamo ora in particulare, e parlando in particulare sar
parlato in generale): che regola d questa virt della discrezione nellanima? Pare a me, che ella dia
questa regola nellanima e nel corpo, in persone che spiritualmente vogliono vivere, attualmente e
mentalmente, bench ella ogni persona regoli nel grado e nello stato suo: ma parliamo ora a noi. La
prima regola che ella d nellanima, quella che detta abiamo, di rendere lonore a Dio, al prossimo la
benivolenzia, e a s odio del vizio e della propria sensualit. Questa carit nel prossimo ella lordina:
cio che luomo per lo prossimo non pone lanima sua, ch per fargli utilit non vuole offendere Dio,
ma discretamente fugge la colpa, e dispone il corpo suo ad ogni pena e tormento, per campare una
anima, e quante ne potesse campare, delle mani del dimonio. E disponsi a dare la substanzia temporale
per subvenire e campare il corpo del prossimo suo: questo fa la carit con questo lume della
discrezione, ch discretamente l regolato nella carit del prossimo. Il contrario fa lindiscreto, che
non si cura doffendere Dio, n di ponere lanima sua per fare servigio e piacere al prossimo
indiscretamente: quando in rendere falsa testimonianza, quando in farli compagnia in luoghi scelerati e
miserabili; e cos in molti altri modi, come tutto d lo vengono i casi.
Questa la regola della indiscrezione, la quale esce della superbia e della perversit dellamore
proprio di s, e della cechit di non avere cognosciuto n s n Dio.
Poi che la discrezione regolata lanima nella carit del prossimo, ed ella la regola in quella cosa
che la conserva e cresce in essa carit, cio nella continua umile e fedele orazione, ponendole il manto
dellaffetto delle virt, acci che non sia offesa dalla tiepidezza, negligenzia, e amore proprio di s,
spirituale n corporale: per le d questo affetto delle virt, acci che laffetto suo non si ponesse in
veruna altra cosa dalla quale potesse ricevere alcuno inganno.
Anco questa discrezione ordina e regola corporalmente la creatura. In che? Dicotelo: che lanima
la quale si dispone a volere Dio fa il suo principio per lo modo che detto abiamo, ma, perch ella il
vasello del corpo, si conviene che questo lume ponga la regola a lui, come l posta nellanima, s come
strumento che egli o debbe essere ad augmentare la virt. La regola questa: che egli il sottrae dalle
delizie e dilicatezze del mondo, e levalo dalla conversazione de mondani, e dgli la conversazione de
servi di Dio; levalo da luoghi dissoluti, e tienlo ne luoghi che lo induchino a devozione. A tutte le
membra del corpo d ordine, acci che sieno modesti e temperati: locchio che non raguardi dove non
debbe raguardare, ma dinanzi a s ponga la terra e l cielo; la lingua fugga il parlare ozioso e vano, e sia
ordinata ad annunziare la parola di Dio, confessare i peccati suoi, e in salute del prossimo; lorecchie
fugano le parole dilettevoli, lusinghevoli, e di detrazione o dissolute che gli fossino dette; e attenda ad
udire la parola di Dio, e l bisogno del prossimo, cio voluntariamente udire la sua necessit. Cos la
mano nel toccare e ne ladoperare, e piedi nellandare: a tutti d regola. E acci che per la legge
perversa della impugnazione che d la carne contra lo spirito non si levi a disordinare questi strumenti,
pone regola al corpo, macerandolo con la vigilia, col digiuno, e con gli altri essercizii, i quali nno tutti
a rifrenare il corpo nostro.
Ma attende che tutto questo fa non indiscretamente, ma con lume dolce di discrezione. E in che il
dimostra? In questo: che ella non pone per principale affetto suo veruno atto di penitenzia; e acci che
non cadesse in questo inconveniente di ponere per principale affetto la penitenzia, provide il lume della
discrezione di mantellare lanima con laffetto delle virt. Debbesi bene usare la penitenzia come
strumento, a tempi e a luoghi, secondo che bisogna. Unde se il corpo per troppa fortezza ricalcitrasse
allo spirito, tolle la verga della disciplina, il digiuno, il cilicio, le molte genue, con grande vigilia:
pongli allora de pesi assai, acci che egli stia pi trito. Ma se il corpo debile, e venuto ad infermit,
non vuole la regola della discrezione che si faccia cos, anco debba non solamente lassare stare il
digiuno, ma mangi della carne. E se non assai duna volta o due il d, pigline quattro. Se non pu stare
in terra, stia in su el letto; se non pu ginocchioni, stia a sedere, e a giacere se n bisogno. Questo
vuole la discrezione, e per t posta la penitenzia per strumento, e non per principale tuo affetto. E sai
perch egli non vuole? Acci che lanima serva a Dio con cosa che non gli possa essere tolta e che non
sia finita, ma con cosa infinita, cio col desiderio santo: il quale infinito, per lunione che fatta ne
linfinito desiderio di Dio, e nelle virt, le quali n dimonio n creatura, n infermit ci pu tllere, se
noi non voliamo. Anco nella infermit pruovi la virt della pazienzia; nelle battaglie delle dimonia e
molestie che ricevessi dalle creature pruovi la virt della fortezza, la pazienzia e la longa perseveranzia.
E cos tutte le altre virt permette Dio che ci sieno provate e augmentate con molti contrarii, ma non
tolte mai, se noi non voliamo.
In questo dobiamo fare il nostro fondamento, e non nella penitenzia. Due fondamenti non pu
lanima fare: ch o luno o laltro si conviene che vadi a terra, e quello che non principio usi per
strumento. Se io fo il mio principio nella penitenzia corporale, io edifico la citt dellanima sopra
larena, che ogni picciolo vento la caccia a terra, e neuno edificio vi posso ponere su. Ma se io edifico
sopra la virt, fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Ges, e non veruno edificio tanto grande che
non vi stia su bene, n vento s contrario che mai il dia a terra. Per questo e molti altri inconvenienti che
ne vengono, non voluto che la penitenzia susi altro che per strumento.
Molti penitenti gi veduti, i quali non sono stati pazienti, n obedienti, n umili, perch nno
studiato ad uccidere il corpo, ma non la volunt. Questo fatto la regola della indiscrezione. Sai che
naddiviene? Tutta la consolazione e laffetto loro posto in fare la penitenzia a loro modo, e non a
modo altrui. In essa nutricano la loro volunt: mentre che essi la compiono, nno consolazione e
allegrezza, e pare a loro essere pieni di Dio, come se ogni cosa avessino compito; e non saveggono che
caggiono nella propria reputazione, e in giudicio: che se ognuno non va per questa via, lo pare che
sieno in stato di dannazione o in stato imperfetto. Indiscretamente vogliono misurare tutti i corpi duna
misura medesima, cio con quella che essi misurano loro stessi. E chi gli volesse ritrare da questo o per
rompere la loro volunt o per necessit che navessero, tengono la volunt pi dura che l diamante;
vivi per s fatto modo che al tempo della pruova, o duna tentazione o duna ingiuria, si truovano in
questa volunt perversa pi debili che la paglia. La indiscrezione lo mostrava che la penitenzia
rifrenasse lira, la impazienzia e gli altri movimenti che vengono sopra a vizii, ed egli non cos.
Mostrati questo glorioso lume che con lodio e dispiacimento di te, con agravare la colpa, con
rimproverio, con la considerazione di vedere chi Dio che offeso da te, e chi se tu che loffendi, con
la memoria della morte, e con laffetto delle virt ucciderai il vizio nellanima, e trarrane le barbe. La
penitenzia taglia, ma tu ti truovi sempre la barba, la quale atta a fare germinare: ma questo divelle e
dibarbica. bene questa terra, dove stanno piantati i vizii, sempre atta a ricevere, se la propria volunt
col libero arbitrio ve ne mette: altrementi no, poich la radice n divelta. E se caso viene che a quel
corpo, per forza dinfermit, gli convenga escire de suoi modi, egli viene subito a uno tedio e
confusione, privato dogni allegrezza; e pargli essere dannato e confuso, e non truova la dolcezza
nellorazione, come gli pareva avere nel tempo della sua penitenzia. E dove n andata? nella propria
volunt, nella quale ella era fondata, la quale volunt non potendo compire, pena e tristizia. E dove
la speranza che tu avevi del regno di Dio, che ora se venuto a tanta confusione e quasi a disperazione?
ssene andata ne laffetto della penitenzia, per cui mezzo speravi davere vita eterna; non potendola pi
fare, parnegli essere privato. Questi sono i frutti della indiscrezione. Se egli avesse il lume della
discrezione, vedrebbe discretamente che solo essere privato delle virt gli tolle Dio; e col mezzo della
virt, mediante il sangue di Cristo, vita eterna.
Adunque ci leviamo da ogni imperfezione, e poniamo laffetto nostro nelle virt, come detto ; le
quali sono di tanto diletto e giocundit, che la lingua nol potrebbe mai narrare. Niuno che a quella
anima possa dare pena, n che le tolga la speranza del cielo, perch ella morta in s la propria volunt
nelle cose temporali e nelle spirituali, e perch laffetto suo posto non in penitenzia n in propria
consolazione, n in revelazioni, ma nel sostenere per Cristo crocifisso e per amore della virt. Unde
ella paziente, fedele, spera in Dio, e non in s n in sua operazione; ella umile e obediente a credere
ad altri e non a s, e per non presumme di s medesima. Ella si dilarga nelle braccia della
misericordia, e con essa caccia la confusione della mente. Nelle tenebre e battaglie trae fuore il lume
della fede, essercitandosi con vera e profonda umilit; e nellallegrezza entra in s medesima, acci che
l cuore non venga a vana letizia. Ella forte e perseverante, perch morta in s la propria volunt che
la faceva debile e inconstante.
Ogni tempo l tempo e ogni luogo l luogo: se ella nel tempo della penitenzia, a lei tempo
dallegrezza e consolazione, perch lusa come strumento; e se per necessit o per obedienzia gliele
conviene lassare, ella gode perch il principale fondamento de laffetto delle virt non le pu essere
tolto, e non tolto da lei; e anco perch si vede annegare la propria volunt la quale veduto col lume
che sempre l necessario di ricalcitrarle con grande diligenzia e sollicitudine. In ogni luogo truova
lorazione, perch sempre porta seco il luogo dove Dio abita per grazia e dove noi oriamo, cio la casa
dellanima nostra, dove ra il continuo santo desiderio. El quale desiderio si leva col lume de
lintelletto a specolarsi in s, e nel fuoco inestimabile della divina carit, il quale truova nel sangue
sparto per larghezza damore, e il sangue truova nel vasello dellanima. A questo attende, e debba
attendere di cognoscere, acci che nel sangue sinebrii, e nel fuoco ardi e consumi la propria volunt, e
non solamente a compire il numero de molti paternostri.
Cos faremo lorazione nostra continua e fedele; perch nel fuoco della sua carit cognosceremo
che egli potente a darci quello che adimandiamo; somma sapienzia, che sa dare e discernere quello
che c necessario; ed clementissimo e pietoso Padre, che ci vuole dare pi che lanima non desidera,
e pi che non sa adimandare per la sua salute e bisogno. E dissi che ella umile, perch cognosciuto
in s il difetto suo, e s non essere. Questa quella orazione per cui mezzo veniamo a virt, e
conserviamo in noi laffetto desse virt. Chi principio di tanto bene? la discrezione figliuola della
carit, per lo modo che detto abiamo. E di quel bene che in s, di quello porge al prossimo suo.
Unde lamore, la dottrina e il fondamento che fatto e ricevuto in s, quel medesimo porge alla
creatura; e mostralo per essemplo di vita e per dottrina, cio per consiglio quando vede la necessit, o
quando le fosse chiesto. Ella conforta, e non confonde lanima inducendola a disperazione quando per
alcuno difetto fosse caduta, ma caritativamente si fa inferma con lei insieme, dandole il remedio che si
pu, e dilargandola nella speranza nel sangue di Cristo crocifisso. Questi e infiniti frutti dona al
prossimo la virt della discrezione. Adunque, poich ella tanto utile e necessaria, carissima e
dilettissima figliuola e suora mia in Cristo dolce Ges, io invito te e me a fare quello che per lo tempo
passato io confesso non avere fatto con quella perfezione che io debbo.
A te non intervenuto quello che a me, cio dessere stata ed essere difettuosa, e dessere andata
con larghezza di vita, e non con estrema, per lo mio difetto; ma tu, come persona che i voluto atterrare
la gioventudine del corpo tuo, acci che non sia ribello allanima, i presa la vita estrema per s fatto
modo che pare che ella sia fuori de lordine della discrezione, in tanto che pare che ella ti voglia fare
sentire de frutti della indiscrezione, e fare vivere in questo la propria tua volunt. E lassando tu quello
che se usata di fare, pare che l dimonio ti voglia fare vedere che tu sia dannata. A me dispiace molto,
e credo che sia grande offesa di Dio. E per voglio, e prego te, che il principio e l fondamento nostro
con vera discrezione sia fatto ne laffetto delle virt s come detto . Uccide la tua volunt, e fa quello
che t fatto fare: attienti allaltrui vedere pi che al tuo. Sentiti il corpo debile e infermo: prendi ogni d
il cibo, quello che t necessario a ristorare la natura. E se la infermit e debilezza si leva, piglia una
vita ordinata con modo, e non sanza modo. Non volere che il piccolo bene della penitenzia impedisca il
magiore: non te ne vestire per tuo principale affetto, che tu te ne troveresti ingannata: ma voglio che per
la strada battuta delle virt noi andiamo realmente, e per questa medesima guidiamo altrui, spezzando e
fracassando le nostre volunt. Se avremo in noi la virt della discrezione il faremo, altrimenti no. E
per dissi che io desiderava di vedere in te la virt santa della discrezione. Altro non ti dico. Perdonami
se troppo presuntuosamente io avessi parlato: lamore e il desiderio della tua salute e perfezione, me
n cagione, per onore di Dio.
Permane nella santa e dolce dilezione sua. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 214
A Caterina dello Spedaluccio e a Giovanna di Capo.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissime figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondate in vera pazienzia e con profonda
umilit, a ci che potiate seguitare el dolce e immaculato Agnello, per che in altro modo non potreste
seguitarlo.
Ora el tempo, figliuole mie, di mostrare se noi aviamo virt e se sete figliuole, o s o no. Con
pazienzia vi conviene portare le persecuzioni e le detrazioni infamie e mormorazioni de le creature, con
umilit vera, e non con scandalo n con impazienzia; n levare el capo per superbia contra ad alcuna
persona.
Sapete bene che questa la dottrina che v stata data: che in sulla croce si conviene pigliare el
cibo de lonore di Dio e della salute dellanime, e con vera e santa pazienzia.
Oim, figliuole dolcissime, io vi invito, da parte de la prima dolce Verit, che voi vi destiate dal
sonno della negligenzia e amore proprio di voi; e offerite umili e continue orazioni, con molta vigilia e
con vero cognoscimento di voi medesime, per che el mondo perisce per la moltitudine di molte
iniquit e inreverenzia che si fa a la dolce Sposa di Cristo. Or diamo dunque lonore a Dio e la fadiga al
prossimo.
Oim, non vogliate, n voi n laltre serve di Dio, che termini la vita vostra altro che in pianto e
in sospiri, per che con altro mezzo non si pu placare lira di Dio, la quale manifestamente si vede
venire sopra di noi. O disaventurata me, figliuole mie: io credo essere quella miserabile che so cagione
di tanti mali, per la molta ingratitudine e altri defetti che io commessi contra el mio Creatore.
Oim oim, chi Dio che offeso da le sue creature? colui che somma ed etterna bont, el
quale per la carit sua cre luomo alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26), e recreollo a grazia
doppo el peccato, nel sangue dello immaculato e amoroso Agnello unigenito suo Figliuolo. E chi
luomo mercennaio ignorante, che offende el suo Creatore? Siamo coloro che non siamo noi per noi, se
non quanto siamo fatti da Dio, ma per noi siamo pieni dogni miseria. E non pare che si cerchi se non
in che modo si possa offendere Dio, e luna creatura laltra, in dispregio del Creatore.
Vediamo co miserabili occhi nostri perseguitare el sangue nella santa Chiesa di Dio, el quale
sangue ci data la vita. Scoppino dunque e cuori nostri, per ansietato e penoso desiderio; none stia pi
la vita nel corpo, ma inanzi morire che vedere tanto vituperio di Dio. Io muoio vivendo e dimando la
morte al mio Creatore e non la posso avere; meglio mi sarebbe a morire che a vivere, inanzi che vedere
tanta ruina quanta venuta ed per venire nel popolo cristiano. Traiamo fuore larme de la santa
orazione, per che altro remedio io non ci veggo.
Venuto quello tempo della persecuzione de servi di Dio, e quali si conviene che si nascondano
nella caverna del cognoscimento di loro e di Dio, chiamando a lui misericordia per li meriti del sangue
del suo Figliuolo. Io non voglio dire pi, per che se io andasse alla voglia, figliuole mie, io non mi
ristarei mai infine che Dio mi trarrebbe di questa vita.
A te dico ora, Andrea, che colui che comincia non riceve mai la corona della gloria, ma colui che
persevera infine alla morte. O figliuola mia, tu i cominciato a mettere mano allaratro delle virt,
partendoti dal bomico del peccato mortale; convienti dunque perseverare a ricevere el frutto della tua
fadiga, la quale porta lanima, volendo raffrenare la sua gioventudine che non scorra a essere membro
del dimonio. Oim, figliuola mia, e non i tu considerazione che tu eri membro del dimonio, dormendo
nel fracidume della immondizia, e Dio per la sua misericordia ti trasse di tanta miseria, lanima e l
corpo, nella quale tu eri? Non ti conviene dunque essere ingrata n scognoscente, per che male te ne
pigliarebbe, e tornarebbe el demonio con sette compagni, pi forte che di prima.
Allora mostrarai la grazia che i ricevuta, dessere grata e cognoscente, quando sarai forte contra
le battaglie del dimonio, contra el mondo e la carne tua, che ti d molestia, e sarai perseverante nella
virt.
Attaccati, figliuola mia, se vuoli campare da tante molestie, allarbolo della santissima croce, con
lastinenzia del corpo tuo, con la vigilia e con lorazione, bagnandoti per santo desiderio nel sangue di
Cristo crucifisso: e cos acquistarai la vita della grazia e farai la volont di Dio, e adempirai el desiderio
mio, el quale desidera che tu sia vera serva di Cristo crucifisso. Unde io ti prego che tu non sia pi
fanciulla, e che tu vogli per sposo Cristo, che t ricomprata del sangue suo. E se tu vorrai pur el
mondo, convienti aspettare tanto che si possa avere el modo di dartelo, per modo che sia onore di Dio e
bene di te.
Sia suddita e obediente infine alla morte, e non escire della volont di Caterina e di Giovanna,
ch so che elle non ti consigliaranno n diranno cosa che sia altro che onore di Dio e salute dellanima
e del corpo tuo; e se tu nol farai, farami grandissimo dispiacere e a te poca utilit. Spero nella bont di
Dio che tu farai s che elli navar onore e tu navarai el frutto, e a me darai grande consolazione.
A te dico, Caterina, e Giovanna, che per onore di Dio e salute sua adoperiate infine alla morte.
Figliuole dolci, ora tempo di fadighe, le quali ci debbono essere consolazioni per Cristo crucifisso.
Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 215
A certi monasterii di donne in Bologna.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissime suore in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondate in vera e perfetta carit. La quale carit
el vestimento nuziale el quale debba avere lanima che invitata alle nozze della vita durabile, per
che senza questo vestimento saremmo sbandite da le nozze di vita etterna.
Cristo benedetto ci tutti invitati, e a tutti ci dato el vestimento della grazia sua, la quale grazia
ricevemmo nel santo battesimo. Questo invitare e dare insiememente, per che nel battesimo c tolta
la marcia del peccato originale e data la grazia; per che con quello battesimo, morendo el fanciullo
nella puerizia sua, vita etterna, in virt del sangue di Cristo crucifisso, el quale sangue fa valere el
battesimo.
Ma vivendo la creatura che in s ragione, e giugnendo al tempo della discrezione, pu tenere la
invitata che gli fu fatta nel santo battesimo; e se non la tiene, reprovato dal signore delle nozze, ed
cacciato fuore, essendo trovato senza el vestimento nuziale. Perch non l? perch non volse osservare
quello che promise nel santo battesimo, cio di renunziare al mondo e alle sue delizie, al demonio e a
s medesimo, cio alla propria sensualit. Questo debba fare ogni creatura che in s ragione, in
qualunque stato si sia; per che Dio non acettatore delli stati, ma de santi desiderii.
E chi non rende questo debito, el quale promesso dosservare e di rendere, furo, per che
imbola quello che non debba; e per giustamente Dio el caccia, comandando che gli sia legato le mani
e piei, e gittato nelle tenebre di fuore. Songli legati e piei de laffetto, per che non pu desiderare Dio;
e a colui che morto in peccato mortale e gionto allo stato della dannazione, gli sono legate le mani
delle sue operazioni, per che non possono pigliare el frutto di vita etterna el quale si d a veri
combattitori, e quali combattono co vizii per amore della virt , ma pigliano quello frutto che
seguita di ricevere per le sue gattive operazioni, el quale cibo di morte.
O carissime suore, e se tanto duramente sar punito generalmente ogni persona che non render
questo cos fatto debito, che diremo di noi misere e ignoranti spose, le quali siamo state invitate alle
nozze di vita etterna, e al giardino della santa religione la quale uno giardino odorifero pieno di
dolci e suavi frutti , nel quale giardino la sposa, se ella attiene quello che ella promesso, diventa uno
angelo terrestro in questa vita? Per che, come gli altri uomini del mondo, vivendo nella carit comune,
sono uomini giusti, e se fussero in peccato mortale sarebbero animali bruti, cos quelli che si
conservano nello stato della continenzia, ed entrano nel giardino della santa religione, sono fatti angeli,
e se non osservassero quello che nno promesso, sarebbero peggio che dimonia. (E non nno questi
cotali el vestimento predetto).
Oh quanto sar dura e aspra quella reprensione che sar fatta alla sposa di Cristo dinanzi al
sommo giudice! Serrata le sar la porta da lo sposo etterno. Or che rimproverio sar quello di vedersi
privata di Dio e della conversazione delli angeli, solo per suo defetto? O carissime suore, chi punto la
considerasse eleggiarebbe prima la morte che offendere la sua perfezione: non tanto che offendere Dio,
ma io dico doffendere la perfezione sua.
Per che altro stare in peccato mortale per lo quale allora sta in offesa di Dio , e altro
offendere la perfezione sua, la quale promessa di compire: cio, che oltre a osservare e
comandamenti di Dio, promesso dosservare i consigli attualmente e mentalmente. Gli uomini che
stanno nella carit comune osservano e comandamenti e i consigli, per che sono legati insieme, e non
si pu osservare luno senza laltro; ma osservangli mentalmente. Ma quelli che promesso di compire
la vita perfetta, gli osserva mentalmente e attualmente. Unde io dico che, se attualmente poi non gli
osserva, ma osservali pur mentalmente, offende la sua perfezione, per la quale elli promisse
dosservarli attuali e mentali.
Che promettemmo noi, carissime suore? promettemmo dosservare e consigli quando nella
professione facemmo tre voti: per che noi promettemmo povert voluntaria, obedienzia e continenzia.
E quali non osservando, offendiamo Dio per la promessione e voto fatto; e offendiamo la perfezione la
quale aviamo eletta. Per che se un altro che non gli avesse promessi dosservare non gli osserva
attualmente, non offende, ma offende la perfezione, la quale si poneva in cuore di volere tenere; ma
quelli che fatto voto, offende.
E quale la cagione per che, doppo el voto fatto, e non si osserva? per lamore proprio di noi
medesimi, el quale amore proprio ci tolle el vestimento nuziale; e tolleci la luce e dacci la tenebre ;
la vita, e dacci la morte e lappetito delle cose transitorie vane e caduche; e tolleci el desiderio santo di
Dio. Oh quanto miserabile questo amore! Per che ci fa essere perditori del tempo, el quale tanto
caro a noi; e partianci dal cibo delli angeli, e andiamo al cibo delli animali bruti, cio della creatura
fatta animale bruto per la sua disordenata vita, el cui cibo sono e vizii e i peccati; e il cibo delli angeli
terrestri sono le vere e reali virt. Quanto differente luno da laltro? quanto da la morte alla vita,
quanto da la cosa infinita alla cosa finita.
Or vediamo di che si diletta quella che vera sposa di Cristo crucifisso, la quale gusta questo
dolce e amoroso cibo; e di che si diletta quella che fatta animale bruto. La vera sposa di Cristo si
diletta di cercare lo sposo suo non tra la congregazione, ma nel cognoscimento santo di s, dove ella el
truova cio cognoscendo e gustando la bont dello sposo etterno in s, amandolo con tutto el cuore,
con tutta lanima e con tutte le forze sue ; dilettandosi di stare in su la mensa della santissima croce;
volendo acquistare pi tosto le virt con pena e con battaglie che con pace e senza pena, per
conformarsi con Cristo crucifisso, seguitando le vestigie sue: in tanto che, se possibile le fusse di
servirli senza pene, non vuole ma, come vero cavaliere, con forza, e violenzia fare a s medesima, gli
vuole servire, perch ella spogliata dallamore proprio di s, e vestita dellaffettuosa carit; e passa
per la porta stretta (Mt 7, 13; Lc 13, 24) e bassa di Cristo crucifisso, e per promisse e attiene
dosservare povert voluntaria obedienzia e continenzia.
Ella gittato a terra el carico e l peso delle ricchezze del mondo, delizie e stati suoi; e quanto pi
se ne vede privata, pi gode. E perch ella umile, obedienzia pronta, e non ricalcitra alla obedienzia
sua; n vuole passare mai el tempo che ella non si ponga dinanzi a locchio suo e costumi dellOrdine
e la promessione fatta. Lo studio suo della vigilia e dellorazione, e della cella si fa uno cielo, con una
dolce psalmodia; loffizio suo non dice solamente con le labbra, ma coralmente; e vuole essere sempre
la prima che entri in coro e lultima che nesca. Ed lle in abominazione la grate e l parlatro, e la
dimestichezza de devoti. Non studia in fare celle murate, n fornite di molto ornamento; ma bene si
studia di murare la cella del cuore suo, a ci che i nemici non vi possano entrare; e questa cella fornisce
delladornamento delle virt. Ma nella cella attuale, non tanto che ella vi metta molto adornamento, ma
se v alcuna cosa, s ne la trae, per desiderio della povert, e per lo bisogno delle suore.
E per questo conserva lanima e l corpo suo nello stato della continenzia, per che tolte le
cagioni per le quali la potesse perdere. E sta con una carit fraterna, amando ogni creatura che in s
ragione, e porta e sopporta e difetti del prossimo suo con vera e santa pazienzia. Ella sta come el
riccio, con vera guerra con la propria sensualit: ella timorosa di non offendere lo Sposo suo. Ella
perde la tenerezza della patria e il ricordamento de parenti; solo coloro che fanno la volont di Dio le
sono congionti per affetto damore. Oh quanto beata lanima sua! ella fatta una cosa con lo Sposo
suo, e non pu volere n desiderare se non quello ched e vuole. Allora, mentre che cos dolcemente
ella passa el mare tempestoso, e gitta odore di virt nel giardino della santa religione, chi dimandasse
Cristo crucifisso: Chi questa anima?, direbbe: uno altro me, fatta per affetto damore. Questa
el vestimento nuziale, unde non cacciata da le nozze, ma con gaudio e giocondit ricevuta da lo
sposo etterno. Questa gitta odore non tanto dinanzi a Dio, ma dinanzi alli iniqui uomini del mondo,
per che, voglia el mondo o no, lnno in debita reverenzia.
El contrario di coloro che vivono in tanta miseria, fondate in amore proprio della propria
sensualit, le quali sono tutte accecate, unde la vita loro gitta puzza a Dio e alle creature; e per li loro
defetti e secolari diminuiscono la reverenzia alla santa religione. Oim, dove el voto della povert?
ch con disordenata sollicitudine e amore e appetito delle ricchezze del mondo cercano di possedere
quello che l vetato, con una cupidit davarizia e crudelt del prossimo. Per che vedranno el
convento e le suore inferme e in grande necessit, e non se ne curano, come se esse avessero a reggere
la brigata de figliuoli, e lassare loro eredi.
O misera, tu non i questo attacco, ma tu vuoli fare ereda la propria sensualit; e vuone reggere
lamist e la conversazione de tuoi devoti, notricandoli con presenti, ed el d stare a cianciare e
novellare, e perdere el tempo tuo con parole lascive e oziose. E cos non te navedi; o tu te ne avedi, e
fai vista di non vedere, unde contamini la mente e lanima tua. Tu diventi frenetica con le impugne e
molestie della carne, consentendo con la perversa e deliberata volont. Oh misera! E debba fare questo
la sposa di Cristo? Oh vituperata a Dio e al mondo! Quando tu dici loffizio tuo, el cuore va a piacere a
te di piacimento sensitivo, e delle creature che tu ami di quello amore medesimo. O carissime suoro,
questa saffadiga nel servigio del dimonio, e sta tutto d attaccata alle grate e al parlatro sotto colore di
devozione. O maladetto vocabolo, el quale regna oggi nella Chiesa di Dio e nella santa religione,
chiamando devoti e devote quelli e quelle che fanno loperazioni delle demonia! Egli dimonio
incarnato, ed ella demonia. Oim, oim, a che partito venuto el giardino, nel quale seminata la
puzza della immondizia! E il corpo, che debba essere mortificato col digiuno e con la vigilia, con la
penitenzia e con molta orazione, ed egli sta in delizie e adornato, e con lavamenti di corpo e con
disordenati cibi, e con giacere non come sposa di Cristo, ma come serva del demonio, e publica
meritrice. E con la puzza della disonest sua corrompe le creature e fatta nemica de lonest, e de
servi di Dio; ed trapassatrice della obedienzia.
Ella non vuole legge n priora sopra a capo; el dimonio e la propria sensualit fatta sua priora: a
lei obbedisce, e cerca di servirla con ogni sollicitudine.
Ella desidera la pena e la morte di chi la volesse ritrare dalla morte del peccato mortale; e tanto
forte questa miseria che in ogni male corre s come sfrenata e senza el freno della ragione. Ella
assottiglia lo intendimento suo per compire e suoi disordenati desiderii: el dimonio non ne truova
tante, quante ne truovano queste dimonie incarnate. Elle non si curano di fare nuove fatture alli uomini
per invitarli a disordenato amore verso di loro, in tanto che spesse volte s veduto che dentro nel
luogo che in s luogo di Dio fatto stalla, commettendo attualmente el peccato mortale. Questa
fatta adultera, e con molta miseria ribellato allo Sposo suo, unde ella cade dalla grande altezza del
cielo nel profondo de linferno. Ella fugge la cella come nemico mortale; ella trapassa loffizio suo; e
non si diletta di mangiare in refettorio con la congregazione delle povarelle, ma per vivere pi
largamente e con pi dilicatezza di cibi, mangia in particulare; e fatta crudele a s medesima, e per
non piet daltrui.
Unde nascono tanti mali? da lamore proprio sensitivo, el quale offuscato locchio della
ragione: unde non cognosce, n le lassa vedere, el suo male, n in quello che ella venuta, n in quello
che ella viene, se ella non si corregge. Per che se ella vedesse che la colpa la fa serva e schiava di
quella cosa che non , e conducela alletterna dannazione, eleggiarebbe prima la morte che offendere el
suo Creatore e lanima sua.
Ma per lamore proprio ella trapassa e non osserva el voto promesso, per che per amore di s
ella possede e desidera le ricchezze, e gli onori del mondo: la quale cosa povert e vergogna della
religione.
Sapete che ne viene per possedere le ricchezze contra el voto fatto della povert, e contra i
costumi dellordine? Escene disonest e disobedienzia. Perch disonest? per la conversazione che
seguita per lo possedere, per che, se ella non avesse che dare, non avarebbe amist altro che di servi di
Dio, e quali non amano per propria utilit, ma solo per Cristo crucifisso. E non avendo che dare, e
servi del mondo, che non attendono ad altro che a propria utilit per lo dono che ricevono, o per
disordenato diletto e piacere , se ella non , e non vuole piacere ad altri che a Dio, non vandaranno
mai. Unde ipso facto che la mente sua corrotta e superba, subbito fatta disobediente, e non vuole
credere ad altri che a s; e cos va sempre di male in peggio, in tanto che di tempio di Dio fatto
tempio del dimonio. Unde sbandita delle nozze di vita etterna, perch spogliata del vestimento della
carit.
Adunque, carissime suore, poi che tanto pericoloso el non rendere el debito dosservare el voto
promesso, studianci dosservarlo e raguardiamo la nudit nostra, quanto ella misera cosa, a ci che
noi lodiamo; e vediamo el vestimento nuziale, quanto utile a noi e piacevole a Dio, a ci che
pienamente ne siamo vestite. E non vedendo io altro modo, per vi dissi che io desideravo di vedervi
fondate in vera e perfetta carit; e cos vi prego, per amore di Cristo crucifisso, che facciate. Destatevi
dal sonno; e poniamo ogimai termine e fine a la miseria e alla nostra imperfezione, per che non ci
tempo. Elli sonato a condennagione, e data c la sentenzia che noi doviamo morire, e non sappiamo
quando. Gi posta la scure alla radice dellarbolo nostro, adunque non da aspettare quello tempo che
noi non siamo sicuri davere, ma nel tempo presente annegare la nostra volont, e morire spasimate per
amore della virt.
A voi dico, priora, che voi diate essemplo di santa e onesta vita, a ci che in verit diate dottrina
alle vostre figliuole e suddite, e reprensione e punizione, quando bisogna, vietando lo le dimestichezze
de secolari e la conversazione de divoti, serrando la grate e l parlatro, se non per necessit, e con
modo ordenato. E invitatele a votiare le celle, a ci che non abbiano che dare, e ladornamento delle
cortine, e i letti della piuma, e i superchi e dissoluti vestimenti, se vi sono; ch temo che non ve nabbi.
E voi siate la primaia, carissima madre, a ci che per essemplo di voi laltre ci si dispongano. Morda e
abbai el cane della conscienzia vostra, pensando che navete a rendere ragione dinanzi a Dio; e non
chiudete gli occhi per non vedere, per che Dio vi vede; e non sarete per scusata: perci che vi
conviene avere dodici occhi sopra le suddite vostre. So certa che se sarete vestita del vestimento detto,
voi el farete; e io ve ne prego, e obligomi a sempre pregare Dio per voi, e ad aitarvi a portare e pesi,
con quello affetto della carit che Dio mi dar. Fate che io noda buone novelle. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 216
A Nigi di Doccio Arzocchi.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi seguitatore de le vestigie di Cristo
crocifisso, per che per altra via non potiamo tenere in modo che ci desse vita.
Quale la via sua? questa: scherni, oprobii, ingiurie, strazii e villania, e sostenere con vera e
perfetta pazienzia infine alla morte, e non vllere el capo indietro per alcuna ingiuria o mormorazione
che el mondo ci volesse dare. E non doviamo per allentare e passi, ma con una vera perseveranzia
rendere bene a coloro che ci fanno male: questa la via la quale cinsegna e fatta elli, questo dolce e
inamorato Agnello. Cos disse elli, che elli era via verit e vita (Gv 14, 6), e veramente d vita a coloro
che vanno per questa via, per che ci d dottrina che in questa vita ci fa gustare larra di vita etterna,
participando la vita della grazia.
Questo dolce maestro salito in su la catreda della croce per darci dottrina fondata in verit. Noi
dunque scolari doviamo stare abasso per impararla, cio nella bassezza della vera umilit, ch con
superbia non si potrebbe imparare: per che ella ingrossa lo intelletto de luomo e nol lassa essere
capace in cognoscere Dio. Ma lumile non cos; anco locchio dellintelletto purificato, e nne tratta
la terra dogni amore proprio e tenerezza sensitiva, ed ssi fondato in vero cognoscimento di s; nel
quale cognoscimento vede meglio, e pi sottilmente cognosce de la somma etterna bont di Dio. Pi
cognoscendo, pi ama, e quanto pi ama, tanto acquista pi perfetta umilit e pazienzia, per che
lumilit baglia e nutrice della carit.
S che vedete, carissimo figliuolo, che e ci conviene sedere abasso come veri discepoli: e per
questo modo impararemo la dottrina, e corriremo, morti a ogni propria volont, per la via della verit
dolce, e dilettarenci in croce, con ansietato e spasimato desiderio cercando lonore di Dio e la salute
dellanime.
Ora el tempo, carissimo figliuolo, di levarsi dal sonno della negligenzia e della ingratitudine, e
con sollicitudine essere grato e cognoscente, servendo e amando el prossimo nostro, per che la nostra
gratitudine non potiamo mostrare a Dio per utilit che se li possa fare, ma potianla bene mostrare in
servire al prossimo.
Quando fu tempo, figliuolo carissimo, che Dio ci richiedesse tanto el desiderio del suo onore e de
la salute dellanime, quanto ora? Dogni tempo cel richiede Dio, per che senza la carit del prossimo
non potremmo avere vita etterna, ma quanto pi bisogno, tanto pi richiesto. Unde, perch ora
vediamo e maggiori bisogni che si vedessero forse mai fra cristiani, doviamo non ristare mai di
continuamente offerire lagrime e umili orazioni: e a questo saremo cognosciuti se saremo veri servi di
Dio, e che noi teniamo per la via de la verit e sappiamo bene la sua dottrina. Oim, non pi tempo da
cercare s per s, ma di cercare Cristo crucifisso, e non terminare el pianto nostro sopra le miserabili
anime che si veggono ne le mani de le dimonia, tanto che Dio volla locchio della sua misericordia, e
plachisi lira sua verso di noi miserabili. Oim, che el mondo perisce per tante miserie quante si
comettono, e inreverenzia e persecuzione della santa Chiesa.
Io miserabile, cagione dogni male, vi prego per lamore di Cristo crocifisso che voi e gli altri
figliuoli, con pianto e sospiri e sante e umili orazioni, preghiate el dolce e immaculato Agnello che
degni di farci misericordia e donici la reformazione della Sposa sua; e a noi miserabili cristiani dia
lume e cognoscimento, obedienzia e reverenzia vera alla santa Chiesa, s che vivino in pace e in quiete
e in unione, s come debbono fare e veri figliuoli al padre loro, s che noi none stiamo pi come
membri del dimonio.
Oim, che el cuore scoppia e non pu scoppiare! Per lamore di Cristo crocifisso, ora che el
tempo, date lonore a Dio e la fadiga al prossimo, e cos mavedr se sarete veri figliuoli o no; ch io vi
prometto che, se noi nol faremo, che elli ci sar richiesto con grande rimproverio da la prima Verit.
Dio vuole che noi strettamente el preghiamo, e cos disse elli a uno servo suo: Col mezzo delle molte
orazioni e ansietati e amorosi desiderii de servi miei far misericordia al mondo.
Dunque non siate avari, ma siate larghi nella larghezza de la carit, dove tutte le virt riceveno
vita, e senza essa neuna operazione ci d frutto di grazia. Per questo modo diventarete buono e perfetto,
e sar tolta da voi ogni ignoranzia, negligenzia e ingratitudine, sedendo in terra umile, come detto ; e
seguitarete le vestigie di Cristo crucifisso, e adempirete el desiderio mio che dissi che io desideravo di
vedervi seguitatore delle vestigie di Cristo crucifisso. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Racomandateci a tutti e figliuoli e figliuole, e dite lo che elli tempo di pianto, dorazione e di
sospiri per la dolce Sposa di Cristo e per tutto el popolo cristiano, che si vede in tanta afflizione per li
nostri peccati.
Confortate in Cristo dolce Ges Thomm di Corradino, e diteli che sempre si ponga Dio dinanzi
agli occhi suoi, a ci che quello che elli fa, facci sempre col santo timore di Dio, portando con vera
pazienzia ci che Dio permette, e spregi le consolazioni del mondo, e abraccichi le persecuzioni con
santo e vero desiderio infine alla morte. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 217
A la priora e laltre suore di Santa Maria de le Vergini.
E a la priora di Santo Giorgio e laltre suore, in Perogia.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima madre e figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spose unite e legate nel legame
della vera e ardentissima carit, el quale legame tenne confitto e chiavellato Dio e Uomo in su el legno
della santissima croce.
Elli quello legame che un Dio ne luomo e luomo in Dio, e unisce lanima col suo Creatore, e
falla amatrice de le vere e reali virt. Questo legame che ? uno amore che lega, taglia e divide: per
che, come unisce e lega lanima con Dio, cos la divide e taglia dal peccato e dal proprio amore
sensitivo, unde procede divisione e ogni male; e tolle lacqua morta e d lacqua viva della grazia. Elli
ci separa da la tenebre e dacci el lume, el quale lume ci fa vedere e gustare la verit. O fuoco
dolcissimo damore, che empi lanima dogni dolcezza e soavit, ch neuna pena n amaritudine pu
cadere in quella mente che arde di cos dolce e glorioso fuoco! La carit non giudica male: non giudica
la volont de luomo, ma giudica la volont di Dio, vedendo e cognoscendo che elli non vuole altro che
la nostra santificazione. Poi, dunque, che elli non vuole altro che el nostro bene, e ogni cosa procede da
lui e tribulazione e tentazione, e ogni molestia pena e tormento , e ogni cosa permette Dio per
nostro bene, di neuna cosa lanima pu avere pena se non solo del peccato, che non , e perch non in
Dio non degno dessere amato, anco die essere odiato: e inanzi eleggere la morte che offendere el suo
Creatore.
O dolcezza damore, come si pu tenere el cuore de la sposa tua che non tami, considerando che
tu se Sposo di vita? Tu, Dio etterno, ci i creati allimagine e similitudine tua (Gn 1, 26), solo per
amore; e avendo perduta la grazia per lo miserabile peccato, tu ci donasti el Verbo dellunigenito tuo
Figliuolo, ed el Figliuolo ci data la vita, e punite le nostre iniquitadi sopra el corpo suo, pagando
quello debito che elli non contrasse mai. Oim oim, miserabili a noi: noi siamo e ladri, ed esso
impiccato per noi! Vergognisi vergognisi la ignorante e indurata e acecata sposa di non amare, poi che
tanto si vede amare da Dio, ed di tanto diletto questo dolce e suave legame. Questo el segno
dellamore: che se ama Dio con la ragione seguita le vestigie del Verbo dellunigenito suo Figliuolo, e
se non ama, seguita el dimonio e la propria sensualit, e conformasi con gli costumi del secolo, che
sono contrarii a Dio.
Unde gusta la morte e non se navede, e giace nella tenebre perch s privato del lume, e sta in
continua pena e discordia col prossimo suo e in continua divisione, perch privato del legame de la
carit. E truovasi intro le mani delle dimonia perch, non come sposa di Cristo crucifisso, ma come
adultera, lassato lo sposo etterno; per che per altro non detta la sposa adultera, se non quando parte
lamore da lo sposo, e ama e uniscesi con quello che non die. S che bene cosa pericolosa, ed
mercennaia colei che si vede amare e non ama. E dunque amatevi amatevi insieme, ch a questo sarete
cognosciute se sete spose e figliuole di Cristo o no: e non si cognosce ad altro se non allamore fondato
in Dio, e chelli al prossimo suo. Con questo mezzo ci conviene giognere al termine e fine nostro,
seguitando le vestigie di Cristo crucifisso: none el Padre ma el Figliuolo, perch nel Padre non cadde
pena, ma s nel Figliuolo.
Adunque ci conviene seguitare per la via della santissima croce sostenendo obrobrii scherni e
villanie, spregiando el mondo con tutte le delizie e stati suoi, sostenendo fame e sete, con povert
volontaria, e con obedienzia ferma e perseverante, con purit di mente e di corpo, con la conversazione
de le persone che temano Dio in verit, e con la solitudine della cella , e fuggire el parlatorio come el
veleno, e la conversazione de divoti e de seculari, per che non si conf a la sposa di Cristo; e non
conversazione di frati incappucciati, ma de veri servi di Dio! Non convenevole che sotto el capo
spinato stieno e membri dilicati, come fanno le stolte che si dilungano dal loro capo Cristo, e none
studiano altro che in delizie e in dilicatezze di corpo; e spezialmente noi che siamo levate dal secolo e
poste nel giardino de la santa religione, spose consecrate a lui: fiori odoriferi doviamo essere. E
veramente, se voi osservarete quello che prometteste per gittare bene grande odore, participarete della
bont di Dio, vivendo in grazia, e gustaretelo nelletterna visione sua. Se nol faceste, gittareste puzza di
grande vituperio, e in questa vita gustareste lo nferno e nellultimo la visione de le dimonia.
Per seguitare Cristo esciste del secolo, renunziaste al mondo e alle ricchezze sue, promettendo
vera povert, e renunziaste alla propria volont, promettendo vera e santa obedienzia, e partistevi da lo
stato comune: cio di non volere essere sposate al mondo, per conservare la vera continenzia e
virginit, che uno odore dove Dio e gli angeli si dilettano, e lo piace dabitare in quella mente che sta
nellodore della purit. Sete congregate non perch voi stiate divise, n in odio n in rancore n in
dispiacimento luna con laltra, ma perch siate unite e legate nel legame della carit; per che
altrimenti non potreste piacere a Dio, n avere in voi alcuna virt che fusse perfetta. Quanta confusione
e vergogna e sar in quella mente e in quella anima che promesso e non attiene, ma fa tutto el
contrario? Questa non seguita Cristo e non va per la via della croce, ma vuole andare per la via de
diletti. Non questo el modo; ma Cristo umile ci conviene seguitare, Agnello immaculato, Agnello
povero, e tanta la povert sua che non luogo dove riposare el capo. Purissimo , per che in lui non
veleno di peccato, ed obediente al Padre per la salute nostra, infine allobrobiosa morte della croce.
E per e santi e il glorioso padre nostro santo Domenico nno fondati lordini loro in su queste
tre colonne, cio povert obedienzia e continenzia, solo per potersi meglio conformare con Cristo e
seguitare la dottrina e i consigli suoi. Per che da queste tre procede ogni virt, e dal contrario
procedono tutti e vizii. Nella povert abandoni la superbia e la conversazione del secolo, e de le
perverse amist che non sacquistano se non per doni, e se tu non i che donare non truovi amist se
non de veri servi di Dio, e quali amano el dono dellanima tua ; priviti della vanit del cuore e
leggerezza di mente, e vieni allabitazione de la cella, unde gusti la madre de lorazione la quale ti
conserva e cresce nelle virt , e vieni a perfetta purit.
E cos osserva el voto della continenzia, e non tanto che da uno peccato ma da tutti sastiene,
conculcando la propria sensualit, maciarando e astenendo el corpo da proprii diletti sensitivi.
Maciarando dico col digiuno, con la vigilia, e con lorazione, e cos diventa umile, paziente e caritativa,
e porta e soporta e difetti del prossimo suo, e uniscesi col suo Creatore per amore e col prossimo per
Dio, sostenendone ogni pena e disagio corporale, purch elli possa guadagnare lanima sua. E poi che
s dolcemente, per lo modo detto, stirpato da la superbia, gusta lodore della santa obedienzia; e tanto
obediente quanto umile, e tanto umile quanto obediente. Chi non superbo, seguita che umile, e
se elli umile, adunque vero obediente.
E cos la terza colonna che conserva la citt dellanima sua, per che el vero obediente osserva
lordine e i costumi suoi. Lobediente non alza el capo della propria volont al prelato suo, e nol
contasta di parole, ma alla prima voce lobedisce e di subbito china el capo al giogo; e non dice:
Perch comanda a me e dice a me questo, e non a quellaltra?, ma pensa pur in che modo possa
essere pronta a osservare lobedienzia.
O obedienzia dolce, che non i mai pena, tu fai vivere e corrire gli uomini morti, perch uccidi la
propria volont: e tanto quanto pi morto, pi corre velocemente, perch la mente e lanima che
morta allamore proprio duna perversa volont sensitiva pi leggiermente fa el corso suo, e uniscesi
col suo sposo etterno con affetto damore. E viene a tanta elevazione e dolcezza di mente che, essendo
mortale, comincia a gustare lodore e l frutto de li immortali. Adunque siate siate obedienti infine a la
morte.
Amatevi amatevi insieme. Legatevi nel legame della carit, per che in altro modo non potremmo
giognere al termine nostro, n avere el fine per lo quale noi fummo creati. E per vi dissi che io
desideravo di vedervi spose unite e legate nel legame de la vera e ardentissima carit. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 218
Al padre santo Gregorio XI.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce, madre del Figliuolo di Dio.
A voi, dilettissimo e reverendo padre in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, vostra indegna misera miserabile figliuola, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con
desiderio di vedervi quello dolce e vero pastore, imparando dal pastore Cristo, el cui luogo voi tenete,
che pose la vita per le pecorelle sue, non raguardando a la nostra ingratitudine, n a persecuzioni n
ingiurie, n a scherni n vitoperii che gli fussero fatti da coloro i quali elli aveva creati, e fatti molti
benefizii: e non lassa per dadoperare la nostra salute. Ma, come inamorato dellonore del Padre e
della salute nostra, non vede le pene sue, ma con la sapienzia sua e pace e benignit vince la malizia
nostra.
Cos vi prego e dico, dolce babbo mio, da la parte di Cristo crucifisso, che con benignit e
pazienzia e umilit e mansuetudine venciate la malizia e superbia de figliuoli vostri, e quali sono stati
ribelli a voi, padre. Sapete che col dimonio non si caccia el dimonio (Mc 3, 23), ma con la virt si
cacciar. Poniamo che abbiate ricevute grandissime ingiurie, avendovi fatto vitoperio e toltovi el
vostro, non di meno, padre, io vi prego che non raguardiate a le loro malizie ma alla vostra benignit, e
non lassate per dadoperare la nostra salute. La salute loro sar questa, che voi torniate a pace con
loro, per che l figliuolo che in guerra col padre, mentre che vi sta, elli el priva della eredit sua.
Oim, padre, pace per lamore di Dio, acci che tanti figliuoli non perdano la eredit di vita
etterna, ch voi sapete che Dio l posta ne le vostre mani, el dare e tllare questa eredit, secondo che
piace a la vostra benignit. Voi tenete le chiavi, e a cui voi aprite, s aperto, e a cui voi serrate,
serrato. Cos disse el dolce e buono Ges a Pietro, el cui luogo voi tenete: Cui tu sciogliarai in terra,
sar sciolto in cielo, e cui tu legarai in terra, sar legato in cielo (Mt 16, 19). Adunque imparate dal
vero padre e pastore, s che vedete che ora el tempo da dare la vita per le pecorelle che sono uscite
fuore de la greggia. Convienvele cercare e racquistare con la pazienzia e con la guerra, andando sopra
linfedeli, rizzando el gonfalone dellardentissima e dolcissima croce, al quale rizzare non si conviene
pi dormire ma destarsi e rizzarlo virilmente.
Spero nella smisurata bont di Dio che racquistarete linfedeli e correggiarete le malizie de
cristiani, per che allodore de la croce tutti corriranno, eziandio coloro che pi so stati ribelli a voi. O
quanto diletto sar quello, se noi vedessimo che l popolo cristiano desse el condimento de la fede
allinfedele! Perch poi, avendo ricevuto il lume, venrebbe a grande perfezione, s come pianta novella,
avendo perduta la freddezza delle infedelit e ricevendo el caldo e lume de lo Spirito santo per la santa
fede, e produciarebbe fiori e frutti delle virt nel corpo mistico de la santa Chiesa.
S che con lodore delle loro virt, aiutarebbero a spegnare e vizii e peccati, superbia e
immundizia, le quali oggi abbondano nel popolo cristiano, e singularmente ne prelati e pastori e rettori
de la santa Chiesa, e quali sono fatti mangiatori e divoratori dellanime, non convertitori ma
devoratori; e tutto per lamore proprio che nno a loro medesimi, del quale nasce superbia e cupidit,
avarizia e immundizia del corpo e della mente loro. Vegono i lupi infernali portarne i sudditi loro, e
non pare che se ne curino, tanta la cura che nno presa in acquistare diletti e delizie, lode e piaceri del
mondo. E tutto procede da lamore proprio di s medesimo, ch, se elli amasse s per Dio e non s per
s, elli attendarebbe solo allonore di Dio e none al suo, e a utilit del prossimo e none a utilit propria
sensitiva.
Oim, babbo mio dolce, procurate e attendete sopra costoro; cercate i buoni uomini e virtuosi, e a
loro date la cura delle pecorelle: questi cotali saranno agnelli e non lupi, che si notricaranno nel corpo
mistico de la santa Chiesa. A noi sar utilit e a voi sar grande pace e consolazione: aiutarannovi a
portare le grandi fadighe che io so che voi avete.
Parmi che stiate, benigno padre mio, s come sta lagnello nel mezzo de lupi, ma confortatevi e
non temete, ch la providenzia e laiutorio di Dio sar sempre sopra di voi. Non mirate perch vedeste
apparire le cose molto contrarie, e che laiuto umano ci venga di meno, e che quelli che ci debbono
aitare pi ci manchino, facendo contra di voi. Non temete, ma pi vi confidate; none alienate n
impedite el vostro dolce e santo desiderio, ma pi saccenda luno d che laltro.
Su, padre, mandate in effetto el proponimento che avete fatto, dellavenimento vostro e del santo
passaggio, al quale vedete che linfedeli vinvitano, venendo a pi possa a tollarvi el vostro. Su, a dare
la vita per Cristo! Or abbiamo noi altro che uno corpo? perch non dare la vita mille volte, se bisogna,
in onore di Dio e in salute de le creature? Cos fece elli, e voi, vicario, dovete fare loffizio suo: questo
usanza, che, rimanendo el vicario, seguiti le vestigie e modi del signore suo. Adunque venite, venite
e non tardate pi, acci che tosto poniate campo sopra linfedeli, e che non riceviate, di questo fare,
impedimento da questi membri putridi che sono ribelli a voi. Pregovi e voglio che usiate uno santo
inganno con loro, cio con la benignit, come detto : questo lo sar uno fuoco damore, carboni
accesi che gittarete sopra i capi loro (Rm 12, 20; Pr25, 21 22), e per questo modo gli averete presi e
la substanzia temporale e le persone loro dandovi aiuto in fare la vera guerra sopra glinfedeli.
Cos fece el nostro dolce Salvatore, che, gittando tanto fuoco e caldo damore sopra coloro che
erano ribelli a lui, seguitava a mano a mano che ellino erano aiutatori e portatori del nome di Dio: s
come fu quello dolce banditore di Pavolo, che, essendo lupo, divent agnello, vasello dolce di
dilezione, che, di quello fuoco che Cristo gli aveva pieno il vasello suo, di quello portava per tutto
quanto el mondo: i cristiani traendo de vizii e piantando in loro la virt, e glinfedeli traendoli derrori
e dinfedelit, e porgendo lo il lume de la santa fede.
Or cos vi dice e vuole la prima e dolce Verit che voi facciate voi: di quello che avete ricevuto,
di quello date. Pace pace pace, babbo mio dolce, e non pi guerra. Andiamo sopra li nemici nostri e ine
portiamo larme della santissima croce, portando il coltello della santa e dolce parola di Dio. Oim,
date mangiare agli affamati servi suoi, e quali aspettano voi e questo tempo, con grandissimo e
ardentissimo desiderio.
Confortatevi confortatevi, padre, e non prendete amaritudine afflittiva, ma prendete amaritudine
confortativa, avendo amaritudine del vitoperio che vediamo del nome di Dio; e confortatevi per
isperanza che Dio proveder a le vostre necessit e bisogni. Non dico pi, ch, se io andasse alla
volont, io non mi ristarei infino che io avesse la vita in corpo.
Perdonate a la mia presunzione, ma el dolore e lamore che io allonore di Dio ed essaltazione
de la santa Chiesa mi scusi dinanzi alla vostra benignit. Pi tosto vel direi a bocca che per iscritto,
per che io credarei pi sfogare lanima mia. Or non posso pi; abbiate piet de dolci amorosi
desiderii, e quali sono offerti per voi e per la santa Chiesa, per continue lagrime e orazioni. Non si
spregino per negligenzia, ma con sollicitudine adoperate, per che pare che la primavera voglia
produciare i fiori: tosto dunque ne venranno i frutti, poi che l fiore comincia a venire. Or con cuore
virile e non temoroso punto, seguitando lAgnello svenato e consumato in croce per noi! Permanete
nella santa e dolce dilezione di Dio.
Pregovi, reverendo padre, che di quello che Neri, portatore di questa lettara, vi dir, che, se elli
possibile a voi ed vostra volont, voi glili diate e concediate. Pregovi che gli diate audienzia e fede a
quello che elli vi dir. E perch alcuna volta non si pu scrivare quello che volremmo, s dico che, se
voleste mandarmi a dire alcuna cosa segreta, voi el manifestiate a bocca a lui securamente, ch potete.
Ci che per me si pu fare, se bisognasse dare la vita, volentieri la darei, in onore di Dio e in salute
dellanime. Ges dolce, Ges.

LETTERA 219
A frate Ramondo da Capova dellordine de Predicatori, e a maestro Giovanni Terzo e frate
Felice dellordine de frati Eremiti di santo Augustino, e a tutti gli altri loro compagni, quando erano a
Vignone.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Dilettissimi figliuoli miei in Cristo Ges, io, misera madre, con desiderio spasimato desiderato
di vedere i cuori e gli affetti vostri chiavellati in croce, uniti e legati con quello legame che leg e
inest Dio ne luomo e luomo in Dio. Cos desidera lanima mia di vedere i cuori e gli affetti vostri
inestati nel Verbo incarnato dolce Ges, s e per s fatto modo che n demonia n creature vi possano
mai partire. Bene che io non dubbito che, se voi sarete legati e infiammati del dolce Ges, se fussero
tutti i demoni dello nferno con tutte le malizie loro, non vi potranno partire da s dolce unione.
Adunque io voglio poi che di tanta fortezza ed di tanta necessit , che voi non restiate mai
di crescere legna al fuoco del santo desiderio cio legna del cognoscimento di voi medesimi: queste
sono quelle legna che nutricano el fuoco de la divina carit, la quale carit sacquista nel
cognoscimento e ne la inestimabile carit di Dio : allora sunisce lanima col prossimo suo; e, quanto
pi d de la materia al fuoco, cio legna di cognoscimento di s, tanto cresce el caldo dellamore di
Cristo e del prossimo suo.
Adunque state nascosi nel cognoscimento di voi, e none state fuore di voi, acci che Malatasca
non vi pigli con le molte illusioni e cogitazioni luno contra allaltro: questo farebbe per tollervi
lunione de la divina carit. E per io voglio e vi comando che luno sia subietto allaltro, e luno
portatore de defetti dellaltro, imparando da la prima dolce Verit che volse essere el pi minimo, e
umilemente port tutte le nostre iniquitadi e defetti. Cos voglio che facciate voi, figliuoli miei
carissimi. Amatevi amatevi amatevi insieme.
Godete ed essultate, ch l tempo de la state ne viene, per che el primo d daprile, la notte, pi
singularmente Dio aperse i segreti suoi, manifestando le mirabili cose sue s e per s fatto modo che
lanima mia non pareva che fusse nel corpo, e riceveva tanto diletto e plenitudine che la lingua non
sufficiente a dirlo ; spianando e dichiarando a parte a parte sopra el misterio de la persecuzione che
ora la santa Chiesa, e de la renovazione ed essaltazione sua, la quale die avere nel tempo avenire,
dicendo che el tempo presente permesso per renderle lo stato suo; allegando la prima Verit due
parole che si contengono nel santo evangelio, cio: Egli bisogno che lo scandalo venga nel mondo,
e poi subgiunse: ma guai a colui per cui viene lo scandalo (Mt 18, 7; Lc 17, 1). Quasi dicesse:
Questo tempo di questa persecuzione vi permetto per divellere le spine de la sposa mia, che tutta
imprunata, ma non permetto le male cogitazioni degli uomini. Sai tu come io fo? io fo come io feci
quando io ero nel mondo, che feci la disciplina de le funi (Gv 2, 15), e cacciai coloro che vendevano e
compravano, non volendo che de la casa di Dio si facesse spelunca di ladroni (Mt 21, 12 13; Mc 11,
15 17; Lc 19, 45 46; Gv 2, 15 16). Cos ti dico che io fo ora, per che io fatta una disciplina de le
creature, e con essa disciplina caccio i mercatanti immondi cupidi e avari, infiati per superbia,
vendendo e comprando le grazie e i doni de lo Spirito santo.
S che con la disciplina de le persecuzioni de le creature gli cacciava fuore, cio che per forza di
tribulazione e persecuzione lo tolleva el disordenato e disonesto vivere.
E crescendo in me el fuoco del santo desiderio, mirando, vedevo nel costato di Cristo crucifisso
intrare el popolo cristiano e lo infedele; e io passavo, per desiderio e affetto damore, per lo mezzo di
loro, e intravo con loro in Cristo dolce Ges acompagnata col padre mio santo Domenico e Iohanni
singulare, con tutti quanti i figliuoli miei. Allora mi dava la croce in collo e lulivo in mano, quasi come
volesse, e cos diceva, che io la portasse alluno popolo e allaltro; e diceva a me: Di a loro: "Io
vannunzio gaudio magno". Allora lanima mia pi sempiva; abnegata era co veri gustatori ne la
divina essenzia, per unione e affetto damore. Ed era tanto el diletto che aveva lanima mia che la
fadiga passata, del vedere loffesa di Dio, non vedeva, anco dicevo: O felice e aventurata colpa! Allora
el dolce Ges sorrideva e diceva: Or aventurato el peccato che non cavelle? Sai tu quello che santo
Gregorio dicea, quando disse: felice e aventurata colpa? quale parte quella che tu tieni che sia
aventurata e felice, e che dice santo Gregorio?. Io rispondevo come esso mi faceva rispondere e
dicevo: Io veggio bene, Signore mio dolce, e bene so, che il peccato non degno di ventura e non
aventurato n felice in s, ma el frutto che esce del peccato. Questo mi pare che volesse dire Gregorio:
che, per lo peccato dAdam, Dio ci di il Verbo dellunigenito suo Figliuolo e il Verbo di il sangue;
dando la vita ci rend la vita con grande fuoco damore. S che il peccato aventurato, non per lo
peccato, ma per lo frutto e dono che abiamo desso peccato. Or cos , s che dellofesa che fanno
gliniqui cristiani perseguitando la Sposa di Cristo, nasce la essaltazione, lume e odore di virt in essa
sposa. Ed era questo s dolce che non pareva che fusse nessuna comparazione da loffesa alla smisurata
bont e benignit di Dio che in essa sposa mostrava.
Allora io godevo ed essultavo, e tanto ero vestita di certezza del tempo futuro che me l pareva
possedere e gustare: dicevo allora con Simeone: Nunc dimictis servum tuum Domine secundum
verbum tuum in pace (Lc 2, 29). Facevansi tanti misterii che la lingua non sufficiente a dirlo, n
cuore a pensarlo, n occhio a vederlo (1Cor 2, 9). Or quale lingua sarebbe sufficiente a narrare le
mirabili cose di Dio? non la mia di me misera miserabile; e per io voglio tenere silenzio e darmi solo a
cercare lonore di Dio, e la salute dellanime, e la renovazione ed essaltazione de la santa Chiesa, e per
la grazia e fortezza de lo Spirito santo perseverare infino a la morte.
E con questo desiderio io chiamavo e chiamar con grande amore e compassione el nostro Cristo
in terra, e voi, padre, con tutti i cari figliuoli; e dimandavo e avevo la vostra petizione. Godete godete
ed essultate.
O dolce Dio amore, adempie tosto i desiderii de servi tuoi! Non voglio dire pi, e non detto
cavelle.
Stentando muoio per desiderio; abbiatemi compassione. Pregate la divina bont e Cristo in terra
che tosto si spacci.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Annegatevi nel sangue di Cristo crucifisso, e per nessuna cosa venite meno, ma pi conforto
pigliate.
Godete godete ne le dolci fadighe. Amatevi amatevi amatevi insieme. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 220
A suora Magdalena figliuola di monna Alessa, delle monache di Santa Bonda presso a Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vestita del vestimento reale, cio del
vestimento dellardentissima carit, che quello vestimento che ricuopre la nudit, e nasconde la
vergogna, e scalda, e consuma el freddo.
Dico che ricuopre la nudit, cio che lanima creata allimagine e similitudine di Dio (Gn 1, 26),
avendo lessere, senza la divina grazia non avarebbe el fine per lo quale fu creata. Convienci
principalmente avere el vestimento della grazia, el quale riceviamo nel santo battesimo mediante el
sangue di Cristo. Con questo vestimento e fanciulli che muoiono in puerizia nno vita etterna; ma noi
spose, che aviamo spazio di tempo, se non c posto uno vestimento damore verso lo sposo etterno,
cognoscendo la sua inestimabile carit, potremmo dire che questa grazia, che noi aviamo ricevuta nel
battesimo, fusse nuda. E per di bisogno che noi leviamo laffetto e l desiderio nostro con vero
cognoscimento di noi, e aprire locchio dellintelletto, e in noi cognoscere la bont di Dio, e lamore
ineffabile che elli ci . Per che lo intelletto che cognosce e vede, non pu fare laffetto che non ami, e
la memoria che non ritenga el suo benefattore.
E cos con lamore traie a s lamore: e truovasi vestita e ricuperta la sua nudit.
Dico che nasconde la vergogna, e questo in due modi: luno che per dispiacimento gittato da
s la vergogna del peccato; come? che da la vergogna, che in quella anima era venuta per loffesa fatta
al suo Creatore, restituita per lo vestimento dellamore delle virt, ed venuta a onore di Dio e
frutto in s.
Perch dogni nostra operazione e desiderio Dio ne vuole el fiore de lonore e a noi lassa el frutto.
S che vedi che nasconde la vergogna del peccato. Dico che unaltra vergogna le tolle: cio che di
quello che la sensualit con amore proprio e parere del mondo si vergogna, la volont, morta in s e in
tutte le cose transitorie, non vede vergogna. Anco si diletta delle vergogne, strazii, scherni, villanie e
rimproverio: e tanto bene, quanto si vede conculcare dal mondo. Ella contenta, per onore di Dio,
che el mondo la perseguiti con le molte ingiurie, el dimonio con le molte tentazioni e molestie, la carne
con volere ribellare allo spirito. Di tutte gode per odio e vendetta di s, per conformarsi con Cristo
crucifisso, reputandosi indegna della pace e quiete della mente. E non si vergogna dessere schernita e
beffata da tutti e tre questi nemici, cio el mondo, la carne, e l dimonio, perch la volont sensitiva
morta vestita del vestimento della somma ed etterna volont di Dio , anco l in debita reverenzia, e
ricevele con amore, perch vede che Dio l permesse per amore, e non per odio: con quello affetto che
noi vediamo che elle sono date, con quello le riceviamo. Dolce a desiderare vergogna, ch con essa si
caccia la vergogna.
O quanto beata lanima, che acquistato cos dolce lume! Ch insiememente odiare i
movimenti nostri e gli altrui, e amare le pene che per essi movimenti sosteniamo. Movimento nostro
la propria sensualit, movimenti altrui sono le persecuzioni del mondo. Reputati, carissima figliuola,
degna de la pena, e indegna del frutto che seguita doppo la pena. Queste saranno le fregiature che tu
porrai nel vestimento reale. Tu sai bene che lo sposo etterno fece el simile, ch sopra el vestimento suo
pose le molte pene, fragelli, strazii, scherni e villanie, e nellultimo lobrobiosa morte de la croce.
Dico che scalda, e consuma la freddezza: scaldasi del fuoco dellardentissima carit, el quale
dimostra per desiderio spasimato de lonore di Dio nella salute del prossimo, portando e sopportando e
difetti suoi.
Gode co servi di Dio che godono, e piange con gli iniqui che sono nel tempo del pianto, per
compassione e amaritudine che porta delloffesa che fanno a Dio; e dassi volentieri a ogni pena e
tormento per reduciarli allo stato di coloro che godono e che vivono inamorati de le dolci e reali virt.
Dico che consuma el freddo, cio la freddezza dellamore proprio di s medesima, el quale amore
proprio acieca lanima e non le lassa cognoscere n s n Dio, e tollele la vita della grazia, e genera
impazienzia; la radice della superbia mette fuore i rami suoi. Offende Dio e offende el prossimo con
disordenato affetto, ed incomportabile a s medesimo, sempre ribella a lobedienzia sua: e tutto
questo fa lamore proprio di s.
E per voglio, dolcissima e carissima figliuola, che tu perda ogni amore proprio della propria
sensualit, perch none sta bene alla sposa di Cristo damare altro che lo Sposo suo, e col lume della
ragione abraccicare le virt. Altrimenti, non potresti navicare in questo mare tempestoso di questa
tenebrosa vita, senza la navicella de la santa obedienzia, ne la quale tu se entrata. Senza essa, figliuola
carissima, non giognaresti al porto della vita durabile, dove tu tunisci con lo sposo etterno. Pensati, che
se tu con lamore proprio la percotessi nello scoglio della disobedienzia, ella si romparebbe; e per
questo modo affogaresti e perdaresti el tesoro, cio el frutto del santo proponimento che tu facesti
quando promettesti obedienzia, facendo professione.
Adunque levati da questo amore, a ci che non perisca; e virilmente come vera sposa rizza nella
tua navicella larbolo dello immaculato e umile Agnello, sposo tuo, cio la santissima croce, e con la
vela della sua obedienzia. Ch vedi bene che con questa vela dellobedienzia del Padre suo, avendola
spiegata, corse con veloce vento damore, e dodio del peccato e di questo amore sensitivo, infine
allobrobiosa morte della santissima croce. Or cos fa tu, con obedienzia pronta, con umilit vera, e
con amore di Dio e del prossimo portandoti, e amando caritativamente le tue suoro, e senza scandalo di
mente o mormorazione di lingua. Porta e soporta ci che tu udisse o vedesse nel prossimo tuo; e le
reprensioni che ti fussero fatte ricevele con reverenzia, pensando che per amore ti dicono, ed eziandio
se ti facessero, e non per odio.
Per questo modo ti levarai lo sdegno e ogni pena, e averai laffetto delle virt, e lodio e l
dispiacimento del vizio e del proprio e disordinato amore; avendo imparato dal dolce e buono Ges, el
quale t regola, via e dottrina. La regola e dottrina ce la insegna con lobedienzia sua, none schifando
pene; ma con obrobrio, scherni e villanie, ingiurie e infamie, e con molte mormorazioni la comp in su
el legno della santissima croce. tti via ch, come elli per via di croce and, cos tu e ogni creatura che
in s ragione el debba seguitare, sostenendo ogni pena, tormento e molestia per lo suo amore,
spiegando la vela in su questo arbolo, Cristo crucifisso: la vela dellamore e laffetto del desiderio con
la continua orazione.
La quale orazione porta e reca: porta i nostri desiderii pieni dodio di noi, e amore delle virt
provate nella carit del prossimo. Dico che reca el desiderio e la volont di Dio, e avendolo arrecato,
sel mette indosso con le mani delle sante e buone operazioni. Allora ti trovarai spogliata del tuo proprio
amore, e vestita del vestimento nuziale. In altro modo, non saresti vera sposa n faresti resistenzia alle
molte mormorazioni che io so che odi di noi che tnno dato pena. Non voglio che abbi pi pene;
perch questa la via unde debbono andare e veri servi di Dio. E considerando me che chi fa questo
che detto , privato dogni pena e rimane in pace e in quiete, per ti dissi che io desiderava di vederti
vestita del vestimento reale, cio dellabisso de la carit del re etterno, a ci che tu sia privata della
pena de lobedienzia e di quella delle mormorazioni, e stia in pace e in quiete, gustando Dio per grazia,
s che nellultimo riceva letterna visione di Dio, dove sono finite tutte le pene, e dove si riceve el frutto
delle virt, che seguita doppo le fadighe.
Dio ti doni a te e allaltre la sua dolce ed etterna benedizione. Altro non dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 221
A suoro Bartolomea de la Seta, monaca di santo Stefano in Pisa.
Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi sposa vera consecrata allo Sposo eterno.
Condizione de la sposa di fare una volont con lo sposo suo, e non pu volere pi che egli
voglia, e non pare che possa pensare altro che di lui. Or cos pensa tu, figliuola mia, che se sposa di
Cristo crocifisso: non debbi pensare altro che di lui, cio di consentire a pensieri. Che pensieri non
venissero, questo non dico io, ch nol potresti fare n tu n creatura, per che l dimonio non dorme
mai: e questo permette Dio per fare venire la sua sposa a perfetta sollicitudine e per farla essercitare in
virt. Questa la cagione perch Dio permette alcuna volta che la mente rimane sterile e tenebrosa,
attorniata di molte perverse cogitazioni, che non pare che possa pensare di Dio, n ricordare apena il
nome suo.
Guarda che quando tu sentissi questo in te medesima, che tu non venga a tedio n a confusione
disordinata; n non lassare lessercizio n latto dellorazione, perch l dimonio ti dicesse: Che ti
giuova questa orazione, che non la fai con affetto n con desiderio? meglio ti sarebbe a non farla. Non
la lassare per, n per questo non venire a confusione, ma risponde virilmente: Pi tosto voglio
essercitarmi per Cristo crocifisso sentendo pena, tenebra e battaglia, che non essercitarmi sentendo
riposo. E pensa che questa la perfetta condizione della sposa di Cristo: che se possibile fusse di
campare lo nferno, e avere diletto in questa vita, e con questo avere vita etterna, ella non la vuole per
questo affetto, tanto si diletta di conformarsi con Cristo crocifisso; e pi tosto la vuole per via di croce e
di pena che senza pena.
Or che maggior diletto pu avere la sposa, che conformarsi con lo sposo, ed essere vestita di
simile vestimento? Perch Cristo crocifisso ne la vita sua non elesse altro che croce e pena, e di questo
vestimento si vest, e per la sposa sua si reputa beatitudine quando si vede vestita di questo
vestimento, perch vede che lo sposo l amata smisuratamente, e per ella lama: ricevelo con tanto
amore e con tanto desiderio, che non lingua sufficiente che l potesse narrare. E per la somma ed
etterna Bont, per farla giognare a perfettissimo amore e vera umilit, permette le molte battaglie e la
mente asciutta, a ci che la creatura ricognosca s medesima e vegga s non essare: per che se ella
fusse alcuna cosa, levarebbesi la pena quando volesse; ma perch ella non , non pu.
Conoscendo s, saumilia nel suo non essere, conosce la bont di Dio, che l dato lessere, e ogni
grazia che fondata sopra lessere. Ma tu mi dirai: Quando io tante pene e tante battaglie e tenebre,
io non posso vedere altro che confusione; e non pare che io possa pigliare speranza neuna, e tutta mi
veggio misera. Rispondoti, figliuola mia, che se tu cercarai, trovarai Dio ne la buona volont:
poniamo che tu senta molte battaglie, tu non ti senti privata la volont, che ella non voglia Dio. Anco,
questa la cagione perch si duole e pena, perch teme doffendare Dio. Debba godere ed essultare, e
non venire a confusione per battaglie, vedendo che Dio gli conserva la buona volont, e dgli
dispiacimento del peccato mortale.
Questo mi ricordo che udii dire a una serva di Dio, che le fu detto da la prima e dolce Verit:
essendo stata in grandissima pena e tentazioni, e fra laltre sent grandissima confusione, in tanto che l
dimonio diceva: Che farai, che tutto el tempo de la vita tua starai in queste pene, e poi avarai lo
nferno?. Ella rispose con uno cuore virile, senza veruno timore, e con uno odio santo di s: Non
ischifo pena, ch io elette le pene per mio refrigerio. E se nellultimo mi desse lo nferno, non lassar
che io non serva al mio Creatore, ch io so colei che so degna di stare nello nferno, per che io offesi
la prima e dolce Verit; e se egli mi desse lo nferno, non mi fa ingiuria neuna, ch io so sua. Allora
el nostro dolce salvatore, in quella dolce e vera umilit, lev le tenebre e le molestie de le dimonia, s
come fa quando cade la nuvila, che rimane il sole: di subbito gionse la presenzia del nostro salvatore. E
infundevasi in uno fiume di lagrime con uno caldo dolce damore e diceva: O dolce e buono Ges, or
dove eri tu quando lanima mia era in tanta afflizione?. Rispondeva el dolce Ges, Agnello
immaculato: Io ero presso a te, per che io so immobile, che non mi parto mai da la creatura, se gi la
creatura non si parte da me per lo peccato mortale. E questa stava in uno dolce ragionamento con lui,
e diceva: Se tu eri meco, come non ti sentivo? come si pu tenere che, stando al fuoco, io non senta el
caldo? E io non sentiva altro che ghiaccio tristizia e amaritudine: parevami essere piena di peccati
mortali.
Ed egli rispondeva dolcemente, e diceva: Vuogli che io ti mostri, figliuola mia, come tu per
queste battaglie non cadevi in peccato mortale, e come io ero presso di te? Dimmi: quale quella cosa
che fa el peccato mortale? solamente la volont, ch il peccato e la virt sta nel consentimento de la
volont: altrimenti, non peccato n virt, se non volontariamente fatto. Questa volont non cera,
ch, se ella ci fusse stata, avaresti preso diletto e piacimento ne le cogitazioni del dimonio: ma perch la
volont non cera, doleviti, e sostenevi pena per paura di non offendare. Adunque vedi che ne la
volont sta el peccato e la virt. Ora ti dico che tu non debbi venire per queste battaglie a disordinata
confusione, ma voglio che di queste tenebre tragga la luce del cognoscimento di te, e che tu acquisti la
virt de lumilit e ne la buona volont godi ed essulti, cognoscendo che io abito allora in te
nascosamente. E la volont t segno che io vi so; ch, se tu avessi mala volont, non sarei in te per
grazia. Ma sai tu come io abito in te allora? in quello modo che io stetti in su el legno de la croce; e
quello modo tengo con voi, che tenne il Padre mio con meco. Pensati, figliuola, che in sul legno della
croce io ero beato ed ero doloroso: beato ero per lunione de la natura divina ne la natura umana, e
nondimeno la carne sostenne pena: ritrasse Idio etterno a s la potenzia, lassandomi sostenere pena, e
non ritrasse lunione che non fusse sempre unito con meco.
Cos ti pensa che per questo modo io abito nellanima: che ritraggo a me spesse volte el
sentimento, e non ritraggo la grazia, per che la grazia non si perde se non per lo peccato mortale, come
detto . Ma sai tu perch io fo questo? follo solo per farla venire a vera perfezione. Tu sai che lanima
non pu essere perfetta, se non con queste due ali dellumilit e della carit: lumilit per lo
cognoscimento di s medesimo nel quale ella viene nel tempo delle tenebre ; la carit sacquista
vedendo che Dio per amore gli conservata la buona e santa volont. Dicoti che lanima savia,
vedendo che di questo esce tanta virt, e per altro non permetto al dimonio che vi dia le tentazioni, terr
pi caro quel tempo che veruno altro.
Ora t detto el modo, e pensa che questo tempo di grande necessit per la salute vostra, ch, se
lanima alcuna volta non fusse sollicitata da le molte tentazioni, ella cadrebbe in grandissima
negligenzia e perdarebbe lessercizio del continuo desiderio e orazione, per che nel tempo de la
battaglia sta pi attenta per paura de nemici, fornisce la rocca dellanima sua, ricorre a me che so la
sua fortezza. Ma la intenzione del dimonio non cos: io el permetto a lui che vi tenti per farvi venire a
virt, ed egli vi tenta per farvi venire a disperazione.
Pensa che l dimonio tentar uno che s posto a servire a Dio, non perch egli creda che egli
caggia attualmente in quel peccato, per che gi vede che egli elegiarebe inanzi la morte, che
attualmente offendesse: ma che fa? ingegnasi di farlo venire a confusione, dicendo: Per questi pensieri
e movimenti che ti vengono, veruno bene ti giuova. Vedi quanta la malizia del dimonio, che ne la
prima battaglia non ti pu vinciare; ne la seconda col colore de la virt spesse volte ti vince. Ma io non
voglio che seguiti mai la maliziosa sua volont, ma voglio che pigli la volont mia, come io detto t. E
questa la regola che io ti do, e voglio che insegni ad altrui, quando bisogna.
Or cos ti dico, carissima figliuola mia, che io voglio che facci tu; siami specchio di virt,
seguitando le vestigie di Cristo crocifisso. Bagnati nel sangue di Cristo crocifisso e fa ch io non
voglio che tu el cerchi n voglia altro che crocifisso s come sposa vera ricomprata del sangue di
Cristo crocifisso.
Bene vedi tu che tu se sposa, ch egli t sposata, te e ogni creatura, non con anello dargento,
ma con lanello de la carne sua. Vedi quello dolce pargolo, che in otto d, ne la circuncisione, quando
circunciso, si leva tanta carne quanta una stremit danello. O abisso, o altezza, inestimabile carit,
quanto ami questa tua sposa de lumana generazione! O vita per cui ogni cosa vive! Tu li tratta de le
mani del dimonio che la possedeva come per sua, e tu gli li tratta de le mani, pigliando el dimonio co
lamo de la umanit, e sposila con la carne tua. E l sangue i dato per arra; nellultimo, svenando el
corpo tuo, i dato el pagamento.
Or tinebria, figliuola mia, e non cadere in negligenzia, ma con vera sollicitudine ti leva: con
questo sangue spezza la durezza del tuo cuore per s fatto modo che mai non si serri per veruna
ignoranzia n negligenzia pi, n per detto di veruna creatura. Non dico pi.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio, riposandovi sempre in sul legno della santissima
croce.
Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 222
Al soprascritto Stefano negligente.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a te
nel prezioso sangue suo, con disiderio di vederti uscire della tenebre e dirizzarti verso la luce senza
pigliare pi indugio di tempo, per che l tempo ci viene meno, e non ce ne avediamo per la ciechit
nostra.
Ma egli pure da levarsi la nuvila dinanzi, e ponarsi per obiecto la verit. La verit questa, che
Dio non vuole n cerca da noi altro che la nostra santificazione: per questo ci cre alla imagine e
similitudine sua (Gn 1, 26), e per volse el dolce e amoroso Verbo dare la vita con tanto fuoco
damore; e cos ci manifesta la sua verit. Lanima che, col lume, la raguarda, non sta a dormire; anco
si desta dal sonno, cercando con grande sollecitudine il modo e la via e l luogo e l tempo per li quali
la possa compire. Egli non si fida di potere aspettare el d di domane, perch vede che non sicuro
daverlo. Cos voglio che facci tu: caccia da te ogni tenebre, acci che non ti sia impedito questo lume.
Sai che Dio t mostrato, poi che tu uscisti della tenebre, che egli tabbia eletto a conosciare
questa verit.
Troppo saresti degno di grande riprensione se tu gli facessi resistenzia: allora gli faresti
resistenzia, quando per negligenzia ti ponessi a sciogliare e non a tagliare. E perch egli vuole che tu
tagli, per t conceduto di grazia che tu abbi spacciati e fatti tuoi, del quale spaccio avuta
grandissima allegrezza. Or sollicitamente, figliuolo mio, come quegli che debbono avere fame del
tempo, spaccia quello che t rimaso a fare acci che compi la volont di Dio in te. Non ti dico pi.
Di a Petro che non sia negligente a disobrigare s medesimo, acci che egli corra sciolto, e non
legato, per la dottrina di Cristo crocifisso. Al fatto di misseri etc.
Permane etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 223
A missere Jacomo cardinale degli Orsini.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo padre in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi colonna ferma e stabile,
posto a notricare nel giardino della santa Chiesa: per gli molti venti contrarii che vengono, se non fusse
di pietra ben fondata verrebbe meno; conviene che l fondamento sia cavato ben gi, ch se fusse poco,
anco sarebbe debile.
O padre in Cristo Ges, voi sete colonna posta per umilit, la quale umilit sacquista nel vero
cognoscimento di s medesimo; e per cade luomo in superbia, perch non cognosce s: che se
cognoscesse s medesimo non essere, mai non cadarebbe in superbia. Ma lessere chegli , ricevuto
solo da Dio, ch noi non pregammo mai Iddio che ci creasse; mosso dunque dal fuoco della sua divina
carit, per lamore che egli ebbe alla sua creatura, guardandola dentro da s innamorossi della bellezza
sua e della fattura delle mani sue. A mano a mano che lanima raguardato in s, viene che truova la
bont di Dio: cresce lanima in tanto fuoco damore che altro non pu amare n desiderare se non solo
Dio, in cui egli trovata tanta smisurata bont, per che vede in s essere quella pietra che tenne ritto el
gonfalone della santissima croce, ch n pietra laverebbe tenuto, n chiovo confitto, se non fusse la
forza dellamore che Dio ebbe alluomo.
Questo mi ricordo che fu detto una volta a una serva sua, dicendo ella per smisurato desiderio che
aveva: O Signor mio, se io fossi stata della pietra e terra dove fu fitta la croce tua, quanto mi sarebbe
di grazia! Che io averei ricevuto del sangue tuo, che versava gi per la croce. Rispondeva la dolce
prima Verit, e diceva: Figliuola mia carissima, tu e laltre creature che nno in s ragione fuste quella
pietra che mi teneste, cio lamore che io ebbi a voi, ch verunaltra cosa era sufficiente a tenermi Dio
e Uomo.
Adunque vergogninsi e cuori miseri miserabili superbi, dati solo alle grossizie e miserie di
questa tenebrosa vita, alle grandezze e stati e delizie del mondo. Questo cotale fa el fondamento tanto
in su, con amore proprio di s medesimo, perch non vuole durare fatiga, n tenere per la via delli
obrobrii, de la vilt e povert volontaria, la qual via tenne el dolce e buon Ges. Dico, carissimo
fratello, che questo cotale non dura, ma ogni piccolo vento el d a terra, per che l fondamento suo
cio lamore e laffetto posto in cosa vana leggiera e transitoria, che passa e va via come el vento.
Ben vedete che in s nessuna cosa fermezza, se non solo Dio. Se ella vita, ella viene meno: da
vita andiamo alla morte, da sanit ad infermit, da onore a vituperio, da ricchezza a povert: ogni cosa
passa e corre via. O come semplice colui che pone laffetto in loro! Tutto vel pone, perchegli ama s
medesimo damore sensitivo: ama quello che si conforma con quella parte sensitiva piccola. Non ama
s di ragione damore fondato in virt, ch se samasse ragionevolmente, che ci che ama amasse con
ragione e con virt, e non per diletto sensitivo damore proprio, diletto e piacimento del mondo,
piacere pi a s e alle creature che a Dio , se venissero meno non perdarebbe nulla, n pena ne
sosterrebbe, perch non vi sarebbe lamore. Ch, solo, la pena cade in coloro che amano fuore di Dio;
ma chi ordinato in lui, che s e ogni cosa ama colla ragione del cognoscimento vero fondato nel suo
Creatore, non cade pena in lui.
Vede bene che veruna cosa Idio gli d o tolle spiritualmente o temporalmente: egli nol fa altro
che per nostro bene e per nostra santificazione.
Allora con questo lume e cognoscimento chegli acquistato di s e della bont di Dio e della sua
inestimabile carit, egli saumilia, cavando con odio e dispiacimento di s; nasce in lui una pazienzia
nelle pene, ingiurie, scherni e villanie che egli sostenesse: per che egli contento di sostenere pene,
considerato che egli stato ribello al suo Creatore. Poi che egli fatto el fondamento, ed egli diventa
pietra ferma e stabile, posto e confermato in su la pietra Cristo Ges, seguitando le vestigie sue; e in
altro non si pu dilettare n amare n volere, se non quello che Idio ama; odia quello che egli odia.
Allora riceve tanto diletto fortezza e consolazione, che neuna cosa che sia, n demonio n creatura, el
pu indebilire n dare amaritudine niuna, perch col ov Idio ogni bene. Non si ritragga pi el cuore
nostro da tanta dilezione: non pi negligenzia n ignoranzia.
Seguitatemi lAgnello svenato, aperto in sul legno della santissima croce; altrimenti, carissimo
padre, voi, colonna posto ad aiutare e sovenire in ci che potete la dolce sposa di questo Agnello, non
rendareste a lui el debito, ch questo Agnello solo v posto non per vostra bont, ma per sua, perch
rendiate lonore a lui e la fatiga al prossimo vostro. Siate, siate gustatore e mangiatore de lanime, ch
questo fu el cibo suo. Ben vedete che poi che noi perdemmo la grazia per lo peccato del nostro primo
padre non sadempiva in noi la volont del Padre eterno, che non ci avea creati per altro fine se non
perch gustassimo e godessimo la bellezza sua, vita durabile senza morte. Non sadempiva questa
volont: mosso dal fuoco dellamore col quale ci avea creati, vuole mostrare che non ci fatti per altro
fine; trova el modo dadempire questa volont: dacci per amore el Verbo dellunigenito suo Figliuolo;
sopra di lui punisce la nostra infirmit e iniquit.
O fuoco dolce damore, tu gitti uno colpo che insiememente tu punisci el peccato sopra di te,
sostenendo morte e passione, satollandoti dobrobrii e di vergogna e vituperio, per rendarci lonore el
quale perdemmo per lo peccato commesso; e con questo i placato lira del Padre tuo. Facendo in te
giustizia per me, sodisfacesti la ngiuria fatta al Padre eterno tuo: cos i fatta la pace della gran guerra.
Ben dice l vero quel dolce innamorato di Pavolo, che Cristo nostra pace e tramezzatore: ch
stato mezzo a fare pace fra Dio e luomo. Or questo l modo dolce e suave che Idio tenuto per darci
il fine per lo quale ci cre: mostrato l per effetto e per operazione, none obstante a quello che egli
fatto, ma continovamente fa, mostrandoci grandissimi segni damore. E tutto questo trovar lanima se
raguardar in s medesima, ch ogni cosa fatta per lei. Arrendasi, arrendasi la citt de lanima nostra
almeno per fuoco, se non sarende per altro.
Oim, oim, non dormite pi, voi e gli altri campioni della santa Chiesa; non attendete pure a
queste cose transitorie, ma attendete a la salute de lanime. Ch vedete che l demonio non si rist mai
di devorare le pecorelle ricomperate di s dolce prezzo: e tutto per la mala cura de pastori, che sono
fatti devoratori de lanime. Attendeteci, per lamore di Dio! Adoperate ci che potete, col nostro dolce
Cristo in terra, che procuri di fare buoni pastori e rettori. Doim, Dio amore! Non fate pi scoppiare e
morire noi e gli altri servi di Dio; ma siate sollecito a fare ci che potete, di mostrare che voi abbiate
fame de lonore di Dio e della salute de lanime. E non tanto sopra el popolo cristiano, ma anco sopra l
popolo infedele: pregando Cristo in terra che tosto rizzi el gonfalone della santissima croce sopra di
loro. E non temete per veruna guerra o scandolo che venisse, ma fate virilmente; ch quello sar el
modo di venire a pace.
Pregovi per lamore di Cristo crocifisso che della guerra che avete con questi membri putridi, che
sono ribelli al capo loro, voi preghiate el padre santo che si rivoglia riconciliare e fare pace con essi;
ch, potendo avere la pace con quegli modi debiti che si richiegono al bene della santa Chiesa, meglio
che a fare con guerra: poniamo che ingiuria abbia ricevuta da loro, nondimeno doviamo discernare
quello che maggiore bene. Di questo vi prego quanto so e posso, s che poi potiamo andare virilmente
a dare la vita per Cristo. Non dico pi. Siate colonna ferma, fermato e stabilito in su la pietra ferma
Cristo.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Perdonate alla mia presunzione, che presummo di scrivare a voi: scusimi lamore che io della
dolce sposa di Ges Cristo, e salute vostra. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 224
Alla soprascritta monna Niera donna di Gherardo Gambacorti, in Pisa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi serva fedele e figliuola del Padre eterno.
Sapete che lamore quella cosa che ci fa fedeli: sempre in quella cosa che altri ama, egli fede.
(Cos vediamo che i veri servi di Dio, per lamore che essi nno al loro Creatore, perdono ogni fede e
speranza di loro medesimi, che non sperano in loro virt n in loro sapere, ch eglino cognoscono e
veggono loro non essere: lessere loro retribuiscono a Dio, daverlo per grazia e non per debito).
Subbito che ama con fede, speranza viva, non in s ma in Colui che (Es 3, 14).
Questi cotali nno fede viva e non morta, con dolci e sante operazioni. Quali sonno loperazioni
che mostrano fede viva fondata in vero amore? La pazienzia contra la ingiuria o pena, per qualunque
modo Dio le concede a noi; la divina carit contra lamore sensitivo proprio di s medesimo; lumilit
contra lenfiata superbia che luomo acquista per lo stato e delizie, onori e diletti del mondo. Questa
umilit dispregiar il mondo con tutte le sue pompe; ma veruno che la possa avere, se egli non
cognosce s, defettuoso, non essere, e vega Dio umiliato a s. Come lanima raguarda la somma altezza
discesa in tanta bassezza quanta la nostra umanit, vergognasi allora lumana superbia vedendo Dio
tanto umiliato. Or questi sonno e frutti che parturisce la fede viva, posta solo nel suo Creatore. Costoro
godono e gustano Dio in verit; non sentono pena per veruna pena o tormento che sostengono, per che
credono fermamente che Dio non cerca, n vuole, n permette veruna cosa altro che per nostra
santificazione. E tutto questo procede da lamore: ch se lamore non fusse, non avarebbero fede.
Cos vedete che per lo contrario coloro che nno al mondo posto laffetto e la solicitudine loro,
tutta la fede e la speranza si riposa in loro e nel mondo; e per stanno in continua pena e amaritudine,
perch pongono lamore in cosa che non ferma n stabile, e cos se ne truovano ingannati. Che
stabilit nno o padre o madre o onori o ricchezze o signoria? Non veruna, ch ogni cosa passa come il
vento. Oggi vivo, e domane morto; test sano, e test infermo; test ricco, test povaro; ora sta in
delizie co figliuoli suoi, test viene meno. E per sostiene pena, ponendoci lamore e il disordinato
desiderio: perch non bastano, e non pu tenere quello che ama.
E per voglio, figliuola mia dolcissima, che non abbiate affetto n fede n speranza in voi, n in
cosa corruttibile; ma tutta voglio che vi dilettiate di servire Cristo dolce Ges, dove si riposa ogni
diletto e consolazione. Ine sinebria lanima del sangue de lAgnello immaculato; ardesi e risolvesi nel
fuoco de lardentissima carit; riceve tanta fortezza che n dimonio n creatura gli pu tllere questo
vero bene.
Adunque nascondetevi ne le piaghe di Cristo crocifisso; dilettatevi in Cristo crocifisso; amate e
temete Cristo crocifisso; ponete laffetto, la fede e la speranza vostra in Cristo crocifisso.
Con questo dolce e vero Agnello passerete questa tenebrosa vita, e giognarete a la vita durabile,
dove si pascono i veri e dolci gustatori. Non voglio dire pi.
Di quello che mi mandaste dicendo, dallogare il vostro garzone, vi rispondo che voi attendiate
non a lavere n a grandi parentadi, ma solo a la virt e a la buona condizione de la fanciulla. Quando
trovate questo, fatelo sicuramente. E ci che fate, fatelo con timore di Dio, ponendolo sempre per
obiecto dinanzi agli occhi de lanima vostra. Benedite e confortate monna Gy. in Cristo dolce Ges. E
dite a Gherardo chio mi richiamar a Cristo crocifisso di lui, perch egli non fatto quello che debba
fare ogni fedele cristiano. Dite che non aspetti lultimo d de la vita sua, per che non sa n quando n
come.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 225
A frate Lazzarino da Pisa de frati Minori.
Al nome di Cristo crucifisso.
A voi, dilettissimo e carissimo padre e fratello e figliuolo in Cristo Ges, io Caterina scrivo
risovenendomi di quella dolce parola che disse Cristo: Con desiderio io desiderato di fare la Pasqua
con voi in prima ched io muoia(Lc 22, 15).
Di questo santo desiderio, secondo che mi d la divina grazia ch io per me non so, ma solo
Dio quello che , secondo che Dio vulnerata lanima mia, ardisco di dire quello che disse Cristo:
con desiderio io desidero che noi facciamo la Pasqua in prima che noi moriamo. Questa sar la nostra
dolce e santa Pasqua, cio quello che dice David nel psalterio: Gustate et videte (Sal33, 9). Non pare
che potiamo vedere Dio se in prima non facciamo questa santa Pasqua di gustare lui: di gustarlo per
amore de la sua inestimabile dilezione de la carit, cognoscendo e gustando che la bont di Dio non
vuole altro che l nostro bene, come dice quello inamorato di Pavolo: Dio nostra santificazione e
giustizia e ogni nostro riposo (1Cor ,1, 30) e la volont di Dio non vuole altro che la nostra
santificazione (1Ts 4, 3).
O inestimabile dilezione e carit, tu dimostrasti questo affocato desiderio e corristi come ebbro e
cieco allobrobio de la croce. Come el cieco non vede, e lebbro quando bene avinazzato, cos elli
quasi come morto perdette s medesimo, s come cieco ed ebro de la nostra salute; e nol ritrasse la
nostra ignoranzia n la nostra ingratitudine, n lamore proprio che noi aviamo a noi. O dolcissimo
amore Ges, tu ti lassato acecare allamore che non ti lassa vedere le nostre iniquit ni perduto el
sentimento, Signore dolce! Parmi che labbi volute vedere e punire sopra al corpo dolcissimo suo,
dandosi al tormento de la croce, stando in su la croce come innamorato, a mostrare che non nama per
sua utilit ma per nostra santificazione. Drittamente egli sta come nostra regola, come nostra via e
come libro scritto che ogni persona grossa e cieca el pu leggiare, e l primo capoverso del libro si
odio e amore: amore dellonore del Padre e odio del peccato. Adunque, dilettissimo e carissimo
fratello, e padre per reverenzia del sagramento, seguitiamo questo dolce libro che cos dolcemente ci
mostra la via.
Se avenisse che questi tre nostri nemici si parassero ne la via, cio el mondo, la carne e l
dimonio, e noi pigliamo larme dellodio, s come fece el padre vostro santo Francesco: perch el
mondo non gli gonfiasse lo stomaco egli elesse la santa e vera e strema povert, e cos voglio che
facciamo noi. E se l dimonio de la carne volesse ribellare allo spirito, gionga el dispiacimento, affriga
e maciari el corpo nostro, s come fece esso vostro padre, che sempre con sollecitudine e non con
negligenzia corse per questa santa via. Se l dimonio giognesse co le molte illusioni e variate fantasie e
timore servile, e volesseci occupare la mente e lanima nostra, non temiamo, ch esse sono diventate
impotenti per la virt de la croce. Amore dolcissimo!, poi che non possono pi se non tanto quanto Dio
lo d, e Dio non vuole altro che el nostro bene, adunque non lo dar pi che noi potiamo portare.
Confortatevi confortatevi e none schifate pena, conservando sempre la santa volont che ella non
si riposi in altro se none in quello che Cristo am e in quello che egli odi. Cos armata la nostra
volont dodio e damore, ricevar tanta fortezza che, come dice santo Pavolo, n l mondo n l
dimonio n la carne non ci potr ritrare di questa via. Portiamo portiamo, fratello carissimo: quanto pi
pena portaremo qua gi con Cristo crocifisso, pi ricevaremo di gloria, e veruna pena sar tanto
remunerata quanto la fadiga del cuore e la pena mentale: perch sono le maggiori pene che sieno, sono
degne di maggiore frutto. In questo modo ci conviene gustare Dio, acci che l potiamo vedere.
Altro non vi dico se non che siamo uniti e transformati in quella dolce volont di Dio. Corriamo
corriamo, dolcissimo fratello, legati tutti col vincolo de la carit con Cristo crocifisso in sul legno de la
croce. Io Caterina, serva inutile di Ges Cristo, mi vi racomando e pregovi che preghiate Dio per me s
che io vada in verit. Ges Ges Ges.

LETTERA 226
A frate Ramondo da Capova dellordine de frati Predicatori Al nome di Ges Cristo crucifisso e
di Maria dolce A voi dilettissimo e carissimo padre e figliuolo in Cristo Ges, dato da quella dolce
madre Maria: io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi e a Papo nel prezioso
sangue suo, con desiderio di vedervi figliuoli veri e banditori della parola incarnata del Figliuolo di
Dio, non pur con voce ma con operazione, imparando dal maestro de la verit, el quale oper la virt e
poi la predic.
A questo modo farete frutto e sarete quello condotto per cui mezzo Dio porger la grazia nel
cuore degli uditori. Sappiate, figliuoli miei, che la buona vita e fame de lonore di Dio e della salute
dellanime non potremmo avere n imparare, se noi non andassimo alla scuola del Verbo, Agnello
esvenato e derelitto in croce, per che ine si truova la dottrina vera. Cos disse egli: Io so via verit e
vita (Gv 14, 6), e neuno pu andare al Padre se non per lui.
Aprasi locchio del cognoscimento vostro a vedere, e sturate lorecchie e udite che dottrina vi d.
Vedete voi medesimi, per che in lui trovate voi, e in voi trovate lui: cio che in lui trovate voi per
grazia e non per debito creandovi allimagine e similitudine sua , e in voi trovate la smisurata bont
di Dio, avendo presa la similitudine nostra per lunione che fatta la natura divina con la natura umana.
Scoppino e fendansi e cuori nostri a raguardare tanto fuoco e fiamma damore che Dio innestato ne
luomo, e luomo in Dio. O amore inestimabile, se luomo lavesse avuto in pregione s bastarebbe. A
questa dolce scuola vinvito, figliuoli miei, per che questo affetto e amore vi menar e far la via.
Dico che apriate lorecchie a udire la sua dottrina, che questa: povert volontaria; pazienzia
contra lingiurie; rendare bene a coloro che ci fanno male; essere piccolo, umile, calpestato e derelitto
nel mondo; scherni, strazii, ingiurie, villanie, detrazioni, mormorazioni, tribulazioni e persecuzioni dal
mondo, dal dimonio visibile e invisibile e da la propria carne puzzolente, la quale, come ribalda,
sempre vuole ribellare al suo Creatore e impugnare contra lo spirito. Questa la sua dottrina: portare
con pazienzia e resistere con larme de lodio e dellamore. O dolce e soave dottrina! Ella quello
tesoro el quale egli elesse per s e lass a discepoli suoi. Questo lass per maggiore ricchezza che
lassare potesse, ch, se avesse veduto la divina bont che le delizie e diletti e piaceri, e amore proprio
di s e vanit e leggerezza di cuore, fussero state buone, egli laverebbe elette per s. Ma perch la
sapienzia del Verbo incarnato vidde e cognobbe che questa era lottima parte, subbito lama e per
amore se ne veste; e cos fanno i servi e figliuoli suoi, seguitando le vestigie del padre loro.
Adunque non voglio che caggia ignoranzia in voi, n che vi ritraiate da questa dolce e dilettevole
via e soave scuola; ma come figliuoli veri vi stregnete questo vestimento indosso, e s e per s fatto
modo vi sia incarnato che mai non si parta da voi, se non quando si partir la vita. Allora
abandonaremo el vestimento de la pena e rimarremo vestiti del vestimento del diletto e mangiaremo
alla mensa dellAgnello el frutto che seguita doppo le fadighe. Cos fece el dolce banditore di Paulo,
che si vest di Cristo crucifisso e spogliato fu del diletto de la divina essenzia. Vestesi di Cristo uomo,
cio de le pene e obrobrii di Cristo crucifisso e in altro non si vuole dilettare, anco dice: Io fuggo di
gloriarmi se non ne la croce di Cristo crucifisso (Gal 6, 14).
E tanto gli piacque che, come disse una volta a una serva sua: Dolce figliuola mia, tanto me l
stretto col legame dellaffetto e dellamore, che mai da me non si part, n punto allent, se non quando
mi fu tolta la vita. Bene pareva el dolce di Paulo che egli avesse studiata questa dottrina: seppela
perfettissimamente, in tanto che diventa mangiatore e gustatore dellanime, avendo fatto come fa la
spugna che trae a s lacqua. Cos egli, passando per la via degli obrobrii, truova inestimabile carit e
bont di Dio, con la quale ama sommamente la creatura; vede che la sua volont questa, di volere la
nostra santificazione e lonore del Padre etterno e la salute nostra e dessi alla morte per adempire in
noi questa santificazione .
Paulo piglia questa volont e intendela e, intesa, si d subbito a dare lonore a Dio e la fadiga al
prossimo.
Bandisce virilmente la verit e non tarda per negligenzia, ma sollicito ed fatto vasello di
dilezione, pieno di fuoco a portare e predicare la parola di Dio.
Or cos desidera lanima mia con grandissimo e affocato desiderio, che io desiderato di fare
Pasqua con voi, cio di vedere compito e consumato el desiderio mio. Or quanto sar beata lanima mia
quando io vedr voi, sopra tutti gli altri, essere posto fermato e stabilito nellobiecto vostro Cristo
crucifisso, e pascervi e nutricarvi del cibo dellanima! Per che lanima, che non vede s per s, ma
vede s per Dio e Dio per Dio, in quanto somma ed etterna bont, degno dessere amato da noi,
raguardando in lui nellaffocato e consumato amore, truova la immagine de la creatura in lui; s
medesimo truova in Dio immagine sua, cio che quello amore che vede che Dio in lui, quello
medesimo amore distende in ogni creatura. E per subbito si sente costretto ad amare el prossimo come
s medesimo, perch vede che sommamente Dio lama, raguardandosi s nella fonte del mare de la
divina essenzia. Allora el desiderio si dispone ad amare s in Dio e Dio in s, s come colui che
raguarda nella fonte, che vi vede la imagine sua; vedendosi s sama e si diletta, e se egli savio, prima
si movar ad amare la fonte che s, per che se egli non si fusse veduto, non saverebbe amato n preso
diletto, n corretto el difetto della faccia sua, el quale vedeva in essa fonte.
Or cos pensate, figliuoli miei dolcissimi, che in altro modo non potremmo vedere la nostra
dignit e nostri difetti, e quali ci tolgono la bellezza dellanima nostra, se noi non andassimo a
specchiarci nel mare pacifico della divina essenzia, dove per essa ci rapresenta noi: per che inde siamo
usciti, creandoci la sapienzia di Dio allimagine e similitudine sua (Gn 1, 26). Ine troviamo lunione del
Verbo, innestato nella nostra umanit; troviamo e vediamo e gustiamo la fornace del fuoco de la carit
sua, el quale fu quello mezzo che di noi a noi e poi un el Verbo in noi e noi nel Verbo, prendendo la
nostra natura umana. Egli fu quello legame forte che l tenne confitto e chiavellato in croce. Tutto
questo vedremo per lo vedere noi nella bont di Dio, e in altro modo non potremmo mai gustarlo nella
vita durabile, n vederlo a faccia a faccia, se prima nol gustassimo per affetto e amore e desiderio in
questa vita, per lo modo che detto . E questo affetto non potiamo mostrare in lui per utilit che noi gli
potiamo fare, ch egli non bisogno di nostro bene, ma potiamo e doviamo dimostrarlo ne fratelli
nostri, cercando la gloria e loda del nome di Dio in loro.
Adunque non pi negligenzia n dormire nellignoranzia, ma con acceso e ardito cuore distendete
e dolci e amorosi desiderii ad andare a dare lonore a Dio e la fadiga al prossimo, non partendovi mai
da lobiecto vostro Cristo crucifisso. Sapete che egli quello muro dove vi conviene riposare a
raguardare voi nella fonte. Corrite corrite, agiugnete e serratevi nelle piaghe di Cristo. Godete godete
ed essultate, ch l tempo sappressima che la primavera ci porger e fiori odoriferi. E non mirate
perch vedeste venire el contrario: allora siate pi certificato che mai. Oim oim, disaventurata
lanima mia, che io non mi vorrei mai ristare infino che io mi vedesse che, per onore di Dio, mi
giognesse uno coltello che mi trapassasse la gola, s che l sangue mio rimanesse sparto nel corpo
mistico de la santa Chiesa. Oim oim, che io muoio e non posso morire! Non dico pi: perdonate,
padre, alla mia ignoranzia, e scoppi e dissolvasi el cuore vostro a tanto caldo damore. Non vi scrivo
delloperazioni di Dio, che egli adoperate e adopera, ch non ci lingua n penna sufficiente.
Voi mi mandaste dicendo, padre, che io godesse ed essultasse, e mandastemi novelle da ci, de le
quali avuta singulare letizia. Bene che la prima e dolce Verit, el d poi che fui partita da voi, volendo
fare a me lo sposo etterno come fa el padre alla figliuola o lo sposo alla sposa sua, che non pu
sostenere alcuna amaritudine, ma truova nuovi modi per darle letizia, cos pensate, padre, che fece el
Verbo, somma etterna e alta deit, che mi don tanta letizia che eziandio le membra del corpo si
sentivano dissolvare e disfare come la cera nel fuoco. Lanima mia faceva tre abitazioni. Una con le
dimonia, per cognoscimento di me e per le molte battaglie e molestie e minacce le quali mi facevano,
che non restavano punto di bussare alla porta della mia conscienzia, e io allora mi levai con uno odio e
con esso me nandai nello nferno, desiderando da voi la santa confessione. Ma la divina bont mi di
pi che io non dimandavo ch, dimandando voi, mi di s medesimo, ed egli mi fece lassoluzione e la
remissione de peccati miei e vostri, ripetendo le lezioni per altro tempo dette, obumbrandomi duno
grande fuoco damore, con una sicurt s grande e purit di mente, che la lingua non sufficiente a
poterlo dire.
E per compire in me la consolazione, diemmi labitazione di Cristo in terra, andando come si va
per la strada. Cos pareva che una strada fusse da la somma altezza, Trinit etterna, dove si riceveva
tanto lume e cognoscimento ne la bont di Dio, che non si pu dire, manifestando le cose future:
andando e conversando tra veri gustatori e con la famegliuola di Cristo in terra, vedevo venire novelle
nuove di grande essultazione e pace, udendo la voce della prima Verit, che diceva: Figliuola mia, io
non so spregiatore de santi e veri desiderii, anco ne so adempitore; confortati e sia buono strumento e
virile ad anunziare la verit, che sempre sar con voi. Parevami sentire essaltazione del nostro
arcivescovo; poi, quando io udii leffetto secondo che mi scriveste, agionsemi letizia sopra letizia.
Oim, figliuolo mio dolce, fovi manifesto lostinato e indurato cuore mio, acci che ne
dimandiate vendetta e giustizia per me, che none scoppia n fende el cuore a tanto caldo damore.
Oim, che per amirabile modo queste tre abitazioni luna none impediva laltra, ma luna condiva
laltra, s come el sale e loglio condisce e fa perfetta la cucina. Cos la conversazione delle dimonia,
per umilt e odio, e la fame e conversazione della santa Chiesa, per amore e desiderio, mi faceva stare e
gustare nella vita durabile co veri gustatori. Non voglio dire pi: pensate che io scoppio e non posso
scoppiare.
Dicovi novelle del mio padre frate Thomaso, che per la grazia di Dio, con la virt vinto el
dimonio. Egli fatto tutto uno altro uomo che non soleva essere, in grande affetto e amore si riposa el
cuore suo. Pregovi che gli scriviate alcuna volta manifestando voi medesimo. Fate festa,che miei
figliuoli smarriti sono tornati alla greggia, esciti sono de le tenebre! Nullo che mi dica cavelle pi che
io mi voglia fare. Io Caterina indegna vostra figliuola adimando la vostra benedizione. Racomandovi
tutti e miei figliuoli e figliuole, che voi nabbiate buona cura, s che el lupo infernale non me ne tolga
neuno. Credo che Neri verr cost, perch mi pare che sia bene di mandarlo a corte. Informatelo di
quello che fa bisogno dadoperare per la pace di questi membri putridi che sono ribelli alla santa
Chiesa, per che non si vede pi dolce remedio a pacificare lanima e l corpo che questo. Di questo e
dellaltre cose che bisognano, farete sollicitamente, attendendo sempre a lonore di Dio e none a veruna
altra cosa. Non di meno, perch io vi dica cos, fate ci che Dio vi fa fare, e ci che vi pare che sia el
meglio, o di mandarlo o no.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges Ges dolce Ges Ges.

LETTERA 227
A frate Guglielmo da Lecceto, essendo essa Caterina in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato e annegato nel sangue de lumile
e immaculato Agnello, el quale sangue ci tolta la morte e data la vita, tolse la tenebre e diecci la luce:
per che nel sangue di Cristo crucifisso cognosciamo la luce della somma ed etterna verit di Dio, el
quale ci cre alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26) per amore e per grazia, e non per debito.
La verit fu questa: che elli ci cre per gloria e loda del nome suo, e perch godessimo e
gustassimo el sommo ed etterno bene. Ma doppo la colpa di Adam questa verit era offuscata, unde
quello amore ineffabile che constrinse Dio a trare noi di s, cio creandoci alla imagine e similitudine
sua, questo medesimo amore el mosse non che si muova, ch elli lo Dio nostro immobile, ma
lamore suo verso di noi a darci el Verbo dellunigenito suo Figliuolo, ponendoli lobedienzia che
sopra lui punisse le colpe nostre, e nel sangue suo si lavasse la faccia dellanima, la quale con tanto
amore aveva creata tanto nobile; e nel sangue suo volse che ci manifestasse la sua verit. Bene el
vediamo manifestamente: ch se in verit non ci avesse creati per darci vita etterna perch godessimo el
suo infinito bene, non ci avarebbe dato s fatto ricompratore, n dato s medesimo, tutto s Dio e tutto
uomo. Adunque bene la verit che el sangue di Cristo ci manifesta e fa chiari dessa verit della dolce
volont sua.
E se io considero bene, neuna virt in s vita se non fatta ed essercitata nellanima con questo
lume della verit. O verit antica e nuova, lanima che ti possede privata della povert della tenebre, e
la ricchezza della luce. Non dico luce per visioni mentali, n per altre consolazioni, ma luce di verit:
cio che, cognosciuta la verit nel sangue, lanima sinnebria, gustando Dio per affetto di carit col
lume della santissima fede. Con la quale fede debbono essere condite tutte le nostre operazioni,
dilettandoci di mangiare el cibo dellanime per onore di Dio in su la mensa della santissima croce non
in su la mensa del diletto n di consolazione spirituale n temporale, ma in su la croce , stirpando e
rompendo ogni nostra volont, portando strazii scherni obbrobrii e villanie per Cristo crucifisso, e per
meglio conformarsi con la dolce volont sua.
Allora gode lanima, quando si vede fatta una cosa con lui per affetto damore, e vedesi vestita
del vestimento suo; e tanto gli diletta el sostenere pene per gloria e loda del nome suo, che se possibile
le fusse davere Dio e gustare el cibo dellanime senza pena, pi tosto la vuole con pena, per amore del
suo Creatore. Unde l questo desiderio? dalla verit. Con che la vidde e cognobbe? col lume della
fede. In su che si pose questo occhio per vederla? nel sangue di Cristo crucifisso. In che vasello el
trov? nellanima sua, quando cognobbe s. Questa la via a cognoscere la verit, e neuna altra ce ne
veggo; e per vi dissi che io desideravo di vedervi bagnato e annegato nel sangue de lumile dolce e
immaculato Agnello. In questo sangue godiamo, e speriamo che, per amore del sangue, Dio far
misericordia al mondo e alla dolce Sposa sua: dissolvar la tenebre della mente degli uomini.
E gi mi pare che un poco dellaurora a venire cominci, cio che il nostro Salvatore illuminato
questo popolo dessarsi levato dalla perversa cechit delloffesa di Dio che facevano, facendo celebrare
per forza.
Or per la divina grazia tengono lo nterdetto, e cominciansi a dirizzare verso lobedienzia del
padre loro.
Onde io vi prego, per lamore di Cristo crucifisso, che voi e frate Antonio, e l Maestro, e fra
Felice, e gli altri, facciate speziale orazione, strignendo la divina bont che per amore del sangue mandi
el sole della sua misericordia, acci che tosto si faccia la pace, che veramente sar uno dolce e soave
sole. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 228
A Neri di Landoccio, essendo lui in Pisa, quando lei lo mand al santo padre.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A te dilettissimo e carissimo figliuolo in Cristo Ges: io Caterina serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti unito e transformato nel fuoco
dellardentissima carit, s che tu sia uno vasello di dilezione a portare el nome e la parola di Dio, co
misterii grandi suoi, nella presenzia del nostro dolce Cristo in terra, e facci frutto con accendere el
desiderio suo.
E per io voglio, figliuolo mio, che apra locchio del cognoscimento nellobiecto di Cristo
crucifisso, perch egli quella fonte dove sinebria lanima traendone dolci e amorosi desiderii, e
quagli voglio che tu distenda sopra el corpo della santa Chiesa per onore di Dio e salute dogni
creatura. Facendo cos egli diverr delloperazioni e parole tue come della saetta che si trae del fuoco
bene rovente, che gittandola ella arde dovunque si gitta, perch non pu fare che non dia di quello che
ella in s. Cos ti pensa, figliuolo, che se lanima tua entrar nella fornace del fuoco della divina carit
per forza di caldo damore, s converr che tu gitti e porga quello che tu i tratto del fuoco.
Che i tratto dellobiecto di Dio? Odio e dispiacimento di te e amore delle virt, fame de la salute
dellanime e de lonore del Padre etterno, per che in questo obiecto di questo dolce Verbo non si
truova altro; cos vedi tu che per fame egli muore. Ed s grande la fame che l fa sudare non dacqua,
ma, per forza damore, gocciole di sangue. Come potrebbe essere tanto duro e ostinato quello cuore che
non si risentisse e scoppiasse per questo caldo, e calore del fuoco? Raguardandolo, non potrebbe essere
se non come della stoppa che si mette nel fuoco, che non pu essere che non arda, per che condizione
del fuoco dardare e convertire in s ci che a lui saccosta. Cos lanima che raguarda laffetto del
suo Creatore subbito tratta ad amarlo e convertire laffetto suo in lui. Ine si consuma ogni umido
damore proprio di s medesimo, e piglia la similitudine del fuoco dello Spirito santo, e questo il
segno che egli l ricevuto: che subbito diventa amatore di quello che Dio ama e odiatore di quello che
egli odia.
E per desidera lanima mia di vedere in te questa vera unione dessere unito e transformato nel
fuoco della sua carit. Fa che giusta al tuo potere te ne ingegni, figliuolo mio carissimo, s che tu
adempia la volont di Dio e di me trista miserabile madre.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio.
Di a Nanni e a Papo che gridino per s fatto modo che io mavegga delle voci loro. Di a
Gherardo figliuolo che risponda alla voce della madre che l chiama, e spaccisi tosto ch io laspetto.
Vanni, missere Francesco, mona Nella e Caterina stregnemeli tutti e benedice ponendovi in mezzo la
santissima croce, e cos mi fa al babbo. Ges dolce Ges. Dice Francesco che fuore dellobligo e dice
Francesco gattivo e pigro che tu el racomandi a frate Ramondo mille volte in Cristo Ges, e digli che
preghi Dio per lui. Ges Ges.
Sai che quando ebbi la indulgenzia di colpa e di pena dal santo padre, mimpose che io dovesse
dire ogni venard trenta e tre paternostri e trenta e tre avemarie e poi settanta e due avemarie. Ora mi
contentarei se ti pare di dimandarli che mimponesse che io digiunasse ogni venard in pane e acqua, e
questo non dimenticare se ti pare da chiedarlo. Ges Ges.

LETTERA 229
A papa Gregorio XI.
Al nome di Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Reverendo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, indegna vostra figliuola, serva e schiava de
servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile e senza
veruno timore servile, imparando dal dolce e buono Ges, di cui voi vicario sete: ch tanto fu lamore
suo inestimabile verso di noi che corse a la obbrobriosa morte de la croce, non curando strazii,
obbrobrii, villanie e vituperio, ma tutti gli passava e punto non gli temea, tanto era laffamato desiderio
che egli aveva de lonore del Padre e de la salute nostra, per che al tutto lamore gli aveva fatto
perdere s in quanto uomo.
Or cos voglio che facciate voi, padre: perdete voi medesimo a ogni amore proprio; non amate voi
per voi, n la creatura per voi, ma voi e il prossimo amate per Dio, e Dio per Dio, in quanto degno
dessere amato, e in quanto egli sommo ed eterno bene. Ponetevi per obiecto questo Agnello svenato,
per che il sangue di questo Agnello vi far inanimare ad ogni battaglia. Nel sangue perdarete ogni
timore, diventarete e sarete pastore buono, che porrete la vita per le pecorelle vostre.
Or su, padre, non state pi; accendetevi di grandissimo desiderio, aspettando laiutorio e
providenzia divina: per che mi pare che la divina bont venga disponendo i grandi lupi e facciali
tornare agnelli. E per io ora di subbito vengo cost per metterveli in grembo umiliati; voi, come padre,
so certa che gli ricevarete, non obstante la ingiuria e la persecuzione che vnno fatta, imparando da la
dolce e prima Verit, che dice che il buono pastore, poi che egli trovata la pecorella smarrita, egli se
la pone in sulla spalla e rimettela nellovile. Cos farete voi, padre, per che la vostra pecorella
smarrita, poi che ella ritrovata, la porrete in su la spalla dellamore e mettaretela nellovile de la santa
Chiesa.
Poi di subbito vuole e vi comanda el nostro dolce Salvatore che voi rizziate el gonfalone de la
santissima croce sopra glinfedeli, e tutta la guerra si levi e vadane sopra di loro. La gente che avete
soldata per venire di qua, sostentate e fate s che non venga, per che sarebbe pi tosto guastare che
aconciare.
Padre mio dolce, voi mi dimandate de lo avvenimento vostro: e io vi rispondo e dico, da parte di
Cristo crucifisso, che voi vegniate el pi tosto che voi potete. Se potete venire, venite prima che
settembre, e se non potete prima, non indugiate pi che infino a settembre. E non mirate a veruna
contradizione che voi aveste, ma, come uomo virile e senza veruno timore, venite. E guardate che, per
quanto voi avete cara la vita, voi non veniate con sforzo di gente, ma con la croce in mano come
agnello mansueto: facendo cos, adempirete la volont di Dio, ma venendo per altro modo la
trapassareste e non ladempireste. Godete, padre, ed essultate. Venite venite!. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
Perdonatemi, padre. Umilemente vadimando la vostra dolce benedizione.

LETTERA 230
Agli Otto della guerra, eletti per lo Comune di Firenze, perch era andata a loro richiesta a
Vignone, al papa Gregorio XI.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi padri e fratelli in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi veri figliuoli, umili e obedienti al padre
nostro, s e per s fatto modo che voi non voliate mai el capo adietro, ma con vero dolore e amaritudine
de loffesa fatta al padre.
Per che, se colui che offende non si rileva con dolore delloffesa fatta, non degno di ricevere
misericordia. E io vinvito a vera umiliazione di cuore, non volendo el capo adietro, ma andando inanzi
seguitando el proponimento santo che cominciaste, crescendolo ogni d perfettamente, se volete essere
ricevuti nelle braccia del padre. Come figliuoli morti dimandarete la vita, e io spero per la bont di Dio
che voi larete, pure che voi vi vogliate bene umiliare, e conosciare e difetti vostri.
Ma io mi lagno fortemente di voi, segli vero quello che di qua si dice, cio che voi abiate posta
la presta a cherici. Se questo vero, egli grandissimo male per due modi. Luno, perch noffendete
Dio, per che nol potete fare con buona coscienzia. Ma e pare a me che perdiate la coscienzia e ogni
cosa buona; e non pare che satenda ad altro che a beni sensitivi e transitori, che passano come l
vento; e non vediamo che siamo mortali e dobiamo morire, e non sapiamo quando. E per grande
stoltizia di tolarsi la vita della grazia, ed esso medesimo darsi la morte. Non voglio che facciate pi
cos, ch a questo modo volareste el capo adietro; e voi sapete che colui che comincia non degno di
gloria, ma la perseveranzia insino alla fine. Cos vi dico che voi non verresti in effetto della pace, se
non con la perseveranzia della umilit, non faccendo pi ingiuria n scandolo a ministri e sacerdoti
della santa Chiesa.
E questa laltra cosa chio vi dicevo che vera nociva e male, oltra l male che si riceve per
loffesa di Dio, come detto . Dico che questo guastamento della vostra pace, per che, sapendolo el
santo padre, conciparebe magiore indegnazione verso di voi. E questo quello che detto alcuno
cardinale, che cercano e vogliono la pace volontieri. Sentendo ora questo, dicono che non pare che
questo sia vero, cheglino si voglino pacificare, per che, se fusse vero, si guardarebono dogni minimo
atto che fusse contra la volont del santo padre e a costumi della santa Chiesa. Credo che queste
simili parole possa dire el dolce Cristo in terra, e ragione e cagione di dirlo, se egli el dice.
Dicovi, carissimi padri, e pregovi che non vogliate impedire la grazia dello Spirito santo, la quale,
non meritandola voi, per la sua clemenzia disposto a darvela. E a me fareste vergogna e vituperio, ch
none potrebe uscire altro che vergogna e confusione, dicendo una cosa, e voi ne faceste unaltra.
Priegovi che non sia pi cos, anco vingegniate in detto e in fatto di dimostrare che voi volete pace e
non guerra.
parlato col santo padre: udmi, per la bont di Dio e sua, graziosamente, mostrando davere
affettuoso amore della pace; facendo come fa el buono padre, che non riguarda tanto a loffesa del
figliuolo, chegli fatta a lui, ma riguarda segli umiliato, per poterli fare piena misericordia. Quanto
egli ebbe singulare letizia, la lingua mia nol potrebe narrare. Avendo ragionato con lui buono spazio di
tempo, nella conclusione delle parole disse che, essendo quello chio li ponevo inanzi di voi, egli era
aconcio di ricevarvi come figliuoli, e di farne quello che ne paresse a me. Altro non dico qui.
Altra risposta assolutamente non parbe al santo padre che si dovesse dare, infino a tanto che
vostri ambasciadori giognessero. Maravigliomi che anco non sonno gionti. Come saranno gionti, io
sar con loro, e poi sar col santo padre: e comio trovar la disposizione, cos vi scrivar. Ma voi, con
le vostre preste novelle, mandate guastando ci che si semina. Non fate pi cos, per lamore di Cristo
crocifisso e per la vostra utilit. Non dico pi etc.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.
Data in Vignone, a d xxviij di giugno Mc cclxxvj.

LETTERA 231
Risposta duna breve poliza che l sopradetto padre santo le mand, essendo essa Caterina in
Vignone, la quale risposta il provoca a venire a Roma.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
santissimo padre in Cristo dolce Ges, la vostra indegna e miserabile figliuola Caterina vi si
racomanda nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi pietra ferma fortificata nel santo e buono
proponimento, s che i molti venti contrarii e quali vi percuotono de li uomini del mondo, per
ministerio e illusioni e per malizia delle dimonia, non vi nuociano; e quali vogliono impedire tanto
bene che seguita de landata vostra.
Intesi, per la scritta che mi mandaste, che i cardinali alegano che papa Climento IIII, quando
aveva a fare una cosa, non la voleva fare senza el consiglio de suoi fratelli cardinali: poniamo che
spesse volte li paresse che fusse di pi utilit el suo medesimo che il loro, nondimeno seguitava il loro.
Oim, santissimo padre, costoro valegano papa Climento IIII, ma eglino non valegano papa Urbano
V, il quale, delle cose chegli era in dubio se egli era il meglio o s o no di farle, alora voleva il loro
consiglio; ma della cosa che gli era certa e manifesta come a voi landata vostra, della quale sete
certo egli non se nateneva al loro conseglio, ma seguitava el suo, e non si curava perch tutti li
fussero contrarii. Parmi che l consiglio de buoni atenda solo a lonore di Dio e alla salute dellanime e
alla riformazione della santa Chiesa, e non ad amore proprio di loro. Dico che l consiglio di costoro
da seguitarlo, ma non quello di coloro che amassero solo la vita loro, onori, stati, dilizie, per che l
consilio loro va col dove nno lamore.
Pregovi, da parte di Cristo crocifisso, che piaccia alla santit vostra di spaciarvi tosto. Usate uno
santo inganno: cio parendo di prolungare pi d, e farlo poi subito e tosto, ch, quanto pi tosto, meno
starete in queste angoscie e travagli. Anco, mi pare cheglino vinsegnino, dandovi lesemplo delle
fiere, che, quando campano del lacciuolo, non vi ritornano pi. Per insino a qui sete campato del
lacciuolo de consigli loro, nel quale una volta vi feceno cadere, quando tardaste la venuta vostra: el
quale lacciuolo fece tendare el dimonio, perch ne seguitasse el danno e l male che n seguito. Voi,
come savio, spirato dallo Spirito santo, pi non vi cadrete. Andianci tosto, babbo mio dolce, senza
neuno timore; se Dio per voi, neuno sar contra voi (Rm 8, 31): Dio quello che vi muove, s chegli
con voi. Andate tosto a la Sposa vostra, che vaspetta tutta impalidita perch le poniate el colore. Non
vi voglio gravare di pi parole, ch molte narei a dire.
Permanete etc.
Perdonate a me presuntuosa. Umilemente vi domando la vostra benedizione, etc. Ges dolce,
Ges amore.

LETTERA 232
A Sano di Maco, in Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi unito e fondato nel
vero fondamento, cio Cristo crocifisso, el quale pietra viva (1Pt 2, 4): nel quale fondandosi ogni
edifizio stabile e sicuro; e senza lui nullo pu aver fermezza veruna.
Cos dicea quello inamorato di Pavolo: Neuno pu con sicurt fondarsi in altro fondamento che
nella pietra viva, la quale Cristo crocifisso (1Cor 3, 11); imper che non posto da Dio altro
fondamento che egli. E veramente, fratello e figliuolo carissimo in Cristo Ges, a me pare che cos sia
la verit, per che, se lanima fondata veramente in Cristo, neuno vento di superbia o di vanagloria il
pu cacciare a terra, per chell fondata in umilit profonda (Mt 7, 25), la quale vede Dio umiliato a
luomo per salvarlo. Cos ancora neuna acqua davarizia o diletti mondani e carnali, quantunque sia
grande la piena, pu cacciare a terra questa anima, imper ch stabilita e fermata in quella pietra (Lc 6,
48; Mt 7, 25) ne la quale non fu mai neuna molizie di diletti o consolazioni corporali, ma tutta fermezza
in pene e in dolori.
Unde lanima inamorata di lui non pu volere altro che sempre patire con lui obrobi, scherni,
fame, sete, freddo, caldo, ingiurie e infamazioni, e a lultimo ancora, con grande diletto, ponere e dare
la vita corporale per amore di lui. Anco, alora lanima gode e ingrassa, quando si vede fatta degna di
sostenere strazii e derisioni e beffe dal mondo, per amore del dolce e buon Ges. Cos si legge degli
apostoli che alora godevano, quando cominciarono a essere spregiati e vilanegiati per lo nome di Ges.
In questo modo disidera lanima mia di vederci fondati in Cristo crocifisso, s e per s fatto modo che
n acqua di tribulazioni, n vento di tentazioni, n anco il dimonio co le sue astuzie, n il mondo co le
sue lusinghe, n la carne con le sue immondizie mai ci possano separare dalla carit di Cristo e da
quella del prossimo (Rom8, 35 39).
E non vi movesse parole seminate dal dimonio per mezzo delle creature, per conturbare la mente
vostra e degli altri miei dolci figliuoli e figliuole in Cristo Ges: imper che questa larte sua antica,
di fare suo strumento delle lingue de cattivi; e alcuna volta, per permessione di Dio, delle lingue de
servi di Dio ne fa suo strumento, per conturbare gli altri servi di Dio.
Per la grazia del nostro dolce Salvatore, noi giognemo qui a Vignone gi xxvi d, e parlato col
santo padre e con alquanti cardinali e altri signori temporali. Ed ssi molto adoperata la grazia del
nostro dolce Salvatore ne fatti per li quali venimo qua etc. Pregate tutti Dio per Cristo in terra e per la
pace etc.
Godete, ed (exultate in domino nostro Jesu Christo.) Confortate etc.
Permanete etc. Ges dolce e Maria etc.
A d xviij di giugno Mc cclxxvj giognemo in Vignone.

LETTERA 233
A papa Gregorio XI, quando ella era a Vignone.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Reverendo caro e dolce padre in Cristo dolce Ges, la vostra indegna miserabile figliuola
Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, vi scrive e conforta nel dolce sangue suo, con
desiderio di vedervi senza veruno timore servile, considerando me che luomo timoroso taglia el vigore
del santo proponimento e buono desiderio.
E per io pregato e pregar el dolce e buono Ges che vi tolga ogni timore servile, e rimanga
solo el timore santo. E sia in voi uno ardore di carit, s e per s fatto modo che non vi lassi udire le voci
de dimoni incarnati, e non vi faccia tenere el consiglio de perversi consiglieri, fondati in amore
proprio, che, secondo che io intendo, vi vogliono mettare paura, dicendo voi sarete morto; e questo
dicono per impedire lavenimento vostro per paura.
E io vi dico da parte di Cristo crucifisso, dolcissimo e santissimo padre, che voi non temiate per
veruna cosa che sia: venite sicuramente, confidatevi in Cristo dolce Ges, ch, facendo quello che voi
dovete, Dio sar per voi, e non sar veruno che sia contra a voi (Rm 8, 31). Su virilmente, padre, ch io
vi dico che non vi bisogna temere. Se non faceste quello che dovete fare, avreste bene bisogno di
temere. Voi dovete venire: venite dunque venite, dolcemente e senza veruno timore.
E se alcuno dimestico vi vuole impedire, dite a loro arditamente come disse Cristo a santo Pietro,
quando per tenerezza el voleva ritrare che non andasse alla passione, e Cristo si rivolse a lui dicendo:
Va doppo me, sathana; tu mi se scandolo, cercando le cose che so dagli uomini e non quelle che
sono da Dio. E non vuoli tu che io compia la volont del Padre mio? (Mc 8, 32 33; Mt 16, 22 23).
Or cos fate voi, dolcissimo padre: seguitatelo come vicario suo, deliberando e fermando in voi
medesimo e dinanzi da loro, dicendo: Se nandasse mille volte la vita, io voglio adempire la volont
del Padre mio etterno; poniamo che vita non ne vada, anco pigliate la via e la materia dacquistare
continuamente la vita de la grazia. Or vi confortate e non temete, ch non vi bisogna. Pigliate larme
della santissima croce, che la sicurt e la vita de cristiani; lassate dire chi vuole dire, e tenete fermo
el santo proponimento.
Dissemi el padre mio frate Ramondo, per vostra parte, che io pregasse Dio se doveste avere
impedimento; e io gi navevo pregato inanzi e doppo la santa comunione: non vedevo n morte n
pericolo alcuno, e quali pericoli pongono coloro che vi consigliano: credete e confidatevi in Cristo
dolce Ges. Spero che Dio non dispregiar tante orazioni, fatte con tanto ardentissimo desiderio e con
molte lagrime e sudori.
Perdonatemi perdonatemi. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

LETTERA 234
A Bonacorso di Lapo in Firenze, poi che gli ambasciadori fiorentini gionsero in Vignone, non
volendo atenere cavelle di quello che promessole in Firenze dagli Otto de la guerra.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere voi e gli altri vostri signori pacificare il
cuore e lanima vostra nel dolcissimo sangue suo. Nel quale sangue si spegne ogni odio e guerra e
abassasi ogni superbia de luomo, per che nel sangue luomo vede Idio umiliato a s prendendo la
nostra umanit, la quale umanit uperta e confitta e chiavellata in croce, s che per li forami del corpo
di Cristo crocifisso esce e versa il sangue sopra di noi, ed cci ministrato da ministri della santa
Chiesa.
Priegovi, per lamore di Cristo crocifisso, che voi riceviate il tesoro del sangue, el quale v dato
dalla Sposa di Cristo. Pacificatevi pacificatevi con lei nel sangue; conoscete le colpe e loffese vostre
fatte contra di lei, per che chi conosce la colpa sua, e mostra in effetto che si conosca e sia umiliato,
riceve sempre misericordia. Ma chi l mostra solo con la parola e non va pi oltre con loperazione, non
la truova mai.
Questo non dico tanto per voi, quanto per li altri che in questo difetto cadessero.
Oim oim, carissimo fratello, io mi doglio de modi che si sonno tenuti in domandare la pace al
santissimo padre, che s mostrato pi la parola che laffetto. Questo dico perch, quando io venni
cost a voi e ai vostri signori mostrando ne le parole che fussero amendati della colpa comessa,
parendo che si volessero umiliare, chiedendo misericordia al santo padre , dicendo io a loro: Vedete,
signori, se voi avete intenzione dusare ogni umilit in fatto e in detto, e chio voffari come figliuoli
morti dinanzi al padre vostro, io mafadigar in quanto questo vogliate fare: per altro modo non
vandarei; ed eglino mi risposero erano contenti. Oim oim, carissimi fratelli, questa la via, e la
porta per la quale vi convenia intrare, e neuna altra ce n; e se si fusse seguitata questa via in effetto,
come con la parola, voi avareste avuto la pi gloriosa pace che avesse mai persona.
E non dico questo senza cagione, per chio so la disposizione del santo padre comera fatta: ma
poi che noi cominciamo a uscire della via, seguitando e modi astuti del mondo, facendo altro in effetto
che non sera porto con la parola, dato materia al santo padre non di pace, ma di pi turbazione. Per
che, venendo di qua e vostri imbasciadori, non tennero quello modo debito che lera fatto tenere per li
servi di Dio. Voi sete andati co li modi vostri, e mai con loro non potei conferire, s come diceste a me
che direste a loro quando chiesi la lettara della credenzia, cio che noi conferissimo insieme dogni
cosa, dicendo: Noi non crediamo che questo si faccia mai per altra mano che per servi di Dio. Ed egli
s fatto tutto l contrario.
Tutto perch non ci anco il vero conoscimento de difetti nostri. E avegomi che le parole umili
procedono pi per timore e per bisogno che per effetto damore o di virt, per che, se fusse stato in
verit il conoscimento de la colpa comessa, avarebbe risposto loperazione al suono della parola; e i
vostri bisogni, e quello che volavate dal santo padre, avareste posti nelle mani de veri servi di Dio. I
quali sarebbero quelli mezzi che avarebbero s dirizzati e dimandati vostri e quelli del santo padre, che
voi avareste avuto buona concordia. Non lavete fatto, della qual cosa avuto grande amaritudine, per
loffesa di Dio e danno vostro. Ma voi non vedete quanto male e quanti inconvenienti ne vengono per
la vostra ostinazione, e per lo stare fermo nel vostro proponimento.
Oim oim, scioglietevi dal legame della superbia e legatevi con lumile Agnello, e non vogliate
spregiare n fare contra l vicario suo. Non pi cos, per lamore di Cristo crocifisso: non tenete a vile il
sangue suo.
Quello che non s fatto per lo tempo passato, fatelo per lo presente. Non pigliate amaritudine n
sdegno, se vi paresse che l padre santo dimandasse quello che vi paresse molto duro e impossibile a
fare. Egli non vorr per altro che la vostra possibilit. Ma egli fa come vero padre, che batte il
figliuolo quando egli offende; fagli grande riprensione per farlo umiliare e conoscere la colpa sua: e l
buono figliuolo non si sdegna contra el padre, perch vede che ci che fa, fa per amore e per, quanto
pi il caccia, pi torna a lui, chiedendo sempre misericordia. Cos dico a voi da parte di Cristo
crocifisso che, tante volte quante fuste spregiati dal vostro padre Cristo in terra, tante volte fuggiate a
lui. Lassatelo fare, chegli ragione.
Ecco che ora ne viene a la Sposa sua, cio al luogo di santo Pietro e di santo Pavolo. Fate che
subito corriate a lui, con vera umilit di cuore e mendazione delle colpe vostre, seguitando el santo
principio con lo quale cominciaste. Facendo cos, avarete pace spirituale e corporale; e tenendo altro
modo, i nostri antichi non ebero mai tanti guai quanti avaremo noi, per che chiamaremo lira di Dio
sopra di noi e non participaremo il sangue dellAgnello. Non dico pi.
Solicitate quanto potete, ora che l santo padre sar a Roma. Io fatto e far ci che potr, infino
a la morte, per onore di Dio e per pace vostra, e perch si levi via questo mezzo che impedisce il santo
e dolce passagio: che se non nescisse altro male, s siamo degni di mille inferni. Confortatevi in Cristo
nostro dolce Ges, chio spero per la sua bont che, se vorrete tenere quel modo che dovete, voi avarete
buona pace.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 235
Al re di Francia, a stanza del duca dAngi.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo signore e padre in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi osservatore de santi e dolci
comandamenti di Dio, considerando me che in altro modo non potiamo partecipare il frutto del sangue
dellAgnello immaculato.
El quale Agnello dolce Ges ci insegnato la via; e cos dissegli: (Ego sum via), verit e vita
(Gv 14, 6). Egli el dolce maestro che ci insegnata la dottrina, salendo in sulla catedra della
santissima croce. Venerabile padre, raguardate che dottrina e che via egli vi d. La via sua questa:
pene, obrobii, vituperi, scherni e villanie; sostenere con vera pazienzia fame e sete, satolato dobrobii;
confitto e chiavellato in croce per onore del Padre e salute nostra, ch, con la pena e obrobio suo,
sodisfatto alla colpa nostra e al nostro vituperio, nel quale era caduto luomo per lo peccato comesso.
Egli ristituito, e punite le nostre iniquit sopra el corpo suo, e llo fatto solo per amore e non per
debito. Questo dolce Agnello, via nostra, spregiato el mondo con tutte le dilizie e stato suo, e odiato
el vizio e amato le virt.
Voi, come figliuolo e servo fedele a Cristo crocifisso, seguitate le vestigie sue e la via la quale
egli vinsegna: cio, che ogni pena, tormento e tribulazione che Dio permette che l mondo vi faccia,
portiate con vera pazienzia, per che la pazienzia non venta, ma essa vence el mondo. Siate siate
amatore delle virt, fondate in una vera e santa giustizia, e spregiatore del vizio.
Tre cose singulari vi prego, per lamore di Cristo crocifisso, che facciate nello stato vostro. La
prima si che spregiate el mondo e voi medesimo, con tutti e diletti suoi; possedendo voi el reame
vostro come cosa prestata a voi, e non vostra, per che voi sapete bene che n vita n sanit n
ricchezze n onore n stato n signoria non vostra, ch sella fusse vostra, voi la potreste possedere a
vostro modo. Ma talora vuole essere luomo sano, chegli malato; o vivo, chegli morto; o ricco,
chegli povaro; o signore, chegli fatto servo o vassallo. E tutto questo perch elle non so sue; e
non le pu tenere se no quanto piace a colui che gli l prestate. Adunque bene semplice colui che
possiede laltrui per suo: dirittamente egli furo, e degno di morte. E per pregovi che, come savio,
facciate come buono dispensatore possedendo come cose prestate a voi , fatto per lui suo
dispensatore.
Laltra cosa si che voi manteniate la santa e vera giustizia, e non sia guasta n per amore
proprio di voi medesimo, n per lusinghe, n per veruno piacere duomo; e non tenete occhio che
vostri uffiziali faccino ingiustizia per denari, tollendo la ragione a povarelli, ma siate padre de povari,
s come distribuitore di quello che Dio v dato. E vogliate che difetti che si truovano per lo reame
vostro sieno puniti, e la virt essaltata, per che tutto questo apartiene alla divina giustizia di fare.
La terza cosa si dosservare la dottrina che vi d questo maestro in croce, che quella cosa che
pi desidera lanima mia di vedere in voi: cio lamore e la dilezione col prossimo vostro, col quale
tanto tempo avete avuto guerra. Per che voi sapete bene che, senza questa radice dellamore, lalboro
dellanima vostra non farebbe frutto, ma seccarebbesi, non potendo trare a s lumore della grazia
stando in odio.
Oim, carissimo padre, che la prima dolce Verit ve lo nsegna e lassa per comandamento,
damare Dio sopra ogni cosa, e il prossimo come s medesimo (Mt 22, 37 39; Mc 12, 30 31; Lc 10,
27).
Esso vi d lesemplo, pendendo in sul legno della santissima croce; gridando e giudei:
Crucifige(Mt 27, 22 23; Mc 15, 13 14; Lc 23, 21), ed egli grida con voce umile e mansueta:
Padre, perdona a costoro che mi crucifigeno, che non sanno che si faccino (Lc 23, 34). Raguardate la
sua inestimabile carit che, non tanto chegli perdoni, ma gli scusa dinanzi al Padre. Che esemplo e
dottrina questa, che l giusto, che non in s veleno di peccato, sostenga dallo ingiusto, per punire le
nostre iniquit! O quanto si debba vergognare luomo che seguita la dottrina del dimonio e della
sensualit, curandosi pi dacquistare le richezze del mondo e di conservarle che tutte sono vane e
passano come el vento che dellanima sua e del prossimo suo! Ch, stando in odio col prossimo, sta
in odio con seco medesimo, perch lodio lo priva della divina carit. Bene stolto e cieco, chegli non
vede che col coltello dellodio del prossimo suo ucide s medesimo.
E per vi prego e voglio che seguitiate Cristo crocifisso, e siate amatore della salute del prossimo
vostro, dimostrando di seguitare lAgnello, che, per fame dellonore del Padre e salute dellanime,
elesse la morte del corpo suo. Cos fate voi, signore mio: non curate di perdare della sustanzia del
mondo, ch l perdare vi sar guadagno, pure che potiate pacificare lanima vostra col fratello vostro.
Io mi maraviglio come voi non ci metete eziandio, se fusse possibile, la vita, non tanto che le cose
temporali, considerando tanta distruzione dellanime e de corpi, quanta stata, e quanti religiosi,
donne e fanciulle sonno state vituperate e cacciate per questa guerra. Non pi, per lamore di Cristo
crocifisso! Non pensate voi che, se voi non fate quello che voi potete, di quanto male voi sete cagione?
male ne cristiani, e male nelli infedeli, per che la briga vostra impacciato e impaccia el misterio del
santo passagio; che, se non nuscisse altro male che questo, mi pare che dobiamo aspettare el divino
giudicio.
Io vi prego che non siate pi cos, operatore di tanto male, e impacciatore di tanto bene quanto
la ricuperazione della Terra santa, e di quelle anime tapinelle che non participano el sangue del
Figliuolo di Dio. Della qual cosa vi dovareste vergognare, voi e gli altri signori cristiani: ch grande
confusione questa dinanzi agli uomini, e abominazione dinanzi a Dio, che si facci la guerra sopra el
fratello e lassisi stare el nemico, e voglisi torre laltrui e non racquistare el suo. Non pi tanta stoltizia
n cechit! Io vi dico, da parte di Cristo crocifisso, che non indugiate pi tempo a fare questa pace: fate
fate fate la pace, e tutta la guerra mandate sopra glinfedeli. Aitate a favoregiare e a levare su la nsegna
della santissima croce, la quale Dio vi richieder, a voi e agli altri, nellultima stremit della morte, di
tanta negligenzia e ignoranzia, quanto ci s commessa e commette tutto l d. Non dormite pi, per
lamore di Cristo crocifisso e per la vostra utilit, questo punto del tempo che v rimaso; per che l
tempo breve, e dovete morire e non sapete quando. Cresca in voi uno fuoco di santo desiderio a
seguitare questa santa croce, e a pacificarvi col prossimo vostro. E per questo modo seguitarete la via e
la dottrina dellAgnello svenato derelitto in croce, e osservarete e comandamenti.
E la via seguitarete, portando con pazienzia le ngiurie che vi sonno state fatte; e la dottrina, in
riconciliarvi col prossimo; e lamore di Dio, manifestandolo con seguitare la santissima croce nel santo
e dolce passagio, nel quale mi pare che l vostro fratello, signore duca dAngi, per lamore di Cristo,
vuole prendare a faticarsi in questa santa operazione. Sarebbe da farsi coscienzia se per voi rimanesse
tanto dolce e santo misterio. Ora in questo modo seguitarete le vestigie di Cristo crocifisso, adempirete
la volont di Dio e mia, e i comandamenti suoi, che vi dissi chio desiderava di vedervi osservatore de
comandamenti santi di Dio. Non dico pi. Perdonate alla mia presunzione.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore, Maria dolce madre.

LETTERA 236
A Bartalo Usimbaldi, in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi ardare nella fornace de la divina carit,
acci che consumi ogni amore proprio di voi, e solo atendiate di piacere al vostro Creatore non
curando detto di creatura, n ingiuria o scherni o rimproverio che da loro riceveste, ma con umilit
chinare il capo a ci che la divina bont vi permette , e acci che siate forte contra le varie e diverse
cogitazioni e bataglie delle dimonia, tenendo ferma la volont che non consenta, ma solo voglia amare
e servire el suo Creatore.
E facendo cos, sarete perseverante infino a la morte; e cos riceverete a lultimo el frutto delle
vostre fadighe, el quale, come dice santo Pavolo, senza alcuna comparazione magiore che le passioni
che in questa vita si sostengono. Ralegratevi, figliuolo mio dolce, ch ora di nuovo avete ricevuta
grande abondanzia del sangue di Ges Cristo: per chio avuta dal santo padre la indulgenzia di colpa
e di pena, al ponto della morte, per molti de miei figliuoli, tra e quali sete voi, e Francesco e la donna.
E di tutti insieme fo fare un privilegio, per meno impaccio e spesa. Ma se mai non aveste il vostro per
scrittura, niente vi nuoce: bastivi averla per bocca di lui, vicario di Cristo, e al ponto della morte
dimandare al prete labsoluzione di colpa e pena secondo che pu: ed egli tenuto di darvela.
Credete, figliuolo, con fede viva e speranza ferma, che, passando di questa vita con questa
indulgenzia, confesso e pentuto de vostri peccati, lanima vostra ne va pura e netta e monda a vita
etterna, come il d che ebbe ricevuto el santo baptesmo. Adonque voglio che mutiate vita, ordinandovi
in tutto secondo la volont di Dio: ponere tutto el cuore e laffetto vostro in lui, e del mondo vi fate
beffe, pigliandone solo la vostra necessit. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 237
Al duca dAngi (avendo esso fatto el d dinanzi uno mangiare molto sumptuoso, cadde uno
muro e morirvi pi persone).
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo signore e fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi el cuore confitto e chiavellato in
croce; e s e per s fatto modo vaccresca el desiderio vostro che tosto siate pronto e sollicito a levare el
gonfalone della santissima croce sopra glinfedeli.
So certa che, se voi ragguardarete lAgnello svenato e consumato in croce per amore, per tollervi
la morte e rendervi la vita della grazia, che questa sar quella santa memoria che vaccender el
desiderio a tosto farlo, e raffrenar del cuore e dellanima vostra ogni disordenato diletto e vanit del
mondo. E quali diletti passano via come el vento, e lassano sempre la morte nellanima di colui che li
possiede; e, nel fine della morte, se non si corregge, el conducono nella morte etternale: s che per suo
difetto s privato della visione di Dio, e fattosi degno della visione e conversazione delle dimonia. Ed
cosa degna e convenevole che sostenga pena infinita colui che offende Dio, che bene infinito.
Dico di quello che spende tutta la vita sua in delizie, in vivere splendidamente, cercando e grandi
onori ne gran conviti e molti adornamenti; e tutta la sustanzia loro non spendono in altro. E povarelli
si muoiono di fame, ma essi sempre cercano le grandi e le molte vivande, nettezza di vasi, le care
mense, e dilicati e ornati vestimenti; ma non si curano dellanima tapinella, che si muore di fame per
che le tolgono el cibo della virt e della santa confessione, e della parola santa di Dio, cio della parola
incarnata, unigenito suo Figliuolo. Del quale doviamo seguitare le vestigie per affetto e amore, amando
quello che egli ama, cercando quello che egli cerc: amare la virt e ispregiare el vizio, cercare lonore
di Dio e cercare la salute di noi e del prossimo nostro. E per disse Cristo che di solo pane non vivea
luomo, ma della parola di Dio (Mt 4, 4).
Dunque voglio, caro e dolce signore e fratello in Cristo dolce Ges, che seguitiate questa dolce
parola, con virt vera, Cristo crucifisso; e non vi lassate ingannare al mondo n alla forte gioventudine,
per che, seguitando noi pure el mondo, potrebbe esser detto a noi quella parola che disse Cristo
benedetto de Giuderi: Costoro sono simili a sipolcri, che di fuori sono begli e scialbati, e dentro sono
pieni dossa e di puzza di morti (Mt 23, 27). O quanto dice bene la dolce prima Verit! E veramente
egli cos, che di fuore paiono belli con molti adornamenti, impiendosi el cuore e laffetto di queste
cose morte e transitorie, che generan puzza e fastidio di disonest nellanima e nel corpo. Ma io spero,
per la bont di Dio, che voi vingegnarete di correggiare s la vita vostra che questo non toccar a voi;
ma con grandissimo fuoco damore pigliarete la croce, nella quale si spense e distrusse la morte del
peccato mortale, e avemo la vita.
E cos far a voi: nella levazione della croce si levaranno tutte loffese che avete fatte a Dio, e
dir poi Dio a voi: Vieni, diletto figliuolo mio, che ti se affatigato per me. Io ti consolar (Mt 11, 28;
Mt 5, 4), e menarotti alle nozze della vita durabile (Mt 22, 2; Ap 19, 9), dove saziet senza fastidio e
fame senza pena, diletto senza scandolo; e non son fatte come le nozze e conviti del mondo, che danno
spesa senza neuno guadagno e, quanto pi se nempie luomo, pi rimane vto: da letizia viene a
tristizia.
E ben lo vedeste voi nel d di ieri, che, avendo voi con gran festa fatto el convito, e vi torn a
grande amaritudine. E questo permisse Dio per grandissimo amore che allanima vostra; e volse
manifestare a voi e agli altri che erano dintorno, che cosa la nostra vana letizia. E mostr Dio che
quegli atti, le parole e costumi e modi e consigli fussero poco piacevoli e acettevoli a lui.
Oim, io temo bene che la nostra stoltizia non sia tanta che non ci lassi considerare el divino
giudizio! Dicovi, da parte di Cristo crocifisso, che sempre il d di ieri portiate nella memoria, acci che
le cose vostre siano fatte con ordinato modo, con virt e timore di Dio, e non senza timore di Dio.
Confortatevi confortatevi, chio spero per la sua bont che vel far. E non abbiate amaritudine
affliggitiva di questo caso che v avenuto; ma sia pena sanativa duno cognoscimento santo di voi
medesimo. Siavi un santo freno che raffreni in voi ogni disordinata vanit, s come si fa al cavallo che
corre, che si tira la briglia perch non esca fuore dellordine del corso suo. Ors, figliuolo mio dolce in
Cristo nostro dolce Ges, abracciatevi con la santissima croce; rispondete a Dio, che con essa croce vi
chiama: e cos adimpirete la volunt sua e l desiderio mio. E per vi dissi chio desiderava di vedervi il
cuore e l desiderio vostro confitto e chiavellato in croce.
Fate che, inanzi che l santo padre ne vadi, voi fermiate il vostro santo desiderio, pigliando la
santa croce dinanzi alla santit sua; e quanto pi tosto, meglio per lo popolo cristiano e infedele. E
fate tosto, senza negligenzia; non prolungate pi tempo. Vogliate che piuttosto vi manchi el tempo
nelle cose temporali che nelle spirituali; e spezialmente in questa santa e dolce operazione, la quale Dio
v posto in mano, e fvi degno di quello, per sua bont, che spesse volte suole fare a grandi servi suoi.
Non dico pi. Ricordivi, monsignore, che dovete morire, e non sapete quando.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate alla mia presunzione. Ges dolce, Ges
amore.

LETTERA 238
Al santo padre papa Gregorio XI, mentre che Caterina era in Vignone.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
santissimo padre in Cristo dolce Ges, la vostra indegna e miserabile figliuola Caterina vi si
racomanda nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con disiderio di vedere adempita la volont di Dio
e il desiderio vostro di vedere levato in alto el gonfalone e segno della santissima croce.
El quale segno pare che la volont dolce di Dio voglia che voi leviate; e voi so, santissimo padre,
che navete grandissimo desiderio. Poi che Dio vuole, e voi navete buona volont, pregovi e dicovi per
lamore di Cristo crocifisso che voi non ci siate negligente, ma, se l dolce e buono Ges vi manda la
via e l modo a potere fare el santo principio, fatelo. Se voi el farete, Dio prosperar la Sposa sua; e cos
andarete dalla guerra alla pace con laiutorio divino.
So che mi parbe che voi diceste, quando fui dinanzi alla vostra santit, chegli era bisogno
davere uno principe che fusse buono capo: altrimenti non vedavate el modo. Ecco el capo, padre santo:
el duca dAngi vuole, per lamore di Cristo e riverenzia della santa croce, con amoroso e santo
desiderio pigliare questa fadiga, la quale, per amore chegli del santo passagio, li pare legiera;
dolcissima li parr, pure che voi, Santissimo babbo mio, vogliate atendare a farlo. Oim, dolce Dio
amore, non indugiate pi a mandare in effetto el vostro desiderio e dolce volont! Sapiate sapiate tenere
e doni e tesori di Cristo, e quali elli vi manda inanzi ora, mentre che avete el tempo.
Pare che la divina Bont tre cose vi richiega: delluna ne ringrazio Dio e la santit vostra, chegli
fermato e stabilito el cuore vostro, fattovi forte contra le bataglie di coloro che vi voleano impedire,
cio de landare a tenere e possedere el luogo vostro. Godo ed essulto della buona perseveranza che
avete avuta, mandando ad effetto la volont di Dio e l vostro buono desiderio.
Ora vi prego che voi siate solicito dadempire laltre due; per che, pregando io el nostro dolce
Salvatore per voi, s come mi mandaste dicendo, manifestando egli chio dicessi a voi che voi doveste
andare, e io scusando, riputandomi indegna dessere anunziatrice di tanto misterio, dicevo: Signore
mio, io ti prego che, se egli la tua volont chegli vada, che tu gli acresca e accenda pi el desiderio
suo.
Diceva, per la sua bont, el nostro dolce Salvatore: Digli sicuramente che questo ottimo segno li
do che ella mia volont chegli vada: che, quanti pi contrarii li verrano, e pi li sar contradetto
chegli non vada, pi si sentir cresciare in s una fortezza che uomo non parr che li l possa tllare;
che questo contra l modo suo naturale. Ora ti dico chio voglio chegli levi la croce santissima sopra
linfedeli, e levila sopra e suditi suoi, ci sonno quelli che si pasciono e notricano nel giardino della
santa Chiesa, che sonno ministratori del sangue mio. Dico che sopra costoro voglio chegli levi la
croce, cio in perseguitare e vizii e i difetti loro.
Divelto el vizio, piantata la virt, ponendo questa croce in mano di buoni pastori e rettori della
santa Chiesa. E se non ci de fatti, vuole che, quelli che sonno a fare, voi miriate che sieno buoni e
virtuosi, che non temano la morte del corpo loro. Non vuole Dio che si raguardi a li stati e alle
grandezze e alle pompe del mondo per che Cristo non conformit con loro , ma solo alla
grandezza e richezza della virt. A questo modo e buoni, con laffetto della croce, perseguitaranno e
vizii de cattivi.
Pregovi, santissimo padre, per lamore dellAgnello svenato, consumato e derelitto in croce, che
voi, come vicario suo, adempiate questa sua dolce volont, facendo ci che ne potete fare; e sarete poi
scusato dinanzi da lui, e la coscienzia vostra sar scaricata. Se non faceste quello che potete, sareste
molto ripreso da Dio. Spero per la sua bont e santit vostra che voi el farete; come avete fatto delluna,
daverla messa in effetto, cio dellandata vostra, cos compirete le tre, del santo passagio, e del
perseguitare e vizii che si comettono nel corpo della santa Chiesa. Non dico pi. Perdonate alla mia
presunzione.
Misser lo duca so che verr a voi, per ragionarvi con grande desiderio del fatto del santo
passagio, come detto. Dateli buono effetto, per lamore di Dio: adempite el dolce desiderio suo.
Permanete etc. Adomandovi umilemente la vostra benedizione. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 239
Al santo padre Gregorio XI, quando Caterina era in Vignone.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Santissimo e carissimo e dolce padre in Cristo dolce Ges, la vostra indegna e miserabile
figliuola Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrive alla vostra santit nel prezioso
sangue suo, con desiderio di vedervi forte e perseverante nel santo e buono proponimento, s e per s
fatto modo che non sia veruno vento contrario che vi possa impedire, n dimonio, n creatura.
E quali pare che vogliano venire, come dice el nostro dolce Salvatore nel santo evangelio, nel
vestimento de la pecora, parendo agnelli, ed essi sono lupi rapaci (Mt 7, 15). Dice el nostro Salvatore
che noi ci doviamo guardare da costoro: parmi, dolce padre, che gi comincino a venire a voi con la
scrittura; e, oltre alla scrittura, vannunzia lavenimento suo, dicendo che giognar alla porta quando
nol saprete (Mt 24, 42; Mt 24, 44; Mc 13, 35; Lc 12, 40; Mt 25, 13). Questi suona umile, dicendo: Se mi
sar aperto, io entrar e ragioneremo insieme (Ap 3, 20); questi si mette el vestimento de lumilit,
acci che gli sia creduto. Bene gloriosa questa virt, con la quale la superbia se namantella! Costui
fatto in questa lettera verso la vostra santit, secondo che io n compreso, come fa el dimonio
nellanima, quando spesse volte, sotto colore di virt e di compassione, gli gitta el veleno; e
spezialmente co servi di Dio usa questa arte, per che vede che puramente col vizio egli nol potrebbe
ingannare. Cos mi pare che faccia questo dimonio incarnato, el quale scritto a voi con colore di
compassione e con fama di santit, cio parendo che ella venga da uomo santo e giusto: ed ella viene
dagli iniqui uomini consiglieri del dimonio, stroppiatori del bene comune de la congregazione cristiana
e reformazione de la santa Chiesa, amatori damore proprio, cercando e beni loro particulari.
Ma tosto, padre, ve ne potrete dichiarare se ella venuta da quello giusto uomo o no parmi che
secondo lonore di Dio el doviate cercare : quanto io non reputo, per quello che io ne possa vedere o
comprendare, e non mi si rappresenta al suono de le parole sue, servo di Dio, ma fittivamente pare
fatta. Ma non pare che sapesse bene larte colui che la fece: doveva prima ponarsi alla scuola, e pare
che abbi saputo meno che uno bambolo. Vedete, santissimo padre, che elli v posto inanzi quella parte
che cognosce pi debile nelluomo, e singularmente in coloro che sono molto teneri e compassionevoli
damore carnale e teneri del corpo loro, perch questi tengono pi cara la vita che tutti gli altri, e per
ve l posto per lo primo vocabolo. Ma io spero, per la bont di Dio e la santit vostra, che questo
timore non cadr in voi: sarete pietra fondata sopra la viva pietra (1Pt 2, 4), raguardarete pi allonore
di Dio e alla salute delle vostre pecorelle che a voi medesimo, s come el pastore buono che debba
ponere la vita per le pecorelle sue (Gv 10, 11).
Parmi che questo venenoso uomo da luna parte commenda lavenimento vostro, dicendo che
buono e santo, e dallaltra parte dice che l veleno apparecchiato. E parmi che vi consigli che voi
mandiate uomini confidenti, che vadino inanzi a voi, e trovaranno el veleno per le tavole ci pare che
dica per le bottighe , che sapparecchia per darlo temperatamente, o per d, o per mese, o per anno:
bene gli confesso che del veleno se ne truova cos a le tavole di Vignone e dellaltre citt, come a
quelle di Roma. E cos se ne trovar temperatamente per lo mese e per lanno, e largamente, secondo
che piacesse al compratore: in ogni luogo si trovar. E per gli parrebbe bene fatto che voi mandaste, e
sostentaste in questo mezzo lavenimento vostro. Mostra che aspetti che in questo mezzo venga el
divino giudicio sopra questi iniqui uomini che, secondo che dice, pare che cerchino la vostra morte: ma
se fusse savio, egli laspettarebbe prima per s medesimo, perch egli el seminatore del pi pessimo
veleno che fusse gi gran tempo seminato nella Chiesa santa, in quanto egli vuole impedire a voi quello
che Dio vi richiede e che dovete fare.
E sapete in che modo si seminarebbe questo veleno? che, none andando voi ma mandando,
secondo che vi consiglia el buono uomo, suscitarebbe uno scandalo e una rebellione temporale e
spirituale, trovando in voi menzogna che tenete luogo di verit: ch, avendo anunziato e determinato
voi lavenimento vostro, e trovando el contrario, che elli non fusse, troppo sarebbe grande scandalo,
turbazione ed errore ne cuori loro, s che elli dice bene el vero. Egli la profezia di Chayfas, quando
disse: Elli di bisogno che uno uomo muoia, acci che l popolo non perisca (Gv 11, 50): elli non
sapeva quello che si diceva, ma elli el sapeva bene lo Spirito santo, che diceva la verit per la bocca
sua; ma el dimonio non glil faceva dire per quella intenzione. Cos costui vuole essere un altro Cayfas;
elli profeta che, se voi mandate, trovaranno el veleno: veramente egli cos, ch se fussero tanti e
nostri peccati che voi rimaneste ed essi andassero, e vostri confidenti trovaranno che si porr el veleno
nelle bottighe del cuore e delle bocche loro, per lo modo detto. E non bastarebbe pure uno d, ch
nandarebbe el mese e lanno inanzi che fusse smaltito.
Molto mi maraviglio de le parole di questo uomo, che elli commendi loperazione santa e buona e
spirituale, e poi vuole che per timore corporale lassi la santa operazione. Non costume de servi di
Dio che, per veruno danno corporale o temporale, eziandio se la vita nandasse, eglino vogliano mai
abbandonare lesercizio e operazione spirituale: ch, se none avessero fatto cos, neuno sarebbe giunto
al termine suo, per che la perseveranzia del santo e buono desiderio, con le buone operazioni, quella
che coronata, e merita gloria e non confusione.
E per vi dissi, padre reverendo, che io desideravo di vedervi fermo e stabile nel vostro buono
proponimento ch doppo questo seguitar la pace de vostri ribelli figliuoli e la reformazione de la
santa Chiesa , e anco dadempire el desiderio de servi di Dio, el quale nno di vedere rizzare el
gonfalone de la santissima croce sopra glinfedeli. Allora potrete ministrare el sangue dellAgnello ne
tapinelli infedeli, per che voi sete el celleraio di questo sangue, che ne tenete le chiavi. Oim, padre,
che io vi prego, per lamore di Cristo crucifisso, che tosto diate la potenzia vostra, ch senza la potenzia
vostra non si pu fare.
Non vi consiglio per, dolce padre, che voi abandoniate quelli che vi sono figliuoli naturali, che
si pascono a le mammelle della Sposa di Cristo, per gli figliuoli bastardi che non sono anco legittimati
col santo baptesmo; ma spero, per la bont di Dio, che, andando i figliuoli legittimi con la vostra
autorit, e con la virt divina del coltello de la parola santa, e con la virt e forza umana, essi
tornaranno alla madre de la santa Chiesa e voi gli legittimarete. Questo pare che sia onore di Dio, utile
a voi, onore ed essaltazione de la dolce Sposa di Cristo, pi che seguitare el semplice consiglio di
questo giusto uomo, che vi pone che meglio vi sarebbe, a voi e agli altri ministri de la Chiesa di Dio,
abitare fra glinfedeli e saracini che fra la gente di Roma o di Italia.
A me piace la buona fame che egli de la salute deglinfedeli, ma non mi piace che voglia tllare
el padre a figliuoli legittimi, e l pastore alle pecorelle congregate nellovile. E mi pare che voglia fare
di voi come fa la madre del fanciullo quando gli vuole tllare el latte di bocca, che si pone lamaro in
sul petto, ch vuole che senta lamaritudine prima che l latte, s che per timore dellamaro abbandoni
el sgiare, perch l fanciullo singanna pi con lamaritudine che con altro. Cos vuole fare a voi,
ponendovi inanzi lamaritudine del veleno e de la molta persecuzione, per ingannare la fanciullezza
dellamore tenero sensitivo, acci che per paura lassiate el latte, el quale latte di grazia seguita doppo el
dolce avenimento vostro.
E io vi prego da parte di Cristo crucifisso che voi non siate fanciullo timoroso, ma virile: aprite la
bocca e inghiottite lamaro per lo dolce. Non si converrebbe alla vostra santit dabandonare el latte per
lamaritudine. Spero, per la infinita inestimabile bont di Dio, che, se vorrete, vi far grazia a voi e a
noi che voi sarete uomo fermo e stabile, e non vi movarete per veruno vento, n illusione di dimonio,
n per consiglio di dimonio incarnato, ma seguitarete la volont di Dio e l vostro buono desiderio e l
consiglio de servi di Cristo crucifisso. Non dico pi.
Conchiudo che io non credo che la lettera mandata a voi esca da quello servo di Dio nominato a
voi, n che ella fusse scritta molto da la lunga, ma credo che ella venga bene di presso servi del
dimonio che poco temono Dio! : ch, in quanto io credesse che ella escisse da lui, non el reputarei
servo di Dio, se altro non ne vedesse. Perdonate a me, padre, el favellare troppo presuntuosamente.
Umilemente vadimando che mi perdoniate e doniate la vostra benedizione.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Prego la infinita sua bont che mi dia grazia che tosto per lo suo onore vi vegga mettere el pi
fuore delluscio, con pace riposo e quiete de lanima e del corpo. Pregovi, dolce padre, che quando
piacesse alla vostra santit, mi diate audienzia, per che mi vorrei trovare dinanzi a voi prima che io mi
partisse: el tempo breve, s che, dove piacesse a voi, vorrei che fusse tosto. Ges dolce, Ges.

LETTERA 240
A monna Lapa sua madre, prima che tornasse da Vignone.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, la vostra indegna e miserabile figliuola Caterina vi
conforta nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio. Con desiderio desiderato di vedervi madre vera,
non solamente del corpo ma de lanima mia, considerando me chesendo voi amatrice pi dellanima
che del corpo, morr in voi ogni disordenata tenerezza, e non vi sar tanta fadiga el partire della
presenzia mia corporale; ma sarvi pi tosto consolazione, e vorrete per onore di Dio portare ogni
fadiga di me, considerando che si facci lonore di Dio. Facendo lonore di Dio, non senza
acrescimento di grazia e di virt ne lanima mia: s ch bene vero chesendo voi, dolcissima madre,
amatrice pi de lanima che del corpo, sarete consolata e none sconsolata.
Io voglio che impariate da quella dolce madre Maria, che per onore di Dio e salute nostra ci don
il Figliuolo, morto in sul legno della santissima croce. E rimanendo Maria sola, poi che Cristo fu salito
in cielo, rimase co discepoli santi: e poniamo che Maria e discepoli avessero grande consolazione e l
partire fusse sconsolazione, nondimeno, per gloria e lode del Figliuolo suo e per bene di tutto
luniverso mondo, ella consent; e vuole cheglino si partano. E pi tosto elege la fadiga del partire loro
che la consolazione de lo stare, solo per lamore chella aveva a lonore di Dio e a la salute nostra. Ora
da lei voglio che impariate, carissima madre.
Voi sapete che a me conviene seguitare la volont di Dio; e io so che voi volete chio la seguiti:
sua volont fu chio mi partissi, la quale partita non stata senza misterio, n senza frutto di grande
utilit.
Sua volont stata chio sia stata, e non per volont duomo, e chi dicesse il contrario, el falso e
non la verit. E cos mi converr andare, seguitando le vestigie sue in quel modo e a quel tempo che
piacer alla sua inestimabile bont.
Voi, come buona e dolce madre, dovete esser contenta e none sconsolata, portare ogni fadiga per
onore di Dio e salute vostra e mia. Ricordomi che per li beni temporali voi el faciavate, quando e
vostri figliuoli si partivano da voi per acquistare la richezza temporale; ora, per acquistare vita etterna,
vi pare di tanta fadiga che dite che vandarete a dilequiare se tosto io non vi rispondo. Tutto questo
vadiviene perch voi amate pi quella parte chio tratta da voi, che quella chio tratta da Dio, cio
la carne vostra, de la quale mi vestiste. Levate levate un poco el cuore e laffetto vostro in quella dolce
e santissima croce, dove viene meno ogni fadiga; vogliate portare un poco di pena finita per fugire la
pena infinita, che meritiamo per li nostri peccati. Or vi confortate per amore di Cristo crocifisso, e non
crediate dessere abandonata n da Dio n da me, anco sarete consolata e ricevarete piena consolazione;
e non tanta stata la pena, quanto sar magiore el diletto. Tosto ne verremo, per la grazia di Dio; e non
saremo ora a venire, se non fusse lo mpedimento che abiamo avuto della infermit grave di Neri, e
anco el maestro Giovanni e frate Bartolomeo so stati infermi etc. Altro non dico. Racomandateci etc.
Permanete etc. Ges dolce etc.

LETTERA 241
A monna Giovanna di Curado, quando io Stefano ero con Caterina a Vignone.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fare una abitazione nella cella del
conoscimento di voi medesima, acci che potiate venire a perfetto amore; considerando me che colui
che non ama el suo Creatore non pu piacere a lui: perch egli esso amore (1Gv 4, 8 16 ), non vuole
altro che amore.
Questo amore truova lanima che conosce s medesima, per che, vedendo s non essere ma
lessere suo avere per grazia e non per debito, e ogni grazia ch fondata sopra lessere, e dato ci con
inestimabile amore , allora truova in s tanta bont di Dio versare che la lingua non suficiente a
dirlo, e poi che si vede tanto amare da Dio, non pu fare che non ami. Ama in s la ragione e Dio, e
odia la sensualit, che disordenatamente si vuole dilettare del mondo: o ella si diletta dello stato, o
ricchezze, o di piacere alle creature pi che al Creatore, fondandosi in su e pareri, diletti e piaceri del
mondo; o alcuna volta son di quelli che amano e figliuoli, e chi lo sposo, e chi la madre o padre,
disordenatamente damore troppo sensitivo: el quale amore un mezzo, tra lanima e Dio, che non
lassa ben conosciare la verit del vero e superno amore.
E per disse la prima dolce Verit: Chi non abandona el padre e la madre, suoro e fratelli, e s
medesimo, non degno di me (Lc 14, 26; Mt 10, 37). Ben se ne avedevano e avegano e veri servi di
Dio, che subito spogliano el cuore e laffetto e lanima loro del mondo e delle pompe e delizie sue, e
dogni creatura fuori di Dio: non cheglino non amino la creatura, ma amanla solamente per Dio, in
quanto sono creature amate smisuratamente dal Creatore. Ma come essi odiano la parte sensitiva, che
ribella a Dio in loro, cos lodiano nel prossimo che vegono che offende la somma etterna bont.
Cos voglio che facciate voi, carissima madre in Cristo dolce Ges: che voi amiate la bont di
Dio in voi, e la sua smisurata carit, la quale trovarete nella cella del conoscimento di voi medesima. In
questa cella trovarete Dio, ch come Dio tiene in s ogni cosa che participa essere, cos in voi trovarete
la memoria, la quale tiene ed atta a tenere el tesoro de benefizii di Dio; trovatevi lo ntendimento, el
quale ci fa partecipare la sapienzia del Figliuolo di Dio, intendendo e conoscendo la sua volont, che
non vuole altro che la nostra santificazione. Vedendo questo, lanima non si pu dolere n conturbare
di neuna cosa che venga, conoscendo che ogni cosa fatta con providenzia di Dio e con grandissimo
amore. Con questo conoscimento voglio, e vi prego per amore dello svenato Agnello, che medichiate
lascaro e la malagevolezza che avete sentita per la partita di Stefano. Godete ed essultate, ch non sar
senza accrescimento di grazia nellanima sua e nella vostra: e per la grazia di Dio tosto el vedrete.
Anco dico che, nel conoscimento di voi, voi trovarete la clemenzia dolce dello Spirito santo, che
quella parte che non dona n altro che amore, e ci chegli fa e aduopara, aduopara per amore.
Questo affetto trovarete nellanima vostra; per che la volont non altro che amore, ogni suo affetto e
movimento non si muove per altro che per amore: ama e odia quello che locchio del conoscimento
veduto e inteso. Orbene vero dunque, carissima madre, che dentro nella cella dellanima voi trovarete
tutto Dio, el quale d tanta dolcezza, refrigerio e consolazione che per neuna cosa che avenga si pu
turbare, per chell fatta capace della volont di Dio, per che gitato fuori di s ogni amore proprio,
e tutte quelle cose che son fuori della volont di Dio.
Dirittamente lanima allora diventa un giardino pieno di fiori odoriferi di santo desiderio; e nel
mezzo v piantato lalbore della santissima croce, dove si riposa lAgnello immaculato, el quale diriga
sangue, bagna e alaga questo glorioso giardino, e tiene in s e frutti maturi delle vere e reali virt. Se
volete pazienzia, ine fondata mansuetudine, in tanto che non udito el grido dellAgnello per neuna
mormorazione; umilit profonda, vedendo Dio umiliato alluomo, e l Verbo umiliato allobrobiosa
morte della croce; se carit, egli essa carit: anco pi, ch la forza dellamore e della carit l tenuto
confitto e chiavellato in croce. Non erano suficienti e chiovi e la croce a tenere Dio e Uomo, se la
forza della carit non lavesse tenuto.
Non mi maraviglio se quella che fatto di s giardino per conoscimento di s, ella forte contra
tutto quanto el mondo; per chell conformata e fatta una cosa con la somma fortezza. Veramente ella
comincia a gustare larra di vita etterna in questa vita; ella signoreggia il mondo, per che se ne fa
beffe.
Le dimonia temono daprossimarsi allanima che arde nella divina carit. Ors, carissima madre,
non voglio che dormiate pi in negligenzia n nellamore sensitivo; ma con uno ardentissimo e
smisurato amore vi levate su, bagnandovi nel sangue di Cristo, e nascondendovi nelle piaghe di Cristo
crocifisso.
Non dico pi. So certa, se starete in cella, come detto , non trovarete altro che Cristo crocifisso.
E cos dite a Curado che facci questo medesimo.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore, Maria.

LETTERA 242
A misser Agnolo vescovo di Firenze, quando si part da Firenze per osservare lo nterdetto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile e non timoroso, acci
che virilmente serviate alla dolce Sposa di Cristo adoperando per onore di Dio spiritualmente, secondo
che nel tempo doggi questa dolce sposa bisogno. So certa che, se locchio dello ntelletto vostro si
levar a vedere la sua necessit, voi el farete sollecitamente, e senza veruno timore o negligenzia.
Lanima che teme di timore servile, neuna sua operazione perfetta; e in qualunque stato si sia,
nelle piccole cose e nelle grandi viene meno, e non conduce quello che cominciato alla sua
perfezione. O quanto pericoloso questo timore! egli taglia le braccia del santo desiderio; egli acceca
luomo, che non gli lassa cognoscere n vedere la verit, perch questo timore procede dalla cechit
dellamore proprio di s medesimo: ch subito che la creatura che in s ragione sama damor proprio
sensitivo, subito teme. E questa la cagione per che teme, perch posto lamore e la speranza sua in
cosa debile, che non in s fermezza n stabilit veruna, anco passa come el vento.
O perversit damore, quanto se dannoso a signori temporali e spirituali e a sudditi! Se egli
prelato, egli non corregge mai, perch teme di non perdere la prelazione e di non dispiacere a sudditi
suoi. Cos medesimamente el suddito: perch umilit non in colui che sama di cos fatto amore, anco
una radicata superbia, e l superbo non mai obbediente. Se egli signore, non tiene giustizia, anco
commette inique e false giustizie, facendole secondo el piacere suo, o secondo el piacere delle creature.
E cos, per lo non correggiare e non tenere giustizia, e sudditi ne diventano pi gattivi, perch si
notricano ne vizii e nelle malizie loro.
Poich tanto pericoloso lamore proprio e l disordinato timore, da fugirlo, e da uprire
locchio dello ntelletto nello obbietto dello immaculato Agnello, el quale regola e dottrina nostra; e
lui doviamo seguitare, perci che egli esso amore e verit, e non cerc altro che lonore del Padre e la
salute nostra.
Egli non temeva e Giuderi n persecuzione loro, n la malizia delle dimonia, n infamia n
scherni n villania; e nellultimo non tem lobrobriosa morte della croce. Noi siamo gli scolari che
siamo posti a questa dolce e soave scola: voglio dunque, carissimo e dolcissimo padre, che con
grandissima sollecitudine e dolce prudenzia upriate locchio dello ntelletto in questo libro della vita,
che vi d s dolce e suave dottrina; e non attendiate a veruna altra cosa che allonore di Dio e alla salute
dellanime, e al servigio della dolce Sposa di Cristo. Con questo lume vi spogliarete dellamore proprio
di voi, e sarete vestito duno amore divino; cercarete Idio per la sua infinita bont, che degno dessere
cercato e amato da noi.
Amarete voi e le virt, e odiarete el vizio per Idio; e di questo medesimo amore amarete el
prossimo vostro.
Vedete bene che la divina bont v posto nel corpo mistico della santa Chiesa, notricandovi al
petto di questa dolce sposa, solo perch voi mangiate alla mensa della santissima croce el cibo
dellonore di Dio e della salute dellanime. E non vuole che sia mangiato altro che in croce, portando le
fadighe corporali con molti ansietati desiderii, s come fece el Figliuolo di Dio, che insiememente
sosteneva e tormenti nel corpo e la pena del desiderio, e maggiore era la croce del desiderio che non
era la croce corporale. El desiderio suo era questo, la fame della nostra redenzione per compire
lobbedienzia del Padre eterno: erali pena infino che none el vedeva compito. E anco, come Sapienzia
del Padre eterno, vedeva coloro che participavano el sangue suo, e coloro che none el participavano per
le colpe loro. El sangue era dato a tutti, e per si doleva per la ignoranzia di coloro che non el volevano
participare. Questo fu quello cruciato desiderio che egli port dal principio infino alla fine.
Data che egli ebbe la vita, non termin per el desiderio, ma s la croce del desiderio. E cos
dovete fare voi e ogni creatura che in s ragione: dare la fadiga del corpo e la fadiga del desiderio,
dolendovi delloffesa di Dio, e dannazione di tante anime quante vediamo che periscono. Parmi che sia
tempo, carissimo padre, di dare lonore a Dio e la fadiga al prossimo. Non da vedere pi s con amore
proprio sensitivo, n con timore servile; ma con vero amore e santo timore di Dio adoperare. E se
bisogna dare la vita per lonore di Dio, si debba dare, non tanto che la substantia temporale. Spero per
la infinita bont di Dio che, essendo voi uomo virile, voi el farete, e perseverarete in quello che voi
avete incominciato, cio dessere figliuolo fedele della santa Chiesa; e, essercitandovi in virt,
giognarete alla grande perfezione.
avuta grande allegrezza della buona perseveranzia e constanzia che avete avuta. Pregovi che
infino alla morte non volliate el capo indietro, facendo come uomo virtuoso e fiore odorifero, che
dovete essere, nel corpo mistico della santa Chiesa, considerando me che se non quegli che sono virili
in virt, non sono constanti. Dissi chio desideravo di vedervi uomo virile e non timoroso, acci che
meglio potiate adempire la volont di Dio e l desiderio mio nella salute vostra.
Accompagnatevi con lumile e immaculato Agnello, e trovarrete el re nostro, venuto a noi nella
stalla, umile e mansueto. Vergognarassi allora la propria sensualit di levare el capo per impazienzia,
vedendo Idio tanto umiliato, el quale, per fare noi grandi, fatto picciolo; e insegnaci, la prima dolce
Verit, a diventare grandi. Con che? Con la bassezza della vera umilit, e per disse che noi
imparassimo da lui a essere umili e mansueti di cuore (Mt 11, 29). Ors, carissimo padre, destianci dal
sonno della negligenzia, e virilmente corriamo, seguitando la dottrina della Verit. Altro non dico etc.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 243
A larcivescovo di Pisa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Reverendo e carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi pastore buono con acceso e ardito
desiderio, s e per s fatto modo che vi disponiate a ponere la vita per le pecorelle vostre (Gv 10, 11),
imparando dalla prima dolce verit Cristo Ges, che per lonore del Padre e salute nostra corse
allobbrobriosa morte della santissima croce.
Voi, padre carissimo, seguitate le vestigie sue per correggiare e vizii e piantare le virt
nellanime de sudditi vostri, non curando n pene n obbrobrii n scherni n villanie n fame n sete,
n veruna persecuzione che l mondo overo el demonio ci potesse dare; ma virilmente, con affamato
desiderio, correggete e sudditi vostri. Tenete, tenete locchio sopra di loro fate almeno la vostra
possibilit , e non fate vista di non vedere, ch non si vuole fare cos, anco si vuole vedere e difetti
nostri e i difetti del prossimo nostro, non per mormorazione, n per falso giudicio: ma per una santa e
vera compassione, con pianto e sospiri, portarli dinanzi a Dio, dolendoci delloffesa che gli fatta, e
della dannazione di quella anima. Questo debba fare ogni creatura che in s ragione verso del suo
prossimo, ma molto maggiormente el dovete fare voi e gli altri prelati della santa Chiesa; e vi
richiesto, e dovetelo fare raguardando e sudditi vostri per compassione e per punizione: ch gli avete a
punire e riprendere secondo che trovate le colpe.
Oim, non tardate pi ch, per lo non correggere, le virt e la vita della grazia sono morte
nellanima; e vizii e lamore proprio vive, e l mondo perisce. Egli giace continovamente infermo a
morte per che, essendo luomo piagato di diverse piaghe e infermit, e medici desse infermit ci
sono e prelati usano tanti unguenti che gi imputridito. Non pure unguento, per amore di Dio: usate
un poco la cottura, incendendo e cocendo el vizio per santa e vera giustizia, sempre condita con
misericordia. E quella sar la grande misericordia, in punire e reprendere e defetti loro; ch maggiore
crudelt non pu usare chi governa lo nfermo che darli le cose contrarie. Oh, per lamore di Cristo
crocifisso, non dormite pi; destatevi per fuoco damore e dodio e dispiacimento delloffesa di Dio.
Almeno fate la vostra possibilit, e, fatto el potere, sete scusato dinanzi da Dio. E so bene che tutto non
potete vedere, ma mettete le spie de servi di Dio, che vaitino a vedere, per che fino a la morte si die
fare ci che si pu per amore del Salvatore nostro: non ci sia timore n amore servile, ch, se ci fusse,
starebbe lanima a grande pericolo e in dubbio della salute sua.
Convienvi adunque fare ragione davere perduta la vita del corpo, e metterla per uscita. E facendo
cos mostrarete dessere amatore e seguitatore di Cristo crocifisso: voi, pastore, avarete imparata la
regola e dottrina del pastore buono, che posta la vita per noi. E per io dissi che io desideravo di
vedervi pastore buono, perch altra via n modo non ci vego per la salute vostra e loro. Sopra questa
materia non dico pi, se non che voi sotto lale de la vera umilit, odio e dispiacimento del peccato, e
dellardentissima carit gli nascondiate, pascendo lanime de doni e grazie spirituali, e l corpo del
cibo corporale; notricando e povaregli secondo la necessit loro. Voi sapete che voi sete padre:
adunque, s come padre, notricate e vostri figliuoli.
inteso, secondo che mi scrisse el priore di santa Caterina, che voi avete fatta novit alle vestite
di santa Caterina dellabito di santo Dominico; e volete che elle tengano lo nterdetto, dicendo che l
privilegio che nno non lo vale. E io vi dico che lo vale, per che io mostrai la copia quando io fui a
Vignone al santo padre, e accettollo; anco, per quello ebbi io el privilegio chegli mi d: s che io vi
prego, per lamore di Ges Cristo crocifisso, che voi non lo diate questa sconsolazione. Attendete a
quelle cose che dovete fare, che di dovere; e di quello, per lamore di Dio, non vi vogliate gravare.
Credetemi, carissimo padre, che se fusse altrementi io non ve ne pregarei, perch io non vorrei che
duno minimo atto voi trapassaste lobbedienzia imposta a voi dal santo padre, ma io sarei con voi
insieme a stroppiarlo. Pregovi che mi facciate questa grazia e misericordia; io non vi dimando n
dimandar mai cosa che sia fuore del dovere.
Non dico pi.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, acci che l fuoco de lamore, che trovarete nel sangue,
consumi ogni freddezza e disolva ogni durezza del cuore e dellanima vostra.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 244
A maestro Francesco del maestro Bartolomeo medico da Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spregiatore della colpa del peccato
mortale, per che in altro modo non potreste avere la divina grazia ne lanima vostra.
Ma questa non veggo che potiate avere, n voi n altri, se luomo non lume, col quale lume
possa vedere e cognoscere la gravezza del peccato e l bene della virt. Per che la cosa che non si
cognosce, non si pu amare, cio quella che degna damore, n odiare quella che degna dodio; e
cognoscere non si pu senza el lume. cci dunque di bisogno el lume; el quale lume aviamo
nellocchio dellintelletto con la pupilla della santissima fede, quando la nuvila dellamore proprio non
l offuscato. E se lamore proprio ci fusse, el doviamo levare via, a ci che non sia impedito el nostro
vedere, ma con lamore santo cacciare lamore perverso della propria sensualit, el quale amore proprio
consuma e tolle la divina grazia dellanima e corrompe ogni sua operazione.
S come el gattivo arbolo, che tutti e frutti suoi sono corrotti, cos sono quelli de luomo che sta
nellamore sensitivo, unde tratto la gravezza del peccato mortale. E per ogni sua operazione
corrotta; e lli tolta la luce, e data la tenebre per s fatto modo che non cognosce n discerne la verit.
Anco, guasto el gusto e lappetito dellanima, unde le cose buone gli paiono gattive, e le gattive gli
paiono buone: le virt vere spregia, lamore di Dio e la dilezione del prossimo fugge, e tutto el suo
diletto piglia nelle delizie e diletti del mondo; se elli ama el prossimo, non lama per Dio, ma per
propria utilit.
Ma colui che in verit privato dellamore sensitivo, ama el suo Creatore sopra ogni cosa, e l
prossimo come s medesimo. El quale amore non pu avere che prima, col lume dellintelletto, non
cognosca s medesimo non essere, e lessere suo ricognosca da Dio, e ogni grazia che posta sopra
lessere. Allora, quando cos dolcemente cognosce s ed el difetto suo, e la bont di Dio, odia el suo
difetto, e l proprio amore che n cagione, e ama la virt; e per amore della virt la quale elli ama per
amore del suo Creatore si dispone a sostenere ogni pena prima che offendere Dio e contaminare la
virt; e tutte le sue operazioni sono dirizzate secondo Dio, e spirituali e temporali.
E in ogni stato che elli , ama e teme el suo Creatore: se elli le ricchezze e lo stato del mondo, e
figliuoli e parenti e amici, elli possede ogni cosa come cosa prestata, e non come cosa sua; e usale con
modo, e non senza modo. Se elli nello stato del matrimonio, s vi sta ordenatamente, s come a
sacramento, avendo in reverenzia e d che sono comandati dalla santa Chiesa. Se elli a conversare
con le creature e a servirle, elli le serve schiettamente, non col cuore finto, ma libero, avendo rispetto
solamente a Dio.
Elli ordina le potenzie dellanima sua, e tutti e sentimenti del corpo: e la memoria ordena a
ritenere e benefizii di Dio; e lo intelletto a intendere la sua volont, la quale non vuole altro che la
nostra santificazione; e la volont dispone ad amare el suo Creatore sopra ogni altra cosa. Ordenate che
sono le potenzie dellanima, sono ordenati tutti e sentimenti del corpo. E cos vi prego, carissimo
fratello, che facciate voi: ordenate la vita vostra, aprite locchio dellintelletto a cognoscere la gravezza
della colpa, e la larghezza della bont di Dio. Facendo cos, in ogni stato che voi sarete sarete piacevole
a Dio, e sarete arbolo fruttifero e produciarete frutti di vita, cio di vere e sante virt; e in questa vita
cominciarete a gustare larra di vita etterna.
Ma considerando me che in neuno modo la pace, la quiete e la grazia potiamo ricevere senza el
cognoscimento, col lume della santissima fede nel quale lume cognosciamo noi medesimi, e la
gravezza del peccato mortale, e la bont di Dio, e l tesoro delle virt , per vi dissi che io desideravo
di vedervi spregiatore della colpa del peccato mortale; e cos vi prego che facciate. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 245
A frate Guasparre da Genova del Terzo Ordine di santo Francesco, il quale, avendo grande amore
spiritualmente ad una serva di Dio e conversando molto con lei, nera venuto in molte pene e battaglie
di mente per illusione del dimonio.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero combattitore, s come cavaliere virile, con lume
e con lo scudo della santissima fede riparare a colpi; e con esso lume conosciare quale quella cosa
che fortifica e nemici e quale glindebilisce, acci che abracciate el rimedio che gli fa debili, e fugiate
la cagione che gli fortifica.
Quale la cagione che gli fortifica? la propria volont, fondata in amore proprio di s
medesimo. Questo amore indebilisce la volont e falla vllare come foglia al vento: ci che lamore
sensitivo ama, la volont vi corre, consentendo volontariamente al piacere di quella cosa che ama.
Nella quale volont sta la colpa; e non ne movimenti che desse lamore sensitivo in volere amare
quelle cose che sonno fuori della volont di Dio e della ragione, se non in quanto la volont consenta. E
per la volont, che seguita lamore proprio di s, fortifica e nemici e s indebilisce, come detto .
Quale quella cosa che fortifica lanima, e indebilisce e nimici? E la volont nostra vestita, per
affetto damore, della dolce volont di Dio; la quale volont di tanta fortezza che n dimonio n
creatura la pu indebilire se essa medesima non vuole. E perch ella forte? Perch volontariamente
s unita in Dio, che somma ed etterna fortezza: ella ferma e stabile perch lo Dio nostro, in cui ella
fa mansione, immutabile, unde ella non si muove altro che in lui. E unde acquista lanima questa
fortezza? Dalla dottrina del dolce e amoroso Verbo, riguardandola col lume della santissima fede; nella
quale dottrina, e nel sangue suo, conobbe che la volont di Dio non cerca n vuole altro che la nostra
santificazione, e per se ne inamor, e vestissene, anegando la volont sua in quella di Dio.
Questa volont fa lanima prudente: che non idiota, n senza lume, ma con sapienzia e grande
discrezione ordina la vita sua, stando sempre attento di fugire quelle cose che gli abbino a tllare Dio. E
perch vede che lamore sensitivo glili tolle, per odia la propria sensualit e ama la ragione, unde con
lume di ragione fa ogni suo fatto. Ama el suo Creatore senza mezzo e senza misura, e non tanto chegli
vi voglia mettare in mezzo le cose create o le creature, ma egli non ci vuole per mezzo s medesimo,
cio la propria perversa volont; e comegli rinunzia a s cos rifiuta le creature e tutte le cose create:
cio, che non lama fuori della volont di Dio, ma bene lama per Dio.
Unde lamore suo ordinato: che segli ama la creatura, lama per amore del Creatore, con modo
e non senza modo, con misura e non senza misura. E con quale misura? Con quella della carit di Dio;
non tolle altra misura perch ne rimarebbe ingannato, s come fanno molte persone imperfette che si
lassano pigliare al dimonio con lamo dellamore: cominciando a misurare con la carit di Dio cio
damare le creature per lui , poi escono di questa diritta misura e cagiono nella misura della propria
sensualit. E vedrassi el cieco che con lamo della divozione perduto Dio e lorazione santa, della
quale saveva fatta madre; vedesi gittare a terra larmi con le quali si difendeva, indebilita la volont e
fortificati e suoi nemici; e truovasi nellultima ruina. Gi conceputa la morte: non se non a
partorire; e non si sente n fugge quella creatura come veleno, ma seguita e va dietro al veleno.
Lavelenate cogitazioni e movimenti non potiamo noi tenere che non vengano, perch la carne
pronta ad impugnare contra lo spirito; e il dimonio non dorme mai, anco insegna a noi negligenti essere
soliciti a la vigilia. Ma bene pu el libero arbitrio legare la volont chella non consenta, n
volontariamente li riceva in casa sua, e pu fugire che attualmente non si voglia ritrovare in quello
luogo; ma per la sua ciechit pare che voglia aspettare che si vega cadere uno angiolo di cielo, e
andarne nel profondo dello nferno. Oh maladetta divozione, quanto se uscita della misura tua! Oh
sotile lamo, tu entri queto come el ladro che fura, poi ti fai dimestico della casa; e poi che i abaccinato
locchio dello ntelletto, ti fai manifesto: e non se veduto, ma bene si sente la puzza tua.
O carissimo e dolcissimo fratello in Cristo dolce Ges, tolliamo la mano dellodio con
contrizione di cuore e dispiacimento della colpa, e con essa mano traiamo la brusca dellocchio, sicch
rimanga chiaro acci che conosciamo questo falso nemico. Fugasi la volont, che non consenta alle
cogitazioni del cuore; e ritragasi el corpo, che in tutto si levi dal luogo e dalla presenzia della creatura.
Oim, oim, atachianci a lalboro della croce e riguardiamo lAgnello svenato per noi, e ine
racquistiamo el fuoco del santo desiderio, e con esso desiderio ritroviamo la madre nostra della
santissima e umile orazione fedele e continova; altrimenti sarebbe madre senza latte, e non notricarebbe
e figliuoli delle virt nellanima con la dolcezza sua.
Subito che aremo ritrovata questa madre riaremo la misura della carit di Dio, con la quale ci
conviene misurare laffetto e lamore che abbiamo alla creatura che in s ragione. Saremo fatti forti:
tolta sar da noi ogni debilezza, e saremo virili, perch sar spento in noi el piacere feminile che fa el
cuore pusilanime; privati saremo della tenebre e andaremo per la luce, seguitando la dottrina di Cristo
crocifisso. Tutti fortificati con lo scudo della santissima fede, staremo nel campo della battaglia, non
rifiutando labore, n mai voltaremo el capo adietro, ma con longa perseveranzia, senza alcuno timore
servile, con timore santo: vedendo e nostri nemici debili, e noi fatti forti della somma fortezza. E nella
perseveranzia vedremo la corona della gloria aparechiata non a chi solamente comincia, ma a chi
persevera infino al fine. E per, essendosi lanima vestita di fortezza perseverante, altrimenti no. Per
la qual cosa vi dissi chio desideravo di vedervi vero combattitore, acci che meglio potiate compire la
volont di Dio e l desiderio mio, e sovenire alla vostra necessit.
Ponetevi el sangue di Cristo dinanzi allocchio dello ntelletto vostro, sicch vi faccia inanimare
alla battaglia: in questo glorioso sangue saneghi la volont, acci che muoia, e, come morta, non
consenta alle malizie del dimonio n delle creature, n alla fragile carne. E fugite el luogo, se voi avete
cara la vita dellanima vostra; fatto questo, non curate le battaglie n molestie del dimonio, e non ne
venite a confusione di mente, ma portate con pazienzia la pena, e con dispiacimento la colpa che
seguirebbe a consentire volontariamente e attualmente mandarla in effetto. Non siate negligente, ma
solicito; disponete el gusto a sentire lodore delle virt e della vera e santa povert per amore del
povaro e umile Agnello. Poi che avete messo mano a larato non voltate el capo adietro a mirarlo. Altro
non vi dico.
Permanete etc. Fugite nella cella del conoscimento di voi, dove trovarete la larghezza della bont
e carit di Dio, che v campato dallo nferno. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 246
Al priore di Cervaia presso a Genova.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo padre per reverenzia di quello dolcissimo sagramento , e
figliuolo dico, per santo e vero desiderio (el quale desiderio parturisce lanima vostra nel conspetto di
Dio per santissima orazione, s come la madre parturisce el figliuolo): io Caterina, misera miserabile
serva e schiava de servi di Ges Cristo, vi conforto e racomandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo
di Dio, con desiderio di vedervi el cuore e laffetto consumato nel consumato ardentissimo suo amore,
el quale amore consum arse e destrusse tutte le nostre iniquit in sul legno della santissima e
venerabile croce.
E non fin n finisce mai questo dolce fuoco, ch, se finisse laffetto suo in noi, verremmo meno,
per che finirebbe quello che ci di lessere: ch solo el fuoco dellamore el mosse a trare noi di s.
Anco, pare che provedesse la inestimabile carit di Dio alla fragilit e miseria delluomo, che sempre
atto e inchinevole a offendare el suo Creatore: per Dio providde a conservarli la medicina contra la
sua infermit. La medicina contra le infermit nostre non altro che esso fuoco damore el quale
amore non mai spento da te! . Questo riceve lanima per medicina quando raguarda in s piantato el
gonfalone de la santissima croce, per che noi fummo quella pietra dove fu fitta e tenne questa croce,
per che n chiovo n legno era sofficiente a tenere questo dolce Agnello immaculato, se lamore e
laffetto non lavesse tenuto. Quando lanima raguarda in s avere tanto dolce e cara medicina non die
cadere in negligenzia, ma debbasi levare con laffetto e col desiderio suo, e distendare le mani con uno
odio e dispiacimento di s medesimo, e fare come fa linfermo, che odia la infermit e ama la medicina
che gli data per lo medico.
O figliuolo e padre in Cristo Ges, levianci col fuoco dellardentissimo amore, con odio e
profonda umilit, cognoscendo noi none essere, ponendo le infermit nostre dinanzi dal medico Cristo
Ges: distendasi la mano nostra a ricevare lamare medicine che sono date a noi. Queste sono
lamaritudini che spesse volte luomo riceve cio molte tenebre e tentazioni e confusione di mente, o
altre tribolazioni che venissero di fuore , le quali molto ci paiono allora amare; ma, se faremo come el
savio infermo saranno a noi di grandissima dolcezza: cio che noi raguardiamo allaffetto del dolce
Ges che ce le d, vedendo che nol fa per odio ma per singulare amore, per che non pu volere altro
che la nostra santificazione.
Veduta la sua bont, e noi vediamo la nostra necessit: grande necessit a noi averle, ch senza
esse cadremmo in ruina; ma elle ci fanno cognosciare noi medesimi, lvanci dal sonno de la
negligenzia e tllonci la ignoranzia, per che n fatto bomicare latto de la superbia. Per questo nasce
una giustizia con una santa e dolce pazienzia in volere sostenere ogni pena e tormento; e reputasi
indegno de la pace e quiete de la mente: questo fa lanima inamorata di Dio che conceputo in s
perfettissimo odio. Aperto locchio dello intendimento, e raguardato in s la inestimabile bont e carit
di Dio, a costui le pene gli paiono tanto dolci e soavi che non pare che daltro si possa dilettare: sempre
pensa in che modo elli possa sostenere pena, per amore dello Dio suo.
A questo vuole e desidera lanima mia di vedervi andare, s che, se Dio ci conduce e concede
grazia daffadigarci e dare la vita per lui, se bisognar, sia fornita la navicella dellanima nostra di
sangue e del fuoco de la divina carit, cercandolo e acquistandolo per lo modo detto di sopra. Altro non
dico.
Abbiate locchio sopra i sudditi vostri, e mai non si serri per neuna cosa.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges Ges.

LETTERA 247
A monna Giovanna, donna di Corrado di Leoncino da Siena, quando io Stefano con essa Caterina
tornamo da Vignone.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, carissima suoro e figliuola in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vestita del vestimento nuziale (Mt
22, 11), considerando me che senza questo vestimento lanima non pu piacere al suo Creatore, n
ritrovarsi alle nozze della vita durabile (Mt 22, 2).
Voglio dunque che siate vestita, e, acci che meglio vi potiate vestire, voglio che vi spogliate
dogni amore proprio e sensitivo che aveste a voi o a vostri figliuoli o a veruna cosa creata, fuore di
Dio; non dovete amare n voi n veruna altra cosa fuore di Dio, per che impossibile che luomo
serva a due signori per che se elli serve alluno, elli in contempto allaltro (Mt 6, 24; Lc 16, 13) :
neuno che possa servire a Dio e al mondo, per che non nno neuna conformit insieme. El mondo
cerca onore, stato, ricchezza, figliuoli in grande stato, gentilezza, piacere e diletto sensitivo: radicati e
fondati nella perversa superbia; ma Dio cerca e vuole tutto el contrario: elli vuole povert volontaria,
umiliazione di cuore (Mt 11, 29), dispregiamento di s e dogni diletto e piacimento del mondo. E non
vuole lonore proprio, ma lonore di Dio e la salute del prossimo suo, e cerca solo in che modo si possa
vestire del fuoco dellardentissima carit, con ladornamento de le dolci e reali virt, con vera e santa
pazienzia, e che altri non sia vendicativo per veruna ingiuria che gli sia fatta dal prossimo suo. Ma con
pazienzia tutto porta (1Cor 13, 7), e cerca solo di fare vendetta di s, perch si vede avere offeso la
prima dolce Verit. E ci che ama, ama in Dio; e fuore di Dio non ama cavelle.
E se voi mi diceste: In che modo debbo amare?, io vi rispondo che figliuoli e ogni altra cosa
si debbono amare per amore di Colui che gli creati, e non per amore di s n de figliuoli, e none
offendare mai Dio per loro n per veruna altra cosa; e ci non amare per rispetto dalcuna utilit n
come cosa vostra, ma come cosa prestata a voi: per che ci che ci dato in questa vita ci dato per
uso e in prestanza, e tanto ci lassato quanto piace alla divina bont che ce l dato. Dovete adunque
ogni cosa usare come dispensatrice di Cristo crucifisso, s della sustanzia temporale quanto
possibile a voi di poterlo fare a povarelli che stanno in persona di Dio , e s dovete dispensare de
figliuoli vostri, cio di notricarli e allevarli sempre col timore di Dio, e volere prima che essi muoiano
che ellino offendano el loro Creatore.
Fate fate sacrifizio di voi e di loro a Dio. E se voi vedete che Dio gli chiami, non fate resistenzia
alla dolce sua volont, ma, se eglino con luna mano, e voi come vera e buona madre e amatrice della
salute loro con le due: non volendo voi eleggere gli stati a vostro modo per che sarebbe segno che
voi gli amaste fuore di Dio , ma, secondo lo stato che Dio gli chiama, a quello siate contenta. Ch
spesse volte dice la madre che ama e suoi figliuoli nella perversit del mondo: A me piace bene che
miei figliuoli servano a Dio, ed eglino el possono cos servire al mondo come in altro stato. Ma alle
semplici madri spesse volte adiviene, volendoli pur annegare nel mondo, che esse non gli nno poi n a
Dio n al mondo. E giusta cosa che esse ne sieno private spiritualmente e corporalmente, poi che
tanta superbia e ignoranzia regna in loro facendo cos e volendo ponare legge e regola allo Spirito santo
che gli chiama. Costoro non gli amano in Dio n per Dio, ma con amore proprio sensitivo fuore di Dio,
ch amano pi e corpi che lanime loro.
Gi mai, dilettissima suoro e figliuola in Cristo dolce Ges, si potrebbe vestire di Cristo
crucifisso (Rm 13, 14) chi, prima, di questo non fusse spogliato. Spero, per la bont di Dio, che questo
non toccar a voi, ma, come vera e buona madre, darete voi e loro a onore e gloria del nome di Dio, e
cos sarete vestita del vestimento nuziale. Ma a ci che meglio vi potiate vestire voglio che leviate el
desiderio e laffetto vostro dal mondo e da ogni sua cosa, e che apriate locchio dellintelletto a
cognosciare lamore che Dio v, ch per amore v dato el Verbo dellunigenito suo Figliuolo, e l
Figliuolo v data la vita con tanto fuoco damore, e svenato el corpo suo, facendoci bagno del
sangue. Ignoranti miserabili a noi, che non cognosciamo n amiamo tanto benefizio! Ma tutto questo
perch locchio serrato, ch, se fusse aperto e avessesi posto per obiecto Cristo crucifisso, non
sarebbe ignorante n ingrato a tanta grazia. E per vi dico che sempre apriate questo occhio: fermatelo
e stabilitelo nel consumato e svenato Agnello, acci che ignoranzia non caggia mai in voi. Or su,
figliuola dolcissima, non tardiamo pi: ricovariamo el tempo perduto, con vero e perfetto amore, s che
in questa vita, vestendoci per grazia del vestimento detto, noi godiamo ed essultiamo nelle nozze della
vita durabile, voi insieme con lo sposo e figliuoli vostri.
E confortatevi dolcemente in Cristo dolce Ges, e siate paziente e non vi conturbate perch io
abbi tenuto troppo Stefano, per che io n presa buona sicurt, perch per amore e affetto so fatta una
cosa con voi, e per preso delle cose vostre come cosa mia. Credo che non labbiate avuto troppo per
male. Io per voi e per lui infine alla morte voglio adoperare ci che io potr. Voi, madre, lavete
parturito una volta, e io lui e voi e tutta la vostra famiglia voglio parturire in lagrime e in sudore, per
continue orazioni e desiderio de la salute vostra. Altro non dico.
Racomandatemi a Corrado e benedicete tutta laltra fameglia, e singularmente la mia pianta
novella, che di nuovo s cominciata a piantare nel giardino della santa Chiesa. Fate che vi sia
racomandato e che voi me l notrichiate in virt, s che gitti odore fra gli altri fiori. Dio vi riempia della
sua dolcissima grazia.
Permanete sempre nella santa e dolce dilezione sua. Ges dolce, Ges.

LETTERA 248
A Bartalo Usimbardi e monna Orsa sua donna, e a Francesco di Pipino sarto e a monna Agnesa
sua donna, da Firenze.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli e figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi arsi e consumati nel fuoco de la
divina carit, el quale quello fuoco che, ardendo, non consuma (Es 3, 2) ma fa ingrassare lanima, e
uniscela e transformala in s, fuoco damore divino.
Quando lanima raguarda s avere lessere da Dio solo per amore, e raguardar che per amore
Dio l concedute tutte le grazie e li doni che sono fondati sopra lessere; e poi anco vedr che per
amore Dio etterno donato a noi el Verbo del Figliuolo suo, perch pagasse per noi el debito al quale
eravamo obligati, e traesseci de la oscura pregione e servitudine del demonio, de la quale non poteva
luomo per s uscire. Ed esso Verbo divino, diventando uomo mortale, intr al campo de la battaglia
per noi; e sconfiggendo el demonio ruppe la oscura pregione e trasseci de la misera servit, ne la quale
tanto tempo era stata tutta lumana generazione; e con la croce aperse a noi la porta di vita eterna. E
tutto questo fatto per amore.
Avendoci dunque mostrata la via e aperta la porta, rimane solo da noi se non caminiamo per essa:
per che potiamo andare francamente e con grande confidenzia sotto questo gonfalone glorioso de la
croce, per che i nemici sono sconfitti, e spaventansi per esso; e il dolce Dio nostro con grandissimo
amore ci aspetta e cinvita che andiamo a godere lui, sommo ed etterno bene. O amore inestimabile, o
carit immensa, o fuoco di divina carit! Quale sar quello cuore che, vedendosi amare con tanto fuoco
damore, che non si dissolva per amore, e che non si transformi tutto in lui? Troppo duro, e
drittamente cuore pi duro che l diamante, chi non si scalda a tanto fuoco.
Voglio adunque, carissime figliuole mie, monna Orsa e monna Agnesa, che voi vi destiate dal
sonno de la negligenzia, e che vi leviate a vedere con locchio dellintelletto tanto fuoco damore; e il
simile dico a voi, figliuolo mio Francesco. E vedutolo, sarete constretti damare; amando, vi sar
leggiero el portare ogni grande fatto per Dio, e subbito si stendar sopra el prossimo vostro, che
quella cosa che pi amata da Dio: e cos adempirete el comandamento dellamore di Dio e del
prossimo. Altro, per la brevit del tempo, non dico per ora, se non che voi vi confortiate in Cristo
crucifisso; e bagnatevi nel sangue suo.
E queste donne, Lisa e Alessa e laltre, vi confortano e vi si racomandano. Benedicete e figliuoli
vostri e confortate Bartolo; e voi Francesco e monna Agnesa benedicete Bastiano.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 249
A Francesco sarto predetto.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuolo e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi veri perregrini.
Ogni creatura che in s ragione perregrino in questa vita, per che non qui el nostro fine, ma
el termine dove doviamo andare, e per lo quale noi fummo creati, vita eterna. E per voglio che
caminiamo, ch la via fatta cio la dottrina di Cristo crucifisso , per la quale chi va, non va in
tenebre, ma giogne a perfettissima luce. Convienci adunque avere la condizione del perregrino, el
quale, per diletto che trovasse, n per malagevolezza di camino, non si volta a tornare indietro, n si
pone a ristare tra via, ma con perseveranzia camina infine a tanto che giogne al termine suo.
Or cos, carissimi figliuoli, conviene fare a noi: noi siamo entrati in questo camino de la dottrina
del dolce e amoroso Verbo, per giognere al Padre etterno; e trovianci li mali passi e malagevoli delle
ingiurie e scherni de le creature, e de le battaglie de le demonia. E non ci conviene per ponere a
sedere, n voltare el capo adietro per impazienzia, ma virilmente col lume de la fede trapassare tutto, e
con vera umilit chinare el capo a la dolce volunt di Dio, che per nostra utilit ci permette questi
oscuri passi a ci che abbi pi di che remunerarci, per che, come dice il glorioso Paulo, Beato colui
che sostiene la tentazione, per che, quando sar provato, ricever la corona de la vita (Gc 1, 12). E in
un altro luogo dice: Non sar coronato se non chi legittimamente avr combattuto (2Tm2, 5).
Rallegratevi adunque, quando vi vedete ricevere le molte molestie da le demonia, o da le
creature, per che essi vi fabricano la corona; e con vera perseveranzia caminate per la strada de la
verit. E cos i molti diletti, onori e piaceri, che l mondo ci mostrasse, o promettesse, o la nostra fragile
carne desiderasse, anco non vi facci ponere a riposare per diletto, ma, come veri perregrini, fate vista di
non vedere, seguitando el vostro viaggio con fortezza, infine a la morte, acci che giogniate al termine
vostro. Or cos vi prego che facciate per lamore di Ges Cristo. Non dico pi qui.
Pi e pi d sono passati che io scrissi una lettera a Bartalo, ne la quale lavisai come io vavevo
accattata la indulgenzia di colpa e di pena, a voi due, e a lui e a monna Orsa, e a molti altri di cost; de
quali tutti si far uno privilegio insieme, per meno impaccio, e mandarello el pi tosto che si potr: s
che rallegratevi in Cristo, figliuoli, e ingegnatevi dessere grati e cognoscenti al vostro Creatore.
Pregovi che le lettere che io vi mando con questa siano bene date. E dite a monna Gostanzia che io le
accattata la indulgenzia a lei e a (...).
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Tutta questa fameglia vi confortano. Ges dolce,
Ges amore.

LETTERA 250
Allabbate di santo Antimo.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero e dolcissimo lume, el quale lume
necessario allanima: cio daprire locchio dellintelletto a vedere e raguardare e giudicare la somma
eterna volont di Dio in noi.
Questo quello dolce vedere che fa luomo prudente e non ignorante; fallo cauto e non
leggiermente giudicare la volont degli uomini, come spesse volte fanno e servi di Dio con colore di
virt e con zelo damore. Esso lume fa luomo virtuoso e non timoroso; e con debita reverenzia giudica
la volont di Dio in s, cio che quello che Dio permette o persecuzione o consolazione, o dagli
uomini o dal demonio tutto vede che fatto per nostra santificazione: godesi de la smisurata carit di
Dio, sperando ne la providenzia sua che provede in ogni nostra necessit. Ogni cosa d con misura, e se
cresce la misura, cresce la fortezza. Questo vede lanima e cognosce quando, alluminato locchio
dellintelletto suo, cognosciuta la volont di Dio, e per n fatto amatore.
Dico che questo lume non giudica la volont de servi di Dio, n di veruna altra creatura, ma
giudica e in reverenzia che lo Spirito santo gli guidi; e per non piglia ardire di mormorazione che
essi siano guidati dagli uomini, ma solo da Dio. Bene che potremmo dire: veruno servo di Dio che sia
tanto alluminato che un altro non possa vedere pi di lui? No, anco di necessit per manifestare la
magnificenzia di Dio, e per usare lordine de la carit che luno servo di Dio con laltro usino e
participino insieme el lume e le grazie e doni che ricevono da Dio; e perch si vegga che el lume e la
magnificenzia de la prima dolce Verit si manifesti infinita, come ella , e non finita; e perch noi ci
aumiliamo a cognoscere el lume e la grazia di Dio ne servi suoi, e quali egli pone come fonti: e chi
tiene una acqua, e chi ne tiene unaltra. E quali sono posti in questa vita per dare vita a essi medesimi,
e per consolazione e refrigerio degli altri servi di Dio che nno sete di bere di queste acque, cio di
molti doni e grazie che Dio pone ne servi suoi: e cos soviene a la nostra necessit.
S che egli vero che non veruno che sia tanto alluminato che spesse volte non abbi bisogno del
lume altrui; ma colui che veramente alluminato di questa dolce volont di Dio d lume con lume di
fede, non giudicando con mormorazione e scandalo di colui che egli vuole consigliare, ma per s fatto
modo che sta e rimane senza pena. Se egli sattiene al consiglio suo, godene; se egli non vi sattiene,
giudica dolcemente che non senza misterio e senza necessit, e con providenzia e volont di Dio, e
per rimane in pace e in quiete e senza pena, perch vestito di questa volont. Non si affanna di
parole, participando con altrui e suoi pareri, anco singegna dannegarli e di mortificarli nel parere
dolce di Dio, offerendoli ogni dubio e timore che egli avesse. Liberamente offera s, e il dubio che
del prossimo suo, dinanzi a Dio. Or con questa dolce prudenzia vanno e stanno coloro che sono
alluminati di questo vero lume: in questa vita gustano vita eterna.
El contrario di coloro che sono ignoranti: poniamo che servino a Dio, pur snno serbato ancora
de loro giudicii e de loro pareri, colorati di virt e di zelo damore. E per questo cadiamo spesse volte
in grandi defetti e in molti scandali e mormorazioni, e per c bisogno el lume vero e schietto. Ma non
so che si possa bene avere se non si perde la nuvila e la tenebre di noi, che il nostro parere non sia
fermo, ma dia a terra. Oh lume glorioso! O anima abnegata, perduta se nel lume, ch non vedi te per
te, ma vedi solamente el lume in te; e in quello lume vedi e giudichi el prossimo tuo. Cos vedi e ami e
i in reverenzia el prossimo tuo nel lume, e non nel tuo parere, n nel falso giudicio dato per amore.
Bene da aprire e speculare con locchio dellintelletto nostro, con la perduta e abnegata volont; cos,
col lume dellamore e reverenzia de la volont di Dio, e di quella de suoi servi, acquistaremo el lume e
giugnaremo a la perfetta e vera purit. Non saremo scandalizzati ne servi di Dio, per che non saremo
fatti giudici, ma saremo consolati in loro; e de lo stare e dellandare e dogni loro operazione
godaremo, avendo giudicato e veduto la volont di Dio in loro.
Ors, carissimo padre e figliuolo, ponianci al petto de la divina carit, e ine gustiamo questo
dolce e soave latte el quale ci far venire a la perfezione de santi, e seguitare le vestigie e la regola
dellAgnello.
Perdaremo el timore e mettarenci fra le spine e fra triboli; none schifaremo labore; dorrenci
delloffesa de mormoratori e de lo scandalo degli uomini, portaregli con grande compassione dinanzi a
Dio. E noi seguitaremo loperazioni sante, cominciate per onore di Dio e per salute delle anime, e
finiremo ne la sua dolce volont. Sopra questa materia io non dico pi, se non che noi ci anneghiamo
nel sangue di Cristo crucifisso senza veruno timore, vi dico, sapendo che se Dio per noi, neuno sar
che sia contra a noi.
Sopra quella parte che mi mandaste dicendo dandare in quello luogo solitario a vostra
consolazione, non mi pare che sia da lassare la famiglia cos sciolta, essendo tutte piante novelle come
elle sonno: se gi ne venissero altri inconvenienti attuali per li quali poteste vedere veramente che
questo fusse el meglio, ma solo per timore, non vedendo altro, non mi pare che sia da fare. Metianci a
portare ogni pena e ogni fadiga per Cristo crocifisso e per la salute de le vostre pecorelle. Io vi dico
quello che mi pare per ora, fatene quello nondimeno che lo Spirito santo ve ne maestra: so certa che
ve ne spirar di fare quello che sar suo onore.
La mia venuta non so quando ella potr essere. Non posso sapere quanto io mi star:
spacciarommi el pi tosto che si potr, sempre compiendo in me, nellandare e ne lo stare, la dolce
volont di Dio, e non quella degli uomini. Fovi sapere, a voi e agli altri che tante pene e cogitazioni vi
lassate cadere nel cuore, che io none sto n mi vo affadigando, con le molte infirmitadi, a diletto, se
non quanto io so costretta da Dio per lo suo onore e per la salute dellanime: se del bene i cuori
infermi ne vogliono pigliare male, io non ne posso fare altro. Non debbo io per vollermi indietro, e
lassare stare larare, ch cos parrebbe che noi arassimo a petizione degli uomini: verrebbe la zizania e
affogarebbe el grano. Altro non dico.
Racomandatemi etc.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 251
A monna Agnesa donna di Francesco sarto da Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio de vederti vestita de la vera e reale virt, per che
senza la virt non potiamo piacere a Dio. Ma queste virt non le puoi trovare altrui che nellaffetto de
la carit e laffetto de la carit si truova nel dolce e amoroso Verbo : le quali virt si nutricano in su
larbore de la santissima croce.
Tu dunque, come vera figliuola, attaccati a questa arbore a ricogliare di questi frutti, e a questo
modo tinebriarai e vestirai de le vere e reali virt. Bagnati nel sangue di Cristo crucifisso, e nascondeti
nel costato suo; e ine fa una dolce abitazione, per uno cognoscimento di te, e con uno cognoscimento
de la larghezza de la sua bont. Ine concepe uno amore a lonore suo e a la salute dellanime, offerendo
dolci e amorosi desiderii dinanzi da Dio per loro. Altro non ti dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Conforta monna Ginevra e Magdalena e tutte laltre figliuole. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 252
Al padre santo papa Gregorio XI, essendo egli a Corneto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e reverendissimo padre in Cristo dolce Ges, la vostra indegna e miserabile figliuola
Caterina vi si racomanda nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedere el cuore vostro fermo, stabile
e fortificato in vera e santa pazienzia, considerando me che l cuore debile, volubile e senza pazienzia
non potrebe venire a fare e grandi fatti di Dio.
Ogni creatura ragionevole, se vuole servire a Dio ed essere vestita delle virt, le conviene avere
questa costanzia, fortezza e pazienzia; altrimenti non arebe mai Dio ne lanima. Che se luomo si
vollesse a le prosperit per disordinato diletto, dilizie o piacimento di s e del mondo; o alle ingiurie e
tribulazioni si vollesse per impazienzia, e lassasse laffetto delle virt le quali virt conceputo
nellanima per santo desiderio e vuole acquistare , esso deba bene vedere che la virt non sacquista
n diventa perfetta senza el suo contrario. Unde diviene che se egli schifa el contrario, seguita che
fugge la virt, con la quale virt deba contrastare e abattare el vizio ch contrario a la virt: con
lumilt cacciare la superbia; le ricchezze e dilizie e stati del mondo con la volontaria povert; la pace
cacci e sconfiggia la guerra de lanima sua e del prossimo suo; la pazienzia vinca la impazienzia, per
amore dellonore di Dio e della virt; per odio e dispiacimento di s portare fortemente con pazienzia li
strazii, ingiurie, scherni e villanie, pene di corpo e danni temporali. Cos deba fare e costante, fermo,
stabile e paziente ; altrimenti non sarebbe servo di Cristo, ma diventarebbe servo e schiavo della
propria sensualit, la quale sensualit li tolle questa costanzia e fallo pusillanimo, con picolo e debile
cuore. Ma non deba fare cos; anco, si deba ponare per obietto la prima dolce Verit, che col sostenere,
portando e sostenendo i difetti nostri, ci richiede la vita.
O padre santissimo, dolcissimo babbo mio, uprite locchio de lo ntelletto, e con intelligenzia
vedete: sell tanto necessaria la virt a ogni uomo a ciascuno per s medesimo per la salute
dellanima sua , quanto magiormente in voi che avete a notricare e governare el corpo mistico della
santa Chiesa sposa vostra bisogna questa costanzia, fortezza e pazienzia! Sapete che come voi
intraste, pianta novella, nel giardino della santa Chiesa, voi vi doveste disponare con virt a resistare al
dimonio, a la carne e al mondo, che sonno tre nemici principali, e quali ci contastano di d e di notte,
che mai non dormono. Spero nella divina bont, che a parte di questi nemici v fatto resistere, e far in
tutto s chegli avr di voi quel fine per lo quale vi cre, cio perch rendeste gloria e laude al nome
suo, e perch godeste la bont sua ricevendo letterna sua visione, ne la quale sta la nostra beatitudine.
Ora sete vicario di Cristo il quale avete preso a travagliare e combattare per lonore di Dio, per la
salute dellanime e riformazione della santa Chiesa: le quali cose sonno a voi travagli e pene, in
particulare a voi agionte oltre alle bataglie comuni che date sonno a ogni anima che vuole servire a Dio,
come detto . E perch magiore el peso vostro, per bisogna pi ardito e virile cuore, e non timoroso
per neuna cosa che avenire potesse. Ch voi sapete bene, santissimo padre, che, come voi pigliaste per
sposa la santa Chiesa, cos pigliaste a travagliare per lei, aspettando e molti venti contrarii di molte
pene e tribulazioni, che si faceano incontra a combatare con voi per lei. E voi, come uomo virile, fatevi
incontra a questi venti pericolosi con una fortezza, pazienzia e longa perseveranza, non vollendo mai el
capo adietro per pena n sbigotimento n timore servile, ma perseverante, ralegrandovi nelle tempeste e
bataglie.
Ralegrisi el cuore vostro: ch ne molti contrarii, che sonno avenuti e avengono, si fanno bene e
fatti di Dio; e per altro modo non si fecero mai. Cos vediamo che l fine della persecuzione della
Chiesa, e dogni tribulazione che riceve lanima virtuosa, la pace acquistata con vera pazienzia e
perseveranzia: essa nesce coronata di corona di gloria. Questo adunque il rimedio, e per dissi,
santissimo padre, chio desiderava di vedervi el cuore fermo e stabile, fortificato in vera e santa
pazienzia.
Voglio che siate uno albore damore inestato nel Verbo amore, Cristo crocifisso, el quale albore,
per onore di Dio e salute delle pecorelle vostre, tenga la radice nella profonda umilit. Se voi sarete
albore damore, radicato cos dolcemente, trovarete in voi, albore damore, nella cima el frutto della
pazienzia e fortezza, e nel mezzo la perseveranzia coronata; e trovarete nelle pene pace e quiete e
consolazione, vedendovi conformare in pena con Cristo crocifisso; e cos, nel sostenere con Cristo
crocifisso, con gaudio verrete dalla molta guerra a la molta pace.
Pace pace, santissimo padre! Piaccia alla santit vostra di ricevare e vostri figliuoli che nno
offeso voi, padre. La benignit vostra vinca la loro malizia e superbia. Non vi sar vergogna
dinchinarvi per placare el cattivo figliuolo, ma sarvi grandissimo onore e utilit nel conspetto di Dio e
degluomini del mondo.
Oim, babbo, non pi guerra per qualunque modo conservando la vostra coscienzia si pu
avere la pace: la guerra si mandi sopra linfedeli, dove deba andare. Seguitate la mansuetudine e
pazienzia de lAgnello immaculato Cristo dolce Ges, la cui vece tenete. Confidomi (in Domino nostro
Iesu Christo) che, di questo e de laltre cose, adoperar tanto in voi che nadempir el disiderio vostro e
mio che altro desiderio in questa vita io non , cio di vedere lonore di Dio, la pace vostra e la
riformazione della santa Chiesa; e di vedere la vita della grazia in ogni creatura ragionevole.
Confortatevi che la disposizione di qua, sicondo che m dato a intendare, pure di volervi per padre, e
spezialmente questa citt tapinella la quale sempre stata figliuola della Santit vostra , la quale,
costretta dalla necessit, l convenuto fare di quelle cose che le sonno spiaciute: pare a loro che l
bisogno lo labi fatto fare. Voi medesimo li scusate alla vostra Santit, s che con lamo dello amore
voi li pigliate.
Pregovi, per lamore di Cristo crocifisso, che, pi tosto che potete, nandiate al luogo vostro de
gloriosi Petro e Pavolo. E sempre dalla parte vostra cercate dandare sicuramente; e Idio dalla parte sua
vi provedar di tutte quelle cose che saranno necessarie a voi e al bene della Sposa vostra. Altro non
dico.
Perdonate a la mia presunzione. Confortatevi e confidatevi ne veri servi di Dio, cio ne
lorazioni loro, che molto orano e pregano per voi. Domandovi, io e gli altri vostri figliuoli, umilemente
la vostra benedizione.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.
(Lata per Tomassum Guelfaccii per Senenses ambassiatores missa.)

LETTERA 253
A missere Trincia de Trinci da Fulegno, e a Corrado suo fratello.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio de vedervi veri servi di Cristo crucifisso, e legati nel
legame dolce della carit.
El quale legame leg Dio ne luomo, e luomo in Dio; che per s fatto modo perfetta questa
unione, che n per morte n per alcuna altra cosa si pot separare. O dolce e vero legame, grande la
forza tua, in tanto che tenesti confitto e chiavellato Dio e Uomo in su el legno della santissima croce,
per che n chiovo n altro ferro era sufficiente a tenerlo, se lamore de lonore del Padre e della salute
nostra non lavesse tenuto. S forte fu, carissimi fratelli, questo amore, e s perseverante, che n
dimonia n altre creature el potero allentare che questamore non perseverasse. Le creature non
lallentaro n allentano per le ingiurie che gli erano fatte, e che noi gli facciamo, n per ingratitudine
loro n nostra; n le dimonia, ch, molestando noi, non lo impediscono che elli non ami. N abandon
lobedienzia del Padre etterno, ma persever infine alla morte della croce. Questo dolce e amoroso
Verbo, unigenito Figliuolo di Dio, con molta perseveranzia e pazienzia ci manifesta la volont e verit
dolce del Padre etterno suo. La volont sua la nostra santificazione, questa la verit; e per questo
fine ci cre Dio, perch fussimo santificati in lui a gloria e a loda del nome suo, e a ci che noi
godessimo e gustassimo letterna sua visione.
O dolcissimi e carissimi fratelli, io voglio che raguardiate labondanzia e labisso della sua carit,
per che, perch luomo era acecato e diventato ignorante per la colpa sua non cognosceva questa
verit e dolce volont di Dio , per si volse umiliare a luomo. Oh miserabile superbia! Bene si debba
vergognare lanima dinsuperbire, dove Dio umiliato e cci donato el Verbo velato e vestito della
nostra umanit. Or chi pu agiognere solo alla considerazione di vedere laltezza di Dio discesa a tanta
bassezza: legatosi ne luomo, e luomo in Dio? Aprite, aprite locchio dellintelletto, e vedrete quella
abondanzia del sangue del Figliuolo di Dio, per che lapritura del corpo suo ci fatto manifesto che
Dio ci ama inestimabilemente, e non vuole altro che el nostro bene, per che, se elli avesse voluto altro,
non ci avarebbe dato s fatto ricompratore.
Oh inestimabile dolcissima carit! La caverna del corpo tuo aperta per lo calore del fuoco
dellamore della nostra salute. Tu, Dio etterno, se fatto visibile, e datoci el visibile prezzo, a ci che la
bassezza dellintelletto nostro non abbi scusa di non potersi levare: per che tu se fatto basso, e
insiememente la bassezza unita con laltezza. Cos dunque per forza damore si levi lo intelletto e
laffetto de luomo, cognoscendo in te la bassezza de la tua umilit, e a cognoscere laltezza e
leccellenzia della carit, deit etterna. Cos dicesti tu, dolce e amoroso Verbo: Se io sar levato in
alto, ogni cosa tirar a me (Gv 12, 32). Quasi volesse dire questa dolce verit etterna: Se io sar
abbassato alla umiliazione dellobrobiosa morte della croce, io trarr e cuori vostri allaltezza della
divinit e carit increata. Per che, tratto el cuore de luomo, si pu dire che sia tratto tutto laffetto e
le potenzie dellanima, con tutti gli essercizii spirituali e temporali; e anco perch ogni cosa creata
fatta in servizio de luomo: tratto dunque luomo, tratto tutto. E per disse: Se io sar levato in alto,
ogni cosa tirar a me. Bene dunque da aprire locchio dellintelletto, e raguardare laffetto del suo
Creatore.
Voglio dunque che pensiate, carissimi fratelli, che, quando locchio dellintelletto offuscato con
lamore proprio sensitivo, non pu cognoscere questa verit, per che come locchio infermo, pieno di
terra e di carne, non pu vedere la luce del sole, cos locchio dellanima non pu vedere, se ricoperto
di terra di disordenato amore e affetto del mondo cio di queste cose transitorie, che passano come el
vento , o se ricoperto daffetto carnale, non vivendo onestamente, ma disonestamente sinvolle nel
loto della miseria della carnalit; la quale miseria fa diventare luomo animale bruto, e tollegli el lume e
l cognoscimento.
Questi cotali non possono cognoscere questa verit, anco sono fatti amatori della bugia; e
seguitano le vestigie del padre loro, cio el dimonio, che padre delle bugie.
Voglio dunque che leviate locchio dellintelletto e lamore da queste cose transitorie, e da ogni
vizio carnale, e purifichiate lanima vostra col mezzo della santa confessione. Non dico per che
lassiate lo stato vostro pi che lo Spirito santo ve ne spiri; ma voglio che l teniate col santo timore di
Dio, virilmente stando come uomini virtuosi e non come animali; tenendo con giustizia e con benignit
e sudditi vostri. E lo stato del santo matrimonio, tenerlo; e non vogliate contaminarlo, cio romparlo
per neuno appetito disordenato, ma rifrenare i sentimenti vostri con la memoria del sangue di Cristo, e
dellunione della natura divina unita con la natura umana. Vergognarassi allora la miserabile carne
nostra di venire a tanta miseria, e sentir lodore della purit, avendo questa santa considerazione; e con
reverenzia e timore di Dio star nel santo matrimonio. E abbiate in reverenzia e d che sono comandati
dalla santa Chiesa.
Facendo cos, sarete arbori fruttiferi, e l frutto che escir di voi sar buono, e rendar gloria e
loda al nome di Dio; e sarete innestati nellarbolo della vita, Cristo dolce Ges, el quale vi legar in
quello legame forte dellamore che l tenne confitto e chiavellato in croce. E cos voi participarete
questa fortezza, essendo legati con Dio e col prossimo con questo dolce legame, in tanto che non sar
dimonio n creatura che ve ne possa trare che voi non siate forti e perseveranti infine alla morte. N per
ingratitudine delli uomini cui voi serviste e quali fussero ingrati verso di voi , n per diverse e
molte cogitazioni che el dimonio vi mettesse nel cuore dodio e di molti dispiacimenti del prossimo
vostro , non allentar per lamore, n vi torr la fortezza, essendo uniti e legati nel legame della
carit, come detto , anco sarete veri servi di Cristo crucifisso nello stato vostro. In altro modo non
potreste participare la vita della grazia, e per dissi che io desideravo di vedervi veri servi di Cristo
crucifisso, e legati nel legame dolce della carit.
Spero nella bont di Dio che adempirete la volont sua e l desiderio mio, e questo sar per la sua
bont, e per lo servizio che fate alla dolce Sposa sua; perch elli lo Dio nostro grato e cognoscente a
coloro che el servono. Molto gli sono grati tutti e servizii che gli facciamo, ma tra gli altri che gli sia
molto grato quello che si fa in servizio della santa Chiesa, in qualunque modo e in qualunque stato
noi le serviamo. E vero che quanto pi luomo le serve con schietto cuore e senza alcuno rispetto,
tanto egli pi piacevole (non di meno ognuno gli piacevole, ed misurato secondo la misura
dellamore), e come elli remunera el servizio, cos punisce loffesa; e come elli pi remunerato, cos
pi punito colui che offende. Questo perch ? Perch serve el sangue di Cristo, e diserve el sangue di
Cristo: e per seguita pi remunerazione, e pi punizione.
Dunque, dolcissimi fratelli in Cristo dolce Ges, siatemi servi fedeli a Cristo crucifisso e alla
sposa dolce sua; e cos gustarete e cognosciarete la volont etterna di Dio, la quale non vuole altro che
la nostra santificazione, e, come detto , ce l mostrata con la bassezza della nostra umanit, e col
sangue dolce sparto per noi con tanto fuoco damore. Lavatevi per fede e speranza nel sangue di Cristo
crucifisso; e con questa dottrina notricate la fameglia vostra. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 254
A Petro di missere Jacomo Attagusi de Tolomei.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dilettissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi amatore e servitore di Cristo
crucifisso, per che in altro modo non potiamo piacere a Dio.
E questo doviamo fare per debito, per che ogni creatura che in s ragione, tenuta e obligata
damarlo: per che da Dio non aviamo ricevuto altro che servizio, diletto e piacere. E cci amati senza
essere amato da noi, per che, non essendo, ci cre alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26); e,
perdendo la grazia per lo peccato e disobedienzia di Adam, ci don el Verbo dellunigenito suo
Figliuolo solo per amore, non perch da noi avesse ricevuto servizio, ma offesa. E per loffesa eravamo
caduti in guerra con Dio; ed esso Dio, offeso da noi, ci don el Verbo del Figliuolo suo, e fecelo nostro
mezzo e tramezzatore, facendo pace della grande guerra col prezioso sangue dellAgnello. Dunque
lobedienzia sua sconfitta la disobedienzia di Adam; e come per la disobedienzia contraemmo tutti
peccato, cos per lobedienzia del Figliuolo di Dio aviamo tutti contratto la grazia.
Ed infinita la grazia che noi riceviamo per mezzo di questo Verbo, per che tanto quanto
luomo offende, ed elli ritorna al sangue di Cristo con dolore e amaritudine della colpa sua, tanto riceve
misericordia, essendoci ministrato el sangue con la santa confessione. Per che, bomicando el
fracidume delle nostre iniquitadi per la bocca, cio confessandoci bene e diligentemente al sacerdote,
elli allora assolvendoci ci dona el sangue di Cristo; e nel sangue si lava la lebbra de peccati e de
difetti che sono in noi. Tutto questo dono ci dato Dio per amore, e non per alcuno debito; dunque
bene siamo tenuti damare, e doviamo amarlo, se noi non vogliamo letterna dannazione.
Ma attendete a una cosa: che chi far contra a questo sangue, o terr con coloro che perseguitano
el sangue cio che con ingiuria, scherni e rimproverio perseguitano la Sposa di Cristo , questi cotali
gi mai, se essi non si correggono, non participaranno el frutto del sangue. E non lo sar scusa perch
samantino col mantello de difetti de ministri del sangue, dicendo: Noi perseguitiamo e difetti de
mali pastori; ch siamo venuti a tanto, noi falsi cristiani, che ci pare fare sacrifizio a Dio facendo
persecuzione alla Sposa sua. Ch, poniamo che i ministri sieno dimoni incarnati e pieni di molta
miseria, non doviamo per noi essere manigoldi n giustizieri di Cristo, per che essi sono gli onti suoi;
e vuole che rimanga a lui a fare la giustizia di loro, o a cui elli l commessa. E s signore temporale, o
legge civile, non se ne pu impacciare che non caggia nella morte dellanima sua, perch non vuole
Dio. Costui non mostra segno che elli ami el suo Creatore, anco mostra segno dodio. Bene ignorante
e miserabile colui che si vede tanto amare, che elli non ami; e grande la pazienzia di Dio che sostiene
tanta iniquit.
Non ci scordiamo dunque da servire e amare el nostro Creatore perch siamo tenuti damarlo,
come detto , e il servire non vergogna, per che el servire a Dio non essere servo, ma regnare;
e tanto quanto pi perfetto el servigio, e pi si sottomette a lui, tanto pi libero e fatto signore di s
medesimo, e non signoreggiato da quella cosa che non , cio el peccato. Per che a maggiore miseria
non si pu recare luomo, che farsi servo e schiavo del peccato: per che perde lessere della grazia, e
serve a non cavelle, e diventa non cavelle. Bene dunque miserabile cosa de luomo cieco e stolto e
senza veruno lume, che elli avilisca tanto s medesimo per diservire el suo Creatore, e per servire al
dimonio e al mondo con le sue delizie che non alcuna fermezza e alla propria sensualit; e lassa di
servire la bont infinita, che lama tanto inestimabilemente, e s dolce e glorioso signore, el quale ci
ricomprati non doro n dargento, ma del prezioso sangue dellunigenito suo Figliuolo (1Pt 1, 18 19).
E non alcuno che possa ricalcitrare a lui, per che noi siamo venduti; e non ci potiamo pi vendere n
a dimonio n a creature, servendo alle creature fuore di Dio.
Noi siamo bene tenuti e obligati di servire al prossimo nostro, ma non di servizio che sia contra
alla volont di Dio. O quanto gloriosa la signoria che lanima acquista per servire al suo Creatore!
Per che elli signoreggia tutto quanto el mondo, e fassi beffe de costumi e de modi suoi; e
signoreggia s medesimo, e non signoreggiato da lira n dalla immondizia n da alcuno altro vizio,
ma tutti gli signoreggia con laffetto e amore della virt. Molti sono che signoreggiano le citt e le
castella, e non signoreggiano loro: ogni signoria senza questa miserabile e non dura. E sempre la tiene
imperfettamente, e con poca ragione e con meno giustizia; ma far ragione e giustizia secondo la
propria sensualit e amore proprio di s, e secondo el piacere e volont delli uomini. Allora non
giustizia, ma ingiustizia, per che la giustizia non vuole essere contaminata con lamore proprio, n
con dono di pecunia n di lusenghe e piacere duomo. E colui che ama vorr inanzi morire che
offendere Dio, o in questo o in alcuna altra cosa: allora servo fedele, ed fatto signore di s
medesimo, signoreggiando la propria sensualit ed el libero arbitrio con la ragione.
Adunque, poi che di tanta dignit lamare e servire a Dio, ed necessario alla salute nostra e
il contrario tanto pericoloso e di tanta miseria , voglio e pregovi, fratello carissimo, che voi el
serviate con tutto el cuore e con tutto laffetto e non aspettiate el tempo, per che non sete sicuro
daverlo: per che noi siamo condennati alla morte, e non sappiamo quando. E per non doviamo
perdere el tempo presente per quello che non siamo sicuri davere. E perch abbiamo detto che noi
siamo tenuti damare Dio, colui che ama debba fare utilit a colui cui elli ama, e debba servirlo. E io
veggo che a Dio non potiamo fare utilit, per che pro non gli facciamo del nostro bene, n danno del
nostro male.
Che doviamo dunque fare? Doviamo rendere gloria e loda al nome suo, e menare la vita nostra
piena dodore di virt; e il frutto e la fadiga dare al prossimo: cio con nostra fadiga fargli utilit; e
servirlo in quelle cose che sono secondo Dio; e portare e sopportare e difetti suoi con vera carit,
ordenata e non disordenata. Amore disordenato di commettere la colpa per campare e piacere al
prossimo. Non vuole essere cos, anco lordenato amore in Dio non vuole ponere lanima sua per
campare tutto quanto el mondo: che se fusse possibile che, per commettere uno peccato, elli mandasse
ogni creatura che in s ragione a vita etterna, nol debba fare. Ma bene debba ponere la vita sua
corporale per lanima del prossimo suo, e la sustanzia corporale per campare el corpo. Or per questo
modo e con questo mezzo del prossimo ci conviene amare Dio; e cos mostraremo che noi lamiamo.
Cos sapete che Cristo disse a santo Pietro, quando disse: Pietro, mimi tu?, e rispondendo Pietro,
che bene sapeva se elli lamava, compite le tre volte, disse: Se tu mami, pasce le pecorelle mie (Gv
21, 15 17).Quasi dica: a questo mavedr che tu mami, non potendo fare utilit a me: se soverrai al
prossimo tuo, notricandolo e dandoli la fadiga tua con la santa e vera dottrina.
A noi conviene sovenirlo, secondo lattitudine nostra, chi con la dottrina, e chi con lorazione, e
chi con la sustanzia; e chi non pu con la sustanzia, sovenire con gli amici, a ci che noi stiamo sempre
con la carit del prossimo, facendo utilit a questo mezzo che Dio ci posto. Unde io vi richeggio a voi
per grazia e per misericordia e cos diciar la parola di Cristo: Petro, ami tu el tuo Creatore e me? Or
mi serve nel prossimo tuo, che bisogno e necessit , giusta al vostro potere, sempre messo inanzi
lonore di Dio, senza alcuna offesa.
Io inteso che Luisi della Vigna da Capova, fratello di frate Ramondo, preso dalla gente del
Prefetto, el quale era con la gente della Reina; e nnoli posto di taglia quattromilia fiorini, la quale cosa
non possibile a lui di fare, per che povaro. Prego dunque voi, e strengo in quella ardentissima
carit la quale Dio mostrata a voi e a ogni creatura per mezzo del sangue del suo Figliuolo, che voi
preghiate el Prefetto per vostra parte ch inteso che el potere fare , e per mia, che per amore di
Cristo crucifisso ci faccia questa grazia e misericordia: che elli sia lassato, e non gli sia richiesto quello
che non pu fare. E ditegli che questa limosina; e faccia ragione che Dio per questo gli conservi el
tempo a correggere la vita sua, e venga a vera virt, e a pace e a quiete dellanima e del corpo, e
spezialmente a reverenzia e a obedienzia della santa Chiesa, s come servo e fedele cristiano. Per che
doppo questo ne gli seguita la vita durabile, dove vita senza morte e luce senza tenebre, saziet senza
fastidio e fame senza pena. E io mobligo a lui e a voi, di sempre mentre che io vivar offerire
continue orazioni, lagrime e desiderii per la salute vostra, secondo che la divina grazia mi conceder.
Altro non che darvi. Fate quello di lui che di me medesima, per lamore di Cristo crucifisso e a ci
che dimostriate lamore che voi gli avete, e per amore di me e di frate Ramondo, che padre
dellanima mia. Racomandatemi al Prefetto, e diteli che seguiti le vestigie di Cristo crucifisso, e
annieghisi nel sangue di Cristo crucifisso. Non dico pi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 255
A papa Gregorio XI, essendo essa in Vignone.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e dolcissimo padre, la vostra indegna e miserabile figliuola Caterina in Cristo dolce
Ges, vi si racomanda nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile, senza neuno
timore o amore carnale proprio, di voi medesimo o di neuna creatura congionta a voi per carne,
considerando e vedendo io nel cospetto di Dio che neuna cosa vimpedisce il santo e buono desiderio
vostro e materia dimpedire lonore di Dio e lessaltazione e riformazione della santa Chiesa ,
quanto questo. Per desidera lanima mia con inestimabile amore che Dio per la sua infinita
misericordia vi tolga ogni passione e tiepidezza di cuore, e riformivi uno altro uomo, cio di
riformazione daffocato e ardentissimo desiderio: ch in altro modo non potreste adempire la volont di
Dio e il desiderio de servi suoi. Oim oim, babbo mio dolcissimo, perdonate alla mia presunzione, di
quello chio v detto, e a dire costretta so dalla prima dolce Verit di dirlo.
La volont sua, padre, questa e cos vi dimanda: egli vi dimanda che facciate giustizia
dellabondanzia delle molte iniquit che si comettono per coloro che si notricano e pasciono nel
giardino della santa Chiesa, dicendo che lanimale non si debba notricare del cibo degli uomini. Poi che
esso v dato laultorit, e voi lavete presa, dovete usare la virt e potenzia vostra; e non volendola
usare, meglio sarebbe a rifiutare, e pi onore di Dio e salute dellanima vostra sarebbe.
Laltra si che la volont sua si questa, e cos vi domanda: egli vuole che voi vi pacifichiate
con tutta la Toscana, con cui avete briga, traendo di tutti quanti e vostri iniqui figliuoli, che nno
ribellato a voi, quello che se ne pu trare, tirando quanto si pu senza guerra, ma con punizione,
sicondo che debba fare il padre al figliuolo quando offeso.
Anco dimanda la dolce bont di Dio a voi che piena alturit diate a coloro che vi domandano di
fare el santo passagio; ch quella cosa che pare impossibile a voi, possibile alla dolce bont sua, che
ordinato e vuole che sia cos. Guardate, quanto avete caro la vita, che non ci comettiate negligenzia: n
tenete a beffe loperazioni dello Spirito santo, che sonno dimandate a voi, che l potete fare se voi
volete. Iustizia potete fare, pace potete avere, traendone fuore le perverse pompe e delizie del mondo,
conservando solo lonore di Dio e il debito della santa Chiesa; laultorit di darla a coloro che ve la
dimandano, anco lavete.
Adunque, poi che non sete povaro, ma ricco, che portate in mano le chiavi del cielo, a cui voi
aprite aperto, e a cui voi serrate serrato (Mt 16, 19) , non facendolo voi ricevareste grande
riprensione da Dio.
Io, se fussi in voi, temarei che l divino giudicio non venisse sopra di me.
E per vi prego dolcissimamente, da parte di Cristo crocifisso, che voi siate obediente alla
volont di Dio; ch so che non volete n disiderate altro che di fare la sua volont, acci che non venga
sopra di voi quella dura riprensione: Maladetto sia tu, che l tempo e la forza che ti fu comessa, tu non
li adoparata! Credo, padre, per la bont di Dio, e anco pigliando speranza della vostra santit, che
voi farete s che questo non verr sopra di voi. Non dico pi.
Perdonatemi perdonatemi: ch l grande amore chio alla vostra salute, e il grande dolore
quandio veggio el contrario, me l fa dire. Volontieri larei detto alla vostra propria persona per
iscaricare a pieno la mia coscienzia. Quando piacer alla vostra Santit chio venga, verr volontieri.
Fate s chio non mi richiami a Cristo crocifisso di voi, ch ad altro non mi posso richiamare, che non
c maggiore in terra.
Permanete etc.
Umilemente vi domando la vostra benedizione. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 256
A messer frier Niccol priore de Frieri de la provincia di Toscana, essendo esso ito a Vinegia per
dare ordine al passagio sopra glinfedeli el quale doveano incominciare.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi cavaliere virile, spogliato dellamore
proprio di voi medesimo e vestito dellamore divino, perch l cavaliere che posto per combattere in
sul campo della bataglia debba essere armato dellarme dellamore, che la pi forte arme che sia. E
non bastarebbe che luomo fusse armato solamente di corazze e panciere, per che spesse volte
diverrebbe che, se non avesse larme dellamore e disiderio dapetire onore, e volere la cosa per la
quale egli combatte, subito che vedesse e nemici temarebbe e vollarebbe el capo adietro.
Cos vi dico che lanima che comincia a intrare nel campo della bataglia per combattere co vizii,
col mondo, col dimonio, e con la propria sensualit, se non sarma dellamore della virt, e non si reca
el coltello in mano de lodio, e della vera e santa conscienzia fondata in amore divino, gi mai non
combatte, ma viensi meno; e, come negligente persona che armata della propria sensualit, si pone a
giacere dormendo ne vizii e ne peccati. Questa quella arme gloriosa che scampa luomo dalla morte
etternale; ella gli d lume, e tollegli la tenebre: e da stato bestiale viene a stato duomo. Ch colui che
vive ne vizii e ne peccati e nella molta immondizia, egli prende e costumi e la forma delle bestie:
ch, come la bestia non in s ragione, anco va secondo lapetiti suoi, cos luomo che fatto bestiale
perduto el lume della ragione, e lassasi guidare a movimenti carnali e gli altri disordinati apetiti che gli
vengono; e tutto el suo diletto non in altro che in disonest, in bene mangiare e bere, in dilicatezze,
delizie e stati e onori del mondo, e quali tutti passano come el vento. Costui non cavaliere vero e non
da ricevere e colpi, perch s messa larme della morte, e posta in s la condizione dellanimale.
Questo non voglio che tocchi a voi, ma voglio che virilmente e realmente siate uomo; e non tanto
che uomo, ma crescendo in virt avendo combattuto gi co vizii, come detto veniate a stato
angelico, voi e la vostra compagnia, s come Dio v chiamati, ch voi sapete che lo stato umano lo
stato del matrimonio: a stato angelico sete voi e la vostra religione, s come gli altri religiosi, e quali
posti nello stato della continenzia. Non sarebbe cosa convenevole, anco sarebbe spiacevole a Dio e
abominevole al mondo che voi, che sete chiamati e andate alla maggiore perfezione ch non tanto che
in stato umano o in stato angelico, ma voi sete posti nello stato de gloriosi martiri posti a dare la vita
per Cristo crocifisso , che voi fuste poi nello stato delle bestie: molto sarebbe spiacevole a mescolare
grande tesauro col brutto e miserabile loto.
Ors virilmente, senza veruno timore servile, alle due battaglie che Dio v posto! La prima
battaglia generale, data a ogni creatura che in s ragione: ch, come siamo in tempo da discernere el
vizio dalla virt, cos siamo atorniati da nemici nostri, cio dal mondo, dal dimonio e dalla propria
carne e perversa sensualit, che sempre impugna contra lo spirito; ma con lamore della virt e odio del
vizio gli sconfigiarete. Laltra battaglia in particulare data a voi per grazia, della quale ognuno non
n fatto degno: alla quale battaglia vi conviene andare armato non solamente darmadura corporale,
ma dellarme spirituale; ch se non aveste larme dellamore de lonore di Dio, e desiderio dacquistare
la citt dellanime tapinelle infedeli, che non participano el sangue dellAgnello, poco frutto
acquistareste collarmi materiali.
E per io voglio, carissimo padre e figliuolo, che voi con tutta la vostra compagnia vi poniate per
obiecto Cristo crocifisso cio el sangue prezioso dolcissimo suo, el quale fu sparto con tanto fuoco
damore per tollerci la morte e darci la vita , acci che pienamente in grande perfezione venga in
effetto quello per che voi andate, e riceviate el grandissimo frutto, cio frutto di grazia e di vita: ch
dalla grazia giogniamo alla vita durabile. Imparate da questo consumato e svenato Agnello che in su la
mensa della croce non raguardando la sua fadiga n la sua amaritudine, ma con diletto del cibo de
lonore del Padre e salute nostra, si pose e mangiarlo in su la mensa dellobrobriosa croce. E, s come
inamorato de lonore del Padre etterno e della salute de lumana generazione, egli sta fermo e costante,
e non si muove per fadighe, n strazii, n ingiurie, n scherni, n villanie; non per nostra ingratitudine,
ch si vedeva dare la vita per uomini ingrati e sconoscenti di tanto benefizio.
El re nostro fa come vero cavaliere che persevera nella bataglia infino che sono sconfitti e
nimici. E, preso questo cibo, con la carne sua fragellata sconfisse el nemico della carne nostra; con la
vera umilit umiliandosi Idio a luomo con la pena e obrobrio sconfisse la superbia, le delizie e stati
del mondo; con la sapienzia sua vinse la malizia del dimonio: s che con la mano disarmata, confitta e
chiavellata in croce, vinto el principe del mondo (Gv 12, 31; Gv 16, 11), pigliando per cavallo el
legno della santissima croce.
Venne armato questo nostro cavaliere con le corazze della carne di Maria, la quale carne ricevette
in s e colpi per riparare alle nostre iniquit; lelmo in testa: la penosa corona delle spine (Mt 27, 29;
Mc 15, 17; Gv 19, 2), affondata infine al cerebro; la spada allato: la piaga del costato (Gv 19, 34) che ci
mostra el secreto del cuore, la quale un coltello, a chi punto di lume, che debba trapassare el cuore e
le nteriora nostre per affetto damore; la canna in mano per derisione (Mt 27, 29); e guanti in mano, e
gli speroni in pi, sonno le piaghe vermiglie delle mani e de piei di questo dolce e amoroso Verbo. E
chi le armato? lamore. Chi l tenuto fermo, confitto e chiavellato in croce? None e chiovi n la
croce n la pietra, n la terra tenne ritta la croce, ch non erano sufficienti a tenere Idio e Uomo; ma el
legame dellamore dellonore del Padre e salute nostra. Lamore nostro fu quella pietra che l lev e
tenne ritto.
Quale sar colui di s vile cuore che raguardando questo capitano e cavaliere, rimasto
insiememente morto e vincitore, che non si levi la debilezza dal cuore e non diventi virile contra ogni
aversario? Veruno sar; e per vi dissi io che vi poneste per obiecto Cristo crocifisso. Tegnete la
sopravesta nel sangue di Cristo crocifisso, e con esso sconfigiarete e primi nemici cio nella prima
battaglia detta ; perch gi gli sconfitti per noi, e cci fatti liberi, traendoci della perversa
servitudine del dimonio. E se ci volesse assalire, subito ricorriamo allarme del Figliuolo di Dio. Morti
e vizii nellanima, e voi mangiarete el cibo, e sarete fatto gustatore e mangiatore de lonore di Dio e
salute del prossimo vostro; e con questa fame seguitarete lAgnello, per potere avere questa dolce
preda, la quale per affetto damore vi dovete immaginare davere. N per pena, n per morte, n per
veruno caso che possa avenire, voi el lassarete, n vollerete el capo adietro. O quanto gloriosa questa
battaglia! ch, essendo vinto, vince, e gi mai non rimane perditore. Guarda gi che non fusse s vile
che vollesse le spalle; ma se persevera, sempre vince.
Egli fa come fece el Figliuolo di Dio, che giocando in sulla croce alle braccia con la morte, la vita
vinse la morte, e la morte la vita: dando la vita del corpo suo, distrusse la morte del peccato; con la
morte vinse la morte, e la morte vinse la vita, perch l peccato fu cagione della morte del Figliuolo di
Dio. Ode dolce giuoco e torniello chegli fatto! Voi che sete eletti a questo medesimo, in su la croce
del desiderio de lonore di Dio e ricompramento dellanime infedeli, dovete giocare, colla morte della
infedelit, con la vita del lume della fede. Se rimanete morti, questa lottima parte (Lc 10, 42): ch la
morte sar vincitore della morte, s come vediamo che l sangue de martiri dava la vita aglinfedeli, e
a malvagi tiranni. E se vinco senza sangue, anco vinco: cio, che se Dio non permettesse che
rimanesse la vita, non per di meno la vittoria; s che bene gloriosa. Ma non sarebbe gloriosa per li
matti e semplici che andassero solamente per fummo e per propria utilit sensitiva: costoro poco
farebbero, e per piccola derrata darebbero grande prezzo; darebbero el prezzo della vita loro per lo
miserabile fummo del mondo. Costoro ricevono el merito loro nella vita finita; costoro sonno armati
del vestimento della morte dellamore proprio di s medesimi, e non sono uomini da fatti ma sono
uomini da vento; e cos si vollaranno come foglia senza veruna fermezza o stabilit, perch egli non
nno lobiecto di Cristo crocifisso, n presa larme della vita. El desiderio mio che siate cavaliere
vero, voi e gli altri vostri compagni, e per dissi io chio desideravo di vedervi cavaliere virile, posto in
questo glorioso campo. Spero, per la infinita e inestimabile bont di Dio, che voi adimpirete la volont
sua che vi richiede cos , e l desiderio mio. Altro non dico. Bagnatevi nel sangue di Cristo
crocifisso, e nascondetevi nelle piaghe dolcissime sue; e per scudo tollete la santissima croce.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore, Maria.

LETTERA 257
A Conte di monna Agnola e a compagni in Firenze.
Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi veri cavalieri, s e per s fatto modo che
poniate la vita per Cristo crocifisso.
Voi sete posti nel campo de la bataglia di questa tenebrosa vita, che continovamente siamo a le
mani co nostri nemici. El mondo ci perseguita co le ricchezze, stati, onori, mostrandoci che siano
fermi, e s vengono meno e passano come l vento. El dimonio ci asalisce co le molte tentazioni,
facendoci fare ingiuria e spesse volte tllare il nostro, solo per ritrarci dalla carit del prossimo nostro;
ch, avendo noi perduto lamore, abiamo perduta la vita. La carne ci molesta con molta flagelit e
movimenti, per tollarci la purit: chessendo privati della purit, esso fatto siamo privati di Dio, per
chegli somma ed eterna purit. I nemici nostri non dormono mai, ma sempre stanno atenti a
perseguitarci; e questo permette Dio per darci sempre materia per la quale noi meritiamo, e per levarci
dal sonno della negligenzia.
Sapete che, quando luomo si sente asalire da nemici, egli solicito a pigliare il rimedio per
difendarsi da loro, perchegli vede bene che, se dormisse, starebbe a pericolo di morte; e per Dio ce le
fa sentire perch noi ci destiamo, pigliando larme dellodio e dellamore. E lodio serra la porta a
vizii, cio la porta del consentimento, perch fa risistenzia a loro con ogni dispiacimento che pu; e
uopre la porta a le virt, distendendo le braccia dellamore a ricevarle dentro nellanima sua, con
grandissimo affetto e disiderio. S che vedete chegl buono e ottimo che nemici nostri si levino
contra di noi.
Non dobiamo temere, n potiamo temere se noi voliamo, ma confortarci dicendo: Per Cristo
crocifisso ogni cosa potremo (Fil 4, 13). E di che deba lanima temere, se si confida nel suo Creatore?
Noi vediamo che di questo campo il nostro capitano n Cristo Ges: egli sconfitti e nemici nostri
col sangue suo. Le dilizie e richezze del mondo sconfitte co la vilt e povert volontaria, sostenendo
fame sete e perseguizioni. El dimonio sconfitto, e la sua malizia, con la sua sapienzia, pigliandolo co
lesca e amo della nostra umanit, per lunione della natura divina con la natura umana. La carne nostra
sconfitta per la carne fragellata, macerata, satollata dobrobii in sul legno della santissima croce; ne
lultimo, levata sopra tutti e cori degli angeli nella resurezione del Figliuolo di Dio. Non neuno corpo
n mente tanto corrotto che, riguardando la nostra umanit unita colla natura divina in tanta eccelenzia,
che non si purifichi e che non si desse inanzi a la morte che lordare la mente sua.
Poi che noi abiamo trovato el rimedio, e l nostro capitano Cristo gli sconfitti per noi e fatti
debili e legati per s fatto modo che non ci possono vinciare se noi non vogliamo , non da temere
ma virilmente combattare, segnandoci col segno della santissima croce, ponendoci per obietto el
sangue dello immaculato Agnello, pigliando el coltello de lodio e dellamore, e con esso percuotare e
nostri nemici.
Questa la bataglia comune, che ogni uomo che nasce e giogne a et perfetta si conviene che stia
in su questa battaglia. Parmi che la inestimabile bont di Dio vabi eletti, come cavalieri, a combattare
realmente contra e vizii e i peccati, per acquistare la ricchezza e il tesoro delle virt.
Ora mi pare che egli vinviti a crescere e mandare in effetto la vostra perfezione, ponendovi
inanzi la fame della salute de linfedeli. E pare che voglia che voi siate i primi feridori sopra di loro,
per che ora si fa el principio del santo passagio. El santo padre manda e frieri, e chi gli vorr
seguitare, sopra di loro. Ora vi prego che voi vi stregniate insieme con don Giovanni, e che voi li
ragionate quello che questi giovani vi ragionaranno e informaranno a bocca, e Leonardo insieme con
loro. Faretene quello che lo Spirito santo ve ne far fare, con consiglio di don Giovanni, quant io credo
che l nostro Salvatore ora facci questo principio per mandare poi in efetto el generale.
Senza neuno timore, figliuoli miei dolci, metetevi la panziera, cio di sangue, intriso el sangue
nostro col sangue dellAgnello. O che dolce e graziosa panziera sar quella, da risistere contra ogni
colpo! Col coltello de lodio e dellamore percotarete e sconfigiarete e vostri nemici; con la panziera
del sangue sosterrete. O dolcissimi figliuoli, vedete quanto diletto d questa armadura, che sostenendo
vince, e essendo percossa percuote, per che v dentro saette che gitano invisibilemente; essendo
invisibili, apaiono visibili, perch le percosse loro ingenerano fiori e frutti: fiori di gloria e lode del
nome di Dio, che co lodore suo spegne il puzzo della infedelit. Dopo il fiore segue el frutto,
ricevendo el merito delle fatiche nostre qui, vivendo e crescendo nella grazia e, nellultimo, nella eterna
visione di Dio.
Non siate negligenti, ma soleciti; per piciola fatica non fugite el frutto, ch in altro modo non
potreste essere cavalieri virili. E per vi dissi chio desideravo di vedervi cavalieri virili, posti nel
campo de la bataglia. E per vi prego, acci che adempiate la volont di Dio e l desiderio mio, che voi
vaneghiate, atufiate e innebriate nel sangue di Cristo crocifisso, perch nel sangue si fortifica el cuore.
Altro non dico.
Permanete etc. Ges dolce etc.

LETTERA 258
A missere Ristoro di Piero Canigiani, in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi constante e perseverante nella virt, per
che colui che comincia non quelli che coronato, ma solo colui che persevera. Per che la
perseveranzia quella reina che coronata, e sta in mezzo della fortezza e della vera pazienzia, ma ella
sola riceve corona di gloria; s che io voglio, dolcissimo fratello, che voi siate constante e perseverante
nella virt, a ci che riceviate il frutto dogni vostra fadiga.
Spero nella grande bont di Dio che vi fortificar per modo che n dimonio n creatura vi far
voltare el capo adietro al primo bomico. Parmi, secondo che mi scrivete, che abbiate fatto buono
principio, del quale molto mi rallegro per la salute vostra, vedendo el vostro santo desiderio. E prima,
dite di perdonare a ogni uomo che vavesse offeso, o che vavesse voluto offendere: questa quella
cosa che v di grande necessit a volere avere Dio per grazia nellanima vostra, e riposarvi eziandio
pur secondo el mondo; per che colui che sta ne lodio privato di Dio, e sta in stato di dannazione, e
in questa vita gusta larra dellinferno: per che sempre si rode in s medesimo, e appetisce vendetta, e
sta sempre con timore. E credendo uccidere il nemico suo, prima morto s medesimo, per che col
coltello de lodio uccisa lanima sua; unde questi cotali, credendo uccidere il nemico, uccidono loro
medesimi.
Ma colui che in verit perdona per amore di Cristo crucifisso, questi pace e quiete, e non riceve
turbazione, per che lira che conturba uscita dellanima sua; e Dio, che remuneratore dogni bene,
gli rende la grazia sua, e ne lultimo vita etterna. Quanto diletto riceve allora quella anima, e
allegrezza e riposo nella conscienzia? la lingua non potrebbe narrare quanta ella . Ed eziandio secondo
el mondo grandissimo onore a colui che, per amore della virt e per magnanimit, non appetisce n
vuole fare vendetta del nemico suo; s che io vinvito e vi confermo a perseveranzia in questo santo
proponimento.
Di dimandare e procacciare il vostro con debita ragione, questo potete fare con buona conscienzia
chi el vuole fare, per che non tenuto luomo di lassare il suo pi che si voglia; ma chi volesse
lassare, farebbe bene maggiore perfezione . Del non andare a vescovado n a palagio, questo buono,
e ottimo che voi vi stiate pacificamente in casa, per che, se la persona simpaccia, noi siamo debili, e
spesse volte ci troviamo impacciata lanima nostra, commettendo delle cose ingiuste e fuore dellordine
della ragione: chi per mostrare di sapere pi che uno altro, e chi per appetito di pecunia, s che elli
bene di dilungarsi dal luogo.
Ma una cosa ci agiungo: che quando cotali povarelli o povarelle, che nno chiaramente la ragione
e non nno chi gli sovenga n mostri la ragione loro perch non nno denari, sarebbe molto grande
onore di Dio affadigarvi per loro con affetto di carit: come santo Ivo, che fu al tempo suo avocato de
povari. Pensate che latto della piet, e il ministrare a povarelli di quella virt che Dio data a voi,
molto piacevole a Dio, e salute dellanima. Unde dice santo Gregorio che elli impossibile che uomo
pietoso perisca di mala morte, cio di morte etternale; s ch questo mi piace molto, e pregovi che voi
el facciate.
E in tutte le vostre operazioni vi ponete Dio dinanzi agli occhi, dicendo a voi medesimo quando
el disordenato appetito volesse levare el capo contra al proponimento fatto : Pensa, anima mia, che
locchio di Dio sopra di te, e vede locculto del cuore tuo; e tu se mortale che debbi morire e non sai
quando, e converratti rendere ragione dinanzi al sommo giudice di quello che tu farai el quale giudice
ogni colpa punisce e ogni bene remunera . E a questo modo le porrete il freno, e non scorrir
partendosi dalla volunt di Dio. Satisfare allanima vostra, questo dovete fare il pi tosto che voi
potete, e sgravare la conscienzia di ci che vi sentiste gravato: e satisfarle o di gravezza che ella avesse
di rendere sustanzia temporale, o daltri dispiaceri che avesse fatti altrui; e fare chiedere perdonanza
pienamente a ognuno, a ci che permaniate sempre nella dilezione della carit del prossimo vostro.
Di vendere le robbe che avete di superchio, e i pomposi vestimenti (e quali, carissimo fratello,
sono molto nocivi e sono uno strumento di fare invanire il cuore e notricare la superbia, parendoli
essere da pi e maggiore degli altri, gloriandosi di quello che non si die gloriare, unde grande
vergogna a noi falsi cristiani di vedere el nostro capo tormentato, e noi stare in tante delizie; unde
dice santo Bernardo che non si conviene che sotto il capo spinato stieno i membri dilicati ), di ci fate
molto bene che voi ci poniate remedio. Ma vestitevi a necessit, onestamente, non di disordenato
pregio, e piaciaretene molto a Dio; e giusta al vostro potere fate questo medesimo della donna e de
vostri figliuoli, s che voi siate a loro regola e dottrina, s come debba essere il padre, che con ragione e
atto di virt die allevare i suoi figliuoli.
Agiongoci una cosa: che nello stato del matrimonio voi stiate con timore di Dio e riverenzia
come a sacramento, e non con disordenato desiderio; e i d che sono comandati dalla santa Chiesa
abbiate in debita reverenzia, s come uomo ragionevole, e non come animale bruto. Allora di voi e di
lei, s come arboli buoni, produciarete buoni frutti.
Di refiutare gli offizii, farete molto bene, per che rade volte che non vi si offenda; e a tedio vi
debbono venire pur dudirgli ricordare. E per lassate questi morti sepellire a morti loro (Mt 8, 22; Lc
9, 60); e voi vingegnate con libert di cuore di piacere a Dio, amandolo sopra ogni cosa con
desiderio di virt, e il prossimo come voi medesimo, fuggendo il mondo e le delizie sue; e renunziare a
peccati e alla propria sensualit, reducendovi sempre alla memoria e benefizii di Dio: e spezialmente il
benefizio del sangue, il quale per noi fu sparto con tanto fuoco damore.
vi anco di bisogno, a volere conservare la grazia e crescere lanima vostra in virt, dusare
spesso la santa confessione, a vostro diletto, per lavare la faccia dellanima nel sangue di Cristo (per
che pur la lordiamo tutto d, almeno il mese una volta: se pi, pi ma meno non mi pare che si
dovesse fare ). E dilettatevi dudire la parola di Dio; e quando sar il tempo suo che noi siamo
pacificati col padre nostro, fate che le pasque solenni, o almeno una volta lanno, voi vi comunichiate,
dilettandovi dellofizio divino; e ogni mattina udire la messa: e non potendo ogni d, almeno di quelli
che sono comandati da la santa Chiesa a quali siamo obligati ve ne dovete ingegnare quantunque si
pu.
Lorazione non si conviene che ella sia di lunga da voi, anco, nellore debite e ordinate, quando si
pu, vogliate reducervi un poco a cognoscere voi medesimo e loffese fatte a Dio, e la larghezza de la
sua bont la quale tanto dolcemente adoperato e aduopera in voi , aprendo locchio dellintelletto
col lume della santissima fede a raguardare come Dio vama ineffabilemente; el quale amore cel
manifest col mezzo del sangue dellunigenito suo Figliuolo. E pregovi che, se voi nol dite, che voi el
diciate ogni d loffizio della Vergine, a ci che ella sia el vostro refrigerio, e avocata dinanzi a Dio per
voi.
Dordinare la vita vostra, di questo vi prego che il facciate. E il sabato digiunare a reverenzia di
Maria; e i d che sono comandati dalla santa Chiesa, non lassarli mai se non per necessit. E fuggite di
stare in disordenati conviti; ma ordinatamente vivere come uomo che non vuole fare del ventre suo dio,
ma prendere el cibo a necessit, e non con miserabile diletto, per che impossibile sarebbe che colui
che non corretto nel mangiare si conservasse nella innocenzia sua. Ma so certa che la infinita bont
di Dio, di questo e dellaltre cose, vi far a voi medesimo prendere quella regola che sar di necessit
alla salute vostra. E io ne pregar, e ne far pregare, che vi dia perfetta perseveranzia infine alla morte,
e vallumini di quello che avete a fare per la salute vostra. Altro ora non vi dico. Confortatevi in Cristo
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 259
A Tommaso da Alviano.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi servo fedele al vostro Creatore; la quale
servitudine fa luomo regnare etternalmente, ma non darebbe vita a chi non fusse fedele, cio col lume
della santissima fede, el quale sacquista con locchio dellintelletto quando lanima raguarda nella
inestimabile carit di Dio: cio con quanto amore elli ci donato lessere.
E nel Verbo dellunigenito suo Figliuolo troviamo, anco, amore inestimabile; perch nel sangue
suo troviamo che ci recreati a grazia, la quale luomo aveva perduta per la colpa sua. S che per amore
Dio ci cre allimagine e similitudine sua (Gn 1, 26), e per amore ci don el suo Figliuolo, che ci
restituisse recreandoci a grazia nel sangue suo. Volse Dio col mezzo del Figliuolo mostrare a noi la sua
verit, e la dolce volont sua, che non cerca n vuole altro che la nostra santificazione. La sua verit era
questa: che in verit aveva creato luomo perch participasse e godesse nelletterna sua visione, dove
lanima riceve la beatitudine sua; unde per lo peccato commesso da Adam non sadempiva questa
verit ne luomo.
Volendo dunque Dio adempire questa verit, esso medesimo si costrigne con la sua carit, e
donaci quella cosa che elli pi cara, cio el Figliuolo unigenito; e pongli questa obedienzia, che elli
restituisca luomo: e da la morte torni alla vita. Vuole che el figliuolo de lumana generazione rinasca,
come detto , nel sangue; e neuno pu avere el frutto del sangue senza el lume della fede. E per disse
Cristo a Nicodemo Neuno pu intrare a vita etterna che non rinasca unaltra volta (Gv 3, 5): volse
Cristo manifestare che el Padre etterno gli aveva dato a concepire per affetto damore el figliuolo de
lumana generazione, e a parturirlo con vera obedienzia e odio e dispiacimento delloffesa del Padre in
su el legno de la santissima croce.
E parbe che facesse questo dolce Verbo come laquila, che raguarda nella ruota del sole, e sempre
di sopra e in alto vede el cibo che ella vuole pigliare: vedendolo nella terra, viene e piglialo, e poi in
alto el mangia. Cos el dolce Ges, aquila nostra, raguarda nel sole della volont etterna del Padre, e ine
vede loffesa e la ribellione che la creatura gli fatto, s che nella terra della creatura, la quale trovata
nellaltezza del Padre, veduto el cibo che debba prendere. El suo cibo questo, che di questa
miserabile terra, che offeso e ribellato a Dio con la miserabile disobedienzia, piglia con lobedienzia
sua a volere compire ne luomo la verit del Padre, e rendere a lui la grazia; e trarlo della servitudine
del dimonio la quale servitudine d morte etternale ; e reduciarlo a servire solo el suo Creatore.
Poi che elli veduto e preso el cibo, el quale el Padre gli dato mangiare, vede che abasso in
terra non si pu mangiare a volere trare el miserabile uomo alla prima obbedienzia sua ; e per si
leva con la preda allaltezza della santissima croce, e ine el mangia con spasimato e ineffabile
desiderio; e sopra s punisce le nostre iniquit, col corpo sostenendo e con la volont satisfacendo, per
dispiacimento e odio del peccato; e con la virt della natura divina, che era in lui, porse el sacrificio del
sangue suo al Padre: e cos acetto questo sacrificio a lui. S che vedete ch in alto con pena e
obrobio, scherni, ingiurie, strazii e villania: afflitto di sete e saziato dobrobii, in tanto che per sete della
salute nostra muore, e cos l mangiato questo dolce e innamorato Agnello. E per disse elli: Se io
sar levato in alto, ogni cosa tirar a me (Gv 12, 32), per che, per lo rinascere che luomo fatto nel
sangue di Cristo crucifisso, tratto ad amarlo, se elli seguita la ragione e non se la tolga con lamore de
la propria sensualit.
Tratto el cuore ad amare el suo benefattore, tratto tutto: el cuore lanima e laffetto, con tutte le
sue operazioni spirituali e temporali; le potenzie dellanima, che cosa spirituale, sono tratte da questo
amore: la memoria tratta da la potenzia del Padre etterno, ed costretta a ritenere e benefizii che
ricevuti da lui, e avere memoria per affetto damore, e esserne grato e cognoscente. Lo intelletto si leva
nella sapienzia di questo Agnello immaculato a raguardare in lui el fuoco della sua carit, dove elli
vede giusti tutti e giudicii di Dio, per che ci che Dio permette elli el fa per amore e non per odio di
qualunque cosa si sia, o prosperit o aversit : e per tiene e riceve ogni cosa per amore. Per che, se
altro avesse voluto, la sapienzia di Dio, cio el suo Figliuolo, non ci avarebbe data la vita. E per
lanima, alluminata in questo vero lume, non si duole dalcuna fadiga che sostenga, anco, se la
sensualit si volesse dolere, col lume della ragione la fa stare queta. E non tanto che si doglia, ma elli
l in reverenzia; ed contento di sostenere, per punire le colpe sue e per potersi conformare con le
pene di Cristo crucifisso.
E se elli la prosperit del mondo, lo stato e la signoria, elli la tiene non con disordenato amore,
ma con ordenato, zelante de la vera e santa giustizia, senza alcuno timore servile, perch levato
locchio dellintelletto nella sapienzia del Figliuolo di Dio, dove vede abondare tanta giustizia che per
non lassare impunita la colpa l punita sopra di s ne la sua umanit, la quale elli prese di noi.
Levasi allora laffetto, e corre allamore che locchio dellintelletto veduto in Dio, e cos
acquista e gusta la grazia e la clemenzia dello Spirito santo. Empito laffetto damore e di desiderio di
Dio, elli si distende ad amare caritativamente el prossimo suo, con una carit fraterna e non con amore
proprio, per che, se fusse ne lamore proprio, non terrebbe ragione n giustizia n a s n al prossimo
suo; ma perch la grazia dello Spirito santo l privato dellamore proprio di s, per lo levare che fece
dellaffetto suo in lui, fatto giusto, e servo fedele al suo Creatore. E cos ci che elli ama s leva in
alto, perch ogni cosa ama per Dio; e cos, in ogni stato che elli , o in signoria o grandezza o stato o
ricchezza del mondo, o a lo stato della continenzia o ne lo stato del matrimonio, e con figliuoli e senza
figliuoli, in ogni modo piacevole a Dio, poich elli ama con laffetto che legato in lui. E cos ci
mostra la prima dolce Verit che non acettatore delli stati n de tempi n de luoghi, ma de santi e
veri desiderii.
Dissi che luomo era tratto spiritualmente e temporalmente, e cos la verit, ch poi che luomo
ordenate le tre potenzie dellanima spirituali, e lle levate in alto per affetto damore, e congregate l
nel nome di Dio cio acordata la memoria a ritenere e doni e le grazie di Dio, come detto ; e lo
intelletto a intendere la volont nella sapienzia del Figliuolo di Dio; e la volont ad amare nella
clemenzia dolce de lo Spirito santo , Dio si riposa allora per grazia nellanima sua. Questo doviamo
intendere che el nostro Salvatore dicesse, quando disse: Se saranno due o tre o pi congregati nel
nome mio, io sar nel mezzo di loro (Mt 18, 20). Unde potiamo intendere che elli el dicesse cos de la
congregazione detta di sopra de le tre potenzie dellanima, come pur de la congregazione de servi di
Dio corporale. Ma attendete che elli ci mette el due, el tre, e l pi: del tre aviamo detto; de due
potiamo intendere per lamore e santo timore di Dio, perch lamore a congregare. Ch se luomo non
amasse, non disporrebbe la memoria a ricevere e a ritenere, n lo intelletto si sarebbe mosso a vedere e
a intendere, n la volont avarebbe notricato in s lamore divino.
Poi che raunato el tesoro, el timore santo el guarda, e non lassa passare dentro nella citt
dellanima e nemici del peccato mortale, e anco per quella legge santa di Dio, la quale fu data a Mois,
fondata in timore poniamo che el primo movimento fu amore: per che per amore Dio la di, perch
luomo avesse freno nel suo male adoperare . Venne poi el dolce e amoroso Verbo con la legge
dellamore, none a dissolvere la legge data, ma per compirla (Mt 5, 17), per che l timore non ci dava
vita, acordando poi la legge dellamore con quella del timore; la quale fu di tanta perfezione, che la
cosa imperfetta fece perfetta.
Conviensi dunque tenere luna e laltra, per che elle sono unite in tanta perfezione che, chi non
vuole essere separato da Dio, non pu avere luna che non abbi laltra, perch sono legate insieme
quanto a diece comandamenti sempre parlando e insieme danno vita di grazia, che chi le volesse
separare, impossibile sarebbe che potesse avere Dio per grazia nel mezzo dellanima sua. E per dice
se saranno due, e non dice se sar uno: perch uno non pu essere congregato, per che uno non
pu fare altro che uno, e cos non pu giognere a tre senza due. Ma conviensi che prima lanima nabbi
due, e a mano a mano che n due, cio lamore e l santo timore di Dio, ed elli si truova le tre potenzie
dellanima, che non altro che una anima; nel quale uno, adornata con la perfezione della carit,
tanto perfetta che tiene e due e tre, e l pi. E perch dice: O due o tre, o pi, congregati nel nome
mio? Queste sono le sante e buone operazioni de la creatura che in s ragione, per che ogni
operazione che elli facesse poniamo che avessero colore dessere del mondo, s come di tenere el
grande stato e signoria, e fusse con la donna o co figliuoli suoi, che pare una cosa mondana, o in
qualunque altra cosa che fosse tutte sono dirizzate in Dio, quando lanima fatto el suo principio di
regolare e congregare tutte le virt sue nel nome di Dio.
Allora vede e cognosce bene la sua verit: che Dio non gli dato in questa vita alcuna cosa che,
se elli vuole, che gli sia impedimento a la sua salute, anco gli sono strumento di farlo essercitare in
virt, e di darli maggiore cognoscimento de la miseria sua e de la divina bont. E per non si lagna n
si pu lagnare n del Creatore n della creatura, altro che di s medesimo, che ribella con la puzza del
peccato mortale al suo Creatore. Di Dio non si pu lagnare, ch l fatto forte che n dimonio n
creatura gli pu tllere Dio; anco, spesse volte, la ingiuria che gli fatta da gli uomini del mondo se
elli non vuole seguitare la propria sensualit con ira gli fa avere Dio pi perfettamente, perch l
pruova nella virt della pazienzia, e vede se elli ama el suo Creatore in verit o no; e empiesi pi el
vasello dellanima sua di grazia: s che non si pu lagnare. N anco se per mezzo della creatura
ricevesse movimenti di immondizia, e fusse inchinato per conversazione, o atti, o modi a none essere
onesto, dico che anco di questo non si pu lagnare, per che assai possono venire e movimenti per
propria fragilit o per inducimento daltra creatura, come detto ; non che l possa costrignere, se egli
vorr fare resistenzia con la ragione, e sentire lodore della purit. Che se si sente percuotere da questo
o da alcuno altro vizio, tragga fuore lamore e l santo timore di Dio; e con locchio dellintelletto
raguardi nella memoria sua, dove conservati e benefizii di Dio, e con laffetto lami, e rendali grazia
e loda. E con questa gratitudine santa spegnar el fuoco dellira e della immondizia e della ingiustizia, e
dogni altro difetto, e singularmente de la ingiustizia.
Per che luomo che a tenere stato e signoria, se non la tiene con virt elli cade in molti
inconvenienti, perch essofatto che non la tenesse con locchio dirizzato in Dio la terrebbe col proprio
disordenato amore; el quale amore atosca lanima, e tollele el lume che non intende n cognosce altro
che cose transitorie e sensitive giudicando la volont di Dio e la sua e quella delli uomini sempre in
male, e non in alcuno bene , tollendogli la vita della grazia: e dagli la morte. E neuna sua operazione
si dirizza ad altro che a morte di colpa: la giustizia la fa secondo el piacere delli uomini, e non secondo
ragione, per timore servile che elli di non perdere lo stato suo. Oh quanto pericoloso questo
perverso amore! ella la legge del dimonio, la quale fu data di primo principio dal dimonio ad Eva, e
Adam la seguit e compilla: che fu una legge diabolica damore e di timore.
Ma la prima dolce Verit ci liberati, e data a terra questa perversa legge, in quanto non
costretto luomo a tenerla per alcuna cosa che sia. Pu bene per lo libero arbitrio, che elli , pigliarla
per s medesimo, se vuole; ma non che per forza gli sia dato pi che la sua volont voglia pigliare.
Bene si debba dunque vergognare la creatura che in s ragione, ad avere s fatto ricompratore che
gli dato la fortezza, e trattolo della servitudine de la puzza del peccato , a non seguitarlo con
perfetto amore, con tutto el cuore, e con tutto laffetto, e col lume de la fede viva; la quale truova e
gusta con locchio dellintelletto, e con affetto parturisce operazioni vive, e non morte; e per fede
viva, ch fede senza opera, morta (Gc 2, 17 26). Per altro modo non potremmo essere servi di Cristo
crucifisso; el quale servire fa luomo regnare s nella vita durabile e s perch el fa signore di s
medesimo; per che, signoreggiando s, fatto signore di tutto el mondo, ch neuna cosa cura n teme,
se non Dio, cui elli serve e ama. Molti posseggono le citt e le castella; e non possedendo loro per
affetto di virt, non si truovano cavelle, ma truovansi vti insiememente e del mondo e di Dio, o per
vita o per morte.
Considerando dunque me che senza el mezzo del lume della fede non potavate giognere a questa
perfezione, dissi che io desideravo di vedervi servo fedele al vostro Creatore, e cos vi prego, carissimo
fratello, che facciate: che voi el serviate virilmente. vero che a lui non potete fare utilit n servire,
perch non bisogno di nostro servigio; ma elli ci posto el mezzo che reputa fatto a s quello che
facciamo a lui (Mt 25, 40), cio di servire el prossimo nostro per gloria e loda del nome suo: e
singularmente fra gli altri servizii che potiamo mostrare che gli piaccia bene, si di servire la dolce
Sposa sua, al cui servizio pare che vabbi chiamato. Servitele dunque liberamente, per che, di
qualunque servizio o spirituale o temporale la servirete, tutto gli piacevole, pur che sia fatto con dritta
e buona intenzione. Facendo cos, Dio grato e cognoscente, e rendarvi el frutto della vostra fadiga in
questa vita per grazia; e nella vita durabile ricevarete letterna visione di Dio, e vedarete con chiaro e
perfetto lume, e senza alcuna tenebre, lamore e verit del Padre etterno: per che qua giuso el vediamo
imperfettamente, ma l suso senza alcuna imperfezione. Altro non dico. Prego la bont sua, che vi dia
perfetto lume a servirlo perfettamente.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 260
A pregioni, el gioved santo, in Siena anno Mc cclxxvij.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi bagnati per santo desiderio nel sangue di
Cristo crocifisso.
Ponetevelo per obbietto dinanzi allocchio de lo ntelletto vostro, e facendo cos acquistarete una
pazienzia vera, per che l sangue di Cristo ci rapresenta le nostre iniquit, e rapresentaci la infinita
misericordia e carit di Dio: la quale ripresentazione ci fa venire in odio e in dispiacimento e difetti e
peccati nostri, e facci venire in amore le virt.
E se voi mi domandaste, carissimi figliuoli, perch nel sangue si vegono pi e nostri difetti, e la
misericordia sua, rispondovi: perch la morte del Figliuolo di Dio fu data a lui per li peccati nostri. El
peccato fu cagione della morte di Cristo, ch l Figliuolo di Dio non avea bisogno per via di croce
intrare nella gloria sua, ch in lui non era veleno di peccato, e vita eterna era sua. Ma noi miserabili
avendola perduta per li peccati nostri, era caduta grandissima guerra fra noi e Dio. Luomo era infermo
ed era indebilito, ribellando al suo Creatore, e non potea pigliare lamara medicina che seguitava la
colpa comessa; fu di bisogno dunque che Dio ci donasse el Verbo de lunigenito suo Figliuolo. E cos
per la sua inestimabile carit fece unire la natura divina con la natura umana; lo infinito si un colla
nostra miserabile carne finita.
Egli viene come medico infermo, e cavaliere nostro. Medico, dico, ch col sangue suo sanato le
nostre iniquit, e cci dato la carne in cibo, e l sangue in beveragio (Gv 6, 55). Questo sangue di
tanta dolcezza e soavit, e di s grande fortezza, che ogni infermit sana e dalla morte viene a la vita
; egli tolle la tenebre, e dona la luce. Perch l peccato mortale fa cadere lanima in tutti questi
inconvenienti: el peccato ci tolle la grazia, tolleci la vita e dacci la morte; egli offusca el lume de lo
ntelletto, e fallo servo e schiavo del dimonio; tollegli la vera sicurt, e dagli el disordinato timore,
perch l peccato sempre teme. Egli perduta la signoria, colui che si lassa signoregiare al peccato.
Oim, oim, quanti sonno e mali che ne seguitano! Quante sonno le tribulazioni, langosce e le
fadighe che ci son permesse da Dio solo per lo peccato! Tutti questi difetti e questi mali sonno spenti
nel sangue di Cristo crocifisso, perch nel sangue si lava lanima delle immondizie sue, riducendosi
alla santa confessione. Nel sangue sacquista la pazienzia, ch, considerando loffese che abiamo fatte a
Dio, e il rimedio chegli posto per darci la vita de la grazia, veniamo a vera pazienzia. S che bene
vero chegli medico, ch ci donato el sangue per medicina.
Dico chegli infermo, cio chegli presa la nostra infermit, prendendo la nostra mortalit e
carne mortale; e sopra essa carne del dolcissimo corpo suo puniti e difetti nostri. Egli fatto come fa
la balia che notrica el fanciullo, che, quando egli infermo, piglia la medicina per lui; perch l
fanciullo piccolo e debile, non potrebbe pigliare lamaritudine, perch non si notrica altro che di latte.
O dolcissimo amore Ges, tu se balia che i presa lamara medicina, sostenendo pene, obrobi, strazii,
villanie; legato (Mt 27, 2; Mc 15, 1; Gv 18, 12), battuto (Mt 26, 67; Mc 14, 65; Lc 22, 63) e fragellato
(Mt 27, 26; Mc 15, 15; Gv 19, 1) alla colonna, confitto e chiavellato in croce (Mt 27, 35; Mc 15, 24; Lc
23, 33; Gv 19, 18); satollato di scherni e dobrobi (Mt 27, 39 41; Mc 15, 29 31; Lc 23, 35 36);
afflitto e consumato di sete (Gv 19, 28) senza veruno refrigerio e gli dato aceto (Mt 27, 48; Mc 15,
36; Lc 23, 36; Gv 19, 29) mescolato con fle, con grandissimo rimproverio : ed egli con pazienzia
porta, pregando per coloro che l crocifigono.
O amore inestimabile, non tanto che tu preghi per quelli che ti crocifigono, ma tu gli scusi
dicendo: Padre, perdona a costoro che non sanno che si fanno (Lc 23, 34). O pazienzia che eccedi
ogni pazienzia! Or chi fu mai colui che, essendo percosso, battuto, e schernito e morto, egli perdoni e
prieghi per coloro che loffendono? Tu solo se colui, Signore mio. Bene vero dunque che tu i presa
lamara medicina per noi fanciulli debili e infermi; e con la tua morte ci dai la vita, e con lamaritudine
ci dai la dolcezza. Tu ci tieni al petto come balia, e i dato a noi el latte della divina grazia, e per te i
tolto lamaritudine; e cos riceviamo perfetta sanit. S che vedete chegli infermato per noi.
Dico chegl cavaliere: venuto in questo campo della bataglia combatuto e vnto le dimonia.
Dice santo Agustino: Con la mano disarmata questo nostro cavaliere sconfitti e nimici nostri,
salendo a cavallo in sul legno della santissima croce. La corona delle spine gli fu lelmo; la carne
fragellata losbergo; le mani chiavellate e guanti della piastra; la lancia per lo costato fu quello coltello
che tagli e ricise la morte da luomo; e piei confitti sonno li speroni. Vedete come dolcemente
armato questo nostro cavaliere! Bene el dobiamo seguitare, e confortarci in ogni nostra aversit e
tribulazione. E per vi dissi io che l sangue di Cristo ci manifesta e peccati nostri, e mostraci el
rimedio e labondanzia della divina misericordia, la quale abiamo ricevuta nel sangue suo.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, ch in altro modo non potremo participare la grazia
sua, n avere il fine per lo quale fumo creati; n portareste pazientemente le vostre tribulazioni, per
che nella memoria del sangue ogni amara cosa diventa dolce, e ogni gran peso legiero. Altro non vi
dico, per lo poco tempo che .
Permanete etc.
E ricordovi che dovete morire, e non sapete quando. Fate che vi disponiate alla confessione e alla
comunione santa, chi pu, acci che siate risuscitati in grazia con Cristo. Ges dolce etc.

LETTERA 261
A ser Mariano prete nella Misericordia di Siena essendo a Montechiello.
Al nome di Ges Cristo crocifisso.
Dilettissimo e carissimo figliuolo mio in Cristo Ges, io Caterina serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi cavaliere virile combattare
virilmente in su questo campo della battaglia e non vllarvi adietro a schifare neuno colpo che venisse,
per che sareste cavaliere senza gloria; ma virilmente pigliate larme s che l colpo non passi dentro,
cio larme della santissima croce, per che ella quella arme che ci difende da ogni colpo e tentazione
di dimonio visibile e invisibile. Nella memoria del sangue arete la vittoria.
O figliuolo mio carissimo, quanto sar beata lanima vostra e la mia quando starete in questo
campo della battaglia, mare tempestoso, armato dellarme della carit, la quale acquistarete nella
memoria della croce, prendendo el coltello con che vi potiate difendare da nemici che vnno assediato
cio il coltello del timore e de lamore , quando vedete che nemici delle molte cogitazioni
vassalissero o le creature che vi dessero esemplo invitandovi a peccato. Alora tenete salda la memoria
nel prezzo del sangue del quale tanto dolcemente sete ricomprato, e il coltello detto, percotendoli col
santo timore di Dio, vedendo quanto gli spiacevole el peccato ch per lo peccato morto , e
quanto gli piacevole la virt; e con questo tutti gli sconfiggiarete.
Ricordivi di quel santo padre che si misse alla prova col fuoco dicendo: Pensa anima mia che di
questo ne va el fuoco etternale: pruova questo fuoco e se puoi sostenerlo commette el peccato. Cos
riprendete voi medesimo, guardando sempre che locchio di Dio sopra di voi e non cosa s segreta
che egli non vega; ed rimuneratore del bene e del male, e neuno che da questo giudicio si possa
difendare. Adunque levatevi con sollicitudine e ricordivi che dovete morire e non sapete quando. El
bene che egli rimunera si amore, s che per amore ogni cosa per lui vorrete sostenere; e il male vi dar
timore col quale tagliarete e porrete freno alle perverse cogitazioni, s che essendo armato, come detto
, e colpi delle tentazioni non vi faranno male, e adoparando il coltello con perseveranza rimarrete
vincitore e sconfiggiarete e nemici vostri. Poi potrete dire quella dolce parola, quando verr el tempo
de la morte, che dice Pavolo: Io corso e llo consumato, sempre osservando fede a te, Signore: ora ti
dimando la corona della giustizia.
Bene adunque da perseverare: ponetevi al costato del Figliuolo di Dio e bagnatevi
nellabondanzia del sangue suo; e fate con umilit ci che avete a fare, per che l dimonio non si
caccia col dimonio ma con la virt della pazienzia e con lumilit. Siate buono dispensatore a
povaregli che nnno bisogno, e il conversare con cotesta gente sia sempre col timore di Dio. Se potete
difendare quello de povari con umilit, fatelo; quanto che no, sapiate andare nel tempo che voi sete.
Del comandamento del capitano fate dalla parte vostra ci che potete. Confortate etc.
Permanete etc. Ges dolce Ges amore.

LETTERA 262
A monna Tora, figliuola di missere Piero Gambacorti da Pisa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vera serva e sposa di Cristo crucifisso s, e
per s fatto modo, che per lo suo amore el mondo ti venga a tedio con tutte le sue delizie, per che non
nno in loro fermezza n stabilit veruna.
E tu vedi bene, figliuola mia, che egli cos la verit: el mondo ti si mostr di grande bellezza e
piacere; e ora mostrato che tutte le sue allegrezze e piaceri sono vani, caduchi, e germinano tristizia
con grande amaritudine allanima che disordenatamente le possede: elle tolgono la vita de la grazia e
danno morte; e cdene lanima in somma miseria e povert. Bene dunque da fuggirlo, e odiare la
propria sensualit e ogni diletto del mondo, e dispregiarli con tutto el cuore e con tutto laffetto, e
servire solo al nostro dolcissimo Creatore. El quale servire non essere servo, ma fa regnare, perci
che tutti ci fa signori ne la vita durabile; e in questa vita diventa libero perch s sciolto dal legame del
peccato mortale e de la morte del mondo e de la propria sensualit, e la ragione n fatta signore; e,
signoreggiandola, signore di tutto quanto el mondo, per che se ne fa beffe: e neuno che pienamente
el possa possedere se non colui che perfettamente lo spregia.
E non sarebbe bene matta e stolta quella anima che pu essere libera e sposa, ed ella si facesse
serva e schiava rivendendosi al demonio e adultera? Certo s. E questo fa lanima che, essendo
liberata da la servitudine del demonio, ricomprata del sangue di Cristo crucifisso, non doro n
dargento, ma di sangue, ella tiene a vile s, e non ricognosce la dignit sua, e spregia e avilisce el
sangue del quale ricomprata con tanto fuoco damore. E avendola Dio fatta sposa del Verbo del suo
Figliuolo, el quale dolce Ges la spos con la carne sua (per che, quando elli fu circunciso, tanta carne
si lev ne la circuncisione quanto una estremit duno anello, in segno che come sposo voleva sposare
lumana generazione), ed ella amando alcuna altra cosa fuore di lui o padre o madre o suore o fratelli,
ricchezze o stati del mondo , diventa adultera, e non sposa leale n fedele a lo sposo suo. Ch la
vera sposa non ama altro che lo sposo suo: cio cosa che fusse contra a la sua volont.
E cos debba fare la vera sposa di Cristo, cio amare solamente lui con tutto el cuore, con tutta
lanima e con tutte le forze sue; e odiare quello che elli odia, cio el vizio e il peccato che tanto lodi
e gli dispiacque, che volse punirlo sopra el corpo suo, in salute nostra ; e amare quello che elli ama,
ci sono le virt, le quali si pruovano ne la carit del prossimo, servendolo con carit fraterna ne le sue
necessit, secondo che c possibile. E per io voglio che tu sia sposa e serva fedele; e senza sposo non
voglio che tu stia.
Secondo che io e inteso, pare che Dio sabbi chiamato a s lo sposo tuo: de la quale cosa, se elli
si dispose bene dellanima sua, so contenta che elli abbi quello vero fine per lo quale egli fu creato.
Unde, poich Dio t sciolta dal mondo, voglio che ti leghi con lui; e sposati a Cristo crucifisso con
lanello della santissima fede. E vesteti non di bruno, cio de la nerezza dellamore proprio e del
piacere del mondo, ma de la bianchezza de la purit, conservando la mente e il corpo tuo ne lo stato de
la continenzia. E sopra questa purit ci pone el mantello vermiglio de la carit di Dio e del prossimo
tuo, affibbiato di perfetta umilit, con la fregiatura de le vere e reali virt, con lumile e continua
orazione, per che senza questo mezzo a veruna virt potresti venire.
E fa che tu lavi la faccia dellanima tua con la confessione spesso, e con la contrizione del cuore:
el quale sar uno unguento odorifero che ti far piacere a lo Sposo tuo Cristo benedetto. E cos
adornata, va a la mensa dellaltare a ricevere el pane vivo che d vita, cibo degli angeli, allora e al
tempo suo, come per le pasque e per le feste di Maria, e secondo che Dio ti dispone per cotali altre
feste solenni. E dilettati di stare alla mensa continuamente de la santissima croce, e ine ti nasconde e
serrati ne la camera sua, cio nel costato di Cristo crucifisso, dove tu trovarai el bagno del sangue che
elli t fatto per levare la lebbra dellanima tua. Ine trovarai el segreto del cuore suo, mostrandoti
nellapritura del lato che t amata e ama inestimabilemente.
E pensa che questo dolce Sposo molto geloso, per che non vede la sposa sua s poco partire da
s che egli si sdegna, e ritrae dallanima la grazia e la dolcezza sua. Voglio dunque che tu fugga la
conversazione de secolari e secolare, el pi che tu puoi, acci che tu non cadessi in cosa che lo Sposo
tuo si partisse da te. E per sia abitatrice de la cella; e guarda che tu non perda el tempo tuo, perci che
molto pi ti sarebbe richiesto ora che prima, ma sempre essercita el tempo o con lorazione o con la
lezione o con fare alcuna cosa manuale, acci che tu non caggi nellozio, per che sarebbe pericolosa
cosa. E resistendo virilmente senza veruno timore, ripara a colpi con lo scudo de la santissima fede (Ef
6, 16), confidandoti nel tu Sposo Cristo, che sar elli colui che combattar per te. Io so che tu entrarai
ora o tu se intrata, che dir meglio vero nel campo de le molte battaglie de le demonia gittandoti
molte cogitazioni e pensieri ne la mente tua e de le creature, che non sar meno forte battaglia, ma
forse pi. So che ti porranno innanzi che tu sia fanciulla, e per non stia bene in cotesto stato: quasi
reputandoselo a vergogna e semplici ignoranti, e con poco lume, se non ti rallogassero al mondo. Ma
tu sia forte e constante, fondata in su la viva pietra, e pensa che, se Dio sar per te, veruno sar contra
te. Non credere n a demonio n a creature quando ti consigliassero di cosa che fusse fuore de la
volont di Dio, o contra lo stato de la continenzia.
Confidati in Cristo crucifisso, ed elli ti far passare questo mare tempestoso, e giugnarai al mare
pacifico, dove pace senza veruna guerra. Unde, a conducerti bene sicura al porto di vita etterna, ti
consigliarei per tua utilit che tu entrassi ne la navicella de la santa obedienzia, per che questa pi
sicura e perfetta via, e fa navicare lanima per questo mare non con le braccia sue, ma con le braccia
dellOrdine. E per io ti prego che tu ci dia pensiero, acci che tu sia pi espedita a essere serva e sposa
di Cristo crucifisso; el quale servire regnare, come detto . E per vederti regnare e vivere in grazia,
dissi che io desideravo di vederti vera serva e sposa di Cristo crucifisso. Abbi buona e santa pazienzia
in questo e in ogni altra cosa che ti potesse avenire. Altro non ti dico.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Molto mi racomanda a missere Piero e a madonna Benedetta e a Lisabetta e a tutti gli altri. Ges
dolce, Ges amore. Fatta a d xxvi dottobre 1378.
Poi che ebbi scritta questa lettera ne ricevetti una da te. So molto allegra del tuo santo desiderio,
e cos ti prego che l conservi.

LETTERA 263
A madonna Montagna serva di Dio, in Capitone nel contado di Narni.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce Carissima e dilettissima madre in Cristo dolce
Ges, io Caterina schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio
di vedervi arsa e consumata nel fuoco della divina carit, la quale carit non cerca le cose sue (1Cor 13,
5), cio che non cerca s n il prossimo per s, n Dio per s: ma s e l prossimo per Dio, e Dio per lui
medesimo, in quanto egli degno dessere amato come somma eterna bont.
Questo fuoco arde, e non consuma (Es 3, 2): non consuma dico affligitivamente, che affligga o
disecchi lanima (ma ingrassala, ugnendola di vera e perfetta umilit, la quale baglia e nutrice dessa
carit), ma consuma ogni amore propio spirituale e temporale e ogni altra cosa che trovasse ne lanima
fuore della dolce volont di Dio. Dico che consuma lamore propio temporale: per che col lume
cognosciuta s, e le cose temporali e transitorie essere tutte strumento di morte che uccidono lanima
che disordinatamente le possiede; e per le comincia ad odiare, e gittarle fuore del cuore e della mente
sua. E perch lanima non pu vivere senza amore, subbito comincia a drizzare laffetto e lamore
verso la ricchezza delle virt, unde questo fuoco damore per forza del calore suo consuma laltro
amore. Poi che lanima l cos consumato in s, anco non per perfetta, ma infino che non giogne a
la sua perfezione le rimane uno amore proprio spirituale o verso le creature o verso il Creatore, bench
luno non senza laltro: per che, con quella imperfezione che noi amiamo Dio, con quella amiamo la
creatura che in s ragione.
A che si vede che questo amore propio spirituale sia ne lanima? Quando ama in s la propia
consolazione, per la quale lassar di non adoperare la salute del prossimo suo quando in quella
operazione si vedesse diminuire la pace e quiete della mente, o altri essercizii che per sua consolazione
volesse fare ; o quando alcuna volta amasse la creatura di spirituale amore, e a lei non paresse che
quella creatura rispondesse a lamore suo, o che avesse pi stretta conversazione e mostrasse pi amore
a unaltra che a lei, ella ne sostiene pena gravissima, sdegno e dispiacere, e spesse volte giudicio nella
mente sua, e dilungasi da quella creatura, sotto colore di umilit e di pi avere la sua pace: ed egli il
proprio amore che ella a s medesima.
Questi sonno e segni verso la creatura, che lamore sensitivo spirituale non anco consumato in
quella anima; verso el Creatore quando la mente ricevesse alcuna tenebre, battaglie, o privazione
delle consolazioni usate: se ella per questo viene a tedio o a confusione di mente, per la quale
confusione e tedio spesse volte lassar il dolce essercizio de lorazione la qual cosa non debba fare,
ma per ogni modo debba pigliare la madre de lorazione, e non partirla da s : che se ella lassa
questo, o veruno atto virtuoso, segno che lamore mercennaio, cio che ella ama per propia
consolazione, e che lamore propio del diletto spirituale anco radicato ne lanima sua.
Dico che l fuoco della divina carit el consuma, e leva la imperfezione; fa lanima perfetta ne
lamore di Dio e dilezione del prossimo: non cura, per onore di Dio e salute de lanime, di perdere le
proprie consolazioni; non rifiuta labore, anco si diletta di stare in su la mensa del crociato desiderio,
accompagnando lumile e immaculato Agnello. Ella piagne con quelli che piangono (Rom12, 15), e
fassi inferma con quegli che sonno infermi: per che le colpe altrui reputa sue. Ella gode con quelli che
godono (Rom12, 15), dilargando el cuore nella carit del prossimo, che pi contenta del bene, pace e
consolazione altrui, che di s medesima. Dico che piagne e fassi inferma con quelli che piangono e che
sono infermi. Quello che ama, ogni gente vorrebbe che lamasse e non si scandelizza perch vedesse un
altro essere pi amato di lei; ma con vera umilit perch reputa s defettosa, e laltre virtuose le
pare giusta cosa e convenevole che quella in cui si truova la virt, sia pi amata di lei. Per questo modo
fugge ogni sdegno pena e fatiga, e rimane in pace e in quiete la mente sua.
Questa carit unisce lanima con Dio, annegando la volont sua, e vestela e uniscela con la
etterna volont di Dio, in tanto che di neuna cosa si pu scandelizzare n turbare la mente sua, se non
delloffese fatte al suo Creatore, e della dannazione de lanime. Questo uno fuoco che converte ogni
cosa in s, e fa levare laffetto de lanima sopra s medesima, ricevendo tanta unione per elevazione di
mente, che fatta nella divina carit, che l vasello del corpo suo perde ogni sentimento, in tanto che
vedendo non vede, udendo non ode, parlando non parla, andando non va, toccando non tocca: tutti e
sentimenti paiono legati, e pare perduta la virt loro, perch laffetto si perd a s, e unissi in Dio.
Unde Dio con la virt e carit sua trasse a s quello affetto: e per mancano e sentimenti del
corpo, perch pi perfetta lunione che lanima fatta in lui, che quella che dellanima nel corpo.
Egli trae a s le potenzie dellanima con tutte le sue operazioni, perch la memoria s impita del
ricordamento de beneficii, e della grande bont sua; lintelletto posto dinanzi a s la dottrina di
Cristo crocifisso, data a noi per amore; e per la volont corre con grandissimo affetto ad amarla.
Allora tutte le operazioni sono ordinate e congregate nel nome suo. Ella gusta il latte della divina
dolcezza, ella sinebria del sangue di Cristo, e, come ebra, non si vuole satollare altro che dobrobrii,
abracciando rimproverii scherni e villanie, freddo e caldo, fame e sete, persecuzione dagli uomini e
molestie dalle dimonia: in tutte si gloria col glorioso Pavolo in Cristo dolce Ges.
Dissi che la carit non cercava s, perch non elegge tempo n luogo a modo suo, ma secondo
che l conceduto dalla divina bont; e per ogni luogo l luogo, ogni tempo l tempo. Tanto le pesa
la tribolazione quanto la consolazione, perch ella cerca lonore di Dio nella salute dellanime, con
affetto dacquistare le vere e reali virt e di crescere in esse. Qui fatto el suo principio: non nelle
proprie consolazioni mentali, n in revelazioni; non in uccidere il corpo, ma la propria volont, avendo
veduto col lume che in quello non sta la perfezione de lanima, ma s in uccidere la propria volont
spirituale e temporale: e per liberamente la gitta nel fuoco della fornace della divina carit. Poi che
ella v dentro, di bisogno che ella sia arsa e consumata per lo modo che detto .
Poi che aviamo veduto non cavelle a rispetto di quello che quello che d questa dolce madre
della carit nellanima, vediamo in che luogo sacquista e con che. Dicovelo in poche parole: acquistasi
col lume della santissima fede, la quale fede la pupilla dellocchio de lintelletto. Con questo vede
lanima quello che debba amare, e quello che debba odiare; vedendo cognosce, e cognoscendo ama e
odia quello che cognobbe della divina bont, e della sua malizia e miseria, la quale era nociva a la
salute sua. Chi ne fu cagione? el lume onde procedette el cognoscimento, e dal cognoscimento lamore,
per che la cosa che non si cognosce, non si pu amare. Adunque el lume ci conduce a questo fuoco, ed
unito luno collaltro, ch fuoco non senza lume, n lume senza fuoco.
Dove il troviamo? nella casa del cognoscimento di noi. In noi troviamo questo dolce e amoroso
fuoco, perch per amore ci dato lessere: creati siamo a la imagine e similitudine di Dio (Gn 1, 26) e
ricreati a grazia nel sangue di Cristo crocifisso, per che lamore di noi il tenne confitto e chiavellato in
croce. Noi siamo quelli vaselli che aviamo ricevuta labbondanzia del sangue; e tutte le grazie spirituali
e temporali date a noi sopra lessere, aviamo ricevute per amore. S che in s truova lanima, e
cognosce, questo fuoco dolce. Adunque con lume intriamo nella casa del cognoscimento di noi; e ine ci
notricaremo della divina carit, vedendo noi essere amati da Dio inestimabilmente, la quale carit
notrica al petto suo e figliuoli delle virt, e fa vivere lanima in grazia: e senza essa saremmo sterili e
private della vita. Considerando me questo, dissi chio desideravo e cos desidero in me con voi
insieme di vederci arse e consumate nella fornace della divina carit. Prego la clemenzia dello Spirito
santo che questo ci facci per grazia, acci che la divina bont sia gloriata in noi, consumando la vita
nostra in dolore e amaritudine delloffese fatte a lui, con umile continua e fedele orazione per la santa
Chiesa, e per ogni creatura. Anneghianci nel sangue de lAgnello. Altro non vi dico. Umilemente mi vi
raccomando.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 264
A madonna Jacoma, donna che fu di missere Trincia de Trinci da Fulegno.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima suoro in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondate in vera e perfetta pazienzia,
considerando me che lanima non pu piacere a Dio n stare nella sua grazia senza la virt della
pazienzia per che, essofatto che ella impaziente, privata di Dio per grazia : per che la
impazienzia procede da lamore proprio di s medesima, vestita della propria volont sensitiva, e
lamore proprio e la propria sensualit non in Dio.
Adunque vedete che lanima che impaziente privata di Dio.
Impossibile , dice Cristo, che luomo possa servire a due signori, per che se elli serve alluno,
elli sar in contempto allaltro, perch sono contrarii (Mt 6, 24; Lc 16, 13). El mondo e Dio non nno
conformit insieme, e per sono tanto contrarii e servi del mondo a servi di Dio: colui che serve al
mondo non si diletta daltro se non damare con la propria sensualit e di disordenato amore delizie,
ricchezze, stati, onore e signoria; le quali cose tutte passano come el vento, per che non nno in loro
alcuna fermezza n stabilit. Appetisce la creatura con amore disordenato la longa vita, ed ella breve;
la sanit, e spesse volte ci conviene essere infermi. E tanto la poca fermezza loro in ogni diletto e
consolazione del mondo, che di bisogno che o elle sieno tolte a noi, o che noi siamo tolti a loro.
Alcuna volta permette Dio che elle sieno tolte a noi: e questo quando noi perdiamo la sustanzia
temporale, o eziandio la vita corporale di coloro che noi amiamo; o elli viene caso che noi lassiamo
loro: e questo quando Dio ci chiama di questa vita, morendo corporalmente.
Dico che per lo disordenato amore che e servi del mondo nno posto a loro medesimi, col quale
amore disordenato amano ogni creatura e figliuoli e marito e fratelli e padre e madre; e tutti e diletti
del mondo nno , perdendoli, e sostengono intollerabile pena, e sono impazienti e incomportabili a
loro medesimi. E non da maravigliarsene, per che tanto si perdono con dolore, quanto laffetto
dellanima le possede con amore. In questa vita gustano larra dello nferno, in tanto che se essi non si
proveggono in ricognoscere le colpe loro, e con vera pazienzia portare considerando che Dio l
permesso per nostro bene , giongono alletterna dannazione.
O quanto stolto, carissime suore e figliuole, colui che si d ad amare questo miserabile signore
del mondo, el quale non in s alcuna fede, anco pieno dinganno; e ingannato rimane colui che se ne
fida! Elli si mostra bello, ed elli sozzo; elli ci vuole mostrare che elli sia fermo e stabile, ed elli si
muta. Bene lo vediamo manifestamente: ch oggi siamo ricchi, e domane povari; oggi signori, e
domane vassalli; oggi vivo, e domane morto: s che vediamo dunque che non fermo. Questo parbe
che volesse dire quello glorioso di Paulo dicendo: Abbiti cura a coloro che presummono di fidarsi di
loro e del mondo, ch quando tu credi bene stare, e tu vieni meno (1Cor 10, 12). E cos la verit;
doviamo dunque levarci da lamore e fidenzia che aviamo al mondo, poich ci d tanto male di colpa e
di pena da qualunque lato noi ci volliamo. Elle danno molestia e scandalo a chi le possede fuore di Dio;
in Dio dunque doviamo amare ci che noi amiamo, e a gloria e a loda del nome suo.
E non vorrei che voi credeste che Dio non volesse che noi amassimo, per che elli vuole che noi
amiamo, per che tutte le cose che sono fatte da lui sono degne dessere amate perch Dio, che
somma bont, fatte tutte le cose buone, e non pu fare altro che bene , ma solo el none amarle con
ordine secondo Dio e con vera umilit, ricognoscendole da lui, quello che le fa gattive: ed male di
colpa. Questa colpa dunque, che una disordenata nostra volont con la quale amiamo, non degna
dessere amata; anco degna dodio e di pena, perch non in Dio. Molto discordante veramente,
questo misero signore del mondo, da Dio: Dio vuole virt, e l mondo vizio; in Dio tutta pazienzia, e l
mondo impaziente.
In Cristo crucifisso tutta clemenzia ed fermo e stabile che mai non si muove, e le sue
promesse non fallano mai, per che elli vita (Gv 1, 4; Gv 14, 6) e inde aviamo la vita; elli verit (Gv
14, 6) che attiene la promessa, ogni bene remunera e ogni colpa punisce; elli luce che ci d lume (Gv
8, 12); elli nostra speranza, nostro proveditore e nostra fortezza; e a chi si confida in lui, elli non
manca mai, per che tanto quanto lanima si confida nel suo Creatore, tanto proveduta. Elli tolle la
debilezza, e fortifica el cuore del tribulato che con vera umilit e confidenzia chiede laiutorio suo, pur
che noi volliamo locchio de lintelletto con vero lume a la sua inestimabile carit. El quale lume
acquistaremo ne lobiecto del sangue di Cristo crucifisso; per che senza el lume non potremmo vedere
quanto miserabile cosa amare el mondo, n quanto bene e utilit amare e temere Dio: ch, non
vedendo, non si potrebbe amare chi degno damore, n dispregiare el vizio e l peccato, che degno
dodio.
Or a questo dolce Signore voglio che con vera pazienzia voi serviate. Voi avete provato quanto
penosa la servitudine del mondo, e con quanta pena viene tosto meno; dunque acostatevi a Cristo
crucifisso, e lui cominciate a servire con tutto el cuore e con tutta lanima, e con vera pazienzia portare
la santa disciplina che elli v posta non per odio, ma per amore che elli ebbe alla salute dellanima sua,
a la quale ebbe tanta misericordia, permettendo che morisse nel servizio della santa Chiesa: ch,
essendo morto in altro modo per li molti viluppi e tenerezze del mondo e affanno degli amici e de
parenti, e quali spesse volte sono impedimento della nostra salute , avarebbe avuto molto che fare.
Volendo dunque Dio, che lamava di singulare amore, provedere alla sua salute, permisse di
conducerlo a quello punto, el quale fu dolce allanima sua. E voi dovete essere amatrice pi dellanima
che del corpo, per che el corpo mortale, ed cosa finita, e lanima immortale e infinita.
S che vedete che la somma providenzia proveduto a la sua salute; e a voi proveduto di farvi
portare delle fadighe per avere di che remunerarvi in vita etterna. Gi aviamo detto che ogni bene
remunerato, e ogni colpa punita: cio ogni pena e tribulazione che con pazienzia si porta, e ogni
impazienzia e mormorazione che aviamo, e odio contra Dio e l prossimo nostro e noi medesimi. E
anco voluto el dolce e buono Ges che cognosciate che cosa el mondo, e quanto miserabile cosa a
farsi Dio de figliuoli, o marito, o stato, o dalcuna altra cosa.
E se voi mi diceste: La fadiga s grande che io non la posso portare, io vi rispondo, carissima
suoro, che la fadiga piccola, e puossi portare. Dico che piccola per la piccolezza e brevit del
tempo, per che tanto grande la fadiga quanto el tempo, ch, passati che noi siamo di questa vita,
sono finite le nostre fadighe. El tempo nostro quanto ? Dicono e santi che elli quanto una punta
daco, che per altezza n per lunghezza non cavelle: cos la vita del corpo nostro, per che subbito
viene meno quando piace alla divina bont di trarci di questa vita. Dico che si pu portare, per che
nullo che le possa tllere da s per alcuna impazienzia. Assai dica: Io non posso n voglio portare,
che gli conviene pur portare; e il suo non volere agiogne fadiga sopra fadiga con la propria sua volont,
nella quale volont sta ogni pena, per che tanto grande la fadiga, quanto la volont la fa grande:
tollemi la volont, ed tolta la fadiga.
E con che si tolle questa volont? Con la memoria del sangue di Cristo crucifisso. Questo sangue
di tanto diletto che ogni amaritudine, nella memoria di questo sangue, diventa dolce, e ogni grande
peso diventa leggiero: per che nel sangue di Cristo troviamo lamore ineffabile con che siamo amati
da lui per che per amore ci data la vita e rendutaci la grazia, la quale per lo peccato perdemmo ;
nel sangue troviamo la larghezza della sua misericordia; e ine si vede che Dio non vuole altro che el
nostro bene. O sangue dolce, che inebbrii lanima! Elli quello sangue che d pazienzia; elli ci veste el
vestimento nuziale col quale ci conviene entrare a vita etterna: questo el vestimento della carit, senza
el quale saremmo cacciati del convito di vita etterna (Mt 22, 11 13). Veramente, carissima suoro, che
nella memoria di questo sangue acquistiamo ogni diletto e ogni refrigerio in ogni nostra fadiga e
avversit. E per vi dissi che con la memoria del sangue di Cristo si tolleva la volont sensitiva, la
quale ci d impazienzia; e vesteci, la detta memoria del sangue, de la volont di Dio, dove lanima
porta con tanta pazienzia che di neuna cosa che lavenga si pu turbare, ma duolsi pi quando si
sentisse dolore de le fadighe, e ribellare alla volont di Dio, che non fa delle proprie fadighe. E cos
dovete fare voi, e dolervi del sentimento vostro che si duole; e per questo modo mortificarete el vizio
dellira e della impazienzia, e verrete a perfetta virt.
E se voi considerate in voi medesima quante sono le pene che Cristo portate per voi; e con
quanto amore ve l concedute, solo perch siate santificata in lui; e quanto la fadiga piccola per la
brevit del tempo, come detto ; e come ogni nostra fadiga sar remunerata; e quanto Dio buono, e
che la sua bont non pu volere se non tutto nostro bene, dico che ogni cosa avendo questa santa
considerazione vi far portare leggiermente, e ogni tribulazione, con vero cognoscimento de nostri
difetti ch meritiamo ogni fadiga e della bont di Dio in noi, dove noi troviamo tanta misericordia:
ch per le nostre colpe meritaremmo pena infinita ed elli ci punisce con queste pene finite; e
insiememente si scontia el peccato e meritiamo vita etterna per la grazia sua chi serve lui portando
con vera pazienzia . El quale di tanta benignit, che el servire a lui non essere servo, ma regnare;
e tutti gli fa re e signori liberi, perch gli tratti della servitudine del dimonio, e del perverso tiranno
del mondo, e della oscura sua servitudine.
Or su dunque, carissime figliuole, poi che tanto amaro el servire e amare di disordenato amore
el mondo le creature e noi medesimi; ed tanto dolce a servire e a temere el nostro dolce Salvatore,
signore nostro naturale che ci amati prima che noi fussimo, per la sua infinita carit! Non
dunque da perdere pi el tempo, ma con vero lume e viva fede, confidandoci che elli ci soverr a ogni
nostro bisogno, el serviamo con tutto el cuore e con tutto laffetto e con tutte le forze nostre, e con reale
pazienzia, la quale piena di dolcezza.
Questa virt sempre donna, sempre vince, e non mai vinta, per che non si lassa signoreggiare
n possedere dallira; chi l, non vede morte etternale, ma in questa vita gusta larra di vita etterna. E
senza essa stiamo nella morte, privati del bene della terra e del bene del cielo. E per dissi, vedendo
tanto pericolo, e sentendo che per lo caso occorso a voi voi navavate bisogno a ci che non
perdeste el frutto delle vostre fadighe, dissi che io desideravo di vedervi fondate in vera e perfetta
pazienzia. E cos dovete fare, a ci che, quando sarete richieste dalla prima dolce Verit nellultimo
punto de la morte, potiate dire: Signore mio, io corso (2Tm4, 7) e consumata questa vita con fede e
con speranza che io ebbi in te, portando con pazienzia le fadighe che per mio bene mi concedesti. Ora
tadimando per grazia, per li meriti del sangue tuo, che tu mi doni te, el quale se vita senza morte, luce
senza tenebre, saziet senza alcuno fastidio, e fame dilettevole senza alcuna pena: pieno dogni bene in
tanto che la lingua nol pu dire, n el cuore pensare, n locchio vedere quanto quello bene che tu i
apparecchiato a me e agli altri che sostengono volontariamente ogni fadiga per lo tuo amore.
Io vi prometto, carissima suoro, che facendo cos, Dio vi rimettar ancora nella casa vostra
temporale, e nellultimo tornarete alla patria vostra di Yerusalem, visione di pace; s come fece a Job,
ch, provato che elli ebbe la sua pazienzia (avendo perduto ci che elli aveva (Gb 1, 14-17), morti e
figliuoli (Gb 1, 18-19), e perduto lavere e toltogli la sanit (Gb 2, 7) in tanto che le sue carni
menavano vermini , la moglie gli era rimasa per suo stimolo, che sempre el tribolava (Gb 2, 9); e in
tutte queste cose Job non si lagna, anco dice: Dio me le di, e Dio me l tolte; in ogni cosa sia
gloriato el nome suo (Gb 1, 21)), vedendo Dio tanta pazienzia in Job, gli restitu dogni cosa el
doppio pi che non aveva (Gb 42, 10), dandoli qui la sua grazia, e nel fine vita etterna.
Or cos fate voi, e non vi lassate ingannare alla passione sensitiva, n al mondo, n al dimonio, n
a detto dalcuna creatura. E guardatevi da lodio del cuore verso el prossimo vostro, per che elli la
peggiore lebra che sia. Lodio fa nellanima come colui che vuole uccidere el nemico suo; il quale,
vollendo la punta del coltello verso di lui, uccide prima s medesimo, che elli uccida. Cos lodio: per
che prima morta lanima dal coltello de lodio, che elli uccida altrui. Spero nella bont di Dio che l
farete.
E a ci che meglio el potiate fare, usate di confessarvi spesso, e di ritrovarvi volentieri co servi
di Dio, e di dilettarvi de lorazione, dove lanima cognosce meglio e s e Dio. Bagnatevi nel sangue di
Cristo crucifisso. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 265
A Francesco e a monna Agnesa predetti.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spogliati di voi medesimi e vestiti di Cristo crucifisso
(Ef 4, 22 24; Rom13, 14), morti ad ogni propria volunt, e a ogni parere e piacere umano; e solo viva
in voi la dolce sua volont, per che in altro modo non veggo che poteste perseverare ne la virt, e, non
perseverando, non ricevareste la corona de la beatitudine, e cos avreste perduto el frutto de le vostre
fadighe.
Voglio adunque, figliuoli miei dolci, che in tutto vi studiate duccidere questa perversa volont
sensitiva, la quale sempre vuole ribellare a Dio. El modo da uccidarla questo: di salire sopra la sedia
de la conscienzia vostra, e tenersi ragione, e non lassare passare uno minimo pensiero fuore di Dio che
non sia corretto con grande rimproverio.
Faccia luomo due parti di s, cio la sensualit e la ragione: questa ragione tragga fuore el
coltello de due tagli, cio odio del vizio e amore de la virt, e con esso tenga la sensualit per serva,
dibarbicando e divellendo ogni vizio e movimento di vizio de lanima sua. E mai non dia a questa serva
cosa che ella gli adimandi: ma con lamore de le virt conculcarla sotto i piei dellaffetto. Se ella vuole
dormire, e tu con la vigilia e con lumile orazione; se vuole mangiare, e tu digiuna; se si leva con
concupiscenzia, e tu con la disciplina; se vuole starsi in negligenzia, e tu con lessercizio santo; se
saviluppa per sua fragilit o per illusione del demonio in vani e disonesti pensieri, e tu ti leva col
rimproverio, vituperandola, e con la memoria de la morte la mpaurisce, e con santi pensieri cacciare i
disonesti: e cos in ogni cosa fare forza a voi medesimi. Ma ogni cosa con discrezione, cio, de la vita
corporale, pigliando la necessit de la natura, a ci che il corpo, come strumento, possi aitare allanima,
ed essercitarsi per Dio.
Per questo modo, con molta forza e violenzia che farete a questa perversa legge de la carne nostra
e de la volunt propria, avrete vittoria di tutti e vizii, e acquistarete in voi tutte le virt. Ma questo non
veggo che poteste fare mentre che fuste vestiti di voi, e per vi dissi che io desideravo di vedervene
spogliati, e vestiti di Cristo crucifisso, e cos vi prego strettissimamente che vingegniate di fare, a ci
che voi siate la gloria mia. Fate che io vi vegga due specchi di virt nel conspetto di Dio, e levatevi
oggimai da tanta negligenzia e ignoranzia quanta io sento in voi; non mi date materia di pianto, ma
dallegrezza. Non dico pi qui.
Spero ne la bont di Dio che ancora mi dar consolazione di voi.
Per molte occupazioni e per la poca mia carit, non v scritto gi buono pezzo. Non voglio
per che ne pigliate pena, ma con fede viva tenete che pi che mai desidero di vedervi scritti nel libro
de la vita, e dinanzi a Dio vi tengo con quello desiderio che piaciuto e piace a la sua bont di
infondere nellanima di me miserabile, e cos intendo di fare per lo inanzi, mediante la divina grazia.
Altro non vi dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Confortate e benedicete Bartalo e monna Orsa con tutta la loro fameglia, e beneditemi Bastiano.
Diteli che impari di forza e che si guardi da lusanze de gattivi fanciulli, ch se nol far io gli sar pi
presso che elli non crede. Tutti stiamo bene per la grazia di Dio. Lisa, Alessa e le Giovanne molto vi
confortano in Cristo Ges, e questo negligente di Barduccio vi si racomanda. Se con questa vi sono
date due altre lettere, fate che tosto siano date a cui elle vanno. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 266
A messere Ristoro Canigiani da Fiorenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi privato dogni amore proprio di voi medesimo,
acci che non perdiate el lume e l cognoscimento di vedere lamore ineffabile che Dio v.
E perch il lume quello che cel fa cognoscere, e lamore proprio quella cosa che ci tolle il
lume, per grandissimo desiderio di vederlo spento in voi. Oh quanto pericoloso alla nostra salute
questo amore proprio! Egli priva lanima della grazia, perch le tolle la carit di Dio e del prossimo la
quale carit ci fa vivere in grazia ; egli ci tolle il lume, come dicemmo, perch offusca locchio
dellintelletto: tolto el lume, andiamo in tenebre e non cognosciamo quello che c necessario. Che c
di bisogno cognoscere? La grande bont di Dio e la ineffabile carit sua inverso di noi; la nostra
miseria e la legge perversa che sempre impugna contro lo spirito. In questo cognoscimento lanima
comincia a rendare il debito suo a Dio cio gloria e loda al nome suo, amando lui sopra ogni cosa, e il
prossimo come s medesimo (Mt 22, 37 39; Mc 12, 30 31; Lc 10, 27), con fame e desiderio delle
virt ; a s rende odio e dispiacere, odiando in s el vizio e la propria sensualit che cagione dogni
vizio. Ogni virt e grazia acquista lanima nel cognoscimento di s, standovi dentro col lume, come
detto . Dove trovarr lanima la ricchezza della contrizione delle colpe sue, e labbondanzia della
misericordia di Dio? In questa casa del cognoscimento di s. Or vediamo se noi ce la troviamo o no.
Parlianne alcuna cosa perch, secondo che mi scriveste, voi avete desiderio davere contrizione
de vostri peccati; e non parendovela avere, per questo lassavate la santa comunione. E anco vedremo
se per questo si debba lassare. Voi sapete che Dio sommamente buono, e amocci prima che noi
fussimo; ed etterna sapienzia; e la sua potenzia e virt inestimabile: unde per questo siamo certi che
egli ci sa dare quello che ci bisogna, e che egli pu e vuole. E bene vediamo per pruova che egli ci d
pi che non sappiamo adimandare, e quello che non adimandato per noi. Pregammolo noi mai che
egli ci creasse pi creature ragionevoli, alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26), che animali bruti?
No, n che egli ci recreasse a grazia nel sangue del Verbo unigenito suo Figliuolo, n che egli ci
lassasse in cibo tutto s Dio e Uomo, la carne e l sangue, el corpo e lanima unita nella deit. Oltre a
questi altissimi doni, e quali sonno s grandi e tanto fuoco damore ci mostrano che non cuore s
duro o di pietra che, a considerarli punto, non si dissolvesse la durizia e fredezza sua , infinite sonno
le grazie e doni che riceviamo da lui senza nostro adimandare. Adunque, poich egli d tanto senza
nostro chiedere, quanto maggiormente compir e desiderii nostri quando desiderremo cosa giusta?
Anco, chi ce le fa desiderare e adimandare? Solamente egli. Dunque se egli le fa adimandare, segno
che elli le vuole compire, e dare quello che adimandiamo.
Ma voi mi direte: Io confesso che egli ci che tu dici; ma unde viene che molte volte io
adimando e la contrizione e dellaltre cose, e non pare che mi siano date?. Io vi rispondo: o egli per
difetto di colui che adimanda, dimandando imprudentemente, solo con la parola e non con altro affetto
(di questi cotali disse il nostro Salvatore che l chiamano Signore, signore!, dicendo che non saranno
cognosciuti da lui (Mt 7, 22 23; Lc 13, 25): non che egli non gli cognosca; ma per li loro difetti non
saranno cognosciuti dalla misericordia sua). O egli dimanda cosa che, avendola, sarebbe nociva alla
salute sua, unde, non avendo quello che dimanda, s l, per che egli el dimanda credendo che sia suo
bene: avendolo gli farebbe male, e non avendolo gli fa bene; e cos Dio compita la sua intenzione con
la quale adomandava.
S che dalla parte di Dio sempre laviamo; ma bene questo, che Dio sa locculto e il palese, e
cognosce le nostre imperfezioni: unde vede che, se subbito egli ci desse la grazia che noi adimandiamo,
noi faremmo come la mosca che animale immondo, la quale, levata dal mle che dolcissimo, non si
cura di ponersi in su la cosa fetida. Cos vede Dio che spesse volte facciamo noi che, ricevendo delle
grazie e de benefizii suoi, participando la dolcezza della sua carit, non ci curiamo di ponarci in su le
miserie, tornando al vomito del fracidume del mondo (2Pt 2, 22; Pr 26, 11). E per Dio alcuna volta
non ci d, cos tosto come vorremmo, quello che adimandiamo, per farci crescere in fame e in
desiderio; e perch si diletta, cio piaceli, di vedere innanzi a s la fame della sua creatura.
Alcuna volta far la grazia dandola in effetto, ma non per sentimento: questo modo usa con
providenzia perch cognosce che, se lanima se la sentisse avere, o allentarebbe la fune del desiderio, o
verrebbe a presunzione: e per sottraie el sentimento, ma non la grazia. Altri sonno che ricevono e
sentono, secondo che piace alla dolce bont sua, come nostro medico, di dare a noi infermi: a ognuno
d per quello modo che bisogna alle nostre infermit. Adunque vedete che, in ogni modo, laffetto della
creatura col quale dimanda a Dio sempre adempito.
Ora vediamo quello che doviamo adimandare, e con che prudenzia. Parmi che la prima dolce
Verit cinsegni quello che doviamo adimandare, quando disse nel santo Evangelio, riprendendo
luomo della disordinata sollicitudine sua, la quale mette in acquistare e tenere gli stati e le ricchezze
del mondo, dicendo: Non voliate pensare del d di domane, basta il d la sollicitudine sua (Mt 6, 34).
Qui ci mostra che con prudenzia raguardiamo la brevit del tempo. Poi soggiogne: Domandate prima
el reame del cielo; ch queste cose minime, ben sa el Padre celestiale che voi navete bisogno (Mt 6,
33 32; Lc 12, 31).
Quale questo reame? E con che sadimanda? E il reame di vita etterna, ed il reame de lanima
nostra, el quale reame de lanima, se non posseduto dalla ragione, giamai non entra nel reame di Dio.
Con che si dimanda? Non solamente con la parola ch gi aviamo detto che questi cotali non sonno
cognosciuti da Dio , ma con laffetto delle vere e reali virt.
La virt quella che dimanda e possiede il reame del cielo, la quale virt fa luomo prudente, che
con prudenzia e maturit adopera in onore di Dio, in salute sua e del prossimo, portando e sopportando
e difetti suoi: con prudenzia ordina laffetto della carit, amando Dio sopra ogni cosa, e il prossimo
come s medesima. Lordine questo: che egli dispone di dare la vita del corpo suo per salute de
lanime, e la substanzia temporale per campare el corpo del prossimo suo. Questo ordine pone la carit
prudente; se fusse imprudente farebbe tutto el contrario, come fanno molti che usano una stolta e matta
carit, che molte volte, per campare il prossimo loro non che lanima, ma la vita corporale ne
pongono lanima loro, con giuri e menzogne, dando false testimonanze. Costoro perdono la carit,
perch non condita con la prudenzia.
Veduto aviamo che ci conviene adimandare il reame del cielo prudentemente. Ora vi rispondo al
modo che doviamo tenere della santa comunione, e come ce la conviene prendere; e non doviamo usare
una stolta umilit, come fanno molti secolari mondani. Dico che ci conviene prendere questo dolce
sacramento, perch ci comandato e perch egli cibo de lanima, senza el quale cibo non potiamo
vivere in grazia. Per che neuno legame tanto grande nellanima che non si debba e possa tagliare per
potere venire a questo dolce sacramento, debbe fare luomo dalla parte sua ci che pu: e bastali.
Come il doviamo prendere? Con la bocca del santo desiderio; e col lume della santissima fede
raguardare tutto Dio e tutto Uomo in quella ostia. Allora laffetto che va dietro a lo ntelletto prende
con uno affettuoso amore, con una santa considerazione de difetti e peccati suoi, unde viene a
contrizione; e considera la larghezza della inestimabile carit di Dio che con tanto amore se gli dato
in cibo. E perch non gli paia avere quella perfetta contrizione e disposizione che esso medesimo
vorrebbe, non debba lassare per; perch egli sufficiente solo la buona volunt e disposizione che
dalla sua parte fatta.
Anco dico che cel conviene prendere s come fu comandato nel Testamento Vecchio, quando fu
comandato che si mangiasse lagnello arrostito e non lesso; tutto e non parte; cinti e ritti, col bastone in
mano; e il sangue dellagnello ponessimo sopra l limitare delluscio (Es 12, 3 11). Per questo modo ci
conviene prendere questo sacramento: mangiarlo arrostito, e non lesso, per ch, lesso, v in mezzo
tra lagnello e l fuoco lacqua e la terra, cio laffetto terreno e lacqua del proprio amore. E per
vuole essere arrostito, che non v in mezzo cavelle: alora si prende arrostito quando el riceviamo col
fuoco della divina dolce carit. E doviamo essere cinti col cingolo della continenzia, ch troppo sarebbe
sconvenevole cosa che a tanta mundizia e purit sandasse con la mente e con lo corpo immondi.
Doviamo stare ritti, cio che l cuore e la mente nostra sia tutto fedele e drizzato in Dio; col bastone in
mano, cio il bastone della santissima croce, unde traiamo la dottrina di Cristo crocifisso, che quello
bastone al quale noi ci appogiamo, e che ci difende da nemici nostri, cio dal mondo, dal dimonio e
dalla carne. E conviensi mangiare tutto, e non parte: cio che col lume della fede doviamo raguardare
non solamente lumanit in questo sacramento, ma el corpo e lanima di Cristo crocifisso unita e
impastata con la deit, tutto Dio e tutto Uomo. Convienci tllere il sangue di questo Agnello, e
ponercelo in fronte, cio confessarlo ad ogni creatura che in s ragione, e mai non dinegarlo n per
pena n per morte. Or cos dolcemente ci conviene prendere questo Agnello arrostito al fuoco della
carit in sul legno della croce: cos saremo trovati segnati del segno di tau (Ez 9, 4), e non sarremo
percossi da lAngelo percussore (Es 12, 23).
Dissi che non ci conviene fare come glimprudenti secolari, e quali trapassano il comandamento
della santa Chiesa, dicendo: Io non ne so degno; e cos passano luongo tempo col peccato mortale e
senza el cibo de lanima loro. O umilit stolta! E chi non vede che tu non ne se degno? Quale tempo
aspetti desserne degno? Non laspettare, ch tanto ne sarai degno nellultimo, quanto nel principio, ch
con tutte le nostre giustizie non ne saremo mai degni. Ma Dio colui che degno, e della sua dignit fa
degni noi.
La sua dignit non diminuisce mai. Che doviamo fare? Disponerci dalla parte nostra, e osservare
il dolce comandamento. Che se noi lassassimo la comunione, per lo modo detto, credendo fuggire la
colpa cadremmo nella colpa.
E per io conchiudo e voglio che cos fatta stoltizia non sia in voi; ma che vi disponiate, come
fedele cristiano, a ricevere questa santa comunione per lo modo che detto . Tanto perfettamente il
farete, quanto starete nel cognoscimento di voi, altrimenti no; per che, standoci, ogni cosa vedrete
schiettamente. Non allentarete il desiderio vostro per pena o per danno, n per ingiuria che riceviate, n
per ingratitudine di coloro a quali voi avete servito; ma virilmente con longa e vera perseveranzia
perseverrete infino alla morte, e cos vi prego per lamore di Cristo crocifisso. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 267
A frate Ramondo da Capova dellordine de Predicatori.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero combattitore contra le
molestie e insidie del dimonio, e contra le malizie e persecuzioni delli uomini, e contra el vostro
proprio amore sensitivo, el quale quello nemico che se la persona non el parte da s con la virt, e con
odio santo, gi mai non pu essere forte contra allaltre battaglie che tutto d riceviamo.
Perch lamore proprio indebilisce, e per c necessario di privarcene con la forza della virt, la
quale acquistaremo nellamore ineffabile che Dio ci manifestato col mezzo del sangue dellunigenito
suo Figliuolo. El quale amore, tratto dellamore divino, ci d lume e vita; lume in cognoscere la verit:
quanto elli di bisogno, alla nostra salute e ad acquistare la grande perfezione, el sostenere con vera
pazienzia e fortezza e constanzia infine alla morte; da la quale fortezza, acquistata dal lume che ci fece
cognoscere la verit, acquistiamo la vita della divina grazia.
Inebriatevi dunque nel sangue dello immaculato Agnello; e siate servo fedele, e non infedele, al
vostro Creatore; e non dubbitate, n vollete el capo indietro per alcuna battaglia o tenebre che vi
venisse, ma con fede perseverate infino alla morte, per che voi sapete bene che la perseveranzia vi
dar el frutto de la vostra fadiga.
inteso da alcuna serva di Dio, la quale vi tiene per continua orazione dinanzi da lui, che avete
sentite grandissime battaglie; e tenebre sono cadute nella mente vostra per illusione e inganno del
dimonio, volendovi fare vedere el torto per ritto, e l ritto per torto: e questo fa perch veniate meno
nellandare, a ci che non giogniate al termine. Ma confortatevi, ch Dio proveduto e provedar, e
non vi mancar la providenzia sua. Fate che in tutto ricorriate a Maria, abracciando la santissima croce,
e non vi lassate venire mai a confusione di mente, ma nel mare tempestoso navicate con la navicella de
la divina misericordia.
So che dagli uomini religiosi o secolari, e anco nel corpo mistico de la santa Chiesa, se riceveste
o aveste ricevuto alcuna persecuzione o dispiacimento e indegnazione dal vicario di Cristo o per voi,
o aveste sostenuto o sosteneste per me con tutte queste creature , non state a contastare ma con
pazienzia sostenete: partendovi di subbito, e andandovene in cella a cognoscere voi medesimo con una
santa considerazione; pensando che Dio vi facci degno di sostenere per amore della verit e dessere
perseguitato per lo nome suo (At 5, 41; 1Pt 4, 14); con vera umilit reputandovi degno della pena, e
indegno del frutto. E tutte le cose che avete a fare, fate con prudenzia, ponendovi Dio dinanzi
allocchio vostro; e ci che avete a dire o a fare, ditelo e fatelo inanzi tra Dio e a voi, col mezzo della
santissima orazione. Ine trovarete el dottore de la clemenzia dello Spirito santo, el quale infonder uno
lume di sapienzia in voi che vi far discernere ed eleggere quello che sar suo onore. Questa la
dottrina che v data da la prima dolce Verit, procurando al vostro bisogno con smisurato amore.
Se venisse el caso, carissimo padre, che vi trovaste dinanzi alla Santit del vicario di Cristo,
dolcissimo e santissimo padre nostro, umilmente me li racomandate; rendendomi io in colpa alla
Santit sua di molta ignoranzia e negligenzia che io commessa contra Dio, e disobedienzia contra el
mio Creatore, el quale minvitava a gridare con ansietato desiderio: con lorazione, che io gridasse
dinanzi da lui; o con la parola e presenzia fussi presso al vicario suo. Per tutti quanti e modi
commessi smisurati difetti, per li quali io credo che elli abbi ricevute molte persecuzioni, e la Chiesa
santa, per le molte iniquit mie. Per la quale cosa, se elli si lagna di me elli ragione, e di punirmi de
difetti miei; ma diteli che io mingegnar, giusta al mio potere, di correggiarmi ne le colpe mie, e di
fare pi a pieno lobedienzia sua.
S che io spero, per la divina bont, che vollar locchio della sua misericordia verso della Sposa
di Cristo e del vicario suo, e verso di me, tollendomi e difetti e la mia ignoranzia; e verso della sposa
in darle refrigerio di pace e di renovazione, con molto sostenere per che in altro modo che senza
fadiga non si possono trare le spine de molti difetti, che affogano el giardino della santa Chiesa ; e a
lui far grazia col dove elli voglia essere uomo virile, e non vllere el capo indietro per alcuna fadiga
o persecuzione che elli riceva dagliniqui figliuoli; ma, costante e perseverante, none schifi labore ma,
come uno agnello, si gitti nel mezzo de lupi (Mt 9, 16), con fame e desiderio de lonore di Dio e della
salute dellanime, lassando e alienando la cura delle cose temporali e attendere a le spirituali .
Facendo cos che gli richiesto da la divina bont , lagnello signoreggiar e lupi, e i lupi
tornaranno agnelli; e cos vedaremo la gloria e la loda del nome di Dio, bene pace e utilit della santa
Chiesa. Per altra via non si pu fare; non con guerra, ma con pace e benignit, con quella santa
punizione spirituale che debba dare el padre al suo figliuolo quando commette la colpa.
Oim, oim, oim, santissimo padre, el primo d che veniste nel luogo vostro laveste fatto! Spero
nella bont di Dio e nella santit vostra che quello che non fatto farete; e per questo modo si
racquistano le temporali e le spirituali. Questo vi richiese come voi sapete che vi fu detto Dio che
faceste: di procurare alla reformazione della santa Chiesa procurando in punire e difetti e in piantare
e virtuosi pastori ; e pigliaste la pace santa con gliniqui figliuoli per lo migliore modo e pi
piacevole secondo Dio che fare si potesse, s che poteste attendere a riparare con larme vostra del
gonfalone della santissima croce sopra glinfedeli. Credo che le nostre negligenzie ed el non fare ci
che si pu, non con crudelt, n pur con guerra, ma con pace e benignit sempre dando la punizione a
chi commesso el difetto: non quanto egli merita, per che non potrebbe tanto portare quanto elli
merita pi, ma secondo che lo infermo atto a potere portare sieno cagione che gionta tanta ruina e
danno e inreverenzia della santa Chiesa e de ministri suoi, quanto elli . E temo che se non si
remedisse di fare quello che non fatto, che i nostri peccati non meritassero tanto che noi vedessimo
venire maggiori inconvenienti, che ci cociarebbero pi che non fa el perdere le cose temporali.
Di tutti questi mali e pene vostre io miserabile ne so cagione per la poca mia virt, e per molta
mia disobedienzia. santissimo padre, miticate col lume della ragione, e con la verit, el dispiacere verso
di me, non per punizione, ma per dispiacere. E a cui ricorro, se voi mabandonaste? chi mi soverrebbe?
a cui refuggo, se voi mi cacciaste? E persecutori mi perseguitano, e io refuggo a voi e agli altri
figliuoli e servi di Dio. E se voi mabandonaste pigliando dispiacere e indignazione, e io mi nasconder
nelle piaghe di Cristo crucifisso, di cui voi sete vicario: so che mi ricevar, perch non vuole la morte
del peccatore.
Essendo ricevuta da lui, voi non mi cacciarete; anco staremo nel luogo vostro a combattere
virilmente con larme de la virt per la dolce Sposa di Cristo. In lui voglio terminare la vita mia, con
lagrime, con sudori, e con sospiri, e dare el sangue e le mirolla dellossa. E se tutto el mondo mi
cacciasse, io non me ne curar, riposandomi, con pianto e con molto sostenere, al petto de la dolce
sposa. Perdonatemi, santissimo padre, ogni mia ignoranzia e offesa che io fatta a Dio e a la vostra
Santit. La verit sia quella che mi scusi e mi deliberi: Verit etterna. Umilemente dimando la vostra
benedizione.
A voi dico, padre carissimo, che, quanto possibile a voi, siate dinanzi alla Santit sua con virile
cuore, e senza alcuna pena o timore servile; e prima siate in cella dinanzi a Maria e alla santissima
croce, con santissima orazione e umile, e con vero cognoscimento di voi, e con viva fede e volont di
sostenere. E poi andate sicuramente, e adoperate ci che si pu per onore di Dio e salute dellanime,
infine alla morte; e anunziateli quello che io vi scrivo in questa lettera, secondo che lo Spirito santo vi
ministrar. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 268
Alli Anziani, Consoli e Gonfaloniere di giustizia della citt di Bologna.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spogliati de luomo vecchio e vestiti de
luomo nuovo: cio spogliati del mondo e del proprio amore sensitivo, che el vecchio peccato di
Adam, e vestiti del nuovo Cristo dolce Ges, cio dellaffettuosa sua carit.
La quale carit, quando nellanima, non cerca le cose sue proprie (1Cor 13, 5): ma liberale e
largo a rendere el debito a Dio cio damarlo sopra ogni cosa, e a s rendere odio e dispiacere della
propria sensualit ; e ama s per Dio, cio per rendere gloria e loda al nome suo. Al prossimo rende la
benivolenzia con una carit fraterna e con ordinato amore, per che la carit vuole essere ordinata: cio
che luomo non faccia a s male di colpa per campare non tanto che una anima, ma se possibile fusse di
salvare tutto quanto el mondo, nol debba fare, per che non licito di commettere una piccola colpa per
adoperare una grande virt. E non si debba ponere el corpo nostro per campare el corpo del prossimo;
ma doviamo bene ponere la vita corporale per salute dellanime, e la sustanzia temporale per bene e
vita del corpo del prossimo: s che vedete che vuole essere ordenata, ed ordenata, questa carit ne
lanima.
Ma quelli che sono privati della carit, e pieni dellamore proprio di loro, fanno tutto el contrario
e come essi sono disordenati nel cuore e nellaffetto loro, cos sono disordenati in tutte le loro
operazioni : unde noi vediamo che li uomini del mondo senza virt servono e amano el prossimo
loro, e con colpa; e per piacere e servire a loro, non si curano di diservire a Dio, e di dispiacerli, e fare
danno allanime loro.
Questo quello amore perverso el quale spesse volte uccide lanima e l corpo; e tolleci el lume e
dacci la tenebra; tolleci la vita e dacci la morte; privaci della conversazione de beati, e dacci quella
dello inferno.
E se luomo non si corregge mentre che elli el tempo, spegne la margarita lucida della santa
giustizia, e perde el caldo della carit e della vera obedienzia. Unde, da qualunque lato noi ci volliamo,
in ogni maniera di creature che nno in loro ragione, si vede mancare in ogni virt per questo malvagio
vestimento del proprio amore sensitivo.
Se noi ci volliamo a prelati, essi attendono tanto a loro, e a stare in delizie che, vedendo e
sudditi nelle mani delle dimonia, non pare che se ne curino. E sudditi, n pi n meno, non si curano
dobbedire n nella legge civile n nella legge divina, n si curano di servire luno laltro se non per
propria utilit. E per non basta questo amore, n lunione di quelli che sono uniti damore sensitivo e
non di vera carit; ma tanto basta e dura lamicizia loro, quanto dura el piacere ed el diletto, e la propria
utilit che ne traggono.
Unde, se elli signore, elli manca nella santa giustizia, e questa la cagione: per che teme di
non perdere lo stato suo; e per non fare dispiacere, s va mantellando e occultando i loro difetti,
ponendo lunguento in su la piaga nel tempo che ella vorrebbe essere incotta e incesa col fuoco. Oim,
misera lanima mia!, quando elli debba ponere el fuoco della divina carit, e incendere el defetto con la
santa punizione e correzione per santa giustizia fatta, e elli lusinga, e infingesi di non vederlo. Questo
fa verso coloro che elli vede che possino impedire lo stato suo; ma ne povarelli, che sono da poco e di
cui elli non teme, mostra zelo di grandissima giustizia: e senza alcuna piet o misericordia pongono
grandissimi pesi per piccola colpa. Chi n cagione di tanta ingiustizia? lamore proprio di s.
Ma e miserabili uomini del mondo, perch sono privati della verit, non cognoscono la verit, n
secondo Dio, per la salute loro, n per loro medesimi, per conservare lo stato della signoria. Per che se
essi cognoscessero la verit, vederebbero che solo el vivere col timore di Dio conserva lo stato e la citt
in pace, e per conservare la santa giustizia, rendendo a ciascuno de sudditi el debito suo: e a chi debba
ricevere misericordia, fare misericordia non per propria passione ma per verit; e a chi debba ricevere
giustizia, farla condita con misericordia, non passionata dira, n per detto di creatura, ma per santa e
vera giustizia; e attendere al bene comune e non al bene particulare; e ponere gli offiziali, e quelli che
nno a reggere la citt, non a sette, n per animo, n per lusinghe, n rivendarie, ma solo con virt e con
modo di ragione; e scegliere uomini maturi e buoni, e non fanciulli; e che temino Dio, amatori del bene
comune, e non del bene particulare suo. Or per questo modo si conserva lo stato loro e la citt in pace e
in unione.
Ma le ingiustizie, e l vivere a sette, e l ponere a reggere e a governare uomini che non sanno
governare loro medesimi n le famiglie loro, ingiusti e iracundi, passionati dira e amatori solo di loro
medesimi, questi sono quelli modi che fanno perdere lo stato spirituale della grazia, e lo stato
temporale. Unde a questi cotali si pu dire: Invano taffadighi a guardare la citt tua, se Dio non la
guarda ( Sal 126, 1), cio se tu non temi Dio, e nelle tue operazioni non tel poni dinanzi a te. S che
vedete, carissimi fratelli e signori, che lamore proprio guastamento della citt dellanima, e
guastamento e rivolgimento delle citt terrene. Unde io voglio che voi sappiate, che neuna cosa posto
in divisione el mondo in ogni maniera di gente, se non lamore proprio, dal quale sono nate e nascono
le ingiustizie.
Parmi, carissimi fratelli, che abbiate desiderio di crescere e conservare el buono stato della vostra
citt, e per questo desiderio vi moveste a scrivere a me indegna, miserabile e piena di difetto, la quale
lettera intesi e viddi con affettuoso amore, e con volont di satisfare a desiderii vostri, e di ingegnarmi,
con quella grazia che Dio mi dar, dofferire voi e la citt vostra dinanzi a Dio con continua orazione.
Se voi sarete uomini giusti, e che el reggimento vostro sia fatto come detto di sopra non passionati,
n per amore proprio e bene particulare, ma con bene universale fondato in su la pietra viva Cristo
dolce Ges , e che col timore suo facciate tutte le vostre operazioni, e col mezzo dellorazione,
conservarete lo stato, la pace, e lunit della citt vostra. E per vi prego per amore di Cristo crucifisso
poich altro modo non c che, avendo voi laiuto de servi di Dio, voi non manchiate dalla parte
vostra in quello che bisogna, per che, se voi mancaste, voi sareste bene un poco sostentati da
lorazione, ma non tanto che tosto non venisse meno: per che voi dovete aitare a portare questo peso
dalla parte vostra. Unde, considerando me che col vestimento dellamore sensitivo e particulare non
potreste subvenire a servi di Dio; e che colui che non soviene s del sovenimento della virt, non pu
sovenire la citt sua con la carit fraterna, e col zelo della santa giustizia, bisogno che siate vestiti de
luomo nuovo, Cristo dolce Ges, cio della inestimabile sua carit. Ma non ci potiamo vestire che
prima non ci spogliamo; n spogliare non mi potrei se io non veggo quanto m nocivo a tenere el
vecchio peccato, e quanto m utile el vestimento nuovo della divina carit: per che, veduto che
luomo l, lodia, e per odio se ne spoglia; e ama, e per amore si veste del vestimento delle virt
fondate ne lamore de luomo nuovo. Or questa la via, e per vi dissi che io desideravo di vedervi
spogliati de luomo vecchio, e vestiti de luomo nuovo, Cristo crucifisso; e a questo modo acquistarete
e conservarete lo stato della grazia, e lo stato della citt vostra; e non mancarete mai alla debita
reverenzia della santa Chiesa, ma con modo piacevole rendarete el debito, e conservarete el vostro
stato. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 269
A Neri predetto, in Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di veder morto in te ogni proprio sentimento, acci
che la mente e il desiderio tuo non sia mai contaminato da la propria passione, ma pi tosto sia
aumentata la virt in te.
Questo farai quando con locchio dellintelletto ti specchiarai ne la verit eterna, per che de la
verit lanima se ne inamora guardandola intellettualmente, e per questo modo se ne veste, tollendo da
s ogni amore proprio, per che in altro modo non si potrebbe dibarbicare. Adunque io voglio, figliuolo
mio, che ti specchi ne la somma eterna verit e non perda ponto di tempo, ma sempre, giusta al tuo
potere, tingegna, quanto tu puoi, di portare e soportare i defetti de le creature.
Fa che tu non sia negligente allorazione santa, e di fare ogni domenica pasqua con la santa
comunione. E non ti curare perch tu ora sia di longa da me corporalmente, per che col santo desiderio
e con lorazione santa io sar sempre presso a te. Confortati e fatti forza e violenzia acci che rapischi
el reame del cielo.
Altro non dico.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Dio ti dia la sua dolce eterna benedizione.
La nonna, Lisa, Alessa, Francesco e Barduccio tutti ti salutano. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 270
A papa Gregorio XI, a d xvj daprile Mc cclxxvij.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Santissimo e dolcissimo padre in Cristo Ges, la vostra indegna e miserabile figliuola Caterina,
serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrive a voi nel prezioso sangue suo: con desiderio io longo
tempo desiderato di vedervi portonaio virile senza veruno temore.
Portonaio sete del cellaio di Dio, cio del sangue dellunigenito suo Figliuolo, la cui vece
rapresentate in terra; e per altre mani non si pu avere el sangue di Cristo se non per le vostre. Voi
pascete e notricate e fedeli cristiani; voi sete quella madre che alle mammelle della divina carit ci
notricate, perch non ci date sangue senza fuoco, n fuoco senza sangue, per che l sangue fu sparto
con fuoco damore.
O governatore nostro, dico che io lungo tempo desiderato di vedervi uomo virile senza veruno
timore, imparando dal dolce e inamorato Verbo, che virilmente corre allobrobriosa morte della
santissima croce per compire la volont del Padre e la salute nostra. Questo Verbo dolce ci reca a noi la
pace, per che fu nostro tramezzatore tra Dio e noi. Non lassa questo dolce e inamorato Verbo, per
nostra ingratitudine n per ingiuria n per strazii n vitoperio, che egli non corra allobrobriosa morte
della croce, s come inamorato della salute nostra: in altro modo non potavamo giugnare alleffetto
della pace. O padre santissimo nostro, io vi prego per lamore di Cristo crucifisso che voi seguitiate le
vestigie sue.
Oim, pace pace per lamore di Dio! Non raguardate alla miseria, allingratitudine e ignoranzia
nostra, n alla persecuzione de vostri ribelli figliuoli; oim, venca la vostra benignit e pazienzia la
malizia e superbia loro: abbiate abbiate misericordia di tante anime e corpi che periscono. O pastore e
portonaio del sangue dellAgnello, non vi ritragga n pena n vergogna n vitoperio che vi paresse
ricevare, n timore servile, n i perversi consiglieri del dimonio, che non consigliano altro che in guerre
e in miserie. Tutto questo, santissimo padre, non vi ritragga che voi non corriate allobrobriosa morte
della croce, seguitando Cristo come suo vicario: cio sostenendo pene tormento e obrobrio e villanie
portiate la croce del santo desiderio, desiderio dellonore di Dio e de la salute de figliuoli vostri.
Abbiate abbiate fame, e con locchio dellintelletto vostro vi levate in su la croce del desiderio, e
raguardate quanti sono e mali che seguitano per questa perversa guerra, e quanto el bene che seguita
della pace.
Oim, babbo mio, disaventurata lanima mia, ch le mie iniquit sono cagione dogni male; e
pare che l dimonio abbi presa la signoria del mondo, non per s medesimo, ch egli non pu cavelle,
ma in quanto noi gli laviamo dato. Da qualunque lato io mi vollo io veggo che ognuno vi porta le
chiavi del libero arbitrio con la perversa volont: e secolari, e religiosi, e cherici, con superbia corrire
alle delizie e stati e ricchezze del mondo, con molta immondizia e miseria. Ma sopra tutte laltre cose
che io veggo che sia molto abominevole a Dio, si de fiori che sono piantati nel corpo mistico della
santa Chiesa, che debbono essere fiori odoriferi la vita loro specchio di virt, gustatori e amatori de
lonore di Dio e della salute dellanime , ed egli gittano puzza dogni miseria, amatori di loro
medesimi, raunando e difetti loro con esso gli altri, e singolarmente la persecuzione che fatta alla
dolce Sposa di Cristo e alla Santit vostra.
Oim, caduti siamo nel bando della morte e aviamo fatta guerra con Dio. O babbo mio, voi sete
posto a noi per tramezzatore a fare questa pace; non veggo che ella si faccia se voi non portate la croce
del santo desiderio, come detto . Noi abbiamo guerra con Dio; ed e ribelli figliuoli lnno con Dio e
con la Santit vostra, e Dio vuole e vi richiede che tolliate, giusta al vostro potere, la signoria delle
mani del dimonio.
Mettete mano a levare la puzza de ministri de la santa Chiesa; traetene e fiori puzzolenti e
piantatevi e fiori odoriferi, uomini virtuosi che temino Dio.
Poi vi prego che piaccia alla vostra Santit di conscendare a fare la pace, e ricevarla per
qualunque modo ella si pu avere, conservando sempre quello della Chiesa e la conscienzia vostra.
Vuole Dio che voi attendiate allanime e a le cose spirituali pi che alle temporali; fate virilmente, ch
Dio per voi: egli adoperer. Senza veruno timore! Perch vediate le molte fadighe e tribolazioni, non
temete; confortatevi con Cristo dolce Ges, ch tra le spine nasce la rosa: tra le molte persecuzioni ne
viene la reformazione della santa Chiesa, la luce che fa levare la tenebre de cristiani, e la vita
deglinfedeli, e la levazione de la santissima croce. Voi, come strumento e nostro mezzo, con
sollicitudine, e non con negligenzia, e senza veruno timore, adoperate ci che voi potete. A questo
modo sarete vero ministratore; adempirete la volont di Dio e l desiderio de servi suoi, che muoiono
di dolore, e non possono morire, vedendo tanta offesa del loro Creatore e tanto avilire el sangue del
Figliuolo di Dio.
Non posso pi. Perdonate a me, padre santissimo, la mia presunzione; scusimi lamore e l dolore
dinanzi a voi. Non dico pi. Date la vita per Cristo crucifisso, divellete e vizii e piantate le virt;
confortatevi e non temete.
Permanete nella santa dilezione di Dio.
Grande desiderio di ritrovarmi dinanzi alla Santit vostra: molte cose v a ragionare. Non so
venuta, per molte occupazioni buone e utili per la Chiesa, che ci sono avute a fare. Pace pace per
lamore di Cristo crocifisso, e non pi guerra, ch altro rimedio non ci . Racomandovi Anibaldo vostro
fedele servidore.
Scritta al vostro monasterio nuovo che mi concedeste, titolato Santa Maria degli Angeli.
Dimandovi umilemente la vostra benedizione. E vostri figliuoli negligenti, maestro Giovanni e frate
Ramondo, si racomandano alla Santit vostra.

LETTERA 271
A monna Alessa soprascritta mantelata di santo Domenico, sua dilecta figliuola.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti serva e sposa fedele al tuo Creatore, a ci
che mai non ti stolghi da la verit, ma per amore de la verit desideri di portare pena, sostenendo senza
colpa infine a la morte: perci che ne le pene e ne le fadighe annegandovi dentro la propria volont
sensitiva lanima saccosta pi al suo Creatore, e fassi una volont con lui.
Bisogno c adunque di portare, e di perdere noi medesimi: cos saremo atte a piangere e offerire
umili e continue orazioni dinanzi da lui, per suo onore e per salute dellanime, per che noi doviamo
essere gustatrici e mangiatrici di questo dolce e glorioso cibo. Ma guarda, carissima figliuola, che tu
non tingannassi: ch inganno sarebbe quando tu volessi mangiare a la mensa del Padre etterno e
schifassi di mangiarlo a la mensa del Figliuolo, in su la quale mensa cel conviene mangiare, per che
senza pena non si pu avere; e nel Padre non cadde pena, ma solo nel Figliuolo. E perch senza pena
non potavamo passare questo mare tempestoso, per questo dolce e amoroso Verbo in cui cadde la
pena si fece via (Gv 14, 6) e regola nostra, e batt la strada col sangue suo. Adunque non dormiamo
noi, serve ricomprate del sangue di Cristo, se vogliamo essere spose fedeli, ma destianci dal sonno de la
negligenzia, e corriamo per questa strada di Cristo crocifisso, con spasimato e ansiato desiderio.
Ora il tempo da non dormire, perch vediamo el mondo in maggiore necessit che fusse mai; e
per io tinvito e ti comando che tu rinnovelli el pianto e l desiderio tuo, con molte orazioni, per la
salute di tutto quanto el mondo, e per la reformazione de la santa Chiesa: che Dio per la sua bont dia
grazia al padre nostro che compia quello che elli cominciato, ch secondo che m stato scritto da
Roma pare che elli cominci virilmente, perci che pare che voglia attendere ad acquistare anime. E
perch io so il santo desiderio suo, speranza, se i miei peccati non lo impediscono, che tosto savar
la pace. Altro non dico, se non che tu gridi con voce e fede viva nel conspetto di Dio.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 272
A frate Raimondo da Capova dellordine de Predicatori.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi seguitatore e amatore de la verit,
a ci che siate vero figliuolo di Cristo crucifisso el quale essa verit e fiore odorifero nellOrdine
santo e nel corpo mistico de la santa Chiesa; e cos dovete essere. E non si debba lassare n vllere el
capo indietro per le spine de le molte persecuzioni, perocch troppo sarebbe matto colui che lassasse la
rosa per timore de la spina. El mio desiderio di vedervi virile e senza timore dalcuna creatura. So
certa, per la infinita bont di Dio, che adempir el desiderio mio.
Confortatevi, carissimo padre, ne la dolce Sposa di Cristo, per che quanto pi abonda in
tribulazioni e amaritudine, tanto pi promette la divina Verit di farla abondare in dolcezza e
consolazione. E questa sar la dolcezza sua: la reformazione de santi e buoni pastori, e quali sono
fiori di gloria, cio che rendono gloria e odore di virt a Dio. Questa la reformazione del fiore de
suoi ministri e pastori; non n bisogno el frutto di questa sposa dessere reformato, per che non
diminuisce n si guasta mai per li difetti de ministri. S che godete nellamaritudine, poi che la Verit
ci promesso di darci refrigerio.
Doppo lamaritudine e consolazione che io ebbi ricevendo la lettera del dolce babbo e vostra,
per che amaritudine ebbi per lo danno de la Chiesa, e vostra amaritudine la quale avevo sentita
molto intrinsicamente el d di santo Francesco ; ed ebbi allegrezza perch mi traeste di molto
pensiero, unde, lette le lettare e inteso tutto, pregai una serva di Dio che offerisse lagrime e sudori
dinanzi da Dio per la sposa e per la infermit del babbo. Unde subbito per divina grazia le crebbe uno
desiderio e una allegrezza sopra a ogni modo. E aspettando che venisse la mattina per avere la messa
che era el d di Maria e venuta lora de la messa, si pose nel luogo suo con vero cognoscimento di s,
vergognandosi dinanzi da Dio de la sua imperfezione. E levando s sopra di s con ansietato desiderio,
e speculando con locchio dellintelletto ne la verit etterna, dimandava ine quattro petizioni, tenendo
s e l padre suo dinanzi a la sposa de la verit. E prima la reformazione de la santa Chiesa.
Allora Dio, lassandosi costrignere a le lagrime, e legare a la fune del desiderio, diceva: Figliuola
mia dolcissima, vedi come lordata la faccia sua con la immondizia e amore proprio ed enfiata
superbia e avarizia di coloro che si pascono al petto suo. Ma tolle le lagrime e l sudore tuo, e trale de
la fontana de la divina mia carit, e lavale la faccia, per che io ti prometto che non le sar renduto la
bellezza sua col coltello, n con guerra n crudelt, ma con la pace, e umili e continue orazioni, sudori
e lagrime gittate con ansietato desiderio de servi miei. E cos adempir el desiderio tuo con molto
sostenere; e in neuna cosa vi mancar la mia providenzia. E poniamo che in questo si contenesse la
salute di tutto quanto el mondo, nondimeno lorazione si distendeva pi in particulare, dimandando per
tutto quanto el mondo.
Allora Dio mostrava con quanto amore aveva creato luomo, e diceva: Or vedi che ognuno mi
percuote: vedi, figliuola, con quanti diversi e molti peccati essi mi percuotono, e spezialmente col
miserabile e abominevole amore proprio di loro medesimi unde procede ogni male, col quale nno
apuzzato tutto quanto el mondo. Voi dunque, servi miei, paratevi dinanzi con le molte orazioni, e cos
miticarete lira del divino giudicio. E sappi che neuno pu escire de le mie mani, e per apre locchio
de lintelletto, e mira ne la mia mano. E, levando locchio, vedeva nel pugno suo rinchiuso tutto
luniverso mondo. E poi diceva: Io voglio che tu sappi che neuno me ne pu essere tolto, per che
tutti ci stanno o per giustizia o per misericordia, s che tutti sono miei. E perch sono esciti di me, amoli
ineffabilemente, e far lo misericordia col mezzo de servi miei.
Allora, crescendo el fuoco del desiderio, stava quasi beata e dolorosa, e rendeva grazie a la divina
bont, quasi cognoscendo che Dio lavesse manifestato e difetti de le creature perch fusse costretta a
levarsi con pi sollicitudine e maggiore desiderio. E in tanto crebbe el santo e amoroso fuoco che el
sudore dellacqua, el quale gittava, ella lo spregiava per grande desiderio che aveva di vedere escire del
corpo suo sudore di sangue (Lc 22, 44), dicendo a s medesima: Anima mia, tutto el tempo de la vita
tua i perduto, e per sono venuti tanti mali e danni nel mondo e ne la santa Chiesa, in comune e in
particulare. Ora voglio che tu remedisca col sudore del sangue.
Allora lanima, spronata dal santo desiderio, si levava molto maggiormente, e apriva locchio
dellintelletto, e speculavasi ne la divina carit, ove vedeva e gustava quanto siamo tenuti e doviamo
cercare la gloria e la loda del nome di Dio ne la salute dellanime. E a questo vi chiamava e veleggeva
la Verit etterna, rispondendo a la terza petizione, ci era la fame de la vostra salute, dicendo:
Figliuola, questo voglio che elli cerchi con ogni sollicitudine, ma questo non potrebbe n elli, n tu n
alcuno altro, avere senza le molte persecuzioni, secondo che io ve le concedar. Digli che come elli
desidera di vedere el mio onore ne la santa Chiesa, cos concepi amore a volere sostenere con vera
pazienzia, e a questo maveder che elli e gli altri miei servi cercaranno el mio onore in verit. E allora
sar el carissimo figliuolo, e riposarassi sopra el petto dellunigenito mio Figliuolo, del quale fatto
ponte perch tutti potiate giognere a gustare e ricevere el frutto de le vostre fadighe. Sapete, figliuoli,
che la strada si ruppe per lo peccato e disobedienzia di Adam, per s fatto modo che neuno poteva
giognere al termine suo; e cos non sadempiva la mia verit, che lavevo creato alla imagine e
similitudine mia (Gn 1, 26) perch elli avesse vita etterna, e participasse e gustasse me che so somma
ed etterna bont. Questa colpa germin spine e tribuli di molte tribulazioni, con uno fiume che sempre
percuote londe sue, e per io v dato el ponte del mio Figliuolo, a ci che, passando el fiume, non
annegaste. Ma aprite locchio dellintelletto, e vedete che tiene dal cielo a la terra, perocch bene di
terra non si poteva fare di tanta grandezza che fusse sufficiente a passare el fiume, e darvi vita; s che
esso un laltezza del cielo, cio la natura divina, con la terra de la vostra umanit.
Convienvi dunque tenere per questo ponte, cercando la gloria del nome mio ne la salute
dellanime, sostenendo con pena le molte fadighe, seguitando le vestigie di questo dolce e amoroso
Verbo. Voi sete miei lavoratori, che v messi a lavorare ne la vigna de la santa Chiesa (Mt 20, 1 7)
perch io voglio fare misericordia al mondo. Ma guardate che voi non teniate di sotto, per che ella non
la via della verit.
Sai tu chi sono coloro che passano di sotto a questo ponte? Sono gli iniqui peccatori, per li quali
io vi prego che voi mi preghiate, e per cui io vi richeggio lagrime e sudori, per che giacciono ne la
tenebre del peccato mortale. Costoro vanno per lo fiume e giongono alletterna dannazione, se gi essi
non tolgono el giogo mio, e pongonlo sopra di loro (Mt 11, 29). E alquanti sono che col timore de la
pena si recano da la riva, ed escono del peccato mortale; sentono le spine de le molte tribulazioni e per
sono esciti del fiume.
Ma se essi non commettono negligenzia e non dormono nellamore proprio di loro medesimi, essi
sattaccano al ponte, e cominciano a salire, amando la virt; ma se essi permangono ne lamore proprio
e in negligenzia, ogni cosa lo fa male, e non sono perseveranti, ma uno vento contrario che gionga gli
fa tornare al vomito (2Pt 2, 22; Pr 26, 11).
Veduto che ebbe in quanti diversi modi lanima sannegava, ed elli diceva: Mira quelli che
vanno per lo ponte di Cristo crucifisso. E molti ne vedeva, che corrivano senza alcuna pena, perch
non avevano el peso de la propria volont: e questi erano e veri figliuoli e quali, abandonati loro
medesimi, andavano con ansietato desiderio cercando solo lonore di Dio e la salute dellanime. E i piei
dellaffetto loro tenevano e andavano per Cristo crucifisso, che era esso ponte. Corriva lacqua di sotto;
e le spine erano conculcate da loro piei, e per non lo faceva male: cio, che nellaffetto loro non
curavano le spine de le molte persecuzioni, ma con pazienzia vera portavano le prosperit del mondo,
che sono quelle crudeli spine che danno morte allanima che le possede con disordenato amore. Essi le
spregiavano come se fussero state veleno; e a neuna altra cosa atendevano se non di dilettarsi in croce
con Cristo, perch el loro obiecto era elli. Altri verano, che andavano lentamente. E perch andavano
lenti? perch savevano posto dinanzi allocchio dellintelletto non Cristo crucifisso, ma le consolazioni
che traevano da Cristo crucifisso, le quali lo dava amore imperfetto. E allentavano spesso nellandare,
s come fece Pietro inanzi a la Passione, quando saveva posto dinanzi a s solo el diletto de la
conversazione di Cristo; e per venne meno, essendoli tolto lobiecto de la consolazione. Ma quando si
fortific, poi che ebbe perduto s, non volse cognoscere altro n cercare, se non Cristo crucifisso. Cos
questi cotali sono debili, e allentano landare del santo desiderio quando si veggono levare dinanzi da la
mente loro lobiecto del diletto, e de le proprie consolazioni. Unde, giognendo poi le punture o di
tentazioni dal dimonio, o da le creature, o da loro medesimi duna tenerezza spirituale che nno,
vedendosi privati di quella cosa che amavano, vengono meno e indebiliscono ne la via di Cristo
crucifisso, perch in Cristo crucifisso nno voluto seguitare el Padre, e gustare la dolcezza delle molte
consolazioni. Perch nel Padre non pu cadere pena, ma s nel Figliuolo; e per dicevo che seguitavano
el Padre.
E vedevasi che non si poteva remedire la debilezza loro se non seguitassero el Figliuolo; e cos
diceva la Verit etterna: Io dico che neuno pu venire a me se non per questo mezzo dellunigenito
mio Figliuolo, per che elli colui che v fatta la via la quale dovete seguitare. Elli via e verit e vita
(Gv 14, 6), e quelli che vanno per questa via gustano e cognoscono la verit, e gustano lamore
ineffabile che io l, ne le pene che elli sostenute per loro. Sai bene che se io non vavesse amati, non
vavarei dato s fatto ricompratore, ma perch etternalmente io vamai, per posi e diei allobrobiosa
morte della croce questo unigenito mio Figliuolo, el quale, con lobedienzia sua e con la morte,
consum la disobedienzia di Adam e la morte de lumana generazione. E cos cognoscono la mia
verit, e cognoscendo la verit seguitano la verit; e cos ricevono la vita durabile, perch sono tenuti
per la via di Cristo crucifisso, e gionti e passati per la porta della verit, e truovansi nel mare pacifico
co veri gustatori. S che vedi, figliuola mia, che essi non si possono fortificare in altro modo. N elli si
potrebbe unire con la sposa de la mia Verit, n giognere a questa perfezione a la quale io l eletto, se
non per questa via. Ogni altra con pena e imperfetta, se non questa; perch pena non d se non la
propria volont, o spirituale o temporale che sia.
Chi non volont privato dogni pena affliggitiva di s; solo la pena intollerabile della offesa
mia gli rimane, ordenata con modo, perch condita col condimento de la carit, la quale fa lanima
prudente, che per neuna pena la fa scordare da la dolce volont mia.
Altri verano che, poi che erano cominciati a salire ci erano coloro che cominciavano a
cognoscere la colpa loro, solo per timore de la pena che lo seguitava doppo la colpa e per serano
levati dal peccato, cio per timore de la pena, el quale timore era imperfetto, ma molti ne vedeva corrire
dal timore imperfetto al perfetto, e questi andavano con sollicitudine nel secondo stato e allultimo.
Ma molti ve naveva che con negligenzia si ponevano a sedere allentrata del ponte con questo
timore servile; e tanto avevano preso per spizziconi el loro cominciare, e s tiepidamente, che non
agiognendo punto di fuoco di cognoscimento di loro medesimi e de la bont di Dio in loro, si
rimanevano nella loro tepidezza. Di questi cotali diceva la dolce Verit: Vedi, figliuola, che
impossibile sarebbe che costoro, che non vanno innanzi esercitando la virt, che non tornassero
indietro. E questa la cagione: perch lanima non pu vivere senza amore; e quello che ella ama,
quello si studia di pi cognoscere e servire, e se non studia in cognoscere s dove meglio cognosce la
larghezza e abondanzia de la mia carit , non cognoscendo, non ama; non amando, non mi serve.
Essofatto che privata di me, perch non pu stare senza amore, ritorna al miserabile proprio di s
medesimo. Costoro fanno come el cane, che, poi che mangiato, bomica, e poi per la immondizia sua
pone locchio sopra el bomico e piglialo, e cos immondamente si notrica; cos costoro negligenti, posti
in tanta tepidezza, nno bomicato, per timore de la pena, e fracidumi de peccati per la santa
confessione, cominciando un poco a volere entrare per la via della verit. Unde, non andando innanzi,
conviene che tornino adietro, vollendo locchio dellintelletto al bomico di prima; sonsi levati del
vedere la pena e tornati a vedere el diletto sensitivo, per la quale cosa nno perduto el timore, e per si
ripigliano el bomico, notricandosi gli affetti e desiderii loro de le proprie immondizie, unde molto
saranno pi reprensibili e degni di punizione costoro che gli altri. Or cos so offeso iniquamente da le
mie creature, e per voglio, figliuoli carissimi, che non allentiate e desiderii vostri; ma crescano,
notricandovi in su la mensa del santo desiderio. Levinsi e veri servi miei, e imparino da me, Verbo, a
ponarsi le pecorelle smarrite in su la spalla (Lc 15, 4-5), portandoli con pena e con molte vigilie e
orazioni. E cos passarete per me, che so ponte, come detto , e sarete sposi e figliuoli de la mia Verit;
e io infondar una sapienzia, con uno lume di fede, el quale vi dar perfetto cognoscimento de la verit;
unde acquistarete ogni perfezione.
E poi che a la benignit e piet di Dio piacque di manifestare s medesimo e le cose segrete sue
a le quali cose, padre dolcissimo, la lingua ci viene meno, e lintelletto pare che ci soffuschi, tanto
assottigliato el suo vedere el desiderio vive spasimato, in tanto che tutte le potenzie dellanima
gridano a una di volere lassare la terra, poich c tanta imperfezione, e dirizzarsi e giognere al fine suo
a gustare co veri cittadini la somma ed etterna Trinit, ove si vede rendere gloria e loda a Dio; ove
rilucono le virt, la fame e l desiderio de veri ministri e perfetti religiosi, e quali stettero in questa
vita come lucerna ardente posta in sul candelabro (Mt 5, 15; Mc 4, 21; Lc 8, 16, ) de la santa Chiesa, a
rendere lume a tutto quanto il mondo.
Oim, babbo, quanta differenzia era da loro a quelli che sono al d doggi, de quali si lamentava
con zelo di grande giustizia, dicendo: Costoro nno preso la condizione de la mosca, che tanto brutto
animale, la quale, ponendosi in su la cosa dolce e odorifera, non si cura, poich ella partita, di ponersi
in su le cose fastidiose e immonde. Cos questi iniqui sono posti a gustare la dolcezza del sangue mio; e
non si curano, poi che sono levati dalla mensa dellaltare, da consecrare e ministrare el corpo e l
sangue mio e gli altri sacramenti de la santa Chiesa (e quali sono odoriferi, pieni di dolcezza e di
grande soavit, in tanto che d vita allanima, che el gusta in verit, e senza esso non pu vivere), essi
non si curano di ponersi in tanta immondizia, quanto e pongono la mente e l corpo loro: che, non
tanto che ella puta a me tanta iniquit, ma le dimonia nno a schifo questo peccato tanto miserabile.
Poi che la divina bont, carissimo padre, sopra le tre petizioni ebbe risposto, come detto , rispose
a la quarta petizione che si dimandava, dimandando laiutorio e providenzia di Dio che provedesse in
alcuno caso che era adivenuto dalcuna creatura, el quale per scritto non vi posso contiare, ma con la
parola viva vel dir se gi Dio non mi facesse tanto di grazia e di misericordia che lanima mia si
partisse da questo miserabile corpo prima che io vi vedesse, el quale una legge perversa che sempre
impugna contra lo spirito. E voi sapete bene che io dico la verit, s che grazia mi sarebbe a esserne
privata . Dicevo, e dico, che la Verit etterna degn di rispondere alla quarta e allansietato desiderio
che dimandava, dicendo: Figliuola, la mia providenzia non mancar mai a chi la vorr ricevere, ci
sono coloro che perfettamente sperano in me. Costoro sono quelli che mi chiamano in verit, non
solamente con la parola, ma con affetto, e col lume della santissima fede. Non gustaranno me n la
providenzia mia coloro che solamente col suono della parola mi chiamaranno Signore, Signore!, ch
io loro se con altra virt non mi dimandano non cognosciar (Mt 7, 22 23; Lc 13, 25), n saranno
cognosciuti da me per misericordia, ma per giustizia. S che io ti dico che la mia providenzia non lo
mancar se essi spereranno in me. Ma io voglio che tu vegga con quanta pazienzia e me li conviene
portare, loro e laltre mie creature, le quali io create allimagine e similitudine mia (Gn 1, 26), con
tanta dolcezza damore. Unde aprendo locchio dellintelletto, per obedire al comandamento suo,
nellabisso dalla sua carit, allora si vedeva come elli era somma ed etterna bont, e come per solo
amore elli aveva creati e ricomprati del sangue del Figliuolo suo tutte le creature che nno in s
ragione; e con questo amore medesimo dava ci che elli dava: tribulazione e consolazione, ogni cosa
era dato per amore e per provedere a la salute delluomo, e non per alcuno altro fine.
E diceva: El sangue sparto per voi vi manifesta che questo la verit. Ma essi, come acecati per
lo proprio amore che nno di loro, si scandalizzano con molta impazienzia, giudicando in male, e in
loro danno e ruina e in odio, quello che io fo con amore e per loro bene, per privarli de le pene etternali,
e per guadagno dar lo vita etterna. Perch dunque si lagnano di me, e odiano quello che debbono avere
in reverenzia, e vogliono giudicare gli occulti miei giudicii, e quali sono tutti dritti? Ma essi fanno
come el cieco che col tatto de la mano, e alcuna volta col sapore del gusto e alcuna volta col suono de
la voce vorr giudicare in bene e in male secondo el suo infermo e piccolo sapere, e non si vorr
attenere a colui che lume, ma, come matto, vuole andare col sentimento della mano, che ingannata
nel suo toccare, perch non lume in discernere el colore. E cos el gusto singanna, perch non vede
lanimale immondo che si pone in sul cibo. Lorecchia ingannata nel diletto del suono, perch non
vede colui che canta, che con quello suono non guardandosi da lui per lo diletto gli pu dare la
morte. Cos fanno costoro, e quali come acecati, e perduto el lume della ragione, toccando con la mano
del sentimento sensitivo e diletti del mondo, gli paiono buoni. (Ma perch elli non vede, non saguarda
che elli uno panno meschiato di molte spine con molta miseria di grandi affanni, in tanto che el cuore
che le possede, incomportabile a s medesimo). Cos la bocca del desiderio, che disordenatamente
lama, gli paiono dolci e soavi a prenderli; ed e v su lanimale immondo de molti peccati mortali,
che fanno immonda lanima.
Se elli non va col lume della fede a purificarla nel sangue, n morte etternale.
Ludire e lamore proprio di s, che gli fa uno dolce suono, perch lanima corre dietro allamore
della propria sensualit < ... > ma perch non vede, ingannata del suono, e truovasi menato nella
fossa, legato col legame della colpa ne le mani de nemici suoi, per che, come acecati dal proprio
amore, e con la fidanza che nno posta nel loro proprio amore e sapere, non sattengono a me, che so
via e guida loro, e so vita e lume; e chi va per me, non pu essere ingannato n andare per la tenebre.
Non si fidano di me, che non voglio altro che la loro santificazione e lo do e permetto ogni cosa per
amore, e sempre si scandalizzano in me; e io con pazienzia gli porto e gli sostengo, perch io gli amai
senza essere amato da loro. Ed essi sempre mi perseguitano con molta impazienzia odio e
mormorazioni, e con molta infedelit; e voglionsi ponere a investigare, secondo el loro vedere cieco, gli
occulti miei giudicii, e quali sono fatti tutti giustamente e per amore. E non cognoscono ancora loro
medesimi; e per veggono falsamente, ch chi non cognosce s medesimo, non pu cognoscere me, n
le giustizie mie, in verit. Vuogli ti mostri, figliuola, quanto el mondo ingannato de misterii miei? Or
apre locchio dellintelletto, e raguarda in me. E, mirando con ansietato desiderio, dimostrava la
dannazione di colui per cui era adivenuto el caso e di cui era pregato, dicendo: Io voglio che tu sappi
che per camparlo delletterna dannazione, ne la quale tu vedi chelli era, io gli permissi questo caso, a
ci che col sangue suo nel sangue mio avesse vita; perch non avevo dimenticato la reverenzia e amore
che aveva alla mia dolcissima madre Maria, s che per misericordia l fatto quello che glignoranti
tengono in crudelt. E tutto questo ladiviene per lamore proprio di loro, el quale l tolto el lume: e
per non cognoscono la verit. Ma se essi si volessero cavare la nuvila, la cognosciarebbero e
amarebbero, e cos averebbero ogni cosa in reverenzia; e nel tempo de la ricolta ricevarebbero el frutto.
Ma in tutto, e in questo e in ogni altra cosa, figliuoli miei, adempir el desiderio loro, con molto
sostenere; e la mia providenzia sar presso di loro, poco e assai, secondo la misura che essi si
confideranno in me. E ci che io provedar pi che la misura loro non tiene, el far per adempire el
desiderio de servi miei che per loro mi pregano, perch io non so dispregiatore di coloro che
umilemente madimandano o per loro o per altrui: io tinvito a chiedere misericordia a me per loro e
per tutto quanto el mondo. Concepete, figliuoli, e parturite el figliuolo dellumana generazione, con
odio e dispiacimento del peccato, e con affocato e spasimato amore.
O carissimo e dolcissimo padre, allora, vedendo e udendo tanto da la prima dolce Verit, el cuore
per mezzo pareva che si partisse. Io muoio e non posso morire. Abbiate compassione alla miserabile
figliuola, che vive in tanto stento per tanta offesa di Dio, e non con cui sfogarsi; se non che lo Spirito
santo m proveduto dentro da me con la clemenzia sua, e di fuore m proveduto di spassarmi con
lo scrivere.
Confortianci tutti in Cristo dolce Ges e le pene ci sieno refrigerio, e acettiamo con grande
sollicitudine el dolce invitare, e senza negligenzia, padre dolce. Rallegratevi, poich tanto dolcemente
sete chiamato; e sostenete con grande allegrezza e pazienzia, senza pena affliggitiva, se volete essere
sposo della verit, e consolare in voi lanima mia. In altro modo non potreste avere la grazia, e me
terreste in grande amaritudine. E per vi dissi che io desideravo di vedervi seguitatore e amatore della
verit.
Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Benedicete frate Matteo in Cristo
dolce Ges.
Questa lettera, e unaltra che io ve ne mandai, scritte di mia mano in su lIsola della Rocca, con
molti sospiri e abondanzia di lagrime, in tanto che locchio, vedendo, non vedeva; ma piena
damirazione ero di me medesima, e de la bont di Dio considerando la sua misericordia verso le sue
creature che nno in loro ragione , e de la sua providenzia, la quale abondava verso di me, che per
refrigerio, essendo privata de la consolazione la quale per mia ignoranzia io non cognobbi maveva
dato e proveduto col darmi lattitudine dello scrivere, a ci che, discendendo da laltezza, avessi
un poco con che sfogare el cuore perch non scoppiasse. Non volendomi trare ancora di questa
tenebrosa vita, per amirabile modo me la form nella mente mia, s come fa el maestro al fanciullo, che
gli d lessemplo. Unde, subbito che fuste partito da me, col glorioso evangelista e Tomaso dAquino
cos dormendo cominciai a imparare.
Perdonatemi del troppo scrivere, per che le mani e la lingua saccordano col cuore. Ges
dolce, Ges amore.

LETTERA 273
Questa lettera mand essa Caterina al padre dellanima sua frate Ramondo, notificandoli una
singulare grazia impetrata per uno giovano perugino, al quale in Siena fu tagliata la testa, ed ella la
ricolse in mano.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliuolo mio caro in Cristo Ges, io Caterina, serva e
schiava de servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con
desiderio di vedervi affogato e anegato nel sangue dolce del Figliuolo di Dio, el quale sangue intriso
col fuoco dellardentissima carit sua.
Questo desidera lanima mia, cio di vedervi in esso sangue, voi e Nanni e Iacomo. Figliuolo, io
non veggo altro remedio che veniamo a quelle virt principali le quali sono necessarie a noi. Non
potrebbe venire, dolcissimo padre, lanima vostra, la quale mi s fatta cibo e non passa ponto di
tempo che io non prenda questo cibo alla mensa del dolce Agnello, svenato con tanto ardentissimo
amore : dico che, se non fuste anegati nel sangue, non perverreste alla virt piccola de la vera umilit,
la quale nasciar dellodio, e lodio da lamore. E cos lanima nesce con perfettissima purit, s come
el ferro esce purificato de la fornace. Cos voglio che vi serriate nel costato uperto del Figliuolo di Dio,
el quale una bottiga aperta, piena dodore, in tanto che l peccato diventa odorifero. Ine la dolce sposa
si riposa nel letto del fuoco e del sangue, ine vede ed manifestato el segreto del cuore del Figliuolo di
Dio. O botte spillata, la quale dai bere e inebbrii ogni inamorato desiderio, e dai letizia e illumini ogni
intendimento, e riempi ogni memoria che ine saffadiga, in tanto che altro non pu ritenere, n altro
intendere, n altro amare se non questo dolce e buono Ges, sangue e fuoco, ineffabile amore! Poi che
lanima mia sar beata di vedervi cos anegati, io voglio che facciate come colui che attegne lacqua
con la secchia, la quale acqua l santo desiderio: versate lacqua sopra l capo de fratelli vostri, e
quali sono membri nostri, legati nel corpo de la dolce sposa. E guardate che per illusione di dimonio, le
quali so che vnno dato impaccio e daranno, o per detto di creatura, non tiriate adietro, ma sempre
perseverate, ogni otta che vedeste la cosa pi fredda, infine che vediamo spargere el sangue con dolci e
amorosi desiderii.
Su su, padre mio dolcissimo, e non dormiamo pi, ch io odo novelle che io non voglio pi n
letto n testi. cominciato gi a ricevare uno capo nelle mani mie, el quale mi fu di tanta dolcezza, che
l cuore nol pu pensare, n la lingua parlare, n locchio vedere, n orecchie udire. And el desiderio
di Dio, tra gli altri misterii fatti inanzi, e quali non dico ch troppo sarebbe longo.
Andai a visitare colui che vi sapete, e elli ricevette tanto conforto e consolazione che si confess
e disposesi molto bene. E fecemisi promettare per lamore di Dio che, quando venisse el tempo della
giustizia, io fusse con lui, e cos promisi e feci. Poi, la mattina inanzi la campana, andai a lui, e
ricevette grande consolazione; menlo a udire la messa e ricevette la santa comunione, la quale mai
pi non aveva ricevuta. Era quella volont acordata e sottoposta alla volont di Dio; solo vera rimaso
uno timore di non essere forte in su quello punto: ma la smisurata e affocata bont di Dio lo ingann,
creandoli tanto affetto e amore nel desiderio di Dio, che non sapeva stare senza lui, dicendo: Sta
meco e non mabbandonare, e cos non star altro che bene, e morr contento!; e teneva el capo suo in
sul petto mio.
Io sentivo uno giubilo, uno odore del sangue suo, e non era senza lodore del mio, el quale io
aspetto di spandere per lo dolce Sposo Ges. Crescendo el desiderio nellanima mia e sentendo el
timore suo, dissi: Confortati, fratello mio dolce, ch tosto giognaremo alle nozze. Tu nandarai
bagnato nel sangue dolce del Figliuolo di Dio, col dolce nome di Ges, el quale non voglio che tesca
de la memoria; io taspettar al luogo de la giustizia. Or pensate, padre e figliuolo, che l cuore suo
perd ogni timore, la faccia sua si transmut di tristizia in letizia; godeva e essultava e diceva: Unde
mi viene tanta grazia che la dolcezza dellanima mia maspettar al luogo santo de la giustizia? (
gionto a tanto lume che chiama el luogo de la giustizia luogo santo!) E diceva: Io andar tutto gioioso
e forte, e parrammi mille anni che io ne venga, pensando che voi maspettarete ine; e diceva parole
tanto dolci che da scoppiare della bont di Dio! Aspettlo al luogo de la giustizia e aspettai ine con
continua orazione e presenzia di Maria e di Caterina vergine e martire. Inanzi che giognesse elli, posimi
gi, e distesi el collo in sul ceppo; ma non mi venne fatto che io avessi laffetto pieno di me ine su.
Pregai e constrinsi Maria che io volevo questa grazia, che in su quello punto gli desse uno lume e pace
di cuore, e poi el vedesse tornare al fine suo. Empissi tanto lanima mia che, essendo la moltitudine del
popolo, non potevo vedere creatura, per la dolce promessa fatta a me. Poi egli gionse, come uno
agnello mansueto, e, vedendomi, cominci a ridere, e volse che io gli facesse el segno de la croce; e,
ricevuto el segno, dissi: Giuso alle nozze, fratello mio dolce, che test sarai alla vita durabile! Posesi
gi con grande mansuetudine, e io gli distesi el collo, e chinmi gi e ramentli el sangue de
lAgnello: la bocca sua non diceva se non Ges e Caterina, e cos dicendo ricevetti el capo ne le
mani mie, fermando locchio nella divina bont, dicendo: Io voglio!.
Allora si vedeva Dio e Uomo, come si vedesse la chiarit del sole, e stava aperto e riceveva
sangue nel sangue suo: uno fuoco di desiderio santo, dato e nascosto nellanima sua per grazia,
riceveva nel fuoco della divina sua carit. Poi che ebbe ricevuto el sangue e l desiderio suo, ed egli
ricevette lanima sua e la misse nella bottiga aperta del costato suo, pieno di misericordia, manifestando
la prima Verit che per sola grazia e misericordia egli el riceveva, e non per veruna altra operazione.
O quanto era dolce e inestimabile a vedere la bont di Dio, con quanta dolcezza e amore
aspettava quella anima partita dal corpo volto locchio de la misericordia verso di lui quando venne
a entrare dentro nel costato, bagnato nel sangue suo, che valeva per lo sangue del Figliuolo di Dio
cos ricevette da Dio per potenzia: fu potente a poterlo fare ; e l Figliuolo, sapienzia Verbo incarnato,
gli don e feceli participare el crociato amore col quale elli ricevette la penosa e obrobiosa morte, per
lobedienzia che elli osserv del Padre in utilit de lumana natura e generazione; le mani de lo Spirito
santo el serravano dentro. Ma elli faceva uno atto dolce, da trare mille cuori non me ne maraviglio,
per che gi gustava la divina dolcezza : volsesi come fa la sposa quando gionta alluscio de lo
sposo, che vlle locchio e l capo adietro, inchinando chi l acompagnata, e con latto dimostra segni
di ringraziamento.
Riposto che fu, lanima mia si ripos in pace e in quiete, in tanto odore di sangue che io non potei
sostenere di levarmi el sangue, che mera venuto adosso, di lui. Oim, misera miserabile, non voglio
dire pi: rimasi nella terra con grandissima invidia. Parmi che la prima pietra sia gi posta, e per non
vi maravigliate se io non vimpongo che l desiderio di vedervi altro che anegati nel sangue e nel fuoco
che versa el costato del Figliuolo di Dio.
Or non pi negligenzia, figliuoli miei dolcissimi, poi che l sangue cominci a versare e a
ricevare vita.

LETTERA 274
A Francesco sarto predetto e a monna Agnesa sua donna.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondati nel timore santo di Dio, per che
senza questo timore non potreste participare la vita de la grazia in voi.
Questo timore santo caccia ogni timore servile che fusse nellanima e d grande sicurt, in tanto
che per compire la volunt di Dio, non teme n cura di dispiacere agli uomini. Questi non cura
rimproverio, strazii o villania; n teme di perdere la sustanzia temporale, o eziandio la vita, purch si
vegga fare il debito suo di rendere gloria e loda al nome di Dio: levato locchio suo da la terra, e
postolo nel suo Creatore, seguitando con grande sollicitudine le vestigie di Cristo crucifisso. Tutte
loperazioni sue sono dirizzate e ordinate secondo la volont di Dio: sta ne la dilezione de la carit con
tutte le creature che nno in loro ragione. Ogni bene, riposo, pace e quiete esce di questo santo e dolce
timore; e ogni perfezione ne seguita allanima che fondata in verit in esso. E per vi dissi che io
desideravo di vedervi fondati nel detto timore santo: e cos vi prego che facciate per lamore di Cristo
crucifisso.
Ebbi per Sandro le vostre lettere. Rispondovi che del fatto de lo spedale non si pu qua impetrare
neuna grazia di perdono, o daltro, se prima non fatto e inviato; e per prima sacconci e comincisi, e
poi brigaremo di inaffiarlo col sangue di Cristo, el quale ci ministrar el vicario suo.
Io non sono per fare ora altro passaggio, per che il passaggio qui, perch abbiamo glinfedeli e
i persecutori de la Chiesa di Dio allato alluscio, s che non da andare altrove per passaggio.
Io vi mandai pi d fa per uno frate Predicatore el privilegio de la indulgenzia: rispondete se
lavete avuto, e fatene come allora vi scrissi. Confortate Bartalo e monna Orsa, e benedicete i fanciulli
loro e Bastiano.
Siavi racomandato Giannozzo, e confortatelo e benedicetelo molto per mia parte. Altro non vi
dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Fate che io vi senta crescere in virt, e non essere
sempre fanciulli. Ges dolce, Ges amore.
A monna Agnesa dico che non venga qua, ma se mi volete trovare, andatevene a la croce.
Quando sar tempo, Dio ci dar el modo e lattitudine che noi siamo insieme.

LETTERA 275
A frate Ramondo da Capova dellordine de Predicatori.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spogliato el cuore e laffetto dogni amore
proprio di voi, acci che lamore proprio non vimpedisca che voi non siate sposo della verit, e non vi
faccia pastore timido, acci che per timore non lassiate el zelo della santa giustizia e verso di voi e
verso de sudditi vostri.
Per che, in colui che sta nellamore proprio di s, non reluce la giustizia: n a s, rendendo a s
quello che suo cio rendendosi odio e dispiacimento per conoscimento di s ; n a Dio rende
gloria e loda al nome suo; e al suddito non d essemplo di santa e perfetta vita; n non d la reprensione
al difettuoso, n la benivolenzia al buono, confermandolo, e aitandolo a navicare nellOrdine santo. S
che colui che sta nellamore proprio commette ingiustizia e non tiene giustizia, e per c bisogno di
spogliarci di noi, e vestirci di Cristo crocifisso, e salire in sulla navicella della santissima croce, e
navicare in questo mare tempestoso senza timore: per che, a chi in su questa navicella, non gli
bisogna temere di timore servile, per che la nave fornita di qualunque cibo lanima vuole divisare.
E venendo e venti contrarii, che ci percotessero o ritardassero che non potessimo cos tosto
adempire e nostri desiderii, non ce ne curiamo; ma stiamo con fede viva, per che e ci che
mangiare, e la navicella forte s e per siffatto modo che neuno vento s terribile che, percotendola
nello scoglio, che ella si rompa mai. bene vero che spesse volte la navicella ci lassa ricoprire allonde
del mare, e fallo non perch noi afoghiamo, ma perch noi cognosciamo meglio e pi perfettamente el
tempo pacifico dal tempestoso; e acci che nel tempo pacifico noi disordinatamente non ci fidiamo; e
perch noi torniamo al santo timore con umile e continua orazione, con santo e affocato desiderio,
cercando lonore suo e la salute dellanime in su questa navicella della croce: e per ci permette che l
dimonio, la carne, e l mondo, colle molte persecuzioni, ci ricuoprano colle tempestose onde loro.
Ma lanima ch in su questa navicella non sta solamente alla riva, ma gittasi nel mirollo dentro
nel fondo della nave, nellabisso del cruciato e affocato amore di Cristo crocifisso: non gli far male
alcuno, ma molto pi confortato e virile si levar a volere portare pene e fadighe e rimproverii nel
mondo senza colpa, avendo gustato e provato nellonde la divina providenzia. Adunque, spogliato
dellamore proprio, e vestito della dotrina di Cristo crocifisso, vi prego e voglio che intriate in questa
navicella della santissima croce, e con essa navichiate per questo mare tempestoso, col lume della
santissima fede viva, e colla margarita della vera e santa giustizia verso di voi e verso de sudditi vostri.
Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 276
A una meretrice in Perugia, a petizione duno suo fratello.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti participare el sangue del Figliuolo di Dio,
per che senza el sangue non puoi avere la vita. Chi sonno coloro che participano el sangue? Coloro
che vivono col santo e dolce timore di Dio: chi teme Dio, vuole inanzi morire che ofendarlo mai
mortalmente.
Per, figliuola mia, io piango e dolgomi che tu, creata alla immagine e similitudine di Dio (Gn 1,
26), ricomprata del prezioso sangue suo, non riguardi la tua degnit, n il grande prezzo che fu pagato
per te; ma pare che tu faccia come l porco che sinvolle nel loto. Cos tu tinvolli nel loto della
immondizia; fatta se serva e schiava del peccato; preso i per signore el dimonio, a lui servi el d e la
notte. Pensati che l signore d al servo suo di quello chegli : se tu servi al dimonio, tu participi del
suo. Or che il dimonio, figliuola mia? Tenebre, tempeste, amaritudine, pena, tormenti, fragelli; nel
luogo suo v pianto e stridore di denti, privazione della visione di Dio, nella quale visione sta la
beatitudine de lanima. Di questa beatitudine ne furono privati essi dimoni per la superbia loro; e cos
coloro che seguitano la volont del dimonio sonno privati dessa visione.
Or quante sonno quelle pene intolerabili che sonno date a lanima che va dietro a la niquit de
peccati mortali, non lingua sufficiente a poterlo narrare. Oim, oim ch a pensare che tu abi perduta
la memoria del tuo Creatore, e che tu non vedi che tu se fatta come l membro ch tagliato,
chessendo tagliato, subito si secca: cos tu essendo tagliata e divisa da Cristo per lo peccato mortale,
se fatta come el legno arido e secco (Gv 15, 6), senza neuno frutto: in questa vita cominci larra de lo
nferno.
Or non pensi tu, figliuola, quanta la servitudine tua, e quanto ella misera miserabile? Ch in
questa vita i lo nferno, e i la conversazione delle dimonia oribili. Esce, esce di questa pericolosa
servitudine e tenebre, nella quale ti se condotta. Oim, se mai tu nol facessi per amore di Dio, almeno
per la vergogna e confusione del mondo el dovaresti fare. Or non vedi tu che tu se colei che ti dai nelle
mani degli uomini a fare strazio, scherni e scempio delle carni tue? Or non vedi che tu se amata e ami
duno amore mercennaio che ti d morte; che tanto ami o se amata quanto ne tragono, o tu ne trai,
diletto o utilit? Tratto a s el diletto e l dono, tratto a s lamore, per che non fondato in Dio, ma
fondato nel dimonio.
Pensati, figliuola, che tu i a morire, e non sai quando. Per disse el nostro dolce Salvatore:
State aparechiati, ch voi non sapete n l d n lora che voi sarete richiesti. E santo Giovanni dice:
Egli gi posta la scure a la radice de lalbore: non se non a tagliare (Mt 3, 10; Lc 3, 9). Pensa che
se ora el sommo giudice ti richiede, tu se trovata nelle mani delle dimonia e in stato di dannazione.
Comparire ti conviene, e non i chi risponda per te, ch coloro che possono rispondare, aiutarti e
sovenirti ci sonno le virt , tu non li; ma bene i quelli amici che ti condenaranno dinanzi al
giudice vero: ci sonno el mondo, il dimonio e la carne, cui tu i servito con tanta solecitudine. Essi
tacusano, manifestando con grande tua confusione e vergogna lofese che tu i fatte a Dio; condannati
a la morte etternale, menanti a la loro compagnia, dove fuoco, puzza di solfo, stridore di denti, freddo,
caldo, e l vermine della coscienzia che sempre il rimorde e riprendelo, perch si vede per suo difetto
esser privato della visione di Dio, ed esser degno della visione delle demonia. Or questo il merito che
tu i del servigio e fatica che tu i durata per servire al mondo, al dimonio e a la carne.
Adunque, poich tu veghi che ti fanno degna di tanto male, e privanti di tanto bene, fatti una
santa forza a te medesima: levati di tanta miseria e fracidume, ricorre al tuo Creatore, che ti ricever,
pure che tu voglia lassare el peccato mortale e tornare a lo stato della grazia. Io ti dico, dolcissima
figliuola mia, che se tu bomicarai el fracidume del peccato per la santa confessione, con proponimento
di non cadere pi n tornare a bomico (2Pt 2, 22; Pr 26, 11), dice la dolce benignit di Dio: Io ti
prometto che non mi ricordar che tu mofendessi mai. E veramente cos : che colui che punisce per
contrizione e dispiacimento el peccato, Idio nol vuole punire ne laltra vita. Non ti paia faticoso.
Ricorre a quella dolce Maria ch madre di piet e di misericordia: ella ti menar dinanzi a la presenzia
del Figliuolo suo, mostrandoli per te el petto con che ella lalatt, inchinandolo a farti misericordia.
Tu, come figliuola e serva ricomprata del sangue (1Pt 1, 19), entra alora ne le piaghe del
Figliuolo di Dio, dove trovarai tanto fuoco dinefabile carit, che consumar e ardar tutte le miserie e
difetti tuoi. Vederai che t fatto bagno di sangue per lavarti de la lebra del peccato mortale e della tua
immondizia, ne la quale tanto tempo se stata. Non ti schifar el dolce Dio tuo. Acompagnati e impara
da quella dolce e inamorata Madalena che, subito chella ebbe veduto il male e l difetto suo, e vide s
ne lo stato della dannazione, subbitamente si leva con grandissimo odio de lofesa di Dio e amore de la
virt. Va cercando per potere trovare misericordia, vede bene che non la pu trovare altro che in Cristo
dolce Ges, e per ella se ne va a lui; e non mira n a onore n a vitoperio, ma umilemente se li gitta a
piei. Ine per amore, dolore e amaritudine, con perfetta umilit riceve la rimessione de peccati suoi. Ella
merita dudire quella dolce parola: Maria, va in pace (Lc 7, 50) e non peccare pi (Gv 8, 11).
Or cos fa tu, figliuola mia dolcissima: ricorre a lui; guarda quellatto umile di Madalena che si
pone a piei (Lc 7, 38) manifestando laffetto suo che ella si moveva con contrizione di cuore , e
non si reputa degna dandare dinanzi a la faccia del maestro suo. Cos tu esce col cuore, con laffetto e
col corpo, e non dormire pi, per che tu non i tempo; da che tu non i tempo, non aspetare il tempo.
Risponde a Cristo crocifisso che ti chiama con boce umile; corre dietro a lodore de longuento suo (Ct
1, 3); bgnati nel sangue di Cristo crocifisso, ch a questo modo participarai el frutto del sangue suo.
Cos desidera lanima mia di vederti participare el Sangue, e che tu sia membro legato per grazia nel
tuo capo Cristo crocifisso.
E se tu mi dicessi: El non avere di che vivare mi ritrae, e io ti dico che Dio ti proveder; e anco
sentito dal tuo fratello carnale che ti vuole aitare in ci che bisogna. Non volere dunque aspetare el
divino giudicio, el quale cadarebbe sopra di te se tu questo non facessi. Non volere pi essere membro
del diavolo, ch come laccio suo ti se posta a pigliare le creature. Non basta assai el male che tu fai per
te; pensati di quanti tu se cagione di fare andare a lo nferno. Non dico pi. Ama Cristo crocifisso; e
pensa che tu debi morire e non sai quando.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore, Maria dolce madre.

LETTERA 277
A la detta monna Alessa, essendo essa Caterina a Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti, te e laltre, spose e serve fedeli a Cristo
crucifisso, a ci che sempre rinnoviate el pianto per onore di Dio e per salute dellanime, e per la
reformazione de la santa Chiesa.
Ora il tempo che voi vi serriate dentro nel cognoscimento di voi, con continua vigilia e
orazione, a ci che l sole tosto si levi, poi che laurora cominciata a venire. Laurora venuta, per
che la tenebre che cera de molti peccati mortali, e quali si commettevano per loffizio che si diceva,
levata via, a male grado di chi l voluto impedire, e tiensi lo interdetto. Grazia, grazia sia al nostro
dolce Salvatore, che non spregiatore dellorazioni umili, n de le lagrime e affocati desiderii de servi
suoi. Poi, dunque, che non n spregiatore, anco gli accetta, io vinvito a pregare, e a fare pregare la
divina bont che tosto ci mandi la pace, a ci che Dio sia gloriato, e levisi tanto male, e noi ci
ritroviamo insieme a narrare le ammirabili cose di Dio. Suso, e non dormite pi: destatevi tutte dal
sonno de la negligenzia.
Fate fare speciale orazione a cotesti monasterii; e dite a la priora nostra che faccia fare a tutte
coteste figliuole speziale orazione per la pace, s che Dio ci facci misericordia, e non si torni senza essa.
E per me, misera sua figliuola, che Dio mi dia grazia che sempre sia amatrice e annunziatrice de la
verit, e per essa verit io muoia. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 278
A monna Bartolomea di Domenico, in Roma.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi buona e vera peregrina, e tenere el
modo che tiene el vero peregrino e viandante (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11) in questa vita.
E perch continovamente corriamo inverso el termine de la morte, voglio che virilmente facciate
come el peregrino ch savio, che non riguarda mai n a fatica n a diletti che ne la via trovasse, ma
riguarda pure al fine dove vuole giognere. Cos noi viandanti non ci dobiamo volgere n a le
tribolazioni, ingiurie, obrobii che ci fussero detti o fatti in questa vita. Non vi volgete per impazienzia;
ma con vera e santa pazienzia, come persona che non a stare qui. Dico che anco non ci doviamo
volgiare a diletti n consolazioni per apetito o diletto desordinato; ma dobiamo virilmente trapassare, e
non ristarci per diletto in esse.
E convienci avere, in questo camino, el bastone in mano, s che ci potiamo difendare dagli
animali e nemici nostri. Questo, madre e figliuola mia carissima, sia il bastone della santissima croce
nel quale bastone trovarete lAgnello svenato, consumato damore , el quale ci difende dal nemico
della nostra sensualit, per che riguardando lanima tanto fuoco damore, mortifica e ucide le sue
perverse volont.
Dico che ci difende dagli animali, cio dalle cogitazioni del dimonio, e dalle false lusinghe del
mondo, e dallamore disordenato de figliuoli e dogni creatura. Oh quanto dolce questo glorioso
legno, dove lanima sapoggia; e falla corrire e giognare al termine suo! El termine e fine nostro vita
etterna: questo obiecto voglio che vi poniate dinanzi agli occhi della mente vostra; e cos sarete
peregrina vera, e giognarete a porto di salute.
Bagnatevi, bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, andate lecando el sangue di Cristo crocifisso
per cotesti perdoni, ch altro non fa la creatura, quando va per li perdoni, se non che va ricogliendo el
sangue: per che l perdono ci dato per lo sangue dellAgnello immaculato.
Permanete etc. Ges dolce etc.
LETTERA 279
A messere Ristoro sopradetto da Fiorenze, in Pistoia.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e perfettissima carit, la quale
carit madre e nutrice di tutte laltre virt: fa luomo constante e perseverante in esse virt, in tanto
che n dimonio n creatura nel pu separare, se egli non vuole.
Ella di tanta dolcezza che in lei non cade veruna amaritudine che affligga lanima, ma genera
una amaritudine dolce che ingrassa lanima in uno vero cognoscimento di s dove cognosce le colpe
sue passate e presenti, commesse contra al suo Creatore ; per lo quale cognoscimento amaritudine,
dolendosi davere offeso tanto sommo ed eterno bene e davere lordata la faccia e la bellezza
dellanima sua, la quale fu lavata nel sangue de lumile immaculato Agnello: nel qual sangue cognosce
il fuoco e abisso della sua carit. Per questo conoscimento lanima viene ad amare, ch in altro modo
non vi verrebbe, per che tanto ama la creatura il suo Creatore, quanto raguarda s essere amata da lui,
perch condizione dellamore damare quando si vede amare. Unde tutta la freddezza del cuore nostro
non procede da altro, se non perch noi non raguardiamo quanto siamo amati da Dio. E perch nol
vediamo? Perch la nuvila del proprio amore offuscato locchio de lintelletto, dove sta la pupilla del
lume della santissima fede.
Con questo lume veniamo a perfettissima carit di Dio; con questo medesimo veniamo alla carit
del prossimo nostro, per che lanima che ama il suo Creatore vuole amare quello che egli molto ama:
e vedendo che elli sommamente ama la creatura, costretta da laffetto della sua carit damarla e
servirla con grande sollicitudine, e quella utilit che non pu fare a Dio perch non bisogno di noi
la vuole fare a lei, ministrandole di quelle grazie e doni che ricevuti da Dio, spirituali e temporali. E
ci che le ministra il fa con spirituale intenzione, perch la carit schietta e liberale: non cerca le cose
sue perch non ama s, n le creature n il Creatore per s, ma ogni cosa ama per Dio.
La carit non finta n doppia, che ella mostri una di fuori, e unaltra porti dentro.
Ella umile e non superba: anco, lumilit nutrica la carit nellanima.
Ella fedele e non infedele, che fedelmente serve Dio e il prossimo suo, sperando in lui e non in
s.
Ella non imprudente, e per adopera con grande prudenzia.
Ella giusta che a ciascuno rende il debito suo, rendendo gloria e loda al nome di Dio; al
prossimo la benivolenzia; e a s rende odio della colpa commessa e dispiacimento della propria
fragilit.
Ella forte che n lavversit la pu indebilire per impazienzia, n la prosperit con disordinata
allegrezza.
Ella pacifica i discordanti, rifrena lira, e conculca laccidia e la invidia, per che ama e gode del
bene del prossimo come del suo.
Ella riveste lanima del vestimento della grazia con tanta fortezza che niuno colpo la pu
accarnare, anco ritorna in colui che gliele gitta.
Unde vediamo che, se il prossimo ci percuote con la ingiuria e noi la riceviamo con pazienzia
, il colpo avelenato della colpa ritorna a colui che la gitta; e se il mondo ci percuote co piaceri, delizie
e stati suoi e noi il riceviamo con dispiacimento , ritorna il colpo a lui con lodio; e se il dimonio ci
percuote con le molte varie e diverse tentazioni e noi percotiamo lui con la fortezza della volunt,
stando fermi, constanti e perseveranti infino alla morte, non consentendo alle cogitazioni e malizie sue
, tenendosi questa rocca, niuno colpo ci pu nuocere: per che solo la volunt quella che commette
la colpa, e aopera le virt, secondo che le piace.
Se il colpo della immundizia vuole percuotere noi e noi percotiamo lui con lodore della purit,
la quale purit e continenzia fa lanima angelica. Ella stretta sorella della carit, e tanto lama questa
dolce madre, che non solamente la fa schifare la immundizia che d morte allanima cio di quelli
che si invollono nel loto della carnalit s come animali bruti , ma eziandio quella che sanza colpa di
peccato mortale licitamente si pu usare cio di quelli che sono nello stato del matrimonio vuole
che lassi, in tanto che volentieri la fugirebbe la creatura, se potesse, perch le pare bene quello che :
che di quello loto non puote escire che non si lordi. Molto cosa impossibile a trassinare il loto, e non
imbrattarsi. E per lanima che sta nella perfettissima carit gusta lodore della continenzia: unde
vorrebbe fugire quello che l contrario.
Oh quanto sarebbe dolce sacrifizio e accetto a Dio se voi, figliuolo e figliuola carissimi,
vofferiste a Dio con questo dolcissimo e suavissimo odore, e lassaste oggimai la lebra a lebrosi, e voi
seguitaste lo stato angelico! Non aspettate il tempo della vecchiezza ch allora il mondo lassa voi; e
poco grado ve ne saprebbe Dio quando lassaste quello che non poteste tenere , ma dategli il fiore
della gioventudine, il quale egli accetter con grandissimo amore, e saragli grato e piacevole molto.
Non dormiamo pi: tanto tempo aviamo fatta stalla del corpo e della mente nostra, che ogimai da
farne uno giardino; e non da aspettare il tempo, per che l tempo non aspetta noi.
Luno inviti e constringa laltro a vestirsi di questa dolcissima purit, la quale gitta odore nel
conspetto di Dio e dinanzi alle creature. So certa che, stando voi in questa dolce madre carit, voi il
farete, iuxta el vostro potere, impugnando alla propria fragilit quando volesse ricalcitrare alla ragione;
in altro modo, no. Unde, considerando io questo, e avendo desiderio di vedervi giunti a questo
eccellente stato, al quale non si pu venire se non per la via della carit, dissi, e dico, che io
grandissimo desiderio di vedervi fondato in vera e perfettissima carit; la quale carit abbraccia ogni
bene e schifa e fugge ogni male di colpa. Poi che ella tanto dolce e dilettevole, non da perdere il
tempo per negligenzia, ma da levarsi con grande sollicitudine col lume della santissima fede, col
quale lume vedremo noi essere amati da Dio; vedendo, cognosceremo la sua bont e, cognoscendola,
lameremo; e con esso amore cacceremo lamore proprio, che ci tolle la vita della grazia. Empitevi la
memoria per ricordamento del sangue di Cristo crocifisso. Altro non vi dico.
Permanete nella santa etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 280
A frate Ramondo da Capova de frati Predicatori.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vasello di dilezione, e con fuoco portare e con ardire
anunziare la verit, e seminare el seme della parola di Dio a ogni creatura, e singularmente ora per lo
presente al nostro dolce Cristo in terra.
Su, padre e figliuoli carissimi, andatemi come banditori povarelli, portando con voi la ricchezza
della fede e de la speranza, e co la fortezza e legame della carit. Ricordivi di quella parola dolce che
disse la prima Verit: Tu mandarai e figliuoli tuoi come agnelli in mezzo de lupi (Mt 10, 16): vadino
sicuramente, ch io sar con loro; e se laiuto umano fusse venuto meno, laiuto mio divino sar
sempre con loro. O padre e figliuoli miei, chi vuole altro diletto e conforto? chi sar colui che caggia
in timore? Colui che non si confida, ma non colui che morr di fame de lonore di Dio e de la salute
dellanime, e sar consumato nel fuoco de la divina carit, bagnato anegato e consumato nel sangue de
lo svenato Agnello.
Oim oim, disaventurata lanima mia, che io muoio e non posso morire: el cuore si divide, lossa
si distendono, non avendo el tempo desiderato. Poniamo che la primavera voglia cominciare a
produciare e fiori, non basta per a me, ch del fiore non si vive, ma de frutti. Dico, babbo mio e
figliuoli miei, aitate a me misera che muoio di fame. Pregate la prima dolce Verit che ci doni de frutti
senza pi indugiare.
Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce Ges Ges.

LETTERA 281
A Neri di Landoccio.
Carissimo e dilettissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in te el lume de la santissima fede,
acci che mai di neuna cosa che tavenga ti scandalizzi, ma in tutti i misterii di Dio si pacifichi la
mente tua, raguardando lamore ineffabile che mosse lui a trarci di s creature ragionevoli, e dare a noi
la imagine e similitudine sua (Gn 1, 26), e a ricomperarci del sangue de lumile immaculato Agnello.
Facendo cos, ci che ti adiverr averai in debita reverenzia, e con vera umilit anegarai ogni tuo
parere, quando alcuna volta per illusione del demonio ti paresse vedere escire le cose fuore dellordine
loro, per molte occupazioni mentali, e molti dolci tormenti corporali. Non dico pi.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Cristo benedetto ti doni la sua dolce etterna
benedizione.
Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 282
A missere Nicola da Osimo, secretario e protonotario di nostro signore lo papa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi colonna ferma che non si muova
mai se non in Dio, none schifando n refiutando el labore e la fadiga che durate nel corpo mistico della
santa Chiesa, sposa dolce di Cristo, n per ingratitudine e ignoranzia che trovaste in coloro che si
pascono in questo giardino, n per tedio che ci venisse di vedere le cose della Chiesa andare con poco
ordine.
Per che spesse volte adiviene che quando luomo saffadiga in una cosa, e poi non viene
compiuta in quello modo ed effetto che esso desidera, la mente ne viene a tedio e a tristizia, quasi
cogitando in s medesimo e dicendo: Meglio t di lassare stare questa operazione che i cominciata e
fatta tanto tempo, e anco non venuta a fine; e cerca la pace e la quiete della mente tua. Arditamente
allora debba rispondere lanima con fame de lonore di Dio e della salute dellanime, e refiutare la
consolazione propria, e dire: Io non voglio schifare n fuggire fadiga, perch io non so degno della
pace e quiete della mente, anco voglio permanere in quello stato che io so eletto, e virilmente dare
lonore a Dio con mia fadiga, e la fadiga al prossimo mio. Bene che alcuna volta el dimonio, per farci
venire a tedio le nostre operazioni, sentendovi la poca pace della mente, gli porr dinanzi questo,
dicendo nella mente sua: In questo io offendo pi che io non merito, e per vorrei volentieri fuggire,
non per fadiga, ma per non offendere.
O carissimo padre, n a voi n al dimonio, quando vi mettesse questi pensieri nel cuore e nella
mente, non date luogo n credete, ma con allegrezza e con santo e affocato desiderio abbracciate le
fadighe, e senza alcuno timore servile. E non abbiate timore in quello doffendere, per che loffesa c
manifesta nella disordenata e perversa volont, per che, quando la volont non fusse ordenata in Dio,
allora offesa.
Che, perch lanima sia privata della consolazione e dellessercizio delloffizio e de molti
psalmi, e di non dirlo al luogo e al tempo suo, n con quella mente pacifica che esso medesimo
vorrebbe, non perduto per el tempo suo, anco essercitato pur per Dio. Unde non ne debba pigliare
pena ne la mente sua; e spezialmente quando saffadiga ed essercita in servizio della Sposa di Cristo,
per che, per qualunque modo e di qualunque cosa noi ci affadighiamo per liei, di tanto merito ed
tanto piacevole a Dio che lo intelletto nostro non sufficiente a vederlo n a poterlo imaginare.
Ricordomi, dolcissimo padre, duna serva di Dio alla quale fu manifestato quanto era piacevole a
lui questo servizio; e questo dico a ci che siate inanimato a sostenere fadiga per lei. Avendo una volta,
fra laltre, questa serva di Dio secondo che io intesi grandissimo desiderio di ponere el sangue e la
vita, e tutte le nteriora sue distruggere e consumare, nella Sposa di Cristo, cio la santa Chiesa, levato
locchio dellintelletto suo a cognoscere s medesima non essere per s, e a cognoscere la bont di Dio
in s cio vedere che Dio per amore laveva dato lessere e tutte le grazie e doni che erano posti sopra
lessere , unde vedendo e gustando tanto amore e abisso di carit, non vedeva in che modo potesse
rispondere a Dio, se non con amore; ma perch utilit a lui non poteva fare, non gli poteva dimostrare
lamore: per si dava a vedere e cognoscere se trovava da amare alcuno mezzo per lui, per cui
manifestasse lamore.
Unde ella vedeva che Dio sommamente amava la sua creatura che in s ragione; e quello amore
che ella trovava in s, quello trovava in tutti, per che tutti siamo amati da Dio. E questo era quello
mezzo che ella trovava che manifestava se ella amava o no, e in cui ella poteva fare utilit. Unde ella
allora si levava ardentemente nella carit del prossimo, e concepeva tanto amore alla salute loro, che
volentieri averebbe data la vita per la salute loro, s che quella utilit che non poteva fare a Dio
desiderava di fare al prossimo suo. E poi che ebbe veduto e gustato che le conveniva rispondere col
mezzo del prossimo, e cos renderli amore per amore s come Dio col mezzo del Verbo del suo
Figliuolo ci manifestato lamore e la misericordia sua , cos vedendo ch col mezzo del desiderio
de la salute dellanime, dando lonore a Dio e la fadiga al prossimo, guardava in che giardino e in su
che mensa si gustava el prossimo.
Allora manifestava el nostro Salvatore, dicendole: Dilettissima figliuola, nel giardino della
sposa mia te l conviene mangiare, e in su la mensa della santissima croce, cio con tua pena e con
cruciato desiderio, e con vigilie e orazioni, e con ogni essercizio che tu puoi, senza negligenzia. E sappi
che tu non puoi avere desiderio della salute dellanime che tu non labbi della santa Chiesa, perch el
corpo universale di tutte le creature che participano el lume della santa fede; e non possono avere vita,
se non sono obedienti alla sposa mia. E per debbi tu desiderare di vedere i prossimi cristiani e infedeli
e ogni creatura che in s ragione, che si paschino in questo giardino, sotto el giogo della santa
obedienzia, vestiti del lume della fede viva, con sante e buone operazioni, per che fede senza opera
morta (Gc 2, 17 26).
Questo quello desiderio e fame generale di questo universale corpo; ma ora ti dico e voglio che
tu cresca fame e desiderio, e disponghiti a ponere la vita, se bisogna, in particulare nel corpo mistico
della santa Chiesa, per reformazione dessa sposa mia, per che, essendo reformata, seguita lutilit di
tutto quanto el mondo. Come? per che con la tenebre e ignoranzia e amore proprio e immondizie, e
con enfiata superbia, generato e genera tenebre e morte nellanime de sudditi. Unde io invito te e gli
altri servi miei che vaffadighiate in desiderio in vigilie e orazioni e in ogni altro essercizio, secondo
lattitudine che io d a voi; per che io ti dico che a me tanto piacevole questa fadiga e servigio che si
fa a lei, che non tanto che sia remunerata ne servi che nno dritta e santa intenzione, ma anco sar
remunerata ne servi del mondo, e quali spesse volte per amore proprio di loro la servono, e anco tal
volta per reverenzia della Chiesa.
Unde io ti dico che non sar neuno che con reverenzia la serva, tanto l per bene, che non sia
remunerato e dicoti che non vedr morte etternale ; s come coloro che offendono e diservono la
sposa mia con poca reverenzia: io non lassar impunita quella offesa, o per uno modo e per uno altro.
Allora, vedendo tanta grandezza e larghezza nella bont di Dio, e quello che si doveva fare per
pi piacere a lui, cresceva tanto el fuoco del desiderio, che, se possibile le fusse stato mille volte el d di
dare la vita per la santa Chiesa e bastasse di qui allultimo d del giudicio , le pareva che fusse meno
che una gocciola di vino nel mare; e cos veramente. Voglio adunque e vi invito alle fadighe per liei,
come sempre avete fatto, s che siate colonna, el quale sete posto per appoggiare e aitare questa sposa; e
cos dovete essere, come detto , s che n consolazione n tribulazione vi muova mai. N perch
vengano i molti venti contrarii per impedire quelli che vanno per la via della verit, non doviamo noi
per alcuna cosa vllere el capo adietro. E per vi dissi che io desideravo di vedervi colonna ferma. Ors
dunque, carissimo e dolcissimo padre, per che el tempo nostro, in questa sposa, di dare lonore a Dio
e la fadiga a lei. Pregovi per lamore di Cristo crucifisso, che preghiate el santo padre che ogni remedio
che si pu pigliare conservando la conscienzia sua nella reformazione della santa Chiesa e ne la
pace di tanta guerra quanta si vede in dannazione di tante anime, che elli el pigli con ogni sollicitudine,
e non con negligenzia: per che dogni negligenzia e poca sollicitudine Dio el riprendar
durissimamente, e richiederalli lanime che per questo periscono. Racomandatemeli, e umilemente gli
dimando la sua benedizione. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 283
A frate Tommaso da la Fonte dellordine de Predicatori.
Laudato sia el nostro dolce Salvatore.
A voi, dilettissimo e carissimo padre in Cristo Ges: io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, indegna vostra figliuola nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, desidero di vedervi
transformato e affogato ne labondantissimo sangue, el qual sangue ci far inanimare e corrire in sul
campo de la battaglia, s come fece quella innamorata dolce di Lucia, che tanto fu inamorata, con una
continua memoria del sangue del Figliuolo di Dio, che corse con animo virile a fare sacrificio del corpo
suo.
Cos prego io el nostro dolce Salvatore chella ci guidi a sbradare e a macellare le corpora nostre.
Non vi maravigliate, carissimo padre, che io non mi posso saziare di questo sacrifizio, per che di
nuovo, el d de la festa sua, mi fece gustare el frutto del martirio suo, ritrovandomi per desiderio a la
mensa dellAgnello, el quale diceva a me, misera miserabile: Io so mensa e so cibo; e essa mano
dello Spirito santo nera porgitore e dolcemente serviva a veri gustatori. Ine si vedeva piena la dolce
parola che disse la dolce bocca de la Verit: Ne la casa del Padre mio molte mansioni (Gv 14, 2).
O dolcissimo padre, quanto erano differenti e frutti de le virt le quali avevano adoperate in
questa vita! Ognuno gustava con la natura angelica la somma beatitudine; ine si vedeva tanta verit
che lanima mia confessa che io non ne fui mai amatrice , per io dimandava nel conspetto di Dio,
per mezzo di lei, che ci rivestisse del vestimento de la verit: sento tanta rinnovazione nellanima mia
che la lingua non sarebbe sofficiente a dirlo. Oim oim, che io non voglio dire pi, se non chio prego
quella dolcissima luce che ci conduca tosto a essare svenati per la verit.
Mandastemi dicendo chio scrivesse a Caterina, e che io ne venisse tosto, e che monna Agnesa
voleva fare el suo testamento. Non scritto a Caterina, n allaltre mie dilettissime figliuole, per lo
poco tempo che io , e cos me lo scusate e tutte le benedicete da parte di Ges Cristo e da mia e di
queste altre, mille migliaia di volte. Sappiate che lonore di Dio si vede ne prelati pi che per me si
vedesse mai: parmi che Dio ci voglia dare mangiare de buoni bocconi grossi; e anco vi dico che l
monisterio di Ripoli escito de le mani del dimonio. Alessa e Caterina e Cecha vi si mandano molto
racomandando.
Caterina vostra schiava, serva de servi di Dio, vi si racomanda.

LETTERA 284
A missere "Simone" cardinale di Luna.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Reverendissimo e carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi amatore dolce della verit
la quale verit ci libera (Gv 8, 32) , per che neuno che possa fare contra alla verit.
Ma questa verit non pare che si possa avere perfettamente, se luomo non la cognosce, per che,
non cognoscendola, non lama; e non amandola non truova in s n seguita questa verit. cci dunque
bisogno el lume della santissima fede, el quale lume la pupilla dellocchio dellintelletto; col quale
occhio essendovi el lume della santissima fede lanima cognosce la verit dolce di Dio, vedendo in
verit che Dio non vuole altro che la nostra santificazione; e ci che Dio d e permette a noi in questa
vita el d solo per questo fine, cio perch noi siamo santificati in lui. Chi ci dimostra questa verit, che
elli non vuole altro di noi, e che Dio ci cre alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26) perch noi
godessimo di lui, participando del suo etterno bene? El sangue dellunigenito suo Figliuolo, sparto con
tanto fuoco damore, nel quale sangue fummo recreati a grazia: per che, se Dio non avesse voluto e
non volesse il nostro bene, non ci avarebbe dato s fatto ricompratore. S che nel sangue cognosciamo
la verit col lume della santissima fede, la quale sta nellocchio dellintelletto.
Allora lanima saccende e notricasi in amore di questa verit; e per amore della verit elegge di
volere morire prima che scordarsi da la verit. E non tace la verit, quando elli tempo da parlare (Qo
3, 7), perch non teme li uomini del mondo, n teme di perdere la vita, per che gi disposto di darla
per amore della verit, ma solo teme Dio. La verit arditamente riprende, per che la verit per
compagna la giustizia santa, la quale una margarita che debba relucere in ogni creatura che in s
ragione, ma singularmente nel prelato. La verit tace quando elli tempo da tacere (Qo 3, 7), e tacendo
grida col grido della pazienzia, per che ella non ignorante, anco discerne e cognosce dove pi sia
lonore di Dio e la salute dellanime.
O carissimo padre, inamoratevi di questa verit, a ci che voi siate una colonna ferma nel corpo
mistico della santa Chiesa, dove si debba ministrare questa verit, per che verit in lei; e perch
verit in lei, vuole essere ministrata da persone veritiere, e che ne sieno inamorati e illuminati, e non
sieno ignoranti n idioti della verit. Ma e mi pare che la Chiesa di Dio nabbi grandissimo caro de
buoni ministratori, per che tanto ricresciuta la nuvila dellamore proprio di noi nellocchio
dellintelletto, che neuno pare che possa vedere n cognoscere questa verit. E per non lamano, per
che, essendo ripieni dellamore sensitivo e particulare di loro medesimi, non possono empire il cuore e
laffetto dellamore della verit; e cos si truovano in bugie e in menzogne le bocche di coloro che sono
fatti anunziatori della verit. E io, carissimo padre, ve ne posso rendere ragione che elli cos, per che
nel luogo dove io so, lassiamo andare de seculari che si truovano de gattivi assai e pochi de buoni
, ma de religiosi e cherici seculari, e singularmente i frati Mendicanti e quali sono posti dalla
dolce Sposa di Cristo per annunziare e bandire la verit , essi si scordano dalla verit, e in polpito la
niegano. Credo che i miei peccati ne sieno cagione.
Questo dico per lo interdetto che essi nno rotto; e non tanto che essi abbino fatto il male, ma essi
consigliano una parte che ce n che con buona conscienzia si pu celebrare, e i secolari andarvi; e
dicono che chi non vi va commette difetto. E nno messo el populo in tanta eresia, che una piet pur a
pensarlo, non tanto che a vederlo. E questo lo fa dire e fare il timore servile delli uomini, e il piacere
umano, e il desiderio dellofferta. Oim, oim! io muoio e non posso morire, a vedere essere privati
della verit quelli che dovarebbero morire per la verit. Voglio dunque, dolce padre mio, che
vinamoriate della verit, a ci che il santo principio che faceste, cognoscendo che la Sposa di Cristo
aveva bisogno di buono e santo pastore e per questo vi metteste senza timore a ogni cosa , voglio
che venga in effetto con perseveranzia.
Io vi prego che siate alli orecchi di Cristo in terra a sonarli continuamente questa verit; s che in
essa verit reformi la Sposa sua. E diteli con cuore virile che la reformi di buoni e santi pastori, in
effetto e in verit, non solamente col suono della parola, per che, se si dicesse e non si facesse, questo
non sarebbe cavelle. E se non si facesse i buoni pastori, mai non adempirebbe el desiderio suo di
reformarla. Voglia dunque, per amore di Cristo crucifisso, con lasprezza e con la dolcezza dibarbicare
e vizii e piantare la virt, giusta al suo potere. E piacciali di pacificare Italia; a ci che poi di bella
brigata, levando el gonfalone della croce, facciamo sacrifizio di noi a Dio per amore della verit. E
pregatelo che non lassi passare le colpe impunite, e spezialmente quelle di coloro che sono
contaminatori della fede santa per lamore proprio di loro.
E vogliasi vedere i servi di Dio da lato, e quali schiettamente gli aiuteranno a portare le fadighe
sue, per che, se elli vorr trare la marcia di questo malore, gli converr sostenere delle persecuzioni, e
il bastone delle lingue delle creature ed elli, e voi, e gli altri. Ma se voi sarete amatori della verit, con
la margarita della giustizia condita con misericordia cio che non si ponga maggiore peso che si
possa portare , non curerete cavelle, n vollarete el capo indietro a mirare larato (Lc 9, 62), per
alcuna cosa che sia, ma sarete constanti e perseveranti infine alla morte. E se cognosciarete e sarete
amatori della verit, non vi daranno timore le pene, ma nelle pene vi dilettarete; ma se non fuste in
questo dolce e suave amore della verit, lombra vostra vi farebbe paura. Unde, considerando me che
altra via non c, dissi che io desideravo di vedervi amatore dolce della verit. Pregovi dunque per
lamore di Cristo crucifisso, e per quello dolce sangue sparto con tanto fuoco damore, che voi vi
facciate sposo della verit, a ci che sia adempita in voi la volunt di Dio, e l desiderio dellanima mia,
che desidero di vedervi morire per la verit. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 285
Al detto padre santo Gregorio XI, poi che fu gionto a Roma.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
Santissimo e reverendissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, indegna vostra figliuola,
serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi
ricevere vera e perfetta pace da sudditi e figliuoli vostri tornando al giogo della santa obedienzia, s
che voi potiate vivere con pace e quiete ne lanima e nel corpo; e Dio per la sua inestimabile bont e
carit infinita mi dia grazia chio vi vega quel mezzo il quale facciate pacificare lanima con Dio, della
guerra che nno per li difetti suoi commessi contra la sua ineffabile bont, e contra la Santit vostra. E
non dubito che, facendosi questa pace, sar pacificata tutta Italia, luno con laltro.
Oh quanto sar beata lanima mia, che io vegga che per mezzo della Santit vostra e benignit
vostra voi gli leghiate col legame damore, tornando allobedienzia vostra legati luno con laltro per
unione damore! Sappiate, santo padre, che in altro modo non si un Dio ne luomo, se non col legame
de lamore; e lamore il tenne confitto e chiavellato in croce, perch luomo, che era fatto damore, non
si traeva in veruno modo s bene, quanto per amore. Con lamore del Verbo de lunigenito Figliuolo di
Dio, si cacci la guerra, che luomo fece ribellando a Dio, e la signoria del dimonio.
In questo modo veggo, santissimo padre, che cacciarete la guerra e la signoria che l dimonio
preso nella citt de lanima de vostri figliuoli, ch l dimonio non si caccia col dimonio; ma con la
virt de lumilit e benignit vostra il cacciarete, ch non sosterr il dimonio questa umilt, perch non
la pu sostenere, anco ne rimane sconfitto. Con lamore e fame che avarete a lonore di Dio e alla
salute de lanime, imparando dallo svenato e consumato Agnello, la cui vece tenete, cacciarete la
guerra e lodio de cuori loro, e gittarete lo carboni di fuoco, acceso sopra de capi di loro figliuoli
ribelli a voi, padre: drittamente dimoni incarnati.
Con questo dolce e soave modo si sconfigger il dimonio e la superbia delluomo ch in veruno
modo satterra tanto bene, quanto per lumilt , e la guerra col sostenere pazientemente, portando e
sopportando e difetti de vostri figliuoli; non lassando per la correzione che se lo debba dare secondo
la possibilit loro. Cos, con la misericordia benignit e santa giustizia, con fuoco dolce damore si
consumar lodio de lanime loro s come acqua in fornace. Avanzi la benignit, padre: ch ogni
creatura che in s ragione pi presa con amore e benignit, che con altro, e specialmente questi
nostri italiani di qua; e non ci so vedere altro modo per lo quale voi gli potiate ben pigliare, se non con
questo. Facendo cos, avarete da loro ci che vorrete; e di questo vi prego per lamore di Cristo
crocifisso per bene e utilit della santa Chiesa.
Vengono alla Santit vostra gli ambasciatori senesi, e quali, se gente al mondo che si possano
pigliare con amore, s sonno eglino, e per io vi prego che con questo amo gli sappiate pigliare.
Accettate un poco la scusa loro del difetto che nno commesso, ch essi se ne dolgono, e pare a loro
essere a s fatti partiti che non sanno che si fare. Piaccia alla Santit vostra, babbo mio dolce, se vedeste
alcuno modo che eglino avessero a tenere verso la vostra Santit che fusse piacevole a voi, e non
rimanessero in guerra con quelli a cui essi sono legati, vi prego che l facciate. Sostentateli per lamore
di Cristo crocifisso; credo, se l farete, che sar grande bene per la santa Chiesa, e menovamento di
male.
Poi vi prego che volliate locchio in punire i difetti de pastori e officiali della Chiesa, quando
fanno quello che non si die fare. Attendete a fare de buoni che vivano virtuosamente e giustamente:
questo si debba fare per onore di Dio, e per dovere e salute loro; e poi perche secolari vi mirano in
questo molto alle mani, e per questo, chegli nno veduto del non essere puniti e difetti, ne son venuti
molti inconvenienti.
Spero nella somma etterna bont di Dio e nella Santit vostra, che farete questo e ogni altra cosa
buona, e ci che bisogner adoperare intorno a questa materia. Non dico pi. Perdonate alla mia
presunzione.
Umilemente vadimando la vostra benedizione. Racomandovi etc.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 286
A monna Alessa e a certe altre sue figliuole da Siena, el d de la Conversione di santo Paolo.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissime figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi seguitatrici e amatrici de la verit, s che
io vi vegga acecato e perduto locchio dellamore sensitivo, e illuminato locchio dellintelletto del
lume de la santissima fede, a ci che voi diciate in verit, con volont morta, col glorioso Paulo:
Signore mio, che vuoli tu che io facci? dimmi quello che tu vuoli che io facci, e io el far.(At 9, 6) O
carissime figliuole, io vi prometto che, se voi el farete, respondendo realmente in affetto al vostro
Creatore, voi vi trovarete con Paulo salite al terzo cielo (2Cor 12, 2) nel mezzo de la Trinit, cio che la
memoria vostra sempir de benefizii di Dio, e participarete de la potenzia del Padre etterno, facendovi
Dio forti e potenti contral demonio e a la propria fragilit vostra, e contra le persecuzioni del mondo; e
portando con vera pazienzia el signoreggiarete. Lo intelletto gustar, vedendo lobiecto suo, cio la
sapienzia del Figliuolo di Dio, e da questa sapienzia riceverete lume sopranaturale. La volont sar
legata col legame dello Spirito santo, abisso di carit, ne la quale carit conceperete dolce e amoroso
desiderio e spasimato, per onore di Dio e per salute dellanime. Ed essendo cos dolcemente levate nel
mezzo de la Trinit, participando la potenzia del Padre, la sapienzia del Figliuolo e la clemenzia dello
Spirito santo, come detto , piangerete con affocato amore e smisurato dolore sopra el figliuolo morto
de lumana generazione e l corpo mistico de la santa Chiesa con meco, miserabile sopra miserabile
vostra ignorante madre.
Abbiate compassione a le mie iniquitadi, carissime figliuole, che sono cagione de mali e quali si
fanno per tutto quanto el mondo, e singularmente delloffesa che fatta a la dolce Sposa di Cristo. Dio
provvegga a tanti mali: so certa, e di questo mi conforto, che la sua providenzia non mancar. E gi mi
pare che essa sua providenzia cominci ad apparire. E per vi prego e comando, carissime figliuole, che
vi bagniate e anneghiate nel sangue dello immaculato Agnello, e offeriate dinanzi a lui umili e continue
orazioni. Altro non vi dico, se non che Dio vi doni la sua dolce ed etterna benedizione, e io da sua parte
vi do la mia. Amatevi amatevi insieme.
A te dico Alessa, dilettissima figliuola mia, che tinnebrii di sangue, tu e laltre, e daltro che di
sangue non ti notricare etc. Prego la somma ed etterna verit e dolce bont di Dio che tabondi, te e
laltre, tanto de la sua grazia che io ti vegga in tutto e per tutto morta e annegata la tua volont, s che io
di te e dellaltre mi possa gloriare dinanzi a Dio, rendendo gloria e loda al nome suo etc.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 287
1) A frate Nicol di Nanni di ser Vanni, de frati di Monte Oliveto.
2) A don Piero di Giovanni di Viva, monaco di Certosa a Maggiano presso a Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi constante e perseverante nel santo e vero
proponimento che avete fatto nel cuore e nella mente vostra, cio di servire a Dio in verit nellOrdine
santo, per che senza la perseveranzia non ricevareste el frutto delle vostre fadighe. Per che solo la
perseveranzia quella che coronata, s che vedete che questa gloriosa virt della perseveranzia c di
grande necessit.
Poi, dunque, che ella c di cos grande bisogno, in che modo la potiamo avere? Dicovelo: ogni
virt vita da laffetto della carit; e senza la carit, perch vi fusse latto della virt, non ne
ricevarebbe lanima frutto di grazia. Convienci dunque per affetto damore acquistare la virt; ma
allamore vero non si pu venire che el cuore e laffetto non sia spogliato dellamore proprio di s. El
quale amore proprio e tenerezza che luomo alla propria passione sensitiva tolle la vita della grazia
e offusca el lume dellintelletto : el quale drittamente una nuvila posta sopra la pupilla del lume
della santissima fede, che perde el gusto del santo desiderio; onde la virt che prima gli pareva buona
e dilettavasi di vederla nelli uomini virtuosi, e per s la cercava in Cristo crucifisso , venuto che elli
a questo amore proprio, gli pare tutto el contrario. E fallo debile e timoroso, e lombra sua gli fa paura.
E questa la cagione che luomo non persevera in quello che elli cominciato, cio, mentre che
la radice dellamore proprio vive in lui: per che, non avendo el lume che gi l perduto, come detto
, va in tenebre e non cognosce la verit; n cognosce el difetto suo, n le grazie e doni di Dio, e
quali ricevuti da la infinita sua bont. Ma se elli avesse questo cognoscimento non sarebbe debile, ma
forte e perseverante; e non verrebbe meno per le inique e malvage tentazioni del dimonio, n per
molestia della propria fragilit, n per le lusenghe del mondo, n per le fadighe dellOrdine, ma ogni
cosa trapassarebbe con cuore virile e col lume della santissima fede.
Adunque, carissimo figliuolo, questo el modo di venire a perfetta perseveranzia: cio che voi vi
spogliate el cuore e laffetto dogni amore proprio di voi, e dogni tenerezza del corpo vostro. Fuggite
el ricordamento del mondo, del padre, e de fratelli, suoro e parenti vostri; ricordateli per desiderio
della salute loro, con sante orazioni: ma con altra tenerezza, no. Voi sapete che el nostro Salvatore dice
che noi doviamo renunziare al padre e alla madre, a suoro e a fratelli e a noi medesimi cio alla
propria nostra volont se noi vogliamo essere degni di lui (Mt 10, 37; Lc 14, 26), per che in altro
modo non potremmo.
Voi avete cominciato a renunziare al mondo e alla propria vostra volont, e preso el giogo della
vera obedienzia: a volerla dunque bene osservare, e compire questo proponimento infine alla morte, vi
conviene ogni d di nuovo renunziare al mondo e a tutte le sue delizie. Ma attendete che la cosa che non
si cognosce non si pu n pigliare n lassare, e per c bisogno el lume della santissima fede, e con
esso lume ponere dinanzi allocchio de lintelletto vostro lobiecto di Cristo crucifisso. Nel quale
obiecto cognosciarete quanto grave la colpa del peccato mortale; la quale colpa si commette col
disordenato amore e volont che luomo piglia o in s medesimo, o nelle creature che nno in loro
ragione, o nelle cose create. E tanto la gravezza del peccato mortale, che solo uno sufficiente a
mandare allo nferno lanima che dentro vi si truova legata.
Tanto dispiacque a Dio e dispiace, che per punire el peccato di Adam mand el Verbo
dellunigenito suo Figliuolo, e volselo punire sopra el corpo suo, con ci sia cosa che in lui non fusse
veleno di peccato.
Non di meno per satisfare alla colpa de luomo, e per non lassarla impunita, el pun sopra el
Verbo unigenito suo Figliuolo; unde Cristo benedetto fu nostra giustizia, e la giustizia e la pena che
doveva portare luomo, la port elli, e, come inamorato, per compire lobedienzia del Padre e la salute
nostra, corse alloprobiosa morte della santissima croce. S che bene vediamo in questo obiecto del
Verbo quanto grave la colpa del peccato mortale.
Vedendo dunque che elli di tanta gravezza e tanto spiacevole a Dio, lanima, che l
cognosciuto col lume de la fede, lodia, e vienle a grande dispiacere e il peccato e la cagione del
peccato. E perch vede che la legge perversa del corpo suo uno strumento che lo inchina a peccato, ed
una legge perversa che impugna contra allo spirito, per la ragione col libero arbitrio, e con la santa e
buona volont, si leva con odio e dispiacimento, maciarando el corpo e la carne sua, e uccidendo la
propria volont col coltello della santa obedienzia, non ribellando mai a lOrdine n al prelato suo. Ma
sempre persevera, e debba perseverare, con quello desiderio dellobedienzia che elli ventra el primo
d, e con quello santo timore, infine allultimo della vita sua, essercitandosi la mente con umile e
continua orazione, a ci che mai la mente non stia oziosa; ma sempre si vuole empire, o
psalmeggiando, o pensando, o levando la mente sua a Dio, rugumando in s medesimo laffocata carit
la quale truova e vede nel sangue del Verbo del Figliuolo di Dio, per che del sangue ci fatto bagno
per lavare e nostri defetti. Quando lanima vede e pensa s essere tanto amata da Dio, non pu fare che
non ami: amando, la mente pensa di quello che ella ama. E perch senza amore non pu vivere, e due
amori contrarii insieme non possono stare, di bisogno sar che sia spogliata del perverso amore e
vestita di quello di Dio.
El cuore allora, che non pu fare che non senta quello che ama, cacciar co santi pensieri le
cogitazioni che el dimonio volesse mandare nel cuore. E trovando el dimonio che el cuore arda nel
fuoco della divina carit, non vi saccostar molto, se non come la mosca alla pignatta che bolle. Ma se
el dimonio el trovasse tiepido e timoroso, elli ventrarebbe subbito dentro con diversi e ladii pensieri e
fantasie. Doviamo dunque essercitarci, a ci che non siamo trovati tiepidi n vti, ma pieni di Dio per
santo desiderio, meditando e pensando e dolci benefizii che aviamo ricevuti da lui.
E se pur e pensieri venissero perch el dimonio non dorme mai, ma sempre ci molesta , non
doviamo per venire a tedio n a confusione di mente, ma resistere e guardare che la volont non
consenta, per che, non consentendo la volont n alle cogitazioni del dimonio n alla fragilit della
carne, non offende, anco merita per la pena che elli porta. E per questo se elli non si pone a sedere per
negligenzia, n venga a confusione n a tedio di mente, n lassi lessercizio dellorazione ne viene a
vera e perfetta virt, per che nel tempo delle battaglie cognosce meglio s e la sua fragilit, e la bont
di Dio in s, vedendo che Dio per grazia gli conserva la buona e santa volont; la quale volont sola
quella che offende e merita. S che vedete che nel tempo delle grandi battaglie lanima viene a
maggiore perfezione, e pruovasi nella virt.
Poi voglio che voi crediate che Dio non ci pone maggiore peso che noi potiamo portare; anco ce
li d a misura, per che elli lo Dio nostro, che non vuole altro che la nostra santificazione. Adunque
col lume de la fede vi levate da ogni amore proprio.
E a ci che veniate a perfettissimo amore vi ponete per obiecto, come detto , dinanzi allocchio
dellintelletto vostro, Cristo crucifisso e la ineffabile carit sua la quale v mostrata col sangue che
elli sparto con tanto fuoco damore , a ci che col lume in questo dolce Verbo cognosciate la
gravezza del peccato, e la propria vostra fragilit, e la carit sua. Nella quale carit amarete e cercarete
le virt, volendo sostenere ogni pena per potere acquistare virt; e ameretevi caritativamente col
prossimo vostro.
E a questo vi dovete studiare, cio damare Dio in verit, e l prossimo come voi medesimo; ed
essere umile e obediente e con vera pazienzia, sostenendo pene ingiurie scherni e villanie, e le fadighe
dellOrdine, e le gravi obedienzie che vi fussero imposte dal prelato, e le tentazioni del dimonio: e ogni
cosa portare con vera perseveranzia infine alla morte; e ricorrire, nel tempo delle battaglie e fadighe,
con questo lume della fede santa, ad abbracciare la santissima croce, e ine con ferma speranza sperare
nel sangue di Cristo crucifisso. E io non dubbito punto che, essendo voi umile la quale umilit notrica
la carit nellanima e obediente con vera pazienzia, che in virt di questo sangue voi avarete vittoria
de nemici vostri, cio del mondo, della carne, e del dimonio, e tornarete con la vittoria alla citt vostra
di Yherusalem, la quale visione di pace. Ma senza la fortezza e perseveranzia, la quale si perde per
lamore proprio, non vi tornareste mai. E per vi dissi che io desideravo di vedervi constante e
perseverante nel santo proponimento che fatto avete, infine alla morte; e cos vi prego, carissimo
figliuolo, che facciate, poich Dio v fatta tanta misericordia e il glorioso santo Nicol che v
tratto delle puzze del mondo e di tanta miserabile fadiga nella quale voi eravate, e postovi nel giardino
della santa religione a combattare contra e vizii e contra alla propria volont, per acquistare le virt e
per adempire la dolce volont di Dio in voi.
Combattete dunque virilmente e non vollete el capo indietro con lo scudo (Ef 6, 16) e lume
della fede, navicando col giogo della santa obedienzia; e inanzi volere morire, che ricalcitrare
allobedienzia santa. E se alcuna volta alla sensualit le paresse duro a portare, o che lanima alcuna
volta venisse a tedio per molti pensieri che venissero nella mente, non sentendo la pace che vorrebbe,
levatevi allora con vera umilit, reputandovi indegno della pace e quiete della mente, e degno di portare
fadighe, in qualunque modo Dio ve le concede, considerando le pene che el Figliuolo di Dio portate
per noi, e anco considerando le pene che portaste in servigio del dimonio.
Direte allora a voi medesimo: Come tu, falsa sensualit, portasti tanta pena, mentre che eri in
tenebre del peccato mortale, molto maggiormente debbi portare ora per Cristo crucifisso nel tempo che
Dio t dato el lume. Porta oggi dunque, anima mia, e domane farai quello che ti far fare Dio. Forse
che domane sar terminata la vita tua, e ricevarai el frutto, in virt del sangue, delle tue fadighe. Per
questo modo, facendovi degno delle fadighe per amore di Cristo crucifisso, e per considerazione de
difetti vostri, trapassarete le fadighe, e portarete el giogo di Cristo, che dolce e suave (Mt 11, 30),
dando nellanima vostra lardore della sua inestimabile carit.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crucifisso, a ci che siate constante e perseverante, e compiate
lallegrezza nellanima mia, la quale io avuta per la salute vostra, dellabito e giogo santo, che avete
preso, dellobedienzia. E pensate che intollerabile dolore mi sarebbe davere tratto uno figliuolo, per la
bont di Dio, delle mani del dimonio, e io vedesse che voi non perseveraste, e non fuste specchio di
religione con vera umilit e obedienzia. E per vi prego e comando quanto io so e posso, che voi non
volliate el capo indietro a mirare larato, ma andate inanzi senza alcuno timore servile. E pregovi che
sappiate ponere freno alla lingua, e che, quando e pensieri o forti tentazioni dalcuna cosa pi
particolare vi venissero nel cuore, e fusse ladia quanto pi si volesse essere, voi non la teniate mai
dentro da voi, anco le manifestate al padre dellanima vostra, per che molto piace al dimonio quando
noi le teniamo e molto gli dispiace quando noi le diciamo: per che, tenendole, lanima se ne confonde,
e viene a tedio, e lassa gli essercizii spirituali che presi. E il demonio non vorrebbe altro se non farci
cadere in disperazione. Adunque c necessario el non temere, ma manifestare ogni nostra infermit al
medico de lanima nostra, con la speranza nel sangue di Cristo. Non vi dico pi.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 288
A monna Agnesa, donna di Francesco sarto da Firenze.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vera serva e fedele al tuo Creatore,
constante e perseverante ne la virt, acci che in questa vita ricevi labondanzia de la grazia e ne la vita
durabile godiamo nelletterna visione di Dio, legati nel legame dolce de la carit.
Ma acci che meglio cresca e ti conservi nellaffetto de le virt, voglio che per santo desiderio tu
e Francesco vi nascondiate nel costato di Cristo crucifisso: ine del sangue suo sempi el vasello del
cuore vostro acci che come innamorati e inebriati del sangue di Cristo gustiate laffetto de la sua
carit. Allora lo sposo etterno vi ricevar e strigner ne le braccia sue con grande benignit e
misericordia.
Rispondoti figliuola mia allaffetto de la tua carit e a quello che mi scrivi: quando io voglio che
tu venga per me. Non ti rispondo quando, ma tanto ti dico che io adempir el tuo desiderio e dar
refrigerio allanima tua, che quando sar venuta lora mandar per te, e tosto sar con la grazia di Dio.
Confortati in Cristo dolce Ges e racomandaci strettamente a Bartalo e a monna Orsa, e
benedimmi tutta laltra fameglia, e Francesco conforta strettissimamente.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 289
A Francesco di Pipino sarto da Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi constanti e perseveranti ne la virt, a ci
che riceviate la corona de la gloria, la quale non si d a chi solo comincia, ma a chi persevera infine a la
morte.
Unde io voglio che perseveriate e cresciate in virt; e non sia veruna tribulazione, n battaglia dal
demonio n da le creature che vi faccia vllere el capo adietro. Bagnatevi nel sangue di Cristo,
annegando e uccidendo ogni propria volont e passione sensitiva; e allora sarete fatti forti che neuna
cosa vi potr muovere per che sarete fondati sopra la viva pietra Cristo dolce Ges , e cos sarete
constanti e perseveranti infine a la morte, e ricevarete el premio de le vostre fadighe. Non dico pi qui.
Per la grande bont di Dio, e per comandamento del santo padre, mi credo andare a Roma per di
qui a mezzo questo mese, pi e meno come piacer a Dio, e faremo la via per terra, s che io vel fo
sapere come io vi promissi. Pregate Dio che ci faccia compire la sua volunt.
Prego voi, Francesco, per lamore di Cristo crucifisso, che duriate fadiga di dare le lettere che io
vi mando con questa, prestamente, per onore di Dio e piacere di me. Andate infine a monna Pavola, e
ditele, se ella non e avuto di corte quello che ella voleva, che me lo scriva, e io far per lei come per
madre. Ditele che preghi e faccia pregare le figliuole tutte per noi. Ritrovate Nicol povero di
Romagna, e ditegli come io so per andare a Roma, e che si conforti e preghi Dio per noi. Sopra tutto vi
prego che la lettera di Leonardo Frescubaldi voi la diate in sua mano el pi tosto che potete, e cos
quella di frate Leonardo; non vi sia grave di portarglili, se elli non fusse cost. Barduccio vi prega che
diate una sua lettera al padre e a fratelli; e dite loro che vi diano se egli vogliono mandare cavelle, e
fate di mandarci o recarci quello che vi daranno, se voi venite qua.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
Fatta a d iiij di novembre 1378 in Siena.

LETTERA 290
A Francesco sarto predetto.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuolo e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi veri servi di Cristo crucifisso,
constanti e perseveranti infine a la morte, a ci che riceviate la corona de la gloria, la quale corona non
si d a chi solo comincia, ma a chi persevera infine allultimo.
Voglio adunque che con ogni sollicitudine vingegniate di corrire per la via de la verit,
studiandovi di crescere sempre di virt in virt, per che il non crescere sarebbe uno tornare adietro:
per che lanima non pu stare ferma in uno stato. E che modo terremo, carissimi figliuoli, a crescere
in noi el fuoco del desiderio santo? Il modo questo, che noi poniamo de le legna in sul fuoco: e che
legna? di recarsi a memoria i molti e infiniti benefizii ricevuti da Dio, che innumerabili sono, e
massimamente el benefizio del sangue del Verbo unigenito suo Figliuolo, el quale ci manifesta lamore
ineffabile che Dio ci , s che per questo, e per molti altri benefizii ricevuti, verremo e cresciaremo in
amore. Convienci anco attentamente ripensare i molti e innumerabili defetti e peccati e offese fatte a
lui; e con amaritudine e contrizione dolerci; e vedere quanta stata ed la misericordia sua verso di
noi, a none averci fatti inghiottire a la terra, o divorare agli animali.
Per queste cos fatte legna cresciar in noi el fuoco, unde per li benefizii avremo conceputo amore
a le virt; e per le nostre iniquit conceparemo odio al vizio, e a la propria sensualit che ce n la
cagione. In questo modo perseverremo infine a la morte, crescendo continuamente; e allora sarete veri
servi di Cristo crucifisso, come io dissi che desideravo di vedervi. E cos vi prego che facciate, per
lamore di Cristo crucifisso, a ci che in voi vegga compire la volont di Dio, e l desiderio mio. Non
dico pi qui.
Ricevetti le vostre lettere, e rispondovi che quando io sapr di vero la mia andata ve l far
sapere, e del camino brigar di farne la volont di Dio. El vostro compare m e sar sempre
racomandato, e quando verr a me, mingegnar di consolarlo e daitarlo con la parola e con lorazione,
giusta al mio potere, mediante la grazia di Dio. Mando a voi, Francesco, sei lettere: pregovi per lamore
di Ges Cristo che duriate fadiga a darle prestamente tutte, per che qua sono soprastate, ed e ve n
alcuna di grande bisogno. Benedicete Bastiano, e salutate monna Orsa e Bartalo. Tutte queste donne vi
confortano in Cristo Ges.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 291
A papa Urbano VI.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Santissimo e carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e perfetta carit, a
ci che come pastore buono poniate la vita per le pecorelle vostre (Gv 10, 11).
E veramente, santissimo padre, che solo colui che fondato in carit quello che si dispone a
morire per onore di Dio e salute dellanime, perch privato dellamore proprio di s medesimo:
perch colui che nellamore proprio non si dispone a dare la vita; e non tanto la vita, ma una piccola
pena non pare che voglia sostenere perch sempre teme di s, di non perdere la vita corporale e le
proprie consolazioni , unde ci che elli fa, fa imperfetto e corrotto, perch corrotto el principale suo
affetto, col quale affetto aduopera. E in ogni stato adopera poca virt: o pastore o suddito che sia.
Ma il pastore che fondato in vera carit non fa cos, ma ogni sua operazione buona e perfetta,
perch laffetto suo unito e congiunto nella perfezione della divina carit. Questi non teme n
dimonio n creature, ma solo il Creatore suo; non cura le detrazioni del mondo, n obbrobri n scherni
n villanie, non scandalo n mormorazione de sudditi suoi che si scandalizzano e vengono a
mormorazione quando sono ripresi dal prelato loro , ma come uomo virile, vestito de la fortezza della
carit, non gli cura. N per allenta el fuoco del santo desiderio, e non si tolle da s la margarita della
giustizia, la quale porta nel petto suo lucida, unita con la misericordia, ch, se giustizia senza
misericordia fusse, sarebbe con la tenebre della crudelt pi tosto sarebbe ingiustizia che giustizia ;
e misericordia senza giustizia farebbe, nel suddito, come lunguento in su la piaga che vuole essere
incesa col fuoco, che ponendovi solo lunguento senza incendarla, imputridisce pi tosto che non sana.
Ma unita luna e laltra insieme, d vita nel prelato in cui ella riluce, e sanit nel suddito, se non fusse
gi membro del dimonio che in neuno modo si volesse correggere. Bene che se mille volte el suddito
non si correggesse, non debba per lassare il prelato che non corregga; e non sar meno la virt sua
perch quello iniquo non riceva il frutto.
Questo fa la pura e schietta carit che in quella anima che non cura s per s, ma s per Dio:
Dio cerca per gloria e loda del nome suo, in quanto elli vede chelli degno dessere amato per la sua
infinita bont; n il prossimo cerca per s, ma per Dio, volendo fare quella utilit al prossimo che a Dio
fare non pu.
Perch vede e cognosce bene chelli lo Dio nostro, che non bisogno di noi; e per si studia
con grande sollicitudine di fare utilit al prossimo, e spezialmente a sudditi che gli sono commessi.
Non si ritrae di procacciare la salute dellanima e del corpo per ingratitudine che truovi in loro, n per
minacce n per lusinghe duomo, ma in verit, vestito del vestimento nuziale, seguita la dottrina de
lumile e immaculato Agnello, pastore dolce e buono, el quale, come inamorato, per la salute nostra
corse alla obbrobriosa morte della santissima croce: tutto questo fa lamore ineffabile che lanima
conceputo nellobiecto di Cristo crucifisso.
O santissimo padre, Dio v posto come pastore sopra le pecorelle sue di tutta la religione
cristiana, postovi come celleraio a ministrare il sangue di Cristo crucifisso, di cui vicario sete; e vi
posto in tempo nel quale abonda pi la iniquit ne sudditi che abondasse gi grandissimo tempo, e s
nel corpo mistico della santa Chiesa, e s nelluniversale corpo della religione cristiana. E per a voi
grandissima necessit dessere fondato in carit perfetta, con la margarita della giustizia per lo modo
che detto , a ci che non curiate il mondo, n i miseri abituati nel male, n veruna loro infamia; ma
come vero cavaliere, e giusto pastore, virilmente correggere, divellendo el vizio e piantando le virt,
disponendosi a ponere la vita, se bisogna.
O dolcissimo padre, el mondo gi non pu pi, tanto abondano i vizii e singularmente in quelli
che sono posti nel giardino della santa Chiesa come fiori odoriferi, a ci che gittino odore di virt; e noi
vediamo che elli abondano in miserabili e scellerati vizii, in tanto che con essi apuzzano tutto il mondo.
Oim, dov la purit del cuore e la onest perfetta, che con lonest loro lincontinenti diventassero
continenti? Elli il contrario; ch spesse volte i continenti e i puri guastano per le immondizie loro.
Oim, dov la larghezza della carit, la cura dellanime, distribuire la sustanzia a povari, e al bene
della Chiesa, e per la loro necessit? Sapete bene che il contrario fanno. O miserabile a me, con dolore
il dico: e figliuoli si notricano di quella sustanzia che essi recevono mediante el sangue di Cristo; non
si vergognano di stare come barattieri, giucare con quelle sacratissime mani unte da voi, vicario di
Cristo senza laltre miserie le quali si commettono. Oim, dov la profonda umilit, con la quale
umilit confondino la superbia della propria sensualit loro? con la quale, con grande avarizia, si
commettono le simonie, comperando i benefizii con presenti o con lusinghe o con pecunia; con
dissoluti e vani adornamenti, non come clerici, ma peggio che seculari.
Oim, babbo mio dolce, poneteci remedio, date refrigerio agli spasimati desiderii de servi di
Dio, che di dolore muoiono, e non possono morire: con grande desiderio aspettano che voi, come vero
pastore, mettiate mano a correggere non solamente con la parola, ma in effetto, relucendo in voi la
margarita della giustizia unita con la misericordia: senza alcuno timore servile correggiarli in verit
quelli che si notricano al petto di questa dolce sposa, e quali sono fatti ministri del sangue.
Ma veramente, santissimo padre, io non so vedere che questo si possa bene fare, se voi non
rifornite il giardino di nuovo della vostra sposa di buone e virtuose piante: attendendo di scegliere una
brigata di santissimi uomini, in cui voi troviate virt, che non temino la morte (e non mirate a
grandezza; ma che sieno pastori che con sollicitudine governino le loro pecorelle), e una brigata di
buoni cardinali, che sieno a voi drittamente colonne che vaitino a sostenere el peso delle molte fadighe
con laiutorio divino. Oh quanto sar allora beata lanima mia, quando io vedr rendere alla Sposa di
Cristo quello che suo, vedr nutricare al petto suo quelli che non raguardaranno al loro bene proprio,
ma alla loda e gloria del nome di Dio, e a pascersi, in su la mensa della croce, del cibo dellanime. Non
dubbito che poi e sudditi secolari non si correggano: per che nol potrebbero fare, costretti dalla
dottrina e santa e onesta vita loro, che non si correggessero. Non dunque da dormirci su, ma
virilmente e senza negligenzia, per gloria e loda del nome di Dio, farne ci che voi potete, infine alla
morte.
Poi vi prego e vi constringo, per amore di Cristo crucifisso, che le pecorelle le quali sono state
fuore dellovile credo io per li miei peccati , che voi non tardiate, per amore di quello sangue del
quale sete fatto ministro, che voi le riceviate a misericordia. Con la benignit e santit vostra sforziate
la loro durizia a dar lo quello bene, rimettendoli nellovile, ch essi in quella vera e perfetta umilit
non la cheggiono, ma la Santit vostra compi la loro imperfezione: ricevete da lo infermo quello che vi
pu dare. Oim, oim! Abbiate piet e misericordia a tante anime che periscono. E non mirate per lo
scandalo che sia venuto in questa citt, che propriamente le dimonia infernali si sono essercitate per
impedire la pace e la quiete dellanime e de corpi; ma la divina bont proveduto ched el grande male
non stato grande male: sonsi pacificati e figliuoli vostri, e pur chieggono a voi dellolio della
misericordia. E poniamo che vi paresse, santissimo padre, che non la dimandassero con quelli modi
piacevoli, e con cordiale dispiacimento della colpa commessa, che doverebbero fare e piacerebbe alla
vostra Santit che facessero, oim!, non lassate per; e saranno poi migliori figliuoli che gli altri.
Oim, babbo mio, chio non vorrei pi stare: fate di me poscia ci che voi volete. Fatemi questa
grazia e questa misericordia, a me misera miserabile che busso a voi, padre mio: non mi dinegate de le
mollicole che io vadimando per li vostri figliuoli; a ci che, fatta la pace, voi leviate el gonfalone della
santissima croce, ch vedete bene che glinfedeli vi sono venuti a invitare. Spero per la dolce bont di
Dio che vi riempir dellaffocata carit sua, unde cognosciarete el danno dellanime, e quanto voi sete
tenuto ad amarle: cos cresciarete in fame e in sollicitudine di trarle delle mani delle demonia, e
cercarete di remediare el corpo mistico della santa Chiesa, e luniversale corpo della religione cristiana;
e singularmente di riconciliare i vostri figliuoli, reducendoli con benignit, e con quella verga della
giustizia che sono atti a potere portare; e pi no.
So certa che, non essendoci la virt della carit, non si farebbe; e per vi dissi che io desideravo
di vedervi fondato in vera e perfetta carit. Non che io creda che voi non siate in carit; ma perch
sempre, mentre che siamo perregrini e viandanti (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11) in questa vita, potiamo crescere
in perfezione di carit, e per dissi chio volevo in voi la perfezione della carit: cio nutricandola
continuamente col fuoco del santo desiderio, parturendola, come buono pastore, sopra i sudditi vostri, e
cos vi prego che facciate.
Io star e adoperer infine alla morte con lorazione e con ci che si potr, per onore di Dio e per
pace vostra e de vostri figliuoli. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate, padre santissimo, alla mia
presunzione, ma lamore e l dolore me ne scusi dinanzi alla Santit vostra. Umilemente vi dimando la
vostra benedizione.
Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 292
A lo soprascritto venerabile religioso frate Guglielmo dInghilterra, e a misser Matheio rettore de
la Misericordia, e a frate Santi e agli altri figliuoli.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuogli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Cristo Ges,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legati nel legame de la carit,
considerando che senza questo legame non potiamo piacere a Dio. Questo quello dolce segno al quale
si cognoscono e servi e figliuogli di Cristo.
Ma pensate, figliuoli miei, che questo legame vuole essare ischietto, e no machiato per amor
propio di s medesimo. Che se tu ami il tuo criatore, amalo e servelo in quanto egli sommo bene,
degno dessere amato non per propia utilit, per che sarebbe amore mercenaio: s come lavaro che
ama el denaio per propria avarizia, cos lamore del prossimo vostro. Amatevi, amatevi insieme: voi
sete prossimo luno de laltro. Ma guardate che se lamore vostro fusse fondato in propia utilit, o in
propio diletto che aveste luno de laltro, egli non durarebbe, ma verebbe meno: lanima vostra si
trovarebbe votia. Lamore che fondato in Dio vuole essare cos fatto, che si debba amare per rispetto
de la virt; anco, dico, egli creatura creata a la immagine di Dio: che, perch venga meno il diletto in
colui chio amo, o lutilit, segli fondato in Dio non viene meno lamore, perchegli ama per rispetto
de la virt e per onore di Dio, e non per lo suo propio. Dico, segli in Dio, che se eziandio la virt
venisse meno in colui che ama, non viene meno lamore. Manca bene lamore de la virt, che non v ;
ma non manca in quanto egli creatura di Dio, membro suo legato nel corpo mistico de la santa
Chiesa: anco, gli cresce uno amore di grande e vera compassione per desiderio. E partoriscelo co
lagrime e sospiri e continue orazioni nel cospetto dolce di Dio.
Or questa quella dilezione che lass Cristo a discepoli suoi, che non viene mai meno n alenta
mai; non impaziente per veruna ingiuria che riceva; non vi cade mormorazione, n dispiacimento,
per che non lama per s, ma per Dio. Non giudica, n vuole giudicare la volont degli uomini, ma la
volont del suo Creatore, che non cerca n vuole altro che la nostra santificazione. E gode di ci che
Dio permette per qualunche modo si sia, per che non cerca altro che lonore del suo Creatore, e la
salute del prossimo suo.
Veramente si pu dire che costoro sieno legati nel legame de la carit con quello legame che
tenne confitto e chiavellato Idio e Uomo in sul legno de la santissima e dolce croce.
Ma pensate, figliuogli miei, che gi mai non vereste a questa perfetta unione, se non vi poneste
per obbietto Cristo crocifisso, seguitando le vestigie sue: in lui trovarete questo amore, che v amati di
grazia, e non di debito. E perch egli ama di grazia, non alent el suo amore n per nostra ingratitudine,
n per nostra ignoranza, n superbia n vanit nostra: ma sempre persevar per infino a la brobiosa
morte de la croce, tollendoci la morte, dandoci la vita. Or cos fate voi, figliuogli miei: imparate,
imparate da lui.
Amatevi amatevi insieme damor puro e santo in Cristo dolce Ges. Altro non dico, perci che
tosto spero, quando piacer a la divina bont, di rivedervi tutti.
Permanete nella santa dilezione di Dio. Ges dolce Ges.

LETTERA 293
A missere "Simone" cardinale di Luna.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi colonna ferma posta nel giardino della santa
Chiesa, privato di quello amore proprio che indebilisce ogni creatura che in s ragione; e solo vegga
vivere in voi uno amore vero fondato nella pietra viva, Cristo dolce Ges, seguitando sempre le vestigie
sue. Nel quale amore lanima si fortifica, perch consumato quella cosa che la faceva debile; e non
tanto che sia forte in s, ma di questa fortezza spesse volte ne participa il prossimo suo.
E spezialmente potete fortificare altrui, voi e i vostri simili, quando date a sudditi, e agli altri
secolari, essemplo di santa e onesta vita, e dottrina fondata in verit, per che nella dottrina e nella vita
buona si manifesta che luomo privato della debilezza, ed fatto forte contra i tre nemici principali:
cio contra il demonio, non seguitando la perversa malizia sua; e contra il mondo, non seguitando la
sua vanit, ma refiutando gli stati e le delizie sue; e contra alla propria fragilit e carne sua. Anco l
conculcata co piei dellaffetto e col lume della ragione, tenendola non con disordinata dilicatezza, n
diletto di corpo, n con cibi dilicati, ma macerandola con la penitenzia, col digiuno, con la vigilia e con
lumile e continua orazione. Per questo modo non si lassa soprastare alla serva della fragile carne, ma
alla ragione, s come doviamo fare, a ci che lanima sia donna come ella debba essere e la
sensualit sia serva. Per che grande vergogna e confusione a luomo, che di signore libero di tanta
libert che neuno gli pu tllere la citt dellanima sua egli diventi miserabile servo e schiavo di
questi tre nemici, e quali el fanno tornare a non cavelle, privandolo dellessere della grazia. E per
questi che sono fortificati sono liberi, perch sono privati delle mani de nemici loro, e nno fornita la
citt dellanima della compagnia delle vere e reali virt.
Oh quanto dolcemente, con la fame e zelo de lonore di Dio e della salute dellanime, fortificano
il prossimo, inanimandolo con la buona vita loro a virt; per la quale virt si privano dellamore
proprio di loro medesimi, el quale dicemmo che faceva indebilire. E per dissi che quelli che fatto
forte spesse volte fortificava il prossimo suo. Adunque io voglio, carissimo padre, che voi siate colonna
ferma e stabile, e che mai non vi mutiate per neuna cosa che il mondo ci volesse dare, n per
persecuzioni che si levassero pur tra voi cherici nel corpo mistico della santa Chiesa. Ma se non fuste
spogliato dellamore proprio di voi, non dubbio che sareste debile, e per debilezza verreste meno; e
per desidera lanima mia di vedervi posto in tanta fortezza che in niuna cosa veniate meno, ma che voi
pariate le spalle ad aitare e subvenire i debili.
Date, date del sangue di Cristo allanima vostra, a ci che, come inamorata, corra alla battaglia a
combattere virilmente. La memoria sempia di questo prezioso sangue; lo intelletto vegga e intenda la
sapienzia del Verbo unigenito Figliuolo di Dio, e con quanta sapienzia col sangue vinse la malizia
nostra, e la malizia dellantico demonio, pigliandolo collamo de la nostra umanit; e la volunt corra
come ebbra del sangue di Cristo, dove trovato labisso della carit sua ad amare, amandolo con tutto
il cuore, con tutto laffetto e con tutte le forze sue (Mt 22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 27) infine alla morte,
non pensando di s, ma solo di Cristo crocifisso. E ponersi in su la mensa della croce, e ine prendere il
cibo dellanime per onore di Dio cio sostenendo con vera pazienzia infine alla morte ; portando e
difetti del prossimo nostro nel conspetto di Dio con grande compassione; e portare la ingiuria fatta a
noi con pazienzia. Or cos facciamo, carissimo padre, ch ora il tempo.
Parmi avere inteso che discordia nasce cost tra Cristo in terra, e i discepoli suoi; della quale cosa
ricevo intollerabile dolore, solo per timore che io della eresia, della quale cosa io dubbito forte che
per li miei peccati ella non venga. E per vi prego, per quello glorioso e prezioso sangue che fu sparto
con tanto fuoco damore, che voi non vi stacchiate mai dalla virt, e dal capo vostro. E pregovi che
preghiate Cristo in terra strettamente che tosto facci questa pace per che troppo sarebbe duro avere a
combattere dentro e di fuore , a ci che veramente elli possa attendere a tagliare le vie per le quali
questo potesse avenire.
Diteli che si fornisca di buone colonne, ora in su el fare de cardinali, e quali sieno uomini virili,
e che non temano la morte, ma disponghinsi con virt a sostenere per amore de la verit e per
reformazione della santa Chiesa, infine alla morte, e dare la vita, se bisogna, per lonore di Dio. Oim
oim, non indugiate il tempo; e non saspetti tanto, a ponere el remedio, che la pietra ci caggia in capo.
Oim, disaventurata lanima mia! che tutte laltre cose guerra di fuore e altre tribulazioni ci
parrebbero meno che una paglia o una ombra, per rispetto di questo.
Pensate che io ne triemo pur a pensarlo; e spezialmente avendo udito da alcuna persona
essendole mostrato col mezzo dellorazione quanto ella era grave e pericolosa, in tanto che la guerra
presente le pareva niente a rispetto di quello. Dicovi che pareva che il cuore e la vita si partisse dal
corpo suo per dolore; unde invocava e chiedeva la divina misericordia che provedesse a tanto male,
desiderando che il corpo suo gittasse sangue per forza del santo e affocato desiderio non parendole
che il sudore dellacqua fusse sufficiente a satisfare, e per voleva sudore di sangue , e volentieri
averebbe voluto che il corpo suo fusse stato svenato.
Credo, carissimo padre, che meglio mi sia a tacere che a parlare di questa materia; ma prego voi
quanto io so e posso che preghiate Cristo in terra e gli altri che tosto si facci questa pace, e che
tenghino quelle vie e quelli modi che sieno onore di Dio e reformazione della santa Chiesa, e a levare
questo scandalo. E se pur venisse, che voi siate fortificati in voi con la virt e con uomini virtuosi, a ci
che si possa resistere e cacciare la tenebre e permanere nella luce; e io non ne dubbito punto che Dio el
far per la sua infinita misericordia, e spazzar la tenebre e la puzza della Sposa sua; e rimarr lodore e
la luce al luogo e al tempo suo, quando piacer alla smisurata e infinita bont e carit di Dio. E in
questo mi conforto, e piglia allegrezza lanima mia, ch se questo non fusse credo che io morrei
stentando. Or siatemi virile, e colonna che mai non smaghiate; e io ne pregar e far pregare Dio che
cos vi faccia. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate, padre, alla mia presunzione, che
presummo tanto di parlare, ma lamore e il dolore me ne scusi dinanzi a voi. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 294
A Sano di Maco e a tutti gli altri figliuoli in Siena.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi forti e perseveranti infino allultimo de la
vita vostra, considerando me che senza la perseveranzia neuno pu piacere a Dio, e non riceve la
corona del premio (Mt 10, 22; Mt 24, 13).
Colui che persevera sempre forte, e la fortezza el fa perseverare. Di bisogno e di necessit c el
dono de la fortezza, per che siamo assediati da molti nemici: el mondo con le delizie e con gli inganni
suoi; e il demonio con le molte molestie e tentazioni, e con ponarsi in su le lingue degli uomini,
facendo lo dire parole dinfamia e mormorazione, e spesse volte con farci tllere le cose nostre (e
questo fa solo per revocarci da laffetto e carit del prossimo nostro); la carne si leva con la propria
sensualit, volendo impugnare contra lo spirito. nnoci assediati questi nostri nemici, ma non ci
bisogna temere di timore servile, ch essi sono sconfitti per lo sangue de lo immaculato Agnello.
Doviamo arditamente rispondere e resistere al mondo col dispiacimento de le delizie e stati suoi,
giudicando che non in s fermezza n stabilit veruna. Mostraci la longa vita con la fiorita
gioventudine e con le molte ricchezze, e elle si veggono tutte vane: da la vita veniamo a la morte, da
gioventudine a vecchiezza, e da ricchezza a povert; e cos corriamo sempre verso el termine de la
morte. cci di bisogno daprire locchio dellintelletto a vedere quanto miserabile colui che se ne
fida: a questo modo gli verr a dispiacere e odiar quello che prima amava.
A lo inganno del demonio si risponda virilmente, vedendo la sua debilezza ch non pu vincere
se non colui che vuole essere vinto . Risponda con la viva fede e speranza, e con uno odio santo di s
medesimo; nellodio diventar paziente a ogni tentazione e molestia di tribulazioni del mondo: da
qualunque lato elle vengano, tutte le portar con vera pazienzia, se sar odiatore de la propria sensualit
e amer di stare in croce con Cristo crucifisso. Da la viva fede trarr una volont acordata con quella di
Dio, e spegnar del cuore e de la mente sua ogni giudicio umano; giudicar solo la volont di Dio, che
non vuole n cerca altro che la nostra santificazione. A questo modo non si scandalizza col prossimo
suo, non mormora n giudica colui che favella contra di lui; condanna pur s medesimo, vedendo la
volont di Dio che permette che coloro el molestino per suo bene.
Oh quanto beata quella anima che si veste di s dolce giudicio! Egli non condanna i servi del
mondo che gli fanno ingiuria; egli non giudica i servi di Dio, volendoli mandare a modo suo, come
fanno molti presuntuosi superbi, e quali col mantello de lonore di Dio e salute dellanime si
scandalizzano ne servi di Dio, pigliando una mormorazione cuperta con questo mantello, dicendo:
Non piacciono a me questi modi. Cos si turba in s, e, anco, con la lingua sua fa turbare altrui,
mostrando che per affetto damore el dica, e cos gli pare; ma se egli aprir locchio dellintelletto
trover el vermine de la presunzione con uno perverso parere, el quale parere fa giudice, giudicando a
modo suo e non secondo e misterii e i modi santi e diversi che Dio adopera ne le sue creature.
Vergognisi lumana superbia, e voglia vedere che ne la casa del Padre eterno molte mansioni
(Gv 14, 2); non voglia ponere regola a lo Spirito santo, che essa regola e datore de la regola, n misuri
colui che non si pu misurare. Non far cos el vero servo di Dio, vestito de la somma eterna sua
volont; anco aver in reverenzia e modi e gli atti e costumi de servi suoi, per che non gli giudica
fatti da uomo, ma da Dio.
Ch, perch le cose non piacciono a noi e non vadano secondo i nostri costumi, debbo
presupponere e credere che sono piacevoli a Dio, ch veruna cosa doviamo n potiamo giudicare se
non quello che si vede manifesto e espresso peccato. E anco questo lanima inamorata di Dio, che
perduto s, nol piglia per giudicio, ma per dispiacimento del peccato e delloffesa di Dio, e con grande
compassione dellanima di colui che offende, volendo volentieri darsi a ogni tormento per salute di
quella anima.
A questa perfezione vinvito, figliuoli carissimi, che vi studiate con ogni vera e santa sollicitudine
dacquistarla. Pensate che ogni perfezione, senza veruno scandalo o pena, vi dar questo santo e vero
giudicio; cos, per contrario, el falso giudicio d ogni pena e colpa e mormorazione e ruina
dinfedelitade verso i servi di Dio. Tutto questo procede da la propria passione e radicata superbia, che
si muove a giudicare la volont de luomo. Sempre questo cotale vlle el capo adietro, e non persevera
ne la dilezione del prossimo suo; non mai amore forte n perseverante, anco fatto come lamore
imperfetto de discepoli di Cristo che essi avevano inanzi a la passione: dilettandosi molto de la
presenzia sua, lamavano, ma perch lamore non era fondato in verit, eravi del piacimento e diletto
loro per manc quando lo fu tolta la presenzia sua; e non seppero portare la pena con Cristo, ma per
timore fuggirono (Mt 26, 56; Mc 14, 50). Guardate, guardate che questo non tocchi a voi.
Voi vi dilettate molto de la presenzia, e in absenzia fate fuoco di paglia, ch, tolta la presenzia,
ogni piccolo vento o piova lo spegne, e non ne rimane altro che fummo nero di tenebre di conscienzia.
Tutto questo adiviene perch siamo fatti giudici de la volont degli uomini, e de costumi e modi e vie
de servi di Dio, e non de la dolce volont sua. Or non pi cos, per lamore di Cristo crucifisso; siate
figliuoli fedeli, forti e perseveranti in Cristo dolce Ges: cos sconfiggerete le tentazioni del demonio e
le parole sue, che egli dice ponendosi per le lingue de le creature.
Lultimo nemico nostro, la miserabile carne con lappetito sensitivo, si sconfigga con la carne di
Cristo flagellata e confitta in su el legno de la santissima croce, con domarla col digiuno e vigilia e
continua orazione, con affocato dolce e amoroso desiderio. Or cos dolcemente venciaremo e
sconfiggiaremo i nemici nostri con la virt del sangue di Cristo; cos adempirete la volont sua e il
desiderio mio, el quale si duole quando raguarda la nostra imperfezione: spero, per la sua infinita bont,
che consolar el desiderio mio di voi.
Pregovi che non siate negligenti, ma solliciti; n foglia che vi volliate al vento, ma fermi stabili e
constanti, amandovi insieme con vera carit fraterna, (Rm 12, 10) portando e sopportando i defetti luno
dellaltro (Gal 6, 2). A questo maveder se voi amate Dio, e me, che non desidero altro che di vedervi
in vera unit. Amatevi amatevi insieme. Annegatevi nel sangue di Cristo crucifisso, nascondetevi ne le
piaghe dolcissime sue. Altro non dico.
Siavi racomandato el monasterio di Santa Maria degli Angeli; e non mirate perch io non vi sia,
ch i buoni figliuoli fanno pi quando la madre non presente che essendo presente, volendo mostrare
lamore che essi nno a la madre, e per pi venirle in grazia. Non dico pi.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
Voi prego, Sano, che a tutti e figliuoli leggiate questa lettera; tutti pregate Dio per noi, che ci dia
a compire lonore suo, el quale cominciato, e la salute dellanime, ch altro desiderio non vogliamo
n altro adoperare, a malgrado di chi el voleva e vuole impedire. Dio vi riempia de la sua dolcissima
grazia.

LETTERA 295
A frate Ramondo da Capova dellordine de Predicatori singulare padre dellanima sua, dopo uno
romore di popolo che si lev in Fiorenze nel quale essa fu voluta uccidere.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi servo e sposo fedele della verit e a quella
dolce Maria , a ci che mai non voltiamo el capo indietro per neuna cosa del mondo, n per
tribulazione che vi volesse dare; ma con una speranza ferma, col lume della santissima fede, constante
e perseverante passare questo mare tempestoso con ogni verit.
E nel sostenere ci gloriamo, non cercando la gloria nostra, ma la gloria di Dio e la salute
dellanime, s come facevano i gloriosi martiri, e quali per la verit si disponevano alla morte e a ogni
tormento, unde col sangue loro, sparto per amore del sangue, fondavano le mura della santa Chiesa.
O sangue dolce che resuscitavi e morti! Sangue, tu davi vita; tu dissolvevi la tenebre delle menti
acecate delle creature che nno in loro ragione, e davi lume.
Sangue dolce, tu univi i discordanti; tu vestivi gli nudi.
Sangue, tu pascevi gli affamati; e daviti in beveraggio a quelli che avevano e nno sete del
sangue; e col latte della dolcezza tua notricavi i parvoli, che sono fatti piccioli per vera umilit, e
innocenti per vera purit.
O sangue, e chi non si inebria in te? gli amatori proprii di loro medesimi, per che non sentono
lodore tuo.
Adunque, carissimo e dolcissimo padre, spoglianci di noi e vestianci della verit, e allora saremo
sposi fedeli. Io vi dico che oggi voglio cominciare di nuovo, a ci che i miei peccati non mi ritragghino
da tanto bene quanto elli a dare la vita per Cristo crucifisso, per che io veggo che per lo tempo
passato, per lo mio difetto, io ne fui privata.
Molto avevo desiderato, duno desiderio nuovo cresciuto in me oltre a ogni modo usato, di
sostenere senza colpa in onore di Dio, e salute delle anime, e in reformazione e bene della santa Chiesa:
tanto che il cuore si distillava per amore e desiderio che io avevo di ponere la vita. Questo desiderio
stava beato e doloroso: beato stava per lunione che si faceva nella verit; e doloroso stava per una
occupazione che il cuore sentiva nelloffesa di Dio, e nella moltitudine delle dimonia che obumbravano
tutta la citt, offuscando locchio dellintelletto delle creature. Quasi pareva che Dio lassasse fare, per
una giusta e divina disciplina, unde la vita mia non si poteva dissolvere altro che in pianto, temendo del
grande male che pareva che fusse per venire, e che per questo la pace non fusse impedita. Ma del
grande male, Dio che non dispregia el desiderio de servi suoi , e quella dolce madre Maria il cui
nome era invocato con penosi dolorosi e amorosi desiderii , providde che, nel romore e nella grande
mutazione che fu, non cebbe quasi male, diciamo di morte duomini, di fuore da quelli che fece la
giustizia. S che il desiderio che io avevo che Dio usasse la providenzia sua, e tollesse la forza alle
demonia che non facessero quello male che esse erano disposte a fare, fu adempito; ma non fu
adempito el desiderio mio di dare la vita per la verit e per la dolce Sposa di Cristo.
Anco mi fece lo sposo etterno una grande beffa, s come Cristofano a bocca pienamente vi dir.
Unde io da piagnere, per che tanta stata la moltitudine delle mie iniquit che io non meritai che l
sangue mio desse vita, n alluminasse le menti acecate, n pacificasse il figliuolo col padre, n murasse
una pietra col sangue mio nel corpo mistico della santa Chiesa. Anco, parve che fussero legate le mani
di colui che voleva fare; e dicendo io: Io sono essa. Tolle me e lassa stare questa famiglia, erano
coltella che drittamente gli trapassavano il cuore.
O babbo mio, sentite in voi amirabile gaudio, per che mai in me non provai simili misterii con
tanto gaudio. Ine era la dolcezza della verit, ine era lallegrezza della schietta e pura conscienzia, ine
era lodore de la dolce providenzia di Dio, ine si gustava el tempo de martiri novelli, s come voi
sapete predetti dalla verit etterna. La lingua, carissimo padre, non sarebbe sufficiente a narrare quanto
il bene che lanima mia sente; unde tanto mi pare essere obligata al mio Creatore che, se io desse il
corpo mio ad ardere, non mi pare di potere satisfare a tanta grazia quanta io e i diletti miei figliuoli e
figliuole aviamo ricevuta. Tutto questo vi dico non perch pigliate amaritudine, ma perch sentiate
ineffabile diletto, con suavissima allegrezza, e a ci che io e voi cominciamo a dolerci della mia
imperfezione, per che per lo mio peccato fu impedito tanto bene. Or quanto sarebbe stata beata
lanima mia, che per la dolce sposa, e per amore del sangue e per salute dellanime, avessi dato il
sangue! Or godiamo e siamo sposi fedeli. Io non voglio dire pi sopra questa materia; lasso questo e
laltre cose dire a Cristofano.
Solo questo voglio dire, che voi preghiate Cristo in terra che per lo caso occorso non ritardi la
pace, ma molto pi spacciatamente la facci a ci che si possa fare poi gli altri grandi fatti che elli a
fare per lonore di Dio e per la reformazione della santa Chiesa , per che per questo non mutato
stato, anco per ora s pacificata la citt assai convenevolmente. Pregatelo che facci tosto; e questo gli
dimando per misericordia, per che si levaranno infinite offese di Dio, che per questo si fanno. Diteli
che abbi piet e compassione a queste anime che stanno in molta tenebre. E diteli che mi tragga di
pregione spacciatamente, per che se la pace non si fa, non pare che io ci possa uscire; e io vorrei poi
venire cost a gustare il sangue de martiri, e a visitare la Santit sua, e ritrovarmi con voi a narrare gli
ammirabili misterii che Dio in questo tempo adoperati, con allegrezza di mente e con giocondit di
cuore, e con acrescimento di speranza, col lume della santissima fede. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 296
A don Giovanni da le Celle, monaco di Valle Ombrosa.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi gustatore e mangiatore dellanime, per onore di
Dio, in su la mensa della santissima croce, e acompagnarvi con lumile e immaculato Agnello. In altro
luogo, carissimo padre, non veggo che si possa mangiare questo dolce cibo. Perch no? perch nol
potiamo mangiare in verit senza molto sostenere; e co denti della vera pazienzia e con la bocca del
santo desiderio si conviene mangiare, e in su la croce delle molte tribulazioni da qualunque lato elle
vengono, o per mormorazioni o per scandali del mondo , e tutte sostenere infine alla morte.
Ora el tempo, carissimo padre, di dimostrare se noi siamo amatori di Cristo crucifisso, o no, e
se noi ci dilettiamo di questo cibo. Tempo di dare lonore a Dio e la fadiga al prossimo fadiga
corporale con molto sostenere, e fadiga mentale, cio con dolore e amaritudine offerire lagrime e
sudori, umile e continua orazione, con ansietato desiderio, dinanzi a Dio per che io non veggo che
per altro modo si plachi lira di Dio verso di noi, e sinchini la sua misericordia e con la sua
misericordia ricoverare tante pecorelle che periscono nelle mani delle dimonia se non per questo
modo detto: cio, con grande dolore e compassione di cuore, e con orazioni grandissime. E per io
vinvito, carissimo padre, da parte di Cristo crucifisso, che ora di nuovo cominciamo a perdere noi
medesimi e a cercare solo lonore di Dio nella salute de lanime, senza alcuno timore servile; o per
pene nostre, o per piacere alle creature, o per morte che ci convenisse sostenere, per neuna cosa
allentare mai e passi, ma corrire, come ebbri damore e di dolore della persecuzione che fatta al
sangue di Cristo crucifisso, per che, da qualunque lato noi ci volliamo, el vedemo perseguitare.
Se io mi vollo a noi membri putridi, noi el perseguitiamo con molti difetti, e con tante puzze di
peccati mortali, e con lavelenato amore proprio, el quale avelena tutto quanto el mondo. E se io mi
vollo a ministri del sangue di questo dolce e umile Agnello, la lingua anco non pu narrare tanti mali e
difetti. Se io mi vollo a ministri che sono al giogo dellobedienzia, per la maladetta radice dellamore
proprio, che non anco morta in loro, gli veggo tanto imperfetti che neuno s condotto a volere dare la
vita per Cristo crucifisso, ma pi tosto nno usato el timore della morte e della pena che el santo timore
di Dio e la reverenzia del sangue. E se io mi vollo a seculari che gi nno levato laffetto dal mondo,
non nno usata tanta virt che si sieno o partiti dal luogo, o eletta la morte, inanzi che fare quello che
non si debba fare. O essi lnno fatto per imperfezione, o essi el fanno con consiglio; el quale consiglio
se io lavesse a dare, io consigliarei che, se essi volessero usare la perfezione, eleggessero inanzi la
morte; e se essi si sentissero debili, fuggire el luogo e la cagione del peccato, giusta al nostro potere.
Questo consiglio medesimo, se neuno ve ne venisse a le mani, mi parrebbe che voi e ogni servo
di Dio el dovesse dare, per che voi sapete che in neuno modo, non di pena o di morte, ma per
adoperare una grande virt, non c licito di commettere una picciola colpa. S che da qualunque lato
noi ci volliamo, non troviamo altro che difetti, che io non ne dubbito che, se uno solo avesse avuta tanta
perfezione che avesse data la vita per li casi che sono occorsi, e occorrono tutto d, che el sangue
avarebbe chiamato misericordia, e legate le mani de la divina giustizia, e spezzati e cuori di Faraone,
che sono indurati come pietra di diamante; e non veggo modo che si spezzino altro che col sangue.
Oim, oim, oim, disaventurata lanima mia! Veggo giacere el morto della religione cristiana, e
non mi doglio n piango sopra di lui. Veggo la tenebre venuta nel lume, ch dal lume della santissima
fede ricevuto nel sangue di Cristo, gli veggo essere abbaccinati, e riseccata la pupilla dellocchio; e s
come ciechi gli vediamo cadere nella fossa, cio nella bocca del lupo infernale, dinudati de le virt, e
morti di freddo: essendo dinudati della carit di Dio e del prossimo, e sciolti dal legame della carit, e
perduta ogni reverenzia di Dio e del Sangue. Oim, credo che le iniquit mie ne sieno cagione.
Adunque vi prego, carissimo padre, che preghiate Dio per me che mi tolga tante iniquitadi, e che io non
sia cagione di tanto male; o elli mi dia la morte. E pregovi che pigliate questi figliuoli morti in su la
mensa della santissima croce, e ine mangiate questo cibo, bagnati nel sangue di Cristo crucifisso.
Dicovi che se noi e gli altri servi di Dio non ci argomentiamo con molte orazioni, e gli altri con
correggiarsi di tanti mali, el divino giudicio verr, e la divina giustizia trarr fuore la verga sua, bench,
se noi apriano gli occhi, n gi venuta una delle maggiori che noi potiamo avere in questa vita, cio
dessere privati del lume di non vedere el danno n el male dellanima e del corpo. E chi non vede, non
si pu correggere, perch non odia el male, e non ama el vero bene; non correggendosi, cade di male in
peggio: e cos mi pare che si faccia, e a peggio siamo ora che el primo d. Adunque c di bisogno di
non ristarci mai, se noi siamo veri servi di Dio, con molto sostenere e con vera pazienzia; e dare la
fadiga al prossimo e lonore a Dio, con molta orazione e ansietato desiderio; e e sospiri ci sieno cibo, e
le lagrime beveraggio ( Sal 41, 3; 79, 6), in su la mensa della croce: altro modo non ci veggo. E per vi
dissi che io desideravo di vedervi gustatore e mangiatore dellanime in su la mensa della santissima
croce.
Pregovi che vi sieno racomandati e vostri e miei carissimi figliuoli: cotesti di cost, e questi di
qua; notricateli e acresceteli nella grande perfezione, giusta al vostro potere. E brighiamo di corrire,
morti a ogni propria volont spirituale e temporale, cio di non cercare le proprie consolazioni
spirituali, ma solo el cibo de lanime, dilettandoci in croce con Cristo crucifisso; e per loda e gloria del
nome suo dare la vita, se bisogna. Io per me muoio e non posso morire a udire e vedere loffesa del mio
Creatore; e per vi dimando limosina che preghiate Dio per me, voi e gli altri. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 297
Allo soprascritto Nicol Soderini, poi che l furore del popolo di Firenze gli robb e arse la casa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e santa pazienzia, per che
senza la pazienzia non saremo piacevoli a Dio, n potremo stare in stato di grazia, per che la pazienzia
il mirollo della carit.
Poich ella ci tanto necessaria, bisogno c di trovarla; ma dove la trovaremo? Sapete dove,
dolcissimo e carissimo padre? In quel medesimo luogo dove noi trovaremo lamore. E dove sacquista
lamore? Lamore troviamo nel sangue di Cristo crocifisso, che per amore lo sparse in sul legno della
santissima croce; e dallamore ineffabile che noi vediamo che egli ci , traiamo e acquistiamo lamore:
per che colui che si vede amare, non pu fare che non ami; amando, subito si veste della pazienzia di
Cristo crocifisso: riposasi con questa gloriosa e dolce virt nel mare tempestoso delle molte fadighe.
Questa quella virt che non si scorda dalla volont di Dio; ella forte, per che non mai vinta,
ma sempre vince, perchella con seco la fortezza e la longa perseveranzia, e per riceve el frutto
dogni sua fadiga. Ella una reina che signoreggia la impazienzia, non si lassa vinciare a lira, non si
pente del bene adoperato, del quale spesse volte ne riceve fadighe e tribulazioni; anco gode e ingrassa,
lanima, di vedersi sostenere senza colpa. Solo della colpa doviamo avere fadiga, e daltro no, per che
per la colpa perdiamo quello che nostro. Che se ne perde? la grazia, che il sangue di Cristo, che
nostro: che non ci pu essere tolto n da dimonio n da creatura, se noi non vogliamo.
Ma queste altre cose, ricchezze onore stato delizie sanit e vita, e ogni altra cosa perch non
sono nostre, ma sonci state date per uso quanto piace alla divina bont ci possono essere tolte. E per
non ci doviamo turbare, n venire a impazienzia, ma rendarle senza pena; per che bisogno di rendare
e di lassare quel che non nostro. Unde noi vediamo che niuno che le possa tenere a suo modo, anco
glil conviene lassare: ch o esse lassano noi, o noi lassiamo loro col mezzo della morte. Poich cos ,
bene matto e stolto colui che ci pone disordinato e miserabile affetto. Ma conviensi, come uomo
virile, spogliare el cuore e laffetto nostro da ogni cosa transitoria e dallamore proprio di noi, e
abbracciarci colla santissima croce, dove noi trovaremo lamore ineffabile, gustando el sangue di Cristo
dove noi trovaremo la pazienzia de lumile immaculato Agnello. Vedremo che con quello amore dolce
chegli data la vita per noi, d e permessa e permette ogni nostra fadiga e tribulazione e
consolazione.
Parmi che la divina dolce bont di Dio ora di nuovo vabbi mostrato singularissimo amore,
avendovi fatto tenere per la dottrina e vita de santi, fattovi degno di sostenere per gloria e loda del
nome suo, e per rendarvi el frutto nella vita durabile e non in questa vita. Ora il tempo nostro,
carissimo padre, a fare qualche bene per la salute nostra; a ponarci inanzi el sangue di Cristo per
inanimarci alla battaglia, acci che non voltiamo el capo adietro per impazienzia, n veniamo meno
sotto la potente mano di Dio: ma con pazienzia portare, facendoci beffe della nostra propria sensualit,
e del mondo con tutte le sue delizie, e cognosciare la poca fermezza e stabilit loro. E cos ci
acordaremo con Pavolo dicendo: El mondo fa beffe di me (1Cor 4, 9; Eb 10, 33), e io di lui.
Vestirenci, e stregnaremo in noi, la dottrina di Cristo crocifisso; dilettarenci delle tribulazioni
non tanto che noi le fuggiamo per conformarci con lui che tanta pena sostenne per noi. Provaremo in
noi la virt della pazienzia, perch non si pruova se non nel tempo delle molte tribulazioni; poi
nellultimo, nella vita durabile, ricevaremo el frutto dogni nostra fadiga: ma non senza la pazienzia. E
per vi dissi chio desideravo di vedervi fondato in vera e santa pazienzia, acci che, quando tornarete
alla citt vostra di Ierusalem, visione di pace, riceviate quel guadagno che nella via della
peregrinazione avete acquistato.
Confortatevi, e con dolcezza ricevete la medicina che Dio v data per vita de lanima vostra.
Voglio che raguardiate, carissimo padre, le grazie che Dio v fatte, e la dolce providenzia sua, la quale
usata in questo ponto acci che lanima notrichi in s la fonte della piet, essendo grata e cognoscente
a Dio. Altro non etc.
Permanete etc.
Confortate monna Costanza da parte di Cristo crocifisso e da mia; e diteli che raguardi a chi pi
fadiga di lei, e voglia vedere quanto della gran tempesta Dio l fatta tornare a convenevole bonaccia.
Ges dolce, Ges amore, etc.

LETTERA 298
Al detto Stefano, essendo essa a Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti portatore con vera e santa pazienzia, a ci
che tu facci quel vero fondamento che debbono fare e veri servi di Dio, per che, come essi eleggono
di volere servire a lui, cos eleggono di volere portare infine alla morte, per gloria e loda del nome suo.
In altro modo, non terrebbe per la via, n seguitarebbe la dottrina de la dolce Verit.
O figliuolo carissimo, quanto ti sar dolce quando tu ti vedrai giunto nel tempo desiderato! La
speranza ti facci portare, non con tedio n con pena di mente, ma con debita reverenzia e con fede viva,
credendo in verit che, quando egli vedr che sia lonore suo e la salute tua, elli ti dar altro tempo.
Rende el debito tuo con reverenzia al padre e alla madre, lonore a Dio, e la fadiga a loro: ora si
fabricano le virt. E a ci che tu meglio diventi portatore, bgnati nel sangue di Cristo crucifisso, e ine
aniega e uccide la tua volont.
Altro non ti dico qui.
Pregoti che se tu puoi senza scandalo, e se la via sicura, che tu vada infino < ... > tu gli dica che
e denari per li quali frate Ramondo soblig per lui < ... > per che frate Ramondo pi volte me n
scritto; e ora non potendo < ... > per questa cagione, per che elli non pu pi sostenere chi debba avere
e denari (son<...>e) o no (< ... >e) Anibaldo gli promisse di mandarglili a mezzo marzo prossimo
passato. E per mettili mano saviamente quantunque tu puoi; e digli come frate Ramondo non neuno
modo da s, e dagli questa lettera che io gli scrivo, e inducelo quanto pi puoi che almeno scriva di qua
a chi fa e suoi fatti, che restituiscano questi denari. E di queste cose non timpacciare di parlare con
persona; e se tu non vi puoi andare, d la lettera a Cristofano che ti dar questa lettera.
Conforta tutti cotesti figliuoli da parte di Ges Cristo crucifisso e da nostra. Di a Petro di
Giovanni che io mi maraviglio come elli non m risposto de fatti dellAbbate di Monte Oliveto, e
per di che mi risponda subbito come lAbbate vuole fare; e se Petro non pu, s vi va tu, e fa quello
che doveva fare elli: e se tu non ne se informato, fattene informare a lui. Altro non dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Rispondemi dogni cosa el pi tosto che tu puoi.
Ges dolce, Ges amore.
Io Neri del quattrino che ti sai, ti prego che mi racomandi a don Jeronimo de Frati della Rosa,
ma non pugnare quanto a frate Simone.

LETTERA 299
A missere Ristoro di Piero Canigiani da Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spogliato de luomo vecchio e vestito del
nuovo (Ef 4, 22-24; Col 3, 9-10). Spogliato, dico, del vecchio peccato dAdam, e di quello disordenato
affetto che elli ebbe, col quale affetto offese Dio passando la obedienzia sua, e offese s tollendosi la
vita della grazia.
Unde, subbito che ebbe offeso, trov ribellione in s e in tutte le creature; e cos lanima che
seguita e si veste di questo uomo vecchio truova n pi n meno, amando disordenatamente s
medesimo damore sensitivo; dal quale amore sensitivo seguita ogni altro disordenato amore.
Questo quello miserabile amore che tolle el lume della ragione e non lassa cognoscere la verit;
tolle la vita della grazia e dacci la morte; tolleci la libert e facci servi e schiavi del peccato, che
quella cosa che non , unde in questa vita gusta larra de linferno. Dico che non cognosce la verit,
per che, se cognoscesse la verit, non porrebbe il cuore e laffetto e tutta la sollicitudine sua nel
mondo e non se ne farebbe dio, anco lo spregiarebbe con tutti e suoi diletti, vedendo la poca fermezza
e stabilit sua, e quanto vano e caduco.
E none il vediamo noi tutto d, carissimo fratello, che ogni cosa del mondo passa come el vento, e
neuna cosa si pu tenere a modo nostro? Per che neuna cosa nostra, se non solo la divina grazia, la
quale non ci pu essere tolta se noi non vogliamo: per che questa grazia non si perde se non per la
colpa, ed e non n dimonio n creatura che ci possa costrignere a commettere una picciola colpa, e
per non ci pu essere tolta. Ma le cose del mondo che ci sono date in presta e per uso, ci possono
essere tolte; e sonci tolte quando piace alla divina bont, che ce l date. Unde noi vediamo che test
luomo ricco, e test povero; ora in grande altezza, e ora in grande bassezza; e dalla sanit veniamo
alla infermit, e dalla vita alla morte. E cos ogni cosa c mutabile; e tale ora le vuole luomo tenere,
che elli non pu, per che non sono sue: che se elle fussero sue, le terrebbe quanto vuole. Ma songli
state date perch se lusi per necessit, ma non perch le tenga con disordenato amore, amandole fuore
di Dio: per che, facendo cos, trapassarebbe il suo comandamento, el quale dice che noi el doviamo
amare sopra ogni cosa, e il prossimo come noi medesimi (Mt 22, 37-39; Mc 12, 30-31; Lc 10, 27).
Unde, non facendolo, s passa lobedienzia sua; ed essofatto che elli fatto disobediente, privato della
vita della grazia, ed ssi fatto degno della morte etternale.
Elli fatto incomportabile a s medesimo, unde gusta larra dellinferno, per che il vermine
della conscienzia sempre rode. Per la quale cosa sostiene pena intollerabile, quando si vede privato di
quella cosa che elli amava tanto disordenatamente, vedendo che glil convenga lassare o nella vita,
essendoli tolta, o nella morte; per che, morendo luomo, ogni cosa gli conviene lassare, ch seco non
ne porta altro che il bene che elli operato, o il male, ricevendo ognuno quello che meritato: per che
ogni colpa punita, e ogni bene remunerato. Altro non ne pu portare; e per luomo che
disordenatamente ama sostiene grandissima pena, quando perde quello che tanto amava, per che tanto
si perde con dolore quanto si possiede con amore. Unde tutta la vita sua pena, ed eziandio possedendo
e stando in delizie pena, perch teme di perdere quello che elli .
Chi non cognosce tanta miseria e grave tormento quanto d il mondo? Chi acecato el lume della
ragione con lamore proprio di s; el quale lume perde per conscendere alla serva della propria
sensualit, la quale sensualit vestita de luomo vecchio, cio del peccato dAdam. Quanto
miserabile lo stolto e ingrato uomo che si tolle tanta dignit quanta il lume della ragione, e la vita
della grazia, e la libert, essendosi fatto servo del dimonio e del peccato, che non alcuna cosa! La
quale libert gli fu renduta col mezzo del sangue del Figliuolo di Dio, nel quale sangue fu lavata la
faccia dellanima nostra. Oh quanto sar degno di reprensione colui che iniquamente spende e consuma
la vita sua, la quale iniquit non gli lassa cognoscere la bont di Dio in s, n ricevere il frutto del
sangue! Che fatto lo stolto uomo, poi che elli distese le braccia e abbracciate tutte le delizie del
mondo per desiderio? Nulla se ne truova altro che confusione e stimolo di conscienzia nellultima
stremit della morte. Elli fatto come il frenetico, o come colui che sogna, che gli pare avere i grandi
diletti, e poi, svegliato, non si truova alcuna cosa; e cos luomo che si desta dal sonno di questa
tenebrosa vita non si truova altro che pena e rimproverio.
Che modo c dunque da tenere a ci che noi non perdiamo el bene del cielo, n in questa vita
viviamo in tanta afflizione? Questo il remedio, dolcissimo fratello: che noi ci spogliamo di questo
uomo vecchio che ci d intollerabile pena, e vestianci de luomo nuovo Cristo dolce Ges (Rm 13, 14;
Gal 3, 27); ordinando la vita nostra, vivendo come uomo e non come animale; levando la nuvila
dellamore proprio di noi; e odiare la propria nostra sensualit che una legge perversa che impugna
contra lo spirito (Rm 7, 23) , e il mondo con tutte le sue delizie. E subbito, veramente, che con
locchio dellintelletto le raguardarete, vedrete quanto elle sono nocive alla salute nostra amandole
fuore di Dio , e quanta pena intollerabile in questa vita ci danno.
Allora, quando lanima raguarda questo, subbito concepe uno odio alla propria sensualit e a tutto
quanto il mondo (non che elli non ami le cose che sono create; e luomo che i suoi figliuoli, ama i
figliuoli suoi e la donna e gli altri che gli sono congiunti, ma amali damore ordenato e non
disordenato: cio che per loro non vuole ponere lanima sua n offenderne Dio. S che ama con ordine,
e non senza ordine, per che Dio non ci vieta che noi non amiamo, anco ci comanda che noi amiamo el
prossimo come noi medesimi, ma vietaci i nostri disordenati modi con che noi amiamo). E questo
quello che lanima odia, perch vede che elli vietato da Dio, ed danno suo. Allora, poi che
conceputo lodio verso quella cosa che die odiare, perch lanima non pu vivere senza amore
subitamente ama s, e il prossimo suo, e le cose che sono create, damore ordinato e con affetto di
virt, ponendosi dinanzi allocchio dellintelletto col lume della santissima fede per obiecto Cristo
crucifisso, e in lui vede e cognosce quello che elli die amare.
E perch nel sangue di Cristo vede lamore ineffabile che Dio gli perch pi manifestamente
il sangue ci manifestato lamore e la carit di Dio, che neuna altra cosa , distendesi subbito ad
amarlo con tutto il cuore, con tutto laffetto e con tutte le forze sue (Mt 22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 27),
perch condizione dellamore damare quando si sente amare, e damare tutte quelle cose che ama
colui che elli ama. E per, a mano a mano che lanima cognosciuto lamore del suo Creatore verso di
lei, lama; e amandolo ama tutte quelle cose che Dio ama. E perch vede che sommamente Dio ama la
sua creatura che in s ragione (che in tanto lam, che ci don il Verbo del suo Figliuolo, a ci che
desse la vita per noi, e lavasseci la lebbra della colpa del peccato mortale nel sangue suo), per luomo
distende e participa laffetto e la carit sua col prossimo; e al prossimo vuole rendere quello che a Dio
rendere non pu, cio di fargli utilit, per che elli lo Dio nostro, che non bisogno di noi. E per
quella utilit che a lui non pu fare, la fa al prossimo, che quello mezzo che Dio ci posto, nel quale
mezzo manifestiamo lamore che aviamo a lui.
Per questo amore luomo non concepe odio verso el prossimo suo per neuna ingiuria che da lui
gli fusse fatta, ma con pazienzia porta e sopporta e difetti suoi, dolendosi pi delloffesa di Dio e del
danno dellanima sua, che della ingiuria o del danno proprio. Questo amore ordenato, per che non
esce dellordine della carit. E vestesi de luomo nuovo Cristo dolce Ges, seguitando le vestigie e la
dottrina sua, rendendo bene a quelli che gli fanno male (Lc 6, 27). Odia quello che Cristo benedetto
odia, e ama quello che elli ama.
Che odi Cristo benedetto? Odi el vizio e il peccato, onore delizie e stati del mondo; e tanto gli
dispiacque el peccato che, non essendo in lui veleno di peccato, della nostra colpa volle fare vendetta, e
punilla sopra il corpo suo in tanto tormento e pena che la lingua nostra non sarebbe sufficiente a
narrarlo.
Lonore e le delizie elli spregi unde, quando volse essere fatto re, elli sparve di mezzo di loro
(Gv 6, 15) , ma abracci la povert, le ingiurie, gli scherni e le villanie, sostenendo fame e sete e
molte persecuzioni, infine alla obbrobriosa morte della santissima croce. A questo non fugg, ma fssi
rincontra a Giuderi quando el volsero prendere, dicendo: Cui dimandate voi?. E rispondendo ellino:
Ges Nazzareno, E se voi cercate me disse il dolce e amoroso Verbo , io so esso. Pigliatemi e
lassate stare costoro (Gv 18, 78), dicendo de discepoli suoi.
Cos ci di dottrina, la verit dolce, della carit del prossimo quanto noi el doviamo amare , e
della pazienzia: come doviamo portare ogni cosa che Dio permette a noi, realmente, per gloria e loda
del nome suo, non schifando fadiga n labore, n voltando mai el capo adietro a mirare larato (Lc 9,
62) per impazienzia, n per odio del prossimo suo, ma con allegrezza cordiale farse lo a rincontra, e
strignarle per affetto damore, per Cristo crucifisso.
E veramente noi doviamo portare, e materia naviamo: s perch la fadiga piccola, e s perch
ella di grande frutto, e s per amore di colui che le d. Piccola , e sapete quanto? quanto una punta
daco, per che tanto la fadiga, quanto el tempo; e l tempo vedete bene che elli tanto piccolo che
luomo nol pu imaginare. El tempo che passato, voi non lavete; el tempo che a venire, non sete
sicuro daverlo: solo dunque questo punto del tempo presente avete, e pi no. Dunque la fadiga passata
non c, n lavenire, per che non siamo sicuri daverla, ma tanta fadiga aviamo quanto il tempo, e
pi no: bene dunque vero che ella piccola. Quanto grande il frutto? Dimandatene il dolce
banditore di Paulo, che dice che non sono condigne le passioni di questa vita a quella futura gloria.
Se noi vediamo colui che le d, il dolce Dio nostro sommamente buono; e perch elli
sommamente buono non pu volere altro che bene. E perch ce le d? Per nostra santificazione, a ci
che la margarita della virt della pazienzia sia provata in noi; la quale virt ci manifesta se in verit
amiamo el Creatore nostro, e se aviamo in noi la vita della grazia, o no. Per che come la impazienzia
uno segno che noi amiamo pi noi e le cose create che il Creatore, cos la pazienzia segno
dimostrativo che ci fa manifesto che noi amiamo Dio sopra ogni cosa, e l prossimo come noi
medesimi.
S che vedete che seguita Cristo odiando el vizio e amando la virt; e strignela a s, e vestesene in
tanto che elegge prima la morte che volersene spogliare, tanto gli dilettevole e piacevole la virt.
Vestita che lanima di questo uomo nuovo, col lume de la ragione, gusta vita etterna; e neuna cosa el
pu turbare. Se elli fadighe, elli gode della tribulazione: elli ne ngrassa; e non timore affriggitivo
cio timore servile che tema di perdere la sustanzia del mondo per che con lamore ordinato le
possiede, e come cose prestate e non come cose sue, perch gi vidde e cognobbe che elle erano cose
transitorie, e non le poteva tenere a modo suo perch non erano sue; e per si dispose a tenerle per suo
uso e con amore ordenato.
E tutta la vita sua ordenata in Dio, in qualunque stato si sia. Se elli allo stato del matrimonio,
elli el conserva in grande onest, avendo in debita reverenzia i d che sono comandati dalla santa
Chiesa. E se elli figliuoli, elli fa come creatura ragionevole, che notrica lanima e l corpo: e cos
debba fare, allevandoli ne comandamenti dolci di Dio. E se elli in altro stato che abbi a sovenire al
prossimo suo, elli si fa padre de povari, e volentieri saffadiga per loro, sovenendoli in ci che pu.
Del corpo suo, per diletto e delizie di vestimenti, non se ne vuole fare dio, ma con modo ordinato
e piacevole a Dio tiene lo stato suo, senza leggerezza o vanit di cuore. E non attende a spendere
solamente il suo in adornamento di casa per che vede che, adornata che ella fusse, gli potrebbe
essere guasta, e tolto ladornamento , ma ingegnasi solo dadornare la casa dellanima sua di vere e
reali virt; el quale adornamento neuno che glil possa tllere, se elli non vuole. E per questi cotali di
neuna cosa possono avere pena, perch nno posto lamore e laffetto in quella cosa che non lo pu
essere tolta. E corrono questa vita piena daffanno senza pena affriggitiva, e senza stimolo di
conscienzia; e vanno leggieri per la via di Cristo crucifisso, seguitando la dottrina sua, vestiti del
vestimento leggiero di questo uomo nuovo; spogliati della gravezza de luomo vecchio che agrava e
occupa luomo in colpa di peccato mortale, e in molte pene e affanni in questa tenebrosa vita (elli non
intende s medesimo non tanto che sia inteso da altri , perch lamore proprio gli tolto el lume
della ragione, unde non cognosce la verit. E per pena: per che se non la cognosce questa verit,
non la pu amare; non amandola, non se ne veste, e per sempre inquieto). E per dissi io a ci che
fuste liberato da questa pena, e riceveste la vita della grazia, e rispondeste a Dio che vi chiama e vama
ineffabilemente che io desideravo di vedervi spogliato de luomo vecchio, e vestito de luomo nuovo
Cristo dolce Ges: e cos vi prego che facciate.
Del caso occorso godete, per che la vita dellanima vostra, e crescete in voi el fuoco del santo
desiderio.
E se altro vi dicesse la propria sensualit, o le lusinghe delli uomini del mondo, non lo credete,
ma fermo e stabile, come uomo virile, seguitate el santo proponimento; e pensate che gli uomini del
mondo non potranno rendere ragione, dinanzi al sommo giudice, per voi, nellultima stremit della
morte, ma solo la buona e santa conscienzia. Or non dormite pi, ma in tutto ordinate la vita vostra.
Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 300
A monna Agnesa di Francesco di Pipino predetta.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti bagnata e annegata nel sangue di Cristo
crucifisso, a ci che per amore del sangue tu dia el sangue, e la vita per amore de la vita.
O carissima figliuola, ora il tempo da morire spasimata per onore di Dio e per salute dellanime;
e offerire lagrime umili e continue orazioni dinanzi a Dio per la necessit di tutto quanto el mondo.
Voglio dunque, a ci che meglio si possa fare sacrificio a Dio di noi, che tu ti nasconda nel costato di
Cristo crucifisso; e bgnati nel sangue dolcissimo suo. Altro non dico.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Comandoti che tu non digiuni se non come io ti lassai, e che tu non facci disciplina: dellorazione
del santo e affocato desiderio, e dellaltre vere e reali virt, piglia tu quantunque tu vuoli, e de la
vigilia, ma di queste no. E, Centa, voglio che tu tenga una catenella come quella che io avevo, ma non
quella che tu tieni; e tienla s larga che tu vi possa mettere el dito, e fa che tu non passi questa
obedienzia.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio.
Racomandaci a tutte coteste figliuole, a Ginevra e a tutte laltre, e benedimmi Bastiano. Dio el
riempia de la sua dolcissima grazia. Ges dolce, Ges amore.
Fatta a d quattro dottobre.

LETTERA 301
A messere Ristoro Canigiani, dottore di Decreto da Fiorenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi essercitare il lume che Dio v dato, acci che
cresca in voi, per che senza il perfetto lume non potremmo cognoscere n amare n vestirci della
verit. E se noi non ce ne vestissimo, a tenebre ci tornerebbe quello lume; e per bisogno che egli sia
perfetto in qualunque stato luomo .
In che dimostra la sua perfezione cio che perfettamente vegga, col quale vedere cognosce e
discerne la verit dalla bugia e dalle vanit del mondo ? Cognoscesi in questo: che egli strigne e
abraccia con affetto damore quella verit che egli cognosciuta, facendosi amatore delle virt, e
odiando il vizio e la propria sensualit che n cagione, perch una legge perversa che sempre
impugna contra lo spirito. Allora mostra che in verit cognosca, e sia perfetto il suo vedere, e che la
nuvila della infidelit non abbia offuscata la pupilla dellocchio de lintelletto, la quale il lume della
santissima fede. Ma se fosse imperfetto, vederebbelo con uno lume naturale, ma per altro modo nol
metterebbe in effetto, non essercitando questo lume con laffetto delle virt. E per ci dobiamo studiare
dessercitare il lume naturale, acci che sia tolta da noi la imperfezione e veniamo a perfezione di
cognoscimento, come detto .
Ma in che modo, carissimo figliuolo, potiamo pervenire a questo perfetto lume? Dicovelo: col
lume, in questo modo: noi abiamo in noi uno lume naturale, il quale Dio ci dato che discerniamo il
bene dal male, la cosa perfetta dalla imperfetta, la pura dalla immonda, la luce dalle tenebre, e la cosa
finita dalla infinita. Questo un cognoscimento il quale Dio ci dato per natura, e noi il gustiamo
continuamente per pruova che cos . E voi mi direte: Se questo cognoscimento in noi, unde viene
che noi ci attacchiamo alla parte contraria alla nostra salute?. Io vi rispondo che questo procede dal
proprio amore, che ricoperto questo lume, s come la nuvila ricuopre la luce, unde il nostro errore non
per difetto del lume, ma della nuvila. Allora il libero arbitrio piglia quelle cose che sono nocive
allanima, e non quelle che le sono utili.
Lanima di sua natura appetisce bene e cosa buona, ma dove sta il suo errore? Sta in questo, che
perch le tenebre de lamore proprio lnno tolto il lume, non cerca il bene dove egli . E per questi
cotali vanno come farnetichi, ponendo laffetto e l desiderio loro in cose transitorie, che passano come
vento. O stolto uomo sopra ogni stoltizia, che cerchi il bene dove sommo male; dove sono le tenebre
cerchi la luce; dove la morte cerchi la vita; la ricchezza dove somma povert, e lo infinito cerchi
nelle cose finite! Malagevolemente potrebbe questi trovare il bene, cercando col dove egli non .
Conviencelo cercare in Dio, il quale sommo ed eterno bene; e cercandolo in lui, il troveremo, perch
il dolce Dio nostro niuno male in s, ma tutto perfetto bene, unde non sarebbe possibile che egli desse
a noi altro che di quello che egli in s: s come il sole il quale, perch in s luce, non pu dare
tenebre.
Unde vediamo, se con questo lume vorremo vedere, che ci che Dio d a noi e permette in questa
vita di qualunque fatiga o tribolazione o angoscia si sia , tutto il fa per conducerci al sommo bene, e
acci che noi cerchiamo il bene in lui e non nel mondo, perch non si truova nelle ricchezze, stati e
delizie sue; anco ci si truova amaritudine e tristizia e privazione della grazia, a quella che l possede
fuore della volunt di Dio. S che per cosa buona e perfetta, perch cerchiamo lui in verit, ce le
permette; e luomo accecato dalla propria passione reputa in male quello che suo bene, e la colpa che
l priva di Dio e della vita della grazia non pare che la vegga in male; e cos inganna s medesimo.
Convienci dunque essercitare questo lume naturale; spregiare il vizio e abracciare le virt; e con esso
lume cercare il bene dove egli .
Cercandolo, il troveremo in Dio; vedremo lamore ineffabile che egli ci mostrato col mezzo del
Figliuolo suo, e il Figliuolo col sangue sparto per noi con tanto fuoco damore.
Con questo primo lume naturale, il quale imperfetto, acquisteremo uno lume sopranaturale
perfetto, infuso per grazia nellanima nostra, il quale ci legher nelle virt: conformerenci in ogni
tempo e in ogni stato e luogo che Dio ci conceder, accordati sempre con la volunt sua, la quale
vedemmo che non vuole altro che la nostra santificazione. Il primo lume, essercitandolo, come detto ,
ci taglia dal vizio; e il secondo ci lega e unisce con la virt. Oh grandissima allegrezza e cordiale
gaudio della salute vostra, perch mi pare secondo che io posso vedere nel conspetto di Dio, e per la
lettera che io ricevuta da voi che il lume naturale non sia offuscato in voi dalle tenebre della
infedelit. Che se fosse offuscato, non cognoscereste tanto bene il mondo fetido, la inconstanzia sua, e
le percosse che egli d a colui che se ne vuole fare Idio; n vi terreste ragione con tanto rimproverio, n
vi tagliereste dal vizio, n desiderereste la virt e lo stato perfetto: cio dallo stato del matrimonio,
imperfetto, venire allo stato della continenzia, il quale perfetto.
Poich Dio per la sua infinita misericordia v renduto questo lume del quale, per la vostra
ignoranzia e difetto, tanto tempo siete stato privato , voglio che lessercitiate, tagliandovi da vizii e
da lamore sensitivo col coltello dellodio e dellamore; e con lume vi leghiate nelle virt col legame
della perfetta carit, amando Dio sopra ogni cosa e il prossimo come voi medesimo, postponendo ogni
ingiuria e danno che da lui avessi ricevuto o ricevessimo; e con la dilezione cacciare lodio e il
dispiacere che la propria sensualit volesse avere inverso loro. Oh quanto sar beata lanima mia,
quando io vi vedr continuamente crescere di virt in virt con uno desiderio che non allenti mai n per
battaglie che riceveste dal dimonio il quale so che spesse volte ve ne d, ponendovi innanzi molte e
diverse cose , e le creature dalla parte loro, e anco la propria passione. Ma con questo dolce lume
tutte queste battaglie conculcherete sotto a piedi dellaffetto.
Voglio, acci che cresciate in lume, che quattro cose principali vi poniate per obiecto dinanzi
allocchio de lintelletto vostro, acci che saugmenti la virt e il lume nellanima. La prima che voi
raguardiate quanto sete amato da Dio, il quale amore v creato alla imagine e similitudine sua (Gn 1,
26), e ricreatovi a grazia nel sangue del suo Figliuolo; per amore v conservato il tempo, acci che
abiate spazio di correggere la vita vostra; e tutte le grazie e doni spirituali e temporali le quali non mi
pongo a narrare tutte vi sono date per affetto damore, per grazia e non per debito. Se voi le
raguarderete, costretto sarete ad amare, perch naturalmente lanima tratta ad amare colui dal quale si
vede essere amata; unde vedendosi amare tanto ineffabilemente da Dio corre dopo lamore, amando
lui e quello che egli pi ama: piacegli quello che a Dio piace, e dispiacegli quello che a lui dispiace. E
perch egli vede che il Creatore sommamente ama la sua creatura che in s ragione, per egli anco
lama; e quella utilit e servizio che a Dio non pu fare, fallo alla creatura per lo suo amore.
La seconda si che noi raguardiamo quanto siamo tenuti e obligati a Dio damarlo schiettamente,
tutti liberi, e non finti mostrando una in atto e in parole, e unaltra avessimo in cuore . Allocchio di
Dio non ci possiamo nascondere, e per il dobiamo servire molto schiettamente.
La terza che noi vediamo quanto abominevole a Dio e al mondo, e nociva allanima, la colpa
del peccato mortale; quanto piacevole e utile la virt. Tanto gli fu ispiacevole il peccato, che del
corpo de lumile e immaculato Agnello fece una ancudine, fabricandovi su le nostre iniquit. cci tanto
nocivo che ci tolle il lume, privaci della vita della grazia, e dacci leterna dannazione. La virt gli
tanto piacevole che de luomo virtuoso egli ne fa un altro s per affetto damore; in questa vita gli fa
gustare vita eterna: stando nel mare tempestoso delle molte fatighe e amaritudini gusta la pace e la
dolcezza.
La quarta e ultima che noi raguardiamo che ogni colpa punita, e ogni bene remunerato: per
che Dio sa pu e vuole punire la colpa, e remunerare le pene che in questa vita sosteniamo per gloria e
loda del nome suo. Della quale remunerazione parla il glorioso Paulo, dicendo: Non sono condegne le
passioni di questa vita a quella futura gloria la quale Dio apparecchiata a servi suoi (Rm 8, 18).
Questo obiecto, diviso in quattro, regoler e ordiner la vita vostra in amore e in santo timore;
seguiterete e crescerete lordine che avete cominciato a tenere nel vivere vostro.
Cresca in voi il fuoco del santo desiderio, e daravvi quello che vi manca alla perfezione; e Dio,
come giusto medico, porr remedio a quello che a voi pare che ve limpedisca. Date di calcio al mondo;
cacciatelo del cuore e dellaffetto vostro come egli caccia voi. Legatevi con Cristo crocifisso, acci che
riceviate il frutto del prezioso sangue suo col lume sopranaturale, al quale lume verrete essercitando il
naturale, come detto , e adempirete tutte le dette cose, altrimenti no. E per vi dissi che io desiderava
di vedervi essercitare il lume che Dio v dato, acci che continuamente cresca in voi, per che sanza il
lume anderemmo in tenebre.
Con questo lume voglio che alleviate la famiglia vostra con santo e vero timore di Dio. Nello
stato del matrimonio state come uomo ordinato, e non come animale, avendo in debita reverenzia i d
che sono comandati dalla santa Chiesa, acci che larbore vostro produca buoni frutti. La confessione
santa voglio che usiate spesso, e la comunione per le pasque, s come debbe fare la persona che teme
Dio. Allora sarete il gaudio e lallegrezza mia, vedendovi andare in luce e non in tenebre. Essendomi di
lunga corporalmente, mi sarete molto di presso, perch non n sar tolta da voi la continua orazione
n il desiderio con che sete offerto nel conspetto di Dio, e anco corporalmente potr ancora essere,
perch Dio non spregiatore de santi desiderii. Confortatevi, confortatevi nel prezioso sangue di
Cristo, ch ladiutorio presso a voi. Dilettatevi di ritrovarvi spesso col vostro Creatore con lorazione
attuale, e co santi pensieri, e con lorazione continua e mentale del santo e vero desiderio. E questo
medesimo dico alla donna vostra. Levatevi dal vivere umano, e pigliate al tutto vita angelica; ch a
questo siete chiamati da Dio. Rispondete adunque, e siate una coppia dangeli terrestri. Altro non vi
dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 302
Al padre santo Urbano VI sopradetto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero e reale pastore, governatore delle
vostre pecorelle, le quali avete a notricare del sangue di Cristo crocifisso.
El quale sangue da vedere con grande diligenzia dalla Santit vostra a cui egli si ministra, e per
cui mezzo egli si d: cio, dico, santissimo padre, quando s a mettere e pastori in questo giardino
della santa Chiesa, che essi sieno persone che cerchino Dio e non prelazioni; e il mezzo che lo impetra
anco sia s fatto, che vada schiettamente in verit, e non in bugia.
O santissimo padre, abbiate pazienzia quando di queste cose vi fusse detto, per che elle non vi
sonno dette se non per onore di Dio e salute vostra, s come debba fare il figliuolo che tenerezza e
amore al padre suo, che non pu sostenere che si facci cose che torni a danno o a vergogna del suo
padre, ma, come sollecito, sempre se ne sta inteso, perch vede bene che l padre che a governare la
molta fameglia non pu vedere pi che per uno uomo, unde se i legittimi figliuoli non fussero solliciti
di raguardare a lonore e utilit del padre, spesse volte sarebbe ingannato. Cos , santissimo padre: voi
sete padre e signore de luniversale corpo della religione cristiana; tutti stiamo sotto lale della Santit
vostra; ad autorit potete tutto, ma, a vedere, non pi che per uno, unde di necessit che figliuoli
vostri veggano e procurino con schiettezza di cuore, senza timore servile, quello che sia onore di Dio,
salute e onore vostro, e delle pecorelle che stanno sotto la vostra verga. E so che la Santit vostra
grande desiderio davere degli aitatori che vaitino, ma convienvi avere pazienzia ne ludire.
So certa che per due cose vi d pena e fvi alterare la mente; e non me ne maraviglio punto.
Luna si perch udendo che difetti si comettano vi duole che Dio sia offeso, perch loffesa e le
colpe vi dispiacciono, e per v una puntura nel cuore. Qui non ci si debba essere paziente davere
pazienzia e non dolersi delloffese che sono fatte a Dio , no: ch cos parrebbe che noi ci
conformassimo con quegli vizii medesimi.
Laltra cosa che vi farebbe pena si , quando el figliuolo che viene a voi a dirvi quello che egli
sente che torna in offesa di Dio, e danno de lanime, e poco onore alla Santit vostra, che egli commetta
ignoranzia: che per conscienzia contenda dinanzi alla vostra Santit a non dirvi schiettamente la verit
pura come ella giace, per che neuna cosa debba essere secreta n occulta a voi. Questa pena vi prego,
santo padre, che quando lo ignorante figliuolo offendesse in questo, sia senza turbazione vostra; e
correggetelo della sua ignoranzia.
Questo dico perch, secondo che mi disse el maestro Giovanni di frate Bartolomeo, egli per suo
difetto e per la scropolosa conscienzia vi di pena, e fecevi alterare; unde egli e io n avuta
grandissima pena, parendoli avere offeso a la Santit vostra. Pregovi, per lamore di Cristo crocifisso,
che ogni pena che egli vavesse data voi la puniate sopra di me; e io so apparecchiata ad ogni
disciplina e correzione che piacer alla Santit vostra. Credo che i miei peccati gli furono cagione che
egli commisse tanta ignoranzia, e per io debbo portare la pena; egli grande desiderio di rendersi in
colpa dinanzi a voi, col dove piacesse alla vostra Santit che egli venisse. Abbiate pazienzia a
comportare e suoi difetti e i miei.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso; confortatevi nel fuoco dolce della carit sua. Perdonate
a la mia ignoranzia. Umilemente vadimando la vostra benedizione.
Ringrazio la divina bont, e la Santit vostra, di quanta grazia il d di santo Giovanni mi
concedeste. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 303
A Sano di Maco e a tutti gli altri suoi in Cristo figliuoli secolari da Siena, essendo essa in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi figliuoli veri che realmente serviate el
nostro dolce Salvatore, acci che pi sollicitamente rendiate grazie e lode al nome suo.
O figliuoli carissimi, Dio udito el grido e la voce de servi suoi che tanto tempo nno gridato
nel conspetto suo , e il mughio che tanto tempo gridato sopra e figliuoli morti: ora sono risuscitati,
e dalla morte sono venuti alla vita, e da la cechit a la luce. O figliuoli carissimi, e zoppi vanno, e
sordi odono, locchio cieco vede (Mt 11, 5; Lc 7, 22), e muti parlano, gridando con grandissima voce:
Pace, pace, pace! con grande allegrezza, vedendosi tornare essi figliuoli nellobbedienzia e grazia del
padre, pacificate le menti loro. E, come persone che gi cominciano a vedere, dicono: Grazia sia a te,
Signore, che ci i pacificati col nostro santo padre.
Ora chiamato santo lagnello dolce, Cristo in terra, dove prima era chiamato eretico e pattarino;
ora laccettano per padre, dove prima el rifiutavano. Non me ne maraviglio, per che la nuvila caduta
ed rimaso il tempo sereno. Godete, godete, carissimi figliuoli, con uno dolcissimo pianto di
ringraziamento, dinanzi al sommo ed eterno Padre, non chiamandovi contenti a questo, ma pregandolo
che tosto levi el gonfalone de la santissima croce. Godete ed essultate in Cristo dolce Ges; scoppino e
cuori nostri di vedere la larghezza della infinita bont di Dio. Ora fatta la pace, a malgrado di chi la
voleva impedire; sconfitto il dimonio infernale.
Sabbato a sera gionse lulivo a una ora di notte; e oggi a vespero gionse laltro. E sabbato a sera
lamico nostro con uno compagno fu preso, s che a una otta si rinchiuse buonamente la eresia, e venne
la pace; ed ora nella pregione. Pregate Dio per lui, che gli dia vero lume e vero cognoscimento.
Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso, e bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso; nascondetevi
nelle piaghe di Cristo crocifisso. Amatevi, amatevi insieme. Mandovi de lulivo della pace.
Permanete etc. Ges dolce etc.

LETTERA 304
A monna Lodovica di Granello Tolomei.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondata in vera e perfetta carit, per che
senza la carit veruno atto virtuoso avarebbe in s vita: per che ogni virt vita da la carit. Ella
quella madre che parturisce e figliuoli de le virt vivi ch ci d vita di grazia e non morti.
Questa dolce carit seco el lume de la santissima fede, ch per lamore che al suo Creatore
crede in verit che Dio non voglia altro che l suo bene; e ci che gli d e permette, d per sua
santificazione. Per questo cognoscimento e lume, el quale riceve da laffetto de la carit, viene a
pazienzia, non si scandalizza n turba ne la mente sua di veruna cosa che avenga, anco l in debita
reverenzia.
O carissima figliuola e suoro in Cristo dolce Ges, parmi che la divina bont vi permetta assai
fadighe molestie e tentazioni da le demonia per vostro bene, non perch siate vinta, ma perch voi
vinciate , per le quali pene e bataglie v grande necessit davere in voi questo amore col lume de la
santissima fede. E se voi lavete, lamaritudine ritornar in grande dolcezza, ed e gran pesi
diventaranno leggieri (Mt 11, 30), perch col lume cognoscerete che Dio ve gli d per vostro bene: del
vostro bene, dolere non vi poterete.
Ma voi mi direte: Poich tanto diletto, e di tanta necessit avere questa carit, in che modo la
posso avere, e dove la trovar?. Io vi rispondo breve breve che amore non si pu avere se non da
lamore, e senza el lume non si pu trovare: per che, andando senza el lume, el cercaremo col dove
non , e cos andaremo in tenebre. Dunque ci conviene tllare da noi quella cosa che ci tolle el lume,
cio proprio amore, che una nuvila che non ci lassa cognoscere n vedere la verit di quello che
doviamo amare.
Questa quella nuvila che in tenebre fa amare ci che ama, perch lama fuore di Dio: non con
amore di ragione, ma con amore de la propria sensualit. Bene da disolvere questa nuvila, levandoci
con odio e dispiacimento di questa legge perversa, che sempre impugna contra lo spirito (Rm 7, 23) con
questo perverso e disordinato amore.
Poi che locchio de lo ntelletto sar rimaso chiaro col lume de la fede, porrassi per obietto
lamore inefabile, ch Dio gli manifestato questo amore col mezzo del Verbo incarnato, unigenito suo
Figliuolo; e questo dolce e amoroso Verbo, Agnello immaculato, ce l manifest col mezzo del sangue
suo. In questo sangue lanima vi sinebria, vedendolo sparto per s con tanto fuoco damore. In questo
sangue cognosce la Verit eterna: che, per compire questa verit ne lanima di darci el fine per lo
quale egli ci cre , egli d e permette che l mondo, el dimonio e l nemico de la carne nostra ci
molestino, solo perch laffetto nostro non si dilati a ponere el suo fine nel mondo, n ne la propria
sensualit, ma perch si levi da le tenebrose spine del mondo: di questi diletti transitori che drittamente
sono spine, e passano come vento. Oh quanto matto e stolto colui che ci pone el desiderio e laffetto
suo! Per veruna cosa ci si debba ponere (ma die, la creatura che in s ragione, apprezzarle per quello
che elle vagliono, e pi no: amarle e tenerle per Dio, e non senza Dio; usarle come cosa prestata, e non
come cosa sua): ma la grazia e laffetto de le virt, le quali trovate ne laffetto de la carit, la quale
carit e amore concepe dentro ne lanima sua col lume col quale egli cognobbe s essere amato da Dio.
S ch vedete che da lamore, col lume, sacquista lamore.
Ma dove el trovaremo? Nel cognoscimento santo di noi, vedendoci amati prima che noi fussimo:
per che lamore che Dio ebbe a noi el constrinse a crearci a la imagine e similitudine sua (Gn 1, 26).
In noi troviamo el sangue che manifest lamore che Dio ci , nel quale sangue ricevemmo la nostra
redenzione: avendo perduto lessere de la grazia, fummo ricreati a grazia. Noi siamo quello vasello che
ricevuto el sangue, perch solo fu sparto per noi. Adunque non ci partiamo da la abitazione del
cognoscimento di noi, nel quale cognoscimento saremo guidati dal lume de la santissima fede; nel
quale lume per laffetto de la carit che acquistaremo dal lume portaremo con vera e reale
pazienzia, non dispregiando n schifando fadighe in qualunque modo elle ci vengono: ma acetarle con
amore, perch per amore vediamo che ce le d, e non per odio; non perch perdiamo la nostra salute,
ma perch noi lacquistiamo.
Adunque voglio, carissima e dolcissima figliuola, che voi vingegniate con grande solicitudine
dacquistare questo amore, col lume de la fede: permanere nella dilezione de la carit, ch, in altro
modo, e figliuoli de le virt non sarebbono parturiti vivi, ma morti; e gustaremmo in questa vita larra
de lo nferno.
Considerando me che altro modo non ci era, dissi chio desideravo di vedervi fondata in vera
carit e perfetta: questa vi far portare ogni vostra fadiga, e Idio che non dispregiatore del santo
desiderio, e de le fadighe nostre portate per gloria e loda del nome di Dio , ci levar le fadighe,
porrci fine e termine, ponendo noi fine a la propria volont che ella sacordi co la volont dolce di
Dio.
Non voglio che veniate a confusione di mente n a disperazione per veruna illusione o molestia
che l dimonio vi volesse dare, mettendo ne la mente vostra laide e diverse fantasie, con molte
disoneste cogitazioni: ma con una speranza vera e fede viva abbracciarvi co la santissima croce, dove
voi vederete che elle vi son date per amore; e non vi d pi che voi potiate portare. E voglio che voi
sappiate che veruna bataglia e cogitazione, sia laida quanto si vuole, peccato, se non quando noi
aconsentissimo volontariamente, dilettandoci dentro. Adunque conserviamo la volont e de le
cogitazioni ci facciamo beffe fortificandola ne la dolce eterna volont di Dio, con la memoria del
sangue di Cristo crocifisso.
Levatevi ogni fadiga de la mente vostra, e lassatela a me, chio son colei che voglio portare
dinanzi da Dio e pesi e le gravezze vostre, pure che voi da la parte vostra non facciate resistenzia a Dio
che vi chiama col mezzo di queste fadighe. Siatemi virtuosa, usando spesso la santa confessione,
dilettandovi dudire la parola di Dio e la messa, almeno e d che son comandati da la santa Chiesa.
Quando potete, portate virilmente, sperando che, se Dio per voi, n dimonio n creatura sar contra di
voi. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Ringrazio la divina bont e voi de la limosina che avete fatta, e pare che vogliate fare, a servi di
Dio religiosi, e quali danno lorazione, che ci d infinito bene, per questa substanzia temporale finita.
Fate bene il debito vostro per che, di quello che potete fare, dovete essere dispensatrice de povari, voi
e chi n, perch e povari sonno quelle mani con laffetto de la carit, con che si d la limosina ,
che ci fanno andare a vita eterna: s che siate solicita per la salute vostra. Ges dolce, Ges amore.
Fatta in Siena a d xxvj dagosto Mc cclxxviij.

LETTERA 305
Al santo padre Urbano VI, a d xviij di settembre Mc cclxxviij.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vero lume, acci che
illuminato locchio dello ntelletto vostro , potiate cognosciare e vedere la verit: ch, cognoscendola,
lamarete; amando, riluceranno in voi le virt.
E che verit cognosciaremo, santissimo padre? Cognosciaremo una verit eterna, con la quale
verit fummo amati prima che noi fussimo. Dove la cognosceremo? Nel cognoscimento di noi
medesimi: vedendo che Dio ci creati alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26), constretto dal fuoco
della sua carit.
Questa la verit: che ci cre perch noi participassimo di lui (2Pt 1, 4), e godessimo el suo
eterno e sommo bene. Chi ce l dichiarata e manifestata questa verit? El sangue de lumile e
immaculato Agnello, di cui sete fatto vicario, e cellario che tenete le chiavi del sangue, nel quale
sangue fumo recreati a grazia; e ogni d che luomo esce della colpa del peccato mortale, e riceve el
sangue nella santa confessione, si pu dire che ogni volta rinasca di nuovo. E cos troviamo
continovamente che la verit ci manifestata nel sangue, ricevendo el frutto del sangue.
Chi la cognosce questa verit? Lanima che s tolta la nuvila de lamore proprio, e la pupilla
del lume de la santissima fede ne locchio dello ntelletto suo, col quale lume nel cognoscimento di s
e della bont di Dio in s cognosce questa verit. E collaffocato desiderio gusta la dolcezza e suavit
sua, ch tanta la sua dolcezza che ogni amaro spegne, ogni grande peso fa essere leggiero (Mt 11, 30),
ogni tenebre dissolve e leva via, lo innudo veste, laffamato sazia, unisce e divide, perch ne la verit
eterna; nella quale verit cognosce che Dio non vuole altro che l suo bene, e per subbito d uno
giusto giudicio, tenendo che ci che Dio d e permette in questa vita el d per amore, acci che siamo
santificati in lui, e per necessit della salute nostra, o per accrescimento di perfezione.
Avendo cognosciuto questo nella verit col lume, in reverenzia ogni fadiga, detrazioni, beffe,
scherni, ingiurie, obbrobrii, villanie e rimproverio: tutte le trapassa con vera pazienzia, cercando solo la
gloria e loda del nome di Dio ne la salute de lanime; e pi si duole delloffesa di Dio e del danno
dellanime che della ingiuria propria. pazienzia in s, ma non nel vituperio del suo Creatore: nella
pazienzia dimostra allora lanima che, spogliata dellamore proprio di s, ella rivestita del fuoco della
divina carit. Nella quale carit e amore ineffabile lamaritudine a voi, santissimo padre, nella quale voi
sete, essendo cos dolcemente vestito, vi tornar a grandissima dolcezza e suavit; e l peso che cos
grave, lamore ve lo far essere leggiero, cognoscendo che senza el molto sostenere non si pu saziare
la fame vostra e de servi di Dio: fame di vedere riformata la santa Chiesa di buoni onesti e santi
pastori.
E sostenendo voi senza colpa le percosse di questi iniqui, che col bastone della resia vogliono
percuotare la Santit vostra, ricevarete la luce. Per che la verit quella cosa che ci dilibera (Gv 8,
32), e perch verit che, eletto dallo Spirito santo e da loro, vicario suo sete, la tenebre della bugia e
della eresia, la quale nno levata, non potr contra questa luce; anco quanto pi le vorranno dare
tenebre, tanto pi ricever perfettissima luce.
Questa luce porta seco el coltello dellodio del vizio e dellamore della virt, el quale uno
legame che lega lanima in Dio e nella dilezione del prossimo. O santissimo e dolcissimo padre, questo
el coltello che io voglio che voi usiate; ora el tempo vostro da sguainare questo coltello: odiare el
vizio in voi e ne sudditi vostri, e ne ministri della santa Chiesa. In voi dico, perch in questa vita
veruno senza peccato, e la carit si debba prima muovare da s, usarla prima in s con laffetto delle
virt, e nel prossimo nostro: s che tagliate el vizio.
E se l cuore della creatura non si pu mutare n trarlo de difetti suoi se none quanto Dio nel
trae e la creatura si sforzi con laiutorio di Dio a trarne el veleno del vizio , almeno, santissimo padre,
siano levati dalla Santit vostra el disordinato vivare, e scellerati modi e costumi loro. Piaccia alla
vostra Santit di regolarli secondo che loro richiesto dalla divina bont, ognuno nel grado suo. Non
sostenete latto della immondizia non dico el desiderio suo, ch nol potete ordinare pi che si voglia
, ma almeno latto che si pu sia regolato da voi. Non simonia, non le grandi delizie; non giocatori
del sangue, che quello de povari e quello della santa Chiesa sia giocato tenendo barattaria, nel luogo
che debba essere tempio di Dio (non come cherici n come calonaci che debbono essere fiore e
specchio di santit : egli stanno come barattieri, gittando puzza di immondizia e essemplo di miseria).
Oim, oim, oim, babbo mio dolce, con pena dolore e grande amaritudine e pianto scrivo
questo; e perci, se io parlo quello che pare che sia troppo e suoni presunzione, el dolore e lamore mi
scusi dinanzi da Dio e la Santit vostra, ch, innunque io mi vollo, non dove riposare el capo mio. Se
io mi vollo cost che dove Cristo debba essere vita eterna , e io veggo che nel luogo vostro, che
sete Cristo in terra, si vede lo nferno di molte iniquit, col veleno de lamore proprio; el quale amore
proprio gli mossi a levare el capo contra di voi, non volendo sostenere la Santit vostra che vivessero
in tanta miseria. Non lassate per: riluca nel petto vostro la margarita della santa giustizia (Es 28, 15ss.;
Es 39, 8ss.), senza veruno timore ch non bisogna temere ma con cuore virile: ch se Dio per noi,
veruno sar contra noi (Rm 8, 31). Godete e essultate, che lalegrezza vostra sar piena in cielo (Mt 5,
12; Lc 6, 23). In queste fadighe vi rallegrate, perch dipo questo, cio dipo le fadighe, verr el riposo,
e la riformazione della santa Chiesa.
Per veruna pena n sollecitudine perch vi vedete abandonato da quelli che debbono essere
colonne , non allentate e passi; ma molto pi corrite fortificandovi sempre col lume della santissima
fede in cognosciare la verit, e con lorazione e compagnia de servi di Dio. Vogliate vederveli dallato:
ch in questa vita, tra le fadighe saranno el vostro refrigerio. Cercate davere, oltre a laiutorio divino,
laiuto de suoi servi, che vi consigliaranno con fede e schiettamente, non passionati, n contaminato el
consiglio loro per amore proprio: parmi che vi sia grandissima necessit daverlo. Certa so che,
avendo voi alluminato locchio dello ntelletto nella verit, che voi gli cercarete con grande
sollecitudine; in altro modo no.
Piantate le virt vere ne sudditi vostri: almeno dordinarli e di mettare piante buone e virtuose
nella santa Chiesa.
Dicevo che inunque io mi vollo non truovo dove io mi riposi, e cos la verit. S come egli
cost, cos si trova in ogni altro luogo, e spezialmente in questa nostra citt: che del tempio di Dio, che
luogo dorazione, nno fatto spelonca di ladroni (Mt 21, 13; Mc 11, 17; Lc 19, 46; Gv 2, 16), con
tanta miseria che maraviglia che la terra non cinghiottisce. Tutto per difetto de gattivi pastori che
non nno ripresi e difetti, n con la parola n con buona e santa vita. O pastore mio dolce, dato
aglignoranti cristiani dalla dolcezza della inestimabile carit di Dio, quanta necessit avete del lume,
acci che col lume cognosciate el difetto dove el difetto, e la virt dove la virt, acci che con
discrezione a ciascuno diate el debito suo! Considerando me, misera miserabile, che senza il lume non
potreste dibarbicare le spine e piantare le virt, per vi dissi che io desideravo di vedervi fondato in
vero e perfettissimo lume, per che nel lume cognosciarete la verit; cognoscendola, lamarete;
amandola, ne sarete vestito. Con questo vestimento si riparar a colpi: non nociaranno a voi, ma a
coloro che ve gli gittano.
Abracciate le pene con grande conforto; bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, di cui sete fatto
vicario.
Altro non vi dico, che se io andasse alla volont io non mi ristarei ancora. Non vorrei pi parole,
ma trovarmi nel campo della battaglia, sostenendo le pene e combattendo con voi insieme per la verit
infino alla morte, per gloria e laude del nome di Dio e reformazione della santa Chiesa.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Perdonate, santissimo padre, alla mia ignoranzia, che ignorantemente presummo di parlare a voi.
Umilemente vi domando la vostra benedizione. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 306
A papa Urbano VI, a d v dottobre Mccclxxviij.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vestito del vestimento forte della
ardentissima carit, acci che e colpi che vi sono gittati dagli iniqui uomini del mondo, amatori di loro
medesimi, non vi possino nuocere.
Per che veruno colpo tanto terribile che possa offendere lanima che vestita di s fatto
vestimento, perch Dio somma eterna fortezza: non pu essere offeso n percosso da noi per veruna
nostra iniquit, cio che in s non pu ricevere veruna lesione. Unde el nostro male a lui non nuoce, e l
nostro bene a lui non giova; solo a noi nocer il male, e il bene giover a coloro che sono operatori del
bene mediante la divina grazia. S che Dio somma eterna fortezza; e chi sta in carit sta in Dio, e Dio
in lui, per che Dio carit (1Gv 4, 8-16).
Adunque lanima vestita di questo vestimento, perch ella sta in Dio, s come detto , non
veruna cosa n fadiga n veruna tribulazione che l possa venciare; anco dentro le fadighe si fortifica,
provandosi in lui la virt della pazienzia: e colpi degli iniqui miserabili amatori di loro non
voffendaranno laffetto de lanima vostra, non atterreranno la sposa della santa Chiesa perch non pu
venire meno, ch ella fondata sopra la viva pietra Cristo dolce Ges. A cui noceranno questi colpi? A
loro medesimi, santissimo e dolcissimo padre, che gli gittano: queste saette avelenate torneranno a loro;
in voi percuotono solamente la corteccia e verunaltra cosa no, dandovi amaritudine e danno per lo
scandolo e resia che nno seminata nel corpo mistico della santa Chiesa.
Dilettatevi nella dilezione dolce della carit senza veruna dubitazione, ma conformatevi e
confortatevi col vostro capo Cristo dolce Ges, el quale sempre, dal principio del mondo infino a
lultimo, voluto e vorr che veruno grande fatto si facesse mai senza el molto sostenere. Adunque
senza timore veruno vi gittate tra queste spine col vestimento forte della carit. Oim, oim, non
alentate e passi per queste fadighe, n in veruno modo temete la vita del corpo vostro cio che voi
temiate di non perdarla : ch Dio quello che per voi, e se bisogna dare la vita, volontariamente si
debba dare.
Oim, disaventurata lanima mia, cagione di tutti questi mali! inteso che demoni incarnati
nno eletto non Cristo in terra, ma fatto nascere antecristo contra a voi Cristo in terra; el quale
confesso, e nol nego, che sete vicario di Cristo, celleraio che tenete le chiavi del cellaio della santa
Chiesa, dove sta el sangue de lumile immaculato Agnello, e che voi ne sete el ministratore, a malgrado
di chi vuole dire el contrario, e a confusione della bugia la quale Dio confondar colla dolce verit sua:
e in essa diliberer voi e la dolce Sposa vostra. Or oltre, santissimo padre! Senza timore sentri in
questa battaglia, perch nella battaglia ci bisogna larme del vestimento, che una arme dura, della
divina carit. Per vi dissi che io desideravo di vedervi vestito di questo dolce e reale vestimento, acci
che pi siate securo e inanimato a sostenere per gloria e loda del nome di Dio e salute dellanime.
Nascondetevi nel costato di Cristo crocifisso, che una caverna; bagnatevi nel sangue dolcissimo
suo. E io, come schiava ricomperata del sangue di Cristo, e tutti quegli che sono aconci a dare la vita
per la verit e quali Dio m dati ad amare di singulare amore, e avere cura della loro salute , siamo
aconci tutti a essere obedienti a la Santit vostra, e sostenere infino alla morte, aitandovi collarme de
lorazione santa, e con seminare e annunziare la verit in qualunque luogo piaciar a la volont dolce di
Dio e a la Santit vostra. Non dico pi sopra questa materia.
Fornitevi di buoni e virtuosi pastori, e dallato vogliate avere e servi di Dio. La speranza e la fede
vostra non sia posta ne laiuto umano, che viene meno, ma solo ne laiutorio divino, el quale non sar
tolto mai da noi mentre che speraremo in esso adiutorio; anco saremo tanto proveduti da Dio quanto
speraremo in lui. Adunque in lui speriamo con tutto el cuore, con tutto laffetto, e con tutte le forze
nostre.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Pregovi, santissimo padre, quanto io so e posso che oltre a la speranza che avete posta e porrete
nel vostro Creatore facciate buona guardia della vostra persona, per che l doviamo fare per non
tentare Dio in quello che c possibile, non lassando per quello che avete a fare; ma in tutto voglio che
facciate questo, dusare ogni cautela verso la vostra persona. Per che io so che i malvagi uomini,
amatori del mondo e di loro medesimi, non dormono, ma con malizia e astuzia cercano di tollervi la
vita; ma la dolce inestimabile bont di Dio avanza e avanzar la loro malizia: proveder al bisogno
della Sposa sua. Ma non mancate voi, per, che dalla vostra parte non facciate quello che potete.
Perdonate, perdonate, padre, a la mia presunzione; ma el dolore e lamore me ne scusi, e la
conscienzia che mi riprendeva se io cos non dicevo, e non rimane per in pace infino che col suono
della voce viva, e co la presenzia dinanzi alla Santit vostra non sostengo, perch voglia di mettere el
sangue e la vita, e distillare le merolla dellossa nella santa Chiesa, poniamo che degna non ne sia.
Prego la infinita bont di Dio che me, e gli altri che la vogliano dare, ce ne facci degni ora, che il
tempo che i fiori de santi desiderii si debbono aprire, e mostrare chi sar amatore di s o della verit.
Non dico pi, che se io andassi alla voglia non mi ristarei. Umilemente vadimando la vostra
benedizione dolce. Anco vadimando di sapere in verit la vostra volont, per fare con obedienzia
quello che sia onore di Dio e volont vostra, vicario di Cristo crocifisso: in ogni cosa obedire infino alla
morte, quanto Dio mi dar la grazia. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 307
A una donna riprendendola del mormorare, a Firenze, a d xx dottobre Mc cclxxviij Al nome di
Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima suoro e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero e perfetto lume, per che
senza lume non poteremo conosciare la verit di Dio, n la verit ne la creatura, anco cadaremo nel
falso e miserabile giudizio. Perch? perch saremmo privati del lume, ch lanima ch alluminata, e
levata la passione sensitiva da s medesima, discerne e conosce la verit, e giudica giustamente e con
grande discrezione.
Che giudizio questo, el quale noi doviamo rendare e dare a Dio, e che verit doviamo
conosciare in lui e nel prossimo nostro? Dicovelo: che noi doviamo conosciare questa verit (non
veduta con locchio del corpo ma con locchio de lo ntelletto: dentro vi l lume de la santissima
fede): che Dio ci ama inestimabilmente, e per amore ci cre alla immagine e similitudine sua (Gn 1, 26)
perch noi ricevessimo e gustassimo el suo etterno bene. Chi ci manifesta che questa sia la verit? El
sangue de lumile e immaculato Agnello, sparto con tanto fuoco damore in sul legno della santissima
croce.
Poi che lanima veduta e conosciuta questa verit, s lama; e con lamore giudica che ci che
Dio d e permette in questa vita, il fa per nostro bene, acci che siamo santificati in lui. Giudica
giustamente, con lume di discrezione: che se ella prosperit, s la conosce dal suo Creatore data a lei
non per la sua virt, ma per la infinita bont di Dio; unde per questo conoscimento lama con amore
ordenato, amandole per Dio e possedendole come cosa prestata a lei, e non come cosa sua, per che sue
non sonno. A questo ce navediamo: che tal ora le vogliamo tenere chelle ci sonno tolte; e non tanto
che la sustanzia temporale, ma la vita e la sanit delluomo e ogni altra cosa, tutte passano come vento
che neuno le pu tenere a suo modo, se non quanto piace a colui che le d. Questo giudica colui ch
alluminato in questa dolce verit.
E se ella aversit e tribolazione, s la riceve umilemente, con vera e santa pazienzia, riputandosi
degna della pena e indegna del frutto che seguita doppo la pena; giudicando in s medesima con umilit
che per li suoi peccati lavenga, perch conosce che il sommo giudice rimuneratore dogni bene e
punitore dogni male; a grande grazia si reca e cos che Dio li faccia tanta misericordia che la
colpa, che merita pena infinita per avere offeso il bene infinito, ella sia punita in tempo finito, dandoci
fadiga e tribolazioni. In qualunque modo egli ce le d, tutte ce le d la Verit etterna o perch ci
coreggiamo de difetti nostri, o per farci venire a grande perfezione: per qualunque modo, certi siamo
che le d per amore e non per odio.
Questo vede e conosce lanima alluminata dalla dolce verit, e per ogni cosa in debita
riverenzia; giudica giustamente la volont di Dio e la providenzia sua in s, per che la sua providenzia
provede a ogni nostra necessit, e la sua volont non vuole altro che l nostro bene. Poi che lanima
cos dolcemente conosciuto la verit nel suo Creatore, e giudicato cos dolcemente i misterii suoi in
bene, si vlle, con questa medesima verit e giudizio, nel prossimo suo, perch la carit del prossimo
esce della carit di Dio.
Unde questa la regola di coloro che l temono: che mai neuno giudizio non vorranno dare se
none in bene guarda gi che e non vedesse el male espressamente, colpa di peccato mortale . N
questo piglia per giudizio, ma, per una santa compassione, el porta dinanzi a Dio, dicendo: Oggi tocca
a te, e domane a me, se non fosse la somma bont che mi conserva. Ogni giudizio lassa al sommo
giudice e al giudice temporale, el quale posto perch tenga giustizia a ognuno secondo che merita.
Non si pone a giudicare per detto delle creature, n per costumi n atti di fuori, per che vede bene che
Cristo benedetto glili vieta nel vangelo dicendo: Non vogliate giudicare in faccia (Mt 7, 1; Lc 6, 37),
s che nel suo prossimo ama con quello amore chegli a Dio, schietto senza rispetto di s la verit
in lui; e giudica santamente la volont di Dio nelle sue creature, giudicandole in bene e lassando il male
giudicare a Dio. E per non iscandelizzata n ne misterii di Dio n nel prossimo suo; e non
diminuisce la carit e lamore e riverenzia verso il suo Creatore per neuna tribulazione chegli le
permettesse, n verso la creatura per ingiuria o danno temporale che ricevesse , perch santamente
giudicato con verit che Dio glil permette per provare laffetto della carit ne lanima inverso di colui
che gli fa ingiuria, e per punizione del peccato suo, dicendo: Signore mio, giustamente mi permetti
questo: per che, sio non offesa questa creatura che mi fa ingiuria, io offeso te, s che per mio bene
li messa per istromento a corregiarmi de miei difetti.
Dicovi, carissima suoro, che questa anima gusta vita etterna in questa vita, perch ogni cosa in
Dio e nel prossimo suo giudica con lume di verit. A questo vinvito: che sempre vingegniate di tenere
questo medesimo modo, acci che siate privata del sommo male, e perveniate al sommo bene, per che
in quello giudizio che giudichiamo altrui, saremo giudicati noi (Mt 7, 2; Lc 6, 38). Non facciamo come
gli stolti che fanno el contrario di questo, ch solamente si vogliono fare giudici della volont
degluomini, non raguardando come n in che modo, ma, come accecati della propia passione, la verit
giudicano in bugia e la bugia in verit. Oh come torta la loro via, che, essendo ciechi, vogliono
giudicare la luce! Vorranno giudicare e grandi misterii di Dio, e quello chegli aduopera ne servi suoi,
e i modi e costumi loro, a modo suo.
Oh superbia umana! E come non si vergogna la creatura di volere tllare lufizio di mano al
Creatore? Ch a la creatura aspetta dessere giudicata, e non di giudicare; ma ella non conosce, perch
privata del lume della verit e per legiermente giudica e condanna quello che udito o ode del
prossimo suo, e quello che non vidde mai , e cos rimane aviluppata la coscienzia sua. Scandalizzato
in Dio e nel prossimo suo, privato della dilezione della carit, ogni male nesce, e diventa indiscreto; il
gusto se li guasta, sapendoli quello ch buono di gattivo, e quello che gattivo gli pare buono. Vienne
in odio e dispiacimento de misterii di Dio e opere delle creature: egli si priva del prezzo del sangue di
Cristo crocifisso; tollesi ogni bene e cade in ogni male; diventa ingrato e sconoscente de beneficii che
ricevuti e riceve la quale ingratitudine fa seccare la fonte della piet ; diventa incomportabile a s
medesimo, tenendo e amando disordinatamente senza Dio le ricchezze delizie e stati del mondo; e le
fadighe porta con impazienzia, non ponendo la cagione delle fadighe a peccati suoi, ma spesse volte la
pone in colui che non colpa.
Questo ben pare che oggi si vega nel mondo, e specialmente nella vostra citt: che le grandi
tribolazioni e mutazioni avute e tutto d siamo per avere per le colpe e difetti nostri, noi le vogliamo
scaricare, queste some, sopra altrui, s come infermi, giudicando la santa intenzione in male e in
perversa, e la disordinata e gattiva intenzione che non attende altro che ad amore propio in bene:
questo per la privazione del lume. Ma le pietre caggiono pure sopra colui che le gitta. Non si vuole
fare cos, dolcissima figliuola, ma riputarle a noi e a difetti nostri, ognuno a s medesimo; e facendo
cos placaremo lira di Dio, fuggiremo il male e tante fadighe, e ricevaremo misericordia. So certa che
se voi e gli altri sarete fondati nel lume, col quale lume conosciarete la verit, come detto , che voi il
farete; in altro modo, no. E per vi dissi chio desideravo di vedervi fondata in vero e perfettissimo
lume; e cos vi prego, per lamore di Cristo crocifisso, che sempre vingegniate dacquistarlo.
Ponete fine e termine oggimai a ogni vostra passione, e non vogliate prestare lorecchie in udire
quello che non dovete ma, come persona che non vuole la dannazione de lanima sua, attenetevi a la
verit; e non vogliate scandalizzarvi cos di legiero. Raguardate laffetto di chi vama teneramente. A
questo modo godarete del bene, e non arete pena. So certa che se vorrete usare el conoscimento che
Dio v dato, voi vi disporrete a intendare quello che per salute vostra io v scritto. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Fuggite la morte della bugia e del falso giudicio, voi e gli altri, e non ci dormite pi; non
aspettate, a levarle, quello tempo che voi non avete. Ges dolce, Ges amore, Maria.

LETTERA 308
A la soprascritta Daniella dOrvieto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima suoro e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti bagnata e annegata nel sangue di
Cristo crocifisso, nel quale sangue trovarai el fuoco della divina carit. Gustarai la bellezza de lanima
e la grande degnit sua, per che, riguardando Dio in s medesimo, sinamor della bellezza della sua
creatura; e come ebro damore ci cre alla immagine e similitudine sua (Gn 1, 26).
Avendo perduto lo ignorante uomo la degnit e bellezza della innocenzia per la colpa del peccato
mortale, essendo fatto disubidiente a Dio, e ci mand el Verbo unigenito suo Figliuolo, ponendoli
lobedienzia che col sangue suo ci rendesse la vita e la bellezza de linnocenzia, perch nel sangue si
lavava, e lavano le macchie de difetti nostri. Adunque vedi che nel sangue si truova e gusta la bellezza
de lanima. Bene ci si debba lanima annegare dentro, acci che meglio concipa amore a onore di Dio e
salute de lanime, seguitando la dottrina del dolce e amoroso Verbo.
Perde te, figliuola mia; non cercare te per te, ma te per Dio. Cerca Dio e l prossimo tuo con ogni
santa solecitudine, per gloria e lode del nome di Dio e salute loro, offerendo umili e continove orazioni
con spasimato desiderio dinanzi alla divina bont. Ora il tempo di prendare questo cibo de lanime in
su la mensa della santissima croce: dogni tempo tempo, ma tu non vedesti mai, tu n neuno altro,
tempo di magiore necessit. Sentiti, figliuola mia, con dolore e amaritudine della tenebre che venuta
nella santa Chiesa. Laiuto umano pare che ci venga meno: conviene a te e aglaltri servi e serve di Dio
invocare laiutorio suo. E guarda che tu non commetta negligenzia: egli tempo di vigilia, e non da
dormire. Tu sai bene che al tempo che nemici sonno a le porti, se le guardie e glaltri de la citt
dormissero, non dubio neuno che la perdarebbono. Noi siamo atorniati da molti nemici, e cos
lanima nostra: ch sai che l mondo, e la propia nostra fragelit, e il dimonio con le molte cogitazioni,
non dormono mai, ma sempre stanno aparecchiati per vedere se noi dormiamo, per potere intrare
dentro, e come ladri furare la citt dellanima.
Anco el corpo mistico della santa Chiesa atorniato da molti nemici; unde tu vedi che quelli che
sonno posti per colonne e mantenitori della santa Chiesa, ed eglino ne sonno fatti perseguitatori con la
tenebre della resia. Non dunque da dormire, ma da sconfigiarli con la vigilia, lagrime, sudori, e con
dolorosi e amorosi desiderii, con umile e continova orazione. E fa che, come figliuola fedele alla santa
Chiesa, tu preghi e strenga laltissimo e dolce Dio che la provega ora in questo bisogno; e pregalo che
fortifichi el santo padre, e diali lume. Dico di papa Urbano VI, veramente papa e vicario di Cristo in
terra, e cos confesso e dobiamo confessare dinanzi a tutto quanto el mondo; e chi dicesse o tenesse el
contrario, per neuna cosa li dobiamo credare, ed elegiare inanzi la morte.
Bagnati nel sangue, acci che scropolo neuno non caggia mai nella mente tua, n per timore
servile mai.
Nascondianci ne la caverna del costato di Cristo crocifisso, dove i trovato labondanzia del
sangue. In altro modo andaremo in tenebre, e saremo amatori di noi. Considerando me che altro modo
non cera, dissi chio desideravo di vederti bagnata e annegata nel sangue di Cristo crocifisso, e cos
voglio che tu facci. Altro non ti dico.
Permane etc. Abbi fame del suo onore e desiderio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 309
A Giovanni da Parma in Roma, per uno libro strano che avea del quale volea sapere per
rivelazione se fusse da Dio o dal dimonio , a d xxiij dottobre.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato sopra la viva pietra, Cristo dolce
Ges, perch in altro modo non vi si potrebbe ponare edificio che bastasse, ma, giognendo el vento,
subbito il darebbe a terra. Ma lanima ch fondata in questa dolce pietra, cio che seguiti la dottrina di
Cristo crocifisso, non viene mai meno.
Che dottrina questa che cinsegna el dolce e amoroso Verbo, el quale detto pietra viva? e dove
ce la nsegna? Non in delizie n diletti del mondo, ma in su la mensa della santissima croce questa
chegli cinsegna: amare Dio in verit odiando el vizio e la propia sensualit ch cagione del vizio ,
e amare la virt, e esso Dio ch cagione dogni virt. Insegnaci obedire a comandamenti della legge, e
a farci venire in amore i consegli: facci concipere uno desiderio di volere acquistarli in su la mensa de
la santissima croce, dove lanima si veste della carit di Dio e del prossimo.
Ma attendete che questo non si pu imparare senza el lume, n senza lobietto del libro, unde ci
bisogno che locchio de lo ntelletto sia aluminato col lume della santissima fede, e il libro sia scritto s
che ne la scrittura impariamo la dottrina. Sio riguardo bene, carissimo fratello, Dio ci dato locchio
de lo ntelletto, e dentro vi l lume de la fede; el quale lume non ci pu esser tolto n da dimonio n
da creatura, se gi noi non cel tolliamo con lamore propio di noi medesimi. E cci dato el libro scritto,
cio el Verbo dolce del Figliuolo di Dio, il quale fu scritto in sul legno de la croce, non con incostro,
ma con sangue, co capoversi delle dolcissime e sacratissime piaghe di Cristo. E quale sar quello
idiota grosso, e di s basso intendimento che non le sappi lgiare? Non ne so neuno, se no gli amatori
propi di loro medesimi, e questo ladiviene non perch non sappino, ma perch non vogliono.
S chegli scritto, unde noi troviamo nel capoverso de piei che gli confitti acci che
confichiamo laffetto in lui, spogliandolo dogni disordinata volont, che non cerchi n voglia altro che
Cristo crocifisso; volendo giognare al Padre eterno col mezzo di questa Parola incarnata, libro scritto;
desiderando di portare ogni pena senza colpa e pene di corpo e pene di mente, quando Dio gli permette
le molte cogitazioni e molestie dal dimonio, o bataglie de le creature : ogni cosa portare per gloria e
lode del nome suo. E tenendo per questa via, seguitar e adempir in s quella parola che disse il nostro
dolce Salvatore, quando disse: Neuno pu andare al Padre se non per me (Gv 14, 6). Egli la via e la
verit (Gv 14, 6); e chi va per lui, va per la luce, e non giogne a la tenebre (Gv 8, 12). Per questo modo
conficca e piei de laffetto suo, tenendo per la via della verit.
Giognendo al costato di Cristo crocifisso, trova la vita della grazia, per che spogliato laffetto
de luomo con odio santo del vizio e de la propia passione sensitiva (il quale odio trovato in questo
libro scritto, che tanto e lodi, chegli el volse punire sopra il corpo suo) egli truova lamore
cordiale delle vere e reali virt nel cuore aperto, la quale apritura manifest a noi el cordiale e affocato
amore, facendoci bagno del sangue suo; il quale sangue fu intriso col fuoco della divina carit, perch
per amore fu sparto: per che per amore de lonore del Padre e salute nostra egli corse, come
inamorato, a lobrobiosa morte della croce, per compire lubidienzia del Padre eterno. Ben vero,
adunque, che cinsegna la dottrina in su la mensa della croce imparando da lui a essere umile e
mansueto di cuore (Mt 11, 29), con la quale umilit e mansuetudine osserviamo i comandamenti dolci
di Dio, e siamo obedienti. Ove gli abiamo trovati? Nel libro. Con che lume? Col lume de la santissima
fede. Cos stiamo nella fame de lonore di Dio e salute dellanime, ricevendo in noi la vita della grazia.
A mano a mano, e noi leggiamo nel capo spinato di Cristo crocifisso e ne la bocca sua, crociando
el capo spinato della nostra propia volont che drittamente una spina che punge e tormenta lanima
che se ne corona , tenendo questo capo della perversa volont fuore della dolce volont di Dio. Nel
dolce capo spinato, Cristo crocifisso, perdiamo questa dolorosa spina. Alora troviamo la pace nella
bocca sua: che nellamaritudine del fiele e de laceto delle nostre iniquit le quali furono drittamente
un fiele amarissimo e aceto che ci tolse la fortezza de la grazia , conformandosi lanima nostra e
vestendosi della dolce volont di Dio, gustiamo la pace sua, la quale egli acquist con grande
amaritudine, cio pacificando Dio con luomo, essendo stato longo tempo in guerra con lui. E per dice
el glorioso Pavolo che Cristo benedetto nostra pace (Ef 2, 14), facendosi tramezzatore tra Dio e
luomo. Anco ci amaestra el dolce Apostolo che noi ci riconciliamo e faciamo pace con lui (Col 1, 20),
poich egli venuto come nostro tramezzatore (1Tim 2, 5).
Seguitando questa dolce e dritta via, riceveremo el frutto di questa pace qui in questa vita;
mangiaremo le molicole de la grazia, e nella vita durabile vivande compite e perfette, le quali danno
perfetta saziet senza neuno difetto. Unde, volendocelo mostrare, el glorioso dottore Augustino dice
che v saziet senza fastidio, fame senza pena: di longa la pena da la fame, e il fastidio da la saziet.
Poi che gustato lanima la pace, e gionta a tanto diletto, ella letto e legge continovamente nelle mani
chiavate del Figliuolo di Dio, facendo tutte le sue operazioni spirituali e mentali confitte ne la volont
di Dio, facendole per gloria e lode del nome suo. Sella operazione mentale chegli esserciti la
mente sua in drizzarla e ordinarla nella divina carit , sempre il cuore vi sta confitto con tutti quanti
gli altri essercizii che la creatura piglia per giognare a virt, in molti e in diversi modi, sicondo che Dio
permette e egli atto a ricevare; tutte son fatte con santo timore di Dio, confitte in croce, ch gi non
vorrebbe el vero servo di Dio adoparare e passare questa vita senza pena.
Anco, vuole tllere la croce sua e seguitare Cristo con ogni verit e constanzia e pazienzia e
longa perseveranzia infino a la morte, perchegli fondato sopra la viva pietra e imparata la dottrina
nel libro scritto, come detto , col lume della santissima fede. E per non s ritratto per pena da
perseverare nella virt, ma ssi dilettato nelle pene, s come lumile Agnello, che non si ritrasse dalla
salute nostra e obedienzia del Padre per pena n per morte, n per nostra ingratitudine, n per detto de
Giuderi che diceano: Discende della croce e crederenti (Mt 27, 42; Mc 15, 32). Questo adunque
impara la dottrina della perseveranzia da lui. Se non fosse fondato sopra questa pietra, voltarebbe il
capo adietro, e temarebbe de lombra sua: in ogni cosa verebbe meno. E per vi dissi chio desideravo
di vedervi fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Ges; e cos vi prego che faciate.
E io so certa che se voi legiarete in questo libro dolce, el libro vostro donde pare che siate s
tribolato non vi dar fadiga neuna; chio non so vedere per che ragione voi ne pigliate questa fadiga.
Se el libro v detto che si scordi dalla verit e da la dottrina de santi aprovati dalla santa Chiesa,
lassatelo stare o voi il fate corregiare e non lusate pi: atenetevi a quelli che voi sete certo che si
conformano co la verit. E se voi aveste pena di coscienzia, facendovi vedere il dimonio per farvi
venire a confusione di mente : Mira quanto tempo se stato in questo errore! Tu credi avere servito a
Dio, e tu i servito e fatto reverenzia al dimonio, non gli dovete credare, ma col lume vedere che Dio
riguarda la buona e santa volont con che noi adoperiamo poniamo che l libro letto non fusse
sicondo Dio per che solo la mala volont quella che fa il peccato, e altro no. Unde a la volont
dato il peccato e la virt, sicondo che ella ama o luno o laltro. Adunque per neuna di queste cose
dovete stare in tanta aflizione, ma dovete levare ogni pena come uomo virile, come detto ; e co la
dolcezza del dolce umile Agnello cacciarete questa amaritudine. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 310
A tre cardinali italiani partiti da papa Urbano VI.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli e padri in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi tornati a vero e perfettissimo
lume, e uscire di tanta tenebre e cechit nella quale sete caduti.
Allora sarete padri a me; in altro modo, no: s che padri vi chiamo, in quanto voi vi partiate dalla
morte e torniate alla vita ch, quanto che ora, sete partiti dalla vita della grazia, membri tagliati dal
capo vostro unde traiavate la vita , stando voi uniti in fede, e in perfetta obedienzia a papa Urbano VI.
Nella quale obedienzia stanno quelli che nno lume, che con lume conoscono la verit; e conoscendola
lamano, per che la cosa che non si vede non si pu conoscere, e chi non conosce non ama; e chi non
ama e non teme el suo Creatore, ama s damore sensitivo, e ci che ama e delizie e onori e stati del
mondo ama sensitivamente. Perch egli creato per amore, non pu vivare senza amore: ch o egli
ama Dio, o egli ama s e il mondo damore che gli d morte, ponendo locchio dello ntelletto
offuscato dellamore proprio di s sopra queste cose transitorie che passano come l vento. Ine non
pu conosciare verit n bont neuna; altro che bugia non conosce, perch non lume. Ch veramente,
segli avessi lume, egli conosciarebbe che di questo cos fatto amore non n trae altro che pena e
morte etternale: fagli gustare larra dello nferno in questa vita, perch fatto incomportabile a s
medesimo colui che disordenatamente ama s e le cose del mondo.
Oh cechit umana! E non vedi tu, disaventurato uomo, che tu credi amare cosa ferma e stabile,
cosa dilettevole buona e bella; ed elle sonno mutabili, somma miseria, laide e senza neuna bont: none
le cose create in loro che tutte sonno create da Dio, che sommamente buono , ma per laffetto di
colui che disordenatamente le possiede. Quanto mutabile la ricchezza e onore del mondo in colui che
senza Dio le possiede, cio senza el suo timore: che oggi ricco e grande, e ora povaro. Quanto
laida la vita nostra corporale, che, vivendo, da ogni parte del corpo nostro gittiamo puzza: dirittamente
un sacco pieno di sterco, cibo di vermini e cibo di morte. La nostra vita e la bellezza della gioventudine
passano via come la bellezza del fiore poi che colto dalla pianta: neuno che possa rimediare a questa
bellezza, conservare che non sia colto dalla vita quando piace al sommo giudice di cogliere questo fiore
col mezzo della morte; e neuno sa quando. O misero, la tenebre dellamore proprio non ti lassa
conosciare questa verit, ch, se tu la conoscessi, tu elegiaresti inanzi ogni pena che guidare la vita tua
a questo modo; porrestiti ad amare e desiderare Colui che (Es 3, 14); gustaresti la verit sua con
fermezza e non ti movaresti come la foglia al vento; serviresti el tuo Creatore e ogni cosa amaresti in
lui, e senza lui nulla.
Oh quanto sar ripresa nellultima stremit, e con quanto rimproverio, questa cechit, in ogni
creatura che in s ragione, e molto magiormente in quelli che Dio tratti del loto del mondo e posti
nella magiore eccelenzia che possono essere: dessere fatti ministri del sangue dellumile e immaculato
Agnello! Oim, oim, a che v fatto giognare el non avere seguitato in virt la vostra eccelenzia! Voi
fuste posti a notricarvi al petto della santa Chiesa, come fiori messi in questo giardino, acci che
gittaste odore di virt; fuste posti per colonne a fortificare questa navicella, e il vicario di Cristo in
terra; fuste posti come lucerna in sul candelabro per rendare lume a fedeli cristiani e dilatare la fede.
Voi sapete bene se voi avete quello fatto per che fuste posti: certo no, ch lamore proprio non v fatto
conosciare che, in verit, solo per fortificare e rendare lume ed essemplo di buona e santa vita voi fuste
messi in questo giardino. Che se voi laveste conosciuta, lareste amata, e vestitivi di questa dolce
verit.
E dove la gratitudine vostra, la quale dovete avere a questa sposa che v notricati al petto suo?
Non ci vegio altro che ingratitudine, la quale ingratitudine disecca la fonte della piet. Chi mi mostra
che voi sete ingrati villani e mercenai? La perseguizione che voi, con gli altri insieme, avete fatta e fate
a questa sposa nel tempo che dovete essere scudi, e risistare a colpi della resia; nella quale sapete e
conoscete la verit, che papa Urbano VI veramente papa, sommo pontefice eletto con elezione
ordinata, e non con timore, veramente pi per spirazione divina che per vostra industria umana: e cos
lanunziaste a noi quello che era la verit.
Ora avete voltato le spalle, come vili e miserabili cavalieri: lombra vostra v fatto paura; partiti
vi sete dalla verit che vi fortificava, e acostatevi alla bugia che indebilisce lanima e il corpo,
privandovi della grazia spirituale e temporale. Chi ve n cagione? Il veleno dellamor proprio, che
avelenato el mondo: egli quello che voi colonne fatti peggio che paglia. Non fiori che gitiate odore,
ma puzza che tutto l mondo avete apuzzato; non lucerne poste in sul candelabro acci che dilatiate la
fede, ma nascoso questo lume sotto lo staio della superbia (Mc 4, 21; Mt 5, 15; Lc 8, 16; Lc 11, 33) ,
fatti non dilatatori ma contaminatori della fede, gittate tenebre in voi e in altri. Dangioli terrestri che
dovete essere posti per levarci dinanzi al dimonio infernale pigliare lofizio degli angioli riducendo le
pecorelle allobedienzia della santa Chiesa , e voi avete preso lufizio delle dimonia. E di quello male
che avete in voi, di quello volete dare a noi, ritraendoci dalla obedienzia di Cristo in terra e inducendoci
allobedienzia dantecristo, membro del diavolo, e voi con lui insieme, mentre che starete in questa
resia. Questa non cechit dignoranza, cio che venga per ignoranza: non vi viene che vi sia porto
dalle creature una cosa, e sia unaltra, no: ch voi sapete quello che la verit, e voi lavete anunziata a
noi, e non noi a voi. Oh come sete matti, che a noi deste la verit, e per voi volete gustare la bugia! Ora
volete seducere questa verit e farci vedere in contrario, dicendo che per paura elegeste papa Urbano; la
qual cosa non , ma chi el dice parlando a voi non riverentemente, perch vi sete privati della
riverenzia mente sopra el capo suo, per che quello che voi mostraste avere eletto per paura aparbe
evidente a chiunque lo volse vedere: ci fu misser di Santo Pietro. Potreste dire a me: Perch non
credimi? Meglio sappiamo noi la verit, che lo elegemmo, che voi. E io vi rispondo che voi medesimi
mavete mostrato che voi vi partite dalla verit, in molti modi, e chio non vi debbo credare che papa
Urbano VI non sia vero papa. Sio mi vollo al principio della vita vostra, non vi conosco di tanta buona
e santa vita che voi per coscienzia vi ritraeste dalla bugia. E chi mi mostra la vostra vita poco ordinata?
Il veleno della resia.
Sio mi vollo alla elezione ordinata, per la bocca vostra abiamo saputo che voi lo elegeste
canonicamente, e non per paura. Detto abiamo che quello che mostraste per paura fu misser di San
Pietro. Chi mi mostra la elezione ordinata con che elegeste misser Bartolomeo, arcivescovo di Bari, el
quale oggi papa Urbano VI, fatto in verit? Nella solennit fatta della sua coronazione c mostrata
questa verit. Che la solennit sia fatta in verit, ci mostra la riverenzia che li faceste, e le grazie
domandate a lui, e voi averle usate. In tutte quante le cose non potete dinegare questa verit altro che
con menzogne. Ahi stolti, degni di mille morti! Come ciechi non vedete el male vostro; venuti sete a
tanta confusione che voi stessi vi fate menzonieri e idolatri. Ch, eziandio se fusse vero che non ,
anco confesso, e non lo niego, che papa Urbano VI vero papa , ma se fusse vero quello che dite, non
areste voi mentito a noi, che cel diceste per sommo pontefice comegli ; e non areste voi
falsamente fattoli riverenzia, adorandolo per Cristo in terra; e non sareste voi stati simoniaci a
procacciare le grazie e usarle illicitamente? S bene.
Ora nno fatto lantipapa, e voi con loro insieme: quanto a latto e aspetto di fuori avete mostrato
cos, sostenendo di ritrovarvi ine quando e dimoni incarnati elessero el dimonio. Voi mi potreste dire:
Noi non lo eleggemmo. Non so chio mel creda, per che non credo che voi aveste sostenuto di
ritrovarvi ine, se la vita ne fusse dovuta andare. Almeno el tacere la verit, e non stroppiare! Che questo
non fusse giusta el vostro potere, mi fa inchinare a credare che, poniamo che forse faceste meno male
che gli altri nella ntenzione vostra, voi faceste pure male con gli altri insieme. E che posso dire? Posso
dire che chi non per la verit contra la verit (Mt 12, 30; Lc 11, 23): chi non fu allora per Cristo in
terra, papa Urbano VI, fu contra lui.
E per vi dico che voi, con lui insieme, faceste male; e posso dire che sia eletto uno membro del
diavolo: ch se fusse stato membro di Cristo arebbe eletto inanzi la morte che consentito a tanto male,
per chegli sa bene la verit, e non si pu scusare per ignoranza. Ora tutti questi difetti commettete e
avete commessi inverso questo dimonio: cio di confessarlo per papa e egli non cos la verit , e
di fare la riverenzia a cui voi non dovete. Partiti sete dalla luce e itine alla tenebre; dalla verit, e
congionti alla bugia. Da qualunque lato io mi vollo io non ci truovo altro che bugie. Degni sete di
suplizio, el quale suplizio veramente io vi dico e ne scarico la coscienzia mia che se voi non
ritornate allobedienzia con vera umilit, verr sopra di voi. O miseria sopra miseria, o cechit sopra
cechit, che non lassa vedere el male suo, n l danno dellanima e del corpo! Ch se lo vedeste non vi
sareste cos di legiero con timore servile partiti dalla verit.
Tutti passionati, come superbi e persone abituate arbitrarie ne piaceri e diletti umani, non poteste
sostenere non solamente la correzione di fatto attualmente, ma la parola aspra riprensibile vi fece levare
el capo. E questo, cio la cagione per che vi sete mossi, ci dichiara bene la verit: ch prima che Cristo
in terra vi cominciasse a mordare, voi el confessaste e riveriste come vicario di Cristo chegli . Ma
lultimo frutto ch uscito di voi, che germina morte, dimostra che albori voi sete, e che il vostro alboro
piantato nella terra della superbia che esce dellamore proprio di voi, el quale amore v tolto el lume
della ragione.
Oim, non pi cos per lamore di Dio! Pigliate lo scampo daumiliarvi sotto la potente mano di
Dio e a lobbedienzia del vicario suo, mentre che avete el tempo; ch, passato el tempo, non c pi
rimedio.
Riconoscete le colpe vostre, acci che vi potiate aumiliare e conosciare la nfinita bont di Dio,
che non comandato a la terra che vinghiottisca (Num 16, 32), n alli animali che vi divorino anco
v dato el tempo acci che potiate corregiare la vita vostra ; ma se voi nol conosciarete, quello che
egli v dato per grazia vi tornar a grande giudicio. Ma se vorrete tornare allovile, e pasciarvi in verit
al petto della Sposa di Cristo, sarete ricevuti con misericordia da Cristo in cielo e da Cristo in terra, non
ostante le niquit che avete commesse. Pregovi che non tardiate pi, n ricalcitrate a lo stimolo della
coscienzia, che continovamente so che vi percuote; e non vi vinca tanto la confusione della mente, del
male che avete fatto, che voi abandoniate la salute vostra per tedio e disperazione, quasi non parendovi
di potere trovare rimedio. Non si vuole fare cos ma, con fede viva, ferma speranza pigliate nel vostro
Creatore, e con umilit tornate al giogo vostro; ch peggio sarebbe lultima offesa della ostinazione e
disperazione, e pi spiacevole a Dio e al mondo, e danno a voi, che la prima. Adunque levatevi su col
lume, ch senza el lume andareste in tenebre, s come sete andati per infino a qui.
Considerando questo lanima mia: che senza el lume non potiamo conosciare n amare la verit,
dissi e dico chio desidero con grandissimo desiderio di vedervi levati dalla tenebre, e unirvi con la
luce. A tutte le creature che nno in loro ragione si stende questo desiderio, ma molto maggiormente a
voi tre, de quali io avuto massimo dolore, e amirazione pi del vostro difetto che di tutti gli altri che
lnno commesso: ch, se tutti si partivano dal padre loro, voi dovavate essere quelli figliuoli che
fortificaste el padre, manifestando la verit. Non ostante che l padre non avesse con voi usato altro che
rimproverio, non dovavate per essere Giuda, dinegando la Santit sua. Per ogni modo, pure
naturalmente parlando ch, secondo virt, tutti dobiamo essere eguali, ma parlando umanamente :
Cristo in terra italiano e voi italiani, che non vi poteva muovare la passione della patria come gli
oltramontani, cagione non ci vegio se non lamore proprio. Aterratelo ogimai, e non aspettate el tempo
ch l tempo non aspetta voi , conculcando co piei dellaffetto, con odio del vizio e amore della
virt.
Tornate, tornate, e non aspettate la verga della giustizia, per che dalle mani di Dio non potiamo
uscire: noi siamo nelle mani sue, o per giustizia o per misericordia. Meglio a noi di riconosciare le
colpe nostre e staremo nelle mani della misericordia , che di stare in colpa e nelle mani della
giustizia, perch le colpe nostre non passano impunite, e spezialmente quelle che sonno fatte contra la
santa Chiesa. Ma io mi voglio obligare di portarvi dinanzi a Dio con lagrime e continova orazione, e
con voi insieme portare la penitenzia, pure che vogliate ritornare al padre che, come vero padre,
vaspetta con lale aperte della misericordia. Oim, oim, non la fugite n schifate ma umilmente la
ricevete, e non crediate a malvagi consiglieri che vnno dato la morte. Oim, fratelli dolci dolci
fratelli e padri mi sarete in quanto vacostiate alla verit , non fate pi resistenzia alle lagrime e a
sudori che gittano e servi di Dio per voi, che dal capo a piei ve ne lavareste; che se voi le spregiaste, e
gli ansietati dolci e dolorosi desideri che per voi sonno offerti da loro, molta pi dura riprensione
ricevereste. Temete Dio, e il vero giudicio suo. Spero per la infinita sua bont, che adempier in voi el
desiderio de servi suoi.
Non vi paia duro sio vi pongo con le parole, ch lamore della salute vostra m fatto scrivare e
pi tosto vi pognarei con la voce viva, se Dio mel permettesse sia fatta la volont sua ; e anco
meritate pi tosto e fatti che le parole. Pongo fine e non dico pi, che sio seguitassi la volont anco
non mi ristarei, tanto piena di dolore e di tristizia lanima mia di vedere tanta cechit in quelli che
sonno posti per lume: non come agnelli che si pascono del cibo de lonore di Dio e salute dellanime e
riformazione della santa Chiesa, ma come ladri involano quello onore che debono dare a Dio, e dannolo
a loro medesimi; e, come lupi, divorano le pecorelle, s chio grande amaritudine. Pregovi per amore
di quello prezioso sangue sparto con tanto fuoco damore per voi, che diate rifrigerio allanima mia,
che cerca la salute vostra. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Bagnatevi nel sangue dellAgnello immaculato,
dove perdarete ogni timore servile, e, con lume, rimarrete nel timore santo. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 311
A signori Difensori del populo e comune di Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi frategli in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere rilucere in voi la margarita della santa giustizia, acci
che giustamente rendiate a ciascuno il debito suo.
A cui siamo noi debitori? A Dio e alla santa Chiesa e al prossimo nostro per lo comandamento di
Dio, e a noi medesimi. Vediamo che debito questo: cos fatto, che a Dio doviamo rendere, per
amore, gloria e loda al nome suo. A noi dato amore, a noi dato onore: per che egli ci am prima
che noi fussimo; e cci fatto onore tollendoci la vergogna nella quale cademmo per lo peccato di
Adam nel sangue del suo Figliuolo, nel quale ricevemmo el frutto della grazia, la quale fu una utilit
la maggiore che potessimo ricevere, perch ci tolse la morte e diedeci la vita.
Adunque a lui doviamo rendere onore e amore; ma utilit a lui non potiamo fare, s che la
doviamo fare al prossimo nostro, sovenendolo secondo la possibilit nostra, rendendoli el debito della
dilezione, s come ci comandato dicendo la Verit etterna: Ama Dio sopra ogni cosa, e il prossimo
come te medesimo (Mt 22, 37 39; Mc 12, 30 31; Lc 10, 27) . A noi doviamo rendere odio e
dispiacimento del vizio e della propria sensualit che n cagione; e amore delle virt, amandole in noi
per Dio con affettuoso amore.
Ma el contrario pare che noi facciamo s come ladri e malvagi debitori, tollendo laltrui con
molta ingiustizia : cio che lonore e lamore che doviamo dare a Dio e al prossimo nostro, noi el
diamo a noi medesimi. A noi diamo lonore, come superbi, cercando gli stati delizie e grandezze del
mondo con offesa di Dio, con atribuire e reputare per nostro sapere avere ci che noi aviamo; e, s
come ignoranti, facciamo vituperio a Dio. A noi diamo lamore, e a lui lodio: non amore ragionevole,
ma amore sensitivo; a lui diamo la puzza, e a noi lodore, cercando i diletti e il piacere umano. Ma,
come ciechi, noi non vediamo el danno, la puzza, e le pietre delle nostre iniquit che caggiono pure
sopra di noi (Pr 26, 27), perch a lui el nostro male non nuoce, n il nostro ben gli giova, perch egli
non bisogno di noi, ma s noi di lui.
Al prossimo rendiamo odio e rancore, commettendo molte ingiustizie; unde, se egli signore,
non tiene al prossimo ragione n giustizia se non per propria utilit, o per piacere alle creature o a s
medesimo, e non col lume di ragione ; egli non si cura di tllerli lonore, la fama e la substanzia
temporale, ed eziandio la vita. Con tanta ingiustizia governa e sudditi suoi come se egli non avesse
signore sopra di s: non pensa che la verga del sommo giudice gli possa rendere di quello che egli d ad
altrui. Non attende al bene universale e comune, ma solamente al suo proprio bene, come accecato dal
proprio amore.
Questi non rendono el quarto debito alla santa Chiesa e al vicario di Cristo. Che debito le
doviamo rendere? Una debita reverenzia, uno amore filiale: non solamente con le parole ma, come veri
figliuoli, sovenire al padre nel tempo del bisogno, la ingiuria che fatta a lui reputandola fatta a noi; e
metterci ci che si pu, per levarli el nemico suo dinanzi. Ma questi cotali fanno tutto el contrario.
Pigliando una falsa cagione, dicono: E sonno tanti e defetti loro, che noi non naviamo altro che
male; unde non degno di riverenzia, n dessere sovenuto. Fusse quello che egli debba essere e
attendesse alle cose spirituali e non a le temporali! E cos, come ingrati e scognoscenti, non rendono
riverenzia n obbedienzia n adiutorio, ma spesse volte sottragono coloro che l volessero aiutare, con
molta irreverenzia, come persone accecate dal proprio amore.
Non vediamo che la cagione nostra falsa, per che in ogni modo, o buono o gattivo che egli si
fusse, noi non doviamo ritrare adietro di non rendere il debito nostro, per che la reverenzia non si fa a
lui in quanto lui, ma al sangue di Cristo, e allauttorit e dignit che Dio gli dato per noi. Questa
auttorit e dignit non diminuiscono per neuno suo difetto che in lui fusse, n non ci ministra la sua
auttorit di meno potenzia, n virt n meno; e per non debba diminuire la reverenzia, n
lobbedienzia per che staremmo in stato di dannazione , n per questo si debba lassare il sovenirlo;
per che sovenire a lui, sovenire a noi medesimi. E poich per lo suo difetto non ci tolta la nostra
necessit la quale riceviamo da lui, doviamo essere grati e cognoscenti, facendo ci che si pu per
utilit della santa Chiesa, e per amore delle chiavi che Dio gli date.
E se cos conviene a noi fare a quello che fusse gattivo e defettuoso, che doviamo fare a quello
che Dio ci dato, el quale uomo giusto, virtuoso, e che teme Dio, con cos santa e dritta intenzione
quanto neuno che navesse gi grande tempo la Chiesa di Dio? Dico di papa Urbano VI, el quale
veramente papa, sommo pontefice, a malgrado di chi dice el contrario. Adunque giusta cosa daverlo
in reverenzia, obbedire alla Santit sua, e sovenirla in ci che si pu: s per lauttorit chegli ; e s per
la giustizia e virt sua; e s perch egli ci ministra le grazie spirituali in salute e in vita de lanime
nostre; e s per la grazia e amore particulare che egli mostrato e inverso di voi, come a cari figliuoli;
e s per lo danno che ve ne pu seguitare, non facendolo, da Dio e dalle creature.
Da Dio, aspettandone disciplina per la ingratitudine nostra che noi mostriamo verso la santa
Chiesa e l vicario suo; e giustamente il farebbe Dio per destare la miseria e ignoranzia nostra, che
drittamente facciamo come mercenai ch ogni grazia che essi ricevono lo l pare avere per debito; e
coi difetti altrui spesse volte vogliono ricoprire il loro, ma molto maggiormente si scuoprono
mostrando tanta ingratitudine . Dalle creature ancora ne potiamo ricevere disciplina, perch noi
vediamo el tempo ad avenimento de signori.
Meglio ci dunque di stare uniti col padre e madre nostra, cio papa Urbano VI e la santa Chiesa,
che co tiranni; meglio ci di stare appoggiati a colonna ferma la quale se percossa con molte
persecuzioni, mai non per rotta che a la paglia, ch siamo certi che ella viene meno, e ogni piccolo
vento la caccia a terra. Aprite un poco gli occhi e mirate quanti inconvenienti ne possono venire, a fare
vista di non vedere la necessit del padre, e non inanimarvi con dispiacimento verso i nemici suoi, e
quali sonno vostri. Ch non potete dire che egli vi chiega laiutorio per acquistare e beni temporali
della santa Chiesa e quali sonno perduti, ma per la fede nostra, per confondere la bugia, ed essaltare la
verit, per trare lanime delle mani del dimonio, e perch la fede nostra non sia contaminata per le mani
degli iniqui.
Adunque vedete che per ogni modo sete tenuti e obligati di rendere il debito alla santa Chiesa e al
padre nostro. So certa che se la margarita della giustizia rilucer ne petti vostri la quale giustizia
non senza gratitudine , voi renderete il debito a Dio, a Cristo in terra, al prossimo vostro, e a voi
medesimi, per lo modo che detto . E cos moltiplicaranno le grazie spirituali e temporali, e
conservarete in pace e in quiete lo stato vostro, altrimenti no: anco, sarete privati del bene del cielo e
della terra. E per vi dissi chio desideravo di vedere rilucere in voi la margarita della santa giustizia.
Altro non vi dico.
Permanete etc.
Pregovi per lamore di Cristo crocifisso che voi non diate pi parole a Cristo in terra; ma dateli
de fatti, e rendeteli di quello che egli dato a voi. Sapete bene che egli v data labsoluzione e la
benivolenzia; e anco, per la bont di Dio e sua, Talamone non venne alle mani de Pisani; e ora pare
che con molta ingratitudine voliate trattare lui, menandolo per parole, come si fa a fanciulli. E io vi
dico che egli cognosce, come uomo che vede pi da la lunga che voi non pensate, e ripone nel cuore
suo, i figliuoli legittimi e i non legittimi; e allora e al tempo suo mostrar che egli gli abbi cognosciuti.
Or non pi questo modo, per lamore di Dio, ma trattatelo come vicario di Cristo in terra, e trattatelo
come caro vostro padre, sforzandovi senza indugio di fare la vostra possibilit. Ges dolce, Ges
amore.

LETTERA 312
Alla reina di Napoli ad vij dottobre Mc cclxxviij, quando si disse chella teneva il papa falso e
non il vero, Urbano VI.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vero e perfettissimo lume, acci che
in tutte le vostre operazioni riceviate lume; el quale lume una vita di grazia, perch tutte loperazioni
che so fatte col lume di temore di Dio danno vita.
Ma senza questo lume son fatte tutte in morte: andiamo per la tenebre in tanta ignoranzia e
cechit che la verit discerniamo in bugia e la bugia in verit, la luce in tenebre e la tenebre in luce. Da
questo procede che il gusto dellanima infermato, che subito le cose buone gli paiono gattive, e le
cattive li paiono buone. Perduto il cognoscimento di s, che non cognosce il male suo: questo gli
adiviene per la privazione del lume. Oim, oim, carissima madre, tutto questo procede dalla nuvila de
lamore proprio che offusca locchio de lintelletto nostro, che non ci lassa discernere la verit; facci
debili e volubili che ci volgiamo come la foglia al vento. uno veleno che atosca lanima, e non atosca
n avelena s senza altrui, per che, subito che noi siamo privati della carit, noi non rendiamo la
benivolenzia e dilezione al prossimo nostro: trapassiamo lobedienzia della santa Chiesa.
Ma attendete che questo veleno fa in altrui: fa in alcuni danno a loro medesimi e nel prossimo,
non attualmente ma mentalmente non rendendogli el debito della dilezione, come detto ; ma
alcuni altri sono che tolgono non solamente la dilezione mentale, ma eglino singegnano di tllere
attualmente: e di quello veleno che nno preso in loro, di quello danno altrui. Oim! Questi pigliano
lofizio delle dimonia: ch non basta a loro dessere privati di Dio che somma ed etterna luce ma
e si studiano giusta il loro potere di privarne ancora noi. vero che la creatura che in s ragione non
debba essere stolta n matta a consentire a la volont del dimonio.
Parmi che oggi abbondino in tutto l mondo, e singularmente nel corpo mistico della santa
Chiesa, questi che nno preso cos fatto offizio, e quali non si debono chiamare n uomini n cherici
ma demoni incarnati, privati del lume de la verit, ricoperti della bugia dellamore proprio di loro
medesimi; el quale amore proprio detto aviamo che uno veleno che atosca lanima. Veramente bene
veleno: aprite locchio dello ntelletto e se non ci ser la nuvila della propria passione e piacimento
delle creature cognoscerete che quegli che so posti per colonne nella santa Chiesa lnno seminato
tanto pessimamente, el veleno della eresia, che atosca loro e chi a loro sapressa.
O uomini non uomini ma pi tosto dimoni visibili , come vacieca tanto el disordinato amore
che avete posto al fracidume del corpo vostro e alle dilizie e stati del mondo! Che, volendo el vicario di
Cristo corregere la vita vostra, e volendo che fosti fiori odoriferi del giardino della santa Chiesa eletto
da voi con elezione ordenata , ora gittate il veleno e dite che non vero papa, dicendo che per timore
el faceste e per paura della furia del popolo.
La qual cosa non la verit; e se fosse stato degni eravate della morte, che voi elegesse il papa
con timore degli uomini e non con timore di Dio. Ma questo non potete voi dire. Dire, s, ma non
provare: per che quello che voi faceste con timore, per placare el popolo, apparve evidente a ogni
persona quando diceste, ponendo el manto di santo Pietro a missere di Santo Piero, che voi lavevate
eletto papa. Questo si vidde e trov che non era la verit, s come si vidde cessata poi la furia; e cos
confess egli, e voi, che non era papa, ma papa era eletto messer Bartolomeo arcivescovo di Bari. E chi
vi mosse, se egli non era papa, deleggerlo poi da capo con elezione ordenata, senza violenza veruna,
coronato con tanta solennit, con tutto quello ordine che si richiede a questo misterio cos come fusse
eletto mai veruno altro suo anticessore? Non so chi vi muova a publicarlo in contrario lamore
proprio che non pu sostenere la correzione! Ch, inanzi che egli cominciasse a mordervi di parole e
volere trare le spine dal dolce giardino, confessaste, e annonziastelo a noi pecorelle, che papa Urbano
VI era vero papa. E cos confesso, e non lo niego, che egli vicario di Cristo, el quale tiene le chiave
del sangue in verit; la quale verit dagli bugiardi e iniqui uomini del mondo non ser confusa, per
che la verit quella cosa che ci delibera (Gv 8, 32).
O miseri miserabili, voi non vedete in quello che voi sete caduti, perch siete privati del lume. E
non sapete voi ch la navicella della santa Chiesa: e venti contrarii la fanno un poco andare a vela, ma
ella non perisce, n chi sapoggia a lei. Volendovi voi inalzare, voi sete ammersi; volendo vivere, voi
cadete nella pi perversa morte che cadere potiate; volendo possedere le ricchezze, voi diventate
mendici e cadete in somma miseria; volendo tenere lo stato, voi el perdete: fatti sete crudeli a voi
medesimi. Ecco poi che l veleno pigliate per voi, e perch il date in altrui.
O non avete voi piet di tante pecorelle che per questo si partono da lovile? Voi sete posti per
dilatare la fede, e voi la spegnete contaminandola con le scisme che per voi si levano; sete posti per
lucerne, poste in su el candelabro per aluminare i tenebrosi, e voi sete quelli che nella luce gittate la
tenebre. Di tutti questi e altri infiniti mali voi sete e sarete cagione, se altro modo non mutate; e voi per
divino giudizio ne rimarrete distrutti lanima e l corpo. E non pensate che Idio la risparmi, n gli sia
meno grave per la dignit del cappello, n per le prelazioni, ma molto pi miserabilmente ne sarete
puniti; s come il figliuolo che offende la madre degno di magiore punizione, perch comette magiore
colpa che offendendo unaltra persona: questo vuole la divina giustizia, che chi pi offende pi sia
punito. Doim, non pi cos, per lamore di Dio: tornate un poco a voi, traetene il veleno dellamore
proprio, acci che cognosciate la verit e siate amatori dessa verit. Non aspettate il bastone: ch duro
vi sar recalcitrare a Dio (At 26, 14).
Bene adunque, carissima madre, vero (carissima dico, in quanto voi siate serva fedele, s
come per antico tempo sete stata, della santa Chiesa; ch sapete che sete notricata alle mammelle sue),
dicevo che era la verit che questi avevano preso loffizio delle dimonia. E, sicondo che intendo, mi
pare che di quello chegli nno in loro vogliano dare a voi: pervertire voi, figliuola, de lobedienzia e
reverenzia del padre vostro papa Urbano VI, el quale veramente Cristo in terra; e ogni altro che
venisse mentre che vive, non papa, ma peggio che Anticristo. E se voi vi scordate da questa verit,
la quale tanto evidente, (confessata da quelli che lo elessero, e quali per propria passione diniegano
che non la verit se non era non doveano chiederli le grazie e usarle, ch dovevano ben vedere che
non le poteva dare; ma perch egli era, per le chiesono, e nnole usate) , e se voi terrete il contrario,
sarete come ciechi e averete la condizione di quegli che di sopra dicemmo che erano privati del lume.
La luce pervertirete in tenebre, tenendo che papa Urbano VI, che in verit una luce, non sia vero
Cristo in terra, ministratore del sangue di Cristo in cielo. Faretene tenebre non che in s questa luce
possa essere oscurata, ma dar tenebre nella mente e nellanima vostra , e la tenebre vorrete pervertire
in luce; e non si potr con tutte le forze vostre. Potr bene con un poco di nuvolo essere ricoperta; el
quale nuvolo cadr a malgrado di chi vuole il contrario. Allora fareste della tenebre luce, quanto deste
aiuto o vigore che gliniqui uomini parlando non in dispregio della dignit loro, ma de vizii e malizia
loro che egli facessono un altro papa; o, essendo fatto, sicondo che si dice che egli fatto col braccio
vostro, teneste che egli fusse papa.
Questa tenebre, della quale vorreste fare luce, vi tornarebbe a ruina con loro insieme, per che voi
sapete che Dio non lassa passare impunite le colpe comesse, massimamente quelle che so fatte a la
santa Chiesa; unde non vogliate aspettare il divino giudizio, ma innanzi elegere la morte che fare contra
a lei. Ch se la persona non vuole sovenire a la sua neccessit che vi sar rechiesto, se voi non el
farete, da Dio , almeno non debba fare contra a lei: ma starvi di mezzo, tanto che quella verit la
quale a voi non fosse ben chiara, ella vi fosse manifesta e dichiarata nella mente vostra. Facendolo,
dimostrarete davere lume e aver perduta la condizione della femmina, ed esser fatta uomo virile.
E se semplicemente con poco lume andate per altra via, voi dimostrate desser femina con poca
stabilit.
Diventarete debile, perch sarete dilungata dal vostro capo, Cristo in cielo e Cristo in terra, che vi
fortifica; avrete guasto il gusto, s come inferma: che la dottrina buona vi sapr da gattivo, e la gattiva
vi sapr da buono, cio che la buona vita e dottrina che vuole dare il vicario di Cristo a quegli che si
pascono al petto della sua sposa, mostrarete che in effetto in verit non vi paia buona; ch se ella vi
paresse buona, vi conformareste con lui, e non ve ne partireste. E la iniquit dottrina e costumi degli
iniqui amatori di loro medesimi, dimostrarete che ella vi piaccia; ch se ella non vi piacesse non
vacostareste a loro, dando lo aiuto e favore, anco ve ne partireste e accostarestivi alla verit, e
scostarestivi da la bugia. Altrimenti pigliareste quello medesimo offizio che nno eglino: che non
bastarebbe il male vostro e il veleno che fosse caduto dentro nellanima, ch anco ne dareste altrui,
comandando a sudditi vostri che tenessono quello che tenessi voi. Tutto questo male e molti
inconvenienti vi verrebbono, o vi sono venuti, se foste o sete privata del lume; avendo il lume, in tutta
questa tenebre non cadrete. E per vi dissi chio desideravo di vedervi alluminata di vero e
perfettissimo lume.
Se voi avrete questo lume, a frutti che in questo tempo esciranno di voi me navedr: ch se
vacostarete con debita reverenzia al padre vostro, cio a papa Urbano VI, mostrarete frutto di vita, e
allora sar beata lanima mia, vedendo in voi el frutto della vera obbedienzia, onde traete la vita della
grazia. E se vi discostate, e accostatevi allopenione di chi tiene il contrario contra alla coscienzia loro,
falsamente, gittareste frutto di morte duna disobidienzia che genera morte etternale, se la vita vostra
dentro vi finisse.
Allora arei pena e dolore intollerabile per la dannazione e pena vostra, la quale pena seguita dipo
la colpa, perch teneramente amo la vostra salute.
E perch io vamo, mi sono mossa dallaffamato desiderio della vostra salute dellanima e del
corpo a scrivere a voi acci che, se caduta sete in questa tenebre, voi aviate materia duscirne; e se voi
non ci sete, perch voi eleggiate inanzi la morte che caderci mai. scaricata la conscienzia mia. So
certa che Dio v dato tanto cognoscimento e senno che, se vorrete, cognoscerete la verit;
cognoscendola lamarete e, amandola, non sar offesa da voi mai. Bagnatevi nel sangue di Cristo
crocifisso, e ine si consumi ogni amore proprio e piacere umano: dilettatevi solo di piacere a Dio, e non
a le creature fuore della volunt sua. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Perdonatemi se io vavesse gravata troppo di parole; ma lamore della vostra salute, e il dolore
cordiale di quello chio sento e veggio nella santa Chiesa me ne scusi. Che se io potessi, a chi tanta
eresia semina nel corpo mistico della santa Chiesa e nel corpo universale della religione cristiana farei
pi tosto di fatti che di parole. Aiterommi con larme dellorazione (le quali orazioni non la mia, che
debile per lo mio difetto ma quelle degli altri servi di Dio, che sono forti che le iniquit degli
uomini del mondo non possono contra a la fortezza sua), che s forte che non tanto che gli uomini
vinca, ma ella lega le mani della divina giustizia, placando lira di Dio e chinandolo a fare misericordia
al mondo. Con questo ci difenderemo, e chiederemo laiutorio suo; pregarenlo che rompa il cuore di
Faraone e amolligli, s che si corregano la vita loro, e dieno essemplo di santa e onesta vita e di vera e
perfetta obbedienzia. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 313
Al conte di Fondi.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre e fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero lavoratore nella vigna de lanima
vostra, a ci che raportiate il molto frutto al tempo della ricolta, cio nel tempo della morte, nel quale
ogni colpa punita e ogni bene remunerato.
Sapete che la Verit etterna cre noi alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26): di noi fece suo
tempio dove egli vuole abitare per grazia, se piace al lavoratore di questa vigna di lavorarla bene e
drittamente; che se ella non fusse lavorata, ma abondasse di spine e di pruni, gi non sarebbe da
abitarvi. Or vediamo, carissimo padre, che lavoratore ci posto questo maestro. ci posto el libero
arbitrio, in cui commessa tutta la governazione; ci la porta della volont, che neuno che la possa
uprire o serrare, se non quanto el libero arbitrio vuole; ci posto el lume dellintelletto per cognoscere
gli amici e i nemici che volessero intrare e passare per la porta (alla qual porta posto el cane della
conscienzia, che abbaia quando gli sente apparire, se egli desto e non dorma). Questo lume discerto
e veduto il frutto traendone la terra, acci che l frutto rimanga netto; e mettelo nella memoria, la quale
uno granaio, ritenendovi el ricordamento de beneficii di Dio. Nel mezzo della vigna posto el
vasello del cuore pieno di sangue, per innaffiare con esso le piante, acci che non si secchino. Or cos
dolcemente creata e ordinata questa vigna, la quale anco dicemmo che era tempio di Dio, dove esso
abita per grazia.
Ma io maveggo che l veleno de lamore proprio e del perverso sdegno avelenato e corrotto
questo lavoratore, intanto che la vigna nostra tutta insalvatichita. O egli ci frutto che ci d morte, o
egli ci sonno salvatichi e acerbi, per che e seminatori rei delle dimonia visibili e invisibili passarono
per la porta della volont: le invisibili per la porta delle molte cogitazioni e varie, e le visibili con laidi
e malvagi consigli, sottraendoci con parole finte doppie e piacentieri, e con malvagi costumi, dalla
verit. Di quello seme che essi nno in loro, di quello porgono a noi seminandolo col libero arbitrio:
nacquene frutto di morte, cio di molti peccati mortali.
Doh quanto laida quella misera vigna a vedere, ch di vigna fatta bosco, con le spine della
superbia e de lavarizia, e co pruni de lira e della impazienzia e disobedienzia, piena derba venenosa;
di giardino fatta stalla, dilettandoci noi di stare nella stalla della immondizia. Questo nostro giardino
non chiuso, ma aperto; e per i nemici de vizii e delle dimonia ventrano come in loro abitazione.
La fonte risecca, ch la grazia la quale traemmo del santo baptesmo in virt del sangue, el quale
sangue bagnava essendone pieno el cuore per affetto damore. Il lume dellintelletto non vede altro che
tenebre, perch privato del lume della santissima fede: non vede n cognosce altro che amore
sensitivo. Di questo empie la memoria, unde altro ricordamento non n pu avere mentre che sta
cos se non di miseria, con disordinati appetiti e desiderii.
ci posta una vigna appresso, questa dolce verit etterna, cio il prossimo nostro; la quale tanto
unita insieme che utilit non potiamo fare alla nostra che non sia fatta anco alla sua. Anco ci
comandamento che noi la governiamo come la nostra, quando ci detto: Ama Dio sopra tutte le cose,
e il prossimo come te medesimo (Mc 12, 30 31; Mt 22, 37 39; Lc 10, 27). Oh quanto crudele
questo lavoratore che s male governata la vigna sua, senza nessuno frutto se non dalcuno atto di
virt, el quale s acerbo che neuno che ne possa mangiare: ci sonno loperazioni buone fatte fuore
della carit.
Oh quanto misera quella anima che nel tempo della morte, el quale uno tempo di ricolta, ella
si truova senza veruno frutto! La pruova le fa cognoscere la morte sua, e nella morte cognosce il suo
male; e per va cercando allora davere il tempo per poterla governare, e non il modo. Lo ignorante
uomo crede potere tenere il tempo a suo modo, ed egli non cos: adunque da levarsi nel tempo
presente che ci prestato per misericordia.
O carissimo padre, vogliate cognoscere in che stato trovate e vedete la vigna vostra. Dolgomi
infino a la morte che l tiranno del libero arbitrio v fatto: di giardino che gittava essemplo di virt e di
verit e lume di fede, ora l pervertito di giardino in bosco. E che frutto di vita pu fare, essendo voi
tagliato dalla verit, e fattone perseguitatore e dilatare la bugia! , trattone la fede e messavi la
infedelt? E perch vi fate male di morte? Per lamore che avete nella propria sensualit, e per sdegno
conceputo contra l capo vostro. E non vediamo noi che l sommo giudice non dorme sopra di noi?
Come potete fare quello che voi non dovete, contra l capo vostro come che se in verit fusse che
papa Urbano VI non fusse veramente papa , con ci sia cosa che nel segreto del cuore voi teniate
quello che , cio che egli sommo e vero pontefice; e chi altro dice, eretico reprobato da Dio, non
fedele n catolico uomo, ma cristiano rinegato che niega la fede sua.
Questo doviamo tenere, che egli papa eletto con elezione ordinata e vicario di Cristo in terra; e
a lui doviamo obbedire infino a la morte: eziandio se a noi fusse padre crudele, in tanto che ci cacciasse
con rimproverio dalluno capo del mondo a laltro con ogni tormento, non doviamo per scordarci, n
perseguitare questa verit. E se voi mi diceste: A me stato portato el contrario, che papa Urbano VI
non sia in verit sommo pontefice, io vi rispondarei che io so che Dio v dato tanto lume che se voi
non vel tollete con la tenebre de lira e dello sdegno voi cognoscete che chi el dice mente sopra el
capo suo.
Essi medesimi si fanno menzonieri, ritrattando quella verit che nno porta a noi, e porgonla in
bugia.
Ben so che cognoscete chi gli mossi, quelli che tenevano luogo di verit, posti per dilatare la
fede ora nno contaminata la fede e dinegata la verit, e levata tanta scisma nella santa Chiesa, che
degni sono di mille morti : trovarete che non gli mossi altro che quella passione che mosso voi
medesimo, cio lamore proprio che non pot sostenere le parole, n reprensione aspra, n la privazione
della terra, ma concepette sdegno e partur el figliuolo de lira. Per questo si privano del bene del cielo,
essi e chiunque fa contra questa verit. Le ragioni che si possono vedere a manifestazione di questa
verit sonno s piene e s chiare e s manifeste che ogni persona bene idiota le pu intendere e vedere; e
per non mi distendo a narrarle a voi, che so che sete di buono cognoscimento, e cognoscete la verit di
quello che : e cos la teneste, confessaste, e faceste reverenzia.
Increscemi che io vegga tanto insalvatichita lanima vostra che faccia ora contra questa verit.
Come il patisce la conscienzia vostra che voi, el quale sete stato obbediente figliuolo e sovenitore della
santa Chiesa, ora aviate ricevuto s fatto seme che non produce altro che frutto di morte? E non tanto
che dia morte a voi, ma pensate a quanti sete cagione de lanima e del corpo, de quali vi converr
rendere ragione dinanzi al sommo giudice. Non pi cos, per lamore di Dio! Umana cosa il peccare,
ma la perseveranzia nel peccato cosa di dimonio. Tornate a voi medesimo, e ricognoscete il danno de
lanima e del corpo, ch la colpa non passa impunita, massimamente quella che fatta contra la santa
Chiesa: questo sempre s veduto. Per vi prego, per amore del sangue che con tanto fuoco damore fu
sparto per voi, che umilemente torniate al padre vostro, che vaspetta con le braccia aperte, con grande
benignit, per fare misericordia a voi e a chiunque la vorr ricevere.
Levisi la ragione col libero arbitrio, e cominciamo a rivoltare la terra di questo disordinato e
perverso amore: cio che laffetto, il quale tutto terreno e daltro che di cose transitorie non si vuole
nutricare le quali passano tutte come il vento, senza alcuna fermezza o stabilit e diventi celestiale,
cercando i beni del cielo, e quali sono fermi e stabili che in s non nno alcuna mutazione. Apriamo la
porta della volont a ricevere il seminatore vero, Cristo dolce Ges crocifisso, el quale porge nella
mano del libero arbitrio il seme della dottrina sua; il quale seme produce i frutti delle vere e reali virt.
Le quali virt con lume il libero arbitrio sciolte da la terra: cio che le virt non l seminate n
ricolte in s per veruno terreno amore o piacere umano, ma con odio e dispiacimento di s medesimo
ne l gittate fuore; e il frutto riposto nella memoria per ricordamento de beneficii di Dio,
ricognoscendo daverli da lui e non per sua propria virt.
Che arbore ci pone? larbore della perfettissima carit, che la cima sua sunisce col cielo cio
nellabisso della carit di Dio , e rami suoi tengono per tutta la vigna, unde mantengono in
freschezza e frutti: perch tutte le virt procedono e nno vita dalla carit. Di che sinaffia? non
dacqua ma di sangue prezioso sparto con tanto fuoco damore, il qual sangue sta nel vasello del cuore,
come detto .
E non tanto che egli ne innaffi questa vigna dolce e dilettevole giardino; ma egli ne d bere al
cane della conscienzia abondantemente, a ci che, fortificato, facci buona guardia a la porta della
volont, a ci che niuno passi che esso non il faccia sentire destando col grido suo la ragione; e la
ragione col lume dellintelletto raguardi se sonno amici o nemici. Se sonno amici che ci siano mandati
dalla clemenzia dello Spirito santo ci sonno e santi e buoni pensieri, schietti consigli e perfette
operazioni , siano ricevuti dal libero arbitrio diserrando la porta con la chiave de lamore. E se sonno
nemici di perverse cogitazioni e corrotte operazioni le cacci con la verga de lodio, con grandissimo
rimproverio; e non si lassino passare che non sieno corrette, serrando la porta della volont che non
consenta a loro.
Alora Dio, vedendo che il lavoratore del libero arbitrio, el quale egli misse nella vigna sua, bene
lavorato in s e in quella del prossimo suo, sovenendolo in ci che gli stato possibile per dilezione e
affetto di carit, egli si riposa dentro in quella anima per grazia. Non che per nostro bene a lui cresca
riposo, per che non bisogno di noi; ma la grazia sua si riposa in noi, la quale grazia ci d vita e
rivesteci ricoprendo la nostra nudit, dacci el lume e sazia laffetto de lanima: e, saziata, rimane
affamata. Dlle il cibo ponendola a mangiare alla mensa della santissima croce; nella bocca del santo
desiderio d il latte della divina dolcezza, pigliando con essa la mirra de lamaritudine delloffesa di
Dio e dellamaritudine della croce, cio delle pene che l Figliuolo di Dio port. Dlle incenso dumili
continue e fedeli orazioni, le quali offera molto festinamente per onore di Dio e salute de lanime. Oh
quanto beata questa anima! Veramente ella gusta vita eterna.
Ma noi, ingrati, non ci curiamo di questa beatitudine, ch se noi ci ne curassimo eleggeremmo
innanzi la morte che di volere perdere tanto bene. Leviamo questa ignoranzia con ogni verit;
cercandola in verit andaremo col dove Dio l posta, ch se noi la cercassimo altrove gi non la
trovaremmo. Detto aviamo come noi siamo vigna, e come ella adornata, e come Dio vuole che ella
sia lavorata. Ora dove ci posti? nella vigna della santa Chiesa. Ine posto il lavoratore, cio Cristo in
terra, el quale ci a ministrare il sangue; col coltello della penitenzia, la quale riceviamo nella santa
confessione, taglia il vizio de lanima, nutricandola al petto suo, legandola col legame della santa
obbedienzia. E senza questa vigna la nostra sarebbe ruinata: la grandine gli torrebbe ogni frutto, se ella
non fusse legata in questa obbedienzia.
Adunque vi prego che umilemente con grande sollecitudine torniate a questo giogo. Cercate il
lavoratore e la vigna de lanima vostra nella vigna della santa Chiesa, altrimenti sareste privato dogni
bene, e cadereste in ogni male. Ora il tempo: per lamore di Dio escite di tanto errore, ch, passato il
tempo, non c pi rimedio. Tosto viene la morte, che noi non ce ne avediamo, e s ci ritroviamo nelle
mani del sommo giudice: duro ci a ricalcitrare a lui (At 26, 14). So certa che, se sarete vero
lavoratore della vigna vostra, voi non indugiarete pi a tornare, ma con grande umilit ricognoscerete le
colpe vostre, dolendovi delloffesa di Dio: chiedarete di grazia al Padre che vi rimetta ne lovile suo;
altrimenti no. E per vi dissi chio desideravo di vedervi vero lavoratore nella vigna de lanima vostra;
e cos vi prego strettamente quanto io so e posso. Raguardate che locchio di Dio sopra di voi: none
aspettiamo il suo fragello, ch egli vede lo intrinsico del cuore nostro. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Perdonatemi se troppo v gravato di parole, ch lamore che io alla salute vostra, e l dolore di
vedervi offendere Dio e lanima vostra, me n cagione; e non potuto tacere chio non vi dica la
verit. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 314
1) Epistola de la beata Caterina da Siena a certi suoi divoti figliuoli.
2) A monna Gostanza donna di Nicol Soderini da Fiorenza Al nome di Ges Cristo e di Maria
dolce.
Dilettissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi el cuore e laffetto vostro spogliato da
lamore miserabile del mondo, s e per s fatto modo chogni cosa miserabile vi venga a tedio e a
dispiacere, in tanto che voi diciate collapostolo dolce Pavolo: Io disidero dessare disciolto dal corpo
e dessare con Cristo (Fil 1, 23).
Conosceva Pavolo che la vita corporale gli era grande impedimento fra Dio e lui, per due modi.
Luno, ch l corpo sempre ribella a lo spirito: esendo ribello a lo spirito ribello al suo Creatore.
Laltro si che la vita corporale non ci lassa vedere la visione di Dio infino che lanima non sciolta
da questo legame, e perci Pavolo e gli altri servi di Dio nno la morte in desiderio e la vita in
pazienzia. Ma pensate che due morti ci conviene avere prima che giogniamo a la vita: la prima si che
la criatura muoia ad ogni propria e perversa sua volont, la quale volont sensitiva, a chi non luccide,
el conduce ne la morte eternale. di bisogno che luomo se ne lievi e tolga il coltello de lodio e de
lamore: odio del peccato e amore de le virt; a questo modo aspetar lanima la seconda morte
corporale, la quale fine dogni fadiga, termina ogni tenebre, e fa giognare lanima a la luce de la
visione dello Dio suo.
Ma pensate, figliuogli miei, che se non fuste vissuti co la volont morta, come detto , non
sarebbe tanto gloriosa la morte corporale sua, anco sarebbe molto penosa. Voglio adunque che
seguitiate le vere e reali virt, fugendovi dal mondo e da le dilizie sue, acostandovi a Dio, e ricevarete
somma allegrezza e gaudio e sicurt, perdendo ogni timore servile, ma conceparete una fede viva, e con
essa guardarete la divina misericordia; ne la fede trovarete che Dio non vuole altro che la vostra
santificazione. E perch noi fussimo santificati in lui, donocci el Verbo del Figliuolo suo e volse che
morisse de lobrobiosa morte de la croce: ine si truova tanta larghezza di misericordia che n lingua
umana n cuore non soficiente a poterlo dire n imaginare. E cos si perde ne la misericordia el timore
e la pena.
Alcuna volta che lanima, per tenerezza e timore che de la morte, grandissima pena, e questo
per illusione di dimonio, dicendo il dimonio ne la mente sua: Vedi che tu morrai e non i fatto
veruno bene, che sai tu dove tu nandarai? Luopare tue non meritano altro che linferno. E da laltra
parte gli d una tenerezza di se medesimo, dicendo: Or ch a pensare, che l corpo tuo stato in tante
dilicatezze e dilizie del mondo, e test sarai morto e pi ladio che neuno altro animale! La perversit
del dimonio d questo pensiero e cogitazione nel cuore solo per farlo venire a disperazione e a
confusione di mente, e per fargli vedere solo e difetti e peccati suoi, e nascondare la divina
misericordia.
Convienesi ponare rimedio a tanta malizia del dimonio, e rispondare in s medesimo a queste
cogitazioni che gli vengono, vollendo locchi al suo Creatore e dire: Io conosco chio so mortale, la
qual cosa m grandissima grazia, ch per la morte io giognar al mio fine, a Dio, ch mia vita. E anco
ti confesso che la vita mia, co loperazioni chi fatte, non meritano altro che lo nferno; ma io fede
e speranza nel mio Creatore e nel sangue del consumato e svenato Agnello, che mi perdonar e miei
peccati e darammi grazia, e io mingegnar di coregere la vita mia per lo tempo presente. E se pure la
morte ora mi venisse prima chio coregessi la vita mia cio chio non avessi anco fatta penetenzia de
peccati miei , dico: io mi confido in Domino nostro Jesu Christo, vego che none veruna
comparazione da la divina misericordia a peccati miei; anco pi, che se tutti e peccati che si possono
comettere fussero raunati in una creatura, sono quanta una gocciola daceto in mezzo del mare: cos e
peccati a rispetto de la divina misericordia, pur che lanima voglia tornare a ricevarla con pura e santa
disposizione, con dispiacimento de la colpa comessa, nel quale dispiacimento perde la tenerezza del
corpo suo e dogni cosa creata. A questo modo lanima sasicura e cresce lamore nel fine suo, e perde
el timore servile de la confusione; dilettasi con grandissima giocondit col diletto suo Cristo crucifisso,
aspettando con grandissima letizia e riposo a lora de la morte, e non tanto che l spetti, ma desidera de
vedersi levare del mondo ed esser con Cristo.
Or su, figliuogli miei dolci, non pi timore, ma co letizia passate questo punto del tempo, con
uno desiderio de la virt, con una vera pazienzia, sostenendo ogni pena corporale e mentale, o per
infermit o per qualunque altro modo Dio ve le concedesse. Non mi schifate pene, ma stregnetevi e
abraciatevi co la croce e co le pene, ch ogni pena che voi avarete v conceduta da Dio per vostra
utilit, perch vuole avere di che rimunerarvi quando scirete del mare tempestoso di questa tenebrosa
vita: andarete a luoghi di riposi, a la citt vera di Yerusalem, visione di pace, dove ogni bene
rimunerato, cio ogni pazienzia e buona operazione la quale noi adoperiamo in questa vita.
Or quanto sarebbe stolto e matto quello mercatante a cui fusse messo in mano el tesoro perch
guadagnasse con esso, ed egli per timore de la pena il sotterasse sotto la terra (Mt 25, 25): degno
sarebbe di grande riprensione, e che gli fusse tolta la vita. Noi siamo quegli mercatanti, a cui comesso
il tesoro del tempo, co libero arbitrio volont libera la quale Dio ci data e comessa perch noi
guadagniamo per che, mentre chaviamo el tempo, siamo atti a perdare e a guadagnare, secondo che
piace a la volont nostra. Saremmo stolti se, per timore de la pena e per paura, noi sotterassimo questo
tempo e questa volont, la quale ci data perch noi guadagniamo vita eterna vivendo
vertudiosamente e non ne comprassimo lo nferno, vivendo viziosamente: alora vive viziosamente,
quando soterra il tempo e la volont ne la terra, cio ne lafetto e desiderio terreno, disordinato fuore di
Dio. E per dissi io a voi che l cuore e lafetto fusse spogliato dogni amore e affetto del mondo e
timore servile, ma voglio che siate vestiti solo di Cristo crocifisso, e ine ponete la fede e la speranza
vostra, acci chel dimonio co suoi ingani non vi possa pigliare co la disordinata paura de la morte,
ma con desiderio vogliate tornare al fine vostro. Altro non dico.
Bagnatevi nel sangue di Cristo dolce Ges. Benedicete la fanciulla in Cristo dolce Ges.
Racomandatemi a monna Nera e a Nicol, e dite lo che sappino furare el tempo, e spendarlo con vero
e santo desiderio mentre che lnno.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 315
A don Pietro da Melano, monaco de lordine di Certosa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi laudare e benedicere Dio in ogni tempo.
Ma non so vedere che questa laude, la quale siamo tenuti di fare a Dio per debito, si possa mai
fare senza el lume, el quale lume a discernere quale quella cosa che sia degna di laude e quale di
biasimo. Senza el lume, sarebbe luomo ingannato dalla tenebre: el bianco li parebe nero, e l nero
bianco. Adunque molto ci necessario el lume. da levarsi con ragione sopra la sedia della conscienzia
nostra, e con lume tenersi ragione, e dissolvere la nuvila de lamore proprio di noi medesimi, cio de
lamore sensitivo che luomo a se medesimo, el quale amore uno veleno che atosca lanima,
guastale il gusto del santo desiderio, s che le cose amare gli parono dolci, e le dolci amare: accieca
lanima, che non le lassa cognoscere n discernere la verit. Non cognoscendola, non lama, e per
questi cotali non rendono gloria a Dio, n benedicono il nome suo. Anco, vanno con tedio,
dispiacimento e giudicio verso di Dio e verso il prossimo loro; giudicano secondo il loro basso e
infermo parere e vedere, e non secondo verit.
Unde il servo del mondo giudica gli stati e delizie sue essere grande dignit, ed elle sono il
contrario, ch, per lamore disordinato che luomo ci pone, sono strumento di farlo venire a grande
indegnit, privandolo di Dio per grazia. E le tribulazioni e persecuzioni del mondo paiono amare ed elle
sono di grandissima dolcezza, perch in esse, se vuole, pu scontare e meritare; fannolo riducere a Dio,
fannoli cognoscere s, e la poca fermezza e stabilit del mondo. Ma tanto sono accecati, questi cotali,
che fugono la virt per fuggire fadiga; e per trovare diletto se ne privano, e caggiono in molte pene;
sono incomportabili a loro medesimi; fatti si sono martiri del dimonio. E cos in ogni cosa vanno al
contrario.
Cos e servi di Dio, e quali anco sono nella tenerezza e amore proprio di loro medesimi, il quale
una nuvila che in tutto non tolle il lume, ma rimangli alcuno chiarore; ma la ruota del sole non vede.
E per a costoro fadigoso il tllere da s gli appetiti sensuali spiritualmente e temporalmente, cio
quando alcuna volta la sensualit samantella col manto dello spirito. Massimamente, tra laltre cose,
tre ne gli pone innanzi, cio, in tre cose: luna nel tempo delle tentazioni e privazione delle
consolazioni della mente.
Allora s pone questo mantello il dimonio, per la tenerezza di s: pongli innanzi uno timore
parendoli, nel tempo delle tentazioni, offendere, per lo timore che di non offendere. E questo fa per
farli venire a tedio la via dello spirito, dicendo: Questo non sentivi tu innanzi che tu fossi in questo
stato. i mutato stato per essere megliore; e tu se pegiore; dicendo: Il tuo essercizio el quale tu
debbi fare con pace e quiete, col cuore libero e non legato di tante diverse cogitazioni, tu el fai in
grandissima guerra. Meglio ti sarebbe a lassarlo stare.
Questo fa per privarlo de lessercizio de lorazione, la quale la madre delle virt a lanima
illuminata, e questo manto molto prezioso; e non allenta per la gloria di Dio, ma molto pi virilmente
essercita la vita sua, reputandosi indegno della pace, quiete e consolazione della mente, come gli altri
servi di Dio, e degno della pena, e per si gloria nelle pene: questi colui che benedice Dio in ogni
tempo.
Ma a lamatore di s questo mantello, che in s buono, per lo poco lume e gusto mal disposto
gli pericoloso, perch vintepidisce dentro; e, privato del diletto, el quale egli appetisce, gli pare
essere privato di Dio; e con la tepidezza e col legame della negligenzia lega e piei dellaffetto, e le
mani de lorazione allenta, e posa gi. Unde, quando e nemici veggono el braccio de lorazione posto a
terra, e non in alto a cercare con umilit e a dimandare laiutorio divino el quale non dinegato a
chiunque il dimanda , e ad investigare letterna volont sua che ogni cosa ci d e permette per
nostra santificazione , entrano alora dentro, e abitano per li borghi della citt dellanima, e talora
pigliano tutta la citt con la rocca della volont sua. A lei diviene come al popolo di Dio, el quale
vinceva mentre che Mois orava; e quando le mani di Mois si posavano gi, el popolo perdeva (Es 17,
11). Quale il popolo di Dio, che sta nella citt de lanima nostra? sono le vere e reali virt. Queste
virt vincono e vizii, mentre che la ragione, la quale il nostro Mois, sta nel monte della inestimabile
carit di Dio, e, col cognoscimento di s, leva in alto le braccia de lorazione. Che converrebbe fare al
tiepido amatore di s per ponere rimedio alla sua stanchezza? Come Mois, appoggiare le braccia,
acci che elle non tornino in gi, con due forcelle, una dodio, col timore santo di Dio dallato, e laltra
damore, con la nutrice della vera umilit, e riposarsi sopra queste due forcelle, tenendo levata la faccia
de lanima col lume della santissima fede. Allora el popolo di Dio, cio laffetto delle virt, sconfigger
il principale nemico del proprio amore, e tutti gli altri che doppo lui seguitano. Ogni imperfezione sar
dibarbicata de lanima e l dimonio non potr avere la intenzione con la quale gitt il mantello colorato
di molti colori.
Un altro ne pone sopra la carit del prossimo: che, per privarlo della dilezione della carit, el fa
levare dal debito di servire e subvenire al prossimo suo el quale debito ogni creatura ragionevole
tenuta di rendere , e per farli concipere dispiacere e pena, col dove egli debbe trovare diletto, gli
pone il mantello della dolcezza, ponendo dinanzi a laffetto de lanima la consolazione e quiete della
mente sua, e il debito dellorazione, che debba rendere a lore diputate e ordinate, e l diletto che ne
sente lanima e l corpo.
Questo mantello si bello colore e tanto dilettevole che glignoranti, con poco lume, in tutto ci si
rompono el capo dentro, e peggio lo fa ancora, che, non cognoscendolo per loro medesimi, non
vogliono credere a chi el cognosce, n cercano che lo sia mostrato. E se pure l mostrato, che nol
possino dinegare, non si studiano di tenere i debiti modi per levarsene: ma come accecati dal proprio
diletto saviluppano nella tepidezza loro, quasi parendo lo impossibile di giognervi mai. Questi non
benedicono Dio con perfezione, ma imperfettamente; poco danno e poco ricevono.
Questo perch ladiviene? Perch l gusto de lanima anco non bene vto di s, e perch dinanzi
allocchio loro nno posto solo e razzi delle consolazioni, e non la ruota del sole, cio letterna volont
di Dio, letterna verit sua, letterno Verbo, e letterna dottrina sua; il quale sole di giustizia,che
illumina ogni anima che da lui vuole essere illuminata. Unde nel lume suo vediamo lume, col caldo suo
si consuma ogni fredezza e tepidezza del cuore, pure che col libero arbitrio apra la finestra della
volont sua, acci che l sole possa intrare nella casa de lanima, con una giustizia che giustamente
renda onore a Dio, e gloria e loda alla parola del Padre etterno, cio al Verbo. Alora gli rende gloria,
quando seguita la dottrina sua; a s dia odio e rimproverio, svergognando la propia passione sensitiva, o
spirituale o temporale, in qualunque modo ella ricalcitrasse di non rendere il debito al prossimo suo, al
quale debba rendere dilezione e benivolenzia, mostrandolo nel tempo della sua necessit in subvenirlo
caritativamente, portando e sopportando i difetti suoi, non solamente con la parola, ma con
loperazione, abandonando s medesimo: non che egli abandoni s per colpa ma per diletto,
abracciando la pena per onore di Dio, in salute del prossimo suo. Questo fa colui che posto locchio
de lintelletto in questo dolce e glorioso sole, perch col lume veduto che per altra via non potiamo
mostrare laffetto che doviamo avere a Dio; e anco cognosce che, essendo privato della dilezione del
prossimo, sarebbe privato di Dio. Ma lamatore di s, amantellato col ditto manto, risponde: Io non ne
voglio essere privato, n me ne voglio privare, innanzi vorrei morire io: ma non me ne truovo bene.
Sentomene la mente svagolata e non me ne sento altro che tenebre, scandalo e confusione di mente, e
col dove io il debbo amare, egli mi viene a tedio e dispiacere; e non pare chio possa sostenere n me
n lui, unde meglio m, e pi mel sentir amare, a starmi nella pace mia.
Questi in verit dimostra che egli cieco, e non vede altro che alba. E come potr io dire che io
ami el prossimo, se, quando io vedr la necessit, io mi dilongo da lui e, per la propria consolazione,
far vista di non vederlo? Veramente in costui non verit. E come dir io che io non dica menzogna,
che l sovenire al prossimo in qualunque modo, in qualunque stato o luogo si sia, mabbi a dare
amaritudine, e conturbare la mente mia? Egli non la verit, ch n creatura n dimonio n essercizio,
n privazione di consolazioni per qualunque modo si sia o per sovenire al prossimo, o perch Dio la
ritraga a s per farla umiliare non la possono contristare n darle amaritudine di colpa. Ed ella non si
debba contristare se non della colpa. E se ella offende non difetto altrui, ma suo. El suo difetto e la
propria volont che offende, sempre porta luomo seco: se per fuggire luoghi o creature, nel tempo che
nno bisogno, lassasse la propria volont, dolce cosa e utile sarebbe il fuggire, ma egli la fugge e porta
insieme con seco; e, cos mantellata, truova sempre vivi e sentimenti suoi, e quando gli viene il tempo
del bisogno, cio quando ribellata alla volont sua, ella sente il morso per siffatto modo, che non pu
tenere il veleno della impazienzia che non si senta. Adunque da fuggire il proprio sentimento e la
propria perversa volont.
Che debba fare e far, se vorr vedere lume? Salga sopra la sedia della conscienzia sua, e tengasi
ragione; non lassi passare i movimenti che non sieno corretti: dare la sentenzia contro s medesima. E
che sentenzia debba dare? non di moneta, ma di morte; e con la morta volont gitti el falso mantello
sotto e piei dellaffetto; e rivestisi di pene, dobbrobrii e villanie, e della dolce etterna volont di Dio:
facendo questo, gli render onore, e benedicer il nome suo.
La terza e ultima sopra lobedienzia, ponendogli la passione sua, e l dimonio, uno mantello di
molti colori, ma singolarmente duno giudizio falso, facendo s discreto, e il prelato indiscreto; ch se
egli non si giudicasse discreto, non giudicarebbe il prelato indiscreto. Unde lamatore di s vorr
giudicare la intenzione del prelato suo fuore della volont di Dio. E sempre porta la sorella de lamore
proprio, cio la disobedienzia, dicendo: Questi comanda indiscretamente; io non posso portare la sua
indiscrezione. Tale ora mi voglio stare in cella nella quiete mia: ed egli me ne trae, non guardando
luogo n tempo. Per questo giudicio, in che cade? (che come egli di questo, cos di molte altre
cose, le quali passo, per non attediarvi di parole). Cadene in questo, che o egli disobedisce, e non fa
quello che gli imposto; o segli el fa, fallo con impazienzia, con mormorazione, e con scandalo di
mente: viene ad infedelit, ad irreverenzia: e perde il santo timore che debba avere verso Dio e verso il
prelato. E con lo scandalo che piglia la propia volont, si priva della pace e quiete della mente sua.
Tutto gli adiviene perch egli ama s, e col proprio amore s fatto giudice della volont del suo
maggiore, fuore della dolce volont di Dio. Ma se egli avesse lume di fede, eziandio se l suo prelato
fusse uno dimonio incarnato, giudicarebbe che la clemenzia dello Spirito santo gli facesse adoperare
inverso lui quello che fusse la sua salute; ma la propria tenerezza non gli li lassa vedere, perch
locchio suo non s specolato nellobedienzia del Verbo, el quale fu obbediente infino allobrobriosa
morte della croce.
O disobidiente giudicatore, tiepido e amatore di te, e ch non ti poni dinanzi el sangue sparto con
tanto fuoco damore per lobedienzia che pose il Padre etterno a lunigenito suo Figliuolo? Questo
dolce Ges non si pose ad investigare la volont del Padre n chi l seguitato , cio che per
tenerezza di s non rifiut labore, n disse: Padre, truova un altro modo, che io non sostenga pena, e
compir lobedienzia tua. Nol disse ponto ma, come ebbro damore de lonore del Padre etterno e
salute nostra, prese il giogo dellobedienzia, e per compirla bene si satolla dobrobrii scherni e
rimproverii. Colui che sazia ogni anima sostiene sete; per vestir noi della vita della grazia, si spoglia
della vita del corpo suo; fassi trare a segno in su legno della santissima croce. Tutto suopre il corpo
suo: che drittamente pare uno agnello svenato che da ogni parte versa sangue. El sangue manifesta
questa pronta obbedienzia; el sangue manifesta quella verit antica nuovamente mostrata a noi. Antica
in quanto ab eterno fummo nella santa mente di Dio, e nuova ci fu, quando ci cre alla imagine e
similitudine sua (Gn 1, 26), dandoci lessere perch godessimo el suo sommo etterno bene, el quale egli
in s medesimo. Ma noi non la intendemmo bene questa nuova verit: cio che in verit credessimo
che egli ci aveva creati per darci vita etterna. Volendo Dio compire questa verit ne luomo, e farlili
intendere, mand a noi questo dolce e amoroso Verbo vestito della nostra umanit, fabricando le
iniquit nostre sopra la ncudine del corpo suo; e ricreocci a grazia nel sangue, s che il sangue
nuovamente ci manifestato questa verit.
Nel sangue troviamo la fonte della misericordia, nel sangue la clemenzia, nel sangue il fuoco, nel
sangue la piet, nel sangue fatta la giustizia delle colpe nostre, nel sangue saziata la misericordia,
nel sangue si dissolve la duricia nostra, nel sangue le cose amare diventano dolci, e li grandi pesi
leggieri. E per quelli che col lume della fede raguarda questo sangue, porta il grave peso
dellobedienzia con dolcezza e soavit. E perch nel sangue sono maturate le virt, per lanima che se
inebria e anniega nel sangue si veste delle vere e reali virt, per onore di Dio, e per compire in s la
verit nuovamente mostrata col mezzo del sangue.
Questo non considera el disobediente, giudicatore della volont del suo maggiore: che se egli el
considerasse, annegarebbe in tutto e per tutto la sua volont, e ogni proprio volere e sapere porrebbe
nella volont di Dio e del suo prelato; ma perch egli non il fa, sta in continua pena, e sempre permane
nella tiepidezza e imperfezione sua: rimangli el mantello del proprio amore, perch non l consumato
nel sangue, nel fuoco, e ne lobbedienzia del Verbo. E per non benedice Dio ne lobbedienzia la quale
Dio richiede a secolari, a religiosi, a prelati, e a sudditi, vecchi e giovani, in ogni stato, in ogni
tempo e luogo, in consolazione e tribolazione, in pace di mente e in molestie e guerra: in ogni modo
vuole, e doviamo benedicere Dio con affetto di virt, e con la parola quando bisogna. O carissimo
figliuolo, a questo vinvito, per che questa la via e l modo da renderli gloria e benedicerlo ogni
tempo, non solo con la parola, ma con lopera, come detto , la quale cosa io dissi chio desideravo di
vedere in voi; e cos voglio che sempre permanga nel cuore, nella mente, e nellanima vostra.
Figliuolo, el tempo ci invita a non aspettare tempo a perdere noi medesimi, e per vi prego che l
desiderio che Dio v dato del santo passaggio, per ponere la vita per lui, mai non allenti ne lanima
vostra, ma voglio che continuamente cresca, cominciando ora tra cristiani a sostenere per la verit
della santa Chiesa e di papa Urbano VI, el quale vero sommo pontefice. Per questa verit ci conviene
apparecchiare a sostenere, e nel sostenere, benediceremo Dio nella santa Chiesa; e Dio per la sua
misericordia doppo questa tenebre ci dar luce, e con la luce si compir la volont di Dio, e i desiderii
nostri. S che confortatevi, e siate virile cavaliere. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce Ges amore.

LETTERA 316
A Daniella da Orvieto vestita de labito di santo Domenico.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti con vero e perfettissimo lume, acci che
in perfezione cognosca la verit.
Oh quanto ci necessario, carissima figliuola, questo lume! per che senza esso non potiamo
andare per la via di Cristo crocifisso, che una via lucida che ci d vita; e senza questo andaremo in
tenebre, e staremo in grandissima tempesta e amaritudine. Ma, se io considero bene, in due modi ci
conviene avere questo lume: cio uno lume generale, che generalmente ogni creatura che in s
ragione el debba avere, di vedere e cognoscere quello che egli debba amare, e quello a che debba
ubedire; vedendolo col lume de lintelletto, con la pupilla de la santissima fede, che egli tenuto
damare e servire el suo Creatore, amandolo con tutto el cuore e con tutto laffetto senza mezzo, e
obedire a comandamenti de la legge damare Dio sopra ogni cosa, e l prossimo come noi medesimi
(Mc 12, 30-31; Mt 22, 37-39; Lc 10, 27).
Questi sonno quegli principali, dove sonno legati tutti quanti gli altri. Questo uno lume
generale, che tutti ci siamo obligati, e senza questo avaremo morte; privati de la vita de la grazia,
seguitaremo la via tenebrosa del dimonio.
Ma uno altro lume c, el quale non separato da questo, ma unito con questo: anco, da questo
primo se giogne al secondo. Ci sonno quegli che osservando e comandamenti di Dio, crescono in uno
altro perfettissimo lume; e quali con grande e santo desiderio si levano da la imperfezione, e vengono
a la perfezione, osservando i comandamenti e consigli mentalmente e attualmente. Questo lume si
debba essercitare con la fame e desiderio de lonore di Dio e salute de lanime, specolandosi col lume
nel lume del dolce e amoroso Verbo: dove lanima gusta lamore inefabile che Dio a la sua creatura,
manifestato a noi col mezzo di questo Verbo, el quale corse, come inamorato, a lobrobriosa morte de
la croce per onore del Padre e salute nostra.
Quando lanima cognosciuta con lume perfetto questa verit, s leva s sopra di s, sopra el
sentimento sensitivo; con spasimati dolci e amorosi desiderii corre, seguitando le vestigie di Cristo
crocifisso, con pene, con obrobrii, scherni e villanie, con molta persecuzione dal mondo, e spesse volte
da servi di Dio sotto colore di virt. Con fame cerca lonore di Dio e la salute de lanime; e tanto si
diletta di questo glorioso cibo, che s e ogni altra cosa spregia: solo questo cerca, e s abbandona. In
questo perfetto lume erano quelle gloriose vergini e gli altri santi, che si dilettavano solo a la mensa de
la croce con lo Sposo loro a prendere questo cibo.
Noi dunque, carissima figliuola e suoro mia dolce in Cristo dolce Ges, poich egli ci fatto
tanto di grazia e di misericordia che ci messe nel numero di quelle che passate so dal lume generale
al particulare cio, che ci fatto elegere lo stato perfetto de consigli , e per noi doviamo con vero
lume seguitare con perfezione questa dolce e dritta via; e non vllare el capo a dietro per veruna cosa
che sia, n andare a nostro modo, ma al modo di Dio, con pene sostenendo senza colpa infino a la
morte; e trare lanima de le mani de le dimonia. Perch questa la via e la regola che t data la Verit
eterna; e scrissela nel corpo suo con lettere s grosse, che veruno di s basso intendimento che si possa
scusare: non con oncostro, ma col sangue suo. Bene vedi tu e capoversi di questo libro, quanto essi
sonno grandi; e tutti ti manifestano la verit del Padre eterno, lamore inefabile con che fummo creati
questa la verit : solo perch noi participiamo el suo sommo bene e eterno (2Pt 1, 4). levato in alto
questo maestro nella catedra de la croce, acci che meglio la potiamo studiare, che noi non
cingannassimo di dire: Egli me la nsegn in terra, e none in alto; non cos: ch egli salito in
croce, e con pena cerca laltezza de lonore del Padre, e di ristituire la bellezza de lanima.
Suso in croce, dunque, e leggiamo lamore cordiale, fondato in verit, in questo libro de la vita.
In tutto perde te medesima, e quanto pi ti perdarai, pi ti trovarai; e Dio none spregiar el desiderio
tuo, anco ti drizzar e amaestrar di quello che tu debbi fare; e dar lume a quello a cui tu fusse suddita,
facendo tu per suo consiglio. Per che lanima che e debba avere una santa gelosia, sempre si diletta
di far ci che ella fa col mezzo de lorazione e del consiglio.
Tu mi scrivesti e, secondo chio intesi, ne la lettera pare che tu sia passionata; e non picciola,
anco forse magiore che veruna altra, quando da luno lato ti senti chiamare ne la mente tua per nuovi
modi da Dio, e servi suoi si pongono al contrario, dicendo che non bene. Io t compassione pur
assai grande, perch non so che fadiga sia simile a quella, per la gelosia che lanima di s medesima:
che a Dio resistenzia non pu fare, e la volont de servi suoi vorebbe compire, fidandosi pi del lume
e cognoscimento loro che del suo; e nondimeno non pare che possa. Ora io ti rispondo semplicemente
secondo el mio basso e poco vedere non ponendoti cavelle affermativamente : ma, come ti senti
chiamare senza te, cos risponde. Unde, se tu vedi el pericolo de lanime, e tu le puoi subvenire, non
chiudare gli occhi, ma con perfetta solicitudine tingegna di sovenirle infino a la morte. E non curare di
tuoi proponimenti, n di silenzio n daltro, a ci che non ti fusse detto poi: Maladetta sia tu, che
tacesti!.
Ogni nostro principio fondato e fatto solo nella carit di Dio e del prossimo; tutti gli altri
essercizii sonno instrumenti e edificii posti sopra questo fondamento: e per non debbi, per lo diletto de
lo instrumento e de ledificio, lassare el principale fondamento de lonore di Dio e dilezione del
prossimo.
Lavora adunque, figliuola mia, in quello campo che tu vedi che Dio ti chiama a lavorare, e non
pigliare pena n tedio ne la mente tua per quello che t detto, ma porta virilmente; teme e serve Dio
senza te, e non curare poi el detto de le creature, se non daver lo compassione.
Del desiderio che i descire di casa e dessere a Roma, gittalo ne la volont dello Sposo tuo; e se
sar suo onore e salute tua, ti mandar modo e la via a ora che non tel pensarai, e in modo che mai non
lavaresti imaginato. Lassa fare pure a lui, e perde te; e guarda che tu non ti perda altro che in su la
croce, e ine ti trovarai perfettissimamente. Ma questo non poteresti fare senza el lume perfetto: e per ti
dissi chio desideravo di vederti con vero e perfettissimo lume, oltre al lume generale, come detto .
Non dormiamo pi, destianci dal sonno de la negligenzia, mugghiando con umili e continue orazioni
sopra el corpo mistico de la santa Chiesa, e sopra el vicario di Cristo. Non cessare dorare per lui, che
gli dia lume e fortezza a risistare a colpi de dimoni incarnati, amatori di loro medesimi, e quali
vogliono contaminare la fede nostra. Tempo di pianto (Qo 3, 4).
Del mio venire cost, prega la somma eterna bont di Dio che ne facci quello che sia suo onore e
salute de lanima; e specialmente ora, che so per andare a Roma per compire la volont di Cristo
crocifisso e del vicario suo. Non so qual via io mi terr: prega Cristo dolce Ges che ci mandi per
quella che pi suo onore, con pace e quiete de lanime nostre. Altro non ti dico.
Permane etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 317
Alla soprascritta reina di Napoli, poi che essa Caterina fu giunta a Roma.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondata in verit, la quale verit c
necessaria di cognoscere e damarla per salute nostra. Chi sar fondato nel cognoscimento della verit
Cristo dolce Ges (Gv 14, 6) ricever e gustar la pace e la quiete dellanima sua nellaffetto della
carit, la quale carit riceve lanima in questo cognoscimento.
In due modi principali ci conviene cognoscere questa verit, poniamo che in ogni cosa ce la
convenga cognoscere: cio che ogni cosa che in s essere sami in Dio e per Dio, che essa verit, e
senza lui nulla, perch si scordarebbe dalla verit e andarebbe per la bugia, seguitando il dimonio che
n padre (Gv 8, 44). Dicevo che singularmente in due modi ce la conviene cognoscere: el primo che
noi cognosciamo la verit di Dio, il quale ci ama inestimabilmente e am prima che fossimo; anco, per
amore ci cre questa fu, ed la verit perch noi avessimo vita etterna e gustassimo el suo sommo
etterno bene. Chi ci manifesta che in verit sia cos? Il sangue sparto per noi con tanto fuoco damore:
nel sangue dolce del Verbo del Figliuolo di Dio cognosceremo la verit della dottrina sua, la quale d
vita e lume, disolvendo ogni tenebre damore sensitivo e diletto o di piacere umano; ma col cuore
schietto cognosce e seguita la dottrina di Cristo crocifisso, che fondata in verit.
La seconda e ultima cosa che noi doviamo cognoscere e vedere la verit nel prossimo nostro o
grande o piccolo che sia, o sudditi o signori , cio che quando vediamo che essi fanno alcuna
operazione a la quale invitassero noi a farla, noi doviamo vedere e cognoscere se ella fondata in verit
o no, e che fondamento fatto quegli che si muove a fare questa operazione. E chi non el fa, fa come
matto e cieco che va dietro alla guida cieca (Mt 15, 14; Lc 6, 39) fondata in bugia; e mostra che in s
non abia verit, e per non cerca la verit. E alcuna volta che sonno tanto pazzi e animali che, per
quella operazione, se ne vegono perdere la vita dellanima e del corpo e la substanzia temporale, e non
se ne curano, perch acecati sono e non cognoscono quello che debbono cognoscere; vanno in tenebre
con la natura feminile senza alcuna fermezza o stabilit.
O carissima madre in quanto voi siate amatrice della verit e obbediente alla santa Chiesa; ma
in altro modo non vi chiamo madre, n con reverenzia parlo a voi, perch vegio grande mutazione nella
persona vostra: che di donna sete fatta serva e schiava di quella cosa che non , sottopostavi alla bugia
e al dimonio che n padre (Gv 8, 44); lassato el consiglio dello Spirito santo, e preso el consiglio de
dimoni incarnati; di membro legato nella vite vera (Gv 15, 1-5), vi sete tagliata da essa vite col coltello
de lamore proprio; di figliola legittima amata teneramente dal padre, vicario di Cristo in terra, papa
Urbano VI el quale veramente papa sommo pontefice partita vi sete dal petto della madre vostra
della santa Chiesa, dove tanto tempo vi sete nutricata. Oim, oim, piangere si pu sopra di voi s come
morta, staccata dalla vita della grazia: morta a lanima e morta al corpo, se voi non escite di tanto
errore. Non pare che aviate cognosciuta la verit di Dio per lo modo che detto : ch, se laveste
cognosciuta, elegereste inanzi la morte che offendere Dio mortalmente. E non lavete cognosciuta nel
prossimo vostro, ma con molta ignoranzia, mossa dalla propria passione, avete seguitato el pi
miserabile e vituperoso consiglio avendolo mandato in operazione che gi mai poteste avere.
E che magiore vergogna si pu ricevere che duna che fusse cristiana, tenuta catolica e virtuosa
donna, e poi facci come il cristiano che riniega la fede, esce di buoni e santi costumi e debita reverenzia
usata? Oim, uprite locchio dello ntelletto vostro, e non dormite pi in tanta miseria. Non aspettate il
punto della morte, doppo il quale non vi giover lo scusare, n dire: Io mi credetti fare bene, per che
voi cognoscete che voi fate male, ma come inferma e passionata vi lassate guidare a la passione. Credo
bene che l consiglio sia venuto da altrui che da voi. Vogliate, vogliate cognoscere la verit: e chi sono
coloro, e perch vi fanno cognoscere la bugia per verit dicendo che papa Urbano VI non sia vero
papa ; e lantipapa, dirittamente anticristo membro del diavolo, vi faccino vedere che sia Cristo in
terra. E con che verit vel possono dire? Non con veruna, ma con bugia e falsit el dicono, mentendo
sopra el capo loro.
E che possono dire gliniqui uomini non uomini ma dimoni incarnati , che da qualunque lato
essi si volgono non possono vedere davere fatto altro che male? Eziandio se fusse vero che non
che papa Urbano VI non fusse papa (che se non fusse papa solo di questo meritareboro mille morti,
come menzonieri trovati nella falsit: ch se di principio essi lavessero eletto per paura, e non in verit
con elezione ordinata ed essi el mostrarono a noi vero papa , ecco che gi gi ci avereboro mostrata
la bugia e falsit per verit, facendoci obedire a fare reverenzia ed eglino con esso noi insieme a
quello che non si debba; ch gi gli fecero reverenzia e chieserli grazie e usrle, s come da sommo
pontefice che egli ).
Dico che segli fusse vero che egli non fusse papa la qual cosa non , per la grande bont di Dio
che ci fatto misericordia , di questo solo non se ne potrebbe dare loro troppo grande disciplina; ma
degni sono di mille migliaia di morti, a dire che per paura essi dicessero davere eletto papa, e non
fusse. Ma essi non dicono la verit, come uomini fondati in bugia che non la possono tanto ocultare che
la tenebre e puzza sua non si senta e vegia. Bene apparbe manifesto quello che mostrarono per paura
avere eletto papa poi che ebbero eletto il vero papa, messer Bartolomeo arcivescovo di Bari : ci fu
messer di San Pietro. Ma egli, come buono e giusto uomo, confessava che non era papa ma messer
Bartolomeo arcivescovo di Bari, el quale oggi papa Urbano VI, chiamato e reverito come sommo
pontifice e giustissimo uomo da fideli cristiani; a malgrado degli iniqui non cristiani che non portano
el nome di Cristo in bocca n nel cuore loro ma infideli partiti della fede e obedienzia della santa
Chiesa e del vicario di Cristo in terra, membri tagliati dalla vera vite (Gv 15, 6), seminatori di scisma e
di grandissima eresia.
Aprite, aprite locchio dello ntelletto, e non dormite pi in tanta cechit. Non dovareste essere
tanto ignorante, n tanto separata dal vero lume, che voi non cognosceste la vita scellerata senza veruno
timore di Dio di questi che vnno messa in tanta eresia: ch e frutti che escono di loro vi manifestano
che arbori essi sono (Mt 12, 33; Lc 6, 44). La vita loro vi manifesta che non dicono la verit, e
consiglieri che essi nno atorno, di fuore e dentro, e quali possono essere uomini di scienzia ma essi
non sono di virt, n uomini che la vita loro sia laudabile, ma pi tosto riprensibili per molti difetti.
Dove il giusto uomo che essi nno eletto per antipapa, se in verit el sommo nostro pontefice papa
Urbano VI non fusse vero vicario di Cristo? Che uomo nno eletto? Uomo di santa vita? No, ma uomo
iniquo, dimonio; e per fa loffizio delle dimonia: el dimonio singegna di sottrarci dalla verit, ed esso
fa quello medesimo. E perch non elessero uno giusto uomo? Perch ben sapevano che un giusto uomo
avarebbe eletto inanzi la morte che averlo acettato, perch in loro non avarebbe veduto veruno colore di
verit: e per e dimoni presero el dimonio, e bugiardi la bugia. Tutte queste cose manifestano che
papa Urbano VI veramente papa, e che essi sono privati della verit e amatori della bugia.
E se voi mi diceste: Per tutte queste cose la mente mia non chiara, e perch non vi state
almeno di mezzo? (Poniamo che ella chiara quanto dire si pu pi). E se non volete sovenirlo della
substanzia temporale infino che non avete altra dichiarazione el quale aiuto sete tenuta di dare per
debito, perch noi figlioli doviamo sovenire el padre quando egli bisogno , almeno lobedite nelle
cose spirituali, e ne le altre cose vi state di mezzo. Ma voi fate come passionata; e lodio e lo desdegno
e l timore di non perdere quello di che voi stessa vi sete privata el quale avete acquistato da
maledetti ridicitori , v tolto el lume e l cognoscimento che non cognoscete la verit, ostinata in
questo male: e con questa ostinazione voi non vedete el giudizio che viene sopra di voi.
Oim! con dolore cordiale, perch amo teneramente la salute vostra, dico queste parole. Se voi
non mutate modo, e non corregete la vita vostra escendo di tanto errore e in ogni altra cosa , el
sommo giudice che non lassa passare le colpe nostre impunite se lanima non le purga con la
contrizione del cuore e confessione e satisfazione , ve ne dar s fatta punizione che voi sarete posta
in segno a dare tremore a chi volesse mai levare il capo contra la santa Chiesa. Non aspettate questa
verga, ch duro vi sar ricalcitrare alla divina giustizia (At 26, 14): voi dovete morire, e non sapete
quando. Non richezza, none stato el grande stato , n dignit mondana, baroni, n popolo, che sono
vostri sudditi quanto al corpo, vi potranno difendere dinanzi al sommo giudice; n riparare a la divina
giustizia. Ma alcuna volta Dio gli sa mettere per manigoldi perch faccino giustizia de linimico suo.
Voi avete invitato e invitate el popolo e tutti e sudditi vostri dessere pi contra voi che con voi,
avendo trovata ne la persona vostra poca verit, non condizione duomo con cuore virile ma di femina
sanza alcuna fermezza o stabilit, s come femina che si volge come la foglia al vento. Bene nno a
mente che quando papa Urbano VI, vero papa, fu creato con grande e vera elezione, e coronato con
grande solennit, voi faceste fare la grande e magna festa, s come debba fare el figliolo per la
essaltazione del padre, e la madre di quella del figliolo; ch egli era a voi figliolo e padre: padre, per la
dignit sua nella quale venuto; figliuolo, perch era suddito a voi, cio del reame vostro, e per
faceste bene. Anco, comandaste a tutti che dovessero obedire alla Santit sua, s come a sommo
pontefice. Ora vi vego voltata, con la condizione della femina che non fermezza, e volete che faccino
el contrario. O miserabile passione! Quello male che avete in voi, volete dare a loro: e come credete
che essi vi possano amare ed essere fideli a voi, quando essi vegono che voi lo sete cagione di partirli
dalla vita e conducerli nella morte, dalla verit mettere nella bugia? Separategli da Cristo in cielo e da
Cristo in terra, e voletegli legare col dimonio e con anticristo, amatore e annunziatore della bugia egli, e
voi, e gli altri che l seguitate.
Non pi cos, per amore di Cristo crocifisso: voi chiamate in tutto el divino giudizio; duolmi se
voi non riparate alla ruina che viene sopra di voi. Voi non potete uscire delle mani di Dio; o per
giustizia o per misericordia sete nelle mani sue: correggete la vita vostra, acci che esciate delle mani
della giustizia e permaniate nella misericordia. E non aspettate el tempo: ch tale ora vorrete, che voi
non potrete. O pecorella, ritornate a lovile vostro, lassatevi governare al pastore; se non che, il lupo
infernale vi divorar.
Ripigliate le guardie de servi di Dio che vamano in verit pi che non vamate voi medesima
, e buoni e maturi e discreti consigliatori; ch il consiglio de dimoni incarnati, col disordinato timore
che vnno messo, con paura di non perdere lo stato temporale che passa come vento, senza
fermezza: ch o egli lassa noi, o noi lui per lo mezzo della morte , v condotta col dove voi sete.
Voi piangerete, ancora, dicendo: Oim, oim! se voi non mutate modo di quello che mi fu
messo timore da malvagi consiglieri, io so colei che me ne so privata io medesima. Ma anco ci
tempo a riparare, carissima madre, al giudizio di Dio. Tornate allobedienzia della Santa Chiesa,
cognoscete il male che avete fatto, umiliatevi sotto la potente mano di Dio; e Dio, che raguarda
lumilit dellancilla sua (Lc 1, 48), ci far misericordia: placar lira chegli sopra e difetti vostri;
mediante il sangue di Cristo vinestarete e legarete in lui col vinculo della carit, nella quale carit
cognoscerete e amarete la verit; la verit vi levar da la bugia, dissolver ogni tenebre, daravi lume e
cognoscimento nella misericordia di Dio. In questa verit sarete diliberata, in altro modo, no; e perch
la verit ci dilibera (Gv 8, 32), avendo desiderio della salute vostra dissi chio desideravo di vedervi
fondata nella verit, acci che non fuste offesa dalla bugia. Pregovi che compiate in voi la volont di
Dio e il desiderio de lanima mia, col quale io desidero, con tutte le interiora e con tutta la forza de
lanima mia, la salute vostra. E per, costretta dalla divina bont, che vama ineffabilemente, mi so
mossa a scrivere a voi con grande dolore.
Altra volta anco vi scrissi di questa simile materia. Abbiate pazienzia se io vi gravo troppo di
parole, e se con voi parlo sicuramente e irreverentemente: lamore che io a voi mi fa parlare con
sicurt, e l difetto vostro commesso mi fa partire dalla debita reverenzia e parlare irreverentemente.
Molto pi tosto con la voce viva desiderarei di dirvi la verit per la salute vostra e principalmente per
onore di Dio , che per scripta; e pi tosto farei di fatto che di parole a chi ve n colpa, bench colpa e
cagione ve ne sete voi medesima, perch neuno , n dimonio n creatura, che vi possa constringere a
una minima colpa, se voi non volete: e per vi dissi che voi ne sete la cagione. Annegatevi un poco nel
sangue di Cristo crocifisso: quine si dissolva la nuvila dellamore proprio, e l timore servile, e l
veleno dellodio e del proprio sdegno.
Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 318
A Sano di Maco e tutti gli altri suoi in Cristo figliuoli secolari da Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondati nella virt della santissima fede, la quale fede
uno lume che sta nellocchio dellintelletto, che ci fa vedere e cognoscere la verit. E la cosa che si
cognosce buona, sama; non cognoscendola, non si pu amare: e non vedendola, non si pu
cognoscere. Adunque ci necessario el lume, e senza esso andaremo in tenebre; e chi va per la tenebre,
offeso da essa.
Questo lume cinsegna la via, mostraci el fine, e insegnaci glinvitatori, che sonno due. Questo
lume vede le nozze delluno e dellaltro; e col vedere le discerne, quale d vita, e qual morte. O
dolcissimi e amantissimi figliuoli, quali sonno questi due che cinvitano? E quali sonno le vie loro?
Dicovelo: Cristo benedetto luno, che cinvita a lacqua viva della grazia. Cos disse egli quando
gridava nel tempio: Chi sete, venga a me, e beia (Gv 7, 37), ch so fonte dacqua viva (Gv 4, 10).
Veramente egli una fonte: ch, come la fonte tiene in s lacqua e trabocca per lo murello dintorno
, cos questo dolce e amoroso Verbo, vestito della nostra umanit. Lumanit sua fu uno muro che
tenne in s la deit etterna unita in essa umanit, traboccando el fuoco della divina carit per lo muro
aperto di Cristo crocifisso: per che le piaghe sue dolcissime versarono sangue intriso col fuoco, perch
per fuoco damore fu sparto. Di questa fonte traiamo noi lacqua della grazia, per che in virt della
deit, e non puramente per lumanit, fu purgata la colpa de luomo. Lumanit sostenne la pena della
croce, e in virt della deit fu satisfatto alla colpa nostra, e fummo ristituiti a grazia.
S che veramente egli fonte dacqua viva, e con grande dolcezza damore cinvita a berne, ma
dice: Chi sete venga a me, e beia e non invita chi non sete; e dice: venga a me. Oh come ben
dice la Verit etterna, per che neuno pu andare al Padre se non per lui, s come egli disse nel santo
evangelio (Gv 14, 6): perch chi vuole andare a participare la visione del Padre etterno el quale vita
durabile gli conviene tenere per la via della dottrina del Verbo, el quale via, verit e vita (Gv 14, 6).
E chi va per questa via non va in tenebre, ma va col lume della santissima fede; el quale lume tratto
dal lume suo, e in esso laccresce. E cos doviamo dire: Signore, dammi grazia che nel lume tuo io
vegga lume. Egli essa Verit, e lanima che seguita la dottrina di questo Verbo lassa e consuma in s
la bugia de lamore proprio, e in verit senza mezzo corre co piei dellaffetto per questa via,
seguitando la dottrina di Cristo crocifisso.
El quale vede col lume della fede che salito in su la catedra della croce, e insegnaci la dottrina
avendola scritta nel corpo suo; e fece di s uno libro, co capoversi s grossi che non uomo tanto
idioto, n di s poco vedere, che non ci possa largamente e perfettamente leggere.
Legga adunque, legga lanima nostra, e per meglio poterlo leggere, salgano e pie dellaffetto
nostro nellaffetto di Cristo crocifisso: in altro modo non el leggereste bene. Facciamoci a quel
principale dellaffocata sua carit, la quale troviamo nel costato suo, unde egli ci mostra il secreto del
cuore, mostrando che con cosa finita, cio con la pena sua che fu finita, non pu tanto mostrare lamore
che egli ci , n darci tanto che egli non ci voglia pi mostrare e dare. Questo amore che egli a noi,
vilissime creature, ci lassa per dottrina che con esso doviamo amare lui sopra ogni cosa e l prossimo
come noi medesimi (Mt 22, 37-39; Mc 12, 30-31; Lc 10, 27); el quale amore si debba mostrare in
effetto, s come fece egli, che col sostenere cel dimostr. Con amore dunque amaremo; e dimostraremo
in Dio e nel prossimo se noi saremo fedeli alla dottrina sua, sostenendo pene obrobrii scherni e villanie,
rimproveri e detrazioni; e per veruna ingiuria sar diminuito laffetto della carit in noi verso coloro
che ce la faranno. E insegnaci dolere pi della dannazione loro che della ingiuria nostra. E anco,
cinsegna pregare Dio per loro, s come fece egli quando e Giuderi el crocifiggevano, dicendo: Padre,
perdona a costoro, per che non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). Ode fuoco dolce damore che egli
inverso di noi e vedi pazienzia, a confusione degli amatori di loro medesimi e degli impazienti, che
una parola lo pare una coltellata; e se essi non ne rispondono quattro, pare che l cuore scoppi per
veleno! Questi mostrano dandare senza lume, e che non abbino letto in questo glorioso libro. Adunque
chi el legge porta e sopporta e difetti del prossimo suo con grande compassione e carit fraterna.
Anco dimostra luomo lamore che egli a Dio in portare con pazienzia e con debita reverenzia
ci che egli ci d e permette, non volendo investigare i misterii suoi, n giudicarli altro che nellaffetto
della sua carit. Facendo cos, si legger la dottrina della pazienzia: nel tempo della guerra gustaremo la
pace, nella infermit del corpo la sanit dellanima; e cos manifestaremo el lume della fede, perch la
pazienzia dimostra che in verit noi aviamo veduto e creduto che Dio non vuole altro che la nostra
santificazione, e per con reverenzia e pazienzia laviamo ricevute. In questo lume si legge la speranza,
la quale riceviamo, davere vita etterna in virt del sangue di Cristo. Questa ci fa perdere la speranza di
noi medesimi, del mondo e delle sue delizie e dogni altra cosa, e solo sperare in lui, come in nostro
vero e sommo bene.
Troppo sarebbe longo a narrare ci che si legge in questo libro, ma uoprasi locchio de
lintelletto, col lume della santissima fede, e mutinsi e piei dellaffetto, a leggere in questo dolcissimo
libro. Ine si truova la prudenzia, ine la sapienzia con la quale egli prese il dimonio collamo della nostra
umanit. In lui giustizia, in tanto che, per punire la colpa, di s medesimo a lobrobiosa morte della
croce, facendo ancudine del corpo suo, la quale fabric col fuoco della sua carit, col martello delle
grandissime pene. S che in lui giustizia, fortezza e temperanza, che per tenerezza di s n per nostra
ingratitudine n per le gride de Giuderi non volta il capo adietro a ritrare il sacrificio che egli faceva di
s al Padre (Eb 9, 26). Or leggiamo in quella virt piccola della vera umilit, e profonda, che fu in lui: a
vergogna della nostra superbia, vedremo Dio umiliato a luomo, la somma altezza discesa a tanta
bassezza, Dio e Uomo umiliato alla penosa e vilissima morte della croce. E tutto d el vediamo usare di
questa umilit.
Con quanta umilit e pazienzia porta egli le nostre iniquit, la ignoranzia, negligenzia e
ingratitudine nostra! Tutte le porta per fame che egli della nostra salute, prestandoci el tempo con le
buone e sante spirazioni, con farci vedere e provare la fragilit nostra e la poca fermezza del mondo,
acci che noi non ce ne fidiamo. E facci invitare a servi suoi con la dottrina e con lessemplo della
vita, sforzando loro a pregarlo per noi con umili, continue e fedeli orazioni. Questo fa la sua bont e
umilit, insegnandoci a fare il simile verso il prossimo nostro. Or in questo modo seguitaremo le
vestigie sue; leggendo in questo libro, impararemo la dottrina della sua verit, e con essa giognaremo al
Padre; e in altro modo no, perch le virt sacquistano con fadiga, facendo forza e violenzia alla propria
fragilit. Nel Padre non cadde pena, ma s nel Figliuolo; e col mezzo del sangue suo aviamo vita eterna.
Per disse egli: Neuno pu andare al Padre se non per me (Gv 14, 6). E cos la verit, per che egli
la via, cio la dottrina sua via di verit che ci d vita, come detto . Egli, come fonte dacqua viva,
invita a bere quegli che nno sete, e quali, seguitando la dottrina sua, empiano il vasello dellanima
dellacqua della grazia. Appogiando il petto (Gv 13, 23) a lumanit sua, per lo modo detto sattuffano
in questa acqua, beiendo con la bocca del santo desiderio lonore di Dio e la salute dellanime, con la
fame delle virt, le quali vede di potere acquistare in questo tempo presente. E per con grande
sollicitudine lessercita, per non esserne perditore, ma per lo maggiore tesoro che egli abbi, lo strigne a
s.
Questi sono glinvitati; ma none i negligenti che giacciono nella tenebre del peccato mortale,
correndo per la via morta come ciechi e ostinati nelle miserie loro. Essi sono ben chiamati, ma non
invitati: chiamati sono, avendoli Idio creati alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26), e ricreati a grazia
nel sangue del Verbo; ma non sono invitati, perch non vogliono essere. Per tutti fatta la legge, ma di
cui diremo che ella sia? Di coloro che losservano. Cos, chi sonno glinvitati a bere? Tutti noi che
siamo chiamati? Chi dunque diremo che sieno glinvitati? Solo quelli che nno sete e fame della virt
e, come assetati, corrono per la dottrina di Cristo crocifisso ponendosi dinanzi, al lume della fede, la
fonte, per crescere la sete. Con questa sete e lume giongono allacqua, come detto ; ma senza el lume
mai vi sarebbono gionti. Molto avarei che dire sopra questi che sonno invitati, ma non mi voglio
distendere pi oltre.
Ma vediamo quale laltro che cinvita. Detto aviamo che Cristo dolce Ges cinvita allacqua
viva. Laltro il dimonio, che cinvita a quella che egli per s: in s morte, adunque noi invita
allacqua morta. Che se tu el dimandassi: Che mi darai, se io ti servo?, rispondarebbeti: Di quello
che io per me: io so privato di Dio, e cos tu sarai privato di Dio; io so nel fuoco eternale, dove
pianto e stridore di denti (Mt 8, 12; Lc 13, 28ss.); so privato della luce e ammerso nella tenebre;
perduta ogni speranza; so con la compagnia de crociati e tormentati ne linferno, come io. Queste
sono le gioie e il rifrigerio che tu avarai per merito. La fede ti dimostra che veramente egli cos; e
per il fedele o egli non va mai per questa via o, essendovi, se ne parte. Bene stolto e matto luomo
che si tolle il lume, ch, privato del lume, non cognosce i guai suoi.
Quale la via di questo invitatore? la via della bugia per che egli padre delle bugie (Gv 8,
44) la quale bugia produce il miserabile amore proprio, col quale disordinatamente ama lo stato e le
ricchezze del mondo, le cose create, le creature e s medesimo, non curandosi di perdere Dio e la
bellezza dellanima sua. Ma, come cieco, si fa Dio di s e del mondo, e, come ladro, fura il tempo: ch
quello tempo che egli debba spendare in onore di Dio, salute sua e del prossimo, lo spende nel proprio
diletto sensitivo, dilettandosi in s medesimo, e dando agio e piacere al corpo suo fuore della volont di
Dio. El libro chegli ti pone innanzi la propria sensualit, nel quale egli scritti tutti e vizii, con
movimenti dira, di superbia, dimpazienzia, dinfedelit verso el tuo Creatore; ingiustizia,
indiscrezione, immundizia, odio verso il prossimo tuo; piacere del vizio e dispiacere delle virt;
grossezza e detrazione verso el prossimo; accidia e confusione di mente, negligenzia, sonnolenzia e
ingratitudine; e tutti gli altri difetti gli scrive. Se la volont gli legge e glimpara, mettendogli
volontariamente in operazione, egli seguita, come infedele, la via della bugia del dimonio. Beie in lui
lacqua morta, perch privato della grazia in questa vita, e nellaltra riceve con lui insieme, morendo
in peccato mortale, letterna dannazione e supplicio.
Adunque vedete, figliuoli carissimi, quanto v necessario el lume, di quanto male vi campa, e a
quanto bene vi conduce. Considerando io questo, e vedendo che senza questo lume non si compirebbe
in voi la volont di Dio el quale vi cre per darvi vita etterna n anco la mia, che non voglio altro in
voi, dissi chio desideravo di vedere in voi el lume della santissima fede. E cos vi prego e voglio che
sempre siate fedeli e veri servi di Cristo crocifisso: voglio che l serviate a tutto, e non a mezzo; a suo
modo e non a vostro; non eleggendo n tempo n luogo, se non a modo suo, n propria consolazione;
non rifiutando pene n battaglie dal dimonio invisibile n dal visibile, n impugnazione della fragile
carne, ma abbracciando la via delle pene per onore di Dio.
Seguitate Cristo crocifisso, mortificando el corpo col digiuno, con la vigilia e con la continua
umile e fedele orazione, e uccidete la volont nella dolce volont di Dio. La conversazione vostra sia
co servi suoi; e quando sete congregati non perdete il tempo in parlare ozioso n in gravarvi de fatti
altrui, mangiando le carni del prossimo per mormorazione e falso giudizio, per che solo Dio sommo
giudice di noi e dogniuno; ma dimostrate dessere congregati nel nome di Cristo, ragionando della
bont sua, e delle virt de santi, e de difetti vostri. Siate forti, constanti e perseveranti nella virt; e
non sia dimonio n creatura che per minacce n per lusinghe mai vi faccino voltare il capo indietro,
perch solo la perseveranzia coronata. Chi non legato al mondo, taglisi da esso attualmente e non si
ponga a sciogliare, per che non tempo; e chi non taglia, sempre sta legato. La memoria del sangue,
col lume della fede, vi far perfettamente tagliare da tutte quelle cose che sonno fuore della volunt di
Dio.
Sarete fedeli a lui, e a me miserabile, credendo che, se mai io non vi scrivesse, io vamo in verit;
e con sollicitudine procaccio la salute vostra dinanzi a Dio: di questo voglio che siate certi. E vero che,
per lo mio difetto e per la molta occupazione che io avuta, non v scritto; ma confortatevi e amatevi
insieme, ch io volont pi che mai di vedervi scritti nel libro della vita. Annegatevi nel sangue de
lumile Agnello. Non cessate dorare per la santa Chiesa e per lo nostro signore papa Urbano VI,
perch ora di grandissima necessit. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 319
Al soprascritto Stefano Maconi.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vero guardiano della citt dellanima tua.
O figliuolo dolcissimo, questa citt molte porte: le principale sonno tre, cio memoria, intelletto
e volont; delle quali porte el nostro Creatore tutte permette che sieno percosse, e quando aperte per
forza, fuore che una, cio la volont. Unde alcuna volta adiviene che lo intelletto altro non vede che
tenebre; la memoria occupata in cose vane e transitorie, con molte varie e diverse cogitazioni, e
disonesti pensieri; e simile, tutti gli altri sentimenti del corpo sonno disordinati e atti a ruina. Unde
certo si vede che veruna di queste porte liberamente in nostra possessione; ma solo la porta della
volont in nostra libert, la quale per sua guardia el libero arbitrio: ed si forte questa porta che n
dimonio n creatura la pu uprire, se la guardia non consente. E non uprendosi questa porta, cio di
consentire a quello che la memoria e lo ntelletto e laltre porte sentono, franca in perpetuo la nostra
citt.
Ricognosciamo adunque, figliuolo, ricognosciamo tanto eccelente beneficio, e s smisurata
larghezza di carit quanta aviamo ricevuto dalla divina bont, avendoci messi in libera possessione di
tanta nobile citt. Brighianci di fare buona e solicita guardia, ponendo allato alla guardia del libero
arbitrio il cane della conscienzia el quale quando alcuno giogne a la porta desti la ragione
abbaiando, acci che ella discerna se amico o nemico; s che la guardia metta dentro gli amici,
mandando ad essecuzione le sante e buone spirazioni, e cacci via e nemici, serrando la porta della
volont che non consenta alle gattive cogitazioni che tutto d giongono a la porta. Cos fa tu, figliuolo,
e allora sarai vero guardiano. E quando ti sar richiesta dal Signore, la potrai rendere salva e adornata
di vere e reali virt, mediante la grazia sua. Non dico pi qui.
Come a d primo di questo mese scrissi in comunit a tutti e figliuoli, noi giognemmo qui la
prima domenica de lAvvento con molta pace, salvo che Neri e Francesco < ... > conduca Salvi e credo
che tosto ci sarr < ... > che tosto ne venghi qua a godere con questi tuoi < ...> e veri seguitatori de
lumile immaculato Agnello < ...> chi sete sar saziato in verit e per sollicitamente < ...>. Permane
nella santa e dolce dilezione di Dio. Prega Dio per noi pur < ...> altri poverelli e poverelle ti confortano
< ...> scognoscente ti si raccomanda. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 320
Stefano di Currado Maconi, in Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti levato dalla fanciullezza e essere uomo
virile; levatoti da gustare il latte delle consolazioni mentali e attuali, e posto a mangiare il pane duro e
muffato delle molte tribolazioni mentali e corporali, delle battaglie dalle dimonia, e ingiurie delle
creature, e in qualunque altro modo a Dio piacesse di concederleti; dilettandoti in esse, e facendote lo
incontra con affocato desiderio e con un dolce ringraziamento verso la divina bont, quando a lui
piacesse dusare in te questi grandi doni: la quale cosa gli piacer ogni volta che ti vedr atto a ricevere.
Destati, destati, figliuolo, dalla tiepidezza del cuore tuo, e tuffalo nel sangue, acci che egli arda
nella fornace della divina carit, s che gli venga in abominazione lopere fanciullesche, e infiammisi a
essere tutto virile: entrare in sul campo della battaglia a fare grandi fatti per Cristo crocifisso, e
virilmente combattere, perch dice Pavoloccio che non sar coronato se non chi ligittimamente avr
combattuto (2Tm 2, 5). Dunque da piagnere colui che si vede stare fuore del campo. Or io non dico
pi qui.
Ebbi la tua lettera, e vidila volontieri. Del fatto del Proposto, ti rispondo che molto mi piace la
sua buona disposizione; ed da godere de dolci giuochi che fa questo nostro dolce Dio con le sue
creature, per riducergli al fine al quale fummo creati tutti, unde, quando non giova la medicina dolce e
lunzione della consolazione, s ci manda la tribolazione, incendendo la piaga col fuoco perch non
marcisca. Nel fatto suo maffadigar volentieri per onore di Dio e salute sua, passate queste feste e
santi d.
Le indulgenzie che mi chiedi mingegnar daccattarle con le prime che io dimandar; non so il
quando, per che io ristucchi gli scrivani della corte: conviensi un poco tenere in collo. A Matteo
scrivo una lettera: daragliele e confortalo; e ritruovati con lui alcuna volta, riscaldandolo e
infiammandolo alla impresa cominciata. sentito la infermit che Dio mandata a Ghetto e,
considerato la sua necessit, ti prego e strengo quanto pi posso che tu adoperi co tuoi fratelli che la
Compagnia della Vergine Maria gli facci aiuto, il pi che tu puoi. Molto da avere compassione a
Caterina, a trovarsi sola e povera sanza veruno refugio, e per sia sollicito a usare questa carit. Io ne
scrivo anco a Petro. Fate che io mavvegga che voi non ci aviate commessa negligenzia. Altro non ti
dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Tutta questa famiglia ti confortano in Cristo; e il
negligente e ingrato scrittore ti si raccomanda. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 321
Alla Compagnia della disciplina della Vergine Maria, in Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli e padri in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi veri lavoratori nella vigna dellanime
vostre, acci che rapportiate el molto frutto al tempo della ricolta.
Sapete che la verit etterna cre noi alla imagine e similitudine sua (Gn 1, 26): fececi come sua
vigna nella quale vuole abitare per grazia, col dove piaccia al lavoratore di questa vigna di lavorarla
bene e dirittamente; che se ella non fusse lavorata, ma abondasse di spine e di pruni, gi non si
dilettarebbe dabitarvi. Or vediamo, carissimi fratelli, che lavoratore ci posto questo maestro: cci
posto el libero arbitrio, in cui commessa tutta la governazione. cci la porta della volont, che neuno
che la possa aprire o serrare se non quanto il libero arbitrio vuole; cci posto el lume dello ntelletto,
per conoscere gli amici e i nemici che volessero intrare e passare per la porta. Alla quale porta posto
el cane della coscienzia che abaia come li sente apparire, se egli desto e non dorma. Questo lume
discerne e vede el frutto, traendone la terra acci chel frutto rimanga netto, e mettelo nel granaio della
memoria, ritenendovi il ricordamento de benefizii di Dio. Nel mezzo della vigna posto el vasello
pieno di sangue, cio il cuore, per inaffiare con esso le piante acci che non si secchino.
Or cos dolcemente fatta e creata questa vigna, ma io mavegio chel veleno dellamore proprio
avelenato questo lavoratore, in tanto che la vigna nostra tutta insalvatichita. O egli ci frutto che ci
d morte, o egli ci sono frutti salvatichi e acerbi, perch i seminatori rei delle dimonia passarono per la
porta della volont col seme delle molte e varie cogitazioni: seminandole el libero arbitrio, nacquene
mortale frutto, cio di molti peccati mortali. Oh quanto laida a vedere questa cotale misera vigna, che
di vigna fatta bosco, con le spine della superbia e dellavarizia, co pruni dellira e della impazienzia,
piena derbe velenose: di giardino fatta stalla, dilettandoci noi di stare nel loto della immondizia.
Questo giardino non chiuso, ma aperto, e per e nemici de vizii e delle dimonia ventrano
come in loro abitazione. La fonte risecca, cio la grazia, la quale traemo del santo battesimo in virt
del sangue; el quale sangue inaffiava essendone pieno el cuore per affetto damore. El lume de lo
ntelletto non vede altro che tenebre perch privato della pupilla della santissima fede, unde non vede
n conosce altro che amore sensitivo. Di questo empie la memoria, unde altro ricordamento non n
pu avere mentre che sta cos se non di miseria, con disordinati apetiti e desiderii. cci posta una
vigna appresso a questa, la dolce verit etterna, cio il prossimo nostro, la quale tanta unita insieme
con la nostra che utilit non potiamo fare a la nostra che non sia fatto anco alla sua. Anco, ci
comandamento che noi la governiamo come la nostra, quando ci detto: Ama Dio sopra tutte le cose,
e il prossimo come te medesimo.
(Mt 22, 37-39; Mc 12, 29-31; Lc 10, 27) Oh quanto crudele quello lavoratore che s male
governata la vigna sua, senza alcuno frutto se non dalcuno atto di virt: e questi sonno s acerbi che
neuno che ne possa mangiare! Ci sonno le buone operazioni fatte fuori della carit. Oh quanta
misera quella anima che nel ponto della morte, el quale un tempo di ricolta, si truova senza neuno
frutto: la pruova le fa conosciare la morte sua. Va cercando allora davere el tempo per poterla
governare, e non el modo. Lo ignorante uomo credeva potere tenere el tempo a suo modo; e egli non
cos.
Adunque ci leviamo nel tempo presente, che ci prestato per misericordia. Levisi la ragione col
libero arbitrio, e cominciamo a rivoltare la terra di questo disordinato amore: cio che laffetto (el quale
tutto terreno e daltre che di cose transitorie non si vuole notricare le quali passano tutte come el
vento senza alcuna fermezza o stabilit ) , diventi celestiale, cercando e beni del cielo, e quali sonno
fermi e stabili che in s non nno alcuna mutazione. Apriamo la porta della volont a ricevare il
seminatore vero Cristo crocifisso, il quale porge nella mano del libero arbitrio el seme della dottrina
sua, el quale seme produce i frutti delle vere e reali virt. Le quali virt il libero arbitrio l scelte col
lume dalla terra: cio che non seminate n ricolte in s le virt per neuno terreno amore o piacere
umano; ma con odio e dispiacimento di s medesimo ne l gittato fuore, e il frutto riposto nella
memoria, per ricordamento de benifizii di Dio, riconoscendo daverli da lui e non per sua propria
virt.
Che alboro ci pone? Lalboro della perfettissima carit che la cima sua sunisce col cielo, cio
nellabisso della carit di Dio , e rami suoi tengono per tutta la vigna, unde mantengono in freschezza
e frutti: per che tutte le virt procedono e nno vita dalla carit. Di che si inaffia? Non dacqua, ma di
sangue prezioso sparto con tanto fuoco damore, el quale sangue sta nel vasello del cuore.
E non tanto chegli ne inaffi questa dolce e dilettevole vigna e nobile giardino, ma egli ne d bere
al cane della conscienzia abondantemente, acci che, fortificato, facci buona e solenne guardia a la
porta della volont, acci che neuno passi che esso non il facci sentire destando col grido suo la
ragione; e la ragione col lume de lo ntelletto raguardi se sono amici o nemici. Se sonno amici che
sieno mandati dalla clemenzia dello Spirito santo ci sono i buoni e santi pensieri con le buone e
perfette operazioni siano ricevuti dal libero arbitrio, diserrando la porta della volont con le chiavi
dellamore; e se sonno nemici di perverse cogitazioni, con operazioni corrotte, le cacci con la verga
dellodio con grandissimo rimproverio: non si lassino passare che non sieno corrette, serrando la porta
della volont che non consenta a loro.
Allora Dio, vedendo che il lavoratore del libero arbitrio, el quale egli mise nella vigna sua, bene
lavorato in s e in quella del prossimo suo sovenendoli in ci che gli stato possibile, per dilezione e
affetto di carit , egli si riposa dentro in quella anima per grazia: non che per nostro bene a lui cresca
riposo per che non bisogno di noi , ma la grazia sua si riposa in noi. La quale grazia ci d vita;
rivesteci, ricoprendo la nostra nudit; dacci lume; sazia laffetto dellanima: e, saziata, rimane affamata;
dlle el cibo ponendola a mangiare alla mensa della santissima croce. Nella bocca del santo desiderio
d el latte della divina dolcezza, pigliando con essa la mirra dellamaritudine delloffesa di Dio e
dellamaritudine della croce, cio delle pene che il figliuolo di Dio port; dlle oncenso dumili,
continove e fedeli orazioni, le quali offera molto ferventemente per onore di Dio e salute dellanime.
Oh quanto beata questa anima! Veramente ella gusta vita etterna, ma noi non ci curiamo di
questa beatitudine: ch se noi ce ne curassimo, elegiaremmo inanzi la morte che perdare tanto bene.
Leviamo questa ignoranza, e cerchianla con ogni verit: cercandola in verit, andaremo col dove Dio
l posta, ch se noi cercassimo altrove gi non la trovaremo.
Detto abiamo come lanima nostra vigna, e come ella adornata, e come Dio vuole che ella sia
lavorata; ora vediamo dove ci posti. cci posti nella vigna della santa Chiesa; e posto in essa el
lavoratore, cio Cristo in terra, el quale a ministrare a noi el sangue di Cristo; e col coltello della
penitenzia, la quale riceviamo nella santa confessione, taglia el vizio dellanima, notricandola al petto
suo, legandola col legame della santa obedienzia. E senza questa vigna la nostra sarebe ruinata, la
grandine le torrebbe ogni frutto: cio, se ella non fusse legata in questa obedienzia. Adunque ci
conviene cercare la vigna nostra nella vigna della santa Chiesa, altrimenti saremo privati dogni bene e
cadaremo in ogni male.
Ora il tempo, carissimi fratelli e padri, di mostrare se in verit ci saremo legati, o no. A che me
navedr? Se in questo tempo voi soverrete il vicario di Cristo lavoratore di questa vigna della Chiesa,
papa Urbano VI, spiritualmente e temporalmente. Spiritualmente, con lumile orazione; temporalmente,
adoparando giusta el vostro potere che Signori di cost li dieno aiutorio, il quale adiutorio non
donare ma un fare il debito suo. E come non vedete voi che noi siamo tenuti per debito di farlo, e
chegli uno sovenire a noi medesimi? Amiamo noi s poco la fede nostra che noi non ne vogliamo
essere difenditori e mettarci la vita, se bisogna? E siamo noi ingrati e sconoscenti di tanti benefizii
quanto abiamo ricevuti da Dio e da lui? E non vediamo noi che la ngratitudine fa seccare la fonte della
piet? Non voglio che siamo ingrati, ma grati e conoscenti, acci che si notrichi la piet in noi. E per
vi prego e constringo, per lamore di Cristo crocifisso e per la vostra utilit, che adoperiate ci che si
pu a sovenire a questo bisogno, il quale cos nostro come di Cristo in terra. Che ingratitudine
questa, davere avuta labsoluzione, la benivolenzia sua e ci che nno saputo adimandare, e ora a lui
non danno altro che parole? Pare che si voglino stare di mezzo con tepidezza di cuore e timore servile;
e non vediamo, per lessere iscostati dal Padre nostro, a quanti pericoli potiamo venire. E spezialmente
aspettandosi nel paese avvenimento di signore. Siamo pronti per lamore di Dio a sovenire a questa
verit. Ragionatene luno con laltro e siatene co Signori e parlatene a loro.
So certa che se sarete buoni e perfetti lavoratori nella vigna vostra voi lavorerete con grande
solecitudine, per amore della verit, nella vigna della santa Chiesa; ma se sarete cattivi lavoratori in
voi, non vi curarete di lavorare in lei, s come insino ad ora si mostra. E per dissi che io desiderava di
vedervi veri governatori e lavoratori nella vigna dellanime vostre, e cos vi prego che facciate.
Conchiudo che facciate speziale orazione per la santa Chiesa e per papa Urbano VI, e che preghiate i
Signori che non indugino pi a rendere il debito loro. Altro non dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 322
A don Giovanni monaco nelle Celle di Vall Ombrosa, essendo richiesto dal santo padre papa
Urbano VI.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo e padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi arso nella fornace della divina carit.
La qual carit consuma lacqua de lamore proprio di noi medesimi: fa luomo perdere s
medesimo, cio che non cerca s per s, ma s per Dio, n appetisce le proprie consolazioni. Se egli
ama il prossimo non lama per s ma per Dio, cercando la salute sua; e Dio ama perch cognosce
chegli somma ed eterna bont, degno dessere amato. Oh quanto dolce la madre della carit! Ella
notrica i figliuoli delle virt al petto suo, che niuna virt pu dare a noi vita di grazia se ella non fatta
e notricata dalla carit. Ella uno lume che tolle la tenebre della ignoranzia, col quale lume pi
perfettamente si cognosce la verit: e, nel pi cognoscere, pi ama. Ella uno vestimento che ricuopre
la nostra nudit, ch lanima la quale nuda di virt (unde le seguita vergogna, s come a luomo che si
vede nudo), ella la ricuopre del vestimento delle vere e reali virt. Ella uno cibo che d fame
insiememente e nutrica lanima, ch altrimenti non sarebbe cibo dilettevole se la fame insiememente
col cibo non fosse: unde noi vediamo che lanima che si consuma in questa fornace sempre mangia il
cibo suo; e quanto pi mangia pi fame.
Quale il cibo suo? E lonore di Dio e la salute dellanime: levata s da cercare lonore proprio,
e corre come inamorata alla mensa della croce a cercare lonore di Dio. Ella si satolla dobbrobrii
abracciando scherni e villanie, conformandosi tutta nella dottrina del Verbo, e seguitando in verit le
vestigie sue. Non gli duro il portare pene n fatighe, anco gli diletto, perch con odio santo
abandonato s medesimo, unde riluce in lui la virt della pazienzia, con la sorella della fortezza e la
longa perseveranzia. Ella gusta larra di vita eterna, s come quegli che stanno nellamore proprio
gustano larra de lo nferno perch sono fatti incomportabili a loro medesimi, per lo disordinato amore
che nno a loro e alle cose create.
Bene dunque dolce questa dolce madre: non da dormire, ma da cercarla con perfetta
sollecitudine, chi lavesse smarrita per colpa di peccato mortale: smarrita, dico, perch la pu ritrovare,
mentre che egli il tempo; e chi l imperfettamente cerchi daverla con perfezione. E non si dorma
pi, ch noi siamo chiamati e invitati a levarci dal sonno. Dormiremo noi nel tempo che i nimici nostri
veghiano? No, ch la necessit ci chiama e il debito ci stregne che con istrette damore ci debba
destare.
Or videsi mai tanta necessit quanta oggi si vede nel corpo mistico della santa Chiesa, di vedere
levati i figliuoli notricati al petto della santa Chiesa ed essere contro al padre facendo contro a Cristo
in terra, papa Urbano VI, il quale veramente papa , e avere eletto lantipapa, dimonio incarnato egli
e chi il seguita? Bene ci debbe stregnere il debito di subvenire al padre nostro, in questa necessit, el
quale dimanda benignamente e con grande umilit laiutorio de servi di Dio, volendoli allato a s. Noi
doviamo respondere, consumati nella fornace della carit; e non ritrare adietro, ma andare innanzi con
una verit schietta che non sia contaminata per veruno piacere umano; con uno cuore virile intrare in
questo campo della battaglia, con vera umilit cordiale.
Rispondete, per che il sommo pontefice papa Urbano umilemente vi richiede non per le nostre
virt o giustizie, ma per la bont di Dio, e umilit sua. E per io vi prego, per lamore di Cristo
crocifisso, che voi prontamente compiate la volont di Dio e la sua. Ora mavedr se voi sarete amatore
e zelante de lonore di Dio e della reformazione della santa Chiesa, e se voi non raguardarete alle
consolazioni vostre. So certa che, se averete consumato lamore proprio in questa fornace, voi non
curarete dabandonare la cella n le vostre consolazioni, ma pigliarete la cella del cognoscimento di voi
e con essa verrete a ponere la vita, se bisogner, per la verit dolce: altrementi no. E per dissi che io
desideravo di vedervi consumato ogni amore proprio nella fornace della divina carit. Escano fuore i
servi di Dio, e vengano ad annunziare e a sostenere per essa verit, ch ora il tempo loro. Venite, e
non indugiate, con ferma disposizione di volere attendere solo a lonore di Dio e bene della santa
Chiesa; e per questo ponere la vita, se bisogner. Non dico pi qui.
Ma dunaltra cosa vi prego e costringo da parte di Cristo crocifisso: che voi andiate a Fiorenze, e
dite a quelli che sono vostri amici e che l possono fare che lo piaccia di subvenire al Padre loro e
dattenergli quello che essi nno promesso. E non voglino mostrare tanta ingratitudine delle grazie che
essi nno ricevute da Dio e dalla Santit sua voi sapete bene che la ingratitudine disecca la fonte della
piet : e quante nnno ricevute! E delle offese che essi nno fatte che punizione nnno ricevuta?
Niuna da lui, ma grazie. Se essi nol cognosceranno, riceverannola dal sommo giudice, e molto pi dura
senza alcuna comparazione che la disciplina umana, e per gli pregate strettissimamente che faccino il
dovere loro, e non si lassino ingannare dalle lusinghe de lantipapa dimonio incarnato etc.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 323
A don Bartolomeo Serafini priore di Gorgona dellordine di Certosa in Pisa, a d xv di dicembre
1378.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi sollicito ad essercitarvi in servizio della dolce
Sposa di Cristo, la quale si vede ora in tanta necessit. Ora il tempo nostro che si vedr chi sar
amatore della verit o no: non da dormire, ma da destarsi dal sonno e ponersi per obietto el sangue
di Cristo crocifisso, acci che siamo pi inanimati alla battaglia.
El nostro dolce santo padre papa Urbano VI, vero sommo pontefice, pare che voglia pigliare
quello remedio che gli necessario alla riformazione della santa Chiesa, cio di volere e servi di Dio
allato a s, e col consiglio loro guidare s e la santa Chiesa: per questa cagione vi manda questa bolla,
nella quale si contiene che voi abbiate a richiedare tutti quelli che vi saranno scritti. Fatelo
sollicitamente e tosto, e non ci mettete spazio di tempo, ch la Chiesa di Dio non bisogno dindugio.
Lassate stare ogni altra cosa sia ci che si vuole , e sollicitate gli altri che vi saranno scritti che tosto
siano qui. Non tardate, non tardate, per lamore di Dio.
Entrate in questo giardino a lavorare di qua; e frate Ramondo ito a lavorare di l, per che l
santo padre l mandato al re di Francia. Pregate Dio per lui che l faccia vero seminatore della verit; e
se egli bisogno, che ne ponga la vita. Altro non vi dico.
Permanete etc.
El santo padre si conforta bene e realmente, come uomo virile giusto e zelante de lonore di Dio
che egli .
Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 324
A Stefano Maconi detto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti morire spasimato, per onore di Dio, di
quella morte che d vita a lanima: cio che per onore di Dio non curi di te, ma virilmente ti vega
corrire in qualunque parte meglio possa compire la volont sua. Tempo , figliuolo mio dolce, da
perdare s e non curare di cosa veruna, pure che noi facciamo lonore di Dio per molta occupazione.
Non dico pi qui.
Pregoti e comando, per parte di Cristo crocifisso, che se l Priore etc. o altre per lui, con lettere o
con ambasciata, ti richiedesse dalcuno servigio, che tu lobedisca come la mia persona propria,
sapendo che per mia volont ti sar imposto ci chegli volesse da te. E il simigliante ti dico di Tomaso
etc.
Briga di levarti dal mondo attualmente, acci che in verit osservi e comandamenti e consegli di
Cristo crocifisso. Tutta questa famiglia ti conforta; e vogliono che preghi Dio per loro etc.
Permane etc.
Impone a tutti e figliuoli di nuovo che ogni d faccino speciale orazione per la santa Chiesa e per
papa Urbano VI, perch egli di nuovo dato indulgenzia cento d a chiunque prega per la Chiesa. Ges
dolce, Ges amore.

LETTERA 325
A frate Tommaso de frati Predicatori.
Al nome di Cristo Ges crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spasimato di quella morte che d vita di
grazia allanima, cio dolore delloffesa di Dio e danno dellanime.
Questo dolce dolore voglio che continuamente cresca ne la mente vostra. Dolce , perch procede
da la dolcezza de la divina carit; e none affrigge lanima, anco la ngrassa, per che per compassione
la fa stare nel cospetto di Dio con umile, continua e fedele orazione a pregarlo per la salute di tutto
quanto el mondo: che allumini gli occhi de tenebrosi e quali giacciono ne la morte del peccato
mortale , e doni la perfezione a servi suoi. Umile, dico: tratta del cognoscimento di s, vedendo s
none essere, se none in quanto fatto e creato da Dio. Continua, dico, tratta del cognoscimento de la
bont di Dio in s, dove veduto che continuamente Idio adopera in lui, versando le molte grazie e i
diversi beneficii sopra di lui. E, dissi, fedele: che in verit speri, e con ferma e viva fede creda che Dio
sa, pu e vuole essaudire le giuste petizioni nostre, e dare le cose necessarie a la nostra salute. Or
questa quella orazione che vola e trapassa infino a lorechia di Dio, e sempre essaudita. Ma non
veggio che si possa fare stando in freddezza di cuore, e per vi dissi che io desideravo di vedervi
morire spasimato, la qual cosa procede dal fervente desiderio che lanima a Dio.
Ors, figliuolo carissimo, risentianci a tanta necessit quanta vediamo ne la santa Chiesa. Mughi
el desiderio vostro sopra questi morti; e non ci ristiamo perfino a tanto che Idio volla locchio de la sua
misericordia. El santo padre Urbano VI m conceduta la ndulgenzia di colpa e pena per voi e per pi
altri: e sete obligato ne le confessioni e predicazioni inducere la gente a fare la loro possibilit che el
Comune renda el debito al santo padre, e sovvenirlo in tanta necessit. A questo sete obligato voi e tutti
gli altri frati a cui egli l conceduta. E per verilmente annunziate questa verit.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
Mc cclxxix nel d di santo L., in Roma.

LETTERA 326
A frate Guglielmo dInghilterra e frate Antonio da Nizza, a Lecceto presso a Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi perdare voi medesimi per s fatto modo che voi non
cerchiate n pace n quiete altro che in Cristo crocifisso, concependo fame in su la mensa della croce a
lonore di Dio, e salute dellanime e riformazione della santa Chiesa; la quale oggi vediamo in tanta
necessit che, per sovenirla, da uscire del bosco e abandonare s medesimo.
Vedendo che si possa fare frutto in lei, non da stare, n da dire: Io non avarei la pace mia, ch
poi che Dio ci data grazia davere proveduto a la santa Chiesa duno buono e giusto pastore el quale
si diletta de servi di Dio, e vuogli a s, e atende di potere purgare e divellare e vizii e piantare le virt
senza alcuno timore duomo, perch come uomo giusto e virile si porta , noi altri el dobiamo
sovenire.
Avedromi se in verit aviamo conceputo amore alla riformazione della santa Chiesa: per che se
sar cos in verit seguitarete la volont di Dio e del vicario suo, escirete del bosco e verrete ad intrare
nel campo della battaglia. Ma se voi nol farete, vi scordarete dalla volont di Dio.
E per vi prego, per lamore di Cristo crocifisso, che tosto ne veniate senza indugio alla richiesta
che l santo padre fa a voi; e non dubitate di non avere del bosco: ch qui de boschi e delle selve. Su,
carissimi figliuoli, e non dormite pi, ch tempo di vigilia. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.
In Roma, a d xv di dicembre 1378.

LETTERA 327
A frate Andrea da Lucca, a frate Baldo e frate Lando, servi di Dio in Spoleto, essendo per
introdotto di lei richiesti dal santo padre.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi padri in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi solliciti e pronti a fare la volont di Dio e quella del
vicario suo in terra, acci che per voi e per gli altri servi di Dio sia sovenuto alla dolce Sposa sua, la
quale oggi vediamo posta in tanta amaritudine che da ogni lato percossa da molti venti contrarii.
E singularmente la vedete percossa dagliniqui uomini amatori di loro medesimi col pericoloso
vento e malvagio della eresia e scisma, che a contaminare la fede nostra. O fu ella mai in tanto
bisogno, che chi la debbe aitare labbi percossa, e da quelli che lnno ad alluminare le sia porta la
tenebre? Debbonsi notricare del cibo dellanime, ministrando lo el sangue che lo d vita, cio il
sangue di Cristo crocifisso, e essi el tragono loro di bocca, ministrando lo morte eternale, come lupi,
non governatori ma divoratori delle pecorelle.
E che faranno e cani, cio i servi di Dio, che sono posti nel mondo per guardie acci che abbaino
quando veggono giognare el lupo, perch el pastore principale si desti? Con che abbaieranno e debbono
abbaiare? Con lumile e continua orazione e con la voce viva della parola. A questo modo
spaventaranno le dimonia visibili e le invisibili; destarassi el cuore e laffetto del principale pastore
nostro papa Urbano VI; desto che egli sia, non dubitiamo che l corpo universale della religione
cristiana e l corpo mistico della santa Chiesa saranno sovenuti, e ricoverate le pecorelle, e tratte delle
mani delle dimonia.
Non vi dovete ritrare per neuna cosa: non per pena che naspettaste; non per persecuzioni,
infamie o scherni che fussero fatti di voi; non per fame n sete n morte, se mille volte si potesse dare
la vita; non per desiderio delle vostre consolazioni, che voi diciate: Io voglio la pace e la quiete
dellanima mia; e con lorazione potr gridare nel conspetto di Dio. Non cos, per lamore di Cristo
crocifisso! ch ora non tempo da cercare s, n per fugire pene n per cercare consolazioni; anco,
tempo da perdare s medesimo, poi che la infinita bont e misericordia di Dio proveduto alla
necessit della santa Chiesa daverle dato uno pastore giusto e buono, il quale vuole avere intorno a s,
per onore di Dio e bene della Chiesa, di questi cani che abbaino continovamente intorno a lui, per
timore di non dormire, non fidandosi della vigilia sua, acci che sempre labbino a destare: tra quali
che egli eletti sete voi.
E per io vi prego e strengo in Cristo dolce Ges che tosto veniate a compire la volont di Dio,
che vuole cos, e la santa volont sua, che benignamente chiama voi e gli altri. Non vi bisogna avere
paura delle delizie n delle grandi consolazioni, ch voi venite a patire e a sostenere e non a dilettarvi,
se non del diletto della santissima croce. Traete fuori el capo, e uscite a campo a combattare realmente
per la verit, ponendoci dinanzi a locchio dellintelletto la persecuzione ch fatta al sangue di Cristo e
la dannazione dellanime, acci che siamo pi inanimati alla battaglia; e per neuna cosa voltiamo el
capo a dietro.
Venite, venite e non tardate aspettando el tempo, ch l tempo non aspetta noi.
So certa che la infinita bont di Dio vi far conosciare la verit, e anco so che molti, eziandio di
quelli che son servi di Dio, biasimaranno e contradiceranno a questa santa e buona operazione, parendo
lo fare bene dicendo: Voi andarete e non si far cavelle. E io, come presuntuosa, dico che si far; e
se ora non si compir il nostro principale affetto, almeno si far la via. E se neuna cosa ce ne venisse
fatta, aviamo mostrato nel conspetto di Dio e delle creature davere fatto la nostra possibilit, e scusata
la conscienzia nostra, s che per ogni modo questo bene. Quanto pi contrario averete, pi v un
segno dimostrativo che ella buona e santa operazione: questo aviamo veduto e vediamo
continovamente, che le grandi sante e buone operazioni nno pi contrario che le piccole perch sono
di magiore frutto; e per el dimonio le impedisce in ogni modo che pu, e spezialmente con occulto
inganno, sotto colore di virt, col mezzo de servi di Dio.
Questo v detto acci che per neuna cosa lassiate, n per questo n per altro, ma mostrate
sempre dessere pronti ad obedire. Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso: ine muoia ogni nostra
propria volont. Altro non vi dico. Raccomandatemi strettamente a tutti cotesti servi di Dio che
preghino la divina bont che io ponga la vita per la verit sua.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 328
A frate Antonio da Nizza dellordine degli Eremitani, a Lecceto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a
voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato sopra la viva pietra, Cristo dolce Ges,
acci che ledificio che ci si pone su non caggia mai per neuno vento contrario che venisse.
O quanto ci necessario questo vero e reale fondamento, non conosciuto da me, miserabile e
ignorante!, che se io il conoscessi, non el farei sopra me medesima che so peggio che rena , ma
sopra la viva pietra di sopra detta. Seguitando Cristo per la via degli obrobrii, pene scherni e villanie, io
mi privarei dogni consolazione per potermi conformare con Cristo crocifisso, da qualunque lato elle si
vengano, o dentro o di fuore. Non cercarei me per me, ma solo atendarei a lonore di Dio, alla salute
dellanime, e alla reformazione de la santa Chiesa, la quale vego in tanto bisogno.
Misera me, che fo tutto l contrario! Facendo male io non vorrei per che voi n gli altri il
faceste; anco desidero di vedervi fondato in su questa pietra. Ora venuto quello tempo che si pruova
chi servo di Dio; e se essi cercaranno loro per loro, e Dio per propria loro consolazione che truovino
in lui, e il prossimo per loro in quanto se ne vegano consolazione, e non perderla , o no; e se noi
crederemo che Dio si truovi solamente in uno luogo e non in un altro. Non vego che sia cos; ma truovo
che al vero servo di Dio ogni luogo gli luogo e ogni tempo gli tempo. Quando egli tempo
dabandonare la propria consolazione e abracciare le fatighe per onore di Dio, egli el fa; e quando
tempo di fugire el bosco e andarne a luoghi publichi, per necessit de lonore di Dio, egli vi va s come
faceva el glorioso santo Antonio, el quale, non obstante che molto amasse la solitudine, nondimeno
spesse volte nusciva per confortare e cristiani. Questo sempre stato el costume de servi di Dio,
duscire fuori nel tempo della necessit ma non nella prosperit; anco nella prosperit essi fugono e
nella avversit corrono.
Non bisogna, a questo tempo, el fugire per timore che per la molta prosperit noi andiamo a vela
col vento della superbia e vanagloria, ch neuno che si possa gloriare altro che nelle fatighe. Ma pare
a me chel lume ci manchi, abaccinati dalle proprie consolazioni e speranza posta in rivelazioni, unde
non ci lassa bene conosciare la verit, poniamo che con buona intenzione si faccia. Ma Dio, el quale
somma e etterna verit, ci dia vero lume e perfettissimo. Non voglio distendermi pi sopra questa
materia.
Dissemi questo giovano portatore della presente lettera, che voi dovavate venire innanzi la
Pasqua. Ora pare, per la lettera che frate Guiglielmo m mandata, che n luno n laltro venga: alla
quale lettera non intendo di rispondare, ma molto mi duole della sua semplicit, perch ne seguita poco
onore di Dio e edificazione del prossimo. Che segli per umilit non vuole venire, o per timore di non
perdare la pace sua, dovarebbe usarla, la virt de lumilit: cio con mansuetudine e umilit chiedere
licenzia al vicario di Cristo, supplicare alla Santit sua che gli piacesse di lassarlo stare al bosco per pi
sua pace, nondimeno rimettendolo nella volont sua, s come vero obediente: e cos sarebbe pi
piacevole a Dio, e utilit a lanima sua.
Ma pare chegli abbia fatto il contrario, ponendo che chi legato a lobedienzia divina non debbe
obedire alla creatura. De laltre creature non curarei, ma chegli ci metta el vicario di Cristo, questo
molto mi duole, vedendo che egli si scordi tanto dalla verit: per che lobedienzia divina non ci trae
mai di questa obedienzia. Anco, quanto pi perfetta la divina, tanto pi perfetta questa, e sempre al
comandamento suo dobiamo essere sudditi e obedienti infino alla morte. Poniamo che la sua
obedienzia paresse indiscreta, e privasseci della pace e consolazione della mente, noi dobiamo obedire;
e facendo el contrario, riputo che sia grande imperfezione o inganno del dimonio.
Pare, secondo che egli scrive, che due servi di Dio abbino avuta grande revelazione che Cristo in
terra, e chi l consigliato che esso mandi per questi servi di Dio, sieno stati ingannati, e che questa sia
cosa umana e non divina, e sia stata pi tosto spirazione dal dimonio che da Dio, per volere trare i
servi suoi della pace e consolazione loro, dicendo che se voi veniste, e gli altri ancora, perdareste lo
spirito, e cos non potreste sovenire collorazione n stare in spirito col santo padre. Troppo sta ataccato
legiero se, per mutare luogo, si perde lo spirito! Pare che Dio sia acettatore de luoghi, e che egli si
truovi solamente nel bosco e non altrove, nel tempo delle necessit.
Adunque che diremo, che da luna parte desideriamo che sia riformata la santa Chiesa, e siane
tratte le spine, e messeci e fiori de servi di Dio; e da laltro lato diciamo chel mandare per loro e trarli
della pace e quiete della mente, perch vengano a sovenire questa navicella, inganno di dimonio?
Almeno parlasse per s medesimo, e non parlasse in comune degli altri servi di Dio! (per che i servi
del mondo non ci dobiamo noi mettare). Non nno fatto cos frate Andrea da Lucca e frate Pavolino,
cos grandi servi di Dio, antichi e poco sani, stati tanto tempo nella pace loro; e nondimeno subito con
loro fatica e malagevolezza si misero in via, e sonno venuti, e compita nno lobedienzia loro. E
poniamo chel desiderio gli stringa di tornare a le celle loro, non vogliono per partirsi dal giogo ma
dicono: Quello che io detto, sia per non detto, anegando la loro volont , n le proprie
consolazioni. Chi viene, viene per sostenere, e non per prelazioni, ma per la degnit delle molte fatighe,
con lagrime, vigilia e continova orazione: cos si debba fare.
Or non ci graviamo pi sopra questa materia ch troppo aremmo che dire. Ma duna cosa mi
maraviglio, con ci sia cosa che io sappi il contrario, che io vegga dare giudicio che il maestro
Giovanni sia venuto solo per essaltarsi. Cordialmente ne sento intollerabile dolore, vedendoci col
colore della virt offendere Dio tanto manifestatamente, con ci sia cosa che la intenzione della
creatura non si possa n debba giudicare; ma se alcuno difetto conoscessimo, chel vedessimo per
effetto, non dobiamo giudicare la intenzione, ma con grande compassione portarlo dinanzi a Dio. Il
contrario si fa, come ingannati da nostri pareri. Dio, per la sua infinita misericordia ci mandi schietti
per la via della verit e daci vero e perfettissimo lume, acci che mai non andiamo in tenebre. Prego
voi e l baccelliere e gli altri servi di Dio che preghiate lumile Agnello che mi facci andare per la via
sua. Altro non vi dico.
Del venire e dello stare vostro e di frate Guiglielmo siane fatta la volont di Dio. Gi non
aspettava io che egli venisse, e anco non aspettava che rispondesse con tanta irreverenzia della santa
obedienzia, n con tanta simplicit. Raccomandatemi a lui e a tutti gli altri. Prego voi e lui che se io so
stata cagione di scandalizzarvi e darvi pene, voi mi perdoniate. Confesso che io so scandalo a tutto il
mondo, come ignorante e piena di difetto che io so.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 329
A Stefano di Currado, essendo essa a Roma.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti tagliare e non ponerti a sciogliare, per che
nello sciogliere si mette spazio di tempo, e tu non se sicuro daverlo, perch passa tosto. Adunque
meglio di tagliare di fatto con una vera e santa sollicitudine.
Oh quanto sar beata lanima mia, quando io ti vedr avere tagliato da te il mondo attualmente
e mentalmente e il proprio sentimento sensitivo, e unito con la verit eterna, la quale unione di tanto
diletto, e di tanta dolcezza e suavit, che ogni amaritudine spegne, ogni grande peso fa leggiero! Chi si
terr dunque che non tragga fuore il coltello de lodio e de lamore, e con la mano del libero arbitrio
non tagli s da s; e subito che egli tagliato, di tanta virt questo coltello che lunisce. Ma tu mi
dirai, carissimo figliuolo: Dove il truovo, e dove si fabrica, questo coltello?. Rispondoti: truovilo
nella cella del cognoscimento di te, du concipi odio al vizio e alla propria fragilit, e amore al tuo
Criatore e al prossimo tuo, con le vere e reali virt. Dove fabricato? Nel fuoco della divina carit,
sopra la ncudine del corpo del dolce e amoroso Verbo Figliuolo di Dio. Adunque bene ignorante e
degno di grande reprensione quegli che larme in s medesimo da potersi difendere, e gittala da s.
Non voglio che sia tu di questi ignoranti; ma voglio che, tutto virile, ti spacci, e risponde a Maria che ti
chiama con grandissimo amore.
E il sangue di questi gloriosi martiri che con tanto fuoco damore dierono il sangue per amore
del sangue, e la vita per amore della vita tutto bolle, invitando te e gli altri che veniate a sostenere per
gloria e loda del nome di Dio e della santa Chiesa, e a provazione delle virt; ch in questa santa terra,
la quale Dio manifestava la dignit sua chiamandola il suo giardino, al quale giardino chiamava i servi
suoi dicendo: Ora il tempo che essi venghino a provare loro delle virt. Or non faciamo del sordo;
se per lo freddo lorecchie fussino turate, pigliamo il sangue caldo, perch intriso col fuoco, e
laviancele dentro, e sar tolta ogni sordezza.
Niscondeti nelle piaghe di Cristo crucifisso; fuggi dinanzi al mondo, esce della casa de parenti
tuoi (Gn 12, 1; Sal 44, 11); fuggi nella caverna del costato di Cristo crucifisso, acci che possi venire a
terra di promissione. Questo medesimo dico ancora a Petro. Ponetevi in su la mensa della croce, e ine
tutti ebri di sangue prendete il cibo dellanime, sostenendo pene, obbrobri, scherni e villanie, fame sete
e nudit: gloriandoci, con quello dolce Paulo vasello di dilezione, negli obbrobrii di Cristo crucifisso.
Se tu tagliarai, come detto , il sostenere sar la gloria tua; altrimenti no, ma sarebbeti pena, e lombra
tua ti farebbe paura. Considerando questo lanima mia, come affamata della tua salute, disidero di
vederti tagliare e non ponerti a sciogliere, acci che possa pi espeditamente corrire. Vestiti del sangue
di Cristo crucifisso. Altro non ti dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio.
Ebbi le lettere tue, e ebbine grande consolazione di Battista che era guarito, s perch io
speranza che anco sia una buona pianta, e per compassione che io avevo a monna Giovanna; ma molto
pi mi so rallegrata che Dio t mandato il modo di poterti sviluppare dal mondo, e anco della buona
disposizione, che mi scrivi, de Signori e degli altri nostri cittadini inverso il dolce babbo nostro, papa
Urbano VI. Dio per la sua infinita misericordia gli conservi e accresca sempre nella reverenzia e
obedienzia sua: mentre che tu e gli altri vi state, siate solliciti di seminare la verit e confondere la
bugia, giusta el vostro potere.
Raccomandami strettamente a monna Giovanna e a Currado. Conforta e benedi Battista e laltra
famiglia.
Conforta tutti cotesti figliuoli, e Sano singularmente. Di lo che mi perdonino, se io non lo
scrivo, per che m pure assai malagevole. Conforta missere Matteo: di che ci mandi piena
informazione di quello che vuole, perch a me scordato, e frate Ramondo si part s tosto che non la
potemmo avere da lui: poi ne far sollicitamente la mia possibilit. Se frate Tomasso v, digli che io
non gli scrivo perch non so segli v; ma essendovi, confortalo e digli che mi dia la sua benedizione.
La nonna, Lisa e tutta laltra famiglia ti si raccomandano. Neri non ti scrive perch stato a fine di
morte, ma ora quasi guarito. Dio ti doni la sua dolce eterna benedizione. Di a Petro che se egli pu
venire ci venga per alcuna cosa che di bisogno. Ges dolce, Ges amore.
Da, o fa bene dare, tutte queste lettere; e prega Dio per noi. Queste parecchi lettere legate per
s, dlle cos legate a monna Caterina di Giovanni, e ella le distribuisca.

LETTERA 330
A frate Ramondo da Capova dellordine de Predicatori, in Pisa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi alluminato dun vero e perfettissimo lume, acci che
nel lume di Dio vediate lume: per che, vedendo, conosciarete la sua verit, conoscendola lamarete, e
cos sarete sposo fedele della Verit.
Senza questo lume andareste in tenebre, e non sareste fedele ma infedele sposo della Verit, per
che questo lume quello che fa lanima fedele: dilongala dalla bugia della propria sensualit; falla
corrire per la via della dottrina di Cristo crocifisso, el quale essa Verit; fa el cuore maturo e stabile e
non volubile, cio che per fatiga non si muove con impazienzia, n per consolazione con disordinata
allegrezza: in ogni cosa ordinato e pesato ne costumi suoi. Tutto il suo adoparare fatto con
prudenzia e con lume di grande discrezione; e come prudentemente adopera, cos prudentemente parla
e prudentemente tace, dilettandosi pi dudire le cose necessarie che di parlare senza bisogno. Questo
perch? perch col lume veduto nel lume che l dolce Dio nostro si diletta di poche parole e di molte
operazioni.
Senza el lume non larebbe conosciuto, e per arebbe fatto tutto el contrario, parlando assai e
facendo poco. El cuore suo andarebbe a vela, ch nella allegrezza sarebbe leggiero con vanit di cuore,
e nellamaritudine si trovarebbe con disordinata tristizia. In ogni male atto a cadere colui ch privato
del lume; e cos quegli che nel lume della verit eterna veduto lume, disposto e atto a venire a
grande perfezione, e vienvi se con sollecitudine, con odio santo di s e amore della virt, essercita la
vita sua; ma in altro modo, no: anco sarebbe tutta imperfetta e corrotta la vita sua.
E per considerando, carissimo padre, quanto c necessario, dissi chio desideravo di vedervi
alluminato duno vero e perfettissimo lume. E sapete quanto el desidera lanima mia? Quanto ella
desidera di levarsi dalla tenebre e conformarsi e unirsi colla perfettissima luce. Pregovi, per lamore di
Ges Cristo e di quella dolce madre Maria, che voi vi studiate, giusta el vostro potere, di compire in voi
la volont di Dio e il desiderio mio: allora sar beata lanima mia. Non pi tempo da dormire, ma da
destarsi dal sonno della negligenzia, e levarsi dalla cechit della ignoranzia; e realmente sposare la
verit con lanello della santissima fede; e annunziare essa verit non tacendola mai per neuno timore,
ma largo e liberale disponarsi a dare la vita, se bisogna, tutto ebro di sangue de lumile e immaculato
Agnello, traendolo delle mammelle della dolce Sposa sua.
La quale sposa, cio la santa Chiesa, vediamo tutta smembrata, ma spero nella somma etterna
bont di Dio che le rendar membri sani e non infermi, odoriferi e non putridi: e fabricarannosi questi
membri sopra le spalle de servi di Dio, amatori della verit, con molti labori, con sudori, lagrime e
umile e continove orazioni; ma nelle fatighe riceveremo rifrigerio, rallegrandoci nella renovazione
della dolce Sposa di Cristo. Or tiene silenzio, anima mia, e non parlare pi. Non voglio mettare mano,
carissimo padre, a dire quello che con penna non potrei scrivare, n con lingua parlare, ma el tacere vi
manifesti quello chio voglio dire. Non dico pi sopra questa materia.
Grande desiderio di vedervi tornato in questo giardino, acci che siate aiutatore a trarne le
spine. p inteso che sete cost a Pisa etc.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 331
A don Piero da Milano, monaco di Certosa.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi gustatore e amatore del sangue di Cristo
crocifisso, nel quale sangue, ripensandolo sparto con tanto fuoco damore, ricevarete vita di grazia; e
lavarvi la faccia de lanima vostra: per che egli c dato per lavare le macchie de nostri difetti.
Ma non ci darebbe per questo sangue vita, n lavarebbe la faccia dellanima, se lanima colla
memoria del sangue, ripensando el fuoco della divina carit, non essercitasse la vita sua in virt: non
per difetto del sangue, ma di noi che non riceviamo el frutto del sangue cio non essercitando
laffetto della carit che truova nel sangue; la quale carit, ricevendola noi, ci d frutto di grazia .
Adunque non da dormire, mentre che aviamo el tempo, nel letto della negligenzia, ma con
sollecitudine empire el vasello della memoria del ricordamento del sangue e aprire lochio dello
ntelletto nella sapienzia e dottrina del Verbo , e del fuoco dellamore con che ci dato el sangue. In
questo fuoco la volont nostra corrir ad amare quello che lintelletto vidde e cognobbe. Inebriarenci di
questo prezioso sangue; e per amore del sangue desideraremo, con affetto damore di virt, di dare el
sangue e la vita per amore della vita. Riputarenci indegni di giognere a tanta dignit quanta di
ricevare la rosa vermiglia.
Tutte le niquit nostre con questo desiderio, in virt del sangue, saranno spente e tolte da noi:
scritti saremo nel libro della vita, e privati saremo della compagnia delle dimonia. Veruna angoscia n
battaglia del dimonio, n quelle degli uomini, ci potranno nuociare, n tllere la nostra allegrezza:
questo sangue ci far portare ogni pena e fadiga, con vera e santa pazienzia; anco ci gloriaremo, col
dolce di Pavolo, nelle tribolazioni. Vorrenci conformare con le pene e obrobrii di Cristo crocifisso:
vestirenci dobrobrii, di scherni e villanie, per onore di Dio e salute dellanime. Oh quanta beata
quella anima che cos dolcemente passa questo mare tempestoso, e langosce del mondo, con vigilia e
con umile e continova orazione, accesa nel fuoco per santo desiderio, inebriata e annegata nel sangue.
Con questo sangue nellultimo della vita nostra riceveremo el frutto dogni nostra fadiga.
Questo sangue tolle ogni pena e d ogni diletto; priva luomo di s e truovasi in Dio. Egli el fa
abandonare la propria sensualit perch, collamore che trov nel sangue, cacciato lamore proprio di
s medesimo. Siede sopra la sedia della conscienzia sua, e tiensi ragione: non lassa passare e
movimenti, che venissero nel cuore, dimpazienzia, per scandoli e mormorazioni del prossimo suo, o di
qualunque altro difetto si fusse; ma con pazienzia, senza sdegno o giudicio alcuno, porta realmente. In
ogni cosa giudica la dolce volont di Dio; pronto nellubidienzia, sempre in osservarla obedendo a
lOrdine e al prelato suo, perch nel sangue gust lobbedienzia del Verbo. Non pena, perch s tolta
la volont e messa nelle mani del suo prelato, per Dio, giudicando la volont sua ne la volont di Dio.
Questi non sente fadiga, perch morta in s la propria e perversa volont, che sempre d fadiga, la
quale uccise nel sangue; egli gusta larra di vita eterna: sempre pace e quiete ne lanima sua, perch
s tolta quella cosa che gli dava guerra.
Adunque, poich tanto bene ne seguita, continovamente da empirsi la memoria del santo
ricordamento di questo sangue, come detto , sparto con tanto fuoco damore. E non doviamo passare
punto di tempo che lochio dellintelletto nostro non si ponga per obietto el sangue di Cristo crocifisso,
dove truova la verit del sommo e etterno Padre, manifestata a noi col mezzo del sangue. Adunque
levianci, e consumiamo e d nostri realmente rilucendo in noi le margarite delle virt, le quali
drittamente sono margarite per le quali e veri servi di Dio vendono ci chegli nno (Mt 13, 45-46),
cio la propria volont, che libera loro, per comprarle. Di questo vinvito e vi prego carissimamente
che facciate.
Oh quanto sar beata quella anima che, in questa vita, mentre che vive non perdar el tempo suo,
ma con sollecitudine, comprata questa margarita, lavorar nella vigna sua, trattone le spine dellamore
proprio e dogni altro difetto, e piantandovi le virt le quali chiamammo margarite , e inaffiaralla
col sangue di Cristo. Bene gusta vita eterna, vedendo per grazia e non per debito avere ricevuta la vita
del sangue acordata con la dolce volont di Dio la volont sua: la quale volont essendo morta in noi
e viva in lui, nellultimo della vita nostra riceveremo leterna visione di Dio . In cui virt? None in
nostra, ma solo in virt del sangue; e non in altro modo. Considerando me che altra via non c, dissi
chio desideravo di vedervi gustatore e amatore del sangue; e cos voglio che noi facciamo. Non dico
pi qui.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
ricevuta una lettera vostra, la quale vidi con allegrezza sentendo del santo e buono desiderio,
che voi avete della bont di Dio, di ponare la vita per gloria e loda del nome suo. Rispondovi a la prima
parte, di ricevare e peccati vostri: liberamente prometto in quella dolce carit di Dio, che ci di el
sangue del suo Figliuolo, chio gli ricevo sopra di me, pregando la divina bont che le colpe vostre
punisca sopra el corpo mio. Cos per questo modo si trovaranno consumati e peccati miei e vostri nella
fornace de la divina carit. Anco el pregar che per la infinita sua misericordia ci faccia grazia che noi
diamo la vita per lui; e voi in questo mezzo vi notricate di sangue: forniscasi la navicella dellanima de
le reali virt.
Anco vi rispondo e prometto che, se el tempo ci viene, el quale desiderato da voi e dagli altri
servi di Dio, e che mi sia possibile di chiedare licenzia dal Vicario di Cristo, io el far volontieri, acci
che vegga compito in voi el santo desiderio. Pregatelo pure che non sindugi pi: io, per me, muoio e
non posso morire, di vedere offendere tanto el nostro Creatore nel corpo mistico della santa Chiesa, e
contaminare la fede nostra da quegli che so posti per alluminarla: di tutto sono cagione e difetti miei.
Nascondianci nel costato di Cristo crocifisso, e ine bussiamo a la sua misericordia. Ges dolce, Ges
amore.

LETTERA 332
A Pietro di Giovanni e Stefano di Corrado in Siena, essendo ella a Roma.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con disiderio di vedervi cavalieri virili, s e per s fatto modo che
siate vencitori de principali tre vostri nemici.
O figliuoli dolcissimi, questi tre nemici sono el dimonio, el mondo, e la carne: e due primi,
agevole cosa a noi a vinciarli, per che al dimonio fu tolta la potenzia che aveva sopra di noi, col
mezzo del sangue del Figliuolo di Dio, in tanto che non pu sopra di noi, se non quanto noi vogliamo,
quanto a colpa; pu ben darci le molte molestie con varie e diverse cogitazioni, ma costringiar non ci
pu a una minima colpa, perch nel detto sangue dellumile e immaculato Agnello siamo fortificati, e
usciti della servitudine sua.
El mondo, che ci pu fare? Non cavelle. Pu ben percuotare la corteccia di fuore del corpo
nostro, co le molte persequizioni, strazii, scherni, infamie e villanie; ma che sente il servo di Dio di
tutte queste cose nel mirollo dellanima? Non cavelle. El mondo safadiga in dargli le molte
tribulazioni, e egli si gode, perch posto laffetto suo in Dio, unde viene ogni gauldio. Egli eletto di
portare per Cristo crocifisso, unde tanto bene, quanto si vede sostenere senza colpa, perch allora pi
si conforma con lui, s che bene vero che questi due nemici sonno agevoli a venciare.
Ma el terzo, de la carne nostra, cio de la propria sensualit, una legge perversa che sempre
impugna contra lo spirito, e mai non passa quasi punto di tempo chella non voglia per qualche modo
ricalcitrare alla volont di Dio. Ella quella parte in noi che ci fa alapidare e messi di Dio: cio che
tutte le buone spirazioni, che la divina clemenzia manda nel cuore nostro, ci fa porre doppo le spalle,
in tanto che neuna ce ne lassa mettare in asequizione, mentre che le crediamo. E per lo contrario tutte le
inique cogitazioni che l dimonio ci d le quali li sonno permesse da Dio che ce le dia, per
acrescimento di perfezione e di grazia in noi, e non perch ci lassiamo vinciare questa perversa
passione sensitiva tutte ce le fa mettare in operazione. Ella , brevemente, quella cosa che ci priva di
Dio, e in questa vita ci tiene in continova amaritudine. Bene dobiamo dunque armarci contra questo
nemico.
Voglio dunque che ciascuno di voi faccia di s due parti, cio la sensualit e la ragione, e che esse
sieno nemici mortali. La ragione sarmi, pigliando il coltello dellodio e de lamore; e non vole essere
presa questa guerra lentamente, ma con efficacia, e al tutto ingegnarsi ducidarla: perch bene si debba
ucidare quella cosa che ci tolle la vita della grazia, facendoci ricalcitrare a Dio. E usa alcuna volta
questa maladetta legge uno grande inganno per farci cadere magior botto: chella sadormentar, e
parr che sia morta in noi, non trovandoci alcuna impugnazione, ma con aceso fervore tutti e nostri atti
e pensieri saranno drizzati in Dio, con una dolcezza, che ci parr gustare vita eterna. Ma se noi
alentiamo la guerra e poniamo gi el coltello e non ci essercitiamo con solecitudine, ella si desta pi
forte che mai, e facci cadere alcuna volta miserabilmente.
Adunque voglio, figliuoli miei, che pigliate questa guerra con intenzione di non fare mai pace,
ma continovamente crescerla, dandole sempre quello che le dispiace; e mai non concederle cosa che le
piaccia. El cane della coscienzia abbai a destare questa ragione; e non passi uno minimo pensiero nel
cuore, che la ragione non lo essamini; e neuno movimento reo passi, che non sia punito con
rimproverio.
Questa miserabile sensualit sia la serva, e la ragione sia la donna, come debbano essere; ma se
fuste negligenti o tiepidi mai non vinciareste questo nemico, n glaltri due, e per vi dissi chio
desideravo di vedervi cavalieri virili, acci che ne foste vincitori. Ors, figliuoli, pigliate questo
coltello, e non esca mai de la mano del libero albitrio infino alla morte: per che infino allora bastar il
vostro nemico, el quale ci stato lassato da Dio per nostra utilit, acci che le virt sieno acquistate con
sudore, mediante la grazia sua. Non dico pi qui.
Rispondo a la lettera che tu, Petro, mi mandasti. Io mavedr bene se tu i desiderio duscire di
casa, e venire qua: che, se narai voglia, con ogni solecitudine brigarai di spaciarti di tutte le faccende
che ti restano a fare, a ci che, sciolto, in tutto possi seguitare Cristo crocifisso. Ma tu negligente, e non
i preso quello coltello che di sopra detto, unde el desiderio santo che Dio t dato nol metti in
aseguizione. So bene che tu non credi chio ti voglia abandonare: che cos ti venga la morte a te e
glaltri, come ogni d di nuovo vi parturisco nel cospetto di Dio per continova orazione, e pi in cui si
vede el bisogno. Or briga di rinovarti, e il simile dico a te, Stefano: che con solecitudine vi studiate di
levarvi dal mondo, e corrire a Dio, che vaspetta co le braccia aperte. Venitene tosto.
La santa Chiesa e papa Urbano VI per la dolce bont di Dio a questi d avuto le pi rilevate
novelle che avesse gi buon tempo. Mandovi con questa una lettera che va al baceliere, nella quale
potrete vedere come Dio comincia a versare le grazie sopra la dolce Sposa sua; e cos, spero per la sua
misericordia che seguitar, montiplicando di d in d i doni suoi. So che la verit sua non pu mentire, e
egli promesso di riformarla con molto sostenere de servi suoi, e col mezzo de lumili e continove
orazioni fatte con lagrime e sudori. Unde io vinvito di nuovo a bussare a la porta della misericordia
sua con perseveranzia: ch io vi prometto che, se persevereremo in bussare ci sar aperto, e cos dite a
cotesti altri figliuoli, e benediteli per nostra parte. La nonna e Lisa e tutta laltra povarella famiglia vi
confortano in Cristo.
Permanete etc.
Quando tu, Stefano, ne vieni etc. Ges dolce, Ges amore.
Data Rome, die primo ianuari Mc cclxxviiij.

LETTERA 333
A frate Ramondo da Capova de lordine de Predicatori, padre dellanima sua.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi levato oggimai dalla fanciullezza vostra, ed essere
uomo virile; levarvi da gustare el latte, ed essere fatto mangiatore del pane.
Per che l fanciullo che si nutrica di latte non atto a stare in battaglia, n si diletta di stare altro
che in giuochi co suoi simili: cos luomo che sta nellamore proprio di s non si diletta di gustare altro
che il latte delle proprie consolazioni spirituali e temporali, dilettandosi come fanciullo con quelli che li
sonno simili. Ma quando egli fatto uomo, levatosi dalla tenerezza e amore proprio di s, egli mangia
el pane con la bocca del santo desiderio, ischiacciandolo co denti de lodio e dellamore, in tanto che,
quanto pi muffato, pi se ne diletta.
Quanto si riputa beata quella anima quando si vede le gengie gittare sangue! Egli fatto forte, e
per piglia la conversazione de forti; tutto maturo pesato e non leggiero corre con loro insieme a la
battaglia, e gi non si diletta daltro. El suo riposo il sostenere: con quello dolce innamorato Paulo si
vuole gloriare nelle molte tribulazioni (2Cor 12, 10), sostenendole per la verit. Questi cotali nno
rifiutato el latte; rilucono in loro le stimate di Cristo crocifisso, seguitando la dolce dottrina sua. Questa
anima, stando nel mare tempestoso, bonaccia; ne lamaritudine gusta la grande dolcezza; con vile e
piccola mercanzia acquista le grandi ricchezze; essendo stracciata e dilaniata dal mondo, pi
perfettamente si ricoglie e sunisce in Dio. Quanto pi perseguitato dalla bugia, pi essulta nella
verit; patendo fame, nudit, ingiurie, strazii e villanie, pi perfettamente si sazia del cibo immortale;
rivestito, levata via la nudit del proprio amore, el quale dinuda lanima dogni virt; e nelle vergogne e
strazii truova la gloria sua.
Questi tali sono mangiatori di pane muffato, ma non asciutto, per che asciutto ben bene e denti
nol potrebbono schiacciare, se non con grande loro fatiga e poco frutto; ma essi lo ntengono nel
sangue di Cristo crocifisso, nella fonte del costato suo: e per, come ebbri damore, corrono mettendo
el pane muffato delle molte tribolazioni in questo prezioso sangue. In loro non cercano altro se non in
che modo possino rendare gloria e loda al nome di Dio; e perch nel tempo delle molte fatighe veggono
che meglio si pruova la virt e della buona provazione che fa lanima torna pi onore a Dio , per
sabracciano con esse, e anco perch meglio si conformano con Cristo crocifisso co la pena che col
diletto.
Adunque, carissimo e dolcissimo padre, con pianto ci leviamo dal sonno della negligenzia e
ingratitudine, riconoscendo le grazie e i benefizii che vecchie e nuovamente avete ricevute da Dio e da
quella dolce madre Maria, per la quale confesso che per nuova grazia lavete ricevute. In questa grazia
vuole Dio che conosciate el fuoco della sua carit; nella quale carit, col lume della santissima fede, pi
largamente e liberamente abandoniate voi medesimo per lo suo onore, ed essaltazione della santa
Chiesa e del vicario di Cristo, papa Urbano VI, sommo pontefice; e vuole che vi dilatiate in speranza,
sperando nella providenzia e adiutorio divino senza neuno timore servile , e non in uomo n in
nostra industria umana. Anco voluto che conosciate la vostra imperfezione, mostrandovi che voi siete
ancora fanciullo e non uomo che vi notrichiate di pane, ch se egli avesse veduto che voi aveste avuti
denti da ci, ve narebbe dato, s come agli altri vostri compagni. Non foste anco degno di stare un
poco in sul campo della battaglia, ma, come fanciullo, ne foste cacciato adietro; e voi volentieri ne
fugiste e aveste grande allegrezza che Dio conscese a la vostra infermit.
Gattivello padre mio, quanto sarebbe stata beata lanima vostra e mia se aveste murata una pietra
nella santa Chiesa col sangue vostro, per amore del sangue! Veramente noi aviamo materia di pianto, di
vedere che la nostra poca virt non meritato tanto bene. Or gittiamo e denti lattaiuoli e studianci di
mettare e denti granati de lodio e dellamore. Mettianci la panziera della carit con lo scudo della
santissima fede (Ef 6, 16) e, come uomini cresciuti, corriamo al campo della battaglia e stiamo fermi,
con una croce di dietro e una dinanzi, acci che non potiamo fugire: ch andando al campo grandi e
armati, non ne saremo cacciati del campo. Acci che Dio infonda in voi e in me questa grazia, e negli
altri, oggi cominciar ad offerire lagrime e ansietato desiderio, il quale dolce e amaro. Dolce per lo
ringraziamento de benefizii ricevuti da lui nuovamente, e amaro per la mia e vostra imperfezione la
quale ci privati di tanto bene.
Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso Bagnatevi nel sangue Saziatevi nel sangue Inebriatevi
del sangue Vestitevi di sangue Doletevi di voi nel sangue Rallegratevi nel sangue Crescete e
fortificatevi nel sangue Perdete la debilezza e cechit nel sangue E con lume corrite come virile
cavaliere a cercare lonore di Dio, il bene della santa Chiesa e la salute dellanime nel sangue. Altro
non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.
(La detta lettera mand Caterina al sopradetto suo padre avendo sentito come Dio
miracolosamente laveva campato delle mani de nemici della santa Chiesa che l voleano fare morire,
andando egli imbassiadore per la Chiesa al re di Francia; e allora fu preso el compagno da seguitatori
dellantipapa.)

LETTERA 334
A misser Buonaventura da Padova cardinale de lordine de frati eremitani, in Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo e reverendissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi una colonna ferma e stabile nel
giardino della santa Chiesa, acci che con la fermezza e stabilit vostra e degli altri sia fortificata la
fede nostra, essaltiate la verit e confondiate la bugia, e dirizziate la navicella della santa Chiesa, la
qual percossa da londe del mare tempestoso della bugia e scisma, levata dalli iniqui uomini amatori
di loro medesimi, e quali sonno stati non colonne ferme mantenitori della fede, ma seminatori di
veleno.
Voglio dunque, carissimo padre, che siate fermo, constante e perseverante in ogni virt; le quali
virt fortificano lanima, traendone la debilezza de vizii, i quali la fanno debile sottoponendola alla
servitudine loro. A questa fortezza delle vere e reali virt non ci fanno venire stato, ricchezza, n gli
onori del mondo, non le grandi prelazioni, n il presumare di s medesimo, no, ma solo el
conoscimento che lanima di s medesima.
Nel quale conoscimento vede s non essere per s, ma solo per Dio; conosce la miseria e fragilit
sua, e il tempo che si vede avere perduto, nel quale molto poteva guadagnare; e conosce col lume la sua
indegnit e la sua degnit. La sua indegnit conosce nel corpo suo, el quale cibo di morte e cibo di
vermini: dirittamente uno sacco pieno di sterco; e nondimeno ci dilettiamo pi di contentare, amare e
conscendere a questo sacco putrido, con amore sensitivo, che alla ricchezza dellanima, la quale di
tanta degnit che a magiore non pu venire. Unde noi vediamo che Dio, costretto dal fuoco della sua
carit, non ci volse creare animali bruti, n darci la similitudine degli angeli, ma cre noi alla immagine
e similitudine sua (Gn 1, 26), a fine che noi godessimo di lui nelleterna sua visione; e per compire la
sua verit in noi cio di darci quello fine per lo quale egli ci cre , e per compire la degnit nostra,
egli prese la nostra immagine, quando vest la deit dellumanit, ricreandoci a grazia nel sangue del
dolce e amoroso Verbo unigenito suo Figliuolo, el quale ci ricomper non dargento, ma del proprio
sangue (1Pt 18-19). Unde el prezzo del sangue che pagato per noi, e lunione che Dio fatta ne
luomo, ci manifestano lamore ineffabile che Dio ci e la degnit nostra, la quale ricevemmo nella
creazione, come detto .
Bene mercenaia quella creatura che si tiene cotanto vile che si sottomette a colpa di peccato, el
quale la pi vile cosa che sia, anco non cavelle; e come cieco, non vede che tale diventa quale la
cosa di cui esso si fa servo. Detto aviamo che il peccato non cavelle, perch ci priva di Dio per grazia,
el quale colui che (Es 3, 14). Questo non stato nella casa del conoscimento di s, ma stato fuori
di s; come matto e farnetico s attaccato alla morte e tenebre del proprio amore sensitivo di s
medesimo, unde nasce ogni male; e lassata la luce duno conoscimento della nfinita bont di Dio,
che gli data tanta dignit: per debito, no ma per grazia. Che se egli con lume avesse conosciuto s,
vedendo el difetto suo, egli avrebbe acquistata la vera e perfetta umilit, per che lanima che sta in
questa dolce casa del conoscimento di s e della bont di Dio in s, ella saumilia, perch la cosa che
non non pu insuperbire: ed egli vede, come detto , s non essere per s, ma per Dio. E per cresce
in lei el fuoco della carit, riconoscendo da Dio lessere, e ogni grazia posta sopra lessere. E perch
vede che la indegna legge perversa, la quale sempre impugna contra lo spirito (Rm 7, 23), l cagione,
se volont consente, di farle perdare Dio per grazia e il frutto del sangue, per subito concepe uno odio
santo verso la propria sensualit: e quanto pi odia, pi ama la ragione; e con questo amore e lume si
leva da quello che l faceva indebilire, e uniscesi per affetto damore in Dio, che somma fortezza, col
mezzo delle vere e reali virt.
Adunque, bene vero che nel conoscimento che luomo di s medesimo, per lo modo detto,
acquista la fortezza. E quanto forte, carissimo padre? Tanto che n dimonio n creatura il pu
indebilire, mentre chegli sta unito con la sua fortezza; e da questa fortezza nullo el pu separare, se
egli non vuole. Fanno le battaglie e molestie del dimonio indebilire lanima? Certo no; ma molto
magiormente si fortifica, perch elle sonno cagione di farla fugire con pi sollecitudine alla fortezza
sua; e anco pruova lamore chella a Dio, se egli fondato in proprio diletto o no: cio che ella lami
damore mercenaio. N le creature con le molte perseguizioni, ingiurie, strazii e villanie, rimprovari e
scherni la indebiliscono, anco la fanno levare molto magiormente da ogni amore delle creature, fuori
del Creatore, e fannola provare nella virt della pazienzia. Adunque neuno che la possa indebilire, se
non quando ella vuole, separandosi dalla sua fortezza, in qualunque stato luomo si sia: per che lo
stato n il tempo non ci tllono Dio, per che egli non accettatore degli stati n de luoghi n de
tempi, ma de santi e veri desiderii.
Adunque voglio che voi siate una colonna forte ferma e stabile, fortificandovi nelle vere virt, nel
conoscimento santo di voi, acci che pienamente potiate fare nella santa Chiesa quello per che voi sete
posto; che se nol faceste, vi sarebbe molto richiesto da Dio. E quanta confusione sarebbe ne lultima
estremit della morte dinanzi al sommo giudice, dove noi non ci possiamo nascondare, ma il minimo
pensiero del cuore manifesto dinanzi a lui! O carissimo padre, non dormiamo pi, ch siamo nel
tempo della vigilia, ma con affocato desiderio conosciamo noi, e la grande bont di Dio in noi, acci
che come veri lavoratori lavoriamo nel giardino della santa Chiesa. Ognuno lavori secondo che gli
dato a lavorare, per onore di Dio, salute de lanime e riformazione della santa Chiesa, e per
acrescimento della verit di papa Urbano VI, sommo pontefice, con una vera umilit e pazienzia,
riputandoci degni delle pene e fatighe, e indegni del frutto che seguita doppo la pena. Anneghiamo la
propria perversa volont nel sangue di Cristo crocifisso; seguitiamo la dolce dottrina sua. Altro non vi
dico.
Pregovi che cost, nel luogo dove voi sete, voi attendiate alla salute dellanime: dicolo perch
molti vi sono che stanno in grandissima eresia. Per lamore di Dio, vi prego che abiate locchio sopra
coteste pecorelle, senza timore servile, acci che il dimonio infernale non le divori. Perdonatemi la
negligenzia, isconoscenzia e presunzione mia, che tanto v gravato di parole. Umilemente mi vi
raccomando.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 335
A don Cristofano monaco di Certosa del monasterio di santo Martino di Napoli.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io
Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di
vedere in voi el lume e l fuoco dello Spirito santo, el quale lume caccia ogni tenebre, e l fuoco
consuma ogni impazienzia e amore proprio che fusse nellanima, o corporalmente o spiritualmente che
fusse. Per grande desiderio di vedere in voi questo lume e fuoco perch, secondo che mi scriveste,
avete passioni e tribolazioni spirituali e corporali, per le quali elli vi bisogna questo lume.
E perch ci bisogna, padre carissimo, questo lume? Perch uno vedere che locchio
dellintelletto, per che, come nella visione di Dio sta la nostra beatitudine, cos nel vedere e nel
cognoscimento di noi medesimi e de la bont di Dio, che in noi, riceviamo el lume della grazia de lo
Spirito santo, el quale lume e grazia fortifica e accende lanima a portare, con grande desiderio e
pazienzia, ogni infermit e tribolazione e tentazione che ricevessimo o dagli uomini, o dal dimonio, o
dalla carne propria. E non vuole eleggiare neuno tempo a modo suo, anco ogni tempo e stato che , in
reverenzia, s come persona che vestita de la dolce e etterna volont di Dio. Ch, subbito che luomo
vlle locchio dellintelletto a cognosciare s, e vedere la volont di Dio in s, e quello che la volont di
Dio richiede, truova che non cerca n vuole altro da lui che la sua santificazione: ch se elli avesse
voluto altro, Dio non ci averebbe dato el Verbo del Figliuolo suo, e l Figliuolo non avarebbe data la
vita con tanto fuoco damore. Vede dunque lanima che ci che Dio li permette in questa vita, o
dinfermit corporale o spirituale per diverse tentazioni, elli le giudica nella volont di Dio: la quale
permettendole solo per nostro bene, vede luomo che una foglia darbolo non cade senza la providenzia
sua.
Dio ci lassa tentare per prova delle virt, e per acrescimento di grazia; non perch noi siamo vinti,
ma perch noi siamo vincitori: non confidandoci nella nostra fortezza, ma nellaiutorio divino, dicendo
con lappostolo dolce Pavolo: Per Cristo crucifisso ogni cosa potr, che in me che mi conforta (Fil
4, 13). Facendo cos, el dimonio rimane sconfitto, e questa larme con che rimane sconfitto: spogliarsi
de la sua volont e vestirsi di quella di Dio, giudicando che ci che elli permette per nostra
santificazione, ch neuna cosa che dia pena nellanima, se non la propria volont.
E perch di questo el dimonio se navede, non potendo ingannare i servi di Dio ne le cose che
paiono male, o in troppo larga conscienzia, elli si pone a ingannarli sotto colore di virt, con
disordenata confusione e strema conscienzia, dicendo allo infermo: Se tu fussi sano, molto bene
potresti fare. E a colui che tentato e molestato da esso dimonio, di qualunque tentazione o molestia
si vuole essere, per cogitazioni e pensieri, dice ne la mente sua, volendo che elli le rifiuti: Se tu non
lavessi, ne piaciaresti pi a Dio: avaresti la mente pacifica; loffizio e laltre operazioni tue sarebbero
grate e piacevoli a Dio, volendoli fare vedere che, per quelli pensieri e forti battaglie, neuno suo detto
o fatto piaccia alla bont di Dio. E per che l dimonio guadagna pi ne servi di Dio de la confusione
che daltro, poich elli non li pu fare cadere con colore di vizio, elli gli vuole fare cadere sotto colore
di virt.
Sappiate, carissimo padre, che Dio ci permette le fadighe solo perch noi proviamo in noi la virt
de la pazienzia, de la fortezza e perseveranzia; le quali virt escono dal cognoscimento di s, per che
ne la battaglia io cognosco me none essere: ch, se io fussi alcuna cosa, io me la levarei, ma io non
posso levarmi le battaglie dellanima n linfermit del corpo. Potiamo bene levare la volont, che non
consenta; e in questa volont troviamo la bont di Dio che per amore ineffabile ci don questa volont
libera, ne la quale sta el peccato e la virt ch, s come donna che ella , n dimonio n creatura la pu
constringere, pi che ella si voglia, a neuno peccato. Vedendo questo, lanima prudente nel tempo de le
battaglie gode, vedendo che Dio gli l permette per farla cresciare in maggiore e pi provata virt,
perch la virt non mai provata se non per lo suo contrario, e non si vede se ella virt: s come la
donna che conceputo in s el figliuolo, che infino che nol parturisce, nol pu vedere di verit quello
che , se non per oppinione.
Cos lanima, se ella non parturisce le virt con la pruova delle molte pene da qualunque lato
elle vengano, o da la carne o dal dimonio o dagli uomini , non pu mai vedere se ella l, o s o no,
ch molte volte lanima che anco non provata in virt si dispone a volere portare ogni cosa per lo Dio
suo.
E quando Dio vede conceputo el desiderio nellanima, subbito la mette alla prova, e vuole
provare lamore suo, se elli fedele o mercennaio: per che allora el pruova lanima in s quando il
truova fedele, che tanto si muova per la tribolazione, quanto per la consolazione. Perch vede che ogni
cosa permessa da Dio, gode ed lieta di ci che ella , perch fatta una volont con quella di Dio. E
se elli si truova servo, che nel tempo della prova elli voglia fuggire la pena, questi sarebbe mercennaio,
e non fedele: materia allora di correggiarsi. Adunque bene la verit che Dio ogni cosa permette a
noi per acrescimento di grazia e provazione de la virt come detto : lanima per questo ne cognosce
meglio s, nel quale cognoscimento saumilia, e non si leva in superbia, e cognosce la bont di Dio in
s, trovando che gli conserva la volont che non consente a tante molestie e illusioni di dimonio. Or
questo la volont di Dio: cio che per questo fine ce le concede.
Ma la volont perversa del dimonio quale ? questa: per fare venire lanima a tedio, a
confusione, a tristizia di mente, e a stimolo di conscienzia, non ci tenta lantico nemico di peccato
dissoluto, dandoci molte volte molestia e movimento nel corpo nostro, perch elli creda che noi vi
cadiamo per che elli vede bene che la volont deliberato inanzi di morire che consentire , ma
fallo per giognarlo nel secondo, facendolo reputare che quella sia offesa col dove ella non , dicendoli:
Le tue operazioni e orazioni debbono essere fatte con purit di mente e di cuore, e tu le fai con tanta
immondizia!. Questo dice perch lorazione gli venga in tedio, acci che nel tedio e ne la tristizia elli
labbandoni e quello e ogni santa e buona operazione , perch raguarda solo che modo possa tenere
di farci gittare larme a terra con la quale noi ci difendiamo, perch gli poi agevole averci nel primo e
nel secondo. Larme nostra questa, la santa orazione e le cogitazioni sante, fondate nella dolce e
etterna volont di Dio, nella quale volont lanima non cerca s per s, ma s per Dio, e l prossimo per
Dio, e Dio per Dio, e non per propria utilit, in quanto Dio somma et etterna bont, e degno dessere
amato e servito da lui, s che lama e serve in ogni stato e tempo che elli . Allora sta in su la rocca
sicura, con uno acceso e ardito desiderio, levando s sopra di s, tenendosi ragione con uno odio santo
di s medesimo, reputandosi degno de le pene e battaglie, e indegno del frutto che vede che seguita de
la pena; per umilit elli si reputa indegno della pace e quiete della mente; dilettasi di stare in croce con
Cristo crucifisso. Elli si vuole satollare dobrobii, di pena, di scherni e di villania, pure che elli si possa
conformare con Cristo, perch vede che lanima non si pu unire col suo Creatore se non per amore, e
lamore Cristo Ges elesse questa via per la pi perfetta e migliore che avere potesse: elli ce linsegn
che ella era la via della verit e de la luce dicendo: Io so via, verit e vita (Gv 14, 6): chi va per questa
via non erra, anco va per la luce (Gv 8, 12).
E per i servi di Dio, volendolo seguitare, se possibile fusse di fuggire linferno e avere paradiso
e uscire del mondo senza pena, non vogliono. Anco, con pena vogliono escire del mondo, campare
dellinferno e avere vita etterna, per conformarsi col loro diletto Cristo. E se essi sono infermi godono,
perch veggono vendetta del corpo loro e di quella legge perversa che impugna contro lo spirito; se essi
sono in battaglie e in tenebre di mente, o in tentazione di bastemmia o di disperazione o dinfedelit, o
daltra molestia che l dimonio gli desse, elli gode per vera umilit, reputandosi indegno della pace, e
non cura fadighe: attende pure a conservare la rocca forte della sua volont che elli non sinchini a
neuno suo consentimento, sentendo che la rocca della volont, per la grazia di Dio, sta forte: che non
tanto che ella consenta, ma daltro non pena se non per timore che di none offendare Dio.
In questa pena voglio che vabbiate cura, perch mi pare che l dimonio vi ci dia molta molestia:
anco, tutte le vostre pene sono redutte qui su. Sappiate che questa pena vuole essere ordenata, come
detto , e fondata in cognoscimento di s per umilit, e nel cognoscimento della bont di Dio, el quale
vi conserva la volont: a questo modo sar pena ingrassativa, che ingrasser lanima nella virt, e non
consumativa per disperazione. Trarranne la virt picciola dellumilit per cognoscimento di s, e la
virt de la carit per lo cognoscimento di Dio, che sono due ale che fanno volare lanima a vita etterna,
ch non sarebbe buono a pigliare solo el timore delloffesa che non fusse mescolato con la speranza de
la divina misericordia: ch altro non vorrebbe el dimonio che conduciarci in su la confusione e tristizia,
la quale disecca lanima. La quale tristizia e confusione di mente gitta a terra larme che lo Spirito
santo dato nellanima, cio della volont sua, conformata con quella di Dio; e cominci a volere la sua
propria, sotto colore di meglio servire a Dio, volendo levare la infermit e altre pene mentali che elli
avute e , dicendo: Meglio e pi liberamente servirei al mio Creatore. Questo cotale singanna, e lo
inganno gli viene dal disordenato timore che l demonio gli d, che l fa per rivestirlo de la volont sua
propria. Unde nasce una impazienzia, che diventa incomportabile a s medesimo, una occupazione di
mente, uno parere proprio, uno volere eleggiare le vie e gli stati a suo modo, e non secondo che Dio le
permette.
Dunque non ci voglio pi confusione, n tristizia, n volont vostra, ma con una letizia, e fuoco
dolce damore, e lume di Spirito santo, con uno cuore virile e non timoroso, vestendovi de la dolce e
etterna volont di Dio, la quale v permessa e permette ogni pena, corporale e mentale: e questo fatto
e fa per vostra santificazione, e per singulare amore donato a voi, e non per odio. Ors, con larme!
Sconfiggiamo questo dimonio con letterna volont sua; e col pensiero cacciamo el pensiero, co
pensieri di Dio cacciando i pensieri del dimonio. E se voi mi diceste: Io non posso pensare di Dio, n
dire loffizio, n fare neuna altra buona operazione, s per la infirmit e s per li molti contrarii che ne la
mente mi vengono, io vi rispondo: non lassate per, ma nella infermit adoperate la pazienzia, ch ine
si prova.
Nelle cogitazioni del dimonio adoperate loffizio e i pensieri santi di Dio, none occupandovi la
mente di stare a contastare col dimonio, volendo per questo modo fare resistenzia a lui. Non fate cos:
per che ella se ne occuparebbe pi, ma fate ragione che sia fuore di voi, per che la potete fare: perch
tanto sono dentro da noi, quanto la volont consente. Non consentendo, non sono intrati ne la casa, ma
bussano alla porta. Debbasi levare lanima, e non pigliare la saetta del dimonio, e con essa volerlo
ferire ch nol ferirebbe mai cio di volere stare a contastare con lui; ma da pigliare la saetta della
volont di Dio e dellodio e dispiacimento di s, e con esso percuotarlo, rispondendo al dimonio: Se
tutto el tempo della vita mia el mio Creatore mi volesse tenere in questa pena e fadiga, io so
apparecchiato di volere per gloria e loda del nome suo. E dire alle tentazioni: Voi siate le molto ben
venute, e ricevarle come carissimo amico, perch sono cagione e strumento di levarmi del sonno della
negligenzia e farmi venire a virt.
Godete e essultate, e perseverate infine alla morte; e inanzi morire, che muovervi mai dal luogo
che Dio v chiamato, ma con una pazienzia abbracciate la croce, nascondendovi tra Dio e le pene,
aprendo locchio dellintelletto allAgnello esvenato e consumato per voi, essendo contento di
permanere in quello che Dio vi pone, o vi ponesse per lo tempo a venire. Dovetelo fare, perch sete
certo che Dio ci chiama e celegge in quello modo che pi piacciamo a lui. Facendo cos, acquistarete
lume sopra lume; la pena per Cristo crocifisso vi sar diletto, e l diletto e le consolazioni del mondo vi
recarete a pena; e in questa vita cominciarete a gustare larra di vita etterna, ch questa una delle
beatitudini principali che lanima che nella vita durabile: che confermata e stabilita nella volont
del Padre etterno. Ine gusta la divina dolcezza, ma non la gusta mai di l s, se elli non se ne veste di
qua gi, mentre che siamo pellegrini e viandanti (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11). Quando n vestito gusta Dio
per grazia ne le pene, empiesi la memoria del sangue dellAgnello immaculato; lo intelletto sapre, e
ponsi per oggetto lamore ineffabile che Dio gli manifestato nella sapienzia del Figliuolo: allora
lamore che truova ne la clemenzia de lo Spirito santo caccia lamore proprio di s e dogni cosa creata,
fuore di Dio.
Non temete, padre carissimo, ma con letizia portate in conformarvi bene con la volont sua,
infermo e sano e in qualunque modo o stato vi vuole, ch ora non vi richiede altro essercizio che la
pazienzia e la fortezza, con dolce perseveranzia, la quale perseveranzia averete, se deliberarete nel
cuore vostro di non volere altro che fadighe e pene. Seguitaravene la corona, per che ella data alla
fortezza e perseveranzia: questa riceve lanima che alluminata e piena del fuoco dello Spirito santo;
senza questa guida non potiamo andare, e questa guida sacquista e si perde per lo modo detto di sopra.
E per dissi io che io desiderava di vedervi el lume e lardore de lo Spirito santo, e cos prego e pregar
la somma e etterna verit, che vi riempi s perfettamente, che voi cognosciate el tesoro de le molte
tribolazioni e tentazioni che v messo ne le mani solo per amore, e perch voi siate de suoi eletti, per
remunerarvi de le vostre fadighe nelletterna sua visione. Altro non dico.
Se piacer alla bont di Dio che voi serviate al luogo di Gorgona so certa che elli far che sar
meglio per voi. State contento in ogni luogo, e guardate che non credeste a la tenerezza e compassione
del corpo.
Siate contento alla vita degli altri vostri fratelli che sono stati e sono di quella carne che voi, e
quello Dio per voi ch per loro.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 336
Alla priora e monache del monasterio di santa Agnesa di Montepulciano Al nome di Ges Cristo
crocifisso e di Maria dolce.
Carissime madre e figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi grate e cognoscenti verso il vostro
Creatore, acci che non si disecchi la fonte de la piet nellanime vostre, ma nutrichisi con gratitudine.
Ma attendete che solamente gratitudine di parole non quella che risponde, ma richiedesi le
buone e sante operazioni. In che la mostrarete? In osservare i dolci comandamenti di Dio, e, oltre a
comandamenti, osserverete i consigli attualmente e mentalmente. Voi avete eletta questa via de
consigli: adunque ve gli conviene osservare infino alla morte, altrimenti offendereste; ma lanima che
grata sempre gli osserva.
Che prometteste voi nella vostra professione? Prometteste dosservare obedienzia, continenzia e
povert voluntaria; e se voi non gli osservate, diseccate la fonte della piet.
Grande vergogna alla religiosa che ella possegga tanto che ella abbi che dare: non debbe
possedere, ma con una carit fraterna vivere caritativamente con le sue suore. Non debbe sostenere che
laltre periscano di fame, e ella abbondi: chi grata non el sostiene; anco sovviene e fa utilit al
prossimo suo, vedendo che a Dio non la pu fare, per che egli lo Dio nostro che non bisogno di
noi. E volendo mostrargli che in verit ricognosce le grazie ricevute da lui, il mostra verso la creatura
che in s ragione. E in tutte quante le cose singegna di mostrare nel prossimo suo gratitudine a Dio,
unde tutte le virt sono essercitate per gratitudine: cio che per amore che lanima diventa grata,
perch con lume ricognosce le grazie del suo Creatore in s.
Chi la fa paziente, che con pazienzia porti le ingiurie, rimproverii e villanie da le creature,
battaglie e molestie dal dimonio? La gratitudine. Chi le fa abnegare la propria volunt e soggiogarla al
giogo dellobedienzia? Essa gratitudine. Chi le fa osservare il terzo voto della continenzia? Essa
gratitudine: ch per osservarla mortifica il corpo col digiuno, vigilia, e umile e continua orazione. E con
lobedienzia uccisa la propria volunt, acci che mortificato il corpo e morta la volunt la potesse
osservare, e in essa osservanzia mostrasse la gratitudine. S che le virt sono uno segno dimostrativo
che dimostrano che lanima non sia iscognoscente dessere creata alla imagine e similitudine di Dio, e
della recreazione che ricevuta nel sangue de lumile Agnello, ricreandola a grazia, e cos di tutti gli
altri doni e grazie che ricevute, spirituali e temporali: ma tutte con grandissima gratitudine le
ricognosce dal suo Creatore.
Allora cresce uno fuoco nellanima duno desiderio santo, che sempre si nutrica di cercare
lonore di Dio, e del cibo dellanime, con pena sostenendo infino alla morte. Se fosse ingrata, non tanto
che si dilettasse del sostenere per onore di Dio, o per mangiare questo dolce cibo, ma se la paglia se le
vollesse tra piedi, sarebbe incomportabile a s medesima: lonore darebbe a s, nutricandosi del cibo
de lamore proprio di s medesima, il quale le germina la ingratitudine, privandola della vita della
grazia.
Unde, considerando me quanto pericoloso questo cibo che ci d morte, dissi che io desiderava
di vedervi grate e cognoscenti di tante ismisurate grazie quante avete ricevute dal vostro Creatore; e
singularmente di quella che al presente avete ricevuta, davere degnato la santit e benignit di Cristo
in terra davervi dato a tutte la indulgenzia e anco alla famiglia di fuore , la quale la maggiore
grazia che in questa vita potiate ricevere. Convienvi adunque essere grate inverso Dio, amandolo con
uno amore ispasimato, senza mezzo ch altrimenti non sarebbe buono , e inverso il santo padre,
rendendogli orazioni: ch l dovete fare per debito, s in quanto egli ci padre, e s per la grazia
ricevuta, e per lo grande bisogno che ora gli vediamo.
Unde io vi scrivo di volunt sua che ciascuna di voi dica i salmi penitenziali con le letanie, infino
che basta questa tribolazione, ogni d una volta, pregando strettamente per la santa Chiesa e per lui che
Dio gli dia vero lume e cognoscimento e fortezza contro a suoi nimici. Ora dico io a voi, che voi non
diciate solamente con la lingua, ma col cuore e con grandissimo desiderio, congregate insieme dinanzi
a quella gloriosa vergine Agnesa, madre di molte ignoranti figliuole, intanto che Dio e ella ponga
remedio alla ignoranzia e freddezza vostra, acci che io vi possa vedere spose tutte fiorite di vere e
reali virt, seguitando la dottrina del sommo eterno fiore, dolce e amoroso Verbo. Annegatevi nel
prezioso sangue suo. Prego lui che a tutte vi dia la sua dolce eterna benedizione.Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 337
A signori Priori de larti e Gonfaloniere di giustizia del Popolo e del Comune di Fiorenza (facta
in abstractione).
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi grati e cognoscenti delle grazie che ricevete dal
vostro Creatore, la quale gratitudine notrica la fonte della piet ne lanima, s come la ingratitudine la
disecca.
Adunque ci conviene, per onore di Dio e nostra utilit, essere grati e cognoscenti, ma non posso
vedere che noi la potiamo avere mentre che noi siamo vestiti del vestimento vecchio del sensitivo
amore. Per che luomo che sama di proprio amore sensitivo el quale quello vecchio uomo del
quale si vest el primo nostro padre Adam, ed Eva, in tanto che non solo che la fonte della piet si
secasse in loro, ma tutta lumana generazione ne sent: serrata fu la vita etterna, che con tutte le nostre
giustizie neuno vi poteva intrare. Chi fu cagione di tanto male? Lamore proprio, el quale amore fa
luomo ingrato e parturisce la superbia; e perch Adam fu ingrato della innocenzia e signoria che Dio
gli aveva dato, avendolo fatto signore sopra tutte le creature che non nno in loro ragione (unde
qualunque animale egli avesse chiamato, sarebbe andato a lui, come sudditi suoi): ma poi doppo la
ingratitudine sua, con la quale pass el comandamento di Dio, trov ribellione in tutti gli animali. E s
come fu ribello a Dio, cos fu ribello a s medesimo, trovando ribellione nella legge perversa della
fragile carne sua, la quale continuamente impugna contra lo spirito. S che, mentre che altri vestito del
vecchio uomo, mai non pu essere grato n a Dio n alle creature.
La ingratitudine per che procede? Da lamore propio: tolle la dilezione della carit; fa luomo
superbo, ricognoscendo quello che egli di bene da s, e non da Dio; non vede s non essere, perch l
proprio amore l accecato ch se egli vedesse cognoscerebbe che lessere e ogni grazia che posta
sopra lessere, spirituale e temporale, tutto l da Dio, perch solo Dio colui che . Lo ingrato non
paziente, perch separato dalla carit e dilezione del prossimo; la sua speranza vana, perch si
confida in s: spera ne ladiutorio umano, e non ne ladiutorio divino; la fede sua morta, perch
senza buona operazione: per che fede senza opera, morta .
Se egli suddito, egli disobediente; se egli signore che tenga stato di signoria, egli commette
ingiustizia, e non fa giustizia se non ad animo la quale non giustizia, anco ingiustizia , perch o
egli la fa per odio o dispiacere che egli verso quello cotale, o per piacere e non dispiacere alle
creature, o per propria utilit che egli ne trasse: unde vediamo in ogni cosa mancare la santa giustizia.
E signori naturali sonno fatti tiranni; al petto del Comune non si notricano e sudditi con giustizia n
carit fraterna, ma ciascuno con falsit e bugie attende al bene proprio particulare, e non al bene
universale; ognuno cerca la signoria per s, e non il buon stato e reggimento della citt. Ma, come
ciechi, non saveggono de loro guai, ch, credendo acquistare, perdono; credendo possedere, lassano a
tale ora che essi non se l pensano.
Questo aviamo veduto e provato; tutto el permette Dio per divina giustizia, per purgare la nostra
ingratitudine, e per farci tornare a cognoscimento, e con la verga umiliarci sotto la potente sua mano.
Non sia veruno cos matto che, mentre che egli sta in questa cechit dignoranzia e dingratitudine,
creda potere acquistare n conservare la grazia, n possedere la signoria temporale, per che egli
perduta la signoria di s medesimo, e con ingratitudine sottoposta la ragione alla propria fragilit.
Non veruno male, carissimi fratelli, che di questo vizio non esca; adunque v necessario di
spogliarvi de luomo vecchio, cio del proprio amore unde esce la ingratitudine, e vestirvi de luomo
nuovo, Cristo dolce Ges, cio della dottrina sua, seguitando le sue vestigie. Egli, per lobbedienzia del
Padre e salute nostra, per satisfare alla colpa dAdam fece il contrario di ci che esso Adam aveva
fatto: Adam con la disobedienzia corse al diletto, con superbia e ingratitudine del beneficio ricevuto; e
il dolce e amoroso Verbo corse, come innamorato, con obbedienzia allobrobriosa morte della croce.
Umiliossi Dio a luomo pigliando la nostra umanit, e Dio e Uomo si umili infino allobrobriosa
morte della croce; e cos satisfece alla colpa della nostra ingratitudine, s come nostro tramezzatore.
Convienci vestire dunque della dottrina di questo uomo nuovo, con vera e santa sollicitudine, e
vestirci dellaffetto della sua carit che tanto amore ci mostrato che se luomo non gi pi duro
che la pietra, villano e mercenaio, senza lume o intendimento non pu fare che non ami: per che
condizione de lamore damare quando si vede amare. Ma la nuvila de lamore proprio ci tolto el
lume, che non il vediamo; e chi non vede non cognosce, e chi non cognosce non ama; non amando, non
grato. Adunque ci bisogno el lume per cognoscere quanto siamo amati da Dio, e i difetti nostri, e a
cui Dio vuole che si dimostri lamore che noi aviamo a lui.
Noi s vediamo che l prossimo ci posto per mezzo a mostrare in lui lamore che aviamo a Dio:
perch, non potendo fare utilit al sommo bene, ci posto che l facciamo al prossimo nostro, e in lui
dimostriamo lamore, sovenendolo, aitandolo, e consigliandolo in ci che si pu, a ognuno secondo lo
stato suo. Questo uno debito che ciascuno tenuto di pagarlo; s come ci debbito dessere sudditi e
obbedienti alla santa Chiesa, e sovenirla in ci che si pu. Ch se noi siamo tenuti di sovenire nella
necessit el fratello nostro, molto maggiormente la nostra madre santa Chiesa, e il padre nostro Cristo
in terra: sopra questi mostraremo la gratitudine dessere grati e cognoscenti de beneficii ricevuti, e
notricaremo in noi la fonte della piet.
A questa gratitudine vinvito che voi ci veniate, perch mi pare che per infino a qui poco laviate
avuta.
Non fate cos, carissimi fratelli, ch non venuta meno la virga della divina giustizia, con la
quale siamo stati e saremo battuti. Recatevi, recatevi oggimai le colpe vostre commesse, e le grazie
ricevute, a memoria, a ci che siate grati e cognoscenti, e notrichiate in voi la fonte della piet. Non
cinganniamo, fratelli miei dolci: molte sonno loffese e le iniquit vostre, contra Dio commesse e
contra l prossimo, contra l vicario di Cristo e contra la santa Chiesa; le quali iniquit non potete
mantellare co difetti de pastori e ministri della santa Chiesa, per che non tocca a voi di punirli, ma al
sommo giudice e al vicario suo.
Ora, non obstanti questi difetti, e quali nno meritato grande punizione, avete ricevuta tanta
misericordia: riposti sete con grande benignit al petto della santa Chiesa, potendo ricevere el frutto del
sangue, se voi el volete, da papa Urbano VI, vero sommo pontefice e vicario di Cristo in terra, el quale
v perdonato e absolutovi con tanta carit, dandovi ci che avete chiesto, trattativi non come figliuoli
che avessero offeso e ribellatisi al padre loro, ma come se mai non laveste offeso. Ora il vedete in
tanto bisogno; e non tanto che voi el soveniate, ma quello che avete promesso non attenete, unde
mostrate segno di grande ingratitudine, della quale temo che, se voi non sarete grati e cognoscenti, che
Dio non permetta che la punizione ve la diate tra voi medesimi, s come gi avete fatto per ladietro.
Adunque io vi prego per lamore di Cristo crocifisso, e per vostra utilit, che l cuore vostro sia
fermato e stabilito, e non vada vacillando; ma affermativamente tenere questa verit ferma, che papa
Urbano VI veramente sommo pontefice. E mostrate dessere, e siate, grati e cognoscenti e veritieri,
cio dattenere quello che avete promesso e sovenire la santa Chiesa e il padre vostro. Voi vedete bene
se fa per voi, o s o no, essendo voi fatti debili per divisione; e i travagli sonno grandi nel mondo. A
questo modo conservarete lo stato vostro, e non con la ingratitudine; e per vi dissi chio desideravo di
vedervi grati e cognoscenti, considerando io che ella quella virt che notrica la fonte della piet, e con
essa invitiamo Dio a crescere e multiplicare le grazie. Adunque voglio che siate solliciti a mostrarla,
come veri figliuoli che dovete essere nella santa Chiesa, combattitori per la verit e per la santa fede a
dissolvere e disfare quelli che ne sonno contaminatori. A questo modo sarete grati delle grazie ricevute,
e purgarete le colpe vostre. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Amatevi, amatevi insieme, ch se tra voi vi farete male, neuno sar che vi faccia bene. Non
dormite pi nel letto della ingratitudine, ma siate grati e cognoscenti a Dio e a la santa Chiesa, e al
padre nostro papa Urbano, unde vi verr ogni bene; e conservarete i beni delle grazie spirituali e
temporali. Perdete lamore proprio, e state in carit insieme, nella dilezione sua; rendete il debito vostro
a cui voi sete tenuti di renderlo.
Perdonate alla mia ignoranzia, ch per amore della salute vostra mi so mossa a scrivere a voi,
constretta dalla divina dolce bont. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 338
A missere Andreasso de Cavalcabuoi, alora Senatore di Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi signore giusto: cio che nello stato vostro della
signoria, dove voi sete, voi siate giusto e mantenitore della santa giustizia, facendola sempre con
ragione; e non siate ingiusto, commettendo ingiustizia volendo pi tosto piacere agli uomini che a Dio.
Ma non vego che gi mai luomo possa avere questa virt della santa giustizia se in prima egli
non vive giustamente, privandosi de lamore propio di s e dogni piacere umano, per che tutti e vizii
procedono da questi: ch solo offendiamo Dio quando noi cerchiamo di compire e nostri disordenati
desiderii, desiderando con propio amore quelle cose che sono fuore della volont di Dio, con uno
piacimento disordinato che luomo in s. E perch esso piace a s medesimo, per si studia di piacere
agli uomini del mondo; e di piacere a Dio non cura.
Non pu essere giustizia in costui, perch non giusto egli, come detto ; anco crudele che
ingiustamente, o per avarizia e desiderio di pecunia o per preghiere duomini, sar devoratore delle
carni del prossimo suo. Unde spesse volte vediamo che questi cotali mantengono la giustizia solo ne
povarelli la quale spesse volte ingiustizia , ma ne grandi no, cio di quegli che possono alcuna
cosa. Tutto questo procede dallamore propio e dal piacimento di s: non giusto, e per non tiene la
santa e vera giustizia; non locchio suo verso la citt de lanima sua ma solo al miserabile corpo,
cercando pure in che modo el possa dilettare, spendendo tutto el tempo suo lascivamente, pieno di
superbia e di pompa e di vanit: le quali tutte gli danno la morte. Ma la tapinella anima che debba
essere tempio di Dio dove Dio abiti per grazia , egli l fatta tempio del dimonio: data questa citt
nelle mani e signoria sua, sottopostala al peccato che non cavelle. E, come cieco, senza veruna
ragione, non raguarda in quanto male egli venuto, n la pena che seguita doppo la colpa, ch se egli la
vedesse eleggerebbe inanzi la morte che offendere il suo Creatore per veruna cosa del mondo; anco
singegnarebbe di fare buona guardia acci che lanima che debba essere donna non fusse serva, e
la sensualit che debba essere serva non fusse donna. Ma egli fa el contrario, perch non attende ad
avere cura della citt sua; e non avendo locchio a s, non lavr mai sopra la citt attuale della quale
fusse fatto signore. E per non guarda al bene universale e comune di tutta la citt, ma solo a s
medesimo o a bene particulare, el quale per proprio suo piacere, o utilit che ne torni a lui medesimo.
Adunque ci bisogno dessere giusti, e giustamente guardare la citt dellanima nostra, vivendo
col vero e santo timore di Dio: essere amatori delle virt e odiatori de vizii. Per questo modo
gustaremo el sangue di Cristo crocifisso; rilucer in noi la vera e santa giustizia, perch sarete signore
giusto e pietoso a lanima vostra e al prossimo: in altro modo, no. E per vi dissi chio disideravo di
vedervi signore giusto, cio vivendo giustamente, acci che voi manteniate ragione e giustizia nello
stato che voi sete.
Carissimo fratello, non dormite pi, ma con sollicitudine vi svegliate dal sonno. Torniamo a noi
medesimi, non aspettando el tempo per che l tempo non aspetta noi. Considerando io che l tempo
tanto breve che mai non potremo imaginarlo, vorrei che noi escissimo dobligo, rompessimo el legame
nel quale siamo legati, per che colui che legato non pu andare: ed egli a noi pur bisogno dandare
per la via delle virt seguitando la dottrina di Cristo crocifisso, el quale via, verit e vita; e chi va per
lui non va in tenebre, ma per la luce: adunque ci bisogna andare per questa dolce e dritta via. Con che
tagliaremo questo legame? Col coltello dellodio del vizio e amore delle virt, gittando la fune con la
santa confessione. E per giognere a questo neuna fadiga ci debba parere malagevole n dura, ch pi
malagevole e duro ci debba parere di vedersi legata lanima, che veruna fadiga che portasse il corpo.
Unde io vi prego per amore di Cristo crocifisso, che per fadiga voi non lassiate di venire al luogo dove
potete essere sciolto.
Ingegnavomi bene di fare che voi non aveste questa fadiga, ma el sommo nostro pontefice, papa
Urbano VI, disse ponendogli io el caso vostro innanzi che a lui pareva e piaceva che, potendo voi
venire, e non essendo molto di lunga, voleva che veniste; non tanto per voi, ma perch gli altri,
vedendo riescitone voi senza fadiga, di leggiero non savezzassero a cadere in simile caso. Ma venga
egli, e io gli far disse ogni grazia. Ora dico io a voi: forse che la divina bont el permette che
alla Santit sua non sia piaciuto , acci che voi veniate a ricevere utilit in pi modi: ch, venendo,
voi sarete sciolto lanima; e il corpo poterebbe essere che si legarebbe al servizio della santa Chiesa. El
quale servizio molto piacevole a Dio, e spezialmente nel tempo doggi, che ella in tanta necessit.
Pregovi che non vi sia grave, ma pigliate el partito el pi tosto che si pu; e io in questo mezzo non
lassar, per, chio non bussi alla porta della Santit sua a pregarnelo strettamente. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Abiate memoria del sangue sparto per voi con tanto fuoco damore. Guardatevi delloffizio e
della messa, acci che non sagionga colpa sopra colpa. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 339
A signori Priori del Popolo e Comune di Perogia.
Al nome di Ges crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi sovenitori a la necessit del padre vostro e alla vostra
medesima: per che l sovenire a lui sovenire a la salute vostra spiritualmente e temporalmente.
Spiritualmente in quanto, sovenendo a questa dolce sposa della santa Chiesa e a papa Urbano VI,
voi rendete il debito vostro el quale tutti siamo obligati di rendere ; rendendolo noi mostriamo
dessere grati e cognoscenti a Dio e a lui delle grazie che egli ci fatte e fa continuamente: grazie, ch
comparazione non potremmo ponere a quello che noi rendessimo a lui, a rispetto di quello che d a noi.
Per che quello che egli ci dona uno bene che ci d vita etterna: ci sonno e sacramenti della santa
Chiesa e altri doni spirituali, che tutti nno vita e vagliono a noi in virt del sangue dove noi gli
riceviamo con vera e santa disposizione e col lume della santa fede , e in altro modo ci darebbero
morte, non per difetto di doni, n di lui che dona, ma per la mala disposizione nostra con che noi
ricevessimo.
E tutti sonno ministrati da lui; e senza lui non gli potiamo ricevere, per che tiene le chiavi del
sangue de lumile Agnello, sparto per noi con tanto fuoco damore: s che egli d a noi bene infinito,
dove noi ci disponiamo, come detto . E noi doviamo dare, se voliamo rendere il debito nostro, cosa
finita, cio di queste cose transitorie, suvenendolo nel suo bisogno; e doviangli dare il desiderio con
umile orazione; e con cordiale amore dare questa substanzia temporale, s come debba fare el figliuolo
al padre suo. Vedete dunque che comparazione non si pu ponere da luno a laltro, se non quanto dalla
cosa infinita a la finita.
Anco ci soviene temporalmente. Come? Che, essendo noi figliuoli ribelli a lobedienzia di lui
padre, giustamente eravamo privati della eredit; ed egli v concessa la eredit, e perdonatavi la
ingiuria fatta a Dio e a lui: distese le ale della sua misericordia, sovenendo al bisogno della salute de
lanima e del corpo. Doviamo dunque essere grati, a ci che se nutrichi la fonte della piet in noi, e non
si desecchi.
Ora il tempo da mostrare questa gratitudine, nel tempo che vediamo contaminare la fede nostra:
faccendolo, facciamo bene, perch rendiamo il debito; rendendo il debito siamo obbedienti, della quale
obbedienzia ci seguita la grazia che ci d vita. Ecco dunque che a noi medesimi facciamo bene, e
soveniamo spiritualmente al bisogno della nostra salute: perch ne lobedienzia della santa Chiesa e del
sommo Pontefice ci vagliono tutte le grazie le quali ci sono ministrate per lui. E non facendolo, ce ne
priviamo; e cos ci facciamo danno di colpa.
Bene dunque vero che, sovenendo el padre nostro, noi medesimi soveniamo delle grazie:
spirituali, dico, e temporali. Come? Dicovelo: che vedendo noi questi tempi apparechiati a tante
fadighe, e disponere i vostri paesi ad avenimento di signori, e noi siamo teneri come il vetro, per li
molti defetti nostri e grandi divisioni. Unde discostandovi, e non sovenendo el padre nostro, saremmo a
pericolo, perch, essendo separati dalla nostra fortezza, troppo saremmo debili. Ch, non mostrando ora
in questi bisogni dessere per lui, mostriamo dessere contra lui, s come disse la dolce Verit: Chi non
per me, contra me (Mt 12, 30; Lc 11, 23); e diamo materia che, ne grandi bisogni che ci
occorrono, egli ci renda di quello che noi diamo a lui.
E voi sete pure certi di questo se gi voi non sete pi ignoranti che laltre persone : che il
braccio della santa Chiesa, se pure indebilisce, mai non rotto; e de la debilezza esce sempre fortificato
el braccio e chi ad esso saccosta. Poi invitiamo il divino sopplicio a venire sopra di noi, dimostrando
tanta ingratitudine: ch giustamente Dio sindegnarebbe contra noi disciplinandoci con la verga sua
non sovenendo al padre nostro papa Urbano VI e alla fede nostra; la quale vediamo che gliniqui
uomini ci nno dentro seminata la tenebre, come crudeli e malvagi uomini. Ma la luce confonder la
tenebre loro, e la verit la loro bugia.
Non tardate pi, n dormite nel sonno della negligenzia, ma con sollicitudine fate ci che si pu
fare in bene della santa Chiesa, per che questo nostro; e ciascuno per s medesimo el debba fare,
perch lutilit torna a noi come al padre nostro, s come detto , in ogni modo. Siatemi tutti virili, e
non voliate ritrare adietro per veruno timore servile, per che qui non bisogno timore se non el timore
santo di Dio.
E se noi saremo veri figliuoli e vorremo la eredit, saremo sovenitori al padre e a noi medesimi; e
non tanto la substanzia, ma la vita ci metteremo, se bisognasse. Ma io maveggo che la fredezza
ricoperti e cuori nostri, e la cechit offuscato locchio dellintelletto che non ci lassa sentire n
cognoscere el nostro danno el quale noi vediamo; ma, come idioti, senza cognoscimento del danno e
delle grazie che aviamo ricevute infino ad ora, secondo che si mostra ne latto di fuore, non aviamo
dato neuno aiutorio se non parole. Conviensi che laffetto germini el frutto; e nel frutto mavedr che
voi amiate e reveriate con vera e pronta obedienzia alla fede nostra, sovenendo alla necessit della
santa Chiesa.
Strignetevi insieme, per Cristo crocifisso; poi non temete veruno tiranno, per che laiutorio
divino, per lo cui amore soverrete alla Sposa sua, vi diliberer. Aprite gli occhi, carissimi frategli, senza
passione damore sensitivo, a vedere il bene che ve ne pu seguitare e che ve ne seguita rendendo il
debito, come detto , e il male che per lo contrario ne viene da Dio e dagli uomini, aspettando la
verga della divina giustizia. Spero, per la bont di Dio, che vi far cognoscere quello che da fare; e
cognoscendolo el farete; facendolo, abracciarete el bene e schifarete el male, e io ne pregar Dio con
tutto el cuore e con tutto laffetto mio. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Perdonatemi se troppo v gravati di parole: la necessit della santa Chiesa e della nostra salute
m constretta. Umilemente mi vi racomando. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 340
A madonna Agnesa da Toscanella, serva di Dio di grandissima penitenzia.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima suoro in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fare uno vero e reale fondamento, acci che vi
si possa ponere su ogni grande e buono edificio, che niuno vento contrario il possa dare a terra.
Non vi maravigliate perch io dico che io desideri di vedervi fare uno vero fondamento: che pare
uno cotale parlare come se ora cominciassimo a edificare la citt dellanima nostra, ed egli tanto
tempo che parbe che noi volessimo cominciare a fare questo fondamento; bench io confesso che io nol
feci mai. Ma la cagione perch io dico che ora el cominciamo a fare perch ogni d di nuovo lanima
debba cominciare a fare questo principio.
Poich aviamo veduto che ci conviene fare questo fondamento, ora vediamo dove, come, e in
che.
Dicovelo: el luogo il vero cognoscimento di noi, el quale cognoscimento si cava nella valle
della vera umilit. E in che modo? col lume della santissima fede, cavando colle mani dellodio
laffetto del disordinato amore, el quale quella terra che ingombra lanima; e vuolsi riempire colle
pietre delle vere e reali virt, colla mano dellamore con affocato e santo desiderio. E che ci porremo
su? la fame dellonore di Dio, e della salute dellanime, imparando dellumile immaculato Agnello,
seguitando la dottrina sua; la quale dottrina non cinsegna altro se non damare lui sopra ogni cosa, e il
prossimo come noi medesimi. E per lanima prudente, che fatto el suo principio nel cognoscimento
santo di s per lo modo detto dove cognosciuta la grande bont di Dio e lamore ineffabile che egli
ci , ella sinamora di lui e di quello che egli pi ama cio la creatura che in s ragione ; e per
subito si pone alla mensa del santo desiderio di prendere il cibo dellanime e duccidere in s la propria
volont, e vestirsi delle virt per onore di Dio.
E questa volont si debba uccidere non mezza, ma tutta. Sapete quando succide pur mezza?
quando lanima taglia laffetto suo da queste cose transitorie, tagliandone lamore sensitivo, e piglia di
fare la volont di Dio, el quale vuole che ce ne spogliamo. Rimane mezza morta, essendo morta in
questo; e mezza le rimane viva, cio nelle cose spirituali, cercando le proprie consolazioni, elegendo
tempi e luoghi e consolazioni a modo nostro, e non a modo di Dio: la quale cosa non si debba fare.
Anco, doviamo liberamente e schiettamente servire il nostro Creatore, e a lui lassare discernere tempi e
luoghi e consolazioni a modo suo, per che egli il medico e noi siamo glinfermi; onde a suo modo
doviamo ricevere e pigliare la medicina. Bene stolta e matta quella anima che vuole andare a suo
modo: pare che si reputi sapere pi che Dio, e non se navede. Egli pur cos, perch l velato con
questo colore: che le pare esser pi piacevole a Dio nel modo suo che in quello che l permesso da
Dio. Per questo modo spesse volte riceve grandissimi inganni. E onde viene la cagione che la volont
sta viva in questo? dallamore che conceputo alle proprie consolazioni, avendo fatto in esse il suo
fondamento. Alcuni el fanno nelle visioni e revelazioni, unde traggono grande diletto, quando ne
ricevono; e non ricevendo, nno pena. Questo non buono principio, per che spesse volte crederanno
che ella sia da Dio, e ella sar dal dimonio, perch il dimonio ci piglia con quello amo che egli ci vede
pi atti a ricevere.
E anco alcuna volta ci permetter le molte consolazioni mentali Dio, non a ci che noi ci
poniamo il principale affetto, ma perch raguardiamo allaffetto di lui donatore pi che al dono. Poi in
un altro tempo non ce le dar, ma dar altro sentimento, o di molte battaglie, o tenebre e sterilit di
mente, unde lanima ne viene a grandissima pena, e parle essere privata di Dio quando privata di
quello che ama. E Dio il permette per levarla dalla imperfezione, e farla venire a perfezione; e per
levarla dallapetito delle revelazioni, e farla notricare alla mensa del santo desiderio, nel quale ella
debba fare ogni suo principio.
Alcuna volta sono molti che ricevono inganno nella penitenzia. Questo quando la creatura si
pone per principale affetto la penitenzia, e attende pi a uccidere il corpo che la propria volont col
dove ella debba uccidere la propria volont e mortificare il corpo : e tanto amore vi pone, che non le
pare potere avere Dio senza questa penitenzia. Questo fondamento non sufficiente di ponervi su
grandi edificii, anco, molto pericoloso e nocivo allanima. E per non si debba ponere per
fondamento ma per parete; e il principio suo fare sopra laffetto dolce della carit, e nelle virt
intrinseche dellanima, le quali non si perdono mai per luogo n per tempo, se noi non vogliamo, e non
ci possono essere tolte da veruna creatura. La penitenzia si debba pigliare per istrumento, e usarla per
augumentare la virt e per mortificare il corpo, ma non per principale affetto. Chi fa altrimenti, inganna
molto s medesimo. Ben debba la persona cognoscere che la penitenzia le conviene fare a tempo, per
che in ogni tempo non l possibile seguirla come cominciato, perch il vasello del corpo, quando
mortificato e macerato un tempo, non pu cos laltro; non potendo, pena, e parle essere riprovato da
Dio. La mente ne rimane tenebrosa, perch tolto via quello unde le pareva ricevere el lume e la
consolazione: questo ladiviene perch fatto qui su il suo principio. Questi cotali sono atti ad avere
pur assai fadiga, ma poco frutto.
Sono atti a mormorazione e a giudicio inverso coloro che non tenessero per la via della
penitenzia, perch tutti gli vorrebbero vedere andare per quella via che vanno essi. Non se navegono: e
quasi pare che vogliono ponere legge allo Spirito santo che ci chiama e guida per diversi modi: chi per
penitenzia e chi per altro modo; chi con poca, e chi con molta, secondo la possibilit della natura; e chi
se ne va solo con laffocato desiderio, e questi sono quelli che fanno il grande guadagno: corrono tutti
illuminati, liberi e senza pena; perch nno morta la volont loro, non danno giudicio ma godono di
vedere tanta diversit di modi ne servi di Dio, perch vegono che nella casa del Padre nostro sono
molte mansioni, e che egli che dare.
Questi non ricevono pena per privazione di consolazioni, anco ne godono per odio santo che nno
di loro, reputandosi degni della pena e indegni del frutto che seguita doppo la pena. Non attendono a
cercare s per s, ma per Dio; e Dio non amano per proprio diletto, ma per la bont sua, che degno
dessere amato da noi; e il prossimo amano perch ci comandato; e nno veduto col lume della fede
che Dio lama ineffabilmente, e per essi lamano. In questa vita gustano larra di vita eterna, perch
nno morta la volont in tutto, e non a mezzo, nelle cose spirituali e temporali.
O carissima suoro, non credete, n caggia nella mente vostra, chio vi spregi la penitenzia
corporale. No, anco la commendo in quanto ella sia posta per strumento, come detto, ma non per
principale affetto. Per altro modo, riceveremo moltissimi inganni. Doviamo adunque fare uno principio
duno cognoscimento di noi, e di Dio in noi; tutte schiette e liberali corrire alla mensa della santissima
croce dove noi troviamo el fuoco della divina sua carit , e, come affamate, a questa mensa pigliare
el cibo de lonore di Dio e salute dellanime, satollandoci dobrobrii, di scherni e villanie, sostenendo
infino alla morte. Per questo modo seguitaremo la dottrina di Cristo crocifisso, el quale via, verit e
vita; e chi va per lui, non va in tenebre, ma giogne alla luce.
E veramente egli verit, che chi seguita la sua dottrina riceve lume di grazia: tollegli la tenebre
de lamore proprio e della ignoranzia; e riceve una luce, cio uno lume sopranaturale, col quale lume
veduto e cognosciuto dove gli conviene fare il suo principio: e per l fatto, e edificato la citt
dellanima sua. veduto con grande prudenzia quella cagione che impedisce la sua perfezione, e per
in tutto la tolle da s; e strigne e abraccia quello che labbi a conservare e crescere nella perfezione.
Dilargando el cuore e laffetto nellardore della divina carit, non pensa di s, ma pensa pure in
che modo possa pi piacere a Dio in cercare lonore suo e la salute dellanime. E perch vede che
questo non potrebbe fare con la volont viva, per si studia duccidere e abnegare in tutto questa
volont, e di mortificare il corpo, in tanto che di neuna cosa pare che si cura, se non di vestirsi delle
virt. Unde se ella consolazione da Dio, o da le creature per Dio, ella saumilia, ricevendo con
ringraziamento, e reputandosene indegna; e se ella tribolazione, tentazione o tenebre di mente, ella le
riceve con pazienzia e amore, cognoscendo che ci che Dio le permette, di qualunque cosa si sia, glili
d per amore, per farla venire allo stato perfetto del quale ella desiderio.
Se ella rimossa dalla sua penitenzia che ella faceva per mortificare el corpo o per obedienzia o
per non potere , ella se ne pone in pace, e non tempesta n amaritudine nella mente sua, perch non
aveva fatto in essa el suo fondamento, ma nellaffetto delle virt: e per non pena. Tutto il contrario
fanno coloro che nno fatto el loro principio solo nella penitenzia, perch la volont loro viva e non
morta, unde nno pena intollerabile quando ne sono fatti levare, o quando per necessit la conviene loro
lassare: cio, quando per mancamento di natura non possono seguire quello che nno cominciato,
vengonne ad impazienzia in loro medesimi, e a dispiacere verso chi gli lo mpedisce. E volendo
giognere a perfezione, vengono a imperfezione.
Adunque, carissima figliuola, facciamo el nostro principio e vero fondamento non in cosa
imperfetta, ma in cosa perfetta, cio nel vero cognoscimento di noi, come detto , con desiderio delle
virt le quali non ci possono essere tolte , notricandoci alla mensa del santo e vero desiderio,
satollandoci degli obrobrii de lumile Agnello. Per che in altro modo non potremo piagnere con umili
e continue orazioni sopra el figliuolo morto de lumana generazione, n sopra el corpo mistico della
santa Chiesa, la quale oggi vediamo in tanta tribolazione. Vedendo io che altro modo non c migliore
per lavorare in noi e in altrui, che fare questo dolce principio, dissi chio desideravo di vederci fare uno
vero e reale fondamento, acci che ci potiamo edificare su virt vere. E cos vi prego per lamore di
Ges Cristo crocifisso che facciate; e non vogliate usare indiscrezione, per poco lume, di darvi tanto a
uccidere il corpo: ma in tutto uccidere la propria volont, che non cerchi n voglia altro che Dio a modo
suo, e non a vostro. Altro non vi dico.
Di quello che mi mandasti a dire, dandare al Sepolcro, non mi pare che sia dandarvi per questi
tempi; ma credo che sia pi la dolce volont di Dio che vi stiate ferma, e gridiate continuamente con
cordiale dolore nel cospetto suo, e con grande amaritudine di vederlo offendere tanto miserabilemente,
e spezialmente della eresia che levata dagli iniqui uomini per contaminare la fede nostra, dicendo che
papa Urbano VI non vero papa. El quale vero sommo pontifice e vicario di Cristo, e cos confesso
nel cospetto di Dio e dinanzi alle creature.
Bagnatevi nel sangue sparto per noi con tanto fuoco damore, e a me perdonate se troppo
presuntuosamente avessi parlato. Pregate Dio per Cristo in terra e per me, che mi dia grazia chio dia la
vita per la sua verit dolce.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 341
A missere Angelo, nuovamente eletto vescovo Castellano.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi alluminato duno vero e perfettissimo lume, a ci che
nel lume di Dio vediate lume, per che vedendo conosciarete la sua verit; cognoscendola, lamarete: e
cos sarete sposo della verit.
Senza questo lume andaremo in tenebre: non saremo fedeli ma infedeli sposi della verit, perch
questo lume quello mezzo che fa lanima fedele; dilongala dalla bugia della propria sensualit, e falla
corrire per la via di Cristo crocifisso, el quale essa verit; fa el cuore maturo, stabile e non volubile
cio a dire che per fadiga non si muove con impazienzia, n per consolazione con disordinata
allegrezza : in ogni cosa ordinato e pesato ne costumi suoi, tutto el suo operare fatto con
prudenzia e con lume di grande discrezione. E s come prudentemente adopera, cos prudentemente
parla, e prudentemente tace, dilettandosi pi dudire le cose necessarie, che parlare senza bisogno.
Questo perch ? perch con lume veduto nel lume che il dolce Dio eterno si diletta di poche parole e
di molte operazioni.
Senza el lume non laverebbe cognosciuto: e per averebbe fatto tutto el contrario, parlando
molto e facendo poco. El cuore suo andarebbe a vela, ch nella allegrezza sarebbe leggiero con vanit
di cuore, e nella amaritudine si trovarebbe con disordinata tristizia. In ogni male atto a cadere quelli el
quale privato del lume; e cos colui che nel lume della verit eterna veduto lume disposto e atto a
venire a grande perfezione, e vienvi se con sollecitudine e odio santo di s, e amore della virt,
essercita la vita sua, ma in altro modo no. Anco, sarebbe tutta imperfetta e corrotta la vita sua; corrotta
la vita, sarebbero corrotte tutte le sue operazioni: della ragione averebbe fatta serva, e della sensualit
donna; ci che Dio gli desse, pigliarebbe in morte.
In qualunque stato si fusse, non rendarebbe a Dio il debito suo, n al prossimo, n a s: cio di
rendare a Dio lonore damarlo schiettamente senza rispetto di s, ma solo perch egli degno dessere
amato, perch egli somma ed eterna bont. A s non rendarebbe odio (il quale si debba rendare
odiando la propria sensualit, con aggravare le colpe sue passate e presenti con vero dispiacimento
dolendosi pi delloffesa di Dio che della pena propria che gli seguita doppo la colpa ), e al prossimo
la benivolenzia damarlo strettamente come s medesimo, servirlo e aitarlo in ci che egli pu, per
trarlo fuore delle mani delle demonia. Costui non si pascerebbe alla mensa dellaffocato desiderio de
lonore di Dio e del cibo de lanime; a la quale mensa Dio ci richiede che continovamente stiamo a
prendere questo cibo: massimamente e pastori della santa Chiesa, a quali Dio commessa la cura de
lanime, dieno cercare.
Questi debbono essere pastori veri, seguitando el buono e santo pastore, el quale dispose e di la
vita per le pecorelle sue (Gv 10, 11), e colla pena della croce comp lobbedienzia del Padre e la salute
nostra. Mai non rifiut labore n fatiga, n allent mai el desiderio dessa nostra salute n per lo
demonio, n per detto delli Giuderi, che gridavano: Descende della croce (Mc 15, 30-32; Mt 27, 40-
42), n per nostra ingratitudine. Noi doviamo seguitare le vestigie sue: a questo vinvito, carissimo
padre.
Nuovamente Dio v messo in questo giardino della santa Chiesa, e postovi el peso delle anime, a
ci che facciate s come facevano i dolci e santi pastori, quando anticamente la Chiesa di Dio abondava
duomini virtuosi, e quali con lume dellintelletto si spechiavano in questa verit dinanzi, alora che si
ponevano non delizie n richezze, con adornamento di casa, con molti donzegli, n con grossi cavagli,
come fanno oggi, che tanto sono summersi in questo e negli altri defetti che dellanime non si curano.
Dico che non facevano cos essi, ma il loro obiecto era Cristo crocifisso; e cognoscendo col lume la
fame di questo dolce Verbo la quale egli ebbe verso la nostra salute se ne innamoravano per s fatto
modo, che il sostenere e dare la vita era a loro grande allegrezza; i loro famegli erano i poveri, la loro
richezza era lonore di Dio, la salute delle pecorelle, e la essaltazione della santa Chiesa. Non si
ristavano mai dofferire dinanzi a Dio dolci e amorosi e penosi desiderii, dando loro la dottrina, con
essemplo di buona e santa vita; crescendo nello stato, non enfiavano per superbia, ma pi perfettamente
saumiliavano, per che el lume lo faceva chinare el capo, cognoscendo la gravezza e il peso che
ricevuto avevano in avere cura dellanime.
Ora il tempo: in quanto maggiore necessit che fusse gi grandissimi tempi o mai nella Chiesa
di Dio; in quanto il mondo pi abonda de vizii, tutto avelenato, in tanto che non si truova dove altri
possa posare el capo altro che in Cristo crocifisso. Non voglio che allentiate el santo desiderio che
avete e che dovete avere, di fare il debito nelloffizio vostro, n per inganno di demonio, che vi volesse
fare vedere che il meglio fosse conformarvi con li costumi degli altri, o che tempo non fusse di
correggiare li vizii delli sudditi vostri, e massimamente le immondizie e ribaldarie le quali truovansi ne
cherici (propriamente sareste uno demonio, perch vi scordareste dalla volont di Dio, e
conformarestevi con la sua); n per detto di creatura che volesse dire: Discende di questa croce, non
volere portare affanno, per che te ne seguitar pena e forse la morte. Se tu sostieni, e sudditi ti
credaranno, e possiderai in pace el benefizio tuo. Col timore santo risponda al timore servile, e alle
creature che con queste parole spaventano la sensualit: Or non so io mortale? or non posso io
rivocare questa morte? S bene: nel d de la resurrezione. Ma la morte etternale, la quale per questo mi
seguirebbe, non posso io mai reparare: agiungervi s, cruciando il corpo il d della resurrezione.
Adunque meglio m di ponere la vita, e seguitare Cristo crocifisso; e con fede viva credere in verit
che per lui potrete ogni cosa. N voglio che voi lasciate, per ingratitudine loro, mai di subvenirli e
procacciare la vita loro, iuxta il vostro potere.
Siatemi vero e perfetto ortolano in divellere li vizii e piantare le virt in questo giardino: per
questo v Dio ora, di nuovo, posto e chiamato. Siate adunque tutto virile a rendare il debito vostro.
Son certa che se arete vero lume, el farete compitamente; altrementi, no. E per vi dissi che io
desiderava di vedervi alluminato duno vero e perfettissimo lume.
Pregovi per amore di Cristo crocifisso e di quella dolce madre Maria, che vi studiate di compire
di voi la volont di Dio e il desiderio mio, e allora reputar beata lanima mia. Non pi tempo da
dormire, ma da destarsi dal sonno della negligenzia, e levarsi dalla cechit della ignoranzia; e realmente
sposare la verit collanello della santissima fede, non tacendola per veruno timore, ma largo e liberale,
disposto a dare la vita, se bisogna; tutto ebbro del sangue de lumile e immaculato Agnello, traendolo
delle mamille de la dolce Sposa sua, cio della santa Chiesa, la quale vediamo tutta smembrata. Ma
spero nella somma ed eterna bont di Dio che le rendar e membri sani e non infermi, odoriferi e non
putridi; e fabricarannosi questi membri sopra le spalle de veri servi di Dio amatori della verit, con
molti labori e sudori e lagrime, e umile e continova e fedele orazione. Altro non vi dico. Confortatevi in
croce con Cristo dolce Ges.
Umilemente mi vi racomando.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.
Siate uno padrone in cotesta citt ad annunziare virilmente la verit di papa Urbano VI, sommo e
vero pontifice; e in tutto vi studiate di mantenergli nella fede, obedienzia e reverenzia della santa
Chiesa e della sua Santit.

LETTERA 342
A don Roberto da Napoli, prete secolare.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
A voi, riverendo e caro padre, per reverenzia di quello dolcissimo sagramento, io Caterina serva e
schiava de servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con
desiderio di vedervi unito e transformato nel fuoco de la divina carit, el quale fuoco un Dio con
luomo, e tennelo confitto e chiavellato in croce.
O inestimabile e dolcissima carit, quanto dolce lunione che tu i fatta con luomo! Bene i
dimostrato lo ineffabile amore per molte grazie e benefizii fatti a le creature, spezialmente per lo
benefizio de la incarnazione del Figliuolo, cio di vedere la somma altezza venire a tanta bassezza
quanto la nostra umanit. Bene si die vergognare lumana superbia di vedere Dio tanto umiliato nel
ventre de la gloriosa vergine Maria, la quale fu quello campo dolce dove fu seminato el seme de la
parola incarnata del Figliuolo di Dio.
Veramente, carissimo padre, questo benedetto e dolce campo di Maria!: fece in lei questo Verbo
inestato ne la carne sua, come el seme che si gitta ne la terra, che per lo caldo del sole germina e trae
fuore el fiore e l frutto, e l guscio rimane a la terra. Cos veramente per lo caldo e fuoco de la divina
carit che Dio ebbe allumana generazione, gittando el seme de la parola sua nel campo di Maria, o
beata e dolce Maria, i donato el fiore del dolce Ges. E quando produsse el frutto questo benedetto
fiore? Quando fu inestato in sul legno de la santissima croce: allora ricevemmo vita perfetta. E perch
dicemmo: el guscio rimane a la terra, quale fu questo guscio? Fu la volont dellunigenito Figliuolo
di Dio, el quale, in quanto uomo, era vestito del desiderio suo dellonore del Padre e de la salute nostra.
E tanto fu forte questo smisurato desiderio, che corse come innamorato, sostenendo pene e vergogne e
vitoperio infino allobbrobiosa morte de la croce. Considerando, venerabile padre, che questo
medesimo fu in Maria, ed ella non poteva desiderare altro che lonore di Dio e la salute de la creatura,
per dicono e dottori, manifestando la smisurata carit di Maria, che di s medesima avrebbe fatto
scala per ponare in croce el figliuolo suo, se altro modo non avesse avuto. E tutto questo era perch la
volont del figliuolo era rimasa in lei.
Tenete a mente, padre, e non vesca mai del cuore n de la memoria n dellanima vostra, che
sete stato offerto e donato a Maria. Pregatela chella vappresenti e doni al dolce Ges figliuolo suo, ed
ella come dolce madre e benigna, madre di misericordia, vi rapresentar. E non siate ingrato n
scognoscente, per chella none schifa le petizioni, anco lacetta graziosamente. Siate fedele, non
raguardando per neuna illusione di dimonia n per detto di neuna creatura, ma virilmente corrite,
pigliando quello affetto dolce di Maria, cio che sempre cerchiate lonore di Dio e la salute dellanime.
E cos vi prego, quanto fosse possibile a voi, di studiare la cella dellanima e del corpo: ine vi studiate,
per amore e per santo desiderio, di mangiare e parturire anime nel conspetto di Dio; e quando fuste
richiesto nellatto de le confessioni non ci commettete negligenzia neuna, ma con perfetta sollecitudine
vi studiate di trargli de le mani de le dimonia. Questo sar el segno vero che siamo veri figliuoli, per
che a questo modo seguitiamo le vestigie del padre.
Ma sappiate che a questo affetto del grande e smisurato desiderio non potremo pervenire senza el
mezzo de la santissima croce, cio del crociato e affettuoso amore del Figliuolo di Dio, per chegli
quello mare pacifico che d bere a tutti quelli che nno sete e desiderio di Dio, e d pace a tutti coloro
che so stati in guerra e voglionsi pacificare con lui. Questo mare gitta fuoco che riscalda ogni cuore
freddo, e tanto el riscalda fortemente, che ogni amore servile perde; solo rimane in perfetta carit e in
santo timore di none offendare el Creatore suo. E non temete, e non voglio che voi temiate, la nsidia e
le battaglie de le dimonia che venissero per robbare e tllare la citt dellanima vostra. Non temete, ma,
come cavaliere posto nel campo de la battaglia con larme e col coltello de la divina carit che
quello bastone che flagella el dimonio , sappiate che a non volere perdare larme con la quale ci
conviene difendare, ce la conviene tenere niscosta ne la casa dellanima nostra per vero cognoscimento
di noi medesimi, ch quando lanima cognosce s medesima none essare ma sempre operatore di
quella cosa che non , cio del vizio e del peccato subbito diventa umiliata a Dio e a ogni creatura per
Dio, e cognosce ogni grazia e ogni benefizio da lui; vede in s traboccare tanta bont di Dio che, per
amore di lui e odio di s, cresce in tanta giustizia di s medesimo che volentieri, non tanto che ne vogli
fare vendetta, ma egli sempre desidera che tutte le creature, eziandio gli animali, ne faccino vendetta di
lui.
Ogni creatura giudica migliore di s: nascene uno odore di pazienzia, che non neuno peso s
grande n tanto amaro che con buona pazienzia, per amore e giustizia, elli non porti. E non vede s,
colui che anegato in questo amore; non vede pene n ingiurie che gli sieno fatte solo vede e
raguarda allonore di Dio e a la salute de le creature : eziandio non tanto le cose amare, ma le cari e
dolci e le consolazioni di Dio, per odio di s, reputandosi indegno di tanta visitazione e consolazione
quanta riceve da Dio. Per umilit grida spesse volte nel conspetto suo la parola di santo Pietro: Parteti
da me chio so peccatore! (Lc 5, 8), allora Cristo pi perfettamente si congiogne con lanima, allora
diventato gustatore e mangiatore dellanime. Or cos vi prego da parte di Cristo crocifisso che facciate
voi.
Permanete nel santo e vero cognoscimento di voi medesimo.

LETTERA 343
A Renaldo da Capova.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in voi uno vero e perfettissimo lume, cio el lume de
la santissima fede, per che senza el lume andaremmo in tenebre, e da la tenebre saremmo offesi.
Convienci dunque avere il lume: or vediamo quale quella cosa che ce l tolle; e che fa lanima che
in s questo lume; e che frutto ne riceve.
Se noi ci volliamo a vedere perch si perde locchio corporale, vediamo che si perde con coltello
che percuote locchio, o con pietra o con terra, o per disordenato caldo s come sono quelli che sono
abaccinati, che col caldo e lustro del baccino perdono il vedere, seccandosi la pupilla dellocchio ; e
in molti altri e diversi modi si perde la luce. Or vediamo quale questo caldo e questo lustro che acieca
locchio dellintelletto, e disecca la pupilla de la santissima fede: lamore proprio, col lustro del
piacere e parere umano. Quale il coltello? lodio de la virt. Le pietre sono li vizii, con le quali
pietre percuote locchio, facendolo infedele a Dio e fedele al mondo, pigliando la terra con la mano del
libero arbitrio cio con laffetto terreno posto in cose transitorie, le quali in tutto offuscano locchio
dellintelletto : subito che esso intelletto s posto dinanzi a s la terra, apparisce la notte, e cos
continuamente offeso da la tenebre. E bene che molte siano le cagioni che ci privano del lume, ma
queste sono le principali.
Che modo ci a fuggire la tenebre, e acquistare el lume? Con quello medesimo modo che luomo
l perduto, con quello el pu riavere; non con quello medesimo affetto, ma con quello medesimo atto e
con quella medesima mano del libero arbitrio, el quale arbitrio non ci pu legare n demonio n
creatura, se esso medesimo con la propria volont none el lega.
Quale quello baccino caldo, el quale ci doviamo ponere dinanzi allocchio dellintelletto
nostro? Cristo crucifisso, el quale nel baccino de la nostra umanit tenne il grande calore,
manifestando a noi el fuoco e labisso de la inestimabile carit di Dio, col lustro de la deit etterna,
natura divina intrisa e impastata col fuoco e con la natura nostra. Questo obiecto di questo dolce Verbo
Cristo crucifisso gitta tanto calore e lume che disecca lumido dellamore proprio, e col lume suo
dissolve la tenebre, ricevendo uno lume spirituale infuso nellintelletto. Subbito che el lume dentro
nellanima, comincia a tllere da s quella cosa che le tolle el lume, e ponere in s quella che le d
lume. E per piglia el coltello de lodio del vizio, e con le pietre dellamore de le virt percuote
locchio suo: cio che locchio si pone sopra le virt a raguardare la eccellenzia loro, e quanto elle sono
piacevoli a Dio, e utili a s. Subbito che l vedute, viene uno vento sottile duna fame de lonore di
Dio e salute dellanime, con uno desiderio di seguitare la dottrina de la verit.
Questo desiderio vento sottile che trae la terra dellocchio, purificandolo continuamente con la
umile continua e fedele orazione, ne la quale orazione tira a s la clemenzia de lo Spirito santo, el quale
dirizza laffetto in uno amore ordinato. El quale affetto trae a s el cielo e la terra, cio che col lume
vede che il cielo dellanima e la terra cio il vasello del corpo del prossimo suo si debba ponere ne
la pupilla de la fede; e nellaffetto suo essere fedele, per onore di Dio, in cercare la salute dellanime, e
subvenire al corpo ne la sua necessit, quanto gli possibile. Or per questa via, mutando el libero
arbitrio laffetto, rie la luce sua. Molti sono gli altri modi, ma questi sono gli principali.
Vediamo ora che fa questo lume de la fede nellanima. Fa questo, che parturisce uno figliuolo
damore; e poi che parturito ne la dottrina di Cristo crucifisso, elli el nutrica ne la dilezione de la
carit del prossimo, per che senza essa questo figliuolo verrebbe meno, perci che lamore del
Creatore non si pu conservare senza lamore de la creatura per Dio. Ma perch dissi che parturiva uno
figliuolo damore? Perch tanto sama la cosa quanto si cognosce, e tanto si cognosce quanto si vede, e
tanto perfetto il vedere quanto perfetto il lume, e luno nutrica laltro, s come fa la madre che
parturisce il figliuolo, e notricalo al petto suo; poi, cresciuto, el figliuolo nutrica la madre de la fadiga
sua, e cos luno subviene allaltro.
Cos el figliuolo de la divina carit nutrica el lume, dando nellanima e dolci e penosi desiderii
nel conspetto dolce di Dio, seguitando le vestigie di Cristo crucifisso e non reputa di sapere altro che
Cristo crucifisso , unto di vera umilit, gloriandosi negli obbrobrii e ne le pene di Cristo crucifisso,
dilettandosi di portare pene di corpo e di mente per qualunque modo Dio glili concede: in tutto
paziente. Chi l fatto? La fede, per che con lume cognobbe nel sangue di Cristo che Dio non voleva
altro che la nostra santificazione; e ci che d, tribolazioni consolazioni e tentazioni, d solo per questo
fine: a ci che noi siamo santificati in lui. E per il fedele paziente, perci che non si debba n pu
dolere del suo bene.
El fedele umile non vuole investigare gli occulti misterii di Dio in s n in altrui, n le cose
visibili n ne le invisibili; ma solo cerca di cognoscere s, e in ogni cosa cognoscere e vedere letterna
volunt di Dio, gustandovi dentro el fuoco de la sua carit. Elli non si vuole levare in alto come il
superbo e presuntuoso, che, prima che elli abbi cognosciuto s e sia entrato nella valle de lumilit, si
vuole ponere a investigare e fatti di Dio, pensando e dicendo: Perch fatto Dio cos? Perch dato
questo a me, e non a colui?.
Questo presuntuoso vuole ponere legge a Dio, col dove elli debba cognoscere e considerare ne
le diverse cose la grandezza sua, s come fa lumile fedele, che ogni cosa vede e considera ne la
grandezza e potenzia sua.
Molti sono che, senza umilit e senza studio in cognoscere i defetti loro, assottiglieranno lo
intelletto, e con locchio tenebroso vorranno vedere la profondit de la santa scrittura, e vorrannola
sponere e intendere a loro modo: studieranno lApocalipse non con umilit n col lume de la fede ma
con infedelit savviluppano in quello di che non sanno riuscire; e cos trae de la vita la morte, e del
lume tenebre. La mente che debba essere piena di Dio, ed ella piena di fantasie; e l frutto che ne li
seguita la confusione e la tenebre de la mente. Questo gli adiviene perch inanzi che elli scendesse
volse salire. Oh isvergognata la vita nostra, che non cognosciamo ancora noi medesimi! N io osservo
la legge che m posta, e voglio ponere la legge e cognoscere le secrete cose di Dio! Nella profundit
del pozzo de la vera umilit potremo cognoscere e raguardare queste stelle de misterii suoi. Cos fa il
fedele, che elli si getta in terra cercando la bassezza, e allora Dio el fa bene alto; e non va cercando
ragioni come possa essere, per che la fede santa el fa chiaro e certo di quello che il demonio o la
propria passione gli mettesse in dubbio. Elli si specchia con lo specchio dellorazione continua, cio
che continuamente si specchia ne la verit, e da la verit trae el santo e vero desiderio, col quale
desiderio gitta incenso dellorazione umile. Questa fede fa il cuore schietto, che schiettamente confessa
i defetti suoi, e non gli occulta per vergogna n per timore di pena; ma con odio de la colpa, con la
santa confessione getta fuore el fracidume suo, n per rimproverio che ne li fusse fatto non lassa per.
Questo fa la fede; or vediamo che frutto ci d.
El frutto suo in questa vita la plenitudine de la grazia, e, nellaltra, vita etterna. Cui posto Dio
che ce la ministri? La speranza. In cui virt? In virt del sangue de lumile Agnello. Questa quella
speranza umile che non spera in sue virt proprie, n si dispera per veruna colpa che fusse caduta
nellanima sua, ma spera nel sangue, e caccia la disperazione, giudicando maggiore la misericordia di
Dio la quale truova nel sangue che la miseria sua.
O speranza dolce, sorella de la fede, tu se quella che con le chiavi del sangue diserri vita etterna;
tu guardi la citt dellanima dal nemico de la confusione; tu non allenti e passi tuoi perch il
demonio con la gravezza de le colpe commesse volesse confondere lanima in disperazione : non
allenti, ma tutta virile perseveri ne la virt, e ne la bilancia poni el prezzo del sangue; tu poni la corona
de la vittoria in capo a la perseveranzia: perch tu sperasti daverla in virt del sangue, per li. Tu se
quella che leghi el demonio de la confusione, suggellandola col suggello de la fede; tu rispondi a uno
sottile inganno che elli usa con lanima per tenerla in continua tenebre e afflizione. Questo che alcuna
volta lanima aver confessato el difetto suo schiettamente, che per malizia non riservato cavelle; e il
demonio allora per impacciarli la mente, e perch lanima con ardore di cuore non riceva el frutto de
la confessione gli vorr fare vedere che elli non sia bene confessato de difetti suoi, dicendo: Tu non
gli i detti tutti; e quelli che i detti, non gli i aperti per quello modo che tu debbi, con molte altre
passioni e cogitazioni che il demonio manda nellanima. Se allora lanima non si leva con prudenzia e
con speranza, ella permane in una tiepidezza, in tremore e affanno di mente, e in una tenebre, legandosi
i piedi del santo desiderio, allacciandosi nel laccio de la confusione, come detto ; ella privata
dellallegrezza, ed fatta incomportabile a s medesima.
Che modo ci a riparare che non venga a disperazione? Non c altro remedio se non che col
lume de la fede raguardi la conscienzia sua, la quale gli mostra che voluntariamente n con malizia non
lassato veleno di colpa nellanima che non labbi sputato con la confessione. Con umilit confessi
daverli bene detti imperfettamente, non agravando la colpa quanto la poteva agravare: questa
confessione vuole essere condita con la speranza, sperando nel sangue di Cristo che quello che manca
da la parte sua, elli sar quelli che el compir.
Laltro remedio che con lume raguardiate quanto sete ineffabilmente amato da Dio, el quale
amore non dispregia el testimonio de la buona conscienzia, n sosterrebbe che nellanima rimanesse
cosa che fusse in offesa sua. Con questa fede amore e speranza sannieghi ne la misericordia di Dio,
discredendo a s medesima; e con semplicit di cuore dire i difetti suoi, e non gravarsi pi; lassare stare
el pensiero di s e pensare ne la misericordia di Dio, la quale ricevuta e riceve continuamente. E se
pur la battaglia e molestia ritorna, gittisela doppo le spalle quanto ad afflizione, e dinanzi se la ponga
per umiliazione e cognoscimento di s, col frutto de la vera e perfetta speranza: sperando, ch il
sostenere, e passare per la via de la croce, pi piacevole a Dio, e pi abbondantemente ricevar el
frutto del sangue. Questo el remedio, carissimo fratello, che vi d letterna verit contra la infermit
vostra.
Ora aviamo veduto quale quella cosa che tolle el lume, e quale quella cosa che il rende; e
veduto quello che fa la fede come ella abbatte la superbia e tolle la presunzione , e il frutto che d la
fede, cio la speranza. Poi che veduto laviamo meno che una minima sprizzarella, prego e stringo voi e
me in Cristo dolce Ges che noi passiamo con questo glorioso lume questo mare tempestoso, con ferma
speranza e con vero cognoscimento di noi; gittando a terra ogni nostro volere e parere e piacere, per
vera umilit; cercando di vestirci de la dottrina di Cristo crucifisso con vere e reali virt. So certa che
avendo questo dolce lume voi el farete, altrimenti no.
E per vi dissi che io desideravo di vedere in voi el lume della santissima fede, e cos vi prego
che vi studiate daverlo in voi. Pensate che Dio pi atto a perdonare che voi non sete stato a peccare.
Sperate, e siate fedele al sangue e a la santa Chiesa, e a la verit del sommo pontefice. Altro non vi
dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 344
A frate Ramondo da Capova, singolare padre dellanima sua, de lordine de Predicatori, in
Genova.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in voi il lume della santissima fede, il quale lume ci
mostra la via della verit; e senza questo lume niuno nostro essercizio, desiderio, n operazione
verrebbe a frutto, n a quel fine per lo quale cominciassimo ad aoperare, ma ogni cosa verrebbe
imperfetta.
Lenti saremmo nella carit di Dio e del prossimo: la ragione questa, che pare che tanto sia
lamore quanto la fede, e tanta la fede quanto lamore. Chi ama sempre fedele a colui cui egli ama, e
fedelmente il serve infino alla morte. A questo mavveggo io che in verit non amo Dio n le creature
per lui, ch se in verit io lamasse io sarei fedele per s fatto modo che mi metterei alla morte mille
volte il d, per gloria e loda del nome suo, se tanto bisognasse; e non mi mancarebbe fede, perch per
amore di Dio e della virt e della santa Chiesa mi metterei a sostenere. Unde io crederei che Dio fosse
el mio adiutorio e il mio difenditore, s come egli era di quelli gloriosi martiri che con allegrezza
andavano al luogo del martirio.
Se io fossi fedele non temerei, ma terrei di fermo che quello Dio per me che per loro; e non
infermata la potenzia n la sapienzia e bont sua a potere, sapere e volere provedere alla mia necessit.
Ma perch io non amo, per non mi confido in lui, ma in me; el timore sensitivo e servile mi dimostra
che tiepido sia lamore, e offuscato il lume della fede con la infedelit nel mio Creatore, e col fidarmi
di me. Confesso, e non lo nego, che questa radice anco non dibarbicata dellanima mia; e per sono
impedite loperazioni che Dio mi facesse fare e mettesse nelle mani, che non giungono a quel fine
lucido e fruttuoso per che Dio le fa cominciare.
Oim, oim, Signore mio, guai a me! Troverommi io dogni tempo in ogni luogo e in ogni stato
cos? Chiuder io con la mia infidelit la via alla providenzia tua? S bene, se gi tu per la tua infinita
misericordia non mi disfai e rifai di nuovo. Adunque disfammi e rompi la durizia del cuore mio, acci
che io non sia strumento che guasti le tue operazioni.
E voi prego, carissimo padre, che ne preghiate Dio strettamente, acci che io insieme con voi ci
anneghiamo nel sangue de lumile Agnello, il quale sangue ci far forti e fedeli: sentiremo il fuoco
della divina carit, saremo facitori con la grazia sua e non disfacitori n guastatori. Cos dimostraremo
dessere fedeli a Dio e di confidarci ne ladiutorio suo, e non nel nostro n in quello degli uomini ;
con questa medesima fede ameremo la creatura, perch come la carit del prossimo procede dalla carit
di Dio, cos la fede in comune e in particulare, cio de lamore che generalmente dobiamo avere ad
ogni creatura questa una fede generale , cos una fede particulare di quelli che samano di pi
stretto amore: come questo? Che, oltre allamore comune, Dio posto tra noi uno amore stretto
particulare, il quale amore dimostra la fede; e tanta ne dimostra, che non pu luno credere n
imaginare che laltro voglia altro che l suo bene; e con sollicitudine il cerca con grandissima instanzia
nel conspetto di Dio e delle creature, cercando sempre in lui la gloria e loda di Dio e utilit sua,
strignendo ladiutorio divino che come egli agiugne i pesi, cos agiunga fortezza e lunga perseveranzia.
Questa fede porta colui che ama, e per veruna cosa la diminuisce mai, n per detto di creatura, n per
illusione del dimonio, n per mutazione di luogo; e chi fa altrimenti, segno che ama Dio e l prossimo
suo imperfettamente.
Parmi, secondo che io intesi per la lettera vostra, che molte e diverse battaglie e cogitazioni vi
sieno venute, per inganno del dimonio e per la propria passione sensitiva, parendovi che vi fosse posto
maggiore peso che non poteste portare; e non vi pareva essere da tanto che io vi dovesse misurare con
la misura mia, unde stavate in dubitazione che in me non fosse diminuito laffetto e la carit inverso
voi. Ma voi non ve ne avedavate: e voi eravate quello che manifestavate che io laveva cresciuto, e voi
scemato, per che di quello amore che io amo me, di quello amo voi, credendo con fede viva che quello
che manca dalla vostra parte, compir Dio per la bont sua. Ma non m venuto fatto, per che voi
avete saputo gittare a terra la soma; bench e ci sieno dimolte pezze per ricoprire la infedele fragilit,
ma non s fatte che io non vegga de punti assai, e buono mi parr se non saranno veduti altro che per
me. S che io vi mostro lamore cresciuto in me verso voi, e non iscemato.
Ma che dicer io, che la vostra ignoranzia fosse tanta che voi desse luogo a uno de minimi di
quelli pensieri? E potreste voi mai credere che io volesse altro che la vita dellanima vostra? E dove
la fede che sempre solete e dovete avere? E la certezza che navete avuta, ch, prima che la cosa si
faccia, ella si vede e determina nel conspetto di Dio: non tanto questo che cos grande fatto, ma ogni
minima cosa. Se foste stato fedele non sareste andato tanto vacillando, n caduto in timore verso Dio n
verso me misera; ma, come figliuolo fedele pronto allobedienzia, sareste andato, e fatto quello che si
fosse potuto fare; e se non foste potuto andare ritto foste andato carpone; se non potavate andare come
frate foste andato come peregrino; se non ci danari, foste andato per limosina. Questa obedienzia
fedele avrebbe lavorato pi nel conspetto di Dio e nel cuore degli uomini che non farebbono tutte le
prudenzie umane; e miei peccati nno impedito che io non l veduta in voi. So bene certa che,
bench e ci fosse la passione, pure aveste buona e santa intenzione e rispetto. E per meglio compire la
volunt di Dio e di Cristo in terra papa Urbano VI non vorrei per che voi non foste andato, ma che
foste andato subitamente per quel modo e per quella via che vera posta innanzi.
Il d e la notte nera io costretta da Dio di questo e di molte altre cose, le quali, per la poca
sollicitudine di chi l a fare, ma massimamente per le mie iniquit che impediscono ogni bene, vanno
vte. E cos ci vediamo annegare, e crescere loffese di Dio con molto suplicio; e io vivo stentando.
Dio per la sua misericordia mi tragga di questa tenebrosa vita. Vediamo nel reame di Napoli essere
peggio questa ultima ruina che la prima; e disposto ad esservi tanti mali che Dio vi ponga il suo
remedio. Egli per la sua piet manifestava bene la ruina e i remedii che si dovessino pigliare, ma, come
io dissi, labundanzia de miei difetti impedisce ogni bene. Sopra queste materie aver molto che dirvi,
se gi io non ricevessi grandissima grazia, cio che, prima che io vi rivedesse, fossi levata dalla terra. S
che io dico che in tutto vorrei che foste andato; pongomene in pace, perch so certa che niuna cosa
fatta senza misterio, e anco perch io ne scaricai la conscienzia mia, facendo ci che io potei perch al
re di Francia si mandasse.
Facci la clemenzia dello Spirito santo egli; ch noi per noi siamo gattivi lavoratori.
De landare ritto al re dUngaria, secondo che disse frate Petruccio, piacque assai al santo padre;
e diliberato avea che voi con altri compagni andaste. Ora non so la cagione per che egli levato che
non si vada, ma vuole che voi vi stiate per coteste parti e adoperiate quello bene che si pu. Pregovi che
ne siate sollicito: abandonate voi medesimo e ogni proprio piacere e consolazione; e gittinsi mughia
sopra questi morti, e con le funi del santo desiderio e de lumile orazione si leghino le mani della divina
giustizia, el dimonio e lappetito sensitivo.
Chi offera s morto faccia loffizio de morti. Noi siamo offerti morti nel giardino della santa
Chiesa, e a Cristo in terra padrone di questo giardino: il morto non vede, non ode e non sente cosa che
gli sia fatta; voi che dovete essere morto, ma non sete per, isforzatevi duccidervi col coltello de lodio
e de lamore, acci che non udiate gli scherni villanie e rimproverii che l mondo e i persecutori della
santa Chiesa vi volessino dire o fare. Locchio non vegga le cose impossibili a fare, n tormento che
potesse venire; ma vegga col lume della fede che per Cristo crocifisso ogni cosa potrete, e che Dio non
porr maggiore peso che si possa portare. Ma ne grandi pesi dobiamo godere, perch allora ci d Dio il
dono della fortezza.
Con lamore del sostenere si perda el sentimento sensitivo, e cos morti morti ci nutrichiamo in
questo giardino: quando io il vedr, reputer beata lanima mia.
Io vi dico, dolcissimo padre, che, vogliamo noi o no, il tempo doggi cinvita a morire; adunque
non mi state pi vivo: terminate le pene nella pena, e crescete il diletto del santo desiderio nella pena
acci che la vita nostra non passi altro che con crociato desiderio ; e voluntariamente diamo il corpo
nostro a mangiare alle bestie, cio voluntariamente, per amore della verit, gittarci nelle lingue e nelle
mani degli uomini bestiali, s come nno fatto gli altri che nno lavorato, morti, in questo giardino
dolce, e inaffiatolo col sangue loro, ma prima con le lagrime e sudori. Ma io (dolorosa la vita mia!)
perch non ci messa lacqua, rifiutato di metterci el sangue. Non voglio pi cos; ma rinovellisi la
vita nostra, e cresca il fuoco del desiderio.
Voi dimandate che io preghi la divina bont che vi dia del fuoco di Vincenzio, di Lorenzo, e di
Paulo dolce, e di quello vezzoso Giovanni, poi dite che farete grandi fatti e cos goder. Bene dite la
verit, ch senza questo fuoco non fareste cavelle, n piccola cosa, n grande; n io goderei in voi. E
considerando me questo, che egli cos e io l veduto per pruova m cresciuto uno stimolo, con
grande sollicitudine nel conspetto dolce di Dio. E se voi mi foste appresso, in verit vi dimostrerei che
egli cos; e darevi altro che parole. Rallegromi e voglio che vi rallegriate, ch, poi che il desiderio
cresce, egli il vorr compire in voi e in me, per che egli accettatore de santi e veri desiderii, pure
che voi apriate locchio de lintelletto col lume della santissima fede, acci che cognosciate la verit
della volunt di Dio.
Cognoscendola, lamerete; amando, sarete fedele e non sar obumbrato el cuore vostro per
veruno inganno di dimonio.
Essendo fedele, farete ogni grande fatto per Dio, e perfettamente si compir quello che egli vi
mette nelle mani, cio che non sar impedito dalla vostra parte che non venga a perfezione. Con questo
lume sarete cauto, modesto e pesato nel parlare, nel conversare, e in tutte quante le vostre operazioni;
senza questo lume sareste tutto il contrario ne modi e ne costumi vostri, e in contrario vi verrebbe
ogni altra cosa.
Cognoscendo io che egli cos, dissi che io desiderava di vedere in voi il lume della santissima
fede, e cos voglio che voi abiate. E perch io voglio, e movi inestimabilemente per la vostra salute, e
con grande desiderio desidero di vedervi nello stato de perfetti, per vi pungo con molte parole, ma
pi volentieri farei di fatto; e uso rimproverii con voi, acci che continuamente torniate a voi
medesimo.
Sonmi ingegnata e ingegner di farvi ponere pesi che sieno da perfetti per onore di Dio, e per
invitare la sua bont che vi facci venire allultimo stato della perfezione, cio di mettere il sangue nella
santa Chiesa, voglia la serva della sensualit, o no. Perdetevi nel sangue di Cristo crocifisso, e portate i
miei difetti e le parole con buona pazienzia; e quando vi fossino mostrati i difetti vostri, godete e
ringraziate la divina bont, che v posto chi lavora sopra di voi, e veghi nel suo conspetto per voi.
Di quello che mi scrivete etc. Voi mi raccomandate lOrdine nostro e io il raccomando a voi, ch
sentendo come le cose stanno me ne scoppia il cuore in corpo. La Provincia nostra comunemente si
mostra pure obediente a papa Urbano ed al vicario dellOrdine, il quale vicario vi dico che, per la
verit, si porta molto bene; e con assai prudenti modi, secondo il tempo che corre oggi, si porta
nellOrdine e contra a quelli che iniquamente contradicono alla verit. E chi dicesse il contrario, per
quel poco che io ne cognosca non sta verit nella bocca sua. El santissimo padre nostro gli comandato
e data piena autorit che absolva tutti quelli provinciali che sono rebelli alla verit sua. Tempo da non
dormire, ma con grande sollicitudine pregare il dolce Spagnuolo nostro che non dorma sopra lOrdine
suo, el quale Ordine fu sempre essaltazione della fede e ora n fatto contaminatore. Duolmene infino
alla morte: non posso pi se non di terminare la vita mia in pianto e in grandissima afflizione.
Di quello che mi scrivete, che Antecristo e membri suoi vi cercano diligentemente per potervi
avere, non dubitate: ch Dio potente a tor lo il lume e la forza acci che non compino i desiderii loro.
E anco dovete pensare che non sete degno di tanto bene; e per non ne dovete avere paura. Confidatevi,
ch Maria dolce e la verit saranno per voi sempre. Io vile schiava, che so posta nel campo dove
sparto il sangue per amore del sangue (e voi mi ci avete lassata, e setevi andato con Dio), non mi
restar mai di lavorare per voi. Pregovi che facciate s che voi non mi diate materia di pianto, n di
vergognarmi nel conspetto di Dio. Come voi sete uomo nel promettere di volere fare e sostenere per
onore di Dio, non mi siate poi femina, quando veniamo a serrare il chiovo, ch io mi richiamerei di voi
a Cristo crocifisso e a Maria.
Guardate che egli non facci poi a voi come allabbate di santo Antimo, che, per timore e per non
tentare Dio, si part da Siena e venne a Roma, parendogli avere fuggita la prigione e stare sicuro; e egli
fu messo in prigione con quella pena che voi sapete: cos sono conci i cuori pusillanimi. Siatemi tutto
virile, che morte vi venga.
Sappiate che io non sarei ora qui se si fosse potuto andare sicuro ma e non s potuto per mare
n per terra , ch diliberato era che io andassi a Napoli: pregate e fate pregare Dio e Maria che ne
facci fare quello che sia suo onore. Frate Bartolommeo, il maestro, e frate Matteo e gli altri sono
acconci a fare ci che bisogner per onore di Dio e utilit della santa Chiesa, e di sforzare le loro
fragilit; essi e tutti gli altri e altre vi si raccomandano. La nonna vi benedice; e io vadimando la vostra
benedizione e pregovi che mi perdoniate di quello che non fosse onore di Dio e debita reverenzia
vostra: lamore me ne scusi.
Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 345
A la contessa Giovanna di Meleto e di Terra Nuova, in Napoli.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima suoro e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spregiare il mondo con tutte le
sue delizie col cuore e con laffetto vostro, acci che in verit cerchiate la ricchezza di Cristo
crocifisso.
E veramente che ragione e cagione nabiamo di spregiarle, considerando la poca fermezza e
stabilit loro, e quanto elle sonno nocive alla nostra salute. Non vorrei, per, che credeste che io dicessi
che propriamente la sustanzia e beni temporali fussero nocivi a noi, e la morte nostra. Non cos, ma
il disordinato affetto e amore con che la creatura gli possiede: che selle fussero state nocive, Dio non
lavrebbe create n date a noi, per che colui ch sommamente buono non pu volere n fare neuna
cosa altro che buona. S chegli le fece buone, e per nostro bene. Chi le fa rie? Colui che lusa male,
possedendole senza timore di Dio. Ma tenendole col suo santo timore, aprezzandole quanto elle
vagliono, e non pi, non facendosi Dio delle creature, e ricchezze, e stati, onori del mondo ma
amarle, tenerle e dispensarle per Dio , allora si possono tenere con buona coscienzia.
vero che maggiore perfezione e pi piacevole a Dio , e con pi frutto e meno fadiga, a lassarle
mentalmente e attualmente. Dobiamo dunque, se attualmente le vogliamo tenere, trarne e voglio che
ne traiate il cuore e laffetto, per che le ricchezze del mondo sonno una grande povert; e mai non si
possono possedere se non da colui che pienamente le spregia.
Ma la vera ricchezza quella che non ci pu essere tolta n impedita dal dimonio, n da creature:
sonno le vere e reali virt. Questa una ricchezza durabile che ci tolle ogni povert; ella ci pasce di
grazia, ella ci cuopre la nostra nudit, ella rende ragione nellultima stremit della morte dinanzi al
sommo giudice; ella paga el debito al quale siamo obligati, cio di rendare a Dio el debito dellamore, il
quale amore se gli rende e dimostra col mezzo de la virt; ella ci acompagna in questa vita della
peregrinazione, ch una via ne la quale abiamo molti nemici che ci si parano dinanzi per darci la
morte. Ma tra gli altri, tre sonno e principali: cio il mondo, el dimonio e la fragile carne, che ognuno
si sforza di gittare saette avelenate. El mondo, co falsi diletti e vani piaceri suoi; la fragile carne e
sensualit nostra, col disordinato amore e vana e leggiera dilettazione; el dimonio, con le molte
cogitazioni, e con farci tllare le cose nostre, o farci fare altra ingiuria al prossimo nostro, per privarci
della carit fraterna e farci venire odio e dispiacere verso del prossimo.
Di tutti questi nemici ci libarano le virt: la virt ci d lume, e con lume ci conduce a la porta di
vita etterna, la quale porta diserrata col sangue di Cristo. Dentro ventra la carit, ch madre di tutte
laltre virt; laltre rimangono di fuore, ed ella se ne mena el frutto di tutte: per che lanima virtuosa,
quando si parte di questa vita, entra a vita etterna con la virt della carit; laltre virt in quella vita
durabile non sonno necessarie, e per non vi si portano. Ine non bisogna la virt della fede, per che
lanima certificata di quello che credeva; non vi bisogna speranza, per chella quello che sperava
davere. E cos di tutte laltre virt le quali in questa vita ci conviene avere e senza esse saremo
private di Dio ; e ine bisogna solo la carit, cio lamore: per che a vita etterna non altro che
amore, col quale gustiamo Dio con lessenzia sua.
Lamore suo ci fatti degni di vederlo a faccia a faccia, nel quale vedere sta la nostra beatitudine;
lamore ci fa ine participare il bene luno de laltro, e l bene di tutta la natura angelica, e di tutti quelli
che sonno a vita etterna. Per amore Dio ci fa godere di s medesimo; anco, in lui tutti godiamo, pieni e
saziati nel mare pacifico dellessenzia sua; e, saziati, nno fame, ma di longa la pena da la fame, e il
fastidio da la saziet. Egli tanto lamore e la carit fraterna tra loro, che l piccolo non invidia al
grande, ma tutti sonno contenti e si riposano tutti luno nel bene de laltro: s che solo la carit ine
necessaria; e senza essa neuno vi pu andare.
Questo bene non considera la miserabile creatura, n il male che ne gli seguita, ch, per compire
una propria volont in male, fa contra la dolce volont di Dio: per acquistare el vizio lassa la virt, per
la morte perde la vita, per la cosa finita lassa lo nfinito, per li beni de la terra lassa i beni del cielo, per
le creature lassa il suo Creatore; per servire al dimonio e per seguirlo per la via della bugia, lassa di
servire a Cristo crocifisso e seguire la dottrina sua, il quale via verit e vita (Gv 14, 6), e chi va per lui
va per la luce, e non va per la tenebre; per impire el cuore di queste cose transitorie del mondo si lassa
perire di fame, non pigliando el cibo angelico (el quale cibo Dio per la sua misericordia dato
agluomini: bene il vediamo, chegli ministrato in su la mensa de laltare, tutto Dio e tutto uomo); per
vestirsi delle tristizie del mondo, si spoglia del vestimento nuziale (Mt 22, 11), e perisce di freddo; e
per tllare laltrui, tolle s medesimo. Ma questi cotali, come ciechi e matti, non raguardano a tanti loro
mali. Tutto ladiviene per lo disordinato affetto che nno posto nel mondo, possedendo e amando le
cose temporali fuore della dolce volont di Dio.
Non voglio che questo adivenga a voi, ma voglio, e detto chio desidero che l cuore e laffetto
vostro in tutto ne sia spogliato, cio che voi amiate e teniate le creature e le cose create tutte per Dio, e
senza lui non cavelle: lui amate e lui servite con tutto l cuore e con tutte le forze vostre, senza neuno
mezzo, con vera e profondissima umilit, amando el prossimo vostro come voi medesima (Mc 12, 31;
Mt 22, 39; Lc 10, 27).
Ma voi mi direte: Come posso avere questa umilit, che mi sento piena damore proprio e
inchinevole ad ogni atto di superbia?. Io vi rispondo che se voi vorrete, mediante la divina grazia,
tosto la tagliarete da voi, la quale grazia data a chiunque la vuole. Il modo questo: che col lume
raguardiamo lumilit di Dio e il fuoco della sua carit, la quale umilit si vede tanto profonda che ogni
intelletto umano ci viene meno. Or fu mai simile umilit? Certo no. E maggiore cosa, che vedere Dio
umiliato a luomo? Vedere la somma altezza discesa a tanta bassezza? Essersi vestito de la nostra
umanit conversando Dio visibilmente tra gli uomini, portando le nostre infermit, povert e miserie
sopra s medesimo , e umiliatosi a lobrobriosa morte de la croce? La grandezza s fatta piccola, a
confusione deglinfiati superbi, che sempre cercano dessere maggiori; ma essi non se naveggono che
cagiono in somma bassezza e miseria. S che in lui trovarete la vena de lumilit, la quale versata
dentro ne lanima vostra e dogni creatura ragionevole.
Se noi raguardiamo la carit sua, e dove si vide mai, che colui che stato offeso, pagasse
volontariamente la vita per colui che offende? Solo ne lumile immaculato Agnello lo troviamo, che per
noi malvagi debitori pagato quel debito il quale mai non contrasse. Noi fummo e siamo e ladri, ed
egli voluto essere chiavellato in sul legno della santissima croce; egli presa lamara medicina per
dare a noi la sanit, e fattoci bagno del sangue suo; come inamorato, uperto el corpo, che da ogni
parte versa sangue con tanta larghezza e fuoco damore, e con tanta pazienzia, che l grido suo non fu
udito per neuna mormorazione. A questa larghezza si vergognino e cupidi avari, che vedranno e
povarelli perire di fame, e non lo vollaranno pure el capo. E fanno ancora peggio: che non tanto che
essi lo diano, ma tolgono laltrui. Alla carit detta si confondano gli amatori di loro medesimi, i quali
per lo proprio amore non curano doffendare Dio e la verit. A la sua pazienzia venga terrore
aglimpazienti, che non vogliono sostenere una piccola cosa, ma rodonsi con ira e odio del prossimo
loro. S che trovato abiamo per che modo veniamo a virt, cio per lo conoscimento della bont di Dio,
e per lo lume col quale vediamo la sua umilit e carit. In lui lacquistaremo, cercandole dentro ne
lanima nostra; altrove, n in altro modo, non le trovaremo mai.
Questo fondamento, principio, mezzo e fine dogni virt e nostra perfezione. Da questo verrete
a spregiamento del mondo e di voi medesima; questo ordinar la vita vostra in ogni stato, in ogni tempo
e luogo che voi sarete. E non solamente voi, ma tutta la vostra famiglia vi far drizzare e allevare nel
piacere suo, con santi e buoni costumi, s come debba fare la madre e suoi figliuoli, e la donna e suoi
servi con la santa confessione e comunione a luogo e tempo ordenato dalla santa Chiesa, a la quale ci
conviene obedire, e a papa Urbano VI, infino a la morte : or cos vordiner in tutte le vostre
operazioni.
Adunque vi prego dolcemente che con grande solecitudine raguardiate lumile e amoroso
Agnello, acci che insieme con lui godiamo in questa vita per grazia, e ne lultimo con la madre della
carit entriamo alla gloria della vita durabile. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 346
Al santo padre papa Urbano VI, presentandoli cinque mele aranci confette coperte doro.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere tolta da voi ogni amaritudine e pena
affligitiva che affligesse lanima vostra, e tolta la cagione dogni vostra pena; e sola rimanga in voi
quella dolce pena che ingrassa e fortifica lanima, perch procede dal fuoco della divina carit: cio di
dolerci e pigliare amaritudine solo delle colpe nostre; e del disonore di Dio che si fa nel corpo
universale della religione cristiana e nel corpo mistico della santa Chiesa; e della dannazione de
lanime deglinfedeli, le quali sono ricomperate del sangue di Cristo come noi del quale sangue,
santissimo padre, voi tenete le chiavi , e veggonsi queste anime nelle mani delle dimonia.
Questa quella pena che notrica lanima ne lonore di Dio, e pascela, in su la mensa della
santissima croce, del cibo de lanime: ella la fortifica, perch tolta da s la debilezza de lamore
proprio, el quale d amaritudine che affligge e disecca lanima, perch privata della carit ed
incomportabile a s medesima.
Ma quelli che in s questa dolce amaritudine caccia lamaro, perch non cerca s per s, ma s
per Idio, e la creatura per Dio, e non per propria utilit e diletto; e cerca Dio per la infinita bont sua
che degno dessere amato da noi , e perch di debito il doviamo amare. E unde venuta lanima a
questa dolce perfezione? col lume, perch dinanzi allocchio dellintelletto si puose per obietto la verit
di Cristo crocifisso, gustando per affetto damore la dottrina sua e per se ne vest , seguitandolo in
cercare solo lonore di Dio e salute dellanime, s come fece essa Verit, che per onore del Padre e
salute nostra corse allobrobriosa morte della santissima croce, con vera umilit e pazienzia, in tanto
che non fu udito el grido suo (Is 42, 2) per mormorazione; e col molto sostenere rend la vita al
figliuolo morto de lumana generazione.
Pare, santissimo padre, che questa Verit etterna voglia fare di voi un altro lui: e s perch sete
vicario suo, Cristo in terra, e s ch ne lamaritudine e nel sostenere vuole che riformiate la dolce Sposa
sua e vostra, che tanto tempo stata tutta impalidita non che in s ella possa ricevare alcuna lesione
n essere privata del fuoco della divina carit , ma in coloro che si pascevano e pascono al petto suo,
che per li difetti loro lnno mostrata pallida e inferma, succhiatole el sangue da dosso con lamore
proprio di loro.
Ora venuto il tempo che egli vuole che per voi, suo strumento, sostenendo le molte pene e
persecuzioni, ella sia tutta rinovata. Di questa pena e tribulazione ella nescir come fanciulla
purissima, tagliatone ogni vecchio, e rinovellata ne luomo nuovo. Dilettianci adunque in questa dolce
amaritudine, doppo la quale seguita conforto di molta dolcezza.
Siatemi uno arbore damore, innestato ne larbore della vita, Cristo dolce Ges. Di questo arbore
nasca il fiore di conciepare ne laffetto vostro le virt e il frutto, parturendolo nella fame de lonore di
Dio e salute delle vostre pecorelle, el quale frutto nel suo principio pare che sia amaro, pigliandolo con
la bocca del santo desiderio. Ma come lanima diliberato in s di volere sostenere infino alla morte
per Cristo crocifisso e per amore della virt, cos diventa dolce, s come alcuna volta io veduto che la
mela arancia che in s pare amara e forte: trattone quello che v dentro e mettendola in molle, lacqua
ne trae lamaro; poi si riempie di cose confortative, e di fuore si cuopre doro. E dove n ito quello
amaro, che nel suo principio con fadiga se la poneva luomo alla bocca? Ne lacqua e nel fuoco.
Cos, santissimo padre, lanima che concepe amore a la virt, nel primo entrare le pare amaro,
perch anco imperfetta; ma vuolsi ponare el rimedio del sangue di Cristo crocifisso, el quale sangue
d una acqua di grazia che ne traie ogni amaritudine della propria sensualit: amaritudine, dico,
affligitiva, come detto . E perch sangue non senza fuoco per che fu sparto con fuoco damore ,
puossi dire, e cos la verit, che l fuoco e lacqua ne traga lamaro votato s di quello che prima
vera, cio de lamore proprio di s ; poi l riempiuto duno conforto di fortezza con vera
perseveranzia, e con una pazienzia intrisa con mle di profonda umilit, serrato nel cognoscimento di
s, perch nel tempo de lamaritudine lanima meglio cognosce s e la bont del suo Creatore. Pieno e
richiuso questo frutto, apparisce loro di fuore, che tiene fasciato ci che v dentro: questo loro della
purit, col lustro dellaffocata carit, el quale esce di fuore manifestandosi in utilit del prossimo suo
con vera pazienzia, portando constantemente con mansuetudine cordiale; gustando solo quella dolce
amaritudine, che doviamo avere, di dolerci de loffesa di Dio e danno de lanime.
Or cos dolcemente, santissimo padre, produciaremo frutto senza la perversa amaritudine; e da
questo avaremo che si levar via lamaritudine che oggi aviamo ne cuori nostri e nelle menti, del caso
occorso per gli malvagi e iniqui uomini amatori di loro medesimi, e quali danno a voi e a vostri
figliuoli pena per loffesa che se ne fa a Dio. Spero nella bont dolce del Creatore nostro, che ci levar
la cagione di questa pena dando lume, e confondendo quelli che ne sono cagione. E la Santit vostra e
noi matureremo i frutti delle virt nella memoria del sangue di Cristo crocifisso, con vera umilit, come
detto , cognoscendo noi non essere, ma lessere e ogni grazia posta sopra lessere avere da lui. Cos
compirete in voi la volont di Dio e il desiderio dellanima mia.
Confortatevi, dolcissimo padre, con vera umilit, senza alcuno timore, ch per Cristo crocifisso
ogni cosa potrete, in cui posta, e si fermi continovamente, la vostra speranza. Non dico pi. Perdonate
a me la mia grande presunzione. Umilemente vadimando la vostra benedizione.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 347
Al conte Alberigo da Barbiano capitano generale della Compagna di san Giorgio, e agli altri
caporali, a d VI di maggio Mc cclxxviiij.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere voi e tutta la vostra compagnia fedeli alla santa
madre Ecclesia e alla santit di papa Urbano VI sommo e vero pontefice combattare tutti realmente e
fedelmente per la verit, acci che riceviate el frutto delle vostre fadighe.
Qual quella cosa che ci dona questo frutto e che ce l tolle? Dicovelo: el lume della santissima
fede, col quale lume vediamo la degnit e bont di colui a cui noi serviamo e fa conosciare el frutto
che ne seguita; conoscendola lama, e cos con questo lume, unde venuto el conoscimento, cresce e
notrica lamore verso loperazione chegli presa a fare, e in colui cui egli preso a servire.
Quale quello Signore per cui sete intrati nel campo della battaglia? Cristo crocifisso, che
somma ed etterna bont: la dignit sua neuno che la possa stimare; solo esso medesimo la stima. Egli
uno signore tanto fedele che, volendo che luomo fusse atto e disposto a ricevare el frutto dogni sua
fadiga, col dovegli el voglia ricevare, corse, come inamorato, allobrobriosa morte della santissima
croce, e con tanta pena e tormento ci don labondanzia del sangue suo.
O fratello e figliuoli carissimi, voi sete cavalieri entrati nel campo per dare la vita per amore della
vita, dare el sangue per amore del sangue di Cristo crocifisso. Ora il tempo de martiri novelli: voi
sete e primi che avete dato el sangue. Quanto il frutto che voi ne ricevete? E vita etterna, ch uno
frutto infinito. E che sonno tutte queste fadighe a rispetto di quello sommo bene? Sonno non cavelle.
Cos dice santo Pavolo: Non sonno condegne le passioni di questa vita a quella futura gloria che ci
aparechiata ne laltra (Rm 8, 18): s che grande il frutto. In questo non ci si pu altro che
guadagnare, o viva o muoia: se morite, guadagnate vita etterna, sete posti in luogo sicuro e stabile; e se
campate, avete fatto sacrificio di voi a Dio volontariamente, e la substanzia potete tenere con buona
conscienzia. Se col lume della santissima fede raguardarete questa degnit, sarete tutti confortati e
fedeli a Cristo crocifisso e alla santa Chiesa, per che, servendo alla Chiesa e al vicario di Cristo,
servite a lui: e per vi dissi che l signore a cui voi servite Cristo crocifisso.
Volete voi essere ben forti, che ognuno varr per molti? Ponetevi dinanzi allocchio de lo
ntelletto vostro el sangue del dolce e buono Ges, umile Agnello, e la fede vostra; la quale vedete
contaminata per liniqui uomini amatori di loro medesimi, e quali sonno membri del dimonio, negando
quella verit che essi medesimi nno data a noi, dicendo che papa Urbano VI non sia vero papa. Ed essi
non dicono la verit, ma mentono sopra el capo loro come menzonieri, ch egli papa in verit, in cui
sonno commesse le chiavi del sangue. Ben potete confortarvi, per combattare per la verit, la quale
verit la fede nostra. Non dubitate di cavelle, ch la verit quella cosa che ci libera.
E acci che meglio chiamassimo laiutorio divino in questa santa e buona operazione, vuole la
verit etterna che intriate in questo essercizio con una buona e santa intenzione, studiandovi di fare el
principio e l fondamento vostro per onore di Dio, difensione della fede nostra, della santa Chiesa e del
vicario di Cristo, con buona conscienzia, purificandola voi e gli altri, quanto v possibile, per la santa
confessione.
Per che voi sapete che le colpe nno a chiamare lira di Dio sopra di noi, e impedire le sante e
buone operazioni. Fate che, come capo loro, voi siate el primo, con uno santo e vero timore di Dio;
altrimenti, la verga della giustizia sarebbe presso a voi. E se tutta la comune gente non potesse avere il
tempo di farla attualmente, faccinla mentalmente col santo desiderio. A questo modo sarete fedele, e
mostrarete in verit per opera che voi abbiate veduto, col lume della santissima fede, cui voi sete posti a
servire, e conosciuto la degnit e bont sua, e il frutto che vi seguita dipo la fadiga.
Anco dicevo: chi ci tolle che noi non siamo fedeli, ma siamo infedeli a Dio e alle creature?
Lamore proprio di noi medesimi, el quale uno veleno che avelenato tutto l mondo, ed una nuvila
che obumbra locchio de lo ntelletto nostro che non lassa conosciare n discernare la verit. E per
non vede altro che piacimento proprio, col quale si diletta di piacere pi a le creature che al Creatore,
ponendosi dinanzi a s solo e beni transitorii di questa tenebrosa vita, cercando stati delizie e ricchezze
del mondo, le quali tutte passano come el vento.
Questo disordenato affetto sopra l quale nno posto lessercizio atto a fare luomo poco leale o
fedele, se non in quanto se ne vegga trare la propria utilit. E anco portano massimo pericolo che
luomo non perisca egli, e faccia perire altrui, per volere attendare, in cotesti casi, solamente a potere
acquistare della robba; ch lo ntendimento non pu atendare a due cose insieme con lessercizio
corporale: a robbare e a combattare. Sapete che per questo molti ne sonno rimasi perdenti; e per la
Verit vuole che, a ci che questo caso non divenga a voi, voi el diciate, e facciatene avisati gli altri che
sonno sotto la vostra governazione. Anco vi prego per lamore di Cristo crocifisso che voi atendiate
davere savio, schietto e maturo consiglio apresso voi, fedele e leale. Per caporagli scegliete uomini
virili e fedeli, di migliore conscienzia che potete: che ne buoni capi rade volte pu stare altro che
buone membra. Sempre state attento che tradimento non fusse o dentro o di fuore.
E perch malagevolmente ci potiamo guardare, voglio che voi e gli altri sempre, la prima cosa
che voi facciate da mane e da sera, s offerite a quella dolce madre Maria, pregandola chella sia
avocata e difenditrice vostra, e per amore di quello dolce e amoroso Verbo chella port nel ventre
suo chella non sostenga che veruno inganno vi sia fatto, ma che l manifesti, acci che sotto inganno
non potiate perire. So certa che, facendo el santo principio, come detto , e questa dolce offerta, che
ella acettar graziosamente la vostra petizione, come madre di grazia e di misericordia chella inverso
di noi peccatori.
Ma se noi disordinatamente ponessimo laffetto nostro, come detto , in quello che ci tolle la
fedelt, privaremoci dogni bene, e faremoci degni dogni male: perdaremo el frutto di vita etterna delle
nostre fadighe. E per vi dissi chio desideravo di vedervi fedeli alla santa madre Ecclesia, e a Cristo in
terra, papa Urbano VI.
Confortatevi, confortatevi in Cristo dolce Ges, tenendo dinanzi da voi el sangue sparto con tanto
fuoco damore. State nel campo col gonfalone della santissima croce; pensate che l sangue di questi
gloriosi martiri sempre grida nel cospetto di Dio, chiedendo sopra voi ladiutorio. Pensate che questa
terra il giardino di Cristo benedetto, ed el principio della nostra fede: e per ciascuno per s
medesimo ci debba essere inanimato. Ora si scontano e difetti nostri, se noi vorremo schiettamente
servire a Dio e a la santa Chiesa. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Siate grato, voi e gli altri, e conoscenti del beneficio che ora riceveste, a Dio e a quello glorioso
cavaliere santo Giorgio, el cui nome tenete, el quale vi difenda, e sia vostra guardia infino a la morte.
Perdonatemi se troppo v gravati di parole: lamore della santa Chiesa e salute vostra me ne
scusi, e la coscienzia mia, ch stata costretta da la dolce volont di Dio. Faremo come Mois, che l
popolo combatteva e Mois orava; e mentre ch egli orava, el popolo vinceva (Es 17, 11): cos faremo
noi, pure che la nostra orazione li sia grata e piacevole.
Piacciavi di lgiare questa lettara, almeno voi e gli altri caporali. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 348
Alla Reina Giovanna di Napoli, a d vi di magio.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi compassionevole a voi medesima ne lanima e nel
corpo, per che, se noi non saremo piatose a lanima nostra, la misericordia e piet altrui poco ci
giovarebbe.
A grande crudelit si reca lanima quando essa medesima pone el coltello in mano al suo nemico,
col quale el possa uccidare, per che nostri nemici non nno arme con che ci possano offendare;
vorrebbono bene, ma non possono, perch solo la volont quella che offende, e la volont non
dimonio n creatura che la possa muovare n costrignare a una minima colpa pi chella si voglia.
Adunque la volont perversa che consente a le malizie de nemici nostri uno coltello che uccide
lanima, quando con la mano del libero arbitrio el d a suoi nemici. Chi diremo che sia pi crudele: o i
nimici, o la propria persona stessa che riceve la percossa? Siamo pi crudeli noi, perch consentiamo a
la nostra morte.
Noi abiamo tre principali nemici, cio el dimonio, el quale debile se io nol fo forte consentendo
alle malizie sue egli perd la forza sua nella virt del sangue dellumile immaculato Agnello ; el
mondo con tutti li stati e dilizie sue, el quale nostro nemico, anco debile se non in quanto noi el
fortifichiamo in nostra offesa, possedendolo con disordinato amore : nella mansuetudine e umilit,
povert, obrobii scherni e villanie di Cristo crocifisso si anichilato questo tiranno del mondo. El terzo
nemico nostro, della propria fragilit, fatto debile, e fortificata la ragione, per lunione che Dio fatta
nellumanit nostra, vestendo el Verbo della nostra umanit, e per la morte di questo dolce e amoroso
Verbo, Cristo crocifisso. S che noi siamo forti, e i nemici nostri debili. Adunque bene vero che noi
siamo pi crudeli a noi che i nostri nemici, perch senza noi non ci possono uccidare n offendare:
perch Dio non ce gli dati perch noi siamo venti, ma acci che noi venciamo. Allora si prova la
costanzia e la fortezza nostra.
Ma non vego che noi potiamo schifare questa crudelit e acquistare la piet senza el lume della
santissima fede, cio aprendo locchio de lo ntelletto a riguardare quanto ella spiacevole e nociva
allanima e al corpo; e piacevole a Dio e utile per la salute nostra, la piet.
O carissima madre madre dico in quanto io vi vegga essere figliuola fedele alla santa Chiesa
, egli mi pare che neuna piet abiate verso di voi. Oim, oim, che, perch io vamo, io mi doglio del
male stato vostro dellanima e del corpo; vorrei volontieri ponarci la vita per rimediare a questa
crudelt. Pi volte v scritto per compassione, mostrandovi che quello che v mostrato per verit,
bugia, e la verga della divina giustizia, la quale sta aparecchiata, se non vi levate di tanto difetto.
Umana cosa l peccare, ma la perseveranzia nel peccato cosa di dimonia.
Oim, non chi vi dica la verit, n voi cercate per li servi di Dio che ve la dicano acci che none
stiate in istato di dannazione. Oh quanto sarebbe beata lanima mia se io venissi cost, e ponessi la vita
per rendarvi el bene del cielo e il bene della terra: tlarvi el coltello della crudelt, col quale avete
morta voi medesima, e aitarvi a dare quello della piet, che uccide el vizio; cio, che col timore santo di
Dio, e con lamore santo della verit, vi vestiste e legaste nella dolce volont sua! Doim, non aspettate
quello tempo che non sete sicura davere; non vogliate che gli occhi miei abino a spandare fiumi di
lagrime sopra la tapinella anima vostra, n sopra el corpo, la quale anima io riputo mia.
Se io riguardo lanima io vego che ella morta, perch separata dal capo suo: perseguita non
papa Urbano VI, ma la verit e la fede nostra, la quale, madre e figliuola mia, aspettavo s come mi
scriveste che per voi, mediante la divina grazia, fusse dilatata tra linfedeli, e dichiarata e sovenuta tra
noi, quando vedessimo aparire la macula, difendendola da quelli che ne sonno stati o fussero
contaminatori. Ora vego apparire in voi tutto l contrario, per lo cattivo consiglio che v stato dato per
li peccati miei. Voi, come spietata verso la salute vostra, lavete ricevuto; e veggo che corpo di creatura
non sar che possa ristituire el danno vostro, ma a voi medesima converr rendare questa ragione
dinanzi al sommo giudice.
Questa non offesa per ignoranza, che voi non la conosciate, per che la verit v manifesta; ma
non sapete tornare adietro quello che avete cominciato perch l coltello della propria e perversa
volont tolle el sapere e il volere , riputandovi a vergogna quello che v grandissimo onore: perch l
perseverare nella colpa e in s fatto male massimo vitoperio, e vergogna farsi trare a segno agli occhi
delle creature; ma el levarsene grandissimo onore, e con lonore e odore della virt si leva la
vergogna, e spegnesi la puzza del vizio.
E se io riguardo a lo stato vostro sopra questi beni temporali e transitori che passano come l
vento, voi medesima ve ne sete privata di ragione. Non avete a ricevare altro che lultima sentenzia
dessarne privata di fatto, e publicata eretica. Scoppiami el cuore e non mi pu scoppiare, del timore
chio che l dimonio non offuschi tanto locchio de lo ntelletto vostro, che voi aspettiate el danno, e
tanta vergogna e confusione che me la recarei a magiore che l danno che voi riceveste. E non la potete
nascondare con dire: Questo mi sarebbe fatto ingiustamente, e la cosa che ingiustamente si riceve non
gitta vergogna.
Non si pu dire, per che giustamente el farebbe s per lo difetto commesso e s perchegli el
pu fare, come sommo e vero pontefice chegli , eletto della Verit e in verit: che segli non fusse,
non areste offeso sicch sarebbe giustizia; ma per amore, e come benigno padre che aspetta che l
figliuolo si corregga, non l fatto. Ma temo che, costretto dalla giustizia e dalla longa vostra
perseveranzia nel male, nol faccia. E questo non dico denigrato, che io non sappi quello chio mi dico.
E se voi mi diceste: Sopra questo io non curo, ch io so forte e potente, e degli altri signori
che mi soverranno; e so chegli debile; io vi rispondo che invano safatica quelli che con forza vuole
guardare la citt, e con grande solecitudine, se Dio non la guarda. E potrete voi dire che voi abiate Dio
per voi? Non el potiamo dire, per che lavete posto contra voi: perch ponendovi contra la verit, vi
sete posta contra lui; e la verit quella che libera colui che tiene verit, e neuno che la possa
confondare. Adunque avete cagione di temere, e non confidarvi nella fortezza e potenzia vostra, se
laveste anco magiore che voi non lavete. Ed esso cagione di confortare la sua debilezza in Cristo
dolce Ges, la cui vece esso tiene, confidandosi nella fortezza e aiutorio suo, che di tale lato li mandar
laiuto che non lo sapiamo immaginare. E voi sapete che, se Dio per noi, neuno sar contra noi.
Adunque temiamo Dio, e tremiamo sotto la verga della giustizia sua; corregiamoci, e non si vada
pi oltre. Siate piatosa a voi medesima, e chiamarete la piet di Dio appo voi; abiate compassione a
tante anime quante periscono per voi, delle quali vi converr rendare ragione nellultima estremit della
morte dinanzi a Dio. Anco ci rimedio e tempo a potere ritornare: ed esso vi ricever con grande
benignit. So certa che se a lanima vostra, ed eziandio al corpo, sarete piatosa e non crudele, voi el
farete, e arete piet de sudditi vostri; in altro modo, no. E per vi dissi chio desiderava di vedervi
piatosa, e non crudele a lanima vostra, e cos vi prego per lamore di Cristo crocifisso che almeno voi
teniate, e vogliate che si tenga, questa verit, la quale fu anunziata a voi e agli altri signori del mondo.
E se voi diceste: Ella m pure in dubio, statevi di mezzo, tanto chella vi sia dichiarata, e non
fate quello che non dovete. Vogliate la dichiarazione e l consiglio di quelli che vedete che temeno Dio,
e non da membri del dimonio, che male consigliarebono voi di quello che non tengono per loro
medesimi.
Temete, temete Dio e ponetevelo dinanzi agli occhi vostri; pensate che Dio vi vede, e locchio
suo sopra di voi, e la giustizia vuole che ogni colpa sia punita, e ogni bene rimunerato. Siate, siate
pietosa a voi medesima. Altro non vi dico.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 349
A signori Bandaresi e quattro Buoni uomini mantenitori della republica di Roma, a d vi di
magio Mc cclxxviiij (in abstractione facta).
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli e signori in terra in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi grati e conoscenti di tanti
benefizii quanti avete ricevuti da Dio, acci cheglino crescano in voi e notrichisi la fonte della piet di
Dio ne lanime vostre. Per che, come la gratitudine gli molto piacevole, e utile a noi, cos la
ngratitudine molto gli dispiace, e a noi fa danno: disecca in noi la fonte della piet, e invitiamo Dio
non a cresciare le grazie, ma a privarci di quelle che ci date. Bene dunque da studiarsi con grande
solecitudine di riguardare e benefizii di Dio, per che vedendoli gli conosciarete, e conoscendoli
rendarete gloria e lode al nome suo.
E in che mostraremo a Dio la nostra gratitudine e la nostra ingratitudine? Dicovelo: la
ingratitudine si mostra in offendare la sua bont e il prossimo nostro, offendendolo in molti e diversi
modi con molta ingiustizia; non rendendoli quello debito che noi siamo obligati di rendarli, cio
damare lui sopra ogni cosa e l prossimo come noi medesimi (Mc 12, 30-31; Mt 22, 37-39; Lc 10, 27).
E noi facciamo tutto l contrario, ch quello amore che noi doviamo dare a lui el diamo alla propria
sensualit, offendendolo col cuore e con la mente, e con tutte le potenzie dellanima, e con le membra
del corpo nostro, le quali debano essere strumento di virt, ed esse sonno strumento di vizio; da quali
vizii riceviamo morte eternale se la vita nostra termina in colpa di peccato mortale.
Da qualunque lato noi ci volliamo, non ci troviamo altro che miseria: e tutto procede dalla
ingratitudine.
Ella germina superbia, vanit e legerezza di cuore, con molta immondizia, in tanto che non pare
che luomo curi dinvllarsi nel loto de limmondizia, se non come lanimale. Ella priva lanima della
carit fraterna inverso del prossimo suo; e concepe odio e dispiacimento, e segli pure lama, amalo per
propria utilit, e non per Dio. Atti sonno questi cotali a ricevare ogni miserabile informazione,
giudicando male inverso di lui, non riguardando con prudenzia chi colui che dice el male e di cui egli
detto, o segli el dice per proprio dispiacere, o per invidia, o per semplicit che avesse. Ch spesse
volte luomo ignorante dice ci che li viene a bocca, e non mira quello che parla; ma colui che ode el
debba mirare egli. Lo invidioso non mira che dica pi verit che bugia; atende pure di fare danno e
tllare la fama del prossimo suo: tutto d vedete chegli cos.
E se luomo in stato di signoria non si cura di tenere al prossimo giustizia se non sicondo el suo
proprio piacere, o a piacere delle creature contaminando la giustizia e rivendendo le carni del
prossimo suo , perch l cuore suo privato della carit: llo s stretto el proprio amore, che non vi
cape n Dio n l prossimo per giustizia santa, n di sovenirlo nella sua necessit. E non tanto che egli
el sovenga, ma egli li tolle el suo in molti modi, secondo che gli ocorrono e casi, con molti guadagni
illiciti de quali li converr rendare ragione nellultima estremit della morte. La lingua sua, ch fatta
per rendare gloria e lode al nome di Dio, e per confessare e peccati, e in salute del prossimo, egli
lessercita in bastemiare, in giurare e spergiurare, e in giudicare; e non tanto che bastemi e dica male
delle creature, ma egli pone bocca a Dio e a santi suoi, n pi n meno che se lavesse fatto co piei. E
voi vedete bene chegli la verit, e non ci quasi picolo n grande che di questo vizio non sabi fatto
consuetudine, per lo difetto di chi a tenere la giustizia, che none la fa secondo che vuole la ragione.
Ma Dio dimostra che questo e gli altri difetti li dispiaciono, facendone un poca di giustizia co fragelli e
discipline sue che noi tutto d abiamo. E giustamente el fa; ben chegli ce le d con grande
misericordia. Sicch questi sonno e frutti che produce luomo ingrato; questi sonno e segni suoi, che
manifestano la sua sconoscenza.
Tutto l contrario dimostra luomo che grato e conoscente al suo Creatore. Egli li d giustizia,
rendendoli quello ch suo: cio la gloria e lode che deba essere di Dio egli lili d amandolo sopra ogni
cosa, e il prossimo come s medesimo. Riguardando lumilit di Dio mozze le corna della superbia, e
con la sua giustizia s levato dalla ingiustizia; e con la carit del prossimo suo conculcata la invidia,
dilargando el cuore nellaffetto della carit. Nella purit di Cristo e ne labondanzia del sangue suo si
leva da ogni immondizia; vive onestamente, sovenendo el prossimo suo, o suddito o signore che sia, in
ogni necessit sua, quanto gli possibile; d del suo e non tolle laltrui; fa ragione al picolo come al
grande e al povaro come al ricco, secondo che vuole la vera giustizia. Egli non leggiere a credare uno
diffetto del suo prossimo, ma con prudenzia e maturit di cuore riguarda molto bene colui che dice, e di
cui egli dice. Egli grato e conoscente a chi el serve, perch egli grato a Dio: per grato a lui; e non
tanto chegli serva chi el serve, ma egli ama e fa misericordia a chi l diservito.
La vita sua ordinata, perch ordinate tutte le tre potenzie dellanima: la memoria a ritenere e
benifici di Dio per ricordamento; lo ntelletto ad intendare la sua volont; e la volont ad amarlo, e cos
gli strumenti del corpo tutti si dispongono in essercitare la virt. Egli paziente e benivolo; ama la
concordia e odia la discordia; fedele a Dio e a la santa Chiesa, e al vicario suo; come figliuolo vero si
nutrica al petto della sua obedienzia. Ora a questo modo dimostriamo dessere grati e conoscenti a Dio;
alora le grazie crescono, e temporali e spirituali.
Adunque voglio, fratelli carissimi, che voi siate grati acci che crescano le grazie delle grazie
che v fatte e fa el vostro Creatore. E perch di nuovo navete ricevute miracolosamente, di nuovo
voglio che gli rendiate grazia e lode al nome suo; con vera umilit riconoscendole da Dio, e non dal
vostro proprio potere n sapere. Ch con tutto el vostro studio umano non lareste potuto fare, se non
che Dio el fece egli, vollendo locchio della sua misericordia sopra di noi che troppo stavamo a grande
pericolo; e per a Dio lo dobiamo atribuire. Lessemplo ce ne d el padre nostro, papa Urbano VI, che
in segno chegli la riconosce da Dio saumilia facendo quello atto, che gi grandissimi tempi non
fu pi, dandare a processione a piei scalzi. Adunque noi, figliuoli, seguitiamo le vestigie del padre,
cio di conosciare le grazie da Dio, e non da noi.
Anco voglio che siate grati a questa compagnia, e quali sonno stati strumento di Cristo,
suvenendoli in quello che bisogna, massimamente in questi povarelli feriti. Portatevi caritativamente
con esso loro, acci che gli conserviate nellaiutorio vostro, e tolliate lo la materia che essi non abino
cagione di fare contra di voi: cos vi conviene fare, dolcissimi fratelli, s per lo debito, e s per la grande
necessit. So certa che se in voi sar la virt della gratitudine, voi vi studiarete di fare questo e laltre
cose sopra dette, altrimenti no; e per vi dissi chio desiderava di vedervi grati e conoscenti de
benefizii ricevuti da Dio, acci che compiate di fare quello ch di necessit alla salute dellanima e del
corpo.
Parmi che susi un poco dingratitudine verso Giovanni di Cencio, el quale s affatigato con
tanta solecitudine e fedelt, con ischietto cuore, solo per piacere a Dio e per vostra utilit e questo so
ch la verit , ogni altra cosa abandonando per questo, per trarvi del fragello, che vera posto, di
Castello Santo Angelo: in ci s adoparato con tanta prudenzia. Ora non tanto che mostrino segno di
gratitudine solo di ringraziamento, ma el vizio della invidia e della ingratitudine gitta el veleno delle
infamie e molta mormorazione. Non vorrei che si facesse cos, n di lui n di neuno altro che vi
servisse perch sarebbe offesa di Dio e danno a voi , ch tutta la comunit bisogno duomini savi,
maturi e discreti e di buona coscienzia. Non si faccia pi cos, per lamore di Cristo crocifisso! Poneteci
quello rimedio che pare alla Signoria vostra, acci che la simplicit delli ignoranti non empedisca el
bene.
Questo dico per vostra utilit, e non per neuna affezione, ch voi sapete chio so peregrina,
parlandovi per lo buono stato vostro perch tutti insiememente con lui tengo che siate lanima mia. So
che, come uomini savi e discreti, riguardarete a laffetto e alla purit del cuore mio con che io scrivo a
voi, e cos perdonarete alla mia presunzione che presummo di scrivare. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Siate, siate grati e conoscenti a Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 350
Al Re di Francia.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in voi uno vero e perfettissimo lume, acci che
cognosciate la verit di quello che v necessario per la vostra salute.
Senza questo lume andaremmo in tenebre, la quale tenebre non lassa discernere quello che c
nocivo allanima e al corpo, n quello che c utile. E per questo si guasta el gusto dellanima, che le
cose buone le sanno gattive, e le gattive buone: cio, che el vizio e quelle cose che cinducono a
peccato, ci paiono buone e dilettevoli; e le virt e quello che cinduce a virt, ci paiono amare e di
grande malagevolezza. Ma chi lume, cognosce bene la verit, e per ama la virt, e Dio che cagione
dogni virt; e odia el vizio, e la propria sensualit che cagione dogni vizio.
Chi ci tolle questo vero e dolce lume? Lamore proprio che luomo a s medesimo, el quale
una nuvila che offusca locchio dellintelletto, e ricuopre la pupilla del lume de la santissima fede. E
per va come cieco e ignorante, seguitando la fragilit sua, tutto passionato e senza lume di ragione, s
come animale che, perch non ragione, si lassa guidare al proprio sentimento. Grande miseria de
luomo el quale Dio creato a la imagine e similitudine sua (Gn 1, 26) che egli voluntariamente e
per suo defetto si facci peggio che animale bruto: come ingrato e ignorante, non cognosce n
ricognosce i benefizii di Dio, ma retribuisceli a s medesimo. Da lamore proprio procede ogni male:
unde vengono le ingiustizie e tutti gli altri defetti? da lamore proprio.
Egli commette ingiustizia contra Dio, contra s, e contra el prossimo suo, e contra a la santa
Chiesa.
Contra a Dio la commette, ch non rende gloria e loda al nome suo come egli obligato; a s non
rende odio e dispiacimento del vizio e amore de la virt; al prossimo non rende la benivolenzia. E se
egli signore, non gli tiene giustizia, per che non la fa se non secondo el piacere de le creature o per
proprio suo piacere umano. A la Chiesa non rende obedienzia, e non la soviene ne la sua necessit con
debita reverenzia, e non che la sovenga, ma continuamente la perseguita. Di tutto questo cagione
lamore proprio, che non gli lassa cognoscere la verit, perch privato del lume: questo c molto
manifesto, e tutto d el proviamo e vediamo in noi medesimi che egli cos. Non vorrei, carissimo
padre, che questa nuvola vi tollesse el lume; ma voglio che in voi sia quello lume che vi faccia
cognoscere e discernere la verit.
Parmi, secondo che io intendo, che cominciate a lassarvi guidare al consiglio de tenebrosi; e voi
sapete che se luno cieco guida laltro, ambedue caggiono ne la fossa (Mt 15, 10; Lc 6, 39). Cos
diverr a voi, se voi non ci ponete altro remedio che quello che io sento. nne grande ammirazione di
vedere che uomo catolico, che voglia temere Dio e essere virile, si lassi guidare come fanciullo, e che
non vegga come metta s e altrui in tanta ruina quanta di contaminare el lume de la santissima fede,
per consiglio e detto di coloro che noi vediamo essere membri del demonio e arbori corrotti, de quali
ci sono manifesti i defetti loro per lultimo veleno che nno seminato, de la eresia, dicendo che papa
Urbano VI non sia veramente papa.
Aprite qui locchio dellintelletto, e raguardate che essi mentono sopra el capo loro. Per loro
medesimi si possono confondere e veggonsi degni di grande suplicio, da qualunque lato noi ci
volliamo. Se noi ci volliamo a quello che essi dicono, che lo elessero per paura de la furia del popolo,
essi non dicono la verit, per che prima lavevano eletto con canonica elezione e ordinata, s come
fusse eletto mai verun altro sommo pontefice. Essi si spacciarono bene di fare la elezione per timore
che il popolo non si levasse; ma non che per timore essi eleggessero missere Bartolomeo arcivescovo di
Bari, el quale oggi papa Urbano VI: e cos confesso in verit, e non lo niego. Quello che essi elessero
per paura, ci fu missere di Santo Pietro, apparbe evidente a ciascuno; ma la elezione di papa Urbano
era fatta ordinatamente, come detto . E questo anunziarono a noi e a voi e agli altri signori del mondo,
manifestando per opera quello che ci dicevano per parole, cio facendoli reverenzia, adorandolo come
Cristo in terra, e coronandolo con tanta solemnitade e rifacendo di nuovo la elezione con grande
concordia; e a lui, come a sommo pontefice, chiesero le grazie, e usaronle.
E se non fusse stato vero che papa Urbano fusse papa, ma che lavessero eletto per paura, e non
sarebbero essi degni eternalmente di confusione, che le colonne de la santa Chiesa poste per dilatare la
fede, per timore de la morte corporale volessero dare a loro e a noi morte eternale, mostrandoci per
padre quello che non fusse? E non sarebbero essi idolatri, adorando per Cristo in terra quello che non
fusse? E non sarebbero essi ladri, tollendo e usando quello che non potessero usare? S bene, se vero
fusse quello che ora dicono che non : anco, veramente papa, papa Urbano VI . Ma, come stolti e
matti, accecati dal proprio amore, nno mostrata e data a noi questa verit, e per loro tengono la bugia.
Tanto la confessarono questa verit, quanto la Santit sua indugi a volere correggere e vizii loro; ma
come egli cominci a mordergli, e a mostrare che lo scelerato vivere loro gli era in dispiacere, e che
egli voleva ponervi remedio, subito levarono el capo. E contra cui lnno levato? contra a la santa fede,
peggio nno fatto che cristiani rinnegati.
O miseri uomini! essi non cognoscono la loro ruina, n chi gli seguita, che, se la cognoscessero,
essi chiederebbero laiutorio divino e ricognoscerebbero le colpe loro, e non sarebbero ostinati come
demoni: ch drittamente paiono demoni, e preso nno lofficio loro. Lofficio de le demonia di
pervertire lanime da Cristo crucifisso e sottrarle da la via de la verit, e inducerle a la bugia; e recarle a
s che padre de le bugie (Gv 8, 44), per pena e per suplicio dando a loro quello che egli per s. Cos
questi vanno sovertendo da la verit, la quale verit essi medesimi ci nno data, e reducendo a la bugia,
tutto el mondo nno messo in divisione; e di quello male che essi nno in loro, di quello porgono a noi.
Vogliamo noi bene cognoscere questa verit? Or raguardiamo e consideriamo la vita e i costumi loro; e
che seguito essi nno pur de loro medesimi, che seguitano le vestigie de le iniquitadi: per che luno
demonio non contrario allaltro, anco saccordano insieme. E perdonatemi, carissimo padre padre vi
terr, in quanto io vi vegga amatore de la verit e confonditore de la bugia perch io dica cos, per
che il dolore de la dannazione loro e daltrui me n cagione, e lamore che io porto a la salute loro.
Questo non dico in dispregio loro in quanto creature, ma in dispregio del vizio e de la eresia che
essi nno seminata per tutto el mondo, e de la crudelt che essi usano a loro e allanime tapinelle che
per loro periscono; de le quali lo converr rendere ragione dinanzi al sommo giudice. Che se fussero
stati uomini che avessero temuto Dio o la vergogna del mondo, se Dio non volevano temere , se
papa Urbano lavesse fatto el peggio che egli lavesse potuto fare, e il maggiore vituperio, averebbero
pazientemente portato, e eletto inanzi mille morti che fare quello che nno fatto. Ch a maggiore
vergogna e danno non possono venire, che apparire agli occhi de le creature scismatici e eretici e
contaminatori de la santa fede.
Se io veggo el danno dellanima e del corpo, si mostrano per la eresia privati di Dio per grazia, e
corporalmente privati de la dignit loro, di ragione: e essi medesimi lnno fatto. Se io raguardo el
divino giudicio, egli si vede presso a loro, se non si levano da questa tenebre; per che ogni colpa
punita, e ogni bene remunerato. Duro lo sar a ricalcitrare a Dio (At 26, 14), se tutto lo sforzo umano
avessero. Dio somma fortezza, che fortifica i debili che si confidano e sperano in lui, ed verit; e la
verit quella cosa che ci liberer (Gv 8, 32).
Noi vediamo che solo la verit de servi di Dio seguitano e tengono questa verit di papa Urbano
VI, confessandolo veramente papa, come egli . Non trovarete uno servo di Dio che tenga el contrario,
che sia servo di Dio: non dico di quelli che portano di fuore el vestimento de la pecora, e dentro sono
lupi rapaci.
E credete voi che se questa non fusse verit, che Dio sostenesse che i servi suoi andassero in tanta
tenebre? nol sosterrebbe. Se egli el sostiene agli iniqui uomini del mondo, nol sostiene a loro, e per
egli l dato lume di questa verit: perch non spregiatore de santi desiderii, anco, n accettatore,
come padre benigno e pietoso che egli . Questi vorrei che voi chiamaste a voi, a farvi dichiarare di
questa verit, e non vogliate andare s ignorantemente.
Non vi muova la passione propria, ch ella far peggio a voi che a persona. Abbiate compassione
a tante anime, quante mettete ne le mani de le demonia. Se non volete fare il bene, almeno non fate el
male, ch l male spesse volte torna pi sopra colui che l fa, che sopra a colui a cui vuole essere fatto.
Tanto male nesce, che ne perdiamo Dio per grazia, consumansi i beni temporali, e seguitane la morte
degli uomini.
Doim! e non pare che noi vediamo lume, ch la nuvila dellamore proprio ci tolto el lume, e
non ci lassa vedere. Per questo siamo atti a ricevere ogni mala informazione che ci fusse data, contra a
la verit, dagli amatori di loro medesimi. Ma se averemo el lume, non sar cos; ma con grande
prudenzia e timore santo di Dio vorrete cognoscere e investigare questa verit, per uomini di
conscienzia e di scienzia. Se voi vorrete, in voi non cader ignoranzia per che avete cost la fontana
de la scienzia, la quale temo che non perdiate se voi terrete questi modi, e sapete bene come ne star el
reame vostro. Se saranno uomini di buona conscienzia e che non vogliano seguitare el piacere umano
con timore servile, ma la verit, essi vi dichiareranno, e porranno in pace la mente e lanima vostra.
Or non pi cos, carissimo padre: recatevi la mente al petto e pensate che voi dovete morire, e
non sapete quando. Ponetevi dinanzi allocchio dellintelletto Dio e la verit sua, e non la passione n
lamore de la patria: ch, quanto a Dio, non doviamo fare differenzia pi duno che dun altro, per che
tutti siamo usciti de la sua santa mente, creati a la imagine e similitudine sua (Gn 1, 26), e ricomprati
del prezioso sangue de lunigenito suo Figliuolo. So certa che, se averete el lume, voi el farete, e non
aspettarete el tempo, per che il tempo non aspetta voi, e invitarete loro a tornare a la santa e vera
obedienzia, ma altrimenti no. E per dissi che io desideravo di vedere in voi uno vero e perfettissimo
lume, acci che col lume cognosciate, amiate e teniate la verit. Sar allora beata lanima mia per la
salute vostra, di vedervi uscire di tanto errore. Altro non dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Perdonatemi se troppo v gravato di parole, ma lamore de la vostra salute mi costrigne a pi
tosto dirvele a bocca e con la presenzia che per scritto. Dio vi riempia de la sua dolcissima grazia. Ges
dolce, Ges amore.

LETTERA 351
A papa Urbano VI a d xxx di magio Mc cclxxviiij, in Roma, tornato a Santo Piero.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Padre santissimo, lo Spirito santo obumbri lanima e l cuore e laffetto vostro del fuoco della
divina carit, e infonda uno lume sopra naturale nello intelletto vostro per s fatto modo che nel lume
vostro noi pecorelle vediamo lume, e che neuno inganno che l dimonio vi volesse fare con le malizie
sue possa essere occulto a la Santit vostra.
Desidero, padre santissimo, di vedere compire in voi tutte laltre cose che la dolce volont di Dio
vi richiede, delle quali so che avete grandissimo desiderio. Spero che questo dolce fuoco dello Spirito
santo adoperar nel cuore e nellanima vostra, s come fece in quegli discepoli santi che lo di
fortezza e potenzia contra e dimonii visibili e contra glinvisibili: nella virt sua atterravano e tiranni
del mondo, e nel sostenere dilatavano la fede : di loro uno lume con una sapienzia in cognoscere la
verit e la dottrina che essa Verit avea lassata. Unde laffetto, che va dietro a lintelletto, gli vest del
fuoco della sua carit, intanto che perderono ogni timore servile e piacere umano, e solo attendevano a
lonore di Dio, e a trare lanime delle mani delle dimonia: e di quella verit che si trovavano illuminati,
volevano porgere a ogni creatura. Ma doppo la molta vigilia, umile e continua orazione, e molta fadiga
mentale che essi ebbono questi dieci d, furono ripieni di questa fortezza dello Spirito santo, s che
innanzi and la fadiga e lessercizio santo.
O padre santissimo, pare che cinsegnino, e ogi confortino la Santit vostra; e pare che ci diano la
dottrina in che modo potiamo ricevere lo Spirito santo. Per che modo? Che noi stiamo nella casa del
cognoscimento di noi, nel quale cognoscimento lanima sta sempre umile, che nella allegrezza non
disordina, n nella tristizia viene a impazienzia: ma tutto matura e paziente in questo cognoscimento,
perch conceputo odio alla propria sensualit. In questa casa sta in vigilia e continua orazione, perch
lo ntelletto nostro debba veghiare in cognoscere la verit della dolce volont di Dio; e non dorme nel
sonno de lamore proprio. Alora riceve la continua orazione, cio il santo e vero desiderio, col quale
desiderio essercitiamo la virt, che uno continuo orare; unde non cessa dorare chi non cessa di ben
adoperare. Per questo modo riceviamo questa dolce fortezza; adunque seguitiamo questo dolce modo
con vera e santa sollicitudine, giusta l nostro potere. Dico che essi confortano voi vero e sommo
pontefice, mostrandovi la virt divina con adiutorio suo, ch non con forza umana conquistarono tutto
el mondo e tolsero la tenebre della infedelit, ma nella fortezza, sapienzia e carit di Dio, la quale non
infermata per voi n per veruna creatura che si confidi in lui.
Adunque, bene vero che in questa fortezza vi confortano in questa necessit della Sposa vostra;
e non tanto per fede ci sete confortato, ma per opera: perch gi quattro semane singularmente aviamo
veduto che la virt di Dio operate mirabili cose fatte per mezzo di vili creature, acci che vediamo
manifestamente che egli colui che adopera, e non la potenzia umana. Adunque a lui ne rendiamo la
gloria, e siamoli grati e cognoscenti. Godo, padre santissimo, dallegrezza cordiale ch gli occhi miei
nno veduto compire la volont di Dio in voi, cio in quello atto umile, non usato gi grandissimi
tempi, della santa processione. Oh quanto stato piacevole a Dio, e spiacevole alle dimonia, in tanto
che si sforzarono di darvi scandalo dentro e di fuore, ma la natura angelica raffrenava la furia delle
dimonia.
Ora dissi chio desideravo di vedere compita in voi questa volont dolce di Dio in ogni altra cosa;
e per vi ramento che la verit vuole che diate pensiero e sollicitudine in dirizare e ordinare la Chiesa
di Dio luno d doppo laltro, secondo che v possibile, nel tempo che voi avete. Ed egli sar colui che
adoperar per voi: daravi fortezza a poterlo fare; e lume a cognoscere quello che necessario, con
sapienzia e prudenzia, a dirizzare la navicella sua; e la volont a volerlo fare, la quale gi v data, ma
cresciaralla per la sua infinita misericordia. In questa virt sconfiggiarete e tiranni, levarete la tenebre
de leresia, perch esso medesimo dichiara e dichiarar questa verit.
Godo che questa dolce madre Maria, e Pietro dolce, principe degli apostoli, v rimesso nel luogo
vostro.
Ora vuole la etterna verit che nel giardino vostro facciate uno giardino di servi di Dio; e ine ve
gli nutrichiate della substanzia temporale, ed essi voi delle spirituali, che non abbino a fare altro che
gridare nel conspetto di Dio per lo buono stato della santa Chiesa, e per la Santit vostra. Questi
saranno quelli soldati che vi daranno perfetta vittoria; e non tanto sopra e malvagi cristiani, e quali
sonno membri tagliati dalla santa obedienzia, ma sopra glinfedeli, de quali grandissimo desiderio di
vedere rizzato il gonfalone della croce santa sopra di loro, e gi pare che ci vengano ad invitare. Quello
sar alora doppio diletto. Or cresciamo, e notrichianci nelle vere e reali virt; entriamo nella casa del
cognoscimento di noi, a ci che per lo modo detto riceviamo la plenitudine dello Spirito santo.
Confortatevi, padre mio santissimo, ch Dio vi dar rifregerio: doppo la grande fadiga segue la
grande consolazione, perch egli accettatore de santi e veri desiderii. E ora si cominci gli affetti e gli
atti umili, imparando da lumile Agnello del quale sete vicario, con vera constanzia infino a la morte e
con ferma speranza nella providenzia sua, dilettandovi sempre nel nostro Creatore e negli umili servi
suoi, s comio so che la Santit vostra si diletta; ma io vi ricordo perch la lingua non pu fare che non
satisfaccia a labondanzia del cuore, ma principalmente perch mi sento stimolare la conscienzia dalla
dolce bont di Dio.
Abbiate pazienzia in me, che tanto vi gravo, o per uno modo o per un altro; e perdonate alla mia
presunzione. So certa che Dio vi fa vedere pi laffetto che le parole. Umilemente vadimando la
vostra benedizione. La dolce etterna bont di Dio, Ternit etterna, vi doni la grazia sua, con plenitudine
del fuoco della sua carit; in tanto che nelle vostre mani si riformi la santa Chiesa, e che facciate
sacrificio di voi a Dio. Altro non dico.
Permanete etc.
Godete ed essultate ne dolci misterii di Dio. E se in veruna cosa offeso Dio o la Santit vostra,
me ne rendo in colpa, e pregovi che mi perdoniate, apparechiata ad ogni penitenzia. Ges dolce, Ges
amore.

LETTERA 352
A madonna Lariella, donna di messere Ceccolo Caracciolo da Napoli, la quale era tribolata e
aveva pena per lo stare il marito in Roma col santo padre Urbano VI, che suo consubrino.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi ponere laffetto e la speranza vostra solamente in Dio,
in lui confidarvi e non nelle creature: per che maladetto si pu chiamare colui che si confida ne
luomo.
Oh quanto male ne seguita, e danno dellanima nostra, e quanto vana questa speranza!. La
lingua nostra nol potrebbe narrare. Ella vana e transitoria, perch in vano saffatiga colui che cerca le
delizie, stati e ricchezze del mondo. Chi ci mostra che ella vana? La poca fermezza che troviamo in
loro: ch, quando noi le crediamo bene tenere, elle ci vengono meno, o per divina dispensazione che ce
le tolle per nostro bene, o per lo mezzo della morte, partendoci di questa tenebrosa vita. E tale ora
crediamo fare il grande guadagno, e venire in grandissimo stato, che noi perdiamo quello che aviamo; e
se noi pure il teniamo, tenianlo con grande fatiga, e con disordinato timore e paura di non perderlo:
diventane luomo incomportabile a s medesimo. Bene dunque vana; e matto luomo che ci pone
speranza.
Dico che fa danno, perch ci tolle la signoria e libert, e facci servi, ch di quello che la persona
ama, di quello si fa servo. Unde se disordinatamente amiamo le creature, o le cose create, fuore di Dio,
noi offendiamo, e offendendo Dio ci facciamo servi e schiavi del peccato, che non , e delle cose
create, che tutte sono meno di noi. Anco, elle sono create perch servino a noi, e noi per servire a Dio.
E noi facciamo il contrario servendo ad esse, e diserviamo il nostro Creatore. Elle ci privano del lume,
che non ci lassano vedere n cognoscere la verit; s come locchio che infermo non pu raguardare la
luce, cos locchio dellanima, dove venuta la infermit del disordinato amore, perde per s fatto modo
la luce, che non pu cognoscere n s n Dio, cio la propria miseria e la infinita bont di Dio.
Egli perde la ricchezza delle virt, perch tagliato dallaffetto della carit, nella quale sono
legate tutte le virt. Ine non dilezione di Dio n del prossimo; e nol serve se non per propria utilit.
Non v umilit vera, perch v la propria reputazione, con la quale si diletta dessere tenuto grande e
avere il grande stato. Tutto il suo studio di piacere alle creature perch piace a s medesimo; e pi
studia di piacere ad esse che al Creatore. E se riceve ingiuria, la porta con grande impazienzia. O se
serve il prossimo o i parenti suoi, e non ne riceva onore o propria utilit, non v pazienzia, e volentieri
abandonerebbe il servizio suo.
Questo fa el proprio amore; e voi sapete bene che cos : perch forse alcuna cosa ne provate in
voi medesima, per lo stare che fa qui messere Ceccolo, del quale stare vincresce. Ma se vedeste che gli
fosse risposto al servizio che fa, e ricevesse del fumo del mondo, cio della gloria umana, non ve ne
increscerebbe cos. Ma bene credo che questa pena riceviate pi per detto delle creature che vi
molestano, e per un cotale onore mondano, che per propria utilit che voi ne voleste. Questo non
bene, anco grande difetto, e non sanza offesa di Dio; e statene voi in afflizione danima e di corpo, e
a lui ne date pena. Non voglio che facciate cos, per che segno sarebbe che la speranza e laffetto
vostro fosse posto pi nelle creature e ne lonore del mondo che nel Creatore, la qual cosa non si debbe
fare. Ma dovete essere tutta virile, e farvi beffe del mondo, considerando un poco de beni del cielo e
de lonore di Dio, e non de beni della terra e del proprio onore vostro. Questo voglio che faciate.
E rispondete a chi vi dicesse il contrario, che con uno santo desiderio vogliate che messere
Ceccolo serva fedelmente con tutto il cuore e con tutto laffetto Cristo in terra, e la santa Chiesa, sanza
rispetto di stato, di grandezza o di propria utilit, ma solo per onore di Dio, e per lo debito, s come
debbe fare il figliuolo al padre. Allora sar servigio grato e piacevole a Dio, onore e utilit vostra.
Utilit, dico, di grazia, la quale quella utilit che Dio ci richiede che noi cerchiamo con grande
sollicitudine. Questo farete se la vostra speranza sar posta solamente in Dio, altrimenti no. E per vi
dissi che io desiderava di vedervi ponere laffetto e la speranza vostra solamente in lui; e veramente il
dovete fare, poi che vedete che tanto nocivo a ponerla in s, o nelle creature, o nelle cose create, fuore
di Dio: e con grande danno tiene lanima in molta amaritudine, s come detto .
Per lo contrario fa la speranza che luomo in Dio, perch la speranza procede da lamore, ch
sempre la creatura spera in colui cui ella ama. Unde se luomo ama la creatura, spera nella creatura; e
se egli ama il suo Creatore, spera solamente in lui; e lamore, cio laffetto della carit, non d altro che
allegrezza nel cuore che la possiede: adunque nella speranza grandissima allegrezza. Tutto il bene e
utilit che si truova nella carit, si truova nella speranza, perch ella procede da lei. Ella umile e
benigna a chi le fa ingiuria; ella paziente in sostenere le molte tribolazioni in qualunque modo Dio
gliele concede; e anco pi: ch ella desidera di portare per Cristo crocifisso, e di gloriarsi negli obrobrii
suoi: ine si riposa, e in altro non si vuole gloriare perch non cerca la gloria propria, ma la gloria del
nome di Dio. La speranza non cerca le cose sue, e per il suo servigio non mercennaio: perch serve
per carit, e non per guadagno che naspetti. Ella tolle ogni amaritudine, perch s spogliata della
propria volont sua, e vestita della dolce volunt di Dio. Tanto dolce e dilettevole che le cose amare
le diventano dolci, e i grandi pesi diventano piccioli, e l dispiacere diventa piacere; tolle lanima da la
gravezza della terra, e falla leggiera; levala dalla conversazione de mortali, e falla conversare con
glimmortali.
Di tanta utilit questa speranza fondata in carit, come detto , che ella d guadagno, per uno,
cento.
Come? che dando luomo solo la volunt sua libera, riceve el cento della carit; con la quale
carit vita eterna. E per disse Cristo al glorioso apostolo Pietro, quando egli el dimand dicendo:
Maestro, noi aviamo lassato ogni cosa: che ci darai? (Mt 19, 27; Mc 10, 28; Lc 18, 28). Cristo
rispuose: Bene facesti, Pietro, quasi dica la dolce Verit: In altro modo non mi potevi seguitare,
ch colui el quale non renunzia alla propria volunt non pu seguitare Cristo crocifisso. Poi subgiunse
dicendo: Io vi dar, per uno, cento; e vita eterna possederete (Mc 10, 30; Mt 19, 29; Lc 18, 30). Bene
dunque di grande utilit: di magiore non pu essere. Ella fa luomo libero e signore, perch el trae
della servitudine del peccato: e signoreggia la propria sensualit. Essendo signore di s, fatto signore
del mondo, perch se ne fa beffe, rifiutando le pompe e le delizie sue, perch vede che non sono cosa
ferma n stabile; e per n levata la speranza, e postala nel suo Creatore, il quale fermo e stabile che
mai non si muove, e non ci pu essere tolto se noi non vogliamo.
Oh quanto beata quella anima che unisce il cuore e laffetto suo in Dio, che sua beatitudine!
Avendo Dio, non cura daltro, e per non si sente aggravare dalla impazienzia, se si vedesse perdere
marito, figliuoli, stato, ricchezze e onori del mondo, perch le tiene non come cosa sua, ma come cosa
prestata.
Solo la divina grazia tiene come cosa sua. Non cura detto di creature che per parole, o per piacere
alle creature, voglia offendere Dio in alcuno modo. Non fa come molte semplici che, per piacere alle
creature, dispiaceranno al Creatore: entro le vanit, non che nellaltre cose, offenderanno solo per lo
piacere umano; faranno resistenzia a una grazia che Dio avr posta nellanima, di non curarsi
dadornare el corpo suo con curiosi e dilicati vestimenti, e con lavamento di volto. Cos si star, mentre
che in casa, come persona che non curi di s; poi per piacere sforza la natura, e ribella alla divina
grazia, volendo apparere con laltre in offesa di Dio e danno dellanima sua. E chi la riprendesse,
dicerebbe: Io nol fo per me, ma per piacere allo sposo mio, e per non mostrarmi pi trista che laltre.
Questa singanna, ch non cognosce la virt col dove ella , per lo proprio piacere di s medesima.
Ma quella che sta nellaffetto della carit, come detto , il cognosce bene; e per si spoglia dogni
vanit e abraccia lonest, in ogni tempo, in ogni stato e in ogni luogo che ella . In ogni cosa si pone
Dio dinanzi agli occhi suoi; e ci che fa, fa col santo timore suo. Ella participa il sangue di Cristo
crocifisso, perch scaricata la conscienzia sua con la santa confessione, e contrizione e dispiacimento
della colpa, e con piena satisfazione: e cos riceve la vita della grazia. Or quanta differenzia , carissima
madre, tra quelli che in verit sperano in Dio e quelli che non vi sperano! Non vi si pu ponere
comparazione alcuna.
Adunque che diremo? Diremo che luno sommo diletto, e laltro somma miseria.
Bene ci dobiamo levare con grande sollicitudine da ogni amore sensitivo, e passare il tempo
nostro con una dolce memoria di Dio e del sangue sparto con tanto fuoco damore per noi; dimostrando
nel prossimo nostro lamore che abiamo a lui, con una carit fraterna, subvenendolo nelle sue
neccessit. Dilettianci dudire la parola di Dio, della vigilia, e della continua e umile orazione, amando
ogni cosa per Dio, e non sanza lui: qui voglio che si ponga la sollicitudine vostra, acci che riceviate il
sommo e eterno bene che v apparecchiato. Altro non vi dico, etc.
Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 353
A madonna Catella, madonna Checcia vocata Planula e madonna Caterina Dentice, da Napoli.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissime suore e figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi gustare el cibo angelico, per che per
altro non sete fatte; e a ci che voi il poteste gustare, Dio vi ricomper del sangue del suo Figliuolo
(1Pt 1, 18-19).
Ma pensate, carissime figliuole, che questo cibo non si mangia in terra, cio nellaffetto terreno,
ma in alto; e per el Figliuolo di Dio si lev in alto in su el legno de la santissima croce, a ci che in
alto, in su la detta mensa, prendessimo questo cibo. Ma voi mi direte: Quale questo cibo angelico?.
Rispondovi: il desiderio che nellaffetto dellanima, el quale desiderio trae a s il desiderio di Dio;
de quali si fa una medesima cosa luno con laltro. Questo uno cibo che, mentre che siamo perregrini
in questa vita, trae ad s lodore de le vere e reali virt; le quali virt sono cotte al fuoco de la divina
carit, e mangiate in su la mensa de la santissima croce, cio sostenendo pene e fadighe per amore de la
virt, recalcitrando a la propria sensualit: con forza e violenzia rapisce el reame dellanima, la quale
chiamata cielo, perch cela Dio per grazia dentro da s.
Questo quello cibo el quale fa lanima angelica, e per si chiama cibo angelico; e perch
separata lanima dal corpo, gusta Dio ne la essenzia sua. Elli la sazia tanto e per s fatto modo, che
neuna altra cosa ella non appetisce, n pu desiderare, se non quello che pi perfettamente labbi a
conservare e acrescere questo cibo; e odia ci che gli contrario. Unde, come prudente, raguarda col
lume de la santissima fede el quale lume sta ne locchio dellintelletto quello che l nocivo, e
quello che l utile: e come ella veduto, cos ama e spregia.
Dispregia la propria sensualit, tenendola legata sotto a piei dellaffetto, e tutti li vizii che
procedono da essa sensualit. Ella fugge tutte le cagioni che la possono inchinare a vizio, o impedire la
sua perfezione, unde ella anniega la propria volunt che l cagione dogni male e sottomettela al
giogo de la santa obedienzia de comandamenti di Dio a la quale obedienzia tutti i fedeli cristiani
sono obligati e molte altre sono che corrono allobedienzia dellordine santo: questa maggiore
perfezione. Unde, quando lanima vera obediente, ella si sogioga non tanto a comandamenti di Dio
o la religiosa allordine suo , ma ad ogni altra creatura per Dio. Ella fugge e taglia ogni piacere
umano, e solo si gloria ne li obbrobrii e pene di Cristo crucifisso: ingiurie, strazii, scherni e villanie le
sono uno latte; dilettasi ne le ingiurie per conformarsi con lo Sposo suo. Ella renunzia a la
conversazione de le creature, perch spesse volte ci sono mezzo tra noi e l Creatore nostro; fugge a la
cella del cognoscimento di s e a la cella attuale.
A questo vinvito, che sempre stiate in questa casa del cognoscimento di voi dove noi troviamo
el cibo angelico dellaffetto del desiderio di Dio verso di noi , e ne la cella attuale con la vigilia, e con
lumile fedele e continua orazione; spogliando el cuore e laffetto vostro dogni creatura e cosa creata,
damore fuore di Dio; e vestirvi di Cristo crucifisso perci che in altro modo el mangiareste in terra, e
gi vi dissi che in terra non si doveva mangiare. Pensate che lo Sposo dolce Ges non vuole mezzo tra
lanima, che sua sposa, e s; ed molto geloso: ch, subbito che elli vedesse che noi amassimo cosa
fuore di lui, elli si partirebbe da noi, e saremmo fatte degne di mangiare el cibo de le bestie.
E non saremmo noi bene bestiali? perci che il cibo degli animali sarebbe, se lassassimo el
Creatore per le creature e per le cose create; e l bene infinito per le cose finite e transitorie, che
passano come il vento; la luce per la tenebre; la vita per la morte; quelli che ci veste di sole di giustizia
col fibiale de la obedienzia, e con le margarite de la fede speranza e perfetta carit, per quello che ce ne
spoglia. E non saremmo noi bene stolte a partirci da quello che ci d perfetta purit in tanto che,
quanto pi ci acostiamo a lui, tanto pi diventiamo pure , per quelli che gittano puzza di immondizia,
contaminatori de cuori e de le menti nostre? Dio el cessi da noi per la sua infinita misericordia.
E acci che questo non possa mai intervenire, guardianci da le perverse conversazioni di quelle
persone che sceleratamente menano la vita loro, e stiamo tutte sode e mature in noi medesime,
sovenendo caritativamente a la necessit de nostri prossimi con grande diligenzia; e cos mostraremo
di portare nel cuore Cristo crucifisso. Dico che lanima che assaggiato el cibo angelico, veduto col
lume che lamore e la conversazione de le creature fuore del Creatore uno mezzo che impedisce el
cibo suo; e per le fugge con grandissima sollicitudine, e ama e cerca quello che lacresca e conservi ne
la virt. E perch veduto che meglio gusta questo cibo col mezzo dellorazione fatta nel
cognoscimento di s, per vi si essercita continuamente, e in tutti quelli modi che pi si possa acostare
a Dio.
In tre modi si fa lorazione: luna continua, cio il continuo santo desiderio il quale desiderio
ra nel conspetto di Dio in ci che fa la creatura , perch questo desiderio dirizza nel suo onore tutte
le nostre operazioni spirituali e temporali: e per si chiama continua. Di questa pare che parli el
glorioso santo Paulo, quando dice: Orate senza intermissione (1Ts 5, 17). Laltro modo orazione
vocale, cio che parlando con la lingua si dice offizio o altra orazione vocale, e questa ordinata per
giugnere a la mentale; e cos vi giogne lanima quando con prudenzia e umilit essercita la mente
nellorazione vocale: cio che parlando con la lingua el cuore suo non sia dilonga da Dio, ma debbasi
ingegnare di fermare e stabilire el cuore ne laffetto de la divina carit. E quando sentisse la mente sua
essere visitata da Dio, cio che fusse tratta in alcuno modo a pensare del suo Creatore, debba
abbandonare la vocale, e fermare la mente sua con affetto damore in quello che sente che Dio la visita;
e poi se, cessato quello, ella tempo, debba ripigliare la vocale, a ci che la mente stia piena e non
vta.
E perch ne lorazione abondassero le molte battaglie in diversi modi e tenebre di mente con
molta confusione, facendoci el demonio vedere che la nostra orazione non fusse piacevole a Dio per le
molte battaglie e tenebre che avessimo , non doviamo lassare per, ma stare ferme, con fortezza e
lunga perseveranzia, raguardando che il demonio el fa perch noi ci partiamo da la madre de
lorazione; e Dio il permette per provare in noi la fortezza e constanzia nostra, e a ci che ne le
battaglie e tenebre cognosciamo noi non essere, e ne la buona volont cognosciamo la bont di Dio:
per che esso donatore e conservatore de le buone e sante volunt, e non dinegata a chiunque la
vuole.
E per questo modo giogne a la terza e ultima orazione mentale, ne la quale riceve il frutto de la
fadiga che sostenne nellorazione imperfetta vocale. Ella gusta el latte de la fedele orazione; ella leva s
sopra il sentimento grosso sensitivo, e con mente angelica sunisce per affetto damore con Dio; e col
lume dellintelletto vede, cognosce e vestesi de la verit. Ella fatta sorella degli angeli; ella sta con lo
Sposo suo in su la mensa del crociato desiderio, dilettandosi di cercare lonore di Dio e la salute de
lanime, perch vede bene che per questo lo sposo etterno corse a la obbrobriosa morte de la croce, e
cos comp lobedienzia del Padre e la nostra salute.
Drittamente questa orazione una madre che ne la carit di Dio concepe i figliuoli de le virt, e
ne la carit del prossimo le parturisce. Ove trovate voi el lume che vi guida ne la via de la verit?
nellorazione.
Dove manifestate lamore, la fede, la speranza e lumilit? nellorazione (ch se voi non amaste
non vi curereste dandare a quello che voi non amate; ma perch la creatura ama, per si vuole unire
con quella cosa che ama, col mezzo dellorazione. A lui dimanda la sua necessit perch cognoscendo
s nel quale cognoscimento fondata la vera orazione vedesi avere grande bisogno, sentendosi
atorniata da suoi nemici: dal mondo con le ingiurie, dal demonio con le molte tentazioni, e da la carne
che impugna contra lo spirito ribellando a la ragione. E s vede non essere per s; non essendo, non si
pu curare e per con fede corre a colui che (Es 3, 14), el quale pu sa e vuole subvenirla in ogni sua
necessit; e con speranza chiede e aspetta ladiutorio suo. Cos vuole essere fatta lorazione, a volerne
avere quello che noi naspettiamo; e a questo modo non sar mai dinegata cosa giusta che noi
dimandiamo de la divina bont.
Facendola in altro modo, poco frutto ne trarreste).
Dove sentiremo lodore de lobedienzia? nellorazione. Dove ci spogliaremo dellamore proprio,
che ci fa impazienti nel tempo de le ingiurie o daltre pene, e vestirenci duno divino amore che ci far
pazienti, e gloriarenci ne la croce di Cristo crucifisso? nellorazione. Dove sentiremo lodore de la
continenzia e de la purit, e la fame del martirio, disponendoci a dare la vita in onore di Dio e salute
dellanime? in questa dolce madre dellorazione. Ella ci far osservatrici de santi comandamenti di
Dio, e suggellaracci i suoi consigli nel cuore e ne la mente nostra, lassandovi la impronta del desiderio
di seguitarli infine a la morte.
Ella ci leva da le conversazioni de le creature, e dacci la conversazione del Creatore; ella empie il
vasello del cuore del sangue de lumile e immaculato Agnello, e ricuoprelo di fuoco, perch per fuoco
damore fu sparto.
Pi e meno perfettamente riceve lanima e gusta questa madre dellorazione, secondo che ella si
nutrica del cibo angelico, cio del santo desiderio di Dio, levandosi in alto come detto a prenderlo
in su la mensa de la dolcissima croce; altrimenti, no. E per vi dissi che io desideravo di vedervi
nutricare del cibo angelico, per che in altro modo non potreste avere la vita de la grazia, n essere vere
serve di Cristo crucifisso. Altro non vi dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio.
Ricevetti una vostra lettera, la quale udii e intesi con allegrezza, s perch volont avevo di sapere
novelle di voi, e s per le buone novelle che in poche parole vi si contengono, dellavenimento de la
luce sopra cotesta terra: perch il cuore di Faraone spezzato, cio de la reina che tanta durizia
mostrata infine a ora, essendosi partita dal capo suo, Cristo in terra, e accostatasi ad Antecristo,
membro del demonio, perseguitata la verit, ed essaltata la bugia .
Grazia, grazia sia al nostro dolce Salvatore, che alluminato il cuore suo o per forza o per amore
che sia, e mostrato in lei lamirabili cose sue. Or godiamo ed essultiamo con allegrezza cordiale e con
uno santo essercizio, come detto aviamo, sempre purificando la conscienzia nostra con la confessione
spesso, e la comunione per ogni pasqua solenne; a ci che, confortate in questa via de la
perregrinazione, voi corriate virilmente a la mensa de la croce, per la dottrina de lumile Agnello, a
prendere el cibo angelico e suave, e relucano in voi le stimate di Cristo crucifisso. Bagnatevi nel
prezioso sangue suo. Strettamente mi vi racomando. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 354
A madonna Pentella Maii da Napoli la quale perch lo suo marito la trattava male per cagione
duna sua schiava, era molto tribolata e desiderava la morte dambedue.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima suoro in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uno vero e perfettissimo lume, col quale lume
cognosciate la verit per che, cognoscendola, lamarete , e a ci che vediate la via per la quale vi
conviene tenere.
Or vediamo quale questa via e questa verit, e per che modo la potiamo seguitare, e perch la
doviamo seguitare: Cristo crucifisso nostra via, e essa verit, e vita. Cos disse elli: Io so via
verit e vita (Gv 14, 6); e chi tiene questa via, cio chi seguita la dottrina e le vestigie sue, tiene per la
via de la verit: e chi tiene per la via de la verit, riceve in s la vita de la grazia. Che modo debba
tenere lanima ad andare per questa via? Quello modo che tenne colui che fatta la via. Che modo
tenne elli? El modo fu questo: che col lume el quale era esso si specol ne la volont del Padre
etterno, la quale volont voleva per nostra santificazione manifestare letterna verit sua.
La quale verit fu questa: che elli aveva creato luomo per dargli vita etterna, a ci che godesse el
suo sommo ed etterno bene; ma per la colpa commessa non si compiva questa verit in noi, unde era
bisogno che, per compirla, la colpa si purgasse. E per Dio vuole insiememente purgare la colpa e
compire la sua verit ne luomo; e perci questa verit detta costrinse il Padre etterno: e per lamore
ineffabile che elli ebbe a noi, e a la verit sua, ci don la verit del Verbo del suo Figliuolo, e vestillo
de lumanit nostra, a ci che in essa, col sostenere, fusse satisfatto a le nostre colpe; e satisfacendo a la
colpa si compisse la sua verit in noi. Unde, ricevendo il Verbo dolce del Figliuolo di Dio la grande
obedienzia del Padre, corse, come inamorato, a la obbrobriosa morte de la santissima croce; e
compiendo lobedienzia comp la verit: cio, che fummo restituiti a grazia quanto da la parte sua, se
noi da la nostra non ricalcitriamo con le miserie e defetti nostri.
E cognoscendo questo dolce Verbo che senza il sostenere non si poteva renderci la vita,
inamorossi de le pene, saziossi dobbrobrii, vestissi de le ingiurie, fame, sete, scherni e villanie,
dispiacimento del vizio e tanto gli dispiace che, non essendo in lui veleno di peccato, elli el punisce
sopra il corpo suo , e lamore de le virt, in tanto che nel sangue suo le matur e, come arbore di vita,
ci produsse questi frutti de le virt, per che doppo la redenzione che ricevemmo nel sangue i frutti
de le virt ci sono tutti valuti a vita eterna. Che cercato questo dolce Verbo, e di che s doluto?
cercato lonore del Padre e la salute nostra; e dolutosi pi delloffesa, e del danno che seguit doppo la
colpa, che de la pena sua. Unde noi aviamo che pi si dolse de la dannazione di Juda che del tradimento
che elli gli fece. Questa quella dolce via la quale elli ci insegnata, e per la quale doviamo tenere.
E se voi mi diceste: Elli era vero Figliuolo di Dio, e per poteva portare, ma io so fragile e non
posso, or raguardate i santi che lnno seguitato, e quali ebbero questa legge fragile perch furono
conceputi e nati e nutricati di quello medesimo cibo che noi; e nondimeno nellaiutorio divino lnno
seguitato realmente. El quale aiutorio cos per noi come per loro: s che, volendo, noi potiamo. Ma
perch non ci pare potere e nol facciamo? per la cechit nostra: perch non cognosciamo, n ci diamo
in verit a cognoscere nella dottrina sua letterna verit come detto , perch noi non vogliamo.
Che se noi volessimo con vero dispiacimento e odio del vizio, e amore de la virt, ricalcitraremmo a la
propria sensualit, e non cercaremmo di satisfarle con una tenerezza e compassione femminile; ma
levaremmoci con uno odio santo, annegandoci dentro la propria volont, e abracciaremmo la croce con
uno crociato e santo desiderio. E tanto goderemmo quanto ci vedessimo conculcare dal mondo, e l
vederci sostenere senza colpa sarebbe la gloria nostra. E questo uno de pi singularissimi segni che
si possa vedere, nel servo di Dio, se elli alluminato in cognoscere e amare questa verit, o no.
Oh vita dolce, quanto se dolce allanima che tassaggia, la quale perduta e annegata s
medesima! Questo cognoscimento la fa corrire, morta a ogni propria volont; essendo morta, non chi
le faccia guerra, perci che solo la volont quella che d guerra e amaritudine, non le tribulazioni n
le persecuzioni del mondo; anco sono el diletto e la consolazione del vero servo di Dio. E tanto bene
quanto si vede patire; e pi, che se elli vede che il mondo gli abbi alcuna reverenzia o buona oppinione,
elli si contrista, temendo che in questa vita Dio nol voglia remunerare di quello poco del bene che fa, e
perch si vorrebbe conformare con Cristo crucifisso e seguitare le vestigie sue. Elli non si duole di
colui che gli fa ingiuria, n vorrebbe che colui che l fa patire fusse tolto dinanzi da lui; ma bene si
duole delloffesa di Dio, e del danno dellanima del prossimo suo, unde non cessa di tenerlo nel
conspetto di Dio, con grande desiderio offerendo umili, continue e fedeli orazioni. Questo perch fa?
Perch nel lume e ne la dottrina di Cristo cognosciuta la verit, e perch con esso lume veduto che
di debito el debba fare.
Unde lanima debba rispondere al demonio e a la propria fragilit quando vogliono impugnare
contra la ragione e a la virt per tutti quanti i modi : Io non debbo consentire a voi, ma debbo servire
al mio Creatore con tutto il cuore e con tutto laffetto e con tutte le forze mie; el quale servire debbo
dimostrare col sostenere. Perch fai questo? Perch m debito e comandamento al quale io so
tenuto e obligato dobedire; e oltre al comandamento ne so tenuto di grazia, cio che per grazia
ricevuto lessere e ogni grazia posta sopra lessere. Unde, se mai non mi fusse comandato, per le grazie
ricevute io so tenuto di farlo: e per non voglio essere villana n ingrata di tanti benefizii, ma voglio
rendere quello che non mio per che io lavoro con quello del mio Creatore , e con questo rendo e
non dono veruna cosa a Dio, ma rendoli di quello che io gli so obligato.
Oh quanto degno di supplicio el servo mercennaio, che attende di tllere quello che non suo!
Molto sono ripresi nel conspetto di Dio e ne la conscienzia loro questi cotali: essi debbono dare lonore
a lui, ed essi el danno a loro medesimi. Perch degno di tanto supplicio e reprensione? Perch
tenuto di servire schiettamente, senza rispetto di propria consolazione o di diletto da lui, o da la
creatura per lui; e perch tenuto di rendere gloria e loda al nome suo, perci che con servigio
mercennaio non glili potrebbe rendere per quello modo che elli obligato. Poniamo che Dio ne la
traesse elli da la parte sua, ma da la parte nostra non sarebe cos, n compirebbesi in noi quella etterna
verit che ci cre, e recreocci a grazia nel sangue per darci vita etterna.
E per lanima, la quale con lume raguarda questo debito che le conviene rendere, e anco la
grazia perch di grazia si vede essere amata da Dio, e tutte le grazie che ricevute, spirituali e
temporali, tutte le vede fatte in questa medesima forma e in uno medesimo modo , si sente constretta
a rispondere a Dio, e a non partirsi da quelli modi che truova in lui, e di non lassare le forme de le
vestigie di Cristo crucifisso.
Vero che damore di grazia non potiamo rendere a lui, per che esso ci am prima che noi
fussimo: s che ne siamo tenuti, come detto . E per lanima, avendolo veduto col lume, si vlle a
quello mezzo che Dio posto con che si renda, cio il prossimo suo: ella glili rende schietto, in tanto
che per fadiga che truovi in lui, n per rimproverio o ingratitudine che ricevesse da lui de li servizii che
essa gli avesse fatti, non allenta mai, perch il lume l fatta constante e perseverante; imparando da
lumile Agnello, el quale n per pena, n per detto de Judei e quali dicevano: Discende de la croce, e
credarenti (Mt 27, 42; Mc 15, 32), n per nostra ingratitudine non si ritrasse, ma constante e
perseverante, infine allultimo che elli ebbe rimessa la sposa che gli fu data, de lumana generazione,
nelle mani del Padre etterno.
E cos ella col lume conculca ogni malizia e inganno del demonio, quando in questo con molti
colori la volesse ingannare. Ella non vuole scendere de la croce del cruciato santo desiderio per detto
de Judei, cio per le demonia che la vogliono fare scendere di questa croce, per molti e per diversi
modi: alcuna volta con colore di non offendere Dio; alcuna volta per fare ricognoscere il prossimo suo,
el quale truova ingrato, unde a lei colorato col colore de la giustizia. Alcuna volta vuole gittare a terra
questa croce con desiderare la morte del prossimo suo, sotto colore davere pi pace e pi quiete ne la
mente sua; e con tanta ragione glili fa vedere el demonio e s le incarna questo pazzo e stolto
desiderio , che neuno che le l possa tllere, perch la cechit sua, e il dimonio de la propria
sensualit, e lo sdegno e il dispiacere che preso inverso di lui, non la lassano vedere n cognoscere
che ella si scorda da la volont di Dio, el quale non vuole la morte del peccatore, ma vuole che esso si
converta e viva (Ez 33, 11). E per ne la creatura ci conviene desiderare la vita spirituale e corporale,
ci per vederlo vivere in grazia; dandoli Dio tempo perch si corregga a ci che non muoia in tenebre
di peccato mortale. Questo quello desiderio santo che nno quelli che con lume nno raguardato el
debito, el quale lo conviene rendere al prossimo rendendo a lui, di grazia, quello che a Dio non
possono rendere, cio damare lui, poniamo che mai egli non lamasse.
E con questo medesimo lume conculcata la schiava de la propria sensualit; e per non si duole
se non solo delloffesa di Dio, quando alcuna creatura, o vuoli sposo che non la trattasse come donna
ma come serva, n il figliuolo la trattasse come madre, o la schiava come donna, o qualunque altra
persona fusse che la volesse signoreggiare; ma tutto porta con reverenzia, e con perfettissima pazienzia
la ingiuria sua, ma delloffesa di Dio si duole, pregando umilemente per loro, non che lo dia la morte,
ma dia loro vero lume. Questo il santo e vero desiderio dellanima alluminata.
E perch e mi pare, carissima suoro, che di questo cos fatto lume abbiate bisogno secondo il
caso e lo stato vostro , dissi che io desideravo di vedere in voi uno vero e perfettissimo lume, a ci
che in verit cognosceste la via che vi conviene tenere, e come e perch; e a ci che voi cognosciate lo
inganno e la malizia del demonio, nel quale allaccia lanima vostra col semplice e stolto desiderio
desiderando con instanzia la morte di veruna creatura : e pare che sia s fermo, che mostra che nullo
ve ne possa levare.
Questo non costume di serva di Dio, ma de servi del mondo e del demonio. Non so che veruna
virt si possa barbicare in quella anima: potr bene avere latto de la virt, ma virt no, perch in
questo stolto desiderio si mostrano molti mali.
Manifestasi il veleno de la superbia con la propria reputazione, ch, se ella non vi fusse,
credarebbe pi altrui che a s; e mostrasi una inreverenzia e infedelit verso il padre spirituale, per che
se ella fusse fedele satterrebbe al consiglio suo, el quale le mostra che questo cos fatto desiderio non
secondo Dio e cos la verit, per che elli dal demonio, e da la propria passione sensitiva . E
anco dimostra che lamore inverso Dio e verso el prossimo posto per propria utilit e diletto, s come
lavaro che ama la pecunia. Nutricacisi una impazienzia con uno maladetto sdegno e schifezza
danimo, la quale schifezza si debba avere de la colpa e non de la propria persona. Oh quante sono le
mormorazioni, li giudicii e le bastemmie, e tanti altri mali, che a pena si potessero contiare! Adunque,
carissima suoro, levianci da questa cechit, e vogliamo seguitare Dio in verit, amarlo in tutto e non a
mezzo. A volerlo tutto, vel conviene amare schiettamente, come detto , senza veruno rispetto di voi;
seguitarlo per la via de la croce non eleggendo dessere cruciata a vostro modo, ma a suo; amare il
prossimo vostro come voi medesima (Mt 22, 39; Mc 12, 21; Lc 27), desiderando di vedere in lui quello
che volete vedere in voi; offerire lagrime, umili e continue orazioni per lui; e col lume de la fede
credere in verit che ci che Dio d e permette, d per la vostra salute; con vera umilit e pazienzia
portare, reputandovi degna de le pene e indegna del frutto che seguita doppo la pena.
Or mirate quanto sete bene savia! Non vi fa peggio la schiava de la vostra umanit e lo sposo del
libero arbitrio, el quale voluntariamente consente a questa schiava, e con essa conculca e avilisce la
ragione, che la donna? Certo s. Adunque dovete odiare pi questo che dentro da voi, che la schiava
e l marito, che sono fuore di voi, per che questi percuotono la corteccia del corpo con ingiurie e pene,
ma quelli percuotono lanima, e lanima molto pi nobile che none il corpo; anco, ogni nobilit che
il corpo, l mediante lanima, e lanima l da Dio.
Adunque dovete con sollicitudine attendere per suo onore a subvenire a quella parte che pi
nobile, rivoltando tutto lodio a voi medesima; e sia odio mortale, cio che sempre desideriate la morte
de la propria vostra perversa volunt, e che solo viva in voi letterna volunt di Dio. Bagnatevi nel
sangue di Cristo crucifisso, e fate che quello che stato infine a ora non sia pi. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 355
A madonna Orietta Scotta, a la Croce di Canneto in Genova.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima madre e figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondata in vera e perfetta
pazienzia; la quale pazienzia dimostra se in verit amiamo il nostro Creatore o no, perch ella il
mirollo de la carit: ch carit non senza pazienzia, n pazienzia senza carit.
Ella una virt tanto piacevole e necessaria a la nostra salute che senza essa non potiamo essere
piacevoli a Dio, n ricevere il frutto de le nostre fadighe, le quali Dio ci permette per la nostra salute:
anco, gustaremmo larra de lo nferno in questa vita. Questa virt dimostra el lume che ne lanima
che la possiede; cio dimostra che lanima, col lume de la santissima fede, veduto e cognosciuto che
Dio non vuole altro che l suo bene: e ci che esso d e permette a noi in questa vita, d per nostra
santificazione. E per lanima che cognosciuto questo, subbito paziente, quasi dicendo a s
medesima, quando la propria sensualit si volesse levare per impazienzia: E vuoli tu dolerti del tuo
bene? Non te ne puoi n debbi dolere, ma debbi portare realmente, per gloria e loda del nome di Dio.
La pazienzia germina una dolcezza nel mezzo del cuore; ella forte, che caccia da s ogni
impazienzia; longa e perseverante, che per veruna fadiga volta il capo adietro a mirare larato (Lc 9,
62), ma sempre va innanzi, seguitando lumile Agnello: che tanta fu la sua pazienzia e mansuetudine,
che il grido suo non fu udito per veruna mormorazione. Ella si conforma con Cristo crocifisso, perch
si veste de la dottrina sua; satollasi dobrobrii. Ella signoregia lira, conculcandola con mansuetudine;
ella non si stanca per veruna fadiga, perch ella unita con la carit; ella non tolle le cose altrui, ma d
largamente: non veruna cosa che ella abbi tanto cara che ella non dia, privandone s con buona
pazienzia. Come ebbra del sangue di Cristo crocifisso perde s medesima; e quanto pi si perde, pi si
truova unita e conformata ne la dolce volont di Dio, spregiando il mondo con tutte le sue delizie,
dilettandosi di tenere per la via de la vilt, abbracciando la povert volontaria per santo e vero
desiderio.
O carissima madre e figliuola, ora il tempo dabbracciare questa vera e reale virt. Vedete che l
mondo perseguita quegli che sonno amatori de la verit, con molte ingiurie e rimproveri. A noi
conviene essere paziente de le ingiurie e fadighe proprie, ma de laltrui doviamo avere compassione
grande, ed essere impazienti verso il vizio di colui che offende. Carissima madre e figliuola, se mai fu
tempo di compassione e damaritudine per loffese di Dio, s oggi, in tanta tenebre e amaritudine
vediamo posto el mondo, solo per la nuvila de lamore proprio di noi medesimi che avelenato e
corrotto il mondo. Chi avar pazienzia, perfetta carit; avendo perfetta carit, si duole e debba dolere
pi di questi mali che vede, che de le pene o tribolazioni sue.
Oim che a vedere, che gli occhi nostri veggono contaminata la fede nostra! Essendo cristiani
segnati del segno di Cristo, con la tenebre de la eresia perdono il sangue di Cristo: bene ci debba
dolere, e con questo dolore cacciare ogni altro dolore. Io vinvito a portare con vera pazienzia, e
offerire voi medesima dinanzi da Dio con umile continua e fedele orazione. Non dormiamo pi, ma
destianci dal sonno de la negligenzia, ch tempo di surgere: date tutta voi medesima, spogliando tutto
il cuore e laffetto vostro.
Attaccatevi a larbore de la vita, a lumile e immaculato Agnello, dove trovarete la virt de la
pazienzia e ogni altra virt: ch elle sonno tutte maturate e innaffiate col sangue. Oh quanto sar beata
lanima, che con forza e col molto sostenere si truovar vestita de le virt! La lingua nol poterebbe mai
narrare; ma provtelo.
Anegatevi nel sangue di Cristo crocifisso, nel quale sangue ogni cosa amara diventa dolce, e ogni
grande peso leggiero. El sangue cinsegna a ministrare la substanzia temporale: s come fatto e fa
continuamente in voi facendovi, de povari e di coloro che nno necessit, signori. Ora ministrate in
questo prezioso sangue la propria vostra volont: fatene sacrificio a Dio. El quale, sacrificio avendolo
fatto, il mostrarete con la virt de la pazienzia. In altro modo mostrare nol potreste, e per vi dissi chio
desideravo di vedervi fondata in vera e perfetta pazienzia. Confortatevi in Cristo dolce Ges. Altro non
vi dico.
Permanete etc.
Benedicete etc. A tutte ci racomandate; e fate fare speciale orazione per la santa Chiesa e per
Cristo in terra. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 356
A tre donne vedove spirituali di Napoli.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissime madre e suore in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondate in vera e perfetta carit, acci che
siate vere nutrici e governatrici dellanime vostre. Imper che mai non potremmo nutricare altrui se
prima non nutricassimo lanima nostra di vere e reali virt; e di virt non si pu nutricare, se prima non
sattacca al petto della divina carit, del quale petto si trae il latte della divina dolcezza.
A voi, carissime suore, conviene fare come fa il fanciullo che, volendo prendere il latte, prende la
mammella della madre e mettesela in bocca, unde col mezzo della carne trae a s il latte. E cos
doviamo fare noi, se voliamo nutricare lanima nostra, e dovianci attaccare al petto di Cristo crocifisso,
in cui si truova la madre della carit; e col mezzo della carne sua traremo a noi il latte che nutrica
lanima nostra e i figliuoli delle virt, cio per mezzo de lumanit di Cristo, per che in essa umanit
fu sostenuta e cadde la pena, ma non nella deit.
E noi non potremmo nutricarci di questo latte che traiamo dalla madre della carit, sanza pena. E
differenti sono le pene: spesse volte sono pene di grandi battaglie o dal dimonio o dalle creature, con
molte persecuzioni, infamie, strazii e rimproverii. Queste sono pene in loro, ma non sono pene
allanima che s posta a nutricare a questo dolce e glorioso petto unde tratto lamore vedendo in
Cristo crocifisso lamore ineffabile che Dio ci mostrato col mezzo di questo dolce e amoroso Verbo
; e da questo amore tratto lodio della propria colpa e della legge perversa sua, che sempre impugna
contra lo spirito (Rom 7, 23).
Ma sopra laltre pene che porti lanima che venuta a fame e desiderio di Dio, sono i crociati e
amorosi desiderii che per la salute di tutto quanto il mondo, per che la carit fa questo: che ella
sinferma con quelli che sono infermi e fassi sana con quelli che sono sani; ella piagne con quegli che
piangono e gode con coloro che godono, cio che piagne con coloro che sono nel tempo del pianto del
peccato mortale, e gode con coloro che godono nello stato della grazia. Allora lanima presa la carne
di Cristo crocifisso, portando con pene la croce con lui: non pena affligitiva che disecchi lanima, ma
pena che la ingrassa, dilettandosi di seguitare le vestigie di Cristo crocifisso: e allora gusta il latte della
divina dolcezza. E con che l preso? Con la bocca del santo desiderio, in tanto che, se possibile le
fosse davere questo latte senza pena, e con esso dare vita alle virt le quali virt nno vita dal latte
della affocata carit , non vorrebbe, ma pi tosto elegge di volerlo con pena per lamore di Cristo
crocifisso; per che non le pare che sotto el capo spinato debbano stare membri dilicati, ma pi tosto
portare la spina con lui insieme, non eleggendo punture a suo modo, ma a modo del capo suo. E
facendo cos, non porta; ma il capo suo, Cristo crocifisso, n fatto portatore.
Oh quanto dolce questa dolce madre della carit, la quale non cerca le sue cose (1Cor 13, 5),
cio che non cerca s per s, ma s per Dio; e ci che ella ama e desidera, ama e desidera in lui, e fuori
di lui nulla vuole possedere. In ogni stato che ella , spende il tempo suo secondo la volunt di Dio: se
ella secolare, ella vuole essere perfetta nello stato suo; se ella religiosa suddita, ella perfetta angela
terresta in questa vita, e non appetisce n pone lamore suo nel secolo, n nelle ricchezze volendo
possedere in particulare, perch vede che ella farebbe contra al voto della povert voluntaria. S che, in
qualunque stato lanima , e in stato vedovile e in ogni modo, avendo in s questa dolce madre della
carit, nutricandosi al petto di Cristo crocifisso, ella gusta questo dolce e soave latte con affocato
desiderio e con perfetto lume, perch s tolta le tenebre del perverso e miserabile amore proprio di s.
Ora il tempo da perdere s, di non cercare s n il prossimo per s, ma per Dio, e Dio dolce in quanto
egli somma bont, degno dessere amato e cercato da noi; in lui dobiamo cognoscere la verit, e
annunziarla, e fortificarla ne cuori delle creature che nno in loro ragione, sanza timore servile.
Ora il tempo del bisogno che voi e gli altri servi di Dio vi disponiate a sostenere per la verit, e
che lamore, il quale avete trovato al petto di Cristo crocifisso, voi il manifestiate sopra al prossimo
vostro, portandolo per affetto damore con compassione, nel conspetto di Dio con lagrime, vigilie, e
umili e continue orazioni. Non dobiamo terminare la vita nostra altro che in pianto e in amaritudine, per
vedere levate tante tenebre da coloro che debono dare luce nel corpo mistico della santa Chiesa.
Dissolvasi la vita nostra; diamo agli occhi nostri fiume di lagrime; mugghi el desiderio sopra questi
morti, acci che si partano dalla morte e giunghino alla vita.
Or che questo a vedere, che quegli che nno eletto Cristo in terra, papa Urbano VI, con tanto
ordine, ora per lamore proprio, e miserabile vita loro, dicano che non papa? Guardate, carissime
suoro che voi non cadeste in tanta ignoranzia n in tanta cechit che voi credeste a questi iniqui e
malvagi uomini, non degni dessere chiamati uomini, ma pi tosto dimoni incarnati; ma ferme e stabili
non seguitando la natura della femina che si vlle come la foglia al vento , ma virili e constanti
confessate e tenete che cos la verit, che papa Urbano VI veramente papa, vicario di Cristo in terra.
E se voi teneste il contrario, sareste riprovate da Dio, partirestevi dalla verit e seguitereste la bugia e il
dimonio che padre delle bugie (Gv 8, 44).
grande desiderio di ritrovarmi con voi, perch, poi che frate Roberto mi cont di voi e
teneramente vi raccomand a me, miserabile piena di difetto, vi concepei amore. E per mi mossi a
scrivervi toccandovi alcuna cosa di questa materia, acci che non andiate vacillando con la mente
vostra, ma perch voi vi fermiate in questa verit. Forse che Dio adempir i nostri desideri di ritrovarci
insieme: allora pi largo e lungamente ne potremo parlare. Bastivi questo, che se volete nutricarvi a
questo glorioso petto s come nel principio io vi dissi che io desiderava di vedervi , e se volete
gustare il latte della divina dolcezza dellaffocata carit di Cristo in cielo, vi conviene tenere
affermativamente che papa Urbano VI veramente Cristo in terra, vero e sommo pontefice, e veruno
altro no, mentre che questo vive; e chi tenesse il contrario sta in stato di dannazione, come ribello alla
santa Chiesa e allobedienzia di Cristo in terra.
Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 357
Al re dUngaria.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e perfettissima carit.
La quale carit non cerca le cose sue (1Cor 13, 5), ma cerca solo la gloria e loda del nome di Dio
ne la salute dellanime; non cerca el prossimo suo per s, ma solo per Dio. Ella una madre che notrica
al petto suo e figliuoli de le virt, per che senza la carit neuna virt pu avere vita: potrebbe luomo
bene avere latto de la virt, ma non che fusse in verit, senza laffetto de la carit. E per diceva quello
glorioso apostolo e banditore Paulo: Se io dessi ogni cosa a poveri e il corpo mio ad ardere, avessi
lingua angelica, sapessi le cose future, e non avessi carit, neuna cosa mi vale (1Cor 13, 1-3).
La carit ama quello che Dio ama, e odia quello che Dio odia, e per chi l si spoglia de luomo
vecchio cio del peccato, el quale Dio tanto odi e tanto gli fu in dispiacere, che egli el volse punire
sopra el corpo del Figliuolo suo , e vestesi de luomo nuovo Cristo dolce Ges (Col 3, 9-10);
strignelo a s, seguitando la dottrina sua, in qualunque stato si sia. Non si scorda, lanima che sta in
carit, di seguitare le vestigie di Cristo: ella dispregia el mondo con tutte le sue delizie, apprezzandole
quello che elle vagliono, come cosa che sono senza alcuna fermezza o stabilit, e per le tiene e
possiede come cose prestate, e non come cose sue, perch vede e cognosce che o elle vengono meno a
lui, o egli viene meno a loro col mezzo de la morte.
Questa carit fa lanima benivola e amatrice de nemici suoi; e quali el mondo reputa nemici, ma
non sono nemici, ch i nemici de luomo propriamente sono el mondo, el dimonio, e la fragile carne e
umanit nostra, che ciascuno impugna contra lo spirito. El mondo co diletti, co quali invita a
leggerezza di cuore, e a vana e disordinata allegrezza; el dimonio con le molte e varie cogitazioni, e con
mettere in cuore agli uomini che ci faccino ingiuria, per provocare noi ad ira e ad impazienzia acci che
siamo privati de la carit che ci d vita di grazia. La propria sensualit si leva con molta ribellione e
impugnazione e movimenti di qualunque vizio si sia. Questi sono i nemici nostri. E vero che se la
ragione vuole, essi sono fatti debili ne la virt del sangue di Cristo; e per lanima che sta in perfetta
carit si leva con grandissimo odio verso di loro, facendo guerra co vizii, e pacificasi con le virt.
Allora quelli nemici e quali, come detto , el mondo reputa nemici cio quelli che ci fanno
ingiuria o tllono le cose nostre egli se li fa amici, amandoli in quanto creature, e per lo debito, ch
Dio gli comanda che gli ami. E con questo amore spesse volte si dissolver la tenebre dellodio del
cuore del prossimo suo; drittamente parr che esso gitti carboni accesi di carit sopra el suo capo (Pr
25, 22; Rm 12, 20). E questo uno de singulari segni che dimostri se lanima in carit, o no: in lei
non cade sdegno, ma con pazienzia porta e difetti del prossimo suo; non iracunda ma benigna; non fa
luomo ingiusto ma giusto, ch a ciascuno rende el debito suo, o suddito o signore che sia: a Dio rende
gloria, e loda al nome suo; a s rende odio e dispiacimento del peccato; e al prossimo rende amore e
benivolenzia.
E se egli signore che abbi a tenere giustizia, a ciascuno fa ragione, cos al grande come al
piccolo, e al povero come al ricco; non contamina la giustizia n per lusinghe n per minacce, n per
piacere n per dispiacere, ma tiene la bilancia ritta, dando a ciascuno quello che vuole la ragione. Con
grande diligenzia serve al prossimo suo, mostrando sopra lui quello amore che esso porta a Dio: a Dio
non pu fare utilit, e per singegna di farla a quello che Dio molto ama, cio la creatura che in s
ragione, che ce l posta come mezzo. Bene dolce questa madre de la carit, ne la quale non cade
veruna amaritudine, ma sempre d allegrezza nel cuore di colui che la possiede.
Ma voi, carissimo padre, potreste dire a me: Molto mi piace questo affetto de la carit; ma in
che principalmente posso vedere se io l?. Rispondovi: se lanima sente in s quelle condizioni che
detto aviamo che la carit poi tutte si racolgono principalmente in due: cio ne la vera e santa
pazienzia, con la quale pazienzia porta le ingiurie piccole e grandi da qualunque lato venissero, e per
qualunque creatura, con mente pacifica e tranquilla; laltra si , che lultima, che egli serve la creatura
ne la sua necessit, quanto gli possibile dico che si pu dire che questo cotale in verit abbi laffetto
de la carit. Ne la prima porta con pazienzia le ingiurie, come detto ; e ne la seconda e ultima dona. E
che dona? Laffetto de la carit, amando el prossimo come s medesimo (Mt 22, 39; Mc 12, 31; Lc 10,
27); e secondo che Dio dato a lui de le grazie e doni suoi spirituali e temporali, tanto ne soviene la
creatura con grande sollicitudine. Truovasi el gusto dellanima disposto a prendere el cibo de la parola
di Dio, e ingegnasi dosservarla infino a la morte. Molti altri ce ne sono; ma per non distendermi troppo
in parole detto solo questi due principali.
Oh quanto beata quella anima che si truova notricata al petto di s dolce madre! Ella tutta
umile e obediente, che inanzi eleggerebbe la morte che trapassare lobedienzia di Cristo crucifisso e del
vicario suo; non fa come quelli che sono privati de la carit e stanno nellamore proprio di loro
medesimi, el quale amore proprio avelenato tutto quanto el mondo.
Drittamente egli uno veleno che atosca lanima: ella piena dira, non paziente, germina odio
verso Dio e verso el prossimo suo. Egli d una tenebre nellanima che non lassa cognoscere n
discernere la verit; egli contamina la santa fede; e voi el vedete, carissimo padre, quanto nno
offuscato questo dolce lume gliniqui uomini amatori di loro medesimi, nel corpo mistico de la santa
Chiesa. Oim! quelli che dovevano essere colonne e defenditori della fede santa sono quelli che lnno
negata. Chi gli mossi quelli che elessero el vicario di Cristo papa Urbano VI? El quale elessero con
tanta ordinata elezione e coronaro con tanta solennitade, e fecerli reverenzia, come a sommo pontefice
che egli ; e chieserli le grazie e usrle; e nnolo anunziato per tutto el mondo, non per timore di
creatura ma propriamente per la verit: e ora dicono che non papa.
E nno eletto lantipapa, el quale si pu chiamare membro del diavolo, ch, se egli fusse membro
di Cristo, avarebbe inanzi sostenuta la morte che avere consentito a tanta abominazione. Dico che
lamore proprio di tutto questo male stato cagione, ch se essi avessero amata la virt e non la propria
sensualit, non larebbero fatto, ma sarebbero stati contenti che Cristo in terra avesse corretta la vita
loro, e purgati e fracidumi de le molte iniquit che per loro e per gli altri in questo giardino si
commettevano. Drittamente pare che essi abbino preso lofficio de le dimonia, ch il dimonio, come
egli perduto Dio ed privato de la sua visione, cos vorrebbe che tutti noi altri la perdessimo, e fanne
ci che pu perch aviamo leterna dannazione: cos questi ciechi guidatori de ciechi (Mt 15, 14; Lc 6,
39), di quella tenebre ed errore che essi nno in loro, di quella vogliono dare a noi. Non raguardano i
miseri uomini che lo converr rendere ragione, dinanzi al sommo giudice, di loro e di quante anime
periscono per loro. Non mi stendo a dire pi del grande male e iniquit loro, perch pare che Dio vabbi
alluminato locchio dellintelletto vostro a cognoscere la loro bugia e la verit di papa Urbano VI la
quale anunziarono a noi , per che se voi non la cognosceste seguitareste la miseria loro. Grande
grazia v fatta el dolce Dio nostro, che non v lassato in tenebre, ma vi dato el lume. E pare che l
nostro dolce Salvatore, s come sete stato difenditore sempre de la fede nostra e campione della fede
contra glinfedeli, cos vuole che ora siate difenditore de la santa Chiesa.
Disponetevi in tutto a difendere la verit de la fede santa contra gli eretici falsi cristiani negatori
de la verit. E non da pigliarci indugio di tempo, ma con grande sollicitudine rispondete a Dio, che vi
chiama a questo ministerio: posponete ogni altra cosa. Vuole el dolce e amoroso Ges, el quale di la
vita per voi con tanto fuoco damore, che voi facciate ragione che vi siano nemici solamente i principali
nemici de la santa Chiesa e del lume de la santa fede. Con tutti gli altri vostri nemici dovete fare pace,
s per amore de la virt e perch voi non siate privato dellaffetto de la carit; e s per la necessit de la
santa Chiesa.
E sosterrete voi che anticristo membro del dimonio, e una femmina mettano a ruina e in tenebre e
confusione tutta la fede nostra? Dicovi che se voi e gli altri signori che l potete fare, nol farete con
grande sollicitudine e diligenzia, voi ne sarete confusi dinanzi a Dio, e ripresi duramente de la
negligenzia e tepidezza del cuore vostro. Non voglio che aspettiamo la reprensione, per che ella
molto orribile, e altrimenti fatta che la reprensione degli uomini; ma pregovi che veniate e non tardiate
pi. Recateveli per le mani, poich Dio ve li d e ponvi questo peso sopra le spalle: ricevetelo con
debita reverenzia.
Abbiate compassione al padre nostro papa Urbano VI, che sta con grande amaritudine di vederne
portare le pecorelle sue al lupo infernale. vero che solo si conforta nel suo Creatore, come uomo che
posta la speranza e la fede sua in lui; e anco spera che Dio disponga voi a pigliare questo peso per
onore di Dio e bene de la santa Chiesa. Pregovi per lamore di Cristo crucifisso che compiate la volont
di Dio, e il desiderio suo in voi.
Aprite locchio dellintelletto, oim!, sopra questi morti; imparate da quelli gloriosi martiri che
abandonavano loro medesimi, e disponevansi ad ogni suplicio e a la morte corporale per amore de la
fede santa. Tutto el mondo per questo in divisione: la via dellinferno corre e non si truova chi le
faccia resistenzia, perch non si truova se non amatori di loro medesimi, e quali non attendono ad altro
che al bene particulare di queste ricchezze e stati del mondo, le quali sono grandissima povert; e
dellanime ricomprate del sangue di Cristo crucifisso non si curano. Voglio dunque che stiate in vera e
perfetta carit, s come io dissi che desideravo, acci che siate uomo virile a disponervi tosto ad operare
ci che si pu, lassando stare ogni altra cosa per onore di Dio e per la fede santa. Spero, per la sua
infinita bont, che ne stregner la mente e la conscienzia vostra; la quale conscienzia prego lui che sia
uno stimolo che non vi lassi mai stare, infino a tanto che io vegga quello in effetto, in voi, che Dio vi
richiede.
Studiatevi tosto a questo santo essercizio, ch io non vel dico senza cagione. Molto bene escir de
la venuta vostra. Forse che questa verit si dichiararebbe senza la forza umana, e questa poverella de la
reina si levarebbe da la sua obstinazione o per timore o per amore. Vedete quanto stata sostenuta da
Cristo in terra, in non averla privata di fatto di quello che ella s privata di ragione, solo per aspettare
se ella si corregge, e per lo vostro amore. Oggimai, se egli el facesse, farebbe giustamente: scusato
dinanzi a Dio e a voi; e voi medesimo dovareste essere contento che questo si facesse, non volendo ella
tornare a misericordia.
E non ve ne debba ingannare veruna passione, cio che vi paresse che a voi e al reame vostro ne
seguitasse poco onore che ella fusse publicata eretica; ed egli non cos che ve ne torni poco onore,
per che publica e manifesta la eresia sua, anco vi sarebbe onore di volere vedere fatta la giustizia, o
fare giustizia, di questo e dogni altro difetto in qualunque persona si sia, eziandio se fusse el figliuolo
vostro, per che vi sarebbe maggiore onore a fare la giustizia in lui che in altrui.
So bene che, stando ne la dolce madre de la carit, cognoscerete che egli cos; ma se andassimo
dietro al fummo e al piacimento del mondo, come uomini da poco e di basso intelletto e non reale, nol
cognoscereste. Dio infonda in voi el lume e la grazia sua. Pigliate la navicella de la santa Chiesa,
aitatela a conducere a porto di pace e di quiete. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Perdonatemi se troppo v gravato di parole: lamore e il dolore de la dannazione dellanime me
ne scusi, e anco la volont di Dio che m costretta a scrivere a voi. Confortate la reina da parte di Ges
Cristo e da mia, e racomandatemi a lei. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 358
A maestro Andrea di Vanni depintore, essendo Capitaneo di popolo di Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi giusto e buono rettore, acci che si
compia in voi lonore di Dio e il desiderio vostro, el quale so che Dio v dato buono, per la sua
misericordia.
Ma non veggo il modo che noi potessimo bene reggere altrui, se prima non reggiamo bene noi
medesimi.
Quando lanima regge s, regge altrui con quello medesimo modo: per che ama il prossimo suo
di quello amore che ama s medesimo (Mt 22, 39); s come la carit perfetta di Dio genera perfetta la
carit del prossimo, cos con quella perfezione che luomo regge s, regge i sudditi suoi. In che modo
regge s medesimo colui che teme Dio? E con che giustizia? Il modo suo questo, che con lume di
ragione egli ordina le tre potenzie de lanima, e con quello ordine regola tutta la vita sua spiritualmente
e corporalmente, in ogni luogo tempo e stato che egli , giustamente.Ordina la memoria a ritenere e
benefici di Dio, e loffese che fatto al sommo bene; ordina lintelletto a vedere lamore con che Dio
date le grazie, e a cognoscere la dottrina de la sua verit. Cos ordina la volont ad amare la infinita
bont di Dio, la quale veduta e cognosciuta col lume de lintelletto.
E perch egli cognosciuto che Dio debba essere amato da le sue creature con tutto il cuore, con
tutto laffetto e con tutte le forze nostre, per salie sopra la sedia de la conscienzia per tenersi ragione,
quando vede che la sensualit volesse guastare questo dolce e glorioso ordine. E se per illusione del
dimonio o per la fragilit fusse guasta o impedita la perfezione che d questo santo ordine, egli ne fa
giustizia perch la virt dessa giustizia riluce nel petto suo; e fa questa giustizia come alluminato che a
ciascuno d il debito suo. Unde, se la sensualit gitta il colpo mortale, morte ne riceve, tagliando el
capo a la propria perversa volont col coltello de lodio del vizio e amore della virt. Poi la giustizia,
secondo la gravezza de la colpa, disciplina il disordinato affetto de lanima, facendole pagare quella
condannagione che gli posto per la divina giustizia.
Che condannagione questa, e per che modo data? Dicolo: che lappetito sensitivo, il quale
cerca lo stato, le dignit e ricchezze del mondo, la ragione giusta vuole che desideri e abracci la
vergogna, spregi la dignit, e cerchi la vilit; abandoni la ricchezza volontariamente, e sposi a la
povert; fidisi di Dio, e non di s n degli stati del mondo, e quali non nno fermezza n stabilit
veruna. E se questo perverso appetito cerca la puzza de la immondizia, e la giustizia l obligata e
constrigne a cercare e dilettarsi de la purit. Se vuole superbia, ella gli d lumilit, e per la infedelit la
fede; per lavarizia la larghezza de la carit; per lodio e dispiacere del prossimo, la benivolenzia; a lo
imprudente, la prudenzia. E cos tutte le virt sonno quelli bandi e condannagioni che l giudice in su la
sedia de la conscienzia giudica che si dieno a laffetto de lanima per punire lappetito sensitivo, e
distrugere laffetto del vizio, dicapitando la propria volont, come detto . Or cos tiene ragione a
lanima, rendendole il debito de la virt. lla posta in signoria come donna, e la sensualit tiene come
serva: per questo modo rende il debito de lonore a Dio, e la dilezione de la carit al prossimo.
El luogo dove debba stare, la casa del cognoscimento di s, e de la bont di Dio in s,
misurando con quella misura altrui, con la quale vuole essere misurato egli; lavando spesso la faccia de
lanima dogni macula di peccato nel sangue di Cristo, col mezzo de la pura e santa confessione;
notricandola del cibo degli angeli, cio del sacramento dolce del corpo e del sangue di Ges Cristo,
tutto Dio e tutto uomo, el quale ogni fedele cristiano tenuto di prendere almeno una volta lanno. Chi
vuole pi, pi el pigli, ma non meno; e per neuna cosa luomo el debba lassare, n giusto n peccatore:
per che, se l peccatore non disposto, egli si debba disponere; se egli giusto, per umilit non debba
lassare dicendo: Io non so degno di tanto misterio; quando io me ne sentir pi degno, io mi
comunicar. Non debba fare cos, ma debba pensare che mai per sue giustizie non ne sarebbe degno; e
quando se ne facesse degno, sarebbe bene indegno: amantellarebbe la superbia col mantello de
lumilit. Ma Dio degno e potente di fare noi degni, e per ne la dignit sua el doviamo ricevere.
E conviencelo ricevere in due modi, cio attualmente e mentalmente: cio col santo vero e
affocato desiderio. E questo desiderio non vuole essere solamente a latto de la comunione, ma in ogni
tempo e in ogni luogo, s come cibo che si prende per dare vita di grazia a lanima. Tutto questo, e la
santa giustizia detta, procedono da lordine che con giusta ragione di e osserv ne le tre potenzie de
lanima sua: poi che l in s, la ministra al prossimo suo con lorazione e con la parola e con la buona
e santa vita.
E se egli uomo che abbi a regere, s come egli osservatore de la legge in s cos vuole che sia
osservata per li sudditi; e acci che ella si osservi con zelo di giustizia, punisce quelli che la trapassano.
Unde, s come egli punita in s la propria sensualit, che ribellava a la legge divina, cos, avendo a
reggere i corpi de sudditi, gli vuole punire quando non osservano la legge civile e gli altri statuti, e
ordinazioni buone, fatti per quelli che nno avuto a regere e governare. E secondo che vuole lordine de
la giustizia, cos d poco e assai secondo che richiede la ragione. Questa giustizia non vuole essere
contaminata n diminuita per timore di pena n di morte corporale, non per timore n per lusinghe, non
per piacere de le creature, o per substanzia temporale; n rivendere lonore, n le carni degli uomini per
denari, s come fanno quelli che ingiustamente vivono senza veruno ordine e lume di ragione. Ma il
giusto per neuna cosa lassa, anco, giusta el suo potere losserva cercando, in ci che egli a fare,
lonore di Dio, la salute de lanima sua e il bene universale dogni persona; consigliando schiettamente
e mostrando la verit quanto gli possibile.
Cos debba fare, a voler mantenere s e la citt in pace, e conservare la santa giustizia, ch solo
per la giustizia, la quale mancata, sonno venuti e vengono tanti mali.
E per io, con desiderio di vederla in voi e mantenerla ne la citt nostra, regerla e governarla con
ordine, dissi chio desideravo di vedervi giusto e vero governatore: la quale giustizia se prima non si
comincia da s, come detto , gi mai nel prossimo non la poterebbe osservare in veruno stato che
fusse. Adunque vinvito e voglio che con ogni solicitudine ordiniate sempre voi medesimo, come detto
, acci che facciate compitamente quello per che la divina bont ora v posto. Ponetevi sempre Dio
dinanzi agli occhi vostri in tutte le cose che avete a fare, con vera umilit, acci che Dio sia gloriato in
voi, etc.
Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 359
A Leonardo Freschiubaldi da Fiorenza.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnato e annegato nel sangue di Cristo
crucifisso, a ci che ine si consumi ogni difetto e propria volont, la quale volont cagione e
strumento della morte dellanima. E cos, quando la volont nostra tutta consumata nel sangue, d
vita allanima, perch vestita della somma ed etterna volont di Dio.
Oh volont dolcissima, la quale dai vita, e tolli la morte; doni la luce, e consumi la tenebre! Tu
tolli ogni pena affliggitiva dellanima, e la ingrassi nellodore delle virt; vestila del vestimento nuziale
del fuoco della divina carit, e fala mangiare, a la mensa della croce, el cibo de lonore di Dio e della
salute dellanime; e donile unguento suavissimo di pace e di quiete danima e di corpo, ch, stando nel
mare tempestoso, navica in pace.
Tutto questo tesoro e dono d Dio nellanima, quando vestita della sua etterna volont, e privata
della sua propria; per che la propria volont sempre d e genera tempesta e amaritudine. Bene seguita
dunque che chi annegata la sua nel sangue, sta in perfetta pace. Altra via n altro modo non ci da
gustare larra di vita etterna in questa vita, e di l avere el pagamento, e per dissi che io desideravo di
vedervi bagnato e annegato nel sangue di Cristo crucifisso. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 360
A Peronella, figliuola di Masello Pepe da Napoli.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a te
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti spogliato el cuore e laffetto tuo del mondo e di te
medesima, per che in altro modo non ti potresti vestire di Cristo crocifisso, perci che il mondo e Dio
non nno conformit insieme.
Laffetto disordenato del mondo ama la superbia e Dio lumilit; elli cerca onore stato e
grandezza, e Cristo benedetto la dispregi, abracciando le vergogne, scherni e villanie, fame e sete,
freddo e caldo, infine a la obrobriosa morte de la croce: e con essa morte rend onore al Padre e noi
fummo restituiti a grazia. Elli cerca di piacere a le creature, non curando di dispiacere al Creatore, e
Cristo non cerc mai se non di compire lobedienzia del Padre etterno per la nostra salute. Elli abracci
e vestissi de la povert voluntaria, e il mondo cerca le grandi ricchezze: bene dunque differente luno
da laltro. E per di necessit che se il cuore spogliato di Dio, sia pieno del mondo, e se elli
spogliato del mondo, sia pieno di Dio. Cos disse il nostro Salvatore: Neuno pu servire a due signori,
ch se serve alluno in contento allaltro (Mt 6, 24; Lc 16, 13). Doviamo dunque con grande
sollicitudine levare il cuore e laffetto da questo tiranno del mondo, e ponerlo tutto libero e schietto,
senza veruno mezzo, in Dio: non doppio, n amare fittivamente, per che elli il dolce Dio nostro che
tiene locchio suo sopra di noi e vede locculto secreto del cuore.
Troppo grande simplicit e mattezza la nostra, ch noi vediamo che Dio ci vede ed giusto
giudice che ogni colpa punisce e ogni bene remunera , e noi stiamo come acecati, senza veruno
timore, aspettando quello tempo che noi non ne abbiamo n siamo sicuri davere, ma sempre ci
andiamo attaccando, e se Dio ci taglia uno ramo, e noi ne pigliamo un altro; e pi ci curiamo di queste
cose transitorie che passano come il vento di non perderle , e de le creature, che noi non ci curiamo
di perdere Dio.
Tutto questo adiviene per lo disordenato amore che noi ci aviamo posto, tenendole e
possedendole fuore de la volont di Dio: in questa vita ne gustiamo larra dello nferno, perci che Dio
permesso che chi disordinatamente ama sia incomportabile a s medesimo; e sempre guerra
nellanima e nel corpo. Pena porta di quello che elli , per timore che di non perderlo e per
conservarlo che non gli venga meno saffadiga el d e la notte ; e pena porta di quello che non ,
perch appetisce daverlo e, non avendolo, n pena. E cos mai lanima non si quieta in queste cose del
mondo, perch sono tutte meno di s (elle sono fatte per noi e non noi per loro; e noi siamo fatti per
Dio, a ci che gustiamo il suo sommo ed etterno bene).
Solo adunque Dio la pu saziare: in lui si pacifica, in lui si riposa, per che ella non pu
desiderare n volere veruna cosa che ella non truovi in Dio, e, trovandola, non le manca che in lui non
truovi la sapienzia a saperlili dare, e la volunt a volerglili dare. (E noi el proviamo, ch non tanto che
elli ci dia adimandando, ma elli ci di prima che noi fussimo, perci che non pregandonelo mai , ci
cre a la imagine e similitudine sua, e recreocci a grazia nel sangue del suo Figliuolo). S che lanima si
pacifica in lui e none in altro, per che elli colui che somma ricchezza, somma sapienzia e somma
bont, e somma bellezza. Elli uno bene inestimabile, che neuno che possa estimare la bont
grandezza e diletto suo, ma esso medesimo si comprende e si stima: s che elli pu, sa e vuole saziare e
compire i santi desiderii di chi si vuole spogliare del mondo e vestirsi di lui.
Adunque non voglio che noi dormiamo pi, carissima figliuola, ma destianci dal sonno, perci
che il tempo nostro sappressima verso la morte continuamente. Le cose transitorie e temporali e le
creature voglio che tenga per uso, amandole e tenendole come cose prestate a te e non come cosa tua
propria: questo farai traendone laffetto, e altrimenti no; e trare se ne conviene, se vogliamo participare
el frutto del sangue di Cristo crocifisso. Unde considerando io che altra via non c, dissi che io
desideravo di vedere il cuore e laffetto tuo spogliato del mondo.
Adunque, carissima figliuola, staccati in tutto da questi legami, a ci che tu possa essere vera
serva e sposa di Cristo crocifisso, e seguiti la volont dolcissima sua, la quale volunt tinvita a le
nozze di vita etterna, perci che non vuole altro che la tua santificazione. Ma attende, carissima
figliuola, che ti conviene essere come quelle vergini prudenti, e non come le matte, che sindugiaro
infine a la estremit a fornire le lampane loro; e per lo indugiare trovaro poi la porta serrata. Ma le
prudenti e sollicite, perch avevano tenuta la invitata de lo sposo e amavanlo, si providdero inanzi che
il tempo lo venisse meno. Tu dunque, che debbi essere sposa fedele, debbi portare la lampana del
cuore tuo, el quale debba essere propriamente una lampana, stretto da piei e largo da bocca, cio stretto
nellaffetto del mondo e largo verso Dio e dentrovi lolio de la vera umilit e l fuoco
dellardentissima carit, col lume de la santissima fede ; e per questo modo trovarai aperta la porta
cio la porta del cielo , la quale sta serrata a le matte che sindugiano a la estremit de la morte,
quando il tempo l venuto meno.
Aperta la porta, trovarai lo sposo etterno che ti ricevar in s medesimo, participando la bellezza
e la bont sua, la sapienzia sua e clemenzia, e la sua somma etterna ricchezza, la quale none
impoverisce mai.
Elli cibo che sazia lanima; e saziandola sempre fame, ma di lunga la pena da la fame, e
il fastidio da la saziet. Dilettati, figliuola, dabitare in questa dolce patria, el quale diletto ricevarai col
lume e col fuoco, e con lolio de la umilit, come detto , e con lumile fedele e continua orazione.
Studia a la vigilia de la notte; fugge le conversazioni; ricovera in cella; taglia il parlare ozioso e
vano del ricordamento del mondo, a ci che la puzza non attoscasse lanima tua. Macera il corpo tuo
col digiuno e con laltra penetenzia; guardati del vestire e del dormire dilicatamente, a ci che il cuore
tuo non vada a vela per vanit, e la carne non impugni contra lo spirito; con uno odio santo e perfetta
deliberazione che tu voglia Dio in verit, recalcitra a te medesima; fa che la ragione impugni
continuamente contra la sensualit e al demonio e al mondo, che so che ti daranno grandissime
battaglie, ma non temere n venire meno sotto questa disciplina, ma combatte virilmente, confidandoti
che per Cristo crocifisso ogni cosa potrai. Per battaglie che ti venissero, non lassare lessercizio tuo, n
venire a confusione, per che veruna tentazione colpa se non in quanto la volont consentisse.
Conserva la volont tua, e legala con la dolce volont di Dio, e godeti di stare in croce con lo Sposo
tuo: non ti dilettare in altro che ne la croce di Cristo crocifisso, seguitandolo per la via de le pene e de li
obbrobrii scherni e villanie. Ed empieti la memoria del ricordamento del sangue, nel quale sangue ogni
cosa amara diventa dolce, e ogni grande peso leggiero: non veruna cosa s grave, n s grande
tribulazione, che non si porti.
Parmi che nabbi bisogno davere cos fatta memoria, s perch se intrata nel campo de la
battaglia, e s per la tribulazione che i ricevuta per la morte del tuo fratello; de la quale morte debbi
avere allegrezza e non amaritudine, perch elli compito il corso suo, ed stato la vita dellanima tua.
Dunque del tuo bene e del suo non ti debbi dolere, ma renderne gloria e loda al nome di Dio. Lassa i
morti sepellire a morti, e tu seguita Cristo crocifisso. Non dico pi qui.
Del desiderio tuo el quale inteso che i dessere vera religiosa, il quale molto caro che tu
sappi e voglia dare de calci al mondo col giogo de la santa obedienzia, risposto a Neri de modi i
quali mi pare che tu abbi a tenere; elli te ne informar. Delibera tu in tutto in te medesima di volere
essere vera serva di Cristo crocifisso. Altro non dico.
Permane ne la santa e dolce dilezione di Dio. Fa che tu usi spesso la santa confessione, e
ritruovati alcuna volta con le serve di Dio. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 361
A una donna napolitana grande con la reina, al tempo che essa reina era rebella a papa Urbano
VI.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima suoro in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi privata dogni timore servile, acci che
largamente anunziate la verit, e permaniate nel timore santo di Dio. El quale timore fa lanima virile
che non teme pene, n morte, n alcuna persecuzione; non teme di dispiacere alle creature, perch
vuole piacere solo a lo Creatore suo: solo teme doffendare Dio, e daltro no.
Quanto dolce cosa a lanima che sta in questo santo timore, perch procede dalla dolcezza della
carit e timore di debita reverenzia, s come il buono figliuolo, che per amore e reverenzia teme di non
fare a dispiacere al padre suo: non per paura delle batiture, ma per non offendarlo. Questo fa lanima
che liberamente s data tutta a servire al suo Creatore con tutto l cuore e con tutto laffetto suo (Mt
22, 37), non servendoli per paura n con amore mercenaio, ma con amore liberale. E comegli libero
lamore e il servire, cos libero il timore, ch senza timore di pena si mette, con timore santo, a
sostenere ogni pena.
Di questo santo timore ci necessario davere a tempi che corrono oggi bene che in ogni
tempo, in ogni stato e luogo il doviamo avere , e fugire il miserabile amore proprio, unde procede il
timore servile, che tanto teme che lombra sua gli fa paura.
Oh quanto miserabile questo timore! Egli avilisce lanima, ristregne el cuore ne laffetto della
carit, che non vi cape lonore di Dio, n il prossimo per dilezione e amore. Egli il fa timido: che,
vedendo offendare Dio e il prossimo suo, far vista di non vedere loffesa fatta al suo Creatore. Anco,
alcuna volta, per piacere e non dispiacere, mostra di conformarsi con quelli medesimi difetti che vede
comettare, facendo sempre contra la coscienzia sua, la quale li detta che luno e laltro fa male.
Oh maladetto amore proprio, che i guasto tutto l mondo, privato lanime del tesoro delle virt,
acompagnandoti col timore servile! Tu impovarisci lanima, tu le tolli el lume; guastile el gusto, unde
le cose amare le sanno dolci e le dolci amare. Tu la spogli del timore santo, e vestila di timore servile e
di somma miseria, che in questa vita gusta larra de lo nferno; incomportabile diventa a s medesima.
Questo miserabile timore mena seco ogni male: bene debba dunque lanima odiarlo, levando s
sopra di s, e salire sopra la sedia della coscienzia sua, e tenersi ragione; non lassando passare i
movimenti e laffetto del timore, che non sieno corretti con lume di ragione.
Carissima suoro, io vinvito a lassare questo timore servile, e col lume de la verit e col santo
timore di Dio cominciare a seminare la verit nel cuore della reina, a ci che l divino giudicio non
venga sopra di lei; n tenga la santa Chiesa e tutta la congregazione cristiana in tanta amaritudine e
tristizia.
(Et deinde dixit multa ad probationem electionis Domini Urbani papae sexti vere realiter et
juridice factae, et ad reprehensionem erroris reginae, efficacissimis rationibus, quae omnia
praetermitto, et in fine:) Permanete etc. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 362
A la reina che fu di Napoli.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissima e reverenda madre (cara mi sarete quando io vedr voi essere figliuola suddita e
obediente a la santa Ecclesia; reverenda a me, in quanto io vi render la debita reverenzia, perci che
ne sarete degna, quando abandonarete la tenebre de la eresia, e seguirete la luce), io Caterina, schiava
de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in voi uno vero
cognoscimento di voi medesima e del vostro Creatore.
El quale cognoscimento necessario a la nostra salute, per che ogni virt esce di questo santo
cognoscimento. Dove si truova la vera umilit? nel cognoscimento di noi, per che lanima la quale
cognosce s non essere, ma lessere suo cognosce avere da Dio, non pu levare el capo contra il suo
Creatore per superbia, n contra il prossimo suo, perci che la cosa che da s non , non pu
insuperbire.
Dove agrava lanima la colpa sua? nel cognoscimento di s, con una santa considerazione,
pensando chi ella che offende Dio, e chi Dio che offeso da lei. E vede s essere uno loto, secondo
lumanit fatta della schiuma della terra, e drittamente uno sacco pieno di puzza, che da ogni parte
gitta fastidio: suddita a molte miserie e necessit, subiecta a la morte; e aspettasi di morire, e non sa
quando.
Unde, quando vede che questa cos fatta miseria uno stormento che non suona altro che offesa
inverso el sommo ed etterno bene (bont dolce di Dio, da la quale bont ricevuto lessere, e ogni
grazia che posta sopra lessere spirituale e temporale), viene ad odio de la propria fragilit; e per le
grazie ricevute da Dio cognosce che elli debba essere servito, e non diservito da noi. Tenuti siamo di
renderli gloria e onore, per che utilit non gli potiamo fare, perch elli lo Dio nostro, che non
bisogno di noi; ma s noi di lui, perci che senza lui neuna cosa potiamo avere.
Di questa colpa, ne perdiamo la vita de la grazia e la dignit nostra, perci che perdiamo el lume
de la ragione, e acquistiamo lessere dellanimale che va senza ragione. Oh cechit umana! A che
maggiore miseria possiamo venire, che essere animali bruti? E chi ci dicesse: Tu se uno animale,
nol potremmo sostenere; anco cingegnaremmo di vendicarci di chi lavesse detto. E nondimeno tanta
la nostra fragilit, che noi ci facciamo noi medesimi animali bruti; e non ci vendichiamo dellappetito
sensitivo e dellamore proprio di noi medesimi, e quali sono quelli che ci fanno essere animali.
E tutto questo ci adiviene perch non cognosciamo noi medesimi, unde non agraviamo le colpe
nostre.
Perch non le agraviamo? Perch non cognosciamo quello che seguita doppo la colpa, e in quello
che ci fa venire, ch cognoscendolo con quella vera considerazione detta ci levaremmo da ogni
vizio e dal disordenato vivere, e abracciaremmo la virt: allora rendaremmo lonore a Dio,
conservaremmo la bellezza e la dignit dellanima nostra, e seguitaremmo la dottrina de la verit; e
seguitandola saremmo figliuoli dessa verit.
O dolcissima madre, io desidero di vedervi fondata in questa verit, la quale seguirete stando nel
vero cognoscimento di voi, altrimenti no e per vi dissi che io desideravo di vedervi cognoscere voi
medesima ; a questa verit io vinvito, a cognoscerla a ci che la potiate amare. Questa la verit:
che Dio v creata per darvi vita etterna; e se voi raguardate lumile Agnello, nel sangue suo v
manifestato che cos la verit, e per fu sparto e dato a noi in prezzo, e ministrato nel corpo della
santa Chiesa. Che promette questa verit a chi lama? Promette che nel prezzo del sangue ricever vita
etterna, con la santa confessione, contrizione e satisfazione; anco promette che ogni bene sar
remunerato e ogni colpa punita.
E cos ci d timore santo e amore; invitandoci che, come noi temiamo la pena, cos temiamo la
colpa.
Doh, carissima madre, voi sapete che la verit non pu mentire, dunque perch volete fare contra
questa verit? Perci che, facendo contra la verit de la Ecclesia santa e di papa Urbano VI, fate contra
a la verit di Dio, e perdete il frutto del sangue di Cristo, per che la santa Chiesa fondata sopra
questa verit. Doh, se voi non raguardate a la salute vostra, raguardate a popoli che vi sono commessi
ne le mani e sudditi, li quali avete retti tanto tempo con tanta diligenzia e in tanta pace; e ora, per fare
contra questa verit, gli vedete desolati e posti in tanta guerra: e uccidonsi insieme come animali, per la
maladetta divisione.
Oim, come non vi scoppia el cuore a sostenere che per voi siano separati, e luno tenga la rosa
bianca e laltro la vermiglia, luno tenga la verit e laltro la bugia! Doim, disaventurata lanima mia!
Or non vedete voi che essi sono tutti creati da quella rosa purissima delletterna volunt di Dio? e
recreati a grazia in quella ardentissima rosa vermiglia del sangue di Cristo? Nel qual sangue fummo
lavati da la colpa nel santo battesimo; e cci congregati noi cristiani, e uniti nel giardino de la santa
Chiesa. Raguardate che n voi n veruno altro dato a loro questo lavamento e queste gloriose rose;
ma solo la madre nostra de la santa Chiesa l dato col mezzo del sommo pontefice, el quale tiene le
chiavi del sangue, papa Urbano VI.
Adunque, come vi pu patire lanimo di volere tllere a loro quello che non lo potete dare? e non
vedete voi che voi usate crudelt a voi medesima? Per che del loro male e disfacimento voi diminuite
lo stato vostro; e anco sete tenuta di renderne ragione a Dio dellanime che ci periscono. E che ragione
se gli potr rendere? Molto gattiva, e per con grande vergogna ci rapresentaremo dinanzi al sommo
giudice nellultima estremit de la morte, la quale tosto aspettiamo.
Doim, se questo non vi muove, or non vi debba muovere almeno la vergogna del mondo, ne la
quale vi vedete essere caduta? Molto pi doppo la vostra conversione che prima; e pi stata grave
questa ultima colpa, e pi dispiaciuta a Dio e a le creature, che quella dinanzi. Per che in questa
ultima voi confessaste la verit e la colpa vostra, e come figliuola mostraste di volere tornare a la
misericordia e benignit del padre; e doppo questo, peggio s fatto che prima: o che sia perch il cuore
non era schietto ma fittivamente si mostrava quello che non era ; o che la divina giustizia abbi
voluto che de li miei vecchi e antichi peccati io facci nuova penitenzia, cio che io non merito di
vedervi in pace e in quiete pascervi a le mammelle de la santa Chiesa.
La quale aspettava di pascere voi, e che voi pasceste lei: voi pascere di grazia nel sangue
dellAgnello, e che voi soveniste a lei dellaiutorio vostro; la quale vedavate cio la Ecclesia di Roma
che il principio de la fede nostra essere stata tanto tempo vedova senza lo Sposo suo, e noi senza il
padre nostro. Unde, ora che ella l riavuto, mirava che voi le fuste una colonna mantenitrice di questo
Sposo, facendovi scudo per riparare a colpi, e gittarne voi contra loro che glili volevano tllere. Oh
ingratitudine nostra, ch non tanto che elli vi sia padre per la dignit sua, ma anco v figliuolo, e per
grande questa crudelt, ch voi gli fate tutto el contrario: vedesi la figliuola fare contra al padre, e,
essendo madre, fare contra al figliuolo.
Questo m s gran pena che maggior croce in questa vita non posso portare, quando io considero
la lettera la quale ricevetti da voi, ne la quale confessaste che papa Urbano era vero sommo pontefice,
dicendo di volere esserli obediente, e ora truovo el contrario. Doim! compite, per lamore di Dio, la
confessione vostra. La confessione vuole essere come detto confessare in verit con contrizione di
cuore e satisfazione: satisfate rendendo el debito de la obedienzia, poich avete confessato che elli
vicario di Cristo in terra. Siate obediente, e cos ricevarete el frutto de la grazia, e placarete lira di Dio
inverso di voi. E dove la verit che si suole trovare ne la bocca de la reina, che suole e debba essere
uno evangelio? Ch, cosa che ella prometta con ragione e secondo Dio, mai non debba stornare adietro;
e io veggo ora e pruovo che voi avete promesso e detto di volere obedire al sommo pontefice, e voi non
solamente in parole, ma in fatti fate el contrario. Unde grande ammirazione e intollerabile dolore di
vedere tanto offuscato locchio dellintelletto vostro da la nuvila dellamore proprio per illusione del
demonio e per lo gattivo e malvagio consiglio che voi non curate la dannazione dellanima vostra, n
la ruina del popolo cos dellanime come de corpi , n il danno vostro temporale, n la vergogna
del mondo.
Dolcissima madre, per lamore di Cristo crucifisso, siate a me dolce, e non mi siate pi amara:
tornate un poco a voi medesima, e non dormite pi in questo cos fatto sonno, ma svegliatevi in questo
punto del tempo che v rimaso; e non aspettate il tempo, per che elli non aspetta voi. E con vero
cognoscimento cognoscete voi, e la grande bont di Dio in voi, la quale v aspettata, e non v tolto el
tempo in questo stato tenebroso; e questo fatto per grande misericordia. E con questo desiderio
abracciate le virt, vestitevi di questa verit, e ritornate al padre umiliata con vero cognoscimento; e
trovarete misericordia e benignit nella Santit sua, perci che elli padre pietoso, che desidera la vita
del suo figliuolo.
Per lamore di Cristo crucifisso, non giacete pi in questa morte dellanima, a ci che questa
infamia tanto vituperosa e misera non rimanga doppo la vita vostra, per che la morte corporale
vincalcia continuamente, voi e ogni persona, e massimamente quelli che nno compito el corso de la
gioventudine loro: da questo neuna creatura di tanta potenzia n si grande, che con suo potere o
sforzo si possa difendere. Questa una sentenzia, data subbito che siamo conceputi nel ventre de la
madre nostra, a la quale neuno pu resistere che non glili convenga pagare. E noi non siamo animali,
ch, morto lanimale bruto, non n pi; noi siamo creature ragionevoli, create a la imagine e
similitudine di Dio: unde, morendo il corpo, non muore lanima quanto ad essere; muore bene quanto a
grazia per la colpa, morendo in peccato mortale.
Adunque la necessit vi stringa, e siate pietosa e non crudele a voi medesima: rispondete a Dio,
che vi chiama con la clemenzia e piet sua; non siate lenta a risponderli, ma rispondeteli virilmente, a
ci che non vi sia detta quella aspra parola: Tu non ti ricordasti di me ne la vita, e per io non mi
ricorder di te ne la morte, cio tu non mi rispondesti quando io ti chiamai, mentre che avevi el
tempo; passato el tempo, non i pi rimedio veruno.
Spero ne la infinita bont di Dio, che vi far grazia di sforzare voi medesima a risponderli con
grande sollicitudine, e con pronta obedienzia a la santa Ecclesia, e a papa Urbano VI. Non spregiar
Dio tante orazioni e lagrime quante nno gittate e gittano e servi suoi per la vostra salute. Siate grata e
cognoscente di tanto benefizio, a ci che si nutrichi in voi la fonte de la piet. Altro non vi dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 363
A maestro Andrea di Vanni dipentore.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi costante e perseverante nelle virt; e non
fatto come la foglia che si vlle al vento.
Ma, come arbolo, dovete essere piantato al basso della terra de la vera umilt, a ci che el vento
della superbia non possa offendere larbolo dellanima vostra; la quale uno arbolo damore perch
creata da Dio per amore, e per damore, e non pu vivere daltro che damore: cio o damore santo,
o damore sensitivo proprio di s medesimo. El quale d morte e tolle la vita della grazia, posto
nellaltezza del monte della superbia dove giongono e venti in diversi modi contrarii, e quali tutti
loffendono, e fanno cadere e frutti e rompere i rami; e se elli non si fortifica ponendovi el remedio, d
a terra larbolo.
E alcuna volta giongono venti subbiti di ladie e diverse tentazioni e cogitazioni nel cuore, le quali
spesse volte scuotono larbolo, e dinudanlo de le foglie ci sono i santi pensieri, con le dolci parole
caritative col prossimo suo , le quali foglie nno a guardare e frutti; quando uno altro vento giogne,
el quale entra ne cuori delli uomini, ed esce per la bocca. E questi sono e persecutori del mondo, e
quali, entrata la puzza ne cuori loro, gittano e venti, per la bocca, delle molte mormorazioni ingiurie
scherni e villanie, in detto e in fatto. Questo quello vento che fa cadere el frutto de la pazienzia, e
rompe i rami dellaltre virt; e d a terra larbolo, se elli non el remedisce con lamore di Dio e
dilezione del prossimo. E tutto questo gli adiviene di ricevere danno da venti perch elli posto in
alto, per che se elli fusse a basso, in mezzo tra due monti, non gli adiverrebbe, perch percotarebbero
e monti forti, e non lui, ma solamente sentirebbe el busso.
Che remedio ci che questo arbolo si transpianti ne la valle e terra de lumilt? Dicovelo: con
uno vero cognoscimento di noi medesimi, e con un odio e dispiacimento della propria sensualit, per
che in altro modo non potremmo essere umili. Ma allora si trovar tra due monti forti, cio tra la virt
della fortezza e de la vera pazienzia, le quali ricevono e colpi di qualunque vento contrario si vuole
essere; anco, quanto pi contrarii , pi si fortifica e si prova lanima essere forte, provandosi la virt
de la pazienzia.
Allora si conservano le virt, e maturansi questi frutti, dando dottrina con la parola ed
edificazione al prossimo, co fiori odoriferi de santi pensieri del giusto giudizio che lanima piglia,
giudicando in s e nel prossimo suo la volont dolce di Dio che non vuole altro che il nostro bene e
non quella delli uomini; mortificando ogni suo parere, e uccidendo la propria volont; e mantenendo e
notricando larbolo de la carit del prossimo suo, con ansietato desiderio della salute dellanime;
dilettandosi di questo cibo per onore di Dio.
Oh quanto glorioso larbolo dellanima nostra, quando piantato cos dolcemente, perch si
conforma con lumilit de lo immaculato Agnello dunde aviamo avuta la vita, uno sole di grazia e di
misericordia; la quale misericordia non si poteva avere con tutte le nostre giustizie, ma poi che Dio
saumili a luomo, dandoci questo dolce e amoroso Verbo e el Verbo del Figliuolo di Dio con vera
pazienzia saumili allobrobiosa morte della croce : s che le nostre giustizie e ogni virt vale per
lumilit sua, e per la virt del suo prezioso sangue, sparto con tanto fuoco damore. Si ch vedete che
altro modo non ci a conservare e crescere nella virt.
E per vi prego, carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, che impariate da questo dolce e
immaculato Agnello a stare sempre a basso per vera e dolce umilit, a ci che sempre conserviate e
cresciate la virt in qualunque stato voi sete; per che colui che umile, ogni sua operazione spirituale
e temporale gli vale a vita etterna, perch fatta in grazia. Se elli fa operazioni temporali, esse gli
danno vita, perch le fa con locchio dirizzato in Dio; e se elle sono spirituali, gittano odore di virt
dinanzi a Dio e dinanzi alli uomini del mondo; e se elli in stato di signoria, gitta odore di santa
giustizia, per che colui che umile non fa ingiustizia verso el prossimo suo, n dispiacere, anco lama
come s medesimo.
E cos vi prego, carissimo figliuolo, che ora ne lo stato vostro manteniate ragione e giustizia al
piccolo come al grande, al povaro come al ricco; e aguegliatamente a ciascuno rendere el debito suo,
secondo che vuole la giustizia santa, condita con la misericordia. So certa, per la bont di Dio, che el
farete, e io ve ne strengo quanto so e posso; e pregovi che vi ritroviate, in questo dolce Avento e nella
santa Pasqua, nel presepio con questo dolce e umile Agnello, dove trovarete Maria con tanta reverenzia
a quello figliuolo, pellegrina in tanta povert avendo la ricchezza del Figliuolo di Dio che non
panno da poterlo invllere n fuoco da scaldare esso fuoco, Agnello immaculato; ma gli animali
aciando sopra el corpo del fanciullo, el riscaldavano col fiato loro. Bene si debba dunque vergognare la
superbia e le delizie stati e ricchezze del mondo, di vedere Dio tanto umiliato.
Adunque visitate questo prezioso luogo in questo Avento, a ci che potiate rinascere a grazia. E a
ci che meglio el potiate fare, e ricevare questo Bambino, fate che vi confessiate e vi disponiate, se
possibile v, a la santa comunione. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 364
Al papa Urbano VI predetto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con cuore virile, acci che realmente
riprendiate e vizii che tutto d si commettono; e spezialmente quelli vizii che sonno contra alla santa
volont vostra poniamo che ogni vizio vi dispiaccia s come debbano fare a lanima che teme Dio, di
dispiacerle loffesa che fatta contra l suo Creatore .
O santissimo padre, aprite locchio de lo ntelletto, e con esso riguardate ne lobietto della dolce
verit. Ine conosciarete quanto sete tenuto e obligato davere locchio vostro sopra e vostri figliuoli, e
riguardare di metare aitatori che vaitino a guardare le pecorelle, s che quando elle fussero inferme
della grave infermit che lo d morte, cio della colpa del peccato mortale questi infermi, quando li
vedete, o vi fussero fatti vedere per quelli che amano la Santit vostra, non gli dovete sostenere apresso
di voi nel ventre della santa Chiesa; o voi gli corregete, e teneteli per modo che essi non possano
commettare iniquit, almeno di quelle che tanto vi dispiacciono cordialmente, delle quali io so che la
Santit vostra mintende, e non bisogna ch io ve la spiani altrimenti.
Io vi dico che la divina bont si lagna che la Sposa sua spogliata delle piante vecchie, che
invecchiate erano ne vizii, in molta superbia immondizia e avarizia, commettendo le grandissime
simonie; e ora le piante nuove, le quali con la virt debbano confondare i vizii, e esse si cominciano a
dilargare e a pigliare quello stile medesimo. Di questo si lagna Cristo benedetto, chella non spazzata
de vizii, e la Santit vostra non ci quella solecitudine che debba avere.
Voi non potete di primo colpo levare i difetti delle creature, e quali si commettono comunemente
nella religione cristiana massimamente ne lordine chericato, sopra de quali dovete pi avere
locchio ; ma ben potete e dovete fare per debito e se none, s lavareste sopra la coscienzia vostra
almeno di farne la vostra possibilit: lavare el ventre della santa Chiesa, cio procurare a quelli che vi
sono presso e intorno voi, spazzar lo del fracidume, e ponarvi quelli che attendano a lonore di Dio e
vostro e bene della santa Chiesa, che non si lassino contaminare n per lusinghe n per danari. Se
riformate questo ventre della Sposa vostra, tutto laltro corpo agevolemente si riformar, e cos sar
onore di Dio, e onore e utilit a voi; con la buona e santa fama e odore delle virt si spegner la resia;
ciascuno corrir alla Santit vostra vedendo che voi siete estirpatore de vizii, e mostriate in effetto
quello che desiderate. E non curo che vi curiate, n per vestimento n per altro, pi di grande valuta che
di piccola; ma solo che sieno uomini schietti, che vadano con dirittura e non con falsit.
Sapete che ve ne diverr, se non ci si pone rimedio in farne quello che ne potete fare? Dio vuole
in tutto riformare la Sposa sua, e non vuole chella stia pi lebbrosa; se non el far la vostra Santit
giusta el vostro potere che non sete posto da lui per altro, e datavi tanta dignit , el far per s
medesimo col mezzo delle molte tribolazioni: tanto levar di questi legni torti, chegli li drizzar a
modo suo. Oim, santissimo padre, non aspettiamo dessere umiliati, ma lavorate voi virilmente, e fate
le cose vostre secrete e con modo, e non senza modo ch il fare senza modo pi tosto guasta che non
acconcia ; e con benivolenzia e cuore tranquillo udite quelli che temono Dio, e diconvi quello che
bisogna e si debba fare, manifestandovi quelli difetti che sapessero che si commettessero intorno alla
Santit vostra. Babbo mio dolce, grandissima grazia vi debba essere davere di quelli che vaitino a
vedere e a procurare di quelle cose che fussero vitoperio a voi, e danno dellanime.
Mitigate un poco per lamore di Cristo crocifisso quelli movimenti sbiti, che la natura vi porge:
con la virt santa date il botto alla natura. Come Dio v dato el cuore grande naturalmente, cos vi
prego e voglio che vingegniate daverlo grande sopranaturale, cio che col zelo e desiderio della virt
e della riformazione della santa Chiesa acquistiate cuore virile fondato in vera umilit. Per questo modo
avarete el naturale e l sopranaturale, ch l naturale senza laltro poco ci farebbe, ma darebbeci pi
tosto movimento dira e di superbia; e quando venisse a vedere a fare alcuno fatto di coregiare persone
che li fussero molto intrinsiche, allentarebbe e passi e diventarebbe pusillanime. Ma quando c
agionta la fame della virt che luomo attenda solo a lonore di Dio, senza alcuno rispetto di s ,
egli riceve lume, fortezza, costanzia e perseveranzia sopranaturale che mai non allenta, ma tutto virile,
s come egli debba essere.
Di questo pregato e prego continovamente il sommo e eterno Padre che ne vesta voi, padre
santissimo di tutti e fedeli cristiani, ch mi pare che ne tempi ne quali ci troviamo nabbiate
grandissimo bisogno. Io, miserabile e ignorante figliuola, non mi restar mai, sicondo chegli mi dar
la grazia: terminare voglio la vita mia per voi e per la santa Chiesa in continovo pianto, vigilia, e fedele
umile e continova orazione, quanto Dio mi concedar; ch da me neuna cosa potrei. So che a lumile,
continova e fedele orazione non sar disdetto quello che si dimandar dalla infinita bont di Dio,
essendo giusta petizione. E cos gli altri servi e figliuoli vostri, che temono Dio, fanno e faranno questo
per voi, e tanto pi, quanto essi sonno buoni e io piena di difetto.
Fate voi dal lato vostro quello che dovete e potete; e cos mitigaremo lira di Dio e darete
rifrigerio a servi suoi. So certa che, avendo el cuore virile, come detto , voi el farete; in altro modo,
no: e per dissi chio desideravo di vedervi el cuore virile; e cos desidera lanima mia. Allora sarete el
gaudio, lalegrezza e consolazione mia e degli altri servi di Dio, che riguardano alle mani della Santit
vostra, e quali vamano, e cercano lonore di Dio e l vostro con ogni solecitudine; non infinti, avendo
una in lengua e unaltra in cuore. Altro non vi dico.
Permanete etc.
Piaccia alla Santit vostra di tenere persone fedeli presso a s, che si vega che temano Dio, acci
che quello che si fa e dice in casa vostra non sia riportato a dimoni incarnati che i difetti loro sonno
nostri nemici , cio a lantipapa e a seguaci suoi. Perdonate, padre santissimo, alla mia presunzione,
ch presunto di scrivare a voi sicuramente, costretta dalla divina bont, e dal bisogno che si vede, e
dallamore chio porto a voi. Sarei venuta e non arei scritto, se non per non darvi tedio nel tanto mio
venire. Abbiate pazienzia in me, chio non mi ristar mai di stimolarvi con lorazione o con la boce
viva o con lo scrivare, mentre chio viver, tanto chio vedr in voi e nella santa Chiesa quello chio
desidero, e chio so che molto pi di me voi desiderate. A dare la vita, se bisogna, santissimo padre! e
non dormiamo pi.
Umilemente vadomando la vostra benedizione. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 365
A Stefano di Corrado Maconi.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti fuori delle mani de nimici tuoi. Parmi, sio
non so ingannata, che la divina bont facci gi apparire laurora, undio spero che tosto ne venga il d
chiaro che sia levato il sole.
Tu fusti preso, sicondo che mi scrivi: ma non nel tempo della notte, ma nel tempo del d. Puoi,
adoparando la clemenzia dello Spirito santo, apparbe laurora ne cuori de dimoni incarnati, unde tu
fusti lassato. Pensati, dolcissimo figliuolo, che mentre che tu starai nella notte del vero cognoscimento
di te, tu non sarai mai preso; ma se la propria passione volesse passare col d del proprio sensitivo
amore, o lanima volesse passare prima al d del cognoscimento di Dio che alla notte del
cognoscimento di s, sarebbe presa da nimici suoi. E non dubbio che se lanima con ansietato e dolce
desiderio non sta nel cognoscimento di s, e della bont di Dio in s, e si trovarebbe menato preso da
nimici di Dio: subbito el nemico della presunzione col legame della superbia, le passioni e le dilizie e
stati del mondo, el dimonio e la carne, tutti ci piglierebbono.
E per voglio che sempre ti riposi tra l d e la notte, cio cognoscendo te in Dio, e Dio in te.
Allora trovarai che nimici che tavessino legato, e agombrato el cuore di molti e varii pensieri; ricevar
el cuore laurora; saratti detto dentro nellanima tua, e tu l dirai ancora: Vatti in pace, e riposati in
pace in su la mensa della croce, du troverai la pace e la quiete, stando nel mare tempestoso. Quanta
pace vi fu quando voi agnelli in mezzo di que lupi e vi fu detto da loro: Andatevi in pace!
Essendo anco tra la guerra loro, gustaste la pace, quando voi ludiste. E cos ti pensa che, quando
lanima si sente presa con molti e diversi pensieri, ella si conforma con la volont di Dio, vedendo con
quanto amore egli le l concede, e quanto ci fanno venire a pi perfetta sollicitudine e vera umilit: vi
truova la pace, essendo ancora nel tempo della guerra.
Ora disidera lanima mia che, puoi che l dolce sposo etterno vi camp miracolosamente e
trassevi delle mani loro, cos prego lui che tosto ti traga degli altri, e quali ci so maggio nemici e pi
crudeli che non erano eglino: questi erano nimici del corpo, ma gli altri so nemici dellanima. E cos
la verit: che e dimestici delluomo sicondo el mondo sono nostri nimici (Mt 10, 36); e spezialmente
quegli che ci so pi congiunti, che non pare che attendeno altro che alla propria utilit. Quando tu sarai
dilibarato da loro, escito fuore di prigione, sar levato el sole. Ora se nellaurora, che anco ben bene
non ti lassa gustare n discernere la virt, perch non se ancora nel tempo del sole che tu sia sciolto da
questi nimici dimestici.
Ma io voglio, carissimo figliuolo, che tu ti conforti ora in questo tempo dellaurora, per che
tosto ne verr el sole. Udiremo quelle dolci parole: Lassa i morti sepellire a morti, e tu mi seguita
(Mt 8, 22). Altro non ti dico sopra a questo fatto. Anniegati nel sangue di Cristo crocifisso, nisconditi
nel costato di Cristo crocifisso, acci che i nemici non ti truovino pi. Or non dormire nel letto della
nigligenzia, e vienti sciogliendo tosto, acci che meglio ti possa legare.
Rispondoti al fatto dellandare alle messe. Voi fate bene di non andarvi; e davervi fatti famegli
di missere Jacomo, sio lavessi saputo non lavreste fatto, ma serestevi stati umili e obbedienti,
aspettando con pazienzia come gli altri el tempo della pace. Ora ti dico che, se chiaramente e vi mostra
in verit, e che non sintenda n facci la conscienzia a modo suo, che voi vandiate; e quando che no,
no. Che se gi la dignit sua non la pu pigliare largamente, non so ched e si intenda altro che della
famiglia sua propria, la quale stesse al servizio suo. Ch noi sappiamo pure che, perchio mi faccia
titolo dessere suo fameglio, io pure non so n voglio essere; nondimeno, forse che la sua dignit per
grazia singulare di poterlo fare.
Se navete avuta tanta dichiarazione che basti, so contenta.
Del tuo venire, puoi che per lo fatto dAnibaldo non bisogno, per questo non te richeggo che tu
venga; ma bene lavrei avuto molto caro che tu fussi venuto, e che tu venissi, se venire puoi senza
scandalo, ma con scandalo e turbazione del padre e della madre, no, infino che lo scandalo non fosse
necessario. Anco voglio, in chesto tempo, che gli fuga, quantunque tu puoi. So certa che, se la divina
bont vedr che sia el meglio, che cessar lo scandalo, sicch tu potrai venire con pace. Vieni, se tu
puoi. Se monna Lapa torna a Siena, fate chella vi sia raccomandata.
A Petro risponde che de danari che mi mand, dicendo dellavanzo del cavallo, io non ebbi mai
cavelle, n mai parola ne feci di avergli, n pensiero veruno; n mai a me non ne fu fatto parola niuna,
se none, il d chio ebbi le lettere, venne Mino di Simone Mino a me, e dimandommi se questi danari io
gli avesse avuti: s chio gli rispuosi di no come egli la verit , n parola udita mai. Dissemi che
andarebbe a Andrea, e s gliel direbbe segli gli recava; s glili mandar di quegli che degga dare. Se gli
vuole dare, s gli dia a Nanni. Altro non ti dico.
Permane nella santa e dolce dilezione di Dio.
Conforta Petro e tutti gli altri figliuoli; e al priore ditegli che di monna Lapa far quel che gli
pare; e mandivi cui gli pare. Non scrivo a lui n a Petro, perch non tempo, ch so occupata daltro
scrivere.
Dice il tuo negligente fratello Barduccio, che tu s ne venga tosto, per alcuna cosa chegli a fare,
ch vorrebbe la tua compagnia. Pargli malagevolemente trovare el modo di farla, se tu non se con lui:
tanto che, se non ci vieni, verr infino a te, inanzi che la faccia. Sievi raccomandato nellorazione di te
e degli altri, perch n grande bisogno; ch ora messo al paragone per sempre. Lisa similemente ti
prega che preghi Dio per liei, tu e gli altri. Ges dolce, Ges amore.
Di Baptista, ti rispondo che sar bene fatto che voi el mandiate <...> oltre acci, che sia buona
pianta novella nel corpo mistico della santa Chiesa. Ma tanto ti dico, chio vorrei volentieri che fusse o
con misser Tommaso, o con misser Martino, per che so uomini virtuosi e sofficienti in ogni cosa.
Mandai a chiedere alla Contessa el libro mio; e llo aspettato parecchie d, e non viene. E per se tu vai
l, d che l mandi subito; o tu ordina che chi vi va el dica, e non manchi.

LETTERA 366
A maestro Andrea di Vanni dipentore.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi osservatore de santi e dolci
comandamenti di Dio, a ci che, terminata la vita vostra, voi potiate avere la eredit di vita etterna.
Ma voglio che voi sappiate che la legge di Dio non si pu osservare mentre che luomo giacesse
nellamore proprio di s medesimo, per che colui che ama s di disordenato amore non pu amare n
servire el prossimo suo schiettamente, come debba, e i comandamenti della Legge stanno solamente
nella carit di Dio e del prossimo: cio damare Dio sopra ogni cosa, e l prossimo come s medesimo.
E per colui che disordenatamente sama non gli pu osservare infine che non si spoglia de luomo
vecchio, cio della propria sensualit, e vestasi del nuovo, Cristo dolce Ges, seguitando la dottrina
sua.
Adunque c di bisogno, carissimo figliuolo, di venire a odio santo e di noi medesimi, a ci che in
verit amiamo e temiamo Dio. E se voi mi diceste: Che modo posso tenere per avere questo odio, a
ci che io abbi questo amore? e dove el truovo?, io vi rispondo: el modo questo, che voi apriate
locchio dellintelletto vostro col lume della santissima fede; per che senza el lume non potreste
vedere el luogo.
El luogo dove elli si truova la casa del cognoscimento di noi medesimi; e in altro luogo non
potiamo cognoscere, e non cognoscendo la cosa buona da la gattiva, non si pu odiare n amare.
Ma come locchio dellintelletto col lume de la fede raguarda in questa casa del cognoscimento di
s vede s per s non essere, anco lessere suo cognosce e vede averlo da Dio ; che elli cognosce e
vede tanta larghezza e fuoco di carit cio dessere creato alla imagine e similitudine di Dio, e
dessere recreato a grazia nel sangue dellunigenito suo Figliuolo ; e pi, che si vede essere quella
pietra e terra che tenne ritto el gonfalone della santissima croce, s che la croce non era sufficiente n
la terra a tenerla ritta, n e chiovi a tenerlo confitto e chiavellato in croce, se lamore non lavesse
tenuto , allora cresce lanima nellamore con ansietati e dolci desiderii, osservando i comandamenti
suoi, cio damarlo sopra ogni cosa, e l prossimo come s medesimo.
E vedendo che utilit a Dio non pu fare, fa utilit al suo prossimo, amandolo e servendolo in ci
che elli pu; e cos dimostra lamore perfetto che elli al suo Creatore, per che con altro mezzo non
pu mostrare lamore e la virt che dentro nellanima, se non col prossimo: perch ogni virt si
pruova con questo mezzo. E poi che lanima trovato amore per lo cognoscimento che avuto di Dio,
ed ella truova la balia de lumilit, la quale balia e nutrice della carit. Dove la trov? Nella casa del
cognoscimento di s, l dove elli trov la carit, come detto , per che colui che cognosce s
medesimo non materia di insuperbire, per che la cosa che non non pu venire a superbia.
Di bisogno dunque che chi non superbo, sia umile: poi che elli cognosciuto s e la bont di
Dio in s, ama ed umile, e da lumilit cognosce e difetti suoi, e vedesi sempre impugnare con la
perversa legge del corpo suo contra alla grande bont di Dio, che elli cognosciuta in s. E per si leva
con odio santo e dispiacimento della propria sensualit; e per lodio che , ne vuole fare vendetta. E con
che ne la fa? Con darle el contrario di quello che lamore sensitivo vuole. Ella si vuole dilettare del
vizio, e la ragione le d el contrario, ch si diletta della virt; dilettasi de lonore e dello stato e de
disordenati diletti e di fare ingiustizia al prossimo, e lanima che col lume della ragione cognosciuto
Dio, ne fa la vendetta, spregiando el mondo con tutte le sue delizie o attualmente, che al tutto si parte
dal mondo, o elli vi sta attualmente e levasene col santo desiderio: e questo debba fare ogni creatura
che in s ragione ; e fa giustizia per che giustamente rende a Dio la gloria e lonore, e a s rende
odio e dispiacimento della propria sensualit, e amore de la virt ; e al prossimo rende dilezione di
carit e fadiga affadigandosi per la salute sua: per lanima offera orazioni, e il corpo soviene della
sustanzia temporale, se elli n, o di qualunque altra cosa elli el pu sovenire . E se elli in stato di
signoria, fa giustizia e ragione al grande e al piccolo, e al povaro come al ricco, e non teme di
dispiacere ad alcuna creatura; ma solo teme Dio, per che el timore servile el perdette nellamore
divino e nellodio santo di s medesimo, e questa la principale vendetta che fa lanima della propria
sensualit.
Una altra vendetta fa: che gastiga el corpo suo, quando impugnasse contra allo spirito. E anco
non si chiama contento di questo; ma ci che elli fa, gli pare fare poco, e desidera che altri ne la facci
per lui, quando elli pensa alloffese che fatte al suo Creatore. E per non si scandalizza della ingiuria,
n dalcuna altra tribulazione o pena che sostenesse o da le creature o da Dio cio che Dio gli desse
alcuna disciplina, o perch elli sotraesse da la mente sua la consolazione della mente, e lassasseli dare
al dimonio le molte tentazioni e battaglie , ma tutte singegna di portarle pazientemente; e fa forza a
s medesimo, tenendo la volont che non si scandalizzi, e umiliando s medesimo, reputandosi degno
della fadiga e indegno del frutto che seguita doppo la fadiga, e indegno de la pace e quiete de la mente.
E cos trae fuore la pazienzia, che el mirollo de la carit.
E per questo modo adempita tutta la legge, cio damare Dio sopra ogni cosa, e l prossimo
come s medesimo. Con che la vidde e cognobbe? con locchio dellintelletto e col lume de la
santissima fede. Dove la trov? nel cognoscimento di s, nel quale cognoscimento trov la bont di
Dio, e per lam; e trov la miseria sua, e per saumili e concepette odio al vizio e a la propria
sensualit. Senza questo cognoscimento non poteva osservare la legge; e non osservandola, privato
luomo della grazia e del regno di Dio, el quale regno la eredit che d el sommo Padre a legittimi
figliuoli che virilmente combattono nel campo della battaglia co nemici loro, non vollendo el capo a
dietro.
E per vi dissi che io desideravo di vedervi osservatore de santi e dolci comandamenti di Dio, a
ci che aveste qui la vita della grazia, e nellaltro vita etterna. Pregovi per lamore di Cristo crucifisso
che vingegniate dosservarli infine alla morte. Altro non dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 367
A magnifici Signori Difensori del Popolo e Comune di Siena.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli e padri in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi servi fedeli alla santa Madre
Ecclesia acci che siate membri legati coniunti col capo vostro s come veri e fedeli cristiani, con zelo
santo di vera e santa giustizia, volendo che la margarita della santa giustizia sempre riluca ne petti
vostri, levandovi da ogni amore propio, attendendo al bene universale della vostra citt, e non
propiamente al ben particolare di voi medesimi.
Per che colui che ragguarda solamente a s vive con poco timore di Dio; non osserva la
giustizia, anco la trapassa e commette molte ingiustizie; lassasi contaminare alle lusenghe degli uomini
alcuna volta per denari, alcuna volta per piacere a coloro che gli dimandano il servizio, che sar una
ingiustizia ad averlo; alcuna volta, per fuggire la punizione del difetto che avr commesso, sar
diliberato, col dove la verga della giustizia debba venire sopra di lui. Costui fatto come iniquo uomo:
degno sarebbe che quella medesima disciplina che doveva venire in colui che egli diliberato per
denari, venisse sopra di lui. E povarelli che non commettaranno, delle mille parti luna, tanto difetto,
lo sar data dura punizione senza alcuna misericordia. Terr occhio spesse volte luomo miserabile,
posto a governare la citt (e non governa anco s medesimo), che le povarelle e povarelli sieno rubbati,
non tenendo lo punto di ragione; ma terranno occhio chella sia data a colui che non l.
Non me ne maraviglio, se questi cotali commettono ingiustizia, perch essi si veggono fatti
crudeli a lor medesimi, vivendo in tanta immondicia che, dal porco che sinvolle nel loto a loro, non
cavelle; in tanta superbia, che per la superbia loro non possono sostenere che lo sia detta la verit.
Mordono, con rimproverio, il prossimo loro, con guadagni inliciti, e con molti altri infiniti mali de
quali io taccio per non attediarvi di parole. Per questo non mi maraviglio che manchino nella santa e
vera giustizia.
E per Idio permesso e permette che noi riceviamo tante discipline e tante fadighe, che mai non
credo che fussino vedute simili, poi il mondo fu mondo, cio per questo modo. Chi n cagione?
Lamore propio, donde escono le ingiustizie, e caggiono nella irreverenzia della santa Chiesa: di
figliuoli fedeli, diventano infedeli. Questo aviamo veduto e vediamo manifestamente, che egli cos.
E per vi dissi che volevo che fuste giusti, rilucesse nel petto vostro la margarita della giustizia:
ch altrimenti non compireste il desiderio mio, che desidero che siate servi fedeli alla santa Chiesa,
obedienti a papa Urbano VI s come veri e fedeli cristiani , il quale veramente papa, vicario di
Cristo in terra.
Ora mavvedr, carissimi padri, se sarete figliuoli, o no. Nel tempo del grande bisogno, si vedr
se il figliuolo sar amatore del padre, provedendo a sovvenire alla sua necessit, secondo che gli sar
possibile.
Ora vediamo il padre nostro e la santa Chiesa in tanto bisogno, che mai non lebbe simile, per li
malvagi e iniqui uomini i quali erano posti nel giardino della santa Chiesa per dilatare la fede, ed essi
son quelli che lnno tutta contaminata, seminando scisme e grandissime eresie. Noi cristiani, e
figliuoli a cos dolce padre, e giusto, cio papa Urbano VI, ci doviamo mettere ci che si pu, per
confondere e distruggere questa bugia. Eziandio se bisogna morire, moriamo, ch il morire ci sar vita.
Non dormite pi, ch non tempo da dormire, ma destatevi dal sonno, per onore di Dio, bene della
santa Chiesa, e utilit vostra.
Neuno sacrificio potete donare al vostro Creatore che tanto gli sia piacevole, quanto questo, e non
vi paia duro; ch non v paruto duro n malagevole, di tanto tempo quanto passato, avere servito
contra Dio e contra ogni ragione, a quelli che erano membri allora fetidi, ribelli alla santa Chiesa: del
quale servizio non aveste n avete altro che danno dellanima, del corpo, e della sustanzia temporale
con molta vergogna, confusione di mente, e vituperio, rimanendone l vermine della coscienzia. In tutto
questo non pensaste, ma liberamente abandonaste voi medesimi per volere essere trovati fedeli a quello
che promesso avavate, la quale fede osservare non si doveva, perch non si osservava senza colpa; e
colpa in neuno modo si debba commettere.
E se tanto s fatto in servizio del dimonio, quanto maggiormente ora dovete sforzare ogni vostro
potere! Dovete servire, per Cristo crocifisso, e per debito al vicario suo, Cristo in terra, papa Urbano
VI, il quale dovete tenere per sommo pontefice. E chi tiene il contrario, eretico riprovato da Dio,
membro del diavolo. E neuno sia, che vadi vacillando o zoppicando con la mente sua, per illusione del
dimonio, a detto di veruna creatura, dicendo: Forse che ; e forse che non . Non cos, per lamore di
Dio! ma affermativamente, con amore cordiale, tenete che il nostro padre papa Urbano VI, a
malgrado di chi dice il contrario. Lui dovete obedire e sovvenire: e, se bisogna, morire per questa
verit. Al frutto delladiutorio che farete, mavvedr che in voi sia il fiore della santissima fede,
dessere servi fedeli alla santa Chiesa e al dolce e giusto padre vostro; il quale confesso e confessar
inanzi a tutto il mondo infino alla morte, che papa Urbano VI veramente papa, vero e sommo
pontefice. Oim, non indugiate pi a sovvenire questa dolce Sposa di Cristo. Spero, per la infinita bont
di Dio, che egli vi far fare quello che v debito e dovere. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
So che egli ama voi cordialmente come figliuoli. Amate e reverite lui come caro padre. Ges
dolce, Ges amore.
(Scripta die nona mensis decembris 1379 in Romana Urbe.)

LETTERA 368
A Stefano Maconi sopradetto.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti levato dalla tiepidezza del cuore tuo, acci
che non sia vomicato dalla bocca di Dio, udendo quello rimproverio: Maladetti tiepidi! Che almeno
fuste voi stati pur ghiacci! (Ap 3, 15-16).
Questa tiepidezza procede dalla ingratitudine, la quale ingratitudine esce dal poco lume che non
si d a vedere el crociato e consumato amore di Cristo crocifisso, e glinfiniti beneficii da lui ricevuti;
per che se in verit gli vedessimo, el cuore nostro ardarebbe (Lc 24, 32) di fuoco damore: saremmo
affamati del tempo, essercitandolo con molta sollicitudine in onore di Dio e salute de lanime. A questa
solicitudine tinvito, carissimo figliuolo, che ora di nuovo ci cominci a lavorare.
Mandoti una lettera che io scrivo a Signori, e una alla Compagnia della Vergine Maria: vedile e
comprendile; e poi le darai. Poi sia con etc., con ciascuno di per s, come fatto ti viene; e parla loro
pienamente sopra questo fatto che si contiene nelle lettere, pregando ciascuno di loro per parte di Cristo
crocifisso e mia, che con ogni sollicitudine adoperino quanto a loro possibile co Signori, e con chi l
a fare, che si facci quello che si die verso la santa Chiesa e l vicario di Cristo, papa Urbano VI. Molto
gli grava, per mia parte, che lo piaccia affadigarsi in questo fatto per onore di Dio e utilit della citt,
spiritualmente e temporalmente. Fa che tu sia fervente, e non tiepido, in questa operazione, e in
stimolare e frategli e maggiori tuoi della Compagnia, che faccino la loro possibilit in quello chio
scrivo. Se sarete quello che dovete essere, mettarete fuoco in tutta Italia, non tanto cost. Altro non ti
dico.
Permane nella santa etc.
Conforta etc. Tutti questi tuoi fratelli e suoro ti confortano in Cristo; e tutti taspettiamo. Ges
dolce, Ges amore.

LETTERA 369
Al detto Stefano Maconi essendo essa a Roma (e questa fu lultima a lui).
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dolcissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti specchio di virt, a ci che con
lessemplo della vita, con la dottrina della parola, e con la continua e umile orazione, tu sia uno
strumento a trare lanime dalle mani del dimonio e riducerle alla Verit, Cristo dolce Ges, come Dio
ci richiede; a ci che si renda buona ragione del talento (Mt 25, 19) che elli ci dato ad essercitare la
virt e la vita de lanima. E senza essa saremmo privati della vita della grazia, e in questa vita
gustaremmo larra dellinferno.
Oh quanto piacevole e utile la virt! La quale virt sacquista col mezzo de lorazione fatta
nella casa del cognoscimento di noi (nel quale cognoscimento troviamo el fuoco della divina carit; e
trovianci la miseria, ignoranzia e ingratitudine nostra, unde trovaremo e traremo la vena de lumilt per
lo cognoscimento che avaremo di noi) e nella smisurata bont di Dio, la quale troviamo in questa casa.
Per pruova e per fede nutricaremo laffetto nel fuoco della sua carit: alora sar lorazione nostra umile
fedele e continua, fatta per amore con la memoria del sangue de lumile Agnello, e cos verremo a
perfettissima virt.
E non mi maraviglio se, per lo cognoscimento che lanima di s, ella viene a perfettissimo
amore e virt, per che in neuno luogo troviamo tanto questo fuoco divino, quanto in noi. Per che
tutte le cose create sonno fatte da Dio per la creatura che in s ragione; e la creatura creata per s,
acci che amasse e servisse lui con tutto el cuore, con tutto laffetto e con tutte le forze sue (Lc 10, 27).
E per lanima che tanto si vede essere amata non pu difendersi che non ami, per che cos la
condizione dellamore.
Tanto fu pazzo e ineffabile lamore suo verso di noi che, essendo noi fatti nemici per la colpa
commessa, egli ci volse fare amici; e per ci mand el Verbo del suo Figliuolo acci che pagasse il
bando nel quale la creatura era incorsa, mostrandoci nel prezzo la grande dignit nostra e la gravezza
della colpa. Ben si debba adunque consumare e dissolvere la durizia del cuore della creatura che in s
ragione, usandola: cio che con lume di ragione e con la santissima fede raguardi in s tanto amore, e il
grande prezzo pagato per lei. Ma chi vive senza ragione, mai non il pu vedere n cognoscere; non
cognoscendo, non ama; e non amando, non gli possibile di venire a veruna virt, per che ogni virt
vita da lamore acquistato nellaffetto della carit. La quale carit, poi che aviamo acquistata in noi,
doviamo usarla nel prossimo nostro spiritualmente e temporalmente, secondo la sua necessit e
secondo che Dio ministra a noi, con ansietato desiderio della salute di tutto quanto el mondo per onore
di Dio, dilettandoci di sostenere pene e fadighe e la morte, se bisogna, per gloria e loda del nome di
Dio: e cos ci conformaremo col dolce Agnello.
Oggi quello tempo, carissimo figliuolo, che Dio ci richiede questo sacrificio: ch vediamo il
mondo in tanta tenebre, e specialmente la dolce Sposa di Cristo; e per voglio che sia sollecito di
darglili. E perch senza il mezzo delle virt non potresti, per dissi chio desideravo di vedervi
specchio di virt; e cos voglio che con ogni studio tingegni dessere. Non dico pi qui.
Ieri ricevetti una tua lettera, nella quale etc. A questa ti rispondo breve: delle indulgenzie che
scrivi chio ti promissi, ti rispondo che tu non aspetti da me n quello n niun altro servigio, se tu non ti
vieni per esse. Non dico che io ti dineghi la tua necessit spiritualmente, ch questo pi che mai intendo
di fare: e della dottrina, e di quello desiderio che Dio infonder ne lanima mia, offerendoti nel suo
dolce cospetto con maggiore sollicitudine che mai, in quanto pi veggio el bisogno, considerando lo
stato tuo, el quale tu dici che a te spiacevole. Quando in verit ti spiacer, io me navedr: ch
attualmente te ne levarai.
Alora dimostrarai di cognoscere il tuo stato; ch infino a qui poco pare che labbi cognosciuto.
Spero nella dolce bont di Dio che, come un poco cominciato a levare il panno din su locchio tuo,
cos in tutto el levar via, e rimarrai con chiaro vedere del tuo stato, e tosto, purch tu non facci
resistenzia o e miei peccati non lo impediscano.
Rispondoti al fatto di misser Matheo. A me incresce e duole dogni pena e amaritudine che egli
sostenuta per la ignoranzia e negligenzia mia. Sappi che la sua pena pi mia che sua: Dio mi dia
grazia che tosto si levi a lui e a me. Se quella lettera etc. Abbiate pazienzia etc.
Intesi per una lettera che mi mand lAbbate, la quale contava delle piante che egli piantate nel
suo e mio giardino e per piantare anco pi , tra le quali pare che sia tu con altri compagni, e setevi
obligati.
Mostra etc. nne grandissima allegrezza di vedervi escire della imperfezione e andare alla
perfezione, ma molto mi maraviglio che tu ti sia obligato senza farne sentire cavelle. Non senza
misterio: prego la divina dolce bont che ne facci quello che sia suo onore e salute tua. Altro non voglio
n desiderai mai, dal primo d chio ti cognobbi, e che tu escisti del loto, per infino al d doggi, e
questo desiderio spero davere infino allultimo, per la bont di Dio. Se tu i sentito che lo Spirito santo
tabbi chiamato ed eletto a cotesto stato, i fatto bene di non averli fatto resistenzia; e io ne sar
consolata, quando ti senti chiamare, che tu risponda. Molte cose tavarei a dire, le quali non posso n
voglio scrivere. Neri a Napoli, ch l mandai con lAbbate Lisolo. Credo che stieno con assai fadighe,
specialmente mentali, per tante offese quante vegono fare a Dio. Altro non dico.
Permane etc.
Conforta tutti cotesti figliuoli, e singularmente Petro; e digli che, perchio dica che Dio si diletta
di poche parole e di molte operazioni, io non gli pongo per silenzio che egli non parli e scriva a me
quello che sia sua pace e consolazione; anco, alcuna volta n avuta ammirazione che egli non scritto.
Ges dolce, Ges amore.

LETTERA 370
Al papa Urbano VI.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Santissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, indegna e miserabile figliuola,
con grande desiderio desidero di vedere in voi una prudenzia con uno lume dolce di verit, per s fatto
modo che io vi vegga seguitare el glorioso santo Gregorio; e con tanta prudenzia vi vega governare la
santa Chiesa e le pecorelle vostre, che gi mai non bisogni stornare veruna cosa la quale sia ordinata e
fatta dalla vostra Santit, eziandio la minima parola, a ci che nel conspetto di Dio e degli uomini
sempre apparisca una fermezza fondata in verit, s come debba fare il vero santo pontefice.
Di questo prego la inestimabile carit di Dio che ne vesta lanima vostra, per che mi pare che il
lume e la prudenzia siano a noi di grandissima necessit, spezialmente alla Santit vostra, e a
qualunque altro fusse nel luogo vostro, massimamente a tempi che corrono oggi. Perch io so che
avete desiderio di trovarla in voi, per ve l rammento, manifestandovi el desiderio de lanima mia.
sentito, padre santissimo, della risposta che fatta lempio Prefetto, drittamente empito dira e
di irreverenzia, agli ambasciadori romani; sopra la quale risposta pare che debano fare Consiglio
generale, e poi debbono venire a voi e caporioni, e certi altri buoni uomini. Pregovi, padre santissimo,
che, come avete cominciato, cos perseveriate di ritrovarvi spesso con loro; e con prudenzia legarli col
legame de lamore. E cos vi prego che ora, in quello che essi vi diranno, fatto il Consiglio, con tanta
dolcezza gli riceviate quanta pi potete, mostrando a loro quello che di necessit, secondo che parr
alla Santit vostra.
Perdonatemi, ch lamore mi fa dire quello che forse non bisogna di dire, per che io so che
dovete cognoscere s la condizione de figliuoli vostri romani che si tragono e si legano pi con
dolcezza che con altra forza o asprezza di parole , e anco cognoscete la grande necessit, che a voi e
alla santa Chiesa, di conservarvi questo popolo allobedienzia e reverenzia della vostra Santit, per
che qui il capo e il principio della nostra fede. E pregovi umilmente che con prudenzia miriate di
sempre promettere quello che vedete essere a voi possibile di pienamente atenere, acci che non ne
seguiti poi danno, vergogna e confusione.
E perdonatemi, dolcissimo e santissimo padre, perch io vi dica queste parole. Confidomi che
lumilit e benignit vostra contenta che elle vi sieno dette, non avendole a schifo n a sdegno perch
elle escano di bocca duna vilissima femina: per che lumile non raguarda a chi lili dice, ma attende a
lonore di Dio, e alla verit, e alla salute sua.
Confortatevi, e per neuna mala risposta che questo ribello alla Santit vostra abbi fatta o facesse
non temete, ch Dio proveder in questo e in ogni altra cosa, s come governatore e subvenitore della
navicella della santa Chiesa e della Santit vostra. Siatemi tutto virile, con uno timore santo di Dio;
tutto essemplario nelle parole, ne costumi e in tutte le vostre operazioni: tutte appariscono lucide nello
conspetto di Dio e degli uomini, s come lucerna posta in sul candelabro della santa Chiesa, alla quale
raguarda e debba raguardare tutto il popolo cristiano.
Anco vi prego che di quello che Leone vi disse voi ci poniate rimedio, per che tutto d questo
scandalo cresce pi, non solamente per quello che fu fatto a lambasciadore senese, ma per altre cose
che tutto d si veggono, le quali nno a provocare ad ira e cuori debili degluomini. Non avete oggi
bisogno di questo, ma di persona che sia strumento di pace e non di guerra. E poniamo che egli el facci
con buono zelo di giustitia, sonno molti che la fanno con tanto disordine e con tanto empito dira, che
escono fuore de lordine e della ragione. E per prego la Santit vostra strettamente che conscenda alla
infermit degli uomini a procurare duno medico che sappi meglio curare la infermit di lui. E non
aspettate tanto che la morte ne venga, ch io vi dico che se altro rimedio non ci si pone, la infermit
cresce a possa.
Ricordivi della ruina che venne in tutta Italia per lo non provedere a gattivi rettori, che
governavano per s fatto modo che essi sonno stati cagione davere spogliata la Chiesa di Dio. Questo
so che voi el cognoscete; vega ora la Santit vostra quello che da fare. Confortatevi confortatevi
dolcemente, ch Dio non despregia el vostro desiderio e lorazioni de servi suoi. Altro non vi dico.
Permanete etc. Umilemente vadimando la vostra benedizione. Ges dolce, Ges amore.
LETTERA 371
Certi misterii nuovi che Dio adoper nellanima de la santa sua sposa Caterina la domenica de la
Sessagesima, s come di sopra si fa menzione, e quali essa signific al detto maestro Ramondo.
Essendo io ansietata di dolore per cruciato desiderio, el quale sera nuovamente conceputo nel
conspetto di Dio (perch el lume dellintelletto sera speculato ne la Trinit eterna, e in quello abisso si
vedeva la dignit de la creatura che in s ragione, e la miseria ne la quale luomo cade per la colpa del
peccato mortale, e la necessit de la santa Chiesa, la quale Dio manifestava nel petto suo; e come neuno
pu tornare a gustare la bellezza di Dio n labisso de la Trinit, senza el mezzo di questa dolce Sposa
per che tutti ci conviene passare per la porta di Cristo crucifisso (Gv 10, 7-9), e questa porta non si
truova altrove che ne la santa Chiesa ), vedeva che questa Sposa porgeva vita, perch tiene in s vita
tanta che neuno che la possa uccidere; e che ella dava fortezza e lume; e che neuno che la possa
indebilire n darle tenebre, quanto in s medesima; e vedeva che il frutto suo mai non manca, ma
sempre cresce.
Allora diceva Dio eterno: Tutta questa dignit, la quale lo intelletto tuo non potrebbe
comprendere, data a voi da me. Raguarda con dolore e amaritudine, e vedrai che a questa Sposa non
si va se non per lo vestimento di fuore, cio per la substanzia temporale; ma tu la vedi bene vta di
quelli che cerchino el mirollo dessa, cio el frutto del sangue. El quale frutto, chi non porta el prezzo
de la carit con vera umilit e col lume de la santissima fede, nol participarebbe in vita, ma in morte; e
farebbe come el ladro, che tolle quello che non suo per che il frutto del sangue di coloro che
portano el prezzo dellamore, per che ella fondata in amore, e esso amore .
E per amore voglio diceva Dio eterno che ognuno le dia, secondo che io do a ministrare a
servi miei in diversi modi, s come nno ricevuto. Ma io mi doglio che io non truovo chi ci ministri,
anco pare che ognuno in tutto labbi abandonata; ma io sar remediatore. E crescendo el dolore e il
fuoco del desiderio, gridava nel conspetto di Dio dicendo: Che posso fare, o inestimabile fuoco?. E
la sua benignit rispondeva: Che tu di nuovo offeri la vita tua; e mai non dare riposo a te medesima. A
questo essercizio t posta e pongo, te e tutti quelli che ti seguitano e seguitaranno. Attendete voi
adunque a mai non allentare, ma sempre crescere i desiderii vostri, ch io attendo bene, io, con affetto
damore, a sovenire voi de la grazia mia corporale e spirituale. E acci che le menti vostre non siano
occupate in altro, proveduto dando uno stimolo a quella che io posto che vi governi, e con misterii e
con nuovi modi l tratta e posta a questo essercizio: ella con la substanzia temporale serve la Chiesa
mia, e voi con la continua, umile e fedele orazione, e con quelli essercizii che saranno necessarii, e
quali saranno posti a te e a loro da la mia bont, ad ognuno secondo el grado suo. Dispone adunque la
vita e il cuore e laffetto tuo solo in questa Sposa, per me, senza te.
Raguarda in me, e mira lo sposo di questa Sposa, cio el sommo pontefice, e vedi la santa e
buona intenzione sua, la quale intenzione senza modo; e come sola la Sposa, cos solo egli. Io
permetto che co modi e quali egli tiene senza modi, e col timore che egli d a sudditi, egli spazzi la
santa Chiesa, ma altri verr che con amore lacompagner e riempir. E adiverr di questa Sposa come
adiviene dellanima: che in prima entra in essa el timore, e spogliala de vizii, poi lamore la riempie e
veste di virt. Tutto questo sar col dolce sostenere: dolce e sar a quelli che in verit si notricano al
petto suo. Ma fa questo, che tu dica al vicario mio che giusta al suo potere si pacifichi, e dia pace a
chiunque la vuole ricevere.
E a le colonne de la santa Chiesa di che, se vogliono remediare a le grandi ruine, faccino questo:
che essi suniscano insieme, e siano uno mantello a ricoprire i modi che appaiono defettuosi del padre
loro (Gn 9, 23). E pongansi una vita ordinata, e allato a loro persone che temino e amino me, e
ritruovinsi insieme, gittando a terra loro medesimi. E facendo cos, io che so lume lo dar quello lume
che sar necessario a la santa Chiesa. E veduto che nno fra loro quello che si debba fare, con vera
unit, prontamente, arditamente e con grande deliberazione el referiscano al vicario mio. Egli allora
sar constretto di non resistere a le loro buone volontadi, per che egli santa intenzione.
La lingua non sufficiente a narrare tanti misterii, n quello che lo intelletto vidde e laffetto
concepette.
Passandosi el d, piena damirazione, venne la sera, e sentendo io che il cuore era tratto per
affetto damore, tanto che resistenzia non gli potevo fare che al luogo dellorazione io non andasse, e
sentendo venire quella disposizione che fu al tempo de la morte, posimi gi con grande reprensione,
perch con molta ignoranzia e negligenzia io serviva la Sposa di Cristo, e ero cagione che gli altri
facessero quello medesimo. E levandomi con quella impronta che era dinanzi allocchio dellintelletto
mio di quello che detto , Dio pose me dinanzi a s, bene che sempre io gli sia presente perch
contiene in s ogni cosa , ma per uno nuovo modo, come se la memoria, lo intelletto e la volont non
avessero a fare cavelle col corpo mio. E con tanto lume si speculava questa Verit, che in quello abisso
allora si rinfrescavano i misterii de la santa Chiesa, e tutte le grazie ricevute ne la vita mia, passate e
presenti, e il d che in fede fu sposata lanima mia. Le quali tutte si scordavano da me, per lo fuoco che
era cresciuto, e attendevo pure a quello che si poteva fare, che io facesse sacrificio di me a Dio per la
santa Chiesa, e per tllere la ignoranzia e la negligenzia a quelli che Dio maveva messi ne le mani.
Allora le demonia con esterminio gridavano sopra di me, volendo impedire e allentare col terrore
loro el libero e affocato desiderio. Questi percotevano sopra la corteccia del corpo; ma el desiderio pi
saccendeva, gridando: O Dio eterno, riceve el sacrificio de la vita mia in questo corpo mistico de la
santa Chiesa. Io non che dare altro se non quello che tu i dato a me: tolle el cuore, e priemelo sopra
la faccia di questa Sposa.
Allora Dio eterno, vollendo locchio de la clemenzia sua, divelleva el cuore, e premevalo ne la
santa Chiesa. E con tanta forza laveva tratto a s, che se non che subbito non volendo che l vasello
del corpo fusse rotto el ricerchi de la fortezza sua, ne sarebbe andata la vita. Allora le demonia
molto maggiormente gridavano, come se essi avessero sentito intollerabile dolore; e sforzavansi di
lassarmi terrore, minacciandomi di tenere modo che questo cos fatto essercizio non potessi fare. Ma,
perch a la virt dellumilitade, col lume de la santissima fede, lo nferno non pu resistere, pi suniva
e lavorava con ferri di fuoco; udendo parole nel conspetto de la divina maiest tanto attrattive, e
promesse per dare allegrezza, e perch in verit era cos in tanto misterio, la lingua oggimai non pi
sufficiente a poterne parlare.
Ora dico: grazia, grazia sia allaltissimo Dio eterno, che ci posti nel campo de la battaglia, come
cavalieri, a combattere per la Sposa sua con lo scudo de la santissima fede (Ef 6, 16). El campo
rimaso a noi libero, con quella virt e potenzia che fu sconfitto el demonio che possedeva lumana
generazione; el quale fu sconfitto none in virt de lumanit, ma in virt de la deit. Non dunque n
sar sconfitto el demonio per lo patire de corpi nostri, ma ne la virt del fuoco de la divina
ardentissima e inestimabile carit.

LETTERA 372
Al missere Carlo della Pace dovendo venire in adiuto della santa Chiesa, el quale poi fu re di
Puglia overo di Napoli.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi
nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi cavaliere virile che virilmente combattiate per gloria
e loda del nome di Dio, e per la essaltazione e reformazione della santa Chiesa.
Ma attendete, carissimo fratello, che questo bene non potreste fare dessere virile e sovenire alla
necessit della Chiesa santa se prima non combatteste e faceste guerra co principali tre nostri nemici,
cio col mondo, col dimonio, e con la fragile carne nostra, e quali sono tre principali tiranni che
uccidono lanima, quanto a grazia, in qualunque stato si sia, se ella con la mano del libero arbitrio apre
la porta della volont e mettegli dentro.
El mondo ci percuote con le vane e disordinate allegrezze, ponendoci dinanzi allocchio
dellintelletto nostro stati, onori, ricchezze e grandezze, con scelerati diletti; le quali cose tutte sonno
vane e corruttibili, che tutte passano come il vento, e sonno mutabili senza veruna fermezza. Questo
vediamo manifestamente, che luomo oggi vivo e domane morto; da la sanit viene a la infermit;
ora ricco e ora povero; test in grande altezza, e poco stante venuto in grande bassezza.
Bene se navede luomo savio e prudente, e per fa guerra con lui, traendone il cuore e laffetto
per disordinato amore; serragli la porta della volont; usalo come cosa prestata, e non come sua cosa;
tienle care, le sue cose, quanto elle vagliono, e non pi; concepe odio alla propria sensualit quando le
volesse tenere o desiderare fuore della volont di Dio. Questi sconfige il nemico col coltello de lodio
del vizio e amore delle virt; e con lo scudo della santissima fede ripara a colpi de movimenti de
vizii, quando venissero. Questi non d luogo a la ingiustizia, che per guadagnare e acquistare lo stato,
ricchezza o diletti mondani, faccia ingiuria al prossimo: no, per che egli l spregiato; e non leva il
capo per superbia, riputandosi el maggiore e volendo signoreggiare il prossimo suo ingiustamente
per che egli umiliato, perch spregiato s e l mondo ma vuolsi fare il pi minimo, e facendosi
piccolo diventa grande (Lc 9, 48).
In qualunque stato si sia, o suddito o signore, egli tenuto e obligato di fare guerra con questo
tiranno.
Non dico che, se attualmente vuole possedere lo stato suo nel mondo, che egli non possa, e vivere
in grazia. Anco pu, ch noi aviamo di David, che fu re, e di santo Lodovico, e nondimeno furono
santissimi uomini. Questi tenevano il reame attualmente, ma non con disordinato affetto o desiderio; e
per riluceva in loro la margarita della giustizia con vera umilit e ardentissima carit : a ciascuno
rendevano il debito suo, al piccolo come al grande e al povero come al ricco. Non facevano come quelli
che oggi regnano, ne quali tanto abonda lamore proprio di loro medesimi che di questo tiranno del
mondo si vogliono fare dio. E da questo nascono le ingiustizie, omicidii e grandissime crudelt, e ogni
altro difetto.
Questi si mettono dentro nella citt de lanima il secondo nemico, del dimonio, e il terzo, cio la
fragile carne sua: in tanto che si fa servo e schiavo del dimonio e della carne, seguitando
volontariamente le malizie e inganni suoi, e le varie e diverse cogitazioni; seguita gli appetiti suoi
carnali, invollendo la mente e l corpo suo nel loto della immondizia. Se egli uomo che abbi donna
contamina lo stato del matrimonio con molta miseria: in quello sacramento none sta con debita
reverenzia, n per quello fine che gli ordinato da Dio, ma come smemorato, cieco de lanima e del
corpo, si conducer anco a quello maladetto peccato contra natura, el quale pute a le dimonia, non che a
Dio la infinita sua carit e misericordia ve ne campi, di questo e degli altri defetti . E non pensano i
miserabili che gi la scure posta a la radice de larbore (Mt 3, 10), e non resta se non di tagliare, pure
che piaccia al sommo giudice; per che doviamo morire, e non sappiamo quando.
Ma quegli che teme Dio, non fa cos, per che col lume della fede santa veduto quanto e gli
nocivo acordarsi con la volont loro; e con esso medesimo lume vede che ogni bene remunerato e
ogni colpa punita e seguitandoli volontariamente offende, e doppo loffesa seguita la punizione. E per
si leva col coltello de lodio e dispiacere, e tagliane ogni disordinata volont, facendo il contrario che
questi nemici vogliono. El mondo vorrebbe essere amato, ed egli lo spregia. El dimonio vorrebbe che la
volont sua consentisse a lui, e concepesse odio e dispiacimento verso il prossimo suo, e impissesi el
cuore di laidi pensieri; ed egli vuole fare la volont di Dio, stare nella dilezione del prossimo,
perdonare a chi gli fa ingiuria, e impire la mente e memoria sua de beneficii che ricevuti dalla bont
di Dio. La fragile carne si vuole dilettare e satisfare agli appetiti suoi la quale una legge perversa
nelle membra nostre che sempre impugna contra lo spirito , ed egli fa tutto il contrario, ch la
sottopone al giogo della ragione, affligendo e macerando il corpo suo. Saglie sopra la sedia della
conscienzia, e tiensi ragione; unde, se vergine, d sentenzia di volersi conservare infino alla morte
nello stato della virginit, el quale egli eletto; el continente, la continenzia; e quello che nello stato
di matrimonio conserva lo stato suo senza colpa di peccato mortale, cio che in neuno modo voglia
machiare quello sacramento.
Con questo dolce odore di purit lavar la immondizia della mente e del corpo suo con lacqua
della grazia, che con la buona e ordinata vita spegner lo incendio del disordinato fuoco. Far compita
guerra co nemici suoi, e con vittoria fornir la citt dellanima, tenendo chiusa la porta della volont
per non essere assalito da nemici: e cos chiusa col tesoro delle virt, entra per la porta della dolce
volont di Dio, seguitando la dottrina di Cristo crocifisso, il quale di la vita per la nostra salute con
tanto fuoco damore.
Alora dispone la memoria a ritenere il beneficio del sangue de lumile Agnello; lintelletto a
cognoscere e intendere la sua volont che non vuole altro che la sua santificazione, e ci che d o
permette a noi sue creature d per questa cagione ; e dispone la volont ad amarlo con tutto il cuore e
con tutto laffetto suo.
Questi si pu chiamare cavaliere virile, ch virilmente conservata e guardata la citt de lanima
sua da nemici e malvagi tiranni che la volevano signoregiare; questi atto a fare ogni gran cosa per
Dio, cio per gloria e loda del nome suo; e per la santa Chiesa pu sicuramente pigliare la battaglia di
fuore, poich s dolcemente combattuto e vinto dentro. Ma se ben non combattessimo dentro, male
combatteremmo di fuore, e per dissi che prima vi conveniva combattere dentro co tre vostri nemici
principali.
Ora dico a voi, carissimo e dolcissimo fratello in Cristo dolce Ges, che vi studiate di vincerli,
purificando la conscienzia vostra con la santa confessione, e vivere con ordine e desiderio delle virt;
dilettandovi dudire e dosservare la parola dolce di Dio; stando con la continua memoria della morte e
del sangue pagato per noi; cercando la conversazione di quelli che temono Dio in verit, che sieno savi,
discreti e con maturo consiglio; e in tutte le vostre operazioni ponere Dio dinanzi agli occhi vostri,
acci che giustamente rendiate a ciascuno il debito suo: a Dio la gloria, al prossimo la benivolenzia, e
in voi dispiacimento del vizio e amore della virt. Ordenate la famiglia vostra, quanto v possibile, che
vivano con ordine e col timore santo di Dio, acci che in verit potiate compire la volont di Dio in voi.
Dio v eletto per colonna nella santa Chiesa, acci che siate strumento ad estirpare la resia,
confondere la bugia ed essaltare la verit, dissolvere la tenebre e manifestare la luce di papa Urbano VI,
el quale vero sommo pontefice, eletto e dato a noi da la clemenzia dello Spirito santo, a malgrado
degli iniqui e malvagi uomini amatori di loro medesimi che dicono il contrario, e, come ciechi, non si
vergognano di dire e fare contra loro medesimi, facendosi menzonieri e idolatri. Ch quella verit la
quale essi annunziarono a noi, ora la diniegano; e quella reverenzia la quale essi gli fecero, a noi la
vogliono tllere. Mostrano i matti che l timore gli facesse idolatri, adorando e facendo reverenzia a
papa Urbano, el quale vero vicario di Cristo. Se egli non era, come ora essi dicono, come sostenere di
cadere in tanta miseria e vergogna de lanima e del corpo? S che vediamo che si fanno bugiardi e
idolatri.
E non grande tenebre questa, a vedere in tanta eresia contaminata la fede nostra? E non grande
miseria di vedere contaminare e fare contra la verit? Vedere lAgnello essere perseguitato da lupi, e
vedere mettere lanime nelle mani delle dimonia, e smembrare la dolce Sposa di Cristo? Quale cuore
s duro che non amolli? Quale occhio quello che non spanda fiume di lagrime? Quale signore si pu
tenere che non dia tutta la forza sua per sovenire a la fede nostra? Solo gli amatori di loro medesimi
sonno quelli che non si sentono; indurati sono e cuori loro per lo proprio amore, come quello di
Faraone.
Non pare che la divina bont voglia che l cuore vostro sia di s fatta durizia, e per vi chiama a
sovenire a la Sposa sua: ammollisi dunque il cuore vostro, e siate virile, con sollicitudine e non con
negligenzia.
Venite festinamente, e non tardate pi; ch Dio sar per voi. Non da aspettare tempo, per che
porta pericolo; adunque venite e nascondetevi nellarca della santa Chiesa sotto lale del vostro padre,
papa Urbano VI, el quale tiene le chiave del sangue di Cristo.
So che se sarete virile vi studiarete di compire la volont di Dio, non curando di voi medesimo,
altrimenti no: e per dissi chio desideravo di vedervi cavaliere virile; e cos vi prego, per lamore di
Cristo crocifisso, che siate. Ch grande vergogna a signori del mondo, e spiacevole a Dio, di vedere
tanta fredezza ne cuori loro che per ancora altro che parole non nno sovenuto a questa dolce Sposa.
Male darebbero la vita per questa verit, quando della substanzia temporale e adiutorio loro umano le
fanno caro: credo che grande reprensione navaranno. Non voglio che facciate cos voi; ma con grande
allegrezza diamo la vita, se bisogna.
Perdonatemi che troppo v gravato di parole; lamaritudine delle colpe e lamore della santa
Chiesa me ne scusi dinanzi a Dio e a voi. Altro non dico.
Permanete etc. Ges etc.

LETTERA 373
A maestro Ramondo da Capova dellordine de Predicatori ne la quale epistola essa predice la
morte sua a d xv di febraio 1380 e poi mor a d xxviiij daprile 1380.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
Carissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi una colonna nuovamente fondata nel
giardino de la santa Chiesa, come sposo fedele de la verit, s come dovete essere: allora reputar beata
lanima mia.
Non voglio che volliate el capo adietro per veruna aversit o persecuzione; ma nellaversit
voglio che vi gloriate, per che nel sostenere manifestiamo lamore e la constanzia nostra, e rendiamo
gloria al nome di Dio; in altro modo, no. Ora il tempo, carissimo padre, di perdere tutto s, e di s non
pensare punto: s come facevano i gloriosi lavoratori che con tanto amore e desiderio disponevano di
dare la vita loro e inaffiavano questo giardino di sangue, con umili e continue orazioni, col sostenere
infino a la morte.
Guardate che io non vi vegga timido che lombra vostra vi faccia paura, ma virile combattitore; e
gi mai da cotesto giogo dellobedienzia che v posto el sommo pontefice non vi partite; e anco
nellOrdine adoperate quello che vedete che sia onore di Dio: questo ci richiede la grande bont di Dio,
e per altro non ci posti. Raguardate quanta necessit veggiamo ne la santa Chiesa, che in tutto la
vediamo rimasa sola.
E cos manifestava la Verit, s come in una altra vi scrivo. E come rimasa sola la sposa, cos
lo sposo suo O padre dolcissimo, io non vi tacer i misterii grandi di Dio; ma narrarogli el pi breve
che si potr, secondo che la fragile lingua potr narrare e esprimere. E anco vi dir quello che io voglio
che voi facciate; ma senza pena ricevete ci che io vi dico, perch io non so quello che la divina bont
si far di me, o del farmi rimanere o del chiamarmi a s. Padre, padre e figliuolo dolcissimo, ammirabili
misterii Dio adoperati dal d de la Circuncisione in qua, tanto che la lingua non sarebbe sufficiente a
poterli narrare.
Ma lassiamo andare tutto quello tempo e veniamo a la domenica de la Sessagesima, ne la quale
domenica furono, come in breve vi scrivo, quelli misterii che udirete, che gi mai uno simile caso non
mi parbe portare. Per che tanto fu el dolore del cuore, che l vestimento de la tonica si stracci quanto
io ne potei pigliare, rivoltandomi per la cappella come persona spasimata; e chi mavesse tenuta
propriamente maverebbe tolta la vita. Venendo el luned a sera io era constretta di scrivere a Cristo in
terra e a tre cardinali. Fecimi aitare e andamene ne lo studio; e scritto che io ebbi a Cristo in terra non
ebbi modo di scrivere pi, tante furono le pene che crebbero al corpo mio.
E stando un poco, si cominci el terrore de le dimonia per s fatto modo, che tutta mi facevano
stordire, quasi arrabbiando verso di me, come se io, vermine, fusse stata cagione di toller lo di mano
quello che lungo tempo nno posseduto ne la santa Chiesa. Tanto era il terrore, con la pena corporale,
che io volevo fuggirmi de lo studio, e andarmene in capella, come se lo studio fusse stato cagione de le
pene mie.
Rizzami su, e non potendo andare mappoggiai al mio figliuolo Barduccio. Subbito io fui gittata
gi; essendo gittata, parbe a me come se lanima si fusse partita dal corpo non per quello modo come
quando se ne part, per che allora lanima mia gust el bene de glimmortali, ricevendo quello sommo
bene con loro insieme , ma ora parevo come una cosa riservata, ch nel corpo a me non pareva essere,
ma vedevo el corpo mio come se fusse stato un altro. E vedendo lanima mia la pena di colui che era
con meco, volse sapere se io aveva a fare cavelle col corpo, per dire a lui: Figliuolo, non temere; e io
non viddi che lingua o altro membro gli potessi muovere, se non come corpo separato da la vita.
Lassai stare el corpo come egli si stava; e lintelletto stava fisso nellabisso de la Trinit: la
memoria era piena del ricordamento de la necessit de la santa Chiesa e di tutto el popolo cristiano.
Gridavo nel conspetto suo, e con sicurt dimandavo laiutorio divino, offerendoli i desiderii, e
constrignendolo per lo sangue dellAgnello e per le pene che serano portate; e s prontamente si
dimandava, che certa mi pareva essere che egli non dinegarebbe quella petizione. Poi dimandavo per
tutti voi altri, pregandolo che compisse in voi la volont sua e i desiderii miei. Poi dimandavo che mi
campasse da leterna dannazione, stando cos per grandissimo spazio, tanto che la fameglia mi
piangeva come morta. In questo tutto el terrore de le demonia era andato via.
Poi venne la presenzia de lumile Agnello dinanzi allanima mia, dicendo: Non dubbitare, ch io
compir i desiderii tuoi e degli altri servi miei. Io voglio che tu vegga che io so maestro buono, che fo
come el vasellaio, el quale disfa e rif i vaselli, come di suo piacere. Questi miei vaselli io li so
disfare e rifare, e per io piglio el vasello del corpo tuo, e rifollo nel giardino de la santa Chiesa, con
altro modo che per lo tempo passato. E stregnendomi quella Verit con modi e parole molto atrattive,
le quali trapasso, el corpo cominci un poco a respirare, e mostrare che lanima fusse tornata al vasello
suo. Io era piena damirazione; e rimase tanto il dolore nel cuore, che anco me l. Ogni diletto e ogni
refrigerio e ogni cibo fu tolto da me.
Essendo poi portata nel luogo di sopra, la camera pareva piena di dimonia; e cominciarono a dare
unaltra battaglia, la pi terribile che io avessi mai, volendomi fare credere e vedere che io non fussi
quella che era nel corpo, ma quasi uno spirito immondo. Io chiamavo ladiutorio divino con una dolce
tenerezza, non refiutando per labore, ma bene dicevo: Dio, intende al mio adiutorio. Signore,
affrettati daiutarmi (Sal 69, 2). Tu i permesso che io sia sola in questa battaglia, senza el refrigerio del
padre dellanima mia, del quale io so privata per la mia ingratitudine. Due notti e due d si passarono
con queste tempeste: vero che la mente e il desiderio veruna lesione ricevevano, ma sempre stava
fisso nellobiecto suo; ma el corpo pareva quasi venuto meno.
Poi, el d de la Purificazione di Maria, volsi udire la messa: allora si rinfrescaro tutti i misterii; e
mostrava Dio el grande bisogno che era, s come apparbe poi, per che Roma stata tutta per rivoltarsi,
sparlando miseramente con molta irreverenzia, se non che Dio posto lunguento sopra e cuori loro, e
credo che aver buona terminazione. Allora mimpose Dio questa obedienzia, che io dovesse tutto
questo tempo de la santa quaresima fare sacrificare i desiderii di tutta la fameglia, e fare celebrare
dinanzi a lui solo con questo respetto, cio per la Chiesa santa; e che io ogni mattina allaurora udissi
una messa, che sapete che a me una cosa impossibile, ma allobedienzia sua ogni cosa stato
possibile.
Tanto s incarnato questo desiderio che la memoria non ritiene altro, lo intelletto altro non pu
vedere, e la volont altro non pu desiderare. E non tanto che refiuti le cose di qua gi per questo, ma,
conversando co veri cittadini, lanima non si pu n vuole dilettare nel loro diletto, ma ne la fame loro,
la quale nno e ebbero mentre che furo perregrini e viandanti (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11) in questa vita. Con
questo e molti altri modi, e quali non posso narrare, si consuma e distilla la vita mia in questa dolce
sposa, io per questa via, e i gloriosi martiri col sangue.
Prego la divina bont che tosto mi lassi vedere la redenzione del popolo suo. Quando egli lora
de la Terza, io mi levo da la messa, e voi vedreste andare una morta a Santo Pietro; e entro di nuovo a
lavorare ne la navicella de la santa Chiesa. Ine mi sto cos infine presso allora del Vespro; e di quello
luogo non vorrei uscire n d n notte, infino che io non veggo un poco fermato e stabilito questo
popolo col padre loro. Questo corpo sta senza veruno cibo, eziandio senza la gocciola dellacqua, con
tanti dolci tormenti corporali quanti io portasse mai per veruno tempo, in tanto che per uno pelo ci sta
la vita mia.
Ora non so quello che la divina bont si vorr fare di me; quanto a quello che io mi sento non
dico che io senta la volont sua in quello che egli vorr fare di me, ma quanto al sentimento corporale
mi pare che questo tempo io el debba consumare con uno nuovo martirio ne la dolcezza dellanima
mia, cio ne la santa Chiesa; poi forse che mi far resuscitare con lui: porr fine e termine s a le mie
miserie e s a cruciati desiderii, o egli terr i suoi modi usati, di ricerchiare el corpo mio. pregato e
prego la sua infinita misericordia che compia la sua volont in me, e che voi n gli altri non lassi orfani,
ma sempre vi dirizzi per la via de la dottrina de la verit, con vero e perfettissimo lume. So certa che
egli el far.
Ora prego e constringo voi, padre e figliuolo dato da quella dolce madre Maria, che se voi
sentite che Dio volla locchio de la sua misericordia verso di me voi rinovelliate la vita vostra, e,
come morto ad ogni sentimento sensitivo, voi vi gittiate in questa navicella de la santa Chiesa. E siate
sempre cauto ne le conversazioni: la cella attuale poco potrete avere, ma la cella del cuore voglio che
sempre abitiate in essa, e sempre la portiate con voi, per che, come voi sapete, mentre che noi ci siamo
serrati dentro, i nemici non ci possono offendere. Poi ogni essercizio che farete sar dirizzato e ordinato
secondo Dio.
Anco vi prego che maturiate el cuore con una santa e vera prudenzia; e che la vita vostra sia
essemplare negli occhi de secolari, non conformandovi mai co costumi del secolo. E quella larghezza
verso i poveri e povert voluntaria che avete avuta sempre, si rinnuovi e rinfreschi in voi, con vera e
perfetta umilit. E per veruno stato o essaltazione che Dio vi desse non la allentate mai, ma pi vi
profondate ne la valle dessa umilit, dilettandovi in su la mensa de la croce; e ine prendete el cibo
dellanime, abracciando la madre de lumile fedele e continua orazione, con la vigilia, celebrando ogni
d, se non fusse per caso necessario. Fuggite el parlare ozioso e leggiero; e siate e mostratevi maturo nel
parlare, e in ogni modo.
Gittate da voi ogni tenerezza di voi medesimo e timore servile, per che la Chiesa dolce non
bisogno di s fatta gente, ma di persone crudeli a loro e pietose a lei. Queste sono quelle cose le quali io
vi prego che vi studiate dosservare.
Anco vi prego che el Libro e ogni scrittura la quale trovaste di me, voi e frate Bartolomeo e frate
Tommaso e il Maestro ve le rechiate per le mani; e fatene quello che vedete che sia pi onore di Dio,
con missere Tommaso insieme, nel quale io truovo alcuna recreazione. Pregovi ancora che a questa
fameglia, quanto vi sar possibile, voi lo siate pastore e governatore, s come padre, a conservarli in
dilezione di carit e in perfetta unione, s che non siano n rimangano sciolte come pecorelle senza
pastore. E io credo fare pi per loro e per voi doppo la morte mia che ne la vita. Pregar la Verit
eterna che ogni plenitudine di grazia e doni, che egli avesse dati nellanima mia, gli trabocchi sopra voi
altri, acci che siate lucerne poste in su el candelabro (Mc 4, 21; Mt 5, 15; Lc 8, 16; Lc 11, 33). Prego
voi che preghiate lo Sposo eterno che mi facci compire virilmente lobedienzia sua, e mi perdoni la
moltitudine de le iniquitadi mie.
E voi prego che mi perdoniate ogni disobedienzia irreverenzia e ingratitudine, pena e amaritudine
che io vavesse data, e che io usata e commessa verso di voi, e la poca sollicitudine che io avuta de
la vostra salute; e dimandovi la vostra benedizione. Pregate strettamente per me e fate pregare, per
lamore di Cristo crucifisso. Perdonatemi, che io v scritte parole damaritudine; non ve le scrivo per
darvi amaritudine, ma perch sto in dubio, e non so quello che la bont di Dio si far di me: voglio
avere fatto el debito mio.
E non pigliate pena perch corporalmente siamo separati luno da laltro, che poniamo che a me
fusse di grandissima consolazione, maggiore m la consolazione e lallegrezza di vedere el frutto che
fate ne la santa Chiesa. Ora pi sollicitamente vi prego che adoperiate, per che ella non ebbe mai tanto
bisogno; e Cristo in terra e messere Tomasso vi mandano i ferri co quali potiate bene lavorare; e per
neuna persecuzione vi partite mai senza licenzia di nostro signore lo papa. Confortatevi confortatevi in
Cristo dolce Ges, senza veruna amaritudine. Altro non vi dico.
Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

*LETTERA 374
A messer Bartolomeo della Pace.
Al nome di Ges Cristo e di Maria dolce.
Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi cavaliere virile e non timoroso,
considerando me che l timore servile tolle la forza dellanima e non pu piacere al suo Creatore.
Conviensi dunque al tutto tllere questo timore.
Non mi pare che luomo abbi cagione di temere, per che Dio l fatto forte contra ogni
aversario. Che pu il demonio contra noi? egli fatto infermo; perduta la potenzia per la morte del
Figliolo di Dio. Che pu la carne, che infermata per li flagelli e battiture di Cristo crocifisso? cio,
che lanima che raguarda il suo Creatore, Dio e Uomo, svenato in su el legno della santissima croce,
pone freno di subito a ogni movimento carnale e sensuale. Che potr el mondo, con la superbia e stolte
delizie sue? sconfitto l colla profonda umilit, sostenendo obrobrio e vitoperio. Debasi confondare
lumana superbia dinsuperbire, dove Dio umiliato. Cos dicea il nostro Salvatore, invitandoci a non
temere di timore servile, dicendo: Rallegratevi, chio vinto il mondo (Gv 16, 33). S che i nimici
sono sconfitti e luomo forte, e di tanta fortezza che da veruno pu esser vinto, se egli non vorr.
Questo dolce Idio ci data la fortezza della volont, che la rocca de lanima, che n dimonio n
creatura me la pu tllere. Adunque bene potiamo star sicuri e non timorosi.
La sicurt vostra voglio che sia in Cristo dolce Ges: egli ci vestiti del pi forte vestimento che
sia, dellamore, affibiato con la maglia del libero arbitrio, che l puoi asciogliare e legare, secondo che
vogli. Se questo vestimento della carit egli el vuole gettare, egli pu, e segli il vuole tenere, anco pu.
Pensate, carissimo padre, che l primo vestimento che noi avessimo fu lamore, per che fumo creati
allimagine e similitudine di Dio solo per amore; e per luomo non pu stare senza amore, ch non
fatto daltro che desso amore: ch ci chegli , secondo lanima e secondo il corpo, per amore,
perch el padre e la madre dato lessere al figliuolo, cio della sustanzia della carne sua, mediante la
grazia di Dio, solo per amore.
Per tanto obligato il figliolo al padre, ed eziandio per lamore ched egli gli che ve lo
inchina la natura non pu sostenere cavelle del padre, dingiuria che gli sia fatta, segli vero
figliuolo. (Guarda gi che, per uno amore proprio di s, egli fosse venuto a odio con lui: costui non
seguita la natura sua, ma per la sua cechit n uscito fuore). Veramente cos , caro padre in Cristo
dolce Ges, che lanima naturalmente in s medesima die amare e seguitare il suo Padre Creatore, Dio
etterno: che, vedendo che Dio l creata solo per amore, sentesi trare verso di lui, e non puote sostenere
le ngiurie che gli sien fatte.
Vuolne fare la vendetta, per lamore chegli al padre, e questa la ragione perch lanima vuole
sempre fare vendetta contra la parte sensitiva, che suo nimico mortale; per che colui che va drieto a
essa sensualit, egli rimane morto di morte etternale, crocifige Cristo unaltra volta, ch voi sapete che
solo per lo peccato egli mor. S che lanima inamorata di Dio, sommo etterno Padre, vuole seguitare la
natura sua; lamore gli fa perdare, e lamore fa vendetta di s medesimo, percotendo la falsa passione
sensitiva: el dimonio, el mondo e la carne percotendo col coltello de lodio e dellamore, odio e
dispiacimento del peccato, amore de la virt, dilettandosi di quello che Dio am, odiando quello che
egli odi. Allora rende lanima il debito suo al padre, seguita la sua natura, gi mai non nesce. Guarda
gi che non ci mettesse el veleno dellamore proprio di s medesimo, damarsi fuore di Dio, ponendo lo
studio suo nelle dilizie, stati e diletti del mondo, far della carne sua uno dio tenendola con disordinato
diletto e dilicatezze. Questo cotale, non tanto che facci vendetta del nimico che gli morto il padre, ma
esso medesimo luccide.
Or non voglio che sia in voi, ma voglio che seguitiate lanima gentile vostra, che Dio v data;
con amore e libero arbitrio vi strignete e vi legate questo vestimento, che non sar dimonio n creatura
che ve l possa tllere. Cos vestito e armato delle virt, col coltello de lodio e dellamore, perderete il
timore servile, possederete la citt dellanima vostra; non ne schifarete mai i colpi di veruna
tribulazione o pena che poteste sostenere, n voltarete il capo adietro, cio cominciando a intrare nella
via delle virt e poi rivoltarvi el capo adietro a ripigliare el vomito de peccati mortali. Non voglio cos,
ma con una vera perseveranzia infino a lultimo: per che l cominciare non coronato n degno di
gloria, ma solamente el perseverare. Grande vilt de luomo di cominciar una cosa e non trarla a fine.
O di quanta confusione sarebbe degno quel cavaliere, che si truova nel campo della bataglia, ed e
voltasse le spalle adietro! Su, padre carissimo, non pi negligenzia, n voltate pi el capo adietro a
raguardare le stolte miserie del mondo, ch passano e deletti suoi come il vento, senza veruna
fermezza o stabilit. Non vi fidate della gioventudine del corpo vostro, n delle signorie del mondo:
test luomo vivo, test morto; test sano, test infermo; test signore, test fatto servo. Dunque,
quanto stolto luomo che ci pone lafetto disordinato: fidasi di quello che non si pu fidare, aspetta
quello tempo che non pu avere e fugge quello chegli pu avere e tenere per suo, cio la grazia, ch la
pu avere quantunque e vuole e quando egli vuole non per s, ma per essa grazia, dono di Spirito
santo, che gli dato il libero arbitrio .
O inestimabile dolcissima carit, chi t mosso? solamente lamore. O dolcissimo amore Ges,
per fare pi forte questa anima e torli la debilezza nella quale era caduta per lo peccato, tu li murata
atorno atorno, intrisa la calcina collabondanzia del sangue tuo, el quale sangue fa unire e conformare
lanima nella divina dolce volont e carit di Dio. Ch, come in mezzo tra pietra e pietra, per
conformarse insieme in fortezza, vi si mette la calcina intrisa con lacqua, cos Dio messo in mezzo
fra la creatura e s il sangue dellunigenito suo Figliuolo, intriso colla calcina viva del fuoco
dellardentissima carit: per non sangue senza fuoco, n fuoco senza sangue. Isparto fu il sangue col
fuoco dellamore che Dio a lumana generazione ebbe. Per questo muro fatto lanima tanto forte che
veruno vento contrario el potr dare a terra, se non vorr smurarlo s medesimo, dandovi col piccone
del peccato mortale.
Qual ser quello cuore tanto duro e ostinato che non si muova, a raguardare tanto infinito amore e
la grande sua dignit, dove egli posto, per grazia di Dio e non per debito? Non sar veruno che,
raguardandolo e ponendoselo per oggetto, che non trapassi ogni sensualit, e non disolva ogni durizia e
ignoranzia; ricever perfettissimo lume e cognoscimento di s, vedendo e cognoscendo s non essere e
la bont di Dio in s, che gli dato lessere e ogni grazia ch fondata sopra lessere. Accendasi el
cuore e lanima vostra in Cristo dolce Ges, con amore e desiderio, a rendarli cambio a tanto amore, a
rendarli vita per vita. Egli dato la vita per voi, e voi vogliate dare la vita per lui, sangue per sangue. E
io vinvito, da parte di Cristo crocifisso, a darlo el sangue vostro per lo sangue suo, quando verr el
tempo aspettato da servi di Dio, dandare a racquistare quello che ci tolto, cio l luogo santo del
sepolcro di Cristo, e s lanime deglinfedeli, che sono nostri fratelli, ricomperati del sangue di Cristo
come noi: e l luogo trare delle mani loro, e lanime loro delle mani delle dimonia e della loro infidelt.
Invitovi a non esser negligente n tardare quando sarete invitato, quando il padre santo rizzar il
gonfalone della santissima croce, ordenando il santo e dolce passagio. Non mi pare che sia veruno che
se ne debba ritrare n fugirlo, chegli non corra: per timore di morte non tema. E per dissi chio
desideravo di vedervi cavaliere virile e non temoroso; el sangue vi far inanimare e fortificaravi, torravi
ogni timore.
Pregovi, per lamore di Cristo crocifisso, che con letizia e desiderio atenete la nvitata di queste
dolci e gloriose nozze, chelle sono nozze piene di letizia, di dolcezza e dogni soavit. A queste nozze
si lascia la immondizia, e libera della colpa e della pena; pasceli alla mensa dello Agnello, ch cibo in
essa e servitore. Vedete che l Padre ci mensa, che tiene in s ogni cosa che , eccetto che l peccato
che non non in lui. El Verbo del Figliuolo di Dio ci fatto cibo, arrostito al fuoco
dellardentissima carit. Lo Spirito santo ci servidore, essa carit, che per le sue mani ci donato e
dona Idio. Ogni grazia e dono spirituale e temporale egli ce la ministra continuamente: bene sareste
semplice, voi e chi el facesse, che si dilungasse da tanto diletto! Parmi che ognuomo, se non potesse
andare ritto, vi vada carponi, acci che potiamo mostrarli segno damore a lui, dandogli la vita per
amore della vita, scontiare i peccati e difetti nostri con lo strumento del corpo, s come collo istrumento
del corpo aviamo offeso.
Questa sar la santa e dolce vendetta che noi faremo di noi medesimi. Essendo venta questa parte
sensitiva e fragile corpo nostro, rimaremo vencitori. La ragione e lanima nostra rimarr libera e donna;
posseder Idio, ch sommo etterno bene. Non indugiamo pi tempo, padre carissimo: seguitate le
vestigie di Cristo crocifisso, bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, nascondetevi nelle piaghe di
Cristo crocifisso, ponetevi per ogietto dinanzi agli occhi dellanima vostra Cristo crocifisso, acci che
rimaniate in amore e in timore filiale, temendo la colpa e non la pena. Non dico di pi. Perdonate alla
mia ignoranzia; lamore e l desiderio mi scusi, e l dolore di vederci correre ostinati e accecati nelle
miserie del peccato mortale.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

*LETTERA 375
A Samuello da Rimine dottore di legge.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi piena la memoria del sangue di Cristo
dolce Ges crocifisso, e aperto locchio dello intelletto a riguardare il fuoco della divina carit, la quale
v manifesta in esso sangue di Cristo Ges dolce.
Allora la volont e laffetto sempier e sazier damore, per che laffetto ama quello che lo
inteletto veduto; e cos vedr accordate e congregate le tre potenzie dellanima nostra, e sar
adempiuta quella parola che disse el nostro Salvatore: Quando saranno due o tre congregati nel nome
mio, io sar in mezzo di loro (Mt 18, 20), e veramente cos . E questo parve che il nostro Salvatore
volesse dire: che, congregate le tre potenzie dellanima, che la memoria sempia del sangue e de
benifici dIddio, locchio dello intelletto veggia, ponendosi per obbietto lamore ineffabile che Iddio gli
, e la volont ami.
Seguita che, congregate queste tre potenzie, tutte loperazioni che luomo fa e adopera, tutte sono
congregate nel nome di Dio, perch per lui fatto ogni cosa. Allora lanima nostra gode, ch si vede
avere Iddio in mezzo di s per grazia e per affetto dolce damore. Adunque io voglio che siate sollecito
ad andare alla fonte del sangue, e empietene il vasello della memoria vostra. Altro non dico. Priegovi
per lamore di Cristo crocifisso etc.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Dolce Ges, dolce Ges. Amen.

*LETTERA 376
A Samuello da Rimine dottore di legge.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges
Cristo, iscrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vestito di Cristo dolce Ges, e
spogliato dello antico vecchio peccato, el quale procede dallo amore propio sensitivo che luomo a s
medesimo.
Oim! egli quellamore che acciega lanima, toglie la vita e dgli la morte, toglie la ricchezza
della virt e dgli la povert: egli iscordante del prossimo suo. Segli suddito, non ubbidisce, perch
fondato in superbia; segli prelato o signore, non corregge, per timore di perdere la signoria; segli
giudice, non giudica giustamente secondo coscienzia, ma secondo le volont e piaceri degluomini.
Tutto questo procede dalla perversit dellamore propio, ch se luomo non amasse s per s, ma
amasse s per Dio, non farebbe cos: col timore suo farebbe ci che avesse a fare, tenendo Iddio dinanzi
agli occhi dello intelletto suo (e perde lamore sensitivo, e acquista uno amore ineffabile del suo
Creatore; spoglia s delluomo vecchio, e veste s delluomo nuovo, ch, vestendosi damore daffetto
di carit, si truova vestito di Cristo crocifisso, cio che non cerca n Iddio n virt sanza fatica, ma per
la via della croce, seguitando le vestigie della prima dolce Verit).
Questo fa lanima inamorata dIddio, che poi ch aperto locchio dello intelletto a riguardare
lamore inistimabile che Iddio gli che per amore gli dato il Verbo dellunigenito suo Figliuolo, e il
Figliuolo dimostrato lamore con pena, sostenendo infine alla obbrobiosa morte della croce , allora
concepe tanto amore in s che in tutto egli vuole seguitare in pena e in croce, sostenendo fame e sete,
persecuzione, molestie dal mondo, dal dimonio e da s medesimo; con tutti resiste e combatte, per
amore della virt.
Egli ama quello che Iddio ama, odia quello che Iddio odia, perch Cristo benedetto am la virt e
avea in odio il peccato, e per ne volle morire e punirlo sopra il corpo suo. Costui il vuole seguitare;
per s fatto modo n fatto amatore delle pene, che se fussi possibile avere virt sanza fatica non la
vuole, per unirsi con Cristo crocifisso.
Costui fa il contrario che colui che nello amore propio: egli il cuore largo e liberale damare
Iddio e l prossimo suo come s medesimo, ubbidiente e umile sanza superbia, giusto giudice che rende
a ciascuno il debito suo; non cieco n ignorante, anzi illuminato, e vera sapienzia! discerne e
vede quello che a fare, perch egli tratto da s lamore propio che laccecava; riceve laiuto della
grazia, collo amore divino e lume della fede, mediante il sangue del Figliuolo dIddio: di questo si sazia
e s se ne inebria di fuoco damore. Veste s delluomo nuovo, che ripara a colpi delle ricchezze e
delle avversit del mondo e agli inganni del dimonio, e in tutti forte; per Cristo crocifisso s reputa
fare ogni cosa. Nelle pene si diletta, ne diletti temporali si contrista, per odio e dispiacimento della
parte sensitiva che stata ed ribella al suo Criatore. A questo modo si spoglia dellamore di s, e
vestesi dello amore dIddio. Vedete quanto necessario ad essere vestito di s glorioso vestimento.
Essendo noi posti in questo campo della battaglia, per gli colpi che ci sono dati verremo meno, per
dissi io che io desideravo di vedervi vestito, considerando me che altro modo non cera a potere gustare
e avere Iddio per grazia in questa vita. Priegovi che siate sollecito e non nigrigente, cercando le vie e
modi el quale vel faccino avere.
Iscrivestimi se mi parea il meglio lo stare di qua, perch avavate disiderio per pi pace e salute
vostra, del venire. Figliuolo mio dolce, io non so bene discernere quale sia il meglio, ma voi avete
provato di qua e di cost; dove voi trovate pi pace e pi quiete e meno pericolo dellanima vostra,
quello pigliate, secondo che lo Spirito santo vamaestra. E io pregato e pregherr lui che vispiri, o
qui, o cost, o a Roma, di farne quello che sia pi onore suo e bene di voi. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione dIddio. Ges dolce, Ges amore.

*LETTERA 377
A signori Priori dellarte e l Confaloniere della giustizia della citt di Firenze.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi fratelli e signori miei in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di
Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legati e uniti nel legame
della carit, el quale legame di tanta fortezza che n dimonio n creatura il pu tagliare, e di tanta
unione che niuno pu separare lanima ch unita in questa perfetta carit.
Non la pu separare il mondo co suoi inganni, n colle sue frode, n colle sue mormorazioni e
infamie; n il dimonio colla sua astuzia n con diversi e sottili inganni suoi, che spesse volte con
inganni si pone in sulla lingua della creatura facendoli dire parole di rimproverio al prossimo suo
questo fa solo per privarlo dellunione della carit ; n la propria sensualit colla fragile carne la pu
separare, ma co lume della ragione la dispregia con dispiacimento della propria colpa sua. Questi
combatte virilmente col mondo, e non n mai vinto, ma sempre vince, perch Dio, che somma e
etterna fortezza, dentro nellanima sua per grazia; e in qualunque stato la persona , vive virilmente e
con affetto di virt quando legato in s dolce legame, e unito nella dilezione e carit dolce del
prossimo suo.
Se elli suddito secolare, elli sempre obediente alla legge divina, oservando i dolci
comandamenti di Dio, e alla legge civile, non trapassando le costituzioni e comandamento del signore
suo; se elli religioso, oservatore dellOrdine infino alla morte; e se viene a stato di signoria, in lui
riluce la margarita della santa giustizia, tenendo ragione e giustizia al picciolo come al grande, e al
povaro come a ricco. E non la guasta questa virt della giustizia n per piacere alli uomini, n per
rivenderia di pecunia, n per amore che elli abbi al suo bene particulare, per che non atende al suo
bene proprio ma al bene universale di tutta la citt, e per apre lochio dello intelletto non passionato
per alcuna ingiuria che elli abbi ricevuta, ma al bene comune.
Questa quella dolce virt che pacifica la creatura col suo Creatore, e luno cittadino collaltro,
perch ella esce della fontana della carit e vincolo damore e unione perfetta, la quale fatta in Dio e
nel prossimo suo. Onde considerando me chella v tanto di necessit, e singularmente in questo
tempo, dissi che io desideravo di vedevi legati e uniti nel legame della carit, per che in altro modo
non verreste in effetto di quello che disiderate.
Voi avete desiderio di riformare la vostra citt; ma io vi dico che questo desiderio non sadempir
mai, se voi non vi ingegnate di gittare a terra lodio e l rancore del cuore e lamore proprio di voi
medesimi, cio che voi non atendiate solamente a voi, ma al bene universale di tutta la citt. Unde io vi
priego per lamore di Cristo crocifisso che per lutilit vostra voi non miriate a mettere governatori
nella citt pi uno che un altro, ma uomini virtuosi, savi e discreti, e quali col lume della ragione diano
quello ordine che di necessit, per la pace dentro e per confermazione di quella di fuori, la quale Idio
ci conceduta per la infinita sua misericordia, davere pacificati i figliuoli col padre, e rimesse noi
pecorelle nellovile della santa Chiesa. E per fate che voi non siate ingrati a tanto benefizio, el quale
avete ricevuto da Dio, col mezzo delle lagrime e della continua orazione de servi suoi, non per le
nostre virt, ma solo in virt dellafocata carit di Dio, el quale non dispregia lorazione e l desiderio
de servi suoi.
Dicovi che se non sarete grati e conoscenti al vostro Creatore si secarebbe verso di noi la fonte
della piet: unde io vi priego che giusto al vostro potere voi vi studiate di mostrare questa gratitudine,
dordinare che voi tosto abiate le messe e lasoluzione ordinata acci che si possa dire loficio con
voce di laude dinanzi a Dio , e una processione ordinata con debita devozione, acci che le dimonia
che per li nostri peccati nno accopata la citt e tolto il lume e l conoscimento alli uomini si caccino,
legandole con questo dolce legame della carit, e cos non ci potranno nuocere, ma pi tosto noi
noceremo a loro. Per questo modo compierete el vostro e l mio desiderio, cio di riformare la citt
vostra in buono stato, e terretela in vera e perfetta pace. Ma se ogniuno volesse tirare a suo parere con
poco senno di ragione, nol fareste mai, per che la cosa che non unita non pu tenere pur la casa sua,
non tanto che una citt cos fatta. Vogliono essere uomini maturi, esperti, e non fanciulli, e cos vi
priego che facciate; e ingegnatevi di tenere i cittadini vostri dentro e non di fuore, per che usciti non
fece mai buona citt, la quale reputo mia; e il dolore chio di vederla in tanta fadiga me ne scusi.
Non credetti scrivarvi, ma a bocca con voce viva vi credetti dire queste simili parole, per onore di
Dio e vostra utilit, ch mia intenzione era di visitarvi e fare festa con voi della santa pace, per la quale
pace io tanto tempo mi so afadigata in ci che io potuto secondo la mia possibilit e la mia poca
virt; se pi virt avessi avuta, pi virt avrei adoperato. Fatta festa e ringraziato la divina bont e voi,
mi volevo partire, e andarmene a Siena. Ora pare che l dimonio abbia tanto seminato ingiustamente
ne cuori loro verso di me, che io non voluto chessi agiunghino pi offesa sopra offesa, per che
quanto pi se nagiugnesse, pi cresciarebbe ruina. Sonmi partita colla divina grazia, e priego la somma
etterna bont che pacifichi e unisca e leghi e cuori vostri, luno collaltro, s in affetto di carit che n
dimonio n creatura vi possa mai separare. Ci che per me per la salute vostra si potr adoperare, infino
alla morte adoperr volentieri, a malgrado de dimoni visibili e invisibili, che vogliono impedire ogni
santo desiderio.
Vommene consolata, perch compiuto in me quello che io mi puosi in cuore quando entrai in
questa citt, di mai non partirmi, se io ne dovessi morire, infino che io non vedessi pacificati voi
figliuoli col vostro padre, vedendo tanto pericolo e danno nellanime e ne corpi. Dolorosa e con
tristizia mi parto, lassando la citt in tanta amaritudine; ma Dio etterno che m consolata delluna mi
consoli dellaltra, che io vi vega e senta pacificare in buono e fermo e perfetto stato, acci che potiate
atendere a rendere gloria e loda al nome suo, e non con tanta aflizione stare sotto larme. Spero che la
clemenzia dolce di Dio voller lochio della sua misericordia, e compir il disiderio de servi suoi.
Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

*LETTERA 378
A Piero Canigiani da Fiorenze (patri meo secundum carnem).
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo padre e figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in voi quella gloriosa virt della
perseveranzia, la quale quella virt che coronata.
E che modo terremo ad acquistare e conservare in noi questa virt? Il modo questo: voi sapete
che ogni virt sacquista col lume, e sanza esso niuna virt si pu acquistare perch ogni virt vita
dalla carit; la quale carit uno amore che lanima col lume della fede il quale nellocchio de
lintelletto vede lamore ineffabile che Dio l; vedendolo, cognosce la inestimabile bont di Dio, e s
essere amata da lui prima che ella fosse: unde concipe uno amore, perch col lume vide che Dio
degno dessere amato, e che ella obligata ad amarlo per debito. Questo cos fatto amore incatena e
lega tutte laltre virt per s fatto modo che una non se ne pu avere perfettamente che tutte laltre non
sabbino: adunque col lume sacquister questa reale virt della perseveranzia. Questo lume la
conserva, e questo lume laccresce; anco, tanto cresce o menoma quanto il lume crescesse o
menomasse, per che, esso fatto che lanima si truova sanza il lume, sanza questa virt della
perseveranzia, e subito volta il capo adietro.
Bene dobiamo dunque studiare che questo lume non ci sia tolto dalla nuvola dellamore proprio,
cio damare s e le cose del mondo e lo stato sensitivamente, ch per lo libero arbitrio che luomo , si
pu voltare ad ogni mano. Unde se locchio de lintelletto mosso dallappetito sensitivo, subito si
pone a vedere e a volere cognoscere queste cose transitorie le quali passano come il vento, e in esse si
vuole dilettare; ma perch ciecamente vede, non cognosce che in esse non perfetto diletto n riposo
anco, v tanta imperfezione e inquiete, che lanima che disordinatamente lama incomportabile a s
medesima ; ma se laffetto ordinato muove lintelletto, egli si pone a vedere e cognoscere la verit, la
quale il fa fermo e stabile, e per abraccia e seguita la dottrina di Cristo crocifisso, che essa verit,
dove ella truova compito diletto, unde ella spregia s medesima, cio quella perversa legge che
impugna contra lo spirito.
E perch cognosciuta la verit, odia quello che prima amava, e ama quello che odiava. Per
questo modo fugge e schifa la colpa, per che la colpa nostra non sta in altro se non in odiare quello
che Cristo am, e amare quello che egli odi. Tanto gli dispiacque la colpa, che egli la volse punire
sopra al corpo suo, anco ne fece una ancudine, sopra la quale fabric le nostre iniquit; e tanto am
lonore del Padre e la salute nostra, che per rendere a lui lonore e a noi la vita della grazia la quale
avamo perduta per la colpa dAdam , e acci che la virt e la buona e santa vita ci valesse a vita
eterna, corse allobrobriosa morte della santissima croce. Per questa via conserveremo questa virt:
satollianci dobbrobrii, aviliamo noi medesimi, facianci piccoli per vera umilit, se noi voliamo essere
grandi nel conspetto di Dio. Lassiamo ogimai i morti sotterrare a morti (Mt 8, 22; Lc 9, 60), e noi
seguitiamo la vita di Cristo dolce Ges, perseverando infino alla morte nelle vere e reali virt.
A questo voglio che attendiate, e non ci mettete indugio di tempo, ma con perseveranzia, per che
l tempo nostro breve, tanto che non potiamo pi che con grande desiderio spogliarci di questa
vita mortale e dirizzarci verso il nostro fine. Raguardate bene che egli cos, e niuno , giovano n
vecchio, ricco n povero, sano n infermo, n signore n suddito, che si possa fidare o pigliare speranza
davere pure unora di tempo. Matto sarebbe chi la pigliasse, per che noi vediamo che ella viene vta
manifestamente, che quelli che si credono bene stare subito vengono meno. Voglio dunque che
raguardiate la brevit del tempo vostro, acci che, con amore e con santo timore di Dio, laffetto vostro
sempre vadi inanzi e mai non torni adietro, crescendo continuamente. Troppo sarebbe peggio e
maggiore ruina dellanima e del corpo dopo il cognoscimento e buona volunt che luomo avesse
ricevuto da Dio il tornare adietro che loffese dinanzi, e di maggiore riprensione degno nel cospetto
di Dio e degli uomini. Tutto d vediamo questo, che non pare che mai bene gli pigli, se non ritorna gi
nello stato virtuoso suo.
Non vorrei che lamore proprio di voi o de figliuoli, colorato col colore della giustizia con
parervi fare meglio, vi facesse rattaccare a questi affanni miseri degli stati del mondo. So che non
bisogna dire molte parole. Io voglio che attendiate alla vostra salute in cognoscere i beni immortali, e
mettervi sotto i piedi i beni mortali. Lassate la conversazione de servi del mondo, e dilettatevi di quella
de servi di Dio.
Guardate, guardate quanto avete cara lanima vostra, e anco per vostro bene secondo il mondo,
che voi non vimpacciate di queste frasche. Fatemi come il vero peregrino, ch cos dobiamo fare,
perch tutti siamo peregrini e viandanti (Eb 11, 13; 1Pt 2, 11) in questa vita. Il peregrino non attende ad
altro se non di giugnere al termine suo: pigliasi la vita sua, e pi no. E con buona providenzia mira di
lassare le vie dubiose e passare per le sicure. Se egli truova luoghi pacifichi e dilettevoli, non si rist
per, ma va pure per li fatti suoi. E se gli truova in guerra o malagevoli, n pi, n meno se gi egli
non vedesse che sanza suo danno, o impedimento del cammino e termine suo, potesse fare a loro
utilit; per altro modo, no . S che n pace n guerra possono mai impedire il buono peregrino: cos
voglio che facciate voi.
Su dunque, peregrino, destatevi dal sonno, ch non ora da dormire, ma tempo di vigilia.
Gittate a terra il carico de pensieri e affanni del mondo e tollete il bordone della croce, acci che abiate
con che difendervi da nimici che trovaste tra via. Empite il vasello del cuore vostro di sangue, il quale
il vostro conforto, acci che per debilezza non veniste meno nel tempo delle fatighe. Ponetevi dinanzi
a locchio de lintelletto vostro Dio, il quale il vostro fine e termine, e corrite con fame e desiderio
delle virt; ch avendone desiderio, desiderrete di giugnere al fine vostro.
Neccessario v di corrire con laffetto del desiderio, con la memoria di Dio, s come sempre
corriamo verso il termine della morte, che mai per niuna cosa rist questo corso. Dormendo,
mangiando, parlando, e in ogni altra cosa sempre corriamo verso la morte. Cos dobiamo noi fare e
faremo, se in ogni nostra operazione ci porremo Dio dinanzi, per che allora sempre staremo col suo
santo timore. Cos sar lunga e crescer questa virt della perseveranzia in noi, unde nella fine
riceveremo il frutto delle nostre fatighe e la corona della gloria, riposandoci nel termine di vita eterna;
in altro modo, no.
E perch altro modo io non ci veggo, dissi che io desiderava di vedere in voi questa gloriosa virt
della perseveranzia, la quale sacquista, conservasi e cresce per lo modo che detto abiamo. Voglio
adunque che con grande diligenzia e sollicitudine vingegniate dacquistare in voi questi modi, acci
che si compi in voi la volunt di Dio e l desiderio dellanima mia, perch cerco la salute vostra quanto
la mia propria. Spero nella infinita dolce bont di Dio, che vi dar grazia di farlo. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

*LETTERA 379
Alla priora e monache di santa Agnesa da Montepulciano.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissime madre e figliuole in Cristo dolce Ges, io Caterina, schiava de servi di Ges Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi annegate nel sangue dello svenato
Agnello, il quale vi mostra lamore ineffabile del vostro Creatore, che per trarci della servitudine del
dimonio ci don questo Verbo del suo Figliuolo, acci che col mezzo della morte ci tollesse la morte e
rendesseci la vita della grazia.
In questo sangue conciperete amore a lonore di Dio e alla salute dellanime, seguitando questo
umile Agnello che, per onore del Padre e salute nostra e di tutto il mondo, sostenne tante pene, strazii,
obrobrii e villanie, e nellultimo la vituperosa morte della croce. In questo glorioso sangue sarete
fortificate; diventarete pazienti che di niuna cosa vi turberete, perch avrete veduto col lume della fede
che Dio non vuole altro che la nostra santificazione e per questo fine ci d e permette ci che ci d in
questa vita , e ancora per desiderio che avrete di conformarvi col vostro Sposo, Cristo dolce Ges:
unde dogni cosa vi rallegrarete cos della tribolazione come della consolazione, e cos della sanit
come della infermit , per che lanima che annegata in questo dolce sangue perde in tutto s, e non
cerca tempo n luogo a modo suo, ma a modo di Dio. Ogni cosa in debita reverenzia, perch tutto
vede che l conceduto dal suo Creatore per amore; niuna cosa le d pena, se non loffesa di Dio e la
dannazione dellanime, la qual pena non affligge n disecca lanima, anco la ngrassa, perch fondata
nellaffetto della carit. Adunque bene da inebriarsi di questo prezioso sangue per continua memoria,
poi che tanta utilit ne seguita; e a questo vinvito.
Godete ed essultate, madre e figliuole mie dolci in Cristo, che ora avete di nuovo ricevuto dal
sangue di Cristo in grande abondanzia, per che il santo padre papa Urbano VI m conceduta la
indulgenzia di colpa e pena, nella estremit della morte, per tutta cotesta famiglia, cio a quelle che non
lnno, e anco m conceduto uno certo perdono a cotesto luogo: non ancora dichiarato quanto, n
quando, etc.
Destatevi, destatevi, carissime, a ricognoscere s smisurata larghezza di carit, con uno dolce
ringraziamento verso la divina bont. Guardate che non foste ingrate, per lamore di Cristo crocifisso:
ora vi conviene levare da ogni negligenzia, e con una sollicitudine e fame essercitarvi allorazione santa
e studiarvi dacquistare le vere virt.
Non cessate dorare con molta vigilia, lagrime e sudori, per la reformazione della dolce Sposa di
Cristo, la quale vediamo in tanta aversit che gi non pare che possa pi, e per lo santo padre, il quale
giusto uomo, virile, e zelante de lonore di Dio. Strignete lo Sposo vostro che infonda in lui uno lume
di grazia, col quale egli confonda la tenebre, divella i vizii e pianti le virt. E per noi pregate che ci dia
grazia di compire la volunt sua, e che noi diamo la vita per lo suo onore e per amore della verit. Altro
non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

*LETTERA 380
DESTINATARI IGNOTI.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Ges, io Caterina serva e stiava de servi di Ges Cristo, scrivo
a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnati e annegati nel sangue dellumile e
immaculato Agnello, el quale sangue inebria lanima e vestela del fuoco de la divina carit, perch
sangue non senza fuoco n fuoco senza sangue.
O quanto dolce e soave a lanima che sinebria e veste di s dolce e amoroso foco dove ella
perde tutta s; consuma lumidore de lamore proprio con il diletto delle proprie consolazioni dogni
piacere umano; non si diletta di piacere alle creature ma solamente al Creatore suo, perch bene
dispiacque a s medesimo, per che il volere piacere non procede da altro che dal piacere che lanima
di s. Tutto questo consuma el fuoco de la carit, la quale trov lanima nel sangue: ella uno cibo che
notrica lanima a le mamelle sue.
Questa divina carit servitore, mensa e cibo per fuoco di Spirito santo; non senza la potenzia
del Padre n senza la sapienzia del Figliuolo perch sonno una medesima cosa, per che dissi che ella
era mensa e cibo e servitore. E cos la verit: el Padre ci mensa, el Figliuolo ci cibo arostito in su
el legno della santissima croce, e lo Spirito santo ci serve; unde noi vediamo che lessere e ogni grazia
posta sopra lessere ci ministrata per questo dolce servidore, cio che per amore e di grazia, e non per
debito, Dio ci dato e d continuamente. Questo quello dolce mezzo che unisce e separa: unisce,
dico, lanima in Dio e tagliala da s medesima, dal proprio disordinato amore; fa il cuore tutto virile
perch ne trae ogni timore servile, e permane nel timore santo. Ella non senza lume, anco porta seco il
lume della santissima fede con ferma e perfetta speranza; ella paziente, forte, che mai non venta ma
sempre vince: ella longa che tiene dal cielo a la terra, cio che da questa conversazione in questa vita
mortale, giogne a la conversazione in cielo con e veri gustatori, per che ella entra dentro come donna
traendo a s e frutti di tutte laltre virt. Ella tanto piacevole e di tanta dolcezza che ogni amaritudine
spegne; ella letifica el cuore, fallo tanto ischietto, e libero e non fatto n danno.
Bene adunque da cercarla con ogni sollecitudine: senza negligenzia corrire al luogo dove ella si
truova.
Du la troverremo? In Cristo crucifisso, seguitando la dottrina sua, il quale col sangue dolcissimo
suo ce l mostrata per effetto. Adunque su, figliuoli carissimi, non pi tempo di dormire ma da
vegliare, per che e nimici nostri non dormono. Non dorme la perversa legge che sempre impugna
contra lo spirito, n el demonio con le malizie e molestie sue, n il mondo con le false lusenghe e con le
molte tribulazioni.
Adunque bene sarebbe matto colui che dormisse, destinato con la vigilia e con umile e continua
orazione.
Cos faremo utilit a noi, e servando e crescendo la grazia ne lanima nostra, e al prossimo nostro,
con fame de lonore di Dio ci nutricaremo <...>

*LETTERA 381
A messer Jacomo di Viva, a la costarela de barbieri.
Carissimo figliuolo in Cristo dolce Ges, io Caterina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,
iscrivo a te nel preziosissimo sangue suo, confortandoti a persevarare ne la grazia sua e nel santissimo
timore di Dio, lo quale mpedimento a operare el male siccome fontana inesauribile domnie bene; e
ricordate che quello el quale si fa beffe dellumane fragilit del mondo acquista la grazia sua e lamore
del dolce Ges, e chi lassa el mondo sava a la etternale beatitudine del paradiso a goderlo; e che l suo
preziosissimo sangue ci lav omni peccato e ci tolse a quello innimico demonio che co le malizie sue e
co li laciuoli suoi ci alletta e conduce a la morte etterna dellanima.
La umilt fa salire alla somma altezza la carne nostra, abandona per sempre la richezza la quale
pi tosto impedimento al bene e quella che pi facilmente ci conduce al demonio : isceglie
adonque la via pi brieve, e questa la via della povert per la quale si pu giognere a quello santo e
imacolato agnello Ges che per amore nostro si fece crucifisso. Onde considerando che altra via
miliore non ci per la salvezza nostra, s ti conforto a seguire quella del bene, e cos avarai quella
misericordia infinita, e sarai come lo convitato alle nozze della vita etterna e avarai quello vestimento
nuziale de la carit acetta a Ges, e sarai ispoliato dellamore sensitivo che corompe lanimi nostri e
solecita al male della anima nostra.
E di nuovo s ti dico che lo tuo proponimento molto mi d alegrezza, e ti priego per lo amore di
Cristo Ges crucifisso che tu l faccia per acquistare la dolcezza e la pace dellanima e per non essere
inganato da le tenebre e la carne tua non trovarebe iscusa alcuna al peccato ; e la persona ch scita
dal fradiciume del mondo ama veramente el suo Creatore e cerca el solo amore di Cristo, e tutte cose
temporali e mondane gitta lontano da s, e distruge e dissolve omne difetto carnale e si d tutto a la
carit: a quela ardentissima carit che tene legato e chiavelato Cristo in su la croce.
Mandastimi a dire che frate Antonio ito a Bologna e non a lassato cavelle; ingeniati di sapere
novele di lui e io ne iscriver a frate Tommaso nostro. Conforta mona Bartalomea et dile che prieghi li
groliosi apostoli Pietro e Paolo che mi dieno grazia, a me e a li altri povareli nostri, per la salvezza de
lanime nostre e per la pace nostra. Altro non ti dico. Iddio ti riempia de la sua dolcissima grazia e
divina bont.
Ges dolce, Ges amore.
(Ex Carthusia iij kal. maij).

*LETTERA 382
A monna Tora e a monna Giovanna, sua figliuola e donna di Giovanni Trenta da Lucca.
Al nome di Ges Cristo crucifisso e di Maria dolce.
A voi dilettissima e carissima madre e figliuola in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de
servi di Ges Cristo, vi conforto e benedico nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di
vedervi el cuore e laffetto vostro al tutto levato e sviluppato da la terra, considerando me che
laffetto disordenato co le pompe e vanit del mondo: per desidera lanima mia di vedervene al tutto
spogliate, per che l mondo non neuna conformit con Cristo.
El mondo cerca onore e gloria, dilettazioni, disideri carnali e delizie; Cristo elesse tutto el
contrario: schif lonore e abbracci el vitoperio e la vergogna e la pena, ingiurie e scherni e villanie;
elesse e am sommamente lo stato de la virginit e continenzia. O dolcissimo amore, quanto t
piacevole e odore ti gitta lo stato de la santa continenzia, singularmente in quelli che tu i eletti a lo
stato del matrimonio, e per amore de la virt sastengono, e muovonsi da lo stato comune e vanno a lo
stato perfetto sentendosi chiamare da lo Spirito santo.
Quando vi chiama lo Spirito santo? Quando vi manda le sante e buone inspirazioni e il
cognoscimento de la fragilit nostra e de la miseria del mondo, e la poca fermezza e stabilit sua. Deh,
none stieno intepiditi e cuori, anco levinsi a rispondare a lo Spirito santo che li chiama e seguitino la
via de la perfezione. E guardate, figliuola mia, che se voi sentite che lo Spirito santo e in voi e ne lo
sposo vostro vi chiama, che voi non raguardiate a neuno detto di creatura, n a neuna illusione di
dimonia, ma fate come persona virile, non come fanciulla. Seguitate col lume de la fortezza el lume de
lo Spirito santo, e dicete quella dolce parola che disse quella gloriosa martire, quando le fu detto dal
tiranno: Perch lassi perdare la bellezza e la gioventudine del corpo tuo?. Ella rispose come prudente
con ardentissimo desidro: Basta a me, malvagio tiranno, chio veduto el diletto del mondo. Or
cos fa tu, figliuola mia, e levati da la vanit e piacere del mondo. O quanto sar beata lanima vostra
che voi sappiate e voliate levarvi da la conformit del mondo con Cristo crocifisso! Voi prego, madre
carissima, che se voi vedeste la vostra figliuola cresciare di virt in virt in tanto che col desiderio e
volont volesse giogniare a lo stato de la perfezione, cio di conservarsi con uno odore di purit e di
continenzia , guardate che non la impediste, per che molto dispiaciarebbe a Dio e sarebbe offizio di
dimonia, per che lofficio loro di ritrare le creature dal santo proponimento e di reduciarle a la vanit
e miseria del mondo. Non voglio che sia cos, ma voglio chabbiate loffizio degli angeli, che sempre
aitano e tragono lanima da la miseria e conduconla a via di salute. Sempre abbiate locchio dirizzato in
Dio, e ogni vostra operazione sia fatta e dirizzata in Dio. Ciascuna singegni di cresciare di virt in
virt non vollendovi mai adietro a raguardare el secolo , ma sempre fermate el cuore a pensare la
brevit del tempo nostro, e l prezzo del quale tanto dolcemente sete ricomprata, e l frutto ch dato a
coloro che si vestono de le virt. A questo modo le sarete uno appoggio a conservarla e a cresciarla
sempre nel santo desiderio, s che quando sar consumato el termine de la vita vostra voi perveniate,
essendo legate in amore e in carit, a quella perfetta unione e visione di pace dove gaudio e letizia
senza neuna tristizia o amaritudine. Ine non amore proprio ma carit fraterna, ch luno participa el
bene dellaltro: or dunque godiamo e essultiamo, gustandolo in questa vita per carit acci che l
vediamo a faccia a faccia nellaltra. Amatevi, amatevi insieme.
Permanete ne la santa dilezione di Dio. Ges dolce, Ges Ges.

*LETTERA 383
A Gianetta e Antonia e Caterina e a quella da Vercelli, le quali sono tornate a Cristo.
Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, carissime e dolcissime figliuole mie in Cristo Ges, io Caterina, serva e schiava de servi
di Dio, scrivo e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi, e cos
desidera lanima mia, di vedervi con perfetta perseveranzia desiderare la virt cominciata come l
cervio desidera lacqua viva (Sal 41, 2).
Sappiate, figliuole mie, che l nostro dolce Salvatore none incorona coloro che cominciano, ma
coloro che perseverano infino a la morte in virt, per che elli fu el maestro e donatore de la
perseveranzia: ch non lass per nostra ignoranzia n ingratitudine, n perch l dimonio e giuderi el
volessero ritrare, n per veruna altra cosa, chegli non corrisse, come inamorato ad adoperare la nostra
salute, allobbrobio de la santissima croce.
Voi come figliuole seguitate el dolce e buono Ges, facendo forza e violenzia a le cogitazioni e
molestie del dimonio, s che levate el cuore e locchio dellanima vostra verso lamore smisurato che l
salvatore nostro v mostrato in sul legno de la santissima croce, per che se voi raguardarete e
nascondaretevi ne le piaghe del Figliuolo di Dio, sarete diliberate dogni morsura e tentazione di
peccato, per che l dimonio non pu contra lanima che ferita e piagata de le piaghe di Cristo.
Pregovi che sempre teniate dinanzi agli occhi la smisurata grazia che Dio v fatta, ch v tratte de le
mani del diavolo, el quale vaveva legate e tenute in tenebre, e date le corpora vostre a tanta miseria e
iniquit.
E conviensi ora che quello strumento el quale offeso el suo Creatore, sostenga pena, con digiuni
vigilie e orazioni, altrimenti sarebe impossibile che conservaste la mente e le corpora vostre in purit; e
non vi paia malagevole, per che la fadiga vi tornar in grande dolcezza e consolazione: per che come
el vizio d tristizia nellanima, cos la virt d sempre letizia e consolazione. Recatevi nella memoria le
molte fadighe che avete portate in servigio del dimonio; molto maggiormente ora doviamo sostenere
ogni pena e fadiga, e dare el corpo nostro ad ardere e a cento mille migliaia di morti per lui. E che
potrebbe fare lanima con ci che potesse fare in questa vita, ch ci chella potesse fare non sarebbe
cavelle a quello che dovrebbe fare, considerando quello che Dio fatto per la creatura? Guardate e fate
che sempre cognosciate voi medesime essare operatrici di peccati e di miseria.
Poi che avete raguardato voi essare state ribelle al vostro Creatore, e voi vi rivollete verso la larga
ineffabile misericordia la quale elli v mostrata. Raguardate, figliuole mie, chegli sta confitto in croce
per noi abbracciare, e lapritura del cuore vi manifesta el segreto. Se voi raguardate questo Agnello
consumato per noi, egli portate tutte le nostre iniquitadi in ogni parte che la creatura offeso col
corpo suo: con tutte le membra del corpo suo el Figliuolo di Dio sadisfatto a la nostra colpa. O
inestimabile dolcissima carit! Per sadisfare a disordenati pensieri del cuore, elli ti fu uperto per
mezzo; se locchio offende, tu li punito; la bocca, le mani, e piei, in tutte le parti i sostenuto pena
per noi.
Dunque, figliuole mie, non vesca mai del cuore e dellanima tanto smisurato amore, e guardate
che mai non vi volliate adietro s come dicemmo, non sareste degne di corona , ma con buona
perseveranzia ricevarete poi el frutto de la somma etterna beatitudine, dove somma etterna bellezza.
O quanta inestimabile grazia avete ricevuta! Abbandonando la morte del peccato ricevete la vita
immortale; non siate ingrate n scognoscenti a tanto benefizio, ma grate e cognoscenti al nostro
Creatore. Altro non dico.
Crescete e moltiplicate ne le sante virt.
Permanete ne la santa dilezione di Dio. Ges dolce, Ges Ges.

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