Praxis 6
LA trasmissione
della fede
oggi
Iniziare alla vita cristiana,
dono e compito
Imprimatur
Padova, 24 settembre 2011
Onello Paolo Doni, Vic. Gen.
ISBN 978-88-250-2932-1
ISBN 978-88-250-3073-0 (PDF)
ISBN 978-88-250-3074-7 (EPUB)
Ezio Falavegna
La trasmissione della fede.
Un quadro di riferimento
introduttivo
1
R. Kas, Transmission de la vie psychique entre gnrations, Du-
nod, Paris 2003, p. 16.
2
Cos titola il primo capitolo del suo libro Ch. Theobald, Tra-
smettere un Vangelo di libert, EDB, Bologna 2010.
5
Si parla anche di differenza cristiana: cf. E. Bianchi, La diffe-
renza cristiana, Einaudi, Torino 2006.
3. Passaggio di paradigma
ranza viva (1Pt 1,3): testimoni del grande s di Dio alluomo, No-
ta pastorale dopo il 4o Convegno Ecclesiale Nazionale, n. 12, Roma
2007.
7
Va in questa direzione una recentissima ricerca condotta sul
mondo giovanile: Osservatorio socio-religioso triveneto, C
campo? Giovani, spiritualit, religione, Marcianum Press, Venezia
2010.
10
Roberto Tommasi
Crisi della trasmissione
e risorse simboliche
del campo pratico
11
12
13
14
9
Secondo F. Nietzsche la trasvalutazione di tutti i valori (non la
loro scomparsa, ma piuttosto la loro de-assolutizzazione) il segno
del compiersi del nichilismo che caratterizza il mondo occidentale:
Nichilismo. Manca il fine; manca la risposta al perch: che cosa
significa nichilismo? che i valori supremi si svalutano. Esso ambi-
guo (F. Nietzsche, Frammenti postumi Autunno 1877, in Opere
complete VIII**, Adelphi, Milano 1979, p. 12). Per quanto riguarda il
tema della fine delle grandi narrazioni cf. J.-F. Lyotard, La condi-
zione post-moderna. Rapporto sul sapere, Feltrinelli, Milano 1981.
10
Interessante in proposito quanto afferma Pietro Barcellona: La
pratica nella quale siamo immersi denotata sia dalla riduzione
della capacit comunicativa e della capacit di provare sensazioni at-
traverso leducazione e il rapporto stesso con la natura che dallimpo-
verimento dellapparato sensoriale che guida lorganizzazione di una
societ, segnando cos levanescenza del mondo (P. Barcellona -
T. Garufi, Il furto dellanima. La narrazione post-umana, Dedalo,
Bari 2008, p. 21).
15
11
Nel senso che oggi, a proposito del cristianesimo, una sempre
pi larga fascia di persone non afferma, n nega, ma semplicemen-
te non sa di cosa si tratta. Sintomatico in proposito il caso di quel
giornalista che, dovendo spiegare il senso della Quaresima cattolica,
non ha trovato di meglio che paragonarla al Ramadan musulmano. O
ancor pi il fatto che un numero crescente di persone per orientare
le proprie decisioni concede pi ascolto e fiducia alle previsioni degli
oroscopi che alla parola evangelica.
12
Cf. sopra, nota 5.
16
13
Questo, che non comporta alcuna svalutazione del logos e del-
la razionalit, uno degli insegnamenti fondamentali della filosofia
dellazione di Maurice Blondel (cf. in particolare la prima azione:
M. Blondel, Lazione. Saggio di una critica della vita e di una scien-
za della prassi, Paoline, Cinisello Balsamo 1993).
17
14
Blondel, Lazione, pp. 66-67.
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19
20
21
22
23
24
29
Simbolo viene dal greco syn-ballein che letteralmente significa
con-gettare, mettere insieme, dunque collegare, ma anche condivide-
re. Il greco symbolon il nome che in antico veniva dato a un oggetto
(coccio o altro) tagliato in due parti, destinate allidentificazione di
due partners di un contratto avvenuto.
25
30
Cf. E. Cassirer, Saggio sulluomo, Armando, Roma 19866, in
particolare pp. 77 ss. In Cassirer il tema del simbolo strettamente
congiunto al concetto di cultura il quale, a sua volta, intrinsecamen-
te connesso alle forme e direzioni della produzione spirituale delluo-
mo. In questa prospettiva lessere non si pu cogliere altrimenti che
nel fare, energia formatrice che presiede al configurarsi nellesperien-
za stessa di qualsiasi campo oggettivo. Le produzioni della cultura
spirituale (il linguaggio, la conoscenza scientifica, il mito, larte, la
religione, ecc.) nella loro variegata diversit paiono a Cassirer mem-
bri di ununica grande connessione problematica e interpretativa e
questo non in quanto designano un reale sottomano in forma di im-
magine o di allegoria che allude e spiega, ma in quanto ciascuno fa
emergere da s medesimo un proprio mondo di senso, dimostran-
dosi cos organo per la visione spirituale. Lintrinseca e pecu-
liare sensatezza che la specifica legge stilistica della loro produzione
conferisce a ciascuno di essi fa s che risultino formazioni simboliche
significative per s medesime, ognuna secondo la sua interna connes-
sione anzich in rapporto a un reale preordinato o in dipendenza da
altre formazioni. Cos lesperienza di volta in volta vissuta si rivela
una funzione simbolica unitaria che d forma allesperire rendendolo
significativo.
26
31
Cf. M. Heidegger, Essere e tempo, Longanesi & C., Milano
2005.
32
Cf. E. Mounier, Il personalismo, Ave, Roma 19785, pp. 123 ss.
33
Cf. E. Lvinas, Il Tempo e lAltro, Il melangolo, Genova 1997.
34
In S come un altro e in Tempo e racconto/III di Paul Ricoeur
lidentit narrativa, collocata nellordine della temporalit, media,
con soluzioni diversissime, tra la medesimezza e lipseit (cio tra ci
che di un permanere nel tempo di un soggetto non semplicemen-
te riducibile a un sostrato/sostanza) permettendo di tenere aperto
il discorso sullidentit personale a fronte delle teorie della fine del
soggetto.
27
28
38
Pierangelo Sequeri parla di questa dialettica intrinseca tra media-
zione e immediatezza nellaccadere della coscienza umana in termini
di evidenza simbolica (cf. P. Sequeri, Il Dio affidabile. Saggio di
teologia fondamentale, Queriniana, Brescia 1996, pp. 465-486).
39
Lo ha messo bene in luce Benedetto XVI: Nella verit la carit
riflette la dimensione personale e nello stesso tempo pubblica della
fede nel Dio biblico, che insieme Agape e Logos: Carit e Veri-
t, Amore e Parola (Benedetto XVI, Caritas in Veritate, 29 giugno
2009, n. 4).
40
Cf. M. De Certeau, Debolezza del credere. Fratture e transiti
del cristianesimo, Citt Aperta, Troina 2006, pp. 238-240. Si tratta di
una reinvenzione che non comporta una (impossibile) rottura
tra il passato, il presente e il futuro e va intesa nel senso in cui il rin-
novamento ecclesiale rinnovamento nella continuit dellunico
soggetto-Chiesa quale soggetto che cresce e si sviluppa nel tempo.
29
41
Con questo non si tratta di negare valore alloggettivo della
verit, quanto di riconoscere come non si dia verit se non in corre-
lazione allesistenza del soggetto. Lattenzione allaspetto soggettivo
della verit cos inteso implica labbandono di una concezione della
verit come di qualcosa a s stante, di irreale, di sovrapposto al piano
dellumano in nome di una verit relazionale che non pensabile al di
fuori del suo nesso con luomo e con la storia. In questa prospettiva
il novum del cristianesimo pu meglio manifestarsi e venire in luce:
la verit del Dio cristiano tale perch fa di tutto per indirizzare se
stessa alla relazione con luomo, fino a immedesimarsi nella sua stessa
condizione anticipando luomo in un donarsi alla libert di questi che
non aspetta per offrirsi la sua corrispondenza e va ben oltre la logica
dei meriti.
42
In questo senso lindividualismo contemporaneo avanza unesi-
genza di cui i governanti, i gestori della cultura, le istituzioni e le
chiese non possono non considerare la portata: occorre sempre avere
attenzione a curare il rapporto tra le proposte di senso e il bene dei
singoli individui. Dentro la vita frammentata dei nostri giorni do-
ve coesistono differenti sfere di pratiche e saperi, e dove il compito
dellunificazione lasciato allindividuo, le tradizioni viventi sono in
grado di offrire risorse simboliche capaci di propiziare questa unifi-
cazione.
30
43
Dal punto di vista sociologico la comunit una forma di esi-
stenza sociale che implica delle assegnazioni di stato e delle prescri-
zioni di comportamento a esse associate che si presentano a noi come
perenni. In una comunit le persone hanno unidentit e un posto as-
segnati cui sono associati dei comportamenti obbligati. Oggi tuttavia
noi viviamo delle forme societarie e non pi comunitarie. Il che non
significa soltanto che noi non viviamo dentro una comunit, ma che
viviamo delle forme societarie ovvero che ci identifichiamo a delle
forme collettive plurali ed effimere. Mentre in una comunit ognuno
appartiene a un insieme umano, storico, reperibile in modo oggetti-
vo, nella societ si possono rivestire, e di fatto si rivestono, identit
multiple, mutevoli e qualche volta contraddittorie.
44
Per una veloce disamina del tema dellidentit aperta cf. G.L.
Brena, Identit e relazione. Per unantropologia dialogica, Messag-
gero-Facolt Teologica del Triveneto, Padova 2009; I. Sanna, Liden-
tit aperta. Il cristiano e la questione antropologica, Queriniana, Bre-
scia 2006.
31
32
33
46
Lo stile una maniera di abitare il mondo (M. Merleau-
Ponty) in cui avviene una sintonia tra estetica ed etica, tra conoscen-
za, azione ed essere, tra piano storico e piano della trascendenza.
interessante, in proposito, quanto scrive Elmar Salmann: Lo stile
lo sposalizio sciolto tra le diverse componenti del personaggio, tra
ruolo e solitudine, carne e anima, il gesto stereotipo e attendibile e la
freschezza e prontezza della presenza. ovvio quanto la genesi e il
conservarsi di uno stile siano precari e come si muovano sempre sul
crinale tra idiosincrasia e anonimato, tra ruolo e originalit, tra volere
e grazia, tra natura e libert, tra lautogiudizio e lo sguardo degli altri
che si fissa su di me (Salmann, Presenza di spirito, pp. 9-10).
34
ranza viva (1Pt 1,3): testimoni del grande s di Dio alluomo, No-
ta pastorale dopo il 4o Convegno Ecclesiale Nazionale, n. 12, Roma
2007.
35
Ezio Falavegna
La parola di Dio.
Contenuto e forma
della trasmissione della fede
Introduzione
In una riflessione sulle azioni della trasmissione
della fede, oggi riveste un ruolo particolare il servi-
zio della Parola; c, infatti, lesigenza di recuperare
e mantenere uno stretto rapporto tra la parola di Dio
e lesperienza credente, permettendo cos di collegare
il servizio pastorale della Parola con la struttura fon-
damentale della vita di fede. Il riferimento autorevole
di questo impegno segnato dalla XII Assemblea ge-
nerale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 5-26 ottobre
2008, e dal messaggio conclusivo che i Padri sinodali
hanno consegnato alle comunit cristiane1.
Il tema, affrontato prevalentemente nella prospet-
tiva pastorale, a partire dalleconomia della parola di
Dio, permette di riconoscere come lesperienza reli-
giosa assuma un ruolo di significativa importanza, in
quanto ambito in cui la parola di Dio raggiunge la co-
scienza degli uomini. La connessione di eventi e paro-
le che manifestano lagire di Dio non pu ridursi a un
fatto miracolistico, quasi che questi fossero immessi
dallesterno nella storia e proposti a unaccettazione
passiva come messaggio divino. La legge dellincarna-
zione, che coinvolge i dinamismi dellagire e della ri-
Cf. Sinodo dei Vescovi, La Parola di Dio nella vita e nella mis-
1
37
2
Interessanti al proposito sono i contributi di riflessione pro-
posti in: C spazio per la Parola che salva? Problemi e prospet-
tive dellevangelizzazione nel contesto culturale europeo e italiano,
Esperienza e teologia 10/18 (2004). In particolare segnaliamo quel-
lo di A. Fossion, Quale annuncio del Vangelo per il nostro tempo?
La sfida dellinculturazione del messaggio cristiano, pp. 9-27 e di S.
Lanza, Evangelizzare in un mondo che cambia, pp. 28-55.
3
R. Maiolini, possibile trasmettere la fede cristiana? La testi-
monianza come figura della trasmissibilit dellesperienza cristiana
alla luce della relazione tra rivelazione, fede e Chiesa, Quaderni
Teologici del Seminario di Brescia (La trasmissione della fede), Mor-
celliana, Brescia 2007, p. 87.
38
39
7
Lespressione di C. Bissoli, Una Parola che chiama. La dimen-
sione appellante della parola di Dio, Vocazioni 26/1 (2009), p. 6.
8
La stretta connessione e il progresso di queste due tappe della ri-
velazione di Dio, cio la manifestazione ai patriarchi e quella a Israele
nellesperienza dellesodo, sono ben messe in luce in Es 6,2-8.
9
Sulla forza, lefficacia e il carattere dinamico della parola di Dio a
chiamare il mondo e luomo e lesistenza, portando a compimento il
progetto di Dio, risuonano significative le parole del salmista: Dalla
parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni
loro schiera [...]. Perch egli parl e tutto fu creato, comand e tutto
fu compiuto (Sal 33,6.9; cf. anche Sap 9,1: Dio dei padri e Signore
della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola).
10
Commentando lincipit della Dei Verbum, scrisse il teologo
Joseph Ratzinger nel 1967: come se lintera esistenza della chiesa
si trovasse raccolta in questo ascolto da cui solamente pu procedere
il suo atto di parola.
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41
42
12
Quanto suggerito ripreso in Falavegna, La parola al servi-
zio della Parola, pp. 348-353. Una esemplificazione del percorso di
fede scaturito dagli incontri con Ges rinvenibile in Ufficio Cate-
chistico Diocesano di Verona. quipe per la catechesi degli
adulti, Abbiamo incontrato Ges, EDB, Bologna 1994.
13
Conferenza Episcopale Italiana, Vivere la fede oggi, 12,
ECEI 2/3658.
43
14
Conferenza Episcopale Italiana, Vivere la fede oggi, 14,
ECEI 2/3663.
44
15
B. Maggioni, La pedagogia della fede, La rivista del clero ita-
liano 78 (12/1997), pp. 802-803.
45
del clero italiano 88/12 (2007), pp. 819-821; Lumanit della Bibbia.
Liete notizie della Scrittura, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2008,
pp. 13-17.
17
DV 12, in EV 1/891.
46
47
48
19
Sul tema si veda linsieme dei saggi di carattere interdisciplinare
raccolto in Coordinamento Associazioni Teologiche Italiane,
La fede e la sua comunicazione. Il Vangelo, la Chiesa e la cultura,
EDB, Bologna 2006.
20
Cf. DV 1, in EV 1/872: In religioso ascolto della parola di Dio
e proclamandola con fiducia ferma (Dei Verbum religiose audiens et
fidenter proclamans).
49
50
Le condizioni
22
DV 2, in EV 1/874.
51
52
53
23
Una delle forme pi espressive e incisive del servizio della Paro-
la rimane certamente la lectio divina, ovvero quella forma di lettura
della Scrittura che si fa ascolto di una parola attuale e contempla-
zione di una presenza. Tale significativit stata pi volte indicata
in modo autorevole. Alcune citazioni esemplificative possono dare
ragione a tale impegno: Come possibile ascoltare la voce di Dio?
La risposta semplice: ascoltiamo Dio ascoltando la sua parola dataci
nella Sacra Scrittura. Sono convinto che la lectio divina sia lelemen-
to fondamentale nella formazione del senso della fede (Benedetto
XVI, Discorso al consiglio delle Conferenze episcopali europee, 2005);
Vorrei soprattutto evocare e raccomandare lantica tradizione della
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57
Conclusioni
Dentro un contesto culturale frammentato im-
portante offrire riferimenti significativi e creare spazi
di progettualit, proporre cio un momento in cui la
comunit ecclesiale si manifesti non solo come luogo
di racconto e di memoria, ma anche di progetto. Lin-
contro con la parola di Dio dovrebbe infatti avere lo
stesso obiettivo che la Bibbia ha da sempre: presentare
il passato biblico in modo tale che le persone possano
ritrovarvi qualcosa di se stesse, delle proprie aspira-
zioni e ideali, dove il farsi storico della Parola diventa
una luce sul proprio vissuto, capace di orientare un
cammino in vista della maturit del vivere.
Per operare ci importante ritornare sul carattere
essenziale delladesione alla parola di Dio e sui suoi
presupposti di base, richiamandone i nodi centrali per
il cammino della fede. Nel contempo, per dare presen-
za visibile alla parola di Dio e superare cos la distanza
fra lesperienza cristiana e la sua mediazione storico-
ecclesiale, occorre interrogare quel complesso di ope-
razioni sociali che determinano gli spazi, gli strumenti
e i soggetti scelti nella nostra societ. Occorre inter-
rogare questi modelli culturali per cogliere il tipo di
identit che mettono in atto, il tipo di memoria che
costruiscono, le relazioni intersoggettive che mettono
in funzione, la figura di adulto e di comunit che rea
lizzano.
Questo comporta inoltre la ricerca di quei model-
li culturali che caratterizzano, come dei paradigmi, le
forme dellagire ecclesiale, portando allo scoperto le
figure del disagio attuale per arrivare, in prospettiva, a
identificare i poli culturali e le forme che, scaturendo
da un ascolto maturo della parola di Dio, meglio per-
58
59
Gianandrea Di Donna
La liturgia.
Il simbolo rituale come
esperienza iniziatica fontale
1. Premessa
A partire dal XII secolo, la riflessione sul concet-
to di sacramento and focalizzandosi attorno ai sette
sacramenta maiora, istituiti come si precisava allo-
ra da Cristo. Su di essi la riflessione della Scolastica
e, in modo del tutto peculiare, di Tommaso dAquino,
si preoccup di individuare rifacendosi ad Aristote-
le la loro realt oggettiva, nonch le cause originanti
il sacramento e gli effetti della grazia conseguenti. Ne
scatur quella notissima descrizione di sacramento che
si articolava attorno ai tre elementi de necessitate per
una retta e valida celebrazione: la materia, la forma e il
ministro. Questa descrizione di sacramento aveva op-
tato perci per una prospettiva esclusivamente dog-
matica1 che confluir divenendo patrimonio di fede
ecclesiale nei testi autorevoli del magistero dei Con-
cili ecumenici. Il Concilio di Firenze (1439) nel De-
cretum pro Armeniis cos trattegger la definizione di
sacramento: Hc omnia sacramenta tribus perficiun-
tur videlicet rebus tamquam materia, verbis tamquam
forma, et persona ministri conferentis sacramentum
cum intentione faciendi, quod facit Ecclesia: quorum
si aliquod desit, non perficitur sacramentum (DS
1312). Il Concilio di Trento (1547), successivamente,
1
Non si trascuri di ricordare, a tale riguardo, la moltitudine di
controversie dogmatiche sui sacramenti, e in modo peculiare sullEu-
caristia, che attraversavano lEuropa cristiana di quellepoca.
61
62
2
Cf. E. Schillebeeckx, Christus Sakrament der Gottbegegnung,
Mainz 1960.
63
3
E.M. Zuesse, Rito, in M. Eliade (a cura), Il rito. Oggetti, atti,
cerimonie (Enciclopedia delle religioni, 2), Jaca Book, Milano 1994,
pp. 482-501.
64
4
R. Guardini, Lo spirito della liturgia. I santi segni, Morcelliana,
Brescia 19967 (originale 1930), p. 115.
65
5
Ivi, p. 99.
66
6
M. Marschall, In Wahreit beten. Denker liturgischer Erneu-
erung mit einem Einfrung von Hanna-Barbara Gerl, Erzabtei St.
Ottilien 1986, p. 40.
7
Guardini, Lo spirito della liturgia, p. 102.
8
Ivi, p. 102.
67
9
Ivi, p. 103.
10
Ivi, p. 104.
11
Ivi, p. 106.
12
Ivi, p. 110.
68
69
13
F.J. Leenhardt, Parole visible. Pour une valuation nouvelle de
sacrament, Neuchtel 1971.
14
Potremmo dire anche manifestato nel segno della carne.
70
15
In sanscrito rita ci che conforme allordine.
71
16
Il notissimo etimo di liturgia appunto azione del popolo (
+ ).
72
17
Guardini, Lo spirito della liturgia, p. 89.
18
Ivi, p. 95.
19
Ivi, p. 96.
20
Ivi.
73
cosa consista latto liturgico, che sta alla base di tutto ovviamente
qui si possono tentare solo brevi indicazioni. Ci che proprio di
questatto acquista la massima chiarezza quando si tratta di un agi-
re, quindi per esempio dove ce n labitudine la processione
offertoriale. Qui equivale a una differenza specifica se il credente
intenda questo cammino solo come un movimento diretto verso la
mta, che potrebbe in s essere compiuto altrettanto bene dal sacre-
stano con la borsa tintinnante, o se invece sappia come il portare [le
oblate al celebrante] sia in se stesso preghiera, disponibilit verso
74
75
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24
G. Bevilacqua, Prefazione alla quarta edizione italiana, in
Guardini, Lo spirito della liturgia, p. 12.
77
5.1. o infusio?
78
5.2. Eucaristia
Manducare et bibere...
o lasciare il grido postconciliare dellInstitutio Gene-
ralis Missali Romani inascoltato25...
25
La Comunione sotto le due specie. 281. La santa Comunione
esprime con maggior pienezza la sua forma di segno, se viene fatta
sotto le due specie. Risulta infatti pi evidente il segno del banchetto
eucaristico e si esprime pi chiaramente la volont divina di ratificare
la nuova ed eterna alleanza nel Sangue del Signore ed pi intuitivo
il rapporto tra il banchetto eucaristico e il convito escatologico nel
regno del Padre. 282. I pastori danime si facciano un dovere di ri-
cordare, nel modo pi adatto, ai fedeli che partecipano al rito o che vi
assistono, la dottrina cattolica riguardo alla forma della Comunione,
secondo il Concilio Ecumenico di Trento. In particolare ricordino ai
fedeli quanto insegna la fede cattolica: che, cio, anche sotto una sola
specie si riceve il Cristo tutto intero e il Sacramento in tutta la sua
verit; di conseguenza, per quanto riguarda i frutti della Comunione,
coloro che ricevono una sola specie, non rimangono privi di nessu-
na grazia necessaria alla salvezza. Inoltre insegnino che nellammini-
strazione dei Sacramenti, salva la loro sostanza, la Chiesa ha il potere
di determinare o cambiare ci che essa ritiene pi conveniente per la
venerazione dovuta ai Sacramenti stessi e per lutilit di coloro che li
ricevono secondo la diversit delle circostanze, dei tempi e dei luo-
ghi. Nello stesso tempo per esortino i fedeli perch partecipino pi
intensamente al sacro rito, nella forma in cui posto in maggior evi-
denza il segno del banchetto. 283. La Comunione sotto le due specie
permessa, oltre ai casi descritti nei libri rituali: a) ai sacerdoti che non
possono celebrare o concelebrare; b) al diacono e agli altri che com-
piono qualche ufficio nella Messa; c) ai membri delle comunit nella
Messa conventuale o in quella che si dice della comunit, agli alunni
dei seminari, a tutti coloro che attendono agli esercizi spirituali o par-
tecipano a un convegno spirituale o pastorale. Il Vescovo diocesano
pu stabilire per la sua diocesi norme riguardo alla Comunione sotto
79
Pane e vino...
o pane spiritualizzato fino allinconsistenza imma-
teriale e vino clericalmente riservato...
Comunione con Cristo nel compiersi della divi-
sone e del versamento...
le due specie, da osservarsi anche nelle chiese dei religiosi e nei piccoli
gruppi. Allo stesso Vescovo data facolt di permettere la Comunio-
ne sotto le due specie ogni volta che sembri opportuno al sacerdote al
quale, come pastore proprio, affidata la comunit, purch i fedeli sia-
no ben preparati e non ci sia pericolo di profanazione del Sacramento
o la celebrazione non risulti troppo difficoltosa per il gran numero di
partecipanti o per altra causa. Circa il modo di distribuire ai fedeli la
sacra Comunione sotto le due specie e circa lestensione delle facol-
t, le Conferenze Episcopali possono stabilire delle norme, approva-
te dalla Sede Apostolica. 284. Quando si distribuisce la Comunione
sotto le due specie: a) per il calice solitamente compie il servizio il
diacono, o, in sua assenza, il sacerdote; o anche laccolito istituito o un
altro ministro straordinario della sacra Comunione; o un fedele a cui,
in caso di necessit, viene affidato questo compito per loccasione; b)
ci che rimane del Sangue viene consumato allaltare dal sacerdote, dal
diacono o dallaccolito istituito che ha prestato servizio per il calice
e che poi, nel modo solito, purifica, asterge e ordina i vasi sacri. Ai
fedeli che vogliono comunicarsi solo sotto la specie del pane, la sacra
Comunione si dia in questa forma. 285. Per distribuire la Comunio-
ne sotto le due specie, si devono preparare: a) se la Comunione si fa
bevendo direttamente dal calice, o un calice di sufficiente grandez-
za o pi calici, con attenzione tuttavia nel prevedere che la quantit
del Sangue di Cristo da consumare alla fine della celebrazione non
rimanga in misura sovrabbondante; b) se si fa per intinzione, ostie n
troppo sottili n troppo piccole, ma un poco pi consistenti del solito,
perch si possano convenientemente distribuire, dopo averle intinte
parzialmente nel Sangue del Signore. 286. Se la Comunione al Sangue
si fa bevendo dal calice, il comunicando, dopo aver ricevuto il Corpo
di Cristo, va dal ministro del calice e si ferma davanti a lui. Il ministro
dice: Il Sangue di Cristo; il comunicando risponde: Amen, e il mini-
stro gli porge il calice, che lo stesso comunicando accosta alle labbra
con le sue mani. Il comunicando beve un po dal calice, lo restituisce al
ministro e si allontana; il ministro asterge con il purificatoio il labbro
del calice. 287. Se la Comunione al calice si fa per intinzione, il comu-
nicando, tenendo la patena sotto il mento, va dal sacerdote che tiene il
vaso con le particole, al cui fianco sta il ministro che tiene il calice. Il
sacerdote prende lostia, ne intinge una parte nel calice e mostrandola
dice: Il Corpo e il Sangue di Cristo; il comunicando risponde: Amen,
dal sacerdote riceve in bocca il Sacramento e poi si allontana.
80
81
Walter Perello - walterperello@hotmail.com - 23/02/2012
o nessun profumo...
Soave figliolanza dal cielo spalancato...
o solo impegni di martyria...
Neofiti cio bambini appena nati che desiderano
avidamente il genuino latte spirituale (cf. 1Pt 2,2)...
o i maturi-adulti della carta di identit...
Celebrare la misericordia...
o una formula di assoluzione...
Un Padre che parla e un figlio che ascolta la rivela-
zione dellamore che sempre sorprende e mai stanco
di regalare il perdono...
o una confessione con assoluzione...
Un itinerario penitenziale ritualizzato (anticamen-
te dalla feria IV in capite jejunii alla Missa pniten-
tium in feria V hebdomad sanct)...
o dica una preghiera...
82
83
Giorgio Ronzoni
Opportunit e limiti
della iniziazione cristiana
dei fanciulli
1
E. Alberich, Considerazioni sul futuro, Il Regno attualit 45
(8/2000), p. 225.
85
2
L. Bressan, Iniziazione cristiana e parrocchia. Suggerimenti per
ripensare una prassi pastorale, Ancora, Milano 2002, p. 58.
3
Circa il 90% dei catechisti, secondo le ricerche a livello nazionale,
si dedica alla fanciullezza: cf. G. Morante - V. Orlando, Catechisti
e catechesi allinizio del terzo millennio. Indagine socio-religiosa nelle
diocesi italiane, Elledici, Leumann (Torino) 2004.
4
Rito delliniziazione cristiana degli adulti, Libreria Editrice Va-
ticana, Citt del Vaticano 1978. la traduzione italiana dellOrdo
initiationis Christianae Adultorum. Editio typica, Typis Polyglottis
Vaticanis, Citt del Vaticano 1972.
86
87
88
7
Cf. G. Ronzoni, Le iniziazioni cristiane. Uno sguardo teolo-
gico-pastorale, in Sul sentiero dei sacramenti. Scritti in onore di Er-
manno Roberto Tura nel suo 70o compleanno, a cura di C. Corsato,
Edizioni Messaggero-Facolt Teologica del Triveneto, Padova 2007,
pp. 95-110.
89
90
91
92
10
Solo per citarne alcuni, cf. CEI, Il Giorno del Signore. Nota
pastorale, Roma 1984; Giovanni Paolo II, Dies Domini. Lette-
ra apostolica, Roma 1998; E. Bianchi, Giorno del Signore, giorno
delluomo. Per un rinnovamento della domenica, Piemme, Casale
Monferrato 1999.
93
94
13
Delibera n. 8 del 23 dicembre 1983, Notiziario CEI 1983,
7/210.
14
Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1308.
95
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Ivo Seghedoni
1.Introduzione
La proposta che Riccardo Tonelli ci rivolge nellar-
ticolo di cui in nota1 quella di restituire alla Chiesa la
sua funzione di mediazione salvifica. una proposta
che vuole allontanare da noi la tentazione del ritorno
nostalgico alle sicurezze di un tempo, una tentazione
tanto comoda quanto de-responsabilizzante e di sa-
pore magico, che non affronta per nulla la sfida della
lontananza dei giovani.
La funzione di mediazione di salvezza non scatta
in modo automatico: ha bisogno di una dimensione
esperienziale, che Tonelli individua nella categoria
dellappartenenza. Una appartenenza che ha bisogno
di identificazione e perci richiede un duplice cammi-
no: quello dei giovani verso la Chiesa, chiamata a esse-
re il luogo del vieni e vedi e relazione interpersonale
e di condivisione educativa; e quello della Chiesa ver-
so i giovani, per servire la loro speranza, promuovere
la libert e dare responsabilit.
Per parte mia, approfittando del fatto che la rifles-
sione nasce allinterno di un seminario e quindi in at-
teggiamento di ricerca e di stimolo reciproco allap-
prendimento, mi avventurer in qualche interpreta-
zione, non preoccupandomi troppo del politicamente
corretto e andando oltre le rive sicure (?) delle inda-
1
R. Tonelli, Qualche sfida alla pastorale giovanile, Note di Pa-
storale Giovanile 41 (2007), n. 1, pp. 27-38.
99
2
Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in
un mondo che cambia, 29 giugno 2001.
100
3
R. Grassi, Giovani e religione. Una ricerca IARD, Il Mulino,
Bologna 2006.
101
4
Il giudizio di Riccardo Tonelli.
102
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105
106
107
108
109
8
I. Diamanti, La giovinezza senza i giovani, Note di Pastorale
Giovanile 40 (3/2006), pp. 62-64 (tratto da La Repubblica, 3 lu-
glio 2005).
9
U. Galimberti, Gli analfabeti delle emozioni, La Repubblica,
13 ottobre 2002; Id., Lospite inquietante. Il nichilismo e i giovani,
Feltrinelli, Milano 2007.
110
10
Benasayag - Schmit, Lepoca delle passioni tristi, pp. 28-33.
111
11
M. Barbery, Leleganza del riccio, Edizioni e/o, Roma 2006, p.
14. In particolare le pp. 185-186 (il pensiero profondo n. 12 sul
destino gi stabilito).
112
12
G. Trentin, Il futuro della pastorale, in Teologia Pastorale in
Europa, a cura di G. Trentin - L. Bordignon, Edizioni Messaggero,
Padova 2003.
113
114
115
15
X. Lacroix, Passatori di vita. Saggio sulla paternit, EDB, Bo-
logna 2005, pp. 133-174.
116
117
16
I. Seghedoni, Era perduto ed stato ritrovato, Evangelizzare
36 (2007), pp. 429-432.
118
Dario Vivian
Liniziazione cristiana
degli adulti: laboratorio
per una nuova prassi ecclesiale
1. Premessa
Liniziazione cristiana degli adulti in un Paese co-
me lItalia si presenta, a livello di numeri, come una
emergenza pastorale, dal momento che si tratta di
un segmento ancora piccolo dellimpegno richiesto
alle comunit cristiane. Non tuttavia insignificante,
se lo si sente gi come sfida a un accompagnamento
di fede rispetto al quale mancano cammini assodati
cui riferirsi. Si tratta di un ambito che rimane per ora
circoscritto a quanti operano nel catecumenato degli
adulti (l dove formalmente istituito, ma anche dove
listituzione a livello diocesano non avvenuta eppu-
re si fa fronte alla richiesta crescente di battesimi in
et giovanile e adulta) e apparentemente ininfluente
sul resto dellazione pastorale. qui invece che va
posta la riflessione, per non ridurre la portata di que-
sta emergenza.
Un errore sarebbe quello di pensare che emergenza
significhi che siamo alle prese con alcune situazioni-
limite, da tamponare al meglio riconducendole entro
la prassi consueta. In fin dei conti unesigua mino-
ranza, che deve essere recuperata per rimetterla alla
pari di tutti gli altri, in regola con i sacramenti celebra-
ti nelle scadenze giuste. Si tratterebbe quindi di una
eccezione e come tale va trattata, mentre la pastora-
le nel suo insieme pu continuare come prima. Chi
interpreta cos lemergenza delliniziazione cristiana
di giovani e adulti convinto, in cuor suo, che tut-
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122
2.2.Liniziazione cristiana
Orientamenti per il catecumenato degli adulti
(1997)
123
124
2.4.Liniziazione cristiana
Orientamenti per il risveglio della fede
e il completamento delliniziazione cristiana
in et adulta (2003)
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Bibliografia
Documenti
Testi e articoli
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1. Questioni introduttive
143
1
La paura che afferra il malato in ci che pi profondo di lui
lattaccamento alla vita contagia facilmente quanti lo assistono
risvegliando in essi, oltre che il pensiero della propria fine, anche
esperienze passate di separazione e di lutto non risolto: A. Brusco,
Attraversare il guado insieme, Gabrielli, San Pietro in Cariano 2007,
p. 213.
144
2. Fase dellosservazione-comprensione
2
I risultati dei questionari che abbiamo tradotto in grafici, per ov-
vi motivi di spazio, non sono stati inseriti in questo contributo.
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3
A. Sabatini, Dietro quelle ombre la luce del volto di un Padre
buono, Atti del Convegno Ecclesiale di Verona, 17 ottobre 2006,
p. 132.
4
A. Sabatini, Quante ferite ancora in attesa che qualcuno se
ne curi, Atti del Convegno Ecclesiale di Verona, 17 ottobre 2006,
p. 186.
158
4. Conclusioni
4.1. Liniziazione alla fede
159
160
Bibliografia
A. Brusco - S. Pintor, Sulle orme di Cristo medico.
Manuale di teologia pastorale sanitaria, Dehonia-
ne, Bologna 2008.
A. Brusco, Attraversare il guado insieme, Gabrielli,
San Pietro in Cariano 2007.
Conferenza Episcopale Italiana, Testimoni di Ge-
s risorto, speranza del mondo, Atti del IV Con-
vegno Ecclesiale Nazionale, Dehoniane, Bologna
2008.
J. Monbourguette, Ricominciare a vivere, Paoline,
Milano 1996.
H. Nouwen, Il guaritore ferito, Queriniana, Brescia
1983.
A. Pangrazzi, Il lutto: un viaggio dentro la vita, Ca-
milliane, Torino 2008.
A. Pangrazzi, Perch proprio a me?, Paoline, Roma
1995.
A. Pangrazzi, Vivere al tramonto. Paure, bisogni,
speranze dinanzi alla morte, Erikson, Trento 2007.
161
1.Introduzione
Come individuare i passaggi di fede? Quali sono gli
elementi che li favoriscono? Che ruolo gioca la parola
di Dio in tutto questo? Le transizioni della vita posso-
no essere luoghi iniziatici? Come?
Bastano queste poche domande per spalancare lo
scenario affascinante e intricato della trasmissione
della fede.
Il presente intervento non vuole fornire una tratta-
zione sistematica dellargomento, ma semplicemente
proporre i punti salienti e le conclusioni pi significa-
tive di un lavoro di analisi di una prassi pastorale: nel-
lo specifico si tratta di una serie di incontri proposti
dallUfficio di pastorale familiare della diocesi di Pa-
dova, denominati Incontri di spiritualit per persone
in condizione di separazione coniugale e/o divorzio1.
Stando alla distinzione fatta propria dal Convegno
Ecclesiale di Verona (ottobre 2006) si pu dire che la
prassi presa in esame si colloca nei due ambiti dellaf-
fettivit e della fragilit o se si preferisce nellambi-
to della fragilit affettiva.
Lidea portante di questa analisi che la fede si tra-
smette l dove il soggetto vive unesperienza pasquale,
1
Il presente lavoro frutto di unanalisi nata, sviluppatasi e com-
piutasi allinterno del seminario interdisciplinare dal titolo La tra-
smissione della fede oggi. Iniziare alla vita cristiana, dono e compito,
tenutosi a Padova presso la Facolt Teologica del Triveneto nellanno
accademico 2008/09.
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164
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3
I dati relativi ai partecipanti agli incontri sono stati raccolti at-
traverso interviste e un questionario. Il questionario ha permesso di
raccogliere in maniera sintetica dati anagrafici, motivazioni a parteci-
pare, immagine di fragilit, Dio e Chiesa (prima e dopo gli incontri),
aiuto e provocazioni dalla parola di Dio, aspetti personali maturati,
valutazioni. Altre informazioni si sono ricavate dalle domande aper-
te. Lintervista mirava invece a rilevare limportanza dellesperienza,
la coscienza di qualche passaggio, le immagini di Dio e Chiesa.
167
4
Si tenga conto del carattere narrativo e simbolico del linguaggio
di fede.
5
Cf. G. Laiti, Vivere la fragilit secondo la fede cristiana, Espe-
rienza e Teologia 12 (2006), n. 22, pp. 105-118.
168
6
La fede nasce dallascolto di un Dio che parla e tocca/raggiunge
il cuore delluomo. Dio parla con parole e azioni, con gradualit, pa-
role umane (cf. Documento Base).
7
Cf. il potenziale simbolico della prossimit.
8
Per i membri dellquipe si usata in prevalenza la modalit del
focus group. Le domande rivolte avevano lobiettivo di verificare se e
come era avvenuto un passaggio, da come essi pensavano inizialmen-
te la proposta a come si era evoluta, quale incidenza aveva lesperien-
169
170
9
Anche questi passaggi come quelli dei partecipanti chiede-
rebbero di essere continuamente sottoposti a un adeguato criterio di
verifica.
171
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Indice
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178
4. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 159
Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 161
179