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Storia e potere dell\'eetto placebo
di Cecilia M. Calamani
La storia della medicina segnata da un susseguirsi di progressi che
hanno sancito labbandono nel tempo delle pratiche in uso in favore di altre di maggiore ecacia. Un impulso, questo, in netta accelerazione a partire dalla met del Settecento, quando la sperimentazione in doppio cieco entrata nelle prassi riconosciute di ricerca segnando, assieme al rapido sviluppo scientico e tecnologico, una svolta fondamentale nellanare il successo delle cure.
Tuttavia, c una terapia che ha resistito
indenne allo scorrere dei secoli, condizionata dal progresso solamente per quanto riguarda la consapevolezza dei suoi meccanismi di azione. Si tratta delleetto placebo, cui Giorgio Dobrilla, gastroenterologo e divulgatore scientico, ha dedicato il suo ultimo saggio, Cinquemila anni di eetto placebo (Edra edizioni, aprile 2017). Partendo dalla storia della medicina e passando per la pratica clinica e gli studi controllati, il ricco volume fornisce, senza mai abbandonare un linguaggio comprensibile ai non addetti ai lavori, un quadro dettagliato del placebo, del suo funzionamento e degli eetti comprovati su una vasta gamma di patologie.
Se possiamo ipotizzare che il ricorso al placebo, se pur
inconsapevole, sia stato sempre praticato anche nella preistoria, solo da quando luomo documenta la sua vita attraverso la scrittura che tale ipotesi pu essere comprovata. La tradizione scritta dei grandi popoli dellantichit ci fornisce importanti indicazioni sulle prassi mediche e chirurgiche delle varie epoche rivelando al tempo stesso il ricorso pressoch totale al placebo come terapia di cura. Erano i tempi in cui la medicina era praticata da sacerdoti e sciamani con la convinzione che la malattia fosse il segno dellira degli dei. Il placebo si concretizzava perci in riti, amuleti e sacrici.
Pi tardi, con la consapevolezza che la malattia potesse essere
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Pi tardi, con la consapevolezza che la malattia potesse essere
dovuta non solo a cause divine ma anche a eetti naturali, inizia la seconda fase della medicina, quella empirica, in cui i guaritori prescrivevano rimedi e intrugli. Il placebo assumeva cos i connotati di un preparato a base di erbe o parti animali e si aggiungeva agli aspetti magici scaturiti da oggetti, riti e preghiere. Terapie inecaci? Tuttaltro, allora come oggi. questo il gran contributo di un volume che vuole dare la giusta rilevanza a un fenomeno per lo pi ignorato o sottovalutato dalla medicina convenzionale e anzi stigmatizzato da medici e non a sottolinearne linutilit. Eppure, come ci dimostra lautore avvalendosi di unampia letteratura a riguardo, gli eetti del placebo superano di gran lunga la non cura.
Per placebo (letteralmente piacer, dal latino placere) si intende
ogni procedura deliberatamente attuata per ottenere un eetto o che, anche senza che se ne abbia nozione, svolge unazione sul paziente o sul sintomo o sulla malattia ma che oggettivamente priva di ogni attivit specica nei confronti della condizione oggetto di trattamento. Non necessariamente quindi il placebo un composto. Pu essere lattenzione del medico, un simbolo, una preghiera, uniniziativa, una diagnosi, addirittura un nto intervento chirurgico dal quale il paziente trae benecio attraverso il rapporto di ducia che lo lega a chi lo prescrive. E il benecio non riguarda solo i sintomi soggettivi della malattia, ma anche alcuni parametri oggettivi di funzionamento dellorganismo. La variabilit delleetto naturalmente dipende sia dal tipo di patologia il volume ne documenta molti esempi sia dalla personalit del paziente. Ma anche su questultimo punto le sorprese non mancano perch le sperimentazioni non confermano ci che solo trentanni fa si ipotizzava, ossia che il placebo funzioni meglio su persone poco razionali, inclini alla credulit, non istruite e scarsamente intelligenti. Piuttosto, la risposta sembra legata alle capacit di apprendimento del paziente rispetto alle pregresse esperienze terapeutiche, fattore sul quale le inclinazioni individuali hanno un certo peso al punto tale che dicile delineare il prolo tipico del placebo-reactor.
Il volume non trascura alcuno degli aspetti connessi al placebo:
letica legata alla sua somministrazione (dai ciarlatani che orono cure miracolose al rischio imbroglio da parte degli stessi medici nella prescrizione di placebo sotto forma di farmaco), le cure palliative e inne il potere taumaturgico della fede religiosa per i credenti, tipico esempio di placebo non farmacologico. Una menzione a s va alle terapie non convenzionali, in particolare omeopatia, agopuntura e toterapia (inserita indebitamente in questa categoria, come rimarca lo stesso autore). Dobrilla non solo riporta i risultati dei trial clinici disponibili che non attribuiscono a queste terapie un eetto superiore a quello del placebo ma ne smaschera anche i falsi miti, uno per tutti la memoria dellacqua dei rimedi omeopatici privi invece, allanalisi chimica, di qualsiasi traccia della sostanza di origine.
Il massiccio ricorso alle terapie non convenzionali, quando non a
ciarlatani, maghi e guaritori, evidenzia per un clima sempre pi segnato dalla sducia nella medicina tradizionale. Su questultimo aspetto lautore sembra ravvisare proprio nella pratica medica qualche responsabilit: Leetto placebo rende massimamente evidente come la natura umana superi il livello della sua dimensione biologica e siologica; la malattia pi di una semplice disfunzione, a dispetto di quanto avviene per gli altri viventi. Questa peculiarit modica lo stesso corso della guarigione, innestandola in un processo pi ampio, che mescola reazione chimica ai farmaci e senso che assume la relazione di cura. La denuncia verso la http://temi.repubblica.it/micromega-online/storia-e-potere-delleetto-placebo/?printpage=undened 2/3 6/28/2017 micromega - micromega-online Storia e potere dell'eetto placebo - Versione stampabile
senso che assume la relazione di cura. La denuncia verso la
focalizzazione sempre pi spinta della medicina sugli elementi patologici oggettivamente misurabili a scapito dei fattori psichici che insieme ad essi costituiscono il quadro di malattia. In altre parole, la crescente sosticatezza della strumentazione rende il medico un ingegnere del corpo, ma la tecnologia non pu sostituire la valutazione di tutti quegli elementi che fanno della malattia quellevento destabilizzante ed emotivamente critico che mette in gioco il senso dellesistenza stessa.
Sul fronte opposto, ma questa opinione di chi scrive, le terapie
non convenzionali trasmettono il messaggio che il paziente sia al centro della cura nella sua totalit di individuo e non come semplice contenitore di organi da curare. Lignoranza poi fa il resto in unera in cui, come disse qualcuno, una laurea in medicina viene equiparata a una ricerca su Google. La diusione di una gran mole di informazioni mediche (quando non di falsit o conclamate bufale) sul web rende ognuno di noi un esperto di ogni patologia in pochi click. Senza voler fermare il progresso, di cui questo aspetto rappresenta solo il rovescio della medaglia, basterebbe forse che lapproccio medico tornasse a comprendere lattenzione alla persona nella sua complessit di corpo e mente per recuperare quel rapporto di ducia funzionale alla guarigione evidenziato in modo cos chiaro in questo volume. E magari si arginerebbe anche quello spaccio miracoloso di pseudoterapie il cui successo non va oltre il placebo, sovente vere e proprie true.
(28 giugno 2017)
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