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6/28/2017 micromega - micromega-online Storia e potere dell'eetto placebo - Versione stampabile

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Storia e potere dell\'eetto placebo


di Cecilia M. Calamani

La storia della medicina segnata da un susseguirsi di progressi che


hanno sancito labbandono nel tempo delle pratiche in uso in favore
di altre di maggiore ecacia. Un impulso, questo, in netta
accelerazione a partire dalla met del Settecento, quando la
sperimentazione in doppio cieco entrata nelle prassi
riconosciute di ricerca segnando, assieme al rapido sviluppo
scientico e tecnologico, una svolta fondamentale nellanare il
successo delle cure.

Tuttavia, c una terapia che ha resistito


indenne allo scorrere dei secoli, condizionata dal progresso
solamente per quanto riguarda la consapevolezza dei suoi
meccanismi di azione. Si tratta delleetto placebo, cui Giorgio
Dobrilla, gastroenterologo e divulgatore scientico, ha dedicato il
suo ultimo saggio, Cinquemila anni di eetto placebo (Edra
edizioni, aprile 2017). Partendo dalla storia della medicina e
passando per la pratica clinica e gli studi controllati, il ricco volume
fornisce, senza mai abbandonare un linguaggio comprensibile ai non
addetti ai lavori, un quadro dettagliato del placebo, del suo
funzionamento e degli eetti comprovati su una vasta gamma di
patologie.

Se possiamo ipotizzare che il ricorso al placebo, se pur


inconsapevole, sia stato sempre praticato anche nella preistoria,
solo da quando luomo documenta la sua vita attraverso la scrittura
che tale ipotesi pu essere comprovata. La tradizione scritta dei
grandi popoli dellantichit ci fornisce importanti indicazioni sulle
prassi mediche e chirurgiche delle varie epoche rivelando al tempo
stesso il ricorso pressoch totale al placebo come terapia di cura.
Erano i tempi in cui la medicina era praticata da sacerdoti e
sciamani con la convinzione che la malattia fosse il segno dellira
degli dei. Il placebo si concretizzava perci in riti, amuleti e sacrici.

Pi tardi, con la consapevolezza che la malattia potesse essere


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Pi tardi, con la consapevolezza che la malattia potesse essere


dovuta non solo a cause divine ma anche a eetti naturali, inizia la
seconda fase della medicina, quella empirica, in cui i guaritori
prescrivevano rimedi e intrugli. Il placebo assumeva cos i connotati
di un preparato a base di erbe o parti animali e si aggiungeva agli
aspetti magici scaturiti da oggetti, riti e preghiere.
Terapie inecaci? Tuttaltro, allora come oggi. questo il gran
contributo di un volume che vuole dare la giusta rilevanza a un
fenomeno per lo pi ignorato o sottovalutato dalla medicina
convenzionale e anzi stigmatizzato da medici e non a sottolinearne
linutilit. Eppure, come ci dimostra lautore avvalendosi di
unampia letteratura a riguardo, gli eetti del placebo superano di
gran lunga la non cura.

Per placebo (letteralmente piacer, dal latino placere) si intende


ogni procedura deliberatamente attuata per ottenere un eetto o
che, anche senza che se ne abbia nozione, svolge unazione sul
paziente o sul sintomo o sulla malattia ma che oggettivamente
priva di ogni attivit specica nei confronti della condizione oggetto
di trattamento. Non necessariamente quindi il placebo un
composto. Pu essere lattenzione del medico, un simbolo, una
preghiera, uniniziativa, una diagnosi, addirittura un nto intervento
chirurgico dal quale il paziente trae benecio attraverso il rapporto
di ducia che lo lega a chi lo prescrive. E il benecio non riguarda
solo i sintomi soggettivi della malattia, ma anche alcuni parametri
oggettivi di funzionamento dellorganismo. La variabilit delleetto
naturalmente dipende sia dal tipo di patologia il volume ne
documenta molti esempi sia dalla personalit del paziente. Ma
anche su questultimo punto le sorprese non mancano perch le
sperimentazioni non confermano ci che solo trentanni fa si
ipotizzava, ossia che il placebo funzioni meglio su persone poco
razionali, inclini alla credulit, non istruite e scarsamente
intelligenti. Piuttosto, la risposta sembra legata alle capacit di
apprendimento del paziente rispetto alle pregresse esperienze
terapeutiche, fattore sul quale le inclinazioni individuali hanno un
certo peso al punto tale che dicile delineare il prolo tipico del
placebo-reactor.

Il volume non trascura alcuno degli aspetti connessi al placebo:


letica legata alla sua somministrazione (dai ciarlatani che orono
cure miracolose al rischio imbroglio da parte degli stessi medici
nella prescrizione di placebo sotto forma di farmaco), le cure
palliative e inne il potere taumaturgico della fede religiosa per i
credenti, tipico esempio di placebo non farmacologico. Una
menzione a s va alle terapie non convenzionali, in particolare
omeopatia, agopuntura e toterapia (inserita indebitamente in
questa categoria, come rimarca lo stesso autore). Dobrilla non solo
riporta i risultati dei trial clinici disponibili che non attribuiscono a
queste terapie un eetto superiore a quello del placebo ma ne
smaschera anche i falsi miti, uno per tutti la memoria dellacqua
dei rimedi omeopatici privi invece, allanalisi chimica, di qualsiasi
traccia della sostanza di origine.

Il massiccio ricorso alle terapie non convenzionali, quando non a


ciarlatani, maghi e guaritori, evidenzia per un clima sempre pi
segnato dalla sducia nella medicina tradizionale. Su questultimo
aspetto lautore sembra ravvisare proprio nella pratica medica
qualche responsabilit: Leetto placebo rende massimamente
evidente come la natura umana superi il livello della sua dimensione
biologica e siologica; la malattia pi di una semplice disfunzione,
a dispetto di quanto avviene per gli altri viventi. Questa peculiarit
modica lo stesso corso della guarigione, innestandola in un
processo pi ampio, che mescola reazione chimica ai farmaci e
senso che assume la relazione di cura. La denuncia verso la
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senso che assume la relazione di cura. La denuncia verso la


focalizzazione sempre pi spinta della medicina sugli elementi
patologici oggettivamente misurabili a scapito dei fattori psichici
che insieme ad essi costituiscono il quadro di malattia. In altre
parole, la crescente sosticatezza della strumentazione rende il
medico un ingegnere del corpo, ma la tecnologia non pu sostituire
la valutazione di tutti quegli elementi che fanno della malattia
quellevento destabilizzante ed emotivamente critico che mette in
gioco il senso dellesistenza stessa.

Sul fronte opposto, ma questa opinione di chi scrive, le terapie


non convenzionali trasmettono il messaggio che il paziente sia al
centro della cura nella sua totalit di individuo e non come semplice
contenitore di organi da curare. Lignoranza poi fa il resto in unera
in cui, come disse qualcuno, una laurea in medicina viene
equiparata a una ricerca su Google. La diusione di una gran mole
di informazioni mediche (quando non di falsit o conclamate bufale)
sul web rende ognuno di noi un esperto di ogni patologia in pochi
click. Senza voler fermare il progresso, di cui questo aspetto
rappresenta solo il rovescio della medaglia, basterebbe forse che
lapproccio medico tornasse a comprendere lattenzione alla
persona nella sua complessit di corpo e mente per recuperare quel
rapporto di ducia funzionale alla guarigione evidenziato in modo
cos chiaro in questo volume. E magari si arginerebbe anche quello
spaccio miracoloso di pseudoterapie il cui successo non va oltre il
placebo, sovente vere e proprie true.

(28 giugno 2017)

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