Sul Fatto Quotidiano Gustavo Zagrebelsky ha scritto 15 punti per rappresentare la propria
contrariet alla riforma. In uno di questi afferma come la riforma della costituzione non
debba garantire la governabilit bens un governo. Come risponde?
Da anni Zagrebelsy segue un filone culturale che sostiene come il malfunzionamento delle
istituzioni rappresentative e di governo possa essere surrogato dal potere giudiziario. E unopzione
di tipo culturale che personalmente non condivido. Se ci confrontiamo con le democrazie europee di
pari importanza, vediamo che tra un problema e laltro seppur con regole diverse hanno tutte
sempre assicurato un governo di legislatura. Ci invece in Italia non accaduto. Basta pensare alla
cancelliera tedesca Angela Merkel che nei vertici europei ha visto alternarsi Prodi, Berlusconi,
Monti, Letta e Renzi. Mi pare difficile sostenere che in Italia non ci sia un problema di
governabilit e che le soluzioni adottate con la riforma non lo riducano.
Altra contestazione mossa da Zagrebelsky deriva dalla sentenza della Corte Costituzionale sul
porcellum. Secondo tale impostazione, questo Parlamento non avrebbe avuto la legittimit ad
intervenire su una materia delicata come la riforma della Costituzione. Che ne pensa?
Come valuta la critica di chi dice che con questa riforma il ruolo del Parlamento sar
ridimensionato?
I critici affermano che questa riforma della Costituzione sia stata fatta a colpi di
maggioranza.
Il testo della riforma stato condiviso anche dal centrodestra. Forza Italia ha condiviso un accordo
di merito sul testo. Solo dopo lelezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, si
sfilata. Quindi, ha applicato una ritorsione sul piano delle riforme costituzionali ma non perch
non fosse pi convinta del merito. Le votazioni successive sono state secondo le maggioranze
previste dallarticolo 138 della Costituzione ma laccordo sul merito era stato fatto con una
maggioranza superiore a quella minima necessaria.
Al contrario, c chi sostiene che la riforma avrebbe potuto essere pi incisiva. Due gli
argomenti in questo senso: la creazione delle macroregioni e la revisione dellautonomia
speciale.
Bisogna premettere come tali argomentazioni siano comunque favorevoli alla riforma. Premesso
ci, penso certamente che delle dimensioni delle regioni si possa ragionare in futuro: non detto
che la riforma debba risolvere tutto simultaneamente. C poi una norma transitoria che consente di
modificare anche lautonomia speciale. Dunque, c una strada aperta anche in questa direzione.
Versante riduzione dei costi della politica: un elemento importante di questa riforma? I
detrattori sostengono si tratti solo di demagogia.
Il principale taglio dei costi non tanto quello diretto, con la chiusura dellinutile Cnel e la
trasformazione Senato. Quello vero indiretto, con la riduzione del conflitto Stato-regioni. Negli
ultimi 15 anni stato incerto se una determinata materia fosse di competenza della legge statale o
regionale. Tale confusione ha comportato costi molto rilevanti soprattutto dal punto di vista degli
investimenti esteri, che cos finivano con lessere dissuasi. La vera risorsa allo sviluppo del Paese
rappresentata proprio dalla riduzione del conflitto tra lo Stato e le regioni.
E un passo indietro rispetto alla riforma del 2001 quando lItalia sembrava essersi
incammminata verso il federalismo?
Nel 2001 ci furono aspettative esagerate sullautonomia legislativa regionale, con elenchi un po
troppo generosi. Questo eccesso di generosit era stato gi ridimensionato dalla Corte
Costituzionale. Ad esempio, la clausola di supremazia era stata creata dalla Consulta con la
sentenza 303 del 2003. La riforma della Costituzione approvata dal Parlamento prende atto di
questa giurisprudenza della Corte e la manda a regime. Contemporaneamente per le regioni
vengono responsabilizzate a livello nazionale con il controllo del Senato.
Professore, ha definito il Cnel inutile. Si tratta per di un organo che esiste in molti altri Paesi
europei. Era proprio il caso di abolirlo?
S, era il caso di abolirlo. Che ci sia bisogno di un raccordo con le rappresentanze di interessi
indubbio. Tuttavia, creare un organismo a parte non rappresenta la soluzione. Ad esempio dal
1971 in poi i responsabili sindacali e datoriali vengono chiamati in audizione in Parlamento prima
delle grandi scelte legislative. Al Cnel finivano cos per arrivare persone non rappresentative di
queste realt. Magari anche ottime persone che elaboravano proposte significative, le quali per non
erano patrimonio dellorganizzazione di provenienza. Il raccordo non si fa con un organismo.
Professore, qual il motivo principale per cui ritiene che questa riforma sia necessaria?
E unanomalia laver affidato la formazione del governo a due camere in grado di produrre risultati
diversi. Nella prima repubblica per diverse ragioni le elezioni di Camera e Senato hanno
prodotto gli stessi risultati. Da quando per sono saltate le appartenenze politiche, diventato
fortemente probabile che ci siano due maggioranze diverse. Lo abbiamo visto nel 1994 con Silvio
Berlusconi - che vinse alla Camera e non al Senato e poi anche con Romano Prodi, sia nel 1996
(quando vinse al Senato ma non alla Camera), sia nel 2006 (quando accadde il contrario). La
conclusione una ed inevitabile: non ha alcuna razionalit che il governo sia affidato al risultato
potenzialmente diverso di due camere distinte.
01/05/2016
Professor Ceccanti, nel suo libro cerca di dare risposte a molti interrogativi, che sono sorti in
questi mesi, sulla riforma costituzionale che sar oggetto di Referendum Confermativo il
prossimo autunno. Colpisce laffermazione che, secondo lei, con la riforma costituzionale e
quella della legge elettorale si risolvono i problemi rimasti aperti settanta anni fa con la nascita
della Repubblica. Unaffermazione assai importante. Pu spiegarcela?
Alcune delle soluzioni di allora sulla Seconda Parte furono determinate dalla rottura del governo di
grande coalizione antifascista della primavera 1947. Legata alla Guerra Fredda, Nel clima di
sfiducia reciproca, di divisione verticale, molti aspetti organizzativi vennero impostati con una
logica ultra-garantistica, come il bicameralismo ripetitivo che non ha senso n rispetto alla forma di
governo (non ha senso giocarsi lesito dellesecutivo su due Camere diverse esponendosi a
maggioranze incoerenti), n da quello dl rapporto centro-periferia (un regionalismo cooperativo
forte non funziona senza laccordo di una seconda camera). Quelle scelte hanno perso senso da vari
decenni ma solo grazie allimpasse dellinizio di questa legislatura ci si trovati in condizione di
affrontare davvero il lavoro di aggiornamento per dare senso a questo Parlamento.
Allinizio del libro lei riporta un lungo pensiero del grande costituzionalista, padre costituente,
Costantino Mortati contro il Bicameralismo perfetto. Le Chiedo quali sono state le ragioni che
hanno influito su questo enorme ritardo costituzionale?
La divisione verticale tra le forze politiche ha fatto partire le Regioni molto tardi, negli anni 70 e in
modo molto timido. Anche se le proposta di Camera delle autonomie, congelate alla Costituente,
aveva ripreso vigore teorico gi in quella fase. Dopo l 89, sia pure in modo confuso, anche per le
ambiguit della Lega, riemersa una domanda di uscita dalleccesso di centralismo e di uniformit.
Mentre stata coerente la riforma della forma di governo regionale con la legge costituzionale
1/1999, quella dellelezione diretta dei Presidenti, vi stata poi unincoerenza tra il regionalismo
forte della riforma del Titolo Quinto del 2001 (persino troppo generosa sulle competenze) e
lassenza di una Camera delle autonomie che avrebbe comunque ridotto quantitativamente la classe
politica nazionale. Essa si difendeva con proposte improbabili come Senati delle garanzie, fatte per
autoperpetuarsi, quando qualsiasi evidenza comparata, pur nella diversit degli esiti, mostra che una
seconda Camera ha senso solo per completare il disegno centro-periferia.
Quali sono i punti deboli della Riforma? Quali i punti di forza? Non trova che si sarebbe dovuto
lavorare di pi sulle garanzie, ovvero il check and balance, contro lo sbilanciamento sul potere
esecutivo?
E vero il contrario. Manca un intervento sugli articoli della Costituzione relativi alla forma di
governo (fiducia, sfiducia e scioglimento). A parte leliminazione della fiducia col Senato e il
premio della legge elettorale, in corso di legislatura non ci sono rimedi istituzionali ai rischi di crisi.
Si potr per intervenire in un secondo momento. Il sistema italiano resta quello con le maggiori
garanzie: un Presidente della Repubblica con poteri pi forti degli altri Capi di Stato parlamentari, il
referendum abrogativo a cui anche ridotto il quorum, una magistratura indipendente con un Csm
in cui i componenti laici non possono essere eletti dalla sola maggioranza, idem per la Corte
costituzionale, una revisione costituzionale che diventa pi difficile perch il Senato sganciato
dalla maggioranza. A mio avviso si , anzi, commesso un eccesso di zelo alzando troppo il quorum
per il Capo dello Stato che potrebbe bloccane lelezione.
Insomma per lei le riforme ci porteranno verso la terza repubblica, ovvero quella democrazia
dellalternanza sognata da Moro e Ruffilli. La democrazia dellalternanza, per, implica valori
repubblicani condivisi. Non mi sembra il caso della politica italiana. Dove forze politiche
alternative al PD, vedi il centrodestra a trazione leghista, si pongono in pesante discontinuit con
i valori della Carta del 1948 . Non stato troppo ottimista?
La Repubblica sempre la stessa perch c una continuit di principi. C una discontinuit degli
strumenti per meglio rispondere a quei principi. Preferirei parlare di nuove regole per inquadrare un
terzo sistema dei partiti. Io credo che nel Paese i valori siano condivisi, il problema lofferta
politica che tende a riflettere slogan semplificatori, favoriti anche dallinadeguatezza degli
strumenti a disposizione e dalle difficolt del processo di federalizzazione europea.
Volendo fare una previsione, per quanto possibile, come andr a finire il referendum? Un
plebiscito per Renzi?
Non saprei fare previsioni. Dubito per che lopinione pubblica, al di l delle appartenenze politiche
e culturali, voglia tenersi un sistema che ci potrebbe far ricadere nellimpasse del 2013 per la
formazione del Governo e che in assenza di una Camera delle autonomie scarica i conflitti sulla
Corte costituzionale. Il Presidente del Consiglio ci ha messo la faccia perch la riforma che
giustifica la prosecuzione della legislatura, ma il quesito soprattutto su una indifferibile riforma,
giusta nel merito che rester anche dopo Renzi e che in realt nella sua elaborazione era stata
condivisa, sin dai lavori della Commissione di esperti del Governo Letta, anche dallintero centro-
destra.