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Pietro

Pacciani
I frammenti di un mostro




Il caso Pietro Pacciani, tra le storie riportate in questo libro,
occupa un posto del tutto particolare, non solo perch
Pacciani il grande serial killer italiano, indagato per
luccisione di otto coppie, ma soprattutto perch la sua
personalit viene letta attraverso un linguaggio inusuale,
quello grafico. Vale a dire non attraverso la parola, il
racconto, bens interpretando i messaggi trasmessi dai suoi
disegni.
Un altro particolare che lo differenzia che qui lindagine
viene condotta senza lindagato, senza incontri diretti. Una
modalit che ora sta addirittura diventando una vera e
propria specializzazione nellambito della criminologia, la
psicologia investigativa, in cui lo psichiatra collabora con
gli inquirenti alla ricerca di un profilo di personalit che sia
compatibile con i reati commessi.
Le osservazioni riportate si riferiscono a una sola fase del
lungo e complesso percorso giudiziario, quella in cui Pietro
Pacciani era solo sospettato e aveva, tra laltro, prodotto
spontaneamente moltissimi disegni. Un momento in cui
lindagine tendeva a verificare, appunto, se egli fosse
compatibile con le caratteristiche ipotetiche del serial killer
ricercato.
Premessa

Il mostro di Firenze un capitolo della criminalit ancora


aperto. Non solo perch non si giunti a una condanna
definitiva (Pietro Pacciani stato condannato allergastolo,
anzi agli ergastoli, in primo grado e assolto in secondo), ma
anche perch di tanto in tanto spuntano nuove ipotesi di
mandanti e colpevoli che allontanano dal serial killer di
Mercatale Val di Pesa. Del resto, Pietro Pacciani deceduto
(e persino sulla sua morte si sono fatte ipotesi inquietanti) e
quindi non pi soggetto a procedimento penale, secondo il
principio per cui un morto non pu essere processato.
Nessuno vuole riallestire scenografie da Inquisizione,
epoca in cui invece si poteva riesumare dalla tomba un
infedele e processarlo, facendolo persino parlare e
ammettere le proprie colpe.
Il caso Pacciani curioso anche per un altro fatto, che ha
le stigmate dellanomalia: durante tutto liter giudiziario non
mai stata disposta una perizia psichiatrica. Una stranezza
poich, di fronte a ogni grande serial killer della storia del
crimine, la domanda sulle condizioni mentali in cui egli
agiva o poteva aver agito forse la pi pregnante e la
risposta si lega allo strumento peritale. Succede sempre cos,
tranne che nel caso di Firenze.
In realt gli inquirenti, e dunque la procura della
Repubblica, al tempo presieduta dal dottor Pierluigi Vigna,
avevano ritenuto di non procedere a questa valutazione
poich esisteva una perizia allegata alla documentazione di
un altro processo, in cui Pacciani era stato perseguito e poi
condannato per violenza sessuale sulla figlia minore, che
soffriva anche di una menomazione mentale. In quel caso, la
valutazione psichiatrica concluse che Pacciani era capace di
intendere e di volere al momento dei fatti, e che non
presentava, allora, alcuna patologia mentale.
Questa conclusione venne ritenuta sufficiente e gi
probante. Manca dunque una perizia che faccia riferimento ai
numerosi omicidi per i quali Pacciani stato indagato.

I fatti

21 AGOSTO 1968, CASTELLETTI DI SIGNA


notte. Su una strada sterrata, accanto allargine del torrente
Vingone, e posteggiata la Giulietta Alfa Romeo bianca di
Antonio Lo Bianco, di trentun anni, di Scandicci. Con lui ci
sono Barbara Locci, ventinove anni, di Lastra di Signa e, sul
sedile posteriore, addormentato, il figlio di lei, Natalino, di
sei anni. Luomo e la donna sono in atteggiamenti intimi,
sdraiati sul sedile anteriore destro. Allimprovviso, a
distanza ravvicinata, vengono esplosi otto colpi di pistola.
Quattro raggiungono Barbara, quattro Antonio. A terra
vorranno ritrovati bossoli di cartucce calibro 22 Long Rifle,
marca Winchester serie H. Natalino si sveglia, ma viene
tranquillizzato e portato a cavalluccio fino a SantAngelo a
Lecore, a quasi due chilometri di distanza. Chi lo ha
accompagnato suona per lui il campanello di una casa (il
piccolo non ci arriva) e poi si dilegua. Quando il padrone di
casa si affaccia il bambino urla: Aprimi la porta che ho
sonno e ho il babbo ammalato a letto. Dopo mi accompagni a
casa perch c la mi mamma e lo zio che sono morti in
macchina.
Viene arrestato il marito della donna, Stefano Mele, che
prima si dichiara innocente, poi fa i nomi di alcuni amanti
della moglie, e infine ammette di avere commesso il fatto.
Viene condannato quindi a sedici anni di reclusione. La
pistola, che Mele afferma di aver buttato via, non verr
ritrovata.
14 SETTEMBRE 1974, BORGO SAN LORENZO
Pasquale Gentilcore, ventisei anni, di Molin del Piano, e
Stefania Pettini, diciottenni, di Borgo San Lorenzo, sono
appartati nei pressi del fiume Sieve su una Fiat 127. I colpi
esplosi alla sinistra dellauto sono cinque. Pasquale muore
sul colpo. Altre tre pallottole raggiungono la ragazza al
torace ma non la uccidono. Lassassino allora apre lo
sportello dellauto, trascina Stefania nellerba e la colpisce
con novantasette coltellate, le prime inferte con violenza, per
uccidere, le ultime con maggiore controllo, e
prevalentemente nella zona del pube, quasi a volerlo
tranciare. Dopodich, nella vagina della ragazza viene
infilato un tralcio di vite strappato l accanto. Prima di
andarsene, lassassino torna a infierire su Pasquale, vibrando
il coltello anche su di lui, che per, ormai, gi morto. La
polizia rinverr sul posto bossoli calibro 22 Winchester
serie H.
6 GIUGNO 1981, MOSCIANO DI SCANDICCI
Giovanni Foggi, trentanni, di Pontassieve, e Carmela De
Nuccio, ventun anni, di Scandicci, hanno posteggiato la Fiat
Ritmo sotto un cipresso, in una stradina a fondo chiuso. Sono
appena stati in discoteca e hanno deciso di appartarsi.
I proiettili, cinque, arrivano anche in questo caso dal lato
sinistro dellauto. Tre raggiungono Carmela. Subito dopo,
lassassino trascina la ragazza fuori dalla vettura, la stende
in un fosso, la colpisce con diverse coltellate. Poi le taglia i
jeans e le mutandine, afferra con una mano i peli del pube e
con incisioni precise e profonde le asporta il sesso. Quindi
torna verso lauto, per colpire ancora Giovanni, alla gola.
Anche questa volta sul posto verranno rinvenuti bossoli
Winchester serie H.
Gli inquirenti fermano il quarantenne Vincenzo Spalletti,
frequentatore della Taverna del Diavolo, un ristorante poco
distante da Mosciano di Scandicci e punto di ritrovo di molti
guardoni. Anche Spalletti un guardone, e la mattina dopo il
delitto ha fatto in giro strani discorsi sullassassinio e le
mutilazioni. Non ha un alibi per la sera del 6 e fornisce
versioni confuse e contraddittorie. Viene dunque incriminato
e arrestato.
22 OTTOBRE 1981, LE BARTOLINE, CALENZANO
Stefano Baldi, ventisei anni, di Calenzano, sta
riaccompagnando a casa la fidanzata Susanna Cambi,
ventiquattro anni, fiorentina. Decidono, prima di arrivare, di
fermarsi in una strada di campagna. qui che li raggiunge
lassassino. Quattro colpi uccidono Stefano, cinque Susanna.
Le cartucce sono marca Winchester serie H. Questa volta, chi
agisce costretto a tirare fuori dallauto entrambi i corpi.
Quello delluomo viene adagiato poco lontano, quello della
ragazza a una decina di metri di distanza, in un canale di
scolo. Il rituale lo stesso: il pube viene strappato con tagli
netti e precisi. Anche sotto la mammella sinistra il coltello
penetra in profondit. Poi lassassino torna da Stefano, lo
colpisce con quattro coltellate e si dilegua.
Lopinione pubblica sconvolta da questo nuovo delitto:
chiaro che ci si trova di fronte a un serial killer. Si
incomincia a parlare di mostro. Vincenzo Spalletti,
scagionato dallultimo delitto, viene immediatamente
scarcerato.
19 GIUGNO 1982, BACCAIANO, MONTESPERTOLI
In una piazzola non distante dalla provinciale si da poco
fermata una Seat 147. Antonella Migliorini, diciannove anni,
seduta sul sedile posteriore. Paolo Mainardi, di ventidue,
ancora al posto di guida. Entrambi i ragazzi sono di
Montespertoli. Dalla fitta vegetazione che circonda la
piazzola sbuca lassassino, che incomincia a sparare. Paolo
ferito a una spalla, capisce la situazione e mette in moto
lauto. Ma il panico gli impedisce di tenere in strada la
vettura, che cos finisce con le ruote in un fosso. Lassassino,
allora, spara ancora. Prima contro i fanali dellauto e poi
contro i ragazzi. A questo punto apre lo sportello, prende le
chiavi dal cruscotto e le getta lontano. Qualcuno, dalla
strada, nota la macchina ferma e avverte i carabinieri.
Quando giungono i primi soccorsi, Paolo ancora vivo,
anche se privo di conoscenza. Morir il mattino seguente in
ospedale. Lassassino, questa volta, non riuscito a
concludere il suo lavoro: niente coltellate, niente mutilazioni.
La pistola che ha sparato, per, sempre la stessa.
solo dopo questo delitto che, per una serie di
circostanze, gli inquirenti mettono in relazione gli omicidi
accaduti dal 1974 in poi con il primo, quello del 1968.
Larma che ha ucciso Antonio Lo Bianco e Barbara Locci,
che non era mai stata trovata, viene identificata dai periti
come la stessa che ha sparato in tutti gli altri casi. Dal
momento che Stefano Mele ancora in carcere, si delinea
lipotesi che larma sia rimasta in mano a uno dei suoi
complici nel delitto del 1968 e che proprio dietro questa
persona, quindi, si nasconda il mostro. Vengono riletti gli atti
processuali e i sospetti cadono su Francesco Vinci, gi
indagato nel 1968 ma scagionato dalla confessione di
Stefano Mele. Il 15 agosto, perci, con laccusa pretestuosa,
anche se motivata, di maltrattamenti a danno della moglie,
Vinci viene arrestato. Il mostro, finalmente, sembra essere
stato catturato.
9 SETTEMBRE 1983, VIA DI GIOGOLI, SCANDICCI
Su un furgone Volkswagen riadattato a camper e posteggiato
in uno spiazzo, sono sdraiate due persone, Uwe Jens Rusch e
Wilhelm Friedrich Horst Meyer. Entrambi tedeschi, entrambi
ventiquattrenni ed entrambi maschi. Uwe, per, ha i capelli
biondi molto lunghi e quindi facile che possa essere
scambiato per una ragazza. I colpi perforano la carrozzeria e
vanno tutti a segno. Lassassino sale nellabitacolo del
camper, fruga e si accorge che le sue vittime sono due
uomini. Cos se ne va, senza infierire in alcun modo sui
cadaveri. A terra saranno trovati bossoli calibro 22
Winchester serie H.
Gli inquirenti leggono in questo delitto, anomalo rispetto
ai precedenti, uno stratagemma ordito da parte di presunti
complici per scagionare Francesco Vinci, ancora in carcere.
Cos, dopo aver ulteriormente analizzato il fascicolo
giudiziario del 1968, arrestano il fratello e il cognato di
Stefano Mele, Giovanni Mele e Piero Mucciarini.
29 LUGLIO 1984, BOSCHETTA, VICCHIO DI MUGELLO
Lauto una Fiat Panda chiara. posteggiata in un viottolo a
ridosso di una collina. A bordo, sul sedile posteriore, ci
sono due ragazzi di Vicchio, Pia Rontini, di diciotto anni, e
Claudio Stefanacci, di ventidue. I proiettili, solito calibro
solita marca, raggiungono Pia al volto e a un braccio, e
colpiscono Claudio poco sopra lorecchio e al torace. Poi,
lassassino continua con il coltello, che penetra
ripetutamente nel corpo delle sue vittime. Pia trascinata in
un campo, a una decina di metri dallauto. Questa volta la
mutilazione non si limita al pube. Il coltello strappa via
anche il seno sinistro della ragazza.
Giovanni Mele e Piero Mucciarini vengono rimessi in
libert. Francesco Vinci resta in carcere perch deve
scontare altri reati.
8 SETTEMBRE 1985, SCOPETI, SAN CASCIANO VAL DI PESA
Nadine Mauriot, trentasei anni, francese, e il suo compagno,
Jean Michel Kraveichvili, di venticinque, hanno montato la
tenda accanto allauto, in una radura poco distante dalla
strada, circondata da alberi e cespugli. Sono sdraiati
allinterno e stanno facendo lamore. Lassassino prende
bene la mira e poi spara. Nadine viene colpita per tre volte
alla testa e muore sul colpo. Il ragazzo, spaventato e ferito
solo leggermente, esce di corsa dalla tenda. Ma buio,
inciampa in un cespuglio, cade. Le coltellate lo raggiungono
alla gola e alla schiena. Lassassino lo trascina al riparo,
perch non venga scoperto subito, poi si occupa di Nadine.
La tira fuori dalla tenda, le taglia via il pube e il seno
sinistro e poi rimette il corpo allinterno, cercando di
coprirlo con il sacco a pelo.
Anche questa volta, a sparare stata la medesima pistola.
La notte stessa, a San Piero a Sieve del Mugello, viene
imbucata una busta destinata agli inquirenti. Contiene un
frammento del seno di Nadine. Tutti i sospettati per i
precedenti delitti hanno un alibi.

La storia giudiziaria

A partire dal 1982, gli inquirenti concentrano le loro indagini


sulla cosiddetta pista sarda. Si istituisce per la prima volta
una connessione tra il duplice assassinio di Antonio Lo
Bianco e Barbara Locci e la serie di delitti successivi. Solo
ora, infatti, si rileva che a sparare stata ununica pistola. I
fascicoli del processo a Stefano Mele, che nel frattempo ha
scontato la pena ed tornato in libert, vengono quindi
ripresi in esame, alla ricerca dei complici. Lipotesi che
larma sia rimasta in mano a chi la notte dellomicidio era
insieme a Mele, e che proprio in questa figura si possa
nascondere il mostro. Le ricerche sono tuttaltro che facili e
mettono allo scoperto un mondo fatto di povert e di
desolazione, popolato di emigranti che dalla Sardegna, a
partire dagli anni Cinquanta, sono arrivati in Toscana e
hanno seri problemi di integrazione. Mele, da parte sua,
continua a fornire versioni dei fatti sempre diverse, tirando
in ballo come suoi aiutanti dapprima amanti della moglie
(Salvatore Vinci e il fratello Francesco Vinci), poi il fratello
e il cognato (Giovanni Mele e Piero Mucciarini). Ma ogni
volta gli accusati sono scagionati da nuovi delitti di cui,
essendo in carcere, non possono essere ritenuti colpevoli. Da
ultimo il cerchio si stringe intorno a Salvatore Vinci, gi
sospettato, oltretutto, di avere ucciso la moglie in Sardegna
nel 1960. Il processo a suo carico si riapre ma si conclude
con unassoluzione. Nel 1989 la pista sarda viene
definitivamente abbandonata.

Gi da alcuni anni, per, lattenzione di chi indaga si
spostata altrove. Nel settembre 1985, pochi giorni dopo
lomicidio di Scopeti, i carabinieri di San Casciano
ricevono una lettera anonima che invita a tenere sotto
controllo Pietro Pacciani. A scriverla, come emerger in
seguito, stato un vicino di casa. La segnalazione va a
corroborare una serie di sospetti che gi gli inquirenti
nutrono nei confronti di Pacciani. Che, quando raggiunto
dallavviso di garanzia, il 29 ottobre 1991, si trova gi in
carcere, a scontare una pena di quattro anni e tre mesi per
violenza carnale sulle figlie. La prigione, daltra parte, lha
gi conosciuta. Nel 1951, infatti, quando ha ventisei anni,
sorprende la fidanzata Miranda Bugli mentre fa lamore in un
bosco con Severino Bonini. Nel momento in cui la donna si
denuda il seno sinistro, Pacciani esce dal suo riparo tra gli
alberi e si avventa su Severino, freddandolo con diciannove
coltellate. Poi costringe Miranda a fare lamore con lui
accanto al cadavere dellamante. Nel 1952, la Corte dassise
lo condanna a tredici anni di carcere. Scontata la pena,
Pacciani torna a vivere con la madre, a Vicchio, e lavora
prima come calzolaio poi come manovale. Finch non decide
di fare il contadino. Si sposa con Angiolina Manni, da cui ha
due figlie. Nel 1969 si trasferisce prima a San Casciano
quindi, definitivamente, a Mercatale.
Quando ancora si trova in carcere per la violenza alle
figlie, dunque, si sta gi sospettando di lui. La sua casa viene
perquisita e disseminata di cimici. Quando lui torna a viverci
dopo la scarcerazione, il 6 dicembre 1991, ogni istante della
sua vita viene osservato, ascoltato e opportunamente
registrato.
Nellaprile del 92 viene effettuata una nuova
perquisizione. Per dodici giorni labitazione e lorto di
Pacciani sono letteralmente setacciati dalle forze
dellordine. Si cercano indizi e gli indizi saltano fuori.
Nellorto, incastrato in un paletto di cemento, viene
rinvenuto un proiettile dello stesso tipo di quelli che hanno
ucciso le coppie, un Winchester H calibro 22. La
perquisizione si protrae fino al 10 di maggio. Qualche giorno
dopo, alla caserma di San Casciano, arriva unaltra lettera
anonima. La busta contiene un pezzo di pistola compatibile
con il modello che ha ucciso le coppie, e lindicazione che
larma da cui proviene era nascosta in un barattolo di vetro.
Lasta avvolta in un pezzo di federa utilizzato come
straccio. Laltro frammento di federa si trova in casa di
Pacciani.
Il 13 giugno i carabinieri effettuano una nuova
perquisizione. Tra gli oggetti sequestrati, un album di marca
tedesca e un portasapone di plastica. Dopo un viaggio in
Germania, dalle famiglie di Wilhelm Horst Meyer e Uwe
Rusch, i due ragazzi tedeschi uccisi a Giogoli nel 1983, gli
inquirenti sono in grado di affermare che album e
portasapone appartenevano ai due giovani e quindi
costituiscono nuovi indizi a carico di Pacciani. Intanto,
Pacciani continua a vivere assediato dai cronisti e
sorvegliato dalle forze dellordine. Fino al 16 gennaio 1993,
quando i poliziotti si presentano a casa sua con un ordine di
custodia cautelare.
A deporre per la sua colpevolezza, oltre agli oggetti
ritrovati nelle perquisizioni, allasta di pistola e alle
testimonianze di alcune persone che dicono di averlo scorto
spiarli mentre erano appartati in auto, sono la sua abilit nel
tiro (quando faceva il militare vinse addirittura un premio) e
nelluso del coltello ( un ottimo imbalsamatore); la sua
dimestichezza con i luoghi in cui i delitti sono stati
commessi; il suo voyeurismo e la sua ossessione per il seno
sinistro, testimoniata, tra gli altri, anche dalle figlie.
Il processo a Pacciani inizia a Firenze il 19 aprile 1994.
Si conclude il 1 novembre con la condanna a quattordici
ergastoli. Meno di due anni dopo, il 29 gennaio 1996, viene
fissato il processo di appello. I magistrati riprendono in
considerazione gli indizi a carico di Pacciani, li valutano
deboli e insufficienti a motivare una condanna e
incominciano a propendere per lassoluzione. Poco prima
che il verdetto venga pronunciato, il 12 febbraio, la Squadra
mobile notifica lesistenza di quattro testimoni che affermano
di avere visto Pacciani uccidere i due ragazzi francesi, con
la complicit di Mario Vanni. Vanni, ex postino, amico di
Pacciani, era stato chiamato a deporre in aula al primo
processo. Piuttosto reticente, si era limitato a dire che lui con
Pacciani era andato soltanto a fare delle merende e che di
recente, prima di essere incarcerato, lo stesso Pacciani gli
aveva intimato di tacere, minacciando in caso contrario di
dargli una lezione. Ora, quattro testimoni oculari lo chiamano
in causa a fianco di Pacciani come colpevole di alcuni
omicidi e cos unordinanza di custodia cautelare gli apre le
porte del carcere. La Corte, a questo punto, pretende di
conoscere i nomi dei testimoni, indicati finora con le sole
cifre Alfa, Beta, Gamma, Delta. Solo cos, infatti, potr
acquisire le loro deposizioni. Ma, per non ben chiari motivi
di sicurezza, la procura mantiene il segreto sulla loro identit
e Pacciani viene assolto. Vanni, invece, resta in carcere.
Ma chi sono Alfa, Beta, Gamma e Delta?
Gamma Gabriella Ghiribelli, una prostituta che nel 1985,
la sera del delitto di Scopeti, tornando a casa con il suo
protettore, Norberto Galli (Delta), nota nei pressi della tenda
dei due ragazzi francesi la macchina di Giancarlo Lotti,
amico di Pacciani. Ascoltato dagli inquirenti, Lotti (Beta)
racconta di essersi fermato in quel posto insieme al suo
inseparabile compagno Fernando Pucci (Alfa) perch
doveva fare pip, e l di avere visto Pacciani e Vanni, che lui
conosce entrambi, venirgli incontro e dirgli di andarsene.
Queste testimonianze riaprono le indagini, che porteranno a
un nuovo processo. Pacciani non rientra tra gli imputati,
perch vale ancora per lui il verdetto di assoluzione della
Corte di assise (fino al marzo 96, quando la Corte di
appello deposita il ricorso contro questa sentenza). Udienza
dopo udienza, le deposizioni dei testimoni delineano un
quadro nuovo: Pacciani non ha agito sempre da solo ma
accompagnato da Vanni negli ultimi cinque omicidi e negli
ultimi quattro anche da Lotti, che nel frattempo da testimone
chiave diventato a sua volta imputato. Sono loro i
compagni di merende che girano di notte per le colline a
spiare le coppiette e che, talvolta, si trasformano in
assassini.
I tre, come emerge dagli interrogatori, nel periodo dei
delitti hanno non ben definite relazioni con un certo mago
Indovino, morto di tumore a met degli anni Ottanta. La sua
casa, non lontana dalla scena dei crimini, punto di ritrovo
per la compagnia e spesso vi si svolgono riti satanici e
messe nere. Una nuova interpretazione, quindi, incomincia a
prendere forma, uninterpretazione che innesta i delitti in una
cornice esoterica, leggendoli come macabri rituali magici. Il
24 marzo 1998 la sentenza: per Mario Vanni lergastolo,
Lotti condannato a trentanni di reclusione.
Due giorni prima, il 22 marzo 1998, Pietro Pacciani viene
trovato morto allinterno della sua abitazione, stroncato da
un infarto.
Ma la storia non si ancora conclusa. Nel 2001
riprendono le indagini. Si cerca di ripercorrere proprio la
pista esoterica, rimasta finora sempre sullo sfondo ma gi
individuata come essenziale a met degli anni Ottanta da un
rapporto commissionato dal Sisde e poi misteriosamente
insabbiato. Lipotesi investigativa, ora, si fonda sulla
presunta esistenza di mandanti illustri, che hanno
commissionato a Pacciani, Lotti e Vanni i delitti in cambio di
cifre elevate (in effetti, Pacciani disponeva di somme che
non potevano assolutamente essere giustificate dal suo umile
lavoro). Personaggi, questi, che continuano a rimanere
nellombra grazie al loro potere, al loro denaro. Anche la
morte di Pacciani, in questo quadro, che ha solo la valenza di
unipotesi investigativa, assume un rilievo nuovo: a
ucciderlo non sarebbe stato un infarto naturale, ma la
somministrazione prolungata di un farmaco del tutto
incompatibile con il suo stato di salute e che, alla lunga, si
rivelato fatale. Pacciani, quindi, sarebbe stato assassinato
perch il mistero del mostro morisse con lui.

Analisi psicologica della personalit


A differenza di tutti gli altri casi presentati in questo volume,
che mi hanno visto come parte attiva nella valutazione
psichiatrica dellimputato, in questo non mi stato possibile
esserlo semplicemente perch una perizia, come ho
ricordato, non stata richiesta.
Ma poich non parlerei mai di un caso senza una
conoscenza specifica, necessario che spieghi quale sia
stato il mio coinvolgimento. Ci giustificher anche il
frammenti del titolo.
La procura della Repubblica di Firenze, davanti alla
complessit del caso e alla molteplicit dei delitti, aveva
istituito nel 1984 una Squadra anti-mostro (la Sam), affidata
dal 1986 al dottor Ruggero Perugini, vicequestore della citt.
Pietro Pacciani, a questo punto della vicenda, era solo
sospettato, quindi ancora in libert, pur essendo gi stato in
carcere a lungo per lomicidio di Severino Bonini e, in
seguito, per violenza sessuale sulle figlie.
Proprio il dottor Perugini mi avvicin nel 1992 per
chiedere la mia disponibilit a valutare del materiale in suo
possesso e precisamente: un librettino dattiloscritto intitolato
La passione di Ges, che recava sul verso bianco di
ciascuna pagina dei disegni di Pacciani. A questo si
aggiungevano registrazioni audio gi realizzate e in via di
realizzazione rilevate in casa dellindagato, che, ai tempi
delle indagini, era stata disseminata di microspie. A partire
da questo momento, gli agenti della Squadra anti-mostro
avrebbero selezionato le ore e ore di registrazioni via via
che venivano effettuate, sottoponendo alla mia attenzione
quelle giudicate utili per il mio eventuale lavoro. Inoltre,
avrei potuto analizzare alcune lettere, che Pacciani aveva
scritto prevalentemente ai familiari.
Accettai e venni cos contattato dal dottor Vigna il quale,
oltre a ufficializzare il nostro accordo, mi spieg quale
sarebbe stato il mio compito, un compito preciso: sulla base
del materiale a disposizione, avrei dovuto studiare il
rapporto di Pacciani con la violenza e, in particolare, la
compatibilit della sua personalit con i delitti sui quali si
stava indagando.
La mia mente corse subito alla perizia, che rappresentava
allora, nel codice di procedura penale, lunico strumento atto
a questo scopo; ma non ne feci cenno immaginando che lo
stato delle indagini non fosse ancora ritenuto maturo.
Solitamente, infatti, la perizia viene fatta quando esiste
unimputazione precisa, mentre a questo stadio si trattava
solamente di sospetti (e del resto Pacciani era in libert).
Lincarico era di grande interesse, soprattutto per il
libretto dei disegni, dal momento che lattivit grafica
rappresenta un linguaggio vero e proprio, sia pure non
verbale, che ha il pregio di non sottostare al controllo della
logica razionale e quindi di poter comunicare dati,
informazioni, e soprattutto elementi di valutazione della
personalit del tutto originali rispetto a quelli ricavabili
dallanalisi di interrogatori e di colloqui verbali.
Proprio in considerazione dei miei studi relativi alla
comunicazione non verbale in psichiatria, e in particolare al
linguaggio grafico, il dottor Perugini si era rivolto a me. Su
questo tema avevo scritto un libro dal titolo esplicito, Il
linguaggio grafico della follia (1969), in cui interpretavo le
espressioni grafiche come segni peculiari di disturbi mentali
specifici. In questo studio, proponevo di allegare a ogni
cartella clinica, tutta fondata sul linguaggio verbale, una
cartella grafica. Una modalit di indagine clinica che
avrebbe consentito di capire meglio il malato di mente
ampliando la gamma dei messaggi da decodificare.
Per fare un esempio, noto che lo schizofrenico si avvale
di un linguaggio verbale destrutturato, che ordina le parole, a
prescindere dal loro significato semantico, secondo criteri
che nulla hanno a che fare con la sintassi e con la
grammatica. Il risultato una insalata di parole
difficilmente comprensibile in base alla logica comune.
Ci si chiedeva allora: non varrebbe la pena di raccogliere
e analizzare i disegni di questi pazienti? Forse, nelle loro
espressioni grafiche, potremmo trovare quella coerenza che
invece manca del tutto nella frammentazione del loro
linguaggio verbale.
Che non si trattasse soltanto di un gioco ma di un nuovo
strumento per la comprensione del disagio mentale lo
dimostra lesistenza, nellambito della Organizzazione
psichiatrica mondiale, di una sessione di Psicopatologia
delle comunicazioni non verbali, che ho presieduto per
molti anni.
Gi nel 1929 lo psichiatra svizzero Paneth scriveva che
con il linguaggio grafico il soggetto non pu mentire. E ci
sottolinea la difficolt che sussiste, almeno nel disegno
spontaneo, nel controllare quanto si esprime, a differenza del
linguaggio verbale, in cui la scelta delle parole si riferisce a
un bagaglio di significati comuni.
Inoltre, stata stabilita una correlazione non soltanto tra
diagnosi psichiatriche e stile del disegno, ma anche tra stili e
personalit, non necessariamente malate, come lintroverso,
lestroverso, il narcisista e il violento. Per quanto riguarda la
violenza, in particolare, mentre nel linguaggio parlato si
portati a distinguerla dalla sessualit (o quanto meno pi
facile tenerle distinte), il disegno pu arrivare ad associarle
fino a unidentificazione, per cui il gesto violento diventa il
gesto sessuale.
La ricchezza del linguaggio grafico emersa anche dalla
descrizione dei sogni laddove, seguendo Carl Gustav Jung,
oltre a farne un racconto verbale si invitava il paziente a
disegnarli.
Nel caso specifico di Pacciani, era importante avere a
disposizione sufficienti disegni per la valutazione, ed essere
sicuri che fossero autentici. Ebbi lassicurazione che il
materiale era originale (cosa peraltro accertata dal fatto che i
numerosi commenti che accompagnavano i disegni erano
scritti con una grafia identica a quella riscontrata su
documenti di attribuzione indubbia). In molte pagine, poi,
compariva la firma di Pacciani, esattamente uguale a quella
presente in molti altri scritti di suo pugno, tra cui lettere e
memoriali.

Al momento di presentare le conclusioni del mio lavoro, che
era durato alcuni mesi, la situazione giudiziaria si era
evoluta, rispetto a quando avevo cominciato. Pacciani nel
frattempo era stato incarcerato e dunque cadevano le
giustificazioni e la prudenza che fino ad allora avevano fatto
ritenere inopportuna leventualit della perizia. Perizia che,
nonostante lo stato di detenzione, si decise di non fare. E io
reagii in maniera appassionata. Dissi che mi sarei limitato a
esprimere le mie conclusioni solo verbalmente poich
sarebbero state clinicamente corrette e, quindi, davvero utili
sul piano processuale solo se avessi avuto la possibilit di
includerle in unanalisi diretta di Pacciani e dunque in una
valutazione pi ampia, quale poteva derivare solo dal
permesso di visitarlo o, meglio, dallincarico di effettuare su
di lui la perizia psichiatrica. La relazione orale del mio
lavoro al dottor Perugini dur qualche ora, e non venne mai
trascritta. Non cambiai idea neppure in seguito. Senza la
conoscenza diretta dellautore dei disegni, infatti, il mio
studio sarebbe stato necessariamente parziale e, appunto,
frammentario.
Da questa cronaca sono passati molti anni e lo scenario
totalmente cambiato. Pacciani morto, e il caso non pu pi
riguardarlo. Anzi, permane il dubbio circa gli esiti
processuali: una condanna (in primo grado) e unassoluzione
(in secondo grado). La mancanza di una perizia significa che
non sar mai disponibile una descrizione approfondita della
sua personalit. in tale contesto che anche questi miei
frammenti possono oggi acquistare un significato particolare:
in qualche modo, parlano di lui.

Le registrazioni e le lettere

Riferiamo alcune tematiche comportamentali dominanti,


emerse da questa fonte.
La violenza: ogni espressione di Pacciani richiama alla
violenza, a una violenza incanalata sempre nella sessualit.
Il binomio violenza-sessualit, tipico della psicopatologia,
in Pacciani diventa paradigmatico, un exemplum. Nella sua
storia la violenza non solo quella agita nei confronti delle
figlie, e in particolare della minore, debole mentale, o quella
che esplode nellomicidio delluomo con cui la sua fidanzata
lo ha tradito, ma anche la violenza del linguaggio verbale
restituito dai nastri, in cui lira, il turpiloquio, la minaccia
verbale emergono come parte integrante della comunicazione
con la moglie. Il tutto condito da oscenit e bestemmie. Un
insieme portato allestremo su toni che sembrano da
apocalisse. La moglie compare sempre nella veste della
vittima, di chi ascolta in silenzio, di chi non tenta nemmeno
di difendersi. Come di fronte allo scatenarsi di un uragano,
ormai ha imparato che non pu fare nulla se non aspettare
che il marito esaurisca la sua furia, fino alla prossima volta.
Va aggiunto che, pur in questo scenario da tragedia, le vere
esplosioni dira e quindi la trasformazione in violenza agita
nei confronti della moglie non sono molte.
Il lamento infantile: sembrerebbe un registro a lui
estraneo e invece gli appartiene. Spesso Pacciani regredisce
allinfanzia, con il pianto, con il vittimismo, la denuncia di
soprusi e di ingiustizie. Uno scenario che pu mutare
rapidamente, come in una sequenza teatrale dove la belva
di pocanzi riesce ora a tramutarsi in un pulcino sperduto che
chiede protezione. Pacciani si sente perseguitato non solo
dalla legge, ma anche dalla moglie, e dunque nel privato (in
situazioni in cui certo egli ignorava di essere ascoltato dalle
microspie della polizia). Un vittimismo da bambino, il suo,
che spesso esprime anche per iscritto.
In una lettera alla moglie, che in altre occasioni aveva
definito in ben altro modo, scrive:

Mia cara Angiolina tu lo sai che siamo sempre stati
insieme a lavorare nei campi per tirare avanti questa
disperata famiglia e dopo la scarcerazione non vedevo
lora di ritornare a casa, per poterti abbracciare la quale
siamo tutti e due vecchi e malati e dobbiamo aiutarsi luno
e laltra, ma appena arrivato a casa, sono rimasto deluso e
amareggiato, non ti ho trovato. Ti voluto tanto bene, sono
stato uno che ti salvato la vita quando eri in coma in
ospedale, 5 giorni e 5 notti in coma, e io reggendoti la
mano con lago nella vena senza dormire, ti risvegliasti,
non lo ricordi? Torna amore mio, ti prego in ginocchio o
vedi bisogno di te E al processo mi portasti due rose.
Ricordi io dalla gioia piansi come un bambino, sono
emozioni che si ricordano per tutta la vita Coraggio
amor mio Dio non ci abbandoner e far trionfare la
verit. Amore mio ti ho messo a posto la nostra casetta, il
bagno, larmadio. Le cannelle dellacqua, la lavatrice,
sturato tutti i caminetti delle stufe inoltre lorto. Lho
sistemato tutto e in parte piantato agli, fragole Aspetto te
che mi reggi la scala, anchio sono vecchio ma il cuore
non invecchia mai e la sera staremo fuori davanti al
tabernacolo a dire il rosario, davanti alla Madonnina
vicino alla porta di casa e poi a letto ti dar tanti tanti
bacini e ti voglio tanto bene. Torna amore mio

La religiosit: una apparente contraddizione riguarda
proprio il suo rapporto con Dio. Certo, le bestemmie toscane
sono imbattibili persino dai marinai liguri, diceva un buon
toscano come Curzio Malaparte in Maledetti toscani, ma
credo sia difficile superare quelle che io ho sentito,
registrate, uscire dalla bocca di Pacciani. Eppure,
immediatamente dopo aver scagliato contro il Padreterno e
la Madonna gli insulti pi distruttivi che si possano
immaginare, sa esprimere parole apparentemente molto
devote. Ne prendiamo ancora qualche esempio dalle lettere:

Lunica speranza mia era la forza divina del buon Dio, che
come il buon Ges, condannarono innocente, senza aver
fatto questo male e senza una briciola di prove e per
questo ogni giorno mi inginocchio dicendo il S. Rosario e
ringraziando il buon Ges, di fare scoprire la verit, che
lui sa tutto e ci vede tutti

In unaltra lettera:

Questa la sincera verit, lo scritto in tutti i memoriali,
giurata sulla tomba dei miei genitori, la quale la cosa pi
sacra al mondo di ognuno di noi e sulla croce del nostro
divino Ges

Risalta in maniera evidente, insomma, anche sotto questa
dimensione, una doppia personalit che recita lesistenza
alternandosi tra registri opposti. Senza alcun tentennamento,
appunto, senza mezze misure, come si trattasse di Dio e di
Mammona che subentrano luno allaltro in uno stesso corpo.
Ma anche di un uomo follemente innamorato di una vecchia
moglie che poi seppellisce di male parole, di botte e di
violenze sessuali.

Il linguaggio grafico

Prima di entrare nel vivo della nostra analisi, dobbiamo


accennare al librettino dattiloscritto su cui Pacciani ha
eseguito i propri disegni. Pur trattandosi di un testo di
meditazione e di preghiera, piuttosto inquietante, tanto da
far pensare che come supporto non sia ininfluente sulla
produzione grafica. Probabilmente, viene distribuito in
carcere ai detenuti dalle religiose o dai cappellani. Il tema
centrale la passione, la condizione di sofferenza e di morte
del figlio di Dio, e quindi tocca nel profondo chi vive
lincarcerazione come punizione, durissima e quasi sempre
ingiusta. Per definizione, il detenuto si ritiene una vittima. La
sua vita un calvario che prelude a un futuro riscatto, alla
resurrezione. Quale miglior alleato, dunque, del Cristo
della Passione?
Ma bene riportare alcuni passi che meglio di ogni
descrizione immettono nel clima di questo libro.

LA PELLE
STRAPPATA CON VIOLENTA E GETTATA LONTANO
LASCI LA CARNE NUDA,
che ben presto si copr di solchi e di ferite profonde,
da cui fuoriusciva sangue abbondante,
che rigando il mio corpo
in lenti ruscelli scendeva fino a terra
dove aveva presto formato una pozza assai larga.

Lio narrante ovviamente Cristo stesso. Il testo in versi
alterna retoricamente caratteri maiuscoli e minuscoli per
mettere in risalto le frasi macabre, che indulgono a una certa
perversione.

IL SANGUE CONTINUAVA A COLARMI,
e in molti luoghi mi si formarono delle vesciche
ripiene di acqua e di siero.
Ma il pensiero che il feroce tormento
della FLAGELLAZIONE
era terminato mi dava forza
e sosteneva il mio animo nel deliquio.

POI FU LA VOLTA
DELLINCORONAZIONE DI SPINE!
OH QUELLE SPINE
COME CERCAVANO LA MIA CARNE,
COME SI AFFONDAVANO SULLE TEMPIE
PRESSO GLI OCCHI, SULLA NUCA
A BERE IL POCO SANGUE CHE MI ERA RIMASTO,
A CREARE NUOVE FERITE
SULLE PARTI DEL MIO CORPO RIMASTE INTATTE
SOTTO LA FLAGELLAZIONE.
QUALI SPASIMI PER LA MIA POVERA TESTA
Gi martoriata dai numerosi colpi
Ricevuti nella notte.
MILLE AGHI ACUTISSIMI
SPROFONDAVANO NELLA CUTE DEL CAPO,
E RASCHIAVANO SUL MIO CRANIO
PROVOCANDOMI DOLORI DI MORTE!

La narrazione ha come filo conduttore il Venerd santo, qui
raccontato dallo stesso condannato.

ECCOCI AL GOLGOTA!!!
OH, GERUSALEMME, COME TI VIDI
Deserta dei tuoi abitanti atterriti,
sconvolti in preda di disperazione
sotto il lungo assedio romano!
VIDI LE MAMME CHE MANGIAVANO I FIGLI
che erano loro morti in grembo,
rese feroci dalla fame, dalla sete,
dalla follia pi acuta.

FUI SPOGLIATO DELLE VESTI []
LE FERITE GI CHIUSE SI RIAPERSERO []
SANGUE E SIERO PRESERO A COLARE.

Confesso di avere letto raramente qualcosa di pi estremo
e di pi spettacolare sulla violenza.
Il libretto scritto da padre Sergio M., che si firma con
questa qualifica: Custode ed estensore della parola di Dio:
della grande rivelazione dei tempi ultimi, conclusivi del
peccato e del dolore. Delle cinquantotto pagine di cui
costituito il testo, quarantanove ospitano sul retro disegni di
Pacciani, a cominciare da pagina nove. Ogni tavola contiene
di regola pi figure a lapis, in bianco e nero, e quindi le
immagini sono circa un centinaio: una quantit certamente
sufficiente per unanalisi linguistica. Va notata una buona
capacit espressiva e sempre di tipo figurativo.
Anche in questo caso, riportiamo frammenti di
conclusioni.

Il contenuto erotico violento. interessante notare come
Pacciani affianchi ai brani del testo che indugiano
morbosamente sulla Passione figure di chiaro contenuto
sessuale. Guardiamo la tavola 1. Non si tratta certo di
rappresentazioni pornografiche, in grado cio di stimolare un
desiderio erotico, bens esprimono solo violenza,
terrorizzano. Manca ogni intimit, come testimonia il fatto
che lo sguardo della donna non mai rivolto a quanto
accade. La sessualit non implica relazione, partecipazione,
ma qualcosa di impositivo, che si pu solo subire. Nel
primo disegno, addirittura, la congiunzione avviene con un
salto. La mancanza di intimit sottolineata, nellultimo
disegno, anche dal fatto che i protagonisti sono tre. Come se
si accennasse a una violenza sessuale consumata in gruppo.
La sessualit coniugata sempre con la morte. La tavola
2 un vero racconto. Come si vede, un signore seduto
vestito su una poltrona. elegante, in giacca e cravatta, e ha
un sorriso perverso, illuminato dalle parole che rivolge a una
donna enorme, nuda, a parte le scarpe con i tacchi, e con un
espressione di terrore. Non guarda in faccia luomo mentre
gli accarezza il volto. Il disegno porta un titolo eloquente:
Eva e Adamo. Lo sguardo nel vuto [vuoto]. Questo errore
di ortografia, in s banale, pu essere un segnale dello stato
di eccitazione in cui viene realizzata questopera.
Analogamente per ho, nella didascalia, al posto di oh.
In ogni caso va sottolineato il binomio: se Vieni rimanda a
un contesto sessuale, Ho ti strozzo fa invece chiaro
riferimento a un contesto criminale. Daltra parte, se si
volesse richiamare lamore ordinario, luomo sarebbe nudo,
come nella figura precedente. Insomma, questa scena svela il
desiderio di uccidere una donna nuda come condizione di
piacere. Nella pagina del dattiloscritto a fianco sta scritto:

MARIA CROCIFISSA
DAI VOSTRI ORRENDI ERRORI.
Quindi, con rassegnazione, accogliete quanto il Mio amore
e la Mia giustizia hanno disposto per Voi.

Rappresentazioni della perversione erotica. Nella tavola 3
se ne ha un esempio illuminante. Un gorilla sta defecando e
contemporaneamente sta eiaculando in erezione. Accanto,
una donna in minigonna con fucile, Donna a caccia di
uccelli e brava. Sotto il gorilla, San Gabriele arcangelo.
Il messaggio molteplice e non pu non far pensare a una
grande perversione. Un esempio di sessualit ordinaria come
pu essere leiaculazione viene esteso, e deviato, nella
defecazione. Un altro legame perverso viene stabilito tra
una forma volgare di rappresentare la sessualit il gorilla
con il religioso larcangelo Gabriele. Ad aumentare
laspetto della violenza, lo scontro tra i cervi e la donna in
minigonna con il fucile. Fa inoltre la sua prima apparizione
lautomobile, uno dei protagonisti delle scene dei delitti. Il
connubio sessualit-volgarit-violenza-sacro riemerge
evidente nella tavola 4, dove una donna enorme scureggia
e sfonda la terra. Le poggia, sul seno nudo, un crocifisso.
Lamore tra uomo e animali. frequente la rappresentazione
di animali, soprattutto nel mondo contadino. Non pu tuttavia
sfuggire in questo quadro elegiaco un contenuto sessuale
evidente. Nella tavola 5, nel disegno intitolato Amor
fraterno: luomo e la bestia, si vede un asino (o un cervo,
come recita la didascalia?) che bacia in bocca un uomo. Ci
che colpisce lassimilazione del volto umano del
cacciatore a quello dellanimale. Hanno lo stesso pelo, le
stesse pieghe cutanee, lo stesso sguardo. Come se ci
trovassimo in mezzo a una metamorfosi, in cui luomo si
trasforma in bestia. La stessa confusione ricompare nella
tavola 6. Svaniscono progressivamente le distinzioni uomo-
animale: il gallo vestito da uomo; lochetta, identificata con
la donna, sembra quasi portare un abito monacale. Nella
parte bassa della pagina, infine, le galline con il commento:
La gallina senza mutande. Se ti prendo, lo senti.
Lidentificazione uomo-animale invia un messaggio di
acquisizione di istintualit e di perdita di razionalit. In
fondo, sembra voler dire Pacciani, la relazione sessuale tra
gli uomini non niente di molto diverso dalla monta di un
gallo su una gallina.
Le armi. Dai disegni che dedica alle armi, come quelli
della tavola 7, si deduce che Pacciani ne abbia una qualche
esperienza personale: non fa riferimento soltanto a fucili o ad
armi pesanti da guerra, come i carri armati, ma anche alla
pistola, che descrive con grande precisione. La cura dei
particolari, infatti, pressoch perfetta. Anche laddove si
ipotizzi che abbia copiato, la riproduzione dei dettagli
indice di un forte interessamento nonch di buona
conoscenza. Nella pagina a fianco sta scritto: Per un
momento le forze dellinferno avranno il sopravvento sul
Cristo. Lassociazione tra le armi da fuoco e il pene un
classico della simbologia. Nei disegni di Pacciani, ci
evidentissimo. Raffigurano tutte armi a canna, e indicano
bene le pallottole, che escono come una sorta di sperma
letale.
Laquila e lautomobile. Laquila, ritratta sei volte,
costituisce un chiaro simbolo di potenza e di aggressivit.
Due esempi suggestivi a questo proposito sono quelli della
tavola 8, dove addirittura compare anche la vittima,
lagnello, pronto a essere divorato con grande spargimento
di sangue. Ma se nei tratti dellautore laquila ha una
notevole forza rapace, la rappresentazione dellagnello
molto povera. E ci indice, ancora una volta, del fatto che
Pacciani compie una proiezione di s su soggetti che
esprimono forza e potenza. Se linsistenza sulla
rappresentazione dellaquila pu suggerire una sua
identificazione con il rapace, logico che talora laquila
possa anche assumere il significato di animale buono,
quasi a voler dare una connotazione positiva alla propria
violenza. (Non a caso, qualche volta disegna unaquila
parlando di colombe.) Lo conferma unaltra aquila (tavola
9), espressa nuovamente con grandissima efficacia, in
connessione a una stella a otto punte, che Pacciani definisce
la luce di Dio, e lautomobile potente, che egli chiama la
belva del duemila. La correlazione tra macchina, azione da
belva e quindi omicidio non casuale. La si ritrova anche
nella tavola 10, in cui campeggia una Lancia Tema 3200,
definita questa volta la belva volante. Lautomobile,
insomma, come abbiamo visto, un personaggio
importante, e infatti ricorre spesso. E non si tratta di una
banalit se analizzata alla luce dei delitti commessi, la cui
dinamica lascia presumere che lomicida assistesse alla
relazione sessuale di coppie appartate in macchina nella
campagna toscana.

Psicodinamica dei delitti

Occorre accontentarci, anche per questo paragrafo, di


frammenti. Possiamo cos riassumere gli ingredienti che
compongono lipotesi di un Pacciani alla ricerca di
esperienze sessuali che si risolvono nel sangue.
Il voyeurismo. una partecipazione indiretta allevento
erotico, come illustra la figura in cui luomo vestito e la
donna invece nuda, pronta per lamore. Questo dato ha un
sostegno forte nellesperienza passata di Pacciani. Nel 1951,
a ventisei anni, coglie in flagrante la fidanzata mentre fa
lamore con un altro e ammazza il rivale. Da spettatore, cos,
diventa anche lui protagonista della scena. La ricerca di
coppie che fanno lamore avrebbe proprio questo scopo:
quello di rivivere lesperienza in cui la sua donna lo ha
tradito. possibile che quella situazione di dolore
insopportabile, che lo spinge a uccidere, sia stata
incorporata come positiva e che egli abbia addirittura
provato piacere nelleliminare il predatore. Cos descrive
levento in una pagina autobiografica:

Pacciani Pietro nato a Vecchio Mugi il 7/1/1925,
professione contadino presso il Signor Rigacci Giuseppe.
Il 13 Aprile del 1951 trovai Miranda Bugli in fragrante
[sic] adulterio col cenciaiolo Bonini Severino in Frazione
Tassinaia di Villore. Ci dovevamo sposare, la quale erano
due anni che eravamo fidanzati. Appena la vidi fra le
braccia di questo rimasi innibito [sic] perch gli volevo
bene. Ero molto geloso. Lei mi url picchialo mi ha
preso con forza e io non volevo. Allora io andai incontro
per tirarli due pugni, ma lui era pi forte di me, mi prese
per il collo serrandomelo nel braccio, la quale non
respiravo pi. Per liberarmi avevo un piccolo coltello. Lo
colpii in una tempia e successe il fatto. Si fu arrestati
entrambi e dopo 13 anni fui graziato e tornai a casa nel
1964 con mia madre.

Lepisodio ha unimportanza enorme nella vita di Pacciani
e potrebbe aver lasciato un segno indelebile nel suo
inconscio. Gli omicidi potrebbero essere una ripetizione di
quella scena primaria, con la variante che le vittime ora
sono due, una coppia. come se Pacciani volesse includere
nella sua rabbia anche la fidanzata, di cui probabilmente, in
seguito al delitto del 1951, ha colto la colpa e anche labilit
di scagionarsi accusando lamante. come se a ogni nuovo
omicidio quella scena venisse ricostruita, con la differenza
che ora la vittima pu davvero farsi giustizia intervenendo
e ammazzandoli entrambi.

Limmaturit mentale. Pacciani, pur risultando persona
intelligente con capacit che rivela anche nella scrittura e nel
disegno, contraddistinto da una sorta di infantilismo che lo
porta alla dipendenza, alla regressione. un fidanzato
gelosissimo, ha espressioni di violenza inaudita ma dimostra
anche un grande istinto protettivo. Allo stesso tempo, suscita
spesso il bisogno di protezione negli altri, e nelle donne
listinto materno. Prima fra tutte la moglie, che alla fine
ritorner con lui e lo accudir, sopportando il continuo
alternarsi di violenze e di lamenti infantili. Ma anche la
suora che lo visitava in carcere, suor Elisabetta, che ha preso
le sue difese e non lo avrebbe abbandonato neppure di fronte
allevidenza. Come una madre che nega sempre il male di un
figlio. Insomma, c un Pacciani bambino che sa recitare
questa parte durante le udienze, raccontando episodi in cui
tende non solo a dimostrare di non aver commesso i delitti,
ma di essere perfetto, un santo, limmagine stessa della
bont, di un cristiano che vive seguendo i dettami della
religione. Limmaturit della personalit indicativa anche
della sua immaturit sessuale, ferma a espressioni sadico-
anali che certo i disegni hanno ampiamente richiamato.
Lattenzione nei confronti delle feci ne una simbolizzazione
classica.
Uninterpretazione possibile degli omicidi risalirebbe
proprio a unelaborazione deviata e perversa del grande
trauma della sua vita. Si potrebbe ipotizzare che Pacciani
riviva lepisodio del tradimento attraverso la ripetizione di
gesti che si risolvono in una tragica sequenza di delitti. Come
se riuscisse a vincere langoscia del tradimento attraverso la
violenza: una violenza liturgica, espiativa, che libera lansia
ma non le impedisce di ripartire e di accumularsi fino a
richiedere una nuova terapia. Una sorta di coazione a
ripetere.

La morte. Pacciani associa la sessualit alla violenza
inflittagli dal tradimento e alla sofferenza della pena che ha
dovuto scontare dopo lomicidio. Lega il sesso alluccidere.
Un binomio frequente, cui si ispira spesso la letteratura nera.
Lomicidio, del resto, pu anche essere visto come controllo
massimo e totale di una persona su unaltra, e sempre nei
serial killer si evidenzia un intento sessuale che raggiunge
lacme nel momento in cui uccidono. Il voyeurismo passivo
per Pacciani solo lanticipazione del piacere vero, che viene
raggiunto nel momento in cui, eccitato dalla scena che
osserva, entra nel teatro e uccide. Insomma, la scena subita
viene da lui trasformata nella scena del piacere. I serial
killer vivono la morte come un corrispettivo dellorgasmo
sessuale: una liturgia, proprio perch fondata sul simbolismo
e non sul consumo diretto delloggetto e della relazione
sessuale. Dopo la morte, la vittima subisce una
manipolazione che sessuale anche se filtrata dalla ritualit
e dalla simbologia. Nella serie di delitti del mostro di
Firenze, ci sono amputazioni di seni e asportazioni di
triangoli pubici. Del resto, noto che il simbolo mantiene il
contenuto di ci che rappresenta privandolo per del calore
dellemozione.

Il bisogno di potere. La sessualit diventa il terreno su cui
compensare una debolezza del proprio Io sconfitto pi e pi
volte. La violenza diviene una modalit per eroicizzare la
propria mancanza di senso. Il comportamento prevede allora
gesti di affermazione violenta e identificazioni in un Dio che
protegge e che diventa alleato delle proprie sconfitte o ferite
narcisistiche. Un Dio amato ma anche odiato, dal momento in
cui la sua intercessione rappresenta anche una conferma
della propria povert e del proprio fallimento agli occhi
del mondo. Nella personalit di Pacciani chiara la tendenza
a compensare carenze affettive attraverso la violenza
omicida, che si esprime e si afferma come culmine di una
scena erotica perversa.

Da questi elementi certamente possibile concludere che
la personalit di Pietro Pacciani compatibile con il
comportamento del serial killer di Firenze.
Questo stato quanto ho comunicato agli investigatori e al
procuratore di Firenze, il dottor Vigna.
Se fossi andato oltre, sarei entrato nel campo delle ipotesi
gratuite, che si possono esprimere ma che, per essere provate
o sostenute in maniera pi consistente, avrebbero avuto
bisogno del supporto di una perizia psichiatrica, che in
questo caso non stata permessa.
Si tratta di una personalit violenta, fondata su un trauma
sessuale, quello del tradimento, che ha generato un bisogno
liturgico di sanarlo ripetutamente, per imporgli una soluzione
alternativa a quella subita.
La vita di Pacciani diventa un teatro di violenza sessuale
allestito per potersi affermare. Violenze esercitate sulle
figlie, che possiede, sulla moglie, che sottomette, e su
chiunque faccia lamore, che egli punisce quasi per riparare
a un tradimento che non stato mai sanato e la cui
rievocazione si trasforma ora in piacere.
Del resto, nei confronti di quel tradimento Pacciani rimane
ambiguo. Ne attratto, ma sa anche che stato lepisodio
che ha rovinato la sua vita e i suoi sogni giovanili.
In questa chiave si potrebbero raccontare, seppure
frammentariamente, gli omicidi attribuiti al mostro: resta
certo che, dai dati che ho personalmente controllati e dalle
tracce di personalit raccolte, nulla esclude il suo
coinvolgimento nei terribili fatti di Firenze.

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