Franois Rastier
A
seguito della pubblicazione in Italia del libro di Em-
manuel Faye Heidegger, lintroduzione del nazismo nel-
la filosofia (a cura di Livia Profeti, LAsino doro, pp.
502, 30), Gianni Vattimo ha dapprima manifestato
il suo sdegno in unintervista online del 26 maggio su Lette-
ra 43 intitolata Heidegger maestro nazista, quindi il 2 giugno
ha scritto sulla Stampa larticolo Ma Heidegger non era raz-
zista.
Che Heidegger fosse nazista un fatto storico largamente
accertato da molto tempo, ma il lavoro di Faye non si limita
a riproporre leterno ritorno di questa certezza, bens di-
mostra in particolare alla luce dei corsi tenuti tra il 1933
e il 1935, di altri scritti successivi che giustificano
lannientamento totale e plaudono alla motorizzazione
Le mani sporche di Heidegger
gross irren: Chi pensa in grande, deve per forza anche errare
in grande, ossia la frase con cui Heidegger elogi la propria
grandezza ponendosi al di l del bene e del male.
S
e il coinvolgimento di Heidegger nel III Reich veniva
in passato minimizzato e considerato temporaneo,
Vattimo ora lo accetta magnificamente e difende
lintellettuale engag. La tesi lascia perplessi: un
impegno politico sarebbe quindi indipendente da qualsiasi
considerazione etica? unaltra storia, elude, sapendo che
letica assente nellopera di Heidegger. Tuttavia si ricono-
sce qui un discreto elogio della Volont in s e per s, tema
eroico di Nietzsche diventato tipicamente totalitario dopo
Mussolini. E nel riconoscere a Heidegger il merito di essersi
sporcato le mani alludendo a Sartre, il filosofo del pensie-
ro debole mette sullo stesso piano i due tipi di impegno poli-
tico. Quindi, sulla difensiva, attacca la memoria di due intel-
lettuali ebrei antifascisti: Marc Bloch ed Ernst Cassirer.
Dapprima Vattimo fa di Marc Bloch, eroe della Resistenza,
un ammiratore di Stalin. Eppure molto noto che Bloch, tor-
turato dalla Gestapo e poi fucilato, non era comunista, e che
nemmeno il suo movimento, Franc-Tireur, lo era. Ma perch
mai levocazione di uno stalinista immaginario discolpereb-
be un nazista autentico? Poi insinua che Cassirer poteva per-
mettersi il lusso di essere razionalista, perch membro di un
ricca famiglia borghese: Il filosofo Ernst Cassirer no, lui era
un illuminista, ma poteva permetterselo: era un ricco am-
Le mani sporche di Heidegger
E
bbene, non si tratta in alcun modo di aprire una tar-
diva Norimberga filosofica, ma di sapere come legge-
re Heidegger, e in quale corpus. Uno sforzo di com-
prensione che trae vantaggio dalle risorse
dellermeneutica filologica (o materiale nei termini di
Schleieirmacher e di Szondi), e ha rinnovato gli studi hei-
deggeriani. Pi in generale, le reazioni contro il libro di Faye
segnano una tendenza: si passa gradualmente dal discono-
scimento del nazismo di Heidegger alla sua giustificazione. E
negli ambienti meno accademici e pi nettamente politici si
passati dal negazionismo a ci che io chiamo affermazio-
nismo. Il nazismo avrebbe avuto i suoi meriti: il tema
dellautoaffermazione (Selbstbehauptung), che anima il Di-
scorso del rettorato, resta invidiabile.
Resta nondimeno, per un intellettuale di sinistra come
Vattimo, la questione imbarazzante del razzismo. Per cui
egli riconosce che s, Heidegger era un nazista ma non era
razzista, e quindi neanche la sua filosofia lo era. Ma allora
come si dovrebbe considerare, oltre alle lettere, ai discorsi
e alle misure antisemite adottate, la sua rivendicazione di
un Rassegedanke, di un pensiero della razza che si propone
loltrepassamento delle persecuzioni ordinarie per fonda-
re la filosofia stessa nella visione del mondo del popolo te-
desco?
Riconoscere la debolezza delle argomentazioni del pen-
siero debole non uningiuria. Ripresa eufemistica dellAb-
bau, della distruzione heideggeriana, la decostruzione si
Le mani sporche di Heidegger
Fausto Curi
Comprensione e scelta
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