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CHE COSA SONO LA LINGUISTICA E LA FILOLOGIA

ROMANZA

COSA SIGNIFICA IL TERMINE ROMANZO?


La filologia e la linguistica romanza studiano tutte le lingue derivate dal latino. Infatti, laggettivo
romanzo indica ci che una continuazione del latino, la lingua parlata anticamente a Roma.
Questi idiomi erano detti volgari ovvero lingue parlate dal popolo, contrapposti al latino che
apparteneva alle persone colte. Dal latino si sono formate lingue letterarie che sono state
riconosciute in et moderne come lingue ufficiali. Ma precisiamo che il dominio romanzo (o
Romnia, cio linsieme delle variet linguistiche derivate dal latino) non si pu circoscrivere alle
lingue ufficialmente riconosciute: comprende anche tanti idiomi antichi e moderni.
LINGUISTICA
La linguistica la disciplina che studia il linguaggio umano nella sua manifestazione primaria che
quella orale. Oggetto di studio della linguistica romanza il complesso degli idiomi romanzi. Essa
non si occupa solo di lingue vive cos come si parlano e si scrivono oggi ma anche del loro sviluppo
storico.

FILOLOGIA
Il termine filologia deriva dal greco e vuol dire amore per la parola. Ma il significato attuale indica
generalmente la somma di due discipline, la linguistica e la letteratura, e la loro zona di
sovrapposizione che lo studio linguistico dei documenti letterari e non letterari. La filologia
romanza si occupa quindi della genesi delle lingue e dei dialetti romanzi in particolare nella loro
fase medievale, attraverso lanalisi di testi letterari e pratici.

QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA IL PUNTO DI VISTA DELLA FILOLOGIA E


QUELLO DELLA LINGUISTICA?
Per chiarire questa differenza prendiamo un esempio che si serve a fare una prima prova di analisi
di un testo antico. Il testo in questione uno dei pi antichi scritti in volgare in Italia ed costituito
da una formula contenuta in un documento latino del 960, il cosiddetto Placito campano (o
capuano):

Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.

Questa breve frase si trova in un placito (che significa sentenza scritta) che mira a risolvere una
controversia relativa al possesso di alcune terre vicino a Capua. Davanti a questo testo ci poniamo
degli interrogativi: che lingua di preciso? Perch questa parte in volgare? Che valore hanno le
due grafie qu e k? La risposta alla prima domanda che si tratta di dialetto campano antico. Quella
alla seconda che il notaio elabora una formula di deposizione per persone illiteratae, cio ignare al
latino. Quella alla terza che le due grafie hanno lo stesso valore, ossia di velare /k/. Queste
questioni competono alla filologia. Per non si potrebbe emettere tuttavia nessun giudizio di
carattere filologico se non basandosi su conoscenze di linguistica: quindi ne consegue che non c
filologia senza linguistica. Per concludere potremmo sintetizzare la differenza tra linguistica e
filologia in questo modo: la linguistica una scienza volta a stabilire regolarit, quindi regole; la
filologia mira ad indagare dei fenomeni singoli, in ogni loro aspetto.
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Capitolo 1. IL DOMINIO ROMANZO

1) Le lingue della penisola iberica


Portoghese, galego, spagnolo e catalano hanno una storia in parte simile. Per allestremo nord,
nellarea dei Pirenei, il basco che non una lingua n romanza n indoeuropea, rappresenta la
continuazione di una delle lingue parlate nella penisola iberica prima della conquista romana. Il
punto di partenza per capire lo sviluppo delle lingue ibero-romanze la conquista araba avvenuta
tra il 711 e il 720. In questo periodo il latino si era gi trasformato in romanzo e sia a nord sia a sud
della penisola si parlavano diverse variet. Dopo linvasione la penisola si divise in un piccolo nord
cristiano, e un grande centro-sud arabo. Dal punto di vista linguistico nord e centrosud rimasero
romanzi, a parte la presenza considerevole presenza araba nel sud. Dal punto di vista politico, si
formarono a nord in una fascia ristretta stati cristiani mentre a sud si formarono stati arabi. I
cristiani col tempo iniziarono la reconquista come sappiamo finita nel 1492. Gli stati cristiani erano:
-il regno di Len;
-il regno di Navarra;
-il regno di Aragona;
-la contea di Barcellona.
Dal regno di Len intorno al 1093 si stacca la contea che diventer poi regno di Portogallo. Dal
punto di vista linguistico, cerano i seguenti gruppi linguistici:
-il galego-portoghese, nella parte occidentale del regno di Len; quando si formo la contea di
Portogallo il territorio linguistico galego-portoghese si divise in due: il nord galego era unito a Len
e quindi alla Spagna, e il centrosud assunse come lingua ufficiale il portoghese;
-lasturo-leonese, nella parte centrale del regno di Len;
-il castigliano, nel regno di Castiglia;
-laragonese, nei regni di Navarra e Aragona;
-il catalano nella contea di Barcellona.
Nel sud, occupato dagli arabi, la lingua ufficiale era larabo ma la popolazione locale romanza
parlava dei dialetti spagnoli che dai filologi moderni viene denominato mozarabici (da mozarabo
ovvero suddito degli arabi). Con il processo di reconquista si ebbe la ripopolazione del centro e
del sud iberico da parte degli stati cristiani del nord. Parallelamente, ci fu lespansione verso sud
delle variet romanze del nord: queste lingue sostituirono larabo ed eliminarono per anche i
dialetti mozarabici. Le lingue del nord per non presero ugualmente parte alla riconquista
linguistica: le lingue che predominarono furono ad occidente il portoghese, al centro il castigliano e
ad oriente il catalano. A partire dal 500 il castigliano cominci ad essere chiamato anche spagnolo.
Osservando la carta linguistica della penisola i 5 gruppi linguistici adesso sono distribuiti in modo
diverso: ora il portoghese occupa tutta la parte centro-meridionale della fascia occidentale della
penisola ed lingua ufficiale del Portogallo; il castigliano occupa tutta la parte centrale e
meridionale della penisola ed lingua ufficiale della Spagna (assieme a galego e catalano nelle
rispettive regioni autonome).

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1.1) Il portoghese
Il portoghese era anticamente parlato nelle regioni a nord ovest del paese che si trovano a contatto
con la Galizia spagnola. Nel medioevo il portoghese e il galego costituivano due varianti della
stessa koin linguistica (da koin, termine greco che significa lingua comune) detta galego-
portoghese: una lingua che stata veicolo di espressione di tutta la lirica trobadorica iberica nel
300-400. Dopo la separazione del Portogallo da Len le due lingue per hanno avuto uno sviluppo
autonomo. Il portoghese oltre essere lingua ufficiale del Portogallo anche quella del Brasile.
1.2) Il galego
Il galego formava col portoghese dunque un blocco. Fu adottato inizialmente come lingua della
poesia lirica anche in Castiglia in particolare alla corte di Alfonso X il saggio. Il galego ha
continuato la sua vita fino alla fine del medioevo quando fu ridotto solo ad un semplice
raggruppamento di dialetti parlati. Ma nel 1981 ha acquistato il rango di lingua ufficiale, regolata e
normata grazie alla Legge di normalizzazione linguistica.

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Capitolo 2. Il paradigma classico

1) IL PENSIERO LINGUISTICO CLASSICO


Il pensiero che allorigine della tradizione culturale occidentale culmina in Aristotele. Anche nel
campo grammaticale egli lascia la sua impronta: il suo esame allo stesso tempo linguistico e
logico. Infatti, quando raggruppa le categorie come il nome, il verbo e le congiunzioni o la
bipartizione soggetto/predicato, esamina sia come si presenta la lingua ma anche come questa
esprime quelle che per lui sono le operazioni del pensiero umano. Questa fusione di linguistica e
logica resta un tratto costante del pensiero classico e prosegue nei secoli III e II a.C. con gli
Alessandrini.
Gli Alessandrini riprendono questo genere di analisi applicandola ai testi letterari della grande
tradizione greca, Omero innanzitutto: nasce cos la filologia, in cui lo studio della lingua e quello
della letteratura si incontrano. Sempre ad Alessandria si sviluppa la grammatica, studiata ormai
come vera e propria techne (cio arte). Lingua e logica restarono unite finch secoli dopo Leibniz
riedific la logica sotto forma matematica (logica simbolica). A questo punto chi studiava le lingue
naturali veniva liberato dallonere di cercare come venissero rappresentate le operazioni del
pensiero.
Ma comunque, lo studio formale delle lingue non finisce ed oramai era diventato inevitabile porsi
delle domande: quante erano le lingue del mondo? Solo nel 500 abbiamo degli elenchi nei quali
furono riunite con qualche ingenuit le lingue nominate nella Bibbia, quelle antiche e quelle
moderne. Lo stesso Leibniz raccolse dati sulla variet linguistica e prov a riunire le lingue note in
base alle loro somiglianze, organizzandole in famiglie genetiche. In questo modo si inaugurava un
nuovo modo di studiarle, un modo pi empirico.
Ma giusto parlare di lingua o lingue? Il pensiero classico greco e poi latino aveva evitato il
problema della variet delle lingue naturali. Il pensiero greco aveva un carattere strettamente
ellenocentrico, cio concentrato quasi esclusivamente sulla propria cultura e mostrava scarso
interesse per i popoli vicini. La loro riflessione linguistica fu basata, cos, solo sul greco. Si sa che i
Greci chiamavano gli stranieri barbari e le lingue dei barbari non erano ritenute degne di
considerazione. Quando i Romani adattarono le grammatiche greche al latino finirono per
minimizzare le differenze tra le due lingue: le obiettive somiglianze tra greco e latino, che hanno
una origine comune indoeuropea, favorivano questa operazione. Il risultato era quello di rafforzare
la convinzione delluniversalit delle categorie grammaticali individuate per la prima volta nel
greco. La scuola italiana debitrice del pensiero greco perch, infatti, lo studio della lingua fondato
sullanalisi delle categorie morfologiche (analisi grammaticale) e di quelle funzionali (analisi
logica), di origine greca.
Ci si pu chiedere se i Greci e i loro successori avessero notato quel fenomeno che il
cambiamento linguistico. Ricordiamo che la scuola alessandrina si era dedicata soprattutto allo
studio delle grandi opere letterarie e in particolare di Omero. In questa prospettiva la lingua scritta
era giudicata superiore a quella parlata e il cambiamento linguistico veniva giudicato come una
deviazione dalla primitiva correttezza della lingua originaria, come una corruzione. La grammatica
diventava cos la conoscenza della lingua pura, cio letteraria; lespressione letteraria diveniva il
fine della conoscenza linguistica. Oggi noi non lo accettiamo pi, tanto che John Lyons lha definito
fallacia classica. Lidea propria del paradigma classico, secondo cui la buona lingua non cambia, e il

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cambiamento sinonimo di corruzione e deve essere combattuto, ha avuto nella storia del pensiero
linguistico numerose riprese. Basta vedere il Purismo italiano tra 700 e 800 con la difesa del
toscano del trecento contro i forestierismi penetrati nella lingua moderna.

2) PRIME GRAMMATICHE ROMANZE


La visione grammaticale classica rimasta salda per secoli. Non potendo rivolgersi direttamente
alla cultura greca, che fino allUmanesimo rimase inaccessibile per lOccidente, i grammatici del
Medioevo attinsero a piene mani ai poco originali trattati romani di grammatica, continuando a
riscrivere grammatiche del latino per lo pi con modesti fini pratici.
Nel Medioevo la lingua della Chiesa, della cultura e della scienza era sempre il latino, una lingua
elitaria per. Solo nel XIII secolo emerse lidea di scrivere delle grammatiche delle lingue romanze,
in ritardo dunque: ritardo perch le lingue romanze gi si parlavano molti secoli prima. La causa
principale di questo ritardo fu il prestigio di cui godeva il latino. Era necessario, dunque, che si
diffondesse la convinzione dellimportanza letteraria delle lingue volgari affinch diventassero
oggetto di trattazioni grammaticali. Nel dominio romanzo tale circostanza si verific per la prima
volta ad inizio 200, quando la lirica occitanica operata dai Trovatori provenzali raggiunse il suo
apice. Le prime grammatiche provenzali erano destinate ai poeti catalani ed italiani che volevano
comporre liriche in lingua doc (perifrasi per indicare il provenzale che risale a Dante: oc
lequivalente italiano di s affermazione). In queste opere sono illustrate le caratteristiche salienti
della grammatica e del lessico provenzale unite al proposito di insegnare unaltra arte antica, larte
della retorica. La prima grammatica provenzale fu del catalano Raimon Vidal, Razos de Trobar,
poi abbiamo quella di un altro catalano Jofr Foix, Regles de Trobar. In Italia abbiamo la
Doctrina dAcort di Terramagnino da Pisa e il Donat Proensal di Uc Faidit.

3) DANTE E LECCELLENZA DELLITALIANO


In Italia con Dante, tra 200 e 300, si crea la trattatistica dedicata allitaliano ed egli lo fa in una
nuova prospettiva, contrapponendo il volgare al latino. Nel trattato incompiuto De Vulgari
Eloquentia, afferma per primo leccellenza di un volgare romanzo, il volgare italiano, che immagina
come lingua che potr servire da mezzo di espressione per tutti i poeti di Italia.
Ma cosa vuol dire che Dante sostiene leccellenza del volgare italiano? Per lui si tratta di una
questione solo poetica, in quanto gli sta a cuore il problema della lingua della poesia lirica non della
lingua in s. Grazie allinclinazione medievale ad inquadrare i problemi in riflessioni di portata
molto ampia, Dante ci d alcune osservazioni sulla lingua, le lingue dEuropa e sul latino. Si tratta
di osservazioni uniche: nei capitoli X-XVI del De vulgari eloquentia, Dante passa in rassegna molti
dialetti italiani, offrendone degli esempi in forma di citazioni di brevi frasi caratteristiche. Il fine
per non quello di un moderno dialettologo. Infatti, egli vuole condannarli tutti e vuole proporre
come lingua ideale una koin che assommi in s quelli che, a suo giudizio, sembrano gli elementi
migliori di ciascun dialetto italiano. La condanna di Dante comprendeva lo stesso fiorentino che
proprio per opera sua, di Boccaccio e di Petrarca costituir la base della lingua letteraria italiana.
Comunque ci che gli preme di individuare quanto c di bello e brutto nei dialetti.

4) LA RIFLESSIONE RINASCIMENTALE SULLORIGINE DELLE LINGUE ROMANZE


Lidea che litaliano provenga dal latino non compare in Dante. Lopinione di Dante, comune nel
medioevo, era che il latino fosse una creazione artificiale dei dotti, dotata di norme rigide. vero
che aveva visto la parentela genetica di francese, provenzale e italiano che formavano un tempo,
secondo lui, una sola lingua e poi si sono differenziati solo in seguito. Ma questa lingua nella sua
ottica rimane misteriosa e non il latino.
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A vedere per primi che litaliano e le altre lingue romanze derivano dal latino sono stati alcuni
umanisti italiani del 500. In particolare, Biondo Flavio nella sua epistola a Bruni ha espresso lidea
che litaliano fosse la continuazione della variet popolare del latino. Era unidea nuova per quel
tempo, idea che fu precisata grazie ai contributi di altri umanisti come Leon Battista Alberti,
Bracciolini, Valla e lo stesso Bruni il suo interlocutore. Le concezioni a-storiche come quella di
Dante vennero abbandonate. Litaliano e le altre lingue romanze appaiono adesso come frutto di una
corruzione del latino, corruzione prodotta dalle invasioni barbariche. Altri pensano che il latino si
fosse modificato nel corso della sua enorme diffusione nellimpero romano. Queste due opinioni
prefigurano il concetto di superstrato e sostrato. Alcuni eruditi, dunque, preciseranno che la parola
corruzione non andrebbe intesa nel suo senso negativo.
Come vediamo, il merito maggiore di avere impostato il problema dellorigine delle lingue romanze
spetta agli italiani. Ma presto altri eruditi spagnoli e soprattutto francesi, approfondiranno questa
impostazione per le loro lingue sviluppando soprattutto la ricerca etimologica. Nel 600, nellopera
di Menage, culmineranno ricchissimi repertori etimologici che sono rimasti insuperati almeno fino
alla prima met dell800, quando il tedesco Diez pubblicher il primo dizionario etimologico
comparato delle lingue romanze. Menage batt in velocit lAccademia della Crusca progettando un
vocabolario etimologico dellitaliano. Lopera sua stata spesso bollata per le sue ricostruzioni
arbitrarie: tra gli errori che distanziano la sua opera da quella di linguisti posteriori come Diez,
appare la sopravvalutazione del ruolo del greco, che era considerato lingua genitrice del francese.
Questo errore era un risultato della mancata distinzione tra forme trasmesse per via popolare e
cultismi; nei cultismi, tutte le lingue romanze presentano molte parole prese dal greco.

5) LA NASCITA DELLA FILOLOGIA VOLGARE


La riscoperta nel 500 della cultura classica comporta il rifiuto dellinterpretazione che il Medioevo
aveva dato dei testi antichi, che era stata morale o allegorica. A questa, lUmanesimo contrappone
una lettura filologica dellopera, che cio mira allesatta comprensione del testo attraverso la
conoscenza approfondita della lingua, dello stile e della cultura di un determinato autore e della sua
epoca. Le opere classiche nel medioevo circolavano in versioni zeppe di errori di copiatura e
aggiunte apocrife: diventava necessario per questo correggere e migliorare il testo in quei punti in
cui non risultava soddisfacente. Per fare ci, gli Umanisti utilizzarono due tecniche: la tecnica
dellintervento congetturale (che consisteva nella correzione attraverso lintuizione) e la tecnica
della correzione attraverso i codici. La filologia testuale, dunque, muove i primi passi per la prima
vola nellUmanesimo. In Et moderna questi criteri saranno superati dal Metodo Lachmann, ma il
contributo degli umanisti italiani rimasto fondamentale per lo studio delle opere dellAntichit,
latine e greche. La tecnica filologica degli umanisti ad un certo punto fu applicata anche ai testi
volgari. Si svilupp in Italia un acceso dibattito intorno ai modelli della lingua letteraria volgare.
Prevalse la tesi arcaizzante di Brembo che prevedeva ladozione della lingua di Boccaccio, Dante e
Petrarca perch le loro opere venivano additate come modelli stilistici e retorici.

Capitolo 3. IL PARADIGMA STORICO

1) ROTTURA CON IL METODO CLASSICO


Alla fine del 700 e inizio 800 si compie nella cultura europea una vera e propria rivoluzione.
Lidea che le culture classiche forniscano dei modelli da imitare, e che da quei modelli considerati
universalmente validi non si possa sfuggire, viene messa in dubbio. Il movimento che ha prodotto
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tale mutamento di prospettiva va sotto il nome di Romanticismo. Lidea centrale che accomuna
tutti i movimenti scaturiti dal Romanticismo che solo attraverso lo studio del mutamento e dello
sviluppo della lingua, della letteratura e della societ si possa conoscerne la vera essenza. Questo
punto di vista proprio quello dello Storicismo, ed nuovo perch rompe con lidea classica che
vedeva nel cambiamento solo una degenerazione e una decadenza. Nel campo linguistico,
constatiamo che la nascita della linguistica romanza come disciplina legata alle prime
teorizzazioni del metodo storico-comparativo.
2) CARATTERISTICHE DEL METODO STORICO-COMPARATIVO
Innanzitutto, dobbiamo spiegare che conosciamo la lingua di partenza di tutte le lingue romanze, il
latino. Il cuore del metodo risiede nellidea che in una lingua gli stessi suoni si trasformino nello
stesso modo in tutte le parole, qualunque sia il loro significato. C una regolarit nei cambiamenti
fonetici come c una regolarit nei fenomeni naturali: la ricerca linguistica perci ha carattere
linguistico e la linguistica pu essere considerata una scienza. La regolarit dei fenomeni permette
la formulazione di vere e proprie leggi fonetiche che descrivono i cambiamenti. Le leggi fonetiche,
per essere tali, non devono avere eccezioni. Non volendo ammettere eccezioni si sono trovate nuove
leggi capaci di trattare in modo uniforme dei fenomeni che in un primo momento sembravano
eccezioni.

2.1) Le leggi fonetiche


Per spiegare cos una legge fonetica ci dobbiamo servire di due esempi. Il primo esempio riguarda
levoluzione delle vocali toniche latine e che in italiano danno e chiusa. Quasi 200 parole
presentano questo sviluppo regolare, contro un massimo di una ventina di casi contrari che
presentano o aperta oppure i al posto di e chiusa: STEM> sete. Vediamo alcuni altri esempi tutti
provenienti da parole con : famiglia <FAMLIA. uneccezione? No. A osservare bene, in questo
caso la regolarit data dalla posizione intervocalica.

2.2) Lanalogia
Lanalogia consiste nellattrazione che una forma subisce da parte di unaltra. Per esempio, delle
due forme dellitaliano cui e lui, solo la prima deriva regolarmente dal dativo latino CUI; la seconda
deriva da una forma analogica latina volgare ILLUI, formata analogicamente su CUI.

2.3) Cultismi e prestiti


Partiamo dai cultismi. Molte parole sono apparentemente irregolari perch non presentano lo
sviluppo fonetico previsto, ma sono invece rimaste pi vicine o addirittura uguali alla forma di
partenza. Queste forme si spiegano con il fatto che non sono state trasmesse per via popolare,
perch proprio da essa le leggi fonetiche agiscono. I cultismi invece sono stati ripescati per via
colta dai dotti direttamente dal latino. Che laggettivo oculare sia un latinismo si capisce dal fatto
che non presenta i normali svolgimenti fonetici che ha avuto invece il termine occhio, la cui base di
partenza ugualmente OCULUM. La forma vizio un cultismo che riproduce il latino VITIUM,
che per via popolare ha dato invece litaliano vezzo.
I prestiti invece sono quelle parole che sono passate allitaliano attraverso unaltra lingua. Questo
tramite spesso il francese, nel caso dellitaliano. Cos litaliano mangiare non si pu spiegare
come evoluzione di MANDUCARE ma di manger.

2.4) La metafonesi

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Per metafonesi si intende il processo di assimilazione per il quale, in una parola, la vocale tonica
subisce un cambiamento regolare per effetto della vocale finale. La metafonesi veneta provocata
da -i finale che fa passare la -o tonica a -u, ed -e tonica a -i: coro --- curi; vedo---vidi.

2.5) Fenomeni generali


Ogni lingua possiede le proprie leggi fonetiche. Ci sono tuttavia dei fenomeni evolutivi che si
ritrovano in gran parte delle lingue del mondo. Molti di questi fenomeni si realizzano con assoluta
regolarit, tanto da poter essere considerati a buon diritto delle leggi fonetiche vere e proprie. Per
questo motivo, oggi si indicano con fenomeni generali. Alcuni di essi sono:

I) Assimilazione: il processo per il quale un segmento vocalico o consonantico diviene simile a un


segmento adiacente assumendone, in tutto o in parte, i tratti fonetici. Es: AD-VENIRE> it.
Avvenire.

II) Inserzione: laggiunta di una vocale o di una consonante volta a facilitare la pronuncia di una
sequenza di suoni. Se linserzione avviene allinizio della parola abbiamo la prostesi, se avviene
alla fine abbiamo lepitesi, se avviene allinterno abbiamo lepentesi.
a) prostesi. Gran parte delle lingue romanze introduce una vocale prostetica davanti alla sequenza
S+ Consonante: lo spagnolo: da SPATHAM, viene espada, da SCHOLA viene escuela etc
b) epentesi. Lepentesi mira a eliminare lincontro tra due suoni affini. Linserzione di -v-
nellitaliano manovale <MANUALEM, vedova <VIDUA etc
c) epitesi. Nel toscano antico dopo la parola tronca si aveva lepitesi di -e: porte port; usce
usc.

III) Cancellazione (o caduta): leliminazione di uno o pi segmenti vocalici o consonantici. Se i


segmenti cancellati si trovano allinizio della parola abbiamo laferesi, se si trovano alla fine
abbiamo lapocope, se si trovano allinterno della parola abbiamo la sincope.
a) aferesi: vangelo <EVANGELIUM con la cauta della -e;
b) sincope: nel latino volgare abbiamo SOLDUS al posto di SOLIDUS dal latino classico, per
indicare soldo in italiano.
c) apocope: CIVITATEM> citt in italiano.

3) LETIMOLOGIA
Uno dei meriti maggiori del metodo storico comparativo quello di aver orientato e disciplinato la
ricerca etimologica. Letimologia la disciplina che studia lorigine di una parola (etimo), e il
rapporto che sussiste tra la parola e il suo precedente storico: la ricerca si estende anche allorigine
dei nomi di persona (onomastica) e dei nomi di luogo (toponomastica). Per traslato, con etimologia
si indica anche lorigine stessa delle parole.

4) LEDIZIONE DEI TESTI E IL METODO LACHMANN


Abbiamo visto che gli Umanisti utilizzarono due tecniche: la tecnica dellintervento congetturale
(che consisteva nella correzione attraverso lintuizione) e la tecnica della correzione attraverso i
codici. La correzione congetturale per aveva dei limiti, in quanto comportava sempre una forte
dose di soggettivit da parte delleditore. La consapevolezza dei difetti di questa prassi port,
intorno alla seconda met dell800, allelaborazione di un metodo editoriale fondato su nuovi
presupposti. Il metodo moderno di edizione dei testi ha il suo fulcro nella recensio, cio nella
classificazione dei testimoni in base agli errori comuni, e nella correzione del testo grazie a criteri
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meccanici. Tradizionalmente, il padre di questo metodo il tedesco Karl Lachmann. Lopera in cui
egli deline i primi punti fondamentali del metodo che da lui avrebbe preso il nome fu ledizione
del De rerum natura di Lucrezio. In tale opera, infatti, troviamo espressi quelli che oggi ancora
costituiscono i principii basilari della pratica scientifica della edizione dei testi:
1) la ricostruzione dei rapporti genealogici tra i manoscritti grazie agli errori comuni;
2) ladozione di criteri che permettano oggettivamente di determinare quale risalga
alloriginale (la cosiddetta legge della maggioranza).
Numerosi sono i legami che si possono individuare tra la prassi di Lachmann e il contemporaneo
metodo storico-comparativo: lidea di albero genealogico, la volont di ricostruire mediante la
comparazione un elemento originario perduto, la pretesa oggettivit dei criteri che permettono la
classificazione, lidea di legge.
Comera successo per il metodo storico, anche il metodo lachmaniano fu oggetto di critiche.
Radicali furono quelle mosse da Joseph Bdier. Egli metteva in dubbio la presunta oggettivit su cui
si fonda la recensio e conseguentemente la liceit di ricostruire meccanicamente il testo originario
combinando lezioni tramandate da testimoni diversi. Bedier, inoltre, sottolineava come ogni
testimone avesse la sua propria fisionomia: mettere assieme lezioni di vari manoscritti significava
creare un testo che non era mai esistito in realt. Per questo proponeva di riprodurre fedelmente il
testimone che la termine della classificazione risultasse pi vicino alloriginale, correggendo solo il
testo nei punti pi errati.

Capitolo 4. IL PARADIGMA MODERNO: LA LINGUA COME


STRUTTURA E LA VISIONE SINCRONICA DEL LINGUAGGIO

1) ALLE ORIGINI DELLO STRUTTURALISMO


I risultati del metodo storico-comparativo sono stati notevoli: la raccolta ordinata dei materiali,
lindividuazione delle leggi fonetiche e la redazione di repertori grammaticali e lessicali rimangono
ancora oggi tra i pilastri su cui si fonda la linguistica storica.
Tuttavia rimanevano esclusi dalla ricerca lanalisi dei rapporti tra lingua, pensiero e mondo esterno,
lindividuazione precisa delle parti che costituiscono la lingua, e la sintassi. Queste carenze sono
state affrontate da Ferdinand de Saussure allinizio del 900, padre dello Strutturalismo.
Allorigine dello Strutturalismo c unopera, il Corso di linguistica generale, un libro postumo
curato dagli allievi di Saussure.

2) SINCRONIA E DIACRONIA
Nel quadro dellanalisi strutturale, la lingua rappresentata come una realt statica. Il punto di vista
prioritario quello che mira a descrivere una lingua in un preciso stato, cio in un momento
cronologico determinato, ed definito da Saussure come sincronico. Ci si allontana cos dalla
prospettiva storico-comparativa, in cui la lingua veniva spiegata non solo nella sua evoluzione ma a
partire dalla sua evoluzione. Per lo strutturalismo il cambiamento di una lingua detto diacronia, ed
laltro punto di vista necessario per cogliere la natura del linguaggio. Nellanalisi del linguaggio il
primo approccio sincronico e punta a descrivere lo stato di una lingua. Lo studio diacronico, viene
concepito come il confronto di due o pi stati sincronici di una lingua.

3) LA STRUTTURA

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Uno dei principii basilari dello Strutturalismo il termine centrale di tutto: quello di struttura. Il
suo significato strettamente dipendente da quello di valore. Le idee di Saussure si facevano in
parte alleconomia, ed egli si serve per la lingua di un interessante paragone economico.
lesempio classico del prezzo del sale. Il prezzo del sale in un dato momento non si spiega a partire
da quello di uno o pi anni prima. Ma si spiega dal suo rapporto con il prezzo di altri beni. solo
nello stato sincronico che si pu valutare il prezzo del sale e dire, per esempio, se caro o a buon
prezzo. Ed dal mutare degli altri prezzi che si creano le condizioni per il mutare di questo. Il
sistema dei prezzi un sistema unitario comprensibile solo nel suo insieme. Questo ci che
intendiamo per struttura. La lingua una struttura perch il valore dei suoi elementi fondamentali
non esiste in s ma solo in rapporto con tutte le unit che la compongono, che sono sia elementi
vicini che elementi lontani.

Capitolo 7. IL LATINO

1) PRIMA DEL LATINO


Nello studio delle lingue romanze, ci che ci interessa studiare non il latino classico ma quel
latino che guarda avanti, verso le lingue romanze. Potremmo dire addirittura che ci che ci interessa
la scomparsa del latino o, piuttosto, la sua trasfigurazione nelle lingue romanze che lo continuano.
Ma prima di interessarci di ci, ci dobbiamo porre un importante quesito: da dove viene il latino?
Come si definisce geneticamente? La linguistica storico-comparativa ha permesso di rispondere con
precisione a questa domanda. Il latino si inserisce nel dominio delle lingue indoeuropee. La tecnica
con cui sono stati ottenuti i raggruppamenti di lingue essenzialmente quella delle leggi fonetiche.
Tali leggi sono applicate in modo ricostruttivo, cio col fine di stabilire in via ipotetica lo stato
precedente a quello delle lingue osservate. Lo stato iniziale che si punta a ricostruire quello del
proto-indoeuropeo. Gli stessi criteri ricostruttivi si applicano oltre che alla fonetica, anche alla
sintassi, alla morfologia e al lessico. Il nome indoeuropeo viene dalla localizzazione geografica dei
popoli stanziati in India e in Europa. La famiglia indoeuropea si divide in sottofamiglie:
-germanico;
-slavo;
-baltico;
-celtico, costituito dal gallico e dal britannico insulare parlato ancora oggi in Galles;
-ellenico;
-albanese;
-armeno;
-iranico;
-indiano;
-italico.
Alcune di queste lingue sono pre-romane. In effetti nel territorio occupato da Roma e latinizzato, si
parlavano originariamente diverse lingue indoeuropee. Cos il gallico, parlato tra lIberia e la Gallia,
lillirico e il greco. Ma nellimpero romano esistevano anche delle lingue non indoeuropee, parlate
da popoli di stanziamento molto antico. Nella penisola iberica e nella Francia meridionale erano
stanziate popolazioni di lingua iberica e di lingua aquitanica; questultima rappresentata oggi dalla
lingua basca. Queste due lingue costituiscono dei sostrati di lingua iberica. Molte regioni
presentano diversi strati linguistici che stanno a diversa profondit come i resti di diverse civilt che
larcheologo porta alla luce scavando sempre pi a fondo. Questi strati possono essere individuati
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dal linguista archeologo solo procedendo in un certo modo. Normalmente si procede cos: ci che
non di origine latina, e che non si lascia riportare facilmente a prestito, viene riportato ad uno
strato anteriore al latino. Dal confronto con la documentazione antica si pu stabilire con maggiore
o minore certezza lorigine di quella voce lessicale. Nell800, il linguista Graziadio Ascoli attribu
al sostrato il ruolo di motore delle leggi fonetiche: per esempio ipotizz che il fonema /y/ presente
in francese fosse una reazione etnica delle popolazioni celtiche che avevano appreso il latino; i celti,
imparando il latino, vi avrebbero trasportato le loro abitudini fonetiche. Ma questa tesi stata
sempre messa in dubbio sulla sua validit.

2) PERIODI E STILI DEL LATINO


Le lingue romanze non derivano dal latino classico, ma da quello che noi chiamiamo latino
volgare. Per esempio, tutte le forme romanze per il verbo potere risalgono a POTERE e non al
latino classico POSSE. Lo scarto tra latino letterario e latino non letterario emerge da numerose
testimonianze. Il fenomeno era gi stato osservato da Cicerone: egli parla sermo vulgaris quando si
riferisce alla lingua popolare. Si pu chiarire meglio il concetto di latino volgare prendendo
lopposizione di Saussure tra sincronia e diacronia. Del latino non si pu parlare solo della sua
dimensione sincronica: perch il latino ha una storia, che copre un periodo di ben 8 secoli! Il latino
come tutte le altre lingue ha avuto unevoluzione. Tra le tecniche della filologia c quella
principale di raccogliere e interpretare gli errori. Gli errori sono i principali rilevatori dei
cambiamenti linguistici. Ma comunque, del latino si deve parlare anche della sua dimensione
sincronica. Se lo studio del latino va suddiviso in senso orizzontale in periodi, dovr essere poi
diviso anche in strati verticali, in registri. Quando Cicerone parla di sermo vulgaris fa una
distinzione di registro, in quanto oppone la lingua duso quotidiano alla variet alta. Il termine
latino volgare designa, dunque, in questo caso il registro pi basso della lingua, usato non solo dai
ceti popolari ma anche dai ceti superiori nella comunicazione quotidiana.

3) LE FONTI DEL LATINO VOLGARE


Le testimonianze da cui si possono ricavare delle informazioni sul latino volgare sono
innumerevoli. Alcuni testi latini possono essere considerati vere e proprie fonti perch contengono
forme scorrette, dette volgarismi o romanismi, che faranno da preludio a quelle che saranno la
norma nelle lingue romanze. Alcune di queste fonti sono:

a) Opere dei grammatici latini


Queste opere segnalano forme ritenute scorrette per condannarle. Le indicazioni dirette di carattere
fonetico ci danno preziose indicazioni per levoluzione del sistema fonologico dal latino alle lingue
romanze. Per il lessico, possiamo ricavare molte indicazioni importanti dalla Appendix Probi, che
un elenco di volgarismi riprovati con a fianco la forma corretta: es. si dice CALIDA non calda,
VETULUS non veclus etc... In questo modo ci vengono segnalati alcuni fenomeni fonetici che
sono allorigine di molte forme romanze, nel primo caso la caduta della vocale postonica
(calida>calda).
b) Iscrizioni su marmo;
c) lettere;
d) letteratura tecnica;
e) opere letterarie, (Satyricon di Petronio, le opere di Plauto e di Terenzio).

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