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ANALISI DI BILANCIO PER INDICI

Il bilancio desercizio svolge unimportante funzione di informazione sulla situazione patrimoniale,


finanziaria ed economica dellimpresa, tuttavia non consente di esprimere un giudizio sulla prevista
evoluzione delle tre situazioni fondamentali dellimpresa, cio:
la situazione economica, ossia lattitudine dellazienda a conseguire risultati positivi
sufficienti per remunerare in modo adeguato tutti i fattori produttivi da essa impiegati;
la situazione finanziaria, cio lattitudine dellazienda a mantenere nel tempo lequilibrio tra
entrate e uscite, sia nel breve periodo che nel medio lungo periodo;
la situazione patrimoniale, ossia lattitudine dellaziende a mantenere nel tempo una
struttura patrimoniale equilibrata relativamente al rapporto tra fonti di finanziamento a titolo
di capitale proprio e a titolo di capitale di terzi.
Linterpretazione e la valutazione sullandamento della gestione, sia su quella passata (di tipo
consuntivo) sia su quella futura ( di tipo preventivo), basata sul bilancio (o sul budget se ci si
riferisce alle previsioni sul futuro andamento della gestione), richiede una preventiva analisi di questi
documenti contabili.
Le analisi di bilancio sono delle tecniche che, mediante confronti tra valori economici e patrimoniali,
consentono di interpretare i dati contenuti nel bilancio stesso e i fenomeni di gestione che li hanno
generati nonch di prendere decisioni ed effettuare scelte di gestione per il futuro.
In altri termini con le indagini di bilancio si ottengono delle grandezze-indice (calcolate come
differenze o rapporti tra valori) che si traducono in informazioni:
storico-consuntive , utili per conoscere e interpretare la gestione passata;
previsionali o prospettiche, che consentono di esprimere giudizi e valutazioni sulle
tendenze della gestione futura.
Le analisi di bilancio possono essere interne (ossia condotte dal management aziendale sulla
gestione dellazienda stessa) o esterne (ossia condotte sul bilancio di altre aziende); nel secondo
caso un supporto per la scelta delle strategie competitive pi opportune, che non pu prescindere
dallanalisi dei punti di forza e dei punti di debolezza dei concorrenti, compresi naturalmente quelli di
tipo economico e finanziario (struttura dei costi, redditivit, gestione finanziaria ecc.)
Diversi sono i soggetti interni ed esterni allazienda interessati alle analisi di bilancio:
i responsabili finanziari dellazienda per le analisi di contabilit direzionale;
le banche e gli altri finanziatori esterni che devono valutare se concedere o rinnovare
finanziamenti allazienda che ne ha fatto richiesta;
i grandi investitori che intendono vendere o comprare azioni o quote di capitale
dellazienda;
le societ specializzate in analisi finanziarie che effettuano le analisi su incarico di altre
aziende.
Le analisi di bilancio sono attuate con due metodologie:
per indici
per flussi.
Ci soffermiamo sullanalisi per indici, in particolare come strumento utilizzabile al fine di esprimere
una valutazione complessiva sulla scelta di effettuare nuovi investimenti.
Lanalisi di bilancio per indici si attua attraverso la costruzione di una serie di relazioni numeriche tra
valori o classi di valori di bilancio.
Pertanto, gli indici di bilancio sono numeri che si ottengono dal rapporto, indici quozienti, o dalla
differenza, indici differenza o margini, tra valori o classi di valori del bilancio oggetto di analisi e che
consentono di esprimere valutazioni sullandamento economico, finanziario e patrimoniale
dellazienda.
Per poter procedere al calcolo degli indici occorre prima effettuare la riclassificazione dello Stato
Patrimoniale e del Conto Economico.
La riclassificazione dello Stato Patrimoniale
Lo Stato patrimoniale previsto dallart 2424 del Codice Civile, pur contenendo informazioni di
carattere finanziario (per alcune voci richiesta la separata indicazione degli importi esigibili entro
lesercizio o oltre lesercizio), non presenta unesposizione delle voci coerente con le esigenze di
analisi di tipo finanziario; infatti lattivo espone le voci secondo la loro destinazione economica e il
passivo secondo la provenienza delle fonti. Per procedere ad analisi di tipo finanziario
indispensabile effettuare una riclassificazione dello Stato patrimoniale.
La riclassificazione (o rielaborazione) dello Stato patrimoniale si effettua secondo un criterio
finanziario, in base al quale il patrimonio dellazienda visto come un complesso di investimenti in
attesa di realizzo (attivit) e come un insieme di finanziamenti in attesa di estinzione (passivit e
netto).
Lattivo dello Stato Patrimoniale (sezione dare) costituisce gli impieghi aziendali (o investimenti) che
vengono riclassificati tenendo conto del loro grado di liquidit, ossia della loro attitudine a
trasformarsi in forma liquida (monetaria) nel breve termine, convenzionalmente stabilito in 12 mesi;
nello Stato Patrimoniale riclassificato gli impieghi vengono esposti secondo un grado di liquidit
decrescente (o in alternativa crescente).
Le Passivit e il Patrimonio Netto dello Stato Patrimoniale rappresentano le fonti di finanziamento
aziendale; nello schema riclassificato vengono esposte secondo il loro grado di esigibilit, (in
ordine decrescente o crescente).
Gli impieghi in altri termini rappresentano gli investimenti aziendali in essere in un determinato
momento, essi evidenziano il fabbisogno finanziario dellimpresa che in quello stesso momento
deve trovare copertura con fonti di finanziamento rappresentate dal passivo (debiti aziendali o
capitale di terzi) e dal netto (capitale proprio aziendale).
La riclassificazione degli impieghi
In base al criterio finanziario gli impieghi si classificano in 2 classi: attivo corrente o attivo circolante
e attivo immobilizzato.
Lattivo corrente (o circolante) costituito da tutti gli investimenti aziendali che presumibilmente si
trasformeranno in forma liquida (monetaria) nel breve periodo, ossia entro i 12 mesi. Fanno parte
dellattivo corrente:
le liquidit immediate, sono i valori in cassa, in banca, nei c/c postali e i titoli di credito
negoziabili a vista, ossia tutti quei valori liquidi che sono espressi in forma monetaria, sono
immediatamente disponibili e non comportano rischi di tipo finanziario;
le liquidit differite, sono rappresentate dai crediti che per essere trasformati in forma
liquida necessitano di un certo periodo di tempo (non superiore ai 12 mesi) e comportano il
rischio di eventuali perdite (per esempio un credito verso clienti potrebbe essere non
riscosso a causa del fallimento del cliente); i crediti vanno considerati al netto (ossia si
detraggono) dei fondi rischi e fondi svalutazione;
le disponibilit di magazzino, cio le esistenze di magazzino (materie prime, materie
sussidiarie, materiali di consumo, prodotti finiti, semilavorati, prodotti in corso di lavorazione
se si tratta di imprese industriali o merci, imballaggi e materiali di consumo se si tratta di
imprese mercantili, rientrano anche gli anticipi corrisposti ai fornitori per materie, merci ecc.)
che verranno trasformate e/o vendute nellarco dei 12 mesi successivi.
Lattivo immobilizzato costituito dagli investimenti aziendali che per trasformarsi in forma liquida
richiedono tempi medio-lunghi (ossia superiori ai 12 mesi). Il loro rientro in forma monetaria, tranne
il caso di crediti a lungo termine, avviene in modo indiretto, ossia si tratta di fattori produttivi destinati
ad essere impiegati per tempi medio lunghi nei processi di produzione, non sono destinati alla
vendita e il loro recupero avviene tramite i ricavi di vendita dei prodotti e dei servizi. Per esempio un
macchinario un fattore produttivo che viene utilizzato nei processi produttivi di pi periodi
amministrativi, non destinato alla vendita, linvestimento effettuato per la sua acquisizione viene
recuperato gradualmente in pi periodi amministrativi tramite le vendite del risultato finale (prodotti,
servizi, merci) del processo di produzione. Lattivo immobilizzato si espone al netto dei relativi fondi
ammortamento e svalutazione. Gli elementi dellattivo immobilizzato vengono cos distinti:
le immobilizzazioni immateriali, sono gli investimenti a lungo ciclo di utilizzo privi di
consistenza fisica (costi dimpianto, brevetti, marchi di fabbrica, software ecc.), destinati a
rientrare in forma monetaria gradualmente in tempi superiori ai 12 mesi;
le immobilizzazioni materiali, rappresentano gli investimenti in fattori pluriennali destinati a
rientrare in forma monetaria gradualmente in tempi medio lunghi e caratterizzati dallavere
una consistenza fisica (impianti, macchinari, attrezzature ecc.);
le immobilizzazioni finanziarie, sono partecipazioni in altre imprese (ossia azioni o quote di
capitale di altre imprese), titoli a lungo termine, crediti (di finanziamento e commerciali) che
saranno riscossi oltre i 12 mesi.
La riclassificazione delle fonti di finanziamento
In base al loro grado di esigibilit le fonti di finanziamento vengono cos raggruppate:
passivit correnti: sono i debiti aziendali scadenti a breve termine, ossia entro i 12 mesi
(debiti v/fornitori, debiti v/banche, debiti v/istituti previdenziali, quote di mutuo che dovranno
essere rimborsati entro i 12 mesi, debiti per TFR -trattamento di fine rapporto- che dovr
essere liquidata ai dipendenti che cesseranno il loro rapporto di lavoro entro i 12 mesi ecc.);
passivit consolidate sono i debiti aziendali a medio lungo termine, ossia che scadono
oltre i 12 mesi (mutui passivi, prestiti obbligazionari, debiti per TFR ecc.)
capitale proprio, una fonte di finanziamento che non ha vincoli di scadenza, resta
vincolato allazienda per tempi indefiniti, rappresentato dal capitale di rischio apportato dal
titolare o dai soci, dalle riserve di capitali, dagli utili. Vanno portati in detrazione gli utili che
da distribuire ai soci e le perdita desercizio (qualora il risultato della gestione sia negativo).
Il risultato finale del processo di rielaborazione da luogo al seguente schema sintetico di:

Stato patrimoniale sintetico riclassificato (criterio della liquidit decrescente)

Impieghi Fonti di finanziamento


Liquidit immediate Li Passivit correnti Pb
Liquidit differite Ld Passivit consolidate Pc
Disponibilit di magazzino Dm Capitale di terzi
Attivo corrente Ab Capitale sociale
Immobilizzazioni immateriali Ii Riserve
Immobilizzazioni materiali Im Utili da accantonare
Immobilizzazioni finanziarie If Capitale proprio Cp
Attivo immobilizzato I
Totale delle fonti di
Capitale investito Ci Ft
finanziamento

La riclassificazione del conto economico


La struttura del Conto economico prevista nellarticolo 2425 del Codice Civile, nella configurazione a
valore e costi della produzione, pur consentendo alcune interessanti considerazioni, non facilita
unanalisi dettagliata della redditivit aziendale in quanto:
non evidenzia il valore aggiunto o il costo del venduto;
classifica i componenti negativi del reddito per natura anzich per destinazione, senza
evidenziare il contributo delle diverse aree gestionali alla formazione del risultato desercizio.
I vari componenti di reddito devono quindi essere riclassificati per ottenere le informazioni
aggiuntive che permettano di esprimere un giudizio pi significativo sullandamento reddituale
dellattivit dellimpresa. In base al tipo di informazioni che lanalista ricerca, il Conto economico pu
essere riclassificato nella configurazione a valore aggiunto o a costo del venduto.
La configurazione a valore aggiunto si ottiene aggregando i componenti di reddito classificati per
natura; il primo livello di risultati intermedi ottenuto il valore aggiunto, ossia la ricchezza che
limpresa ha prodotto, considerando il valore globale della produzione e il costo dei beni e dei servizi
acquisiti allesterno dellazienda.
Il valore aggiunto rappresenta lincremento attribuito ai beni e ai servizi acquisiti allesterno dal
processo produttivo posto in essere dallimpresa mediante i fattori interni della produzione (risorse
umane e strutture fisse). Si tratta di un dato significativo per definire la dipendenza dellimpresa da
terze economie e la rigidit della struttura produttiva, in quanto:
un basso valore aggiunto sintomo di una maggiore dipendenza dellimpresa da terzi (fornitori
di beni e servizi), pur essendo la stessa pi flessibile alle mutevoli condizioni di mercato;
un elevato valore aggiunto sintomo di una minore dipendenza da terzi, ovvero di un maggior
controllo dellutilizzo dei fattori della produzione, a fronte di una maggiore rigidit strutturale che
implica una notevole difficolt di adeguamento alle mutevoli condizioni di mercato.
Entrambe le configurazioni evidenziano poi il risultato operativo lordo, molto importante per lanalisi
della produttivit dellimpresa. Tale risultato intermedio rappresenta il risultato operativo della
gestione caratteristica, che deve remunerare:
i finanziatori dellimpresa, ossia gli oneri dellarea finanziaria;
lo Stato per le imposte sul reddito;
limprenditore o i soci, con gli utili distribuiti;
limpresa stessa, attraverso lautofinanziamento.
Nel Reddito Operativo sono generalmente compresi anche i componenti di reddito della gestione
accessoria, nella quale confluiscono i costi e i ricavi non caratteristici dellattivit esercitata
dallimpresa (ad esempio: i fitti attivi o passivi per utilizzo di beni non strumentali, si pensi ad
unimpresa industriale che per investire temporanee eccedenze di liquidit anzich effettuare un
aumento delle dimensioni degli impianti produttivi acquista immobili di civile abitazione e poi li
concede in affitto ).
La riclassificazione del Conto economico nella configurazione a costo del venduto si basa sulla
definizione delle aree funzionali nelle quali si fanno confluire i costi e i ricavi per poi aggregarli e
riclassificarli per destinazione anzich per natura; occorre dunque considerare la funzione aziendale
per la quale sono stati sostenuti tali costi e imputarli alle diverse aree gestionali (area della
produzione, area amministrativa, area commerciale), tenendo conto della funzione per la cui
gestione sono stati sostenuti (per esempio per quanto riguarda il personale si individueranno i costi
degli operai e dei tecnici destinati alla produzione, gli impiegati destinati allamministrazione e gli
addetti allarea commerciale)
In questo tipo di riclassificazione, rispetto a quella a valore aggiunto, le differenze sostanziali sono
presenti nella parte precedente al risultato operativo lordo e precisamente:
nella configurazione a valore aggiunto sono presenti due risultati intermedi, il valore aggiunto e
il margine operativo lordo, entrambi mirati a misurare lefficienza del sistema produttivo
aziendale;
nella configurazione a costo del venduto presente un solo risultato intermedio, il risultato lordo
della gestione industriale, in quanto tale struttura mira a spostare lindagine sulle aree
funzionali.
In pratica, con la configurazione a costo del venduto si intende misurare lincidenza, nellambito
dellarea produttiva, delle tre aree funzionali caratteristiche: larea della produzione diretta,
larea commerciale e larea amministrativa. E infatti molto frequente, soprattutto nelle
imprese di grandi dimensioni che investono ingenti capitali nel marketing e nella pubblicit,
avere un risultato della gestione industriale elevato, ma non sufficiente a coprire gli elevati
costi di distribuzione.
Un buon risultato operativo, anche in presenza di una perdita desercizio, evidenzia una capacit di
creare ricchezza da parte della struttura operativa; gli effetti della dispersione di questa
ricchezza dovranno essere quindi rilevati nella gestione finanziaria o nellarea della gestione
straordinaria.
Il risultato lordo operativo quindi una grandezza rilevabile in entrambe le riclassificazioni del Conto
economico esaminate ed molto importante per lanalisi del bilancio perch non risente
dellinfluenza dellarea della gestione finanziaria ovvero degli interessi corrisposti sui
finanziamenti ottenuti.
Dal confronto tra le due configurazioni si possono fare alcune interessanti considerazioni:
riclassificando i componenti del reddito in modo diverso, si hanno informazioni diverse ma
complementari fra loro; si possono cio elaborare entrambe le configurazioni per ottenere maggiori
informazioni. In particolare, nella prima parte del Conto economico, quella riferita alla gestione
caratteristica e accessoria, i costi vengono aggregati con criteri e filosofie diverse:
nel valore aggiunto si distinguono i costi dei servizi interni da quelli esterni, con lo scopo di
indagare sulla redditivit del processo produttivo interno;
nel costo del venduto i costi vengono aggregati nelle tre principali aree funzionali della
gestione della produzione, per indagare sulle aree funzionali e verificare la loro incidenza sul
risultato economico dellesercizio.
Entrambe le strutture evidenziano, infine, il risultato operativo lordo della gestione caratteristica,
ossia il risultato economico che si ottiene con le operazioni della gestione caratteristica dellimpresa,
senza considerare la gestione delle risorse finanziarie e la gestione straordinaria.
La riclassificazione del conto economico a valore aggiunto

VALORE GLOBALE DELLA PRODUZIONE


Valore della produzione
COSTO DEI BENI E DEI SERVIZI ESTERNI
Acquisti di materie prime, sussidiarie e di consumo (A)
+ Variazione delle rimanenze di materie prime e di consumo
+ Costi per prestazioni di servizi
+ Costi per godimento beni di terzi
+ Oneri diversi di gestione
= Costo dei beni e dei servizi esterni utilizzati
Determinazione del valore aggiunto
a) Valore globale della produzione
- b) Costo dei beni e dei servizi esterni utilizzati
= Valore aggiunto
Determinazione del margine operativo lordo (MOL):
Valore aggiunto
-- Costo del personale
= Margine operativo lordo - MOL

Determinazione del risultato operativo lordo (RO):


Margine operativo lordo
Ammortamenti e svalutazioni
Accantonamenti
= RO

Determinazione del risultato della gestione ordinaria:


Risultato operativo lordo
Saldo della gestione finanziaria
= Risultato della gestione ordinaria

Determinazione del risultato economico al lordo delle imposte


Risultato della gestione ordinaria
Saldo della gestione straordinaria
= Risultato economico ante imposte

Determinazione del risultato economico netto dellesercizio


Risultato economico prima delle imposte
Imposte sul reddito
= Risultato economico netto dellesercizio

Il Conto economico riclassificato a valore aggiunto si presenta come segue:

Valore globale della produzione


Costo dei beni e dei servizi esterni utilizzati
VALORE AGGIUNTO Va
Costo del personale
MARGINE OPERATIVO LORDO MOL
Ammortamenti e svalutazioni
Accantonamenti
RISULTATO OPERATIVO LORDO RO
Saldo della gestione finanziaria
RISULTATO GESTIONE ORDINARIA
Saldo della gestione straordinaria
RISULTATO ECONOMICO PRIMA DELLE
IMPOSTE
Imposte sul reddito
RISULTATO ECONOMICO NETTO Rn
La riclassificazione del Conto economico a costo del venduto

Per la riclassificazione del Conto economico a costo del venduto necessario procedere alla
ripartizione dei costi per destinazione, ossia in base alle diverse aree gestionali (industriale,
commerciale, amministrativa).

RIPARTIZIONE DEI COSTI PER FUNZIONE AZIENDALE

Costi per destinazione area area area


industriale commerciale amministrativa Totali
Costi per natura
7) Per servizi 0 0 0 0
8) Per godimento beni di terzi 0 0 0 0
9) Per il personale 0 0 0 0
10) Ammort. immob. immateriali 0 0 0 0
Ammort. immob. materiali 0 0 0 0
Svalutazione crediti 0 0 0 0
14) Oneri diversi di gestione 0 0 0 0
Totali 0 0 0 0

Determinazione dei ricavi di vendita:


Ricavi delle vendite e delle prestazioni
+ Altri ricavi e proventi
Ricavi delle vendite

Determinazione del costo della produzione venduta:


Acquisti di materie prime, sussidiarie e di consumo (A)
+ Variazione rimanenze di materie prime e di consumo
Costo materie e materiali passati alle lavorazioni
(Consumo di materie e materiali)
+ Costi dellarea industriale
Patrimonializzazione di costi dellarea industriale per lavori interni
Costo della produzione ottenuta
Variazione delle scorte di semilavorati e prodotti finiti
Costo della produzione venduta

Il Conto economico riclassificato a costo del venduto si presenta come segue:

Ricavi delle vendite Rv


Costo della produzione venduta Cv
Risultato lordo della gestione industriale
Costi commerciali
Costi amministrativi
Risultato operativo lordo RO
Saldo della gestione finanziaria
Risultato della gestione ordinaria
Saldo della gestione straordinaria
RISULTATO ECONOMICO ANTE IMPOSTE
Imposte sul reddito
RISULTATO ECONOMICO NETTO Rn
IL SISTEMA DEGLI INDICI DI BILANCIO
Una volta effettuata la riclassificazione dei prospetti di bilancio, si procede al calcolo degli indici e,
gli stessi, vengono raggruppati in base alla loro funzione segnaletica in modo tale da
arrivare ad uninterprestazione e analisi della situazione patrimoniale, finanziaria ed
economica dellimpresa.
Le fasi principali di questo processo sono:
analisi della struttura patrimoniale finanziaria che si svolge considerando:
la composizione degli impieghi per lo studio dellelasticit del capitale investito;
la composizione delle fonti per valutare lindebitamento aziendale e il grado di rigidit delle
fonti;
la correlazione tra investimenti a lungo termine e fonti di finanziamento permanenti per
valutare il grado di solidit e di solvibilit dellazienda;
analisi della liquidit che esamina:
gli indici di correlazione tra attivo corrente e passivit correnti, che esprimono lequilibrio
finanziario a breve termine;
gli indici di rotazione e di durata che servono per unulteriore verifica della situazione
finanziaria di breve periodo segnalata dagli indici di correlazione;
analisi della situazione economica che esamina:
il conto economico espresso in valori percentuali, indicativo della struttura del risultato
economico;
gli indici di redditivit, che indicano lattitudine dellazienda a produrre durevolmente risultati
economici positivi sufficienti a remunerare adeguatamente i fattori produttivi impiegati;
indici di produttivit che servono per esprimere un giudizio sul livello di efficienza aziendale.

Indici per l'analisi della struttura patrimoniale-finanziaria


Lanalisi della situazione patrimoniale finanziaria fa riferimento allo schema sintetico di stato
patrimoniale riclassificato e ha lo scopo di segnalare se lazienda ha raggiunto una posizione di
equilibrio strutturale, che la condizione perch essa possa perdurare nel tempo come organismo
economico indipendente.
Indice di rigidit delle impieghi = (I/Ci)x100
Si ottiene come rapporto tra totale immobilizzazioni e capitale investito (si pu esprimere in
percentuale e in tal caso il valore massimo 100 o in valore assoluto, in tal caso il
valore massimo 1), esprime lelasticit dellazienda ossia la sua capacit di adattarsi ai
cambiamenti di mercato. Tanto pi alta la percentuale di immobilizzazioni (investimenti
a lento rigiro) tanto meno lazienda elastica, ossia si adatter con difficolt ai
mutamenti di mercato (esempio se si modificano le esigenze e i gusti dei consumatori
difficile riconvertire impianti e macchinari per nuovi processi produttivi). Questo indice
molto alto nelle imprese di servizi e industriali (che hanno una struttura rigida) e pi
basso nelle imprese mercantili (che hanno una struttura elastica)
Indice di elasticit degli impieghi = (Ac/Ci)x100.
Si ottiene come rapporto tra Attivo corrente e Capitale investito. E complementare dellindice di
rigidit degli impieghi, pertanto valgono, ovviamente rovesciate le stesse considerazioni, ossia tanto
pi alta la percentuale di attivo corrente tanto pi lazienda elastica e riesce ad adeguarsi
rapidamente ai cambiamenti di mercato.
Indice di autonomia finanziaria = Cp/(Ct+Cp)x100.
E dato dal rapporto percentuale tra capitale proprio e totale delle fonti di finanziamento (Capitale
proprio e Capitale di terzi), esprime in quale misura il capitale proprio contribuisce a finanziamento
degli investimenti aziendali, tanto pi tale indice si avvicina a 100 (oppure a 1 se non viene
espresso in termini percentuali), tanto maggiore il grado di autonomia finanziaria dellimpresa,
ossia la stessa vincolata in modo limitato a finanziamenti esterni. Spesso il grado di autonomia
finanziaria si giudica attraverso parametri soglia: un valore inferiore al 33% (0,33) indica una
struttura finanziaria piuttosto pesante, un valore compreso tra il 33% e il 55% (tra 0,33 e 0,55)
evidenzia lesigenza di tenere sotto controllo la struttura finaziaria, se il valore compreso tra il 55%
e il 66% (tra 0,55 e 0,66) ci indica una struttura finanziaria equilibrata, mentre un valore maggiore
del 66% (0,66) un segnale di notevoli possibilit di sviluppo.
Indice di dipendenza finanziaria = Ct/(Ct+Cp)
E il valore complementare dellindice ci autonomia finanziaria, dato dal rapporto (percentuale o in
termini assoluti) tra capitale di terzi e totale delle fonti di finanziamento; evidenzia lincidenza
dellindebitamento rispetto al totale delle fonti di finanziamento aziendale. In questo caso gli
indicatori soglia vanno rovesciati rispetto allindice di autonomia finanziaria.
Indice di indebitamento o leverage =(Ci/Cp)
E calcolato come rapporto tra capitale investito e capitale proprio, indica quanti investimenti sono
stati realizzati a fronte di ogni euro di capitale proprio. La situazione ottimale, ma irrealistica,
sarebbe un indice pari a 1, il che significa che lazienda finanzia tutti gli investimenti con capitale
proprio, ossia non ha debiti. Un valore pari a 2 indica che lazienda si finanziata per il 50% con
capitale proprio e per laltra met con capitale di terzi. Un valore compreso tra 1 e 2 indica una
prevalenza delle fonti di finanziamento a titolo di capitale proprio rispetto ai debiti, un valore
superiore a 2 indica, viceversa, la prevalenza del capitale di terzi rispetto al capitale proprio, per
esempio un indice pari a 3 evidenzia che lazienda ha finanziato un terzo degli investimenti con
capitale proprio e due terzi facendo ricorso a finanziamenti esterni. E evidente che al crescere del
valore di questo indice sta aumentando anche lindebitamento aziendale e il grado di dipendenza
finanziaria verso lesterno.
Quoziente di indebitamento = Ct/Cp
E dato dal rapporto tra il capitale di terzi e il capitale proprio; rappresenta un altro modo per
esprimere lindebitamento aziendale, se il valore minore di uno ci significa un buon livello di
autonomia finanziaria con una prevalenza del capitale proprio rispetto al capitale di terzi, se
uguale a 1 significa che lazienda ha finanziato i propri investimenti facendo ricorso in egual misura
al capitale proprio e al capitale di terzi, mente un valore maggiore di 1 indica la prevalenza dei debiti
aziendali rispetto al capitale proprio; chiaro che il crescere dellindice indica un aumento del grado
di dipendenza finanziaria.
Margine di struttura globale = (Cp+Pc) I.
E un indice che si ottiene come differenza tra il capitale permanente (capitale proprio + passivit
consolidate) e immobilizzazioni; indica in quale misura i finanziamenti a medio lungo termine e
senza vincoli di scadenza, finanziano gli investimenti immobilizzati. Se il valore adeguatamente
positivo (si intende adeguatamente positivo se il capitale proprio prevale sulle passivit consolidate
e se il margine positivo copre le disponibilit di magazzino e una parte delle liquidit differite)
significa che esiste una situazione di equilibrio strutturale nella composizione del patrimonio
aziendale.
Quoziente di copertura delle immobilizzazioni = (Cp+Pc)/I
Valgono le stesse considerazioni fatte per il margine di struttura globale; infatti in questo caso
lindice si calcola come rapporto tra capitali permanenti e immobilizzazioni. Per esprimere un
giudizio sullequilibrio strutturale del patrimonio aziendale si assumono i seguenti valori soglia: se il
quoziente > 1,5 ci indica una buona solidit e una struttura equilibrata, se il valore compreso te
1 e 1,5 segnale una situazione da tenere sotto controllo, se < di 1, la situazione di grave squilibrio.
Margine di struttura essenziale = Cp I
E dato dalla differenza tra mezzi propri e immobilizzazioni e indica in quale misura il capitale proprio
finanzia le immobilizzazioni. Un valore positivo (C p> I) indica una buona situazione strutturale e
significa che gli investimenti a lungo termine sono interamente finanziati con capitale proprio e che
residua una quota per coprire parte del capitale circolante.
Quoziente di autocopertura immobilizzazioni. = Cp/I
Riguarda, sotto forma di rapporto, gli stessi valori che danno origine al margine di struttura
essenziale. Si ha un valore > 1 quando Cp > 1. Per valutare la solidit finanziaria si
utilizzano solitamente i seguenti parametri soglia: se il quoziente di autocopertura > 0,70
la situazione soddisfacente; se compreso tra 0,50 e 0,70 la situazione da tenere sotto
controllo, se il valore tra 0,33 e 0,50 lazienda si trova in una situazione di pericolo, infine
se lindice < di 0,33 la situazione di grave squilibrio.

Indici per l'analisi della situazione di liquidit

Lanalisi della situazione di liquidit tende ad accertare in quale misura la combinazione fonti-
impieghi in grado di produrre, nel breve periodo, flussi monetari equilibrati, in grado cio di far
fronte in ogni momento alle uscite derivanti dalle operazioni di gestione.
Capitale circolante netto = Ab Pb
E la differenza tra attivit correnti e passivit correnti; indica la capacit dellazienda di far fronte
agli impegni finanziari a breve utilizzando i mezzi liquidi prontamente disponibili e le entrate
monetarie derivanti dallattivo corrente (incassi di crediti, trasformazione e vendita delle rimanenze
di magazzino). Se Ab > Pb si ottiene un capitale circolante netto positivo che significa che lazienda
in grado di fronteggiare le uscite a breve con le entrate che otterr entro i 12 mesi. Tanto pi il
valore positivo tanto pi lazienda opera in condizioni di buona liquidit. Il capitale circolante netto
(se positivo) indica anche quale quota di attivo corrente finanziata da fonti permanenti di capitali.
Per evidenti motivi di equazioni patrimoniali il valore del capitale circolante netto esattamente
uguale al margine di copertura globale delle immobilizzazioni. Infatti:
Ab (attivo corrente) + I (immobiliz.) = Pb (passivit correnti) + Pc (passivit cons) + Cp (capitale
proprio)
da cui si ottiene:
(Cp + Pc) I = Ac - Pb
Indice di disponibilit = Ab/Pb
Si ricollega al capitale circolante netto, infatti il rapporto tra attivit correnti e passivit correnti,
Anche in questo caso per esprimere un giudizio sulla situazione di liquidit aziendale si pu fare
ricorso a valori soglia: se il quoziente maggiore o uguale a 2 la posizione di liquidit ottimale, se
il valore compreso tra 1,5 e 2 la posizione di liquidit soddisfacente, se lindice compreso tra 1
e 1,5 la situazione da controllare, mentre un valore inferiore a 1 segnala una situazione di
squilibrio.
Margine di tesoreria = (Li + Ld) - Pb
Si ottiene per differenza tra le liquidit (immediate e differite) e le passivit correnti; segnala in quale
misura lazienda in grado di pagare con le liquidit immediatamente disponibili e con lincasso dei
crediti a breve termine i debiti di prossima scadenza (entro i 12 mesi)
Quoziente di liquidit = (Li + Ld)/Pb
Si ricollega al margine di tesoreria, in quanto si ottiene come rapporto tra gli stessi valori. I valori
soglia solitamente utilizzatati per esprimere un giudizio sono i seguenti: valore maggiore o uguale a
1 situazione di liquidit ottimale; valore compreso tra 0,50 e 1 situazione accettabile, indice
compreso tra o,33 e 0,50 squilibrio non grave, indice minore di 0,33 squilibrio grave.
Rotazione del capitale investito = V/Ci
E dato dal rapporto tra ricavi netti di vendita e capitale investito; indica quante volte nel periodo di
tempo preso in considerazione (un anno) il capitale investito ritorna in forma liquida attraverso i
ricavi di vendita. Per esempio un indice pari a due significa che il capitale investito viene recuperato
2 volte nel corso dellanno per effetto delle vendite o, il che lo stesso, che 1 euro di investimenti ha
generato vendite per 2 euro. Tanto pi questo indice alto tanto pi significa che lazienda
efficiente. Il giudizio si esprime tuttavia tenendo conto del settore in cui pera limpresa. E evidente
che nelle imprese industriali e di servizi dove prevalente il peso degli investimenti in
immobilizzazioni il recupero degli investimenti pi lento che in unimpresa mercantile, dove invece
prevale lattivo circolante e, conseguentemente questo indice assumer valori pi bassi.
Rotazione del magazzino = V/Dm
E il rapporto tra vendite nette e giacenze di scorte in magazzino. Indica quante volte nel periodo di
tempo preso in considerazione il capitale investito in scorte di magazzino rientra in forma liquida
attraverso i ricavi di vendita; ad esempio un valore pari a 6 indica che le scorte di magazzino si
sono rinnovate completamente 6 volte nel corso dellanno. Oggi le imprese, che sempre pi
operano con politiche di just in time, ossia tendono a tenere basso il livello delle scorte e a produrre
praticamente su ordinazione, tendono a una elevata rotazione del magazzino. Per le considerazioni
fatte sullindice precedente possiamo dire che la rotazione del magazzino pi alta per le imprese
mercantili.
Giacenza media del magazzino = Dm/Vx365
Indica quanti giorni mediamente le scorte restano ferme in magazzino; linverso dellindice di
rotazione, ovviamente pi alta la rotazione di magazzino minore sar la giacenza media delle
scorte. La tendenza quella di tenere il minor tempo possibile le scorte in magazzino (le politiche di
just in time migliorano lefficienza e la competitivit aziendali in quanto si traducono in minori costi di
magazzino e minori costi finanziari per investimenti in scorte).
Con la stessa logica possono essere calcolati gli indici di rotazione dellattivo circolante e dei
crediti, ossia si rapportano le vendite a tali classi di valori, il risultato ottenuto indica quante volte
lattivo circolante o i crediti si rinnovano in un anno per effetto delle vendite.
Durata media dei crediti commerciali = Crediti commerciali/ (V+iva) x365
E dato dal rapporto tra crediti commerciali e fatture di vendita (vendite nette + iva) moltiplicato per i
365 giorni dellanno; esprime la durata media delle dilazioni di pagamento concesse ai clienti.
Durata media dei debiti commerciali = Debiti commerciali/(A+iva)x365
E dato dal rapporto tra debiti commerciali e fatture di acquisto (acquisti + iva) moltiplicato per i 365
giorni dellanno; esprime la durata media delle dilazioni di pagamento ottenute dai fornitori.
Relativamente agli ultimi due indici le imprese cercano di ridurre la durata media dei crediti
commerciali (ossia cercano di recuperare velocemente i crediti) e di aumentare la durata media dei
debiti commerciali, ossia di ottenere maggiori dilazioni dai fornitori. Ci si traduce in una riduzione
del ciclo monetario che incide positivamente sulla gestione finanziaria dellimpresa

Indici per l'analisi della situazione economica

Per situazione economica di unimpresa si intende la sua attitudine a remunerare in misura congrua
il capitale proprio investito nei processi produttivi, ossia il capitale di rischio.

Redditivit del capitale proprio (ROE) = Rn/Cpx100


Il ROE (return on equity) si ottiene come rapporto tra reddito netto desercizio e capitale proprio;
solitamente si esprime in termini percentuali e indica quanto si ottiene dalla gestione in forma di
reddito per ogni 100 euro investiti a titolo di capitale di rischio. Per esempio un ROE del 9% indica
che ogni 100 euro di capitale proprio hanno prodotto un rendimento di 9 euro di reddito in un anno
di gestione. Questo indice fondamentale per il titolare o per i soci per valutare la convenienza dei
loro investimenti. La valutazione si esprime confrontando la redditivit del capitale proprio con
rendimenti di investimenti alternativi senza rischio sui mercati finanziari (esempio BOT, CCT,
depositi bancari ecc.). E chiaro che il capitalista di rischio disposto ad investire allinterno di
unimpresa (apportando capitale proprio o di rischio) solo se il rendimento pi alto rispetto ai
rendimenti degli investimenti privi di rischio (il maggior rendimento infatti il compenso per il
rischio). In altri termini evidente che se da un investimento in titoli azionari si ottiene un ROE del
3% esattamente uguale al tasso sui BOT, linvestitore ha convenienza ad acquistare i BOT.
Redditivit del capitale investito (ROI) = Ro/Cix100
E dato dal rapporto tra reddito operativo (ossia il reddito della gestione operativa o caratteristica) e
capitale investito, si esprime solitamente in percentuale. Indica in quale misura la gestione
caratteristica in grado di remunerare il capitale investito nellazienda (sia il capitale proprio che il
capitale di terzi). Esempio un ROI del 15% indica che 100 euro di capitale investiti nellazienda
hanno prodotto un reddito, al lordo dei componenti estranei alla gestione caratteristica, di 15 euro. Il
ROI lindice che misura lefficienza economica della gestione caratteristica, intesa come capacit
dellazienda di porre in essere politiche di acquisizione e di trasformazione dei fattori produttivi, di
commercializzazione, di gestione delle scorte, e pi in generale di ogni investimento operativo, in
modo tale da produrre un flusso di reddito adeguato alle risorse impiegate.
Indice di onerosit del capitale di credito (ROD) = Of/Ct x100
Il ROD (return on debts) il rapporto tra interessi passivi e altri oneri finanziari e debiti aziendali
(capitale di terzi), si esprime in misura percentuale e indica il costo medio sostenuto dallazienda per
i finanziamenti di terzi, in definitiva il tasso medio di interesse pagato sui debiti.
Relativamente ai due indici sopra esposti si pu affermare che ci sar convenienza a chiedere
finanziamenti a terzi per effettuare investimenti solo se il ROI maggiore del ROD, ossia solo se il
rendimento che si ottiene dallinvestimento maggiore del costo per interessi passivi che si deve
sostenere per ottenere il capitale di prestito.
Redditivit delle vendite (ROS) = Ro/Vx100
Il ROS (return on sales) dato dal rapporto percentuale tra reddito operativo e vendite nette; indica
quanto residua dopo aver recuperato i costi operativi della gestione caratteristica tramite i ricavi di
vendita, Al risultato ottenuto vanno aggiunti i risultati algebrici (positivi o negativi) delle altre aree
della gestione (atipica, finanziaria, straordinaria, fiscale), per arrivare infine al reddito netto. Per
esempio un ROS del 18% indica che su 100 euro di ricavi si ottenuto un reddito operativo di 18
euro in quanto 82 euro sono stati necessari per la copertura dei costi della gestione caratteristica.
Incidenza della gestione extracaratteristica = Rn/Ro
E dato dal rapporto tra reddito netto e reddito operativo; esprime il concorso dei proventi e degli
oneri extracaratteristici (atipici, finanziari, straordinari, fiscali) alla formazione del reddito netto
desercizio. Tanto pi il valore si avvicina a uno tanto pi reddito netto e reddito operativo
coincidono, il che sta a significare una scarsa incidenza delle aree della gestione extracaratteristica
sulla formazione del reddito netto, se il valore maggiore di 1 lincidenza positiva, se minore di 1
lincidenza negativa; questultimo il caso pi frequente per il fatto che il risultato della gestione
finanziaria solitamente negativo (gli interessi passivi e gli altri oneri finanziari sono maggiori degli
interessi attivi e dei proventi finanziari) e per il fatto che bisogna detrarre le imposte.
COORDINAMENTO TRA GLI INDICI
Affinch gli indici assumano valore segnaletico e siano utili per trarre indicazioni ed effettuare
scelte, necessario che siano coordinati in un sistema individuando i collegamenti esistenti tra essi
ed effettuandone una lettura unitaria.
Al vertice di tale sistema si colloca il ROE che riassume i risultati della gestione e, allo stesso
tempo, esprime lefficienza delle scelte operate con riferimento alla gestione caratteristica, alla
struttura finanziaria e alle aree della gestione extracaratteristiche.
La misura e le variazioni del ROE trovano spiegazione : nel ROI, nellindice di indebitamento,
nellincidenza della gestione non caratteristica.

ROE = ROI x Indice di indebitamento x Incidenza della gestione non caratteristica

Rn Ro Ci Rn
ROE = = x x
Cp Ci Cp Ro

Questa relazione evidenzia che la redditivit del capitale proprio varia in misura direttamente
proporzionale al variare:
della redditivit del capitale investito che misura leconomicit della gestione tipica intesa
come efficienza degli impieghi di capitale;
della struttura finanziaria dellimpresa definita dallindice di indebitamento;
del peso degli oneri finanziari e degli altri e proventi e oneri atipici, definito dal rapporto tra
reddito netto e reddito operativo.
In particolare si pu notare che se lazienda si finanziata in parte con capitale di terzi lindice di
indebitamento assume valori maggiori di uno e la struttura finanziaria agisce come fattore
moltiplicativo del ROI producendo un effetto espansivo sul ROE.
Questo effetto viene definito effetto leva (o leva finanziaria), perch lindice di indebitamento
(leverage) spinge la redditivit del capitale proprio al di sopra della redditivit del capitale investito
con unintensit tanto maggiore quanto pi elevato il peso dei mezzi di terzi nella struttura
finanziaria dellazienda. Il tasso di incidenza della gestione non caratteristica esercita invece un
effetto demoltiplicativo sulla reddititivit del capitale proprio in quanto, come gi detto, solitamente
assume valori minori di uno per effetto dellincidenza degli oneri finanziari, e tale incidenza sar
tanto pi elevata quanto pi aumenta lindebitamento aziendale.
Per verificare quale effetto produce sul ROE un aumento dellindebitamento occorre pertanto tenere
conto anche del ROD (onerosit dei debiti) e confrontare il suo valore con il ROI:
se ROI > ROD laumento dellindebitamento produrr un effetto leva positivo sul ROE, per
esempio se si chiede un finanziamento e si paga un interesse del 6% mentre
dallinvestimento effettuato si ottiene un ROI (rendimento del capitale investito) del 10%
evidente che loperazione economicamente conveniente e che a parit di capitale proprio,
si avr un aumento del reddito netto che provocher un aumento del ROE (nel rapporto il
reddito netto a numeratore aumenta, il capitale proprio a denominatore resta invariato);
se ROI = ROD laumento dellindebitamento non avr alcun effetto sul ROE (effetto
neutrale), in quanto sar annullato da un effetto di segno opposto dellindice di incidenza
della gestione non caratteristica, per esempio se si chiede un finanziamento e si paga un
interesse del 7% e dallinvestimento effettuato si ottiene un ROI (rendimento del capitale
investito) sempre del 7% evidente che loperazione economicamente neutrale in quanto i
costi delloperazione (interessi passivi) sono esattamente uguali ai rendimenti, pertanto
anche lutile rester invariato e, a parit di capitale proprio, non subir nessuna modifica
neanche il ROE;
se ROI < ROD laumento dellindebitamento produrr un effetto leva negativo sul ROE, per
esempio se si chiede un finanziamento e si paga un interesse del 10% mentre
dallinvestimento effettuato si ottiene un ROI (rendimento del capitale investito) del 6%
evidente che loperazione economicamente non conveniente e che a parit di capitale
proprio, si avr una diminuzione del reddito netto (gli interessi pagati per ottenere il
finanziamento sono maggiori del rendimento dellinvestimento) che provocher una
diminuzione del ROE (nel rapporto il reddito netto a numeratore diminuisce, il capitale
proprio a denominatore resta invariato).
E questo laspetto pi rilevante da prendere in considerazione per valutare la convenienza
complessiva dellinvestimento.
Altro indice da esaminare come risultato di altri indici il ROI:

ROI = ROS x Tasso di rotazione degli impieghi

Il ROI cresce in misura direttamente proporzionale al crescere del ROS (redditivit delle vendite) e
del tasso di rotazione degli impieghi. Ovviamente a parit di valori la lettura diversa in base al
settore di appartenenza dellazienda, per esempio due aziende di cui una industriale e una
mercantile con un ROI entrambe del 12% sono pervenute allo stesso risultato in modo differente,
limpresa industriale esprime pi alti tassi di redditivit delle vendite mentre limpresa mercantile ha
pi elevati tassi di rotazione degli impieghi.
Per concludere unosservazione: affinch i numeri indice abbiano valore segnaletico occorre
prendere in considerazione il loro valore per diversi anni consecutivi (solitamente 3-5 anni)
confrontare i risultati ottenuti con quelli medi del settore e, in base alle finalit per cui viene
effettuata lanalisi (per esempio se decidere di diversificare e operare in settori produttivi diversi)
anche coni risultati di altri settori.

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