Atti del Convegno La tutela dei minori di cultura islamica nellarea mediterranea. Aspetti sociali, giuridici e
medici, Universit LOrientale, Napoli, 28-29 ottobre 2009, (a cura di A. Cilardo), Edizioni Scientifiche
Italiane, Napoli, 2011, pp. 341-356
1
Cos CILARDO, Il diritto islamico e il sistema giuridico italiano, cit., p. 50.
2
Per una approfondita analisi della discriminazione della donna nelle istituzioni musulmane si pu fare riferimento a
MESSAOUDI, La discrimination l'gard de la femme en droit international priv marocain, in Revue internationale de droit
compar, v. 4 (1992), p. 955.
Infatti, Corano e sunna sono le fonti principali del diritto che si applica a tutti i credenti, senza
distinzione di sesso, et, etnia, nazionalit. Tuttavia, in epoca moderna non in tutti gli Stati viene
espressamente richiamata nella carta costituzionale la ara quale fonte di diritto. Oltretutto, nel corso del
tempo non solo le scuole giuridiche hanno intrapreso percorsi interpretativi differenti, ma va considerato
anche il fatto che le legislazioni positive degli Stati pi rappresentativi dellAfrica e del Medio oriente hanno
finito con ladottare soluzioni giuridiche difformi e alcuni casi anche opposte, su specifici punti riguardanti
la tutela, in ambito familiare e non, delle donne e dei minori: filiazione legittima o naturale, |ana, diritti e
doveri della madre, kafla, affidamento in caso di ripudio/separazione, affidamento in caso di
ripudio/separazione in una coppia mista, et per limputabilit penale, maggiore et, et per il matrimonio,
avviamento al lavoro, protezione del minore contro ogni forma di sfruttamento (sessuale, lavorativo,
delinquenziale ecc.).
E in questa cornice, sedimentatasi nei secoli grazie anche alle usanze locali, che la lenta spinta del
modernismo giuridico ha operato per contribuire a mitigare la sperequazione tra sessi in tema di diritti e
doveri, varando nel corso degli anni legislazioni specifiche mirate a tutelare la figura della donna e, in
maniera susseguente (ed laspetto saliente che rileva in questa sede), quella dei figli minori.3
3
Sugli aspetti evolutivi del diritto islamico nellepoca moderna si rinvia a MESSAOUDI, Grandeur et limites du droit musulman
au Maroc, in Revue internationale de droit compar, v. 1 (1995), pp. 146-154, la cui analisi, ancorch legata al contesto territoriale
marocchino, ben pu essere estesa a tutta larea maghrebina.
4
Per al-a|wl al-akhiyya (statuto personale), con una espressione sconosciuta al diritto classico, tanto la dottrina dei moderni
Stati arabo-islamici cos come molte norme di diritto positivo intendono tutta la materia riguardante specificamente lindividuo e
disciplinata in base allappartenenza religiosa. Per approfondimenti, si veda CILARDO, La comunit islamica, in ENDE,
STEINBACH (a cura di), Lislam oggi, Edizioni Dehoniane, Bologna, 2004, pp. 23 e ss.
5
Sulla |ana (la custodia), si rinvia a CILARDO, MENNILLO, Due sistemi a confronto. La famiglia nellislam e nel diritto
canonico, CEDAM, Padova, 2009, pp. 39 e ss. Inoltre, per una disamina dellistituto secondo la dogmatica ita, si rinvia a SAFAI,
La garde des enfants en droit musulman chiite et dans la lgislation iranienne in Revue internationale de droit compar, 1972,
XXIV, 3, pp. 551-562. Infine, per una sua visione comparata, si segnala FELLER, La garde (Hadanah) en droit musulmane et dans
les droits gyptien, syrien, et tunisien, Droz, Genve, 1996.
di violenza, pregiudizio, aggressione fisica, psichica o sessuale, dallabbandono, dallo sfruttamento e da
trattamenti degradanti. Lart. 3 fornisce la definizione di fanciullo, chiarendo che deve intendersi tale ogni
persona umana minore degli anni 18. Sul punto, richiamando le considerazioni espresse supra per la
Dichiarazione di Monrovia dellO.U.A. del 1979, va precisato come il sistema giuridico tunisino e la
giurisprudenza, estendono i diritti e le garanzie del fanciullo nato anche al concepito.6 Lart. 4 si appella
allinteresse superiore del fanciullo, che deve essere salvaguardato in ogni attivit riguardante i minori, sia
essa compiuta nella sfera giudiziaria, amministrativa o da qualunque altra istituzione pubblica o da privati.
Linteresse superiore del minore un valore ricorrente, gi ritrovato nel dettame dellart. 4 della Carta
africana dei diritti e del benessere del fanciullo del 1990, che cristallizza il principio contenuto nella
Convenzione O.N.U. di New York del 1989. Lart. 5 sancisce il diritto allidentit, al nome, alla
registrazione nellanagrafe e alla nazionalit sin dal momento della nascita. Di importanza centrale risulta il
principio espresso nellart. 20, nel quale vengono elencate le situazioni difficili capaci di minacciare la salute
del minore o la sua integrit fisica e morale: a) la perdita dei genitori; b) lesposizione del fanciullo a
accattonaggio e vagabondaggio; c) assenza continuata e prolungata alleducazione e alla protezione; d)
maltrattamento abituale; e) sfruttamento sessuale; f) sfruttamento del fanciullo in attivit delittuose ad opera
della criminalit organizzata; g) sfruttamento economico e induzione allaccattonaggio; h) incapacit dei
genitori o dei tutori di fornire assistenza ed educazione.
Il primo capitolo si occupa dellistituzione, delle attribuzioni e del funzionamento di una figura
istituzionale chiave nella tutela dei bambini: il delegato alla protezione del fanciullo, istituito presso tutte le
province, al quale per obbligo di legge (la cui omissione viene penalmente sanzionata) devono essere
segnalate, da chiunque ne abbia conoscenza, tutte le situazioni di rischio di cui allart. 20 che anche solo
potenzialmente possono implicare dei minori. Il meccanismo col quale si attiva la protezione descritto dalla
III sezione e consente al delegato, cui vengono attribuite le funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria, di
compiere indagini tese a verificare la fondatezza della segnalazione, con facolt di convocare i genitori o il
tutore e di ascoltare il minore, redigendo verbale dellaudizione. La IV sezione del primo capitolo codifica le
misure di protezione. Il delegato pu convocare la famiglia e il minore proponendo alcune misure
convenzionali (che possono andare in via gradata dalla permanenza in famiglia sotto condizione di eliminare
i fattori di rischio, alla permanenza in famiglia sotto condizione di essere affiancati dai servizi sociali, fino
allallontanamento del minore e allaffidamento ad altra famiglia o idonea istituzione sociale); se le misure
proposte vengono accettate, viene siglato un accordo (poi viene trasmesso al giudice tutelare) e
periodicamente vigilata la sua osservanza. In caso di mancato accordo, il delegato trasmette la sua relazione
con le relative richieste al giudice tutelare, che in tempi rapidi si pronunzier. Qualora il delegato ritenga
esistenti condizioni tali da rendere necessario un intervento urgente, pu chiedere immediatamente
lautorizzazione al giudice senza passare per la fase propositiva agli interessati; in casi di estrema urgenza,
pu disporre misure di iniziativa anche con lausilio della forza pubblica, che dovranno poi essere
convalidate dallautorit giudiziaria. Il secondo capitolo si occupa della protezione attivata in via giudiziaria.
Limpianto di tutela previsto dal codice ha il grande pregio di aver creato un meccanismo improntato a
tempi molto brevi in cui gli strumenti di salvaguardia del minore possono essere richiesti ed applicati, non
senza consentire alle parti interessate di esprimere, in contraddittorio le loro opinioni in merito.
6
Vedasi sul punto CHARFI, Le droit tunisien de la famille entre lislam et la modernit, in Revue tunisienne de droit, 1973, p. 7
e ss.
7
Per una compiuta disamina sulla situazione dei diritti delluomo nel regno si segnala SERGHINI, Le Maroc et les rgles
internationales des droits de lhomme, in BASRI, ROUSSET, VEDEL (a cura di) Le Maroc et les Droits de lHomme. Positions,
ralisations et perspectives, LHarmattan, Paris, 1994, pp. 285-303.
Questo il principale motivo per cui la violazione dei diritti umani come causa di una attenzione da
parte degli organi di giustizia internazionale sul regno costituisce pi una possibilit che una probabilit,
essendo stata attuata una netta rottura con il passato, iniziando un percorso di riconciliazione nazionale.8
Infatti, il 1990 ha inaugurato un decennio di cambiamenti in Marocco, iniziato con la creazione di un
comitato consultivo sui diritti umani e proseguito con la creazione nel 1993 di un ministero per i diritti umani
e con la ratifica delle Convenzioni O.N.U. contro la tortura e per leliminazione di tutte le forme di
discriminazione nei confronti delle donne,9 con la creazione di una commissione governativa per
lindennizzo delle vittime delle violazioni dei valori fondamentali nel 1999, oltre alla promulgazione di una
serie di riforme sul piano legislativo che hanno dedicato maggiore attenzione alle problematiche dei diritti
fondamentali. Lo attesta il grande numero di convenzioni generali e specifiche che ha ratificato
dallottenimento dellindipendenza (1956) ad oggi.10
La proclamazione nel 1999 del nuovo re, Mu|ammad VI, ha visto continuare il nuovo corso intrapreso
dal padre, vedendo il giovane sovrano determinato a fare piena luce su oltre 30 anni di politica di repressione
degli oppositori da parte dello Stato marocchino e quindi sui casi di scomparsa, di tortura e su ogni forma di
abuso, chiari sintomi della svolta e del cambiamento che sta avvenendo nel regno alawita e che, a differenza
di altri Stati, sta producendosi dallinterno. E stata cos inaugurata una stagione politica di apertura verso i
movimenti di difesa dei diritti umani, ponendo fine ai cosiddetti annes noires del regno precedente, durato
dal 1961 al 1999. Questapertura stata favorita anche dalle pressioni di numerose organizzazioni
internazionali e nazionali di tutela dei diritti delluomo.11
Va nello specifico segnalato il quadro evolutivo della politica legislativa marocchina, orientata in senso
maggiormente garantista. In questa ottica va letta la salvaguardia dei diritti basilari delle donne in seno alla
famiglia e sui luoghi di lavoro, oggetto di specifica tutela, ad opera di una recente riforma del codice della
famiglia, entrata in vigore nel 2004;12 listituzione obbligatoria dellautopsia per le morti avvenute in regime
di detenzione; la riforma degli istituti privativi della libert personale, quali le misure pre-cautelari e quelle
cautelari, attraverso una documentazione dei registri ed una riduzione dei tempi massimi.
Nel 2004 stata istituita una Commissione per la verit, luguaglianza e la riconciliazione che, a fine
2005, ha consegnato il proprio rapporto su quanto accaduto dal 1956 al 1999. La Commissione -la prima del
genere nel mondo arabo- ha certificato lesistenza di 9.779 casi di violazioni di diritti umani di varia natura;
ha poi formalmente chiesto di indagare su 66 persone ancora considerate scomparse. Lorganismo ha
sollecitato i risarcimenti per 9.280 vittime, comprese 1.895 che dovrebbero poter ritrovare i posti di lavoro
perduti. Infine, la Commissione ha chiesto la revoca di ogni forma di beneficio e la sospensione dellamnistia
per chi si macchiato di queste violazioni.
Tuttavia, gli sforzi intrapresi dal nuovo sovrano non possono ritenersi sufficienti, ed alcune gravi carenze
in tema di tutela dei diritti umani vengono ancora lamentate.
La stampa non pu operare liberamente e le voci fuori dal coro sono sistematicamente censurate.
Secondo lorganizzazione indipendente Reporter Senza Frontiere c un abisso tra le dichiarazioni delle
autorit che parlano di modernit e democrazia e la realt quotidiana dei giornalisti, segnata da processi
8
Una attenta e particolareggiata ricostruzione delle violazioni gravi del diritto umanitario in Marocco, dalla indipendenza fino
allepoca contemporanea, si ritrova in SLYOMOVICS, The Performance of Human Rights in Morocco, University of Pennsylvania
Press, Philadelphia, 2005. Il testo, tra laltro, documenta la nascita dellattivismo a tutela dei diritti umani nellopinione pubblica
marocchina, illustrando i mezzi attraverso i quali le vittime delle violenze hanno tentato di trasmettere la propria esperienza,
promuovendo la riconciliazione con i loro aguzzini di un tempo.
9
Sul recepimento delle Convenzioni internazionali nel diritto interno, si rinvia a RBII, Le juge marocain face aux conventions
internationales des droits de lHomme liant le Maroc, in La protection des droits de lhomme entre la lgislation interne et le droit
international, R.E.M.A.L.D., XXVI, 2001, p. 137-163.
10
Si vedano le convenzioni ratificate dal Marocco in BELKOUCH, SEBTI (a cura di), Instruments internationaux relatifs aux
droits de l'homme ratifis par le Royaume du Maroc, Centre de documentation, dinformation et de formation en droits de l'homme
(C.D.I.F.D.H.), Rabat 2000. Si consulti anche Centre de documentation, dinformation et de formation en droits de l'homme
(C.D.I.F.D.H.), Ministre de droits de l'homme, Royaume du Maroc, Les conventions internationales et la loi travers la
jurisprudence, Actes de sminaire, Imprimerie Fdala, Mohammedia 2002.
11
Tra le organizzazioni pi note in Marocco si ricordano, oltre Amnesty International, lO.M.D.H. (Organisation marocaine des
droits humains); lA.M.D.H. (Association marocain des droits de lhomme); il C.C.D.H. (Conseil consultatif des droits de lhomme),
vicino alla magistratura marocchina ; lUFA (Union de laction fminine); lA.D.F.M. (Association dmocratique des femmes du
Maroc). Sui movimenti in difesa dei diritti umani nel Maghreb si veda anche MEDNICOFF, Think Locally Act Globally? Cultural
Framing and Human Rights Movements in Tunisia and Morocco, in The International Journal of Human Rights, v. 7 (2003), pp. 72-
102.
12
Vedasi pi diffusamente infra.
intimidatori. Non a caso, nella classifica 2007 dellorganizzazione, il Marocco scende al 106 posto rispetto
al 97 occupato nellanno precedente.13
Il Marocco, aderendo a numerosissimi trattati internazionali, ha dimostrato di voler adeguare la propria
normativa interna alla dottrina dei diritti umani. Pertanto, gi a partire dal 1990, presenta puntuali rapporti
periodici agli appositi comitati supervisori delle organizzazioni sopranazionali ed ha persino creato nel 1993
il Ministero dei diritti delluomo. Sul piano strettamente legislativo bisogna ricordare la revisione, nel 1991 e
nel 2003, del codice di procedura penale; quella del codice di statuto personale o Mudawwana,14 nel 1993 e
nel 2003; e, infine, ladozione dellInsieme delle regole minime per il trattamento dei detenuti (O.N.U., 1955
e 1977).
13
Si consulti il sito ufficiale dellorganizzazione, al link: http://www.rsf.org/.
14
Mudawwana, modificata dalla legge 03-70, in www.censur.org/2004/moudawwana.fr.pdf.
15
Si veda Association Marocaine d'Etudes et de Recherches sur les Migrations, Fondation Hassan II pour les Marocains Rsidant
lEtranger (Atti di Convegno), La migration clandestine, enjeux et perspectives, Imprimerie Al-Karama, Rabat, 2000.
- la libert di pensiero, coscienza e religione, sancita dalla Costituzione, la quale per, allart. 6, dichiara
che lislm religione di Stato (per tale motivo il Marocco ha posto una riserva allart. 14, par. 1 della
Convenzione O.N.U.);
- la libert di associazione e riunione, sancita dalla Costituzione, libert soggetta al margine di
apprezzamento dello Stato in casi eccezionali;
- il diritto a non essere sottomesso a torture, pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti di cui
allart. 37 della Convenzione (il codice penale punisce allart. 399 chi lo viola; il Marocco ha inoltre
ratificato la Convenzione O.N.U. contro la tortura e le altre pene o trattamenti inumani e degradanti nel
1993).16
La legislazione marocchina, inoltre, ha portato let minima lavorativa da 12 a 15 anni (con la ratifica
della Convenzione n. 138 dellO.I.L.)17 e ha stabilito che let minima per arruolarsi nellesercito 18 anni.18
La tutela del minore in ambito familiare (artt. 5, 18 Convenzione), secondo quanto stabilisce la
Mudawwana, un obbligo per entrambi i genitori o di colui al quale viene affidato il minore in caso di
separazione dei genitori. I genitori hanno lobbligo di occuparsi della salute e della educazione del figlio. Le
forme di brutalit e di negligenza familiare (artt. 19 e 39 della Convenzione) sono punite dal codice penale
(art. 408, 479).
La forma pi grave di negligenza labbandono. La condizione dei trovatelli regolata dal ahr del
10 settembre 1993: lo stato civile del fanciullo deve essere regolarizzato e si deve accelerare la procedura di
kafla (come detto, nel diritto islamico ladozione vietata, ma previsto questo particolare istituto,
attraverso cui il bambino in stato di abbandono entra a far parte della famiglia alla quale viene affidato senza
per assumerne il cognome), dopo una permanenza che sia il pi breve possibile in un istituto specializzato.
Il minore e la famiglia affidataria hanno diritto allassistenza sociale attraverso sostegni sia pubblici che
privati.19
Il diritto agli alimenti invece tutelato dai tre ahr del 10 dicembre 1993, dal ahr delle obbligazioni e
dei contratti e dallart. 480 del codice penale, che punisce chi non fornisce gli alimenti pur essendone
obbligato. Infine, il Marocco ha ratificato la Convenzione O.N.U. sul recupero degli alimenti allestero (20
giugno 1956).
Il trasferimento di minori allestero (art. 11, par. 2 della Convenzione), problema particolarmente sentito,
regolato da accordi bilaterali, come la Convenzione franco-marocchina del 10 luglio 1981. Esistono altri
accordi stipulati con Spagna (30 maggio 1997), Ba|rein (febbraio 1997), Germania (29 ottobre 1995), Siria
(25 settembre 1995), Belgio (1991), Egitto (22 marzo 1989), Algeria (15 marzo 1963), Paesi Bassi, e vi il
progetto di accordi con Italia e Tunisia. Il Marocco inoltre prende parte alle conferenze internazionali
dellAja in materia di diritto internazionale privato e sta negoziando ladesione alla Convenzione sugli
aspetti civili della sottrazione dei minori, del 25 ottobre 1980, e la Convenzione concernente la competenza
delle autorit e la legge applicabile in materia di protezione dei minori, del 5 ottobre 1961.
Il Marocco ha messo in atto specifici piani che riguardano la salute e leducazione dei bambini, creando
in particolare strutture a sostegno di quelli handicappati e, secondo le disposizioni degli artt. 23-24 della
Convenzione, migliorando il servizio sanitario con la costruzione di numerosi ospedali.
Anche le attivit culturali e ricreative (art. 13 della Convenzione), che costituiscono un fattore
importante nello sviluppo della personalit del bambino, rientrano nei piani previsti dal Marocco.20 Il Paese
ha ratificato il Patto sui diritti economici, sociali e culturali e molte convenzioni internazionali che hanno il
fine di promuovere lo sviluppo culturale. Listruzione , secondo quanto stabilisce un ahr del 1963,
obbligatoria dai 7 ai 13 anni. Il Marocco ha inoltre creato dei piani che permetteranno lorientamento e
linserimento professionale, soprattutto dei giovani disagiati ed ex detenuti. Esistono infine specifici luoghi
16
Sugli specifici aspetti della tutela penale del minore in Marocco si pu consultare BERRE, ABOUSSAD, FILALI, EL
KOURCHI, Lexploitation sexuelle des enfants. Cas de Marrakech, U.N.I.C.E.F., 2003, consultabile al link http://www.unicef.org-
/morocco/french/Exploitation_Sexuelle1.pdf.
17
Il ahr del 2 luglio 1947 e il ahr del 24 aprile 1973 si pronunciano nello specifico in materia di lavoro minorile.
18
Secondo quanto stabilito dal ahr del 9 giugno 1966.
19
Sul punto, e pi in generale su tutta la politica di protezione di minori nel regno, si rinvia a COSSU, I diritti dei bambini
marocchini, in Minorigiustizia, v. 1 (2006).
20
Si consulti LAHRECH, Les tapes du dveloppement psycho-moteur intellectuel et social de lenfant, in Ligue marocaine
pour la protection de l'enfance, Centre national de recherche pour la mre et l'enfant, (Atti dei seminari di studio su L'enfant devant la
justice, journes d'tudes et des riflexions, 18-19 marzo 1994), El-Marf El-adda, Rabat 1995, pp. 29-36.
di ritrovo finanziati dallo Stato che coinvolgono numerose organizzazioni non governative, dove si
organizzano attivit culturali ed artistiche, rivolte nello specifico ai giovani a rischio.21
Il lavoro minorile e la prostituzione (lo sfruttamento sessuale punito dagli artt. 466, 472, 474, 483, 497-
500 del codice penale) diffusa di bambini di ambo i sessi sono una conseguenza della povert e della
corruzione che affligge il Paese. Molti settori delleconomia sono del tutto impermeabili alle misure
legislative in materia di diritto minorile. Lo sfruttamento dei pi piccoli, coinvolti soprattutto nelle attivit
agricole e artigianali, sfugge al controllo amministrativo, soprattutto per le attivit artigianali, dove molti
ragazzi sono dichiarati in fase di apprendistato. I bambini, sia nelle campagne che nelle citt, abbandonano la
scuola per lavorare come guardiani di bestiame o braccianti o nellindustria. Le giovani ragazzine,
provenienti da famiglie poverissime, sono invece impiegate come domestiche a tempo pieno, secondo forme
di lavoro non regolamentate da alcun tipo di forma contrattuale. Esiste poi il fenomeno dello sfruttamento di
minori, usati per chiedere lelemosina, soprattutto se portatori di handicap. Ancora pi grave appare il
coinvolgimento di minori in traffici illeciti, specialmente di sostanze stupefacenti, il cui mercato uno dei
pi fiorenti in tutto il Paese.
Per ci che riguarda i minori che delinquono, lart. 40 della Convenzione O.N.U. sui diritti del fanciullo
del 1989, relativo allamministrazione della giustizia minorile, trova un primo riscontro nellart. 10
dellattuale Costituzione, secondo cui nessuno pu essere arrestato, detenuto o punito se non nei casi previsti
dalla legge, in virt di uno stretto principio di legalit. Le disposizioni della Convenzione dellart. 37 lett. b,
c, d, riguardanti il trattamento dei minori privati di libert sono infine recepite in numerose disposizioni
interne (codice penale, codice di procedura penale, il nuovo codice di amministrazione penitenziaria del 25
agosto 1999) recentemente modificate proprio per rendere questi testi legislativi conformi ai dettami
internazionali ai quali il Marocco ha aderito.22
21
Per uno studio sulla devianza giovanile in Marocco si vedano HERV, KERREST, Les enfants de Fes, ditions Libres- Hallier,
Paris, 1980; KOUCHIH, BOUCHARD, I ragazzi stranieri di strada, dialogo sui ragazzi maghrebini, in Minorigiustizia, 3 (1996),
pp. 86-101.
22
Per approfondimenti, si veda MOSLIH, Lenfant et la loi au Maroc, Ligue marocaine pour la protection de l'enfance -Centre
national de recherche pour la mre et l'enfant, disponibile sul sito ufficiale della Lega, al link http://www.lmpe-oujda.org/accueil-
ar.html.
23
Si rinvia a DEJEUX, Images de l'trangre. Unions mixtes franco-maghrbines, La Bote documents, Paris, 1989; Groupe de
Recherches Islamo-Chrtien (a cura di) Le couple mixte install au Maghreb, consultabile al link http://www.gric.asso.fr/spip.php?-
article28.
24
GAFSIA, L'invention coloniale du mariage musulman:le cas tunisien, in Droit et socit, n. 50 (2008), pp. 181 e ss.
A mero titolo di esempio delle difficolt burocratiche e non solo che in concreto possono sorgere, a voler
tacere di quelle inerenti i pregiudizi familiari e sociali, si analizza il caso della Tunisia e del suo codice di
statuto personale, ma il cenno potrebbe essere rivolto a qualunque Paese maghrebino.25
La donna tunisina che contrae matrimonio allestero con uno straniero non musulmano, soprattutto se
vuole vedersene riconosciuti gli effetti legali, tenuta a dichiarare lavvenuta unione al consolato di
riferimento e lufficio deve prenderne atto. Tuttavia tale unione raramente verr trascritta nel registro dello
stato civile, e quindi difficilmente avr riconoscimento ufficiale. Ci a causa di una interpretazione
dominante dellart. 5 del codice dello statuto personale nella parte che recita i due futuri sposi non devono
trovarsi in uno dei casi di impedimento previsti dalla legge, impedimento che sussisterebbe nel caso della
differenza di religione. Tale interpretazione, pur non essendo stata trasfusa in uno specifico provvedimento
legislativo (non vi un divieto espresso sancito ex lege), determinerebbe tuttavia una interdizione implicita
di questo tipo di unioni, tale da comportare un rifiuto di trascrizione e quindi di riconoscimento. Il tutto si
fonda sulla lettura del termine utilizzato nellarticolo 5 per indicare impedimenti (previsti) dalla legge
(ara al-mwn), che nella maggior parte dei casi si basa sul diritto islamico classico e quindi sul divieto
per una musulmana di sposare un non musulmano.26 La disparit di culto, secondo questottica, considerata
come causa di impedimento al matrimonio, oltre che di indegnit successoria, per non parlare degli eventuali
effetti sui figli della coppia.27 Eppure, emerge chiaramente laporia giuridica tra questa specifica lettura della
norma rispetto a quella che riconosce al figlio di madre tunisina e padre sconosciuto (tale sar ritenuto il
genitore non musulmano) il diritto alla cittadinanza. Risulta una contraddizione in termini quella di rifiutare
dal punto di vista formale la trascrizione di un matrimonio, quando poi si riconosce validit ad un suo effetto,
ovvero la nazionalit e cittadinanza del bambino nato dallunione.
Daltra parte, superando una eventuale lettura islamicamente orientata del codice di statuto personale, la
lettera dellart. 5 del codice di protezione del miniore del 2004 in maniera non equivocabile sancisce il diritto
allidentit, al nome, alla registrazione nellanagrafe e alla nazionalit sin dal momento della nascita,
indipendentemente dalla religione del o dei genitori. Si tenga poi conto del fatto che linterpretazione in
chiave islamica che tende a negare riconoscimento ad una unione con un non musulmano, si scontra con una
ulteriore fonte normativa, sovranazionale. La Tunisia, infatti, gi in data 24.01.1968 ha ratificato la
Convenzione di New York del 10 Settembre 1962 concernente Il consenso al matrimonio, l'et minima al
matrimonio e la registrazione dei matrimoni, la quale afferma che la donna dispone del diritto di scegliere il
suo sposo cos come l'uomo libero di scegliere la sua sposa, senza alcuna discriminazione legata alla
nazionalit, alle credenze religiose o alla razza.
Come noto la stesura, la lettura e linterpretazione delle norme sono lo specchio della societ che
conferisce loro vigenza. Il problema resta aperto. Esso tuttavia risulta sanabile dal punto di vista giuridico,
ma sar tanto pi agevole risolverlo quando si sar deciso di farlo dal punto di vista sociale.
25
Per una panoramica, si consulti MSALHA, Quenest-il aujourdhui de la polygamie et de la rpudiation en droit marocain?,
in Revue internationale de Droit compar, v. 1 (2001), pp. 171-182.
26
Cos BEN HALIMA, Lintervention de la Cour de Cassation tunisienne en matire de statut personnel, Centre dtudes des
droits du monde arabe, consultabile al link http://www.cedroma.usj.edu.lb/pdf/cjsma/halima.pdf. Lautore ritiene che questa sia
linterpretazione del 95% dei giudici tunisini.
27
Linterpretazione fu anche suffragata da una sentenza della Corte di Cassazione, la n. 3384/1966, nella quale la Corte, pur
argomentando in tema di indegnit successoria, stabil la nullit del matrimonio tra musulmana e non musulmano sulla scorta dellart.
5 del codice di statuto personale. Tuttavia, va evidenziato che tale pronunzia fu ribaltata da altre successive, quali la sentenza n.
10610 del 1985 e la n. 6844 del 1998 e questultimo orientamento divenuto costante.