I testi letterari che costituiscono il punto di riferimento e di autenticazione dei dati archeolo-
gici e i contributi storici sulla figura di Ges, fondamento e iniziatore di quel movimento
che da lui prese nome di Cristianesimo, sono numerosi e noti. Appena li accenno:
I documenti cristiani: dalle lettere di Paolo, ai Vangeli sinottici, agli Atti degli Apostoli,
il Vangelo di Giovanni e lApocalisse particolarmente significativo nella comprensione dei
segni per luso del linguaggio simbolico.
E poi agli scritti di autori del I e II secolo: la Didach scritto in Palestina o Siria una
sessantina danni dopo la morte di Cristo e citata da tutti i Padri della Chiesa del II secolo
e dallapocrifa lettera di Barnaba del 96-98. I padri: Giustino, Ireneo, gli studi biblici di
Origene (253), lopera storica di Eusebio (339), Epifanio e S. Girolamo (420).
Poi i Diari dei Pellegrini come lAnonimo di Bordeaux del 333 e di Egeria (IV secolo)
che narra e descrive quanto ha veduto nella terra di Ges.
I papiri di Qumran.
Senza dimenticare le notizie provenienti da apocrifi e dalle scoperte egiziane di Ermopoli
e Ossirinco, i Nag Hammadi che pur non accettati dalla maggioranza delle Chiese delle
origini hanno il merito di confermare lesistenza storica di Cristo.
E poi gli scrittori non cristiani: Giuseppe Flavio nel libro V, c. 4, della Guerra Giudai-
ca. Plinio, Tacito, Svetonio, Luciano di Samosata autori pagani che restituiscono
particolari importanti su Ges e dei suoi seguaci, i cristiani.
Ma mentre la letteratura ci permette di conoscere la storia, i contenuti teologici, le con-
cezioni del tempo su Ges e altri lineamenti della struttura del cristianesimo, e ci d delle
conferme, i dati archeologici sono un di pi, forniscono prove visibili dellesistenza nello
spazio e nel tempo di un popolo, della sua cultura della sua fede, reperti che ci hanno
permesso di arrivare davvero alle origini.
Non parliamo dei ritrovamenti relativi al cristianesimo dopo Costantino, ma di quelli
che ci rivelano i pi antichi contenuti della fede delle origini del I, II, III secolo.
Le origini cristiane si radicano in Palestina, Gerusalemme, Giudea, Samaria dove gli Atti
parlano della presenza di migliaia di cristiani. Qui dobbiamo fermarci per trovare i primi
segni cristiani i simboli e le iscrizioni.
Le ricerche dellarcheologica in Palestina prendono avvio dallimpulso dato agli studi
biblici nel secolo scorso, dallesigenza di una lettura geografica della Bibbia e dellidentifica-
zione, sul posto, delle antiche localit. Il primo che intraprese questa ricerca fu lamericano
Edward Robinson a met del sec. XIX, cui seguirono altri ricercatori e nel sec. XX, le grandi
scoperte degli archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
Molti dei simboli della comunit giudeo cristiana provengono dagli OSSARI della Dominus
Flevit sul Monte degli Ulivi. Questo cimitero utilizzato dal I sec a.C. al IV d.C., stato
esplorato dallo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme nel 1953-55.
Il carattere cristiano di questi ossari (sono circa un centinaio) con segni simbolici e critto-
grammi, posti allesterno e allinterno delle cassette risalenti al I e II secolo, stato affer-
mato dallarcheologo francescano, il padre Bagatti, mentre il padre E. Testa ne ha spiegato
il significato, scoprendo il sistema del simbolismo della Chiesa Madre.
Altri ossari, conservati nel Museo archeologico palestinese, i segni, i sigilli trovati a
Nazaret sono coperte di segni come quelli degli ossari. Ununiformit che, spiega E. Testa,
non un caso fortuito ma evidente il prodotto di una mentalit comune che ne ha aperto
la comprensione: i segni sono espressi in lingua aramaica, greca e copta, ma tutte derivano
dallunica concezione della vita eterna dei defunti. Per poter penetrare nella comprensione
di questi oggetti e dellambiente stato necessario fare uno spoglio accurato delle FONTI
LETTERARIE contemporanee e conterranee: lApocalisse, le opere di S. Ireneo (contro le
eresie), i libri di Origene (contro Celso), i dialoghi con Trifone di Giustino e gli Apocrifi e
nellApocalisse di S. Giovanni che usa lettere mistiche e chiama Cristo alfa e omega cio
ricavate da Isaia che le aveva attribuite a Dio. Adopera continuamente i numeri simbolici e
inoltre parla di sigilli, di simboli quali la stella, lalbero della vita, la croce, il Tau riferiti
a Cristo.
LApocalisse manifesta un sistema di credenze espressi con segni a guisa di cifrario; questo
dimostra che in quel tempo questo linguaggio era molto diffuso e approvato dai Padri che
lhanno mai contestato.
Da Giustino si capisce chiaramente come alla base di ogni segno vi sia una testimonia
biblica, ossia qualche versetto del vecchio testamento interpretato secondo il dottrinale
cristiano.
In conclusione allesame delle fonti si arriva ad unevidenza: la predicazione del Vangelo
aveva portato nuove idee sulla figura di Ges, queste idee erano espresse adottando i
testimonia gi in uso nel I sec. come dimostrano i ritrovamenti di Qumran.
Il P. Testa stabilisce le tipologie dei simboli: lettere, numeri sacri dellalfabeto ebraico e
greco, la lettera Wau corrispondeva al numero di Ges e il numero di Cristo creatore
e redentore. Lettere particolari rivestivano un carattere sacro, la lettera Mem che aveva
significato di acqua diviene emblema del battesimo, la prima e lultima lettera dellalfabeto
ebraico ALEF e TAU corrispondenti al greco a w (alfa e omega) che S. Giovanni riferisce
a Cristo, alfa e omega, principio e fine.
Dai dati si ricava che i cristiani del ceppo giudaico usavano una ricca simbolica cristiana.
Altri: trinitaria, cristologia, soteriologia, sacramentaria (E. TESTA 1962, p. 214; B. BAGATTI
1960, p. 6).
Con luccisione del primo vescovo della Chiesa Madre di Gerusalemme, Giacomo, nel
62 (cfr. Eusebio) e la rivolta del 70 con la distruzione del tempio, la comunit cristiana
di Gerusalemme si trasferisce a Pella, Giordania (cfr. Eusebio ed Epifanio). A capo della
comunit si succedettero 15 vescovi giudeo-cristiani (Eusebio). Nel 135, al termine della
seconda rivolta, la nazione si sgretol; Gerusalemme fu ricostruita su nuove basi pagane e
gli abitanti ebrei dovettero andare in esilio e lasciare il posto a gente di origine pagana.
Da allora, afferma Eusebio, la comunit cristiana di Gerusalemme risult formata
esclusivamente di Gentili; e Marco primo, dopo i vescovi della circoncisione, ottenne lepi-
scopato (Eusebio, HE IV, VI, 4). Questa affermazione riportata da Eusebio unita a interessi
di parte, ha originato lopinione quasi comune tra gli studiosi che dalla rivolta del 70 allav-
vento di Costantino nel 333 non ci fossero pi cristiani in Palestina, e che il cristianesimo
in Palestina sia un fenomeno straniero, importato dai Bizantini.
Unaffermazione che, se veritiera, taglierebbe le radici al cristianesimo. Ma non cos,
il p. Bagatti, ha riportato una serie di fatti che provano il contrario tra questi, vi la testi-
monianza di Egeria che parla dei gruppi cristiani di lingue diverse presenti a Gerusalemme
e laltro pellegrino Anonimo di Bordeaux che, nel 333, parla delle basiliche costruite da
Costantino sulle costruzioni elevate dalle comunit cristiane precedenti, dati confermati
da Giustino e Origene. Queste cose sono testimoniate dagli scavi archeologici condotti
nel secolo scorso.
Altri ritrovamenti importanti, ormai famosi, sono quelli di Cafarnao, il villaggio di cui si
parla specialmente in Marco (capp. 1, 2, 3). Il terreno in cui la tradizione indicava il luogo
della casa di Pietro, era incolto e abitato da beduini. I francescani p. Corbo e p. Stanislao
Loffreda vollero verificare e iniziarono gli scavi nel 1905. I lavori conclusi nel 1986 ripor-
tarono alla luce la Sinagoga, elevata tra i secoli III e VI, ma fondata su una pi antica,
quella relativa alla base di basalto nero del tempo di Ges.
Apparve il villaggio (sec. I a.C), su cui oggi emerge la bella chiesa moderna, questa elevata
sui resti della chiesa bizantina ottagonale del V secolo. Al di sotto di questa apparve una
stanza particolarmente venerata, intonacata con scritte e graffiti, una struttura giudeo-cri-
stiana oggetto di culto e di venerazione. Era la casa di Pietro diventata una delle prime
domus ecclesiae, chiese cristiane, una dei primissimi cristiani. Il Pellegrino Anonimo di
Bordeaux ed Egeria parlano di questa casa che essi videro a Cafarnao.
Il Santo Sepolcro. Eusebio di Cesarea (verso il 340) riferisce dettagliatamente sulle circo-
stanze che portarono alla riscoperta della tomba di Cristo, celata sotto un tempio pagano
voluto dallimperatore Adriano (135 d.C.). Eusebio racconta come limperatore Costantino
(poco dopo il 325) avesse ordinato di abbattere il tempio pagano e di scavare in profondit e
allora, contro ogni speranza, apparve... il venerando e santissimo testimonio della risurrezione
salvifica. Da allora la tomba ritrovata rimase sempre in venerazione e fino alla distruzione
ordinata dal califfo Hakem (1009) la si pot osservare completamente scavata nella roccia,
essendo rivestita di marmi solo allesterno (Arculfo, VII sec.) (E. ALLIATA, Il Golgota e il
Santo Sepolcro, Studium Biblicum Francescascanum. Franciscan Cyber spot).
Dopo il 300 nei luoghi santi si verific il passaggio dai giudei-cristiani, con le chiese si-
nagoghe, ai gentilo-cristiani che vi eressero le basiliche. I gentilo-cristiani raccolsero le
memorie preziose di Cristo e degli inizi del cristianesimo, custodite dai giudeo-cristiani, e
le trasmisero alla Grande Chiesa custodendole sotto le basiliche (vedi la domus ecclesiae
di Cafarnao). Poco per volta le comunit giudeo-cristiane vengono assorbite tra i cristiani
della grande Chiesa che sin dagli anni 50 con Barnaba e Paolo e altri missionari di origine
giudaica avevano aperto la missione alle Genti ed erano giunti in Asia Minore (con centro
Antiochia), nellAfrica settentrionale e a Roma, mentre con la fuga a Pella il cristianesimo
si diffondeva in Giordania.
I gruppi giudeo-cristiani che non vollero aderire alla Grande Chiesa, specialmente dopo il
Concilio Niceno del 325, si dispersero nelle varie sette ed eresie, dissolvendo cos la com-
ponente originaria della Chiesa di Gerusalemme.
di Pietro a Roma, notizia confermata da Ireneo di Lione 180 (Adverus Haereses) e Lattanzio
nel IV sec.
Dei Cristiani a Roma parla la Didach importante documento scritto una sessantina danni
dopo la morte di Cristo che parla della Chiesa, Ignazio di Antiochia II sec. Erma 144-155,
Policarpo che con molta probabilit ha conosciuto lapostolo Giovanni, la splendida epigrafe
di Abercio di Gerapoli, Giustino, Ireneo di Lione, tutti del II secolo.
Dei reperti archeologici fanno riferimento altri documenti: gli Itineraria, le Guide ai san-
tuari martiriali, i Sacramentari (precursori dei nostri messali, che offrono notizie utili sui
cimiteri e sui sepolcri dei martiri) i Diari e i Cataloghi, tra cui i Libri Pontificali (specie di
biografie di pontefici e vescovi.
I ritrovamenti archeologici del cristianesimo delle origini sono reperibili a Roma (ma anche
a Napoli in Sicilia a Chiusi e altrove) sono stati trovati nei cimiteri cristiani noti col nome
di Catacomba (Katacumbas luogo basso, dal nome della catacomba di S. Sebastiano luni-
co cimitero cristiano ancora noto nel Medioevo). Quando con le incursioni barbariche e le
distruzioni dei tombaroli, le catacombe vennero profanate e distrutte, i corpi sepolti furono
trasportati nelle chiese e le catacombe persero la loro funzione e poco per volta furono di-
menticate. Lesplorazione e lo studio scientifico delle catacombe inizi secoli dopo, con An-
tonio Bosio (1575-1629), soprannominato il Colombo della Roma sotterranea. Nel secolo
scorso lesplorazione sistematica delle catacombe, venne eseguita da Giovanni Battista de
Rossi (1822-1894), che in seguito al ritrovamento casuale di un frammento dellepigrafe di
Cornelio in una vigna, giunse alla riscoperta del complesso callistiano e diede inizio ed una
esplorazione sistematica e documentata delle catacombe. Pubblic i tre volumi della Roma
sotterranea cristiana, i due primi volumi delle Inscriptiones christianae urbis Romae VII
saeculo antiquiores e il Bullettino di Archeologia Cristiana da lui fondato e diretto; opere
che costituiscono un monumento scientifico di primordine e una fonte inesauribile per lo
studio del cristianesimo delle origini cristiane a Roma. considerato il fondatore e padre
della Archeologia Cristiana.
Come mai queste espressioni della fede e dellarte del primo cristianesimo a Roma sono
nelle catacombe?
Intanto perch la situazione impediva lerezione di luoghi di culto pubblici, le riunioni del-
la comunit per la fractio panis (leucaristia) nel dies domini (domenica) avvenivano nelle
case private, inoltre poich lannuncio liberante del cristianesimo (la legge fondamentale
dellamore, luguaglianza dei ceti sociali, la risurrezione, oltre la morte, ad una vita di gioia
eterna) stata davvero una buona notizia nel mondo quello romano, lacerato dalla ingiustizia,
dalla sopraffazione del potente, dalla privazione della libert nella normalit della schiavit,
dal non senso della morte.. Molti furono i convertiti, ben presto emerse il problema delle
sepolture.
I cristiani come gi gli ebrei inumavano i defunti, non li incenerivano come in uso tra i
romani. Luso affonda nella fede nella risurrezione.
Linumazione anche uno dei criteri fondamentali usato oggi dagli archeologi per distinguere
un sito cristiano da uno romano.
Nelle sepolture il corpo, avvolto in un lenzuolo, (sindone) era collocato nella terra (tomba
terragna) o veniva protetto da tegole orizzontali o disposte a capanna, una struttura detta
alla cappuccina.
Originariamente i cristiani non ebbero cimiteri propri, durante il primo secolo le loro tombe
si mescolavano con quelle dei pagani nelle comuni necropoli suburbane, allaperto. Cos il
sepolcro di Pietro fu una tomba terragna, forse alla cappuccina, scavata nella necropoli sorta
lungo il circo neroniano del Vaticano, luogo del suo martirio; ugualmente quella di Paolo
nella necropoli della via Ostiense, su queste sepolture si elev un poi piccolo monumento, di
esso parla Gaio nel sec. II. Questa lunica citazione propriamente archeologica di Augias
cui Cacitti che non crede alla presenza di Pietro a Roma pag. 259 risponde in modo ecces-
sivamente evasivo. Ad ogni indagine archeologica si pu opporre una simile affermazione,
tutto pu essere snaturato invalidato anche levidenza. Il lavoro condotto per decine di anni
da una studiosa del livello di Margherita Guarducci non fu una cosa superficiale. Cos il
Petrus eni doveva rivestire una importanza non secondaria se colui che lo aveva estratto dal
muro rosso della tomba di Pietro se lo teneva ben caro sul proprio tavolo di lavoro.
Tra la fine del II secolo e linizio del III, la comunit cristiana di Roma sent lesigenza
di dotarsi di aree funerarie proprie ed esclusive, iniziarono a svilupparsi le sepolture cri-
stiane Questi luoghi cristiani assunsero il nome di cimitero (luogo del sonno) dal greco
e da (dormo) mentre i pagani usavano definire le sepolture necropoli
(citt dei morti) i cristiani, col termine cimitero, esprimono la loro fece nella vita eterna
tanto da definire il giorno della morte dies natalis, il giorno della nascita alla vita.
Su questo argomento il libro di Augias che ne tratta a p. 161, lo ritiene un concetto ben
presto abbandonato, invece la fede nellimmortalit la realt pi evidente in tutta larte
catacombale compresa quella del IV secolo.
Nei cimiteri poi detti catacombe si seppelliva e si celebravano i riti funerari e la messa
funebre, assolutamente non si soggiornava come rifugio durante le persecuzioni. I primi ci-
miteri sorsero con le donazioni di terreno dei privati (Priscilla, Domitilla, Protestato, Bassilla,
Trasone Lucina ec.). Nel III secolo si sviluppa la catacomba di S. Callisto, il cimitero della
chiesa che il papa Zefirino (199-217) aveva affidato alla cura del diacono Callisto.
I cristiani, per un principio di uguaglianza in adesione al Cristo, vollero che i cimiteri fos-
sero ad imitazione del sepolcro del Signore che era stato scavato nella roccia e ricavarono
le loro sepolture, i loculi, nel tufo granulare del sottosuolo romano in terreni che i fratelli
di fede facoltosi, avevano donato loro.
Qui troviamo lespressione visualizzata della fede dei primi cristiani condizionati per un
verso dal divieto delle immagini mosaico, ma affascinati dalla cultura fortemente figurativa
romana.
La maggioranza dei padri apologisti (Atenagora, Taziano, Aristide, Giustino gli scrittori
cristiani del II e III secolo (Tertulliano, Cipriano, Ireneo, Minucio Felice, Giustino e Atena-
gora) era contraria alle immagini per timore dellidolatria.
Con Clemente Alessandrino apparvero le prime testimonianze iconografiche cristiane; egli
infatti suggerisce ai cristiani di adottare SIMBOLI neutri o ricchi di rispondenza salvifiche
e cristologica come la colomba, lancora, la nave, la lira, il pesce. Immagini che i cristiani
incidevano sulle epigrafi insieme alle dedicazioni e alla data di morte.
Le catacombe sono una galleria di questi simboli.
Tra i simboli pi importanti: lancora per indicare la croce di Ges (che non si poteva
raffigurare perch la pena orrenda era ancora in vigore e poi a motivo della derisione dei
pagani). La croce dice Giustino la speranza dei cristiani, lancora il simbolo del-
la speranza, ecco che lancora diventa simbolo della crocifissione. Il pesce con lacrostico,
C diventa la professione di fede in Ges Cristo figlio di Dio salvatore simbolo di
Ges che spezza il pane e i pesci; il pesce diventa il primo simbolo dellEucaristia.
Altro simbolo, il monogramma cristologico, che abbiamo visto ben presente sin dal primo
secolo a Gerusalemme, Augias e Cacitti pag. 171 ne parlano in maniera erronea. Il mo-
nogramma: (la X e la P incrociati) non il se-
gno costantiniano, ma il segno cristiano del nome
(Cristo) diffusissimo sin dalle origini, che
Costantino (visione o non visione) adott per il suo
labaro.
Solo nel IV secolo (forse gi alla fine del sec. III) con la libert sancita dal concilio di Ni-
cea secondo cui se Dio si reso visibile nel Verbo incarnato Ges, limmagine non fu pi
proibita. Le catacombe si riempiono allora di dipinti nelle tecniche pittoriche romane. Nacque
cos la prima pittura cristiana che ripresenta i simboli e i racconti biblici della salvezza e
compare il volto di Cristo.
Dalla simbologia e nellepigrafia cristiana emerge la vita e le concezioni vissute dalle prime
comunit cristiane i cui contenti sono sintetizzati nellepigrafe di Abercio e visualizzati nei
simboli e nelle pitture.
Lincontro con questa realt unesperienza coinvolgente che ho avuto io direttamente,
unesperienza che genera una convinzione profonda, la convinzione di un cristianesimo che
non stato costruito, ma che, a partire da Ges, si costruito con la trasmissione della
fede e lannuncio del Kerigma: Ges Cristo il e figlio di Dio, salvatore, Egli morto ed
risorto e noi siamo testimoni.
Concludo mostrandovi il video della mostra Grafie dellanima sulla simbologia catacom-
bale. Grazie.
BIBLIOGRAFIA