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12 Capitolo 1. Generalita sui Sistemi di Comunicazione
ad una sorgente analogica; trasmissioni nei due versi (duplex) richiedono la presenza di
un trasmettitore e di un ricevitore a ciascuna delle due estremita del canale. Un sistema
si dice full duplex (FDX) se il canale consente la trasmissione simultanea in entrambe le
direzioni. Viceversa, un sistema si dice half duplex (HDX) se la trasmissione nelle due
direzioni non avviene contemporaneamente.
Il trasmettitore elabora il segnale proveniente dalla sorgente per adattarlo alle carat-
teristiche del canale fisico o canale trasmissivo. Quasi sempre tale elaborazione include la
modulazione e, spesso, per sistemi di comunicazione numerici, la codifica; loperazione di
modulazione sara loggetto dei Capitoli 2 e 4 mentre per la codifica si rimanda a [1, 2].
Il canale trasmissivo e il mezzo fisico che realizza la connessione tra la sorgente e la
destinazione. Puo trattarsi di un canale wireline (come la linea bifilare o intrecciata, il
cavo coassiale, la guida donda), di una fibra ottica, di un canale wireless (atmosfera o
spazio libero). Nel caso del canale wireless il segnale elettrico viene trasdotto in unonda
elettromagnetica da unantenna in trasmissione ed unaltra antenna in ricezione esegue
loperazione inversa. Le due antenne sono usualmente considerate parte integrante del
canale trasmissivo. La maggior parte dei canali trasmissivi sono di tipo passabanda e
sono utilizzabili in preassegnati intervalli di frequenze. In Tabella 1.1 sono riportati alcuni
esempi di canali che realizzano la propagazione guidata delle onde elettromagnetiche e le
frequenze a cui essi sono comunemente utilizzati. Si noti che, per le fibre ottiche, si e soliti
far riferimento alle lunghezze donda piuttosto che alle frequenze (nello spazio libero una
lunghezza donda di 3m corrisponde ad una frequenza di 100 THz = 1014 Hz).
Tabella 1.1: Mezzi trasmissivi che realizzano la propagazione guidata delle onde elettro-
magnetiche e intervalli di frequenze (o di lunghezze donda) in cui e possibile utilizzarli
(valori indicativi).
del segnale consegnato ai morsetti di antenna; si parla, a seconda dei casi, di propagazione
per onde di superficie, per riflessione ionosferica e di collegamento in visibilita (dallinglese,
rispettivamente, ground-wave, sky-wave e line of sight propagation). La propagazione
in banda MF (dallinglese Medium Frequency, 0.3-3 MHz) avviene (prevalentemente)
per onde di superficie: la rifrazione tende a curvare londa che segue il profilo della su-
perficie terrestre (oltre lorizzonte visivo); questa e la banda di frequenze adoperata per la
radiodiffusione di segnali ottenuti ricorrendo alla modulazione DSB AM convenzionale (o
semplicemente AM). La propagazione ionosferica sfrutta la riflessione (in realta si tratta
di un fenomeno di rifrazione: le onde sono curvate dalla rifrazione e descrivono una U
rovesciata) dellonda stessa da parte della ionosfera, che e formata da diversi strati di
particelle ionizzate posizionati ad altezze comprese tra i 70 e i 400 chilometri (km) sopra
la superficie terrestre. Durante il giorno, lo strato piu basso della ionosfera, tra i 70 e i 90
km (denominato strato D) e particolarmente intenso a causa dellazione dei raggi cosmici
e delle radiazioni ultraviolette. Tale strato attenua le onde radio con frequenze al di sotto
dei 2 MHz (ma maggiori di 300 kHz), limitando la propagazione attraverso le sky-wave
dei segnali AM. Dopo il tramonto, invece, la densita elettronica nello strato D si riduce
drasticamente e, come conseguenza, lattenuazione associata a tale strato; di conseguenza,
i segnali AM possono propagarsi (su distanze notevoli) sfruttando la riflessione ionosferica
nello strato F (posizionato ad unaltezza tra 140 e 400 km). La propagazione ionosferica
che rappresenta il modo dominante delle onde radio HF (dallinglese High Frequency,
3-30 MHz), diviene trascurabile al di sopra dei 30 MHz (anche se sono possibili forme di
diffusione ionosferica e troposferica, rispettivamente, nelle bande di frequenze 30-60 MHz
e 40-300 MHz). Al di sopra dei 30 MHz, comunque, i segnali radio non subiscono significa-
tive attenuazioni nel passaggio attraverso la ionosfera e questo rende possibile realizzare, a
partire dalle frequenze in banda VHF (dallinglese Very High Frequency, 30-300 MHz),
collegamenti tra trasmettitori/ricevitori terrestri e satellitari o extraterrestri. A partire
dalla banda delle VHF la forma di propagazione predominante delle onde elettromagneti-
che e quella in visibilita (LOS, dallinglese Line of Sight). La propagazione in visibilita e
limitata dalla curvatura terrestre: se lantenna trasmittente e montata ad unaltezza h in
metri (m) sulla superficie terrestre, la distanza dellorizzonte radio, in assenza
di ostruzio-
ni fisiche, montagne, edifici, etc., e approssimativamente pari a d = 4.122 h km (si veda
lAppendice A per ulteriori dettagli su tale risultato).
Quindi, nei sistemi di comunicazione che utilizzano come canale fisico latmosfera o
lo spazio libero la forma di propagazione predominante e quella in visibilita, anche se va
ricordato che la modulazione AM fa uso della propagazione per onde di superficie e, sotto
particolari condizioni, del canale ionosferico.
Ogni canale introduce una certa quantita di attenuazione con cio intendendo che la
potenza del segnale si riduce al crescere della distanza dal trasmettitore. Nel seguito de-
scriveremo il canale trasmissivo attraverso un sistema. Se si denotano con u(t) e v(t) i
segnali, rispettivamente, in ingresso e in uscita al sistema e con Pu e Pv le corrisponden-
ti potenze, espresse tipicamente in Watt (W) o in milliWatt (mW), e possibile definire
lattenuazione o perdita in trasmissione (in potenza) subita dal segnale nella trasmissione
dalla sorgente alla destinazione (e in ipotesi di adattamento per il massimo trasferimento
14 Capitolo 1. Generalita sui Sistemi di Comunicazione
Pu
L, .
Pv
Lattenuazione e il reciproco del guadagno G del sistema (G = 1/L) ed entrambe so-
no usualmente espresse in decibel (dB); ad esempio, il valore dellattenuazione in unita
logaritmiche1 e
Pu
L (dB) , 10 log10 .
Pv
A seconda del tipo di canale lattenuazione puo dipendere dalla distanza tra la sorgente
e la destinazione con legge esponenziale (come accade nei mezzi che realizzano la propa-
gazione guidata come, ad esempio, le linee bifilari, il cavo coassiale, la guida donda, la
fibra ottica) oppure quadratica, come accade per la perdita dovuta alla propagazione nello
spazio libero (quando non siano presenti perdite aggiuntive di tipo dissipativo). Nel caso
di dipendenza esponenziale dellattenuazione dalla distanza e consuetudine far riferimento
allattenuazione chilometrica; in altri termini, lattenuazione L puo essere espressa nella
forma
d
L = 10 10
dove d e la lunghezza del collegamento ed e lattenuazione introdotta dal mezzo trasmis-
sivo per coprire una distanza di un chilometro (attenuazione chilometrica). Evidentemente
L (dB) = d.
In Tabella 1.2 sono riportati i valori indicativi di per alcuni mezzi trasmissivi. La
AWG (dallinglese American Wire Gauge) o semplicemente Gauge, riportata con riferi-
mento alla linea bifilare, e indicativa dello spessore dei conduttori di rame: 16 Gauge
corrisponde, ad esempio, ad un diametro di 1.291 millimetri; inoltre, al crescere del valore
numerico il diametro dei conduttori di rame si riduce e, tipicamente, aumenta lattenuazio-
ne chilometrica. Dalla tabella si evince che ciascuno dei mezzi trasmissivi e utilizzabile
in un certo intervallo di frequenze: ad esempio, il cavo coassiale e utilizzabile dai 100 kHz
a qualche GHz. Al di fuori di questo intervallo di frequenze e piu conveniente ricorrere ad
altri mezzi trasmissivi; ad esempio, al di sopra di 1 GHz diventa problematico (e quindi
costoso) realizzare cavi coassiali con attenuazione chilometrica dellordine di qualche dB
ed e preferibile ricorrere alle guide donda. Si veda lappendice A per ulteriori informazioni
sul calcolo della potenza ricevuta, in funzione di quella trasmessa, nello spazio libero.
Tabella 1.2: Valori indicativi dellattenuazione chilometrica per alcuni mezzi trasmissivi.
H(f ) = A ej2f td , f R.
16 Capitolo 1. Generalita sui Sistemi di Comunicazione
ed equivale ad imporre che la risposta in ampiezza del sistema sia costante e la risposta in
fase sia lineare (a meno del fattore k, k Z). Se si definisce il ritardo di gruppo, tg (f ),
come
1 d(f )
tg (f ) , ,
2 df
la seconda delle due condizioni implica che tg (f ) = td . In altri termini un sistema non
distorcente introduce un ritardo di gruppo costante.
Va, tuttavia, evidenziato che la precedente definizione di sistema non distorcente e in
realta molto restrittiva e per questo motivo di scarso interesse nella pratica. E possibile
pervenire a caratterizzazioni del sistema di maggior interesse se si restringe la classe dei
segnali in ingresso. Se, ad esempio, ci si limita a considerare la classe dei segnali (in
ingresso) di tipo passabasso, limitati nella banda (B, B), il comportamento del sistema
e non distorcente, se esso e LTI e le precedenti condizioni sullandamento della risposta in
ampiezza e in fase sono soddisfatte con riferimento alla banda (B, B).
Un sistema LTI che non soddisfi le precedenti condizioni distorce il segnale: si parla in
tal caso di distorsione lineare (di ampiezza e/o di fase). In realta la distorsione puo risultare
piu o meno dannosa in relazione al tipo di applicazione che si considera. Ad esempio,
lorecchio umano e sensibile alla distorsione di ampiezza, ma poco sensibile alla distorsione
di fase; per questo motivo nei sistemi telefonici ci si deve preoccupare soprattutto degli
effetti della (eventuale) distorsione di ampiezza. Nella trasmissione dei segnali video,
invece, la distorsione di fase puo diventare intollerabile: infatti, la distorsione di fase
implica una non perfetta messa a fuoco dei dettagli a cui locchio umano e sensibile. Nella
trasmissione dati la distorsione di fase puo dar luogo ad interferenza intersimbolica; infatti,
e facile rendersi conto che il segnale puo risultare profondamente distorto, anche in assenza
di distorsione di ampiezza, se le componenti spettrali in uscita al sistema non sono nella
corretta relazione di fase.
Se, invece, il canale e descritto da un modello non lineare oppure, pur essendo lineare,
e temporalmente variante, allora luscita del sistema sara ancora una volta una versione
distorta dellingresso. In questo caso la distorsione e legata alla presenza nel segnale di
uscita di componenti frequenziali non presenti nel segnale dingresso. Si parla in tal caso
di distorsione non lineare. Esempi di canali tempo varianti sono il canale radiomobile
ed anche il canale ionosferico (utilizzato per la trasmissione a lunga distanza nella ban-
da HF). Con riferimento a questi canali il segnale arriva al ricevitore attraverso cammini
multipli caratterizzati da differenti valori del ritardo di propagazione (in inglese si parla
di signal multipath). In un sistema di comunicazione numerico il multipath da luogo
allinterferenza intersimbolica concetto su cui ci si soffermera nel Capitolo 4; inoltre, poi-
che i differenti contributi arrivano al ricevitore con ritardi diversi (e variabili nel tempo)
essi possono sommarsi in modo costruttivo o distruttivo dando luogo ad unattenuazione
aleatoria e variabile nel tempo ovvero al cosiddetto fenomeno del fading. In questi casi
il canale radio deve essere modellato tramite un sistema lineare, ma tempo variante, con
1.1. Concetti introduttivi 17
risposta impulsiva aleatoria (tuttavia la modellizzazione del canale radio esula dagli scopi
di questo testo; il lettore interessato puo consultare [7]).
Linterferenza e legata alla presenza di altre sorgenti di segnale come accade, ad esem-
pio, nei casi di utilizzo simultaneo di un canale (wireless o wireline) da parte di piu utenti
(in realta sarebbe necessario precisare il concetto di simultaneita che puo assumere sfuma-
ture diverse). Il filtraggio del segnale in uscita dal canale consente di sopprimere linter-
ferenza e i disturbi allocati in bande di frequenze diverse da quelle occupate dal segnale
utile (cioe utilizzato per trasmettere il segnale di informazione).
Il rumore puo essere sia interno che esterno al sistema: nella maggior parte dei sistemi
di comunicazione e presente un rumore additivo di natura termica, prodotto dal moto di
agitazione termica dei portatori di carica nei dispositivi resistivi o a stato solido relativi
ai primi stadi del ricevitore (che realizzano come gia detto le funzioni di amplificazione
e filtraggio del segnale in uscita dal canale). Tale rumore puo essere modellato come
un processo gaussiano e bianco (per maggiori dettagli si rimanda allappendice B). Nei
sistemi senza fili possono essere presenti altre sorgenti di rumore quali il rumore cosmico,
soprattutto in banda VHF e UHF (dallinglese Ultra High Frequency, 0.3-3 GHz), quello
atmosferico, nelle bande VLF, LF (dallinglese, rispettivamente, Very Low Frequency, 3-
30 kHz, e Low Frequency, 30-300 kHz) e MF, e il rumore di origine artificiale (in banda
MF) come, ad esempio, quello prodotto dai dispositivi di iniezione delle automobili. Il
rumore cosmico, quello atmosferico e quello di origine artificiale sono raccolti dallantenna
del ricevitore. Un esempio di rumore atmosferico e quello che ha origine dalle scariche
elettriche associate ai forti temporali che si verificano (soprattutto) nelle zone equatoriali.
Loperazione di filtraggio consente di eliminare solo parte dei disturbi presenti.
violare lipotesi di banda stretta del sistema (e, quindi, del segnale, tenuto conto del
fatto che W < W ) e necessario ricorrere alla modulazione e scegliere la frequenza
della portante fc sufficientemente elevata.
In linea di principio si puo pensare di combattere leffetto dei disturbi additivi aumen-
tando la potenza del segnale trasmesso sul canale; tuttavia, questa strada e costosa
e, in aggiunta, non tiene conto dei limiti fisici dei dispositivi utilizzati. Daltro canto,
alcune modulazioni (sia analogiche che numeriche) consentono di sopprimere in mo-
do piu efficace di altre linterferenza ed il rumore; in questi casi, per combattere la
presenza dellinterferenza e del rumore, si deve trasmettere un segnale modulato con
una banda sufficientemente maggiore di quella del segnale modulante. Piu in gene-
rale, e possibile barattare la banda impegnata dal segnale con la potenza trasmessa
a parita di qualita della trasmissione.
La modulazione consente la condivisione del canale tra piu utenti; stazioni radio diffe-
renti possono, ad esempio, coprire la stessa area geografica se trasmettono utilizzando
porzioni diverse dello spettro elettromagnetico; i segnali possono essere separati in
ricezione con lausilio di appositi filtri. Piu in generale, le modulazioni analogiche
e quelle numeriche consentono di trasmettere sullo stesso canale (ed eventualmente
con lo stesso trasmettitore) piu segnali contemporaneamente (nel caso si utilizzi
lo stesso trasmettitore si costruisce un segnale multiplex).
Appendice A
Come gia evidenziato nel Capitolo 1, i segnali che si propagano attraverso un canale di
comunicazione subiscono una certa quantita di attenuazione, che e funzione della distanza
tra il trasmettitore ed il ricevitore. Scopo della presente appendice e la caratterizza-
zione analitica di tale attenuazione con riferimento alla propagazione radio in visibilita.
Ricordiamo che lattenuazione o perdita in trasmissione e gia stata definita come
Pu 1
L, = 2.
Pv A
I segnali elettrici sono irradiati sotto forma di onde elettromagnetiche nello spazio
libero e a tale scopo si utilizzano unantenna trasmittente ed unantenna ricevente.
d2 + r 2 = (h + r)2 ,
da cui si ricava
d2 = h2 + 2hr 2hr, se h r,
dove lultima approssimazione puo ritenersi largamente soddisfatta per tutte le applicazio-
ni di interesse pratico. Poiche le onde elettromagnetiche si che propagano subiscono una
99
100 Appendice A. Bilancio Energetico per un Collegamento Radio
Figura A.1: Schematizzazione del concetto di distanza dallorizzonte per una trasmissio-
ne radio in visibilita sulla superficie terrestre: si suppone che lantenna trasmittente sia
posizionata nel punto B ad unaltezza h da terra ed A e il punto allorizzonte.
rifrazione a causa della curvatura della Terra, lorizzonte effettivo e piu lontano delloriz-
zonte geometrico. Al fine di portare in conto questo ulteriore aspetto, si e soliti considerare
un raggio terrestre convenzionale pari a 4/3 di quello effettivo. Pertanto, sostituendo ad
r il corrispondente valore numerico si ha:
4 6372
d2 2 h,
3 1000
dove laltezza h dellantenna e misurata in metri (m) e la distanza d in chilometri (km).
Infine, la distanza dallorizzonte, per unantenna posizionata ad unaltezza da terra h e
pari a
d 4.122 h. (A.1)
langolo di vista dellantenna e molto minore del rapporto tra la lunghezza donda e
la dimensione geometrica massima.
Per ogni successiva considerazione, si riterra senzaltro che lantenna trasmittente e quella
ricevente siano posizionate ad una distanza tale da soddisfare le ipotesi di campo lontano.
GT = max GT (, ).
,
p(t) , Ac cos(2fc t + c ), t R,
Rm ( ) , E[m(t)m(t )], R.
21
22 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica
m(t) u(t)
-@ -
@
6
Ac cos(2fc t + c )
Figura 2.1: Schema a blocchi di un modulatore DSB-SC AM.
si preferira, talvolta, modellare il segnale di m(t) come segnale deterministico con trasfor-
mata di Fourier M(f ). In ogni caso si ipotizzera che il segnale m(t) sia rigorosamente
limitato nella banda (B, B) e che la frequenza fc della portante sia (molto) maggiore
della massima frequenza B presente nel segnale modulante, cioe fc B.
Il sistema che realizza la trasformazione necessaria per ottenere u(t) a partire da m(t) e
riportato in Figura 2.1. Si tratta evidentemente di un sistema lineare, ma temporalmente
variante: in questo caso, tuttavia, la distorsione non lineare e introdotta ad arte perche e
necessaria per realizzare la traslazione in frequenza della PSD del segnale1 .
Al fine di calcolare la PSD e, quindi, la larghezza di banda del segnale modulato u(t)
si determinera preliminarmente la sua funzione di autocorrelazione (media). La funzione
di autocorrelazione media del processo aleatorio u(t), Ru ( ), e la media temporale della
funzione di autocorrelazione statistica in tempo-ritardo, Ru (t, ) , E[u(t)u(t )], ovvero
e data da
Ru ( ) , < E[u(t)u(t )] >,
dove < > denota loperazione di media temporale, cioe
1 Z +T
< Ru (t, ) > , lim Ru (t, ) dt.
T + 2T T
1
Si osservi infatti che la PSD di u(t) contiene componenti frequenziali che non erano presenti in m(t),
pertanto, per quanto detto al Capitolo 1, il passaggio da m(t) ad u(t) ha prodotto una distorsione di tipo
non lineare.
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 23
Sm (f )
6
a) 1
@
@
@
@ - f
B B
Su (f )
6
b) A2c
@@
4 @ @
@ @
@ @ - f
fc B fc fc + B fc B fc fc + B
r(t) = Au(t td ).
Si ipotizzi, inoltre, che m(t) sia un segnale deterministico. Per il caso in esame, e possibile
verificare che si ottiene una versione indistorta del segnale m(t) utilizzando lo schema a
blocchi di Figura 2.3 con f0 = fc , se il filtro riportato nello schema e un filtro passabasso
ideale con risposta in frequenza
f
H(f ) = , B < fL < 2fc B.
2fL
2 cos(2f0 t + )
Figura 2.3: Schema a blocchi del demodulatore.
ed e la somma di
e
z2 (t) , AAc m(t td ) cos(c 2fc td ).
Quindi la risposta del LPF al segnale z(t) puo essere immediatamente calcolata come
somma delle risposte ai due addendi che formano il segnale z(t) (per il principio di so-
vrapposizione degli effetti). Inoltre, se m(t) e un segnale deterministico con trasformata
di Fourier M(f ), limitata in (B, B), la risposta del filtro passabasso al segnale z1 (t) e
identicamente nulla perche la trasformata di Fourier di tale segnale e centrata sulle fre-
quenze 2fc e (nellipotesi fc > B) cade nella banda oscura del LPF. Infine, il segnale
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 25
z2 (t), sempre nellipotesi fc > B, passa inalterato attraverso il filtro. Quindi, luscita del
demodulatore e una versione indistorta del segnale trasmesso.
Se, in particolare, = c 2fc td , ovvero il segnale sinusoidale utilizzato dal ricevitore
ha la stessa fase della portante del segnale ricevuto, il segnale in uscita diventa
almeno per segnali modulanti la cui PSD non contenga impulsi di Dirac. Quindi il segnale
in uscita al demodulatore e ancora un segnale modulato di tipo DSB-SC. Tuttavia, valori di
f dellordine di alcuni Hertz introducono in molte applicazioni una distorsione tollerabile.
>>>
Si vuole ora studiare la modulazione DSB-SC AM in presenza di rumore. A tal fine
si fara riferimento allo schema riportato in Figura 2.4 ipotizzando, quindi, di utilizzare
un rivelatore sincrono e di filtrare il segnale in uscita dal canale in modo da eliminare le
componenti del disturbo esterne alla banda del segnale modulato.
26 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica
2 cos(2fc t + c 2fc td )
Figura 2.4: Schema a blocchi del rivelatore sincrono.
Sn (f )
6
N0 /2
- f
fc Bfcfc + B fc B fc fc + B
dove w(t) e un rumore gaussiano bianco con PSD di livello pari a N0 /2. Il sistema e
ottenuto dalla connessione in serie di sistemi lineari; quindi, per il principio di sovrapposi-
zione degli effetti, luscita di ciascuno dei blocchi costituenti il demodulatore e la somma
di una componente di segnale utile (cioe della risposta al segnale modulato in ingresso al
demodulatore) e di una componente di rumore. In particolare, il segnale in uscita al filtro
passabanda, che si suppone avere la seguente risposta in frequenza
f + f f f
c c
HBP F (f ) = + ,
W W
e la somma del segnale modulato presente in ingresso e del rumore, n(t), cioe
aleatorio almeno SSL. In particolare, per il caso di segnale modulante aleatorio la potenza
associata ad yu (t) (stazionario almeno in senso lato) e data da
dove con Pv si e denotata la potenza della componente utile v(t) = Au(t td ) del segnale
ricevuto, cioe
1
Pv = A2 A2c Rm (0).
2
Per misurare la qualita della trasmissione ed individuare i parametri da cui essa dipende, e
necessario introdurre una misura quantitativa della somiglianza tra la versione indistorta
di m(t) disponibile in uscita al demodulatore ed il segnale demodulato. A tal fine e
ragionevole far riferimento al rapporto segnale/rumore alla destinazione (cioe in uscita al
demodulatore) definito come
E[yu2 (t)]
SNRD , ,
< E[yn2 (t)] >
dove lacronimo SNR e reminiscente della terminologia inglese Signal-to-Noise Ratio. Per
quanto attiene il calcolo della potenza di rumore < E[yn2 (t)] >, conviene determinare pre-
liminarmente la PSD di yn (t); tale PSD e calcolabile a partire da quella della componente
di rumore zn (t) presente in z(t), ovvero da
Szn (f ) = Sn (f + fc ) + Sn (f fc ).
2Pv Pv
SNRD = = . (2.2)
N0 W N0 B
un canale passabasso con banda passante (B, B) e si ipotizza, senza perdita di generalita,
di ricevere in uscita al canale il segnale2
con w(t) rumore gaussiano bianco con PSD di livello pari a N0 /2. Il ricevitore avra quindi
la mera funzione di filtrare il segnale ricevuto, eliminando il rumore allesterno della banda
del segnale, e di amplificare il segnale filtrato. E immediato verificare che, in tal caso, il
rapporto segnale/rumore alla destinazione e proprio dato dallequazione (2.2) dove Pv , la
potenza del segnale Am(t td ), e data da Pv = 2 A2 Rm (0).
Syn (f )
6
N0
- f
B B
Figura 2.6: PSD di yn (t).
Sm (f ) = Sm (f ), f R.
Come risultato della modulazione DSB-SC AM si ottiene, quindi, un segnale in cui so-
no presenti sia le componenti fasoriali relative alle frequenze positive di m(t), traslate
in (fc , fc + B) e in (fc , fc + B), sia quelle relative alle frequenze negative, traslate
in (fc B, fc ) e in (fc B, fc ). In altri termini lo spettro del segnale modulato e
rappresentabile come somma dei contributi relativi alla banda laterale inferiore e a quella
superiore, definite, rispettivamente, come {f R : |f | < fc } e {f R : |f | > fc };
inoltre, ciascuna delle due bande contiene le informazioni relative al segnale modulante.
Quindi esiste una ridondanza di informazione in un segnale modulato DSB-SC AM che,
come si mostrera, puo essere sfruttata per ottenere un segnale passa-banda reale con banda
monolatera W = B.
Se si modifica lo schema del modulatore introducendo in cascata al moltiplicatore un
filtro passa-basso con risposta in frequenza
f
H(f ) = , f R,
2fc
si ottiene, in corrispondenza del segnale modulante con PSD riportata in Figura 2.2 a), un
segnale modulato la cui PSD e quella riportata in Figura 2.8 a) e denominato LSSB-SC
2
Per il caso in esame R+ rappresenta un fattore di amplificazione al trasmettitore ed A
lattenuazione introdotta dal canale.
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 29
Ac cos(2fc t)
Figura 2.7: Schema a blocchi di un modulatore SSB-SC AM.
Su (f )
6
a) A2c
@@
4
@
@ - f
fc fc + B fc B fc
Su (f )
6
b) A2c
4 @ @
@
@ - f
fc B fc fc fc + B
Figura 2.8: PSD di u(t) per una modulazione LSSB-SC a) e USSB-SC b).
Daltro canto e anche immediato convincersi del fatto che la potenza del segnale utile
v(t) = Au(t td ) e data da
A2 A2c
Pv = Rm (0).
4
Pertanto, il rapporto segnale/rumore alla destinazione SNRD per il caso SSB-SC AM e
nuovamente pari a
Pv Pv
SNRD = = ,
N0 W N0 B
ovvero quello che si ottiene ricorrendo alla modulazione DSB-SC AM.
U(f ) = U1 (f ) [1 (f + fc ) 1 (f fc )] ,
1 Z + ue 1( )
1/t
ue1 (t) = d.
t
Facendo nuovamente riferimento alla figura 2.7 si ha che u1 (t) = Ac m(t) cos(2fc t).
Inoltre, sulla base delle equazioni (C.5) e (C.6) si deduce il legame
ue1 (t) = Ac m(t),
che, sostituito nella (2.6), restituisce
ue(t) =
Ac
[m(t) j m(t)] ,
2
dove m(t) e la Trasformata di Hilbert di m(t). Usando nuovamente la (C.5) si ricava il
risultato finale
Ac
u(t) = R ue(t)ej2fc t = [m(t) cos(2fc t) + m(t) sin(2fc t)] , (2.7)
2
che e lespressione del segnale SSB-SC AM nel dominio del tempo, con riferimento al caso
LSSB. Per quanto riguarda il caso USSB, i calcoli sono analoghi se si osserva prelimi-
narmente che la risposta in frequenza del filtro presente nel modulatore di figura 2.7 puo
essere riscritta come
f
H(f ) = 1 = 1 (f fc ) + 1 (f fc );
2fc
si lascia pertanto al lettore la verifica del seguente risultato per il caso USSB
Ac
u(t) = [m(t) cos(2fc t) m(t) sin(2fc t)] . (2.8)
2
Le espressioni (2.7) e (2.8) appena derivate per i segnali SSB-SC AM nel dominio del
tempo suggeriscono anche unimplementazione alternativa del modulatore, che e riportata
in figura 2.9, dove il simbolo deve essere inteso come: + per il caso LSSB e per il
caso USSB.
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 33
+ A2c cos(2fc t)
m(t) ?
- @n
m(t) ? u(t)
- n -
6
- T. Hilbert - @n
m(t) 6
Ac
2
sin(2fc t)
(t) =
m
AAc
m(t td ) cos(2fc td + )
AAc
m(t td ) sin(2fc td + ).
2 2
Si vede quindi che in generale il segnale demodulato e una versione distorta del segnale
modulante (a causa della presenza del termine che contiene m(t)). Tuttavia, in condizioni
di sincronismo di portante, che, per il caso in esame, equivalgono ad imporre = 2fc td ,
si ha
(t) = AAc m(t td ),
m
2
che coincide con la (2.3).
34 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica
A2c
Ru ( ) = Rm ( ) cos(2fc ).
2
Daltra parte e facile valutare la funzione di autocorrelazione del segnale m (t), infatti
dove si e sfruttato il fatto che mn (t) e un segnale a media nulla. Pertanto, la funzione di
autocorrelazione media del segnale modulato AM e data da
A2c
Ru ( ) = 1 + a2 Rmn ( ) cos(2fc ),
2
nella quale si evince la forte somiglianza con la struttura della (2.9). La PSD del segnale
modulato AM, Su (f ), puo essere agevolmente calcolata come la trasformata di Fourier
della funzione di autocorrelazione media e, dopo semplici passaggi matematici, si ottiene
a2 A2c
Su (f ) = [Smn (f + fc ) + Smn (f fc )]
4
A2
+ c [(f + fc ) + (f fc )] .
4
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 35
Su (f )
6
A2c
6 4 6
a2 A2c
@@
4 @ @
@ @
@ @ - f
fc B fc fc + B fc B fc fc + B
Figura 2.10: PSD di u(t) nel caso di modulazione AM convenzionale.
Landamento della funzione Su (f ), per un segnale modulante con la PSD di Figura 2.2 a),
e riportato in Figura 2.10.
La potenza del segnale modulato u(t) puo essere valutata come segue
A2c A2 a2 A2c
Pu = Ru (0) = 1 + a2 Rmn (0) = c + Rmn (0),
2 2 2
dove si sono evidenziati due contributi alla potenza complessiva del segnale modulato: il
primo termine A2c /2 e la potenza adoperata per trasmettere una portante non modulata,
mentre il secondo termine (a2 A2c /2)Rmn (0) e il contributo dovuto alla trasmissione del
segnale utile. Il rapporto tra la potenza utilizzata per la trasmissione del segnale utile
e la potenza complessiva del segnale modulato AM prende il nome di efficienza della
modulazione ed e dato da
a2 A2c
Rmn (0) a2 Rmn (0)
, 2 = .
A2c 1 + a2 Rmn (0)
[1 + a2 Rmn (0)]
2
Data la definizione del parametro a e dati i vincoli derivanti dalla definizione di mn (t), e
immediato verificare che 0 < < 1/2 e pertanto, nel caso di modulazione AM convenzio-
nale, meno di meta della potenza disponibile al trasmettitore e effettivamente utilizzata
per la trasmissione del segnale utile.
In linea di principio, sarebbe possibile adoperare ancora il ricevitore sincrono di Figu-
ra 2.3 per la demodulazione di un segnale AM, tuttavia per il caso in esame e possibile
utilizzare un demodulatore di piu semplice realizzazione che non richiede il recupero del
sincronismo di portante.
Una possibile realizzazione circuitale per il demodulatore AM e riportata in Figu-
ra 2.11. Quando r(t) e maggiore della tensione ai capi del condensatore il diodo puo essere
schematizzato come un cortocircuito e luscita, ovvero la tensione ai capi del condensatore,
coincide con il segnale in ingresso. Quando invece, r(t) e minore della tensione ai capi del
condensatore, il diodo e un circuito aperto ed il condensatore si scarica sulla resistenza.
Una scelta giudiziosa della costante di tempo del filtro RC consente di ottenere in uscita al
circuito riportato in Figura 2.11 un segnale che segua da vicino m (t) come mostrato in Fi-
gura 2.12 dove il segnale in uscita al demodulatore e identificabile per il tratto piu spesso.
Il prezzo che si deve pagare per questa maggiore semplicita in fase di demodulazione e in
36 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica
Figura 2.12: Segnale modulato e corrispondente uscita del ricevitore di Figura 2.10 (in
assenza di rumore).
con una perdita di almeno 3 dB nella potenza trasmessa rispetto alle modulazioni DSB e
SSB.
dove si ricorda che il rumore n(t), la cui PSD e riportata in figura 2.5, e la versione filtrata
del processo aleatorio w(t). Pertanto n(t) e un processo aleatorio gaussiano passa-banda
che puo essere scritto nella forma data dalla prima delle equazioni (C.7), cioe
dove la funzione (t) , 2fc t + (t) e detta fase istantanea, mentre la sua derivata
1 d 1 d
fi (t) = (t) = fc + (t)
2 dt 2 dt
e detta frequenza istantanea. Un segnale modulato in angolo da m(t) e detto rispettiva-
mente modulato in fase (PM) se
(t) , kp m(t),
e modulato in frequenza (FM) se
1 d
(t) , kf m(t) (2.15)
2 dt
dove kp e kf sono dette rispettivamente costante di deviazione di fase e di frequenza5 . Si
osservi che dalla (2.15) si puo ricavare
Zt
(t) = 2kf m( )d ;
pertanto, e evidente uno stretto legame tra modulazione PM ed FM, infatti, un segnale FM
puo essere visto come un segnale modulato PM avente per modulante lintegrale del mes-
saggio m(t). Viceversa, un segnale modulato PM puo essere ottenuto dalla modulazione
FM della derivata del segnale di informazione m(t).
Gli schemi a blocchi riportati in Figura 2.13 evidenziano il dualismo appena descritto:
come mostrato in Figura 2.13 a, un sistema in grado di modulare FM puo anche essere
usato come modulatore PM se a monte si pone un derivatore; analogamente, la Figura
2.13 b evidenzia che un modulatore PM puo essere usato come modulatore FM se a monte
vi si pone un integratore6 .
5
E interessante notare che un segnale modulato in angolo possiede, in ogni caso, una dinamica limitata
allintervallo [Ac , Ac ].
6
Si osservi, in particolare, che il segnale modulato FM puo essere visto come un segnale modulato PM
dallintegrale di m(t). Per il teorema fondamentale del calcolo integrale, la funzione integrale di m(t) e
una funzione continua, pertanto la fase del segnale modulato FM e una funzione continua. Le modulazioni
che garantiscono tale proprieta di continuita di fase sono dette modulazioni a fase continua.
2.2. Modulazioni angolari 39
m(t) uF M (t)
- Modulatore FM -
a)
dm(t)
m(t) dt
uP M (t)
- Derivatore - Modulatore FM -
m(t) uP M (t)
- Modulatore PM -
b)
m(t)
Rt
uF M (t)
m( )d
- Integratore - Modulatore PM -
A causa della non linearita degli schemi di modulazione, le proprieta spettrali dei
segnali modulati FM o PM non sono di facile derivazione. E possibile far vedere che un
segnale modulato angolarmente ha in frequenza unestensione infinita anche se il segnale
modulante e rigorosamente limitato nella banda [B, B] e che la potenza del segnale
modulato coincide con quella della portante, cioe
A2c
Pu = .
2
In altri termini loperazione di modulazione ha leffetto di distribuire su tutte le frequenze
la potenza della portante. Tuttavia, per tutti gli scopi pratici e possibile far riferimento
ad una larghezza di banda finita ovvero ad una banda efficace. Comunque, lespressione
della trasformata di Fourier (per il caso di segnale modulante deterministico) e della PSD
(per segnale modulante aleatorio) del segnale modulato e ricavabile solo per determinate
sottoclassi di segnali modulanti come, ad esempio, segnali sinusoidali, segnali periodici e
segnali gaussiani [1]. Per un generico segnale modulante m(t) deterministico, il problema
del calcolo della PSD e matematicamente intrattabile. Tuttavia, esiste una regola detta
Regola di Carson che permette, con una certa approssimazione, di valutare la banda di un
segnale modulato in angolo secondo la seguente relazione
W = 2( + 1)B,
40 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica
0 u
con R + f S (f )df
f , R0 +
u
.
0S (f )df
u
Si noti che la definizione di banda efficace e mutuata da quella di deviazione standard per
una variabile aleatoria con funzione densita di probabilita pari a
Su (f )df
R + S (f )df
, f 0,
0 u
che, come e noto dal Corso di Calcolo delle Probabilita e Statistica, e una misura della
dispersione della variabile aleatoria intorno al suo valore medio.
Se m(t) e un segnale gaussiano la banda efficace del segnale modulato e data da [1]
8
>
< Pm kpWm , per la modulazione PM,
W =>
: Pm k f , per la modulazione FM,
dove Pm e la potenza del processo aleatorio m(t) e Wm e la sua banda efficace bilatera,
ovvero R +
2
f Sm (f )df
Wm , R + S (f )df .
m
>>>
Un segnale modulato angolarmente ed, in particolare, un segnale modulato FM puo
essere demodulato ricorrendo al cosiddetto limitatore/discriminatore. In altri termini, uti-
lizzando la cascata di un limitatore dampiezza, per eliminare uneventuale modulazione
spuria dampiezza, e di un demodulatore di frequenza o discriminatore; il discriminatore
effettua la conversione da segnale FM a segnale modulato anche in ampiezza (nel segui-
to si parlera di conversione FM/AM) per estrarre il segnale modulante, a partire dalla
componente AM, attraverso un demodulatore di inviluppo. Per effettuare la conversione
2.2. Modulazioni angolari 41
dv(t)
= 2AAc (fc + kf m(t td )) sin[2fc (t td ) + (t td )].
dt
Luscita del demodulatore di inviluppo sara proporzionale ad fc +kf m(ttd ) ed un sistema
per il blocco della componente continua restituira, infine, un segnale proporzionale (almeno
nel caso ideale) ad m(t td ).
Per quanto attiene lanalisi in presenza di rumore, se si ipotizza che:
il segnale modulante sia un processo gaussiano almeno SSL con media nulla,
si puo dimostrare che vale ancora il modello additivo per il segnale in uscita al demodula-
tore, cioe
(t) = yu(t) + yn(t),
m
e che il rapporto segnale/rumore alla destinazione e dato da
8 2
>
< Pm SNRb ,
n per la modulazione PM,
SNRD = > (2.16)
: 3 2Pm SNRb,
n per la modulazione FM,
dove Pmn e la potenza del segnale normalizzato mn (t) (si veda la modulazione AM con-
venzionale).
In effetti, i demodulatori FM presentano un comportamento a soglia, con cio intendendo
che una riduzione del rapporto segnale/rumore NP0vW in ingresso al demodulatore, al di sotto
di un valore preassegnato, detto di soglia e caratteristico del demodulatore utilizzato,
da luogo ad una brusca riduzione del rapporto segnale/rumore alla destinazione, fino
ad ottenere come uscita del demodulatore una versione del segnale modulante distorta
da un rumore moltiplicativo (imputabile al carattere non lineare della modulazione e,
quindi, del demodulatore) per la quale il rapporto segnale/rumore alla destinazione perde
di significato. SNRD non e evidentemente piu calcolabile utilizzando la (2.16) per valori del
rapporto segnale/rumore in ingresso al demodulatore al di sotto della soglia. Nel seguito
si assume, con riferimento al limitatore/discriminatore, che il valore di soglia sia pari a 10
dB e la condizione Pv N0 W diventa
Pv
10.
N0 W
SNRD = >
> 2
>
>
> 1
>
>
> 3P 2 SNRb , per la modulazione FM.
: m
max |m(t)|
contributo del rumore; per evitare che tale filtraggio produca una distorsione del-
le corrispondenti componenti frequenziali del segnale utile e necessario amplificarle
prima della modulazione. Per questo motivo si introduce un filtro passa-alto (a
monte del modulatore), detto filtro di pre-enfasi, ed un filtro passa-basso (alluscita
del demodulatore), detto di de-enfasi, che e (idealmente) linverso del filtro di pre-
enfasi. Nella radiodiffusione FM commerciale tali filtri garantiscono un incremento
del rapporto segnale/rumore alla destinazione di circa 13.3 dB. Nel caso specifico
di radiodiffusione FM, si adoperano semplici filtri RC del primo ordine, con una
costante di tempo pari a 75s e quindi con una frequenza di taglio a 3 dB pari a
f3 = 2400Hz.
6. Ripetere lesercizio precedente per una trasmissione che utilizzi il canale radio con
fc = 300 MHz ed antenne con guadagni di 26 dB.
|H(f )| = 1
.
1 + (f /B)2n
44 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica
(a) la potenza di rumore nella sezione di ingresso del LNA e in una banda (mono-
latera) di 25 MHz in W e dBm;
(b) il rapporto segnale/rumore in dB con riferimento ad una banda di 25 MHz in
ingresso al demodulatore.
E[m2 (t)]
Pmn = = 1/2.
|m(t)|2max
17. Un segnale con |m(t)|max = 1 e E[m2 (t)] = 0.5 e trasmesso via AM con a = 1 e
SNRD = 20 dB. Si assuma successivamente di utilizzare la modulazione FM (sen-
za deenfasi) e di incrementare la banda lasciando tutti gli altri parametri invaria-
ti. Determinare il valore massimo utilizzabile dellindice di modulazione e il valore
risultante di SNRD (senza pre-enfasi e de-enfasi).
Appendice B
103
104 Appendice B. Il Rumore Termico nei Sistemi di Comunicazione
21
x 10
3.5
2.5
S (f) [W/Hz]
2
w
1.5
0.5
0
12 13 14
10 10 10
f [Hz]
Figura B.1: Densita spettrale di potenza del rumore termico per T0 = 290 K.
costante) non e fisicamente realizzabile, in quanto dovrebbe avere potenza infinita (la
potenza si puo ricavare valutando la funzione di autocorrelazione Rw ( ) per = 0).
Tale modello puo, tuttavia, essere usato con riferimento alla maggior parte dei Sistemi
di Telecomunicazione, poiche la PSD del rumore termico in ingresso al demodulatore e
costante sulla banda di frequenze del segnale utile. Infatti, landamento della PSD del
rumore, per frequenze esterne a quelle della banda del segnale modulato, e ininfluente se
il ricevitore utilizza un filtro passabanda ideale con risposta in frequenza tale da lasciar
passare inalterato il segnale utile e sopprimere le componenti spettrali del rumore al di
fuori di tale banda.
H(f )
Sorgente di - -
doppio bipolo Carico
rumore bianco
rumoroso
dove Pi e il contributo del doppio bipolo reale al rumore bianco in uscita. Se la risposta
impulsiva del sistema e una funzione reale, allora H(f ) e Hermitiana e, in particolare,
|H(f )|2 e pari, pertanto il precedente integrale puo essere riscritto
Z +
Pno = kT |H(f )|2 df + Pi .
0
Siano ora
Z + |H(f )|2
Hmax , max |H(f )| e Bneq , df.
f 0 Hmax
2
1
Nel seguito si ipotizza che siano presenti solo sorgenti di rumore bianco.
106 Appendice B. Il Rumore Termico nei Sistemi di Comunicazione
Hmax approssima il modulo della risposta in frequenza del filtro in banda passante, laddove
Bneq e la cosiddetta banda equivalente di rumore monolatera del sistema ovvero la banda
monolatera di un filtro rettangolare (con risposta in frequenza pari ad Hmax in banda
passante, identicamente nulla in banda oscura e con bande di transizione di ampiezza nulla)
che trasferisca al carico la stessa potenza di rumore del sistema in esame. E importante
osservare che la banda equivalente di rumore di un filtro con risposta in frequenza H(f )
non coincide, in generale, con la banda a 3 dB del filtro stesso, ma e tipicamente piu
grande. Ad esempio, per un semplice filtro di tipo passa-basso, quale il filtro RC con
banda a 3 dB B3 , la banda equivalente di rumore vale Bneq = 2 B3 ; tuttavia, per molti
filtri di interesse nelle applicazioni, ovvero sufficientemente selettivi in frequenza, luna
rappresenta una ragionevole approssimazione dellaltra.
La potenza di rumore in uscita al sistema puo essere pertanto riscritta in termini delle
quantita appena definite e si ha:
2
Pno = kT Hmax Bneq + Pi . (B.2)
2
Nel seguito il guadagno di potenza disponibile del sistema Hmax sara anche indicato con
G. La precedente espressione puo inoltre essere riscritta come
!
Pi
Pno = kGBneq T + .
kGBneq
Se si pone
Pi
Te = ,
kGBneq
la potenza di rumore complessiva in uscita al filtro H(f ) diventa
1
2
kTe
Figura B.3: Modello equivalente per un sistema LTI reale.
uscita al sistema reale quando il segnale in ingresso e una realizzazione di rumore bianco
con PSD di livello pari a kT0 /2 e la potenza che si misurerebbe se il sistema fosse ideale,
cioe
kT0 GBneq + Pi
F = .
kT0 GBneq
E immediato verificare che F puo essere riscritta come segue
Te
F =1+ .
T0
La cifra di rumore e spesso indicata in decibel:
1
2
kT
- H1 (f ) - H2 (f ) -
P2: il guadagno di potenza disponibile G del sistema serie e il prodotto dei guadagni di
potenza dei sistemi componenti, cioe
P3: la banda equivalente di rumore Bneq del sistema serie coincide con quella del Sistema
2, cioe
Bneq = Bneq2 .
1
2
kT
- j - H1 (f ) - j - H2 (f ) -
6 6
1 1
2
kTe1 non rumoroso 2
kTe2 non rumoroso
leffetto del rumore introdotto dai sistemi successivi al primo e mitigato dagli even-
tuali fattori di amplificazione (Gi > 1) ai denominatori e, in particolare, tutti gli
addendi (tranne il primo) sono divisi per G1 . Cio suggerisce di evitare come primo
elemento della serie un elemento con perdite (G1 < 1); se, in particolare, il pri-
mo sistema e un elemento con perdite (per esempio, un cavo coassiale o una guida
donda) lattenuazione da esso introdotta ha un duplice effetto negativo: oltre ad
amplificare il rumore introdotto dagli stadi che seguono, come prima evidenziato,
introdurra tanto piu rumore quanto maggiore e L (si ricordi che F = L sotto oppor-
tune ipotesi). Quando, invece, G1 1, il rumore complessivamente introdotto dalla
cascata e imputabile essenzialmente al solo primo stadio;
fLO = fc + fIF .
1
P ({m(k) = 0}) = P ({m(k) = 1}) = , k Z.
2
1
Salvo esplicita indicazione contraria.
2
La precedente descrizione del modulatore e valida solo per modulatori senza memoria.
49
50 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
dove ! d
" M # +
ck (2i 1 M) e g 2 (t)dt = 1.
2 i=1
Quindi, le forme donda utilizzate dalla modulazione PAM differiscono per lampiezza. Per
comprendere meglio la modulazione M-PAM si consideri, ad esempio, il caso M = 4. Poi-
che ciascuno dei quattro simboli e rappresentativo di h = 2 bit una possibile associazione
tra le 4 stringhe di due bit e i 4 possibili valori di ck e riportata nella Tabella 3.1.
Tabella 4.1: Associazione tra coppie di bit e valori di ck per una modulazione 4-PAM.
Pu =
# +
Su (f ) df, (4.2)
dove Su (f ) denota la PSD del segnale u(t). E, inoltre, possibile dimostrare che la PSD di
un segnale PAM in banda base, quando la sequenza ck e almeno SSL, e data da [1]
1
Su (f ) = Sc (f T ) |G(f )|2 , (4.3)
T
dove G(f ) e la trasformata di Fourier di g(t) e Sc () e la densita spettrale di potenza
della sequenza di variabili aleatorie ck , ovvero, per il teorema di Wiener-Khintchine, la
trasformata di Fourier della funzione di autocorrelazione di ck , Rc (m), in simboli
+
Sc () = F [Rc (m)] , Rc (m)ej2m (4.4)
m=
con
Rc (m) = E[ck ckm ].
4.2. Modulazioni numeriche: rappresentazione 51
Si noti che il precedente risultato continua ad essere valido anche quando la sequenza
ck , k Z e/o il segnale g(t) sono a valori complessi; ovviamente la definizione di Rc (m)
deve essere modificata in
Rc (m) = E[ck ckm ].
Nellipotesi che m(k), k Z, sia una sequenza di rv i.i.d. a valori in {0, 1} e che
tali valori siano assunti con probabilita pari a 1/2, e facile dimostrare che (in assenza di
codifica di canale):
E [c2k ] , per m = 0,
Rc (m) = (4.5)
0, per m 6= 0.
" # 1 $
M
d2 d2 M "
$ #
E c2k = (2i 1 M)2 = 4i 2 + (M + 1)2 4i (M + 1)
M 4 4M
2 %
i=1 i=1
&
d M(M + 1)(2M + 1) M(M + 1)
= 4 + M(M + 1)2 4(M + 1)
4M 6 2
2
d
= (M 2 1), (4.6)
12
dove si sono usate le relazioni
$
M
M(M + 1) $
M
M(M + 1)(2M + 1)
i= e i2 = .
i=1 2 i=1 6
Quindi
d2
Rc (m) = (M 2 1)(m),
12
da cui
d2
Sc () =(M 2 1).
12
Infine, sostituendo lespressione per Sc () nella (4.3), la (4.3) nella (4.2) e ricordando che
g(t) e un segnale con energia unitaria, si ricava
1 d2
Pu = (M 2 1), (4.7)
T 12
52 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
!" $%
u(t) = ck 2g(t kT ) cos(2fc t) (4.9)
),
k=
= R#
+
k=
ck 2g(t kT )ej2fc t & = R (
u j2fc t
(t)e
dove
(
u(t) =
+
k=
ck 2g(t kT )
e linviluppo complesso o equivalente in banda base del segnale modulato (per la defini-
zione di inviluppo complesso di un segnale passa-banda e per la dimostrazione di quanto
affermato si rimanda allappendice C).
Per il calcolo della potenza del segnale in banda passante si puo utilizzare il legame
esistente tra la PSD di un segnale in banda passante e quella del corrispondente inviluppo
complesso
1
( (
Su (f ) = [Su (f fc ) + Su (f fc )] .
4
(4.10)
*
E, infatti, immediato verificare che
*
Pu =
+
Su (f ) df =
1
2
+
( 1
(
Su (f ) df = Pu .
2
(4.11)
(
Si osservi anche che la precedente relazione ha validita generale stante il legame tra la
PSD di u(t) e quella di u(t), ovvero la potenza del segnale a radiofrequenza e la meta di
quella dellinviluppo complesso.
In particolare, per un M-PAM in banda passante, tenendo presente che la PSDdellin-
viluppo complesso e ancora data dalla (4.3), a patto di adottare un impulso g (t) = 2 g(t),
cioe
(
Su (f ) =
1 d2
T 6
(M 2 1) |G(f )|2 ,
si verifica con facili passaggi che
1
Pu = Pu =
2 (
1 d2
T 12
(M 2 1). (4.12)
Si noti,
infine, che nellespressione del segnale in banda passante si e introdotto il
fattore 2 al fine di ottenere un segnale modulato con la stessa espressione per la potenza
del segnale PAM in banda base; si tratta di una posizione che non lede la generalita
della trattazione; infatti, non cambierebbe nulla se si considerasse una portante del tipo
Ac cos(2fc t) e, in particolare, cos(2fc t).
4.2. Modulazioni numeriche: rappresentazione 53
!" $%
u(t) = 2E g(t kT ) cos (2fc t + k ) =
k=
= R # 2E &=
+
j(2fc t+k )
g(t kT )e
= R u((t)e
), k=
j2fc t
(4.13)
dove * 2 + , 2 - M
k , 0,
(i 1) + , (4.14)
(
M i=1 M
e u(t) e linviluppo complesso del segnale u(t), cioe
(
u(t) =
2
+
k=
j
Ee k g(t kT ).
pertanto il segnale u(t) puo essere pensato come la somma di due segnali PAM con portanti
in quadratura. Tuttavia, occorre evidenziare che, in generale, i simboli corrispondenti
ai suddetti segnali PAM, cioe
ak , E cos k e bk , E sin k
. /
non sono indipendenti: infatti fra essi sussiste il seguente legame funzionale
Tabella 4.2: Associazione tra coppie di bit e fase trasmessa per una modulazione 4-PSK
(con = /4)
PAM in coseno utilizza la forma donda Eg(t kT ) cos(2fc t) quando il bit di destra (il
meno significativo) vale 0 e Eg(t kT ) cos(2fc t) quando lo stesso bit vale 1, mentre
per la portante in seno il segno dipende solo dal bit di sinistra. Nellipotesi che la sequenza
di bit in ingresso al modulatore sia una sequenza di rv indipendenti si ha che i due PAM
sono fra loro indipendenti. Un altro tipo di rappresentazione geometrica dei possibili
segnali da trasmettere (che sara di grande utilita nellinterpretazione
dei demodulatori) e
quello di visualizzare nel piano complesso z i numeri Eejk . In particolare, in Figura 3.1
e riportato il caso 4-PSK. Come ulteriore esempio si consideri il caso M = 8, = 0.
I(z)
01 00
E
R(z)
11 10
j
Figura 4.1: Rappresentazione dei numeri complessi Ee k per il caso 4-PSK.
In questo caso ognuno degli otto segnali e rappresentativo di h = 3 bit. Una possibile
associazione tra stringhe di bit e fase da trasmettere
ejriportata nella Tabella 3.3, mentre
la rappresentazione grafica dei numeri complessi Ee k e riportata in Figura 3.2.
Si osservi che in tutti i precedenti esempi i punti di segnale contigui sono associati
ad h-ple che differiscono per un solo bit; tale scelta prende il nome di Codifica di Gray e
in seguito si vedranno le conseguenze che essa comporta.
Si procede ora al calcolo della PSD e della potenza media di un segnale modulato M-
PSK. Valgono ancora la (4.3) e la (4.10). In questo caso linviluppo complesso u(t) ha la
seguente espressione
+ !
u(t) = 2 ck g(t kT ), (4.16)
k=
4.2. Modulazioni numeriche: rappresentazione 55
I(z)
110
111 100
101 E 000
R(z)
001 010
011
j
Figura 4.2: Rappresentazione dei numeri complessi Ee k per il caso 8-PSK.
dove ck = Eejk . Riguardo al calcolo di Rc (m), nellipotesi che ck , k Z, sia una
sequenza di rv i.i.d. e che i valori che ciascuna di tali rv puo assumere siano equiprobabili,
si ha
E, per m = 0,
Rc (m) = (4.17)
0, per m 6= 0;
si noti, infatti, che E [|ck |2 ] = E [E|ejk |2 ] = E. Quindi
2 2E
E |G(f )|2 P!u =
S!u (f ) = . (4.18)
T T
La potenza del segnale in banda passante si ricava facilmente ed e
E
Pu =. (4.19)
T
Infine, lenergia per simbolo del segnale a radiofrequenza e data da
Eu = E. (4.20)
Si noti che per un M-PSK non si tratta di un valore medio sui simboli a cui infatti si
associano forme donda con uguale energia.
56 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
k=
#
+
= 2 k g(t kT ) cos(2fc t + k )
k=
#+ #
+
= 2 ak g(t kT ) cos(2fc t) 2 bk g(t kT ) sin(2fc t),
k= k=
dove '( ) d *M
ck , ak + jbk , k ejk , ak , bk 2i 1
. M
2 i=1
A titolo di esempio, i possibili valori di ak e bk sono riportati nella Tabella 3.4 per M =
16. Inoltre, la rappresentazione geometrica dei punti di coordinate (ak , bk ) e riportata in
Figura 3.3.
bk
3
2d
0010 0110 1110 1010
1
2d
0011 0111 1111 1011
ak
- 32 d - 12 d 1
2d
3
2d
- 12 d
0001 0101 1101 1001
- 32 d
0000 0100 1100 1000
Tabella 4.4: Associazione tra stringhe di 4 bit e coppie (ak , bk ) trasmesse per una
modulazione 16-QAM.
dove
2
! ! ! ! d2 "# $2 %
d2 "# $2 %
E |ck | = E a2k + b2k =E a2k +E b2k = M 1 + M 1
12 12
d2
= (M 1), (4.21)
6
e sfruttato il risultato ottenuto nella (4.6), cioe il valore di E[c2k ] per una modu-
dove si
lazione M -PAM. Infine, con facili passaggi si determina anche lespressione dellenergia
media per simbolo di una modulazione M-QAM
d2
Euav = (M 1).
6
58 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
!
+
u(t) = 2 ck g(t kT ).
k=
La dipendenza dallh-pla di bit trasmessi e confinata nel termine ck che puo assumere,
come studiato negli esempi precedenti, differenti espressioni, che permettono di ottenere
modulazioni di ampiezza e/o di fase, mentre il segnale di energia g(t) non dipende dal
simbolo M-ario trasmesso.
Un approccio piu generale al problema della modulazione numerica e quello di consi-
derare un segnale modulato il cui inviluppo complesso assume una forma del tipo
!
+
u(t) = 2 g(t kT, ck ),
k=
dove
2g(t, ck ) {s1 (t), . . . , sM (t)} .
In questo caso linformazione relativa al simbolo trasmesso e insita nella forma donda
adottata. E evidente che esistono numerose possibilita di scegliere linsieme delle possibili
forme donda da adoperare. Un approccio che e largamente usato nella pratica e quello di
scegliere un insieme di forme donda di uguale energia ed ortogonali, cioe
" +
n, m {1, . . . , M} : sn (t)sm (t)dt = 2E(n m).
Una delle scelte possibili e illustrata in Figura 3.4, per la quale si e posto
# $ %
2EM t T /(2M) (n 1)T /M
sn (t) = 2g(t, c(n) ) = , n = 1, . . . , M.
T T /M
In questo caso lortogonalita tra le forme donda e garantita dal fatto che esse non si
sovrappongono nel tempo. Uno schema di questo tipo prende il nome di M-PPM (dallin-
glese Pulse Position Modulation), in quanto la corrispondenza tra il simbolo ck e la forma
donda trasmessa e realizzata tramite la posizione del segnale allinterno dellintervallo
(kT, (k + 1)T ). Lespressione dellinviluppo complesso del segnale trasmesso e
# $ %
!
+
EM t T /(2M) (ck 1)T /M kT
u(t) = 2 ,
k= T T /M
dove
ck {1, . . . , M},
e una variabile aleatoria che porta in conto la h-pla da trasmettere; ad esempio, per una
modulazione 8-PPM una possibile scelta dei valori di ck e riportata nella Tabella 3.5.
4.2. Modulazioni numeriche: rappresentazione 59
6s1 (t)
2EM
T
-
T
0 M T t
6s2 (t)
2EM
T
-
T 2T
0 M M T t
..
.
6
sM (t)
2EM
T
-
(M 1)T
0 M T t
Tabella 4.5: Esempio di corrispondenza tra stringhe di bit e valori di ck per un 8-PPM.
!
u(t) =
" # 2E ej2f
+
ck (tkT )
$ t T /2 kT %
,
k= T T
60 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
dove
f
fck = (2ck 1 M) , ck {1, . . . , M}.
2
In questo caso, quindi
2E j2fn t
!
t T /2
"
sn (t) = 2g(t, fn ) = e , n = 1, . . . , M,
T T
con fn = (2n 1 M)(f /2). Lespressione del segnale modulato M-FSK in banda
passante e, quindi, data da
# + ! t T /2 kT " '
$ & 2E j2f (
u(t) = R% e ck (tkT )
ej2f t )
c
T T
! t T /2 kT "
k=
=
& 2E cos(2(f
+
+ fck )t 2fck kT ) .
c
k= T T
1 // & / & 1 m2
+ / Sn(f )//
(MT )2 /n=1
f
T
,
m=
-
pertanto, il primo addendo presente in Su (f ) (la parte continua dello spettro) e costituito
da un insieme di termini ognuno dei quali e centrato nellintorno di una delle frequenze
4.3. Demodulazione e rivelazione 61
? r1 (t) zR (t)
- @n - LPF -
r(t) ?z(t)
m(k)
- n - Rivelatore -
6j
- @n - LPF -
r
6 2 (t) zI (t)
- 2 sin(2fc t)
dove si e denotata con s(t, c) la componente di segnale utile (corrispondente alla sequenza
trasmessa c), ovvero
s(t, c) ,
! g(t kT, c ),
K1
k
k=0
e dove n(t) e lequivalente in banda base del rumore termico w(t) e si puo dimostrare che
esso e un segnale aleatorio gaussiano complesso, SSL, a media nulla, con parte reale ed
immaginaria statisticamente indipendenti ed identicamente distribuite.
Il progetto del rivelatore ha come obiettivo quello di estrarre una stima affidabile dei bit
trasmessi. E necessario definire preliminarmente in modo quantitativo il concetto di stima
affidabile. Lo scopo che ci si prefigge e quello di minimizzare la probabilita di errore sulla
sequenza trasmessa. Si e quindi interessati a decidere sulla sequenza trasmessa (che appar-
tiene evidentemente ad un insieme Ic di sequenze ammissibili) a partire dallosservazione
del segnale in uscita al canale (o, equivalentemente, come si e gia evidenziato, a partire
4.3. Demodulazione e rivelazione 63
dal segnale in uscita al demodulatore, cioe z(t)). In altri termini e necessario determinare
una regola di decisione D, ovvero una corrispondenza che associ ad una realizzazione del
processo aleatorio
z(t) = s(t, c) + n(t), t R,
una tra le sequenze ammissibili, cioe
c , [c0 cK1 ] Ic .
Il problema puo quindi essere riformulato come quello di determinare nellinsieme delle
possibili regole di decisione quella che minimizza la probabilita di errore sulla sequenza
dei K simboli M-ari trasmessi, cioe
dove si e posto
n(t) = nR (t) + jnI (t).
Si noti, inoltre, che zR (t) e zI (t) (nR (t) e nI (t)) sono, rispettivamente, la parte reale e
la parte immaginaria di z(t) (n(t)). E anche possibile dimostrare che i due contributi di
rumore nR (t) ed nI (t) sono gaussiani, a media nulla ed indipendenti. Per quanto attiene,
inoltre, alle PSD di nR (t) e di nI (t) che, in relazione alle caratteristiche dei filtri LPF
adoperati, hanno comunque una banda finita, si potrebbe anche dimostrare che per la
derivazione del rivelatore la larghezza di banda puo essere assunta grande a piacere ed,
in particolare, e possibile ipotizzare che nR (t) e nI (t) siano rumore bianco (con PSD di
livello pari a N0 /2). Questa scelta semplifica la derivazione del rivelatore come si vedra
fra breve.
Come gia evidenziato, il problema puo quindi essere riformulato come quello di deter-
minare nellinsieme delle possibili regole di decisione quella che minimizza la probabilita
di errore sulla sequenza dei K simboli M-ari trasmessi, cioe
!
P (e) , P ({c 6= c}) . (4.24)
E facile dimostrare che tale regola e la Regola MAP (dallinglese Maximum A-Posteriori
probability), ovvero quella che sceglie nellinsieme Ic la sequenza
" " "
c , [c0 cK1]
che massimizza la probabilita a posteriori, dato il segnale ricevuto, cioe
P ({c = c" |z(t)}) .
Piu precisamente vale il seguente teorema.
Teorema 4.3.1 La regola di decisione che minimizza la probabilita di errore sulla sequen-
za, definita dalla (4.22), e la Regola MAP, data da
! " "
c = arg max P ({c = c|z(t)}) ,
" "
cIc
dove arg maxcIc denota largomento del massimo su c Ic , cioe lelemento dellinsieme
Ic che massimizza la funzione di costo.
4.3. Demodulazione e rivelazione 65
Dimostrazione. Si consideri una regola di decisione che, dato z(t), decida per c. Si
ha errore se e solo se la sequenza trasmessa c e diversa da c; quindi, la probabilita di
errore e, per tale regola, pari a
P ({c 6= c|z(t)}) = 1 P ({c = c|z(t)}) .
E quindi evidente che per minimizzare P (e) si deve massimizzare P ({c = c|z(t)}) ovvero
utilizzare la regola MAP.
Il ricevitore deve calcolare la probabilita a posteriori per ciascuna delle sequenze am-
missibili ovvero per ciascuno degli elementi di Ic . Al fine di pervenire alla struttura del
rivelatore si devono calcolare le espressioni esplicite di tali probabilita e, come primo passo
in questa direzione, e necessario rappresentare la forma donda demodulata attraverso un
segnale a tempo discreto.
Se si ipotizza che il supporto del segnale utile sia limitato e contenuto nellintervallo
(T1 , T2 ), cioe
g(t kT, ck ) 0, t / (T1 , T2 ), k {0, . . . , K 1},
e si denota con {i (t)}+
i=1 una base ortonormale reale per i segnali di energia in (T1 , T2 ), e
poi possibile rappresentare il segnale z(t) in forma discreta attraverso la successione delle
sue proiezioni lungo i versori della base prescelta.
Per fissare le idee si indichino con
!
"
" z = [z1 , z2 , ] , [zR1 + jzI1 , zR2 + jzI2 , ],
"
"
#
"
s = [s1 , s2 , ] , [sR1 + jsI1 , sR2 + jsI2 , ],
"
"
"
$
n = [n1 , n2 , ] , [nR1 + jnI1 , nR2 + jnI2 , ],
le proiezioni, rispettivamente, del segnale in uscita al demodulatore, della componente di
segnale utile e del rumore, lungo i versori della base, cioe
! % T2 %
"
"
T2
" z , zR (t)i (t)dt, zIi , zI (t)i (t)dt, i N,
"
"
Ri
T1 T1
"
"
"
# % T2 % T2
"
sRi , R {s(t, c)} i (t)dt, sIi , I {s(t, c)} i (t)dt, i N,
"
"
T1 T1
"
"
"
" % T2 % T2
"
$ nRi , nR (t)i (t)dt, nIi , nI (t)i (t)dt, i N,
T1 T1
P ({c = c|z L }) ,
si puo far ricorso al teorema di Bayes che, per il caso in esame, afferma che [8]
dove si e tenuto conto del fatto che fzL (z L ) non dipende da c e, quindi, e ininfluente ai
fini della massimizzazione.
Se, inoltre, P ({c = c)} e indipendente da c, come accade, ad esempio, se i simboli
emessi dalla sorgente sono indipendenti ed equiprobabili, la regola di decisione ottima puo
essere riscritta nella forma
c! = arg max fzL |c (z L |c) . (4.25)
cIc
ed indipendenti ed, inoltre, hanno tutte varianza pari a N0 /2. Per quanto riguarda la
media, zRi ha media pari a sRi , i = 1, . . . , L, mentre zIi ha media pari a sIi , i = 1, . . . , L.
Quindi, fzL |c (z L |c) e data da
!
L
1 1 (z s )2 !
L
1 1 (z s )2
fzL |c (z L |c) = e N0 Ri Ri e N0 Ii Ii
i=1 N0 i=1 N0
1 "L
i=1 [ Ri
N1 (z sRi )2 +(zIi sIi )2 ]
= L e 0
(N0 )
1 "L
N1 |z si |2
i=1 i
= L e 0 ,
(N0 )
Poiche, inoltre,
"
dove si e tenuto conto del fatto che Li=1 |zi |2 non dipende da c (in fase di applicazione
della regola di decisione z(t) e, quindi, z L e una quantita assegnata).
Daltro canto, passando al limite per L +, si ottiene
$+ $+ %%
& &
c# = arg min 2
|si | 2R zi si
cIc i=1 i=1
'( T2 '( T2 ))
= arg min |s(t, c)|2 dt 2R z(t)s (t, c)dt
T1 T1
'( '( ))
cIc
+ +
2
= arg min |s(t, c)| dt 2R z(t)s (t, c)dt , (4.27)
cIc
dove la seconda uguaglianza si fonda sul Teorema di Parseval per segnali di energia [8],
mentre lultima tiene conto del fatto che il segnale utile e, per ipotesi, identicamente nullo
allesterno dellintervallo di osservazione (T1 , T2 ).
68 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
che evidenzia come anche per il caso di trasmissione su canale AWGN il ricevitore puo
essere un ricevitore di sequenze. La complessita di tale regola di decisione sembra propor-
zionale alla cardinalita dellinsieme Ic ovvero al numero totale delle sequenze ammissibili.
Se Ic = C K , dove con C si e denotato linsieme dei possibili valori assunti da ck e il con-
cetto di potenza si fonda su quello di prodotto cartesiano, il numero di sequenze distinte e
pari a M K e, quindi, cresce esponenzialmente con la lunghezza del messaggio. Lo schema
a blocchi che implementa la regola di decisione (4.27) e riportato in figura 4.6, dove si e
denotata con il simbolo Ec(i) la quantita
# +
Ec(i) = |s(t, c(i) )|2 dt, i = 1, . . . , M K ,
e la distanza e quella tra segnali di energia. In altre parole, lo schema a blocchi di figura
4.6 fornirebbe le stesse decisioni di un ricevitore che implementasse la regola di decisione
(4.29). Lo schema a blocchi di un ricevitore che implementa la (4.29) e lasciato al lettore
per esercizio.
In molti casi di interesse la massimizzazione puo essere portata avanti separatamente
per ciascuno dei simboli trasmessi o, come si suole dire, simbolo per simbolo. In effetti, il
demodulatore di sequenze si riduce ad un demodulatore che decide sul simbolo se g(t) ha
durata (minore o) uguale a T , come accade, ad esempio, se si utilizzano impulsi rettangolari
(si vedano i formati di modulazione del paragrafo 3.1.4). Senza perdita di generalita si
4.3. Demodulazione e rivelazione 69
!
- @n - dt - 2R{} - n-
6 6
!
- @n - dt - 2R{} - n-
6 6
K
-s (t, c(M ) ) Ec(M K )
Figura 4.6: Schema a blocchi del rivelatore che implementa la regola (4.28) per il caso in
cui linsieme Ic e costituito da tutte le possibili M K sequenze.
puo anche ipotizzare che il supporto di g(t) sia contenuto in [0, T ]. In questo caso valgono
le seguenti relazioni
" " $ $2
+ + $K1
% $
2 $ $
|s(t, c#)| dt = $
$
g(t kT, c#k )$$ dt
k=0
%
K1 " (k+1)T
= |g(t kT, c#k )|2 dt,
k=0 kT
e, analogamente
" + " + %
K1
z(t)s(t, c#) dt = z(t) g (t kT, c#k )dt
k=0
% " (k+1)T
K1
= z(t)g (t kT, c#k )dt.
k=0 kT
c = [c0 cK1],
dove
&"
(k+1)T
ck = arg min |g(t kT, c#k )|2 dt
#ck C kT
&" ''
(k+1)T
2R z(t)g (t kT, c#k )dt
, k = 0, . . . , K 1. (4.30)
kT
70 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
In figura 4.7 e riportato lo schema a blocchi del ricevitore che implementa la regola
(4.30). In particolare, analogamente al caso di figura 4.6, si e introdotta la quantita
+
Ec(i) = |g(t, c(i))|2 dt, i = 1, . . . , M,
dove i termini c(i) , i = 1, . . . , M, rappresentano tutti i possibili valori che il simbolo c!k puo
assumere. Si osservi, inoltre, che in figura 4.7 si e introdotta la nozione di filtro adattato
a g(t, c(i) ), i = 1, . . . , M, ovvero il sistema LTI con risposta impulsiva
ritardando la risposta impulsiva h(t) = g (t, c(i) ) di t0 , con t0 > 0 e tale che
g(t, c(i) ) = 0, t t0 , si ottiene un sistema (LTI) causale.
E istruttivo osservare che, al fine di prendere la decisione sul simbolo trasmesso durante
il k-esimo intervallo di segnalazione, il rivelatore non necessiti dellintera forma donda z(t)
ma solo degli M campioni (presi allistante kT ) delluscita dei filtri adattati. Mutuando
la terminologia dalla teoria dellinferenza statistica, si dice che linsieme dei campioni in
uscita ai filtri adattati costituisce una statistica sufficiente per la stima del parametro ck .
Analogamente a quanto esposto per i ricevitori di sequenze, e possibile riscrivere la
regola di decisione (4.30) come
# $
(k+1)T
c"k = arg min ! 2
|z(t) g(t, c)| dt , (4.31)
!ck C kT
dalla quale e immediato interpretare il funzionamento del rivelatore simbolo per simbolo
nello spazio N-dimensionale descritto dai segnali
dove N M: il ricevitore proietta il segnale z(t) nel suddetto spazio calcolando il vettore
(appartenente ad uno spazio di dimensione N) delle componenti del segnale z(t) lungo i
versori di una base, e sceglie, tra i possibili segnali trasmessi, quello con la minima distanza
dalla suddetta proiezione di z(t).
E infine utile confrontare le implementazioni delle regole di decisione (4.27) e (4.30):
nel primo caso occorre valutare M K quantita per demodulare la sequenza di K simboli c,
mentre nel secondo caso ne sono sufficienti MK.
4.3. Demodulazione e rivelazione 71
tk = kT
Filtro
- adattato ? - 2R{} - n -
a g(t, c(1) ) 6
tk = kT Ec(1)
Filtro M
- adattato ? - 2R{} - n - I
z(t) a g(t, c(2) ) 6 N ck
- I -
.. .. Ec(2)
. . M
O
tk = kT
Filtro
- adattato ? - 2R{} - n -
a g(t, c(M ) ) 6
Ec(M )
Figura 4.7: Schema a blocchi del rivelatore che implementa la regola di decisione simbolo
per simbolo (4.30).
Con riferimento alle modulazioni PAM, PSK e QAM e anche utile considerare il caso in
cui limpulso g(t) possa avere una durata maggiore dellintervallo di simbolo. Se linviluppo
complesso del segnale modulato ha la forma
"
K1
u!(t) = 2 ck g(t kT ), (4.32)
k=0
la (4.27) diventa
#$ +
#$ +
%%
c = arg min |s(t, c!)|2 dt 2R z(t)s (t, c!)dt
!cIc
& ) )2
'$
+ )K1 )
)" ! )
= arg min ( ) c g(t kT ) ) dt
!cIc ) k
)
k=0
*$ +K1 , --
+ "
2R z(t) c!k g(t kT ) dt ,
k=0
dove si e assunto che g(t) sia una funzione a valori reali. E, inoltre, immediato verificare
72 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
che
!K1 !2 $ %K1 & '
+ !" ! + "
! !
! c#k g(t kT )! dt 2R z(t) c#k g(t kT ) dt
! !
k=0 k=0
" K1
K1 " +
= c#k c#h g(t kT )g(t hT )dt
k=0 h=0
$K1 '
" +
2R c#k z(t)g(t kT )dt
k=0
$K1 '
" K1
K1 " "
= c#k c#h Rg ((k h)T ) 2R c#k v(kT ) ,
k=0 h=0 k=0
o, equivalentemente,
+
c(k = arg min |c#k |2 2R {c#k v(kT )} , k = 0, . . . , K 1. (4.35)
#ck C
Lo schema a blocchi del ricevitore che opera simbolo per simbolo e riportato in Figura 4.8.
Si tornera nel prossimo paragrafo sul Criterio di Nyquist e sulle sue implicazioni.
4.3. Demodulazione e rivelazione 73
Quindi, la regola di decisione calcola il punto v(kT ), che ha per componenti le proiezioni di
zR (t) e zI (t) lungo il versore g(tkT ), e sceglie quello fra i simboli c(i) C, i = 1, . . . , M, a
cui corrisponde la minore distanza da v(kT ); tenuto conto della posizione dei c(i) nel piano
complesso, si veda ad esempio la Figura 3.2 per un 8-PSK, il piano puo essere suddiviso
in M settori circolari Di , i = 1, . . . , M, definiti come segue
$ %
2 2
Di , z = ej C : (i 1) + (i 1) + + ,
M M M M
e la regola di decisione diventa
se v(kT ) Di ck = c(i) ,
ovvero
2 & ' 2
se (i 1) + arg v(kT ) (i 1) + + ck = c(i) ,
M M M M
Per ovvi motivi Di e denominata regione di decisione relativa a c(i) .
Le precedenti considerazioni e, in particolare, linterpretazione geometrica del funziona-
mento del ricevitore nello spazio dei segnali si estendono in modo ovvio alle modulazioni
M-PAM e M-QAM. In particolare, per la modulazione M-PAM e immediato verificare che
la componente di zI (t) lungo g(t kT ) non influenza la decisione sul k-esimo simbolo
trasmesso in accordo con il fatto che gli inviluppi complessi delle forme donda utilizzate
possono essere rappresentati su di una retta.
Si osservi, infine, che per un 4-PSK, con = /4 e lassociazione tra coppie di bit e
valori della fase riportate in Figura 3.1, la decisione puo essere presa separatamente sui
tk = kT
z(t) Filtro ( ck
- adattato arg min! |!
ck |2 + -
? ck C
2R {!
ck v(kT )}}
a g(t)
Figura 4.8: Schema a blocchi del rivelatore che opera simbolo per simbolo per le
modulazioni PAM, PSK e QAM.
74 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
tk = kT
zR (t) Filtro m(2k)
- adattato ? -
a g(t)
tk = kT
zI (t) Filtro m(2k + 1)
- adattato ? -
a g(t)
bit di ciascuna coppia come evidenziato in Figura 4.9. Si osservi che il secondo dei due
sistemi presenti nella figura prende il nome di decisore a soglia (in inglese hard limiter) ed
e un sistema non lineare senza memoria che fornisce in uscita 1 o 0 a seconda che il segnale
in ingresso sia positivo oppure negativo. Infatti, se il segno della parte reale di v(kT ) e
positivo la regola a minima probabilita derrore deve scegliere tra c(1) e c(4) (a seconda del
segno della parte immaginaria di v(kT )), mentre se il segno della parte reale di v(kT ) e
negativo, la regola deve scegliere tra c(2) e c(3) . Daltro canto c(1) e c(4) hanno come bit
meno significativo uno zero, mentre c(2) e c(3) hanno come bit meno significativo un uno.
Quindi il segno della parte reale di v(kT ) consente di decidere sul bit meno significativo
utilizzando il sistema il decisore a soglia, caratterizzato dal seguente legame ingresso-uscita
!
1, se s(k) < 0,
r(k) =
0, se s(k) 0,
dove s(k) e r(k) denotano, rispettivamente, lingresso e luscita del sistema. Un analogo
ragionamento mostra che il segno della parte immaginaria di v(kT ) consente di scegliere
il bit piu significativo della coppia.
Si consideri ora la modulazione FSK del paragrafo 3.1.4: la regola di decisione discende
immediatamente dalla (4.30). Per il caso in esame, in aggiunta, lenergia del segnale
g(t kT, c"k ) non dipende dal valore di c"k C, cioe
# (k+1)T
|g(t kT, c"k )|2 dt
kT
e costante rispetto ai possibili valori che c"k puo assumere e, di conseguenza, la regola di
decisione diventa
c$ = [c$0 c$K1 ],
dove
! !# (k+1)T %%
c$k = arg max 2R z(t)g (t kT, c"k )dt
, k = 0, . . . , K 1.
"c C
k kT
Il corrispondente schema a blocchi del ricevitore e riportato in Figura 4.10. Si noti che
per il caso in esame il filtro adattato a g(t, c(i) ) e il sistema con risposta impulsiva
h(t) = g (t0 t, c(i) ),
4.4. Il criterio di Nyquist 75
tk = t0 + kT
Filtro
- adattato ? R{} - M
a g(t, c(1) ) A
z(t) .. .. S ck
- . . S -
tk = t0 + kT I
Filtro M
- adattato ? R{} - O
a g(t, c(M ) )
causale se t0 T . Si noti anche che il rivelatore utilizza M filtri adattati mentre quello
M-PSK richiedeva un unico filtro adattato.
La derivazione del ricevitore coerente per le modulazioni PAM, QAM e PPM e lasciata
come esercizio al lettore.
Teorema 4.4.1 (Nyquist). Sia g(t) un segnale deterministico di energia con funzione
di autocorrelazione Rg (t). Condizione necessaria e sufficiente affinche g(t) verifichi la
condizione di Nyquist, cioe,
!
1, m = 0,
Rg (mT ) = (4.37)
6 0,
0, m =
"
1 + # m$
Sg f = 1, (4.38)
T m= T
si ha
"
+
Rg (t)%T (t) = Rg (t) (t mT ) = Rg (0) (t).
m= & '( )
=1
76 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
1 + !
S f
m"
= 1,
g
T m= T
che equivale a
+
Rg (mT )(t mT ) = (t),
m=
dalla quale e evidente che il solo impulso di Dirac posizionato nellorigine e moltiplicato
& 1,
per un coefficiente non nullo, cioe
m = 0,
Rg (mT ) =
0, m 6= 0,
che conclude la dimostrazione del teorema di Nyquist.
La relazione (4.38) permette di identificare meglio i requisiti che una forma donda g(t)
deve rispettare al fine di soddisfare la condizione di Nyquist. Si osservi innanzitutto che,
per il caso in esame, vale la relazione
Sg (f ) = |G(f )|2 ,
B(f ) ,
1 + !
Sg f
m "
T m= T
sia una funzione costante di costante valore 1. Se |G(f )|2 e rigorosamente limitata nella
banda (W , W ), dove, per semplicita di notazione, si e denotata la banda W del segnale
(bilatera in banda base e monolatera in banda passante) con
W = 2W ,
B(f )
6
a) 1
@ @ @
@ @ @
@ @ @
@ @ @ - f
T1 W T1 T1 + W W +W + T1 W + T1 + T1 + W
B(f )
6
b) 1
@
@ @
@ @@
@ @ @
@ @ @ - f
T1 1 +1
W = T
2T
B(f )
6
c) 1
@
@ @@ @ @ @@ @ @ @@ @@
@ @ @ @ @ @ @
@ @ @ @ @ @ @ - f
T1 + T1
Figura 4.11: a) B(f ) per il caso T < 1/(2W ), b) B(f ) per il caso T = 1/(2W ), c) B(f )
per il caso T > 1/(2W ).
Sg (f ) = T (f T ),
termini la condizione di Nyquist impone una restrizione sul massimo symbol rate
utilizzabile per una preassegnata larghezza di banda W .
1/T < 2W o, equivalentemente, T > 1/(2W ): in questo caso le repliche di |G(f )|2
presenti in B(f ) si sovrappongono e, pertanto, esistono numerose configurazioni in
grado di garantire una B(f ) costante (Figura 4.11c).
sin(t/T ) cos(t/T ) t
& ' cos(t/T )
Rg (t) = = sinc .
t/T 1 42 t2 /T 2 T 1 42 t2 /T 2
In Figura 4.13 e riportato landamento della funzione Rg (t) per vari valori di , e troncata
allintervallo temporale (5T, 5T ); e importante evidenziare che Rg (t) tende a zero, per
|t| +, come 1/t3 .
= 0.1
= 0.5
= 0.75
Si osservi che le funzioni del tipo RCR() definiscono solo la forma dellautocorrelazione
dellimpulso g(t). Per ottenere il segnale g(t) corrispondente si definisce la classe dei segnali
4.4. Il criterio di Nyquist 79
= 0.1
= 0.5
= 0.75
5T 4T 3T 2T T 0 T 2T 3T 4T 5T
' t
T t
!
4 cos (1 + ) + sin (1 )
g(t) = T " t T
% . (4.40)
# $
4t 2
T 1
T
a cui corrisponde una risposta in frequenza che e una finestra rettangolare di larghezza
2W = 1/T . Pertanto, per = 0 ci si trova nella situazione limite di minima occupazione
di banda dellimpulso g(t) e di massimo symbol rate sostenibile, cioe 1/T = 2W .
Occorre evidenziare che le funzioni RRCR() hanno in generale una durata infinita
e non sono causali, pertanto sono formalmente inutilizzabili nelle applicazioni pratiche.
Tuttavia, e pur vero che g(t) 0, per |t| +, quindi nella pratica si puo ricorrere
a versioni troncate ed opportunamente traslate nel tempo, al fine di ottenere segnali di
durata finita e causali. E evidente che tale approssimazione e tanto piu accurata quanto
piu rapidamente la funzione g(t) tende a zero per |t| +. A tal proposito si osservi
che, nel caso limite = 0, la corrispondente funzione g(t) tende a zero come 1/t.
80 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
Nel caso generale 6= 0, invece, la funzione g(t) tende a zero piu rapidamente, cioe
come 1/t2 , infatti
! !
t T t
4 cos (1 + ) + sin (1 )
g(t) = T " t T
%
# $
4t 2
T 1
T
T
4 + 1
6 " t % 2 , per |t| +,
# $2
4t t
T 1
T
dove, per effettuare la maggiorazione, si e sfruttato il fatto che le funzioni circolari seno e
coseno sono limitate. Questultima osservazione mette in luce che la scelta = 0, che e
quella in grado di garantire un uso efficiente della banda, risulta di piu difficile realizzazione
pratica rispetto al caso generale 6= 0.
per le modulazioni M-PAM (in banda passante), M-PSK e M-QAM. Pertanto lefficienza
di banda e data da
Rb h 1 h 2T 2 log2 M
= = = = , (4.44)
W TW T 1+ 1+
per un M-PAM in banda base, e
Rb h 1 h T log2 M
= = = = , (4.45)
W TW T 1+ 1+
per un M-PAM (in banda passante), M-PSK e M-QAM.
Daltro canto se si ricorre alla modulazione FSK ortogonale (e si assume che f =
1/(2T )) una misura della banda monolatera del segnale modulato e
M
W = .
2T
Quindi, lefficienza di banda per una modulazione FSK ortogonale vale
Rb h 1 h 2T 2 log2 M
= = = = . (4.46)
W TW T M M
Analogamente per un PPM in banda base la banda monolatera e data da W = M/T e,
quindi, lefficienza di banda e
Rb h 1 h T log2 M
= = = = , (4.47)
W TW TM M
e dimezza se si considera un PPM in banda passante.
Dal precedente calcolo si evince che per le cosiddette modulazioni lineari (PAM, PSK
e QAM) (logaritmicamente) per M , ovvero che al crescere di M si puo
supportare un bit-rate sempre piu elevato per una preassegnata banda. Per questo motivo
le suddette modulazioni si dicono efficienti in banda. Viceversa per le modulazioni PPM
ed FSK 0 per M ; tali schemi, apparentemente non appetibili, possono garantire
in realta altri benefici.
! "
M 1 6 log2 M Eb
M-PAM PM (e) = 2 Q
M M 2 1 N0
! " ! "
Eb Eb
M-PSK Q 2 log2 M sin < PM (e) 2Q 2 log2 M sin
N0 M N0 M
# $ ! "
1 3 log2 M Eb
M-QAM PM (e) 4 1 Q
M M 1 N0
* ! + 2
1 Eb
1 % & ' () x 2 log2 M
+ M 1 2 N0
M-FSK PM (e) = 1 2
1 Q( x ) e dx
2
Tabella 4.6: Probabilita di errore sul simbolo per le modulazioni M-PAM, M-PSK, M-
QAM, M-FSK.
2
10
2
10
(1/2) exp(x2/2)
Q(x)
Lower bound su Q(x)
Q(x)
4
10
6
10
8
10
10
10
0 1 2 3 4 5 6
x
ovvero
2 log2 M1 M22 1 log2 M1 4M12 1
= = 4.
1 log2 M2 M12 1 1 + log2 M1 M12 1
sia per valori di h = log2 M pari che dispari. Procedendo come per la modulazione M-
PAM, ovvero uguagliando largomento della Q che compare nella formula della probabilita
di errore della modulazione QAM e quello nel maggiorante della probabilita di errore della
modulazione M-PSK si ottiene
3 log2 M
2 log2 MPSK sin2 = .
M M 1 QAM
4.5. Formati di modulazione: analisi delle prestazioni 85
M 10 log10 R
8 1.65
16 4.20
32 7.02
64 9.95
Tabella 4.7: Vantaggio in termini di contrasto di energia del M-QAM rispetto al M-PSK.
PSK 3/(M 1)
R, = .
QAM 2 sin2
M
4
Si ricorda che linviluppo reale di un segnale e pari al modulo dellinviluppo complesso.
86 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
Pb (e) = P (m(k) 6= m(k))
= P (m(k) = 0|m(k) = 1) P (m(k) = 1)
+ P (m(k) = 1|m(k) = 0) P (m(k) = 0) . (4.48)
Per le ipotesi fatte sulla sequenza di bit m(k), si ha che le probabilita a priori hanno i
seguenti valori P (m(k) = 1) = P (m(k) = 0) = 1/2, quindi la (4.48) diviene
1
1
Pb (e) = P (m(k) = 0|m(k) = 1) + P (m(k) = 1|m(k) = 0) .
2 2
(4.49)
Si comincia ora con il calcolo della P (m(k) = 0|m(k) = 1). Per semplificare la notazione
si introducono di seguito le seguenti definizioni
E1 , Ec(1) , E2 , Ec(2) ,
! "# T
P (m(0) = 0|m(0) = 1) =
$ "# T $ %
P E1 2R z(t)s1 (t)dt > E2 2R z(t)s2 (t)dt |m(0) = 1 . (4.50)
0 0
Si osservi ora che levento condizionante {m(0) = 1} implica z(t) = s1 (t) + n(t) per
t [0, T ] che, sostituita nella (4.50), fornisce
! "# T
P (m(0) = 0|m(0) = 1)
$ "# T
$%
= P E1 2R [s1 (t) + n(t)]s1 (t)dt > E2 2R [s1 (t) + n(t)]s2 (t)dt .
& 0
' ( 0
= P E1 2R {N1 } > E2 2 E1 E2 2R {N2 } , (4.51)
dove #T
Ni , n(t)si (t)dt, i = 1, 2
0
e
1
"# T $
, R s1 (t)s2 (t)dt .
E1 E2 0
tk = kT
Filtro
- adattato ? - 2R{} - n - M
a g(t, c(1) ) 6 I
z(t) N ck
- -
tk = kT Ec(1) I
Filtro M
- adattato ? - 2R{} - n -
O
a g(t, c(2) ) 6
Ec(2)
Figura 4.15: Schema a blocchi del rivelatore che implementa la regola di decisione simbolo
per simbolo (4.30) specializzato al caso M = 2.
processi aleatori in uscita ai filtri adattati in figura 4.15, quando tali filtri sono alimenta-
ti dal processo aleatorio gaussiano complesso n(t). Per questa ragione, anche N1 ed N2
sono variabili aleatorie complesse e congiuntamente gaussiane; quindi, anche la variabile
differenza N2 N1 e una variabile aleatoria gaussiana complessa. Essa sara quindi com-
pletamente caratterizzata se se ne calcolano la media e la varianza. Per quanto attiene il
calcolo della media, e immediato verificare che
! " #$ T $ T
%
E N2 N1 = E n(t)s2 (t)dt n(t)s1 (t)dt
0 0
$ T $ T
= E[n(t)] s2 (t)dt E[n(t)] s1 (t)dt = 0.
0 & '( ) 0 & '( )
=0 =0
0
10
1
10
2
10
P(e)
3
10
4
10
5
10
2PAM
2FSK
6
10
0 2 4 6 8 10 12 14 16
Eb/N0 [dB]
Figura 4.16: Probabilita derrore sul bit per modulazioni binarie 2-PAM e 2-FSK.
Appendice C
Esempio C.1.1. Un primo esempio di segnale passa-banda e dato dal segnale sinusoidale
u(t) = A cos(2f0 t + ), t R,
A j
U(f ) = e (f f0 ) + ej (f + f0 ) ;
2
in questo caso, la trasformata di Fourier del segnale e formata da due impulsi di Dirac,
ovvero due righe, e, quindi, la larghezza di banda e nulla.
115
116 Appendice C. Segnali Passa-Banda ed Equivalenti Passa-Basso
Zu (f ) , 21 (f )U(f ),
La precedente relazione non caratterizza il segnale analitico con cio intendendo che un
segnale che soddisfa alla precedente relazione non e necessariamente il segnale analitico
associato ad u(t). Vale, invece, il seguente risultato di facile dimostrazione.
C.1. Segnali deterministici 117
Teorema C.1.1 Sia u(t) un segnale reale e passa-banda e z(t) un segnale (a valori com-
plessi) la cui parte reale coincida con u(t) e la cui trasformata di Fourier sia identicamente
nulla per frequenze negative. Allora z(t) = zu (t), ovvero z(t) e il segnale analitico associato
ad u(t).
Si definisce inviluppo complesso o equivalente in banda base del segnale passa-banda u(t),
e lo si denota con ue(t), il seguente segnale
Si osservi che ue(t) e, in generale, un segnale complesso di tipo passa-basso e che la sua
trasformata di Fourier coincide con la parte positiva dello spettro di u(t) traslata dallintor-
no della frequenza f0 allintorno della frequenza zero. Combinando insieme le precedenti
relazioni e possibile ricavare il legame tra il segnale u(t) ed il suo inviluppo complesso
u(t) = R ue(t) e j2f0 t , (C.5)
Zu (f ) = Aej (f f0 ).
Inoltre, e possibile scegliere come inviluppo complesso del segnale u(t) il segnale
ue(t) = Aej ,
e di fasore introdotte in Teoria dei Circuiti [5]. Dal fatto che la parte immaginaria del
segnale analitico e la trasformata di Hilbert di u(t), segue che la trasformata di Hilbert
del segnale cosinusoidale e il segnale sinusoidale, cioe
Zu (f ) = Ac ejc M(f fc );
Quindi, come era naturale aspettarsi, linviluppo complesso del segnale passa-banda (C.2)
e proporzionale al segnale modulante m(t).
dove i segnali vu (t) e u (t) sono detti, rispettivamente inviluppo reale e fase di ue(t) e sono
definiti come segue
vu (t) , |u
e (t)| = u2c (t) + u2s (t)
us (t)
u (t) , arg(ue(t)) = arctg
uc (t)
dove larcotangente va intesa come riportato in [4]. Utilizzando la (C.5) si puo, infine,
ricavare
u(t) = vu (t) cos [2fo t + u (t)] ,
che evidenzia come un generico segnale passa-banda possa essere pensato come una sorta
di generalizzazione di un segnale sinusoidale.
C.2. Segnali aleatori 119
Esempio C.1.3. Mostrare che il segnale u(t), ottenuto a partire dal segnale modulante
m(t) deterministico, con trasformata di Fourier M(f ), attraverso la modulazione della
portante
p(t) = Ac cos(2fc t)
in SSB-SC AM e dato da
Ac
u(t) = [m(t) cos(2fc t) m(t) sin(2fc t)] ,
2
dove il segno positivo si riferisce alla LSSB mentre quello negativo alla USSB.
Soluzione. Si veda il paragrafo 2.1.2
Szu (f ) = 41 (f )Su (f ).
La precedente relazione, tenuto conto del fatto che u(t) e un segnale reale e, quindi, la sua
PSD e pari, consente di dimostrare con facili passaggi il seguente risultato notevole.
Teorema C.2.1 La PSD del segnale (aleatorio) passa-banda reale u(t) e data da
1
Su (f ) = [S (f f0 ) + Seu (f f0 )]
4 eu
dove Seu (f ) e la PSD del corrispondente inviluppo complesso.
120 Appendice C. Segnali Passa-Banda ed Equivalenti Passa-Basso
Il precedente teorema puo essere utilizzato per calcolare la PSD di un segnale aleatorio
passa-banda a patto di conoscere la PSD del corrispondente inviluppo complesso. A tal
fine puo essere necessario determinare preliminarmente il segnale analitico associato ad
u(t) e, a partire da questo, linviluppo complesso. E, quindi, importante evidenziare che
per i segnali aleatori vale, con le ovvie modifiche del caso, la caratterizzazione del segnale
analitico fornita con riferimento ai segnali deterministici, ovvero il Teorema 1.1. Lesempio
che segue illustra lutilizzo di tale caratterizzazione con riferimento ai segnali aleatori.
Esempio C.2.1. Mostrare che linviluppo complesso del segnale PAM in banda-passante
+
X
u(t) = ck 2g(t kT ) cos(2fc t) (C.8)
k=
+
X
= R ck 2g(t kT )ej2fc t ,
k=
e dato da
+
X
ue(t) = ck 2g(t kT ) (C.9)
k=
se g(t) e un segnale di energia con trasformata di Fourier G(f ) rigorosamente limitata nella
banda [B, B] ed fc > B. Mostrare, inoltre, che la (C.9) e unuguaglianza approssimata
anche quando g(t) e un impulso rettangolare di durata T se fc 1/T .
Soluzione. E sufficiente dimostrare che il segnale
+
X
z(t) , ck 2g(t kT )ej2fc t ,
k=
ha una PSD nulla per f < 0. A tal fine si osservi che il segnale
j2fc t
+
X
x(t) = z(t)e = ck 2g(t kT )
k=
ha una PSD rigorosamente limitata in [B, B]; infatti, la PSD di x(t) e data da
2
Sx (f ) = Sc (f T )|G(f )|2
T
ed e quindi limitata dalla ESD (dallinglese Energy Spectral Density) del segnale g(t).
Inoltre, la funzione di autocorrelazione statistica in tempo-ritardo di z(t) e
Rz ( ) = Rx ( )ej2fc ,
Sz (f ) = Sx (f fc )
C.2. Segnali aleatori 121
e risulta evidentemente nulla per f < 0 se fc > B. Ovviamente tale conclusione continua
a valere in modo approssimato se g(t) non e rigorosamente limitato nella banda [B, B],
ma e un impulso rettangolare di durata T ed fc 1/T .
Se si considera un processo aleatorio passa-banda n(t) almeno SSL e facile dimostrare
che sia il segnale analitico zn (t) che linviluppo complesso n e (t) ad esso associati sono
almeno SSL. Infatti, il segnale analitico e luscita di un filtro LTI sollecitato da un segnale
almeno SSL. Per quanto riguarda linviluppo complesso la dimostrazione necessiterebbe di
calcolare la funzione di autocorrelazione statistica in tempo-ritardo di n e (t) in termini di
quella del corrispondente segnale analitico zn (t), ma su questo non ci si sofferma. Inoltre,
se n(t) e a media nulla anche i processi derivati ne (t), zn (t), nc (t), ns (t) hanno media nulla.
Vale, inoltre, il seguente teorema per la cui dimostrazione si rimanda a [2].
Teorema C.2.2 Sia n(t) un processo aleatorio passa-banda almeno SSL e con media nul-
la. La componente in fase nc (t) e la componente in quadratura ns (t) sono congiuntamente
SSL; inoltre
nc (t) ed ns (t) hanno la stessa funzione di autocorrelazione media, cioe
Rnc ( ) = Rns ( );
la funzione di mutua correlazione tra nc (t) e ns (t) e quella tra ns (t) e nc (t) sono
luna lopposta dellaltra
Rnc ns ( ) = Rns nc ( );
Inoltre, Rns nc ( ) = 0 (come e facile verificare tenuto conto del fatto che la potenza del-
linvilupo complesso deve essere reale) e, quindi, la potenza di n e (t) e pari a due volte la
potenza della componente in fase (quadratura), ovvero a due volte quella di n(t), cioe
Sn (f + f0 ) = Sn (f + f0 ), |f | f0 ,
lautocorrelazione di n e (t) e una funzione reale; di conseguenza, nc (t) e ns (t) sono incoe-
renti, ovvero Rnc ns ( ) = 0, , e, quindi, vale la seguente relazione di additivita tra le
PSD di n e (t), nc (t) ed ns (t)
E anche evidente che se n(t) e un processo aleatorio gaussiano, n e (t), zn (t), nc (t) ed
ns (t) sono processi gaussiani. In particolare, nc (t) ed ns (t) sono congiuntamente gaussiani.
122 Appendice C. Segnali Passa-Banda ed Equivalenti Passa-Basso
123
4.6. Modulazioni Spread Spectrum (SS) 91
K1
X
ue(t) = 2 ck g(t kT ). (4.59)
k=0
Per fissare le idee, nel seguito si considerera il caso di una modulazione 2-PAM, cioe il caso
in cui i bit m(k) della sorgente siano mappati sullalfabeto binario {+d/2, d/2}. La mo-
dulazione DS/SS e ottenuta utilizzando per limpulso g(t) un segnale specifico denominato
signature waveform (o anche segnale di spreading) che puo essere scritto come segue
1 NX1
g(t) = sj (t jTc ), (4.60)
N j=0
dove
(t) e una forma donda ad energia unitaria a supporto [0, Tc ]; tale ipotesi sul suppor-
to di (t) non e strettamente necessaria, ma consente di semplificare la trattazione
successiva; in alternativa si puo ipotizzare che (t) verifichi il teorema di Nyquist;
92 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
E immediato verificare che il segnale ricevuto sul canale AWGN a valle della demodu-
lazione puo essere scritto come
1 K1
X N
X 1
z(t) = ck sj (t kTb jTc ) + n(t), (4.62)
N k=0 j=0
5
Le sequenze pseudo casuali sono sequenze deterministiche generate secondo apportuni algoritmi, con
lo scopo di farle apparire casuali. Esse sono anche dette sequenze pseudo noise per via del fatto che
loperazione di spreading di un segnale a banda stretta tramite una sequenza (o codice) pseudo casuale
determina un segnale modulato simile ad un rumore.
4.6. Modulazioni Spread Spectrum (SS) 93
kTb + nTc
z(t) Filtro zn (k)
- adattato ? -
a (t)
Figura 4.18: Schema a blocchi della prima parte del ricevitore per segnali DS/SS.
Il ricevitore ottimo per il il segnale (4.62) e ovviamente quello per il 2-PAM (figura 4.3.2)
ed implementa quindi la seguente regola di decisione
d2
cbk = arg min 2R {cek v(kTb )} , (4.63)
e
ck C 4
dove si osservi che |cek |2 = d2 /4 e T = Tb , poiche si sta analizzando il caso di un 2-PAM.
Trascurando alcuni termini irrilevanti per la regola di decisione, la (4.63) diviene
Al fine di ottenere un ricevitore che porti in conto esplicitamente la struttura del segnale
DS/SS, e utile riscrivere il campione in uscita al filtro adattato a g(t) come segue
Z (k+1)Tb
v(kTb ) = z(t)g(t kTb )dt
kTb
Z (k+1)Tb 1 NX1
= z(t) sj (t jtc kTb )dt
kTb N j=0
Z (k+1)Tb
1 NX1
= sj z(t)(t jtc kTb )dt
N j=0 kTb
Z kTb +(j+1)Tc
1 NX1
= sj z(t)(t jtc kTb )dt, (4.65)
N j=0 kTb +jTc
dove si e sfruttato il fatto che (t) ha supporto [0, Tc ]. Ossevando lanalogia fra le equazioni
(4.30) e (4.65) si puo interpretare il termine
Z kTb +(n+1)Tc
zn (k) = z(t)(t ntc kTb )dt, n = 0, . . . , N 1,
kTb +nTc
Le signature dei vari utenti sono state denotate con g (t), l = , . . . , L, e sono date da
1 NX1
()
g (t) = sj (t jTc ),
N j=0
() ()
dove la sequenza s0 , . . . , sN 1 denota il codice di spreadig dell-esimo utente. Combinan-
do insieme le precedenti equazioni si ottiene linviluppo complesso del segnale trasmesso
dalla stazione base
L K1
2 X X () NX 1
()
ue(t) = ck sj (t kTb jTc ).
N =1 k=0 j=0
A valle della trasmissione, linviluppo complesso del segnale ricevuto da ogni utente e dato
da
L K1
X () NX1
1 X ()
z(t) = ck sj (t kTb jTc ) + n(t).
N =1 k=0 j=0
Si supponga adesso che lutente numero 1 (cioe quello per = 1) voglia decodificare il suo
flusso informativo ricorrrendo alla regola di decisione (4.66). Per capire quanto accadra e
utile calcolare il termine zj (k)
Z kTb +(j+1)Tc
zj (k) = z(t)(t kTb jTc )dt
kTb +jTc
Z " L K1
#
kTb +(j+1)Tc 1 X X () NX1
()
= ch si (t hTb iTc ) + n(t) (t kTb jTc )dt
kTb +jTc N =1 h=0 i=0
L K1
X () NX1 Z kTb +(j+1)Tc
1 X ()
= ch si (t hTb iT c)(t kTb jTc )dt + Rumore.
N =1 k=0 i=0 kTb +jTc
Ricordando lipotesi che gli impulsi (t) hanno supporto [0, Tc ], si ha che le funzioni
integrande sono nulle tranne nel caso h = k e i = j, nel qual caso il risultato dellintegrale
e pari ad 1; pertanto zj (k) vale
L
1 X () ()
zj (k) = ck sj + Rumore. (4.68)
N =1
96 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
sono i prodotti scalari fra il codice di spreading dellutente 1 e i codici di spreading dei
vari utenti attivi. Nellipotesi L N e possibile costruire L codici ortogonali fra loro e
quindi ottenere
NX1
(1) () N =1
sj sj =
j=0
0 6= 1
Sostituendo tale risultato nella (4.69) si ottiene
N
X 1
(1)
(1)
sj zj (k) = N ck + Rumore,
j=0
che evidenza come sia sparito ogni contributo relativo agli altri utenti ( = 2, . . . , L).
Si e quindi mostrato come, almeno nel caso semplice di sistema sincrono e canale
AWGN, sia possibile multiplare e demultiplare i vari utenti ricorrendo alla modulazio-
ne DS/SS e assegnando ad essi codici di spreading ortogonali. Nel caso di trasmissioni
asincrone lortogonalita dei codici di spreading puo risultare alterata e quindi una certa
interferenza residua dovuta algi altri utenti e presente. Tale interferenza e detta MAI (dal-
linglese Multiple Access Interference). Si puo far vedere che i livelli di MAI possono essere
mantenuti bassi anche nel caso di canali asincroni e/o in assenza di ortogonalita ricorrendo
a famiglie di codici di spreading opportunamente progettate, tuttavia tale argomento esula
dagli scopi della presente dispensa.
4.7. Modulazione OFDM 97
dove si e evidenziato che la sequenza dei campioni di ue(t) puo essere ottenuta tramite la
IDFF (Inverse Discrete Fourier Transform) della sequenza di simboli ck , k = 0, . . . , K 1.
Cio suggerisce una implementazione efficiente del modulatore OFDM tramite algoritmi
FFT (Fast Fourier Transform). Uno schema a blocchi esemplificativo e riportato in figura
4.19. Dal lato ricezione, ovviamente, si effettuano le operazioni inverse, come mostrato
dallo schema a blocchi di figura 4.20
98 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica
c0 - ue(0T ) -
c1 - ue(1T ) -
ck Convertitore IFFT Convertitore u
e(kT ) ue(t)
- Serie/ e prodotto Parallelo/ -
DAC -
.. ..
.
Parallelo per 2/Ts . Serie
z(0T ) - cb0 -
z(1T ) - cb1 -
z(t) z(kT ) Convertitore Convertitore cbk
- Parallelo/ Parallelo/
-
ADC .. FFT ..
-
Serie . . Serie