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Capitolo 1

Generalita sui Sistemi di


Comunicazione

1.1 Concetti introduttivi


Un sistema di comunicazione ha lo scopo di consegnare alla destinazione linformazione
emessa dalla sorgente.
La sorgente puo essere di tipo analogico o numerico: una sorgente analogica (ad esempio
un essere umano impegnato in una conversazione telefonica) produce un segnale a tempo
ed ampiezza continua (nel caso in esame e il segnale vocale, rappresentativo del modo di
variare nel tempo di una pressione acustica), mentre una sorgente numerica (come, ad
esempio, la tastiera di un PC) produce un segnale numerico ovvero a tempo discreto e con
codominio un insieme finito (nel caso della tastiera, una stringa di caratteri). Inoltre, il
segnale emesso dalla sorgente e non noto al destinatario: per questo motivo e necessario
modellarlo come una realizzazione di un segnale stocastico (processo aleatorio). Di con-
seguenza, sia per sorgenti analogiche che per sorgenti numeriche, luscita va intesa come
realizzazione di un processo aleatorio m(t), denominato nel seguito segnale di informazio-
ne. E importante altres evidenziare che la maggior parte delle sorgenti di informazione
non produce segnali elettrici e sono, quindi, necessari opportuni trasduttori in ingresso
(a valle della sorgente) ed in uscita (a monte della destinazione) per passare dal segnale
di informazione (in senso stretto) ad un segnale elettrico (ad esempio, un microfono che
trasforma la pressione acustica in un segnale elettrico) e viceversa.
Un sistema di comunicazione si compone di tre elementi essenziali: il trasmettitore, il
canale fisico ed il ricevitore come illustrato dallo schema a blocchi descritto in Figura 1.1.

In realta la Figura 1.1 si riferisce al caso di trasmissione in un solo verso (simplex) e

11
12 Capitolo 1. Generalita sui Sistemi di Comunicazione

m(t) u(t) r(t) (t)


m
- Trasmettitore - Canale - Ricevitore -

Figura 1.1: Elementi di un sistema di comunicazione.

ad una sorgente analogica; trasmissioni nei due versi (duplex) richiedono la presenza di
un trasmettitore e di un ricevitore a ciascuna delle due estremita del canale. Un sistema
si dice full duplex (FDX) se il canale consente la trasmissione simultanea in entrambe le
direzioni. Viceversa, un sistema si dice half duplex (HDX) se la trasmissione nelle due
direzioni non avviene contemporaneamente.
Il trasmettitore elabora il segnale proveniente dalla sorgente per adattarlo alle carat-
teristiche del canale fisico o canale trasmissivo. Quasi sempre tale elaborazione include la
modulazione e, spesso, per sistemi di comunicazione numerici, la codifica; loperazione di
modulazione sara loggetto dei Capitoli 2 e 4 mentre per la codifica si rimanda a [1, 2].
Il canale trasmissivo e il mezzo fisico che realizza la connessione tra la sorgente e la
destinazione. Puo trattarsi di un canale wireline (come la linea bifilare o intrecciata, il
cavo coassiale, la guida donda), di una fibra ottica, di un canale wireless (atmosfera o
spazio libero). Nel caso del canale wireless il segnale elettrico viene trasdotto in unonda
elettromagnetica da unantenna in trasmissione ed unaltra antenna in ricezione esegue
loperazione inversa. Le due antenne sono usualmente considerate parte integrante del
canale trasmissivo. La maggior parte dei canali trasmissivi sono di tipo passabanda e
sono utilizzabili in preassegnati intervalli di frequenze. In Tabella 1.1 sono riportati alcuni
esempi di canali che realizzano la propagazione guidata delle onde elettromagnetiche e le
frequenze a cui essi sono comunemente utilizzati. Si noti che, per le fibre ottiche, si e soliti
far riferimento alle lunghezze donda piuttosto che alle frequenze (nello spazio libero una
lunghezza donda di 3m corrisponde ad una frequenza di 100 THz = 1014 Hz).

Mezzo trasmissivo Intervalli di frequenze o di lunghezze donda


linee bifilari 1-300 kHz
cavi coassiali 300 kHz - 1 GHz
guide donda 1 GHz - 300 GHz
fibre ottiche 0.8-0.9 m (I finestra)
fibre ottiche 1.25-1.35 m (II finestra)
fibre ottiche 1.5-1.55 m (III finestra)

Tabella 1.1: Mezzi trasmissivi che realizzano la propagazione guidata delle onde elettro-
magnetiche e intervalli di frequenze (o di lunghezze donda) in cui e possibile utilizzarli
(valori indicativi).

La propagazione delle onde elettromagnetiche nellatmosfera puo avvenire secondo (al-


meno) tre diversi meccanismi; quello dominante dipende dalle caratteristiche frequenziali
1.1. Concetti introduttivi 13

del segnale consegnato ai morsetti di antenna; si parla, a seconda dei casi, di propagazione
per onde di superficie, per riflessione ionosferica e di collegamento in visibilita (dallinglese,
rispettivamente, ground-wave, sky-wave e line of sight propagation). La propagazione
in banda MF (dallinglese Medium Frequency, 0.3-3 MHz) avviene (prevalentemente)
per onde di superficie: la rifrazione tende a curvare londa che segue il profilo della su-
perficie terrestre (oltre lorizzonte visivo); questa e la banda di frequenze adoperata per la
radiodiffusione di segnali ottenuti ricorrendo alla modulazione DSB AM convenzionale (o
semplicemente AM). La propagazione ionosferica sfrutta la riflessione (in realta si tratta
di un fenomeno di rifrazione: le onde sono curvate dalla rifrazione e descrivono una U
rovesciata) dellonda stessa da parte della ionosfera, che e formata da diversi strati di
particelle ionizzate posizionati ad altezze comprese tra i 70 e i 400 chilometri (km) sopra
la superficie terrestre. Durante il giorno, lo strato piu basso della ionosfera, tra i 70 e i 90
km (denominato strato D) e particolarmente intenso a causa dellazione dei raggi cosmici
e delle radiazioni ultraviolette. Tale strato attenua le onde radio con frequenze al di sotto
dei 2 MHz (ma maggiori di 300 kHz), limitando la propagazione attraverso le sky-wave
dei segnali AM. Dopo il tramonto, invece, la densita elettronica nello strato D si riduce
drasticamente e, come conseguenza, lattenuazione associata a tale strato; di conseguenza,
i segnali AM possono propagarsi (su distanze notevoli) sfruttando la riflessione ionosferica
nello strato F (posizionato ad unaltezza tra 140 e 400 km). La propagazione ionosferica
che rappresenta il modo dominante delle onde radio HF (dallinglese High Frequency,
3-30 MHz), diviene trascurabile al di sopra dei 30 MHz (anche se sono possibili forme di
diffusione ionosferica e troposferica, rispettivamente, nelle bande di frequenze 30-60 MHz
e 40-300 MHz). Al di sopra dei 30 MHz, comunque, i segnali radio non subiscono significa-
tive attenuazioni nel passaggio attraverso la ionosfera e questo rende possibile realizzare, a
partire dalle frequenze in banda VHF (dallinglese Very High Frequency, 30-300 MHz),
collegamenti tra trasmettitori/ricevitori terrestri e satellitari o extraterrestri. A partire
dalla banda delle VHF la forma di propagazione predominante delle onde elettromagneti-
che e quella in visibilita (LOS, dallinglese Line of Sight). La propagazione in visibilita e
limitata dalla curvatura terrestre: se lantenna trasmittente e montata ad unaltezza h in
metri (m) sulla superficie terrestre, la distanza dellorizzonte radio, in assenza
di ostruzio-
ni fisiche, montagne, edifici, etc., e approssimativamente pari a d = 4.122 h km (si veda
lAppendice A per ulteriori dettagli su tale risultato).
Quindi, nei sistemi di comunicazione che utilizzano come canale fisico latmosfera o
lo spazio libero la forma di propagazione predominante e quella in visibilita, anche se va
ricordato che la modulazione AM fa uso della propagazione per onde di superficie e, sotto
particolari condizioni, del canale ionosferico.

Ogni canale introduce una certa quantita di attenuazione con cio intendendo che la
potenza del segnale si riduce al crescere della distanza dal trasmettitore. Nel seguito de-
scriveremo il canale trasmissivo attraverso un sistema. Se si denotano con u(t) e v(t) i
segnali, rispettivamente, in ingresso e in uscita al sistema e con Pu e Pv le corrisponden-
ti potenze, espresse tipicamente in Watt (W) o in milliWatt (mW), e possibile definire
lattenuazione o perdita in trasmissione (in potenza) subita dal segnale nella trasmissione
dalla sorgente alla destinazione (e in ipotesi di adattamento per il massimo trasferimento
14 Capitolo 1. Generalita sui Sistemi di Comunicazione

di potenza dallingresso alluscita) come

Pu
L, .
Pv
Lattenuazione e il reciproco del guadagno G del sistema (G = 1/L) ed entrambe so-
no usualmente espresse in decibel (dB); ad esempio, il valore dellattenuazione in unita
logaritmiche1 e
Pu
L (dB) , 10 log10 .
Pv
A seconda del tipo di canale lattenuazione puo dipendere dalla distanza tra la sorgente
e la destinazione con legge esponenziale (come accade nei mezzi che realizzano la propa-
gazione guidata come, ad esempio, le linee bifilari, il cavo coassiale, la guida donda, la
fibra ottica) oppure quadratica, come accade per la perdita dovuta alla propagazione nello
spazio libero (quando non siano presenti perdite aggiuntive di tipo dissipativo). Nel caso
di dipendenza esponenziale dellattenuazione dalla distanza e consuetudine far riferimento
allattenuazione chilometrica; in altri termini, lattenuazione L puo essere espressa nella
forma
d
L = 10 10
dove d e la lunghezza del collegamento ed e lattenuazione introdotta dal mezzo trasmis-
sivo per coprire una distanza di un chilometro (attenuazione chilometrica). Evidentemente

L (dB) = d.

In Tabella 1.2 sono riportati i valori indicativi di per alcuni mezzi trasmissivi. La
AWG (dallinglese American Wire Gauge) o semplicemente Gauge, riportata con riferi-
mento alla linea bifilare, e indicativa dello spessore dei conduttori di rame: 16 Gauge
corrisponde, ad esempio, ad un diametro di 1.291 millimetri; inoltre, al crescere del valore
numerico il diametro dei conduttori di rame si riduce e, tipicamente, aumenta lattenuazio-
ne chilometrica. Dalla tabella si evince che ciascuno dei mezzi trasmissivi e utilizzabile
in un certo intervallo di frequenze: ad esempio, il cavo coassiale e utilizzabile dai 100 kHz
a qualche GHz. Al di fuori di questo intervallo di frequenze e piu conveniente ricorrere ad
altri mezzi trasmissivi; ad esempio, al di sopra di 1 GHz diventa problematico (e quindi
costoso) realizzare cavi coassiali con attenuazione chilometrica dellordine di qualche dB
ed e preferibile ricorrere alle guide donda. Si veda lappendice A per ulteriori informazioni
sul calcolo della potenza ricevuta, in funzione di quella trasmessa, nello spazio libero.

Il ricevitore opera sul segnale in uscita al canale amplificandolo, in modo da compensare


lattenuazione introdotta dal canale, e filtrandolo (lopportunita di filtrare il segnale in
uscita al canale sara chiara tra breve). Il ricevitore ha lo scopo di recuperare una replica
fedele m (t) del segnale trasmesso2 .
1
I valori in dB si riferiscono necessariamente a rapporti di potenze; tuttavia, si puo esprimere la potenza
P di un segnale in dB dividendola per una potenza di riferimento P0 ; a seconda che si utilizzi P0 = 1 W
o P0 = 1 mW come valore di riferimento si ottiene il valore di P in dBW o in dBm.
2
Si tornera nei prossimi capitoli su tale concetto distinguendo tra sorgenti dinformazione analogiche e
numeriche.
1.1. Concetti introduttivi 15

Mezzo trasmissivo Frequenza (dB/km)


linea bifilari (0.3 cm di diametro) 1 kHz 0.05
linea bifilare intrecciata (16 Gauge) 10 kHz 2
linea bifilare intrecciata (16 Gauge) 100 kHz 3
linea bifilare intrecciata (16 Gauge) 300 kHz 6
cavo coassiale (1 cm di diametro) 100 kHz 1
cavo coassiale (1 cm di diametro) 1 MHz 2
cavo coassiale (1 cm di diametro) 3 MHz 4
cavo coassiale (15 cm di diametro) 100 MHz 1.5
guida donda (5 2.5 cm) 10 GHz 5
fibra ottica 0.82 m 3.5
fibra ottica 1.55 m 0.25

Tabella 1.2: Valori indicativi dellattenuazione chilometrica per alcuni mezzi trasmissivi.

Nella trasmissione del segnale di informazione si manifestano, in aggiunta allattenua-


zione, diversi effetti indesiderati. Il segnale viene, infatti, distorto e corrotto dalla presenza
di interferenza e rumore che producono nellinsieme unalterazione della forma del segnale.
Nonostante tali alterazioni possano manifestarsi in ogni punto del sistema, e opportuno
associarle al canale trasmissivo modellando il trasmettitore ed il ricevitore come disposi-
tivi ideali (il rumore generato nei primi stadi del ricevitore puo essere infatti riportato in
ingresso al ricevitore stesso ovvero in uscita al canale).
La distorsione e il risultato di una imperfetta risposta del sistema al segnale desiderato.
Infatti, la rapidita di variazione nel tempo del segnale in ingresso dipende dalla sua banda
(ad esempio, lestensione dellintervallo di frequenze che contiene il 98% della potenza
del segnale). Daltro canto la capacita del sistema di seguire le variazioni del segnale in
ingresso (senza distorcerlo) dipende dalla sua larghezza di banda. I canali fisici hanno una
banda finita che limita il tasso di variazione (la larghezza di banda) delleventuale segnale
analogico o il numero di bit per unita di tempo (bit rate) del segnale numerico che, come
vedremo, e direttamente legata alla larghezza di banda del segnale a tempo continuo ad
esso associato. Ad esempio, la larghezza di banda (chilometrica) dei mezzi trasmissivi che
realizzano la propagazione guidata delle onde elettromagnetiche varia dalle centinaia di
kHz della linea bifilare ai MHz dei cavi coassiali, per arrivare ai GHz delle fibre ottiche.
Da un punto di vista piu strettamente matematico (e piu generale), indicato con u(t) il
segnale in ingresso al sistema, diremo che luscita v(t) e una versione indistorta del segnale
dingresso se
v(t) = Au(t td ), A R, td R+ .

dove (il valore assoluto di) A e il fattore di attenuazione e td il ritardo di propagazione.


Quindi, un sistema e non distorcente, indipendentemente dal segnale in ingresso, se esso e
LTI con risposta in frequenza

H(f ) = A ej2f td , f R.
16 Capitolo 1. Generalita sui Sistemi di Comunicazione

La precedente caratterizzazione puo essere riscritta come


(
A(f ) , |H(f )| = |A|,
f R, (1.1)
(f ) , arg(H(f )) = 2f td + k, k Z,

ed equivale ad imporre che la risposta in ampiezza del sistema sia costante e la risposta in
fase sia lineare (a meno del fattore k, k Z). Se si definisce il ritardo di gruppo, tg (f ),
come
1 d(f )
tg (f ) , ,
2 df
la seconda delle due condizioni implica che tg (f ) = td . In altri termini un sistema non
distorcente introduce un ritardo di gruppo costante.
Va, tuttavia, evidenziato che la precedente definizione di sistema non distorcente e in
realta molto restrittiva e per questo motivo di scarso interesse nella pratica. E possibile
pervenire a caratterizzazioni del sistema di maggior interesse se si restringe la classe dei
segnali in ingresso. Se, ad esempio, ci si limita a considerare la classe dei segnali (in
ingresso) di tipo passabasso, limitati nella banda (B, B), il comportamento del sistema
e non distorcente, se esso e LTI e le precedenti condizioni sullandamento della risposta in
ampiezza e in fase sono soddisfatte con riferimento alla banda (B, B).
Un sistema LTI che non soddisfi le precedenti condizioni distorce il segnale: si parla in
tal caso di distorsione lineare (di ampiezza e/o di fase). In realta la distorsione puo risultare
piu o meno dannosa in relazione al tipo di applicazione che si considera. Ad esempio,
lorecchio umano e sensibile alla distorsione di ampiezza, ma poco sensibile alla distorsione
di fase; per questo motivo nei sistemi telefonici ci si deve preoccupare soprattutto degli
effetti della (eventuale) distorsione di ampiezza. Nella trasmissione dei segnali video,
invece, la distorsione di fase puo diventare intollerabile: infatti, la distorsione di fase
implica una non perfetta messa a fuoco dei dettagli a cui locchio umano e sensibile. Nella
trasmissione dati la distorsione di fase puo dar luogo ad interferenza intersimbolica; infatti,
e facile rendersi conto che il segnale puo risultare profondamente distorto, anche in assenza
di distorsione di ampiezza, se le componenti spettrali in uscita al sistema non sono nella
corretta relazione di fase.
Se, invece, il canale e descritto da un modello non lineare oppure, pur essendo lineare,
e temporalmente variante, allora luscita del sistema sara ancora una volta una versione
distorta dellingresso. In questo caso la distorsione e legata alla presenza nel segnale di
uscita di componenti frequenziali non presenti nel segnale dingresso. Si parla in tal caso
di distorsione non lineare. Esempi di canali tempo varianti sono il canale radiomobile
ed anche il canale ionosferico (utilizzato per la trasmissione a lunga distanza nella ban-
da HF). Con riferimento a questi canali il segnale arriva al ricevitore attraverso cammini
multipli caratterizzati da differenti valori del ritardo di propagazione (in inglese si parla
di signal multipath). In un sistema di comunicazione numerico il multipath da luogo
allinterferenza intersimbolica concetto su cui ci si soffermera nel Capitolo 4; inoltre, poi-
che i differenti contributi arrivano al ricevitore con ritardi diversi (e variabili nel tempo)
essi possono sommarsi in modo costruttivo o distruttivo dando luogo ad unattenuazione
aleatoria e variabile nel tempo ovvero al cosiddetto fenomeno del fading. In questi casi
il canale radio deve essere modellato tramite un sistema lineare, ma tempo variante, con
1.1. Concetti introduttivi 17

risposta impulsiva aleatoria (tuttavia la modellizzazione del canale radio esula dagli scopi
di questo testo; il lettore interessato puo consultare [7]).

Linterferenza e legata alla presenza di altre sorgenti di segnale come accade, ad esem-
pio, nei casi di utilizzo simultaneo di un canale (wireless o wireline) da parte di piu utenti
(in realta sarebbe necessario precisare il concetto di simultaneita che puo assumere sfuma-
ture diverse). Il filtraggio del segnale in uscita dal canale consente di sopprimere linter-
ferenza e i disturbi allocati in bande di frequenze diverse da quelle occupate dal segnale
utile (cioe utilizzato per trasmettere il segnale di informazione).

Il rumore puo essere sia interno che esterno al sistema: nella maggior parte dei sistemi
di comunicazione e presente un rumore additivo di natura termica, prodotto dal moto di
agitazione termica dei portatori di carica nei dispositivi resistivi o a stato solido relativi
ai primi stadi del ricevitore (che realizzano come gia detto le funzioni di amplificazione
e filtraggio del segnale in uscita dal canale). Tale rumore puo essere modellato come
un processo gaussiano e bianco (per maggiori dettagli si rimanda allappendice B). Nei
sistemi senza fili possono essere presenti altre sorgenti di rumore quali il rumore cosmico,
soprattutto in banda VHF e UHF (dallinglese Ultra High Frequency, 0.3-3 GHz), quello
atmosferico, nelle bande VLF, LF (dallinglese, rispettivamente, Very Low Frequency, 3-
30 kHz, e Low Frequency, 30-300 kHz) e MF, e il rumore di origine artificiale (in banda
MF) come, ad esempio, quello prodotto dai dispositivi di iniezione delle automobili. Il
rumore cosmico, quello atmosferico e quello di origine artificiale sono raccolti dallantenna
del ricevitore. Un esempio di rumore atmosferico e quello che ha origine dalle scariche
elettriche associate ai forti temporali che si verificano (soprattutto) nelle zone equatoriali.
Loperazione di filtraggio consente di eliminare solo parte dei disturbi presenti.

Il progetto e lanalisi di un sistema di comunicazione richiedono di rappresentare il


canale fisico attraverso un modello matematico. Dalle precedenti considerazioni si evince
che la definizione del modello non e indipendente dal particolare canale fisico utilizzato.
Tuttavia, in molti casi un attento progetto preliminare dei segnali in gioco consente di
ipotizzare che il canale sia non distorcente; se, in aggiunta, il rumore presente e quello
termico esso puo essere modellato come gaussiano bianco ed additivo e si parla di canale
AWGN (dallinglese Additive White Gaussian Noise). Da un punto di vista matematico
il canale AWGN e descritto dal seguente legame ingresso/uscita:

r(t) = Au(t td ) + w(t),

dove u(t) ed r(t) denotano, rispettivamente, il segnale in ingresso e quello in uscita al


canale fisico, A e un fattore di attenuazione, td e il ritardo di propagazione, ed w(t) e un
processo aleatorio gaussiano bianco con Densita Spettrale di Potenza (PSD) (costante) e
pari a N0 /2.
Il modello AWGN descrive accuratamente unampia classe di canali trasmissivi. Infatti,
come si e gia evidenziato, tale modello e valido se e lecito trascurare la distorsione del
segnale in ingresso al canale e se la principale sorgente di disturbo e il rumore termico.
Inoltre, il modello AWGN e analiticamente trattabile; di conseguenza, si fara largo uso di
tale modello per il progetto e lanalisi delle prestazioni dei sistemi di comunicazione.
18 Capitolo 1. Generalita sui Sistemi di Comunicazione

1.2 Scopi della modulazione


Molto spesso il segnale di informazione non puo essere direttamente trasmesso sul canale
fisico senza subire significative distorsioni. Nel caso di un segnale analogico la sua PSD
potrebbe non essere compatibile con le caratteristiche del canale trasmissivo (perche, ad
esempio, il segnale di informazione e di tipo passabasso mentre il canale e un filtro LTI di
tipo passabanda). Con riferimento, invece, al segnale emesso da una sorgente discreta e
necessario tener presente che esso e a tempo discreto mentre il canale fisico e sempre un
sistema a tempo continuo.
Per questo motivo e necessario interporre tra la sorgente ed il canale un dispositivo o
sistema che realizzi ladattamento. La trasformazione operata da tale sistema, detto mo-
dulatore, e la modulazione: il segnale m(t) in ingresso al sistema, detto segnale modulante,
viene opportunamente trasformato al fine di ottenere il segnale modulato (u(t)) (lusci-
ta del sistema); spesso tale operazione si realizza modificando i parametri di un segnale
sinusoidale, detto segnale portante.
Le modulazioni si possono classificare in modulazioni analogiche e numeriche. Le mo-
dulazioni analogiche realizzano la trasformazione di un segnale modulante analogico (m(t))
mentre quelle numeriche operano a partire da segnali numerici (m(k)). Le modulazioni
numeriche possono essere utilizzate anche per trasmettere segnali analogici a valle di una
conversione analogico/numerica (conversione A/D). Tra le modulazioni analogiche han-
no particolare interesse quelle ad onda continua caratterizzate dal fatto che il segnale
modulante modifica lampiezza o la fase (o entrambe) di un segnale di tipo sinusoidale
(la portante). Nelle modulazioni analogiche ad impulsi, invece, la portante e un segnale
periodico ottenuto dalla replicazione di un impulso. Nei prossimi capitoli si descriverar-
ro le modulazioni analogiche ad onda continua (capitolo 2) e le principali modulazioni
numeriche (capitolo 4).
Numerosi sono i motivi che rendono opportuna o necessaria la modulazione. Nel seguito
si elencano quelli principali:

Per irradiare i segnali di informazione in modo efficiente e necessario che le antenne


abbiano dimensioni almeno dellordine di un decimo della lunghezza donda da tra-
smettere; quindi per segnali di tipo passabasso (ad esempio il segnale vocale la cui
banda va dai 300 Hz ai 3400 Hz), occorrerebbero antenne di dimensioni proibitive.
Con la modulazione, invece, lo spettro del segnale di informazione viene traslato in
un intorno della frequenza, opportunamente elevata, della portante; loperazione di
modulazione consente, quindi, di ridurre notevolmente le dimensioni delle antenne.

La banda passante W dei dispositivi LTI utilizzati in un sistema di comunicazione


(amplificatori, filtri, canale di comunicazione, etc.) deve contenere la banda W del
segnale da elaborare per evitare che esso venga distorto. Daltro canto la pratica
realizzazione di un sistema LTI di tipo passabanda necessita di imporre che esso
sia a banda stretta ovvero, denotata con fc la frequenza di centro banda, la banda
relativa W /fc deve essere sufficientemente piccola3 . Quindi, per aumentare W senza
3
E ragionevole assumere che:
W
0.01 0.1.
fc
1.2. Scopi della modulazione 19

violare lipotesi di banda stretta del sistema (e, quindi, del segnale, tenuto conto del
fatto che W < W ) e necessario ricorrere alla modulazione e scegliere la frequenza
della portante fc sufficientemente elevata.

In linea di principio si puo pensare di combattere leffetto dei disturbi additivi aumen-
tando la potenza del segnale trasmesso sul canale; tuttavia, questa strada e costosa
e, in aggiunta, non tiene conto dei limiti fisici dei dispositivi utilizzati. Daltro canto,
alcune modulazioni (sia analogiche che numeriche) consentono di sopprimere in mo-
do piu efficace di altre linterferenza ed il rumore; in questi casi, per combattere la
presenza dellinterferenza e del rumore, si deve trasmettere un segnale modulato con
una banda sufficientemente maggiore di quella del segnale modulante. Piu in gene-
rale, e possibile barattare la banda impegnata dal segnale con la potenza trasmessa
a parita di qualita della trasmissione.

La modulazione consente la condivisione del canale tra piu utenti; stazioni radio diffe-
renti possono, ad esempio, coprire la stessa area geografica se trasmettono utilizzando
porzioni diverse dello spettro elettromagnetico; i segnali possono essere separati in
ricezione con lausilio di appositi filtri. Piu in generale, le modulazioni analogiche
e quelle numeriche consentono di trasmettere sullo stesso canale (ed eventualmente
con lo stesso trasmettitore) piu segnali contemporaneamente (nel caso si utilizzi
lo stesso trasmettitore si costruisce un segnale multiplex).
Appendice A

Bilancio Energetico per un


Collegamento Radio

Come gia evidenziato nel Capitolo 1, i segnali che si propagano attraverso un canale di
comunicazione subiscono una certa quantita di attenuazione, che e funzione della distanza
tra il trasmettitore ed il ricevitore. Scopo della presente appendice e la caratterizza-
zione analitica di tale attenuazione con riferimento alla propagazione radio in visibilita.
Ricordiamo che lattenuazione o perdita in trasmissione e gia stata definita come

Pu 1
L, = 2.
Pv A

I segnali elettrici sono irradiati sotto forma di onde elettromagnetiche nello spazio
libero e a tale scopo si utilizzano unantenna trasmittente ed unantenna ricevente.

A.1 Distanza dallorizzonte e campo lontano


Con riferimento alla propagazione in visibilita sulla superficie terrestre, un ruolo fondamen-
tale e ricoperto dal concetto di distanza dallorizzonte, che quantifica la massima distanza
che puo essere raggiunta. In figura A.1 e riportato uno schema semplificato del collega-
mento radio in linea di vista, dove d e la distanza dallorizzonte, r e il raggio della Terra
e h e laltezza da terra dellantenna. E evidente che vale la seguente relazione

d2 + r 2 = (h + r)2 ,

da cui si ricava
d2 = h2 + 2hr 2hr, se h r,
dove lultima approssimazione puo ritenersi largamente soddisfatta per tutte le applicazio-
ni di interesse pratico. Poiche le onde elettromagnetiche si che propagano subiscono una

99
100 Appendice A. Bilancio Energetico per un Collegamento Radio

Figura A.1: Schematizzazione del concetto di distanza dallorizzonte per una trasmissio-
ne radio in visibilita sulla superficie terrestre: si suppone che lantenna trasmittente sia
posizionata nel punto B ad unaltezza h da terra ed A e il punto allorizzonte.

rifrazione a causa della curvatura della Terra, lorizzonte effettivo e piu lontano delloriz-
zonte geometrico. Al fine di portare in conto questo ulteriore aspetto, si e soliti considerare
un raggio terrestre convenzionale pari a 4/3 di quello effettivo. Pertanto, sostituendo ad
r il corrispondente valore numerico si ha:
4 6372
d2 2 h,
3 1000
dove laltezza h dellantenna e misurata in metri (m) e la distanza d in chilometri (km).
Infine, la distanza dallorizzonte, per unantenna posizionata ad unaltezza da terra h e
pari a
d 4.122 h. (A.1)

Esempio A.1 Le stazioni radio FM e quelle TV trasmettono su frequenze allinterno


delle bande VHF e UHF (per la TV) e larea di copertura e delimitata dallorizzonte.
Se si assume che lantenna trasmittente sia montata su una torre alta 300 m, tramite
lapplicazione diretta della (A.1), si ricava d 71.4 km. Se si assume che anche il ricevitore
sia dotato di unantenna posizionata a 10 m dal suolo, come si modifica la distanza di
copertura fra trasmettitore e ricevitore? 
La caratterizzazione delle potenze in gioco nel caso di trasmissione per mezzo di antenne
puo essere assai complicata; a tal fine si preferisce spesso far riferimento a regioni di spazio
lontane dallantenna. Un punto di osservazione si dice lontano se verifica simultaneamente
le seguenti proprieta:
la distanza dal piu vicino punto dellantenna e molto maggiore della lunghezza
donda;
la distanza dal piu vicino punto dellantenna e molto maggiore della dimensione
geometrica massima;
A.2. Formula del collegamento fra due antenne 101

langolo di vista dellantenna e molto minore del rapporto tra la lunghezza donda e
la dimensione geometrica massima.

Per ogni successiva considerazione, si riterra senzaltro che lantenna trasmittente e quella
ricevente siano posizionate ad una distanza tale da soddisfare le ipotesi di campo lontano.

A.2 Formula del collegamento fra due antenne


Si consideri ora un radiatore isotropico ovvero unantenna che irradi isotropicamente. La
densita di flusso di potenza elettromagnetica (ovvero la potenza per unita di area) ad
una distanza d dallantenna e pari a Pu /4d2 W/m2 dove Pu e la potenza nella sezione di
ingresso dellantenna. Se, invece, lantenna non irradia isotropicamente, ma concentrando
la potenza in alcune direzioni, la densita di potenza nella direzione (, ), relativamente
ad un preassegnato sistema di coordinate sferiche, deve essere moltiplicata per il fattore
GT (, ), detto guadagno dantenna nella direzione considerata. In tal caso, la densita di
potenza a distanza d nella direzione di massima irradiazione diviene Pu GT /4d2 W/m2
dove con GT si e indicato il guadagno in tale direzione ovvero

GT = max GT (, ).
,

Il prodotto Pu GT e chiamato EIRP (dallinglese, potenza efficace irradiata da unantenna


isotropica), ed e la potenza che e necessario fornire ad unantenna isotropica per garantire
la stessa densita di flusso di potenza elettromagnetica di unantenna con guadagno GT
(nella sua direzione di massima irradiazione). Infatti, per unantenna isotropica GT = 1.
In ricezione unaltra antenna raccoglie una quantita di potenza pari a
Pu GT AR
Pv = , (A.2)
4d2
dove il fattore AR e detto area efficace dellantenna. Dalla teoria dei campi elettromagne-
tici, e possibile ricavare il legame fondamentale tra il guadagno dellantenna ricevente GR
e la sua area efficace AR
GR 2
AR = m2 , (A.3)
4
dove = c/f e la lunghezza donda del segnale trasmesso, c e la velocita della luce nel
vuoto (3 108 m/s) ed f e la frequenza del segnale trasmesso. Sostituendo la (A.3) nella
(A.2) otteniamo
P u GR GT
Pv = ,
(4d/)2
da cui
Pu (4d)2
L= = . (A.4)
Pv GR GT 2
Lequazione (A.4) evidenzia come lattenuazione della potenza in spazio libero sia pro-
porzionale al quadrato della distanza tra le antenne. E utile notare la differenza con il
caso di propagazione guidata, laddove lattenuazione era esponenziale con la distanza. Il
102 Appendice A. Bilancio Energetico per un Collegamento Radio

miglioramento possibile con la propagazione libera e pertanto notevole; tuttavia, occorre


evidenziare che, nel caso di trasmissioni radio, i segnali sono soggetti ad un maggior nu-
mero di interferenze e/o disturbi, quali, ad esempio, i disturbi di tipo atmosferico e che
puo comunque essere presente un termine di attenuazione aggiuntivo legato a fenomeni di
tipo dissipativo.
Come appena visto, le caratteristiche importanti di unantenna sono: il guadagno
e larea efficace. In generale, tali caratteristiche dipendono dal tipo di antenna, dalla
lunghezza donda dei segnali utilizzati e dalle dimensioni fisiche dellantenna. Ad esempio,
unantenna parabolica di diametro D possiede unarea efficace pari a
1
AR = D 2 ,
4
dove D 2 /4 e larea fisica dellantenna ed e detto fattore di efficienza dilluminazione, il
quale varia nellintervallo 0.5 0.6. Pertanto, il guadagno in ricezione per unantenna
parabolica e pari a
 D 2
GR = .

Come ulteriore esempio, unantenna a tromba di area fisica A possiede un fattore di
efficienza pari a 0.8, unarea efficace AR = 0.8A ed un guadagno pari a
10A
GR = .
2
Capitolo 2

Principi di Modulazione Analogica

Questo capitolo ha lo scopo di fornire una panoramica sulle principali modulazioni


analogiche ad onda continua ovvero su quelle modulazioni analogiche che utilizzano come
segnale portante un segnale di tipo sinusoidale.
Nel seguito si denota con m(t) il segnale modulante e con p(t) la portante, cioe

p(t) , Ac cos(2fc t + c ), t R,

dove Ac , fc R+ e c R sono, rispettivamente, lampiezza, la frequenza e la fase


iniziale (della portante). Per ottenere un segnale modulato a banda stretta sara necessario
scegliere la frequenza della portante molto maggiore della massima frequenza del segnale
modulante.
Si studieranno le modulazioni dampiezza (AM, dallinglese Amplitude Modulation)
e le modulazioni angolari. Nelle modulazioni di ampiezza il segnale modulante modifica
lampiezza della portante, mentre nelle modulazioni angolari opera sulla fase o la frequenza
della portante e si parla, rispettivamente, di modulazione di fase (PM, dallinglese Phase
Modulation) e di frequenza (FM, dallinglese Frequency Modulation). Per ciascuna di
esse si introdurranno le espressioni del segnale modulato nel dominio del tempo e/o nel
dominio della frequenza, nonche gli schemi a blocchi di modulatori e demodulatori. Si
studiera, inoltre, il comportamento di tali modulazioni in presenza di rumore. Unanalisi
comparativa consentira, infine, di evidenziare le principali differenze e le peculiarita di
ciascuna di esse.
Per quanto detto in precedenza e ragionevole modellare m(t) come segnale aleatorio,
almeno stazionario in senso lato (SSL), con valore quadratico medio finito, media nulla e
funzione di autocorrelazione Rm ( ), cioe

Rm ( ) , E[m(t)m(t )], R.

La PSD di m(t), coincidente, per il teorema di Wiener-Kintchine, con la trasformata di


Fourier della funzione di autocorrelazione, sara indicata con Sm (f ). A scopo illustrativo

21
22 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

m(t)  u(t)
-@ -
@

6

Ac cos(2fc t + c )
Figura 2.1: Schema a blocchi di un modulatore DSB-SC AM.

si preferira, talvolta, modellare il segnale di m(t) come segnale deterministico con trasfor-
mata di Fourier M(f ). In ogni caso si ipotizzera che il segnale m(t) sia rigorosamente
limitato nella banda (B, B) e che la frequenza fc della portante sia (molto) maggiore
della massima frequenza B presente nel segnale modulante, cioe fc B.

2.1 Modulazioni dampiezza (AM)


2.1.1 Modulazione dampiezza a doppia banda laterale con por-
tante soppressa (DSB-SC AM)
Nella modulazione dampiezza a doppia banda laterale con portante soppressa (DSB-SC
AM, dallinglese Double SideBand Suppressed Carrier AM) il segnale modulato u(t) ha la
seguente espressione

u(t) , m(t)p(t) = Ac m(t) cos(2fc t + c ), t R.

Il sistema che realizza la trasformazione necessaria per ottenere u(t) a partire da m(t) e
riportato in Figura 2.1. Si tratta evidentemente di un sistema lineare, ma temporalmente
variante: in questo caso, tuttavia, la distorsione non lineare e introdotta ad arte perche e
necessaria per realizzare la traslazione in frequenza della PSD del segnale1 .

Al fine di calcolare la PSD e, quindi, la larghezza di banda del segnale modulato u(t)
si determinera preliminarmente la sua funzione di autocorrelazione (media). La funzione
di autocorrelazione media del processo aleatorio u(t), Ru ( ), e la media temporale della
funzione di autocorrelazione statistica in tempo-ritardo, Ru (t, ) , E[u(t)u(t )], ovvero
e data da
Ru ( ) , < E[u(t)u(t )] >,
dove < > denota loperazione di media temporale, cioe
1 Z +T
< Ru (t, ) > , lim Ru (t, ) dt.
T + 2T T

1
Si osservi infatti che la PSD di u(t) contiene componenti frequenziali che non erano presenti in m(t),
pertanto, per quanto detto al Capitolo 1, il passaggio da m(t) ad u(t) ha prodotto una distorsione di tipo
non lineare.
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 23

Sm (f )
6
a) 1
@
@
@
@ - f
B B

Su (f )
6
b) A2c
@@
4 @ @
@ @
@ @ - f
fc B fc fc + B fc B fc fc + B

Figura 2.2: a) PSD di m(t) e b) PSD di u(t).

E allora immediato verificare che


A2c
Ru (t, ) = E[m(t)m(t )] [cos(2fc ) + cos(2fc (2t ) + 2c )]
2
A2c
= Rm ( ) [cos(2fc ) + cos(2fc (2t ) + 2c )] .
2
Di conseguenza, sfruttando la proprieta di linearita della media temporale e la relazione
< cos(2fc (2t ) + 2c ) > = 0,
si trova la seguente espressione per la funzione di autocorrelazione media
A2c
Ru ( ) = < E[u(t)u(t )] > = Rm ( ) cos(2fc ).
2
Infine, la PSD di u(t) e data da
A2c
Su (f ) = F [Ru ( )] = [Sm (f fc ) + Sm (f + fc )] ,
4
dove si ricorda che Sm (f ) e la PSD del segnale m(t).
In Figura 2.2 a e b sono riportate, rispettivamente, la PSD del segnale m(t) e quella
del corrispondente segnale u(t) nellipotesi fc > B (in realta nella pratica fc B, come
gia detto in precedenza). La PSD riportata in Figura 2.2 a e solo indicativa di un segnale
rigorosamente limitato nella banda (B, B); infatti, la distribuzione della potenza tra le
sue componenti in frequenza e inessenziale per le considerazioni che seguono.
La Figura 2.2 evidenzia che il segnale modulato, qualora si ricorra alla modulazione
DSB-SC, ha una banda monolatera pari al doppio della banda monolatera del segnale
modulante (nel caso in esame la banda monolatera del segnale modulato e W = 2B).
Inoltre la potenza del segnale modulato e pari a
A2c A2
Pu = Rm (0) = c Pm
2 2
24 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

dove Pm = Rm (0) e la potenza del segnale modulante.

Si supponga ora di voler effettuare loperazione di demodulazione, ovvero di essere


interessati a recuperare una versione indistorta del segnale m(t) a partire dal segnale
ricevuto, ipotizzando, per il momento, di poter trascurare il contributo del rumore. In tal
caso, il segnale ricevuto e dato da

r(t) = Au(t td ).

Si ipotizzi, inoltre, che m(t) sia un segnale deterministico. Per il caso in esame, e possibile
verificare che si ottiene una versione indistorta del segnale m(t) utilizzando lo schema a
blocchi di Figura 2.3 con f0 = fc , se il filtro riportato nello schema e un filtro passabasso
ideale con risposta in frequenza
f

H(f ) = , B < fL < 2fc B.
2fL

r(t)  z(t) (t)


m
-@ - LPF -
@

6

2 cos(2f0 t + )
Figura 2.3: Schema a blocchi del demodulatore.

Infatti, il segnale z(t) e dato da

z(t) = 2AAc m(t td ) cos(2fc (t td ) + c ) cos(2fc t + )


= AAc m(t td ) cos(22fc t + c 2fc td + )
+ AAc m(t td ) cos(c 2fc td )

ed e la somma di

z1 (t) , AAc m(t td ) cos(22fc t + c 2fc td + )

e
z2 (t) , AAc m(t td ) cos(c 2fc td ).
Quindi la risposta del LPF al segnale z(t) puo essere immediatamente calcolata come
somma delle risposte ai due addendi che formano il segnale z(t) (per il principio di so-
vrapposizione degli effetti). Inoltre, se m(t) e un segnale deterministico con trasformata
di Fourier M(f ), limitata in (B, B), la risposta del filtro passabasso al segnale z1 (t) e
identicamente nulla perche la trasformata di Fourier di tale segnale e centrata sulle fre-
quenze 2fc e (nellipotesi fc > B) cade nella banda oscura del LPF. Infine, il segnale
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 25

z2 (t), sempre nellipotesi fc > B, passa inalterato attraverso il filtro. Quindi, luscita del
demodulatore e una versione indistorta del segnale trasmesso.
Se, in particolare, = c 2fc td , ovvero il segnale sinusoidale utilizzato dal ricevitore
ha la stessa fase della portante del segnale ricevuto, il segnale in uscita diventa

(t) = AAc m(t td ).


m (2.1)

In generale 6= c 2fc td e loperazione di demodulazione introduce un fattore di atte-


nuazione aggiuntivo, cioe il termine cos(c 2fc td ); al limite, se c 2fc td = /2
luscita del demodulatore e identicamente nulla. La condizione ottimale, solo approssi-
mabile nella pratica, e quella in cui il segnale sinusoidale utilizzato dal demodulatore e
sincrono con la portante del segnale ricevuto. Per tale ragione il demodulatore per segnali
modulati DSB-SC AM e detto sincrono o coerente.
Nella pratica il segnale sinusoidale utilizzato al ricevitore deve essere stimato a partire
dal segnale ricevuto; se, in particolare, in trasmissione si aggiunge al segnale modulato un
tono pilota, ovvero una versione attenuata della portante (lattenuazione e motivata dal-
lopportunita di impegnare una piccola frazione della potenza disponibile per tale segnale),
cioe
Ap cos(2fc t + c ),
e possibile recuperare tale contributo al ricevitore ricorrendo ad un filtro passabanda a
banda stretta. Il segnale in uscita a tale filtro, una volta amplificato, potra essere utilizzato
per la demodulazione del segnale ricevuto. E anche possibile, in alternativa, recuperare la
portante direttamente da una versione rumorosa del segnale modulato, ma su questo non
ci si soffermera.
Per studiare il comportamento del demodulatore in condizioni non ideali si assuma
f0 fc , f , + 2fc td c , . Sotto tali ipotesi il segnale z(t) e dato da

z(t) = 2AAc m(t td ) cos(2fc (t td ) + c ) cos(2f0 t + )


= AAc m(t td ) cos(2(2fc + f )t + c 2fc td + )
+ AAc m(t td ) cos(2f t + ).

Se si ipotizza che |f | B fc si ottiene la seguente espressione approssimata per il


segnale in uscita al demodulatore

(t) AAc m(t td ) cos(2f t + ),


m

almeno per segnali modulanti la cui PSD non contenga impulsi di Dirac. Quindi il segnale
in uscita al demodulatore e ancora un segnale modulato di tipo DSB-SC. Tuttavia, valori di
f dellordine di alcuni Hertz introducono in molte applicazioni una distorsione tollerabile.

>>>
Si vuole ora studiare la modulazione DSB-SC AM in presenza di rumore. A tal fine
si fara riferimento allo schema riportato in Figura 2.4 ipotizzando, quindi, di utilizzare
un rivelatore sincrono e di filtrare il segnale in uscita dal canale in modo da eliminare le
componenti del disturbo esterne alla banda del segnale modulato.
26 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

r(t) rf (t)  z(t) (t)


m
- BPF -@ - LPF -
@

6

2 cos(2fc t + c 2fc td )
Figura 2.4: Schema a blocchi del rivelatore sincrono.

Sn (f )
6

N0 /2
- f
fc Bfcfc + B fc B fc fc + B

Figura 2.5: PSD di n(t).

Se il canale e AWGN il segnale r(t) e dato da

r(t) = Au(t td ) + w(t)

dove w(t) e un rumore gaussiano bianco con PSD di livello pari a N0 /2. Il sistema e
ottenuto dalla connessione in serie di sistemi lineari; quindi, per il principio di sovrapposi-
zione degli effetti, luscita di ciascuno dei blocchi costituenti il demodulatore e la somma
di una componente di segnale utile (cioe della risposta al segnale modulato in ingresso al
demodulatore) e di una componente di rumore. In particolare, il segnale in uscita al filtro
passabanda, che si suppone avere la seguente risposta in frequenza
f + f f f
c c
HBP F (f ) = + ,
W W

e la somma del segnale modulato presente in ingresso e del rumore, n(t), cioe

rf (t) = Au(t td ) + n(t);

inoltre, il rumore n(t) e gaussiano (perche e luscita di un sistema lineare sollecitato in


ingresso da un processo gaussiano) con la PSD riportata in Figura 2.5.
Analogamente, il segnale in uscita al demodulatore e la somma del contributo del
segnale modulato e di un contributo di rumore, denominati nel seguito rispettivamente
yu (t) e yn (t), cioe
(t) = yu(t) + yn(t).
m
Lespressione (2.1), ottenuta per segnale modulante deterministico, puo essere utilizzata
anche per il calcolo della potenza del segnale yu (t) quando m(t) e modellato come segnale
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 27

aleatorio almeno SSL. In particolare, per il caso di segnale modulante aleatorio la potenza
associata ad yu (t) (stazionario almeno in senso lato) e data da

Pyu = E[yu2 (t)] = A2 A2c Rm (0) = 2Pv

dove con Pv si e denotata la potenza della componente utile v(t) = Au(t td ) del segnale
ricevuto, cioe
1
Pv = A2 A2c Rm (0).
2
Per misurare la qualita della trasmissione ed individuare i parametri da cui essa dipende, e
necessario introdurre una misura quantitativa della somiglianza tra la versione indistorta
di m(t) disponibile in uscita al demodulatore ed il segnale demodulato. A tal fine e
ragionevole far riferimento al rapporto segnale/rumore alla destinazione (cioe in uscita al
demodulatore) definito come

E[yu2 (t)]
SNRD , ,
< E[yn2 (t)] >

dove lacronimo SNR e reminiscente della terminologia inglese Signal-to-Noise Ratio. Per
quanto attiene il calcolo della potenza di rumore < E[yn2 (t)] >, conviene determinare pre-
liminarmente la PSD di yn (t); tale PSD e calcolabile a partire da quella della componente
di rumore zn (t) presente in z(t), ovvero da

zn (t) = 2n(t) cos(2fc t + c 2fc td ).

E immediato verificare che lautocorrelazione media di zn (t) e

Rzn ( ) = 2Rn ( ) cos(2fc ),

a cui corrisponde una PSD data da

Szn (f ) = Sn (f + fc ) + Sn (f fc ).

Di conseguenza, la PSD di yn (t), Syn (f ), e quella riportata in Figura 2.6, e la potenza di


rumore in uscita al demodulatore puo essere valutata tramite la relazione
Z +
<E yn2 (t) >= Syn (f ) df = 2N0 B = N0 W.

Infine, il rapporto segnale/rumore alla destinazione e dato da

2Pv Pv
SNRD = = . (2.2)
N0 W N0 B

La quantita alla destra della precedente equazione e usualmente denominata rapporto


segnale/rumore in banda base ed indicata con il simbolo SNRb . SNRb e, infatti, il rapporto
segnale/rumore che si ottiene alla destinazione se si trasmette m(t) (senza modularlo) su
28 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

un canale passabasso con banda passante (B, B) e si ipotizza, senza perdita di generalita,
di ricevere in uscita al canale il segnale2

r(t) = Am(t td ) + w(t)

con w(t) rumore gaussiano bianco con PSD di livello pari a N0 /2. Il ricevitore avra quindi
la mera funzione di filtrare il segnale ricevuto, eliminando il rumore allesterno della banda
del segnale, e di amplificare il segnale filtrato. E immediato verificare che, in tal caso, il
rapporto segnale/rumore alla destinazione e proprio dato dallequazione (2.2) dove Pv , la
potenza del segnale Am(t td ), e data da Pv = 2 A2 Rm (0).

Syn (f )
6

N0

- f
B B
Figura 2.6: PSD di yn (t).

2.1.2 Modulazione di ampiezza a singola banda laterale (SSB-SC


AM)
Osserviamo, innanzitutto, che lo spettro del segnale reale m(t) e una funzione pari, cioe

Sm (f ) = Sm (f ), f R.

Come risultato della modulazione DSB-SC AM si ottiene, quindi, un segnale in cui so-
no presenti sia le componenti fasoriali relative alle frequenze positive di m(t), traslate
in (fc , fc + B) e in (fc , fc + B), sia quelle relative alle frequenze negative, traslate
in (fc B, fc ) e in (fc B, fc ). In altri termini lo spettro del segnale modulato e
rappresentabile come somma dei contributi relativi alla banda laterale inferiore e a quella
superiore, definite, rispettivamente, come {f R : |f | < fc } e {f R : |f | > fc };
inoltre, ciascuna delle due bande contiene le informazioni relative al segnale modulante.
Quindi esiste una ridondanza di informazione in un segnale modulato DSB-SC AM che,
come si mostrera, puo essere sfruttata per ottenere un segnale passa-banda reale con banda
monolatera W = B.
Se si modifica lo schema del modulatore introducendo in cascata al moltiplicatore un
filtro passa-basso con risposta in frequenza

f

H(f ) = , f R,
2fc
si ottiene, in corrispondenza del segnale modulante con PSD riportata in Figura 2.2 a), un
segnale modulato la cui PSD e quella riportata in Figura 2.8 a) e denominato LSSB-SC
2
Per il caso in esame R+ rappresenta un fattore di amplificazione al trasmettitore ed A
lattenuazione introdotta dal canale.
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 29

m(t)  u1 (t) u(t)


-@ - H(f ) -
@

6

Ac cos(2fc t)
Figura 2.7: Schema a blocchi di un modulatore SSB-SC AM.

AM (dallinglese Lower SSB-SC AM); se, in alternativa, si utilizza (nel modulatore) un


filtro con risposta in frequenza
f

H(f ) = 1 , f R,
2fc
si ottiene per il segnale modulato, denominato USSB-SC AM (dallinglese Upper SSB-SC
AM), la PSD riportata in Figura 2.8 b)3 .
Va, tuttavia, evidenziato che il filtraggio del segnale u1 (t) (utilizzando un filtro reale)
puo risultare problematico se il segnale modulante, come nellesempio di Figura 2.2 a),
ha un contenuto spettrale non trascurabile nellintorno della frequenza zero. In questo
caso, infatti, risulta difficile controllare la distorsione introdotta da un filtro reale (a causa
delle bande di transizione di ampiezza non nulla). Se, invece, il segnale modulante non
ha un significativo contenuto spettrale nellintorno della frequenza zero, il filtraggio non
rappresenta un problema serio. E questo il caso del segnale vocale, per il quale si e
interessati a conservare indistorta la banda tra 300 Hz e 3400 Hz. Le difficolta inerenti
il filtraggio, necessario a sopprimere una delle due bande laterali, possono essere superate
se si accetta di trasmettere una delle due bande laterali ed un residuo (vestigia) dellaltra
banda; piu precisamente, unopportuna scelta della risposta in frequenza H(f ) del filtro
di Figura 2.7 consente di preservare il contenuto informativo del segnale modulato come
accade, ad esempio, nella modulazione VSB-SC AM (dallinglese Vestigial SideBand-SC
AM) che, comunque, esula dagli scopi di queste note.
Al fine di demodulare un segnale modulato SSB-SC AM, si puo utilizzare il demodu-
latore sincrono di Figura 2.3. Per convincersi di cio si consideri un segnale deterministico
m(t) con trasformata di Fourier M(f ) e si ipotizzi di trascurare il rumore. Si assuma,
inoltre, che loscillazione utilizzata al demodulatore abbia la stessa fase e frequenza della
portante nel segnale ricevuto, cioe f0 = fc e = 2fc td (si noti che per il caso in esame
c = 0). In queste ipotesi la trasformata di Fourier del segnale ricevuto Au(t td ) e data
da
AAc
[M(f fc ) + M(f + fc )] H(f )ej2f td ,
2
dove H(f ) denota la risposta in frequenza del filtro utilizzato nel modulatore SSB (ovvero
per passare dal segnale DSB a quello SSB). Inoltre, la trasformata di Fourier Z(f ), del
3
Spesso sugli apparati radio ricetrasmittenti commerciali si riportano semplicemente le sigle USB ed
LSB.
30 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

Su (f )
6
a) A2c
@@
4
@
@ - f
fc fc + B fc B fc

Su (f )
6
b) A2c
4 @ @
@
@ - f
fc B fc fc fc + B

Figura 2.8: PSD di u(t) per una modulazione LSSB-SC a) e USSB-SC b).

segnale z(t) (si veda il demodulatore di Figura 2.3), e data da


AAc
Z(f ) = [M(f 2fc )H(f fc ) + M(f )H(f fc ) + M(f )H(f + fc )
2
+ M(f + 2fc )H(f + fc ) ] ej2f td .
Tenuto conto del fatto che f [B, B] risulta H(f fc ) + H(f + fc ) = 1, il filtro
passabasso ideale presente nel demodulatore sincrono e in grado di recuperare una versione
indistorta del segnale modulante sopprimendo le componenti di z(t) intorno alle frequenze
2fc (se fc > B). In altri termini, nellipotesi fc > B, la trasformata di Fourier Yu (f ),
del segnale yu (t), e data da
AAc
Yu (f ) = M(f )ej2f td ,
2
e, quindi, si ottiene
AAc
yu (t) = m(t td ). (2.3)
2
Nel caso, invece, di non perfetta sincronizzazione di portante, il segnale demodulato
e una versione distorta del segnale modulante m(t). Tuttavia, posto f = f0 fc , con
|f | B fc , si puo dimostrare che il segnale demodulato e ancora un segnale di tipo
SSB (con un segnale portante di frequenza pari a f ). Nel caso f = 0, ma 6= 0,
invece, il segnale demodulato yu (t) e una versione distorta in fase, ma non in ampiezza, di
m(t). Poiche lorecchio umano tollera una certa distorsione di fase la demodulazione di un
segnale SSB richiede requisiti meno stringenti dal punto di vista della sincronizzazione di
fase, almeno con riferimento alla trasmissione dei segnali vocali. Questa conclusione non si
estende alla trasmissione di dati e immagini che, in assenza di portante, richiedono unac-
curata sincronizzazione. Questo spiega perche per la radiodiffusione televisiva (analogica)
si ricorra alla modulazione VSB con portante piuttosto che alla modulazione VSB-SC (con
portante soppressa).
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 31

Passando a considerare il caso di segnale modulante aleatorio, e facile convincersi (a


causa della linearita dei sistemi coinvolti) che, in presenza di rumore, e ancora valida la
relazione
(t) = yu(t) + yn(t),
m
dove il contributo di segnale in uscita al demodulatore e quello che si e precedentemente
calcolato. In particolare, la potenza della componente di segnale utile yu (t) e pari a
A2 A2c
E[yu2 (t)] = Rm (0).
4
Inoltre, non e difficile mostrare che la potenza di rumore in uscita al demodulatore (che
per il caso in esame sara preceduto da un filtro passabanda con banda monolatera W = B)
e pari a meta di quella calcolata nel caso di demodulazione di un segnale DSB, cioe
Z +
<E yn2 (t) >= Syn (f ) df = N0 W = N0 B.

Daltro canto e anche immediato convincersi del fatto che la potenza del segnale utile
v(t) = Au(t td ) e data da
A2 A2c
Pv = Rm (0).
4
Pertanto, il rapporto segnale/rumore alla destinazione SNRD per il caso SSB-SC AM e
nuovamente pari a
Pv Pv
SNRD = = ,
N0 W N0 B
ovvero quello che si ottiene ricorrendo alla modulazione DSB-SC AM.

Il segnale SSB-SC AM nel dominio del tempo j


Si vuol ricavare lespressione del segnale modulato SSB-SC AM nel dominio del tempo.
Per semplicita, tale calcolo sara effettuato per segnali deterministici. Con riferimento alla
figura 2.7, il legame tra u1 (t) ed u(t) nel dominio della frequenza e il seguente

U(f ) = U1 (f )H(f ), (2.4)

dove U(f ) ed U1 (f ) sono le trasformate di Fourier, rispettivamente, di u(t) ed u1(t). Si


consideri ora il caso LSSB; la risposta in frequenza del filtro H(f ) puo essere riscritta come
segue: f
H(f ) = = 1 (f + fc ) 1 (f fc ). (2.5)
2fc
Sostituendo la (2.5) nella (2.4) si ottiene

U(f ) = U1 (f ) [1 (f + fc ) 1 (f fc )] ,

il cui inviluppo complesso4 e dato da


(f ) = 2U1(f + fc ) [1 (f + 2fc) 1 (f )] 1(f + fc ).
U
4
Si veda lAppendice C
32 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

Si osservi ora che 1 (f + 2fc )1 (f + fc ) = 1 (f + fc ), pertanto linviluppo complesso


(f ) puo essere riscritto come
U
(f ) = 2U1 (f + fc )1 (f + fc) 2U1(f + fc )1 (f + fc )1 (f )
U
1 (f ) U1 (f )1(f ),
= U
1 (f ) = 2U1 (f + fc )1(f + fc ) e (per definizione) linviluppo complesso di u1(t) (nel
dove U
dominio della frequenza). Antitrasformando la precedente relazione si ottiene

ue(t) = ue 1 (t) ue1 F 1 {1 (f )} (t),
1(f )1(f ) come un filtraggio LTI. E noto che
dove si e interpretato il termine U
1 j
F 1 {1 (f )} = (t) + ,
2 2t
pertanto
1
ue(t) = ue1 (t) j ue 1 (t) , (2.6)
2
dove ue1 (t) e la Trasformata di Hilbert di ue1 (t), cioe la convoluzione di ue 1 (t) con il segnale

1 Z + ue 1( )
1/t
ue1 (t) = d.
t
Facendo nuovamente riferimento alla figura 2.7 si ha che u1 (t) = Ac m(t) cos(2fc t).
Inoltre, sulla base delle equazioni (C.5) e (C.6) si deduce il legame
ue1 (t) = Ac m(t),
che, sostituito nella (2.6), restituisce

ue(t) =
Ac
[m(t) j m(t)] ,
2
dove m(t) e la Trasformata di Hilbert di m(t). Usando nuovamente la (C.5) si ricava il
risultato finale
 Ac
u(t) = R ue(t)ej2fc t = [m(t) cos(2fc t) + m(t) sin(2fc t)] , (2.7)
2
che e lespressione del segnale SSB-SC AM nel dominio del tempo, con riferimento al caso
LSSB. Per quanto riguarda il caso USSB, i calcoli sono analoghi se si osserva prelimi-
narmente che la risposta in frequenza del filtro presente nel modulatore di figura 2.7 puo
essere riscritta come
f
H(f ) = 1 = 1 (f fc ) + 1 (f fc );
2fc
si lascia pertanto al lettore la verifica del seguente risultato per il caso USSB
Ac
u(t) = [m(t) cos(2fc t) m(t) sin(2fc t)] . (2.8)
2
Le espressioni (2.7) e (2.8) appena derivate per i segnali SSB-SC AM nel dominio del
tempo suggeriscono anche unimplementazione alternativa del modulatore, che e riportata
in figura 2.9, dove il simbolo deve essere inteso come: + per il caso LSSB e per il
caso USSB.
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 33

+ A2c cos(2fc t)

m(t) ?
- @n

m(t) ? u(t)
- n -
6
- T. Hilbert - @n
m(t) 6

Ac
2
sin(2fc t)

Figura 2.9: Schema a blocchi alternativo del modulatore SSB-SC AM.

Demodulazione del segnale SSB-SC AM nel dominio del tempo j


Il risultato sancito dalla (2.3) puo essere ricavato anche operando nel dominio del tempo
ricorrendo alle espressioni (2.7) e (2.8), ed utilizzando il demodulatore di figura 2.3. In
particolare, in assenza di rumore si ha
Ac
r(t) = Au(t td ) = m(t td ) cos[2fc (t td )] m(t) sin[2fc (t td )] .
2
dove la notazione va intesa nel senso che i casi USSB ed LSSB possono essere trattati
congiuntamente. Il segnale z(t) a monte del filtro LPF puo essere scritto come

z(t) = AAc m(t td ) cos[2fc (t td )] m(t td ) sin[2fc (t td )] cos(2fc t + )
AAc
= m(t td ) [cos(22fc t 2fc td + ) + cos(2fc td + )]
2
AAc
m(t td ) [sin(22fc t 2fc td + ) sin(2fc td + )] .
2
Analogamente al caso DSB-SC AM, i termini a frequenza doppia (2fc ) presenti in z(t) non
passano attraverso il filtro LPF (si veda nuovamente la figura 2.3). Si conclude pertanto
che il segnale in uscita al suddetto filtro e dato da

(t) =
m
AAc
m(t td ) cos(2fc td + )
AAc
m(t td ) sin(2fc td + ).
2 2
Si vede quindi che in generale il segnale demodulato e una versione distorta del segnale
modulante (a causa della presenza del termine che contiene m(t)). Tuttavia, in condizioni
di sincronismo di portante, che, per il caso in esame, equivalgono ad imporre = 2fc td ,
si ha
(t) = AAc m(t td ),
m
2
che coincide con la (2.3).
34 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

2.1.3 Modulazione di ampiezza convenzionale (AM)


Gli schemi di modulazione fin qui studiati necessitano di un demodulatore sincrono al fine
di recuperare una versione indistorta del segnale utile trasmesso. Il ricevitore sincrono fa
uso di un oscillatore locale sincronizzato con la portante del segnale ricevuto. Nonostante
esistano numerose tecniche per il recupero della portante a partire dal segnale ricevuto,
puo essere di notevole interesse pervenire ad uno schema di modulazione che non richieda
il recupero del sincronismo di portante in fase di demodulazione. Cio permetterebbe di
ottenere ricevitori meno complessi (e, di conseguenza, meno costosi). Queste considerazioni
hanno portato alla scelta della modulazione AM convenzionale per la radiodiffusione AM.
Oggetto di questo paragrafo e, quindi, lo studio dello schema di modulazione noto come
AM convenzionale o, semplicemente, AM. Il segnale modulato AM ha unespressione del
tipo
u(t) = Ac [1 + amn (t)] cos(2fc t + c ), (2.9)
dove 0 < a < 1 ed mn (t) e ottenuto dal segnale di informazione m(t) attraverso unopera-
zione di normalizzazione, cioe
m(t)
mn (t) , .
max |m(t)|
t

Dalla definizione appena introdotta si evince che t R : 1 + a mn (t) > 0, quindi, il


segnale modulato AM puo essere visto come un segnale modulato DSB-SC in cui il segnale
modulante m (t) , 1 + amn (t) e sempre positivo.
Alla luce di questa osservazione, e molto facile ricavare lespressione della funzione di
autocorrelazione media e della PSD di u(t). Infatti, ricordando lautocorrelazione media
nel caso di segnale modulato DSB-SC si ha

A2c
Ru ( ) = Rm ( ) cos(2fc ).
2
Daltra parte e facile valutare la funzione di autocorrelazione del segnale m (t), infatti

Rm ( ) = E [m (t)m (t )] = E {[1 + amn (t)][1 + amn (t )]}


= 1 + a2 Rmn ( ),

dove si e sfruttato il fatto che mn (t) e un segnale a media nulla. Pertanto, la funzione di
autocorrelazione media del segnale modulato AM e data da

A2c
Ru ( ) = 1 + a2 Rmn ( ) cos(2fc ),
2
nella quale si evince la forte somiglianza con la struttura della (2.9). La PSD del segnale
modulato AM, Su (f ), puo essere agevolmente calcolata come la trasformata di Fourier
della funzione di autocorrelazione media e, dopo semplici passaggi matematici, si ottiene

a2 A2c
Su (f ) = [Smn (f + fc ) + Smn (f fc )]
4
A2
+ c [(f + fc ) + (f fc )] .
4
2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 35
Su (f )
6

A2c
6 4 6

a2 A2c
@@
4 @ @
@ @
@ @ - f
fc B fc fc + B fc B fc fc + B
Figura 2.10: PSD di u(t) nel caso di modulazione AM convenzionale.

Landamento della funzione Su (f ), per un segnale modulante con la PSD di Figura 2.2 a),
e riportato in Figura 2.10.
La potenza del segnale modulato u(t) puo essere valutata come segue

A2c A2 a2 A2c
Pu = Ru (0) = 1 + a2 Rmn (0) = c + Rmn (0),
2 2 2
dove si sono evidenziati due contributi alla potenza complessiva del segnale modulato: il
primo termine A2c /2 e la potenza adoperata per trasmettere una portante non modulata,
mentre il secondo termine (a2 A2c /2)Rmn (0) e il contributo dovuto alla trasmissione del
segnale utile. Il rapporto tra la potenza utilizzata per la trasmissione del segnale utile
e la potenza complessiva del segnale modulato AM prende il nome di efficienza della
modulazione ed e dato da
a2 A2c
Rmn (0) a2 Rmn (0)
, 2 = .
A2c 1 + a2 Rmn (0)
[1 + a2 Rmn (0)]
2
Data la definizione del parametro a e dati i vincoli derivanti dalla definizione di mn (t), e
immediato verificare che 0 < < 1/2 e pertanto, nel caso di modulazione AM convenzio-
nale, meno di meta della potenza disponibile al trasmettitore e effettivamente utilizzata
per la trasmissione del segnale utile.
In linea di principio, sarebbe possibile adoperare ancora il ricevitore sincrono di Figu-
ra 2.3 per la demodulazione di un segnale AM, tuttavia per il caso in esame e possibile
utilizzare un demodulatore di piu semplice realizzazione che non richiede il recupero del
sincronismo di portante.
Una possibile realizzazione circuitale per il demodulatore AM e riportata in Figu-
ra 2.11. Quando r(t) e maggiore della tensione ai capi del condensatore il diodo puo essere
schematizzato come un cortocircuito e luscita, ovvero la tensione ai capi del condensatore,
coincide con il segnale in ingresso. Quando invece, r(t) e minore della tensione ai capi del
condensatore, il diodo e un circuito aperto ed il condensatore si scarica sulla resistenza.
Una scelta giudiziosa della costante di tempo del filtro RC consente di ottenere in uscita al
circuito riportato in Figura 2.11 un segnale che segua da vicino m (t) come mostrato in Fi-
gura 2.12 dove il segnale in uscita al demodulatore e identificabile per il tratto piu spesso.
Il prezzo che si deve pagare per questa maggiore semplicita in fase di demodulazione e in
36 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

Figura 2.11: Realizzazione circuitale di un demodulatore AM.

Segnale demodulato: m(t) Segnale ricevuto: v(t)

Inviluppo: AA [1+am (t)]


c n
Ampiezza

Figura 2.12: Segnale modulato e corrispondente uscita del ricevitore di Figura 2.10 (in
assenza di rumore).

termini di prestazioni ottenibili. Infatti, si puo dimostrare che il rapporto segnale/rumore


alla destinazione per la modulazione AM convenzionale e dato da

SNRD = SNRb (2.10)

con una perdita di almeno 3 dB nella potenza trasmessa rispetto alle modulazioni DSB e
SSB.

Calcolo del rapporto segnale/rumore alla destinazione per la modulazione AM


Convenzionale j
Il presente paragrafo e dedicato alla derivazione analitica del risultato presentato nellequa-
zione (2.10). Al fine di semplificare la notazione e senza perdita di generalita, si assumera
c = 0, td = 0 e A = 1. Sotto tali ipotesi, il segnale ricevuto sul canale AWGN preli-
minarmente filtrato tramite un BPF perfettamente centrato sulla frequenza portante fc
in modo da far passare indistorto il segnale utile ed eliminare il rumore al di fuori della
banda [f c B, fc + B], e dato da

rf (t) = Ac [1 + a mn (t)] cos(2fc t) + n(t), (2.11)

dove si ricorda che il rumore n(t), la cui PSD e riportata in figura 2.5, e la versione filtrata
del processo aleatorio w(t). Pertanto n(t) e un processo aleatorio gaussiano passa-banda
che puo essere scritto nella forma data dalla prima delle equazioni (C.7), cioe

n(t) = nc (t) cos(2fc t) ns (t) sin(2fc t). (2.12)


2.1. Modulazioni dampiezza (AM) 37

Sostituendo la (2.12) nella (2.11) e raccogliendo a fattor comune il termine cos(2fc t) si


ottiene
rf (t) = [Ac + aAc mn (t) + nc (t)] cos(2fc t) ns (t) sin(2fc t).
Il rivelatore dinviluppo usato per demodulare il segnale AM Convenzionale fornisce in
uscita linviluppo reale
q
vrf (t) = [Ac + aAc mn (t) + nc (t)]2 + n2s (t)

n2s (t)
= [Ac + aAc mn (t) + nc (t)] 1+ .
[Ac + aAc mn (t) + nc (t)]2
Se il rapporto segnale/rumore in ingresso al rivelatore e sufficientemente elevato, e ragio-
nevole assumere che con elevata probabilita sara verificata la seguente condizione
n2s (t)
1.
[Ac + aAc mn (t) + nc (t)]2
Quindi, il segnale in uscita al rivelatore di inviluppo puo essere approssimato come segue
vrf (t) Ac + aAc mn (t) + nc (t),
dove si sono evidenziati tre termini differenti: il primo dovuto alla portante, il secondo
al segnale utile ed il terzo al rumore. Il rapporto segnale/rumore in uscita puo essere
quindi calcolato come il rapporto tra la potenza della componente relativa al segnale utile
(aAc mn (t)) e quella relativa al rumore (nc (t)), cioe
a2 A2c Pmn a2 A2c Pmn 1 + a2 Pmn
SNRD = =
2N0 B 2N0 B 1 + a2 Pmn
a2 Pmn A2c /2[1 + a2 Pmn ] Pv
= 2
=
1 + a Pmn N0 B N0 B
= SNRb , (2.13)
dove Pv e la potenza del segnale v(t) = Ac [1 + amn (t)] cos(2fc t).
Si osservi che la precedente relazione e stata ottenuta nellipotesi di elevato rapporto
segnale/rumore in ingresso al rivelatore. Tale assunzione ha consentito di ricondursi ad
una struttura additiva (lineare) per il segnale e il rumore in uscita. Nel caso generale,
invece, il rivelatore di inviluppo e un dispositivo non lineare. In aggiunta, e possibile far
vedere che quando il segnale utile e trascurabile rispetto al rumore, luscita del rivelatore
puo essere scritta come
Ac nc (t)
vrf (t) vn (t) + [1 + amn (t)], (2.14)
vn2 (t)
dove vn (t) e linviluppo reale del rumore n(t), cioe

vn (t) = n2c (t) + n2s (t).
Dalla relazione (2.14) appare evidente che in condizioni di basso rapporto segnale/rumore
il segnale utile e completamente mascherato dal rumore ed il rivelatore di inviluppo seguira
linviluppo del rumore.
38 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

2.2 Modulazioni angolari


Le modulazioni dampiezza sono anche denominate modulazioni lineari, poiche il sistema
che effettua la modulazione (cioe il modulatore) e un sistema lineare. In questo paragrafo
si introdurrano, invece, le modulazioni angolari (dette anche modulazioni esponenziali)
che sono non lineari. Lidea di base di ogni modulazione risiede nellaffidare ad un segnale
portante (tipicamente un segnale sinusoidale) linformazione contenuta nel messaggio m(t).
Nelle modulazioni lineari si sceglie di affidare allampiezza della portante il segnale m(t);
nelle modulazioni angolari, invece, il messaggio m(t) modifica in modo lineare la frequenza
o la fase: si parla rispettivamente di modulazione di frequenza (FM, dallinglese Frequency
Modulation) o modulazione di fase (PM, dallinglese Phase Modulation).
Un segnale u(t) modulato in angolo puo essere scritto come

u(t) = Ac cos[2fc t + (t)],

dove la funzione (t) , 2fc t + (t) e detta fase istantanea, mentre la sua derivata
1 d 1 d
fi (t) = (t) = fc + (t)
2 dt 2 dt
e detta frequenza istantanea. Un segnale modulato in angolo da m(t) e detto rispettiva-
mente modulato in fase (PM) se
(t) , kp m(t),
e modulato in frequenza (FM) se
1 d
(t) , kf m(t) (2.15)
2 dt
dove kp e kf sono dette rispettivamente costante di deviazione di fase e di frequenza5 . Si
osservi che dalla (2.15) si puo ricavare
Zt
(t) = 2kf m( )d ;

pertanto, e evidente uno stretto legame tra modulazione PM ed FM, infatti, un segnale FM
puo essere visto come un segnale modulato PM avente per modulante lintegrale del mes-
saggio m(t). Viceversa, un segnale modulato PM puo essere ottenuto dalla modulazione
FM della derivata del segnale di informazione m(t).
Gli schemi a blocchi riportati in Figura 2.13 evidenziano il dualismo appena descritto:
come mostrato in Figura 2.13 a, un sistema in grado di modulare FM puo anche essere
usato come modulatore PM se a monte si pone un derivatore; analogamente, la Figura
2.13 b evidenzia che un modulatore PM puo essere usato come modulatore FM se a monte
vi si pone un integratore6 .
5
E interessante notare che un segnale modulato in angolo possiede, in ogni caso, una dinamica limitata
allintervallo [Ac , Ac ].
6
Si osservi, in particolare, che il segnale modulato FM puo essere visto come un segnale modulato PM
dallintegrale di m(t). Per il teorema fondamentale del calcolo integrale, la funzione integrale di m(t) e
una funzione continua, pertanto la fase del segnale modulato FM e una funzione continua. Le modulazioni
che garantiscono tale proprieta di continuita di fase sono dette modulazioni a fase continua.
2.2. Modulazioni angolari 39

m(t) uF M (t)
- Modulatore FM -

a)
dm(t)
m(t) dt
uP M (t)
- Derivatore - Modulatore FM -

m(t) uP M (t)
- Modulatore PM -

b)

m(t)
Rt
uF M (t)
m( )d
- Integratore - Modulatore PM -

Figura 2.13: Dualita tra modulatori FM e PM.

A causa della non linearita degli schemi di modulazione, le proprieta spettrali dei
segnali modulati FM o PM non sono di facile derivazione. E possibile far vedere che un
segnale modulato angolarmente ha in frequenza unestensione infinita anche se il segnale
modulante e rigorosamente limitato nella banda [B, B] e che la potenza del segnale
modulato coincide con quella della portante, cioe
A2c
Pu = .
2
In altri termini loperazione di modulazione ha leffetto di distribuire su tutte le frequenze
la potenza della portante. Tuttavia, per tutti gli scopi pratici e possibile far riferimento
ad una larghezza di banda finita ovvero ad una banda efficace. Comunque, lespressione
della trasformata di Fourier (per il caso di segnale modulante deterministico) e della PSD
(per segnale modulante aleatorio) del segnale modulato e ricavabile solo per determinate
sottoclassi di segnali modulanti come, ad esempio, segnali sinusoidali, segnali periodici e
segnali gaussiani [1]. Per un generico segnale modulante m(t) deterministico, il problema
del calcolo della PSD e matematicamente intrattabile. Tuttavia, esiste una regola detta
Regola di Carson che permette, con una certa approssimazione, di valutare la banda di un
segnale modulato in angolo secondo la seguente relazione
W = 2( + 1)B,
40 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

dove e definito come segue


8
>
>
< kp max |m(t)|, per la modulazione PM,
=>
>
: kf max |m(t)| , per la modulazione FM,
B
e prende il nome di indice di modulazione. In particolare, quando il segnale modulante
e un segnale sinusoidale la regola di Carson restituisce la banda monolatera al 98% della
potenza.
Se, inoltre, m(t) e un segnale aleatorio si puo definire una banda efficace monolatera
W come R
+ 2
W , 0
R(f+Sf)(fS)df
u (f )df

0 u

con R + f S (f )df
f , R0 +
u
.
0S (f )df
u

Si noti che la definizione di banda efficace e mutuata da quella di deviazione standard per
una variabile aleatoria con funzione densita di probabilita pari a

Su (f )df
R + S (f )df
, f 0,
0 u

che, come e noto dal Corso di Calcolo delle Probabilita e Statistica, e una misura della
dispersione della variabile aleatoria intorno al suo valore medio.
Se m(t) e un segnale gaussiano la banda efficace del segnale modulato e data da [1]
8
>
< Pm kpWm , per la modulazione PM,
W =>
: Pm k f , per la modulazione FM,

dove Pm e la potenza del processo aleatorio m(t) e Wm e la sua banda efficace bilatera,
ovvero R +
2
f Sm (f )df
Wm , R + S (f )df .
m

>>>
Un segnale modulato angolarmente ed, in particolare, un segnale modulato FM puo
essere demodulato ricorrendo al cosiddetto limitatore/discriminatore. In altri termini, uti-
lizzando la cascata di un limitatore dampiezza, per eliminare uneventuale modulazione
spuria dampiezza, e di un demodulatore di frequenza o discriminatore; il discriminatore
effettua la conversione da segnale FM a segnale modulato anche in ampiezza (nel segui-
to si parlera di conversione FM/AM) per estrarre il segnale modulante, a partire dalla
componente AM, attraverso un demodulatore di inviluppo. Per effettuare la conversione
2.2. Modulazioni angolari 41

FM/AM si puo pensare di utilizzare un derivatore che, a partire da v(t) = Au(t td ),


fornisce in uscita (in assenza di rumore) il segnale

dv(t)
= 2AAc (fc + kf m(t td )) sin[2fc (t td ) + (t td )].
dt
Luscita del demodulatore di inviluppo sara proporzionale ad fc +kf m(ttd ) ed un sistema
per il blocco della componente continua restituira, infine, un segnale proporzionale (almeno
nel caso ideale) ad m(t td ).
Per quanto attiene lanalisi in presenza di rumore, se si ipotizza che:

Pv N0 W , ovvero di essere in condizioni di elevato rapporto segnale/rumore


in ingresso al demodulatore (in uscita ad un filtro passabanda rettangolare e non
rumoroso con banda pari alla banda efficace del segnale modulato),

il segnale modulante sia un processo gaussiano almeno SSL con media nulla,

si puo dimostrare che vale ancora il modello additivo per il segnale in uscita al demodula-
tore, cioe
(t) = yu(t) + yn(t),
m
e che il rapporto segnale/rumore alla destinazione e dato da
8 2
>
< Pm SNRb ,
n per la modulazione PM,
SNRD = > (2.16)
: 3 2Pm SNRb,
n per la modulazione FM,

dove Pmn e la potenza del segnale normalizzato mn (t) (si veda la modulazione AM con-
venzionale).
In effetti, i demodulatori FM presentano un comportamento a soglia, con cio intendendo
che una riduzione del rapporto segnale/rumore NP0vW in ingresso al demodulatore, al di sotto
di un valore preassegnato, detto di soglia e caratteristico del demodulatore utilizzato,
da luogo ad una brusca riduzione del rapporto segnale/rumore alla destinazione, fino
ad ottenere come uscita del demodulatore una versione del segnale modulante distorta
da un rumore moltiplicativo (imputabile al carattere non lineare della modulazione e,
quindi, del demodulatore) per la quale il rapporto segnale/rumore alla destinazione perde
di significato. SNRD non e evidentemente piu calcolabile utilizzando la (2.16) per valori del
rapporto segnale/rumore in ingresso al demodulatore al di sotto della soglia. Nel seguito
si assume, con riferimento al limitatore/discriminatore, che il valore di soglia sia pari a 10
dB e la condizione Pv N0 W diventa

Pv
10.
N0 W

Il ricorso ad un PLL (dallinglese, Phase-Locked Loop) o Anello ad Aggancio di Fase, come


demodulatore FM, ha il vantaggio di abbassare il valore della soglia al di sotto di quello
precedentemente indicato per il limitatore/discriminatore.
42 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

Utilizzando la regola di Carson, si puo inoltre esprimere il rapporto segnale/rumore


alla destinazione in termini del fattore di espansione della banda, definito come
W
, = 2( + 1),
B
ottenendo
8 2
>
>
>

>
>
> 2
1
>
>
<
Pm
max |m(t)|
SNRb , per la modulazione PM,

SNRD = >
> 2
>
>
> 1
>
>
> 3P 2 SNRb , per la modulazione FM.
: m
max |m(t)|

Nel riassumere le caratteristiche delle modulazioni esponenziali e importante eviden-


ziare che:
sia nella modulazione PM che in quella FM il rapporto segnale/rumore alla destina-
zione e proporzionale al quadrato dellindice di modulazione . Piu precisamente,
incrementando si aumenta SNRD (a parita di potenza ricevuta) almeno fino a
quando Pv /(N0 W ) rimane maggiore della soglia; infatti, al crescere di aumenta
la banda W del segnale modulato e, quindi, la potenza di rumore nella banda del
segnale, ovvero diminuisce Pv /(N0 W ).
La relazione quadratica tra SNRD e non e quella ottima (nel senso di garantire
il massimo risparmio di potenza a parita di fattore di espansione della banda) che
prevede, invece, un legame di tipo esponenziale.
Sia nelle modulazioni di ampiezza che in quelle esponenziali un aumento di Pv si
traduce in un aumento di SNRD ; tuttavia, mentre nelle modulazioni di ampiezza
lincremento del rapporto segnale/rumore alla destinazione e dovuto allaumento
della potenza della componente di segnale utile in uscita al demodulatore, in quelle
angolari esso e imputabile ad una diminuzione della potenza di rumore (in uscita al
demodulatore): infatti, in tali modulazioni il contenuto informativo e associato alla
fase del segnale modulato che, se aumenta la potenza della portante, diventa meno
sensibile al contributo del rumore additivo.
Nella modulazione FM la PSD del rumore in uscita al demodulatore ha un anda-
mento parabolico nella banda del segnale modulante (cioe Syn (f ) (N0 /A2c )f 2 ,
f [B, B]) e quindi da un contributo maggiore alle frequenze piu elevate. Tale
effetto deve essere tenuto in conto e compensato, attraverso una maggiore potenza
trasmessa, quando si voglia trasmettere un multiplex FDM/SSB ricorrendo alla mo-
dulazione FM, come accade, ad esempio, in collegamenti a microonde in visibilita e
satellitari.
Inoltre, nella radiodiffusione di segnali FM e opportuno attenuare le componenti alle
frequenze piu elevate del segnale in uscita al demodulatore in modo da ridurre il
2.3. Esercizi e complementi 43

contributo del rumore; per evitare che tale filtraggio produca una distorsione del-
le corrispondenti componenti frequenziali del segnale utile e necessario amplificarle
prima della modulazione. Per questo motivo si introduce un filtro passa-alto (a
monte del modulatore), detto filtro di pre-enfasi, ed un filtro passa-basso (alluscita
del demodulatore), detto di de-enfasi, che e (idealmente) linverso del filtro di pre-
enfasi. Nella radiodiffusione FM commerciale tali filtri garantiscono un incremento
del rapporto segnale/rumore alla destinazione di circa 13.3 dB. Nel caso specifico
di radiodiffusione FM, si adoperano semplici filtri RC del primo ordine, con una
costante di tempo pari a 75s e quindi con una frequenza di taglio a 3 dB pari a
f3 = 2400Hz.

2.3 Esercizi e complementi


1. Con riferimento ad un collegamento radio in visibilita si assuma fc = 3 GHz, d = 40
km e PT = 5 W con ovvio significato dei simboli. Si utilizzano antenne paraboliche
di diametro D: trovare il valore di D che restituisce PR = 2 W.

2. Ripetere lesercizio precedente assumendo fc = 500 MHz e d = 20 km.

3. Un sistema di comunicazione ha |m(t)|max = 1, E[m2 (t)] = 0.5, B = 10 kHz, N0 =


1015 W/Hz (in ingresso al demodulatore) e unattenuazione pari a L = 100 dB.
Calcolare la potenza trasmessa PT necessaria a garantire SNRD = 40 dB quando la
modulazione e: (a) SSB, (b) AM per valori dellindice di sensibilita del modulatore
a = 1 o a = 0.5.

4. Ripetere lesercizio precedente con E[m2 (t)] = 0.75, B = 20 kHz.

5. Un sistema di comunicazione ha |m(t)|max = 1, E[m2 (t)] = 0.5, B = 10 kHz, PT =


10 W, N0 = 1013 W/Hz. Calcolare la lunghezza d della tratta corrispondente a
SNRD = 40 dB per una trasmisione via cavo con una perdita di 1 dB/Km quando
la modulazione e: (a) SSB, (b) AM con a = 1.

6. Ripetere lesercizio precedente per una trasmissione che utilizzi il canale radio con
fc = 300 MHz ed antenne con guadagni di 26 dB.

7. Determinare la banda equivalente di rumore di un filtro

(a) passabasso ideale con frequenza di taglio B;


(b) con risposta impulsiva
1 t
h(t) = e RC 1 (t)
RC
1
ed RC = 2B
(filtro RC con frequenza di taglio a 3 dB pari a B);
(c) Butterworth di ordine n con frequenza di taglio a 3 dB pari a B, cioe

|H(f )| = 1
.
1 + (f /B)2n
44 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

Suggerimento: si utilizzi il seguente risultato


Z + 1
dx = cosec .
0 1 + x2n 2n 2n
Mostrare, inoltre, che la banda equivalente di rumore di un filtro di Butterworth
di ordine n con frequenza di taglio a 3 dB pari a B tende, per n +, a B.

8. Per realizzare un servizio di radiodiffusione televisiva si utilizza un satellite dotato di


trasponder capaci di trasmettere 200 W per canale TV. Lantenna trasmittente del
satellite ha un guadagno di 27 dB. Le perdite atmosferiche ammontano a La = 0.5
dB in condizioni di cielo sereno ed a La = 3 dB in caso di pioggia forte. La guida
donda di alimentazione dellantenna della stazione terrestre ha una perdita di 0.5
dB. Una perdita aggiuntiva di 1 dB va considerata per tener conto di eventuali errori
di puntamento dellantenna ricevente. Lantenna ricevente e di tipo parabolico con
diametro di 2 m. Determinare la potenza nella sezione di ingresso dellantenna
assumendo fc = 12 GHz.

9. Un satellite in orbita geostazionaria trasmette a 12 GHz. La potenza in ingresso alla


antenna trasmittente e di 200 mW ed il guadagno di tale antenna nella direzione
della stazione ricevente e di 19 dB. La stazione ricevente, posta ad una distanza
d = 39000 km dal satellite, dispone di unantenna del diametro di 4 m con una effi-
cienza di illuminazione pari a 0.6 (che include le perdite della guida di alimentazione
dellantenna). Si chiede di calcolare:

(a) lEIRP dal satellite in W, dBW e dBm;


(b) il guadagno dellantenna ricevente in dB;
(c) le perdite di propagazione in dB;
(d) la potenza del segnale ricevuto in W, mW e dBm.

Se la temperatura di sistema complessiva della stazione ricevente terrestre (in in-


gresso al LNA) e pari a 1050 K, determinare

(a) la potenza di rumore nella sezione di ingresso del LNA e in una banda (mono-
latera) di 25 MHz in W e dBm;
(b) il rapporto segnale/rumore in dB con riferimento ad una banda di 25 MHz in
ingresso al demodulatore.

10. Un terminale per la ricezione di segnali televisivi da satellite (TVRO, dallinglese


television receive-only) e localizzato in Washington, D.C., e riceve dal satellite Ga-
laxy I (Hughes) in orbita geostazionaria, longitudine 1340 W sopra lequatore7 . Il
segnale video (NTSC) e inviato al satellite dalla stazione terrestre ricorrendo ad una
modulazione di frequenza su di una portante a 6 GHz. Il satellite converte il segnale
FM a 4 GHz e lo ritrasmette al terminale (terrestre) TVRO. La banda del segnale
modulato e di 36 MHz. Si assuma che nella direzione del terminale TVRO lantenna
7
Le informazioni relative alla posizione del TVRO e del satellite sono ridondanti.
2.3. Esercizi e complementi 45

trasmittente del satellite garantisca un valore di EIRP di circa 36 dBW. La distanza


tra il satellite e il terminale TVRO e pari a 24784 mi (1 mi = 1609 m). Si trascurino
perdite di propagazione che non siano quelle da dispersione sferica. La stazione rice-
vente consta di una antenna parabolica, una guida donda, un amplificatore a basso
rumore (LNA), uno stadio a frequenza intermedia e un demodulatore per segnali
FM. Le specifiche del terminale TVRO sono le seguenti:
diametro dellantenna: 10 ft (3.05 m);
temperatura di rumore dellantenna (include quella della guida e va riferita allin-
gresso dellamplificatore a basso rumore) per una elevazione dellantenna di 16.80
(valore di interesse): 32 K;
guadagno della guida donda: 0.98;
temperatura di rumore del LNA: 40 K;
guadagno del LNA: 50 dB;
temperatura di rumore dello stadio (di prerivelazione) a frequenza intermedia: 2610
K;
banda a frequenza intermedia: 36 MHz.
Calcolare il rapporto segnale/rumore in ingresso allunita di rivelazione (cioe al
demodulatore FM).

11. Calcolare la banda di un segnale FM per il quale la massima deviazione di frequenza


valga 75 kHz e la banda del segnale modulante sia B = 15kHz.

12. Nella radiodiffusione AM commerciale si utilizza la banda di frequenze 535-1605 kHz.


Le portanti sono allocate da 540 kHz a 1600 kHz e distanziate fra loro di 10 kHz
(W = 10 kHz). La frequenza intermedia e fIF = 455 kHz. Determinare lintervallo
di valori per fLO .

13. Nella radiodiffusione FM commerciale si utilizza la banda di frequenze 88-108 MHz.


Le portanti sono distanziate fra loro di 200 kHz. La frequenza intermedia e fIF =
10.7 MHz. Determinare lintervallo di valori per fLO .

14. Si dispone di una banda W = 200 kHz per trasmettere in FM un segnale di


informazione m(t) con B = 15 kHz e potenza normalizzata pari a 0.5, cioe

E[m2 (t)]
Pmn = = 1/2.
|m(t)|2max

Determinare il valore massimo di compatibile con la banda disponibile. Determi-


nare inoltre il valore del rapporto segnale/rumore alla destinazione SNRD (senza
pre-enfasi e de-enfasi) qualora il sistema lavori in corrispondenza della soglia. Si
assuma un rapporto segnale/rumore di soglia (in ingresso al demodulatore) di 10
dB.
46 Capitolo 2. Principi di Modulazione Analogica

15. Un sistema di comunicazione ha |m(t)|max = 1, E[m2 (t)] = 0.5, B = 10 kHz, N0 =


1015 W/Hz (in ingresso al demodulatore) e unattenuazione pari a L = 100 dB.
Calcolare la potenza trasmessa PT necessaria a garantire SNRD = 40 dB quando la
modulazione e FM per valori dellindice di modulazione = 1, = 5, = 10 (senza
pre-enfasi e de-enfasi). Si verifichino le limitazioni di soglia.

16. Ripetere lesercizio precedente con E[m2 (t)] = 0.75, B = 20 kHz.

17. Un segnale con |m(t)|max = 1 e E[m2 (t)] = 0.5 e trasmesso via AM con a = 1 e
SNRD = 20 dB. Si assuma successivamente di utilizzare la modulazione FM (sen-
za deenfasi) e di incrementare la banda lasciando tutti gli altri parametri invaria-
ti. Determinare il valore massimo utilizzabile dellindice di modulazione e il valore
risultante di SNRD (senza pre-enfasi e de-enfasi).
Appendice B

Il Rumore Termico nei Sistemi di


Comunicazione

B.1 Il rumore termico prodotto da un resistore


Collegando un voltmetro molto sensibile ai capi di un resistore reale con resistenza R ohm
(), non soggetto a forze elettromotrici esterne, si osserverebbe che la tensione a vuoto
ai capi del resistore non e identicamente nulla, ma varia rapidamente intorno al valore
zero. Tale fenomeno fisico, detto rumore termico, e dovuto allagitazione termica degli
elettroni presenti in un conduttore, la quale da luogo ad un flusso netto di carica non nullo
in funzione del tempo.
Tale variazione della tensione istantanea, presente nel conduttore, sarebbe, in linea di
principio, identicamente nulla solo se esso operasse a temperature pari o prossime allo zero
assoluto (lo zero della scala Kelvin). Pertanto ogni circuito elettrico e affetto da tale tipo
di rumore. Oggetto della presente appendice e quello di fornire un modello matematico
per la caratterizzazione di questo fenomeno fisico.
A causa della grande quantita di elettroni presenti in un conduttore, il rumore termico
appare come un fenomeno completamente impredicibile, che richiede un approccio di tipo
statistico in fase di modellizzazione. La meccanica quantistica afferma che la tensione
w(t), allistante t, ai capi di un resistore di resistenza R e temperatura T , in gradi Kelvin
(K), e un processo aleatorio a media nulla e stazionario in senso lato (SSL). Inoltre, in
condizioni di adattamento per il massimo trasferimento di potenza, che si verificano se il
resistore e chiuso su di un carico con impedenza pari ad R, ha la seguente PSD
h|f |
Sw (f ) =  h|f | ,
2 e kT 1
dove h = 6.62 1034 Joule secondi (J s) e la costante di Planck e k = 1.38 1023
J/K e la costante di Boltzmann.

103
104 Appendice B. Il Rumore Termico nei Sistemi di Comunicazione

21
x 10

3.5

2.5

S (f) [W/Hz]

2
w

1.5

0.5

0
12 13 14
10 10 10
f [Hz]

Figura B.1: Densita spettrale di potenza del rumore termico per T0 = 290 K.

In figura B.1 e riportata la funzione Sw (f ) per T0 = 290 K (tale temperatura, prossima


alla temperatura ambiente, e comunemente utilizzata come valore di riferimento): come si
puo osservare, la PSD esibisce variazioni molto piccole in un ampio intervallo di frequenze
centrato intorno alla frequenza zero. Quindi il rumore termico e approssimabile in un
ampio intervallo di frequenze tramite una densita spettrale di potenza costante.
|
Al fine di valutare il valore di Sw (f ) per h|f
kT
1 si puo sostituire al termine esponen-
h|f |
ziale e kT , che compare nellespressione della densita, il suo sviluppo in serie di Taylor,
calcolato nellorigine e arrestato ai primi due termini, cioe
h|f | h|f | h|f |
e kT 1 + , per 1
kT kT
ottenendo
1
kT. Sw (f ) (B.1)
2
Un segnale aleatorio, SSL e a media nulla, la cui PSD sia costante sullintero asse
delle frequenze e detto bianco per analogia con la luce bianca. Se si approssima il rumore
termico con un rumore bianco, la sua funzione di autocorrelazione e facilmente ricavabile
come lantitrasformata di Fourier dellequazione (B.1)
1
Rw ( ) = F 1 (Sw (f )) = kT ( ),
2
dove con ( ) si e indicato limpulso di Dirac. Infine, ricorrendo al teorema del limite
centrale, si puo dimostrare che w(t) e un processo gaussiano.
E bene evidenziare un aspetto importante riguardo alla caratterizzazione del rumore
termico appena introdotta. Si osservi che un processo aleatorio bianco (cioe con PSD
B.2. Temperatura e cifra di rumore di sistemi LTI 105

costante) non e fisicamente realizzabile, in quanto dovrebbe avere potenza infinita (la
potenza si puo ricavare valutando la funzione di autocorrelazione Rw ( ) per = 0).
Tale modello puo, tuttavia, essere usato con riferimento alla maggior parte dei Sistemi
di Telecomunicazione, poiche la PSD del rumore termico in ingresso al demodulatore e
costante sulla banda di frequenze del segnale utile. Infatti, landamento della PSD del
rumore, per frequenze esterne a quelle della banda del segnale modulato, e ininfluente se
il ricevitore utilizza un filtro passabanda ideale con risposta in frequenza tale da lasciar
passare inalterato il segnale utile e sopprimere le componenti spettrali del rumore al di
fuori di tale banda.

B.2 Temperatura e cifra di rumore di sistemi LTI


Tipici componenti di un sistema di comunicazione come amplificatori e filtri introducono
rumore termico. Per lanalisi ed il dimensionamento di un sistema1 non e fondamentale
caratterizzare le sorgenti di rumore presenti, ma, piuttosto, determinare il livello della den-
sita spettrale di potenza del disturbo in uscita al canale che, come si mostrera, puo tenere
conto anche del rumore introdotto dai successivi stadi a radiofrequenza del ricevitore. A
tal fine si consideri il sistema LTI, di risposta in frequenza H(f ), riportato nello schema
a blocchi di figura B.2. Si assuma che le sezioni di ingresso e di uscita del doppio bipolo
siano adattate per il massimo trasferimento di potenza dalla sorgente al carico e che la
PSD del rumore in ingresso al sistema sia pari a kT /2.

H(f )
Sorgente di - -
doppio bipolo Carico
rumore bianco
rumoroso

Figura B.2: Analisi di un sistema LTI in presenza di rumore.

La potenza di rumore in uscita al sistema LTI e data da


Z + 1
Pno = kT |H(f )|2 df + Pi
2

dove Pi e il contributo del doppio bipolo reale al rumore bianco in uscita. Se la risposta
impulsiva del sistema e una funzione reale, allora H(f ) e Hermitiana e, in particolare,
|H(f )|2 e pari, pertanto il precedente integrale puo essere riscritto
Z +
Pno = kT |H(f )|2 df + Pi .
0

Siano ora
Z + |H(f )|2
Hmax , max |H(f )| e Bneq , df.
f 0 Hmax
2

1
Nel seguito si ipotizza che siano presenti solo sorgenti di rumore bianco.
106 Appendice B. Il Rumore Termico nei Sistemi di Comunicazione

Hmax approssima il modulo della risposta in frequenza del filtro in banda passante, laddove
Bneq e la cosiddetta banda equivalente di rumore monolatera del sistema ovvero la banda
monolatera di un filtro rettangolare (con risposta in frequenza pari ad Hmax in banda
passante, identicamente nulla in banda oscura e con bande di transizione di ampiezza nulla)
che trasferisca al carico la stessa potenza di rumore del sistema in esame. E importante
osservare che la banda equivalente di rumore di un filtro con risposta in frequenza H(f )
non coincide, in generale, con la banda a 3 dB del filtro stesso, ma e tipicamente piu
grande. Ad esempio, per un semplice filtro di tipo passa-basso, quale il filtro RC con
banda a 3 dB B3 , la banda equivalente di rumore vale Bneq = 2 B3 ; tuttavia, per molti
filtri di interesse nelle applicazioni, ovvero sufficientemente selettivi in frequenza, luna
rappresenta una ragionevole approssimazione dellaltra.
La potenza di rumore in uscita al sistema puo essere pertanto riscritta in termini delle
quantita appena definite e si ha:
2
Pno = kT Hmax Bneq + Pi . (B.2)
2
Nel seguito il guadagno di potenza disponibile del sistema Hmax sara anche indicato con
G. La precedente espressione puo inoltre essere riscritta come
!
Pi
Pno = kGBneq T + .
kGBneq

Se si pone
Pi
Te = ,
kGBneq
la potenza di rumore complessiva in uscita al filtro H(f ) diventa

Pno = k(T + Te )GBneq .

Te e detta temperatura equivalente di rumore del doppio bipolo ed e, in generale, una


temperatura fittizia.
Pertanto si puo concludere che un sistema reale, tale cioe da generare rumore termico
al suo interno, puo essere trattato come un sistema ideale (non rumoroso) a patto di ag-
giungere al segnale di ingresso una sorgente di rumore bianco con temperatura equivalente
di rumore pari a Te come mostrato nella figura B.3.

Sorgente di - j- H(f ) - Carico


rumore bianco 6
(non rumoroso)

1
2
kTe
Figura B.3: Modello equivalente per un sistema LTI reale.

Per caratterizzare il comportamento di un doppio bipolo si puo fare riferimento anche


alla cifra di rumore che si denota con F , e si definisce come il rapporto tra la potenza in
B.2. Temperatura e cifra di rumore di sistemi LTI 107

uscita al sistema reale quando il segnale in ingresso e una realizzazione di rumore bianco
con PSD di livello pari a kT0 /2 e la potenza che si misurerebbe se il sistema fosse ideale,
cioe
kT0 GBneq + Pi
F = .
kT0 GBneq
E immediato verificare che F puo essere riscritta come segue
Te
F =1+ .
T0
La cifra di rumore e spesso indicata in decibel:

F (in dB) = 10 log10 F.

Se si ipotizza che il segnale in ingresso al sistema LTI sia la somma di un contributo di


segnale utile, u(t), e di un contributo di rumore bianco, w(t) con PSD di livello pari a
kT0 /2, e che il sistema lasci passare indistorto il segnale utile, il rapporto segnale/rumore
in uscita al sistema e dato da
GPu 1 Pu
SNRo = =
k(T0 + Te )GBneq 1 + Te /T0 kT0 Bneq
Pu
dove SNRi , kT0 Bneq
puo essere interpretato come rapporto segnale/rumore in ingresso
al sistema: e, infatti, il rapporto tra la potenza di segnale utile in ingresso al sistema e la
potenza di rumore nella banda del segnale (se si assume che la banda equivalente di rumore
del sistema sia una misura della sua banda passante e che questa sia pari alla banda del
segnale utile in ingresso). SNRi e, quindi, il rapporto segnale/rumore che si otterrebbe
ricorrendo ad un filtro rettangolare non rumoroso tale da far passare indistorto il segnale
utile tagliando il rumore fuori della banda di interesse. Invece, il rapporto segnale/rumore
in uscita ad un sistema reale e inferiore ad SNRi essendo 1/F < 1 (F > 1 per definizione).
In Tabella B.1 sono riportati dei valori, puramente indicativi, per la cifra e la temperatura
equivalente di rumore di alcuni amplificatori.
Inoltre, un doppio bipolo con perdite come, ad esempio, un cavo coassiale o una linea
bifilare, a temperatura T ha una cifra di rumore pari a
T
F = 1 + (L 1) .
T0

Per la dimostrazione si veda [3]. In particolare, se T = T0 , F = L ovvero lattenuazione


introdotta dal mezzo coincide con la sua cifra di rumore.
Si considerino ora due sistemi con risposta in frequenza H1 (f ) e H2 (f ) connessi in
cascata, come illustrato in Figura B.4. Si indichino con F1 , Te1 , Bneq1 e G1 (F2 , Te2 ,
Bneq2 e G2 ) la cifra di rumore, la temperatura equivalente di rumore, la banda equivalente
di rumore ed il guadagno in potenza disponibile del Sistema 1 (Sistema 2). Si supponga,
infine, che la cascata sia alimentata da una sorgente di rumore bianco con PSD pari a
kT /2. Si supponga, inoltre, che la banda passante di H2 (f ) sia contenuta in quella di
108 Appendice B. Il Rumore Termico nei Sistemi di Comunicazione

Tipo dellamplificatore Frequenza Te (F (dB)) G (dB)


parametrico raffreddato con He liquido 4 GHz 9 (0.13) 10-20
parametrico raffreddato con N2 liquido 6 GHz 50 (0.69) 10-20
FET GaAs 9 GHz 330 (3.3) 6
FET GaAs 6 GHz 170 (2.0) 10
FET GaAs 1 GHz 110 (1.4) 12
FET Silicio 400 MHz 420 (3.9) 13
FET Silicio 100 MHz 226 (2.5) 26
circuito integrato 10 MHz 1160 (7.0) 50
circuito integrato 4.5 MHz 1860 (8.7) 75

Tabella B.1: Valori indicativi di Te , F , G e della frequenza operativa di alcuni amplificatori.

1
2
kT
- H1 (f ) - H2 (f ) -

F1 , Te1 , Bneq1 , G1 F2 , Te2 , Bneq2 , G2

Figura B.4: Sistemi LTI reali connessi in serie.

H1 (f ) e, piu precisamente, che

6 0 risulta |H1 (f )|2 G1 .


f t.c. |H2 (f )| = (B.3)

Tenuto conto delle precedenti ipotesi e immediato verificare che:


P1: la risposta in frequenza H(f ) del sistema serie e data da H(f ) = H2 (f )H1(f );

P2: il guadagno di potenza disponibile G del sistema serie e il prodotto dei guadagni di
potenza dei sistemi componenti, cioe

G , max |H(f )|2 = G1 G2 ;


f

P3: la banda equivalente di rumore Bneq del sistema serie coincide con quella del Sistema
2, cioe
Bneq = Bneq2 .

Applicando ai sistemi di figura la procedura precedentemente esposta (per il caso di


un solo sistema) si ottiene lo schema equivalente riportato in figura B.5. Per calcolare la
potenza di rumore in uscita al secondo sistema si puo utilizzare il principio di sovrapposi-
zione degli effetti considerando separatamente i due contributi al rumore in uscita ovvero
la sorgente di rumore con PSD di livello pari a 12 k(T + Te1 ) e quella di livello pari a 21 kTe2 ,
cioe
Pno = k(T + Te1 )GBneq + kTe2 G2 Bneq2 .
B.2. Temperatura e cifra di rumore di sistemi LTI 109

1
2
kT
- j - H1 (f ) - j - H2 (f ) -
6 6
1 1
2
kTe1 non rumoroso 2
kTe2 non rumoroso

Figura B.5: Rappresentazione equivalente del sistema serie di Figura B.4.

In definitiva, la potenza di rumore in uscita alla cascata dei Sistemi 1 e 2 e data da


 
Te2
Pno = k T + Te1 + GBneq
G1
dove si e fatto uso delle proprieta P2 e P3. In altri termini, la temperatura equivalente di
rumore Te del sistema serie e esprimibile come
Te2
Te = Te1 + ,
G1
e, quindi, la corrispondente cifra di rumore e
Te1 Te2 1
F =1+ + .
T0 T0 G1
Inoltre, tenuto conto del fatto che valgono le seguenti uguaglianze
Te1 Te2
F1 = 1 + , F2 = 1 + ,
T0 T0
la cifra di rumore della cascata e data dalla seguente relazione
F2 1
F = F1 + . (B.4)
G1
La procedura esposta per la cascata di due sistemi LTI puo essere estesa al caso piu
generale di N sistemi LTI connessi in cascata a patto di generalizzare (in modo peraltro
ovvio) lipotesi (B.3). In tal caso, la temperatura equivalente di rumore e la cifra di rumore
del sistema serie sono date, rispettivamente, dalle formule
Te2 Te3 TeN
Te = Te1 + + + ...+ (B.5)
G1 G1 G2 G1 G2 GN 1
e
F2 1 F3 1 FN 1
F = F1 + + + ...+ (B.6)
G1 G1 G2 G1 G2 GN 1
note come formule di Friis.
Si osservi che tali formule suggeriscono una regola per lordine di interconnessione tra
sistemi, al fine di ottenere (come senzaltro auspicabile) una cifra di rumore complessiva
piu bassa possibile. Infatti,
110 Appendice B. Il Rumore Termico nei Sistemi di Comunicazione

leffetto del rumore introdotto dai sistemi successivi al primo e mitigato dagli even-
tuali fattori di amplificazione (Gi > 1) ai denominatori e, in particolare, tutti gli
addendi (tranne il primo) sono divisi per G1 . Cio suggerisce di evitare come primo
elemento della serie un elemento con perdite (G1 < 1); se, in particolare, il pri-
mo sistema e un elemento con perdite (per esempio, un cavo coassiale o una guida
donda) lattenuazione da esso introdotta ha un duplice effetto negativo: oltre ad
amplificare il rumore introdotto dagli stadi che seguono, come prima evidenziato,
introdurra tanto piu rumore quanto maggiore e L (si ricordi che F = L sotto oppor-
tune ipotesi). Quando, invece, G1 1, il rumore complessivamente introdotto dalla
cascata e imputabile essenzialmente al solo primo stadio;

il primo addendo F1 non e mitigato da alcun fattore, pertanto contribuira completa-


mente alla cifra di rumore complessiva. Cio suggerisce di scegliere come primo stadio
della cascata un amplificatore a basso rumore (ed elevato guadagno).

Utilizzando la formula di Friis si puo calcolare la temperatura equivalente dellintero


ricevitore che, come si e gia evidenziato, consente di riportare le sorgenti di rumore bianco
nella sezione di ingresso dello stesso. Se il segnale e captato da unantenna e anche neces-
sario considerare il contributo di rumore da essa raccolto e, a tale scopo, si definisce la co-
siddetta Temperatura di antenna Ta . Piu precisamente il rumore complessivo ha una PSD
di livello pari a kTS /2 (nella sezione dingresso dellantenna) dove TS , Ta + Te e la tem-
peratura di sistema e Te la temperatura equivalente di rumore degli stadi a radiofrequenza
del ricevitore.

B.3 Il ricevitore supereterodina: cenni


Per terminare questa appendice si ritiene opportuno introdurre il concetto di frequenza in-
termedia e quello ad esso collegato di ricevitore supereterodina. I sistemi di comunicazione
che operano in banda traslata per la trasmissione del segnale possono differire sotto molti
punti di vista, ad esempio, tipo di modulazione, frequenza portante, mezzi trasmissivi, etc.
Tuttavia essi hanno in comune la proprieta di adoperare un segnale portante che e spesso
un segnale sinusoidale, il quale trasporta attraverso il canale (in una qualche forma, che
e funzione del tipo di modulazione) il segnale di informazione. Pertanto alcuni elementi
quali oscillatori e filtri passa-banda sono di grande importanza per tutti i tipi di ricevitore.
Un tipico ricevitore deve essere in grado di realizzare alcune operazioni fondamentali
al di la del formato di modulazione:

filtraggio, al fine di separare il segnale desiderato dagli altri segnali eventualmente


presenti;

amplificazione, al fine di compensare le perdite derivanti dalla propagazione;

eventuale sintonizzazione (tuning) sulla frequenza portante, al fine di selezionare il


segnale desiderato (si pensi alla classica radiolina utilizzata per demodulare i segnali
AM ed FM).
B.3. Il ricevitore supereterodina: cenni 111

In particolare, e sempre necessario amplificare e filtrare il segnale ricevuto prima della


demodulazione. In linea teorica tali operazioni potrebbero essere effettuate a radiofre-
quenza. Tuttavia, per una serie di motivi e opportuno eseguire il filtraggio e, in parte,
lamplificazione ad una frequenza piu bassa di quella della portante. In altri termini, puo
essere conveniente realizzare ricevitori composti da due (o piu) stadi di amplificazione e
filtraggio: il primo stadio opera a radiofrequenza ed e un amplificatore, eventualmente
sintonizzabile ovvero con frequenza di centro banda accordabile, con banda BRF relativa-
mente larga, cioe BRF > W ; tale filtro non presenta spiccate caratteristiche di selettivita e
pertanto lascia passare parzialmente anche segnali che non sono di stretto interesse. Prima
di passare al secondo stadio di amplificazione e filtraggio, il segnale e inviato al convertitore
di frequenza, che, tramite un oscillatore locale operante a frequenza fLO , trasla il segnale
modulato ad una frequenza intermedia fissa fIF (IF, dallinglese Intermediate Frequency).
Qualora il ricevitore debba potersi sintonizzare sulla frequenza della portante, loscillatore
locale e accordato con il filtro a radiofrequenza, in modo da garantire che

fLO = fc + fIF .

Il secondo stadio di amplificazione e filtraggio puo operare, quindi, ad una frequenza


intermedia fIF indipendente dalla frequenza portante fc . Il filtro IF sara allora un filtro
passa-banda con frequenza di centro banda fIF e banda passante W ovvero pari a quella
del segnale modulato. Pertanto, loperazione di filtraggio passa-banda introdotta come
passo preliminare alla demodulazione e, nella pratica, realizzata alla frequenza intermedia
fIF .
Si osservi ora che un eventuale segnale, posizionato attorno alla frequenza portante

fc = fLO + fIF , risulterebbe, a valle del convertitore di frequenza, centrato intorno alla
frequenza fc fLO = (fLO + fIF ) fLO = fIF e, pertanto, interferirebbe con il segnale di
interesse. E quindi necessario dimensionare la banda passante del filtro a radiofrequenza
in modo tale da tagliare il segnale presente nellintorno delle frequenze (fLO + fIF ). La
frequenza fc e detta frequenza immagine e la condizione in grado di garantire la reiezione
del segnale centrato sulla frequenza immagine e, evidentemente, data da

W < BRF < 2fIF .

Un ricevitore con la struttura sopra descritta e comunemente denominato ricevitore


supereterodina; la sua struttura risulta vantaggiosa da piu punti di vista. Infatti,

non richiede amplificatori e filtri sintonizzabili selettivi in frequenza, ma solo tali da


eliminare le frequenze immagine;

il filtro passa-banda che precede il demodulatore, molto selettivo in frequenza ed ad


elevato guadagno, puo essere realizzato a frequenza piu bassa di quella della portante
e comunque fissa: operare a frequenza intermedia fIF < fc rende piu semplice le-
ventuale realizzazione in numerico di alcune operazioni, in quanto e possibile operare
con frequenze di campionamento inferiori e, quindi, adoperare circuiti campionatori
di piu facile realizzazione.
112 Appendice B. Il Rumore Termico nei Sistemi di Comunicazione
Capitolo 4

Principi di Modulazione Numerica

4.1 Concetti introduttivi

Il modulatore deve trasformare il segnale numerico in ingresso (proveniente dal codificatore


di canale o dal codificatore di sorgente in assenza di codifica di canale) in un segnale a
tempo continuo o forma donda.
Si ipotizza che la sorgente emetta simboli (binari) con cadenza costante 1/Tb , dove Tb
denota lintervallo intercorrente tra lemissione di due simboli consecutivi, e che i messaggi
emessi dalla sorgente siano realizzazioni di un processo aleatorio m(k), k Z, a valori
in {0, 1}; piu precisamente, m(k) denota il simbolo emesso dalla sorgente allistante kTb .
Inoltre, si ipotizza che le m(k), k Z, siano1 variabili aleatorie (rv) indipendenti ed
identicamente distribuite (i.i.d.) con

1
P ({m(k) = 0}) = P ({m(k) = 1}) = , k Z.
2

Il modulatore, al fine di adattare il segnale numerico al canale di forme donda2 , rea-


lizza una corrispondenza iniettiva e suriettiva tra h-ple (h N) di cifre binarie e ver-
sioni opportunamente traslate (nel tempo) di un insieme di M = 2h forme donda S =
{s1 (t), . . . , sM (t)}. Per fissare le idee si assuma che la suddetta trasformazione associ al-
la h-pla [m(kh) m((k + 1)h 1)] uno dei segnali in S traslati di kT , con T = hTb
denominato intervallo di simbolo. Il modulatore esegue in generale anche la traslazione
in frequenza necessaria alla trasmissione su un canale passa-banda. Alcuni esempi sono
riportati qui di seguito.

1
Salvo esplicita indicazione contraria.
2
La precedente descrizione del modulatore e valida solo per modulatori senza memoria.

49
50 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

4.2 Modulazioni numeriche: rappresentazione


4.2.1 Modulazione M -PAM.
Un segnale M-PAM (dallinglese Pulse Amplitude Modulation) in banda base e dato da
+
u(t) = ck g(t kT ), (4.1)
k=

dove ! d
" M # +
ck (2i 1 M) e g 2 (t)dt = 1.
2 i=1

Quindi, le forme donda utilizzate dalla modulazione PAM differiscono per lampiezza. Per
comprendere meglio la modulazione M-PAM si consideri, ad esempio, il caso M = 4. Poi-
che ciascuno dei quattro simboli e rappresentativo di h = 2 bit una possibile associazione
tra le 4 stringhe di due bit e i 4 possibili valori di ck e riportata nella Tabella 3.1.

Coppia di bit Valori per ck Segnali


00 c(1) = 3/2d s1 (t) = c(1) g(t)
01 c(2) = 1/2d s2 (t) = c(2) g(t)
11 c(3) = +1/2d s3 (t) = c(3) g(t)
10 c(4) = +3/2d s4 (t) = c(4) g(t)

Tabella 4.1: Associazione tra coppie di bit e valori di ck per una modulazione 4-PAM.

La potenza del segnale u(t) puo essere calcolata come

Pu =
# +
Su (f ) df, (4.2)

dove Su (f ) denota la PSD del segnale u(t). E, inoltre, possibile dimostrare che la PSD di
un segnale PAM in banda base, quando la sequenza ck e almeno SSL, e data da [1]

1
Su (f ) = Sc (f T ) |G(f )|2 , (4.3)
T
dove G(f ) e la trasformata di Fourier di g(t) e Sc () e la densita spettrale di potenza
della sequenza di variabili aleatorie ck , ovvero, per il teorema di Wiener-Khintchine, la
trasformata di Fourier della funzione di autocorrelazione di ck , Rc (m), in simboli
+
Sc () = F [Rc (m)] , Rc (m)ej2m (4.4)
m=

con
Rc (m) = E[ck ckm ].
4.2. Modulazioni numeriche: rappresentazione 51

Si noti che il precedente risultato continua ad essere valido anche quando la sequenza
ck , k Z e/o il segnale g(t) sono a valori complessi; ovviamente la definizione di Rc (m)
deve essere modificata in
Rc (m) = E[ck ckm ].
Nellipotesi che m(k), k Z, sia una sequenza di rv i.i.d. a valori in {0, 1} e che
tali valori siano assunti con probabilita pari a 1/2, e facile dimostrare che (in assenza di
codifica di canale):

la sequenza ck , k Z, e una sequenza di rv i.i.d.;

ck assume valori equiprobabili, ovvero


!
d 1
P ck = (2i 1 M) = , i = 1, . . . , M,
2 M
e, quindi, ha media nulla.

Quindi, la funzione Rc (m) e data da

E [c2k ] , per m = 0,
Rc (m) = (4.5)
0, per m 6= 0.

Inoltre, E [c2k ] si puo calcolare come segue

" # 1 $
M
d2 d2 M "
$ #
E c2k = (2i 1 M)2 = 4i 2 + (M + 1)2 4i (M + 1)
M 4 4M
2 %
i=1 i=1
&
d M(M + 1)(2M + 1) M(M + 1)
= 4 + M(M + 1)2 4(M + 1)
4M 6 2
2
d
= (M 2 1), (4.6)
12
dove si sono usate le relazioni
$
M
M(M + 1) $
M
M(M + 1)(2M + 1)
i= e i2 = .
i=1 2 i=1 6

Quindi
d2
Rc (m) = (M 2 1)(m),
12
da cui
d2
Sc () =(M 2 1).
12
Infine, sostituendo lespressione per Sc () nella (4.3), la (4.3) nella (4.2) e ricordando che
g(t) e un segnale con energia unitaria, si ricava

1 d2
Pu = (M 2 1), (4.7)
T 12
52 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

da cui e possibile ricavare lenergia media per simbolo


d2
Euav = T Pu = (M 2 1). (4.8)
12
Si noti che la (4.8) rappresenta unenergia media, perche le forme donda utilizzate per
trasmettere i diversi simboli hanno energia diversa.
Lespressione di un M-PAM in banda passante e, invece, data da
+

!" $% 
u(t) = ck 2g(t kT ) cos(2fc t) (4.9)

),
k=

= R#
+

k=

ck 2g(t kT )ej2fc t & = R (
u j2fc t
(t)e

dove
(
u(t) =
+

k=

ck 2g(t kT )

e linviluppo complesso o equivalente in banda base del segnale modulato (per la defini-
zione di inviluppo complesso di un segnale passa-banda e per la dimostrazione di quanto
affermato si rimanda allappendice C).
Per il calcolo della potenza del segnale in banda passante si puo utilizzare il legame
esistente tra la PSD di un segnale in banda passante e quella del corrispondente inviluppo
complesso
1
( (
Su (f ) = [Su (f fc ) + Su (f fc )] .
4
(4.10)

*
E, infatti, immediato verificare che
*
Pu =
+


Su (f ) df =
1
2
+


( 1
(
Su (f ) df = Pu .
2
(4.11)

(
Si osservi anche che la precedente relazione ha validita generale stante il legame tra la
PSD di u(t) e quella di u(t), ovvero la potenza del segnale a radiofrequenza e la meta di
quella dellinviluppo complesso.
In particolare, per un M-PAM in banda passante, tenendo presente che la PSDdellin-
viluppo complesso e ancora data dalla (4.3), a patto di adottare un impulso g (t) = 2 g(t),
cioe
(
Su (f ) =
1 d2
T 6
(M 2 1) |G(f )|2 ,
si verifica con facili passaggi che
1
Pu = Pu =
2 (
1 d2
T 12
(M 2 1). (4.12)

Si noti,
infine, che nellespressione del segnale in banda passante si e introdotto il
fattore 2 al fine di ottenere un segnale modulato con la stessa espressione per la potenza
del segnale PAM in banda base; si tratta di una posizione che non lede la generalita
della trattazione; infatti, non cambierebbe nulla se si considerasse una portante del tipo
Ac cos(2fc t) e, in particolare, cos(2fc t).
4.2. Modulazioni numeriche: rappresentazione 53

4.2.2 Modulazione M -PSK.


Nella modulazione M-PSK (dallinglese Phase Shift Keying) il segnale a radiofrequenza e
dato da
+

!" $%
u(t) = 2E g(t kT ) cos (2fc t + k ) =
k=

= R # 2E &=
+
j(2fc t+k )
g(t kT )e

= R u((t)e
), k=
j2fc t
(4.13)

dove * 2 + , 2 - M
k , 0,
(i 1) + , (4.14)

(
M i=1 M
e u(t) e linviluppo complesso del segnale u(t), cioe

(
u(t) =

2
+

k=
j
Ee k g(t kT ).

In altri termini, nella modulazione


M-PSK alla h-pla [m(kh) m((k + 1)h 1)] e
associato un segnale del tipo 2Eg(t kT ) cos (2fc t + k ).
Si osservi ora che il segnale u(t) puo essere riscritto come
+
u(t) = 2 E cos k g(t kT ) cos(2fc t)
k=
+
2 E sin k g(t kT ) sin(2fc t), (4.15)
k=

pertanto il segnale u(t) puo essere pensato come la somma di due segnali PAM con portanti
in quadratura. Tuttavia, occorre evidenziare che, in generale, i simboli corrispondenti
ai suddetti segnali PAM, cioe

ak , E cos k e bk , E sin k

. /
non sono indipendenti: infatti fra essi sussiste il seguente legame funzionale

a2k + b2k = E cos2 k + sin2 k = E.

Per comprendere meglio la modulazione M-PSK si consideri, ad esempio, il caso M = 4,


= /4. Poiche ciascuno dei quattro simboli e rappresentativo di h = 2 bit una possibile
associazione tra le possibili stringhe di due bit e la fase da trasmettere e riportata nella
Tabella 3.2.
In questo caso i due 2-PAM (conportanti in quadratura) utilizzano come forme donda
Eg(t kT ) cos(2fc t) ovvero Eg(t kT ) sin(2fc t). Si noti, in particolare, che il
54 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

Coppia di bit Valori per k Valoriper ck Segnali



00 /4 c(1) = Eej/4 s1 (t) = 2c(1) g(t)
01 3/4 c(2) = Eej3/4 s2 (t) = 2c(2) g(t)
11 5/4 c(3) = Eej5/4 s3 (t) = 2c(3) g(t)
10 7/4 c(4) = Eej7/4 s4 (t) = 2c(4) g(t)

Tabella 4.2: Associazione tra coppie di bit e fase trasmessa per una modulazione 4-PSK
(con = /4)


PAM in coseno utilizza la forma donda Eg(t kT ) cos(2fc t) quando il bit di destra (il
meno significativo) vale 0 e Eg(t kT ) cos(2fc t) quando lo stesso bit vale 1, mentre
per la portante in seno il segno dipende solo dal bit di sinistra. Nellipotesi che la sequenza
di bit in ingresso al modulatore sia una sequenza di rv indipendenti si ha che i due PAM
sono fra loro indipendenti. Un altro tipo di rappresentazione geometrica dei possibili
segnali da trasmettere (che sara di grande utilita nellinterpretazione
dei demodulatori) e
quello di visualizzare nel piano complesso z i numeri Eejk . In particolare, in Figura 3.1
e riportato il caso 4-PSK. Come ulteriore esempio si consideri il caso M = 8, = 0.

I(z)

01 00


E
R(z)

11 10

j
Figura 4.1: Rappresentazione dei numeri complessi Ee k per il caso 4-PSK.

In questo caso ognuno degli otto segnali e rappresentativo di h = 3 bit. Una possibile
associazione tra stringhe di bit e fase da trasmettere
ejriportata nella Tabella 3.3, mentre
la rappresentazione grafica dei numeri complessi Ee k e riportata in Figura 3.2.
Si osservi che in tutti i precedenti esempi i punti di segnale contigui sono associati
ad h-ple che differiscono per un solo bit; tale scelta prende il nome di Codifica di Gray e
in seguito si vedranno le conseguenze che essa comporta.

Si procede ora al calcolo della PSD e della potenza media di un segnale modulato M-
PSK. Valgono ancora la (4.3) e la (4.10). In questo caso linviluppo complesso u(t) ha la
seguente espressione
+ !
u(t) = 2 ck g(t kT ), (4.16)
k=
4.2. Modulazioni numeriche: rappresentazione 55

Terna di bit Valori per k Valori


per ck Segnali

000 0 c = Eej0
(1)
s1 (t) = 2c(1) g(t)
100 /4 c(2) = Eej/4 s2 (t) = 2c(2) g(t)
110 /2 c(3) = Eej/2 s3 (t) = 2c(3) g(t)
111 3/4 c(4) = Eej3/4 s4 (t) = 2c(4) g(t)
101 c(5) = Eej s5 (t) = 2c(5) g(t)
001 5/4 c(6) = Eej5/4 s6 (t) = 2c(6) g(t)
011 3/2 c(7) = Eej3/2 s7 (t) = 2c(7) g(t)
010 7/4 c(8) = Eej7/4 s8 (t) = 2c(8) g(t)
Tabella 4.3: Associazione tra terne di bit e fase trasmessa per una modulazione 8-PSK

I(z)

110
111 100


101 E 000
R(z)

001 010
011

j
Figura 4.2: Rappresentazione dei numeri complessi Ee k per il caso 8-PSK.

dove ck = Eejk . Riguardo al calcolo di Rc (m), nellipotesi che ck , k Z, sia una
sequenza di rv i.i.d. e che i valori che ciascuna di tali rv puo assumere siano equiprobabili,
si ha
E, per m = 0,
Rc (m) = (4.17)
0, per m 6= 0;
si noti, infatti, che E [|ck |2 ] = E [E|ejk |2 ] = E. Quindi
2 2E
E |G(f )|2 P!u =
S!u (f ) = . (4.18)
T T
La potenza del segnale in banda passante si ricava facilmente ed e
E
Pu =. (4.19)
T
Infine, lenergia per simbolo del segnale a radiofrequenza e data da
Eu = E. (4.20)
Si noti che per un M-PSK non si tratta di un valore medio sui simboli a cui infatti si
associano forme donda con uguale energia.
56 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

4.2.3 Modulazione M -QAM.


Gli schemi di modulazione numerica M-PAM ed M-PSK precedentemente studiati si di-
stinguono per il fatto che essi convogliano linformazione relativa ad una h-pla di bit ri-
spettivamente nellampiezza e nella fase del segnale modulato. Piu in generale, e possibile
progettare schemi in grado di effettuare la modulazione numerica combinata di ampiezza
e fase (AM/PM). La segnalazione M-QAM (dallinglese Quadrature Amplitude Modula-
tion) e un caso particolare di modulazione combinata di ampiezza e fase. Il relativo segnale
modulato puo essere scritto come
$
! +# %
u(t) = R" 2 ck g(t kT ) ej2f t & c

k=

#
+
= 2 k g(t kT ) cos(2fc t + k )
k=
#+ #
+
= 2 ak g(t kT ) cos(2fc t) 2 bk g(t kT ) sin(2fc t),
k= k=

dove '( ) d *M
ck , ak + jbk , k ejk , ak , bk 2i 1
. M
2 i=1
A titolo di esempio, i possibili valori di ak e bk sono riportati nella Tabella 3.4 per M =
16. Inoltre, la rappresentazione geometrica dei punti di coordinate (ak , bk ) e riportata in
Figura 3.3.
bk

3
2d
0010 0110 1110 1010

1
2d
0011 0111 1111 1011

ak
- 32 d - 12 d 1
2d
3
2d

- 12 d
0001 0101 1101 1001

- 32 d
0000 0100 1100 1000

Figura 4.3: Rappresentazione dei possibili segnali trasmessi in un riferimento cartesiano


(ak , bk ) per la modulazione 16-QAM.
4.2. Modulazioni numeriche: rappresentazione 57

Stringa di bit ak bk ck Segnali



0000 2 d 2 d c = 23 d j 32 d
3 3 (1)
s1 (t) = 2c(1) g(t)
0001 23 d 21 d c(2) = 23 d j 12 d s2 (t) = 2c(2) g(t)
0010 23 d + 32 d c(3) = 23 d + j 32 d s3 (t) = 2c(3) g(t)
0011 23 d + 12 d c(4) = 23 d + j 12 d s4 (t) = 2c(4) g(t)
0100 21 d 23 d c(5) = 21 d j 32 d s5 (t) = 2c(5) g(t)
0101 21 d 21 d c(6) = 21 d j 12 d s6 (t) = 2c(6) g(t)
0110 21 d + 32 d c(7) = 21 d + j 32 d s7 (t) = 2c(7) g(t)
0111 21 d + 12 d c(8) = 21 d + j 12 d s8 (t) = 2c(8) g(t)
1000 + 32 d 23 d c(9) = + 23 d j 32 d s9 (t) = 2c(9) g(t)
1001 + 32 d 21 d c(10) = + 32 d j 21 d s10 (t) = 2c(10) g(t)
1010 + 32 d + 32 d c(11) = + 32 d + j 23 d s11 (t) = 2c(11) g(t)
1011 + 32 d + 12 d c(12) = + 32 d + j 21 d s12 (t) = 2c(12) g(t)
1100 + 12 d 23 d c(13) = + 12 d j 23 d s13 (t) = 2c(13) g(t)
1101 + 12 d 21 d c(14) = + 12 d j 21 d s14 (t) = 2c(14) g(t)
1110 + 12 d + 32 d c(15) = + 12 d + j 23 d s15 (t) = 2c(15) g(t)
1111 + 12 d + 12 d c(16) = + 12 d + j 21 d s16 (t) = 2c(16) g(t)

Tabella 4.4: Associazione tra stringhe di 4 bit e coppie (ak , bk ) trasmesse per una
modulazione 16-QAM.

Come negli schemi di modulazione numerica precedentemente esaminati, si procede


ora al calcolo della potenza e dellenergia media per simbolo nel caso M-QAM. In questo
caso lautocorrelazione media della sequenza modulante, sempre nellipotesi che ck , k Z,
sia una sequenza di rv i.i.d. e che i valori che ciascuna di tali rv puo assumere siano
equiprobabili, e data da
!
Rc (m) = E |ck |2 (m),

dove

2
! ! ! ! d2 "# $2 %
d2 "# $2 %
E |ck | = E a2k + b2k =E a2k +E b2k = M 1 + M 1
12 12
d2
= (M 1), (4.21)
6

e sfruttato il risultato ottenuto nella (4.6), cioe il valore di E[c2k ] per una modu-
dove si
lazione M -PAM. Infine, con facili passaggi si determina anche lespressione dellenergia
media per simbolo di una modulazione M-QAM

d2
Euav = (M 1).
6
58 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

4.2.4 Modulazione tramite forme donda ortogonali


Gli schemi di modulazione numerica fin qui descritti hanno in comune la possibilita di
scrivere linviluppo complesso della forma donda trasmessa come

!
+
u(t) = 2 ck g(t kT ).
k=

La dipendenza dallh-pla di bit trasmessi e confinata nel termine ck che puo assumere,
come studiato negli esempi precedenti, differenti espressioni, che permettono di ottenere
modulazioni di ampiezza e/o di fase, mentre il segnale di energia g(t) non dipende dal
simbolo M-ario trasmesso.
Un approccio piu generale al problema della modulazione numerica e quello di consi-
derare un segnale modulato il cui inviluppo complesso assume una forma del tipo

!
+
u(t) = 2 g(t kT, ck ),
k=

dove
2g(t, ck ) {s1 (t), . . . , sM (t)} .
In questo caso linformazione relativa al simbolo trasmesso e insita nella forma donda
adottata. E evidente che esistono numerose possibilita di scegliere linsieme delle possibili
forme donda da adoperare. Un approccio che e largamente usato nella pratica e quello di
scegliere un insieme di forme donda di uguale energia ed ortogonali, cioe
" +
n, m {1, . . . , M} : sn (t)sm (t)dt = 2E(n m).

Una delle scelte possibili e illustrata in Figura 3.4, per la quale si e posto
# $ %
2EM t T /(2M) (n 1)T /M
sn (t) = 2g(t, c(n) ) = , n = 1, . . . , M.
T T /M

In questo caso lortogonalita tra le forme donda e garantita dal fatto che esse non si
sovrappongono nel tempo. Uno schema di questo tipo prende il nome di M-PPM (dallin-
glese Pulse Position Modulation), in quanto la corrispondenza tra il simbolo ck e la forma
donda trasmessa e realizzata tramite la posizione del segnale allinterno dellintervallo
(kT, (k + 1)T ). Lespressione dellinviluppo complesso del segnale trasmesso e
# $ %
!
+
EM t T /(2M) (ck 1)T /M kT
u(t) = 2 ,
k= T T /M

dove
ck {1, . . . , M},
e una variabile aleatoria che porta in conto la h-pla da trasmettere; ad esempio, per una
modulazione 8-PPM una possibile scelta dei valori di ck e riportata nella Tabella 3.5.
4.2. Modulazioni numeriche: rappresentazione 59

6s1 (t)
2EM
T

-
T
0 M T t
6s2 (t)
2EM
T

-
T 2T
0 M M T t

..
.

6
sM (t)
2EM
T

-
(M 1)T
0 M T t

Figura 4.4: Forme donda adottate per la modulazione PPM.

Stringa di bit Valori per ck Segnali



000 1 s1 (t) = 2g(t, c(1) )
001 2 s2 (t) = 2g(t, c(2) )
010 3 s3 (t) = 2g(t, c(3) )
011 4 s4 (t) = 2g(t, c(4) )
100 5 s5 (t) = 2g(t, c(5) )
101 6 s6 (t) = 2g(t, c(6) )
110 7 s7 (t) = 2g(t, c(7) )
111 8 s8 (t) = 2g(t, c(8) )

Tabella 4.5: Esempio di corrispondenza tra stringhe di bit e valori di ck per un 8-PPM.

Un ulteriore esempio di modulazione numerica tramite forme donda ortogonali e lM-


FSK (dallinglese Frequency Shift Keying). Linviluppo complesso di un segnale modulato
M-FSK, e dato da

!
u(t) =
" # 2E ej2f
+
ck (tkT )

$ t T /2 kT %
,
k= T T
60 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

dove
f
fck = (2ck 1 M) , ck {1, . . . , M}.
2
In questo caso, quindi

2E j2fn t
!
t T /2
"
sn (t) = 2g(t, fn ) = e , n = 1, . . . , M,
T T

con fn = (2n 1 M)(f /2). Lespressione del segnale modulato M-FSK in banda
passante e, quindi, data da
# + ! t T /2 kT " '
$ & 2E j2f (
u(t) = R% e ck (tkT )
ej2f t )
c

T T
! t T /2 kT "
k=

=
& 2E cos(2(f
+
+ fck )t 2fck kT ) .
c
k= T T

Si puo dimostrare che la minima separazione in frequenza che garantisce la condizione


di ortogonalita tra le forme donda trasmesse, ovvero la condizione
* (k+1)T + , + ,
cos 2(fc + fn )t 2fn kT cos 2(fc + fm )t 2fm kT dt = 0,
kT

n, m {1, . . . , M}, n 6= m, e k Z, e data da (si veda lEsercizio 12)


1
f = .
2T
Si puo anche dimostrare che la PSD dellinviluppo complesso di u(t) e data da [2]
.M // & //20
1 & |S (f )|2 // Sn(f )//
M
1
-
Su (f ) =
MT
n
/n=1 M /
/M //2 +
n=1

1 // & / & 1 m2
+ / Sn(f )//
(MT )2 /n=1
f
T
,
m=

dove Sn (f ) e la trasformata di Fourier di sn (t), n = 1, . . . , M, cioe



Sn (f ) = F {sn (t)} = 2ET sinc[(f fn )T ]ej2(f fn )T /2 .

La precedente espressione evidenzia la presenza di due contributi: un primo contributo e


una funzione continua di f , mentre il secondo e costituito da un insieme infinito di righe
spettrali. In particolare, dallespressione dello spettro di sn (t) segue che

|Sn (f )|2 = 2ET sinc2 [(f fn )T ],

-
pertanto, il primo addendo presente in Su (f ) (la parte continua dello spettro) e costituito
da un insieme di termini ognuno dei quali e centrato nellintorno di una delle frequenze
4.3. Demodulazione e rivelazione 61

fn . Ne consegue che la larghezza di banda bilatera dellinviluppo complesso di un se-


gnale modulato M-FSK (equivalentemente la banda monolatera del segnale passa-banda),
considerando M termini separati in frequenza di f = 1/(2T ), e circa pari a
M
W =
2T
e, pertanto, cresce al crescere di M.
Questo andamento e profondamente diverso da quello che si ha per le modulazioni
numeriche di ampiezza e/o di fase, laddove la banda del segnale modulato decresce loga-
ritmicamente al crescere di M. Occorre altres evidenziare che nello spettro di un segnale
modulato FSK e presente, nel caso generale, anche un numero infinito di righe spettrali,
causate dal fatto che la fase del segnale modulato e discontinua negli istanti di tempo
del tipo t = kT . Tale effetto e conseguenza del fatto che in ogni intervallo di simbolo
il modulatore sceglie uno tra M oscillatori locali sulla base del simbolo da trasmettere;
ogni oscillatore e tarato in modo da partire sempre con la stessa fase iniziale3 (che, per
sempilicita di notazione, e stata posta uguale a zero). In conseguenza di cio, in ogni istan-
te di tempo t = kT , k Z, la fase riparte da zero creando la suddetta discontinuita.
Un approccio alternativo e quello di prevedere la presenza di un solo oscillatore locale
che permettere di realizzare una modulazione con fase continua. La modulazione M-FSK
con continuita di fase prende il nome di M-CPFSK (dallinglese Continuous Phase FSK).
La modulazione M-CPFSK e un caso particolare della modulazione M-CPM (dallinglese
Continuous Phase Modulation), nella quale il valore della fase e funzione dei simboli pas-
sati. Schemi di modulazione in cui il segnale trasmesso nellintervallo di simbolo corrente
dipende dai simboli trasmessi negli intervalli precedenti sono detti schemi di modulazione
con memoria. Si puo dimostrare che il ricorso alla modulazione M-CPM permette di otte-
nere segnali modulati in grado di garantire unoccupazione di banda inferiore a quella di
un M-FSK e quindi risparmiare banda al prezzo di una maggiore complessita realizzativa.

4.3 Demodulazione e rivelazione


Il segnale modulato e consegnato ad un canale AWGN; quindi, il segnale in uscita al canale
e dato da
r(t) = Au(t td ) + w(t),
dove Au(t td ) e una versione indistorta del segnale trasmesso mentre w(t) e rumore
gaussiano bianco con PSD di livello pari a N0 /2. In questo paragrafo si ipotizza, inoltre,
di trasmettere la sequenza di K simboli
c , [c0 cK1];
di conseguenza linviluppo complesso del segnale u(t) e dato da
!
K1
u(t) = 2 g(t kT, ck ).
k=0
3
Con riferimento allequivalente in banda base del segnale modulato ipotizzando, ad esempio, che il
segnale sia stato generato in numerico.
62 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

+ 2 cos(2fc t)

? r1 (t) zR (t)
- @n - LPF -

r(t) ?z(t)
m(k)
- n - Rivelatore -
6j
- @n - LPF -
r
6 2 (t) zI (t)


- 2 sin(2fc t)

Figura 4.5: Schema a blocchi del ricevitore.

Inoltre, per semplicita, si assumera A = 1 e td = 0.


E opportuno traslare preliminarmente il segnale ricevuto nellintorno della frequenza
0, al fine di semplificare le operazioni necessarie allestrazione del segnale di informazione.
Il ricevitore e quindi costituito dalla cascata di un demodulatore (che effettua la trasla-
zione del segnale passa-banda nellintorno della frequenza zero, ovvero estrae linviluppo
complesso del segnale ricevuto r(t)) e di un rivelatore che decide quale fra le sequenze
ammissibili sia stata trasmessa, come mostrato in Figura 4.5. Poiche la traslazione in
frequenza e una trasformazione invertibile essa non comporta perdita di informazione per
il teorema di invertibilita [6].
Per calcolare luscita dei filtri passa-basso si puo applicare il principio di sovrapposi-
zione degli effetti. In conseguenza di cio, luscita sara ancora la somma di un contributo
dovuto al segnale utile e di un contributo al rumore. Piu in precisamente, si puo dimostrare
che:
z(t) =
! g(t kT, c ) + n(t) = s(t, c) + n(t),
K1
t R,
k
k=0

dove si e denotata con s(t, c) la componente di segnale utile (corrispondente alla sequenza
trasmessa c), ovvero

s(t, c) ,
! g(t kT, c ),
K1
k
k=0

e dove n(t) e lequivalente in banda base del rumore termico w(t) e si puo dimostrare che
esso e un segnale aleatorio gaussiano complesso, SSL, a media nulla, con parte reale ed
immaginaria statisticamente indipendenti ed identicamente distribuite.
Il progetto del rivelatore ha come obiettivo quello di estrarre una stima affidabile dei bit
trasmessi. E necessario definire preliminarmente in modo quantitativo il concetto di stima
affidabile. Lo scopo che ci si prefigge e quello di minimizzare la probabilita di errore sulla
sequenza trasmessa. Si e quindi interessati a decidere sulla sequenza trasmessa (che appar-
tiene evidentemente ad un insieme Ic di sequenze ammissibili) a partire dallosservazione
del segnale in uscita al canale (o, equivalentemente, come si e gia evidenziato, a partire
4.3. Demodulazione e rivelazione 63

dal segnale in uscita al demodulatore, cioe z(t)). In altri termini e necessario determinare
una regola di decisione D, ovvero una corrispondenza che associ ad una realizzazione del
processo aleatorio
z(t) = s(t, c) + n(t), t R,
una tra le sequenze ammissibili, cioe

c , [c0 cK1 ] Ic .

Il problema puo quindi essere riformulato come quello di determinare nellinsieme delle
possibili regole di decisione quella che minimizza la probabilita di errore sulla sequenza
dei K simboli M-ari trasmessi, cioe

P (e) , P ({c 6= c}) . (4.22)

4.3.1 Derivazione del ricevitore ottimo j


Si consideri nuovamente lapplicazione del principio di sovrapposizione degli effetti per il
calcolo dellespressione esplicita del segnale in ingresso al rivelatore (Figura 4.5). Con
riferimento al segnale
 #
r(t) = u(t) = R u"(t)ej2fc t = uc (t) cos(2fc t) us (t) sin(2fc t),

e immediato verificare che r1 (t) ed r2 (t) sono dati, rispettivamente, da


$
% 1
%
% r1 (t) = [uc (t) (1 + cos(22fc t)) us (t) sin(22fc t)]
& 2
%
%
% 1
' r2 (t) = [uc (t) sin(22fc t) + us (t) (1 cos(22fc t))] .
2
Quindi, e anche facile convincersi del fatto che
1
zR (t) = uc (t)
2
e
1
zI (t) = us (t),
2
se il filtro LPF (non necessariamente ideale) e tale da lasciar passare indistorto uc (t) o
us (t) (ovvero se la sua banda passante contiene quella dellinviluppo complesso del segnale
utile ed il guadagno in banda passante e unitario) ed eliminare le componenti del segnale
utile traslate nellintorno di 2fc (si ricordi alluopo che fc 1/T ). Per la demodulazione
e necessario, come gia visto per i segnali DSB ed SSB, conoscere la fase della portante del
segnale utile ricevuto. E anche istruttivo calcolare il contributo del segnale utile in uscita
al filtro quando la fase delloscillatore utilizzato in ricezione differisce per un fattore da
quella del segnale modulato in uscita dal canale.
Se, invece, r(t) = w(t), lautocorrelazione in tempo-ritardo di r1 (t) e data da

Rr1 (t, ) = Rw ( ) [cos(2fc ) + cos(2fc (2t ))] ,


64 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

e, quindi, lautocorrelazione media di r1 (t) e


N0
Rr1 ( ) = Rw ( ) cos(2fc ) = ( ). (4.23)
2
Di conseguenza il contributo di rumore nR (t) in uscita al filtro passa-basso e costante
nella banda passante del filtro e la sua PSD ha livello pari a N0 /2. In realta Rw ( )
non e bianco, ma solo costante in una banda di frequenze che include la banda passante
del segnale modulato. Tuttavia, la precedente equazione evidenzia che la PSD di r1 (t)
e in ogni caso costante nella banda dellinviluppo complesso del segnale. Considerazioni
analoghe valgono con riferimento al contributo di rumore nI (t) in uscita al ramo inferiore
del demodulatore.
In definitiva, il segnale in ingresso al rivelatore e dato da
K1
z(t) = zR (t) + jzI (t) = g(t kT, ck ) + n(t),
k=0

dove si e posto
n(t) = nR (t) + jnI (t).
Si noti, inoltre, che zR (t) e zI (t) (nR (t) e nI (t)) sono, rispettivamente, la parte reale e
la parte immaginaria di z(t) (n(t)). E anche possibile dimostrare che i due contributi di
rumore nR (t) ed nI (t) sono gaussiani, a media nulla ed indipendenti. Per quanto attiene,
inoltre, alle PSD di nR (t) e di nI (t) che, in relazione alle caratteristiche dei filtri LPF
adoperati, hanno comunque una banda finita, si potrebbe anche dimostrare che per la
derivazione del rivelatore la larghezza di banda puo essere assunta grande a piacere ed,
in particolare, e possibile ipotizzare che nR (t) e nI (t) siano rumore bianco (con PSD di
livello pari a N0 /2). Questa scelta semplifica la derivazione del rivelatore come si vedra
fra breve.
Come gia evidenziato, il problema puo quindi essere riformulato come quello di deter-
minare nellinsieme delle possibili regole di decisione quella che minimizza la probabilita
di errore sulla sequenza dei K simboli M-ari trasmessi, cioe
!
P (e) , P ({c 6= c}) . (4.24)
E facile dimostrare che tale regola e la Regola MAP (dallinglese Maximum A-Posteriori
probability), ovvero quella che sceglie nellinsieme Ic la sequenza
" " "
c , [c0 cK1]
che massimizza la probabilita a posteriori, dato il segnale ricevuto, cioe
P ({c = c" |z(t)}) .
Piu precisamente vale il seguente teorema.
Teorema 4.3.1 La regola di decisione che minimizza la probabilita di errore sulla sequen-
za, definita dalla (4.22), e la Regola MAP, data da
! " "
c = arg max P ({c = c|z(t)}) ,

" "
cIc

dove arg maxcIc denota largomento del massimo su c Ic , cioe lelemento dellinsieme
Ic che massimizza la funzione di costo.
4.3. Demodulazione e rivelazione 65

Dimostrazione. Si consideri una regola di decisione che, dato z(t), decida per c. Si
ha errore se e solo se la sequenza trasmessa c e diversa da c; quindi, la probabilita di
errore e, per tale regola, pari a
P ({c 6= c|z(t)}) = 1 P ({c = c|z(t)}) .
E quindi evidente che per minimizzare P (e) si deve massimizzare P ({c = c|z(t)}) ovvero
utilizzare la regola MAP. 

Il ricevitore deve calcolare la probabilita a posteriori per ciascuna delle sequenze am-
missibili ovvero per ciascuno degli elementi di Ic . Al fine di pervenire alla struttura del
rivelatore si devono calcolare le espressioni esplicite di tali probabilita e, come primo passo
in questa direzione, e necessario rappresentare la forma donda demodulata attraverso un
segnale a tempo discreto.
Se si ipotizza che il supporto del segnale utile sia limitato e contenuto nellintervallo
(T1 , T2 ), cioe
g(t kT, ck ) 0, t / (T1 , T2 ), k {0, . . . , K 1},
e si denota con {i (t)}+
i=1 una base ortonormale reale per i segnali di energia in (T1 , T2 ), e
poi possibile rappresentare il segnale z(t) in forma discreta attraverso la successione delle
sue proiezioni lungo i versori della base prescelta.
Per fissare le idee si indichino con
!
"
" z = [z1 , z2 , ] , [zR1 + jzI1 , zR2 + jzI2 , ],
"
"
#
"
s = [s1 , s2 , ] , [sR1 + jsI1 , sR2 + jsI2 , ],
"
"
"
$
n = [n1 , n2 , ] , [nR1 + jnI1 , nR2 + jnI2 , ],
le proiezioni, rispettivamente, del segnale in uscita al demodulatore, della componente di
segnale utile e del rumore, lungo i versori della base, cioe
! % T2 %
"
"
T2
" z , zR (t)i (t)dt, zIi , zI (t)i (t)dt, i N,
"
"
Ri
T1 T1
"
"
"
# % T2 % T2

"
sRi , R {s(t, c)} i (t)dt, sIi , I {s(t, c)} i (t)dt, i N,
"
"
T1 T1
"
"
"
" % T2 % T2
"
$ nRi , nR (t)i (t)dt, nIi , nI (t)i (t)dt, i N,
T1 T1

dove I(z) denota la parte immaginaria del numero complesso z.


Al fine di derivare la regola MAP, e possibile procedere come segue
1. calcolare le probabilita condizionate
P ({c = c|z L })
per ogni c Ic , dove il vettore z L contiene le prime L componenti (complesse) del
segnale z(t), cioe
z L , [z1 zL ];
66 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

2. derivare la corrispondente regola MAP;

3. passare al limite per L + al fine di pervenire alla regola di decisione ottima.

Per calcolare la probabilita condizionata

P ({c = c|z L }) ,

si puo far ricorso al teorema di Bayes che, per il caso in esame, afferma che [8]

fzL |c (z L |c) P ({c = c})


P ({c = c|z L }) =
fzL (z L )

dove fzL (z L ) e fzL |c (z L |c) denotano, rispettivamente, la pdf di z L e la pdf di z L con-


dizionata allevento {c = c}; inoltre P ({c = c}) e la probabilita a priori dellevento
{c = c} ovvero la probabilta di occorrenza di tale evento prima dellosservazione del
segnale ricevuto z(t).
Quindi la regola MAP che opera a partire dallosservazione di z L puo essere riscritta
nella forma

c! = arg max P ({c|z L })


cIc
fzL |c (z L |c) P ({c = c})
= arg max
cIc fzL (z L )
 #
= arg max fzL |c (z L |c) P ({c = c}) ,
cIc

dove si e tenuto conto del fatto che fzL (z L ) non dipende da c e, quindi, e ininfluente ai
fini della massimizzazione.
Se, inoltre, P ({c = c)} e indipendente da c, come accade, ad esempio, se i simboli
emessi dalla sorgente sono indipendenti ed equiprobabili, la regola di decisione ottima puo
essere riscritta nella forma
c! = arg max fzL |c (z L |c) . (4.25)
cIc

La funzione densita di probabilita condizionata fzL |c (z L |c), pensata come funzione di c


piuttosto che di z L , e detta funzione di verosimiglianza e, per questo motivo, la precedente
regola di decisione prende il nome di regola di decisione a Massima Verosimiglianza o ML
(dallinglese Maximum Likelihood). E anche importante evidenziare che da un punto di
vista pratico le probabilita a priori sono in generale non note; in questi casi e possibile
ricorrere alla regola MV, anche se essa non e ottima nel senso della minimizzazione della
probabilita di errore. Nel seguito si assume che le sequenze ammissibili c abbiano la stessa
probabilita di occorrenza (ovvero che le probabilita a priori dei simboli trasmessi siano
uguali fra loro), lasciando al lettore la derivazione della regola MAP nel caso generale.

E arrivato il momento di determinare lespressione della pdf del vettore z L , data la


sequenza trasmessa. Alluopo e sufficiente osservare che le variabili aleatorie nR1 , . . . , nRL ,
nI1 , . . . , nIL sono marginalmente gaussiane con media zero e varianza N0 /2 e indipendenti.
Di conseguenza, dato c = c, le variabili aleatorie zR1 , . . . , zRL , zI1 , . . . , zIL sono gaussiane
4.3. Demodulazione e rivelazione 67

ed indipendenti ed, inoltre, hanno tutte varianza pari a N0 /2. Per quanto riguarda la
media, zRi ha media pari a sRi , i = 1, . . . , L, mentre zIi ha media pari a sIi , i = 1, . . . , L.
Quindi, fzL |c (z L |c) e data da

!
L
1 1 (z s )2 !
L
1 1 (z s )2
fzL |c (z L |c) = e N0 Ri Ri e N0 Ii Ii
i=1 N0 i=1 N0
1 "L
i=1 [ Ri
N1 (z sRi )2 +(zIi sIi )2 ]
= L e 0
(N0 )
1 "L
N1 |z si |2
i=1 i
= L e 0 ,
(N0 )

dove | | denota il modulo di un numero complesso.


Di conseguenza, la regola di decisione puo essere riscritta nella forma
$ "L %
1 N1 |z si |2
c# = arg max L e 0 i=1 i
cIc (N0 )
$L %
& 2
= arg min |zi si | .
cIc i=1

Poiche, inoltre,

|zi si |2 = (zi si )(zi si ) = |zi |2 + |si |2 2R {zi si } .

La regola MV puo anche essere riscritta nella forma


$L $L %%
& &
c# = arg min |si |2 2R zi si , (4.26)
cIc i=1 i=1

"
dove si e tenuto conto del fatto che Li=1 |zi |2 non dipende da c (in fase di applicazione
della regola di decisione z(t) e, quindi, z L e una quantita assegnata).
Daltro canto, passando al limite per L +, si ottiene
$+ $+ %%
& &
c# = arg min 2
|si | 2R zi si
cIc i=1 i=1
'( T2 '( T2 ))
= arg min |s(t, c)|2 dt 2R z(t)s (t, c)dt
T1 T1
'( '( ))
cIc
+ +
2
= arg min |s(t, c)| dt 2R z(t)s (t, c)dt , (4.27)
cIc

dove la seconda uguaglianza si fonda sul Teorema di Parseval per segnali di energia [8],
mentre lultima tiene conto del fatto che il segnale utile e, per ipotesi, identicamente nullo
allesterno dellintervallo di osservazione (T1 , T2 ).
68 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

4.3.2 Il ricevitore ottimo


La regola di decisione che minimizza la probabilita derrore sulla sequenza trasmessa e
data da "# + "# + $$
c = arg min ! 2
|s(t, c)| dt 2R !
z(t)s (t, c)dt , (4.28)
!cIc

che evidenzia come anche per il caso di trasmissione su canale AWGN il ricevitore puo
essere un ricevitore di sequenze. La complessita di tale regola di decisione sembra propor-
zionale alla cardinalita dellinsieme Ic ovvero al numero totale delle sequenze ammissibili.
Se Ic = C K , dove con C si e denotato linsieme dei possibili valori assunti da ck e il con-
cetto di potenza si fonda su quello di prodotto cartesiano, il numero di sequenze distinte e
pari a M K e, quindi, cresce esponenzialmente con la lunghezza del messaggio. Lo schema
a blocchi che implementa la regola di decisione (4.27) e riportato in figura 4.6, dove si e
denotata con il simbolo Ec(i) la quantita
# +
Ec(i) = |s(t, c(i) )|2 dt, i = 1, . . . , M K ,

e dove i vettori c(i) , i = 1, . . . , M K , rappresentano tutti i possibili valori che la sequenza c!


puo assumere, ovvero gli elementi dellinsieme Ic = C K . Una complessita che dipenda con
legge esponenziale dalla lunghezza dei messaggi e evidentemente inaccettabile in tutti i casi
di interesse pratico. E tuttavia possibile pervenire ad una procedura di massimizzazione del
precedente funzionale che non richiede di calcolare il suo valore in corrispondenza di ogni
valore di c! , tuttavia, questo problema esula dagli scopi della presente dispensa. Si noti,
inoltre, che per poter implementare la regola di decisione (4.28) e necessario conoscere, in
aggiunta alla fase della portante del segnale ricevuto, listante di inizio e di fine di ciascun
intervallo di simbolo. Da un punto di vista pratico cio richiede il recupero del sincronismo
di simbolo a partire dal segnale ricevuto (questo argomento esula dagli scopi che ci si
prefigge).
E importante notare che la regola di decisione (4.28) richiede la conoscenza dei possibili
segnali ricevuti e, in particolare, della fase della portante. Per questo motivo il ricevitore
sopra derivato e denominato ricevitore coerente. Il ricevitore coerente decide a minima
distanza: infatti, la regola (4.28) puo essere riscritta nella forma
"# + $
c = arg min ! 2
|z(t) s(t, c)| dt , (4.29)
!cIc

e la distanza e quella tra segnali di energia. In altre parole, lo schema a blocchi di figura
4.6 fornirebbe le stesse decisioni di un ricevitore che implementasse la regola di decisione
(4.29). Lo schema a blocchi di un ricevitore che implementa la (4.29) e lasciato al lettore
per esercizio.
In molti casi di interesse la massimizzazione puo essere portata avanti separatamente
per ciascuno dei simboli trasmessi o, come si suole dire, simbolo per simbolo. In effetti, il
demodulatore di sequenze si riduce ad un demodulatore che decide sul simbolo se g(t) ha
durata (minore o) uguale a T , come accade, ad esempio, se si utilizzano impulsi rettangolari
(si vedano i formati di modulazione del paragrafo 3.1.4). Senza perdita di generalita si
4.3. Demodulazione e rivelazione 69

!
- @n - dt - 2R{} - n-

6 6

-s (t, c(1) ) Ec(1)M


! I
z(t) - @n - dt - 2R{} - n- c
-
N -
6 6
I
-s (t, c(2) ) .. .. Ec(2) M
. .
O

!
- @n - dt - 2R{} - n-

6 6
K
-s (t, c(M ) ) Ec(M K )

Figura 4.6: Schema a blocchi del rivelatore che implementa la regola (4.28) per il caso in
cui linsieme Ic e costituito da tutte le possibili M K sequenze.

puo anche ipotizzare che il supporto di g(t) sia contenuto in [0, T ]. In questo caso valgono
le seguenti relazioni
" " $ $2
+ + $K1
% $
2 $ $
|s(t, c#)| dt = $
$
g(t kT, c#k )$$ dt
k=0
%
K1 " (k+1)T
= |g(t kT, c#k )|2 dt,
k=0 kT

e, analogamente
" + " + %
K1
z(t)s(t, c#) dt = z(t) g (t kT, c#k )dt
k=0
% " (k+1)T
K1
= z(t)g (t kT, c#k )dt.
k=0 kT

Se, inoltre, Ic = C K , la regola di decisione diventa

c = [c0 cK1],

dove
&"
(k+1)T
ck = arg min |g(t kT, c#k )|2 dt
#ck C kT
&" ''
(k+1)T
2R z(t)g (t kT, c#k )dt

, k = 0, . . . , K 1. (4.30)
kT
70 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

In figura 4.7 e riportato lo schema a blocchi del ricevitore che implementa la regola
(4.30). In particolare, analogamente al caso di figura 4.6, si e introdotta la quantita
+
Ec(i) = |g(t, c(i))|2 dt, i = 1, . . . , M,

dove i termini c(i) , i = 1, . . . , M, rappresentano tutti i possibili valori che il simbolo c!k puo
assumere. Si osservi, inoltre, che in figura 4.7 si e introdotta la nozione di filtro adattato
a g(t, c(i) ), i = 1, . . . , M, ovvero il sistema LTI con risposta impulsiva

h(t) = g (t, c(i) ), i = 1, . . . , M,

Se td 6= 0, e necessario utilizzare il filtro adattato a g(ttd , c(i) ). In ogni caso la conoscenza


degli istanti in cui campionare il segnale in uscita al filtro adattato presuppone il recupero
del sincronismo di simbolo. E anche importante osservare che il filtro adattato al segnale
g(t, c(i) ) (g(t td , c(i) )) non e fisicamente realizzabile perche e, in generale, non causale.
Tuttavia, poiche g(t, c(i) ) ha supporto finito e possibile costruire un filtro causale ritardando
di una quantita opportuna la risposta impulsiva h(t) = g (t, c(i) ) (h(t) = g (ttd , c(i) )).
Con riferimento ad h(t) = g (t, c(i) ) e sufficiente osservare che:
siamo interessati al campione allistante td + kT delluscita del filtro con risposta
impulsiva h(t) = g (td t, c(i) ), t R, sollecitato da z(t);

ritardando la risposta impulsiva h(t) = g (t, c(i) ) di t0 , con t0 > 0 e tale che
g(t, c(i) ) = 0, t t0 , si ottiene un sistema (LTI) causale.
E istruttivo osservare che, al fine di prendere la decisione sul simbolo trasmesso durante
il k-esimo intervallo di segnalazione, il rivelatore non necessiti dellintera forma donda z(t)
ma solo degli M campioni (presi allistante kT ) delluscita dei filtri adattati. Mutuando
la terminologia dalla teoria dellinferenza statistica, si dice che linsieme dei campioni in
uscita ai filtri adattati costituisce una statistica sufficiente per la stima del parametro ck .
Analogamente a quanto esposto per i ricevitori di sequenze, e possibile riscrivere la
regola di decisione (4.30) come
# $
(k+1)T
c"k = arg min ! 2
|z(t) g(t, c)| dt , (4.31)
!ck C kT

dalla quale e immediato interpretare il funzionamento del rivelatore simbolo per simbolo
nello spazio N-dimensionale descritto dai segnali

g(t kT, c(1) ), , g(t kT, c(M ) ),

dove N M: il ricevitore proietta il segnale z(t) nel suddetto spazio calcolando il vettore
(appartenente ad uno spazio di dimensione N) delle componenti del segnale z(t) lungo i
versori di una base, e sceglie, tra i possibili segnali trasmessi, quello con la minima distanza
dalla suddetta proiezione di z(t).
E infine utile confrontare le implementazioni delle regole di decisione (4.27) e (4.30):
nel primo caso occorre valutare M K quantita per demodulare la sequenza di K simboli c,
mentre nel secondo caso ne sono sufficienti MK.
4.3. Demodulazione e rivelazione 71

tk = kT
Filtro 
- adattato ? - 2R{} - n -
a g(t, c(1) ) 6

tk = kT Ec(1)
Filtro  M
- adattato ? - 2R{} - n - I
z(t) a g(t, c(2) ) 6 N ck
- I -
.. .. Ec(2)
. . M
O

tk = kT
Filtro 
- adattato ? - 2R{} - n -
a g(t, c(M ) ) 6

Ec(M )
Figura 4.7: Schema a blocchi del rivelatore che implementa la regola di decisione simbolo
per simbolo (4.30).

Con riferimento alle modulazioni PAM, PSK e QAM e anche utile considerare il caso in
cui limpulso g(t) possa avere una durata maggiore dellintervallo di simbolo. Se linviluppo
complesso del segnale modulato ha la forma

"
K1
u!(t) = 2 ck g(t kT ), (4.32)
k=0

la (4.27) diventa

#$ +
#$ +
%%
c = arg min |s(t, c!)|2 dt 2R z(t)s (t, c!)dt
!cIc
& ) )2
'$
+ )K1 )
)" ! )
= arg min ( ) c g(t kT ) ) dt
!cIc ) k
)
k=0
*$ +K1 , --
+ "
2R z(t) c!k g(t kT ) dt ,
k=0

dove si e assunto che g(t) sia una funzione a valori reali. E, inoltre, immediato verificare
72 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

che
!K1 !2 $ %K1 & '
+ !" ! + "
! !
! c#k g(t kT )! dt 2R z(t) c#k g(t kT ) dt
! !
k=0 k=0
" K1
K1 " +
= c#k c#h g(t kT )g(t hT )dt
k=0 h=0
$K1 '
" +
2R c#k z(t)g(t kT )dt
k=0
$K1 '
" K1
K1 " "
= c#k c#h Rg ((k h)T ) 2R c#k v(kT ) ,
k=0 h=0 k=0

dove Rg ( ) denota la funzione di autocorrelazione del segnale di energia g(t) [4]


+
Rg ( ) , g(t)g(t )dt,

mentre v(kT ) e il segnale allistante tk = kT in uscita al filtro adattato allimpulso g(t),


ovvero al sistema LTI con risposta impulsiva
h(t) = g(t).

Per il caso in esame la regola MV diventa


$K1 K1 $K1 ''
" " "
c( = arg min c#k c#h Rg ((k h)T ) 2R c#k v(kT ) . (4.33)
#cIc k=0 h=0 k=0

La precedente rappresentazione della regola MV evidenzia nuovamente che per i formati di


modulazione per i quali e valida la (4.32), non serve conoscere lintero segnale ricevuto per
decidere sulla sequenza trasmessa, ma solo la sequenza di campioni v(kT ), k = 0, . . . , K+1,
in uscita ad un unico filtro adattato. Tale sequenza rappresenta, quindi, una statistica
sufficiente per la decisione.
Se, in aggiunta, si assume che il segnale g(t) soddisfi il Criterio di Nyquist, ovvero la
seguente relazione )
1, se m = 0,
Rg (mT ) =
0, se m 6= 0,
e che Ic = C K , la regola MV diventa una regola di decisione simbolo per simbolo; infatti,
la (4.33) puo essere riscritta nella forma
$K1 $K1 ''
" "
c( = arg min |c#k | 2R
2
c#k v(kT ) , (4.34)
#cIc k=0 k=0

o, equivalentemente,
 +
c(k = arg min |c#k |2 2R {c#k v(kT )} , k = 0, . . . , K 1. (4.35)
#ck C
Lo schema a blocchi del ricevitore che opera simbolo per simbolo e riportato in Figura 4.8.
Si tornera nel prossimo paragrafo sul Criterio di Nyquist e sulle sue implicazioni.
4.3. Demodulazione e rivelazione 73

4.3.3 Il ricevitore simbolo per simbolo per i formati M-PSK ed


M-FSK
Si vuole particolarizzare la struttura del ricevitore ottimo simbolo per simbolo (si ipotizza
che g(t) soddisfi il Criterio di Nyquist) per alcuni dei formati di modulazione precedente-
mente introdotti.
Si consideri, ad esempio, la modulazione M-PSK: la regola di decisione simbolo per
simbolo puo essere espressa nella forma
 #
ck = arg min |v(kT ) c!k |2 , k = 0, . . . , K 1. (4.36)
!ck C

Quindi, la regola di decisione calcola il punto v(kT ), che ha per componenti le proiezioni di
zR (t) e zI (t) lungo il versore g(tkT ), e sceglie quello fra i simboli c(i) C, i = 1, . . . , M, a
cui corrisponde la minore distanza da v(kT ); tenuto conto della posizione dei c(i) nel piano
complesso, si veda ad esempio la Figura 3.2 per un 8-PSK, il piano puo essere suddiviso
in M settori circolari Di , i = 1, . . . , M, definiti come segue
$ %
2 2
Di , z = ej C : (i 1) + (i 1) + + ,
M M M M
e la regola di decisione diventa

se v(kT ) Di ck = c(i) ,

ovvero
2 & ' 2
se (i 1) + arg v(kT ) (i 1) + + ck = c(i) ,
M M M M
Per ovvi motivi Di e denominata regione di decisione relativa a c(i) .
Le precedenti considerazioni e, in particolare, linterpretazione geometrica del funziona-
mento del ricevitore nello spazio dei segnali si estendono in modo ovvio alle modulazioni
M-PAM e M-QAM. In particolare, per la modulazione M-PAM e immediato verificare che
la componente di zI (t) lungo g(t kT ) non influenza la decisione sul k-esimo simbolo
trasmesso in accordo con il fatto che gli inviluppi complessi delle forme donda utilizzate
possono essere rappresentati su di una retta.
Si osservi, infine, che per un 4-PSK, con = /4 e lassociazione tra coppie di bit e
valori della fase riportate in Figura 3.1, la decisione puo essere presa separatamente sui

tk = kT
z(t) Filtro  ( ck
- adattato arg min! |!
ck |2 + -
? ck C
2R {!
ck v(kT )}}
a g(t)

Figura 4.8: Schema a blocchi del rivelatore che opera simbolo per simbolo per le
modulazioni PAM, PSK e QAM.
74 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

tk = kT
zR (t) Filtro  m(2k)
- adattato ? -
a g(t)

tk = kT
zI (t) Filtro  m(2k + 1)
- adattato ? -
a g(t)

Figura 4.9: Schema a blocchi del rivelatore per un 4-PSK.

bit di ciascuna coppia come evidenziato in Figura 4.9. Si osservi che il secondo dei due
sistemi presenti nella figura prende il nome di decisore a soglia (in inglese hard limiter) ed
e un sistema non lineare senza memoria che fornisce in uscita 1 o 0 a seconda che il segnale
in ingresso sia positivo oppure negativo. Infatti, se il segno della parte reale di v(kT ) e
positivo la regola a minima probabilita derrore deve scegliere tra c(1) e c(4) (a seconda del
segno della parte immaginaria di v(kT )), mentre se il segno della parte reale di v(kT ) e
negativo, la regola deve scegliere tra c(2) e c(3) . Daltro canto c(1) e c(4) hanno come bit
meno significativo uno zero, mentre c(2) e c(3) hanno come bit meno significativo un uno.
Quindi il segno della parte reale di v(kT ) consente di decidere sul bit meno significativo
utilizzando il sistema il decisore a soglia, caratterizzato dal seguente legame ingresso-uscita
!
1, se s(k) < 0,
r(k) =
0, se s(k) 0,
dove s(k) e r(k) denotano, rispettivamente, lingresso e luscita del sistema. Un analogo
ragionamento mostra che il segno della parte immaginaria di v(kT ) consente di scegliere
il bit piu significativo della coppia.
Si consideri ora la modulazione FSK del paragrafo 3.1.4: la regola di decisione discende
immediatamente dalla (4.30). Per il caso in esame, in aggiunta, lenergia del segnale
g(t kT, c"k ) non dipende dal valore di c"k C, cioe
# (k+1)T
|g(t kT, c"k )|2 dt
kT

e costante rispetto ai possibili valori che c"k puo assumere e, di conseguenza, la regola di
decisione diventa
c$ = [c$0 c$K1 ],
dove
! !# (k+1)T %%
c$k = arg max 2R z(t)g (t kT, c"k )dt

, k = 0, . . . , K 1.
"c C
k kT

Il corrispondente schema a blocchi del ricevitore e riportato in Figura 4.10. Si noti che
per il caso in esame il filtro adattato a g(t, c(i) ) e il sistema con risposta impulsiva
h(t) = g (t0 t, c(i) ),
4.4. Il criterio di Nyquist 75

tk = t0 + kT
Filtro 
- adattato ? R{} - M
a g(t, c(1) ) A
z(t) .. .. S ck
- . . S -

tk = t0 + kT I
Filtro  M
- adattato ? R{} - O
a g(t, c(M ) )

Figura 4.10: Schema a blocchi del rivelatore per un M-FSK.

causale se t0 T . Si noti anche che il rivelatore utilizza M filtri adattati mentre quello
M-PSK richiedeva un unico filtro adattato.
La derivazione del ricevitore coerente per le modulazioni PAM, QAM e PPM e lasciata
come esercizio al lettore.

4.4 Il criterio di Nyquist


Ci si pone lobiettivo di caratterizzare quelle classi di funzioni g(t) in grado di garantire
la condizione di Nyquist. Al riguardo esiste il seguente

Teorema 4.4.1 (Nyquist). Sia g(t) un segnale deterministico di energia con funzione
di autocorrelazione Rg (t). Condizione necessaria e sufficiente affinche g(t) verifichi la
condizione di Nyquist, cioe,
!
1, m = 0,
Rg (mT ) = (4.37)
6 0,
0, m =

e che la sua densita spettrale Sg (f ) verifichi la relazione

"
1 + # m$
Sg f = 1, (4.38)
T m= T

dove Sg (f ) e la trasformata di Fourier di Rg (t).

Dimostrazione. La condizione e senzaltro necessaria infatti, se si moltiplica Rg (t)


per un treno campionatore ideale di periodo T, cioe per la funzione
"
+
%T (t) , (t mT ),
m=

si ha
"
+
Rg (t)%T (t) = Rg (t) (t mT ) = Rg (0) (t).
m= & '( )
=1
76 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

Calcolando la trasformata di Fourier membro a membro, si ottiene [4]

1 + !
S f
m"
= 1,
g
T m= T

dove si e fatto uso della seguente trasformata notevole


 % 1
F $ (t) =
+ ! f m " = 1 $ (f ),1
T
T m= T T T

e del teorema di convoluzione

F {x(t) y(t)} = X(f )Y (f ).

Inoltre, la condizione e anche sufficiente: infatti, partendo dallequazione (4.38) e antitra-


sformando secondo Fourier, si ha
+
Rg (t) (t mT ) = (t),
m=

che equivale a
+
Rg (mT )(t mT ) = (t),
m=

dalla quale e evidente che il solo impulso di Dirac posizionato nellorigine e moltiplicato

& 1,
per un coefficiente non nullo, cioe
m = 0,
Rg (mT ) =
0, m 6= 0,
che conclude la dimostrazione del teorema di Nyquist. 
La relazione (4.38) permette di identificare meglio i requisiti che una forma donda g(t)
deve rispettare al fine di soddisfare la condizione di Nyquist. Si osservi innanzitutto che,
per il caso in esame, vale la relazione

Sg (f ) = |G(f )|2 ,

dove G(f ) e la trasformata di Fourier di g(t).


Piu formalmente, lequazione (4.38) richiede che la funzione periodica

B(f ) ,
1 + !
Sg f
m "
T m= T

sia una funzione costante di costante valore 1. Se |G(f )|2 e rigorosamente limitata nella
banda (W , W ), dove, per semplicita di notazione, si e denotata la banda W del segnale
(bilatera in banda base e monolatera in banda passante) con

W = 2W ,

si possono verificare tre casi


4.4. Il criterio di Nyquist 77

B(f )
6
a) 1
@ @ @
@ @ @
@ @ @
@ @ @ - f
T1 W T1 T1 + W W +W + T1 W + T1 + T1 + W

B(f )
6
b) 1
@
@ @
@ @@
 @ @ @ 
@ @ @ - f
T1 1 +1
W = T
2T

B(f )
6
c) 1
@
@ @@ @ @ @@ @ @ @@ @@
 @ @ @ @ @ @ @
@ @ @ @ @ @ @ - f
T1 + T1

Figura 4.11: a) B(f ) per il caso T < 1/(2W ), b) B(f ) per il caso T = 1/(2W ), c) B(f )
per il caso T > 1/(2W ).

1/T > 2W o, equivalentemente, T < 1/(2W ): in tal caso la funzione B(f ) e


costituita da repliche non sovrapposte di |G(f )|2 (Figura 4.11a), pertanto non e
possibile garantire in alcun modo la condizione di Nyquist, poiche la funzione B(f )
e nulla negli intervalli f (W + (m 1)/T, m/T W ), m Z;

1/T = 2W o, equivalentemente, T = 1/(2W ): in questo caso le repliche di |G(f )|2


sono contigue (Figura 4.11b) e lunica possibilita di ottenere una funzione B(f )
costante e quella di scegliere, per Sg (f ) = |G(f )|2 , una finestra rettangolare, cioe

Sg (f ) = T (f T ),

a cui corrisponde una funzione di autocorrelazione


sin(t/T ) t
!
Rg (t) = = sinc .
t/T T
Si osservi, quindi, che il piu piccolo valore di T in grado di garantire la condizione
di Nyquist e pari a T = 1/(2W ) e, in tal caso, Rg (t) dovrebbe essere una funzione
di tipo sinc, che tende a zero, per |t| +, come 1/t. Si osservi, inoltre, che il
termine 1/T , il quale rappresenta il numero di simboli trasmessi nellunita di tempo
(in inglese denominato symbol rate), risulta vincolato ad un valore massimo. In altri
78 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

termini la condizione di Nyquist impone una restrizione sul massimo symbol rate
utilizzabile per una preassegnata larghezza di banda W .

1/T < 2W o, equivalentemente, T > 1/(2W ): in questo caso le repliche di |G(f )|2
presenti in B(f ) si sovrappongono e, pertanto, esistono numerose configurazioni in
grado di garantire una B(f ) costante (Figura 4.11c).

Una classe di funzioni in grado di garantire la condizione di Nyquist, con riferimento


al terzo dei casi esaminati, ovvero 1/T < 2W , e quella degli impulsi con spettro a coseno
rialzato e fattore di rolloff , che e usualmente denotata con RCR() (dallinglese Raised
Cosine Rolloff). Lespressione nel dominio della frequenza dei suddetti impulsi e data da
[7]
!!! T, 0 |f |
1
,
!!
!!"
2T
$ % 1 1+
|G(f )|2 = ! T cos2 (|2f T | 1 ) |f | ,
!!! 4 2T 2T
!!!
# 0, |f | >
1+
,
2T
dove il fattore di rolloff e un numero reale appartenente allintervallo 0 1 e dove e
evidente che la banda monolatera e pari a W = (1 + )/(2T ). In Figura 4.12 e riportato
landamento della funzione |G(f )|2 per vari valori di . Lespressione della funzione di
autocorrelazione si puo ottenere calcolando lantitrasformata di Fourier di |G(f )|2 , cioe

sin(t/T ) cos(t/T ) t
& ' cos(t/T )
Rg (t) = = sinc .
t/T 1 42 t2 /T 2 T 1 42 t2 /T 2

In Figura 4.13 e riportato landamento della funzione Rg (t) per vari valori di , e troncata
allintervallo temporale (5T, 5T ); e importante evidenziare che Rg (t) tende a zero, per
|t| +, come 1/t3 .

= 0.1
= 0.5
= 0.75

1/T 1/(2T) 0 1/(2T) 1/T

Figura 4.12: Trasformata di Fourier di un impulso RCR().

Si osservi che le funzioni del tipo RCR() definiscono solo la forma dellautocorrelazione
dellimpulso g(t). Per ottenere il segnale g(t) corrispondente si definisce la classe dei segnali
4.4. Il criterio di Nyquist 79

= 0.1
= 0.5
= 0.75

5T 4T 3T 2T T 0 T 2T 3T 4T 5T

Figura 4.13: Forma donda corrispondente ad un impulso RCR().

RRCR() (dallinglese Root RCR) che e definita come segue


!
""" T , 1
""" 0 |f |
2T
,
""# % &
1 1+
G(f ) , |G(f )| = " T cos
2 (|2f T | 1 ) |f | , (4.39)
""" 4 2T 2T
"""
"$ 0, |f | >
1+
,
2T

a cui corrisponde unespressione nel dominio del tempo pari a [9]

' t
T t
!
4 cos (1 + ) + sin (1 )
g(t) = T " t T
% . (4.40)
# $
4t 2
T 1
T

Si osservi che, ponendo = 0, nella (4.40) si ottiene


& # $
1 t
g(t) = sinc ,
T T

a cui corrisponde una risposta in frequenza che e una finestra rettangolare di larghezza
2W = 1/T . Pertanto, per = 0 ci si trova nella situazione limite di minima occupazione
di banda dellimpulso g(t) e di massimo symbol rate sostenibile, cioe 1/T = 2W .
Occorre evidenziare che le funzioni RRCR() hanno in generale una durata infinita
e non sono causali, pertanto sono formalmente inutilizzabili nelle applicazioni pratiche.
Tuttavia, e pur vero che g(t) 0, per |t| +, quindi nella pratica si puo ricorrere
a versioni troncate ed opportunamente traslate nel tempo, al fine di ottenere segnali di
durata finita e causali. E evidente che tale approssimazione e tanto piu accurata quanto
piu rapidamente la funzione g(t) tende a zero per |t| +. A tal proposito si osservi
che, nel caso limite = 0, la corrispondente funzione g(t) tende a zero come 1/t.
80 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

Nel caso generale 6= 0, invece, la funzione g(t) tende a zero piu rapidamente, cioe
come 1/t2 , infatti
! !
t T t
4 cos (1 + ) + sin (1 )
g(t) = T " t T
%
# $
4t 2
T 1
T
T
4 + 1
6 " t % 2 , per |t| +,
# $2
4t t
T 1
T
dove, per effettuare la maggiorazione, si e sfruttato il fatto che le funzioni circolari seno e
coseno sono limitate. Questultima osservazione mette in luce che la scelta = 0, che e
quella in grado di garantire un uso efficiente della banda, risulta di piu difficile realizzazione
pratica rispetto al caso generale 6= 0.

4.5 Formati di modulazione: analisi delle prestazioni


Lobiettivo di questo paragrafo e quello di considerare, per ciascuno dei formati di mo-
dulazione precedentemente introdotti, i parametri prestazionali e, in particolare, la banda
impegnata e la probabilita di errore (sul simbolo e sul bit). Tale studio consentira di
evidenziare gli aspetti peculiari di ciascuna modulazione e di effettuare un confronto tra
esse.

4.5.1 Efficienza di banda


Lefficienza di banda di uno schema di modulazione e definita come segue
Rb
, (4.41)
W
dove W e la banda monolatera del segnale modulato e dove Rb e il tasso in trasmissione
espresso in bit/sec, ovvero Rb = 1/Tb = h/T . Il tasso Rb e quindi la frequenza media di
informazione della sorgente (assumendo assenza di codifica di canale e codifica di sorgente
ideale, cioe tale da eliminare la ridondanza insita nel messaggio di informazione); piu
in generale, il tasso Rb e il bit-rate, cioe il numero di bit trasmessi per unita di tempo.
E possibile, quindi, interpretare lefficienza di banda come il bit-rate che e possibile
sostenere ricorrendo ad un preassegnato schema di modulazione disponendo di 1 Hz di
banda.
Se g(t) e un impulso del tipo RRCR(), ovvero |G(f )|2 appartiene alla classe dei segnali
con rolloff a coseno rialzato (RCR), con fattore di rolloff , la banda monolatera vale
1+
W = , (4.42)
2T
per un M-PAM in banda base, e
1+
W = , (4.43)
T
4.5. Formati di modulazione: analisi delle prestazioni 81

per le modulazioni M-PAM (in banda passante), M-PSK e M-QAM. Pertanto lefficienza
di banda e data da
Rb h 1 h 2T 2 log2 M
= = = = , (4.44)
W TW T 1+ 1+
per un M-PAM in banda base, e
Rb h 1 h T log2 M
= = = = , (4.45)
W TW T 1+ 1+
per un M-PAM (in banda passante), M-PSK e M-QAM.
Daltro canto se si ricorre alla modulazione FSK ortogonale (e si assume che f =
1/(2T )) una misura della banda monolatera del segnale modulato e
M
W = .
2T
Quindi, lefficienza di banda per una modulazione FSK ortogonale vale
Rb h 1 h 2T 2 log2 M
= = = = . (4.46)
W TW T M M
Analogamente per un PPM in banda base la banda monolatera e data da W = M/T e,
quindi, lefficienza di banda e
Rb h 1 h T log2 M
= = = = , (4.47)
W TW TM M
e dimezza se si considera un PPM in banda passante.
Dal precedente calcolo si evince che per le cosiddette modulazioni lineari (PAM, PSK
e QAM) (logaritmicamente) per M , ovvero che al crescere di M si puo
supportare un bit-rate sempre piu elevato per una preassegnata banda. Per questo motivo
le suddette modulazioni si dicono efficienti in banda. Viceversa per le modulazioni PPM
ed FSK 0 per M ; tali schemi, apparentemente non appetibili, possono garantire
in realta altri benefici.

4.5.2 Probabilita di errore sul bit e sul simbolo


Nel seguito si assumono verificate le ipotesi che conducono ad una regola di decisione MAP
che opera simbolo per simbolo. In tali ipotesi e ragionevole fare riferimento alla probabilita
di errore sul simbolo e sul bit.
La probabilita di errore sul simbolo, PM (e), e definita come
PM (e) , P ({ck 6= ck }),
dove con ck si e indicato il simbolo M-ario consegnato al modulatore allistante kT , e con
ck la corrispondente decisione. E anche importante definire una probabilita di errore sul
bit: se m(k) denota il simbolo binario consegnato al modulatore allistante kTb , e con m (k)
la corrispondente decisione, la probabilita di errore sul bit, Pb (e), e per definizione
(k) 6= m(k)}).
Pb (e) , P ({m
82 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

E anche importante evidenziare che sussiste la seguente relazione di carattere generale


tra PM (e) e Pb (e):
PM (e)
Pb (e) PM (e).
h
Infatti, un errore su di un simbolo M-ario comporta un numero di bit errati compreso tra
1 e h indipendentemente dalla corrispondenza utilizzata tra h-ple di bit e simboli M-ari.
E lecito chiedersi se sia possibile, mediante unopportuna scelta della corrispondenza
tra h-ple di bit e simboli, contenere il numero di bit errati: la risposta a tale domanda
e affermativa per le modulazioni M-PAM, M-PSK e M-QAM. Se, in particolare, la corri-
spondenza tra h-ple e simboli M-ari, come negli esempi di Figura 3.1 e 3.2, assicura che
valori vicini di ck differiscano per un solo bit (codifica di Gray), errori di decisione sul sim-
bolo che comportano la scelta di uno dei simboli vicini a quello effettivamente trasmesso,
come ci si aspetta che accada in condizioni di elevato rapporto segnale/rumore in ingresso
al demodulatore, danno luogo ad un solo bit errato su h ovvero
PM (e)
Pb (e) .
h

Il segnale M-QAM con log2 M pari e la somma di due M -PAM che utilizzano portanti
in quadratura. In questo caso utilizzare la codifica di Gray vuol dire applicare tale codifica
a ciascuno dei due segnali PAM componenti, come mostrato in Figura 3.3. Si noti, infine,
che la codifica di Gray non e in generale applicabile per le modulazioni che utilizzano
forme donda ortogonali per le quali si puo invece dimostrare che
2h1
Pb (e) = PM (e),
2h 1
e, quindi, per M +
1
Pb (e) PM (e).
2
In Tabella 4.6 sono riportate le probabilita di errore sul simbolo, per le modulazioni
PAM, PSK, QAM ed FSK, in funzione di M e del contrasto di energia Eb /N0 , dove Eb
e lenergia per bit, cioe Eb = logEavM . Si noti che in tabella sono riportati per il PSK un
2
minorante ed un maggiorante della probabilita derrore sul simbolo e che la formula per il
QAM si riferisce a log2 M pari. Inoltre Q(x) e la CDF complementare (CCDF, dallinglese
Complementary CDF) di una rv gaussiana standard, cioe
+ 1 t2
Q(x) , e 2 dt.
x 2
Si noti, in particolare, che la funzione Q(x) e strettamente decrescente e che Q(0) = 1/2.
Inoltre, vale per la CCDF di una gaussiana standard la seguente maggiorazione
1 x2
Q(x) e 2 , x 0.
2
Unulteriore approssimazione della funzione Q(x) (che puo essere di grande utilita, in
quanto molto precisa) e la seguente
! "
1 1 x2 1 x2
1 2 e 2 Q(x) e 2 .
x x 2 x 2
4.5. Formati di modulazione: analisi delle prestazioni 83

! "
M 1 6 log2 M Eb
M-PAM PM (e) = 2 Q
M M 2 1 N0

! " ! "
Eb Eb
M-PSK Q 2 log2 M sin < PM (e) 2Q 2 log2 M sin
N0 M N0 M

# $ ! "
1 3 log2 M Eb
M-QAM PM (e) 4 1 Q
M M 1 N0

* ! + 2
1 Eb
1 % & ' () x 2 log2 M
+ M 1 2 N0
M-FSK PM (e) = 1 2
1 Q( x ) e dx
2

Tabella 4.6: Probabilita di errore sul simbolo per le modulazioni M-PAM, M-PSK, M-
QAM, M-FSK.

In Figura 4.14 sono diagrammate la funzione Q(x) e le precedenti maggiorazioni. La


figura evidenzia tra laltro che piccole variazioni dellargomento della CCDF producono
significative variazioni del suo valore.
Al fine di determinare se unassegnata modulazione sia o meno efficiente in potenza e
necessario determinare come varia il contrasto di energia al variare di M per unassegnata
probabilita di errore sul bit. Si consideri, ad esempio, la modulazione M-PAM per la quale,
se si ricorre alla codifica di Gray, si ha
*! +
M 1 6 log2 M
Pb (e) = 2 Q ,
M log2 M M2 1

nella quale si e posto


Eb
, .
N0
Per calcolare i valori 2 e 1 necessari per ottenere la stessa probabilia di errore in corri-
spondenza di M2 = 2M1 ed M1 1, e possibile tener conto del fatto che il fattore che
moltiplica la Q nella precedente formula non varia significativamente passando da M1 ad
M2 , mentre piccole variazioni dellargomento della funzione Q possono produrre variazioni
significative del suo valore. Quindi, uguagliando gli argomenti della funzione Q nei due
casi si ottiene approssimativamente lo stesso valore della probabilita di errore sul bit, cioe
log2 M1 log M2
2
1 = 22 2
M1 1 M2 1
84 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

2
10

Upper bound su Q(x)


0
10

2
10
(1/2) exp(x2/2)

Q(x)
Lower bound su Q(x)
Q(x)

4
10

6
10

8
10

10
10
0 1 2 3 4 5 6
x

Figura 4.14: Grafico della Q(x) e della sua approssimazione.

ovvero
2 log2 M1 M22 1 log2 M1 4M12 1
= = 4.
1 log2 M2 M12 1 1 + log2 M1 M12 1

Quindi, almeno asintoticamente, e necessario aumentare il contrasto di energia di 6 dB


per mantenere costante la probabilita di errore sul bit quando si raddoppia M (M 1).
E questo il prezzo da pagare per laumento dellefficienza di banda che contraddistingue la
modulazione M-PAM. Analoghe considerazioni valgono con riferimento alle modulazioni
M-PSK e M-QAM. Tuttavia, con la modulazione M-QAM, caratterizzata da una migliore
distribuzione nel piano dei punti rappresentativi dei segnali trasmessi ovvero di un valore
piu grande della distanza minima tra punti di segnale a parita di energia media, e possibile
realizzare un risparmio in potenza, rispetto alla modulazione di tipo M-PSK, che diventa
tanto piu significativo quanto maggiore e il valore di M. Per quantificare tale risparmio
e necessario calcolare i valori del contrasto di energia per le due modulazioni a parita di
probabilita di errore sul bit. A tal fine e necessario evidenziare che per una modulazione
QAM
1
! "# 3 log M Eb
$
2
PM (e) 4 1 Q
M M 1 N0

sia per valori di h = log2 M pari che dispari. Procedendo come per la modulazione M-
PAM, ovvero uguagliando largomento della Q che compare nella formula della probabilita
di errore della modulazione QAM e quello nel maggiorante della probabilita di errore della
modulazione M-PSK si ottiene

3 log2 M
2 log2 MPSK sin2 = .
M M 1 QAM
4.5. Formati di modulazione: analisi delle prestazioni 85

M 10 log10 R
8 1.65
16 4.20
32 7.02
64 9.95

Tabella 4.7: Vantaggio in termini di contrasto di energia del M-QAM rispetto al M-PSK.

Con facili passaggi si ottiene

PSK 3/(M 1)
R, = .
QAM 2 sin2
M

I valori di R calcolati utilizzando la formula precedente sono riportati in Tabella 4.7. La


tabella evidenzia che, per M > 4, R assume valori maggiori di 1 e, almeno asintoticamente,
ad ogni raddoppio di M corrisponde un risparmio aggiuntivo in termini di potenza del
QAM rispetto al PSK di 3 dB. In particolare, dalla tabella emerge un guadagno del QAM
rispetto al PSK di 9.95 dB per M = 64.
La formula riportata in Tabella 4.6 non fornisce alcuna indicazione esplicita sul compor-
tamento della modulazione FSK ortogonale (o PPM) al variare di M. E tuttavia possibile
dimostrare che la modulazione FSK e efficiente in potenza, con cio intendendo che essa puo
fornire la stessa probabilita di errore sul bit con valori decrescenti del contrasto di energia
al crescere di M. Inoltre, se Eb/N0 1.6 dB, Pb (e) tende a zero al divergere di M.
Per questo motivo, si puo pensare di utilizzare la modulazione FSK con M 1 quando
la risorsa pregiata e rappresentata dalla potenza (sistemi limitati in potenza), mentre si
utilizzera la modulazione QAM (o quella PSK caratterizzata da un inviluppo reale4 del
segnale modulato costante, quando la risorsa pregiata e rappresentata dalla banda (siste-
mi limitati in banda). In realta il ricorso alla modulazione FSK, per valori grandi di M,
richiede di pagare un prezzo molto alto in termini di occupazione in banda che puo essere
evitato ricorrendo alla codifica di canale.

Probabilita derrore nel caso di modulazioni binarie (M = 2) j

Il caso di modulazioni numeriche binarie (cioe quelle che si ottengono per M = 2) e di


particolare interesse per le applicazioni ed anche perche e matematicamente molto semplice
da trattare. Lo scopo di questo paragrafo e di calcolare la probabilita derrore PM (e) che
in questo caso (M = 2) coincide con la Pb (e), ovvero la probabilita derrore sul bit. Il
ricevitore ottimo e quello riportato in figura 4.15 che, come si puo verificare facilmente, e
un caso particolare di quello riportato in figura 4.7.

4
Si ricorda che linviluppo reale di un segnale e pari al modulo dellinviluppo complesso.
86 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

Per calcolare la Pb (e) si ricorre innanzitutto al teorema della probabilita totale


Pb (e) = P (m(k) 6= m(k))

= P (m(k) = 0|m(k) = 1) P (m(k) = 1)

+ P (m(k) = 1|m(k) = 0) P (m(k) = 0) . (4.48)

Per le ipotesi fatte sulla sequenza di bit m(k), si ha che le probabilita a priori hanno i
seguenti valori P (m(k) = 1) = P (m(k) = 0) = 1/2, quindi la (4.48) diviene
1
1

Pb (e) = P (m(k) = 0|m(k) = 1) + P (m(k) = 1|m(k) = 0) .
2 2
(4.49)


Si comincia ora con il calcolo della P (m(k) = 0|m(k) = 1). Per semplificare la notazione
si introducono di seguito le seguenti definizioni

E1 , Ec(1) , E2 , Ec(2) ,

s1 (t) , g(t, c(1) ), s2 (t) , g(t, c(2) ).


Inoltre, si assuma, senza perdita di generalita, che il bit da demodulare sia il primo (cioe
quello per k = 0) e che i segnali s1 (t) ed s2 (t) abbiano come supporto lintervallo [0, T ].
Utilizzando le precedenti definizioni e osservando la figura 4.15 si evince che


! "# T
P (m(0) = 0|m(0) = 1) =
$ "# T $ %
P E1 2R z(t)s1 (t)dt > E2 2R z(t)s2 (t)dt |m(0) = 1 . (4.50)
0 0

Si osservi ora che levento condizionante {m(0) = 1} implica z(t) = s1 (t) + n(t) per
t [0, T ] che, sostituita nella (4.50), fornisce


! "# T
P (m(0) = 0|m(0) = 1)

$ "# T
$%
= P E1 2R [s1 (t) + n(t)]s1 (t)dt > E2 2R [s1 (t) + n(t)]s2 (t)dt .
& 0
' ( 0
= P E1 2R {N1 } > E2 2 E1 E2 2R {N2 } , (4.51)

dove #T
Ni , n(t)si (t)dt, i = 1, 2
0
e
1
"# T $
, R s1 (t)s2 (t)dt .
E1 E2 0

Riordinando i termini si perviene a


! ' %

P (m(0) = 0|m(0) = 1) = P R {N2 N1 } >
E1 + E2
2
E1 E2 . (4.52)

Per terminare il calcolo occorre determinare la distribuzione della variabile aleatoria


N2 N1 . Innanzitutto si osservi che N1 ed N2 sono i campioni (allistante t = T ) dei
4.5. Formati di modulazione: analisi delle prestazioni 87

tk = kT
Filtro 
- adattato ? - 2R{} - n - M
a g(t, c(1) ) 6 I
z(t) N ck
- -
tk = kT Ec(1) I
Filtro  M
- adattato ? - 2R{} - n -
O
a g(t, c(2) ) 6

Ec(2)
Figura 4.15: Schema a blocchi del rivelatore che implementa la regola di decisione simbolo
per simbolo (4.30) specializzato al caso M = 2.

processi aleatori in uscita ai filtri adattati in figura 4.15, quando tali filtri sono alimenta-
ti dal processo aleatorio gaussiano complesso n(t). Per questa ragione, anche N1 ed N2
sono variabili aleatorie complesse e congiuntamente gaussiane; quindi, anche la variabile
differenza N2 N1 e una variabile aleatoria gaussiana complessa. Essa sara quindi com-
pletamente caratterizzata se se ne calcolano la media e la varianza. Per quanto attiene il
calcolo della media, e immediato verificare che
! " #$ T $ T
%
E N2 N1 = E n(t)s2 (t)dt n(t)s1 (t)dt
0 0
$ T $ T
= E[n(t)] s2 (t)dt E[n(t)] s1 (t)dt = 0.
0 & '( ) 0 & '( )
=0 =0

Il calcolo della varianza e invece leggermente piu articolato. Si osservi preliminarmente


che, per il caso in esame,
! " ! " ! " ! "
VAR N2 N1 = E |N2 N1 |2 = E |N2 |2 2R {N2 N1 } + E |N1 |2 .
! "
La precedente quantita puo essere agevolmente calcolata conoscendo la quantita E Ni Nj ,
i, j = 1, 2. Si ha
*$ +$ , -
! " T T
E Ni Nj =E n(t)si (t)dt n(t)sj (t)dt
0 0
$ T $ T
= E [n(t)n ( )] si (t)sj ( )dtd
0 0 & '( )
N0 (t )
$ T
+$ T
,
= N0 sj ( ) si (t)(t )dt d
0 0
& '( )
si ( )
$ T
= N0 sj ( )si ( )d.
0
88 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

Specializzando il risultato ai vari valori di i e j si ottiene


! ! "
E |N1 |2 = N0 E1 , E |N2 |2 = N0 E2 , R {N2 N1 } = N0 E1 E2 .
In definitiva ! # " $
VAR N2 N1 = N0 E1 + E2 2 E1 E2 . (4.53)
Poiche N2 N1 e una variabile aleatoria gaussiana complessa con media zero e varianza
data dalla (4.53), segue che la sua parte reale, cioe R{N2 N1 }, e una variabile aleatoria
gaussiana reale con media zero e varianza pari alla meta della varianza della controparte
complessa, in simboli
% &
N0 # " $
R{N2 N1 } N 0, E1 + E2 2 E1 E2 .
2
Per rendere la notazione piu compatta si ponga
E1 + E2 "
, E1 E2 .
2
Pertanto la probabilita (4.52) puo finalmente essere calcolata come segue
( +
1 x
2
(0)
P (m = 0|m(0) = 1) = P (R{N2 N1 } > ) = e 2N0 dx
2N0
( + )* +
1 t2
= e 2 dt = Q
/N0 2 N0
,- % &.
1 E1 + E2 "
=Q E1 E2 . (4.54)
N0 2
Dalla precedente relazione si intuisce che i ruoli si s1 (t) ed s2 (t) sono interscambiabili, per-
tanto si ha che la seconda delle probabilita presenti nella (4.49) e funzionalmente identica
alla (4.54). Si puo quindi scrivere il risultato definitivo come
,- % &.
1 E1 + E2 "
Pb (e) = Q E1 E2 . (4.55)
N0 2
E istruttivo specializzare la (4.55) ad alcuni casi particolari. Si osservi che, nel caso di
segnali equienergetici, cioe E1 = E2 , Eb , si ha
,- .
Eb
Pb (e) = Q (1 ) . (4.56)
N0
Tra le modulazioni binarie equienergetiche studiate fino a questo punto due casi importanti
sono dati da
Modulazioni Antipodali (2-PAM, 2-PSK)
In questo caso s1 (t) = s2 (t), quindi = 1 e
,- .
2E b
Pb (e) = Q . (4.57)
N0
Come verifica, si osservi che questo risultato coincide con quello riportato per lM-
PAM alla prima riga della tabella 4.6 ponendo M = 2.
4.5. Formati di modulazione: analisi delle prestazioni 89

Modulazioni Ortogonali (2-FSK, 2-PPM)


In questo caso s1 (t) ed s2 (t) sono ortogonali, quindi = 0 e
! "
Eb
Pb (e) = Q . (4.58)
N0

Confrontando le equazioni (4.57) e (4.58) si vede che le modulazioni antipodali forniscono


una probabilita derrore piu bassa a parita di contrasto di energia per bit Eb /N0 . Tale
risultato non e sorprendente e poteva facilmente essere intuito pensando che il ricevitore
ottimo opera a minima distanza e la distanza tra s1 (t) ed s2 (t) e maggiore nel caso di
modulazioni antipodali. Il grafico delle Pb (e) (4.57) e (4.58), in funzione di Eb /N0 , e
riportato in figura 4.16. Si lascia infine al lettore la verifica della seguente relazione, che
esprime in modo alternativo il risultato sancito dalla (4.55)
# $
d
Pb (e) = Q ,
2N0

dove d e la distanza tra i segnali s1 (t) ed s2 (t), definita come


%T
2
d = |s1 (t) s2 (t)|2 dt.
0

0
10

1
10

2
10
P(e)

3
10

4
10

5
10

2PAM
2FSK
6
10
0 2 4 6 8 10 12 14 16
Eb/N0 [dB]

Figura 4.16: Probabilita derrore sul bit per modulazioni binarie 2-PAM e 2-FSK.
Appendice C

Segnali Passa-Banda ed Equivalenti


Passa-Basso

C.1 Segnali deterministici


Un segnale reale deterministico reale u(t) con trasformata di Fourier U(f ) e un segnale
passa-banda se

f0 , W , con 0 < W < f0 , t.c. f R+ : |f f0 | W U(f ) = 0. (C.1)

Se, in aggiunta, e verificata la condizione f0 W , il segnale u(t) e detto a banda stretta.


La definizione di segnale passa-banda appena introdotta si estende facilmente ad un
sistema LTI, infatti, un sistema LTI con risposta impulsiva h(t) e detto essere un sistema
LTI passa-banda se la sua risposta impulsiva h(t) e un segnale passa-banda.

Esempio C.1.1. Un primo esempio di segnale passa-banda e dato dal segnale sinusoidale

u(t) = A cos(2f0 t + ), t R,

a cui corrisponde una trasformata di Fourier pari a

A j
U(f ) = e (f f0 ) + ej (f + f0 ) ;
2

in questo caso, la trasformata di Fourier del segnale e formata da due impulsi di Dirac,
ovvero due righe, e, quindi, la larghezza di banda e nulla. 

115
116 Appendice C. Segnali Passa-Banda ed Equivalenti Passa-Basso

Esempio C.1.2. Un segnale DSB-SC AM, ottenuto dalla modulazione di un segnale


deterministico m(t), rigorosamente limitato nella banda [B, B], e un secondo esempio di
segnale passa-banda se fc > B. Infatti, dallespressione del segnale nel dominio del tempo

u(t) = Ac m(t) cos(2fc t + c ), t R, (C.2)

si ricava immediatamente la sua trasformata di Fourier U(f ), cioe


Ac jc
U(f ) = e M(f fc ) + ejc M(f + fc )
2
dove M(f ) denota la trasformata di Fourier di m(t). Il segnale u(t) e quindi passa-banda
come risulta evidente ponendo f0 = fc e W = B nella definizione (C.1). 
Dato un segnale passa-banda, si definisce segnale analitico ad esso associato, e si indica
con zu (t), il segnale in uscita ad un filtro LTI con risposta in frequenza H(f ) = 21 (f ),
dove 1 (f ) e la funzione gradino unitario, sollecitato da u(t). Quindi loperazione che per-
mette di passare dal segnale passa-banda u(t) al corrispondente segnale analitico zu (t) con-
siste nelleliminare i contributi nella trasformata di Fourier di u(t) alle frequenze negative
e nel moltiplicare per due quelli alle frequenze positive, cioe

Zu (f ) , 21 (f )U(f ),

dove U(f ) e Zu (f ) denotano, rispettivamente, le Trasformate di Fourier di u(t) e zu (t).


La risposta impulsiva del filtro che permette di estrarre il segnale analitico zu (t) dal
segnale passa-banda u(t) puo essere calcolata come segue [4]
j
h(t) = F 1 {H(f )} = F 1 {21 (f )} = F 1 {1 + sgn(f )} = (t) + , (C.3)
t
dove sgn(f ) denota la funzione segno. Pertanto, lespressione del segnale analitico nel
dominio del tempo e
zu (t) = [h u](t) = u(t) + j u(t),
dove il segnale
Z
1 1 + u()
u(t) , u(t) = d,
t t
e, per definizione, la Trasformata di Hilbert del segnale u(t). Si noti che il sistema che
consente di passare dal segnale u(t) alla sua trasformata di Hilbert u(t) ha risposta in
frequenza data da
H(f ) = jsgn(f ),
e non e ne BIBO stabile ne causale.
Infine, lequazione (C.3) suggerisce che e possibile estrarre il segnale passa-banda u(t)
dal segnale analitico zu (t) tramite la relazione

u(t) = R {zu (t)} .

La precedente relazione non caratterizza il segnale analitico con cio intendendo che un
segnale che soddisfa alla precedente relazione non e necessariamente il segnale analitico
associato ad u(t). Vale, invece, il seguente risultato di facile dimostrazione.
C.1. Segnali deterministici 117

Teorema C.1.1 Sia u(t) un segnale reale e passa-banda e z(t) un segnale (a valori com-
plessi) la cui parte reale coincida con u(t) e la cui trasformata di Fourier sia identicamente
nulla per frequenze negative. Allora z(t) = zu (t), ovvero z(t) e il segnale analitico associato
ad u(t). 

Si definisce inviluppo complesso o equivalente in banda base del segnale passa-banda u(t),
e lo si denota con ue(t), il seguente segnale

ue(t) , zu (t)ej2f0 t , (C.4)

a cui corrisponde la trasformata di Fourier


(f ) = Z (f + f ) = 2 (f + f )U(f + f ).
U u 0 1 0 0

Si osservi che ue(t) e, in generale, un segnale complesso di tipo passa-basso e che la sua
trasformata di Fourier coincide con la parte positiva dello spettro di u(t) traslata dallintor-
no della frequenza f0 allintorno della frequenza zero. Combinando insieme le precedenti
relazioni e possibile ricavare il legame tra il segnale u(t) ed il suo inviluppo complesso

u(t) = R ue(t) e j2f0 t , (C.5)

ue(t) = [u(t) + j u(t)] ej2f0 t . (C.6)

Esempio C.1.1: continuazione. Il segnale analitico associato al segnale u(t) ha una


trasformata di Fourier data da

Zu (f ) = Aej (f f0 ).

Inoltre, e possibile scegliere come inviluppo complesso del segnale u(t) il segnale

ue(t) = Aej ,

la cui trasformata di Fourier e data da


(f ) , F [u
U e(t)] = Aej (f ).

Quindi il segnale analitico e linviluppo complesso di un segnale sinusoidale coincidono,


rispettivamente, con le definizioni di vettore rotante, cioe

zu (t) = Aej(2f0 t+) ,

e di fasore introdotte in Teoria dei Circuiti [5]. Dal fatto che la parte immaginaria del
segnale analitico e la trasformata di Hilbert di u(t), segue che la trasformata di Hilbert
del segnale cosinusoidale e il segnale sinusoidale, cioe

u(t) = A sin(2f0 t + ).


118 Appendice C. Segnali Passa-Banda ed Equivalenti Passa-Basso

Esempio C.1.2: continuazione. Il segnale analitico associato ad un segnale DSB-SC


AM ha la seguente trasformata di Fourier

Zu (f ) = Ac ejc M(f fc );

quindi, esso e dato da


zu (t) = Ac ejc m(t)ej2fc t .
Inoltre, ponendo f0 = fc si ottiene
) = Aejc M(f ).
U(f

Quindi, come era naturale aspettarsi, linviluppo complesso del segnale passa-banda (C.2)
e proporzionale al segnale modulante m(t). 

Poiche, come appena accennato, linviluppo complesso ue(t) e un segnale complesso,


puo essere utile rappresentarlo in termini della sua parte reale uc (t) e della sua parte
immaginaria us (t), ovvero nella forma

ue(t) , uc (t) + j us (t);

i segnali uc (t) e us (t) sono denominati, rispettivamente, componente in fase (o componente


in coseno) e componente in quadratura (o componente in seno) del segnale passa-banda;
infatti, con facili passaggi algebrici, si puo dimostrare che valgono le seguenti relazioni




u(t) = uc (t) cos(2f0 t) us (t) sin(2f0 t),




uc (t) = u(t) cos(2f0 t) + u(t) sin(2f0 t),
(C.7)






us (t) = u(t) cos(2f0 t) u(t) sin(2f0 t).

Analogamente, si puo rappresentare ue(t) in termini di modulo e fase

ue(t) = |ue(t)| ej arg(eu(t)) , vu (t)eju (t) ,

dove i segnali vu (t) e u (t) sono detti, rispettivamente inviluppo reale e fase di ue(t) e sono
definiti come segue

vu (t) , |u
e (t)| = u2c (t) + u2s (t)




us (t)
u (t) , arg(ue(t)) = arctg
uc (t)
dove larcotangente va intesa come riportato in [4]. Utilizzando la (C.5) si puo, infine,
ricavare
u(t) = vu (t) cos [2fo t + u (t)] ,
che evidenzia come un generico segnale passa-banda possa essere pensato come una sorta
di generalizzazione di un segnale sinusoidale.
C.2. Segnali aleatori 119

Esempio C.1.3. Mostrare che il segnale u(t), ottenuto a partire dal segnale modulante
m(t) deterministico, con trasformata di Fourier M(f ), attraverso la modulazione della
portante
p(t) = Ac cos(2fc t)
in SSB-SC AM e dato da
Ac
u(t) = [m(t) cos(2fc t) m(t) sin(2fc t)] ,
2
dove il segno positivo si riferisce alla LSSB mentre quello negativo alla USSB. 
Soluzione. Si veda il paragrafo 2.1.2

C.2 Segnali aleatori


La definizione di processo aleatorio a banda stretta e analoga a quella data per i segnali
deterministici a patto di sostiuire la Trasformata di Fourier del segnale con la sua PSD.
Analogamente si estendono le definizioni di segnale analitico ed inviluppo complesso di un
segnale aleatorio passa-banda e reale; ad esempio, il segnale analitico associato al segnale
aleatorio u(t) ha come realizzazioni i segnali analitici associati alle realizzazioni di u(t).
E inoltre evidente che la PSD del segnale analitico zu (t) e data da

Szu (f ) = 41 (f )Su (f ).

Inoltre, la funzione di autocorrelazione in tempo-ritardo dellinviluppo complesso ue(t) si


calcola immediatamente a partire dalla equazione (C.4), ed e data da

Reu (t, ) = E[ue(t)ue (t )] = E[zu (t)ej2f0 t zu (t )ej2f0 (t ) ]


= E[zu (t)zu (t )]ej2f0 = Rzu (t, )ej2f0 .

Quindi, lautocorrelazione media dellinviluppo complesso del segnale u(t) e data da

Reu ( ) = Rzu ( )ej2f0 ,

e, di conseguenza, la PSD di ue(t) e

Seu (f ) = Szu (f + f0 ) = 41 (f + f0 )Su (f + f0 ).

La precedente relazione, tenuto conto del fatto che u(t) e un segnale reale e, quindi, la sua
PSD e pari, consente di dimostrare con facili passaggi il seguente risultato notevole.

Teorema C.2.1 La PSD del segnale (aleatorio) passa-banda reale u(t) e data da

1
Su (f ) = [S (f f0 ) + Seu (f f0 )]
4 eu
dove Seu (f ) e la PSD del corrispondente inviluppo complesso. 
120 Appendice C. Segnali Passa-Banda ed Equivalenti Passa-Basso

Il precedente teorema puo essere utilizzato per calcolare la PSD di un segnale aleatorio
passa-banda a patto di conoscere la PSD del corrispondente inviluppo complesso. A tal
fine puo essere necessario determinare preliminarmente il segnale analitico associato ad
u(t) e, a partire da questo, linviluppo complesso. E, quindi, importante evidenziare che
per i segnali aleatori vale, con le ovvie modifiche del caso, la caratterizzazione del segnale
analitico fornita con riferimento ai segnali deterministici, ovvero il Teorema 1.1. Lesempio
che segue illustra lutilizzo di tale caratterizzazione con riferimento ai segnali aleatori.

Esempio C.2.1. Mostrare che linviluppo complesso del segnale PAM in banda-passante
+
X
u(t) = ck 2g(t kT ) cos(2fc t) (C.8)
k=

+
X
= R ck 2g(t kT )ej2fc t ,
k=

e dato da
+
X
ue(t) = ck 2g(t kT ) (C.9)
k=

se g(t) e un segnale di energia con trasformata di Fourier G(f ) rigorosamente limitata nella
banda [B, B] ed fc > B. Mostrare, inoltre, che la (C.9) e unuguaglianza approssimata
anche quando g(t) e un impulso rettangolare di durata T se fc 1/T .
Soluzione. E sufficiente dimostrare che il segnale
+
X
z(t) , ck 2g(t kT )ej2fc t ,
k=

ha una PSD nulla per f < 0. A tal fine si osservi che il segnale

j2fc t
+
X
x(t) = z(t)e = ck 2g(t kT )
k=

ha una PSD rigorosamente limitata in [B, B]; infatti, la PSD di x(t) e data da
2
Sx (f ) = Sc (f T )|G(f )|2
T
ed e quindi limitata dalla ESD (dallinglese Energy Spectral Density) del segnale g(t).
Inoltre, la funzione di autocorrelazione statistica in tempo-ritardo di z(t) e

Rz (t, ) = E[z(t)z (t )] = E[x(t)ej2fc t x (t )ej2fc (t ) ] = Rx (t, )ej2fc ;

di conseguenza, le autocorrelazioni medie di z(t) ed x(t) sono legate dalla relazione

Rz ( ) = Rx ( )ej2fc ,

da cui si evince che la PSD di z(t) e data da

Sz (f ) = Sx (f fc )
C.2. Segnali aleatori 121

e risulta evidentemente nulla per f < 0 se fc > B. Ovviamente tale conclusione continua
a valere in modo approssimato se g(t) non e rigorosamente limitato nella banda [B, B],
ma e un impulso rettangolare di durata T ed fc 1/T . 
Se si considera un processo aleatorio passa-banda n(t) almeno SSL e facile dimostrare
che sia il segnale analitico zn (t) che linviluppo complesso n e (t) ad esso associati sono
almeno SSL. Infatti, il segnale analitico e luscita di un filtro LTI sollecitato da un segnale
almeno SSL. Per quanto riguarda linviluppo complesso la dimostrazione necessiterebbe di
calcolare la funzione di autocorrelazione statistica in tempo-ritardo di n e (t) in termini di
quella del corrispondente segnale analitico zn (t), ma su questo non ci si sofferma. Inoltre,
se n(t) e a media nulla anche i processi derivati ne (t), zn (t), nc (t), ns (t) hanno media nulla.
Vale, inoltre, il seguente teorema per la cui dimostrazione si rimanda a [2].

Teorema C.2.2 Sia n(t) un processo aleatorio passa-banda almeno SSL e con media nul-
la. La componente in fase nc (t) e la componente in quadratura ns (t) sono congiuntamente
SSL; inoltre
nc (t) ed ns (t) hanno la stessa funzione di autocorrelazione media, cioe

Rnc ( ) = Rns ( );

la funzione di mutua correlazione tra nc (t) e ns (t) e quella tra ns (t) e nc (t) sono
luna lopposta dellaltra
Rnc ns ( ) = Rns nc ( );

la funzione di autocorrelazione dellinviluppo complesso n


e (t) e data da

Ren ( ) = 2 [Rnc ( ) + jRns nc ( )] .

Inoltre, Rns nc ( ) = 0 (come e facile verificare tenuto conto del fatto che la potenza del-
linvilupo complesso deve essere reale) e, quindi, la potenza di n e (t) e pari a due volte la
potenza della componente in fase (quadratura), ovvero a due volte quella di n(t), cioe

e (t)|2 ] = 2E[nc (t)2 ] = 2E[ns (t)2 ] = 2E[n(t)2 ].


E[|n

Infine, se la PSD di n(t) e simmetrica intorno a f0 , cioe

Sn (f + f0 ) = Sn (f + f0 ), |f | f0 ,

lautocorrelazione di n e (t) e una funzione reale; di conseguenza, nc (t) e ns (t) sono incoe-
renti, ovvero Rnc ns ( ) = 0, , e, quindi, vale la seguente relazione di additivita tra le
PSD di n e (t), nc (t) ed ns (t)

Sen (f ) = 2Snc (f ) = 2Snc (f ).

E anche evidente che se n(t) e un processo aleatorio gaussiano, n e (t), zn (t), nc (t) ed
ns (t) sono processi gaussiani. In particolare, nc (t) ed ns (t) sono congiuntamente gaussiani.
122 Appendice C. Segnali Passa-Banda ed Equivalenti Passa-Basso

Esempio C.2.2. Utilizzando il precedente teorema determinare le espressioni delle PSD


e (t) nellipotesi che n(t) sia rumore bianco nella banda [fc W , fc +
di nc (t), ns (t) e n
W ] [fc W , fc + W ] ovvero ottenuto dal filtraggio di un rumore gaussiano bianco con

PSD di livello pari a N0 /2 attraverso un filtro rettangolare con risposta in frequenza



f + fc f fc
H(f ) = + .
2W 2W
Bibliografia

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International Inc., 1994.

[2] S. Benedetto, E. Biglieri e V. Castellani: Teoria della Trasmissione Numerica,


Gruppo Editoriale Jackson, 1990.

[3] A. B. Carlson: Communication Systems, Terza Edizione, McGraw-Hill, 1986.

[4] G. Ricci, M. E. Valcher: Segnali e Sistemi, Libreria Progetto, Padova 2002.

[5] G. Someda, Elettrotecnica Generale, Patron Bologna.

[6] J. M. Wozencraft, I. M. Jacobs, Principles of Communication Engineering, J. Wiley


& Sons, 1968.

[7] U. Mengali, M. Morelli, Trasmissione Numerica, McGraw-Hill, 2001.

[8] A. Papoulis, Probability, Random Variables, and Stochastic Processes, Terza


Edizione, McGraw-Hill.

[9] G. L. Stuber, Principles of Mobile Communications, Seconda Edizione, Kluwer


Academic Publishers, 2001.

123
4.6. Modulazioni Spread Spectrum (SS) 91

4.6 Modulazioni Spread Spectrum (SS)


Lidea alla base del formato di modulazione spread spectrum e la conversione di un segnale
lentamente variabile in un segnale rapidamente variabile cos che ne risulti un allargamen-
to della banda, da cui il nome spread spectrum, cioe spettro diffuso o allargato. Questo
schema e stato introdotto durante gli anni 60 per applicazioni militari al fine di ottenere
un segnale con bassa probabilita di intercettazione (LPI, Low Probability of Intercept). In-
fatti, SS ha uno spettro con banda larga e bassi valori di picco, e risulta quindi difficilmente
distinguibile dal rumore di fondo.

4.6.1 Concetti Preliminari


Esistono varie procedure per allargare lo spettro di un segnale come, ad esempio, la cosid-
detta tecnica Direct Sequence (DS) oppure quella denominata Frequency Hopping (FH);
in queste dispense si prendera in esame solo la prima delle due, ovvero la DS. In questo
caso la trattazione della modulazione Direct Sequence Spread Spectrum DS/SS diventa
particolarmente semplice. Infatti, essa puo essere condotta a partire dalle modulazioni nu-
meriche lineari (M-PAM, M-PSK ed M-QAM), ovvero quelle modulazioni il cui inviluppo
complesso assume la forma

K1
X
ue(t) = 2 ck g(t kT ). (4.59)
k=0

Per fissare le idee, nel seguito si considerera il caso di una modulazione 2-PAM, cioe il caso
in cui i bit m(k) della sorgente siano mappati sullalfabeto binario {+d/2, d/2}. La mo-
dulazione DS/SS e ottenuta utilizzando per limpulso g(t) un segnale specifico denominato
signature waveform (o anche segnale di spreading) che puo essere scritto come segue

1 NX1
g(t) = sj (t jTc ), (4.60)
N j=0

dove

N e detto processing gain (o anche fattore di spreading) del sistema e modellizza


lallargamento dello spettro del segnale modulato: il caso limite N = 1 corrisponde
ad un segnale 2-PAM tradizionale;

Tc e detto intervallo di chip ed e legato allintervallo di bit Tb tramite la relazione


Tb = NTc ;

(t) e una forma donda ad energia unitaria a supporto [0, Tc ]; tale ipotesi sul suppor-
to di (t) non e strettamente necessaria, ma consente di semplificare la trattazione
successiva; in alternativa si puo ipotizzare che (t) verifichi il teorema di Nyquist;
92 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

la sequenza [s0 , . . . , sN 1 ], con sj {+1, 1}, j = 0 . . . , N 1, e detta codice di


spreading ed e solitamente una sequenza pseudo casuale.5 Si osservi inoltre che il
codice di spreading non cambia da un intervallo di bit al successivo. Tuttavia, e
possibile anche cambiare il codice di spreading ad ogni intervallo di bit selezionando
ogni volta una sottoparte di lunghezza N da un codice di lunghezza molto maggiore
di N. Nel primo caso si parlera di codici brevi mentre nel secondo di codici lunghi.
Nel seguito si fara lipotesi di utilizzare codici brevi.

Sostituendo la (4.60) nella (4.59) si ottiene lespressione finale dellinviluppo complesso


del segnale DS/SS
K1 N 1
2 X X
ue(t) = ck sj (t kTb jTc ). (4.61)
N k=0 j=0
Se si utilizzano forme donda rettangolari (come nellesempio di figura 4.17), il segnale
originario della (4.59) ha una banda W che puo essere approssimata come W 1/Tb .
Daltra parte, il segnale DS/SS della (4.61) ha una banda approssimativamente pari a W
1/Tc . Dovrebbe quindi essere evidente come il fattore di spreading N regola lespansione
di banda del segnale trasmesso.

Figura 4.17: Esempio di forme donda nella modulazione DS/SS.

E immediato verificare che il segnale ricevuto sul canale AWGN a valle della demodu-
lazione puo essere scritto come

1 K1
X N
X 1
z(t) = ck sj (t kTb jTc ) + n(t), (4.62)
N k=0 j=0
5
Le sequenze pseudo casuali sono sequenze deterministiche generate secondo apportuni algoritmi, con
lo scopo di farle apparire casuali. Esse sono anche dette sequenze pseudo noise per via del fatto che
loperazione di spreading di un segnale a banda stretta tramite una sequenza (o codice) pseudo casuale
determina un segnale modulato simile ad un rumore.
4.6. Modulazioni Spread Spectrum (SS) 93

kTb + nTc
z(t) Filtro  zn (k)
- adattato ? -
a (t)

Figura 4.18: Schema a blocchi della prima parte del ricevitore per segnali DS/SS.

Il ricevitore ottimo per il il segnale (4.62) e ovviamente quello per il 2-PAM (figura 4.3.2)
ed implementa quindi la seguente regola di decisione
d2

cbk = arg min 2R {cek v(kTb )} , (4.63)
e
ck C 4
dove si osservi che |cek |2 = d2 /4 e T = Tb , poiche si sta analizzando il caso di un 2-PAM.
Trascurando alcuni termini irrilevanti per la regola di decisione, la (4.63) diviene

cbk = arg max {R {cek v(kTb )}} . (4.64)


e
ck C

Al fine di ottenere un ricevitore che porti in conto esplicitamente la struttura del segnale
DS/SS, e utile riscrivere il campione in uscita al filtro adattato a g(t) come segue
Z (k+1)Tb
v(kTb ) = z(t)g(t kTb )dt
kTb
Z (k+1)Tb 1 NX1
= z(t) sj (t jtc kTb )dt
kTb N j=0
Z (k+1)Tb
1 NX1
= sj z(t)(t jtc kTb )dt
N j=0 kTb
Z kTb +(j+1)Tc
1 NX1
= sj z(t)(t jtc kTb )dt, (4.65)
N j=0 kTb +jTc

dove si e sfruttato il fatto che (t) ha supporto [0, Tc ]. Ossevando lanalogia fra le equazioni
(4.30) e (4.65) si puo interpretare il termine
Z kTb +(n+1)Tc
zn (k) = z(t)(t ntc kTb )dt, n = 0, . . . , N 1,
kTb +nTc

come il campione (allistante t = kT b + nTc ) del segnale in uscita ad un filtro adattato


a (t) alimentato con il segnale ricevuto z(t); uno schema a blocchi e riportato in figura
4.18.
La regola di decisione puo essere quindi riscritta come

1 NX
1
cbk = arg max R cek sj zj (k) . (4.66)
e
ck C N j=0
94 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

La sommatoria presente allinterno della precedente regola di decisione e interpretabile


come il prodotto scalare tra il vettore N dimensionale rappresentativo del segnale ricevuto
nel k-esimo intervallo di segnalazione

z0 (k)
..
z(k) =
. ,
k = 0, . . . , K 1,
zN 1 (k)

e il vettore N dimensionale rappresentativo del codice di spreading



s0
1 ..
s= . .

N
sN 1

In simboli, si puo scrivere



cbk = arg max R cek sH z(k) , k = 0, . . . , K 1, (4.67)
e
ck C

dove lapice H indica le operazioni di trasposizione e coniugazione complessa. Si osservi


che, poiche si e ipotizzato che il codice di spreadig fosse reale, loperazione di coniugazione
non ha effetto. Tuttavia essa e in generale necessaria affinche il termine sH z(k) sia un
prodotto scalare.

Si lascia al lettore lestensione al caso di modulazioni numeriche lineari generali (M-


PAM, M-PSK, M-QAM).

4.6.2 Accesso multiplo basato sulla tecnica DS/SS


La modulazione DS/SS puo essere utilizzata per costruire una tecnica di accesso multiplo
innovativa rispetto alle tradizionali tecniche a divisione di tempo e/o frequenza. Per capire
bene questa applicazione si fara riferimento ad un sistema di comunicazione radiomobile.
Lobiettivo di un sistema di comunicazione radiomobile e quello di fornire la capacita di
connettere utenti in movimento. Al fine di aumentare lefficienza nellutilizzo delle risorse,
il territorio in cui e fornito il servizio e normalmente diviso in aree piu piccole denominate
celle (da cui il termine di sistema cellulare), ognuna delle quali e equipaggiata con una
stazione radio base (posizionata di solito in un posto alto come un grande palazzo, una
collina o una torre). Tali stazioni base sono responsabili della comunicazione con gli utenti
mobili. Il collegamento radio dalla stazione base agli utenti mobili e denominato downlink
mentre il collegamento inverso dagli utenti mobili alla stazione base e detto uplink. E
evidente che il downlink e intrinsecamente un sistema di comunicazione sincrono, nel
senso che i segnali relativi ai vari utenti in cella sono trasmessi dalla stessa stazione base.
Il sistema di comunicazione in uplink, al contrario, non e sincrono, nel senso che i vari
utenti trasmettono indipendentemente uno dallaltro. Nel seguito si trattera solo il caso
del downlink, lasciando a corsi successivi la trattazione del caso asincrono.
Lidea di base per consentire a piu utenti di condividere lo stesso canale (in tempo e in
frequenza) risiede nel fatto di assegnare ad ogni utente uno specifico codice di spreading.
4.6. Modulazioni Spread Spectrum (SS) 95

Se i vari codici di spreading sono ben progettati e possibile estrarre linformazione di


interesse annullando linterferenza degli altri utenti.
Si consiferi un sistema di comunicazione in downlink nel quale la stazione base tra-
smette il segnale ad L utenti. Nellipotesi di modulazione 2-PAM, linviluppo complesso
del segnale trasmesso puo essere scritto come
L
X
ue(t) = x (t),
=1

dove x (t) e il segnale relativo allutente -esimo, = 1, . . . , L,


K1
X ()
x (t) = 2 ck g (t kTb ).
k=0

Le signature dei vari utenti sono state denotate con g (t), l = , . . . , L, e sono date da

1 NX1
()
g (t) = sj (t jTc ),
N j=0
() ()
dove la sequenza s0 , . . . , sN 1 denota il codice di spreadig dell-esimo utente. Combinan-
do insieme le precedenti equazioni si ottiene linviluppo complesso del segnale trasmesso
dalla stazione base
L K1
2 X X () NX 1
()
ue(t) = ck sj (t kTb jTc ).
N =1 k=0 j=0

A valle della trasmissione, linviluppo complesso del segnale ricevuto da ogni utente e dato
da
L K1
X () NX1
1 X ()
z(t) = ck sj (t kTb jTc ) + n(t).
N =1 k=0 j=0

Si supponga adesso che lutente numero 1 (cioe quello per = 1) voglia decodificare il suo
flusso informativo ricorrrendo alla regola di decisione (4.66). Per capire quanto accadra e
utile calcolare il termine zj (k)
Z kTb +(j+1)Tc
zj (k) = z(t)(t kTb jTc )dt
kTb +jTc
Z " L K1
#
kTb +(j+1)Tc 1 X X () NX1
()
= ch si (t hTb iTc ) + n(t) (t kTb jTc )dt
kTb +jTc N =1 h=0 i=0
L K1
X () NX1 Z kTb +(j+1)Tc
1 X ()
= ch si (t hTb iT c)(t kTb jTc )dt + Rumore.
N =1 k=0 i=0 kTb +jTc

Ricordando lipotesi che gli impulsi (t) hanno supporto [0, Tc ], si ha che le funzioni
integrande sono nulle tranne nel caso h = k e i = j, nel qual caso il risultato dellintegrale
e pari ad 1; pertanto zj (k) vale
L
1 X () ()
zj (k) = ck sj + Rumore. (4.68)
N =1
96 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

Sostituendo la (4.68) nellargomento della (4.66) (adattata allutente 1) si ottiene


N
X N
X L
(1) 1 X () ()
1 1
(1)
sj zj (k) = sj ck sj + Rumore
j=0 j=0 N =1
L N 1
1 X () X (1) ()
= ck sj sj + Rumore. (4.69)
N =1 j=0

Si osservi ora che i termini


N
X 1
(1) ()
sj sj , = 1, . . . , L,
j=0

sono i prodotti scalari fra il codice di spreading dellutente 1 e i codici di spreading dei
vari utenti attivi. Nellipotesi L N e possibile costruire L codici ortogonali fra loro e
quindi ottenere
NX1
(1) () N =1
sj sj =
j=0
0 6= 1
Sostituendo tale risultato nella (4.69) si ottiene
N
X 1
(1)
(1)
sj zj (k) = N ck + Rumore,
j=0

che evidenza come sia sparito ogni contributo relativo agli altri utenti ( = 2, . . . , L).
Si e quindi mostrato come, almeno nel caso semplice di sistema sincrono e canale
AWGN, sia possibile multiplare e demultiplare i vari utenti ricorrendo alla modulazio-
ne DS/SS e assegnando ad essi codici di spreading ortogonali. Nel caso di trasmissioni
asincrone lortogonalita dei codici di spreading puo risultare alterata e quindi una certa
interferenza residua dovuta algi altri utenti e presente. Tale interferenza e detta MAI (dal-
linglese Multiple Access Interference). Si puo far vedere che i livelli di MAI possono essere
mantenuti bassi anche nel caso di canali asincroni e/o in assenza di ortogonalita ricorrendo
a famiglie di codici di spreading opportunamente progettate, tuttavia tale argomento esula
dagli scopi della presente dispensa.
4.7. Modulazione OFDM 97

4.7 Modulazione OFDM


La modulazione OFDM (dallinglese Orthogonal Frequency Division Multiplexing) e una
tecnica per trasmettere dati in parallelo utilizzando un certo numero di portanti ortogonali
fra loro (tipicamente un numero molto elevato, da qualche centinaio a qualche migliaio).
Questa tecnica consente di suddividere una trasmissione a bit-rate elevato in tanti flussi
paralleli ed ortogonali a bit-rate molto piu basso. In questo modo e possibile contrastare
efficacemente gli effetti deleteri che possono verificarsi su canali affetti da propagazione
per cammini multipli.
Per fissare le idee, si consideri la trasmissione ti una sequenza di K simboli c0 , . . . , cK1 ,
presi in accordo ad una qualsiasi modulazione lineare (ad esempio, un M-QAM). Linvi-
luppo complesso del segnale OFDM puo essere scritto come segue
s
2 K1
X
ue(t) = ck ej2fk t 0 6 t 6 Ts (4.70)
Ts k=0
dove Ts = KT = hKTb e le frequenze fk sono definite tramite
1 K1

fk = k k = 0, . . . , K 1. (4.71)
Ts 2
Si osservi che le frequenze portanti estreme sono date da
1 K 1 1 K1
f0 = fK1 =
Ts 2 Ts 2
mentre la separazione fra due generiche portanti (fk fk1 ) e pari a 1/Ts , pertanto esse
sono ortogonali, come gia anticipato.
Al fine di implementare il trasmettitore OFDM e possibile partire da una versione
campionata (con passo T ) dellinviluppo complesso ue(t)
s
2 K1
X
ue(nT ) = ck ej2fk nT , n = 0, . . . , K 1. (4.72)
Ts k=0
Utilizzando la relazione (4.71) per fk e trascurando il termine costante (K 1)/2T (che
puo sempre essere inglobato nella portante a radiofrequenza) si ha
s
2 K1
X k
ue(nT ) = ck ej2 Ts nT , n = 0, . . . , K 1. (4.73)
Ts k=0
Ricordando anche he Ts = KT si ottiene
s
K1
X
2 kn
ue(nT ) = ck ej2 K , n = 0, . . . , K 1, (4.74)
Ts k=0
| {z }
IDFT della sequenza ck

dove si e evidenziato che la sequenza dei campioni di ue(t) puo essere ottenuta tramite la
IDFF (Inverse Discrete Fourier Transform) della sequenza di simboli ck , k = 0, . . . , K 1.
Cio suggerisce una implementazione efficiente del modulatore OFDM tramite algoritmi
FFT (Fast Fourier Transform). Uno schema a blocchi esemplificativo e riportato in figura
4.19. Dal lato ricezione, ovviamente, si effettuano le operazioni inverse, come mostrato
dallo schema a blocchi di figura 4.20
98 Capitolo 4. Principi di Modulazione Numerica

c0 - ue(0T ) -
c1 - ue(1T ) -
ck Convertitore IFFT Convertitore u
e(kT ) ue(t)
- Serie/ e prodotto Parallelo/ -
DAC -
.. ..
.

Parallelo per 2/Ts . Serie

cK1 ue((K 1)T )


- -

Figura 4.19: Schema a blocchi del trasmettitore OFDM.

z(0T ) - cb0 -
z(1T ) - cb1 -
z(t) z(kT ) Convertitore Convertitore cbk
- Parallelo/ Parallelo/
-
ADC .. FFT ..
-
Serie . . Serie

z((K 1)T ) cbK1


- -

Figura 4.20: Schema a blocchi del Ricevitore OFDM.

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