Lettera sulla base etica nella Costituzione Italiana
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Lettera sulla base etica nella Costituzione Italiana - Piero Carletti
PREMESSA
Siamo la prima generazione nella storia dell’umanità che ha conosciuto nel mondo solo libertà e benessere. Questo ci hanno lasciato i nostri padri.
Ora vediamo sfumare gradualmente e l’una e l’altro.
Ci troviamo immersi in una condizione che scivola velocemente e ci arretra a epoche e luoghi lontani dalla nostra civiltà.
Il grave sfaldamento sociale/economico/morale mondiale, che la pandemia del 2019 ha solo accentuato, è iniziato da vari decenni, e sembra non arrestarsi, ma anzi come una valanga accresce di velocità.
Già solo ad esaminare i settori citati nei principi fondamentali della Costituzione si osserva come essi sembrano dimenticati.
Ad esempio, il declino della nostra civiltà si esprime tra l’altro nell’astensionismo crescente, la mancata espressione del voto nelle elezioni politiche nazionali, e la progressiva perdita di sovranità popolare.
L’economia registra un impoverimento generale con l’aumento della disoccupazione, l’incremento dei prezzi dei beni fondamentali, il controllo straniero delle imprese, la concentrazione finanziaria.
La società assiste impotente alla disgregazione delle famiglie, alla grave denatalità, alle violenze sui bambini, dall’aborto agli abusi, alla manipolazione dei giovani, alla restrizione delle libertà riconosciute, all’impoverimento culturale e scientifico, alla perdita della identità sociale e nazionale, all’indebolimento della chiesa, che nella visione divulgata viene desacralizzata e ridotta a organizzazione sociale, alla frammentazione internazionale e ai concreti rischi di guerra in Europa.
Questa situazione rimanda ad un’accesa similitudine tra l’Italia e l’Europa del terzo secolo d.C., quella della dissoluzione dell’Impero romano.
A quell’epoca infatti la classe politica era assorbita dal lusso e da una vita che la estraniava dalla società, che non riusciva più a governare. Il popolo non nutriva fiducia nelle istituzioni, sulle quali si accresceva l’influenza delle lobby esterne. L’economia subì per questo un progressivo declino, accentuato dall’alta tassazione, e si diffusero le epidemie. La disgregazione sociale aumentò anche a causa della crescente incontrollabile immigrazione.
Una situazione simile la ritroviamo anche nell’Italia a cavallo della seconda guerra mondiale.
Allora l’economia era sfaldata. Scarsa produzione dei beni e inflazione avevano ridotto in ginocchio la popolazione. La condizione morale della Nazione era prostrata. Il vuoto di valori e di ideali aveva condotto ad un accrescimento dei casi di violenza privata, tra cui omicidi e suicidi. La vita umana era deprezzata, e si ricercava una qualche ideologia nella quale identificarsi.
Qui non ci soffermiamo ad approfondire le radici della crisi attuale. Vogliamo piuttosto vedere come ne sono venute fuori quelle due civiltà: l’Europa distrutta del quarto secolo e l’Italia dei nostri nonni. Perché loro non sapevano come sarebbe andata a finire, ma noi sì. Se riusciamo a individuare la chiave del loro successo, basta replicarla.
LE RISPOSTE DEL PASSATO
L'attuale società somiglia al decadente Impero romano e all’Italia degli anni ‘40, perché come loro ha abbandonato le virtù morali oggettive e gli obblighi sociali, e persegue un relativismo soggettivo, demolendo fede e famiglia, che sono i fondamenti dell’umanità.
San Benedetto ha generato l’Europa sulle ceneri dell’Impero romano frantumato, perché coltivava e applicava la legge morale che è la radice della vita dell’uomo. Poi l’Europa cristiana darà vita allo sviluppo rinascimentale, e poi questo sviluppo lo estese in tutto il mondo.
San Benedetto nacque nel 480 d.C. Dopo il fecondo periodo da eremita in una grotta di Subiaco dove ora è incastonato il Monastero, creò e diffuse le comunità monastiche in Europa, donandogli una Regola, caratterizzata da un taglio pratico, utile anche per le famiglie.
Proprio i monasteri da lui fondati vennero circondati dalle famiglie. Si svilupparono così le città-stato, che erano centri di vita economica e culturale.
Lì si insegnava a leggere e veniva valorizzato il lavoro, considerato come mezzo di elevazione dello spirito e perciò imposto a tutti come un dovere, che portò ad una ripresa della bonifica del suolo e del lavoro dei campi in tempi in cui gran parte dell'Europa occidentale era incolta e spopolata. Si sviluppò l'artigianato.
I centri di vita cristiana furono anche strumento della conversione dei popoli barbarici.
Vediamo ora cosa accadde nell’Italia del dopoguerra. L’ambiente storico era caratterizzato da una lotta fratricida, con le libertà e i beni fondamentali negati.
Eppure nel giro di soli tre anni, nel 1948 la produzione industriale ritornò ai livelli antecedenti alla guerra.
Come è stata possibile in breve tempo la ricostruzione economica ma anche sociale e politica di questo Paese distrutto?
Certamente fu determinante il piano Marshall americano, che iniettò aiuti economici e finanziari per importi inauditi.
Certamente furono fondamentali gli accordi di pace che vennero firmati, e che assicurarono l’Italia nella sfera