z + z̄ = 2 Re z , z − z̄ = 2i Im z ,
Denoteremo uno qualsiasi di tali numeri con arg z. Potremo allora scrivere,
per ogni z ∈ C, la forma trigonometrica del numero complesso z
e quindi
√ arg ω + 2kπ arg ω + 2kπ
(0.1.1) n
ω = | ω| 1/n
cos + i sen , k ∈ Z.
n n
analoghe proprietà nel caso reale. D’altra parte tutte le proprietà in cui si
fa uso dell’ordinamento non potranno essere estese alle funzioni complesse.
La struttura di spazio metrico di cui è munito R2 si trasporta immediata-
mente in C. Sia z0 ∈ C e sia δ > 0. L’insieme
Bδ (z0 ) = {z ∈ C : |z − z0 | < δ}
si chiamerà – come nel caso dello spazio euclideo in due dimensioni – intorno
(o disco) di centro z0 e raggio δ. Ci sarà poi utile nel seguito considerare
l’insieme
Bδ∗ (z0 ) = {z ∈ C : 0 < |z − z0 | < δ}
che chiameremo intorno bucato (o disco bucato) di centro z0 e raggio δ.
Sia I ⊆ C e sia z0 ∈ I . Diciamo che il punto z0 è interno ad I se esiste
un disco Bδ (z0 ) ⊂ I . L’insieme dei punti interni ad I sarà denotato con il
◦ ◦
simbolo I . Se I ≡ I l’insieme I si dirà aperto.
Diremo, poi, che un insieme è chiuso se è il complementare di un insieme
aperto. Le varie definizioni insiemistiche (punto di accumulazione, derivato
di un insieme, frontiera di un insieme, etc.) sono identiche a quelle che si
conoscono nel caso dello spazio euclideo R2 .
Consideriamo una funzione f (z) definita in I ⊆ C a valori complessi.
Ponendo z = x + iy e f (z) = Re f (z) + i Im f (z), la funzione
f : I ⊆C→C
f : I ⊆ R2 → R2
si intende
lim | f (z)| = +∞.
z→z0
ei z − e−i z ei z + e−i z
sen z := , cos z := ;
2i 2
e z − e−z e z + e−z
senh z := , cosh z := .
2 2
Le funzioni iperboliche possono essere espresse mediante le funzioni
trigonometriche in maniera ovvia. Si ha, infatti,
ei(i z) − e−i(i z) 1
senh z = 2
= sen(i z)
2i i
ei(i z) + e−i(i z)
cosh z = = cos(i z) .
2
6 Funzioni di variabile complessa
Per tali funzioni continuano a valere molte proprietà valide per le analoghe
funzioni reali; ad esempio si provano facilmente le formule fondamentali
sen2 z + cos2 z = 1 , cosh2 z − senh2 z = 1 ,
e, di conseguenza, tutte le altre formule basate su queste. Tuttavia è da tener
presente che non tutto ciò che è vero nel campo reale è vero nel campo
complesso; ad esempio non è vero che il modulo delle funzioni sen z e cos z
sia minore o uguale ad uno.
Determiniamo la parte reale e la parte immaginaria delle funzioni trigono-
metriche e quindi delle funzioni iperboliche. Per la formula di addizione del
seno si ha
sen(x + iy) = sen x cos(iy) + cos x sen(iy) = sen x cosh y + i cos x senh y
e
| sen z|2 = sen2 x cosh2 y + cos2 x senh2 y
elog z = z
e per β ∈ C,
β z = e z log β , z ∈C
avendo cura di fissare preventivamente una determinazione di log β.
Funzioni di variabile complessa 9
ovviamente
ω(z)
lim = 0,
z→z0 z − z0
ed anche
Re(ω(z)) Im(ω(z))
lim = lim = 0.
z→z0 |z − z0 | z→z0 |z − z0 |
e quindi
u(x , y) − u(x 0 , y0 ) − a(x − x 0 ) + b(y − y0 )
lim =0
z→z0 |z − z0 |
e cioè la funzione u(x , y) è differenziabile nel punto (x 0 , y0 ) e risulta
u x (x 0 , y0 ) = a , u y (x 0 , y0 ) = −b .
Si ha, quindi,
f (z) − f (z0 ) − u x (x 0 , y0 ) + ivx (x 0 , y0 ) (z − z0 ) = ω1 (x , y) + iω2 (x , y)
da cui
f (z) − f (z0 )
lim = u x (x 0 , y0 ) + ivx (x 0 , y0 )
z→z0 z − z0
che è la tesi.
Per verificare l’olomorfia di una funzione sarà sufficiente verificare che
∂f 1 ∂f
=
∂x i ∂y
dopo avere controllato che le derivate siano funzioni continue.
Possiamo rivedere gli esempi precedenti alla luce di questo teorema. La
funzione f (z) = z̄ non è olomorfa, perché non sono soddisfatte le condizioni
di Cauchy–Riemann, mentre la funzione f (z) = z è olomorfa perché le
soddisfa.
L’estensione delle regole di derivazione valide per la derivazione nel campo
reale non presenta alcuna difficoltà. Si avrà quindi, se f, g sono funzioni
olomorfe
D(λ f (z) + μg(z)) = λ f (z) + μg (z) λ, μ ∈ C
D( f (z)g(z)) = f (z)g(z) + f (z)g (z)
1 f (z)
D =− f (z) = 0
f (z) [ f (z)]2
Dg( f (z)) = g ( f (z)) f (z) .
A volte risulta utile esprimere le condizioni di olomorfia in coordinate
polari. Sia f (z) = u(x , y) + iv(x , y) una funzione olomorfa in un aperto
.
Poniamo z = eiθ , (, θ ) ∈
tale che il corrispondente punto z = eiθ ∈
.
Poniamo
g(, θ ) = f (eiθ ) = u( cos θ, sen θ ) + iv( cos θ, sen θ ) , (, θ ) ∈
.
Si ha allora sfruttando le condizioni di olomorfia
⎧
⎪ ∂g
⎪
⎨ = (u x + ivx ) cos θ + i(v y − iu y ) sen θ = f (eiθ )eiθ
∂
(0.3.2)
⎪
⎪ ∂g
⎩ = i i(u x + ivx ) sen θ + (v y − iu y ) cos θ = i f (eiθ )eiθ
∂θ
Funzioni di variabile complessa 13
e quindi
∂g 1 ∂g
(0.3.3) = .
∂ i ∂θ
u x + ivx = v y − iu y
∂g −iθ 1 ∂g −iθ
f (eiθ ) = e = e .
∂ i ∂θ
n−1 n
j
z j h n− j
(z + h) − z
n n
j =0
Dzn = lim = lim = nzn−1 .
h→0 h h→0 h
Si ha, allora,
b b b
f (t) dt = e −iϕ
f (t) dt = Re(e−iϕ f (t)) dt ≤
a a a
b b b
−iϕ −iϕ
≤ | Re(e f (t))| dt ≤ |e f (t)| dt = | f (t)| dt .
a a a
L’integrazione delle funzioni complesse di variabile complessa si effettua
in maniera analoga a quella delle forme differenziali lineari integrandole su
“cammini”. Precisamente,
Definizione 0.4.1. Sia f :
→ C una funzione continua e sia f (z) =
u(x , y) + iv(x , y). Siano z0 , z1 ∈
e sia γ un cammino congiungente i punti
z0 , z1 , cioè una curva generalmente regolare con sostegno contenuto in
di
equazione parametrica z = z(t) : [a, b] →
tale che z(a) = z0 , z(b) = z1 .
Poniamo,
z1 z1
(γ ) f (z) d z := (γ ) u(x , y) d x − v(x , y) d y
z0 z0
z1
+ i(γ ) v(x , y) d x + u(x , y) d y.
z0
b
= f (z(t))z (t) dt .
a
16 Funzioni di variabile complessa
z d z = ir
m m+1
ei(m+1)t dt = 0 se m = −1
γ 0 2π i se m = −1
(1 ) Con +∂ T intendiamo la frontiera del dominio regolare T percorsa nell’usuale verso positivo.
Nel caso in cui ∂ T è una circonferenza o un arco di circonferenza con +∂ T intenderemo sempre la
circonferenza percorsa in verso antiorario.
Funzioni di variabile complessa 17
Poniamo
⎧
⎨ f (z) − f (z0 )
− f (z0 ) se z ∈
\ {z0 }
ϕ0 (z) = z − z0
⎩
0 se z = z0 .
Essendo lim z→z0 ϕ0 (z) = 0, si ha definitivamente per z ∈ Tn
ε
|ϕ0 (z)| ≤ ,
λ2
18 Funzioni di variabile complessa
e quidi l’assurdo.
Sia, dunque, T = 1 ∪ 2 ∪ . . . ∪ s . Indichiamo con λ j ( j = 1, . . . , s)
il perimetro del tringolo j . Si ha
s
f (z) d z ≤ f (z) d z
+∂T j =1 +∂ j
s
= f (z j ) − z j f (z j ) d z + z f (z j ) d z
+∂j +∂ j
j =1
s
+ ϕ j (z) (z − z j ) d z = ϕ j (z) (z − z j ) d z
+∂ j +∂ j
j =1
ε 2 ε λ2
s s
< 2 λ = 2 | j | = ε .
λ j =1 j λ j =1 |T |
La (0.4.1) è dunque vera per i triangoli e quindi per i poligoni, essendo questi
ultimi decomponibili in un numero finito di triangoli a due a due privi di punti
interni comuni.
Sia T un dominio normale regolare; precisamente siano α(x ), β(x ) ∈
C 1 ([a, b]) e supponiamo in un primo momento che α(x ) < β(x ) per ogni
x ∈ [a, b]. Consideriamo il dominio regolare T definito da
(0.4.2) T = (x , y) ∈ R2 : a ≤ x ≤ b , α(x ) ≤ y ≤ β(x ) .
Ovviamente Tδ ⊂
.
Siano {gn (x )} e {h n (x )} due successioni di funzioni costanti a tratti in [a, b]
tali che
b b
(0.4.3) lim |gn (x ) − α (x )| d x = lim |h n (x ) − β (x )| d x = 0 .
n→∞ a n→∞ a
Poniamo x
αn (x ) = α(a) + gn (t) dt
a
x
βn (x ) = β(a) + h n (t) dt .
a
Funzioni di variabile complessa 19
Le diseguaglianze
x b
|α(x ) − αn (x )| ≤ |α (t) − gn (t)| dt ≤ |α (t) − gn (t)| dt
a a
x b
|β(x ) − βn (x )| ≤ |β (t) − h n (t)| dt ≤ |β (t) − h n (t)| dt
a a
provano che
lim αn (x ) = α(x ) , lim βn (x ) = β(x )
n→∞ n→∞
Proviamo che
lim f (z) d z = f (z) d z ,
n→∞ +∂Tn +∂T
βn (b) β(b)
(0.4.5) lim f (b + it) dt = f (b + it) dt
n→∞ αn (b) α(b)
20 Funzioni di variabile complessa
b
(0.4.6) lim f (t + iβn (t)) (1 + ih n (t)) dt
n→∞ a
b
= f (t + iβ(t)) (1 + β (t)) dt .
a
Proviamo la (0.4.4). Si ha
b
| f (t + iαn (t)) (1 + ign (t)) − f (t + iα(t)) (1 + α (t))| dt
a
b
≤ max | f | gn (t) − α (t) dt
Tδ a
b
+ max |1 + α (t)| f (t + iαn (t)) − f (t + iα(t)) dt
[a,b] a
δ
Tk = (x , y) ∈ R2 : a ≤ x ≤ b , α(x ) − ≤ y ≤ β(x ) .
2k
Per esso si ha
f (z) d z = 0
+∂Tk
Funzioni di variabile complessa 21
Si ha, infatti,
b δ
lim f t + iα(t) − i (1 + iα (t)) dt
k→∞ a 2k
b
= f (t + iα(t)) (1 + iα (t)) dt ,
a
β(b) β(b)
lim f (b + it) dt = f (b + it) dt ,
k→∞ α(b)−δ/(2k) α(b)
β(a) β(a)
lim f (a + it) dt = f (a + it) dt .
k→∞ α(a)−δ/(2k) α(a)
La prima conseguenza di questo teorema è data dalla seguente formula.
Teorema 0.4.2. (Prima formula di Cauchy) Sia f (z) una funzione olomorfa
nell’aperto
⊆ C. Sia T un dominio regolare contenuto in
. Allora, per
◦
ogni z ∈ T , si ha
1 f (ζ )
(0.4.7) f (z) = dζ.
2π i +∂T ζ − z
◦
Dimostrazione. Sia z ∈ T . La frontiera del dominio T è un insieme compatto
e quindi dist(z, ∂ T ) > 0. Posto T = T \ Bδ (z), 0 < δ < dist(z, ∂ T ), T è un
dominio regolare e per il Teorema di Cauchy–Goursat si ha
f (ζ )
dζ = 0
+∂T ζ − z
e cioè la (0.4.7).
Si noti che
◦
f (ζ ) 2π i f (z) per z ∈ T
dζ =
+∂T ζ −z 0 per z ∈
\ T
◦
Fissato z∗ ∈ T , consideriamo Bδ (z∗ ), con 0 < δ < dist(z∗ , ∂ T ); pertanto
◦
Bδ (z∗ ) ⊂ T . Ricordando la (0.4.7) si ha
∂ 1 f (ζ )
(0.4.10) f (z) = dζ , z ∈ Bδ (z∗ ).
∂ x 2π i +∂T ζ − (x + iy)
Osservato che, per ζ ∈ ∂ T e z ∈ Bδ (z∗ ), si ha
f (ζ )
∂ f (ζ )
∂ x ζ − (x + iy) = (ζ − z)2
1
≤ max | f | ,
T (dist(z∗ , ∂ T ) − δ)2
è allora lecito derivare sotto il segno di integrale nella (0.4.10), ottenendo la
◦
(0.4.9) in Bδ (z∗ ) e, per l’arbitrarietà di z∗ , in T .
Serviamoci adesso della (0.4.9) per provare che f ∈ C 2 (
). Sia z∗ ∈
e
R > 0 tale che B R (z∗ ) ⊂
. Sia 0 < r < R; proviamo che
∂ 1 ∂
f (z) = f (z)
∂x i ∂y
in Br (z∗ ) e quindi, per l’arbitrarietà di z∗ , in
. Per la (0.4.9) si ha
1 f (ζ )
(0.4.11) f (z) = dζ , z ∈ Br (z∗ )
2π i +∂ B(z∗ ,R) (ζ − (x + iy))2
ed essendo, per ζ ∈ ∂ B R (z∗ ) e z ∈ Br (z∗ ),
2 f (ζ )
∂ f (ζ )
∂ x (ζ − (x + iy))2 = (ζ − z)3
1
≤ 2 max | f |
B R (z∗ ) (R − r)3
∂ ∂
f (z) , f (z) ∈ C 0 (Br (z∗ ))
∂x ∂y
⊆ C e sia F (z) una primitiva di f (z). Allora tutte e sole le primitive sono
date dalle funzioni F (z) + k, al variare di k costante arbitraria.
Dimostrazione. La funzione F (z) + k, con k ∈ C, è ancora una primitiva di
f (z).
Proviamo che le funzioni F (z) + k, k ∈ C, sono le sole primitive di f (z).
Sia G(z) olomorfa in
e G (z) = f (z). Allora D[F (z) − G(z)] = 0
quindi, grad Re(F (z) − G(z)) = 0, grad Im(F (z) − G(z)) = 0. L’ipotesi di
connessione infine implica che Re(F (z) − G(z)) = cost, Im(F (z) − G(z)) =
cost.
L’olomorfia è una condizione necessaria per l’esistenza di primitive. Se
F (z) è una primitiva di f (z) in un aperto
, allora F (z) è olomorfa in
e
quindi di classe C ∞ . Ne segue che f (z) = F (z) è olomorfa in
.
Si è stabilita, quindi, la
Proposizione 0.5.1. Sia
un aperto di C e sia f :
→ C. Supponiamo che
f (z) ammetta primitive in
. Allora f (z) è olomorfa in
.
In generale l’olomorfia non è sufficiente a garantire l’esistenza di una
primitiva. Consideriamo, infatti, il seguente
Funzioni di variabile complessa 25
è un’altra primitiva di f (z) nel piano tagliato lungo il semiasse dei numeri reali
non positivi. Pertanto per il Teorema 0.5.1 si dovrebbe avere F (z) = log z + k
nel piano tagliato lungo il semiasse dei numeri reali non positivi e quindi
l’assurdo
lim log z = F (−1) − k .
z→−1
Ux d x + U y d y = ud x − vd y
ed anche
Vx d x + V y d y = vd x + ud y .
Viceversa, supponiamo vere 1) e 2). Siano U, V primitive delle forme
differenziali ud x − vd y e vd x + ud y rispettivamente. Verifichiamo che la
funzione F (z) = U + i V è una primitiva di f . Infatti le funzioni U e V sono
differenziabili perché di classe C 1 (
). Inoltre si ha
Ux = V y = u , −U y = Vx = v .
Viceversa siano vere 1) e 2). Dal fatto che le circuitazioni sono nulle nel
cerchio Bδ (z0 ), le forme differenziali ud x − vd y e vd x + ud y sono esatte e,
quindi, la funzione f (z) è dotata di primitive in Bδ (z0 ). La funzione è dunque
olomorfa in tale disco e, per l’arbitrarietà di z0 , è olomorfa in tutto
.
Osservazione 0.5.2. Sia f (z) una funzione olomorfa non nulla in un insieme
f (z)
aperto connesso
⊆ C. Si consideri la funzione, olomorfa in
,
f (z)
Funzioni di variabile complessa 27
+∞
:= sup |z − z0 | : an (z − z0 )n converga .
n=0
n+ p
n+ p
(0.6.2) bk (ck − ck−1 ) = bn+ p cn+ p − bn cn − (bk − bk−1 )ck−1 .
k=n+1 k=n+1
Funzioni di variabile complessa 29
Si ha
n+ p
n+ p−1
n+ p
bk (ck − ck−1 ) = bn+ p cn+ p − bn cn + bk ck − bk ck−1
k=n+1 k=n k=n+1
n+ p
n+ p
= bn+ p cn+ p − bn cn + bk−1 ck−1 − bk ck−1
k=n+1 k=n+1
n+ p
= bn+ p cn+ p − bn cn − (bk − bk−1 )ck−1 .
k=n+1
Poniamo
n
∞
z − z0
bn = , cn = − ak (z1 − z0 )k .
z1 − z0 k=n+1
Figura 0.6.1
|z − z0 |2 = 2 + |z − z1 |2 − 2|z − z1 | cos τ
da cui
|z − z1 | + |z − z0 | 2
= ≤ ,
− |z − z0 | 2 cos τ − |z − z1 | 2 cos ϑ − r
e, per il Teorema di Abel, la convergenza uniforme della serie (0.6.1) in
C(r, ϑ).
+∞
+∞ n
z
∞
n!z , n
, zn .
n=0 n=0
n! n=0
∞
(0.6.5) f n(k) (z) , k ∈N
n=1
converge in
alla derivata k-esima della funzione F(z);
c) per ogni k ∈ N0 la serie (0.6.5) converge uniformemente in ogni insieme
compatto contenuto in
.
32 Funzioni di variabile complessa
Dimostrazione. Sia z0 ∈
; dimostriamo che la funzione è olomorfa in z0 .
Sia Br (z0 ) il disco di cui all’ipotesi e consideriamo il disco B (z0 ), < r. Per
la prima formula di Cauchy (0.4.7) si ha
1 f n (ζ )
f n (z) = dζ , z ∈ B (z0 ) .
2π i +∂ Br (z0 ) ζ − z
Consideriamo la serie
∞
f n (ζ )
, ζ ∈ ∂ Br (z0 ) ;
n=1
ζ −z
F (ζ )
essa è converge uniformemente converge alla funzione . Si ha, allora,
ζ −z
integrando per serie
∞ ∞
1 f n (ζ )
(0.6.6) F (z) = f n (z) = dζ
n=1 n=1
2π i +∂ Br (z0 ) ζ − z
1 F (ζ )
= dζ z ∈ B (z0 ) .
2π i +∂ Br (z0 ) ζ − z
Dalla formula di rappresentazione (0.6.6) si deduce, allora, derivando sotto
segno integrale
∂ 1 ∂
F (z) = F (z) , z ∈ B (z0 )
∂x i ∂y
da cui l’olomorfia della funzione F (z) in B (z0 ) e per l’arbitrarietà di z0 in
.
Proviamo la b). Per k ∈ N, la serie di funzioni
∞
f n (ζ )
, ζ ∈ ∂ Br (z0 )
n=1
(ζ − z)k+1
F (ζ )
converge uniformemente alla funzione . Si ha, allora, ricordando la
(ζ − z)k+1
seconda formula di Cauchy (0.4.8)
∞ ∞
k! f n (ζ )
f n(k) (z) = dζ
n=1 n=1
2π i +∂ Br (z0 ) (ζ − z)k+1
k! F (ζ )
= dζ = F (k) (z) , z ∈ B (z0 )
2π i +∂ Br (z0 ) (ζ − z)k+1
Funzioni di variabile complessa 33
n
k! r
≤ max f j (ζ ) − F (ζ )
(r − )k+1 ∂ Br (z0 ) j =1
s
K ⊂ Bj (z)
j =1
e pertanto la c).
Risulta, quindi,
+∞
d
+∞
d f (z)
= an (z − z0 )n = nan (z − z0 )n−1 , |z − z0 | <
dz d z n=0 n=1
ed iterando il procedimento
+∞
(0.6.7) D k f (z) = n(n − 1) . . . (n − k + 1)an (z − z0 )n−k ,
n=k
|z − z0 | < , k ∈ N .
Dalla (0.6.7) si ha
f (k) (z0 )
(0.6.8) ak = , k ∈ N0 .
k!
34 Funzioni di variabile complessa
Per quanto visto sulle serie di potenze, f (z) è olomorfa in Bδ (z0 ) e quindi in
.
Viceversa, sia f (z) olomorfa in
e sia z0 ∈
. Sia δ = dist (z0 , ∂
)
(
⊂ C). Proviamo che, nel disco Bδ (z0 ) (C se
= C), f (z) è sviluppabile
in serie di potenze di centro z0 . Fissato z ∈ Bδ (z0 ) sia γ la circonferenza di
centro z0 e raggio con |z − z0 | < < δ. Allora, per la prima formula di
Cauchy, si ha
1 f (ζ )
(0.7.1) f (z) = dζ .
2π i +γ ζ − z
Essendo, per ζ ∈ γ , |z − z0 | < |ζ − z0 | si ha
1 1 1 1
= =
ζ −z ζ − z0 + z0 − z ζ − z0 1 − ζz−z0
−z0
+∞
1 z − z0 n
+∞
1
= = (z − z0 )n .
ζ − z0 n=0 ζ − z0 n=0
(ζ − z 0 ) n+1
Funzioni di variabile complessa 35
dove
1 f (ζ ) f (n) (z0 )
an = dζ = .
2π i +γ (ζ − z0 )n+1 n!
Sia f ∈ C ∞ (
) e z0 ∈
. Chiameremo serie di Taylor (di Mac-Laurin se
z0 = 0) della funzione f , la serie
+∞
f (n) (z0 )
(z − z0 )n .
n=0
n!
f (x ) = se x > 0
0 se x ≤ 0
+∞
1 n
e =
z
z , ∀ z ∈ C.
n=0
n!
36 Funzioni di variabile complessa
+∞
(−1)n 2n+1
sen z = z , ∀ z ∈ C.
n=0
(2n + 1)!
+∞
(−1)n
cos z = z2n , ∀ z ∈ C.
n=0
(2n)!
1
, z = α.
z−α
Essa è olomorfa nel suo campo di esistenza. Fissato allora z0 = α, la
funzione è sviluppabile in serie di Taylor nel disco di centro z0 e raggio
|z0 − α|. Determiniamone lo sviluppo. Osservato che D k (z − α)−1 =
(−1)k k! (z − α)−(k+1) , k ∈ N, si ha
1
+∞
(−1)n
+∞
(z − z0 )n
(0.7.2) = (z − z 0 ) n
= − .
z−α n=0
(z 0 − α) n+1
n=0
(α − z 0 ) n+1
Lo
sviluppo
precedente si può ottenere per altra via. Infatti, osservato che
z − z0
α − z < 1, si ha
0
1 1 1
+∞
(z − z0 )n
= = − .
z−α z0 − α 1 − α−z
z−z0
0 n=0
(α − z0 )n+1
(−1) p n(n − 1) . . . (n − p + 2)
+∞
1
= (z − z0 )n− p+1
(z − α) p ( p − 1)! n= p−1 (α − z0 )n+1
+∞
n 1
= (−1) p
(z − z0 )n− p+1 .
n= p−1
p − 1 (α − z 0 ) n+1
Re(z + 1) = Re z + 1 ≤ 0
Im(z + 1) = Im z = 0
cioè il piano complesso privato dei punti della semiretta (x , 0), x ≤ −1.
Queste funzioni sono olomorfe nel disco B1 (0) e quindi sviluppabili in esso in
serie di Mac-Laurin. Essendo
D n log(z + 1) = (−1)n−1 (n − 1)!(z + 1)−n , n = 1, 2, . . .
si ha
∞
(−1)n−1
log(z + 1) = log 1 + zn
n=1
n
∞
(−1)n−1 n
= 2kπ i + z , |z| < 1 , k ∈ Z .
n=1
n
+∞
−1
+∞
an := an + an .
n=−∞ n=−∞ n=0
Funzioni di variabile complessa 41
La scelta del valore zero riguardo allo spezzamento della serie bilatera è
ininfluente. Infatti è facile verificare che se la serie bilatera è convergente
si ha, fissato k ∈ Z,
+∞
k
+∞
an = an + an .
n=−∞ n=−∞ n=k+1
+∞
(0.8.1) f (z) = an (z − z0 )n , ∀ z ∈ C R1 ,R2 .
n=−∞
dove
1 f (ζ )
(0.8.2) an = dζ, n ∈ Z,
2π i +γ (ζ − z0 )n+1
dove
1 f (ζ )
(0.8.5) an = dζ n ∈ N.
2π i +γ R (ζ − z0 )n+1
1 1 1 1
+∞
− = ζ −z0
= (ζ − z0 )k .
ζ −z z − z0 1 − z−z k=0
(z − z 0 ) k+1
0
e quindi
−1
1 f (ζ )
(0.8.6) − dζ = an (z − z0 )n
2π i +γr ζ −z n=−∞
dove
1 f (ζ )
(0.8.7) an = dζ, n < 0.
2π i +γr (ζ − z0 )n+1
−1
h(z) = an (z − z0 )n
n=−∞
+∞
g(z) = an (z − z0 )n
n=0
Funzioni di variabile complessa 43
+∞
La serie an (z − z0 )n è una serie di potenze che ha raggio di convergenza
n=0
maggiore od uguale a R2 , pertanto essa è uniformemente convergente sulla
circonferenza γ . Essendo la funzione (z − z0 )−k−1 limitata su γ , anche la
+∞
serie an (z − z0 )n−k−1 è uniformemente convergente su γ . Si può, allora,
n=0
integrare per serie in (0.8.8), ottenendo
+∞
g(z)
dz = an (z − z0 )n−k−1 d z .
+γ (z − z0 )
k+1
n=0 +γ
Consideriamo
−1
h(z)
(0.8.9) dz = an (z − z0 )n−k−1 d z .
+γ (z − z0 )k+1 +γ n=−∞
−1
La serie an (z − z0 )n è uniformemente convergente su γ . Infatti, posto
n=−∞
z = z0 + 1/w, si ha
+∞
h(z0 + 1/w) = a− p w p , R2−1 < |w| < R1−1
p=1
+∞
La serie di potenze a− p w p ha raggio di convergenza maggiore od uguale
p=1
a R1−1 e converge uniformemente sulla circonferenza di centro 0 e raggio
−1 . Se ne deduce, considerando la sostituzione w = (z − z0 )−1 , che la
−1
−1
serie an (z − z0 )n e quindi la serie an (z − z0 )n−k−1 è uniformemente
n=−∞ n=−∞
convergente su γ . È allora possibile integrare per serie in (0.8.9) , ottenendo
−1
h(z)
dz = an (z − z0 )n−k−1 d z .
+γ (z − z0 )k+1 n=−∞ +γ
44 Funzioni di variabile complessa
Si ha, allora,
+∞
f (z)
dz = an (z − z0 )n−k−1 d z
+γ (z − z0 )k+1 n=−∞ +γ
. z0 ∈
si dice uno zero isolato se è un punto isolato per l’insieme Z f .
Teorema 0.9.2. Siano
⊆ C un aperto e f (z) una funzione olomorfa in
.
Le due condizioni seguenti sono equivalenti:
1) z0 è uno zero di ordine finito;
2) z0 è uno zero isolato.
Dimostrazione. 1) implica 2). Se z0 è zero di ordine m si ha f (z) =
(z − z0 )m g(z), g(z) funzione olomorfa e g(z0 ) = 0. Per il teorema della
permanenza del segno, applicato alla funzione continua |g(z)|, esiste un
intorno di z0 in cui g(z) è diverso da zero e, pertanto, z0 è uno zero isolato
per f (z).
Viceversa proviamo che 2) implica 1). Proviamolo per assurdo. Sia z0 uno
zero di ordine infinito. Per il Teorema 0.9.1 f (n) (z0 ) = 0, per ogni n ∈ N.
Sviluppando la funzione in serie di Taylor si trova che in un intorno di z0 la
funzione è identicamente nulla, contrariamente alla ipotesi che z0 è uno zero
isolato.
Una notevole conseguenza della nozione di zero di una funzione olomorfa è
il seguente teorema di identità delle funzioni olomorfe; si noti che tale teorema
è falso per le funzioni reali.
46 Funzioni di variabile complessa
quindi
Re f (z) x
Im f (z) y
− Re f (z) y Im f (z) x = 0 .
Funzioni di variabile complessa 47
Per le condizioni di olomorfia si ha quindi ∇ Re f (z) = ∇ Im f (z) = 0 e
per l’ipotesi di connessione Re f (z) e Im f (z) sono costanti.
Teorema 0.10.1. Sia
⊆ C un aperto connesso e f (z) una funzione
olomorfa in
. Supponiamo che la funzione | f (z)| abbia un massimo relativo.
Allora la funzione f (z) è costante in
.
Dimostrazione. Sia z0 un punto di massimo relativo per la funzione | f (z)| e
Proviamo che
| f (z)| = | f (z0 )| ∀ z ∈ Br (z0 ) .
Supponiamo che esista z1 ∈ Br (z0 ) tale che | f (z1 )| < | f (z0 )| e sia B (z1 ) un
intorno di z1 , la cui chiusura è contenuta in Br (z0 ), per cui
. Allora
min | f (z)| = min | f (z)| .
∂
Dimostrazione. Sia z0 ∈
tale che
(0.10.2) min | f (z)| = | f (z0 )| > 0 .
Osservato che
1 1
max =
| f (z)| | f (z0 )|
la tesi si consegue per il teorema del massimo modulo.
Osservazione 0.10.1. Se la funzione f (z) si annulla in
la (0.10.2) potrebbe
essere falsa; si consideri ad esempio la funzione z in B1 (0).
Definizione 0.11.2.
a) Il punto z0 è una singolarità eliminabile o fittizia se, nella (0.11.1)
an = 0, ∀ n < 0;
b) il punto z0 è un polo di ordine m, m intero positivo, se a−m = 0 e se
an = 0 ∀ n < −m;
c) il punto z0 è una singolarità essenziale se esistono infiniti valori dell’in-
dice n < 0 tali che an = 0.
Di particolare importanza è il coefficiente a−1 che prende il nome di residuo
della funzione f nel punto singolare isolato z0 ; nel seguito esso sarà indicato
con il simbolo Res( f (z); z0 ). Per la (0.8.2) si ha
1
(0.11.2) Res( f (z); z0 ) = f (z) d z ,
2π i +γ
+∞
f (z) = an (z − z0 )n .
n=0
Ne segue
lim f (z) = lim ϕ(z) = ϕ(z0 ) = a0 .
z→z0 z→z0
Sia 3), proviamo la 1). Consideriamo il disco bucato Br∗ (z0 ) e lo sviluppo
in serie di Laurent
+∞
f (z) = an (z − z0 )n , 0 < |z − z0 | < r .
n=−∞
+∞
f (z) = an (z − z0 )n , 0 < |z − z0 | < r ,
n=−m
+∞
+∞
(z − z0 ) f (z) =
m
an (z − z0 ) n+m
= ak−m (z − z0 )k , 0 < |z − z0 | < r .
n=−m k=0
1
lim f (z) = lim (z − z0 )m f (z) = ∞.
z→z0 z→z0 (z − z0 )m
Proviamo infine che la 3) implica la 1). Sia B ∗R (z0 ) un intorno bucato
contenuto in
in cui f (z) = 0. Poniamo
⎧
⎨ 1
in B ∗R (z0 )
F (z) = f (z)
⎩
0 in z0 .
1 1
f (z) = .
(z − z0 ) p g(z)
1 +∞
= an (z − z0 )n , a0 = 1/g(z0 ) ,
g(z) n=0
1
+∞
f (z) = an (z − z0 )n
(z − z0 ) p n=0
+∞
+∞
= an (z − z0 ) n− p
= ak+ p (z − z0 )k
n=0 k=− p
che è la tesi.
Dai Teoremi 0.11.1 e 0.11.2 si dimostra facilmente per esclusione il
Teorema 0.11.3. Siano
⊂ C un aperto e f (z) una funzione olomorfa in
.
Sia z0 una singolarità isolata. Le seguenti affermazioni sono equivalenti:
1) z0 è una singolarità essenziale per f (z);
2) non esiste nè finito nè infinito il limite della funzione f (z) al tendere di z
a z0 .
52 Funzioni di variabile complessa
esistono e sono eguali. z0 è uno zero isolato per entrambe le funzioni, pertanto
in un intorno bucato di z0 si ha
f (z) (z − z0 )m ϕ(z) m− p ϕ(z)
(0.11.3) = = (z − z 0 )
g(z) (z − z0 ) p ψ(z) ψ(z)
con ϕ(z), ψ(z) funzioni olomorfe in
, ϕ(z0 ) = 0, ψ(z0 ) = 0.
Dalla (0.11.3) segue
⎧
⎪ 0 se m > p
⎨
f (z) ϕ(z0 )
lim = se m = p
z→z0 g(z) ⎪
⎩ ψ(z0 )
∞ se m < p
Consideriamo il rapporto delle derivate. Si ha
mϕ(z) + (z − z0 )ϕ (z)
= (z − z0 )m− p
pψ(z) + (z − z0 )ψ (z)
da cui, al limite per z → z0
⎧
⎪0 se m > p
f (z) ⎨ ϕ(z0 )
lim = se m = p
z→z0 g (z) ⎪
⎩ ψ(z0 )
∞ se m < p
Funzioni di variabile complessa 53
ϕ(z) ψ(z)
f (z) = e g(z) =
(z − z0 )m (z − z0 ) p
dove ϕ(z), ψ(z) sono funzioni olomorfe nel disco Br (z0 ) e ϕ(z0 ) = 0, ψ(z0 ) =
0.
+∞
1 1
e1/z = n
, z = 0 .
n=0
n! z
Studiamo il comportamento della funzione nel disco bucato Bδ∗ (0). Sia α ∈ C,
α = 0; consideriamo il problema di determinare z ∈ C tale che
Si ha
1
= log α = ln |α| + i(θ ∗ + 2kπ ) , k ∈ Z
z
dove θ ∗ è un fissato argomento di α. Le soluzioni del problema (0.12.1)
saranno allora gli infiniti numeri complessi
1 1
z= ∈
ln |α| + i(θ ∗ + 2kπ )
con k Z tali che ln |α| + i(θ ∗ + 2kπ ) < δ .
Poniamo
ϕ(z)
(0.12.4) (z) = 1 − .
c
La funzione (z) è non nulla in B R (0) e per l’Osservazione 0.5.2 esiste una
funzione g(z) olomorfa in B R (0) tale che
e g(z) = (z) .
La funzione e g(z)/2 è, allora, sviluppabile in serie di Mac-Laurin in B R (0):
∞
(0.12.5) e g(z)/2 = an z n , |z| < R .
n=0
it )/2
∞
(0.12.6) e g(e = an n eint ,
n=0
Quindi
a02 = (0) = 1
ϕ (0)
2a0 a1 = (0) = − .
c
56 Funzioni di variabile complessa
Si ha
1
0, ⊂ Bf .
16
Dimostrazione. Sia ∈ ]0, 1/16[. Per r ∈ [0, 16] definiamo
Sia
μ(2R) 8
f (α) = max f (z) = = .
|z|≤16−2 R 2R R
Sia |z| < R e quindi |z + α| ≤ R + 16 − 2R < 1; poniamo
8
ϕ(0) = 0 , |ϕ (0)| = | f (α)| =
R
Funzioni di variabile complessa 57
μ(R) 16
|ϕ (z)| = | f (z + α)| ≤ max | f (z)| = < .
|z|≤16−R R R
Si ha, allora,
B (0) ⊂ ϕ B R (0)
e
B f (α) = B (0) + f (α) ⊂ ϕ B (0) + f (α) ⊆ f B1 (0) .
Lemma 0.12.2. Sia f (z) una funzione olomorfa in B1 (0). Supponiamo che
/ f B1 (0) e che δ sia tale che
0, 1 ∈
1
< | f (0)| < δ .
δ
Esiste, allora, una funzione g(z), olomorfa in B1 (0), tale che:
i) f (z) = −eπ cosh(2g(z)) , z ∈ B1 (0);
ii) esiste
costante c dipendente solo da δ tale che |g(0)| ≤ c;
una
iii) g B1 (0) non contiene cerchi aperti di raggio 1.
f (z)
Dimostrazione. La funzione è olomorfa in B1 (0); poniamo
f (z)
z
1 f (ζ )
h(z) = log f (0) + dζ z ∈ B1 (0) ,
2π i 0 f (ζ )
dove si è considerata la determinazione principale del logaritmo. Consideria-
mo la funzione
f (z)e−2π ih(z) .
Per essa si ha D f (z)e−2π ih(z) = 0; pertanto
e quindi
La funzione h(z) è olomorfa e, per la (0.12.9), non assume nè il valore 0 nè il
valore 1. Osserviamo, inoltre, che
1
1
(0.12.10) |h(0)| ≤ ln | f (0)| + π ≤ ln δ + π = δ ∗ .
2π 2π
58 Funzioni di variabile complessa
è costante e
u(z) − v(z) = e g(z)
1
u(z) + v(z) = = e−g(z)
u(z) − v(z)
e quindi u(z) = cosh g(z). Per la (0.12.9) si ha, allora,
La i) è pertanto provata.
Proviamo la ii). Per la (0.12.10) si ha
√
|u(0) − v(0)| ≤ |u(0)| + |v(0)| ≤ |h(0)| + |h(0)| + 1 ≤ 2 δ ∗ + 1
ed anche
1 √
= |u(0) + v(0)| ≤ 2 δ ∗ + 1 .
|u(0) − v(0)|
Si ha, allora,
√
|g(0)| ≤ ln |u(0) − v(0)| + π ≤ ln 2 δ ∗ + 1) + π .
Funzioni di variabile complessa 59
Proviamo,
infine, la iii). Supponiamo che il cerchio B1 (w) sia contenuto in
g B1 (0) . Per n ∈ N consideriamo gli intervalli
√ √ √ √
In = ln n − 1 + n , ln n + n + 1
√ √ √ √
I−n = − ln n + n + 1 , − ln n − 1 + n .
√
e valutiamone l’ampiezza. Gli intervalli I±1 hanno ampiezza ln(1 + 2). Per
n > 1 si ha
√ √ √ √ √ √
ln n + n + 1 − ln n − 1 + n ≤ ln 2 n + 1 − ln 2 n − 1
$
n+1 √
= ln < ln(1 + 2)
n−1
√
Gli intervalli I±n hanno, quindi, ampiezza minore od uguale a ln(1 + 2) e
+∞
In = R .
n=−∞
Si ha, anche,
+∞
π π
k , (k + 1) = R.
k=−∞
2 2
√ √
Sia ln(1 + 2) < 2σ < 16 − π 2 /2 < 2; il rettangolo
− σ + Re w, σ + Re w × − 1 − σ 2 + Im w, 1 − σ 2 + Im w
è contenuto
√ in B1 (w)
√ e quindi almeno un numero complesso della forma
± ln n + n − 1 + ikπ/2, n ∈ N e k ∈ Z, apparterrà al codominio della
funzione g(z). Sia
√ √ kπ
g(z∗ ) = ± ln n+ n−1 +i , |z∗ | < 1 .
2
Si ha ∗ ))
f (z∗ ) = −eπ i cosh(2g(z = −e(−1) π i(2n−1) = 1
k
contro l’ipotesi.
60 Funzioni di variabile complessa
1
< | f (0)| < δ .
δ
Sia R un numero positivo minore di uno. Allora
max | f (z)| ≤ c ,
|z|≤R
16
max |g (z)| ≤ .
|z|≤R 1−R
Verifichiamo che
1
(0.12.12) / Bh .
∈
(1 − R)|g (z∗ )|
Supponiamo che esista α ∈ B1 (0) tale che il cerchio aperto di centro h(α) e
raggio
1
(1 − R)|g (z∗ )|
sia contenuto in h B1 (0) . Sia γ ∈ C tale che
γ − h(α) (1 − R) g (z∗ ) < 1
Funzioni di variabile complessa 61
da cui
γ 1
− <
(1 − R) g (z∗ ) h(α) (1 − R) |g (z∗ )| ,
e sia
γ
z∗ ∈ B1 (0) tale che h(z∗ ) = .
(1 − R) g (z∗ )
Per la (0.12.11) si ha, allora,
g z∗ + (1 − R) z∗ = γ e h(α)(1 − R) g (z∗ ) = g z∗ + (1 − R) α ,
e cioè g B1 (0) conterebbe un cerchio aperto di raggio 1; la (0.12.12) è,
quindi, provata. Si ha, allora,
1 1
(0.12.13) ≥ .
(1 − R) |g (z∗ )| 16
16
(0.12.14) |g (z)| ≤ |z| ≤ R .
1− R
Sia |z| ≤ R e (σ ) il segmento unente z e 0. Si ha per la (0.12.14)
z
16 16R
g(z) − g(0) = (σ ) g (ζ ) dζ ≤
|z| ≤
1− R 1− R
0
e quindi
cosh(2g(z)) ≤ e2|g(z)| ≤ e2|g(0)|+32 R/(1−R)
f (z0 + δw) − λ
ϕ(w) = 0 < |w| < 1 .
μ−λ
Dimostriamo, allora, che ϕ B1∗ (0) contiene almeno uno dei due numeri 0 e 1.
∗
Supponiamo che 0, 1 ∈ / ϕ B1 (0) . Il punto z = 0 è una singolarità essenziale
62 Funzioni di variabile complessa
1
(0.12.15) |wn+1 | < |wn | , lim wn = 0 e |ϕ(wn ) − 1| < .
n→∞ 2
Per la (0.12.15)
1
< |h n (0)| < 2 ∀ n ∈ N .
2
Applicando il Teorema 0.12.4 alla funzione h n (ζ ) esiste una costante H
indipendente da n tale che
max |h n (ζ )| ≤ H .
|ζ |≤1/2
max |ϕ(w)| ≤ H .
w∈γn
Consideriamo la corona circolare Cn = w : |wn+1 | ≤ |w| ≤ |wn | . Si ha,
ricordando il Teorema 0.10.2,
+∞
g(w) = an w−n
n=−∞
si trova, allora, la formula utilissima per il calcolo del residuo nel punto
all’infinito 1 1
Res( f (z); ∞) = Res − 2 f ;0 .
w w
Come si è visto la classificazione del punto all’infinito è rimandata a quella
dello zero per la funzione g(w); è allora ovvio pensare a teoremi analoghi ai
Teoremi 0.11.1, 0.11.2 e 0.11.3 e la cui dimostrazione si consegue da essi,
operando il cambio di variabile w = 1/z. Limitiamoci ad enunciare detti
teoremi senza dimostrarli.
64 Funzioni di variabile complessa
0.14. Residui
Il residuo di una funzione nei punti singolari isolati riveste una particolare
importanza ed in molte applicazioni è richiesto il suo calcolo effettivo. Ov-
viamente ciò richiede o lo sviluppo in serie di Laurent della funzione oppure
il calcolo di un integrale su di una circonferenza. Escludendo il caso di una
singolarità fittizia, in cui si ha residuo nullo, il calcolo del residuo potrebbe
essere piuttosto difficile.
Un caso importante in cui il calcolo del residuo si può eseguire senza
l’impiego dello sviluppo in serie o dell’integrazione, è quello del polo.
Precisamente si ha la seguente regola
Proposizione 0.14.1. Siano
⊆ C un aperto e f (z) una funzione olomorfa
in
. Sia z0 un polo di ordine n ∈ N per f (z). Allora
1
Res( f (z); z0 ) = lim D (n−1) (z − z0 )n f (z) .
z→z0 (n − 1)!
Funzioni di variabile complessa 65
+∞
f (z) = ak (z − z0 )k , a−n = 0.
k=−n
Consideriamo la funzione
f (z)(z − z0 )n in Br∗ (z0 )
ϕ(z) =
a−n in z0 .
Si ha
+∞
ϕ(z) = f (z)(z − z0 ) = n
ak (z − z0 )n+k , z ∈ Br∗ (z0 )
k=−n
e quindi la funzione ϕ(z) nel disco Br (z0 ) è la somma della serie di potenze
+∞
+∞
+∞
ϕ ( p) (z0 )
ak (z − z0 ) n+k
= a p−n (z − z0 ) = p
(z − z0 ) p
k=−n p=0 p=0
p!
da cui
1 1
a−1 = ϕ (n−1) (z0 ) = lim ϕ (n−1) (z)
(n − 1)! (n − 1)! z→z0
1
= lim D (n−1) (z − z0 )n f (z) .
(n − 1)! z→z0
L’individuazione dell’ordine di un polo si può fare utilmente sfruttando la
seguente osservazione.
Osservazione 0.14.1. Siano
⊆ C un aperto e f (z) una funzione olomorfa
in
. Sia z0 uno zero di ordine n per f (z). Si ha, allora,
f (z) = g(z)(z − z0 )n
in cui g(z) = 0 si ha
1 1
=
f (z) g(z)(z − z0 )n
66 Funzioni di variabile complessa
e quindi
1 1
lim (z − z0 )n =
z→z0 f (z) g(z0 ) .
z0 è dunque un polo di ordine n per la funzione 1/ f (z).
Il risultato si potrebbe invertire; se z0 è un polo di ordine n per f (z), la
funzione 1/ f (z) è definita in un intorno bucato Br∗ (z0 ) di z0 e si può prolungare
in z0 ponendola uguale a zero (si ricordi che lim f (z) = ∞). La funzione cosı̀
z→z0
prolungata è olomorfa in Br (z0 ) e per essa z0 è uno zero di ordine n.
Un’altra semplice osservazione molto utile è la seguente.
Osservazione 0.14.2. Siano
⊆ C un aperto ed f (z), g(z) due funzioni
olomorfe in
. Sia z0 uno zero del primo ordine per g(z). Consideriamo la
funzione f (z)/g(z) in un opportuno disco bucato di centro z0 . Per essa z0
risulta o una singolarità eliminabile oppure un polo del primo ordine ed in
ogni caso
f (z) f (z0 )
(0.14.1) Res ; z0 = .
g(z) g (z0 )
f (z)
Infatti se f (z0 ) = 0 il limite lim esiste finito e la (0.14.1) è banale. Se
z→z0 g(z)
f (z0 ) = 0 si ha
f (z) z − z0 f (z0 ) f (z)
lim (z − z0 ) = lim f (z) = = Res ; z0 .
z→z0 g(z) z→z0 g(z) − g(z0 ) g (z0 ) g(z)
2
La funzione è olomorfa per |z| > . Studiamo il punto all’infinito. Si
π
consideri la funzione
1 1 1 π
g(w) = ϕ = , 0 < |w| < .
w w cos w
n 2
Per n ≤ 0 il punto w = 0 è una singolarità fittizia per g(w) e quindi il punto
all’infinito è regolare per ϕ(z); infatti
0 per n < 0
lim g(w) =
w→0 1 per n = 0
1 +∞
(0.14.2) = a2 p w 2 p .
cos w p=0
e quindi
1 1 +∞
π
(0.14.3) − =− a2 p w2 p−n−2 0 < |w| < .
wn+2 cos w p=0
2
68 Funzioni di variabile complessa
+∞
p
(−1) p− j a2 j
(0.14.5) 1= w2 p .
p=0 j =0
(2 p − 2 j)!
1 B2n ∞
(0.14.10) f (z) = 1 + z + z2n |z| < 2π .
2 n=1
(2n)!
Proviamo che
z ez z 1
∞
(0.14.11) z = 1+ +2z2 , ∀ z ∈ C \ ±2nπ i, n ∈ N .
e −1 2 n=1
z + 4n π
2 2 2
Funzioni di variabile complessa 71
Consideriamo in C \ ± 2nπ i, n ∈ N0 la serie
1
∞
2z
+ ,
z n=1
z + 4n 2 π 2
2
si prova che i punti ±2νπ i, ν ∈ N, sono tutti poli del primo ordine, con residui
1, per la funzione g(z).
La funzione
ez
ϕ(z) = z − g(z) ,
e −1
può, allora, essere prolungata a tutto C ottenendo una funzione intera.
La funzione ϕ(z) è periodica di periodo 2π i. Data la periodicità, di periodo
ez
2π i, della funzione z , basta, allora, provare che tale è la funzione g(z).
e −1
Consideriamo la somma parziale
1
n n
1 1
Sn (z) = + + .
z k=1
z − 2kπ i k=1
z + 2kπ i
72 Funzioni di variabile complessa
Si ha
1 n
1 n
1
Sn (z + 2π i) = + +
z + 2π i k=1
z − 2(k − 1)π i k=1
z + 2(k + 1)π i
1 1
=− + + Sn (z)
z − 2nπ i z + 2(n + 1)π i
e passando al limite per n tendente ad ∞
g(z + 2π i) = g(z) .
Proviamo che esiste una costante L > 0 taleche
(0.14.13) |ϕ(z)| ≤ L |z| se |z| > 1 + π 2 .
Cominciamo con lo stabilire che
ez
(0.14.14) ez − 1 < 2
al variare di z sui fasci di rette z = x ± (2n − 1)π i, z = ±n + iy, n ∈ N. Si ha
x±(2n−1)π i x+iπ
e e x
= = e
e x±(2n−1)π i − 1 e x+iπ − 1 e x + 1 < 1 .
Si ha, anche, n+iy
e n
≤ e
en+iy − 1 en − 1 < 2
−n+iy
e −n
≤ e
e−n+iy − 1 1 − e−n < 1
e quindi la (0.14.14).
Stabiliamo una limitazione analoga per la funzione g(z)/z. Si ha
(0.14.15) |g(x ± (2n − 1)π i)| = |g(x + π i)|
∞
1 1 1
= + +
x + πi k=1
x + (2k + 1)π i x − (2k − 1)π i
∞
1 1
= +
x + (2k + 1)π i x − (2k + 1)π i
k=0
∞
2|x |
=
k=0
x 2 + (2k + 1)2 π 2
∞
2
≤ |x ± (2n − 1)π i|
k=0
(2k + 1)2 π 2
= |x ± (2n − 1)π i|M1
Funzioni di variabile complessa 73
Per h tale che 2hπ − π < y ≤ 2hπ + π sia y = 2hπ + η; si osservi, inoltre,
che y 2 − η2 = 4hπ (hπ + η) ≥ 0. Si ha
(0.14.16) g(±n + iy) = g(±n + iη)
1 ∞
| ± n + iη|
≤ +2
| ± n + iη| k=1 (n + 4k 2 π 2 − η2 )2 + 4n 2 η2
2
∞
1
≤ 1 + 2| ± n + iη|
k=1
n 2 + 4k 2 π 2 − η2
∞
1
≤ 1 + 2| ± n + iη| ≤ | ± n + iy|M2 .
k=1
4k 2 π 2 − π2
ez 1 1
∞
α= z − − 2z
e −1 z n=1
z + 4n 2 π 2
2
1 B2n
∞ ∞
1
= +z z2n−2 − 2z
2 n=1
(2n)! n=1
z2 + 4n 2 π 2
poniamo
T = T \ Bδ (z j ) .
j =1,..., p
Corollari del teorema dei residui sono i due seguenti teoremi, il primo dei
quali, a volte, è particolarmente utile per il calcolo dei residui.
Teorema 0.15.2. Siano z1 , z2 , . . . , zn ∈ C ed f (z) una funzione olomorfa in
C \ {z1 , z2 , . . . , zn }. Si ha
n
Res( f (z); z j ) + Res( f (z); ∞) = 0.
j =1
Funzioni di variabile complessa 75
e quindi la tesi.
Esercizio 0.15.1. Calcolare il seguente integrale
1
e z2 −iz d z
+∂T
Ricordando che
1 1 1
Res(e z2 −iz ; 0) + Res(e z2 −iz ; i) + Res(e z2 −iz ; ∞) = 0 ,
Ed in definitiva
1
e z2 −iz d z = 0 .
+∂T
dove le sommatorie sono estese agli indici j e k tali che w j e zk sono interni
a T.
Dimostrazione. Applicando il teorema dei residui si ha
%
f (z)
d z = 2π i Res( f (z); w j ) + Res( f (z); zk ) .
+∂T f (z) ◦ ◦
w j ∈T zk ∈T
e g(w∗ ) = 0. Pertanto
se è possibile calcolare il
(0.16.4) lim ϕ(z) d z .
R→+∞ R
Il calcolo del limite (0.16.4), senza una scelta oculata dei cammini R ,
potrebbe presentare notevoli difficoltà; generalmente si sceglie come R la
semicirconferenza di centro 0 e raggio R e ci si serve dei seguenti lemmi
80 Funzioni di variabile complessa
S = {z ∈ C : |z| ≥ r, α ≤ arg z ≤ β} ,
lim ϕ(z) d z = iλ(β − α)
R→+∞ + R
da cui la tesi.
Lemma 0.16.2. Sia ϕ(z) una funzione continua nell’insieme
S = {z ∈ C : |z| ≥ r, α ≤ arg z ≤ β} ,
lim eiμz ϕ(z) d z = 0
R→+∞ + R
Si ha
λz
(0.16.5) λz
e ϕ(z) d z = e 0
e λ(z−z0 )
ϕ(z) d z
+r +r
≤ R|eλz0 | max |ϕ(z)| ·
sostegno R
β
λR(t )eit
· e |(t)| + | (t)| dt
α
≤ R|eλz0 |M max |ϕ(z)| ·
sostegno R
β
· e R|λ|(t ) cos(t +arg λ) dt .
α
Operando nell’ultimo integrale in (0.16.5) la sostituzione t + arg λ = τ + π/2
si ottiene
(0.16.6) e ϕ(z) d z ≤ R|eλz0 |M max |ϕ(z)| ·
λz
+r sostegno R
β+arg λ−π/2
· e−R|λ|(τ −arg λ+π/2) sen τ dτ
α+arg λ−π/2
π
λz0
≤ R|e |M max |ϕ(z)| e−R|λ|m sen τ dτ
sostegno R 0
π/2
λz0
= 2R|e |M max |ϕ(z)| e−R|λ|m sen τ dτ .
sostegno R 0
82 Funzioni di variabile complessa
Consideriamo la funzione
# sen t π
in 0 < t ≤
g(t) = t 2
1 in 0;
essa è decrescente; pertanto
2t
≤ sen t .
π
Dalla (0.16.6) si ha, allora,
π/2
λz λz0
e ϕ(z) d z ≤ 2R|e |M max |ϕ(z)| e−2 R(|λ|m /π )τ dτ
sostegno R
+r 0
1 − e−R|λ|m
= |eλz0 |M π max |ϕ(z)|
|λ|m sostegno R
M
< |eλz0 |π max |ϕ(z)|
|λ|m sostegno R
e cioè la tesi.
Il lemma di Jordan permette, per il calcolo del limite (0.16.4), di scegliere
anche cammini diversi da archi di circonferenza e non solo limitatamente
al semipiano Im z ≥ 0. Cosı̀ se la funzione ϕ(z) ha i punti singolari nel
semipiano Im z ≤ 0 si può adoperare un procedimento analogo al precedente
facendo uso del seguente lemma deducibile dal Lemma 0.16.3.
Lemma 0.16.2 . Sia ϕ(z) una funzione continua nell’insieme
S = {z ∈ C : |z| ≥ r, α ≤ arg z ≤ β} ,
Per ciò sarà utile il seguente lemma, la cui dimostrazione è analoga a quella
del Lemma 0.16.1,
Lemma 0.16.4. Siano z0 ∈ C e ϕ(z) una funzione continua nell’insieme
S = {z ∈ C : 0 < |z − z0 | ≤ r, α ≤ arg(z − z0 ) ≤ β} ,
dove γε = {z ∈ S : |z − z0 | = ε}.
Un opportuno adattamento del metodo potrà poi servire per il calcolo di
integrali estesi ad una semiretta. Consideriamo alcuni esempi illustrativi.
Esempio 0.16.2. Consideriamo la funzione
# sen x
se x > 0
f (x ) = x
1 se x = 0
84 Funzioni di variabile complessa
...
........
....
..
...........................................
.................. ........
. .... ......
..... ....
.... ....
...... ......
......
.
.. .. ...
...
.. . ..
.. . ..
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.. ..
... ....... . . ........... ..
... ........ ...
..
..
. .......
. .
.
.
. ..........................................................................................
. ...
−R −ε 0 ε R
Figura 0.16.1
−ε R
ei x ei x
(0.16.9) dx − ϕ(z) d z + dx + ϕ(z) d z = 0
−R x +γε ε x +γ R
...
........
...
..
....
...
...
...
...
−R −ε ... 0 ε........................................................R
...
...
....... ...
...
. .
..
.. .............................
..
... ..... ... ...
... .................... ...
... ..
.. ..
.
.. ..
..
... ...
..
...
... .....
......... ..
...
.... ....
..... ....
.....
........ ..........
.......... ......
..............................................
Figura 0.16.2
−ε R −i x
e−i x e
dx + ψ(z) d z + dx − ψ(z) d z = 0
−R x +ε ε x + R
Figura 0.16.3
Applicando il teorema dei residui si ha
R
1
dx + f (z) d z
ε 1+x
s
+ R
R
1
−e 2iπ/s
dt − f (z) d z
ε 1+t e
s is(2π/s)
+ε
1
= 2π i Res( f (z); eiπ/s ) = 2π i
sei(s−1)π/s
Funzioni di variabile complessa 87
dove
2π
R = z ∈ C : |z| = R, 0 ≤ arg z ≤
s
2π
ε = z ∈ C : |z| = ε, 0 ≤ arg z ≤
s
Facciamo tendere ε → 0 e R → +∞ e applichiamo i Lemmi 0.16.1 e 0.16.4.
Essendo
lim z f (z) = lim z f (z) = 0 ,
z→0 z→∞
otteniamo, +∞
1 2π i iπ/s
(1 − e 2iπ/s
) dx = − e
0 1+x s s
ed infine
+∞
1 2π i eiπ/s π 1
d x = − = .
0 1+x s s 1−e 2iπ/s s sen(π/s)
Si ha, infatti,
+∞ +∞
xα 1 (1 + α)x α
dx = β/(1+α) d x
0 1+x β 1+α 0 1 + x 1+α
π 1
= .
β sen β
(1+α)π
Si osservi che per valori di α, β non interi sarebbe stato praticamente impos-
sibile calcolare l’integrale (0.16.11) servendosi di metodi di integrazione che
non facciano uso della variabile complessa.
...
........
...
...
....
............. . ........ . . .......................
........ ...........
............ ........
.......
... ..... .....
...... ....
....
...... ....
.... .........
.. ..
......
. i
...
...
...
... ...
.. . ..
..
... ..
.. ..
.. ..
.... ..
.......... ..
.. .............. .......... ...
... .. ... ..
... ... ..
. .......
.. .
.
.
....
.
...............................................................................................................
−R −ε ...O ε ...
R
.....
.....
....
.
.....
.
.....
...
Figura 0.16.4
Si ha
R
ln x
(0.16.12) x 1/n
dx + f (z) d z
ε (1 + x 2 )2 + R
−ε
ln(−x ) + iπ
+ (−x )1/n eiπ/n dx
−R (1 + x 2 )2
− f (z) d z = 2π i Res( f (z); i)
+ε
Funzioni di variabile complessa 89
essendo
R = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
ε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Ponendo −x = t nel terzo integrale in (0.16.12) e scrivendo successivamente
x al posto di t si ha
R
ln x
(0.16.13) (1 + e iπ/n
) x 1/n dx
ε (1 + x 2 )2
R
1
+ iπ e iπ/n
x 1/n dx + f (z) d z
ε (1 + x 2 )2 + R
− f (z) d z = 2π i Res( f (z); i) .
+ε
Dalla diseguaglianza
1/n·log z 3
ze log z ≤ |z|1+1/n ln |z| + π
2
si ha
lim z f (z) = 0 ,
z→0
si ha
lim z f (z) = 0 ,
z→∞
1 −iπ/(2n)
Moltiplichiamo la (0.16.16) per e ; si ha
2
+∞
π log x
(0.16.17) cos x 1/n dx
2n 0 (1 + x 2 )2
+∞
iπ iπ/(2n) 1
+ e x 1/n dx
2 0 (1 + x 2 )2
= π ie−iπ/(2n) Res( f (z); i) .
pertanto +∞
x ln x
dx = 0 .
0 (1 + x 2 )2
e
−π x sen x
β
lim x e =0, β > 1.
x→+∞ senh π x
Consideriamo la funzione
sen z
f (z) = e−π z .
senh π z
Le sue singolarità sono z = hi, h intero relativo; pertanto non sarà possibile
applicare i procedimenti usati finora che fanno uso di semicerchi tali che tutti
i punti singolari siano in essi contenuti. Consideriamo, piuttosto, l’insieme
z ∈ C : 0 ≤ Re z ≤ R , 0 ≤ Im z ≤ 1 , |z| ≥ ε , |z − i| ≥ ε
....
. .
.. ..
ε ............
....
...
..
. ..
....................................................................................................................................
.
O ε R
Figura 0.16.5
Si ha
R 1
−π x sen x
(0.16.20) e dx + i f (R + it) dt
ε senh π x 0
R
−π (x+i) sen(x + i)
− e dx − f (z) d z
ε senh π (x + i) +ε
1−ε
−π it sen(it)
−i e dt − f (z) d z = 0
ε senh(iπ t) +ε
essendo
ε = z ∈ C : |z| = ε , Re z ≥ 0 , Im z ≥ 0
ε = z ∈ C : |z − i| = ε , Re z ≥ 0 , Im z ≤ 1
Funzioni di variabile complessa 93
Osservato che
sen(x + i) sen x cos i + cos x sen i
e−π (x+i) = −e−π x
senh π (x + i) senh π x cosh π i + cosh π x senh π i
sen i senh 1
lim z f (z) = 0 , lim(z − i) f (z) = e−π i =i .
z→0 z→i π cosh π i π
Pertanto per il Lemma 0.16.4 si ottiene
senh 1
lim f (z) d z = 0 , lim f (z) d z = − .
ε→0 +ε ε→0 +ε 2
Usando l’identità
senh(α + iβ)2 = senh2 α + sen2 β α, β ∈ R ,
si ha
−π (R+it ) sen(R + it)
e ≤ e−π R cosh t + senh t
senh π (R + it) senh π R
≤ 2(cosh t + senh t) , R > 1,
e la funzione cosh t + senh t è ovviamente sommabile in [0, 1]. Essendo, poi,
sen(R + it)
lim e−π (R+it ) =0
R→+∞ senh π (R + it)
si ha 1
lim f (R + it) dt = 0 .
R→+∞ 0
Passando al limite nella (0.16.21) si ha allora
+∞ −π x sen x senh 1
1 − cosh 1 e d x = cosh 1 − −1
0 senh π x 2
ed infine +∞
sen x 1 1
e−π x d x = cotangh − 1 .
0 senh π x 2 2
Si noti che dal calcolo precedente si deduce che
R 1−ε
−π x cos x senh t
lim senh 1 e dx + cos π t dt = 0
ε→0
R→∞ ε senh π x ε sen π t
il limite essendo una forma indeterminata ∞ − ∞. Infatti la funzione
cos x
e−π x è sommabile in [1, +∞[ e
senh π x
1
cos x
e−π x d x = +∞ .
0 senh π x
senh t
La funzione cos π t è sommabile in [0, 1/2] e
sen π t
1
senh t
cos π t dt = −∞ .
1/2 sen π t
Funzioni di variabile complessa 95
...
.......
...
π (n+1/2)(−1+i) .....
....
. π (n+1/2)(1+i)
...
. . . . . .
−nπ −2π −π 0 π 2π
.
nπ
...........................
...
.
.....
π (n+1/2)(−1−i) π (n+1/2)(1−i)
Figura 0.16.6
I punti singolari della funzione f (z) sono z = kπ , k ∈ Z. Precisamente i
punti relativi ai k = 0 sono poli del primo ordine, il punto z = 0 è un polo di
ordine 2 p + 1. Per il Teorema dei residui si ha
n
(0.16.22) f (z) d z = 2π i Res f (z); 0 + Res f (z); kπ .
+∂Tn k=−n
k=0
e quindi
lim f (z) d z = 0 .
n→∞ +∂Tn
n
(0.16.25) Res f (z); kπ = − Res f (z); 0 .
k=−n
k=0
cos z
∞
= a2k−1 z2k−1
sen z k=0
con a−1 = Res ϕ(z); 0 = 1. Osserviamo che
∞
(−1)k cos z
(0.16.26) z2k = cos z = sen z
k=0
(2k)! sen z
∞
∞
(−1)k 2k+1
= z a2k−1 z 2k−1
k=0
(2k + 1)! k=0
∞
(−1)k
∞
k
(−1) j −k
(0.16.27) z2k = a2 j −1 z2k .
k=0
(2k)! k=0 j =0
(2k − 2 j + 1)!
k
(−1) j −k (−1)k
(0.16.28) a2 j −1 = k ∈ N0
j =0
(2k − 2 j + 1)! (2k)!
1 cos z
∞
= a2k−1 z2k−2 p−1 0 < |z| < π.
z2 p sen z k=0
98 Funzioni di variabile complessa
In particolare per p = 1 si ha
∞
1 π2
2
= .
k=1
k 6
Funzioni di variabile complessa 99
u = u(x , y)
(0.17.1)
v = v(x , y)
che ad ogni punto (x , y) ∈
fa corrispondere un punto del piano u, v
e poniamoci il problema della trasformazione inversa o in altri termini di
risolvere le (0.17.1) rispetto alle variabili x , y. Consideriamo le funzioni
F1 (x , y; u, v) = u(x , y) − u
(x , y) ∈
, (u, v) ∈ R2 .
F2 (x , y; u, v) = v(x , y) − v
Le (0.17.1) equivalgono quindi al sistema
F1 (x , y; u, v) = 0
(0.17.2)
F2 (x , y; u, v) = 0
Applichiamo il teorema del Dini sulle funzioni implicite. Tenendo conto della
olomorfia della funzione f (z) si ha
∂(F1 , F2 ) u x u y
= = u x v y − u y vx
∂(x , y) vx v y
= (u x )2 + (vx )2 = | f (z)|2 , ∀ z ∈
.
Supponiamo allora, che f (z0 ) = 0, z0 ∈
. In tali condizioni il teorema del
Dini permette di dimostrare che esistono due intorni B(z0 , δ) e B( f (z0 ), η)
tali che le equazioni (0.17.2) definiscono implicitamente un’unica funzione
f −1 (u, v) = x (u, v) + iy(u, v), definita in B( f (z0 ), η) e tale che
f −1 ( f (z)) = z ∀ z ∈ B(z0 , δ) e f −1 (B( f (z0 ), η)) = B(z0 , δ).
Applicando ancora il teorema del Dini, si ha
⎛ ∂F ∂ F1 ⎞−1 ⎛ ∂ F1
1 ∂ F1 ⎞
xu xv ⎜ ∂x ∂y ⎟ ∂u ∂v ⎟
(0.17.3) = −⎜ ⎟ ×⎜
⎝ ⎠
y y ⎝ ∂F ∂F ⎠ ∂F ∂ F2
u v 2 2 2
∂x ∂y ∂u ∂v
1 v y −u y
−1
0
=− ×
| f |2 −vx ux 0 −1
1 v y −u y
= 2 .
| f | −vx ux
100 Funzioni di variabile complessa
Da (0.17.3) si trae
⎧ 1
⎪
⎨ x u = yv =
⎪
| f |2
ux
⎪
⎪ 1
⎩ −x v = yu = − vx
| f |2
la funzione f −1 è dunque olomorfa e
f ( f −1 (w)) 1
= = −1 w ∈ (B( f (z0 ), η)).
| f ( f (w))|
−1 2 f ( f (w))
studiamo la trasformazione
u = sen x cosh y
(0.17.4) (x , y) ∈ S .
v = cos x senh y
— per h = 0 il segmento (u, 0), |u| < 1 ;
— per h > 0 la semiellisse
⎧
⎨ u2 v2
(0.17.7) 2
+ 2
=1
⎩ cosh h senh h
v>0
— per h < 0 la semiellisse
⎧
⎨ u2 v2
(0.17.8) 2
+ 2
=1
⎩ cosh h senh h
v<0
Si osservi che le suddette semiellissi hanno fuochi nei punti (−1, 0), (1, 0) e
semiassi cosh h, | senh h| e che cosh h > | senh h|.
Indichiamo con la famiglia costituita dal segmento (u, 0), |u| < 1 e dalle
semiellissi (0.17.7), (0.17.8).
L’immagine dell’insieme S tramite la funzione sen z è l’unione delle due
famiglie
e e cioè il piano complesso privato delle semirette (u, 0), |u| ≥
1 (vedi figura 0.17.1).
..
......... v
..... .... .. ...
... . .... ....
..
.....
.....
... ...
... ... ... .....
.... ...
.
... . ... .. . ....
..... ....
.
... ........................................... ... .. ... . ......
..... . .... .. . ....
. .................... . .....
.... ......................... .... .... .. . .... ....
......... .. ..
... ... .. ... ...................
....... ....... ..... .... .. .. . .....
....... ... .. ...
. . .. .... ......
. ....
. ... .. .. ....
.... ... .. .. .... . .. ..
.... .... .....
....
.... . ... ... .. .
. . ...
...
.... ... ....................................................... ..
.. . . . ...
.. ..
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... .............. .... ... .
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. ... ... ... ...........
. .. ...
.. .. ....... ... .. ...
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. .. ... .......
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.... ... . ... .
. .. ... ... .... ..
... .... . . . .
......................................................... . .. ... ..
.. .. . . ... . ...
.... .. .
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.......... ... ... ... ... .. .. ... .......... ...
. ...
.. ... .. .. .. .. .. .. ...
.
...
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.
..
..
.
....−1 ... .. .. .. .. .. ...
. . . . . .
............................................................................................... ... ... ... ... .... .. ... ..............................................................................................................
. .
.
.
.
..
... .
... ........ .. . .. .. ... .. ... ........
................ .
.
.
1 ... .
. .
.
. ..
.
u
.. ... . . . ..... . .
.. .... . . ........................................... ....
.. ..
..
.. .... .
... ... .... .
.
. .
. .. ..
. .... ...
...... .. .. .. . .
... ......... ... ... ... .... ... .. .. .............. ..
.
............. .. .. .. ..................
... . .. .. ...
... .. ................................................ .... ..... ...
....
.... ..... .... .... .
.
. .. .. ... .. ....
. ... ... ... ....
.... .
... ... .... .... ... .....
.....
...... .. .... .... ...
... ... .
.. .. ... .. .....
.......
.. .................
.
... ... ... ... ...................
... .. .
. .. ........ .. .....
... . ... ..... .
..... ... .......................................................................... ..... .....
..... .... . ... ... ... .....
..... .. ... ... ... ... ....
... ... . . ... .. .... .
. ...
...
...
.....
.....
.. .. . .....
.
Figura 0.17.1
di incontro della retta x = k e del segmento (x , h), −π/2 < x < π/2
controimmagini delle curve di 1 e 2 .
Determiniamo
la funzione arcsen w inversa della funzione sen z, z ∈ S.
Sia w ∈ C \ (Re w, 0) , | Re w| ≥ 1 ; determiniamo l’unica soluzione in S
dell’equazione
sen z = w
e cioè dell’equazione
1
z= log iw + 1 − w2
i
= −i ln iw + 1 − w2 + arg iw + 1 − w2 ,
e arcsen w è una di queste soluzioni. Per precisare quale, teniamo conto che
la funzione che stiamo cercando è il prolungamento al campo complesso della
w definita
funzione arcsen √ in ] − 1, 1[ e a valori in ] − π/2, π/2[. Se w è un
numero reale iw + 1 − w2 = 1 e
z = arg iw + 1 − w2 .
cioè quella che ridà la radice aritmetica nel caso che w sia un numero reale
positivo.
Consideriamo la funzione cos z. Con considerazioni analoghe alle prece-
denti si può provare che essa è invertibile in
S1 = (x , y) ∈ R2 : x ∈ ]0, π [ , y ∈ R
e che il suo codominio è ancora l’insieme w ∈ C \ (Re w, 0) , | Re w| ≥
1 . La funzione inversa arccos w è subito trovata sfruttando la (0.17.10) e
l’identità
π
arcsen w + arccos w =
2
valida per w ∈ ] − 1, 1[ e quindi, per il principio di identità
delle funzioni
olomorfe, nell’insieme w ∈ C \ (Re w, 0) , | Re w| ≥ 1 .
Consideriamo, infine, la funzione tang z, nella striscia S. Con consi-
derazioni
simili alle precedenti
si prova che il suo codominio è l’insieme
C \ (0, Im w) , | Im w| ≥ 1 e che la funzione è invertibile. La funzione
arctang w è la soluzione in S dell’equazione
1 e2i z − 1
(0.17.11) tang z = =w
i e2i z + 1
w ∈ C \ (0, Im w) , | Im w| ≥ 1 . Risolvendo la (0.17.11) si trova
1 1 + iw
arctan w = log
2i 1 − iw
- n+k
Pn+k − Pn = Pn
a j − 1 < εm , n > ν, k ∈ N ,
j =n+1
e quindi
-
n+k
a j − 1 < ε , n > ν, k ∈ N .
j =n+1
e, quindi, anche
- n 1
|a j | − 1 < .
j =ν+2
2
Si ha, allora, per n > ν + 1,
1- 3-
ν+1 ν+1
|a j | < Pn < |a j | .
2 j =1 2 j =1
∞
Diremo che esso è assolutamente convergente se la serie cn è assolutamen-
n=1
te convergente.
Funzioni di variabile complessa 107
-
∞
(1 + cn ) cn = −1
n=1
∞
(cn ) p
(0.18.2) log(1 + cn ) = − (−1) p ,
p=1
p
1 1 1 p−1 1
∞ ∞
≤ |cn | p−1 ≤ =
2 p=2 2 p=2 2 2
da cui
1 3
(0.18.3) |cn | ≤ log(1 + cn ) ≤ |cn | .
2 2
∞
La (0.18.3) vale anche se cn = 0. Ne segue che la serie log(1 + cn ) è
n=1
assolutamente convergente e quindi convergente. Posto
n
Sn = log(1 + c p ) ,
p=1
sia S = lim Sn . Si ha
n→∞
-
n -
n
Pn = (1 + cn ) = elog(1+cn ) = e Sn
p=1 p=1
108 Funzioni di variabile complessa
e quindi
lim Pn = e S .
n→∞
Osservazione 0.18.1. Un prodotto infinito potrebbe essere convergente ma
non assolutamente convergente. Si consideri infatti il prodotto infinito
1 1 1 1
1− 1+ 1− 1− ···
2 3 4 5
Si ha
1 4 3 2n 2n − 1 1
P2n−1 =· · ··· · = ,
2 3 4 2n − 1 2n 2
2n + 2 1 2n + 2
P2n = P2n−1 · = · .
2n + 1 2 2n + 1
Ne segue, quindi, lim Pn = 1/2, e la serie
n→∞
∞ n
(−1)
n=1
n+1
diverge.
e, posto P = lim Pn ,
n→∞
-
n+1 -
n
P ≥ Pn+1 = (1 + c p ) ≥ (1 + c p ) = Pn .
p=1 p=1
Funzioni di variabile complessa 109
∞
=1− αn zn+1+ p .
n=0
Funzioni di variabile complessa 111
Poniamo in (0.18.6) z = 1; si ha
∞
1= αn .
n=0
e per |z| ≤ 1
∞
∞
E p (z) − 1 ≤ |z| p+1 αn |z| ≤ |z|
n p+1
αn ≤ |z| p+1 .
n=0 n=0
Dimostrazione. La funzione
f (z)
.n
i=1 (z − ai )
ri
Teorema 0.18.7. Sia f (z) una funzione intera avente un numero infinito
di
zeri ordinati in successione an n∈N tale che successione dei moduli |an | n∈N
sia monotonanon decrescente e divergente. Supponiamo, inoltre, che |a1 | sia
positivo. Sia kn n∈N una successione di numeri interi non negativi tali che la
serie
∞
|z| kn +1
n=1
|an |
-
∞ z
f (z) = E kn eϕ(z) .
n=1
an
Dimostrazione. Cominciamo con l’osservare che la successione kn n∈N può
essere sempre trovata. Infatti sia kn = n. Fissato z ∈ C esiste un indice ν tale
che per n > ν
|z| 1
< ,
|an | 2
e quindi
|z| n+1 1
< n+1 .
|an | 2
Funzioni di variabile complessa 113
-
∞ z
E kn
n=1
an
|z|
è convergente. Sia ν ∈ N tale che per n > ν si abbia < 1. Si ha per la 2.
|an |
del Lemma 0.18.1 z |z| kn +1
E kn − 1 ≤
an |an |
per n > ν e quindi la convergenza della serie (0.18.7). La funzione
-
∞ z
E kn
n=1
an
ha, quindi, gli stessi zeri e con lo stesso ordine di zeri della funzione f (z).
Proviamo che essa è intera. Poniamo
-
n z
Pn (z) = Ekp .
p=1
ap
Si ha
-
∞ z ∞
(0.18.8) E kn = P1 (z) + Pn+1 (z) − Pn (z) ;
n=1
an n=1
.∞
dimostreremo l’olomorfia della funzione n=1 E kn azn mediante il Teorema
di derivazione di Weierstrass. Acciò basterà provare che, per ogni R > 0, la
serie in (0.18.8) converge totalmente nel disco chiuso B R (0).
Cominciamo con il provare che esiste una costante L > 0 tale che
(0.18.9) Pn (z) ≤ L in B R (0) .
114 Funzioni di variabile complessa
R
Sia ν ∈ N tale che per n > ν si abbia < 1. Si ha, ricordando il Lemma
|an |
0.18.1, per n > ν e |z| ≤ R
n - n z
- z
Pn (z) = 1 + E k p − 1 ≤ 1 + E k p − 1
p=1
ap p=1
ap
n
- |z|
- n R
≤ 1 + 1 − Ekp ≤ 1 + 1 − Ekp
p=1
|a p | p=1
|a p |
-
∞ z
f (z) / E kn
an
n=1
positivo. Sia kn n∈N una successione di numeri interi non negativi tali che la
serie
∞
|z| kn +1
(0.18.11)
n=1
|an |
Dalla (0.18.12) si ha
n %
1 −1/ p
n
-
γ
1 1
ln lim e 1+ e = lim γ + ln 1 + − = 0.
n→∞
p=1
p n→∞
p=1
p p
116 Funzioni di variabile complessa
n
Da cui, ponendo Hn = 1
p=1 p ,
n
1 p + 1
(0.18.13) γ = lim − ln = lim Hn − ln(n + 1) .
n→∞
p=1
p p n→∞
e quindi
n z n!
(0.18.14) (z) = lim .
n→∞ z(z + 1)(z + 2) · · · (z + n)
La funzione (z) è la funzione euleriana di seconda specie . Essa è una
olomorfa in tutto C privato dei punti dei punti della successione
funzione
− n n∈N0 . Poniamo nella (0.18.14) z = z + 1. Si ha
n z+1 n!
(0.18.15) (z + 1) = lim
n→∞ (z + 1)(z + 2) · · · (z + n + 1)
nz n z n!
= lim
n→∞ z + n + 1 z(z + 1)(z + 2) · · · (z + n)
= z (z) .
e, quindi,
(n + 1) = n! .
I punti z = −n, n intero non negativo, sono poli del primo ordine per (z). Si
ha infatti
(z + n + 1) (−1)n
lim (z + n) (z) = lim = .
z→−n z→−n (z + n − 1)(z + n − 2) · · · z n!
Funzioni di variabile complessa 117
Si ottiene, pertanto,
n %
−t t n z−1 1 n −t Re z−1 1 +∞ −t Re z−1
e − 1− t dt ≤ e t dt ≤ e t dt
0 n n 0 n 0
e quindi la (0.18.17).
Accanto alla funzione Gamma viene considerata la funzione Beta o funzio-
ne euleriana di prima specie. La funzione Beta è una funzione di due variabili
complesse definita dalla posizione
(z) (w)
B(z, w) =
(z + w)
z e w numeri complessi non interi negativi ed inoltre tali che z + w = 0. Se
Re z e Re w sono positivi per la funzione Beta si ha la seguente espressione
integrale
1
(0.18.18) B(z, w) = u z−1 (1 − u)w−1 du .
0
Proviamo la (0.18.18). Si ha
+∞ +∞
−t z−1
(z) (w) = e t dt e−u u w−1 du
0 0
dove R2+ = (t, u) ∈ R2 : t ≥ 0, u ≥ 0 . Eseguiamo il cambiamento di
variabili
t + u = x
t − u = x (2y − 1)
Si ha con facili calcoli
+∞ 1
−(t +u) z−1 w−1 −x w−1
e t u dtdu = e x z+w−1
y z−1
(1 − y) dy dx
R2+ 0 0
e quindi la (0.18.18)
Un’altra formula interessante è la formula dei complementi
π
(0.18.19) (z) (1 − z) =
sen(zπ )
Funzioni di variabile complessa 119
n + 1 1
n−1
2 + 1 12
= ωn−1 B , = wn−1
2 2 n2 + 1
√ n − 1 n−1
= ωn−1 π 2
n n2
da cui, ricordando che ω1 = 2, si ottiene facilmente la (0.18.20).
....
........
....
..
............................
... .........
......
.... ....
.. ....
... ....
.......
.... ...
..... ...
.. ...
..... ..
..
.. ..
... ..
............. ...
.. ...... ..
.... .. ...
.
............................................................................................................................................................................
Oε R
Figura 0.18.1
Si ha
R
ei x R
e−x
(0.18.23) dx + ϕ(z) d z − i dx − ϕ(z) d z = 0
ε xα + R ε x α eiαπ/2 +ε
essendo π
R = z ∈ C : |z| = R , 0 ≤ Im z ≤
2
π
ε = z ∈ C : |z| = ε , 0 ≤ Im z ≤
2
In (0.18.23) facciamo tendere R a +∞ e ε a zero. Osservato che |zϕ(z)| =
|z|1−α e− Im z ≤ |z|1−α , si ha
lim z ϕ(z) = 0
z→0
e di conseguenza,
lim ϕ(z) d z = 0
ε→0 +ε
|β − α | ≤ |β − α| .
β ≤ α + |β − α| .
Supponiamo che
β > α + |β − α| .
La funzione f (z) rappresentata dai due elementi analitici A(β; β ) e A(α; α )
sarebbe olomorfa in un disco di centro α e raggio maggiore di α e la serie
(0.19.1) avrebbe un raggio di convergenza maggiore di α .
Definizione 0.19.3. Dato un numero finito di elementi analitici,
ognuno dei quali è dedotto direttamente dal precedente, diremo che A(αn ; n )
è dedotto da A(α1 ; 1 )
1 1
|β1 − β| = − |α − β| ≤ r .
2 2
Funzioni di variabile complessa 123
r1 ≥ − |β1 − α| > − |α − β| .
1 1
|β1 − β2 | = − |α − β| ≤ r1 .
2 2
Sia, allora, A(β2 ; r2 ) l’elemento analitico dedotto direttamente dall’elemento
analitico A(β1 ; r1 ). Cosı̀ procedendo si perviene a un punto βn del segmento
di estremi α, βn−1 tale che
1
|α − βn | ≤ − |α − β| .
2
Ne consegue che l’elemento analitico A(α; ) è dedotto direttamente dall’e-
lemento analitico A(βn ; rn ); il che completa la dimostrazione.
Possiamo, quindi, dare la seguente definizione
Definizione 0.19.4. Una funzione f (z) si dice analitica (secondo Weier-
strass) quando è rappresentata dalla somma di un elemento analitico e dalle
somme di tutti gli elementi analitici da esso dedotti. Il campo di esistenza della
funzione f (z) è l’insieme aperto unione dei campi di esistenza degli elementi
analitici che la compongono.
Se z0 è un punto del campo di esistenza di una funzione analitica esso
potrebbe appartenere a dischi relativi ad elementi analitici aventi in z0 somme
diverse. Diremo in tal caso che la funzione è polidroma. Una funzione che
non sia polidroma si dice monodroma.
√
Esempio 0.19.1. La funzione z è una funzione polidroma.
Consideriamo, infatti, la serie di potenze
∞ 1
(0.19.4) 2
(z − 1)n .
n=0
n
Essa individua l’elemento analitico A(1; 1). La somma della serie (0.19.4) è
la funzione
f (z) = |z|1/2 ei arg z/2 − π < arg z < π .
124 Funzioni di variabile complessa
Consideriamo la serie
∞
f (n) (eiπ/4)
(z − eiπ/4)n
n=0
n!
essa converge ad f (z) nel disco di centro eiπ/4 e raggio 1, e cioè individua
l’elememto analitico A(eiπ/4; 1) dedotto direttamente dall’elemento analitico
A(1; 1). Consideriamo, poi, la serie
∞
f (n) (i)
(0.19.5) (z − i)n .
n=0
n!
La (0.19.5) individua l’elemento analitico A(i; 1) dedotto direttamente dal-
l’elemento analitico A(eiπ/4; 1) e la sua somma è ancora f (z). Consideriamo,
adesso, la funzione
g(z) = |z|1/2 ei arg z/2 0 < arg z < 2π .
Nel semipiano Im z > 0 si ha f (z) = g(z). La serie (0.19.5) coincide quindi
con la serie
∞
g (n) (i)
(z − i)n .
n=0
n!
Quest’ultima serie individua l’elemento analitico A(i; 1) dedotto direttamente
dall’elemento analitico A(eiπ/4 ; 1). Proseguendo il procedimento individua-
mo gli elementi analitici A(−1; 1), A(ei5π/4; 1), A(−i; 1) quest’ultimo indi-
viduato dalla serie
∞
g (n) (−i)
(0.19.6) (z + i)n .
n=0
n!
Consideriamo la funzione
h(z) = |z|1/2 ei arg z/2 π < arg z < 3π .
Essa coincide con la funzione g(z) nel semipiano Im z < 0. La serie (0.19.6)
coincide, quindi, con la serie
∞
h (n) (−i)
(z + i)n .
n=0
n!
Individueremo in tal modo gli elementi analitici A(ei7π/4; 1), A (1; 1) que-
st’ultimo individuato dalla serie
∞
h (n) (1)
(z − 1)n .
n=0
n!
Si ha quindi f (1) = 1 e h(1) = −1.
Funzioni di variabile complessa 125
la funzione f (z) sarebbe olomorfa nel disco Bσ (α) avente raggio maggiore di
α .
∞
(0.19.7) cn zn cn > 0 .
n=0
Si ha
∞
| f (k) (z0 )| ≤ n(n − 1) · · · (n − k + 1)cn |z0 |n−k
n=k
∞
= n(n − 1) · · · (n − k + 1)cn a n−k = f (k) (a) .
n=k
Il raggio della serie (0.19.8) è non inferiore ad r. Tutti i punti della circonfe-
renza |z| = sarebbero, allora, regolari per f (z) contro quanto asserito dal
Teorema 0.19.1.
Definizione 0.19.5. Due elementi analitici A(α; ), A(β; r) si dicono con-
tigui quando B (α) ∩ Br (β) = ∅ e in tale intersezione le serie relative ai due
elementi analitici hanno la stessa somma.
x = x (t)
t ∈ [a, b] .
y = y(t)
le equazioni parametriche di .
Supponiamo che l’intervallo [a, b] possa essere decomposto in un numero
finito di intervalli [t0 , t1 ], [t1 , t2 ], . . . , [tn−1 , tn ] (t0 = a, tn = β) in modo tale
che esista una catena di elementi analitici A(α0 ; r0 ) coincidente con A(α; ),
A(α1 ; r1 ), . . ., A(αn−1 ; rn−1 ) con il requisito che la curva i
x = x (t)
t ∈ [ti , ti+1 ] i = 0, 1, . . . , n − 1
y = y(t)
abbia sostegno contenuto nel disco Bri (αi ), campo di esistenza dell’elemento
analitico A(αi ; ri ). Definiamo in [a, b] la funzione
ϕ(t) = f (x (t) + iy(t)).
Denoteremo la funzione ϕ(t) con la dizione funzione generata dall’elemento
analitico A(α; ) lungo la curva . Diremo, anche, che si è effettuato il
prolungamento analitico di A(α; ) lungo la curva .
Proposizione 0.19.3. Sia ϕ(t), t ∈ [a, b], una funzione generata dall’elemen-
to analitico A(α; ) lungo una curva . La funzione ϕ(t) non dipende dal-
la decomposizione dell’intervallo [a, b] nè dalla catena di elementi analitici
considerata.
Dimostrazione. Consideriamo [a, t1 ], [t1 , t2 ], . . . , [tn−1 , b] e [a, t1 ], [t1 , t2 ],
. . . , [tm−1 , b] due decomposizioni dell’intervallo [a, b] e due catene di ele-
menti analitici A(α; ), A(α1 ; r1 ), . . ., A(αn−1 ; rn−1 ) e A(α; ), A(α1 ; r1 ),
. . ., A(αm−1 ; rm−1 ) definite come in precedenza. Diciamo ϕ(t) e ψ(t) le fun-
zioni relative alle due decomposizioni e alle due catene di elementi analitici.
Proviamo che ϕ(t) ≡ ψ(t) in [a, b]. Consideriamo una terza decomposizione
a = τ0 < τ1 < · · · < τ p−1 < τ p = b ottenuta riunendo i punti delle due
decomposizioni. Il sostegno della curva
x = x (t)
t ∈ [a, τ1 ]
y = y(t)
128 Funzioni di variabile complessa
è contenuto nel disco B (α); pertanto ϕ(t) = ψ(t) in [a, τ1 ]. La tesi è, allora,
acquisita se l’identità ϕ(t) = ψ(t) in [a, τi ] implica ϕ(t) = ψ(t) in [τi , τi+1 ],
i = 1, 2, . . . , p − 1. Consideriamo il sostegno della curva
x = x (t)
t ∈ [τi , τi+1 ] ;
y = y(t)
esso è contenuto in un insieme Brj (α j )∩ Brs (αs ). Dall’equaglianza ϕ(t) = ψ(t)
in [a, τi ], e quindi in un intorno sinistro di τi , segue che le funzioni f (z) e g(z)
rappresentate dagli elementi analitici A(α j ; r j ) e A(αs ; rs ) rispettivamente
coincidono nell’aperto Brj (α j ) ∩ Brs (αs ). Da cui ϕ(t) = ψ(t) in [τi , τi+1 ].
Teorema 0.19.4. Sia f (z) una funzione analitica nell’aperto
. La funzione
f (z) è monodroma se e solo se considerati un suo elemento analitico A(α; ),
un punto β ∈
e una curva unente α e β, generalmente regolare con
sostegno contenuto in
, il prolungamento analitico di A(α; ) lungo sia
possibile e risulti indipendente da .
Dimostrazione. Supponiamo che la funzione f (z) sia monodroma. Conside-
rati, allora, l’elemento analitico A(α; ), il punto β ∈
ed una curva general-
mente regolare con sostegno contenuto in
unente α e β; si deve provare
che il prolungamento analitico di A(α; ) lungo sia possibile. Siano
x = x (t)
t ∈ [a, b]
y = y(t)
le equazioni parametriche della curva , e supponiamo che non sia possibile
effettuare il prolungamento analitico di A(α; ) lungo . Divididiamo [a, b]
in due intervalli mediante il punto medio (a + b)/2 ed indichiamo con [a1 , b1 ]
l’intervallo fra i due (oppure uno dei due) tale che considerato un elemento
analitico nel cui disco di convergenza è contenuto il punto x (a1 ) + iy(a1)
non sia possibile considerarne il prolungamento analitico lungo la porzione
di curva relativa a suddetto intervallo [a1 , b1 ]. Applichiamo lo stesso
procedimento all’intervallo [a1 , b1 ] e successivamente agli intervalli di volta
in volta trovati. Si determinano in tal modo due successioni, la successione
{an } degli estremi sinistri e la successione {bn } degli estremi destri di tali
intervalli; si ha
lim an = lim bn = c .
n→∞ n→∞
x = x (t)
t ∈ [an , bn ]
y = y(t)
Funzioni di variabile complessa 129
t z−1
Dimostrazione. La funzione è sommabile in [0, +∞[.
et − 1
Consideriamo la formula di rappresentazione per la funzione (z) valida
per Re z > 0; si ha
+∞
(0.19.11) (z) = e−t t z−1 dt .
0
e quindi
n +∞ n
1 −ku
(z) z
= e u z−1 du
k=1
k 0 k=1
+∞ z−1 +∞ z−1 −nu
u u e
= du − du .
0 e −1
u
0 eu − 1
La (0.19.10) sarà, dunque, stabilita se si prova che
+∞ z−1 −nu
u e
(0.19.12) lim du = 0 .
n→∞ 0 eu − 1
Applichiamo il Teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno
integrale. Si ha
u z−1 e−nu u Re z−1
u ≤ u ∈ L 1 ([0, +∞[) ,
e −1 e −1
Funzioni di variabile complessa 131
e quindi la (0.19.12).
Consideriamo, adesso, il prolungamento analitico della funzione Zeta.
Proveremo che la funzione ζ (z) può essere prolungata analiticamente in tutto
C\{1}. Cominciamo con il prolungarla nel semipiano Re z > 0. Consideriamo
la funzione
1 1 z−1
(0.19.13) − t .
et − 1 t
Nell’Esempio 0.14.1 si è provato che
z ez 1 B2n
∞
(0.19.14) = 1 + z + z2n , |z| < 2π .
ez − 1 2 n=1
(2n)!
e quindi
1 1 1
lim z − =− .
z→0 e − 1 z 2
La funzione in (0.19.13) è, allora, sommabile nell’intervallo [0, 1] se Re z >
0; potremo allora riscrivere la (0.19.10) nel modo seguente
1 +∞ z−1
1 1 1 z−1 1 t
ζ (z) = − t dt + + dt ,
(z) 0 et − 1 t z−1 1 et − 1
esprimendo ζ (z) come somma di funzioni olomorfe nel semipiano Re z > 0
privato del punto z = 1, polo del primo ordine con residuo 1.
Per 0 < Re z < 1 riscriviamo la funzione ζ (z)
1 +∞ z−1
1 1 1 z−1 t
(0.19.16) ζ (z) = − t dt − dt
(z) 0 e −1 t
t
1 t
+∞ z−1
t
+ dt
1 et − 1
1
1 1 1 1 z−1 1
= − + t dt −
(z) 0 e −1 t
t 2 2z
+∞
1 1
+ − t z−1 dt .
1 e −1 t
t
132 Funzioni di variabile complessa
1 1
lim = lim = 1.
z→0 z(z) z→0 (z + 1)
1 1 1 1
∞
− + = 2t , t ∈ R \ {0} ,
et − 1 t 2 n=1
t 2 + 4π 2 n 2
e, quindi,
+∞
∞
2 1
(0.19.17) ζ (z) = t z dt
(z) 0 n=1
t + 4π n
2 2 2
1 ∞
2 1
= t z dt
(z) 0 n=1
t 2 + 4π 2 n 2
+∞ ∞
1
+ t dt .
z
1 n=1
t 2 + 4π 2 n 2
La serie
∞
tz
n=1
t 2 + 4π 2 n 2
Funzioni di variabile complessa 133
Si ha, allora,
n
1 Re z
|t z
| ≤ max g(t) t ∈ L 1 ([0, 1]).
k=1
t 2 + 4π 2 k 2 [0,1]
Esercizi proposti
0.1. Sviluppare in serie di Laurent la funzione,
z+1
z2 + 1
in un intorno bucato del punto z = i, precisando tale intorno.
0.2. Determinare lo sviluppo in serie di Laurent della funzione
1
, z ∈ C : 0 < |z| < 1 .
ez − 1
1
sen z sen .
z −i
f (z) = f (z) .
0.6. Calcolare il residuo nei punti singolari e nel punto all’infinito della
funzione
1
ϕ(z) = 2 e1/z .
z − 3z + 2
1
sen sen(z − i) ,
z
determinandone i relativi residui.
Funzioni di variabile complessa 135
essendo T il quadrato
z ∈ C : | Re z| ≤ 2 , | Im z| ≤ 2 .
1 cos z
f (z) =
z2 sen z
applicare il teorema dei residui relativamente all’insieme
1 1
Tn = z ∈ C : | Re z| ≤ π n + , | Im z| ≤ π n + , n ∈ N,
2 2
e dedurne la somma della serie
+∞
1
2
.
n=1
n
specificando se l’integrale esiste nel senso di Lebesgue, nel senso dell’ inte-
grale improprio oppure nel senso del valore principale.
0.14. Calcolare il seguente integrale
+∞
sen4 x
dx .
0 x2
xα
(1 + x )(1 + x 2 )
0.17. Calcolare +∞ √
x
v.p. dx .
0 (x − 1)(x 2 + 1)