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La mia diletta città potrebbe benissimo fare a meno di me , ma sono io che non posso
fare a meno di essa . Essa che mi scorre nelle vene e che amo .
Bernardino Telesio
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Ringraziamenti
(dissobrigu)
Ad illu cci àju dittu: “ tu, ppe ‘mmia, s’i sulu ‘na machina ppe scriva e a
tuttu chillu ca tu m’addummanni, ju nun te rispunnu. Vù sapìri troppe cose, s’i
‘mpaccieru e me le circhi ccu ‘na lingua, l’angrise, ca ju nun canusciu. Ju ca rapu
‘u frigoriferu e nun m’arricuòrdu chillu c’avja de pigliari e ca rapu ‘u diziunàriu e
mi riscuòrdu chillu c’avja de cercàri, tu, computer, nun s’i fattu ppe mia. T’àju ‘i
truvari ‘na persuna ca te po’ ammaccari ‘i coste e ca te fa filare.“
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Calavrisi ,
stippa ‘a ricchia surda , basta ccu la licurda :
azamuni , nun stavimu cchiù ‘ncacanati
alla terra nostra dunamu libertati !
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Presentazione
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Prefazione
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Ne agevola, così, la lettura e la comprensione da parte di quanti – e sono
assai numerosi tra le giovani generazioni – hanno scarsa dimestichezza
con la lingua dei nonni e dei padri.
E non si tratta di un semplice, meccanico, trasferimento da un codice
linguistico ad un altro, da quello locale, spesso gergale, a quello ufficiale e
nazionale.
La Sua traduzione è, invece, un’acuta interpretazione che restituisce il
senso vero dei “ditti”, difficilmente o non correttamente percepibile, anche
per l’ambiguità del ricorrente uso delle metafore, da chi non conosce il
contesto culturale nel quale sono nati e le situazioni, sociali, economiche e
psicologiche, da cui traggono motivazione e alimento.
Faccio solo qualche esempio.
Il proverbio “C’è ‘na tinaglia per ogni fierru filatu”, nella traduzione di De
Rose, diventa “per ogni ostacolo c’è sempre un rimedio”.
Viene così recuperato il valore esistenziale della massima che il dettato
letterale affida alla metafora della “tinaglia” che vince la resistenza del
ferro, ostacolo a prima vista invincibile.
Ed è una massima che racchiude una filosofia di vita, la sollecitazione a
non arrendersi, a cercare le possibili soluzioni, a “stringere i denti”, ad
usare la “tinaglia” che morde, spezza, vince.
Una filosofia che contrasta con quest’altra, di segno opposto, che pure è
diffusa nell’anima e nella mente dei nostri popoli: “’u puveru e’u riccu li fa
‘u signuri”. Vale a dire: è inutile cercare di cambiare la condizione
economico-sociale che ci è stata assegnata dall’alto, da una volontà
superiore.
Non resta che l’accettazione passiva, la rinuncia, la rassegnazione.
Si consideri, ancora, questo proverbio:
“ Ca d’u male tuo non ne guderranu i prieviti”.
È un augurio di pronta guarigione, che si esprime nella certezza che la
malattia – così traduce De Rose – è leggera e guaribile ed il prete non
trarrà – da essa – alcun guadagno per il funerale.
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Ma dietro il linguaggio, coperto e allusivo, c’è molto di più di una semplice
formula augurale!
Ed infine, si consideri, magari con l’occhio rivolto al sistema giudiziario di
oggi, l’amarezza racchiusa in questa sentenza che non ammette appelli:
“Chini arrobba picca, và n‘galera”: ossia “la giustizia è severa solo con il
ladruncolo”. Una verità che il tempo ha confermato e reso eternamente
attuale. Purtroppo.
Ma il libro di De Rose ha un altro pregio: fa spazio anche ai “mali ditti” o
proverbi “cattivi”, fatti di imprecazioni e di bestemmie, di ingiurie e di
battute licenziose, che la censura dei poteri forti e la diffusa e
accomodante assuefazione al conformismo e al moralismo di facciata,
imposti dal costume dominante, hanno escluso dalla comunicazione
scritta, troppo compromettente, relegandoli nei recinti del proibito che
solo la trasmissione orale, incontrollabile, poteva infrangere.
Si determinano, in questo modo, le tradizioni “mutilate”, che, con
rimozioni e cancellazioni interessate, selezionano le “memorie” ed
escludono tutte quelle che sono considerate scomode o sconvenienti.
Un destino di esclusione, che è toccato anche a tanta parte della poesia in
vernacolo, quella a sfondo erotico-sessuale e di protesta contro i detentori
del potere politico economico e sociale: per lunghi secoli questa poesia ha
avuto spazio solo nella circolazione orale o è rimasta ristretta nei confini
angusti degli ambienti in cui è maturata.
E la riprova, per quanto riguarda la Calabria, viene da un libro, appena
uscito, del compianto Sharo Gambino che ha raccolto – sotto il titolo
“Cuviernu Puorcu Latru e Camburrista.” – la poesia dialettale di protesta in
Calabria, attraverso i secoli.
Una poesia, che solo nei primi anni dell’800, trova adeguata diffusione
sulla stampa e nella editoria.
Prima di quell’epoca, commenta l’Autore, c’era solo “il deserto del silenzio”
come se la nostra terra “avesse vissuto fino a quel tempo una storia di
elevato livello sociale, economico e culturale, come se non fossero mai
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arrivati in Calabria occupazioni, dissanguamenti, soprusi, vessazioni oltre
l’umana sopportazione”.
I due libri, quello di Sharo Gambino e di Ciccio De Rose, perseguono,
quindi, un obiettivo comune: colmare un vuoto per dare voce all’anima del
nostro popolo, in tutte le sue molteplici espressioni.
Concludendo questa breve nota, che Ciccio mi ha chiesto a conferma di un
antico legame di amicizia e di affetto risalente agli anni della scuola
media, desidero aggiungere un’altra veloce riflessione.
L’Autore, nella interpretazione dei “ditti” e dei “mali ditti”, si avvale spesso
della testimonianza dei poeti dialettali che utilizza per illuminare il
contesto di un comune sentire che nei motti proverbiali si concentra e si
esprime.
E lo fa con grande sensibilità, di cui dà prova in un bellissimo elogio –
rigorosamente in dialetto - al suo vecchio orologio che lo accompagna
nelle sue giornate e che, proprio perché vecchio e carico di acciacchi, lo
riporta in dietro nel tempo lontano: “’u tiempu anticu, ‘u tiempu ca a ‘nua
n’era amicu”.
E poco conta se, di tanto in tanto, fa le bizze: “nun fa nente ca ogne tantu
me sgarri l’ura”.
Un bel libro, dunque, quello di De Rose, al quale auguro il successo che
merita soprattutto tra i giovani ai quali offre uno strumento di conoscenza
di un mondo che – purtroppo – ignorano.
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Introduzione
“Se boy ke ll’omo crédate , dì sempre veritate ,
ka multu vero è ‘n dubetu per poca falsitate “
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evidenza per le loro costumanze e pratiche , e più per la loro letteratura
orale , non hanno solo l’aspetto che mostrano , ma me hanno uno ben
diverso , in faccia al quale abbiamo dovuto per pudore abbassare gli occhi
e fingere di non accorgercene . “
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Similmente per il detto popolare , poiché salvo poche eccezioni , è la
classe dominante che mette in bocca alla classe subalterna il proverbio e
questa lo adotta inchinandosi di fronte alla supremazia sociale con spirito
di rassegnazione e constatazione della propria impossibilità a migliorare la
propria condizione .
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I “ mali ditti “ resistono al tempo malgrado false pudicizie , ipocrisie
e baciapile ( “ patannustrari , santuocchi “ traduce Luigi Accattatis) ed era
giusto metterli in libertà , farli volare , scrollarsi di dosso , almeno in questa
occasione , l’ingerenza della classe dominante : “Quannu
cci vo’ , ‘a jestimata saglia ‘ncielu cumu ‘na curuna .“
Ciccio De Rose
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‘U riruògiu
Mi signu ricuòtu alla casa cumu ‘nu tizzuni stutatu . Avìa l’arma
strazzata penzannu ca ‘nu ricuòrdu caru mi putìa lassari . ‘A notte
nun durmìa , ‘u juornu era sustusu e ‘u mutivu ju ‘u sapìa : chira
casciottella di riruògiu m’ arricurdava ‘u tiempu anticu ‘i quannu era
guagliuni e spenzieratu .
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Le nucille de Natale , ‘ a tòmbula ‘mienz’a via ccu le cartelle
spase ‘nterra , l’ammulafùorfici , ‘u ‘mbrellaru , ‘a ‘ntinna d’a cuccagna ,
le luminère de le feste , i mustazzuoli , i cuvièlli ‘ntra la chiazza e
la banna ca sunava , lu puorcu e la quadara , li grastaturi e li
bannituri .
14 luglio 2007
Ciccio De Rose
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“ C’era una volta il Natale “
L’orologio
Io passo il tempo con lui e gli parlo. Gli dico: “Che cosa hai
stamattina? Hai forse sete e vorresti un po’ di olio? Hai caldo e ti
piacerebbe una soffiata di pompetta fresca? “ Lo tratto bene, gli dò
la carica sempre alla stessa ora come se fosse una compressa:
cerco di non commettere errori ed evito che possa avere sbalzi di
pressione (quando vado in Sila o al mare lo lascio a casa con la
badante), sto attento a non creare qualche cattiva occasione, lo
riguardo dagli spifferi perché una polmonite sarebbe per lui
gravissima malattia. (C’è anche un proverbio calabrese che dice: “
Ventu ‘i fessura porta l’uomu ‘nseportura “).
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sfera, il giuoco della lastruccia, le carrozze con i cavalli, i contadini
con gli asini che vendevano broccoli, frutta e le castagne indurite
dal fumo, il carro dei morti tirato da quattro cavalli, le orfanelle che
terrorizzate recitavano le preghiere dinanzi le salme e che non
avrebbero dimenticato per tutta la vita le scene di strazio e le
prefiche, mia madre che faceva le maglie di lana ai ferri, mio padre
che camminava a stento con le stampelle , il braciere con il raccogli
fumo e l’asciuga biancheria di canna messo sopra il braciere ,
l’appoggia braciere con sotto le olive che si affumicavano, le olive alla
calce , il focolare e il nonno che raccontava le romanze (alcune delle
quali ho poi ritrovato a scuola) , le favole dei briganti , di Jugale e di
Jofà .
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E il buon giorno è poi giunto ! Mastro Pietro mi ha chiamato
e gridando di gioia mi ha detto : “ L’ho salvato , aveva un prolasso
al bilanciere , l’ho operato e adesso segna il tempo meglio di ieri . “
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Commosso, gli ho risposto: “ Orologio, tu mi sei caro, e sei tu
che alla vita mia fai regalo: non ha nessuna importanza se non
segni più l’ora giusta, tu mi ricordi il tempo passato, che se come
te non era preciso, era il nostro tempo amico.“
Ciccio De Rose
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L’antichi ficiru i fatti e lassaru i ditti
Gli antichi erano saggi e lasciarono i proverbi
( proverbio calabrese )
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W|àà|
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T
A Bagnara campanu tutti ppe la tonnara
A Bagnara vivono tutti con la pesca del tonno
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A cavallu sgrencu musche assai
Molti fastidi alle persone perseguitate dalla sfortuna
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A guccia a guccia se scava ‘na petra
A goccia a goccia si incava la pietra . La perseveranza anche se
lunga e lenta ottiene poi un risultato
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A muru vasciu ognedunu s’appoggia
Quando c’è un sostegno a portata di mano ognuno cerca di
utilizzarlo . Le persone umili subiscono sempre .
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A Santu Michele ‘a quaglia parta e ‘u marvizzu arriva
A S.Michele (29 settembre) la quaglia va via e arriva il tordo
A stozzi e a pitazzi
A poco la volta
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A vinti uri ‘a jurnata è sicura
Se lavori venti ore, la paga è certa (che tristi tempi quelli di una
volta!)
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Acu ca nun cusa s’arrozza
L’utensile che non si usa s’arrugginisce
Adaccussì
Così , in questo modo ( ad eccu sic )
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All’ottu d’aprili metti ‘u cocciu e nun lu diri
L’otto di aprile metti in caldo il seme bachi e non lo dire a
nessuno
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qualu santu me tene e nun te vasu ?...
Bella , si muoru e vaju ‘n paravisu ,
si nun ce truovu a tie , ju nun ce trasu !
Belli l’anciuli su de ‘u paravisu :
ma cchiù bella si tu quannu te vasu !...
Allonga ca accurci
Farai più strada , ma arriverai prima
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Alò !
Andiamo , presto , muoviti (allons )
E Filippo Eugenio Calvelli la usa ne “La Festa Naziunali “ , quando dice :
…Nicurè , nuce de cuollu ,
jamu , alò , jamu a Cusenze…
Amarammìa
Me infelice , povero me
Amarattìa
Povero te , peggio per te
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Amaru chini lu puorcu nun s’ammazza , ca vide e li desidera ‘i
sazizze
“ A chi porco non ha la sorte è ria , li vede la salsiccia e la desìa
( Vincenzo Padula )
Nel mondo rurale uccidere il maiale per trarne i benefici, che durano tutto l’anno , è fatto importantissimo ,
per cui quando una famiglia non aveva la possibilità di crescere il maiale si rappresentava un anno
difficile . Alla uccisione del maiale , rito per fortuna ancora non sparito , dedica una parte della sua
lirica “ Jennaru “ , Michele De Marco ( Ciardullu ) che dice :
… Puorcu !...Gioia , ricchizza d’ogne casa ,
grannizza vera , pumpusìa frunuta !...
Ccu lu filiettu mpacchi la prim’asa
la fragagliella , mo cce vo’ , t’aiuta !...
E all’urtimu , quatrà , cc’è la quadara !...
Cchi cc’è allu munnu chi ssa cosa appara?!.
Amicizia de cappiellu
Superficiale conoscenza , semplice saluto
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'u puorcu appicatu allu jimbiellu
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Amicu de buonu tiempu se muta ccu lu vientu
Gli amici del bel tempo vanno via con il vento
Ammucca liù
Invito a mangiare
Antùra
poco tempo fa , (ante horam)
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Ara festa di li Santi mintati cappellu e guanti
Il 1° Novembre inizia il freddo : copriti !
Ari fissa nun fàri male ca è peccatu , ma nun fàri beni picchì
è perdutu
Agli stupidi non arrecare danni perché è peccato , ma non fare del
bene perché è perduto
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Il rosso dell’aria annuncia tempesta di vento(che poi è in contraddizione
con : (rosso di sera bel tempo si spera )
Avàntame , ca t’avantu
Lodami , che lo farò anche io
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Avèntati ccu lu piscatu , nun aspittari di piscari
Accontentati di ciò che hai e non di quello che vorresti
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‘A bona razza a cinquant’anni ‘u figliu ‘mbrazza
La donna prolifica a cinquant’anni ha ancora figli piccoli
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‘A bona razza a cinquant’anni ‘u figliu ‘mbrazza
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‘A catìna fa lu cani
Il cane incatenato diventa aggressivo
‘A curta è longa
La Giustizia procede lentamente
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‘A farina d’u diavulu se fa caniglia
La roba mal guadagnata si perde( Male partum male disperit )
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‘A forza vincia ‘a raggiuni
Contro la forza la ragion non vale ( Violentia praecidit ius )
‘A fràvica è longa
Per costruire ci vuole tempo e pazienza
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‘A gatta pressarola ha fattu ‘i figli cecàti
Non bisogna aver fretta se si vogliono fare le cose per bene
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‘A malanova ‘a porta ‘u vientu
La cattiva notizia la porta il vento
Una cattiva notizia ha saputo il nostro spasimante : che la sua bella la vogliono sposare con un altro .
E allora il suo canto così dice :
“Haju saputu ‘na mala novella
la bella mia la vonnu maritare
moni chi s’è cresciuta e fatta bella
‘nu gran critinu ‘si la vo pigliare :
chi si vaja a ‘nzurare intra Ruvella
o duve se ribattu li quadari ;
si no li caccia fora li budella
cumu a lu puorcu di carnalivari . “
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te mera stuortu , te rumpa li vrazza ,
e dintra l’ossa le spine te ‘mpizza…
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La pietra che non fa il muschio non trattiene i pesci
‘A pezzentìa è difettusa
Si arriva alla miseria anche per i propri difetti
‘A prima è di guagliuni
La prima partita la vincono gli inesperti
‘A ragiuni è di fissa
La ragione è degli stupidi
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‘A robba sta ccu chini ‘a sa tènari
I beni , gli averi stanno dalla parte di chi li sa tenere
‘A salute è ricchizza
La prima ricchezza è la salute e non tutti lo sanno
‘A serva ppi ‘n annu servi , ppi ‘n avutru annu nun servi e ppi
l’avutri anni vo’ servùta
La serva per un anno si dà da fare , il secondo anno lavora poco e
per gli anni successivi vuole essere servita
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La seta è bellezza , la ginestra è sostanza
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‘A vera causa vinta è l’accuordu
Una mediocre transazione è migliore di una causa vinta
‘A vigna è tigna
Chi possiede un vigneto ha anche fastidi e pensieri
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‘A vutti vacanti fa sulu strusciu
La botte vuota fa solo rumore(Vasa inania multum strepunt )
‘A ‘mmidia ‘nceca
L’invidia acceca i sensi
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La fedeltà del Calabrese è data senza indugi e a vita
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La parola più saggia è quella che si inghiotte e non viene detta
(Tacent, satis laudant )
‘A parola è strumentu
Tra galantuomini basta la parola . Non serve il Notaio
‘A sarvia sarva
La salvia fa bene alla salute
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U
Beneditta chira pasta ca di vennari si ‘mpasta
Benedetta quella pasta che si impasta al venerdi ( ! )
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V
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Cacciari ‘a capu fora ‘u saccu
Sta prendendo coraggio , ma non si comporta bene
Cala ca vinni
Abbassa il prezzo se vuoi riuscire a vendere
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Vivere in ristrettezze
Cantàri ‘a pampina
Dire tutto ciò che si pensa
Capòca
Come no ! anzi ! alreo che ! diamine !
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Casa senza suli , trasa mièdicu e cumpessùri
Nella casa senza sole entrano medici e preti
Casa stritta e fimmina destra
Casa piccola e moglie laboriosa
Casu e maccarruni
Meglio di così non poteva capitare
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Ed è pieno di guai lo sfortunato di questo canto popolare che dice :
“ Sugnu a ‘nu statu , amici mei riduttu
chi muverrìa ‘mpietà le petre dure .
Me viu sempre a ‘nu continuu luttu
mmienzu a ‘nu mari di guai e sventure ,
lu miu travagliu nun mi duna fruttu ,
utile nun mi dà lu miu sudure :
si mi viditi ch’aju l’uocchiu asciuttu
e ca me l’à seccatu lu dulure . “
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Ccu ‘nu nò te spicci , ccu ‘nu sì te ‘mpicci
A volte dicendo no ti sbrighi , ma se dici di si ti inguai
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Zampugnari 'i..'ntunata comunista
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Ccu li trona di marzu si risbiglianu li serpi
Con i tuoni di marzo si svegliano le serpi
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Cercare ‘u ciucciu e c’essere a cavallu
Cercare l’asino e esserci di sopra . Vale a dire : stai cercando una cosa
e non ti accorgi che già ce l’hai
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Chianu mièrulu ca via è petrusa
Sii prudente , vai adagio
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disperata si tu che duormi sula…
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Chi va dietro allo stomaco prima mangia e poi si pente
Chini ‘a fa l’aspetta
Proverbio universale : chi fa male aspetti male
Chini ‘a fa‘a vinna , chini l’accatta nun l’usa, chini l’usa nun la vida
Chi la costruisce la vende , chi la compra non la usa e chi la usa non la
vede ( la bara )
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Chi si sposa gode nel giorno del matrimonio , chi uccide il maiale è
contento per tutto l’anno
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Nostra matri
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Chini camina a passu va luntanu
E’ come : chi va piano va lontano ( Tarde sed tute )
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Chini è bella ‘si vida , chini è bona ‘si sa
La bellezza si vede , la bontà è conosciuta dalla gente
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Chini mancia puocu mancia sempre , chine mancia assai sc-
catta priestu
Chi mangia poco vive a lungo , chi mangia assai crepa presto
Chini mangia a dua gangali s’affuca
Non bisogna essere insaziabili
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‘A pacchiana – costume albanese
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Chini nescìu , lu cantu perdìu
Chi lascia un posto dà diritto ad un altro ad occuparlo
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Chini pata ppi amuri nun senta duluri
Chi soffre per amore non sente altro dolore
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Chini rira de vènnari , chiangia de sabatu
Chi ride al venerdì piange poi il sabato (!)
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Zampugnaru
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Chini si ‘nnamura di capiddri e dienti , si ‘nnamura di nenti
A volte innamorarsi della bellezza fisica non giova a nulla
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Chini tèna ‘u saccu aru latru , arrobba
Chi aiuta il ladro è anch’esso ladro
( Utrique sunt fures , et qui accipit et qui furatur )
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Chini tèna tiempu nun pirdissi tiempu
Bisogna fare le cose alla svelta e non indugiare
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Chini nascia de juornu tèna furtuna diritta , chini nascia de
notte tèna furtuna ara storta
Chi nasce di giorno è fortunato , chi nasce di notte è perseguitato
dalla sorte (!)
Un canto popolare sulla cattiva sorte , dice :
Nascivi ccu ‘na sorte tantu amara ,
cuntare nun se po’ la mia sventura !
‘Nu guaiu finisce e ‘n atru se prepara ,
povera vita mia chi puocu dura !
L’urtima pompa mia sarà la vara ,
e lu ripuosu miu la sepurtura !
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quannu de ‘na pagliera speri fuocu ?
Cchi d’uva po’ sperare de ‘na vita
quannu passu tant’anni e nun la puti ?
Cussì è ra donna quannu se marita
quannu se piglia ‘nu sciacqua lattuchi
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Chissa è ‘na prena ca figlia
Si dice per un fatto che certamente avrà un riscontro
Ma , a proposito di donne incinte che desideravano conoscere il sesso del nascituro , ancor prima delle
moderne ecografie , ormai anche a colori , che oggi stabiliscono con certezza il sesso del feto , ( non
sempre perché un ginecologo poco tempo fa dopo aver guardato e riguardato l’ecografia ha detto a una
signora : “ al 50 % è maschio “ (sic!), il volgo credeva ( come il ginecologo del 50 % ) di aver trovato il
metodo , che era il seguente : si faceva la conta delle lettere “ R “ che erano presenti nel nome e
cognome della donna gravida e le lettere “ R “ presenti nei nomi dei mesi della gestazione . Se il
risultato dava alle lettere “ R “ un numero pari , sarebbe nata una femmina ; se , invece , il numero
risultante era dispari sarebbe nato un maschio .
Altre credenze erano legate al plenilunio , alla luna scema , a quella crescente e quella calante e
quando qualcuna faceva centro , si riteneva perfetta la falsa credenza .
- 87 -
Ciunchi e sciancati gente perrupata
Stai alla larga da guerci e storpi
Crisce – santu
Augurio che si fa ai bambini quando starnutano
- 88 -
Cu’ dici ‘a verità si fa nimici
Chi dice la verità si crea delle inimicizie . In Calabria tale
circostanza è particolarmente pericolosa !
- 89 -
Cuntientu tu , cuntienti tutti !
Se sei allegro tu , siamo contenti tutti !
- 90 -
W
D’a rusellara ara vrashi
Eri già in pericolo e sei caduto in un altro peggiore
- 91 -
De lu villanu pigliate la figlia , ma de lu figliu statte luntanu
a cientu miglia
Sposa la figlia del villano , ma stai lontano dal figlio . Questo perché
quando un contadino sposava la figlia al figlio di un altro contadino
doveva , per dote , dare degli appezzamenti di terreno
Di miegliu a miegliu
Augurio che le cose vadano sempre meglio
- 92 -
Di Nuvembre a S.Lucia ‘u juornu pappicìa
Da novembre a Santa Lucia ( 13 dicembre ) il giorno cresce molto
lentamente
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Dissi Santu Dunatu ca futtiri unn’è peccatu
Disse Santo Donato che fare l’amore non è peccato
Proverbi usati per fare rima : che c’entra San Donato ?
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Diu ti manna lu guaiu , ma puru le medicine
Dio ti manda la malattia , ma anche la possibilità di guarire
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Doppu lu fattu ognedunu è saviu
Successo il fatto , ognuno diventa savio e interviene
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Duluri aru fiancu , petra ‘ncampu
Il dolore ai fianchi lascia presagire i calcoli renali
- 97 -
Duvi para ca lu grassu se spanna , a mala appena ‘nu cavulu
se cunda
Dove sembra che il grasso trabocchi , appena appena si condisce un
cavolo
Duvi piscianu ‘i vaccini , cci truovi li rigìni
Le beccacce si trovano dove pascolano i bovini
- 98 -
X
E si vuogliu girare ‘ntra casa ‘nculinuda ?
Dichiarazione di guerra che fanno le mogli,che si improvvisano nudiste in
casa,quando non vogliono convivere con i suoceri
E’ ammanigliatu
Ha appigli per raccomandazioni , favori
E’ calatu ‘u dollaru
Sono abbassati i prezzi
E’ tamàrru ‘u villanu
Non è rozzo il contadino , ma chi si comporta da villano
Sentite come si inquieta l’innamorato chiamato villano dalla fanciulla e come si vendica in questo canto
popolare :
- 99 -
Passu de ccà ca ciaju la passata
ma nun cridere ca passu ppe tìa
ca sugnu d’autra amante ‘nnammuratu
ch’edi cchiù ricca e cchiù bella de tìa .
Tu figliu de villanu m’àj chiamatu
e tu dimmi : duvi àj la Signurìa ?
Ju pover’uomu sugnu , e sugnu statu
La libertade è la ricchezza mia .
- 100 -
Y
Fa bene e scorda , fa male e penza
Dimentica se hai fatto del bene , pensa se hai fatto del male
- 101 -
Fai cientu e nun fai unu , pierdi ‘u cientu e puru l’unu
Se per una volta non fai,tutto quel che hai fatto si dimentica
Fannu i tetelli
Si sono messi d’accordo e imbrogliano
- 102 -
Fari ‘u fissa ppi nun jiri ara guerra
Far finta di non capire
Fimmina chi chiangi , uomu chi jura , cavaddru chi suda , nun
cridiri a nuddru
Non dar credito a donna che piange , uomo che giura e cavallo che
suda
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Fimmina di parrasìa , arrassusìa
Stai lontano dalla donna loquace , ciarliera
Sulla smoderata loquacità , sul cicaleccio della donna , il poeta Gaetano Massara -Tropea , 1746-1823 - ,
medico e noto con lo pseudonimo Il furibondo( scrisse La Camarra , la bardatura del cavallo da
combattimento, la cantata dei Tignosi e le sue composizioni , vergate a mano , non videro mai la luce
della stampa.Solo nell’agosto del 1891 fu pubblicata nella Calabria di Monteleone La Camarra ), dice :
Fimmina fuòrficiara
Donna che sparla , pettegola
- 104 -
Fimmina ca rida e gallina ca canta , nun ci tenìre speranza
Non dare fiducia a donna che ride e gallina che canta
Fora maluocchiu !
Vai via malocchio , jella
Per mandar via il malocchio , la sfortuna , perché si pensa che una persona sia stata affascinata , cioè
catturata da forze ostili che circolano nell’aria , “ entrano in scena le fattucchiere che ricorrono alla
sfascinatura “. La sfascinatura si fonda nella esecuzione di un particolare cerimoniale da parte di
operatrici specializzate “ ( Ernesto de Martino , Sud e Magia )
Il dolore di testa è l’evidenzizione dell’affascino . La fattucchiera per questo malessere recita “ ‘U
carmu “ scongiuratore che così dice :
Miseria maliditta , vatti a mare ad annegari ;
chista è carne beneditta , e nun hai tu cchi cce fare .
Carrica e scarica pitittu e miseria , rugna e tigna .
Tu quannu vidi a mia morta mu caja .
Frijennu e mangiannu
La miglior cosa è friggere e mangiare subito e caldo
- 105 -
Fujiuta de ciucciu pocu dura
Gli sforzi che fanno i deboli durano poco
Z
Gaddrina vecchia fa buonu brodu
Notissimo : gallina vecchia fa buon brodo
- 106 -
Gesu Cristu nun vene ccu ‘na mazza
I castighi di Dio sono immateriali e invisibili
Gira ca quaglia
Fai presto a girare per ottenere la cagliata e nel senso anche di
insistere per la buona riuscita di una iniziativa
- 107 -
[
Ha dittu ‘u tignusu : nun jucamu ‘a cacciacuoppula
Ognuno cerca di nascondere i propri difetti
- 108 -
Ha pigliatu assu ppi figura
Ha preso un abbaglio , ha fatto confusione
- 109 -
Haju lettu ‘u calennariu e puru ‘i corna
Gliele ho dette e cantate di tutti i colori
- 110 -
\
I ciucci se trùzzanu e li varrili se scàscianu
Spesso è punito o soffre chi non ha colpa . Un proverbio africano
dice : ” Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere
schiacciata “
- 111 -
I guai s’ànnu ‘i cuntàri
Meglio contare guai che essere morti
- 112 -
I sòrdi nun tènanu gammi , ma fujianu ‘u stessu
Il denaro non ha le gambe , ma sfugge lo stesso dalle mani
- 113 -
]
Jancu e russu fa lu mussu
Il colorito sano è il frutto di una buona alimentazione
- 114 -
Jirita longa e manu fina ‘a vulissi puru ‘a regina
Dita lunghe e mano fine le vorrebbero anche le regine
Jocare ‘e cuda
Fare brutti scherzi
- 115 -
_
- 116 -
L’acqua morta fa i viermi e ‘a troppa amicizia fa i corna
L’acqua che ristagna fa i vermi e la stretta amicizia degenera
- 117 -
L’amicizia ca se rumpa unn’era sincera
Quando un’amicizia finisce vuol dire che non era sincera
- 118 -
Gli antichi erano saggi e lasciarono i proverbi
- 119 -
L’uocchiu miu è cumu ‘u pisci : chiru ca vida , crisci
Il mio occhio vede ingrandito come quello del pesce
L’urtimu è fissa
Si dice nei giochi tra ragazzi : “ chi arriva ultimo è fesso ”
- 120 -
La donna vanitosa si conosce agli occhi e l’uomo affamato agli
stiramenti
Lassi strata vecchia ppi ‘a nova : sa chi lassi e non chi trovi
Non abbandonare le vecchie abitudini ( Via trita , via tuta )
- 121 -
Le jèstigne s’u cumu le foglie , chine ‘e manna se ricoglie
Le bestemmie gira gira tornano addosso a chi le tira
- 122 -
cumu si biellu mmienzu alla cucina !
ligna de cerza e pane de carusa
viata chilla casa duve s’usa !
- 123 -
Lu jocature mora pezzente
Il giocatore ostinato muore in miseria
- 124 -
Lu massaru è seggia e notaru
Il massaro giudica , consiglia , soccorre e concilia i contadini
- 125 -
Lu voje tèna ‘a lingua grossa e nun po’ parràri
Figurativo : contro i prepotenti e i padroni è meglio tacere
- 126 -
M’è cresciuta l’erva avanti ‘a porta
Non mi viene a trovare nessuno
Mai haju vistu dua cani supra a ‘n uossu e mai haju vistu dua
nimici jiri a spassu
Il cane da solo mangia l’osso e due nemici non vanno a spasso insieme
Malanova mia !
Esclamazione di dolore
- 127 -
Male vulutu nun aspetta pirdunu
Non serve chiedere perdono per errori fatti volontariamente
Mancanu i quibus
Mancano i mezzi per i quali..con cui…, insomma manca il denaro
- 128 -
Mancia a gustu tua e vesta a gustu d’avutri
Mangia a tuo gusto , ma nel vestire segui la moda
- 129 -
‘a sapunara
- 130 -
Maritaggiu ‘i parienti : lòtanie e lamienti
Il matrimonio fra parenti porta guai e lamenti
Marzu sarìa ‘nu bellu misi ‘si nun avissi li vienti friddusi
Marzo sarebbe un bel mese se non avesse i venti gelidi
Me pappicìanu l’ùocchi
Mi sbattono le palpebre , mi sta prendendo sonno
- 131 -
Meglio riccu di sangu ca di dinari
La salute è più importante del denaro
- 132 -
Mi signu cuottu all’acqua vulluta
Subire una delusione
Mi vruscianu ‘i manu
Sentire bisogno di dare un ceffone
Mi fa ‘nu baffu !
Non ho paura , non ti temo
- 133 -
Minta ‘a vela ppi cum’è ‘a varca
Monta la vela giusta per una buona navigazione , ma tieni conto
anche dei tuoi mezzi e delle tue forze
Molla ‘i vrachiera
Persona dall’incedere lento , che si attarda . (L’immagine figurativa viene
resa dalla bretella che regge i pantaloni : si stende ma non si muove )
Mò mangi !
Aspettare inutilmente
- 134 -
‘Mmisc-cati ccu ‘i megliu ‘i tìa e facci ‘i spisi
Frequenta gente per bene anche se ci rimetti di tasca
Un detto popolare su questo notissimo proverbio , dice :
‘Mpica ca spichi
Procurati la riserva perché poi la trovi
- 135 -
a
Né arte , né parte
Non possedere nulla
Netta paletta
Avere le tasche vuote
- 136 -
Questa è il modo di pensare del calabrese che è sempre disponibile , anche se con rabbia , alla
rassegnazione (fatto atavico del nostro popolo) . A tal proposito , una poesia del nostro poeta
Michele De Marco, “ Sciabbarru “, così dice :
Ppe votare ‘nna piecura ‘ncarnata
Peppe Sciabbarru , ‘ntisu “ Molarutta “
‘ntroppicannu a ‘nna rarica abbazata ,
cadìu , cumu ‘nu saccu , ‘mbocchisutta .
Nu scuopu bruttu ! E fravicàu ccu ‘nn’uocchiu
a ‘nna cannuzza mascka de finuocchiu .
- 137 -
Nun c’è guadagnu senza ‘ngannu
Non c’e guadagno senza imbroglio o inganno
- 138 -
Nun fari di tutta l’erva ‘nu fasciu
Non tutte le persone sono buone o cattive
( Sacra miscere profanis )
- 139 -
Nun passari jumi si ‘nun sai natare , nun zumpari fuossu si
nun vidi
Non infilarti in situazioni pericolose
Nun t’allargari
Non farti largo , cerca di non dare fastidio
- 140 -
Nun te fari passare ‘a musca ‘i sutta ‘u nasu
Non consentire a nessuno di mancarti di rispetto
- 141 -
Nun vulìri né cantàri e né purtàri ‘a cruci
Non voler fare nulla
Nun diri tuttu chiru chi sai , nun spènnari tuttu chiru chi hai
Il sapere e il denaro sono un patrimonio:non disperderlo
Nun po’ diri quanti figli tieni ‘si nun tènanu ganghi e mole
I figli che ancora non sono nell’età lavorativa non si contano ( ! )
- 142 -
‘N’ura cuntientu te fa scurdari mille turmienti
Un’ora di felicità a volte ti fa dimenticare tanti tormenti
Ma non ha un’ora di felicità ed è alla ricerca di scontenti come lui , l’ormai rassegnato di questo
canto :
- 143 -
‘Né fimmina , né tila aru lustru di cannila
Non scegliere donna o tela al lume di candela
‘Nnurare ‘a pinnula
Rendere meno spiacevole una situazione , un fatto
- 144 -
‘Né fimmina , né tila aru lustru di cannila
Non scegliere donna o tela al lume di candela
- 145 -
b
O ti mangi ‘sa minestra o ti jetti d’a finestra
Non avere alternative
- 146 -
Ogni ficatu ‘i musca è sustanza
Tutto serve quando si ha necessità
Oje
Oggi , dal latino hodie
Omu di ganga
Mangione
- 147 -
c
- 148 -
Pane ‘i jurnata , farina ‘i misàta , vinu d’annata
Pane di un giorno , farina di un mese , vino dell’anno
Pannu buonu ‘nsica alla pezza , vinu buonu ‘nsica alla fezza
Il panno buono e il vino generoso si mantengo tali fino alle ultime
briciole
- 149 -
Parra cumu t’à fattu mammata
Parla con semplicità e con la lingua materna
Pàssaru ‘i campanaru
Saper tutto della gente
- 150 -
Se mi nutre io lo chiamo padre
- 151 -
La pentola continuamente scoperchiata non bolle mai
Pisci..traffinu
Inganno..ittico . Traslato : ingannare con astuzia
Pittulèra
Donna pettegola
- 152 -
Ppi ‘nu stuortu cci vo’ currìa larga
Per la persona stolta ci vuole una esemplare punizione
( Duro nodo durus quaerendus est cuneus )
- 153 -
‘a minestra
- 154 -
Ppi fari sc-cattari a chiru ca parra , unn’è rispunna
Se vuoi vedere crepare di rabbia quello che parla , non devi
rispondere
Ppi nun dari saziu alla morti è muortu ccu l’uocchi aperti
Per non dare soddisfazione alla morte è morto con gli occhi aperti
- 155 -
Prima à chiuvutu e doppu è allampatu
Siamo stati colti alla sprovvista
Prìstu fòra
Presto fuori ( voce che serve per allontanare i cani )
- 156 -
Puru ‘Gnaziu tena viziu
Anche il povero ha i suoi vizi
- 157 -
Pùta i nipùti
Elimina i nipoti perchè vogliono solo sfruttarti
- 158 -
d
Quadara arràssati sinnò me tingi
Doppia interpretazione : o l’esortazione dell’indolente che vuole che si
allontani la caldaia e non lui per non sporcarsi o l’invito alle cattive
persone a non avvicinarsi
- 159 -
Quannu ‘a trippa è china ogni cosa feta
Alla persona sazia il mangiare gli fa puzza
- 160 -
Quannu ‘u vicinu tene , l’adduru ti nne vene
Se il vicino possiede , qualche briciola ti può arrivare
- 161 -
Quannu chiova ad aprile ogni gutta è ‘nu varrile
Se piove ad aprile ogni goccia di acqua fa produrre un barile di
vino (!)
- 162 -
Quannu mina lu vientu aza la pala
Quando arriva il vento smetti di lavorare
- 163 -
Quannu tieni ‘u cucchiaru minièstri cumu vu’
Quando hai il potere puoi fare quello che vuoi
- 164 -
Con la pioggia e con il vento non bisogna andare a caccia
Quannu vidi tanti cani a ‘n uossu ,‘a meglia cosa è chi t’arrassi
Se vedi una donna con tanti corteggiatori , stattene lontano
- 165 -
e
- 166 -
Risu ‘n’ura tisu
Il riso dopo un’ora si digerisce
Rocamaterna
Requiem aeternam
- 167 -
f
- 168 -
S’è vrusciatu ‘u furnu e nun fa cchiù pane ?
Non bisogna arrendersi , in qualche modo si dovrà pur fare
- 169 -
Se liètica lu stuortu
Litiga per ciò che non è giusto
Si ‘a furtuna vò , veni
Se la fortuna ti assiste un giorno verrà a trovarti
- 170 -
Senta ‘a missa e doppu fujia
Ascolta la messa ma dopo allontanati dal prete
- 171 -
Si ‘u culu trona , chiova mmerda
Alcune azioni preannunciano quelle successive
- 172 -
Si di cori di fimmina ti fidi , facce ‘e paravisu nun vidi
Se presti fede al cuore di una donna , non vedrai Paradiso
- 173 -
Se mi fai un torto te lo restituisco
- 174 -
Se non vuoi perdere l’amico non aiutarlo a sposarsi o a fidanzarsi
- 175 -
Si te muzzica ‘u sasamile curra priestu ara cannila
Se ti mozzica una salamandra , accendi le candele perché ti trovi in
procinto di morte
- 176 -
Si vù inchjari ‘u cellaru zappa e puta de jennaru
Se vuoi riempire la cantina zappa e pota nel mese di gennaio
- 177 -
Se vuoi che i figli diventino smaliziati mandali a scuola e falli
bazzicare al mulino
- 178 -
Si nun tieni nente , nente pierdi
Chi non ha niente non perde niente
- 179 -
Sientu ‘u fietu d’u micciu
Sentirsi scoperti , svignarsela
Sparagna e cumparisci
Risparmiare e fare lo stesso un buon acquisto
Sputa ca andumini
Si dice ironicamente per descrivere un fatto facilmente prevedibile
- 180 -
Stipa ‘a pezza ppi ‘u grupu
Conserva la stoffa che ti servirà per tappare il buco
Stipa ca truovi
Conserva per il momento di bisogno
- 181 -
Sucu de petra nun jinchìu rugagnu
Impossibile cavare il sangue dalle rape , come difficile tagliare i
capelli a un calvo (Difficile est calvum evellere )
Sulità , Santità
E’ meglio star soli che in cattiva compagnia
E , ancora sul sonno questa volta inteso come sogno e speranza , Michele Pane ( Adami , Decollatura
1876 – Chicago 1953 ) , poeta che rimpiange la sua terra lontana e alla quale si ispira in molti suoi
canti sofferti , malinconici ma anche speranzosi per una aspettativa che non si concretizza , il ritorno
nella sua Adami , dice alla figlia Libertà :
… Lu suonnu arriva sempre catu catu ,
all’intrasatta , e nun vodi nullu ‘mbitu ;
rinninelluzza mia , duormi , sta’ citu ,
duormi , furestella de papà ;
cumpuortu de ‘stu core ‘ndoleratu ,
ultima mia speranza , o Libertà…
- 182 -
Con la neve l’anno è fruttuoso , con l’acqua è dannoso
- 183 -
g
T’à cumpratu ‘a gatta dintra ‘u saccu
Hai comprato ad occhi chiusi e ti hanno fregato
- 184 -
Tèna ‘a facce cumu ‘a gaccia
Essere smunti , macilenti
- 185 -
Tèna ‘nu pisu supra ‘u stomacu
Ha un peso sullo stomaco – Vuol dire tutta la verità che conosce
Tènati ‘a lingua
Non parlare sconvenientemente , tieni la lingua a freno
Tènati ‘a posta
Stai calmo , per il momento non reagire
- 186 -
Ti salutu pèdi ‘i ficu
Dire addio a una speranza
Tira cchiù ‘nu pilu ‘i fimmina ara sagliuta , ca cientu carri ara
scisa
Ha più forza un pelo di donna in salita , che cento carri in discesa
Toscia e moscia
Subito i soldi e subito la merce
- 187 -
Tri s’u i putenti:’U Papa,’U Rre e chini nun tèna nenti
Tre persone sono potenti:il Re, il Papa e chi non ha nulla
Truncune ‘e ficu
Buono a nulla
- 188 -
Tutti i pensieri lassa e lu tua teni
Lascia tutti i pareri degli altri e tieniti i tuoi
h
U riali mora aru ‘spitali
La persona leale muore povera all’ospedale
Uffa !
Sono seccato , non ce la faccio più
- 189 -
Non è persona affidabile
Uomu covatusu
Uomo deteriorato come l’uovo che non è più buono
- 190 -
Uomu senza casa e senza uortu è uomu muortu
Chi non ha casa e orto è uomo morto
e nella presentazione di Jugale si intuisce dai versi che seguono che il personaggio l’aveva
conosciuto in libreria ( Jofà )
… Duv’era natu nullu canuscìa :
iu sulu truvai li ‘ncartamenti
dintra ‘n’antica e vecchia libraria ,
e li puozzu mustrare a tutte ‘e genti ,
nu fogliu parra chiaru , a la cadenza :
Jugale natu propriu intra Cusenza…
- 191 -
Chi inganna costruisce la propria rovina
- 192 -
‘U cchiù sanu tena ‘a guallara
Si dice quando ci si trova presso una famiglia dove tutti si
lamentano o sono ammalati
- 193 -
‘U cravunaru si tingia
Chi traffica in faccende losche si sporca
‘U dittu è Vangelu
Il proverbio è Vangelo
- 194 -
Un canto popolare anonimo dice :
‘U guvernu ne paccarija
Il governo ci fa soffrire la fame
‘U juocu è fuocu
Il vizio del gioco brucia come il fuoco
- 195 -
‘U latru nun duna fidi aru fidatu
Il ladro sospetta delle persone oneste
- 196 -
‘U miedicu cura ma ‘a natura guariscia
Il medico cura ma la natura sana ( Medicus curat , natura sanat)
‘U pattu va onuratu
I patti vanno rispettati ( Pacta sunt servanda )
- 197 -
‘U piaciri d’u ciucciu è la gramigna
Si dice per evidenziare cattivi gusti
‘U picca aggiova
Non esagerare fa bene
‘U poveru ‘mpigna
Chi è povero è costretto a impegnare anche la sua povertà
- 198 -
La prima idea di una cosa da farsi è benedetta
‘U risparmiu è guadagnu
Saper risparmiare fa guadagnare
- 199 -
E’ un verso – proverbio la cui paternità è affidata a Michele De Marco ( Ciardullo ) , tratto dalla poesia
‘U pecuraru , ma questi versi sono molto simili a quelli precedentemente scritti dal poeta – scrittore
Vincenzo Padula , da Acri ( 1819-1893) , prete liberale , che dal 1848 insegnò al Liceo Vittorio Emanuele
di Napoli ed ebbe tra i suoi allievi Nicola Zingarelli (che diventerà grande filologo e critico letterario )
e Salvatore Di Giacomo ( che diventerà protagonista del verismo , grande poeta e scrittore . Il Padula
collaborò con Di Giacomo sia nel giornale letterario Il liceo , sia alla stesura della prima novella di
Salvatore Di Giacomo La bellissima – Fantasia Medioevale . )
I versi del Padula della poesia sul pecoraio sono questi :
‘U pecuraru è comu ‘nu sumieru ,
ed allu liettu non ssi sa curcari :
quandu mindi la capu allu spruvieri
ssi cridi ch’è a lu zierru d’u pagliaru ;
quandu mindi la capu a lu cuscinu ,
ssi cridi ch’è lu trastrinu du pani ;
quannu tocca li minni alla mugliera ,
ssi cridi ch’è la piecura allu vadu
‘U scartu è a dinari
Al palo di denari è lo scarto , cioè agli interessi
- 200 -
‘U spiluòrciu se lamenta de chiru ca nun tene
All’avaro manca sia ciò che possiede che quello che non possiede (
Tam deest avaro quod non habet quam quod habet )
- 201 -
Il superfluo arreca solo danni
- 202 -
‘U bene d’u patruni è cumu ‘u vinu d’u fiascuni
Il padrone ti vuole bene fino a quando rendi
Il ricco , il proprietario , il padrone hanno sempre sfruttato i poveri , i servi e i contadini . Spesso con
soverchieria , con prepotenza che non avevano ragion d’essere .
Su questo atteggiamento , un canto popolare in dialetto monteleonese , tra il serio e il faceto , dice :
“ Arzira ‘nta la chiazza
vitti ad unu ccu ‘na varvazza ;
jeu ‘nci dissi : Bon giornu , gnuri .
Mi jettàu ‘nu buffettuni .
Jeu ‘nci dissi : Pecchì ?
Mi ‘ndi jettàu ‘n atri tri .
Quandu vitti ‘a mala pigghiata ,
mutavi strata .
Ilu vinni e m’arrivau
‘n’atri quattro mi ‘ndi jettau “…
- 203 -
‘U piaceri d’u ciucciu è ‘a gramigna e chiru d’u cavaddru
l’erva longa
Il mangiare che piace all’asino è la gramigna (triticum repens ) ,
quello del cavallo è il fascione d’erba lunga
- 204 -
‘U veru amicu è chiru ca ti duna mezzu ficu
Il vero amico è quello che divide con te anche un fico
- 205 -
i
Vaju arrieti cumu ‘u curdaru
Invece di andare avanti vado indietro
Vannu ‘i pilu
Vanno d’accordo , c’è complicità
Vattiatu ‘e vennari
Battezzato di venerdì , giorno sfortunato
- 206 -
Viata chira porta duvi escia ‘na figlia fimmina morta
Felice quella famiglia donde esce una figlia femmina morta ( ! ) Nel
mondo contadino pur di non perdere la terra che si doveva dare in
dote alla figlia femmina , si augurava la morte !
Viatu a tìa !
Beato te che te la godi e le cose ti vanno a gonfie vele!
- 207 -
Visciddrà
Esci da lì , vai fuori , vai via
- 208 -
m
- 209 -
`tÄ| W|àà|
- 210 -
…Brutta , litrara , lisciotta , sgarbata ,
anchella , culimuscia , subberviuta ,
sientite nzuoccu scriva sta pinnata .
Jatifetente cchiù assai de la ruta ,
vucchistorta , bagascia , sularina ,
ccù dulure ricogliete st’esciuta .
Pattèra , ruffiana , panzachina ,
diffuffata , spilorcia , minzunara ,
pigliate ppe garofalu sta spina .
Uocchi sgallata , sghiangata , magara,
sgraziata , brutta tutta , tignusazza ,
è junta l’ura e jire tara para…
- 211 -
- 212 -
T
A cacarella nun ci vò culu strittu
Occorre favorire gli eventi quando sono necessari
A quannu a quannu
Ce l’ho fatta appena appena , a stento
Anca di cane
Si dice così per indicare persona cattiva, malvagia
- 213 -
Ari gagli
Brindisi diretto alla parte posteriore del corpo
‘A fissa ‘i suorta
Ingiuria destinata al pettignone della sorella
- 214 -
‘A vrachetta nun tèna rispettu
L’eccitazione non rispetta
‘A fissa ‘i mammata
Ingiuria destinata al pettignone materno
- 215 -
V
Caggìula aperta , acieddru muortu
Gabbia aperta , uccello morto . Si dice per indicare l’abbottonatura
dei pantaloni aperta
Cazzu e cucchiaru
Si dice di persone che stanno sempre insieme
- 216 -
Chi ti vo’ vinìri ‘nu cancaru malignu
Senza scampo la bestemmia : si sottolinea il maligno
Chi ‘si vo’ struda l’uogliu d’a lampa d’a razza tua
Che tu possa morire insieme a tutta la tua razza
- 217 -
Chi s’avissi di fàri vinu sulu ppi ‘a missa
Imprecazione della moglie dell’ubriacone
- 218 -
Chi te vo ‘njelare ‘u sancu
Che tu possa avere tanto dolore e spavento da non poter fare
circolare il sangue
- 219 -
Chi ti vu’ abbissari
Che tu possa disperderti negli abissi della memoria e che nessuno più si
ricordi di te
- 220 -
Chi vù èsciari ccu i pedi davanti
Che tu possa morire
- 221 -
Cchi d’àj furtuna , tu chiangi ppe mmìa ?
Chiangiu ca nun te puotti mai aiutare ,
ti viju sciurtunatu e nun vulìa .
Furtuna ‘ngrata , si me vulie bene ,
quannu nascive me facìe mùrire ,
ca ‘un àju avutu mai ‘n’ura de bene ,
cuntintizza ju nun sacciu cchi vo’ dire !
- 222 -
Chi vu’ mangiari pani jancu
Che tu possa mangiare pane di grano perché costretto da grave
malattia ( i poveri mangiavano pane nero )
- 223 -
Chi ti vija ccu i pedi dintra ‘a fossa
Possa vederti in procinto di morte
- 224 -
Chi ti vonnu fari stozzi – stozzi
Che tu possa essere dilaniato , fatto a pezzi
- 225 -
Crìscia figli e crìscia puorci
Si dice quando si ricevono delusioni dai figli
Cùsati ‘a vucca
Stai zitto
- 226 -
W
- 227 -
X
E’ ‘na schiappa
Non vale niente , non serve a nulla
E’ ‘nu chiachiellu
E’ un bonaccione
- 228 -
Y
Fimmina ‘i vraca
Donna disponibile al rapporto sessuale
Futti e chiangi
Non ti accontenti mai
- 229 -
Z
Gira ca quaglia
Fai presto a girare per ottenere la cagliata e nel senso anche di
insistere per la buona riuscita di una iniziativa
- 230 -
[
- 231 -
_
Licca culu
Si dice di persona cerimoniosa e servile che ossequia il potente di
turno per trarne dei benefici personali
- 232 -
`
Marchettara
Puttana, prostituta
- 233 -
Meglio curnutu ca fissa
Il cornuto qualcosa ottiene , il fesso no
- 234 -
a
- 235 -
Vogliamo aprir bottega ? ( Vogliamo iniziare una relazione amorosa ?
Ci stai ? )
- 236 -
c
Ppi mangiari fatica a stientu , ppi cacàri nun c’è vo’ nente
Il cibo si procura con tanta fatica , per eliminarlo si fa presto
- 237 -
d
- 238 -
f
‘Si minti ‘u culu a due selle , finisci ccu ‘u culu ‘nterra
Il doppio gioco è pericoloso
Sciuoddru miu
Rovina mia
Sciuoddru tua
Che possa coglierti rovina
- 239 -
Si va truvannu guai ccu ‘a lanterna
Si dice di persona che va alla ricerca di guai
Stuta ‘u pisciatùri
Chiudi la bocca , non parlare
- 240 -
g
Te vuonnu lapitiare
Che ti possano lapidare
Ti ‘mpurtiellu l’uocchi
Ti picchio sugli occhi e te li chiudo (simile allo stato degli occhi del
pugile dopo l’incontro )
- 241 -
Ti fa male ‘a mola e ti lavi ‘u culu ?
Ti curi un malanno con una cura inappropriata
Ti mungiu ‘u mussu
Ti percuoto il muso e la faccia
- 242 -
h
‘U bisuògnu fa l’uomu latru e ‘a fimmina puttana
Per le necessità si riesce a far tutto
‘U culu fa la caccia
Se la fortuna ti aiuta troverai la selvaggina
- 243 -
‘U tiegnu sutta sc-caffu
Lo controllo , non può muoversi , lo ricatto
Uomu covatusu
Uomu deteriorato come l’uovo che non è più buono
- 244 -
i
- 245 -
- 246 -
- 247 -
Bibliografia
- 248 -
Francesco De Rose , più semplicemente Ciccio , è , come dire , nato e “ pasciuto “
nella città di Cosenza , e per essere vissuto “ mmienzu ‘a via “ ha sempre avuto un
attenzione particolare nei confronti del “ parlar materno “.
Fra le tante virtù perdute di questa triste società , c’è soprattutto l’agonia di un
linguaggio nativo , quale il dialetto , che fu gloria dei primi due secoli della nostra
letteratura .
Allora quale migliore occasione , per ricordare il nostro dialetto con tutti i colori , i suoni ,
gli odori , le lacrime e il sorriso della nostra gente , attraverso la raccolta dei “ Ditti e mali
ditti “ ?
A questo ha pensato l’Autore ricordando i nostri proverbi , i modi di dire , i motti , i
wellerismi ecc. i “ ditti “ , insomma , aprendo anche una appendice ai “ mali ditti “ e cioè
a quei modi di dire , proverbi , maledizioni , bestemmie , ingiurie , invettive , usati dal “
volgo ” che si sono tramandati per lo più per via orale , quasi mai scritta , perché talvolta
osceni , blasfemi , a sfondo sessuale ; infatti , nei confronti di questo filone , cè sempre
stato un atteggiamento di repulsione quasi che questo patrimonio letterario delle classi
subalterne fosse irriguardoso nei confronti della stessa tradizione popolare .
L’originalità di “ Ditti e mali ditti “ si completa , altresì , per l’accoppiamento di alcuni
proverbi , ai nostri canti di tradizione popolare di autori calabresi del tempo antico e
anche di alcuni contemporanei .
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