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V|vv|É Wx eÉáx

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cÜxyté|ÉÇx w| `tÜ|É UÉééÉ cÜxá|wxÇàx YÉÇwté|ÉÇx VTe\VT_

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La mia diletta città potrebbe benissimo fare a meno di me , ma sono io che non posso
fare a meno di essa . Essa che mi scorre nelle vene e che amo .
Bernardino Telesio

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Ringraziamenti
(dissobrigu)

Ad ognedunu ‘u sua e, di ciertu, ‘u miu unn’è ‘su ciuòtu-sbrignu, ‘su


marchingegnu ca chiamanu computer.

Ad illu cci àju dittu: “ tu, ppe ‘mmia, s’i sulu ‘na machina ppe scriva e a
tuttu chillu ca tu m’addummanni, ju nun te rispunnu. Vù sapìri troppe cose, s’i
‘mpaccieru e me le circhi ccu ‘na lingua, l’angrise, ca ju nun canusciu. Ju ca rapu
‘u frigoriferu e nun m’arricuòrdu chillu c’avja de pigliari e ca rapu ‘u diziunàriu e
mi riscuòrdu chillu c’avja de cercàri, tu, computer, nun s’i fattu ppe mia. T’àju ‘i
truvari ‘na persuna ca te po’ ammaccari ‘i coste e ca te fa filare.“

Ed ju s’atra persuna l’àju truvata : se chiama donna Giuseppina


Ciniglia de Marvitu , ‘na Primaria d’u computer ca l’à fattu fare chillu c’à
volutu; ”mìntati ‘n riga , rispetta l’arfabetu , scriva ‘ranni , pua corsivu ,
va avanti , mò arrieti , cuntami ‘i pagine , ignora, taglia, cusa: l’à fattu
venìri ‘u riminizzu e ju me signu scialatu picchì ‘u computer ca ccu ‘mmia
facìa ‘u liusu ,’u sbafantu , à truvatu ‘a furma d’a scarpa sua !

Giuseppina, amica sincera e sperta, l’à cummannatu, l’à ‘ncantatu,


l’à ‘ncacanatu, l’à stregatu e ‘u computer l’à dovutu dire: “cumu vo’
vussurìa“.Perciò, ‘si “Ditti e mali ditti” vìdanu ‘u suli, trasanu ‘ntre librerìe
e vi lu putiti lèjiari, ‘u meritu è di donna Giuseppina ca cu affettu, pacienza
e mestiere, ppi ogni mumentu, ha truvatu ‘u superamientu: ed ju ad jlla le
mannu ‘u cchiù ‘ranni ringraziamientu.

Putìa caminari ccu ‘nu buonu vestimientu e senza quazàta Ditti e


mali ditti? Noni! E allura, pronte le scarpe: alla cornice ch’era vacante, ‘nu
Mastru à pittatu li quatri.
L’à pittati Giulianu Di Cola, ccu li pinnielli ca tena ‘ntra capu e ca ppi
misteru pua supa ‘a carta venanu stampati: guardatili, llà cci truvati ‘u
veru tiempu anticu!
Giulià, grazie ppi lu rigalu ca m’à fattu: ccà ti lu dicu e ccu tantu
affettu!

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Calavrisi ,
stippa ‘a ricchia surda , basta ccu la licurda :
azamuni , nun stavimu cchiù ‘ncacanati
alla terra nostra dunamu libertati !

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Presentazione

E’ con enorme soddisfazione , oltre che con sincero sentimento di


amicizia , testimoniare a Ciccio De Rose i miei complimenti per aver avuto
la grande intuizione di scrivere , raccogliere , valorizzare i proverbi , i ditti
e i “mali ditti” , a riprova che l’originalità di questa iniziativa deve far
capire a tutti noi l’importanza del significato dei proverbi antichi mai come
oggi da poter trasferire alle nuove generazioni in chiave attuale . Si tratta
infatti di detti che sono a mio parere non solo di attualità , ma universali e
toccano , anzi collimano con le varie sfaccettature della nostra vita
quotidiana , del nostro agire quotidiano , del dare e del ricevere ,
dell’essere e dell’avere , del comportarsi , delle rappresentazione dei
sentimenti di gioia , di tristezza , dell’amicizia , della famiglia , del lavoro ,
delle bugie , delle verità , proverbi sulla salute che spesso noi tutti siamo
pronti a sostituire anche rispetto a ricette mediche di luminari .
Si tratta quindi non solo di una piacevole raccolta ma anche di un
messaggio da veicolare ad una società che mai come oggi in piena
globalizzazione ha bisogno di avere dei tradizionali punti di riferimento
culturali , ricchi di sani principi da tramandare ai giovani .
In qualità di Assessore alle Politiche Culturali ed alla Pubblica
Istruzione della Provincia di Cosenza , ringrazio l’amico Ciccio De Rose per
aver avuto questa brillante intuizione , continuando ad apprezzare il suo
operato che riconosco da anni non solo per la lunga amicizia familiare ma
anche perché già colleghi Consiglieri Comunali nella città di Cosenza , lo
ringrazio ulteriormente in qualità di Assessore alle Politiche Culturali ed
alla Pubblica Istruzione della Provincia di Cosenza , la cui Amministrazione
ed i cui obiettivi sono sempre quelli di valorizzare e di premiare la qualità ,
la cultura , le nostre tradizioni , le nostre radici ed identità indelebili nel
tempo .

Avv. Stefania Covello

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Prefazione

I proverbi rappresentano la sintesi più efficace della cultura di un popolo:


una sintesi nella quale confluiscono, spesso nello spazio stringatissimo di
una veloce battuta, attese fiduciose e speranze deluse, patimenti
rassegnati e inquietudini impotenti, rabbie represse o appena sussurrate,
superstizioni diffuse ed esperienze illuminanti, errori da evitare e verità da
condividere.
Sono, per questo, una preziosa testimonianza di un comune modo di
essere che si tramanda da padre in figlio e da una generazione all’altra,
come un vademecum di saggezza che orienta e guida.
Il loro tramite espressivo più congeniale è, ovviamente, il dialetto, per la
sua connaturata capacità di dare voce, con immediatezza e senza filtri
deformanti, al sentimento, alle convinzioni e alle credenze del popolo che
adotta come suoi tutti i proverbi che ne rispecchiano l’anima, anche
quando non hanno una genesi popolare.
Si spiega, così, l’attenzione con cui gli studiosi di tradizioni popolari, di
sociologia, di antropologia, di psicologia di massa, continuano a guardare,
in ogni parte del mondo, ai detti popolari, spesso disseminati nelle opere
dei poeti e degli scrittori riconducibili ai filoni della letteratura realista,
presenti, con diversa intensità, in tutte le epoche.
Merita, perciò, un sincero e motivato apprezzamento l’iniziativa di Ciccio
De Rose che, a conclusione di una lunga ricerca, ha deciso di dare alle
stampe i “ditti” del nostro popolo con un prezioso volume che immette nel
circuito della pubblica fruizione un patrimonio di cultura che,
diversamente, sarebbe destinato a perdersi sotto la coltre dell’oblio.
L’autore, però, non si limita ad una opera, pur meritoria, di selezione e di
raccolta dei proverbi calabresi.
Egli, da appassionato cultore del nostro dialetto, che, per altro, utilizza
con grande efficacia nella sua ricca produzione di poeta vernacolo, ne
fornisce anche una puntuale traduzione.

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Ne agevola, così, la lettura e la comprensione da parte di quanti – e sono
assai numerosi tra le giovani generazioni – hanno scarsa dimestichezza
con la lingua dei nonni e dei padri.
E non si tratta di un semplice, meccanico, trasferimento da un codice
linguistico ad un altro, da quello locale, spesso gergale, a quello ufficiale e
nazionale.
La Sua traduzione è, invece, un’acuta interpretazione che restituisce il
senso vero dei “ditti”, difficilmente o non correttamente percepibile, anche
per l’ambiguità del ricorrente uso delle metafore, da chi non conosce il
contesto culturale nel quale sono nati e le situazioni, sociali, economiche e
psicologiche, da cui traggono motivazione e alimento.
Faccio solo qualche esempio.
Il proverbio “C’è ‘na tinaglia per ogni fierru filatu”, nella traduzione di De
Rose, diventa “per ogni ostacolo c’è sempre un rimedio”.
Viene così recuperato il valore esistenziale della massima che il dettato
letterale affida alla metafora della “tinaglia” che vince la resistenza del
ferro, ostacolo a prima vista invincibile.
Ed è una massima che racchiude una filosofia di vita, la sollecitazione a
non arrendersi, a cercare le possibili soluzioni, a “stringere i denti”, ad
usare la “tinaglia” che morde, spezza, vince.
Una filosofia che contrasta con quest’altra, di segno opposto, che pure è
diffusa nell’anima e nella mente dei nostri popoli: “’u puveru e’u riccu li fa
‘u signuri”. Vale a dire: è inutile cercare di cambiare la condizione
economico-sociale che ci è stata assegnata dall’alto, da una volontà
superiore.
Non resta che l’accettazione passiva, la rinuncia, la rassegnazione.
Si consideri, ancora, questo proverbio:
“ Ca d’u male tuo non ne guderranu i prieviti”.
È un augurio di pronta guarigione, che si esprime nella certezza che la
malattia – così traduce De Rose – è leggera e guaribile ed il prete non
trarrà – da essa – alcun guadagno per il funerale.

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Ma dietro il linguaggio, coperto e allusivo, c’è molto di più di una semplice
formula augurale!
Ed infine, si consideri, magari con l’occhio rivolto al sistema giudiziario di
oggi, l’amarezza racchiusa in questa sentenza che non ammette appelli:
“Chini arrobba picca, và n‘galera”: ossia “la giustizia è severa solo con il
ladruncolo”. Una verità che il tempo ha confermato e reso eternamente
attuale. Purtroppo.
Ma il libro di De Rose ha un altro pregio: fa spazio anche ai “mali ditti” o
proverbi “cattivi”, fatti di imprecazioni e di bestemmie, di ingiurie e di
battute licenziose, che la censura dei poteri forti e la diffusa e
accomodante assuefazione al conformismo e al moralismo di facciata,
imposti dal costume dominante, hanno escluso dalla comunicazione
scritta, troppo compromettente, relegandoli nei recinti del proibito che
solo la trasmissione orale, incontrollabile, poteva infrangere.
Si determinano, in questo modo, le tradizioni “mutilate”, che, con
rimozioni e cancellazioni interessate, selezionano le “memorie” ed
escludono tutte quelle che sono considerate scomode o sconvenienti.
Un destino di esclusione, che è toccato anche a tanta parte della poesia in
vernacolo, quella a sfondo erotico-sessuale e di protesta contro i detentori
del potere politico economico e sociale: per lunghi secoli questa poesia ha
avuto spazio solo nella circolazione orale o è rimasta ristretta nei confini
angusti degli ambienti in cui è maturata.
E la riprova, per quanto riguarda la Calabria, viene da un libro, appena
uscito, del compianto Sharo Gambino che ha raccolto – sotto il titolo
“Cuviernu Puorcu Latru e Camburrista.” – la poesia dialettale di protesta in
Calabria, attraverso i secoli.
Una poesia, che solo nei primi anni dell’800, trova adeguata diffusione
sulla stampa e nella editoria.
Prima di quell’epoca, commenta l’Autore, c’era solo “il deserto del silenzio”
come se la nostra terra “avesse vissuto fino a quel tempo una storia di
elevato livello sociale, economico e culturale, come se non fossero mai

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arrivati in Calabria occupazioni, dissanguamenti, soprusi, vessazioni oltre
l’umana sopportazione”.
I due libri, quello di Sharo Gambino e di Ciccio De Rose, perseguono,
quindi, un obiettivo comune: colmare un vuoto per dare voce all’anima del
nostro popolo, in tutte le sue molteplici espressioni.
Concludendo questa breve nota, che Ciccio mi ha chiesto a conferma di un
antico legame di amicizia e di affetto risalente agli anni della scuola
media, desidero aggiungere un’altra veloce riflessione.
L’Autore, nella interpretazione dei “ditti” e dei “mali ditti”, si avvale spesso
della testimonianza dei poeti dialettali che utilizza per illuminare il
contesto di un comune sentire che nei motti proverbiali si concentra e si
esprime.
E lo fa con grande sensibilità, di cui dà prova in un bellissimo elogio –
rigorosamente in dialetto - al suo vecchio orologio che lo accompagna
nelle sue giornate e che, proprio perché vecchio e carico di acciacchi, lo
riporta in dietro nel tempo lontano: “’u tiempu anticu, ‘u tiempu ca a ‘nua
n’era amicu”.
E poco conta se, di tanto in tanto, fa le bizze: “nun fa nente ca ogne tantu
me sgarri l’ura”.
Un bel libro, dunque, quello di De Rose, al quale auguro il successo che
merita soprattutto tra i giovani ai quali offre uno strumento di conoscenza
di un mondo che – purtroppo – ignorano.

prof. Mario Bozzo

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Introduzione
“Se boy ke ll’omo crédate , dì sempre veritate ,
ka multu vero è ‘n dubetu per poca falsitate “

(Se vuoi che ti si creda, dì sempre la verità,


chè puoi essere messo in dubbio per poca falsità)

(da i “ proverbia “ pseudoiacoponici)

Il proverbio – diceva Benedetto Croce – “ è il monumento parlato del


buon senso “ e di questo buon senso l’uomo ha fatto uso da tempo
immemorabile . Non è facile risalire all’origine del proverbio e sapere se il
“ detto “ è iniziato dalla cultura materiale o dalle scritture meditate , o
viceversa .

Dalla ricerca fatta sui proverbi emerge che questi si dividono in


molte categorie , che fanno riferimento alla osservazione dei fenomeni
naturali dettati dalla esperienza in agricoltura , caccia , medicina , fortuna e
jella , religione e superstizione , mestieri , pazienza , amicizia , buon
comportamento , ubbidienza ecc . ecc . e si distinguono in due tipi
fondamentali : normativi e constativi . I primi sottolineano le norme e i
comportamenti e l’invito alla osservazione , gli altri enunciano la mala sorte
, la rassegnazione sociale , l’ impossibilità di miglioramento della propria
condizione .

Ha , quindi , lunga tradizione la paremiologìa e questa è presente in


ogni parte del mondo nelle varie lingue e costumi popolari o
popolareggianti e la si può rintracciare nella Bibbia ( i proverbi di re
Salomone ) , nei Vangeli , presso i greci e i latini .

I modi di dire , le esclamazioni , le sentenze i “ ditti “ , le frasi e le


leggende presenti nel territorio calabrese , che fanno parte della nostra
cultura popolare , sono tantissimi. Ho riscontrato un limite , forse , nella
raccolta e nella selezione delle vecchie tradizioni popolari : l’esclusione , lo
spazio un po’ angusto nel quale vengono relegati i “ mali ditti “ , cioè i
cattivi proverbi , i vari modi di dire , la bestemmia , l’ingiuria , l’invettiva
che pure ebbero un importante e fiorente filone nel panorama della
tradizione orale , ma anche scritta. Luigi Accattatis ( Hegeliano che
disdegnava il materialismo , aveva parole roventi per la letteratura
scollacciata e gallicizzante ) e Giuseppe Pitrè , due grandi studiosi del
patrimonio letterario dialettale e scrupolosi nella raccolta degli usi e
costumi delle classi subalterne , hanno avuto una certa repulsione a
riportare la poesia sconcia , sguaiata , oscena , erotica e i “ mali ditti “
che erano in uso presso il volgo e non solo dal volgo , quasi come se
questo patrimonio fosse stato irriguardoso , irrispettoso nei confronti della
tradizione culturale popolare .

Lo stesso Pitrè ne fa ammenda quando afferma : “ il corpo delle


tradizioni da noi raccoglitori presentato fin qui , manca ancora di qualche
cosa per potersi dire completo , manca dell’elemento cruptadico o
escatologico , che è quanto dire libero . I popoli che noi abbiamo posto in

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evidenza per le loro costumanze e pratiche , e più per la loro letteratura
orale , non hanno solo l’aspetto che mostrano , ma me hanno uno ben
diverso , in faccia al quale abbiamo dovuto per pudore abbassare gli occhi
e fingere di non accorgercene . “

Questa rimozione è emblematica per riaffermare come il potere


dominante abbia esercitato nei confronti delle classi subalterne il proprio
predominio ; il verso , il canto popolare osceno , blasfemo o a sfondo
sessuale rappresentava una certa forma di resistenza e di opposizione alla
cultura dominante e perciò gli si consentiva una tramandazione orale e
alcuni autori , per evitare guai di varia natura , proponevano le loro opere
in forma anonima . La parola “ fissa “ , ad esempio , è usata al singolare
maschile per indicare lo stupido , lo scemo , ma raramente e solo nella
poesia erotica è usata al singolare femminile ( pudenda , pettignòne ) . Ma
questo filone è ancora presente e , per fortuna , poeti , scrittori , narratori e
interpreti non sono spariti e di questi si apprezzano l’ironia , l’arguzia , la
fantasia e l’intelligenza popolana e popolare ( si pensi alla cazzeide ,
cunneide , culeide di duonnu Pantu o alla Ceceide , Rivigliade e La
Ngagghia di Ammirà ) .

Tornando al proverbio , “ aru dittu “ , una riflessione , forse , va fatta :


quella di sfatare , almeno in parte , che esso sia l’espressione del “
monumento parlato del buon senso “ e che molte volte , invece , ha un
carattere di conservazione e di rassegnazione , ( quasi mai di ribellione ) ,
che non va mai contro la “ volontà di Dio “ perché il proverbio dice che “
‘u poveru e ‘u riccu li fici ‘u Signuri “ e non tende , perciò , ad aspirare al
cambiamento della condizione economica e sociale . Un proverbio siciliano
dice “ Unu avi a stari unni ‘u metti ‘a Pruvvidenza “ e Leonardo Sciascia ,
argutamente e ironicamente aggiunge : “ picchì ‘u poveru chi faci ‘u
superbu nun faci boni ligna “ .

E qui , mi sia consentito , vorrei fare un’altra considerazione , quella


che per la poesia e la canzone popolare fa Antonio Gramsci in
“Letteratura e vita Nazionale “ , quando dice che “ vi sono canti composti
dal popolo e per il popolo ( l’autentica canzone popolare ) , quelli composti
per il popolo e non dal popolo , quelli scritti né per il popolo né dal popolo
, ma da questo adottato perché conformi alla sua maniera di pensare e
sentire . Ciò che contraddistingue il canto popolare nel quadro di una
Nazione e della sua cultura non è il fatto artistico , né l’origine storica , ma
il suo modo di concepire il mondo e la vita in contrasto con la società
ufficiale . In ciò e solo in ciò è da ricercare la collettività del canto
popolare e quindi dello stesso popolo . “

Pier Paolo Pasolini ribadisce questo concetto ne il “Canzoniere


Italiano “, quando afferma : “ La poesia dialettale calabrese è la poesia
della classe borghese di origine risorgimentale e burocratica ; in essa , dalla
metrica ai contenuti , non c’è necessariamente nulla di popolare , anche là
dove atteggiamenti di ritardatario romanticismo o verismo da un lato ,
populistico o reazionario dall’altro , suggeriscano dei temi “ popolari : e che
non sono che bozzetti o macchiette paesane , il cui tono umoristico o
pietistico che sia , è sempre offensivo nei riguardi del suo soggetto . “

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Similmente per il detto popolare , poiché salvo poche eccezioni , è la
classe dominante che mette in bocca alla classe subalterna il proverbio e
questa lo adotta inchinandosi di fronte alla supremazia sociale con spirito
di rassegnazione e constatazione della propria impossibilità a migliorare la
propria condizione .

Autenticamente popolari , invece , proprio per il miserevole stato di


scarse risorse , sono i proverbi dettati dalla esperienza e dalla
osservazione che fa il mondo contadino e che esprimono consigli , cautele
e divieti nella speranza che si possa ottenere il maggior beneficio dal
faticoso lavoro dei campi . E c’è da dire che questo assioma di saggezza e
di meditazione non è esente da valutazioni non sempre perfette o
addirittura da errori e contraddizioni : si pensi al falso convincimento della
durata pari del giorno e della notte o di alcuni mesi dell’anno talora
buoni o talora cattivi o da essere addirittura cancellati dal calendario ; o di
altri detti e considerazioni talmente scontati , inutili e ovvii ( qualcuno di
questi
li ho evidenziati con un punto esclamativo ) o di altri ancora che dicono
esattamente l’opposto e quindi incompatibili con quelli enunciati in
precedenza .

La stessa cosa succede per i proverbi sulle abitudini , sugli usi e


consuetudini : insomma è evidente l’osservazione e l’esperienza della vita
e della tradizione popolare , ma non è sempre presente quella saggezza di
cui gode il detto .

Per concludere , avverto il lettore , al quale chiedo sin d’ora scusa


per le ripetizioni dei proverbi che troverà ( magari espressi in modo diverso
) e per quelli non presenti , non ricordati , ( ma non credo che siano tanti )
che ho preferito elencare questa raccolta anche con locuzioni , motti ,
wellerismi , modi di dire ed altro , classificandoli in ordine alfabetico .

Anche se poco razionale , ho inteso elencare la raccolta per ordine


alfabetico e ciò per un duplice motivo : per non annoiarlo a leggere una
sequela di proverbi tutti sull’agricoltura , o tutti sulla caccia , o tutti sulla
medicina e così via ( che poi avrebbero richiesto un nuovo ordine
alfabetico ) e per il gusto di vedere comparire “ ‘ntrasattu “ quel tal
proverbio che si conosceva e che lo si ricordava detto in casa o ascoltato
nella vita quotidiana .

Per alcuni proverbi , ho aggiunto la versione latina del motto perchè


ho trovato molto felice la capacità sintetica e ad altri ho collegato canti
e canzoni popolari di nostri scrittori , poeti del passato , del tempo antico e
qualcuno anche recente e contemporaneo .

A parte , ho elencato , sempre in ordine alfabetico , i “ mali ditti “ ,


lasciando loro la nativa e colorita volgarità o linguaggio osceno
riportandoli senza ipocrisia alcuna , atteso che oggi gli appartenenti ad
entrambi i sessi , violentati dal linguaggio del nuovo cinema , ( aiuto , ci
sono i due comici (!) della serie delle “ vacanze a .. “ ) , dalla televisione
(aiuto , c’e “ il Grande fratello “ ) e dalla stampa quotidiana , ( ri-aiuto ,
parlano di ruberie e intercettazioni ) , non più possano scandalizzarsi di
fronte a queste “ pagliuzze “ .

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I “ mali ditti “ resistono al tempo malgrado false pudicizie , ipocrisie
e baciapile ( “ patannustrari , santuocchi “ traduce Luigi Accattatis) ed era
giusto metterli in libertà , farli volare , scrollarsi di dosso , almeno in questa
occasione , l’ingerenza della classe dominante : “Quannu
cci vo’ , ‘a jestimata saglia ‘ncielu cumu ‘na curuna .“

Tutto qui , grazie .

Domenica 22 luglio 2007

Ciccio De Rose

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‘U riruògiu

‘U riruògiu miu camina a carrica - cumu dìcianu oje camina a


movimento meccanico - ppi fa’ ‘ntennari ‘u divariu ca cc’è ccu chilli
muderni ca se movanu a quarzo o ccu cierti marchingiegni , ditti
digitali , ca s’u precisi e “ spaccanu ‘u minutu “ .

‘U riruògiu miu è anticu , è bellu e mi tena cumpagnia . Ogni


tantu piglia ‘a scisa ( va avanti ) , pua ‘a sagliuta (va arrieti) e , si
‘a jurnata nun le gira , è capace ‘e se fermare .

Ju cci passu ‘u tiempu a lu cunzari e ccu illu cci parru e cci


addummannu : “ Chi tieni stamattina ? Tieni sidde ,vulissi ‘na picca
d’uogliu ? Te fa càudu , vulissi , ‘na jujjata ccu la pompetta ?

‘U trattu buonu , cci dugnu ‘a carrica sempre alla stessa ura


cumu se fuossi ‘nu pinnulu : mai ‘nu sgarru , ‘nu sàutu di pressioni
( quannu vaju alla Sila o allu mare ‘u lassu ‘ntra casa ccu ‘a
badante) , nun ‘li dugnu mai nessunu scasuni ca ‘li putissi fari mali
alli purmuni !

E parramu : ccu illu ‘a jurnata passa queta e si m’addugnu ca


po’ aviri ‘na malatìa seria , ‘u puortu allu ‘spitale ‘i Mastru Pietru ca
di riruògi antichi è ‘nu primariu .

‘U misi passatu mi signu accortu ca dava ‘na mala ‘ntunata e


duvi Mastru Pietru signu fujutu . Illu l’à guardatu e m’à dittu : “
E’ malu addirruttu , tèna ‘u core malatu ed è puru ‘na picca
arrozzatu , ma ju fazzu di tuttu ppi nun li fari jettari l’urtimu jatu .
Lassammillu ca ‘u tiegnu ‘n corsìa e ppi quindici juorni sutta tiru . “

Mi signu ricuòtu alla casa cumu ‘nu tizzuni stutatu . Avìa l’arma
strazzata penzannu ca ‘nu ricuòrdu caru mi putìa lassari . ‘A notte
nun durmìa , ‘u juornu era sustusu e ‘u mutivu ju ‘u sapìa : chira
casciottella di riruògiu m’ arricurdava ‘u tiempu anticu ‘i quannu era
guagliuni e spenzieratu .

M’arricurdava ‘i cavuzi ccu i funnielli , ‘u palluni ‘i pezza , ‘u


strummulu , ‘u stirillu , ‘a mmucciarella , i bagni allu ruonzu , ‘i
carrette ‘i lignu ccu i cuscinetti a sfera , ‘i stacce , ‘i carrozze ccu i
cavalli , i tamarri ccu i ciucci ca vinnianu vruòcculi , turtigliuni e
frutta , ‘u carru di muorti tiratu ‘i quattru cavalli , le verginelle ‘i
l’orfanotrofiu ca dìcianu i preghiere all’anima d’u muortu e cca ppi
tutta ‘a vita loro s’arricurdavanu lamienti e chianti , le fimmine ca
gridavano e se rasc-cavanu , mamma ca cusìa alli fierri , pàtrima ca
povaru Cristu arrancava ccu lle stampelle , ‘a vrascera ccu ‘a
magara e ‘u stenna panni , ‘u pedi ‘i vrascera , l’alivi alla cavuce ,
‘u fucùni e paparanni ca cuntava ‘e rumanze d’i briganti .

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Le nucille de Natale , ‘ a tòmbula ‘mienz’a via ccu le cartelle
spase ‘nterra , l’ammulafùorfici , ‘u ‘mbrellaru , ‘a ‘ntinna d’a cuccagna ,
le luminère de le feste , i mustazzuoli , i cuvièlli ‘ntra la chiazza e
la banna ca sunava , lu puorcu e la quadara , li grastaturi e li
bannituri .

Nun ci l’àju fatta cchiù e signu scappatu duvi Mastru Pietru.

L’àju addummannatu : “ Cumu và , tu cchi dici cci la fà ? Tu ‘u


sai ca è ‘nu ricuòrdu di papà : cc’è puru ‘u stampu da Ferruvia ,
tèna diciassette rubini e di chissu se ricrija . “

Mastru Pietru s’è strintu dintra le spalle , à guardatu ‘u cielu e


à dittu : “ Nissunu è eternu , simu ‘manu aru Patreternu . Ju le
medicine cci le staju dannu , ma allu core tèna affannu . Ma nu
dispieru d’u cunzari e priestu ti lu dari .”

E ‘u buonu tiempu è arrivatu . Mastru Pietru ‘nu juornu m’à


chiamatu e gridannu m’à dittu : “ L’àju sarvatu , avìa ‘nu prolassu
allu bilancieri , cci l’àju tagliatu e oje va miegliu cchiù de jeri ! “

M’allappa cuntentizza e mi mintu ‘u riruògiu allu vrazzu .

Sientu ca vatta e ‘u tic – tacchi mi para allergu . Pua ccu vuci


abbregalata me dice : “ Ppi amuri tua mi signu misu a caminari e
‘n’atra vota a fatigari . Signu ancora ‘n cummalisciènza e cci vo’ ‘na
picca di paciènza . Jscimu fora di ‘su strusciu , lassamu l’aria maligna
, jamu ‘n campagna , jamu a ficu , a castagne : tènami ccu ttìa , nun
mi jettàri . “

‘Ntenneritu , l’àju rispuosu : “ Riruògiu , tu mi s’i caru , e s’i tu


ca alla vita mia fai regalu : nun fa nente ca ogne tantu me sgarri
l’ura , tu me signi ‘u tiempu anticu , ‘u tiempu ca a ‘nua n’era
amicu ! “

14 luglio 2007
Ciccio De Rose

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“ C’era una volta il Natale “

L’orologio

Il mio orologio cammina a movimento meccanico : non è


moderno, è antico . Non conosce i movimenti al quarzo o quelli
digitali ed è mostruosamente distante dai suoi fratelli di oggi che
“spaccano il minuto“.

Il mio orologio, anche se vetusto, è bello e mi tiene


compagnia. Ogni tanto sente il logorio del tempo e prende la
discesa ( va avanti ), o la salita ( va indietro ) e se incappa in
qualche brutta giornata si ferma per la stanchezza.

Io passo il tempo con lui e gli parlo. Gli dico: “Che cosa hai
stamattina? Hai forse sete e vorresti un po’ di olio? Hai caldo e ti
piacerebbe una soffiata di pompetta fresca? “ Lo tratto bene, gli dò
la carica sempre alla stessa ora come se fosse una compressa:
cerco di non commettere errori ed evito che possa avere sbalzi di
pressione (quando vado in Sila o al mare lo lascio a casa con la
badante), sto attento a non creare qualche cattiva occasione, lo
riguardo dagli spifferi perché una polmonite sarebbe per lui
gravissima malattia. (C’è anche un proverbio calabrese che dice: “
Ventu ‘i fessura porta l’uomu ‘nseportura “).

E parliamo: con lui le giornate scorrono lentamente come quelle


di una volta e se mi accorgo che possa avere un nuovo acciacco,
lo porto all’ospedale del dottor Pietro, che di orologi antichi è
riconosciuto Primario.

Il mese scorso mi sono accorto che era particolarmente pallido


e, senza perder tempo, sono scappato dal dottor Pietro che per
lunga e affettuosa amicizia, io chiamo Mastro Pietro.

Lui lo ha visitato a lungo e poi mi ha detto: “E’ ridotto male,


ha il cuore ammalato e soffre anche per un po’ di ruggine, ma io
farò di tutto perchè non cessi il suo battito. Lasciamelo qui, lo
metto in terapia intensiva, poi in corsia e per quindici giorni lo
terrò sotto osservazione”.

Così ci siamo lasciati e sono tornato a casa di pessimo umore


e dispiaciuto. Avevo l’animo straziato al pensiero che l’orologio mi
potesse lasciare. La notte non dormivo, il giorno ero nervoso, ansioso
ed io sapevo il perché: l’orologio conosceva il mio tempo antico,
custodiva i miei segreti, quelli di quando ero ragazzo spensierato.

Mi ricordava i pantaloni rattoppati, il giuoco del calcio con un


pallone fatto di stracci, il palèo, la lippa, il nascondino, i bagni al
fiume, le carrozze di legno con o senza freno e con i cuscinetti a

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sfera, il giuoco della lastruccia, le carrozze con i cavalli, i contadini
con gli asini che vendevano broccoli, frutta e le castagne indurite
dal fumo, il carro dei morti tirato da quattro cavalli, le orfanelle che
terrorizzate recitavano le preghiere dinanzi le salme e che non
avrebbero dimenticato per tutta la vita le scene di strazio e le
prefiche, mia madre che faceva le maglie di lana ai ferri, mio padre
che camminava a stento con le stampelle , il braciere con il raccogli
fumo e l’asciuga biancheria di canna messo sopra il braciere ,
l’appoggia braciere con sotto le olive che si affumicavano, le olive alla
calce , il focolare e il nonno che raccontava le romanze (alcune delle
quali ho poi ritrovato a scuola) , le favole dei briganti , di Jugale e di
Jofà .

E poi il Natale con tutti i suoi rituali e mi rivedo bambino ad


osservare estasiato le luci . Le guardavo per ore e respiravo a pieni
polmoni l’aria della festa,le bancarelle con i mostaccioli , torroncini ,
“cuddrurieddri” e i preparativi per la cena del 24 , della Vigilia , con le 13
pietanze , accuratamente senza carne , che si preparava e tutta la
famiglia affaccendata , specialmente le donne di casa , che
amorevolmente faticavano per onorare la notte di Natale e la nascita del
Bambino che veniva salutata anche da botti e spari . Poi la tombolata e la
famiglia riunita e anche il nonno che prendeva la sua cartella e , tra una
botta di sonno e dormiveglia , ci accompagnava per parte della notte . La
commozione per una sedia vuota , per un nostro familiare non più
presente al quale comunque veniva apparecchiato il piatto come a farlo
sentire ancora tra di noi . La tradizione del Natale rispettata nella sua
semplicità e con il massimo sentire verso i valori cristiani e i messaggi
augurali che arrivavano attraverso le “ strine “ e la raccolta di tutto quello
che poteva essere donato ai più sfortunati con particolare attenzione verso
i piccoli al fine di regalare un sorriso e un abbraccio d’amore .

Ricordo l’arrotino , l’ombrellaio , l’impaglia sedie , lo stagnaro ,


l’albero della cuccagna con gli uomini unti di pece , le illuminazioni
delle feste , i pagliacci e i mangia fuochi in piazza , la banda
musicale , il maiale e la caldaia , i norcini che castravano , i banditori
con le trombe e i tamburi , il carretto del gelataio.

La mia mente navigava nelle acque del tempo antico e non


resistevo più : dovevo sapere come stava il mio orologio . Sono
scappato , perciò , da Mastro Pietro e , trafelato , gli ho chiesto : “
Come va ? Tu cosa mi dici , ce la fa ? Lo sai che è un ricordo di
papà e sulla cassa c’è anche lo stampo delle Ferrovie , la marca e
la vanitosa dicitura : diciassette rubini .”

Mastro Pietro si è ristretto nelle spalle , ha guardato il Cielo e


mi ha risposto : “ Nessuno è eterno , così vuole il Padreterno . Io lo
sto curando , al cuore tiene affanno , ma non dispero di salvarlo .”

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E il buon giorno è poi giunto ! Mastro Pietro mi ha chiamato
e gridando di gioia mi ha detto : “ L’ho salvato , aveva un prolasso
al bilanciere , l’ho operato e adesso segna il tempo meglio di ieri . “

Felice ho messo l’orologio al braccio e siamo usciti . Sentivo il


suo tic – tac che mi sembrava sicuro ; poi con voce fioca mi ha
detto . “ Per darti conforto mi sono rimesso a camminare a segnare
quel tempo che a te tanto piace . Sono ancora in convalescenza e
devi avere con me un po’ di pazienza . Usciamo fuori dal rumore
della città , lasciamo questa aria inquinata, andiamo in campagna,
andiamo a fichi, a castagne: ricordiamo il tempo ‘i ‘na vota sutta ‘na
frasca, tienimi con te, non mi lasciare .”

Era il tempo di Natale e ancor più suggestivo era il paesaggio della


campagna . Si vedevano le luci , modeste luci , di un addobbo Natalizio
che un paesino aveva allestito e il rintocco della campane di una Chiesetta
e , nuovamente , con un nodo alla gola , ricordavo la mia fanciullezza e la
bellezza della festività del Natale respirandone ancora l’irripetibile ricordo .

Commosso , gli ho risposto : “ Orologio , tu mi sei caro e sei tu che


alla mia vita fai regalo : non ha nessuna importanza se non segni più l’ora
giusta , tu mi ricordi il tempo passato , che se anche come te non era
preciso , era il nostro tempo amico “ .

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Commosso, gli ho risposto: “ Orologio, tu mi sei caro, e sei tu
che alla vita mia fai regalo: non ha nessuna importanza se non
segni più l’ora giusta, tu mi ricordi il tempo passato, che se come
te non era preciso, era il nostro tempo amico.“

Ciccio De Rose

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L’antichi ficiru i fatti e lassaru i ditti
Gli antichi erano saggi e lasciarono i proverbi

( proverbio calabrese )

“…per ço ke queru l’omini le decta ‘n brevetate ,


favello per proverbia dicendo veritate…”
( Poiché gli uomini chiedono discorsi concisi ,
parlo per proverbi dicendo verità )

da i “ Proverbia “ pseudoiacoponici ( 1200 )

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W|àà|

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T
A Bagnara campanu tutti ppe la tonnara
A Bagnara vivono tutti con la pesca del tonno

A bona tovaglia ognunu vo’ mu se stuja


Ognuno cerca di trovarsi una buona occasione

A buonu cavaddru nun ‘li manca seddra


La persona saggia sa provvedere ai propri bisogni

A cani viecchiu nun ci diri passi


Non mandare via il cane vecchio che non ti serve più

A capu e nuci di cuoddru


Buttarsi a capofitto , essere energici

A casa de ‘mpisu nun ‘mpènnere ogliarulu


Non si devono rinfacciare ad alcuno le proprie colpe , nemmeno con
le allusioni

A casa de ‘mpisu nun ‘mpicare panaru


A casa dell’impiccato non appendere il paniere

A casa di riccu , nun guardari fucùni


Nella casa del ricco tutto è più bello , anche il focolare

A Castigliùni nun ci ‘nn’ è unu buonu


A Castiglione Cosentino sono tutti sciocchi

A cavallu jestimatu ‘li lucia ‘u pilu


A volte le bestemmie fanno star meglio le persone

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A cavallu sgrencu musche assai
Molti fastidi alle persone perseguitate dalla sfortuna

A chiarìa di viernu , nuvuli d’estati , amuri ‘i fimmina e carità


di frati , ‘ricchie nun ‘mprestati
A caldo di inverno , nuvole d’estate , amore di donna e carità di
prete non prestate orecchie

A chine ammazza la licerta ,‘a Madonna jetta ‘na sc-caffetta


Non bisogna ammazzare la lucertola perché la credenza popolare
riteneva che la lucertola che entrava in casa portasse fortuna e
che fosse l’ombra di qualche defunto di famiglia

A chini dùna e a chini prumìnta


E’ persona che litiga e minaccia di litigare o anche di gradasso che
teoricamente promette e poi non mantiene

A chini ti caccia lu pani cacciali ‘a vita


Uccidi chi ti affama

A Curiglianu nun ci passa mancu ‘nu cani


A Corigliano non ci vogliono vivere nemmeno i cani

A essiri patri nun ce vo’ nente , tuostu è fari ‘u patri


E’ facile diventare padre , difficile è fare il padre

A figliastri e niputi chiru ca fa è perdutu


Dai figliastri e dai nipoti non aspettarti gratitudine

A gattu viecchiu sùrice tennariellu


Ai vecchi occorre moglie giovinetta ( ! ) Esattamente il contrario di
altri proverbi qui ricordati !

A guccia a guccia l’acqua percia


Lentamente e con il tempo ce la farò

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A guccia a guccia se scava ‘na petra
A goccia a goccia si incava la pietra . La perseveranza anche se
lunga e lenta ottiene poi un risultato

A gunnella nova nun ci meri pezza


Chi è puro non teme le critiche . E’ lo stesso di “ aria chiara nun
tena paura di truonu “

A Jennaru puta paru


Nel mese di gennaio pota tutto

A jumi cittu nun jiri a piscari


Non ti fidare della persona silenziosa

A lavari ‘a capu aru ciucciu è tiempu persu


Non bisogna perdere tempo in lavori inutili

A li burrasche ci voli pacenza


Nelle disgrazie ci vuole pazienza

A lu primu d’aprili duvi ti mannanu nun jiri


Il primo di aprile c’è l’usanza del pesce d’aprile e perciò se ti dicono di
andare da qualche parte non andare perché è uno scherzo

A maju si nun mangiu quattro voti , cajiu


Nel mese di maggio il lavoro dei campi è più duro perciò debbo
mangiare almeno quattro volte al giorno

A malu uncinu à appicatu ‘a vièrtula


Ti sei fidato delle persone sbagliate

A mare nun ci stannu cantine


Se il mare è burrascoso non trovi rifugio

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A muru vasciu ognedunu s’appoggia
Quando c’è un sostegno a portata di mano ognuno cerca di
utilizzarlo . Le persone umili subiscono sempre .

A marzu ciciarazzi , ad aprili ciciari chini


A marzo i primi ceci sono vuoti , ad aprile i ceci sono pieni

A nullu puozzu , ‘a muglierma puozzu


Non ce la faccio con nessuno tranne che con mia moglie

A ogni pirdiènza Diu ci penza


A tutto c’è rimedio ( meno che alla morte )

A pagare e a murìri cc’è sempri tiempu


Prendersela comoda

A panza china si raggiuna miegliu


Con la pancia piena è più facile ragionare

A porta larga trasa ‘i renza


Sii sempre prudente anche quando sembrerebbe inutile la precauzione

A S.Valentinu ‘a scugna è vicina


Dal 14 febbraio inizia l’aria primaverile

A San Martinu ogni mustu è vinu


Per S. Martino(11 Novembre) il mosto diventa vino

A San Linardu simina ca è tardu


A San Leonardo (6 novembre) semina perché è già tardi

A Santu Martinu se ràpa ‘a vutti , se stìpanu i ficu e se prova lu


vinu
A San Martino si apre la botte , si conservano i fichi ormai
diventati secchi e si prova il vino nuovo

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A Santu Michele ‘a quaglia parta e ‘u marvizzu arriva
A S.Michele (29 settembre) la quaglia va via e arriva il tordo

A settembre e a frèvaru juornu e notti sunnu a paru


A Settembre e a Febbraio notte e giorno si pareggiano

A setti misi panni stisi


Al settimo mese di gravidanza si deve lavare il corredino

A sittant’anni jettati a mare ccu tutti li panni


A settant’anni non servi più : buttati a mare (!)

A stozzi e a pitazzi
A poco la volta

A strusciu di jumi passa sicuru


Passa tranquillamente il fiume che fa rumore . E’ l’opposto di : a
jumi cittu nun jiri a piscari

A tavula nun si ‘nvecchia


Chi resta molto tempo a tavola , non invecchia

A Trupea marchisi , cunti e baruni tènanu corna cumu muntuni


A Tropea tutti i nobili portano le corna come montoni

A tutte ‘e banne ‘u mare è salatu


Le difficoltà sono dappertutto

A uomu ‘nfami , ‘nfamùni


All’infamità bisogna rispondere con una infamità maggiore

A varvìeri e a scarpàri ‘e cose tue nun cuntàre


A barbieri e calzolai non raccontare le tue faccende perché sono
pettegoli e le riferiscono

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A vinti uri ‘a jurnata è sicura
Se lavori venti ore, la paga è certa (che tristi tempi quelli di una
volta!)

Abbasta ca nun sona ‘a campana , mi tiegnu ‘a sfurtuna


Non mi importa nulla della fortuna purchè non muoia

Abitu nun fa monacu e chièrica nun fa prièvite


Il saio non fa il monaco e la chierca non fa prete

Accatta sempre nun vinniri mai


Compra e conserva , non vendere mai

Accortu , ‘a sc-cuppetta a carrica ‘u diavulu !


Stai attento , il fucile lo carica il diavolo

Acqua ‘i matìna è medicina


L’acqua bevuta al mattino fa bene alla salute

Acqua are papare e vinu ari ‘mbriacuni


Acqua per le papere e vino per gli ubriaconi

Acqua di maju arricchiscia massaru


L’acqua di maggio fa bene alla campagna

Acqua passata nun màcina mulinu


Bisogna dimenticare il passato e perdonare

Acqua , fuocu e pani nun si neganu mancu a ‘nu cani


Ognuno di noi ha diritto ad avere le necessità primarie

Acquazzùni d’estate fa mala annata


L’acquazzone d’estate danneggia frumento e frutti e porta carestia

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Acu ca nun cusa s’arrozza
L’utensile che non si usa s’arrugginisce

Ad amici e parenti nun vìnnari nenti


Evita di avere rapporti economi con amici e parenti

Ad arvulu cadutu accetta accetta


Quando cadi in disgrazia tutti infieriscono

Ad atàri viecchiu nun appicciari cannila


Non corteggiare la donna anziana

Adaccussì
Così , in questo modo ( ad eccu sic )

Adduobbi cchiù tu ca ‘nu cecatu


Riesci a guadagnare più tu che un mendicante cieco

Affina affina , ha perzu tuttu


Per aver perduto troppo tempo , hai perso tutto

Agiellu senza nidu , agiellu senza amuri


Chi non ha famiglia non ha amore

Agustu manna littere , settembre li lejìa , pripara ‘a dispensa


ca ‘u viernu è misu ‘n vìa
Ad Agosto e Settembre si preparano le provviste per l’inverno che già si
appresta

All’avaru scippi ‘ncuna cosa , aru mangiuni nente


Dall’avaro riesci ad avere qualcosa , dallo sciupone niente

All’orfanellu ‘u guarda Diu


Il piccolo orfano è protetto da Dio

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All’ottu d’aprili metti ‘u cocciu e nun lu diri
L’otto di aprile metti in caldo il seme bachi e non lo dire a
nessuno

All’uomu ‘a sc-cuppetta , ara fimmina ‘a quazetta


L’uomo porta il fucile , la donna fa la calza , ad ognuno il proprio
compito o ruolo
Con il medesimo significato , un proverbio del 1200 dice :
né la spad’a la femina , né a – mmasculu
filare, né lo saltare all’asinu, né a bove
ceterare
non dare la spada alla donna , né da
filare all’uomo , non far saltare l’asino ,
non far suonare la cetra al bue :
ognuno deve fare ciò che gli compete e
non pretendere di far fare cose diverse

All’uoru nun ce po’ ruzza


La ruggine non può attaccare l’oro . Vale anche : il vero valore non
teme calunnia

All’urtimu e ara fine chirù ca nun vu’ , ti nascia


Il fatto che non volevi accadesse , si è poi verificato

Alla bona de Diu


Con il favore e l’aiuto di Dio

Alla cira se vida lu core


Al colore della faccia si vede il cuore

Alla mala vicina ‘a meglia pitta


Alla cattiva vicina la migliore focaccia

Alla paravisu nun si cce va’ ‘n carrozza


Nel paradiso non si entra facilmente , devi meritartelo
Ma , pur se lo merita , l’innamorato non entra in Paradiso se non è certo che troverà la sua bella .
Sono i versi scritti dai librettisti ( Targioni – Tozzetti e Menasci ) per la siciliana di Mascagni nell’opera
“ Cavalleria Rusticana “ , ( Lola , chi àj di latti la cammisa ) ma sono versi che si perdono nella notte
dei tempi e che si ritrovano in canti del 1200 e in vari dialetti . Ne ripropongo due in dialetto
calabrese , ovviamente :
…O giuvinella manica ‘n cammisa ,
e janca e russa cuomu ‘nu cerasu ,
quannu me scunti fai lu pizzu a risu ,

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qualu santu me tene e nun te vasu ?...
Bella , si muoru e vaju ‘n paravisu ,
si nun ce truovu a tie , ju nun ce trasu !
Belli l’anciuli su de ‘u paravisu :
ma cchiù bella si tu quannu te vasu !...

…Si moru e minni vaju ‘mparavisu ,


si nun ci truovu a tia mancu cce trasu ,
ca supu ‘a terra adduvi Diu m’à misu
sulu lu beni tuju mi c’è rimasu ,
e senza de ssu bene e di ss’amure
puru lu suli mi parerra scuru…

Alla terra de li cecati viatu chini tèna ‘n uocchiu


Nella terra degli ignoranti è beato chi sa qualcosa
( Beati monocoli in terra coecorum )

Alla vecchiaja càuzi ccu li ricci


Avere fortuna tardiva

Alli causi cci vo’ gamma leggia , mussu chiusu e vurzùni ca


s’alleggia
Nelle cause si richiede gamba leggera , bocca chiusa e una borsa di
denaro che si svuoterà

Alli picciuli garattuli stau le meglie medicine


Gli uomini di piccola statura sono i più accorti . “ Piccolo di mole e
di livor gigante “, chiamò Vincenzo Monti il poeta Gianni

Allonga ca accurci
Farai più strada , ma arriverai prima

Allu cane c’abbaija , jettacce ‘n uossu


A chi ti disturba , dai qualcosa per togliertelo dai piedi

Allu munnu nun se pùotu cuntentari tutti


E’ molto difficile accontentare i vari caratteri degli uomini

Allu scuru tutte ‘e fimmine s’u ‘e stesse


Al buio non c’è differenza tra le donne ( Lucerna sublata nihil
discriminis inter mulieres )

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Alò !
Andiamo , presto , muoviti (allons )
E Filippo Eugenio Calvelli la usa ne “La Festa Naziunali “ , quando dice :
…Nicurè , nuce de cuollu ,
jamu , alò , jamu a Cusenze…

Ama chini t’ama e respunna a chini te chiama


Ricambia l’amore e rispondi a chi ti chiama

Ama Diu supra ogni cosa , ma fatti dàri ‘a spisa


Prega Dio sempre , ma sopratutto per avere il necessario

Ama l’amicu tua ccu li vizi sua


Rispetta i difetti dell’amico

Amara chira casa ca cappiellu nun c’è trasa


Sventurata quella casa dove non c’è un uomo che la governi

Amara chira casa ca nun tena tristu maritu e tristu linu


Infelice quella casa che non ha lino , sia pure di cattiva qualità e
infelice quella casa dove non c’è marito anche se malvagio

Amara chira rapa ca ad agustu unn’è nata


Guai a chi rimane indietro , a chi non sta al passo

Amarammìa
Me infelice , povero me

Amarattìa
Povero te , peggio per te

Amaru chi du aviri chi lu patruni no lu vidi


Amaro quel potere che non vede il padrone

Amaru chini fa lu pane mancante


Misero chi non fa il pane di giusto peso . Guai ai disonesti

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Amaru chini lu puorcu nun s’ammazza , ca vide e li desidera ‘i
sazizze
“ A chi porco non ha la sorte è ria , li vede la salsiccia e la desìa
( Vincenzo Padula )
Nel mondo rurale uccidere il maiale per trarne i benefici, che durano tutto l’anno , è fatto importantissimo ,
per cui quando una famiglia non aveva la possibilità di crescere il maiale si rappresentava un anno
difficile . Alla uccisione del maiale , rito per fortuna ancora non sparito , dedica una parte della sua
lirica “ Jennaru “ , Michele De Marco ( Ciardullu ) che dice :
… Puorcu !...Gioia , ricchizza d’ogne casa ,
grannizza vera , pumpusìa frunuta !...
Ccu lu filiettu mpacchi la prim’asa
la fragagliella , mo cce vo’ , t’aiuta !...
E all’urtimu , quatrà , cc’è la quadara !...
Cchi cc’è allu munnu chi ssa cosa appara?!.

Amaru chini nun si gratta sulu


Misero chi non riesce a provvedere per se stesso

Amaru chini nun tena menza canna


Sventurato chi non ha il senso della misura

Amicizia de cappiellu
Superficiale conoscenza , semplice saluto

Amicu curtìsi cumu è l’entrata fa’ ‘i spisi


Stendi le gambe per quanto è lungo il lenzuolo

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'u puorcu appicatu allu jimbiellu

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Amicu de buonu tiempu se muta ccu lu vientu
Gli amici del bel tempo vanno via con il vento

Ammucca liù
Invito a mangiare

Amuri e salute nun s’accattanu ara fera


L’amore e la salute non si comprano al mercato

A ‘na parte chiova e a ‘n’atra allampa


Si dice quando non si riesce a trovare una via d’uscita perché
ovunque si guarda si scorgono difficoltà

Ancora Giuvanuzzu à ddi nascia


E’ prematuro discutere , decidere

Annìcati a mari ‘ranni


Annegati in un mare grande . Se vuoi tentare , se vuoi rischiare ,
pensa alla grande

Annu bisèstu , viatu chini cci resta !


L’anno bisesto si ritiene nefasto , perciò beato chi lo supera

Antùra
poco tempo fa , (ante horam)

Ara Cannilora di lu viernu simu fora


Si dice che il 2 febbraio (Candelora) finisca l’inverno

Ara casa d’u pezzenti nun mancanu stozzi


Anche in casa del povero si può trovare una briciola che avanza

Ara casa di Gesu quannu trasi unn’esci cchiù


Se credi in Gesù sei sempre protetto

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Ara festa di li Santi mintati cappellu e guanti
Il 1° Novembre inizia il freddo : copriti !

Ara fine d’a scala arriva ‘u vignanu


Se cadi dalle scale aspetti che il pianerottolo fermi la corsa

Ara nasca d’u calarvisi nun ci sta musca


Il calabrese non subisce abusi e prepotenze

Ari ficu ‘a neglia è vilenu


La nebbia porta male al fico
Ma il peggior veleno è quello dell’amore finito o non più corrisposto . In questo canto , la vipera è
ovviamente , ( come poteva essere altrimenti ) la donna che ha dato veleno mortale al nostro cantòre
, che dice :
…‘Na vipera ccu l’uocchi m’à miratu
senza me muzzicare m’à ferutu
tantu de lu velenu m’à jettatu
chi ‘nzinca ‘u propriu pettu m’è trasutu :
lu miedicu ne àju addummannatu
ma de sanare a mia s’è scunfidatu ,
‘na sula medicina m’à ‘mparatu :
va ca te sana chine t’à ferutu…

Ari fissa nun fàri male ca è peccatu , ma nun fàri beni picchì
è perdutu
Agli stupidi non arrecare danni perché è peccato , ma non fare del
bene perché è perduto

Ari mali vistuti ci penza Diu


Dio provvede per i poveri

Ari Santi , nun prumìntari vuti e ari picciriddri nun prumìntari


jùochi
Ai Santi non promettere voti e ai bambini non promettere giochi
perchè dopo bisogna mantenere le promesse

Aria chiara nun tena paura di truonu


Chi non è compromesso può agire senza timore

Aria russa , tempesta di vientu

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Il rosso dell’aria annuncia tempesta di vento(che poi è in contraddizione
con : (rosso di sera bel tempo si spera )

Aru galantuomo nun si dùna riestu


Alla persona ricca e per bene non si da resto

Aru malignu cappottu ‘i lignu


Alla persona malvagia devi augurare la morte

Aru malu patutu ‘u guarda Diu


A quelli sfortunati e abbandonati ci pensa Iddio

Aru muortu requia eterna , aru vivu ‘a taverna


Al morto una preghiera , al vivo la cantina

Aru muortu si penza , ma ppi chiru ca à lassatu


Non si pensa al defunto , ma a ciò che ha lasciato

Aru spruvvistu l’aiuta Cristu


Il povero che non ha mezzi viene aiutato da Cristo

Aru càvulu jurutu e all’uomu ‘ngratu chiru ca fai è perdutu


Al cavolo fiorito e alla persona ingrata ciò che fai è perduto

Aspittàri e nun venìre è ‘na cosa da murìre


Chi aspetta è impaziente e soffre gli spasmi dell’agonia

Atizza , mezza biddrizza


L’altezza è già mezza bellezza

Atumunti è malu munti , tutti quanti s’u briganti


Altomonte è situato su un cattivo monte : tutti sono briganti

Avàntame , ca t’avantu
Lodami , che lo farò anche io

- 42 -
Avèntati ccu lu piscatu , nun aspittari di piscari
Accontentati di ciò che hai e non di quello che vorresti

Avìmu fattu trenta ? Facimu trentunu !


Abbiamo rischiato inutilmente ? Rischiamo fino all’ultimo !

Avìre ‘a lingua taglia e cùsi


Maldicente che dice e disdice a suo piacimento

Avìri ‘a lingua longa


Essere pettegoli , parlare a sproposito

Avìri novantanove chiaghe e ‘u core fracidu


Essere pieno di malanni

Aviri unu ‘ntra l’ugne


Avere una persona a proprio piacere , in suo potere

Avutru è parràri ‘i morte , avutru è murìri


Un cosa è parlare di morte , altra cosa è morire

‘A bella zita ‘nchiazza se marita


La bella ragazza trova marito anche per strada

‘A bella ‘i Suveratu fa li corna ‘i quannu è zita


La donna di Soverato mette le corna già da fidanzata

‘A bona lavannara trova ‘a petra giusta


Chi ha buona volontà trova lavoro

‘A bona massara se vida quannu fila alla lumèra


La donna di casa si nota quando lavora di notte

- 43 -
‘A bona razza a cinquant’anni ‘u figliu ‘mbrazza
La donna prolifica a cinquant’anni ha ancora figli piccoli

‘A bugia tena i gammi zoppi


La bugia ha le gambe zoppe , corte

‘A capu aru cummientu ‘i Sant’Antoniu


La testa del maiale si porta al convento di S.Antonio

‘A capu ca nun penza è di cucuzza


Chi non pensa ha la testa di zucca

‘A carne ‘i l’uominu nun si vinna a pisu


La vita dell’uomo non si vende

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‘A bona razza a cinquant’anni ‘u figliu ‘mbrazza

La donna prolifica a cinquant’anni ha ancora figli piccoli

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‘A catìna fa lu cani
Il cane incatenato diventa aggressivo

‘A cortara nun poti truzzari ccu la petra


La brocca non può lottare con la pietra : Traslato : il debole non
può lottare contro il forte , il potente

‘A cucina larga fa ‘a casa stritta


Bisogna limitare gli inviti

‘A cuda è forte ara scurciari


L’ultimo lavoro è sempre il più pesante (In cauda venenum )

‘A cuntentizza tena sc-cuma de disgrazia


Non c’è felicità senza qualche piccolo dolore

‘A curta è longa
La Giustizia procede lentamente

‘A cusciènza distrubbata fa l’uomu paurusu


L’animo turbato rende l’uomo incerto , pauroso

‘A disgrazia trova sempre ‘i s’accucchiari


Le disgrazie non vengono mai sole (Mali mala succedunt)

‘A disponibile è la tua , ma de la leggittima nun me po’


cacciari
L’asse ereditario disponibile è stato lasciato a te , ma dalla quota
legittima non mi puoi togliere

‘A facce tosta campa , ‘a molla mora


Chi ha faccia tosta va avanti , il timido soccombe

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‘A farina d’u diavulu se fa caniglia
La roba mal guadagnata si perde( Male partum male disperit )

‘A fatiga se chiama tata , ma a ttìa te fèta


Il lavoro è prezioso , ma tu lo sfuggi

‘A figlia ‘i quindici anni o ‘a mariti o ‘a scanni


Le figlie femmine debbono sposarsi presto

‘A fimmina bella è puru sciocculilla


La donna bella è anche sciocca

‘A fimmina chi l’aza ‘na vota , l’aza sempre


E’ difficile tornare sulla retta via

‘A fimmina è china d’inganni , prima ca tu l’accatti illa te


vinna
La donna è ingannatrice : ancora prima che tu la compri , le già ti
ha venduto

‘A fimmina sanizza doppu mangiatu aggrizza


La donna in salute dopo aver mangiato ha la pelle d’oca(!)

‘A fimmina vrinzulusa nun si spusa


La donna sciatta non trova marito

‘A fimmina ca pùlici sa pigliari , maritu sa truvari


La donna che sa acchiappare le pulci sa trovare anche il buon
marito

‘A fimmina è cumu ‘a nuci : si nun si rumpa nun si mangia


La donna e come la noce : per gustarla devi …romperla

- 47 -
‘A forza vincia ‘a raggiuni
Contro la forza la ragion non vale ( Violentia praecidit ius )

‘A fràvica è longa
Per costruire ci vuole tempo e pazienza

‘A funtana duvi vivinu dui unn’è mai chiara


La donna che sta con due uomini non è onesta
Il nostro innamorato si è accorto del doppio gioco della sua donna e così l’ammonisce :

“ Vurria sapiri quanti cori aviti


c’ad’ogni amanti lu cori vua dati ,
lu juocu di la vurpe vui faciti
c’a tutti diti sini e li gabati ,
vui siti piccirilla e nun sapiti
minati sutta vientu e navicati
chi sa nu juornu e ventu nud’avìti
restati ‘mmienzu mari abbannunata . “

‘A furtuna è fatta a scala : chini scinna e chini saglia


La fortuna è come la scala : c’è chi scende e c’è chi sale

‘A furtuna si tira ppi li capilli


La fortuna bisogna cercarla con assiduità

‘A gallina d’a vicina para ‘na papara


Non fidarsi mai delle false apparenze

‘A gallina si spinna doppu morta


L’eredità si ha dopo la morte

‘A gatta ch’è ‘mparata allu lucignu pocu si cura ca s’abbritta


l’ugna
La gatta che è abituata al lucignolo poco si cura se si brucia le
unghia

‘A gatta d’a dispensa cum’è si penza


Una persona scorretta viene pensata per come è

- 48 -
‘A gatta pressarola ha fattu ‘i figli cecàti
Non bisogna aver fretta se si vogliono fare le cose per bene

‘A gelusia fa moriri l’omu penijatu


La gelosia fa morire l’uomo tra le pene

‘A gente vò cuntu cchiù di Diu


Devi dar conto più alla gente che a Dio

‘A glianna duvi è , l’alivu ‘i chini è


Le ghiande sono del proprietario della terra dove cadono,le olive del
proprietario della terra ( Usi e consuetudini )

‘A grassija è menza malatìa


L’obesità è già una mezza malattia

‘A jestima è di caniglia : chini ‘a manna ‘si la piglia


Spesso le maledizioni si ritorcono contro chi le ha mandate

‘A lingua nun se po’ tenìre a nullu


A ognuno si deve lasciar dire ciò che vuole ( e ppi cchissu nun
jamu avanti ! )

‘A lingua nun tèna ossa , ma rumpa l’ossa


Le parole fanno male più del bastone

‘A mala cummara minta i campanelli alla gatta


La cattiva comare fa sapere a tutti i tuoi segreti

‘A mala lavannara nun trova mai ‘a petra bona


Chi non vuole lavorare trova sempre un pretesto

‘A mala nuttata e ‘a figlia fimmina


Aggiungere al danno la beffa ( Damnum sequitur ludibrium )

- 49 -
‘A malanova ‘a porta ‘u vientu
La cattiva notizia la porta il vento
Una cattiva notizia ha saputo il nostro spasimante : che la sua bella la vogliono sposare con un altro .
E allora il suo canto così dice :
“Haju saputu ‘na mala novella
la bella mia la vonnu maritare
moni chi s’è cresciuta e fatta bella
‘nu gran critinu ‘si la vo pigliare :
chi si vaja a ‘nzurare intra Ruvella
o duve se ribattu li quadari ;
si no li caccia fora li budella
cumu a lu puorcu di carnalivari . “

‘A malerva nun se sterra mai


La cattiva erba non si estirpa ( Herba mala cito crescit )

‘A malerva ti nascia avanti ‘a porta


La cattiva erba ti nasce davanti l’uscio di casa . Alle volte la
persona cattiva ce l’hai in casa

‘A mamma canuscia ‘a vuce d’u figliu mutu


La mamma capisce i desideri del figlio anche se non parla

‘A mamma di ciuoti è sempre prena


La madre degli stupidi è sempre gravida . Figurativo : la stupidità
non ha mai fine

‘A meglia letame la fa l’urma d’u patrune


L’orma del padrone è il miglior letame ( Vestigia domini optimum
stercus )

‘A meglia morte è ‘a subitanea


La migliore morte è quella improvvisa

‘A miseria trova sempre ‘nu buonu cumpagnu


La miseria sa da chi andare

‘A mmidia si mangia sula


Essere divorati dall’invidia
Sull’invidia , Costantino Jaccini , scrittore poeta di Grimaldi diceva in alcuni suoi versi :
…La ‘mbiria , frate , ccu l’uocchi t’ammazza ,
te pungia tuttu quannu t’accarizza :

- 50 -
te mera stuortu , te rumpa li vrazza ,
e dintra l’ossa le spine te ‘mpizza…

‘A morte disidarata nun vena mai


La morte desiderata non arriva mai

‘A mugliera ‘i l’avutri è sempre cchiù bella


La moglie degli altri è sempre più bella ( Vicinum pecus grandius
uber habet )

‘A mugliera d’u latru nun sempre rira


Anche in casa del ladro le cose non vanno sempre bene

‘A neglia vascia buonu tiempu lassa


La nebbia bassa annuncia bel tempo

‘A nora càcciala fora


La nuora cacciala via di casa se vuoi stare tranquillo

‘A nuci duvi cada , è


Le noci sono del proprietario della terra dove cadono

‘A parola nun jnchia panza


Le parole non riempiono pancia ( Verba non implent marsupium )

‘A pecura si mungi e lu zimmaru si doli


La pecora si munge e il caprone sente dolore

‘A persuna bona ‘nu juonu l’ha ammazzata ‘nu truonu


Le persone buone non esistono più

‘A petra ca nun fa lippu si la porta ‘a jumara


La pietra che non fa il muschio viene trascinata dal fiume
( Saxum volutum non obducitur musco )

‘A petra chi non fa lippi , non piglia pisci

- 51 -
La pietra che non fa il muschio non trattiene i pesci

‘A pezzentìa è difettusa
Si arriva alla miseria anche per i propri difetti

‘A pìgula duvi guarda cci lassa ‘u signu


Il gufo(che era sacro alla dea Minerva ) porta jella alla casa dove
guarda

‘A pìgula duvi se spùna porta furtuna


Il gufo porta fortuna nella casa dove si posa

‘A porta d’a mammana è sempre aperta


La porta della levatrice è sempre aperta ( una volta ! )

‘A prima è di guagliuni
La prima partita la vincono gli inesperti

‘A purviri caccia i pallini


C’è sempre una conseguenza dopo una certa azione

‘A ragiuni è di fissa
La ragione è degli stupidi

‘A ricchia d’u parrinu è lorda


Il confessore conosce tutte le porcherie del mondo

‘A ricchizza ‘a cummanna ‘u diavulu


La ricchezza è comandata dal diavolo

‘A ricchizza ca unn’è sudata sine va’ ccu ‘na jujjiata


La ricchezza ottenuta senza sudore va via con un soffio

‘A robba è d’u sangu


L’eredità appartiene ai figli

- 52 -
‘A robba sta ccu chini ‘a sa tènari
I beni , gli averi stanno dalla parte di chi li sa tenere

‘A rrobba vecchia sarva ‘a nova


Indossa il vestiario vecchio per risparmiare quello nuovo

‘A ruta setti mali stuta


La ruta spegne sette malanni

‘A salute è ricchizza
La prima ricchezza è la salute e non tutti lo sanno

‘A salute porta alligrizza


La salute fa stare allegri

‘A salute si stima quannu si perda


La salute si apprezza quando non c’è più

‘A sc-cuppetta s’a di ammucciari , ma si se caccia à di sparari


“ Saggezza “ antica : devi nascondere l’arma e agire con cautela , ma
se sei costretto a prenderla deve sparare per prima

‘A serva l’à maliditta San Pietru


La serva è stata maledetta da S.Pietro (!)

‘A serva ppi ‘n annu servi , ppi ‘n avutru annu nun servi e ppi
l’avutri anni vo’ servùta
La serva per un anno si dà da fare , il secondo anno lavora poco e
per gli anni successivi vuole essere servita

‘A simenta accocciulata fa la chianta vigurusa


La semenza scelta chicco a chicco fa la pianta rigogliosa

‘A sita è parvenza , ‘a jnostra è sustanza

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La seta è bellezza , la ginestra è sostanza

‘A socra unn’è bona mancu s’è di zuccaru


La suocera non è dolce nemmeno se è fatta di zucchero

‘A spina cchiù ‘nvecchia e cchiù punge


La persona cattiva con la vecchiaia diventa più cattiva

‘A sveglia d’u cucchijèri s’u i piriti d’u cavallu


Il cocchiere viene svegliato dai peti del cavallo

‘A terra a frèvaru tena ‘a freve


Nel mese di febbraio la terra inizia a riscaldarsi

‘A terra cumu ‘a vidi ‘a lassi


La terra come la prendi la lasci

‘A terra niura fa crunnu lu granu


La terra concimata produce biondo il grano

‘A terra piglia , ma duna


La terra è lavorata , ma dà i suoi frutti

‘A troppa carità , scianca la vièrtula


La carità eccessiva lacera la bisaccia

‘A troppa cumpidenza fa ‘a mala crianza


L’eccessiva confidenza a volte genera la scostumatezza

‘A truscia nun porta vrigogna


La miseria non ha vergogna

Atru è diri , atru è fari


Dal dire al fare c’è di mezzo il mare(dicere et facere non semper ejusdem)

- 54 -
‘A vera causa vinta è l’accuordu
Una mediocre transazione è migliore di una causa vinta

‘A vera notricata è di Pasqua a Pasquarosata


Il vero allevamento dei bachi è da Pasqua alla Pentecoste

‘A verità si sa d’i ‘mbriachi e d’i guagliuni


La verità si apprende dagli ubriachi e dai ragazzi

‘A via longa nun rumpa carru


La via lunga è sempre la più breve

‘A vièrtula si rumpa ppi lu troppu pisu


Non esagerare perché ogni eccesso è dannoso

‘A vigna è tigna
Chi possiede un vigneto ha anche fastidi e pensieri

‘A vucca è ‘na ricchizza


Persona di tante parole e di pochi fatti

‘A vucca muta è mala servuta


Chi non parla è servito male

‘A vummula ca nun vale nun si rumpa mai


Le cose di poco valore non si rompono mai (Vas malum non
frangitur)

‘A vutta china e ‘a mugliera ‘mbriaca


Non è possibile avere tutto

‘A vutta di l’acitu nun spiccia mai


La botte del vino diventato aceto non finisce mai

- 55 -
‘A vutti vacanti fa sulu strusciu
La botte vuota fa solo rumore(Vasa inania multum strepunt )

‘A zinzula chiuda l’estati


Quando arriva la giuggiola annuncia la fine dell’estate

‘A zita è bella , ma è cecata


Dicesi scherzosamente di cosa buona , ma difettosa

‘A ‘mmidia ‘nceca
L’invidia acceca i sensi

‘A ‘mmidia sta ‘mmienzu ‘a casa d’u diavulu


L’invidia abita al centro della casa del diavolo

‘A ‘mmidia vruscia l’uocchi cumu ‘a cipuja


L’invidia brucia gli occhi come la cipolla

‘A ‘mpaccera si grolia di fatti ‘i l’avutri


La curiosa gode nell’ascoltare i fatti degli altri

‘A beddra senza dote trova mantinutu e nò maritu


La donna bella senza dote è corteggiata ma nessuno se la sposa

‘A bella chi nun addimmanna nun tèna cuda


La bella che non si propone non si sposa

‘A capu ‘li sparta ‘i ricchie


E’ senza cervello

‘A fame nun piglia suonnu


Il bisogno è incessante

‘A Fide Calavrisi è data senza se,senza ma,a morte e a vita

- 56 -
La fedeltà del Calabrese è data senza indugi e a vita

‘A fimmina è vacanti cumu ‘a canna


La donna è vuota come la canna

‘A fimmina è cum’u cravune:stutatu tingia,appicciatu cocia


La donna è come il carbone:spento macchia,acceso brucia
In merito a questo detto , un canto popolare dice :

… De fimmina se pinge la furtuna ,


de le fimmine nun diciti bene
pe quantu ci ni su sutta la luna
ogni viziu la fimmina lu tene .
‘Si tu le voi cuntare unu ppe d’unu
li mali tutti d’a fimmina vene ,
ca ‘na parola disse Salamune :
chi ama donna nun si vide bene
ca ogni fimmina è ‘nu cravune
chi vivu vruscia e mortu tingia bene…

‘A fimmina è cumu ‘a carta : ti fa tisicu o panzutu


La donna è come la carta: godi se vinci, soffri se perdi

‘A fimmina picciriddra vo’ ‘ncuraggiata


Bisogna far innamorare la giovane fidanzata

‘A gelusìa è ‘na brutta malata


La gelosia è una brutta malattia

‘A limosina stuta i peccati


L’elemosina placa il peccatore

‘A mala pignata nun cada de ‘ncinu e se cada nun se rumpa


La persona cattiva non cade e se cade non si fa male

‘A mamma sempri certa è , ‘u patri nò


La maternità è certa , la paternità è dubbia
( Mater sempre certa , pater autem incertus )

‘A meglia parola è chira ca se gnuce e nun se rice

- 57 -
La parola più saggia è quella che si inghiotte e non viene detta
(Tacent, satis laudant )

‘A palummella s’à vrusciatu l’ali


Non scherzare con il fuoco

‘A parola è strumentu
Tra galantuomini basta la parola . Non serve il Notaio

‘A sarvia sarva
La salvia fa bene alla salute

‘A verità vena a galla cumu l’uogliu


La verità è come l’olio : sta a galla , viene in superficie

‘A verità zoppica ma jungia


La verità è lenta ma arriva

‘A zita vo’ chiacchiariare


Le fanciulle vogliono parole dolci

Amaru chine mora


Chi muore ha sorte amara

- 58 -
U
Beneditta chira pasta ca di vennari si ‘mpasta
Benedetta quella pasta che si impasta al venerdi ( ! )

Biellu ‘nfascia , bruttu ‘nchiazza


Dicesi di bambino bello in fascia e brutto da grande

Bielli o brutti a morte si li ‘nghiutti


La morte non bada a differenze

Buonu tiempu e malu tiempu nun duranu sempre


La vita dell’uomo non è sempre la stessa

- 59 -
V

C’è ‘a mala virnàta , ma puru ‘u malu pecuràru


Ci sono le difficoltà , ma anche le incapacità ad affrontarle

C’è ‘na festa ppi ogni santu


Ci sono momenti di felicità per tutti

C’è ‘na tinàglia ppi ogni fierru filatu


Per ogni ostacolo c’è sempre un rimedio
Ed è come una tanaglia che sempre di più stringe il cuore dell’innamorato , il canto popolare Amuri :
Amuri , amuri , cchi m’à fattu fare
m’à fattu fare ‘na granne pazzìa :
a quinnic’anni m’à fattu scordare
la meglia parte dell’Ave Maria .
Ju viegnu appriessu a ttìe
cumu la neglia ,
cumu lu cacciature
cu lla quaglia :
senta su core , s’assottiglia ,
para ferru filatu alla tinàglia .
Amuri , amuri , tu ‘si ‘nu specchiu
chi m’à fattu capire
i megli difetti :
nun s’u difetti
ma ccu gran dulure
ppe forza s’i trasuta
‘ntra ‘su core

Ca d’u male tua nun ne guderranu i prièviti


Dare conforto alla persona che si sa malata : possa essere malattia
leggera e facilmente guaribile per la quale il prete non trarrà
guadagni per il funerale

Cacare ogne matina è bona medicina


Evacuare ogni mattina fa bene alla salute (defecatio matutina plus
quam medicina )

Caccia ‘u rilogiu e diciami l’ura


E’ venuto il momento di dirmi la verità

- 60 -
Cacciari ‘a capu fora ‘u saccu
Sta prendendo coraggio , ma non si comporta bene

Cacciati ‘i musche cu lle manu tua


Togliti dai fastidi personalmente , non sperare negli altri

Cacciaturi c’ammazza arciòla ha finitu ‘a scola


Il cacciatore che ammazza il beccaccino è diventato bravo

Cacciaturi viecchiu spara allu vicinu , giuvini allu luntanu


Il cacciatore esperto spara a tiro , l’inesperto da lontano

Cacciaturi , sonaturi e pitta santi s’u sempri li cchiù pezzenti


Cacciatori , suonatori e pittori sono sempre poveri

Cadute , catarru e cacarella ‘su i mali d’i vecchiarielli


Cadute , catarro e diarrea sono pericolosi per i vecchi

Cagnuòlu lucertaru tenatillu caru


Cucciolo che insegue lucertola sarà ottimo cane da caccia

Cala ‘i vrachi e mai l’assu


Càlati i pantaloni , ma non buttare mai l’asso

Cala ca vinni
Abbassa il prezzo se vuoi riuscire a vendere

Camina a rasa rasa


Muoviti con prudenza

Caminare supra l’ova


Camminare leggero , guardingo

Campàri ‘a filu ‘i curtiellu

- 61 -
Vivere in ristrettezze

Cane filiciaru , cane riepularu


Il cane che si infila tra le felci è un cane da lepre

Cane legatu è malu cunzatu


Non bisogna tenere i cani legati alla catena

Cangianu ‘i sonaturi ma ‘a musica è ‘a stessa


Malgrado molti tentativi le negatività continuano

Cangiàri l’uocchi ppi la cuda


Prendere un abbaglio

Cani ca addimura , caccia sicura


Il cane che va piano sa trovare la selvaggina

Canta lu cuccu e ‘ntra ‘n’ura è asciuttu tuttu


Quando in primavera canta il cuculo, in un’ora di sole si asciuga tutto

Cantàri ‘a pampina
Dire tutto ciò che si pensa

Capòca
Come no ! anzi ! alreo che ! diamine !

Carta jettata , carta vrusciata


Carta buttata sul tavolo non si può cambiare

Carta para bona ppi lu cartaru


Le carte pari favoriscono chi le ha distribuite

Casa nova , scupa nova


Alla nuova casa si applica una nuova legge

- 62 -
Casa senza suli , trasa mièdicu e cumpessùri
Nella casa senza sole entrano medici e preti
Casa stritta e fimmina destra
Casa piccola e moglie laboriosa

Casu e maccarruni
Meglio di così non poteva capitare

Catarru e capu malata , malatìa ammucciata


Catarro e mal di testa annunciano malattia nascosta

Cavaddru viecchiu nun s’adduma


Non si può cambiare abitudine alla persona anziana

Cavallu ‘i carrozza : bona gioventù e mala vicchizza


Il cavallo di carrozza da giovane viene ben nutrito , quando è vecchio
viene abbandonato o venduto

Cc’è ‘a purpa , ma puru l’uossu


Ogni medaglia ha due facce

Cc’è minatu ‘nu tubettu


Nel gergo del gioco della passatella ( Patrùne ‘e sutta )
Significa : non l’ho fatto bere , gli ho dato un colpo secco

Cca mi lucia ‘a fera


Questa è l’unica cosa che ho

Cce pù càcciari ‘na ganga , ma nò i sordi


Piuttosto che dare soldi si fa tirare un molare

Cce s’u cchiù guai ca capilli janchi


Ci sono più guai che capelli bianchi . Le controversie della vita ci
accompagnano fino alla morte

- 63 -
Ed è pieno di guai lo sfortunato di questo canto popolare che dice :
“ Sugnu a ‘nu statu , amici mei riduttu
chi muverrìa ‘mpietà le petre dure .
Me viu sempre a ‘nu continuu luttu
mmienzu a ‘nu mari di guai e sventure ,
lu miu travagliu nun mi duna fruttu ,
utile nun mi dà lu miu sudure :
si mi viditi ch’aju l’uocchiu asciuttu
e ca me l’à seccatu lu dulure . “

Cchi t’à mangiatu : spilli ‘i grammofunu ?


Stai parlando assai

Cchiù si capisci e cchiù si patisci


Più si comprende e più si soffre

Cci àju misu ‘a pulice ara ricchia


L’ho insospettito , l’ho messo in apprensione

Cci pu’ mìntari ‘a firma !


Puoi esserne certo !

Cci pu’ minàri ccu ‘na mazza !


Puoi esserne certo

Cci s’u cchiù juorni ca sazizze


Le necessità , i bisogni sono maggiori delle possibilità

Cci s’u cchiù vuci ca nuci


Ci sono più chiacchiere che fatti

Ccu ‘a gelata veni ‘a nivicata


Con il freddo gelido arriva la neve
Il poeta Michele Pane cosi ricorda la neve nella sua poesia Pullulijandu :
O pullule de nive chi caditi ,
a migliara a migliara quete quete ,
‘stu core miu chiagatu ve ripete :
scinditi lestu , scinditi , scinditi !
Portati lu rifriscu a ‘nu malatu ,
ch’arsu d’amuri v’ha tantu aspettatu !

Ccu ‘a prima ‘nzugna , sona ‘a zampugna


Gli zampognari arrivano quando si uccidono i maiali

- 64 -
Ccu ‘nu nò te spicci , ccu ‘nu sì te ‘mpicci
A volte dicendo no ti sbrighi , ma se dici di si ti inguai

Ccu ‘nu viaggiu due servizi


Ho realizzato due fatti in una sola volta

Ccu ‘sa cannila sta aru scuru


Avere una cosa inutile

Ccu chiantu arrùttu ogni anima passa


Con il pianto a dirotto si impietosisce il cuore

Ccu dua fimmini e ‘na gallina , ‘a jazza para china


Due donne e una gallina fanno i rumori di una piazza
( Tres faeminae et tres anseres sunt nundinae )

Ccu i sordi s’i riccu , ma no signuri


I soldi ti fanno ricco , ma non signore

- 65 -
Zampugnari 'i..'ntunata comunista

Ccu ‘a prima ‘nzugna , sona ‘a zampugna


Gli zampognari arrivano quando si uccidono i maiali

Ccu i sordi t’accatti a tutti


Con i soldi compri chi vuoi (Pecunia impetrat omnia )

Ccu l’arsùra se vruscianu li grani


Con il calore eccessivo si brucia il grano e la biada

- 66 -
Ccu li trona di marzu si risbiglianu li serpi
Con i tuoni di marzo si svegliano le serpi

Ccu lu gallu e senza gallu Diu lu stessu fa jùornu


Con il canto del gallo e anche senza , Dio illumina il nuovo giorno

Ccu lu Levante li pisci s’u avanti , ccu llu Ponenti nun si


pisca nenti
Credenza popolare circa il buono o cattivo esito della pesca

Ccu lu tiempu e ccu la paglia se maturanu li niespuli


Con il tempo e con la pazienza si ottiene ciò che si desidera

Ccu monaci , prèviti e cani statti ccu lu vastuni ‘mmanu


Con i monaci , preti e cani stati sempre con il bastone in mano

Ccu patri e patrùni sempri tuortu e mai raggiuni


Con i padri e con i padroni hai sempre torto e mai ragione

Ccu la vecchiaia ogne cosa è pisu


Quando arriva la vecchiaia ogni lavoro è pesante
( Venit senectus cum querulis omnibus )

Ccu muli , marinari e ccu li sbirri , nun fari amicizia ca le sgarri


Sbagli se frequenti muli , marinai e poliziotti

Centu anni de galera nun caccianu ‘nu sordu de debitu


Cento anni di malinconia non tolgono un quattrino di debito

Centu voti ‘nu rivuòtu crisciutu avissi ca nò ‘nu figliu ciuotu


Meglio crescere un maiale che un figlio balordo

Ceràsi cchiù nni minti e cchiù nni trasi


Le ciliegie sono digeribili e se ne possono mangiare tante

- 67 -
Cercare ‘u ciucciu e c’essere a cavallu
Cercare l’asino e esserci di sopra . Vale a dire : stai cercando una cosa
e non ti accorgi che già ce l’hai

Cercari ‘u pilu dintra l’uovu


Essere permaloso , puntiglioso

Chi eppi facce eppi maritu e chi no restau zita


Se vuoi ottenere devi chiedere altrimenti rimani al palo

Chi Santu Ciùoppu te guardassi ‘a sita


Che San Giobbe , protettore dei bachi da seta ,ti faccia produrre una
buona seta

Chi ti vìa Santu


Che tu possa essere gratificato per la tua bontà

Chi vo’ mangiare pane e vivere vinu , simmini jermanu e


chianti ervinu
Chi vuole abbondante raccolta di frumento e di vino semini segale e
pianti viti della specie ervino

Chi vu’ stari cumu ‘u milu granatu


Beneaugurante!Che tu possa stare bene , vegeto e rubicondo

Chiacchiere,tabacchere‘i lignu‘u Bancu‘i Napuli unn’i ‘mpigna


Le parole e le cose di poco valore non hanno credito

Chiamu tata chini se curca ccu mamma


Chiamo papà chi va a letto con mia madre

Chiangia ‘u giustu ppi ‘u piccaturi


Non ha commesso nulla e soffre al posto del peccatore

Chianta cavuli nuovi , ma i vecchi nun li scippari


Pianta nuovi broccoli , la le vecchie piante non estirparle

- 68 -
Chianu mièrulu ca via è petrusa
Sii prudente , vai adagio

Chìcati juncu ca passa ‘a china


Sapersi adattare : i mali del mondo sono passeggeri

Chill’ùominu tènalu alli calcagni


Quell’uomo deve essere disprezzato , tienilo lontano

Chillu ca nun vue ppe ttìa all’avutri nun fare


Ciò che non vorresti fosse fatto a te , non farlo ad altri

Chillu è ‘nu diavulu ‘ncarnatu


Quella è persona di natura assai malvagia

Chillu è amicu de buonu tiempu


Quello è amico di ventura , ma che non trovi nel momento di
bisogno

Chillu è cavallu de vucca tosta


Cavallo che non ubbidisce alle briglie

Chin’è cchiù fissa , Carnalevàre o chini cce và d’appriessu ?


Se una persona è sciocca perché gli corri dietro ?

Chine alla casa nun te vene , alla casa nun te vo’


Chi non viene a farti visita , non vuole essere visitato

Chine campa disperatu , disperatu more


Chi vive in miseria , povero muore
Una canto calabrese sulla disperazione , questa volta d’amore , così dice :
… disperata catarra sona sona
disperate le corde ad una a una ,
disperatu lu mastru ca le sona
disperatu chi dice la canzuna :
disperatu signu ju che su ca fora

- 69 -
disperata si tu che duormi sula…

Chine de speranza campa affrittu more


Chi vive sperando muore disperato

Chine dijuna lu cuorpu consuma , va a diavulu e nun sinne


adduna
Chi digiuna consuma le forze vitali , va al diavolo e nemmeno se ne
accorge

Chine fa ciste fa puru panari


Chi fa cesti fa pure panieri ( ! )

Chine lassa pane e coppa a mali danni ‘ncappa


Chi rifiuta pane e prosciutto va incontro a brutti guai

Chine mangia luordu priestu ‘ngrassa


Chi non è schifettoso nel mangiare , si nutre bene

Chine mora senza se pèntere , carcarija aru ‘mpiernu


Chi muore senza pentirsi , brucerà nelle fiamme dell’inferno

Chine ne fa ‘nu panaru , ne fa ‘nu migliaru


Chi di brutte azioni ne fa un paniero , ne fa anche un migliaio (
crimine ab uno disce omnes : tu da un sol tradimento ogni altro
impara )

Chine se veste ccu le robbe de l’autri , priestu se spoglia


Chi fa il furbo e cerca di approfittare presto viene smascherato e
messo in difficoltà

Chine te sape te rape


Chi ti conosce ti ruba

Chine troppu accunsente , prima mangia e pue se pente

- 70 -
Chi va dietro allo stomaco prima mangia e poi si pente

Chine troppu pruminta te gapa


Chi fa troppe promesse finisce per ingannarti

Chine unn’à delitti unn’à vrigogna


Chi non ha nulla da temere non arrossisce

Chine va aru mulinu se ‘nfarina


Se fai una azione puoi rischiare

Chine vene de la fossa , sa cchi d’è ‘u muortu


Chi ha rischiato molto nella vita , sa cosa è la morte

Chine vive avanti ‘ sule , forza acquista e minta culure


Chi beve vino prima che esca il sole , acquista forza di muscoli e
colore in volto ( ! )

Chine vo’ pagliara si nne fazzi


Ognuno deve lavorare per procurarsi il proprio fabbisogno

Chini ‘a fa l’aspetta
Proverbio universale : chi fa male aspetti male
Chini ‘a fa‘a vinna , chini l’accatta nun l’usa, chini l’usa nun la vida
Chi la costruisce la vende , chi la compra non la usa e chi la usa non la
vede ( la bara )

Chini ‘a vò cotta e chini ‘a vò cruda


Non si possono accontentare tutte le persone

Chini è dintra naviga , chini è fora judiga


Chi lavora suda , chi ozia giudica

Chini ‘si ‘nzura è cuntientu ‘nu jornu , chini s’ammazza ‘u


puorcu è cuntientu tuttu l’annu

- 71 -
Chi si sposa gode nel giorno del matrimonio , chi uccide il maiale è
contento per tutto l’anno

Chini à lettu libri tèna labbra


Chi ha letto libri sa ragionare
Ma chi ha letto libri deve avere anche l’umiltà di capire chi libri non ha letto . Voglio
ricordare un monito , in tal senso , che si ricava da una saggia storiella cinese . Un uomo
colto era in barca e disse al barcaiolo : “ Tu conosci la grammatica ? “ “ No “ , rispose il
barcaiolo . “ Allora hai perduto metà della tua vita “ , aggiunse l’uomo colto . Venne una
bufera di vento e il barcaiolo chiese all’uomo colto : “ Tu sai nuotare ? “ “ No “, rispose il
grammatico e il barcaiolo aggiunse :“ Allora tu hai perduto tutta la tua vita “ . La barca si
capovolse , il barcaiolo raggiunse la riva , l’uomo colto sparì tra le onde del fiume !

Chini à mamma à banca a Napuli e putiga a Roma


Il massimo dell’espressione dell’amore , della ricchezza e della felicità
di avere la mamma
E di una mamma parla il grande poeta dialettale Vittorio Butera da Conflenti (1877-1955) nella sua
lirica “ Mamma Carmela “ che trae spunto da un fatto realmente accaduto nel 1928 . E’ la storia di una
mamma che colta da una bufera di neve insieme ai due figli , li copre per proteggerli dal freddo .
L’indomani viene trovata morta , ma i bambini si salvarono grazie al sacrificio della loro mamma . Ne
ripropongo l’inizio .

...Mamma Carmela , ccu ‘na figlia ‘mbrazza


e ccu ‘nu figliciellu ppe ra manu ,
a ru paise sua , de ‘nu luntanu
vuoscu de pini , si nne torna . Jazza
porta ‘ncapu ‘na sàrcina de ligna
ed a scurare , a puocu a puocu , ‘ncigna…

Chini à puocu dinari sempre cunta , chini tèna beddra ‘a


mugliera sempre canta
Chi ha pochi denari è preoccupato , chi tiene la bella moglie è
spensierato e allegro

Chini ala pocu vala


Chi sbadiglia è persona di scarso valore

Chini arrobba picca , và ‘n galera


La Giustizia è severa con il ladruncolo

Chini bella vò parìri ‘ranni pene à de patìri


Chi vuole apparire bella deve patire molto

- 72 -
Nostra matri

Chini à mamma à banca a Napuli e putiga a Roma


Il massimo dell’espressione dell’amore , della ricchezza e della felicità di avere la mamma

- 73 -
Chini camina a passu va luntanu
E’ come : chi va piano va lontano ( Tarde sed tute )

Chini camina ppi ‘a via sua nun ‘ntruoppica


Chi conosce bene la propria strada non incespica

Chini campa derittu campa afflittu


Chi vive onestamente vive in miseria

Chini cangia paisi cangia ventura


Chi cambia paese cambia fortuna

Chini cchiù tèna , cchiù vo’


Più si ha , più si vorrebbe : essere insaziabili

Chini cummanna nun suda


Chi comanda non suda

Chini cunta , menti a junta


Chi racconta , esagera

Chini di mulu fa cavaddru , s’abbusc-ca ‘u primu cavuci


Chi pretende eccessivamente viene poi maltrattato

Chini dìcia a verità mora ‘mpisu


Chi dice la verità finisce per essere impiccato

Chini dorma nun piglia pisci


Chi dorme non fa affari

Chini dormi ad agustu nun dormi ccu gustu


Ad agosto non bisogna dormire , ma pensare alle provviste per
l’inverno

- 74 -
Chini è bella ‘si vida , chini è bona ‘si sa
La bellezza si vede , la bontà è conosciuta dalla gente

Chini fa bene aspettassi male


Se fai del bene te ne viene danno

Chini fa corna , mora curnutu


Chi la fa , l’aspetti

Chini fa la festa nun si la gode


Chi organizza un festino non se lo gode perché impegnato per la
buona riuscita

Chini fa ligna a mala via si li porta supra ‘i spaddri


Se commetti un errore prima o poi ne subirai le conseguenze

Chini figli masculi voli fari , di fimmina à ddi cuminciari


Se vuoi avere una bella famiglia , comincia dalla figlia femmina

Chini guverna ‘a rrobba ‘i l’avutri , nun si curca dijunu


Chi amministra i beni altrui porta per sé sempre qualcosa

Chini ha vientu nàvica , chini ha dinari fravica


Chi ha vento naviga , chi ha soldi costruisce

Chini jnchia ‘a sc-cuppetta , sbacanta ‘a sacchetta


Andare a caccia è costoso

Chini joca sulu nun perdi mai


Chi fa da solo è responsabile di se stesso

Chini liètica nun fa bona ‘mprisa : si perde resta cumu ‘nu


finuocchiu , se vince resta ccu ‘a cammisa
Chi litiga non guadagna nulla comunque vadano le cose

- 75 -
Chini mancia puocu mancia sempre , chine mancia assai sc-
catta priestu
Chi mangia poco vive a lungo , chi mangia assai crepa presto
Chini mangia a dua gangali s’affuca
Non bisogna essere insaziabili

Chini mangia fa muddriche


Chi mangia fa cadere le molliche:ogni azione lascia la propria
traccia

Chini mangia sulu sc-catta


Chi mangia da solo finisce per schiattare (!)

Chini manìa nun pena


Chi traffica negli affari ne trae sempre benefici

Chini manna sciorti nìvura , tinta si la piglia


Chi augura una mala sorte agli altri , ne avrà una peggiore

Chini mina prima , mina dua voti


Chi picchia per primo , picchia due volte

Chini mina primu rira , chini mina doppu chiangia


Il ritardo nell’azione diventa più pesante

Chini minta a pignata supra ‘u fuocu sperannu a l’avutri , nun


lava piatti
Chi mette la pentola sul fuoco sperando che altri portino gli
ingredienti , certamente non laverà piatti

Chini mora ppi li fungi nessunu ‘u chiangia


Chi si procura guai non è compianto

Chini nascia tunnu nun po’ muriri quatru


Difficile che si possa cambiare carattere

- 76 -
‘A pacchiana – costume albanese

- 77 -
Chini nescìu , lu cantu perdìu
Chi lascia un posto dà diritto ad un altro ad occuparlo

Chini nun ‘ntenne , se ‘mpenne


Chi non ascolta si impicca . Riprende l’altro proverbio “ chini nun
‘ntenne ‘u patri e ‘a matri , ‘ntenne ‘u diavulu scatenatu “

Chini nun risica nun rusica


Chi non rischia non ottiene guadagni

Chini nun sa fari nun po’ cummannàri


Chi non sa lavorare non può comandare

Chini nun senta lu patre ‘ngioventù, senta lu boja alla vecchiaja


Chi non ascolta il padre in gioventù udrà il carnefice in vecchiaia

Chini nun senta matri e patri è diavulu scatenatu


Chi non ascolta il padre e la madre è figlio del diavolo

Chini nun si misura sulu , ‘u misuranu l’avutri


Chi non controlla i propri limiti è redarguito dagli altri

Chini nun tèna curaggiu nun facissi guerra


Chi non ha coraggio eviti di cimentarsi

Chini nun va aru mulinu nun tena nenti ‘i macinari


Chi non va al mulino non ha nulla da macinare

Chini paga avanti è malu servutu


Chi paga in anticipo non è servito bene

Chini parra assai nun vinne tila


Chi parla assai , i ciarlatani non si fanno apprezzare

- 78 -
Chini pata ppi amuri nun senta duluri
Chi soffre per amore non sente altro dolore

Chini pensa assai cada ‘ntra la timpa


Se non affronti gli impegni finisci per soccombere

Chini penza nun pruminta


Chi riflette non promette

Chini perda tèna tuortu


Chi perde ha torto

Chini piscia cuntra vientu ‘si ‘mbunna


Non si può andare contro corrente senza subirne danni

Chini pocu à , caru tène


Chi ha poco sa conservarlo bene , se lo tiene caro

Chini ppe robba ‘na brutta se piglia ‘a vita sinne va e ‘a


robba se squaglia
Chi sposa una donna brutta per denari fa un cattivo affare perché
la vita va via e la ricchezza si disperde

Chini pratica lu zuoppu , ‘ncapu l’annu zuppichìa


Chi frequenta la persona difettosa finirà per prenderne i difetti (
Sempre eris similis cum quibus esse cupis )

Chini prima nun pensa doppu suspira


Chi agisce sconsideratamente poi si pente

Chini primu vince lu culu se tinge


Chi prima vince si attira il malocchio e perde dopo

Chini ripeta sgarru nun trova perdunu


Chi ricade nella stessa colpa non va perdonato

- 79 -
Chini rira de vènnari , chiangia de sabatu
Chi ride al venerdì piange poi il sabato (!)

Chini sc-cama ca è lu primu liberale , lu fa ppi ammanorchiari


tuttu e fari male
Chi grida che è il primo liberale , lo fa per rubare a mano
franca(ammanorchiare : rubare a manate ) e per fare male

Chini se ‘nzura fore paise , la casa sua è ‘na taverna


Chi si ammoglia fuori del suo paese , della sua casa ne fa una
locanda
A dispetto del matrimonio , alcuni versi popolari dicono :
…A vue dicu spaturnati
de ‘nzurare ‘un ne parrati ,
ca de tutte le manere
sempre guai è la mugliere…

Chini se fa lu cuntu senza lu tavernaru ‘si lu fa dua voti


Chi fa i conti senza l’oste deve farlo due volte

Chini se marita alla vicinanzu vive allu bicchieri , chini se


marita allu paisi vive alla cannata , chini se marita fora paise
vive alla vùmmula
Chi si sposa nel vicinato , beve nel bicchiere , chi si sposa nel paese
beve al boccale e chi si sposa fuori paese beve all’orciuolo ( moglie
e buoi dei paesi tuoi )

Chini senta e dici s’accatta nimici , chini senta e taci sta


‘npaci
Chi sente e parla si fa nemici,chi sente e sta zitto vive in pace ( Omertoso
!)

Chini servi ara Curti more ‘ntra ‘u pagliaru


Chi è servo della Corte , muore in miseria

Chini sfregia scriva aru vientu , ‘u sfregiatu scriva aru marmu


Colui che offende scrive nel vento , ma l’offeso scrive sul marmo ( In
vento scribit laedens , in marmore laesus)

- 80 -
Zampugnaru

- 81 -
Chini si ‘nnamura di capiddri e dienti , si ‘nnamura di nenti
A volte innamorarsi della bellezza fisica non giova a nulla

Chini si curca ccu i picirilli ‘a matina se trova cacatu


Chi si corica con i ragazzini la mattina si trova sporco

Chini simina spini si pungia i pedi


Chi semina spine finisce per pungersi (chi la fa , l’aspetti )
( Ventum qui seminat , turbinem metet )

Chini simina ‘ntra vigna , nè simina e né vinnimmia


Chi semina nella vigna non raccoglie nulla

Chini sinne piglia assai , priestu more


Chi si preoccupa molto , muore presto

Chini te sata dintra o te ‘ncorna o te scorna


Chi bazzica casa tua o ti fa becco o ti carpisce

Chini te vo’ bene ara casa vene


Chi ti stima viene a trovarti a casa

Chini te vo’ male , cientu cammise e lu culu te pare


Chi ti vuol male anche se indossi cento camice afferma che vai in
giro col culo di fuori

Chini te vo’ bene te fa chiàngiri


Bisogna riprendere,correggere , educare con il dovuto rigore

Chini tèna ‘u beni e nun s’u piglia , nun trova cumpessuori ca


l’assorvi
Chi non gode dei buoni momenti, non trova parroco disposto ad
assolverlo

- 82 -
Chini tèna ‘u saccu aru latru , arrobba
Chi aiuta il ladro è anch’esso ladro
( Utrique sunt fures , et qui accipit et qui furatur )

Chini tèna crape tèna corna


Non c’è utile senza incomodo

Chini tèna debbiti tèna creditu


Chi ha debiti possiede la credibilità per pagarli

Chini tèna mangia , chini nun tèna s’arrunchia


Chi possiede mangia , chi non ha s’arrangia

Chini tèna nimici nun mora mai


Chi ha molti nemici non muore ma ( molti nemici , molto onore , diceva
il Cavaliere )

Chini tèna pena d’a carne ‘i l’avutri , a sua ‘sa mangianu i


cani
Se fai del bene ricevi ingratitudine

Chini tena purviri , spara


Chi ha polvere , spara . Chi è più forte , vince.
Questo che segue è uno dei pochi canti di rivalsa contro il prepotente , il potente . E’ un canto che la
tradizione popolare affida a un brigante :
Tira nimicu miu , tira la pinna
fuossica esci a morti la cunnanna .
Tu tieni carta , calamaru e pinna ,
ed ju purvera e palle a miu cummannu .
Tu si lu vicerè de chistu regnu ,
ed ju sugnu lu rre de la campagna .
Tannu , nimicu miu , tannu mi riennu ,
quannu la capu mia gira alla ntinna .

Chini tèna robba tèna parienti


Chi è ricco ha parenti ( che sperano nell’eredità )

- 83 -
Chini tèna tiempu nun pirdissi tiempu
Bisogna fare le cose alla svelta e non indugiare

Chini ti vo’ bene zampa ‘u granu , chini ti vo’ mali zampa ‘u


linu
Chi ti vuol bene calpesta il grano , chi ti vuol male calpesta il lino

Chini troppu l’affina , la spezza


Chi troppo tira la corda finisce per spezzarla . E lo stesso di chi
troppo vuole nulla ottiene

Chini un tene casa sua , nun mangia all’ura sua


Se non hai casa tua , mangi quando lo decidono gli altri

Chini va duvi l’avucàtu , perda l’urtimu ducatu


Se vai dall’avvocato gli consegni gli ultimi denari

Chini vò bene nun senta puzza d’agliu


Quando si ama non si sente l’alito cattivo

Chini vò ‘u mali ‘i l’avutri , ‘u sua è arrieti ‘a porta


Porta sfortuna desiderare il male degli altri

Chini vo’ va , chini nun vo’ manna


Chi vuole ottenere una cosa la chiede personalmente e non per
mandato fatto ad altri

Chini zappa viva acqua , chini futta viva alla vutta


Chi lavora meno a volte guadagna di più

Chini duna retta a suonni perdi tempu piglia muschi e malanni


Chi crede ai sogni perde tempi rimane con un pugno di mosche e
malanimo

Chini fràvica ara casa ‘i l’avutri perde cavuce , petra e rina


Chi porta migliorie nelle case degli altri perde tutto

- 84 -
Chini nascia de juornu tèna furtuna diritta , chini nascia de
notte tèna furtuna ara storta
Chi nasce di giorno è fortunato , chi nasce di notte è perseguitato
dalla sorte (!)
Un canto popolare sulla cattiva sorte , dice :
Nascivi ccu ‘na sorte tantu amara ,
cuntare nun se po’ la mia sventura !
‘Nu guaiu finisce e ‘n atru se prepara ,
povera vita mia chi puocu dura !
L’urtima pompa mia sarà la vara ,
e lu ripuosu miu la sepurtura !

Chini nun joca di capu , paga di vurza


Chi gioca a casaccio paga di propria tasca

Chini parra d’arrieti,arrieti è tenutu


Chi parla degli assenti non merita stima

Chini preggia s’alleggia


Chi garantisce per gli altri si mette nei guai

Chini prùminta e nun mantèna resta ccu le figlie ‘e maritàre


Chi ha figlie femmine da sposare ed è persona conosciuta che non
mantiene le promesse , difficilmente trova chi sposa le figlie

Chini resta arrieti cunta le pedate


Chi resta indietro conta le orme degli altri

Chini spera ad amici e parienti simina acqua e spara a vientu


Chi spera all’aiuto di amici e parenti , semina nell’acqua e spara al
vento

Chini sta speranza all’avutri e nun cucina ‘a sira si ricoglia


murmuriannu
Non sperare negli altri se non vuoi ricevere delusioni
( Maledictus homo qui confidit in homine )
Sulle speranze deluse e le aspettative mancate , alcuni versi popolari dicono :
Cchi aiutu te po dari ‘ na furmica
quannu te vidi ‘a na fossa cadutu ?
Chi granu po sperare de ‘na spica ,

- 85 -
quannu de ‘na pagliera speri fuocu ?
Cchi d’uva po’ sperare de ‘na vita
quannu passu tant’anni e nun la puti ?
Cussì è ra donna quannu se marita
quannu se piglia ‘nu sciacqua lattuchi

Chini tèna ricchizza e nun si ‘ne serva , nun trova cunfessuri ca


l’assorva
Chi ha ricchezza e non la utilizza non trova un confessore che
l’assolve del peccato

Chini vò gabbari ‘u chianchieri cumprassi capu , trippa e pedi


E’ motto della povera gente che dice che per risparmiare dal
macellaio bisogna comprare della bestia macellata la testa , le frattaglie
e i piedi

Chini ‘gnuria ‘u difittusu sterra dirittu


Chi prende in giro la persona difettosa stia attenta a non prendere
lo stesso difetto

Chiovu caccia chiovu


Chiodo nuovo caccia chiodo vecchio e arrugginito

Chiri dua si spàrtanu ‘u suonnu


Quei due vanno d’accordo , stanno sempre insieme

Chiru ca nun avìa diebbiti è muortu


Solo i morti non hanno debiti

Chiru ca nun dai a Diu , lu dai allu diavulu


Ciò che non dai a Dio se lo prende il diavolo

Chiru ca nun sa è cumu chiru ca nun vidi


Quello che non sa è come quello che brancola nel buio

Chiru ca tena ‘u poveru nun lu tena ‘u taccagnu


Al povero mancano tante cose , all’avaro tutte ( Inopiae desunt multa
, avaritiae omnia )

- 86 -
Chissa è ‘na prena ca figlia
Si dice per un fatto che certamente avrà un riscontro
Ma , a proposito di donne incinte che desideravano conoscere il sesso del nascituro , ancor prima delle
moderne ecografie , ormai anche a colori , che oggi stabiliscono con certezza il sesso del feto , ( non
sempre perché un ginecologo poco tempo fa dopo aver guardato e riguardato l’ecografia ha detto a una
signora : “ al 50 % è maschio “ (sic!), il volgo credeva ( come il ginecologo del 50 % ) di aver trovato il
metodo , che era il seguente : si faceva la conta delle lettere “ R “ che erano presenti nel nome e
cognome della donna gravida e le lettere “ R “ presenti nei nomi dei mesi della gestazione . Se il
risultato dava alle lettere “ R “ un numero pari , sarebbe nata una femmina ; se , invece , il numero
risultante era dispari sarebbe nato un maschio .
Altre credenze erano legate al plenilunio , alla luna scema , a quella crescente e quella calante e
quando qualcuna faceva centro , si riteneva perfetta la falsa credenza .

Chissu è ‘nu munnu ‘ngratu e chini affega le speranze sue fa


mala lega
Questo mondo è ingrato e chi affida le proprie speranze agli altri
rimane deluso

Chissu passa ‘u cummientu


Questo c’e , devi accontentarti

Ciccu toccami , Ciccu me tocca


Compiere qualcosa con qualcuno e poi denunciarlo

Cielu a pecureddra , acqua a catineddra


Cielo con nuvole macchiate porta pioggia abbondante

Cientu ducati di duluri nun caccianu tri calli de debbitu


Cento ducati di dolori non tolgono un centesimo di debito

Cientu musche jettanu ‘nu cavallu


I deboli uniti vincono i più forti

Cientu vestuti nun ponnu spugliare unu ‘nculinudu


Cento persone vestite ( che possiedono ) non possono infierire contro
chi è nudo (che è povero )

Cientu misure ma ‘nu tagliu sulu


Rifletti a lungo ma decidi

- 87 -
Ciunchi e sciancati gente perrupata
Stai alla larga da guerci e storpi

Consàla cumu vua , sempre cucuzza è


Per quanto ti prodighi a presentarla o a cucinarla bene resta
sempre una pietanza di poco valore

Cose ‘ncomune jettale aru jumi


Quando si fa una cosa in tanti non si conclude

Crisce – santu
Augurio che si fa ai bambini quando starnutano

Criscianu l’anni e puru li malanni


Gli anni avanzano e aumentano acciacchi e malattie

Cristu passa ‘na vota avanti ‘a porta


Capita una sola volta la buona occasione : sfruttala !

Cu ‘ndavi zumpi caccia pizzuchi


Chi ha terra , anche se cattiva , raccoglie legna

Cu parra sulu o nun tène cuntintizza o è pazzu


Chi parla da solo o è scontento o è pazzo

Cu tradisci ‘u traditùri e arrobba ‘u latru nun faci peccatu


Chi tradisce il traditore e ruba il ladro non fa peccato

Cu a vinti nun sa , a trenta unn’à , a quaranta mala vita fa


Chi a vent’anni non sa , a trenta non ha , a quarant’anni cattiva
vita farà

Cu nun senti ‘a prima vuci è signu cu cantari nun ‘li piaci


Chi non ubbidisce alla prima voce , non ubbidirà mai

- 88 -
Cu’ dici ‘a verità si fa nimici
Chi dice la verità si crea delle inimicizie . In Calabria tale
circostanza è particolarmente pericolosa !

Cucina grassa testamentu siccu


Se spendi molto per mangiare diventi povero

Cui di sceccu fa cavaju ‘u primu caci è lu soi


Chi aiuta un asino a diventare cavallo , si busca il primo calcio . Chi
beneficia un ingrato ne riceverà danno

Cumminare ‘nu buonu piattinu


Preparare un danno a qualcuno

Cumu ‘u vidi ‘u scrivi


E’ persona che è per come appare ( non ha due facce )

Cumu è bieddru , benedica , fòra malùocchiu !


Si dice vedendo un bambino : “ come è bello! ” e poi segue “ sia
benedetto e stia lontano il malocchio “

Cumu te puozzu mangiare cucuzza longa si ppe mangiare a


ttìa cce vo’ la carne
Come faccio ad amarti cara zucca se per gustarti debbo comprare
anche la carne

Cumu vo’ jiri , jssi


Peggio di così non può andare ( rassegnazione )

Cunsigliu di vurpi , straggi di galline


I furbi preparano tranelli per i più sciocchi

Cunta cchiù ricchizza ‘i sangu ca di dinari


Vale più un grande famiglia che il denaro

- 89 -
Cuntientu tu , cuntienti tutti !
Se sei allegro tu , siamo contenti tutti !

Cuntu allu spissu , amicizia longa


Se si vuole tenere cara l’amicizia bisogna fare i conti spesso

Cunzigliu ‘i nimicu è tradimentu


Il consiglio del nemico è tradimento( E’ esattamente il contrario
dell’altro motto che dice : dal nemico, il consiglio)

Cuorvi ccu cuorvi nun se càcciau ùocchi


I malvagi non si nuocciono tra di loro

Cuscenza lèusa fa l’uomu paurusu


Coscienza offesa rende l’uomo pauroso : chi la fa l’aspetti

Cusintini mali parienti e mali vicini


I Cosentini sono cattivi parenti e cattivi vicini

- 90 -
W
D’a rusellara ara vrashi
Eri già in pericolo e sei caduto in un altro peggiore

D’u mali pagatùri scippa chiru ca pu’


Strappa quello che puoi al cattivo debitore(accontentati)

D’u nemicu mi guardu ju , di l’amicu mi guardassi Diu


Io mi difendo dal nemico , Dio mi deve guardare dall’amico

D’u vientu canusci ‘u tiempu , d’u parrari canusci l’uominu


Dal vento conosci il tempo , dal parlare l’uomo

Dammi prima e dammi ‘n uossu


Accontentami subito anche se mi dai poco

Dammi fortuna e jettami a mare


Ho avuto inutilmente fortuna

Dare lu pruppu alla diavulu e l’ossa a Cristu


Essere mondano in giovinezza e baciapile in vecchiaia

De ‘nu pilu ne fai ‘na corda


Stai ingigandendo un fatto di nessuna importanza

De li tue fujia cchiù luntanu ca pue


Dai tuoi parenti fuggi il più lontano che puoi

De lu dittu allu fattu cc’è ‘n abbissu


Dal dire al fare c’è molta distanza

- 91 -
De lu villanu pigliate la figlia , ma de lu figliu statte luntanu
a cientu miglia
Sposa la figlia del villano , ma stai lontano dal figlio . Questo perché
quando un contadino sposava la figlia al figlio di un altro contadino
doveva , per dote , dare degli appezzamenti di terreno

De maju nun cangiàri saju


Nel mese di maggio non indossare vestiario estivo

De Santu Nicola ogni mandria fa la prova


A San Nicola cominciano a farsi i latticini

De tutte ‘e ‘mpusaglie ‘a supressata sa ‘ meglia


Fra tutte le cose gustose , la soppressata e la migliore

De varva janca te po’ fidari


Dell’uomo di esperienza ti puoi fidare . “ Un vecchio bianco per
antico pelo “ (Dante )

Di ‘nu pulicinu vu’ fari cientu soppressate


Iperbole per una resa impossibile

Di cattiva arraggiata , di panza arrappata e di doti ‘mbrugllata


s’à di perdere a ‘nnuminata
Dalla vedova ( captiva ) arrabbiata , dalla pancia rugosa e dalla dote
imbrogliata bisogna stare lontani

Di l’uogliu cadutu ne ricogli ‘u mienzu


Se cade l’olio ne recuperi la metà (ed è anche male augurio)

Di li rappi hai mu fuji e mu scappi


Quando vedi rughe scappa , fuggi

Di miegliu a miegliu
Augurio che le cose vadano sempre meglio

- 92 -
Di Nuvembre a S.Lucia ‘u juornu pappicìa
Da novembre a Santa Lucia ( 13 dicembre ) il giorno cresce molto
lentamente

Di quattru persuni nun ti fidari : monacu , mulinaru , mulattieru


e macellaru
Non fidarti di 4 emmi: monaci,mugnai, mulattieri e macellai

Di vennari e di marte né si spusa e né si parte


Di venerdi e di martedì non bisogna partire né ci si deve sposare
perché non porta bene

Dìcia ca s’i scisu e no ca s’i cadutu


Nascondiamo la brutta verità

Dicìa paparanni : nullu bene dura cent’anni


Diceva il nonno : nessun bene ha lunga durata

Dìcia sempre ‘u remus


Ripete sempre le stesse cose ( oremus )

Dìcia‘u parrucu ara patissa : senza sordi nun si cantanu Missi


Senza soldi nemmeno una Messa viene officiata

Dimmi ccu chini stai e ti dicu l’arti ca fai


Dimmi chi pratichi e ti dirò il mestiere che svolgi . E’ una piccola
variante di “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei “

Dinari e santità metà di la metà


Credi alla metà di ciò che si dice

Dintra a casa ccu suli nun ci trasa dutturi


Nella casa soleggiata non entra medico

Dire panu allu panu e vinu allu vinu


Dire le cose francamente e in modo chiaro

- 93 -
Dissi Santu Dunatu ca futtiri unn’è peccatu
Disse Santo Donato che fare l’amore non è peccato
Proverbi usati per fare rima : che c’entra San Donato ?

Diu è ‘ncielu e ‘u Papa ‘nterra


Dio sta in cielo e il suo vicario , il Papa , sta in terra

Diu manna gelu ppi quantu cci s’u panni


Dio manda il freddo giusto per poterti coprire
( Deus dat nivem sicut lanam )

Diu mi scanzi di l’uomu ca tèna ‘nu penzieru sulu


Dio mi liberi dall’uomo che ha un solo pensiero in testa

Diu miu liberami d’u malu vicinu e d’u sonaturi di viulinu


Dio,liberami dal cattivo vicino e dal suono del violino del principiante

Diu penzassi ari provveduti ca chiri ca nun tenanu nenti s’u


‘mparati
Dio pensi a chi ha perché chi non ha sa soffrire

Diu prima ‘i fa e doppu l’accucchia


Si dice di persone simili nella cattiveria , nell’avarizia

Diu te guardi de uomu sbanu e de fimmina mustazzuta


Dio ti protegga da uomo senza barba e da donna baffuta

Diu te ringraziu ppe chiru ca me dùni , Guvernu te ringraziu


ppe chiru ca me lassi
Ringrazio Dio per ciò che mi dà e il Governo per ciò che mi lascia
( ironia , sarcasmo , rassegnazione )

Diu te scanza e libera de currente ‘e jume , de fuocu ardente


e d’a lingua d’a gente
Dio ti protegga dalla corrente del fiume , dal fuoco ardente e dal
pettegolezzo della gente

- 94 -
Diu ti manna lu guaiu , ma puru le medicine
Dio ti manda la malattia , ma anche la possibilità di guarire

Diu ti scanzi d’a zirra d’u carmu


Dio ti protegga dall’ira della persona quieta

Diu ti signa ma nun ti lassa


Dio ti affligge ma non ti abbandona ( ! )

Diu ti guarda d’a vascia caduta


Dio ti protegga dalle basse cadute , dai modesti incidenti

Diu mi liberi di li spisi di l’avaru e di la pirchiarìa di lu sciupùni


Dio mi liberi dalle spese dell’avaro e dalla spilorceria dello sciupone
E tra i detti “ libera nos “ , una filastrocca dice :
Gesù miu ‘ranni e putenti
liberani d’a mala genti .
Ppe la santa curuna di spini ,
liberani di mali vicini .
Ppe li tanti tui duluri
liberani di tradituri .
Ppe li tanti curpi avuti
liberani d’i vejazzi arriccuti .
Ppe li tri spuntati chiova
liberani d’ogni malanova .
Ppe la tua Santa passioni ,
liberani d’ogni mala occasioni .
Ppe la chiaga c’avisti a lu latu ,
liberani d’ogni peccatu .
Ppe la chiaga c’avisti a lu pettu
liberani d’ogni difettu .

Diu ti guarda di pezzenti arricchisciuti e d’u riccu cadutu


Dio ti guardi dal povero arricchito e dal ricco impoverito

Donna baffuta sempre piaciuta


Donna con peluria sarebbe più gradevole (oggi la moda le vuole tutte
rapate e tale moda investe anche i giovani maschi )

Doppu arrubbatu hannu chiusu ‘u purtuni ‘i Santa Chiara


Prendere precauzioni con ritardo . A fatto compiuto non serve
consiglio ( Post factum , nullum consilium )

- 95 -
Doppu lu fattu ognedunu è saviu
Successo il fatto , ognuno diventa savio e interviene

Doppu Natali ‘u juornu crisci ‘nu passu ‘i cani


Dopo Natale il giorno cresce lentamente

Doppu tri jelate o ‘na chiuvuta o ‘na nevicata


Dopo tre brinate solitamente o piove o nevica

Doppu tanta fatiga cucuzza longa


Aver lavorato per niente

Dopu cu voje è scappatu ‘a chiusu ‘a stalla


Bisogna pensare prima alle cose e non dopo il guaio

Dopu la timpesta vene la carma


Dopo le traversìe della fortuna , succede un periodo di pace , di
quiete dell’anima ( post nùbila phoebus )

D’u suli ti pù guardari , d’u cretinu unn’aj riparu


Dal sole ti puoi riparare , dal cretino no

Dua cucchiari nun ponnu stari ‘ntra pignata


Due mestoli in una pentola finiscono per litigare

Dua tizzuni unn’ardanu vrashi


Marito e moglie senza figli non fanno buona famiglia

Dulure de mugliera morta dura finu ‘a porta


Il dolore per la moglie morta dura poco

Dulure di mole , dulure di core


Il mal di denti somiglia al mal di cuore : forte e persistente

- 96 -
Duluri aru fiancu , petra ‘ncampu
Il dolore ai fianchi lascia presagire i calcoli renali

Dumàni Diu ci penza


Non perdere la fiducia , domani Dio ci aiuterà

Durmìri a sette cuscini


Essere tranquilli , spensierati , con la coscienza a posto

Duve cantanu tanti galli nun fa mai juornu


Dove governano molti gli affari vanno male

Duve nun po’ natura l’arte procura


Con ingegno e con mestiere si supplisce al difetto di natura

Duve nun c’è malizia nun c’è peccatu


Le cose , anche quelle sensuali , fatte senza malizia trovano
giustificazioni e non portano peccato

Duvi arrivamu , chiantàmu ‘a cruci


Appena arriviamo a un posto ci fermiamo

Duvi c’è gustu nun c’è pirdènza


Dove c’è piacere non c’è perdita

Duvi cacci e nun minti cci resta vacanti


Se prendi e non metti andrai a fondo

Duvi cc’è fumu cc’è vampa


Nella casa dove il comignolo fuma , c’è il fuoco acceso

Duvi nun mangia Diu , mangia ‘u diavulu


Profitta delle buone giornate , altrimenti ne profitterà il diavolo

- 97 -
Duvi para ca lu grassu se spanna , a mala appena ‘nu cavulu
se cunda
Dove sembra che il grasso trabocchi , appena appena si condisce un
cavolo
Duvi piscianu ‘i vaccini , cci truovi li rigìni
Le beccacce si trovano dove pascolano i bovini

Duvi cci su campane cci su puttane


In tutti i paesi dove ci sono Chiese ci sono prostitute

- 98 -
X
E si vuogliu girare ‘ntra casa ‘nculinuda ?
Dichiarazione di guerra che fanno le mogli,che si improvvisano nudiste in
casa,quando non vogliono convivere con i suoceri

E’ ammanigliatu
Ha appigli per raccomandazioni , favori

E’ bona maritata chini nun tena né socra né canata


La moglie è felice se non ha né suocera né cognata

E’ bona , ma sa d’u picca


E’ cosa buona , ma la razione è scarsa

E’ calatu ‘u dollaru
Sono abbassati i prezzi

E’ figliu ara gallina nivura


E’ persona perseguitata dalla sfortuna

E’ finitu ‘u tiempu ca Berta filava


Aver nostalgia del tempo passato perché diverso

E’ jutu ‘a piscari e ‘li s’u jsciuti ‘i pisci d’i stivali


Essere fortunato

E’ miegliu cunsumari ‘i scarpe e nò ‘i lenzuoli


E’ meglio consumare le scarpe e non stare a letto

E’ tamàrru ‘u villanu
Non è rozzo il contadino , ma chi si comporta da villano
Sentite come si inquieta l’innamorato chiamato villano dalla fanciulla e come si vendica in questo canto
popolare :

- 99 -
Passu de ccà ca ciaju la passata
ma nun cridere ca passu ppe tìa
ca sugnu d’autra amante ‘nnammuratu
ch’edi cchiù ricca e cchiù bella de tìa .
Tu figliu de villanu m’àj chiamatu
e tu dimmi : duvi àj la Signurìa ?
Ju pover’uomu sugnu , e sugnu statu
La libertade è la ricchezza mia .

E’ trasutu ‘i renza e s’è cunzatu ‘i chiattu


E’ entrato con difficoltà e adesso ha molte pretese

E’ vasciu , ma atrettantu è sutta terra


E’ piccolo di statura , ma è persona furba

Essari pede jancu


Non pagare i debiti ( un tempo agli insolventi veniva legato un panno
bianco al piede e messo alla berlina )

‘E mappine s’u diventate tuvaglie


Miglioramento della propria condizione sociale

‘E tuvaglie s’u diventate mappine


Stravolgimento sociale in caduta

- 100 -
Y
Fa bene e scorda , fa male e penza
Dimentica se hai fatto del bene , pensa se hai fatto del male

Fa chiru ca dicu , nun fari chiru ca fazzu


Ascolta le prediche e non imitare i comportamenti

Fa mu veni prima ‘u truonu e doppu ‘u lampu


Fa in modo che quando la gente viene a saperlo , l’affare è stato
già concluso

Fa’ i vuccuni ppi quantu è la vucca


Fai i bocconi per quanto è grande la bocca

Facce ca unn’è vedùta , havi centu ducati di cchiù valùta


Le facce di maggior valore sono quelle che non si vedono spesso

Faccia russa di focu dura pocu


Chi ha faccia rossa di fuoco non ha lunga vita

Fàcimu i cunti ara femminile


Facciamo i conti in modo semplice

Fagliari a ‘nu palu


Non aver carte di un seme , ma si dice anche di persona che è
manchevole di denaro

Fai chillu ca vù e divaca ‘u vuozzu


Fai quello che vuoi e svuota il gozzo , parla

- 101 -
Fai cientu e nun fai unu , pierdi ‘u cientu e puru l’unu
Se per una volta non fai,tutto quel che hai fatto si dimentica

Falla ssa lutta ca cce pigli la mamma


Devi combattere se vuoi riuscire nel tuo intento e risolvere il
problema alla radice ( catturare il nido e la mamma )

Fame e malatìa nun dormano mai


La fame e le malattie sono sempre in agguato

Famme trasire ‘mpizzu ‘mpizzu ca pue ‘u largu ju m’u fazzu


Fammi entrare in silenzio chè poi ci penso io a farmi largo

Fannu i tetelli
Si sono messi d’accordo e imbrogliano

Fare ‘u San Giuvanni


Stringere comparaggio , una parentela spirituale molto usata nella
nostra terra e molto rispettata

Fari ‘u pedi ‘i gaddru


Ingannare , imbrogliare

Fari bene è delittu


Fare del bene è delitto perché gli uomini sono ingrati

Fari l’arti di Galassu : manciari , vivere e jiri a spassu


Si indicano così i poltroni , vagabondi , fannulloni

Fari mastravota cumu ‘a vurpi


Invertire il cammino per salvarsi

Fari tuttu musca – musca


Agire in silenzio

- 102 -
Fari ‘u fissa ppi nun jiri ara guerra
Far finta di non capire

Figli picculi guai picculi , figli ‘ranni guai ‘ranni


Da piccoli i figli danno piccole preoccupazioni , quando diventano
grandi le preoccupazioni aumentano

Figlia fimmina e vutte de vinu , dàcce caminu


Sbarazzati subito della figlia femmina e del vino della botte

Figliu ‘i gatta surice piglia


I figli agiscono come i genitori li educano

Filare sempre a ‘nu fusu


Non progredire , dire sempre le stesse cose

Fimmina ‘i Chiesa diavulu ‘ncasa


Le donne religiose spesso hanno cattivo carattere

Fimmina ‘i mala pratica


Donna che ha amore illecito , tiene tresca

Fimmina ‘i Santa Sufia ? Arrassusìa !


Stai alla larga dalle donne di S.Sofia d’Epiro !

Fimmina ara finestra , gatta ara minestra


Non bisogna distrarsi per non correre rischi

Fimmina chi chiangi , uomu chi jura , cavaddru chi suda , nun
cridiri a nuddru
Non dar credito a donna che piange , uomo che giura e cavallo che
suda

Fimmina curta e minestra cruda portanu l’uomu ‘nseportura


Donna bassa e minestra cruda portano l’uomo alla morte

- 103 -
Fimmina di parrasìa , arrassusìa
Stai lontano dalla donna loquace , ciarliera
Sulla smoderata loquacità , sul cicaleccio della donna , il poeta Gaetano Massara -Tropea , 1746-1823 - ,
medico e noto con lo pseudonimo Il furibondo( scrisse La Camarra , la bardatura del cavallo da
combattimento, la cantata dei Tignosi e le sue composizioni , vergate a mano , non videro mai la luce
della stampa.Solo nell’agosto del 1891 fu pubblicata nella Calabria di Monteleone La Camarra ), dice :

… Quannu mi maritai jeu , lu scuntentu ,


eppi na mugghiera ( arrassu sia )
chi notti e jornu no pigghiava avventu ,
avìa lu mali di la parrasia…

e La Camarra , così inizia :


La Camarra , Accademici , jeu cantu ,
picchì mi l’ordinau lu Presidenti :
cari compagni , chi mi stati accantu ,
scusati si vi parru fora denti
…lu Calavrisi si duna lu vantu ,
quandu parra , mu parra apertamente ;
jeu , dunca , a lingu du me paisi
l’incammarati mo fazzu palisi …

Fimmina di vinu nun vale ‘nu carrinu


La donna che beve non vale nulla

Fimmina fuòrficiara
Donna che sparla , pettegola

Fimmina maritata ‘i tutti è rispettata


La donna sposata è stimata e onorata da tutti
Una canzone popolare che veniva cantata nel circondario di Trebisacce quando veniva portato il corredo
nella nuova casa degli sposi , così diceva :
“ ‘Mprima arrivatu salutu li mura ,
le porte , le finestre e l’abitanti ;
lla intru cce s’i tu , cara signura ,
chi cummanni lu sule e lu levanti ;
‘nu lazzu d’oru porti a sta cintura ,
‘n’aquila ‘mmienzu pare ca cce canti !
Viatu chi te serve e chi t’adura !
Ccu ss’uocchi fai murire mille amanti !“

Fimmina prena e pezzentìa nun si ponno ammucciari


La gravidanza e la miseria non si possono nascondere

Fimmina senza statu è cumu pane senza levatu


Donna senza dote è come pane senza lievito

- 104 -
Fimmina ca rida e gallina ca canta , nun ci tenìre speranza
Non dare fiducia a donna che ride e gallina che canta

Finita ‘a purviri ‘su arrivate ‘e quaglie


Farsi trovare impreparati alla buona occasione

Finu ara vara ognedunu spera


La speranza ci accompagna fino alla morte

Finu ca cc’è jatu cc’è speranza


Finchè cc’è respiro cc’è speranza di vita

Fissìa ccu ‘a vucca e lassa stari ‘i mani


Scherzi di mano , scherzi di villano

Fora maluocchiu !
Vai via malocchio , jella
Per mandar via il malocchio , la sfortuna , perché si pensa che una persona sia stata affascinata , cioè
catturata da forze ostili che circolano nell’aria , “ entrano in scena le fattucchiere che ricorrono alla
sfascinatura “. La sfascinatura si fonda nella esecuzione di un particolare cerimoniale da parte di
operatrici specializzate “ ( Ernesto de Martino , Sud e Magia )
Il dolore di testa è l’evidenzizione dell’affascino . La fattucchiera per questo malessere recita “ ‘U
carmu “ scongiuratore che così dice :
Miseria maliditta , vatti a mare ad annegari ;
chista è carne beneditta , e nun hai tu cchi cce fare .
Carrica e scarica pitittu e miseria , rugna e tigna .
Tu quannu vidi a mia morta mu caja .

Fortunatu all’amuri , sfortunatu allu jocu


Fortunato in amor non giuochi a carte . Notissimo

Fràvica e liètiche nun finiscianu mai


Costruzioni e litigi non finiscono mai , hanno tempi lunghi

Frèvaru curtu e amaru


Il mese di febbraio è corto , ma duro

Frijennu e mangiannu
La miglior cosa è friggere e mangiare subito e caldo

- 105 -
Fujiuta de ciucciu pocu dura
Gli sforzi che fanno i deboli durano poco

Fuocu de paglia prìestu se stuta


Un fuoco di paglia ha breve durata

Furtuna e mole escianu ‘na vota sula


La fortuna è come i denti : spuntano una volta sola

Z
Gaddrina vecchia fa buonu brodu
Notissimo : gallina vecchia fa buon brodo

Gagumilla de lu suli liuni sana tutti li matruni


La camomilla raccolta nel mese di luglio è la più miracolosa

Galantuomo ccu l’ugna spaccata


Mascalzone simile al maiale ( unghia spaccata )

Gallu di primu cantu e fimmina di primu pilu


Prenditi un gallo giovane e una donna vergine

Gente ‘i marina : futta e camìna


Non dare fiducia alla gente che proviene dalla marina

Gente ‘i muntagna : nun ti la scègliere ppi cumpagna


Non dara fiducia alla gente che proviene dalla montagna

- 106 -
Gesu Cristu nun vene ccu ‘na mazza
I castighi di Dio sono immateriali e invisibili

Gira ca quaglia
Fai presto a girare per ottenere la cagliata e nel senso anche di
insistere per la buona riuscita di una iniziativa

Giugnu fauce ‘mpugnu


A Giugno si miete il frumento

Granu spattu e ùoriu a lattu


Grano che sganni e orzo che poppi

Gravida pizzuta , figliu masculu ha parturitu


La donna incinta con pancia grossa partorisce figlio maschio

Guàrdati di acqua , vientu e monaci fora cummientu


Sii prudente per la tempesta e per i monaci fuori convento

- 107 -
[
Ha dittu ‘u tignusu : nun jucamu ‘a cacciacuoppula
Ognuno cerca di nascondere i propri difetti

Ha dittu ‘u viecchiu : nun chiangiu ca moru , chiangiu ca cchiù


campava e cchiù sapìa
Disse il vecchio : non piango chè muoio , piango chè se vivevo
ancora avrei ancor di più saputo ( da una poesia di Solone )

Ha dittu duonnu Janni ca lu ficatu unn’è carni


Parte di una filastrocca che serve per togliere gli scrupoli di
astinenza nei digiuni ecclesiastici

Ha dittu San Gustinu : chi vu’ cada mentri camini


Stupidità simile alla precedente

Ha dittu San Pasquali : chi vu’ cada di scali


Ha detto San Pasquale : che tu possa cadere dalle scale . Sono gli
stupidi proverbi usati per fare rima

Ha dittu ‘a vipara aru voje : puru ca m’ammazzi sempre curnutu


riesti
Rinfacciare l’altrui condizione anche di fronte alla morte

Ha dittu ‘u surici ara nuci : dammi tiempu ca ti pierciu


Con il tempo e con volontà prima o poi accadrà

Ha misu ‘u carru avanti i voje


Hai fatto prima quello che dovevi fare dopo . Hai avuto o pensato
una cosa molto frettolosamente

Ha pigliatu ‘a serra ‘i giru


Sta perdendo tempo

- 108 -
Ha pigliatu assu ppi figura
Ha preso un abbaglio , ha fatto confusione

Ha sunatu la gran cascia !


Ha parlato , straparlato e riferito a tutti !

Ha truvatu ‘na bona vigna


Ha trovato una situazione buona che gli rende

Ha vintu ‘na zorba


Non hai vinto niente

Ha vulutu ‘a bricichetta ? E mo’ pedala !


Hai voluto il divertimento ? Adesso tieniti anche la fatica !

Ha dittu l’abate Corona , ccu sette ‘i dinari nun si cogliona


Con il settebello non si scherza : prendilo sempre

Haju fattu ‘i pili alla lingua


Ti ho avvertito in continuazione senza ottenere risultati

Haju fattu ‘nu grupu all’acqua


Ho fatto un lavoro di nessuna utilità

Haju fattu netta paletta


Ho vinto , ho superato ogni difficoltà

Pampina larga,pampina stritta,cunta la tua ca mia è ditta


Foglia larga,foglia stretta,racconta la tua che la mia l’ho raccontata
Era la chiusa della “ rumanza “ che ascoltavamo dalla voce del nonno o da altra persona anziana della
famiglia . Solitamente l’ascolto avveniva davanti “ ‘ u fucuni “ ( il focolare ) e quando arrivava la chiusa
arrivava il momento di andare a letto . Non c’era il “Carosello “ televisivo , si stava insieme e si
parlava . Oggi non si parla più e ogni componente vive estraniato dal contesto familiare . Si “ naviga “
in Internet , si scrivono sms e mms : si costruiscono gli odi che poi sfociano negli orrendi crimini di
famiglia . E il nonno ? Non racconta più le favole : la badante che l’accompagna parla un’altra lingua .
La tradizione ormai si è spenta e con essa il calore del camino e degli affetti !

- 109 -
Haju lettu ‘u calennariu e puru ‘i corna
Gliele ho dette e cantate di tutti i colori

Haju mu ti mangi ‘na sarma de sale , mu canusci ‘nu core s’è


fidìle
Devi prima mangiare un carico di sale per sapere se una persona
ti è fedele , amica

- 110 -
\
I ciucci se trùzzanu e li varrili se scàscianu
Spesso è punito o soffre chi non ha colpa . Un proverbio africano
dice : ” Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere
schiacciata “

I criaturi s’u guardati d’a Madonna


i bambini li protegge la Madonna

I debiti s’u brutti cumu ‘a morte


I debiti sono brutti e arrivano a scadenza come la morte

I debiti se pàganu e li peccati se chiangianu


I debiti si pagano e i peccati si rimpiangono per ammonire che bisogna
rifuggire più che si può dal fare debiti

I dinari ammuccianu ‘a vrigogna


Il denaro copre le vergogne , le malefatte

I dinari tènanu ‘i sciddri


I denari tengono le ali e volano

I fimmini hannu capielli longhi e cirviellu curtu


Le donne hanno lunghi capelli , ma corto cervello

I fimmini i Santu Dunatu si scummeglianu ‘u culu e


s’ammuccianu ‘a capu
Le donne di Santo Donato si scoprono il culo e nascondono la testa

I guai d’a pignata ‘i canuscia ‘a cucchiara


Il cucchiaio sa se ci sono gli ingredienti giusti nella pentola

- 111 -
I guai s’ànnu ‘i cuntàri
Meglio contare guai che essere morti

I guai si mangianu cavudi


Non bisogna perdere tempo per affrontare le difficoltà

I jirita d’a manu nun s’u tutti ‘guali


Le persone sono diverse le une dalle altre

I jùorni ‘e festa i lavuratùri abbàcanu


I giorni di festa i lavoratori riposano

I megli vuccuni s’u setti : pira , pircoca e miluni ; carni ‘i


viteddra, minni di ziteddra , frittura ‘i calamara e culu ‘i
lavannara
Detto chiarissimo , pensato da un osservatore acuto e anche..
buongustaio

I panni luordi se lavànu alla casa


I fatti intimi non si fanno conoscere fuori famiglia

I parienti d’u maritu sunnu serpi di cannitu , i parienti d’a


muglieri sunnu duci cumu ‘u meli
I parenti del marito sono serpi di canneto , quelli della moglie sono
dolci come il miele ( infatti , in casa si vedono spesso i parenti della
moglie)

I rigali d’a muntagna s’u nuci e castagne


I regali della montagna sono regali poveri

I Savi della Griecia fuoru setti e tutti uottu de fame crepàru


I Saggi della Grecia furono sette , ma malgrado la loro saggezza
tutti e otto morirono di fame .
Perché otto e non sette ? Forse perché le regioni greche erano otto ? ( Locrese , Caulonite , Scìlletica ,
Crotoniate , Sibaritica , Eraclese , Metapontina e Tarantina )

- 112 -
I sòrdi nun tènanu gammi , ma fujianu ‘u stessu
Il denaro non ha le gambe , ma sfugge lo stesso dalle mani

‘I ‘nu mantu ‘n’à fattu ‘na cùoppula


Da un mantello hai ricavato un cappello

‘I gammi mi fannu Giacumu – Giacumu


Sentirsi tremare le gambe per un grosso spavento

‘I Santu Stefanu a Natale passa ‘n annu , ‘i Natale a Santu


Stefanu passa ‘nu juornu
Da Santo Stefano a Natale passa un anno , da Natale a Santo
Stefano passa un giorno (!)

- 113 -
]
Jancu e russu fa lu mussu
Il colorito sano è il frutto di una buona alimentazione

Jegghi cani mangia cristiani


L’albanese è un cane che mangia i cristiani

Jetta fami e curcati


Se hai una buona fama vai a letto tranquillo
( Saepe habet malus famam boni viri )

Jettari ‘u sancu ppi ‘nu piattu ‘i lenticchie


Aver lavorato per un minimo guadagno

Jire faciennu gatti filippi


Andare alla ricerca di pretesti facendo cabale
La superstizione popolare attribuisce virtù magiche alla carne del gatto . Riporto qui alcuni versi delle
quarantasei ottave de “ La gatta “ del poeta Ignazio Donati :
Chi porta supra medulla de gatta ,
ccud’uogliu , vinu , grassu e mola fritta ,
ogni cosa chi vo’ la trova fatta ;
Si joca nun po’ avìre nulla sditta ,
e ‘na donna chi sia cucuzza sfatta ,
ne diventa ‘na giuvane assillitta :
e chilla che si nne unta li juruni
s’è schetta , se marìtadi a vuluni .
Piglia , tè , vieni e pista stu stentinu de gatta
e pue ccu la tua mancu manu jèttala
supra a sta cruda smargiassa .
Te vene , e trova , e lu male te passa .

Jire mustrannu vessiche ppe lanterne


Notissimo , conosciuto come prendere lucciole per lanterne ovvero
scambiare una cosa per un’altra e anche prendere il falso per vero

Jiri truvannu scardelle


Cercare pretesti per litigare

- 114 -
Jirita longa e manu fina ‘a vulissi puru ‘a regina
Dita lunghe e mano fine le vorrebbero anche le regine

Jirita longhe e manu gentile , chissa è fimmina ca fa murire


Dita lunghe e mano gentile rendono bella la donna

Jocare ‘e cuda
Fare brutti scherzi

Jucari a zìparu o cucchia


Giocare a pari o caffo

Junta cu poti , dissi lu granchiu


Salti chi può disse il granchio

Jùocu , liettu e galera fannu l’uomu pieju ‘i cum’era


Gioco , donne e delinquenza rendono pessimo l’uomo
A proposito di letto , un canto popolare diffusissimo anche negli altri dialetti , dice :
“ haiu saputu ca tri suoru siti
e tutte siti de ‘na qualitate ;
a ‘nu bicchieri mangiati e bivìti ,
a ‘nu liettu d’amuri ve curcati ;
ccu ‘na cuverta pue ve cuverìti ,
e de lu friddu ve ricuparati :
vorra sapìre si mi cce vuliti ;
mi mintu ‘mmienzu e vi cci quadiati . “

- 115 -
_

L’abbuttu nun crira aru dijunu


La persona sazia non crede a chi è digiuno

L’acqua ‘e Maju li capilli ‘nzinca alla natica


L’acqua di Maggio arreca abbondanti biade

L’acqua ca attagna , fete


L’acqua che ristagna , puzza . E’ lo stesso di : ‘ammerda cchiù ‘a
riminij e cchiù puzza , nel senso che le cose vanno affrontate e
debbono essere risolte

L’acqua chiara è alla suriente


Chi vuole acqua chiara deve andare alla sorgente

L’acqua de giugnu te manna allu perfunnu


L’acqua del mese di giugno ti fa perdere il raccolto

L’acqua frisca aru dijunu assanizza li purmuni


L’acqua fresca del mattino fa bene ai polmoni (!)

L’acqua curra duvi c’e pinnenza , l’amuri duvi c’è spiranza


L’acqua scorre in pendenza , l’amore dove c’è speranza
E non confida più in alcuna speranza , l’innamorato di questo canto popolare :
“ Orvi , viati chi nun viditi
li belli donni e nun li disiati !
Surdi , viati a vui chi nun sintiti
li paroli di amuri ‘ntuossicati !
Muti , viati a vua chi nun putiti
parrari ccu li donni tantu amati !
Muorti , viati a vua chi ‘nterra siti
nisciunu vi turmenta e ripusati ! “

- 116 -
L’acqua morta fa i viermi e ‘a troppa amicizia fa i corna
L’acqua che ristagna fa i vermi e la stretta amicizia degenera

L’agiellu ‘si canuscia d’u cantu , l’uomu d’u chiantu


L’uccello si riconosce dal canto , l’uomo dal pianto
( Avis a cantu dignoscitur )

L’agiellu dintr’a caggia nun canta ppi amuri ma ppi raggia


L’uccello prigioniero non canta per amore , ma per rabbia

L’agiellu viecchiu se guarda d’a caggiula


Chi ha esperienza non si lascia ingannare

L’àjiu dittu peste e corna


Gli ho detto tutta la cattiva verità

L’àju lassatu all’umbra


Espressione usata nel gioco della passatella (Patrune e sutta )
Il padrone se vuole fare bene qualcuno della brigata deve ottenere il permesso dal sotto padrone e
in caso di diniego deve bere tutta la quantità di bevanda in gioco ( solitamente il vino ) , lasciando
all’olmo tutti gli altri .
Il poeta Michele De Marco ( Ciardullu ) inizia così il suo “ Patrùne e sutta “
Haju lassatu all’umbra a Bottaccinu !
cce àju chiantatu pure a Passulune ;
‘nu tubettu pped’unu ! Stamatinu ,
Gatanè , si vo’ Diu , francu e patrùne !...
e poi l’ovazione al vino , alla vite :
…Guappu pitignu miu , guappu pitignu ,
ccu lu suchillu tue li mali attagni ,
sia benedittu chine te spitigna ,
chini te puta e de surfa te bagna !...

L’amante vo’ ‘u cuntante


L’amante apprezza solo il denaro
E , a proposito , un nostro canto popolare dice:
… Sentiti amici miei nun vi fidati
‘si v’amanu le donne nun criditi ,
fingiu d’amarvi e fau l’interessate
sulu v’amanu quannu vue spinniti ,
‘si ancuna sa chi ppe poco mancati
nzubitu vue ‘ngrignare le vidite
e si de donne amuri ricercati
ricercatile puru cu muniti…

- 117 -
L’amicizia ca se rumpa unn’era sincera
Quando un’amicizia finisce vuol dire che non era sincera

L’amicu ‘ntiempu ‘i pace t’abbisogna ppi quannu c’è guerra


Fai buone amicizie per poi sfruttarle al momento di bisogno

L’amicu s’affriggia , ma amaru a mmia ch’àju persu ‘u cavaddru


Gli amici possono essere dispiaciuti , ma il guaio lo patisco io

L’amuri ‘ncigna ccu lu cantu e fruna ccu lu chiantu


L’amore inizia con il sorriso e finisce con il pianto
E del lamento dell’innammorato , due canti popolare dicono :
Chi d’ài core chi ciangi e ti lamenti ?
lassa chiangere a mia poveru amanti :
chi perde amici e chi perde parenti ,
ma la cchiù pena è perdere l’amanti :
chini la perde morta und’è nenti
ca puocu a puocu cessanu li chianti ,
ma chi la perdi viva à cchiù turmientu
massima ‘si li passa poi d’avanti !

Amure , amure e nun crediti amure


e nun cridite alle finte parole ,
le genti sunnu tutti traditori
mustranu bona fede e fauzu core :
quannu ti cridi ca su rose e juri
tannu su sc-catamienti e crepacori :
amaru chi ci sta ‘mpintu all’amuri ,
‘na vota nàscia , e centu voti mori .

L’amuri allu luntanu è cumu l’acqua ‘ntru panaru


Amare a distanza è come riempire d’acqua un paniere

L’amuri e la raggiuni si pezzianu


L’amore e la ragione n on vanno d’accordo

L’amuri fa passari ‘u tiempu , ‘u tiempu fa passari l’amuri


L’amore è un passatempo , il tempo spegne l’amore

L’annu passatu è muortu nonnu e mo’ ti vena ‘a puzza ?


Accorgersi di un fatto con molto ritardo

L’antichi ficiru i fatti e lassaru i ditti

- 118 -
Gli antichi erano saggi e lasciarono i proverbi

L’appetitu vena mangiannu


Mangiando viene l’appetito. Un altro proverbio dice che mangiando
l’appetito va via (!)

L’arma a Diu , ‘a robba a chini tocca


L’anima si promette a Dio , i beni a chi li merita

L’arvaru ‘si canuscia d’a corchia


L’albero si riconosce dalla corteccia

L’avire ti fa sapire , la puvertà te fa ‘nciutire


La ricchezza ti mette in condizione di sapere , la povertà ti fa
restare nell’ignoranza

L’avucatu , puru si è buonu , è ‘nu malu vicinu


Meglio non avere a che fare con gli avvocati e se sono vicini di
casa , sono cattivi vicini

L’erba ‘e vientu si nun ti sana ti duna abbientu


L’erba parietària ( pianta delle urticacee ) è salutare

L’ugna è chissa : ‘sa vu’ firràri ‘a fierri !


Questa è la condizione : adesso decidi quello che vuoi fare

L’ugna fa la rugna e la pratica ‘a vrigogna


L’ugna sporca fa venire la scabbia e il cattivo comportamento fa
venire la vergogna

L’uocchi si toccanu ccu li gumiti


Gli occhi sono delicati , non bisogna toccarli

L’uocchiu d’u patrune ‘ngrassa ‘u cavallu


La sorveglianza fa andare a buon fine gli affari

- 119 -
L’uocchiu miu è cumu ‘u pisci : chiru ca vida , crisci
Il mio occhio vede ingrandito come quello del pesce

L’uominu gelusu mora curnutu


L’uomo geloso viene tradito

L’uomu a cavallu tèna seportura aperta


Chi va a cavallo deve reggersi con molta precauzione

L’uomu litica ara stagliata


L’uomo litiga quando deve dividere i beni

L’uomu ppi ‘a parola , ‘u voje ppi li corna


L’uomo si distingue per la parola , il bue per le corna

L’uomu ppi illu , Diu ppi tutti


Ognuno per sé , Dio per tutti

L’uomu ca si spusa a 60 anni nun vida ca la morte s’avvicina


Non bisogna sposarsi tardi

L’uovu ‘i Pasqua cchiù sta aru furnu e cchiù si ‘ntosta


L’uovo di Pasqua più sta infornato e più indurisce (!)

L’urtimu è fissa
Si dice nei giochi tra ragazzi : “ chi arriva ultimo è fesso ”

L’usu viecchiu è Legge


L’uso vecchio ha valore di Legge (Consuetudo altera lex)

L’uziusi s’u sempri viziusi


Gli oziosi hanno sempre dei vizi (L’ozio è il padre dei vizi)

La fimmina vana si canusci a l’occhi e l’omu mortu di fami a


li stendicchi

- 120 -
La donna vanitosa si conosce agli occhi e l’uomo affamato agli
stiramenti

La gallina chi camina si ricoglia ccu ‘u gozzu chinu


La gallina ruspante trova il mangiare da sé

La gatta postìa li surici


Metaforico : I Carabinieri posteggiano i ladri

La pignata comune nun vulla mai


La pentola comune non riesce mai a bollire

La piecura ‘ntra lu chianu pascia e lu lupu di la tana nesci


Quando la pecora pascola nella pianura , il lupo esce dalla tana

Lassa ca poi nun fici mai casa


Chi rinvia le cose dall’oggi al domani , finisce per non concludere
nulla

Lassàri ‘a chiuvuta e pigliari ‘a granninata


Hai evitato un guaio piccolo per poi averne uno più grande

Lassi strata vecchia ppi ‘a nova : sa chi lassi e non chi trovi
Non abbandonare le vecchie abitudini ( Via trita , via tuta )

Le cose longhe se fau serpe


Le cose lunghe annoiano , stancano e diventano dannose

Le fimmine cumu s’u fannu le cose , le ligna cumu s’u fannu


vrasce
Le donne per come sono fanno le cose , la legna per come è fa la
brace

Le mullurate venanu a dicembri


Alcuni giorni del mese di dicembre hanno temperatura dolce e umida

- 121 -
Le jèstigne s’u cumu le foglie , chine ‘e manna se ricoglie
Le bestemmie gira gira tornano addosso a chi le tira

Li ‘ncrisciusi stau ‘ncamati


Gli accidiosi soffrono le privazioni

Li dinari fannu l’orvi cantari


I denari fanno cantare anche i ciechi

Li fatti s’u masculi e le parole s’u fimmine


I fatti sono più efficaci delle parole

Li niputi putali e si tornanu ‘a jettàri tornali a putare


Allontana i nipoti e se tornano cacciali di nuovo via

Li porti si ponnu chiudiri , la vucca no


Si possono chiudere le porte , ma non la bocca

Li pòvari nun ponnu pagari pisi


I poveri non possono pagare imposte

Liettu , fuocu e jazza fannu l’uomu ‘i mala razza


Letto , focolare e piazza (ozio) rendono cattivo l’uomo

Liga lu ciucciu duvi vo’ lu patrùni


Assolvere al comando del padrone

Ligna de cerza e pane de carusa , viata chilla casa duve se


usa
Legna di quercia e pane bianco , beata quella casa che ne possiede
E’ un detto che sta a indicare quello che era l’augurio e il benessere di una volta : la legna di
quercia che arde nel focolare e il pane di grano di prima qualità in casa . Di questo proverbio ne fa
uso il poeta dialettale Michele De Marco nella sua lirica “Jennaru” che così comincia :
…S’abbicina lu viernu , jennariellu
ccu lu jancu mantiellu s’abbicina !
Foculariellu mio , foculariellu

- 122 -
cumu si biellu mmienzu alla cucina !
ligna de cerza e pane de carusa
viata chilla casa duve s’usa !

Lignu ‘e nuci : né vampa e né luci


Il legno di noce non fa fiamma e nemmeno luce

Lignu seccatu unn’è peccatu


Se prendi legna secca non rubi

Loda ‘u mare , ma statti ‘nterra


Loda la grande impresa che fa ottenere grandi guadagni ma
accontentati del piccolo vantaggio senza molta fatica

Lu Calavrise nun cumporta corna e mazze


Il Calabrese non sopporta onte e bastonate
Un canto popolare sull’orgoglio del Calabrese , così dice :
Ju sugnu calavrise e mi nne vabtu ;
tiegnu la capu tosta e mi nne siervu :
s’u calavrise , calavrise sugnu ,
s’u nnuminatu ppi tuttu lu regnu :
chi vo de mia canzune li nne dugnu ,
d’amure , gelusia , speranza e sdiegnu :
‘mpacciu all’atre città nun me cunfunnu ;
tutte le cose fazzu ccu ‘mpignu :
venisse cca tuttu lu munnu ,
l’unure de Calabria lu mantiegnu

Lu cane c’abbaia nun muzzica


Il cane che abbaia non morde . Chi sbraita assai solitamente non è
cattivo .

Lu cane ca canuscia la farina scanza la porta di lu mulinaru


Fare sempre la stessa cosa annoia

Lu granu si nun simini nun nasci , l’omu si nun patisci nun


nasci
Se non semini , il grano non nasce ; l’uomo se non soffre non
nasce . Per ogni fioritura c’è una sofferenza !

- 123 -
Lu jocature mora pezzente
Il giocatore ostinato muore in miseria

Lu latru boia e l’arrobbatu ‘mpisu


Il ladro è il boia e il derubato è l’impiccato . Figurato : vince il
diritto della forza e non la forza del diritto

Lu latru siècuta lu sbirru


Il mondo cammina alla rovescia

Lu lavuru aspetta li dinari


Chi lavora aspetta di essere pagato

Lu lettu de la sc-chetta s’acconza quannu si jetta , lu lettu de


la maritata s’acconza a la vesperata , lu lettu de la cattiva
s’acconza ccu la sira
Usanze : il letto della nubile si rifà quando questa va a coricarsi , il letto
della donna maritata dopo mezzogiorno e quello della vedova verso sera (
!)

Lu liuni ‘mparatu fa rituornu alla grigna


Anche la persona addomesticata prima o poi mostrerà i denti ( grigna :
ira, disdegno )

Lu lìutu de la lavina ‘ngrassa lu tirrenu


La fanghiglia del rigagnolo allaga il terreno

Lu lupu nun po’ fari ‘u pecuraru e ‘a vurpa nun po’ guardari


gaddrina
Il lupo non può fare il pecoraio , né la volpe la guardiana delle galline .
Esortazione a trovare le persone giuste.

Lu lussu e lu mussu te portanu alla pezzentìa


Il lusso e il mangiar lauto ti riducono in povertà

Lu male duve nasce cchiù fa dannu


Il male piu che agli altri nuoce a chi lo fa

- 124 -
Lu massaru è seggia e notaru
Il massaro giudica , consiglia , soccorre e concilia i contadini

Lu mo’ e lu pue ‘su parienti di lu mai


Se temporeggi finisce che una cosa non la farai mai

Lu pane è alla vucca de lu cannune


Il pane è difficile da procurarsi

Lu Patrèternu crìau li tritruli ccu lu culu amaru


La parte inferiore del torso del cetriolo ha il sapore amaro

Lu pèntere de pue a nente aggiova


Il ritardo nel pentirsi non giova a nulla

Lu piru cunchiutu cade sulu


Alcune cose della nostra vita avvengono senza fatiga

Lu primu dinaru è benedittu


I soldi che entrano per prima in un giorno sono benedetti . Ancora
oggi non è raro vedere alcuni commercianti che baciano i soldi del
loro primo incasso

Lu puocu suverchia e l’assai manca


Vivere in estrema indigenza

Lu veru putazzu è quannu puti ‘u misi ‘i marzu


Se vuoi avere un vino robusto devi potare nel mese di marzo

Lu voje chiama curnutu lu ciucciu


Il bove chiama cornuto l’asino (calunnia e maldicenza)

- 125 -
Lu voje tèna ‘a lingua grossa e nun po’ parràri
Figurativo : contro i prepotenti e i padroni è meglio tacere

Lu marinaru si canuscia alla burrasca


L’uomo si fa valere nel momento difficile

Lu tilaru è trivulu amaru , lu manganeru è trivuleru , lu fusu è


trivulusu , la cazetta è lu spassu de la sc-chetta
Il telaio è tribolazione amara , l’arcolaio è piccola tribolazione , il fuso
è triboloso e la calzetta è lo svago della donna nubile

M’à pigliatu ‘ncastagna


Mi ha colto in fragrante , mi ha colto sul fatto

M’à vrusciatu ‘u pagliuni


Mi ha fregato

M’àju cacciatu ‘na ganga


Cavarsi un molare . Nel senso traslato : sono riuscito a farmi pagare
un debito

M’àju pigliatu ‘na purga


Mi sono purgato . Nel senso figurato : ho preso una grossa paura e
l’effetto è stato quello che da la purga

M’è muortu ari mani


Non ho potuto contarci, è venuto meno

M’è passata ‘a morte e àju dittu amenne


Ho avuto un brivido

- 126 -
M’è cresciuta l’erva avanti ‘a porta
Non mi viene a trovare nessuno

M’è scuratu ‘u core


Ho perduto la speranza
E il cuore dell’innamorato diventa scuro e senza speranza quando vede la fanciulla
che gli ha provocato la forte delusione :
….O Diu quantu su aute se finestre
chi notte e juornu ce esce lu sule
ma pua ci affacci tu facce d’agresta
e pare menzannotte quannu scura .
De fave me mangeria ‘na minestra
e nun vorra de tìa risguardatura :
vurria dormire sulu a ‘na furesta
e no ccu tìa a ‘nu liettu de juri….

Ma cchi te cridi ca è sempri Pasqua ?


Non pensare che puoi sempre sorridere

Mai ammarrare l’ùocchi ccu lu crivu


Non perdere tempo a fare cose inutili che poi non riescono a
nascondere la verità

Mai haju vistu dua cani supra a ‘n uossu e mai haju vistu dua
nimici jiri a spassu
Il cane da solo mangia l’osso e due nemici non vanno a spasso insieme

Maijsi fundu e siminata ‘mpannu


Bisogna arare profondo e seminare in superfice

Maju ortulanu assai paglia e picca granu


Quando piove molto nel mese di maggio giova agli ortaggi , ma porta
male ai frumenti

Malanova mia !
Esclamazione di dolore

Male nun fare , pagura nun avire


Non fare del male e non avrai paura

- 127 -
Male vulutu nun aspetta pirdunu
Non serve chiedere perdono per errori fatti volontariamente

Maliditta chira trizza ca di vennari ‘si ‘ntrizza


Maledetta quella rezza che di venerdi si intreccia

Malidittu chini mi minta ‘a pinnata


Maledetto Governo che mi perseguita con le tasse
“ ‘A pinnata “ era intesa la firma che era in calce all’ordine di pagare le tasse , le imposte , le gabelle
. A questo proposito , sul focatico , l’imposta diretta personale riscossa per famiglia , il poeta farmacista
Ettore Feraco da Trenta ( compose , tra le altre , alcune strofe in memoria di Vincenzo Padula , morto il
7 gennaio 1893 , che furono lette all’Accademia Cosentina il giorno della commemorazione del Padula ) ,
nella sua lirica “ ‘ A cartella d’u focatu “ , facendo parlare il vessato , diceva :
“ Truonu de l’aria le putisse jire
e cinnara li fazzi purverata !
Chi d’u male d’a formica vvo murire
chi ppe prima ci ha misu la pinnata !

E chillu chi se pigliu de li gienti


a miedici l’appizzi ed a speziali
a tavuti , a cannili e sacramenti ,
a campani a murtuori e a funerali !

Le vo jjire ‘nu male alli stintina


e de notte malifica nuvella
ch’u sangu loru jissidi a lavina
le carni strozza strozza a ‘na tìnella !

Spezzuniati li portinu ncannizza ,


adugna adugna fatti ed a pitazza ;
adacciati a pasta di sazizza ,
si sradicasse chissa mala razza !

Cuviernu puorcu , latru e camburrista ,


chi ne colle de tasse e de pisuni ,
ohi chi pote perdere la vista
chillu chi dice male ‘e Re Burbune !

Chillu cuviernu armenu avìa ricchizza


e nun scurciava a nue li povarielli
ch’eramu sempre ngaviu e cuntentizza
e nun aviamu tutti sti fardielli !

Mo è venutu Vittorio Mmanuele


chi porta ppe spalluzzu a Carrubardu
e ne suche lu sangu cu lu fele
e ne tira alla ‘nzunza ccu lu lardu ! “

Mancanu ‘i cannili e nun si po’ orbicàri


Non avere possibilità nemmeno per i funerali

Mancanu i quibus
Mancano i mezzi per i quali..con cui…, insomma manca il denaro

- 128 -
Mancia a gustu tua e vesta a gustu d’avutri
Mangia a tuo gusto , ma nel vestire segui la moda

Mancu ari cani , buonusìa


Buon per te , ciò che è successo non si augura nemmeno ai cani

Mangia ca d’u tua mangi


Regalare una pietanza , un dolce e poi consumarlo

Mangia cumu ‘u voje e viva cumu ‘u ciucciu


Mastica molto(come il bue )e bevi lentamente (come l’asino)

Mangia tutte e cose e lassa ‘a vucca aru casu


Mangia tutto ma concludi il pranzo con il formaggio

Mangiu ppi campari , ma nun campu ppi mangiari


Si mangia per vivere , ma non bisogna vivere per mangiare

Manu ara vièrtula


Bisogna pagare , prendi il portafoglio

- 129 -
‘a sapunara

- 130 -
Maritaggiu ‘i parienti : lòtanie e lamienti
Il matrimonio fra parenti porta guai e lamenti

Marzu ‘ngrassa li voj e conza li maijsi e ‘a cuoppula carca


alli tignùsi
Marzo ingrassa i buoi migliora i maggesi e calca il berretto ai
tignosi

Marzu sarìa ‘nu bellu misi ‘si nun avissi li vienti friddusi
Marzo sarebbe un bel mese se non avesse i venti gelidi

Matrimuoni posterari , figli prumentini


Matrimoni tardivi , figli primaticci

Mazzi e panelle fannu i figli belli


I figli bisogna nutrirli , ma anche punirli

Me pappicìanu l’ùocchi
Mi sbattono le palpebre , mi sta prendendo sonno

Me pari assu scogliattuttu


Vuoi prenderti tutto , non vuoi lasciare niente

Me solìa mangiare sette pani ‘n zuppa e mo’ cc’è rimastu ‘u


pane ‘e sutta
Avevo l’abitudine di mangiare sette pani e adesso non riesco a
consumare per intero un solo piatto

Megghiu duluri di vurza ca duluri di cori


Meglio soffrire per mancanza di denaro che per amore

Megli amici , meglie curtiddrate


I migliori amici ti danno le più grandi delusioni

- 131 -
Meglio riccu di sangu ca di dinari
La salute è più importante del denaro

Megliu ‘nu cane ca ‘nu jejjiu


Fidati del cane e non dell’albanese

Megliu curnutu ca male trattatu


Meglio un tradimento che un maltrattamento

Megliu curtu e maluncavatu ca luongu e senza simenza


Meglio essere corti e malcresciuti che alti e senza cervello

Megliu fissa ca Sinnacu


Il fesso ha il marchio a vita , il Sindaco per breve durata

Megliu pani nivuru ca fami nivura


Meglio mangiare pane nero che non disporre di nulla

Megliu picca ca nenti


Il poco è preferibile al nulla

Megliu tardi ca mai


Meglio tardi che mai ( Utilius tarde quam nunquam )

Mentri ‘u mièdicu studìa ‘u malatu sinn’è ju


Il medico studia e l’ammalato muore

Mercante fallutu , ‘mmienzu arricchisciutu


Il mercante che fallisce provvede prima a tenere per sè la metà
della propria ricchezza

Mi s’è turciuta ‘a catreja


Ho avuto il colpo della strega

- 132 -
Mi signu cuottu all’acqua vulluta
Subire una delusione

Mi vruscianu ‘i manu
Sentire bisogno di dare un ceffone

Miegliu ‘na curtiddrata allu piettu ca no lu vientu arrieti allu


filiettu
Fa più male il vento alle spalle che una coltellata al petto

Miegliu ‘nu jiritu ca tutta la manu


Se devi perdere cerca di limitare il danno

Miegliu vinu malidittu ca acqua santa


Meglio stare in cantina che in Chiesa

Miegliu ‘na vota arrussiri ca cientu voti ‘ngiallìri


Meglio arrossire una volta che cento volte ingiallire. Meglio farsi coraggio
una volta che cento volte avere paura

Miegliu ca la mamma ti chiangi e no lu suli ‘i marzu ti tingi


Meglio che la mamma ti pianga e no che il sole di marzo ti tinga

Miegliu lu pocu ca dura assai , ca l’assai ca spiccia priestu


Meglio il poco che dura che non il molto che presto finisce

Mièrcuri ‘mmienzu ‘a simana


Persona stonata rispetto all’ambiente in cui si trova

Mi fa ‘nu baffu !
Non ho paura , non ti temo

Mina mò ca ‘u fierru è càvudu


Agisci adesso che è il momento giusto

- 133 -
Minta ‘a vela ppi cum’è ‘a varca
Monta la vela giusta per una buona navigazione , ma tieni conto
anche dei tuoi mezzi e delle tue forze

Mintere petra de punta


Frapporre inciampi , fare il mettiscandali

Molla ‘i vrachiera
Persona dall’incedere lento , che si attarda . (L’immagine figurativa viene
resa dalla bretella che regge i pantaloni : si stende ma non si muove )

Mò mangi !
Aspettare inutilmente

Mò ti vuogliu cani cucci a satàri ‘stu ristucciu


Adesso vediamo come farai a superare l’ostacolo !

Mugliera giuvine e vinu viecchiu


Goditi la moglie giovane e bevi vino vecchio

Mugliere de ruga e compari de Ruma


Moglie che sia del vicinato e compari che stiano lontano

Munti ccu munti nun ‘si jungianu mai


Le montagne non si incontrano mai ; vale : un discorso tra sordi
non troverà mai concilio

Muortu ‘u cane è morta ‘a raggia


La morte è la fine di tutto:“oltre il rogo non vive era nemica”

Mùortu ‘u criatùri nun simu cchiù cumpàri ?


Venuto meno il motivo della comparanza , questa finisce ?

Murìri ccu li scarpi alli pèdi


Morire fulminato , ammazzato , improvvisamente

- 134 -
‘Mmisc-cati ccu ‘i megliu ‘i tìa e facci ‘i spisi
Frequenta gente per bene anche se ci rimetti di tasca
Un detto popolare su questo notissimo proverbio , dice :

Ama cor gentili e perdi l’anni ,


ma cu bastasi nun fari disigni ,
ca li bastasi su’ cori tiranni

‘Mpara l’arte e mintàla ‘i parte


Chi ha un mestiere trova lavoro

‘Mparati a parrare si nun vu’ fatigare


Se saprai prendere in giro la gente non lavorerai

‘Mpica ca spichi
Procurati la riserva perché poi la trovi

- 135 -
a

Na manu lava l’avutra e tutte e due lavanu ‘a facce


L’unione fa la forza

Né arte , né parte
Non possedere nulla

Né mulu , né mulinu , ne garzuni cusentinu ; né jardinu ccu


funtana e né mugliera trupeana
Né mulo , né molino e nè servo cosentino ; né giardino con fontana
e né moglie Tropeana ( ! )
Chissa perché le femmine Tropeane ! Forse perché Cecia de la “ Ceceide “ di Vincenzo Ammirà , notissima
prostituta , è Tropeana ? Per l’anniversario della morte di Cecia , il poeta cosi dice :

…” Cecia , ditta accussì la Tropiana ,


valenti cchjò d’ogni atra a lu mesteri ,
appena nata fici la puttana
cu amici , paisani e forasteri .
Lu culu cu’ la fissa era ‘na tana
si futtìa pe’ Vajuni e pe senteri
e venìa duv’e quandu la volivi ,
a sponda ‘i lettu , ‘mpedi o a cogghijalivi…”

Né vistu e né pigliatu nun po’ jiri carceratu


Non puoi essere condannato se mancano le prove del reato

Nessunu nascia senza difetti


Nessuno nasce senza difetti ( Vitiis nemo sine nascitur )

Netta paletta
Avere le tasche vuote

Ni s’u caduti l’anielli , ma ni s’u rimasti ‘i jiriti


Accontentiamoci del danno , meno male che non è stato più grande.

- 136 -
Questa è il modo di pensare del calabrese che è sempre disponibile , anche se con rabbia , alla
rassegnazione (fatto atavico del nostro popolo) . A tal proposito , una poesia del nostro poeta
Michele De Marco, “ Sciabbarru “, così dice :
Ppe votare ‘nna piecura ‘ncarnata
Peppe Sciabbarru , ‘ntisu “ Molarutta “
‘ntroppicannu a ‘nna rarica abbazata ,
cadìu , cumu ‘nu saccu , ‘mbocchisutta .
Nu scuopu bruttu ! E fravicàu ccu ‘nn’uocchiu
a ‘nna cannuzza mascka de finuocchiu .

Sciabbarru , ccu la faccia fatta gialla ,


scippau la canna , chi s’era ‘mpizzata ,
precisa , ‘ntra lu centru de la palla
che già sbracava tutta spappulata :
“ Fore maluocchiu! ” disse “ a ‘su minutu
fazzu sbagliu , o l’uocchiu sinn’è jutu “.

Fice chiumazzu ccu lu maccature


bagnatu primu all’acqua suriente
pue disse carmu : “ ‘Ngrolia tua , Segnure ,
chi m’ha vulutu bene veramente
e m’ha’ mannatu ‘ssa cannuzza bella
fatta surtantu a palu e no a furcella .

Nisciuna nova , bona nova


“ Messagger che tarda , buone novelle apporta “

Nissunu nascia ‘mparatu


Nessuno nasce con il sapere : si apprende con l’esperienza e lo
studio (Vir sapiens fortis est)

No tutti li tussi s’u catarru e no tutti li russi s’u cerasi


L’apparenza inganna

Nun tèna ‘na lira ppi ssa squagliàri a l’uocchi


Non possedere nulla , non aver nemmeno un centesimo

Non tutti chiri c’ànnu denti janchi , mangianu ricotta


Non tutti quelli che hanno i denti bianchi mangiano ricotta : E’ una
variante di : l’abito non fa il monaco

Nun avìri pila supra ‘a lingua


Dicesi di persona che non riesce a trattenere la verità

Nun c’è atàru senza cruci e maritaggiu senza vuci


Non c’è altare senza croce e matrimonio senza liti

- 137 -
Nun c’è guadagnu senza ‘ngannu
Non c’e guadagno senza imbroglio o inganno

Nun c’è luttu senza risa , né festa senza chiantu


Non vi sono lutti senza risa , né matrimoni senza pianti

Nun c’e santu ca tèna


Non voler sentire ragione

Nun c’è trippa mancu ppi ri gatti


Non c’è rimasto nulla

Nun camina ‘a siccia


Gli affari , la salute non vanno bene

Nun circari a ‘mare chiru ca truovi ‘nterra


Non chiedere al mare ciò che trovi sulla terra . Vale : non
pretendere l’impossibile
Un proverbio del 1200 dice : non quedere nu pelagu (mare) quello ke trovi en terra

Nun circàri vinu a ‘mbriacuni , né carni a mangiùni


Non chiedere vino all’ubriacone , nè carne al mangione

Nun crìdari a Santu si nun vidi miraculu


Non credere se non vedi con i tuoi occh

Nun cuntari i fatti tua a chini ti cunta i fatti ‘i l’avutri


Non raccontare i tuoi segreti alla persona che ti racconta i segreti degli
altri

Nun dàri carne a còcere


Non alimentare i litigi , i dissidi , le controversie

Nun fari ‘a bammula , va’ ‘a ìnchiari ‘ a vùmmula


Invece di imbellettarti , vai a riempire la brocca

- 138 -
Nun fari di tutta l’erva ‘nu fasciu
Non tutte le persone sono buone o cattive
( Sacra miscere profanis )

Nun jiri duvi ‘u mièdicu si nun s’i patutu


Non andare dal medico se non c’è necessità

Nun jiri truvannu finucchielli ‘ timpa


Non andare alle ricerca di guai e rogne

Nun judicari parole ma fatti , nun judicari juri ma frutti


Giudica l’uomo per i fatti e non per le parole , giudica l’albero per i
frutti e non per i fiori

Nun m’era pentutu ca nun avìa parratu , mi signu pentutu


doppu c’haju parratu
Non ero pentito di non aver detto la mia , mi sono pentito dopo
averla detta

Nun mi lassa di pède


Non mi da tregua , non mi lascia un attimo di libertà

Nun mìntere la manu tra l’anta e ‘a paranta , ca ti cci resta


la chianta
Se sei estraneo e non vuoi avere fastidi non immischiarti nelle liti
tra parenti

Nun misc-camu ‘a sita ccu ‘a capisciola


Non mischiare la seta con il cascame di seta o cotone

Nun muzzicàri ‘si nun tieni dienti


Se non puoi mordere non mostrare i denti(che non hai)

Nun parrari ccu lu sbirru


Non farti ragione con il poliziotto : è inutile

- 139 -
Nun passari jumi si ‘nun sai natare , nun zumpari fuossu si
nun vidi
Non infilarti in situazioni pericolose

Nun perdere la cùoppula alla fulla


Non essere stupido , sii attivo , intelligente

Nun rapa libru , ma studia lu livriciellu de quaranta


Non apre libro , ma studia il libro delle quaranta carte

Nun sapìri fàri ‘nu grupu a ‘na pitta


Essere totalmente incapaci

Nun se fa nente ppi nente


Ogni lavoro che viene fatto deve avere un ritorno economico

Nun se po’ cantari e purtàri ‘a cruci


Non si possono fare bene due cose contemporaneamente

Nun se po’ grattare la panza alla majilla


Chi non ha non può dare ( Nemo dat quod non habet )

Nun sia mai ! Arrassusìa !


Che non avvenga mai , non ti succeda mai !

Nun sprùvari ‘u canusciutu


Non tentare di conoscere meglio chi già conosci

Nun stinnicchiari trippa


Non mangiare molto altrimenti ingrassi

Nun t’allargari
Non farti largo , cerca di non dare fastidio

- 140 -
Nun te fari passare ‘a musca ‘i sutta ‘u nasu
Non consentire a nessuno di mancarti di rispetto

Nun ti ‘ntricari , nun ti ‘mpicciari , nun fari beni ca ricivi mali


Non ti intrigare , non ti impicciare , non fare del bene perché ricevi
male
E ne La Camarra di Gaetano Massara , la donna infastidita , così esclama :
… S’u ‘mpicciata , àju di fari ,
àju atru cchimmu pensu e s’u fratusa ,
va canta cumu voi , va canta sulu ,
no mi frusciari sti timpi di culu…

Nun ti fari passari ‘a musca ‘i sutta ‘u nasu


Non permettere a nessuno di mancarti di rispetto

Nun ti fermari mai ara prima taverna


Prima di fare una scelta guarda bene in giro

Nun ti fidari di l’uomu ccu dui buchi ara nasca


Non fidarti di nessuno

Nun ti la passi liscia


Non ne uscirai senza danno , avrai il meritato castigo

Nun toccàri alla forgia e nun alliccàri alla farmacia


Non toccare il ferro rovente percè ti bruci e non leccare in
farmacia perché puoi avvelenarti

Nun vale né ppi vatta e né ppi vulla


Non serve a nulla

Nun vinnignare ‘u misi d’agustu ca l’uva è agresta


Non vendemmiare il mese di agosto perché l’uva non è ancora matura

Nun vorra essari ‘na pulice d’a peddre tua


Non vorrei trovarmi mai nella tua situazione

- 141 -
Nun vulìri né cantàri e né purtàri ‘a cruci
Non voler fare nulla

Nun chiangiu ca tata è muortu , chiangiu ca la morte s’à


‘mparatu ‘a via
Non piango perché papà è morto , piango perché la morte adesso
conosce casa mia

Nun crìdari a suonnu


Non credere ai sogni chè non sono quasi mai veri

Nun dire all’amicu quantu sai ca vena juornu ca nimicu l’avrai


Sii riservato nei fatti che ti riguardano , non riferirli perché un giorno
la persona amica potrebbe esserti nemica

Nun diri tuttu chiru chi sai , nun spènnari tuttu chiru chi hai
Il sapere e il denaro sono un patrimonio:non disperderlo

Nun po’ diri quanti figli tieni ‘si nun tènanu ganghi e mole
I figli che ancora non sono nell’età lavorativa non si contano ( ! )

Nun scrìviri amuri supra bancu ‘i neglia, ’u suli ti lu squaglia


L’amore effimero non ha futuro

Nun t’aspittari ca ‘u muortu parra


Non pretendere l’impossibile

Nun ti truvari zita ‘u vennari santu


Il venerdì santo le donne appaiono castigate, ma non è vero

‘N annu unn’è malannu


Si può soffrire per un anno ma non di più

‘N’ura ‘i gulìa e cent’anni ‘i guai


Per un’ora di piacere a volte si patiscono lunghi guai

- 142 -
‘N’ura cuntientu te fa scurdari mille turmienti
Un’ora di felicità a volte ti fa dimenticare tanti tormenti
Ma non ha un’ora di felicità ed è alla ricerca di scontenti come lui , l’ormai rassegnato di questo
canto :

“ Chi vulite de mia ? Nun tiegnu spassu


già su furnuti li spassi mia !
Ju sugnu chinu de velenu e tassu ,
‘ntassu puru le petre de la via ,
e le lassu scuntente cumu a mia .
Duve viju cuntienti ju minne arrassu
e circu li scuntienti guali a mia . “

‘Na china e ‘na vacanti


Una cosa può andare bene e un’altra no

‘Na cosa ‘i juornu


Fai presto , sbrigati

‘Na nuci dintru ‘u saccu nun fa strusciu


Una sola noce nel sacco non fa rumore (Unus homo non facit
civitatem)

‘Na parola è picca , ma dua s’u troppe


Bisogna parlare nella giusta misura : né poco , né assai

‘Na vota ppe d’unu a cavallu de lu ciucciu


La fortuna è una ruota , bisogna aspettare il proprio turno . Vale :
‘na vota ppe d’unu nun fa mali a nessunu

‘Na vòta vèna Natale


In un anno l’occasione capita una sola volta : approfittane

‘Ncarna e scarna s’u malanni


Se prendi un vizio , anche se lo elimini , è sempre pericoloso

‘Ncazzatura ‘i sira , stipala ppi ‘a matina


Pensa prima di agire

- 143 -
‘Né fimmina , né tila aru lustru di cannila
Non scegliere donna o tela al lume di candela

‘Nfelice chillu agiellu ca nascia ‘a malu nidu


Infelice chi nasce in una casa di poveri , di sventurati

‘Nnurare ‘a pinnula
Rendere meno spiacevole una situazione , un fatto

‘Ntempu d’estati ogni filici è pagliaru


In estate ogni ricovero è buono

‘Ntempu di guerra , bugie cumu terra


In tempo di guerra , per salvare la pelle , si dicono moltissime bugie

‘Ntiempu ‘e china ogni strunzu nata


In tempo di abbondanza anche lo stupido gode

‘Ntiempu ‘i tempesta ogni bucu è puortu


Nei tempi difficili qualsiasi riparo è buono

‘Nu corpu aru circhiu e ‘n’avutru aru timpagnu


Fare un discorso cercando di non scontentare nessuno

‘Nu mantu de uoru ogni vrigogna ammuccia


Con il denaro riesci a nascondere ogni fatto che ti potrebbe
nuocere

- 144 -
‘Né fimmina , né tila aru lustru di cannila
Non scegliere donna o tela al lume di candela

- 145 -
b
O ti mangi ‘sa minestra o ti jetti d’a finestra
Non avere alternative

Ogne capu è ‘nu Tribunali


Ognuno si arroga il diritto di giudicare

Ogne lassata è persa


Ogni momento non goduto è perduto

Ogne tristu puntillu reje ‘nu travu


Ogni aiuto , per modesto che sia , giova all’occorrenza

Ogni acqua fruna a mari


Tutto finisce , niente è eterno

Ogni agresta cu lu tempu si fa racina


Ogni uva immatura con il tempo matura : Traslato : ciò che oggi è
cattivo domani diventerà buono

Ogni jure è signu d’amure


Ogni dono , ogni pensiero è un segno di affetto , di amore

Ogni mandria tèna ‘a piècura zoppa


Ogni gregge ha la pecora nera

Ogni morte ‘e Papa


Si dice per cosa che succede raramente

Ogni quindicina è medicina


Fare l’amore ogni quindici giorni fa bene alla salute

- 146 -
Ogni ficatu ‘i musca è sustanza
Tutto serve quando si ha necessità

Ogni scarpa diventa scarpuni


Tutto invecchia

Ogni vintinove picciuni e ova


Ogni ventinove giorni il piccione dà l’uovo e carne tenera

Ognuno vale ppi chiru ca tene


Quanto hai tanto vali (Tanti , quantum habeas , sis )

Oje
Oggi , dal latino hodie

Oje ‘n figura , dumani ‘n sepurtura


Oggi vivi , domani morti ( pulvis et umbra sumus )

Oje figura , dumani ‘nseportura : viatu chini ppi l’anima procura


Oggi vivi , domani morti : beati coloro i quali pensano alla propria anima

Omu de vinu , quattro a carrinu


Di uomini ubriachi con 40 centesimi ne compri quattro

Omu di ganga
Mangione

Omu nun si difendi si avi ricchia panda


Se stai con le orecchie basse tutti ne profittano
Un canto popolare , sempre della serie lamentosa , così recita :
. ..Amaru chi allu mundu ha oricchi pandi
non si po’ mèntari dintra a li fondi
si trova sempre dintra ‘mmbrogghi randi…

Otto e novi , fora affascinu !


Otto e nove ( detto augurale preso dalla cabala e molto in uso tra noi
) e in aggiunta : “che non sia affascinato “

- 147 -
c

Paga caru ca duormi ‘mparu


Per avere la merce buona devi spendere

Pagura guarda vigna e no sipàla


Il vigneto lo custodisce la paura e non la siepe . ( La forza morale
ha il sopravvento su quella materiale )

Paisi chi vai , usanza chi trovi


Paese che vai , usanza che trovi (Quot regiones , tot mores)

Pàmpina larga,pàmpina stritta , cunta la tua ca la mìa è ditta


Racconta ora quello che sai tu perché quello che sapevo io in un
modo o in un altro te l’ho raccontato

Pane ‘i vilanza unn’jnchia panza


Il pane per essere buono deve essere fatto in casa

Pane ccu l’uocchi , casu senz’uocchi e vinu ca ti caccia l’uocchi


Pane con gli occhi , formaggio senza occhi e vino generoso

Pane evitatu gènera pitittu


Ciò che è proibito ( evitatu : vietato ) genera maggiore attrazione

Pane , amaru chine nun ne sc-cana , ca puru ccu li màllari ti


nne fai ‘na pitta
Sventurato chi non sa o non può manipolarsi il pane da sé , perché
anche con le briciole di pasta te ne puoi fare una focaccia ( sc-
canu : spianare la pasta facendone pane ; màllari : la pasta che
rimane appiccicata alle dita )

- 148 -
Pane ‘i jurnata , farina ‘i misàta , vinu d’annata
Pane di un giorno , farina di un mese , vino dell’anno

Pannu buonu ‘nsica alla pezza , vinu buonu ‘nsica alla fezza
Il panno buono e il vino generoso si mantengo tali fino alle ultime
briciole

Panza china canta e nò cammisa janca


Prima bisogna pensare al nutrimento , poi al vestimento

Panza china fa cantare


Lo stomaco sazio fa cantare

Panza china nun crida a dijunu


Chi ha mangiato non crede a chi è digiuno

Panza mia fatti capanna


Pancia mia preparati a un lauto pranzo

Para fissa , ma unn’è mancu spiertu


Sembra scemo ma non è nemmeno intelligente

Parienti ca nun t’onurunu e vicinu ca nun si presta , fujili


cumu peste
Tieni lontani come la peste i parenti che non ti onorano e i vicini
cui non puoi fare nessun affidamento

Parma ‘mbusa , gregna gravusa


La pioggia della domenica delle Palme , giova ai frumenti (!)

Parola ditta nun si po’ ritirari e petra minata nun si po’


afferrari
La parola o l’offesa detta non si possono ritirare , come la pietra
lanciata non si può fermare

- 149 -
Parra cumu t’à fattu mammata
Parla con semplicità e con la lingua materna

Parra quannu ti ricuògli d’a fera


Parla dopo che hai fatto l’acquisto

Parra quannu ti ricuògli d’a festa


Prima di parlare vediamo che succede

Parrannu d’u diavulu spuntanu ‘i corna


Parlando di una persona cattiva , la si vede arrivare

Parrannu d’u suli spuntanu i raggi


Parlavamo bene di te , quando sei arrivato

Parrari assai è sgarrari


Chi parla assai rischia di sbagliare

Parru de ciciari e me rispuonni favi


Disrorso tra due persone che non riescono a capirsi

Partita arrivata , mai vinta


Si può raggiungere il punteggio dell’avversario, ma è difficile vincere la
partita

Passa ‘n angiulu e dicia ammenne


Mentre si parla di qualcosa , si avvera

Pàssaru ‘i campanaru
Saper tutto della gente

Passatu ‘u Santu , passata è ‘a Festa


Trascorsa la ricorrenza non c’e più l’obbligo del regalo

Pàtri è ppe mmia chiru ca me dùna pani

- 150 -
Se mi nutre io lo chiamo padre

Pe fari buonu l’uortu cce vo’ l’uominu muortu


La fatiga dell’orto distrugge l’uomo

Peccatu viecchiu , penitenza nova


Le colpe commesse in passato spesso vengono rinfacciate

Peccaturi statti all’erta : ‘a morti vèna certu


Peccatore pèntiti prima che venga la morte

Pede cata pede buonu maritu vene


Chi usa prudenza nel matrimonio , trova buon marito

Pedi cavudi e capu frisca


Bisogna tenere i piedi caldi e la testa fresca

Penza ara salute


Non affliggerti , non preoccuparti

Penzare alla crapigna


Non riflettere , pensare come persona stupida

Piglia ‘a pulice e falla chiangere


La pulce non piange e metaforicamente significa che non si può
pretendere l’impossibile

Pigliate ‘nu purciellu ‘e ‘nu carrinu e falle ajjare ‘u scifutiellu


chinu
Acquista un maialino con pochi soldi , ma fagli trovare il truògolo pieno

Pigliati ‘u buonu cca ppi ‘u male cc’è sempre tiempu


Godi fin che puoi perchè il tempo cattivo arriverà

Pignata scuverchiata nun vulla mai

- 151 -
La pentola continuamente scoperchiata non bolle mai

Pilu di cani sarva muzzicuni


Il morso del cane si cura con il pelo del cane

Pirsuna aggiustata ‘si fa stimari senza spata


Il saggio si fa stimare senza ricorrere alla violenza

Pisci..traffinu
Inganno..ittico . Traslato : ingannare con astuzia

Pittulèra
Donna pettegola

Pitturi e pittasanti vannu cchiù arrieti ca avanti


I pittori e i tingi – santi sono sempre squattrinati

Pizzichi e vasi nun fannu pertusi


Baci e carezze non tolgono la verginità alle fanciulle

Ppe l’Annunziata ‘a spica è nata


Per il giorno dell’Annunziata , la spiga del grano è già nata

Ppe Santu Andrìa la fava nata sìa e si unn’è nata à da essere


siminata
Per Sant’Andrea (10 Novembre ) la fava deve essere seminata o
almeno seminata

Ppi ‘a guallara e ‘a ciotìa nun ci sunnu medicine


Per l’ernia e la stupidità non ci sono medicine

Ppi ‘nu buoni siminàtu , abbicenna ‘a paricchiàta


Se vuoi ottenere una buona semina , avvicenda i buoi

Ppi ‘nu puntu Martinu à persu ‘a cappa


Per un imprevisto hai perduto tutto

- 152 -
Ppi ‘nu stuortu cci vo’ currìa larga
Per la persona stolta ci vuole una esemplare punizione
( Duro nodo durus quaerendus est cuneus )

Ppi ‘u catarru vinu vullutu ccu lu carru


Per curare il catarro bisogna bere molto vino bollito

- 153 -
‘a minestra

- 154 -
Ppi fari sc-cattari a chiru ca parra , unn’è rispunna
Se vuoi vedere crepare di rabbia quello che parla , non devi
rispondere

Ppi l’articulu quintu , chini tèna juocu ha vintu


Chi ha il gioco in mano ( il potere ) , ha vinto

Ppi l’uocchi è buonu ‘u nente


Gli occhi si curano non curandoli (!)

Ppi nun dari saziu alla morti è muortu ccu l’uocchi aperti
Per non dare soddisfazione alla morte è morto con gli occhi aperti

Ppi ogni duolu viecchiu cci nn’è unu nuovu


I dolori della vita non finiscono mai

Ppi prièviti , monaci e cani tena ‘u bastuni alli mani


Tieni pronto il bastone per preti , monaci e cani

Ppi Santu Dunatu (22 Ottobre) ‘u viernu è natu


A San Donato è già inverno

Ppi ttìa fa ‘a vita !


Beato te che te la godi !

Ppi ‘na picca sale ha persu ‘a minestra


Non hai fatto l’ultimo sacrificio e hai perso tutto

Pranzu curtu , vita longa


Per vivere a lungo bisogna mangiare poco

Prega lu galantomu e se vascia; prega lu villanu e se àuza


Prega il galantuomo e ti ascolta; prega il vallano e si insuperbisce

- 155 -
Prima à chiuvutu e doppu è allampatu
Siamo stati colti alla sprovvista

Prima i denti pua li parenti


La cura dei denti viene prima della cura per i parenti .
Risolvi prima i tuoi problemi poi pensa a quelli degli altri

Prìstu fòra
Presto fuori ( voce che serve per allontanare i cani )

Pruna mangiane pocu , di pira abbuttatinni


Mangia poco prugne perché sono lassative , ma mangia tante pere
perchè fanno bene alla salute

Prunu mangiatinni unu , di pira jnchiati ‘a panza , di cerasi


cchiù ‘ni minti e cchiù ‘ni trasi , ficu e fungi cumu jungi
Mangia una sola prugna , riempiti la pancia di pere , ciliegie per
quanto ne riesci a mangiare , fichi e funghi mangiali freschi ,
appena arrivano , appena li cogli

Puocu parole e cauda de panni , nun fau mai dannu


Le poche parole e il vestire caldo non arrecano mai danno

Puorcu abbuttu arrùozzula scifu


Non bisogna sputare nel piatto dove si mangia

Puru ‘a pulice tèna ‘a tussa


Non conti nulla e fai rumore , rivendichi

Puru ‘a regina tèna bisuogno d’a vicina


Nessuno può dire di non aver bisogno degli altri

Puru ‘e vacche nìvure fannu latti jancu


Anche le vacche nere producono latte bianco

- 156 -
Puru ‘Gnaziu tena viziu
Anche il povero ha i suoi vizi

Puru ‘i fissa vannu ‘mparavisu


Anche gli stolti vanno in Paradiso

Puru ppi cacari ci vò furtuna


Anche defecare è importante perché se non si fa si occludono i budelli

Puru ‘si buonu vestutu ‘u piecuraru fèta


Il pecoraio anche se vestito bene puzza di formaggio

Puru ‘u puorcu s’avanta lu scifu


Ognuno è portato a vantare le proprie cose

Puru Cristu avìa a Giuda


C’è sempre qualcuno che ti tradisce

Puru i pezzenti s’u abbutti ‘i patati


Anche i poveri sono sazi di patate

Puru l’uomu buonu à di stare fora ‘a casa


Anche l’uomo ordinato non deve stare molto tempo a casa . La donna ha
sempre qualche segreto da custodire

Puru li chiacchiariati vannu ‘n paravisu


Anche per i beffati c’è un posto in Paradiso

Puru ‘ u mari vò acqua


Nel senso traslato : chi ha vorrebbe di più

Puru a vrashi diventa cinnara


Niente è eterno

- 157 -
Pùta i nipùti
Elimina i nipoti perchè vogliono solo sfruttarti

Putissi pèrdari ‘a vista ‘i l’uocchi


Che io possa accecare se non dico la verità

“ Pua vidimu “ è rimastu senza casa


Chi tentenna non costruisce

- 158 -
d
Quadara arràssati sinnò me tingi
Doppia interpretazione : o l’esortazione dell’indolente che vuole che si
allontani la caldaia e non lui per non sporcarsi o l’invito alle cattive
persone a non avvicinarsi

Quannu ‘a cascia è aperta puru ‘u Santu pecca


Quando la cassa è incustodita anche il Santo ruba

Quannu ‘a fimmina s’à di maritari si minta ‘npuppa cumu ‘na


bannera e va diciennu ca sa mètari e filari , ma nun sa minta ‘u
miccia ara lumèra
Quando la donna vuole maritarsi si mette in evidenza e dice che è una
buona lavoratrice e donna di casa ed invece non sa nemmeno accendere il
lume

Quannu ‘a fortuna vo’ , trova la via


Quando la fortuna vuole sa dove trovarti

Quannu ‘a gallina canta ha fattu l’uovu


La gallina che canta annuncia che ha fatto l’uovo

Quannu ‘a gatta nun arriva aru purmuni , dìcia ca puzza


Quando una cosa è irraggiungibile si è disposti a dire che non ne
valeva la pena . E’ lo stesso di : ‘a vurpa ca nun arriva a l’uva ,
dìcia ca amarìa

Quannu ‘a mamma nun tèna furtuna mancu ari figli cci la


duna
Quando la mamma non ha fortuna non la dà nemmeno ai figli

Quannu ‘a persuna nun la canusci nun ne parrari


Se una persona non la conosci astieniti da lodarla o da criticarla (
Antequam noveris , a laudando et vituperando abstine )

- 159 -
Quannu ‘a trippa è china ogni cosa feta
Alla persona sazia il mangiare gli fa puzza

Quannu ‘a vilanza penna , ‘a justizia è morta


Quando il piatto della bilancia pende , la giustizia è morta

Quannu ‘si ‘ncudina statti , quannu ‘si martiellu vatti


Soffri quando sei incudine , ma riscattati quando sei martello

Quannu ‘u cielu è pecurinu , acqua e vientu la matìna


Quando il cielo è a pecorella , arriva l’acqua e il vento

Quannu ‘u diavulu t’accarizza , vò l’anima


Quando una persona ti circuisce vuole qualcosa

Quannu ‘u lignu è virdi si chica


Da giovani si può essere modificati

Quannu ‘u lupu caca , ‘a piecura è fuijuta


Non bisogna distrarsi altrimenti la preda sfugge

Quannu ‘u poveru dùna aru riccu , ‘u diavulu rira


Quando il povero da al ricco , il diavolo se la gode

Quannu ‘u re cada , l’assu trema


Quando cade il re , l’asso è in pericolo

Quannu ‘u spacchi vidi si ‘u miluni è russu


Le sorprese molte volte si hanno a fatto accaduto

Quannu ‘u tiempu è carestia , ogni bucu è galleria


In tempi difficili qualsiasi cosa può essere necessaria

- 160 -
Quannu ‘u vicinu tene , l’adduru ti nne vene
Se il vicino possiede , qualche briciola ti può arrivare

Quannu allampa allu Cetraru , ricogliati allu pagliaru


Quando i lampi arrivano da Cetraro , certamente pioverà

Quannu ara furmica li spuntanu l’ali è signu ca vò muriri


Quando spuntano le ali alla formica, la morte è prossima

Quannu cadi e t’azi nun s’i cadutu


Se cadi e ti alzi non può essere considerata caduta . Sei stato colto
da sfortuna , ma ti sei saputo riprendere

Quannu camini nun strudi scarpi


Se hai buona volontà il cammino non è sprecato

Quannu canta lu cucù , lu viernu nun c’è cchiù


Quando canta il cuculo , l’inverno è già passato

Quannu canta lu guleu , lu purcaru nega Diu


Quando canta il gufo ( guleu ) , il porcaio è preoccupato perché si
avvicina il freddo

Quannu cc’è l’accrissi suli e luna se mingrianu


Quando c’è l’ecclissi , il sole e la luna litigano

Quannu cchiù sai , nun cridi


Se sai le cose non credi all’ignorante

Quannu chiova a S.Giuvanni (24 Giugno),cadanu ‘i castagne


Quando piove il 24 giugno si dice che cadano le castagne

Quannu chiova ad agustu te fai ùogliu , mele e mustu


Se piove ad agosto farai molto olio , miele e mosto

- 161 -
Quannu chiova ad aprile ogni gutta è ‘nu varrile
Se piove ad aprile ogni goccia di acqua fa produrre un barile di
vino (!)

Quannu chiova allu suli liuni lassa l’alivi allu patrùni


Quando piove a luglio non affittare olive perché non saranno buone

Quannu chiova e nun fa zanca


Ti pagherò il giorno che piove senza che ci sia fango

Quannu chiova e tira vientu , va abbussa aru Cunvientu


Quando sei travolto dalle avversità della vita , trova rifugio in un
luogo di pace : il Convento

Quannu chiova tutti li cavuni curranu


Quando piove tutti i burroni mandano acqua

Quannu cummanna ‘a gallina , ‘a casa và ‘n ruvìna


Quando comanda la moglie le cose non vanno bene

Quannu Diu nun vo’ puru i Santi fannu i surdi


Quando Dio non vuole pure i Santi diventano sordi

Quannu Diu te vo’ castigare te leva lu cervièllu


Quando Dio ti vuole castigare , ti fa diventare demente ( Quod Deus
vult perdere , admentit )

Quannu escia lu liti chiovi a varrili


Quando esce l’arcobaleno piove a barili

Quannu fisc-ca ‘u sc-cutu , ‘u viernu sinn’è jutu


Quando fischia l’assiolo (gufo) , l’inverno è andato via

Quannu lampa scampa , quannu trona chiova


Quando lampeggia spiove , quando tuona piove

- 162 -
Quannu mina lu vientu aza la pala
Quando arriva il vento smetti di lavorare

Quannu nun c’è salute i guai nun s’u nenti


La cosa più importante della vita è la salute

Quannu nun poi viviri a lu guttu , vivi allu cunnuttu


Quando non puoi bere nel bicchiere , bevi alla fontana

Quannu passanu li grò , lassa i fatti ‘e l’ate ‘e fatti i tò


Quando passano le gru , preoccupati dei fatti tuoi (!)
Il significato potrebbe essere che siccome le gru passano durante il mese di marzo e in questo mese
è più faticoso il lavoro dei campi , non si deve perdere tempo a interessarsi dei fatti degli altri , ma a
pensare ai fatti propri e quindi al lavoro .

Quannu se mancia nun se sta a patrùne


Quando si mangia non si sta a servizio di nessuno

Quannu se mangia se cummatta ccu ‘a morti


Quando si mangia si combatte contro la morte perché c’è rischio di
rimanere affogati da qualche boccone

Quannu se mangia nun se parra


Quando si mangia è da maleducati parlare e c’è anche il rischio di
restare affogati dal cibo ( come sopra )

Quannu settembre è asciuttu matura ogne fruttu


Quando settembre è asciutto maturano tutti i frutti

Quannu sona l’Ave Maria o alla casa o ppi ‘a vìa


Non farti sorprendere dal buio fuori casa

Quannu tieni siti nun dici : ‘st’acqua nun la vuogliu


Quando si ha bisogno si accetta qualsiasi forma di aiuto

- 163 -
Quannu tieni ‘u cucchiaru minièstri cumu vu’
Quando hai il potere puoi fare quello che vuoi

Quannu unu ‘se minta all’abballu à d’abballare buonu


Se assumi un impegno lo devi assolvere bene

Quannu vidi ‘u munnu pagliusu vavatinni ara casa


Quando vedi che inizia una lite , vattene a casa

Quannu vidi l’arcu arriva l’acqua


Quando vedi l’arcobaleno arriva la pioggia

Quannu vidi lu cursùni chiami San Paulu


Quando hai bisogno invochi aiuto a Dio

Quannu viditi persichi , chiangiti ca l’estate è finita


Quando vedete le pesche piangete perché è l’ultimo frutto dell’estate

Quannu ‘a tavula è misa , chini nun mangia perdi ‘a spisa


Se la tavola è pronta e non mangi perdi la spesa

Quannu ‘Gnaziu è abbuttu tutti ‘u ‘mmitanu


Quando una persona è sazia viene invitata

Quannu ‘u gattu nun c’è , i sùrici abballanu


Quando manca il controllo tutti ne approfittano

Quannu ‘u parente curra , ‘u buonu vicinu è già arrivatu


Aiutano più i buoni vicini che i parenti

Quannu ‘u piersicu matura ,‘u juornu ccu la notte si misura


Quando le pesche maturano , notte e giorno sono a pari

Quannu chiova e mina vientu , de jri ‘a caccia unn’è tiempu

- 164 -
Con la pioggia e con il vento non bisogna andare a caccia

Quannu se sente d‘a rinninella ‘a cantata, ‘a scugna è arrivata


Quando si sente il canto della rondine,è arrivata la primavera
E sul canto della rondine un canto popolare dell’innammorato afflitto , dice :
… O rinninella che passi lu mari
ferma quantu ti dicu due paroli ,
quantu te scippu ‘n pinna de st’ali
‘na lettera ci fazzu a lu miu amuri ;
tutta de sangu la vuogliu bagnari
e ppe sigillu cce mintu stu cori :
accorta , rinninella , unt’annigare
tu perdi lu siggillu ed ju lu cori…

Quannu te cridi di felici stari veni la morti e dici : mori


Quando pensi di aver raggiunto la felicità arriva la morte

Quannu vene lu mise ‘e maju lassa ‘u sicchiu e và allu vadu


Quando viene il mese di maggio lascia il secchio e prenditi cura degli
armenti percè il sole alto nuoce al bestiame

Quannu vidi tanti cani a ‘n uossu ,‘a meglia cosa è chi t’arrassi
Se vedi una donna con tanti corteggiatori , stattene lontano

Quannu zappi e quannu puti né parenti e né niputi ; quannu pua


rapi ‘u vinu..cchi vinu ziu Peppinu !
Quando c’è da lavorare nessuno ti aiuta , quando si festeggia tutti a
brindare

Quattro s’u li veri minchiuni : chini si mangia quantu tèni ,


chini dici chiru ca sa , chini dicia quantu tèni e chiru ca dìcia
duvi va
I veri stupidi sono quattro : chi mangia quello che ha , chi dice quanto
sa , chi dice quanto ha e chi dice dove va

- 165 -
e

Radicchia beneditta , ‘nterra ‘si nata ma ‘ncielu ‘si scritta ; mo


te vuogliu arradicchiare dintra tricientusessantasìa mali
Breve filastrocca sulla credenza popolare della potenza magica
dell’elleboro

Raggia senza forza nun vale


L’ra senza forza è inutile ( Vana sine viribus ira est )

Ragnu di sira , furtuna tira


Il ragno di sera è segno di fortuna che arriva

Rènna chiru ca t’ànnu fattu ca unn’è peccatu


Rendere il torto subito non è peccato

Renne e Santu Fili fatti ‘a cruci quannu ‘i vidi


Quando vedi uno di Rende o di S.Fili , fatti il segno di croce

Requia sc-catta ‘mpace


Latinismo storpiato dal volgo di “ requiescat in pace “ che però
rende , in modo colorito , il riposo , la pace : sc-catta ‘mpace

Ricchie longe , vita longa


Si pensa che chi ha orecchie lunghe viva a lungo

Ricchie aperte e vucca chiusa


Ascolta e non parlare

Rispetta l’arvulu ppi l’umbra ca ti duna


Rispetta l’albero per l’ombra che riesce a darti

- 166 -
Risu ‘n’ura tisu
Il riso dopo un’ora si digerisce

Risu senza ragione o è pazzu o e minghiuni


Chi ride senza motivo o è pazzo o è scemo

Roba ‘i notte , vrigogna ‘i juornu


Il lavoro fatto di notte molte volte non è perfetto

Robba truvata unn’è arrubbata


Chi prende una cosa trovata non ruba

Rocamaterna
Requiem aeternam

Russanu e Curiglianu , terra russa e mali cristiani


A Rossano e Corigliano terra rossa e cattiva gente

Russu pilu , malu pilu


La persona dal pelo rosso è cattiva persona

- 167 -
f

S. Pietru s’à fattu prima ‘a varva sua


Pensa prima a te , poi agli altri

S.Franciscu ha dittu : prima Charitas e doppu Charitatis


Come sopra

S’à jucatu ‘a via


Non può più uscire di casa perché troppo indebitato . Ormai non
potrà più chiedere credito

S’à pigliatu ‘a manu ccu tuttu ‘u vrazzu


Si è presa eccessiva confidenza

S’è ‘mbrugliata ‘a matassa


Si sono complicate le cose

S’è cùottu ccu l’acqua sua


Si è fatto male da solo , ha imparato a proprie spese

S’è fattu acitu


Persona che comincia a guastarsi

S’è jettatu avanti ppi nun cada


Per non essere coinvolto , ha già trovato una scusa

S’è ricùotu ccu ‘na manu avanti e ‘n’atra arrieti


E’ ritornato senza concludere nulla

- 168 -
S’è vrusciatu ‘u furnu e nun fa cchiù pane ?
Non bisogna arrendersi , in qualche modo si dovrà pur fare

S’u ditti ‘i Missi a Palermiti


Le Messe gratuite sono finite , sono rimaste solo quelle a pagamento

Saccu vacanti nun sta all’impiedi


Chi non mangia non può stare in piedi

Salute e frasca , ha dittu ‘a crapa


Ci vuole la salute , ma anche il mangiare

Sancu e dinari s’u forti ari cacciari


Donare il sangue e sborsare denaro sono dure a compiersi

Sangu vo’ sangu


Vendetta vuole vendetta e i calabresi per questo sono maestri . Vedi
la voce faide

Santa Lucìa ccu l’ùocchi pizzuti , fammi truvari ‘na cosa


perduta
Filastrocca rivolta a Santa Lucìa ( Santa protettrice dei non vedenti )
per chiedere aiuto a trovare una cosa smarrita

Sapi cchiù ‘u pazzu ara casa sua ca ‘u saviu ‘ncasa d’avutri


La persona modesta conosce i propri limiti , il saccente no

Scasuni no dummannatu , è peccatu confessatu


Scusa non richiesta è peccato manifesto . ( exusatio non petita ,
accusatio manifesta )

Sciacqua Rosa e viva Agnese


Godiamo a nostre spese

Scupa e zappa nun ci s’u ppe mazza


La scopa e la zappa servono per lavorare e non come bastoni

- 169 -
Se liètica lu stuortu
Litiga per ciò che non è giusto

Secunnu lu Santu se fa la festa


Si da per quello che si riceve

Senta ‘a missa e doppu fujia


Ascolta la messa ma dopo allontanati dal prete

Senta ‘nu pisu supra ‘u stomacu


Sente il bisogno di liberarsi di una preoccupazione , rimorso

Senza mazzi si fannu i figli pazzi


Se non ci sono batoste i figli crescono pazzi , viziati

Senza sordi nun si cantanu missi


Se non hai denaro non puoi pretendere una messa - ( qui atari
servet de atare vivere debet )

Senza uogliu ‘a rota nun camina


Se non si fanno regali non si ottiene il favore

Servi e garzuni ‘n annu e nò cchiuni


Se vuoi essere ben servito non tenere il servo più di un anno

Setti misi , setti visi


Durante i primi mesi di vita i bambini cambiano aspetto

Sgarru ‘i mièdicu , vuluntà ‘i Diu


Errore di medico , volontà di Dio

Si ‘a furtuna vò , veni
Se la fortuna ti assiste un giorno verrà a trovarti

- 170 -
Senta ‘a missa e doppu fujia
Ascolta la messa ma dopo allontanati dal prete

- 171 -
Si ‘u culu trona , chiova mmerda
Alcune azioni preannunciano quelle successive

Si accussì brutta , ca quannu te viju ‘u core se fa cchiù scuru


da menzannotte
Sei cosi brutta che quando ti vedo il cuore mi si rabbuia più della
mezzanotte
Sentite che dice Filippo Eugenio Calvelli in merito alla donna brutta nella sua lirica “ Lu viernu “ :
“ …Lu viernu è bruttu assai nuce de cuollu ,
ma ‘paragune a tie lu viernu è bellu…
Chi nun te lassi mai lu tuorcicuollu ,
chi te caji lu cielu ppe cappiellu ,
chi t’agghiutti l’abissu sana sana
brutta befana…”

Si accussì passa , di palate mi spassu


Se continui così ti prendo a bastonate

Si addummani nun fa sgarru


Se chiedi non sbagli
Si all’acidu vù dari ‘na botta , t’è mangiari ‘na frisa cotta
Se vuoi dare sollievo all’acidità di stomaco devi mangiare una fresella
cotta

Si alla casa c’è lu gattu , lu sùrice sta mattu


L’autorità tiene a bada i riottosi

Si allu mutu ci cacci ‘u pani li vena ‘a parola


La necessità , il bisogno danno forza e coraggio

Si avi ogghiu ‘a lampa ‘u malatu campa , si ‘a lampa ‘ndi voli


‘u malatu mori
Se il lume ha l’olio l’ammalato ancora vive , ma se l’olio finisce
l’ammalato muore ( E’ finitu l’uogliu da lampa )

Si avissi ‘a capu duvi tiegnu i piedi , mi facissi ‘na vivuta


Il massimo dell’indolenza

- 172 -
Si di cori di fimmina ti fidi , facce ‘e paravisu nun vidi
Se presti fede al cuore di una donna , non vedrai Paradiso

Si di fungi cci s’u tracce , arrivano ‘i beccacce


Se l’anno è buono per i funghi sarà buono per le beccacce

Si dìcia ‘u peccatu , ma nun ‘si dìcia ‘u peccaturi


Si racconta un fatto , ma non chi lo ha detto

Si è ‘ranni ‘u fuossu nun stènnari ‘u passu


Se il fosso è lungo non tentare di saltarlo

Si fa ‘a carizza ara gatta , te rasc-ca


Spesso l’azione affettuosa è ricambiata con ingratitudine

Si fazzu cuoppule nascianu figli senza capu


Sono sfortunato

Si jennaru tèna ‘a cammisa , Marzu piscia di li risa


Se a Gennaio fa caldo a Marzo farà freddo

Si l’acqua forra bona nun jerra jume penninu


Se l’acqua fosse buona non si perderebbe nei fiumi : un calcio in
bocca alla proverbiale saggezza !

Si la vita jetti abbasciu , l’anima sinn’escia


Se non curi la salute , perdi la vita

Si lu viernu nun vernizza e la state nun statizza , l’annata


nun garbizza
Se l’inverno non fa freddo e l’estate non fa caldo , l’annata non
sarà ubertosa

Si mi duni stuppa , stuppa te riennu

- 173 -
Se mi fai un torto te lo restituisco

Si mi fazzu ‘a cruci mi ‘nciecu l’uocchi


Ogni cosa che faccio non mi riesce

Si mini cavuci a tutti li petri nun ti rimananu scarpi


Non puoi reagire e contestare sempre

Si mini petra nun tirari vrazza


Se commetti un’azione non devi poi nasconderti

Si nanna campava nun murìa


Ascoltare un discorso inutile

Si nun ‘si chiamatu nun ti ‘mmisc-cari


Se non chiedono il tuo intervento , non immischiarti

Si nun c’è farina nun c’è pani


Se manca la farina non c’è pane ( Panis non conficitur sine farina )

Si nun canusci l’arti chiudi putiga


Se non si conosce il mestiere si finisce per fallire

Si nun la pu’ pigliari tutta , pigliala rutta


Se non puoi avere tutto , accontentati di un pezzetto

Si nun sai natàri nun ti jettari a mari


Se una cosa è rischiosa e non la sai fare , non provarci

Si nun tieni carni , viviti ‘u brodu


Se non puoi avere il meglio , accontentati

Si nun vu’ perdari l’amicu nun lu maritari o farlu zitu

- 174 -
Se non vuoi perdere l’amico non aiutarlo a sposarsi o a fidanzarsi

Si nun c’è capu nun serva cappiellu


Se una persona non ha testa inutile perdere tempo

Si rispetta ‘u cani ppi amuri d’u patrùni


Si è gentili con il figlio per rispetto al padre

Si sa cumu si nascia , ma nun si sa cumu si mora


Non si conoscono le vicende della vita

Si scuonti ‘nu jejjiu e ‘nu lupu ammazza prima ‘u jejjiu e dopu ‘u


lupu
Spara pure all’albanese , ma lascia stare il lupo

Si sparagni a muglierta aru liettu , l’avutri si la futtanu aru


ruviettu
Se non accontenti tua moglie a letto , troverà soddisfacimento
altrove ( magari nel roseto della tua stessa casa )

Si sparti ricchizza , jungi povertà


Se dividi un patrimonio nessuno diventerà ricco

Si sta’ cittu nun fa mali a nessunu


Il silenzio è d’oro

Si stu mastru se quadìa alla fatiga fa ppe dua


Quando questo lavoratore si scalda fa per due

Si te cada ‘u dentinu cce dìcimu ‘a canzuncina


Quando ti cade il primo dente diciamo la canzoncina
E la canzoncina è questa :
Muru viecchiu e muru nuovu ,
te’ ‘u viecchiu e dammi ‘u nuovu ,
forte cumu ‘nu chiovu ,
e jancu cuomu ‘na cozza d’uovu

- 175 -
Si te muzzica ‘u sasamile curra priestu ara cannila
Se ti mozzica una salamandra , accendi le candele perché ti trovi in
procinto di morte

Si ti fa piecura ‘u lupu ti mangia


Non mostrarti docile altrimenti il forte prende il sopravvento

Si ti vù pigliari ‘na pirucca fatti prima ‘na base d’acqua


Se ti vuoi ubriacare devi prima bere tanta acqua

Si ti vu’ truvari buonu , piglia ‘u munnu cumu vene


Se ti vuoi trovare bene prendi le cose per come vengono

Si ti vu’ truvari curnutu , ‘nzurati a Gaiatu


Se ti sposi a Gagliato rischi di diventare cornuto ( ! )

Si truovi ‘nu nidu ti lu pù pigliari


I nidi sono di chi li trova ( Usi e consuetudini )

Si truovi ‘u prièviti alla casa , fatti ‘nu risu


Fai buon viso a cattivo gioco

Si unn’è zuppa è pane bagnatu


E’ più o meno la stessa cosa

Si viermi à di cacciari , agliu e menta à di strìcari


I vermi del corpo si eliminano strofinando aglio e menta

Si vo’ vida ‘a fimmina ciota , guardala ‘si mangia ara sagliuta


Se vuoi vedere una donna sciocca , osserva se mangia quando la
strada è in salita

Si vò mintiri ‘u stomacu alla prova , mangia pisci ricotta e ova


Se ti vuoi accertare se lo stomaco funziona , mangia pesce , ricotta e uova

Si vù ‘u bene penza ‘u male


Se vuoi ottenere il bene , prevedi anche il male

- 176 -
Si vù inchjari ‘u cellaru zappa e puta de jennaru
Se vuoi riempire la cantina zappa e pota nel mese di gennaio

Si vu’ ‘mmitare u miegliu amicu , carne ‘e crapa e lignu ‘e


ficu
Se vuoi invitare il migliore amico , offri carne di capra e legna di
fico
Si vu’ ‘mpoveriri manna l’omini e nun ci jiri
Se vuoi diventare povero manda gli uomini a lavorare e non
sorvegliarli

Si vu’ campàre buonu piglia ‘a vita cumu vene


Se vuoi vivere sereno piglia la vita per quella che è

Si vu’ campàri ‘npace , sienti , vidi e tace


Se vuoi vivere in pace guarda , ascolta ma taci

Si vu’ campàri assai mangia picca e camina assai


Per vivere in salute mangia poco e fai assai moto

Si vu’ minestra sapurita cocia ccu pignata ‘i crita


Se vuoi una minestra saporita devi cuocere con una pignatta di
terra cotta

Si vu’ restare giuviniellu mangia ‘spàraci e pipariellu


Se vuoi restar giovane mangia asparagi e peperoncino

Si vu’ pigliari dua rièpuli , unu fujia e l’avutru scappa


Chi troppo vuole non ottiene nulla

Si vue mo t’arricchisci fatiga quannu te ‘ncriscia


Se vuoi arricchirti lavora quando ti rincresce

Si vue ‘mparari li figli malandrini mannali alla scola e allu


mulinu

- 177 -
Se vuoi che i figli diventino smaliziati mandali a scuola e falli
bazzicare al mulino

Si ‘a‘mmidia fussa guàllara‘a gente caminassi ccu‘a carriola


Se l’invidia fosse ernia , l’avrebbero tutti

Si ‘mprestari forra buonu , tutti ‘mprestasseru ‘a mugliera


Se il prestito fosse cosa buona presteremmo le mogli
Si aprile nun fuossi dintra l’annu,nun si paterra nullu dannu
Se non ci fosse il mese di aprile non si patirebbe nessun
danno(Contraddizione dei proverbi : alcune volte il mese di aprile porta
bene , altre volte danno , altre ancora il mese potrebbe anche non
esistere (!)

Si cangi ogni mumentu fatighi assai e nun cunchiudi nente


Se cambi continuamente , lavori molto e non concludi niente

Si l’agielli canuscìanu ‘u granu , eramu tutti dijuni


Se tutti conoscessero le cose buone non resterebbe nulla

Si la jestima arrivassi lu curtiellu nun servissi


Se le bestemmie fossero efficaci non servirebbe il coltello

Si la crapa avissi vrigogna nun caminassi ccu ‘a cuda azàta


Oggi:se le donne avessero vergogna non andrebbero in giro con abiti
estremamente succinti

Si li mali se spannissiru allu sule , ugnunu se pigliassi li sue


Se i guai fossero esposti al sole , ognuno si limiterebbe a prendere
i suoi vedendo i guai degli altri ( Dice Mestastasio : Se ciascun
l’interno affanno si leggesse in fonte scritto , quanti mal che invidia
fanno ci farebbero pietà )

Si marzu nun marzìa lu massaru nun palìa


Se a marzo la stagione non è incostante , il contadino non otterrà
un buon raccolto

- 178 -
Si nun tieni nente , nente pierdi
Chi non ha niente non perde niente

Si nun ci minti l’acu cci trasa ‘a capu


Se non provvedi il problema diventa sempre più grande

Si nun vu’ guastari ‘a mandria caccia ‘a piecura rugnusa


Elimina chi contamina la compagnia(Una mala pecus inficit omne pecus )
Si ti fa monucu ‘nfiernu attizzi,‘si ti ‘nzuri ‘nfiernu abbrazzi
Se diventi frate alimenterai il fuoco dell’inferno , se ti sposi
abbraccerai l’inferno

Si voi l’aviri toi nun peri , accatta timpe , valluni e costeri


Se non vuoi disperdere il tuo patrimonio , compra rupi , colline e
coste

Si vù ‘mparari a spisi ‘i l’avutri , circa cunsigliu aru patutu


Se vuoi imparare dagli altri , prendi consiglio da coloro che hanno
sofferto , mal patito

Si vu’ gabbari ‘u vicinu azati priestu ‘a matina


Se ti alzi presto la mattina puoi fare prima degli altri
( Ut famam acquiras , festinus desere lectum )

Si vue campari sanizzu doppu mangiatu te cuorchi ‘nu muzzu


Se vuoi vivere sano dopo pranzo coricati un poco

‘Si vù campàri cent’anni pippa ‘e crita e cannella ‘i canna


Chi fuma con la pipa di creta e bocchino di canna campa cent’anni
Vincenzo Ammirà , (Monteleone 1821 -1898) ribelle e irriverente poeta vibonese , dedica alla pipa ( ‘A
pippa ) 17 ottavine , la prima delle quali dice :
… Cara , fidata cumpagna mia ,
affommicata pippa di crita
tu di chist’anima gioia , allegria ,
tu sai la storia di la vita mia ,
e nuju , nuju megghiu de tia
pe quant’è longa , quant’è pulita ;
tu m’aiutavi quando la musa
facia lu ‘ngnocculu , trovava scusa…

- 179 -
Sientu ‘u fietu d’u micciu
Sentirsi scoperti , svignarsela

Simu arrivati aru siettu


Abbiamo raggiunto il fondo , non abbiamo più risorse

Socra e nora , mala parentela


C’è odio tra i parenti acquisiti
Sordi ‘mprestàti , nimici accattati
Denaro prestato nemico comprato

Sordi portau sordi , piducchi portau piducchi


Soldi fanno soldi , pidocchi fanno pidocchi

Sparàgna ‘a vutti quannu è china , ca quannu vidi ‘u funnu


nun ti serva lu spàragnu
Risparmi quando possiedi perché quando hai speso tutto è inutile
fare risparmi

Sparagna e cumparisci
Risparmiare e fare lo stesso un buon acquisto

Sputa ca andumini
Si dice ironicamente per descrivere un fatto facilmente prevedibile

Statti allergu ! Sulu ara morte nun c’è riparu


Non bisogna mai perdersi d’animo , avvilirsi

Statti ccu ‘na signora e sia ‘na vecchia , ma ccu la villana


‘nun fari disigni
Consuma tutti i tuoi giorni nell’amore un cuore gentile , ma con la
villana non fare disegni

Statti ccu dua pèdi ‘ntra ‘na scarpa


Comportati bene , non essere rumoroso

- 180 -
Stipa ‘a pezza ppi ‘u grupu
Conserva la stoffa che ti servirà per tappare il buco

Stipa ‘u milu ppi quannu fa sidde


Conserva la mela che ti servirà per quando avrai sete

Stipa ca truovi
Conserva per il momento di bisogno

Stipati l’odiu ca ‘u mumentu arriva


Conserva l’odio perché non mancherà il momento di usarlo

Storta va , deritta vene : sempre storta nun pò jiri


Non si può essere sempre scalognati

Strata chiana non ruppi carru


La strada in pianura non rompe il carro

Strittu ara caniglia e largu ara farina


Stretto con la crusca e largo con la farina (generoso)

Strittu ara farina e largu ara caniglia


Stretto con la farina e largo con la crusca ( avaro )

Strusciu ‘i scupa nova


Scopa nuova spazza bene la polvere (Verrit humum bene scopa recens )

Stùortu o mùortu c’è arrivatu


In un modo o nell’altro ce l’ha fatta

Su parrucu nun tena puorcu , picchì chiangi ?


Non addolorarti per fatti che non ti riguardano

Su cuoppu è strittu picca rrobba trasa


Non perdere tempo con chi ha poca intelligenza

- 181 -
Sucu de petra nun jinchìu rugagnu
Impossibile cavare il sangue dalle rape , come difficile tagliare i
capelli a un calvo (Difficile est calvum evellere )

Sugnu cumu la gatta ‘ntra lu puzzu : me vuotu , me girjiu e


nente fazzu
Detto popolare di chi non riesce a uscire da una difficoltà

Sulità , Santità
E’ meglio star soli che in cattiva compagnia

Suonnu circa suonnu


Chi dorme vorrebbe dormire di più
E sulle ore del sonno , una filastrocca popolare dice :

‘ N ‘ura dorme lu gallu ;


Due lu cavallu ;
Tri lu viannante ;
Quattru l’amante ;
Cinque lu studente ;
Sie la bona gente ;
Sette lu bifuorcu ;
Ed uottu ogni puorcu .

E , ancora sul sonno questa volta inteso come sogno e speranza , Michele Pane ( Adami , Decollatura
1876 – Chicago 1953 ) , poeta che rimpiange la sua terra lontana e alla quale si ispira in molti suoi
canti sofferti , malinconici ma anche speranzosi per una aspettativa che non si concretizza , il ritorno
nella sua Adami , dice alla figlia Libertà :
… Lu suonnu arriva sempre catu catu ,
all’intrasatta , e nun vodi nullu ‘mbitu ;
rinninelluzza mia , duormi , sta’ citu ,
duormi , furestella de papà ;
cumpuortu de ‘stu core ‘ndoleratu ,
ultima mia speranza , o Libertà…

Supra lu ‘ngannature lu ‘ngannu cade


Spesso l’inganno torna addosso all’ingannatore
( Sagitta in caelum escussa in ferientem recidet )

Supra ‘a guallara ‘u carvunchiu


Essere perseguitati dalla sfortuna

Surcu cummoglia surcu


Per far fronte a una situazione difficile se ne crea un’altra

Sutta ‘a nivi pani , sutta a l’acqua fami

- 182 -
Con la neve l’anno è fruttuoso , con l’acqua è dannoso

- 183 -
g
T’à cumpratu ‘a gatta dintra ‘u saccu
Hai comprato ad occhi chiusi e ti hanno fregato

T’àju ‘mparàri e t’àju ‘i pèrdari


Ti insegno le cosa giuste , ma tu andrai via

Taglia cchiù ‘a lingua ca ‘nu curtiellu


Le maldicenze fanno più male di una coltellata

Tamàrri e caprietti sciancali allu piettu


Sfrutta fino in fondo contadini e capretti

Tanti pàmpini e poca rennita


Molta apparenza , ma poca sostanza

Tantu à grattatu ca s’è vistu l’uossu


Hai dilapidato tutto

Tantu à trunatu finu a quannu à chiuvutu


Dopo tanta attesa è successo quello che si prevedeva

Tantu è luongu quantu è fissa


Le persone alte non sarebbero intelligenti (!)

Tantu va la vummula all’acqua ca se rumpa


Tanto va la brocca all’acqua fino a quando si rompe

Tèna ‘a cuda ‘i paglia


Si scalda per niente , si offende senza motivo(apparente)

- 184 -
Tèna ‘a facce cumu ‘a gaccia
Essere smunti , macilenti

Tèna ‘a freve ‘i criscimùgnu


Ha la febbre da sviluppo ( si dice per i bambini )

Tèna ‘a licerta ‘ncuorpu


Ha la lucertola in corpo , è persona impaziente

Tèna ‘a lingua longa


Parlare soverchio e spesso in mal senso

Tèna ‘a nivi dintra ‘a sacchetta


Ha fretta

Tèna ‘a vucca duci e ‘u cori amaru


Sembra gentile , ma è cattivo

Tèna ‘i manu bucate


E’ uno spendaccione

Tèna ‘i pili aru core


E’ persona che non ha pietà , è crudele

Tèna ‘i ricchie aperte e ‘a vucca chiusa


Ascolta e non parlare (regola omertosa )

Tèna ‘na facce ‘i Pasqua


E’ persona buona , sorridente , affidabile

Tèna ‘nu diavulu ppi capillu


E’ arrabbiato

- 185 -
Tèna ‘nu pisu supra ‘u stomacu
Ha un peso sullo stomaco – Vuol dire tutta la verità che conosce

Tèna ‘u curtiellu d’a parte d’u manicu


Può imporsi , è in condizioni di vantaggio

Tèna i pedi ‘i chiummu


E’ persona lenta e prudente

Tèna quattro jirita ara frunti


Persona dalla fronte alta , quindi intelligente

Tèna Santi ‘mparavisu


Ha conoscenze e amicizie importanti

Tèna terra spasa aru suli


E’ proprietario terriero , ricco

Tènati ‘a lingua
Non parlare sconvenientemente , tieni la lingua a freno

Tènati ‘a posta
Stai calmo , per il momento non reagire

Tenìre ‘a morte ‘ncuollu


Essere prossimo alla morte

Ti s’i persu dintra ‘nu bicchieri d’acqua


Non hai saputo prendere una facile decisione . Ti sei perduto per un
niente ( In minimis periclitari )

Ti s’i tagliatu ccu ‘na pagliuzza


Ti sei perduto per niente : E’ lo stesso di : Ti sei perduto in un
bicchier d’acqua

- 186 -
Ti salutu pèdi ‘i ficu
Dire addio a una speranza

Tiempu siecuta tiempu


Il tempo insegue il tempo

Tieni ‘a minna ara vucca e chiangi


Hai quello che vuoi e ti lamenti

Tièni ‘a vucca ca te puzza de latte


Non hai pratica del mondo e vuoi intrometterti

Tieni ‘u lupu e va truvannu l’urma


Hai trovato e non te ne sei accorto( Intus habet quod poscit)

Tintu ‘u figliu ca nun senta cunsigliu


E’cattivo figlio quello che non ascolta i consigli dei genitori

Tintu chini si spoglia ‘n vivienza


Guai per chi fa donazione quando è ancora in vita

Tira cchiù ‘nu pilu ‘i fimmina ara sagliuta , ca cientu carri ara
scisa
Ha più forza un pelo di donna in salita , che cento carri in discesa

Toscia e moscia
Subito i soldi e subito la merce

Tri s’u i ricchizzi di ‘na casa : chirica rasa , petra perciata e


spaia pilusa
Tre sono le ricchezze di una casa : avere un prete in famiglia , un
bue e un mulino

Tri s’u li frati : alari , starnutiri e piritiari


Lo sbadiglio , lo starnuto e il peto sono tre fratelli innocenti

- 187 -
Tri s’u i putenti:’U Papa,’U Rre e chini nun tèna nenti
Tre persone sono potenti:il Re, il Papa e chi non ha nulla

Tricchi e tracchi tantu a parti


Dividere la posta , il bottino , l’affare

Troppi galli ‘ntra lu gallinaru


Troppe persone vogliono comandare

Truncune ‘e ficu
Buono a nulla

Truvammillu ‘nu maritu , jancu , russu e sapuritu , truvammillu


tali e quali cumu ‘e ttìa Santu Pasquali
Breve filastrocca rivolta a San Pasquale di Baylon , Santo bello e
protettore delle donne , affinché interceda nella ricerca di un saggio
e bel marito

Truvari ‘a pezza a culuri


Trovare scuse

Tuccàri ‘u cuscinutu porta furtuna


Toccare il gobbo porta fortuna

Tutte ‘e petre s’u bone ppi ‘a fràvica


Ogni pietra può essere utile per la costruzione

Tutte le vuci nun s’u nuci


Non tutto ciò che si dice è vero

Tutti i gusti s’u gusti


Ad ognuno piace una cosa diversa

Tutti i pazzi nun s’u aru manicomiu


Si incontra gente che dovrebbe stare chiusa in manicomio

- 188 -
Tutti i pensieri lassa e lu tua teni
Lascia tutti i pareri degli altri e tieniti i tuoi

Tutti i pulici tenanu ‘a tussa


La pulce non ha tosse e nel senso figurato sta a indicare un persona non
idonea a parlare o agire e che invece parla o agisce a sproposito

h
U riali mora aru ‘spitali
La persona leale muore povera all’ospedale

U riccu puru aru ‘nfiernu trova ‘a seggia


La persona ricca pure all’inferno trova la sedia comoda

Uffa !
Sono seccato , non ce la faccio più

Una ne fa e cientu ne pensa


E’ irrequieto , per ogni cosa che fa , già ne pensa altre cento

Una ne paga cientu


Una colpa viene spesso punita anche per le altre che erano rimaste
senza castigo

Unn’ammuttari lu ciucciu allu penninu


Non insistere più , fermati

Unn’è carne ppi i denti tua


Non perdere tempo per un desiderio impossibile

Unn’è lignu ‘i Crucifissu

- 189 -
Non è persona affidabile

Unn’è oro tuttu chiru ca luce


L’apparenza inganna

Unn’è tuttu oru chiru ca luci e unn’è tuttu veru chiru ca si


dìcia
Non è tutto oro ciò che luccica e non è tutto vero ciò che si dice

Uòcchi ara vièrtula


Attenti al portafoglio

Uocchi e minni toccali ccu li pinni


Occhi e seno toccali con delicatezza

Uocchiu ca nun vida , cori ca nun dola


Lontano dagli occhi , lontano dal cuore

Uocchiu mancu core francu ; uocchiu dirittu core affrittu


La trepidazione dell’occhio sinistro porta bene , quella dell’occhio
destro porta male

Uominu ‘ntramatu lascu


Persona inaffidabile , debole

Uomu ‘i vinu nun vala carrinu


L’ubriaco non vale niente

Uomu covatusu
Uomo deteriorato come l’uovo che non è più buono

Uomu sbanu è malu cristianu


Stai lontano dall’uomo che non gli cresce la barba

- 190 -
Uomu senza casa e senza uortu è uomu muortu
Chi non ha casa e orto è uomo morto

Uomu superbu smerdìa giammèrga


L’uomo superbo deturpa la propria stima e quella del suo ceto

Uovu cacatu vale ‘nu ducatu


L’uovo fresco , appena nato , vale molto , vale un ducato

‘U forgiaru allunga ‘u fierru , ‘u mastru d’ascia accurcia ‘u


lignu
Il fabbro allunga il ferro , il falegname accorcia il legno
Questi che seguono sono i versi dell’allora giovane Antonio Chiappetta (pseudonimo Vi-gabbo ) intitolati
A ‘na capu tosta e , di seguito , alcuni versi della sua opera Jugale nella quale racconta gesta ,
fatterelli e aneddoti stravaganti e gustosi che hanno avuto successo nella fantasia popolare . A dire il
vero , antecedentemente al Jugale , simile personaggio idiota e geniale , era già presente nella memoria
del tempo mitico del “ c’era una volta “ con la fiaba calabrese Jofà , che certamente il giovane
Chiappetta conosceva e che ha arricchito . Peccato che , come diceva Michele De Marco ( Ciardullo )
nella sua prefazione alla III Edizione del Jugale del 1966 , il poeta “dopo il successo festoso ,
completo e incontrastato , egli , di proposito e con tenacia resistente ad ogni sollecitazione o persuasione di
amici , abbia voluto abbandonarla ed in maniera definitiva . “
…Cu nu martiellu vatta lu furgiaru
‘nsina chi ‘u malu fierru s’addirizza ;
e tuppi tuppi funna lu gucciaru
tantu chi ‘a petra tosta se scannizza…

e nella presentazione di Jugale si intuisce dai versi che seguono che il personaggio l’aveva
conosciuto in libreria ( Jofà )
… Duv’era natu nullu canuscìa :
iu sulu truvai li ‘ncartamenti
dintra ‘n’antica e vecchia libraria ,
e li puozzu mustrare a tutte ‘e genti ,
nu fogliu parra chiaru , a la cadenza :
Jugale natu propriu intra Cusenza…

‘U ‘mmitari è usanza , ‘u pigliari è mala crianza


Invitare è usanza , pigliare o toccare è cattiva educazione

‘U ‘mmitatu nun po’ ‘mmitare


Chi è stato invitato non può invitare

‘U ‘mpaccieru mora ccu lu vestitu ‘ncuollu


L’impiccione muore col vestito addosso , cioè ammazzato

‘U ‘ngannu fravica ruvine

- 191 -
Chi inganna costruisce la propria rovina

‘U ‘ntinnu di sordi ‘u sèntanu puru i surdi


Anche chi è sordo sente il tintinnìo del denaro

‘U bene si fa cercari , ‘u male si fa truvari


Il bene devi cercarlo , il male arriva non richiesto

‘U bisuognu te ‘mpara la via


Il bisogno indica la strada da percorrere

‘U buonu massaru a Sant’Indria à siminatu


Il bravo agricoltore per il giorno di S.Andrea ha già seminato

‘U cane d’a chianca trova sempri l’uossu


Il cane della macelleria sa come cibarsi

‘U cane muzzica ‘u strazzatu


I guai arrivano a chi già ne ha

‘U capu d’u viernu è ‘u misi d’agustu


Il mese di agosto prepara già l’inverno

‘U carvanaru porta bona nova allu patruni


Il calabrone porta la fortuna in casa

‘U castagnu s’abbàuza alla luna de jennaru


Il castagno si incide alla luna del mese di gennaio

‘U catu scinna ririennu e saglia chiangiennu


Il secchio scende vuoto e risale con fatica pieno d’acqua

‘U cavaddru d’a comunità mora di sidde


Il cavallo della comunità muore di sete perché nessuno lo accudisce

- 192 -
‘U cchiù sanu tena ‘a guallara
Si dice quando ci si trova presso una famiglia dove tutti si
lamentano o sono ammalati

‘U cecatu penza malignu


Il pensiero del cieco è cattivo (!)

‘U ciciaru supra ‘u tammurru


Non darti importanza

‘U cirviellu è ‘nu velu di cipulla


L’intelletto dell’uomo è fragile come il velo della cipolla

‘U ciucciu all’iertu , l’uomu allu penninu


L’asino si giudica in salita , l’uomo nelle situazioni difficili

‘U ciucciu ca mangia ficu ‘i lassa quannu mora


L’asino che mangia fichi non li lascia se non quando muore . E’ una
variante di : viziu ‘e natura finu ‘a morte dura

‘U ciucciu quannu raglia vo’ paglia


Anche il somaro quando deve mangiare protesta

‘U ciucciu raglia , l’uomo rinninìa e ‘a fimmina canta


Quando ha fame l’asino raglia , quando l’uomo è innamorato gira e
quando la donna canta vuole marito

‘U ciucciu viecchiu mora ‘mmanu ari fissa


L’asino vecchio muore in casa dello stupido. Nel senso traslato :
sbrigati a vendere e concludere un affare difficile , altrimenti non avrai
nessuna altra possibilità .

‘U còri nun ‘si cummanna


In tutti i dialetti : al cuore non si comanda

- 193 -
‘U cravunaru si tingia
Chi traffica in faccende losche si sporca

‘U cuntanti è natu doppu ca è morta ‘a credenza


Il credito è morto : bisogna pagare in contanti

‘U diavulu cci minta ‘a cuda


Il diavolo mette la sua impronta in ogni cosa

‘U diavulu e l’acqua santa


Siete fatti per non andare d’accordo

‘U diavulu nun tèna piecura e va vinniennu lana


Far fronte a impreviste difficoltà

‘U dittu è Vangelu
Il proverbio è Vangelo

‘U ficu è cucca , chini l’acchiappa s’ammucca


Il fico è buono e ognuno vorrebbe mangiarlo

‘U fuocu nun vruscia dote


La dote non si può bruciare , né sperperare

‘U gabbu coglia e ‘a jestima nò


La derisione dà più dolore della bestemmia

‘U gallu à cantatu , ma ppi mmìa unn’è juornu


E’ arrivato per me un brutto giorno

‘U gelusu mora curnutu


Chi opprime per gelosia finisce per essere cornuto
La gelosia è passione predominante nel nostro popolo .

- 194 -
Un canto popolare anonimo dice :

Sugnu tantu gelusu , si sapissi !


Nun vorra chi ccu mammata parrassi ;
nun vorra chi lu suli te vidissi ;
nun vorra chi ccu l’acqua te lavassi ;
nun vorra chi allu specchiu te mirassi .
Lu specchiu tradituri te ‘ngannassi !
Nun vorra chi alla Ghiesia mancu jissi ,
‘ncunu Santu de tia si ‘nnammurassi .

‘U giudiziu è de l’uomu , ‘a fatiga è d’u ciucciu


L’uomo lavora con l’intelletto , l’asino con il corpo

‘U grassu escia di fora


Quando l’abbondanza è eccessiva , tracima

‘U guappu d’a galera si nne prejia


Il guappo che sta in galera si vanta della propria condizione di
detenuto
Una canzone di detenuto di provenienza Acrese così dice :

“ Staju ‘ngalera ‘mmita e un mi nne pientu


Staju ‘ngalera ‘mmita e mi nn’avantu .
‘Nu guappiciellu me cacciau ‘nu dente
e l’ha pagata e l’ha chianciutu tantu .
Haju distruttu ad illu e alli parenti
de ‘u sangu luoru mi fici ‘nu mantu . “

‘U guappu more ppe manu d’u putrune


Il gradasso spesso è ucciso da un poltrone

‘U guvernu ne paccarija
Il governo ci fa soffrire la fame

‘U juocu è ‘nu pocu , ‘a risa è ‘na prisa


Poco gioco e risate perché ogni gioco dura poco
( Ludus bonus non sit nimius )

‘U juocu è fuocu
Il vizio del gioco brucia come il fuoco

‘U lassatu è perdutu , ‘u pigliatu è guadagnatu


Ciò che si lascia è perduto , quel che si prende è guadagnato

- 195 -
‘U latru nun duna fidi aru fidatu
Il ladro sospetta delle persone oneste

‘U liettu è di rosa si nun si dorma si riposa


C’è sempre un buon motivo per stare a letto
Sentite questo canto che parla di letto e profumo di rosa :

… Susate bene mio , susate susa


di chistu bellu liettu chi riposi ,
apera sti finestre chi su chiuse
quannu sientu l’adduru di li rose .
Illa , la mariola , me respuse :
‘s’ adduru lu mannu ju , ma no le rose…

‘U lignu puru si è stuortu manna ‘u fuocu dirittu


La legna anche se storta manda il fuoco diritto

‘U lupu perdi ‘u pilu ma nò ‘u viziu


Il lupo perde il pelo ma non il vizio ( Lupus pilum mutat , non
mentem )

‘U malu jornu porta male nuttata


Spesso chi nasce sfortunato fa una triste fine

‘U mangiari senza vìvari è tronàri senza chìovari


Mangiare senza bere è come tuono senza pioggia

‘U maritu caccia ‘u quatru , ‘a mugliera ‘u chiovu


Coppia di spendaccioni

‘U matrimoniu sulu ‘a morti ‘u scucchia


Detto antico non più vero per via del divorzio !

‘U mele porta musche


Quando una cosa attrae arriva la folla

- 196 -
‘U miedicu cura ma ‘a natura guariscia
Il medico cura ma la natura sana ( Medicus curat , natura sanat)

‘U miegliu mièdicu è Diu


Il vero medico è Dio

‘U mièrcuri jetta fora ‘a simàna


Quando arriva mercoledì la settimana può dirsi finita ( ! )

‘U misali jancu nun fa signora


Non basta una tovaglia bianca per essere chiamata signora

‘U muortu tèna sempre tuortu


Il morto ha sempre torto perché non può più rispondere

‘U murtaru puzza sempri d’agliu


I vasi conservano l’odore del primo contenuto
( Sapiunt vasa , quicquid primum acceperunt )

‘U Patreternu chiuda ‘na porta e rapa ‘nu purtuni


Se Dio ti toglie una cosa poi ti dà altre possibilità

‘U Patreternu manna pane a chini nun tena dienti


Dio manda cose buone a chi non può godersele

‘U Patreternu t’à mannassi bona !


Che Iddio ti aiuti !

‘U pattu va onuratu
I patti vanno rispettati ( Pacta sunt servanda )

‘U patutu ‘ni sa cchiù d’u mièdicu


L’ammalato spesso ne sa più del medico

- 197 -
‘U piaciri d’u ciucciu è la gramigna
Si dice per evidenziare cattivi gusti

‘U picca aggiova
Non esagerare fa bene

‘U piecuru nascia curnutu e mora ammazzatu


Si dice per i destini peggiori

‘U pieju castigu è l’abbannunu ‘i Diu


Il peggior castigo è essere abbandonati da Dio

‘U pieju è ‘nu puzzu senza funnu


Al peggio non c’è mai fine

‘U pisci puzza d’a capu


(Piscio fetit a capète) La colpa è sempre di chi comanda

‘U povariellu mangia pane e curtiellu


Il povero mangia pane senza companatico

‘U poveru ‘mpigna
Chi è povero è costretto a impegnare anche la sua povertà

‘U poveru e ‘u malatu s’u jsciuti d’u parentatu


Il povero e l’ammalato non sono curati dal parentato

‘U poveru nun tèna parola


Al povero non si dà ascolto

‘U prièviti tèna ‘na manu longa e una curta


Il prete non da nulla e prende tutto

‘U primu pensieru è benedittu

- 198 -
La prima idea di una cosa da farsi è benedetta

‘U prisuttu è ‘na rutta


Quando apri il prosciutto si consuma tutto

‘U puorcu sonna glianne


Si dice di persone che fanno sempre le stesse cose

‘U puzzu è funnu e ‘a corda è curta


Non avere i mezzi per fronteggiare il bisogno

‘U re t’u pigli cum’è


Non lasciare mai la presa con il re

‘U riccu mangia quannu vò , l’affrittu quannu po’


Il ricco mangia quando vuole , il povero quando può

‘U riccu more cuntientu


Il ricco muore contento perché lascia l’eredità

‘U riccu si sceglia ‘a seggia


Chi può , sceglie il meglio

‘U rièpulu adduvi nascia , mora


La lepre dove nasce , muore

‘U risparmiu è guadagnu
Saper risparmiare fa guadagnare

‘U ruttu porta ‘u sanu


Spesso chi sta male aiuta la persona sana

‘U sabatu si chiama allegracòri ppi chini tèna beddra ‘a


mugliera
Il sabato è un giorno allegro per chi possiede una bella moglie

- 199 -
E’ un verso – proverbio la cui paternità è affidata a Michele De Marco ( Ciardullo ) , tratto dalla poesia
‘U pecuraru , ma questi versi sono molto simili a quelli precedentemente scritti dal poeta – scrittore
Vincenzo Padula , da Acri ( 1819-1893) , prete liberale , che dal 1848 insegnò al Liceo Vittorio Emanuele
di Napoli ed ebbe tra i suoi allievi Nicola Zingarelli (che diventerà grande filologo e critico letterario )
e Salvatore Di Giacomo ( che diventerà protagonista del verismo , grande poeta e scrittore . Il Padula
collaborò con Di Giacomo sia nel giornale letterario Il liceo , sia alla stesura della prima novella di
Salvatore Di Giacomo La bellissima – Fantasia Medioevale . )
I versi del Padula della poesia sul pecoraio sono questi :
‘U pecuraru è comu ‘nu sumieru ,
ed allu liettu non ssi sa curcari :
quandu mindi la capu allu spruvieri
ssi cridi ch’è a lu zierru d’u pagliaru ;
quandu mindi la capu a lu cuscinu ,
ssi cridi ch’è lu trastrinu du pani ;
quannu tocca li minni alla mugliera ,
ssi cridi ch’è la piecura allu vadu

‘U saccu d’u latru nun si jnchia mai


Il sacco del ladro non si riempie mai

‘U sapiri si perdi ccu ‘a mala sciorti


Contro la fortuna il sapere non vale

‘U saviu stà cittu , ‘u fissa parra


Il saggio pensa , medita , lo stolto parla a vanvera

‘U scartu è a dinari
Al palo di denari è lo scarto , cioè agli interessi

‘U Signori fici lu poveru e lu riccu


Dio creò il ricco e il povero .
E’ il proverbio che evidenzia la rassegnazione di fronte alla diversità della propria condizione sociale .
Dio crea il bianco e il nero , e alla nascita sono tutti uguali , non fa distinzione : è l’uomo che di
questo segno distintivo se ne appropria .
‘U sparagnatu aru diavulu è datu
Ciò che si risparmia se lo spende il diavolo

‘U sparagnu unn’è guadagnu


A volte quando si risparmia si fa un cattivo acquisto

‘U spiertu prièdica cuviertu aru fissa ca sta sutta l’acqua


Chi non ha problemi predica a chi patisce

- 200 -
‘U spiluòrciu se lamenta de chiru ca nun tene
All’avaro manca sia ciò che possiede che quello che non possiede (
Tam deest avaro quod non habet quam quod habet )

‘U spinnu d’u poveru nun tena luce


La speranza del povero non vede mai la luce

‘U spinnu d’u poveru s’u mangia ‘u vientu


La speranza del povero se la porta via il vento

‘U spuriu è furtunatu e sumiglia aru patru


Il figlio illegittimo è sempre fortunato e somiglia al padre ( ! )

‘U stupidu si canuscia allu risu


La persona sciocca si riconosce dal riso(In risu agnoscitur fatuus ) (
Risus abundat in ore stultorum )

‘U sularignu unn’è buonu mancu ppi ‘u Paravisu


La persona sola non è ben vista nemmeno in Paradiso

‘U suli chini vida scarfa


Il sole riscalda chi sta sotto i suoi raggi . Se vuoi avere fortuna devi
metterti in condizione di essere notato
Non è scaldato dal sole e né vede la luna ; non vede il suo paese e nemmeno il suo amore , il
carcerato di un canto popolare , citato anche nel “ Canzoniere Italiano “ curato da P.P.Pasolini , che così
dice :
… “ Carceri funnu , cuncavata tana ,
ogn’omu chi cce ‘ncappa s’abbannuna !
Si fravicatu a ‘na parte stramanu ,
chi nun ce passu mancu li cursuni !
Vorra sapire quantu su luntanu
de lu paise mio , de lu mì amure !
M’àu strapunutu a ‘nu scuogliu de mare
duve nun vatte né sule né luna…”

‘U suli e ‘a morte nun ‘si guardanu ‘nfacce


Il sole e la morte non si possono guardare in faccia

‘U suvierchiu rumpa ‘u cuvierchiu

- 201 -
Il superfluo arreca solo danni

‘U tacchiune chiangia ppi l’arvulu malatu


Il ramo patisce le conseguenze per l’albero ammalato
Le colpe dei genitori talvolta le pagano i figli

‘U tamarru è curmu di limarra


Il villano , per l’attività che svolge , è sempre sudicio

‘U tirapede mora piducchiusu


Lo strozzino muore pieno di pidocchi

‘U tamarru è curchiulusu gordinatu di natura , di la naca a lu


tavutu sempre ‘a corchia dura
Il contadino è rozzo disordinato per natura , dalla culla alla morte resta
sempre persona rozza ( rustica progenie semper villana fuit )

‘U varviere ti fa bellu , ‘u vinu guappu e ‘a fimmina fissa


Il barbiere ti fa bello , il vino ti fa audace , la donna ti raggira

‘U veru jocatùri di trissetti piglia e torna


L’abile giocatore di tressette fa la presa e torna allo stesso seme

‘U viernu arriva ppi i mali vestuti


L’inverno è freddo per chi non ha come coprirsi

‘U vinu buonu minta sangu


Buon vino fa buon sangue (Vinum bonum laetificat cor hominis )

‘U vinu buonu nun se fa acitu


Il buon vino non diventa aceto . Un altro proverbio dice che il buon
vino diventa aceto (!)

‘U voj chiama curnutu ‘u ciucciu


Dare agli altri i propri difetti

- 202 -
‘U bene d’u patruni è cumu ‘u vinu d’u fiascuni
Il padrone ti vuole bene fino a quando rendi
Il ricco , il proprietario , il padrone hanno sempre sfruttato i poveri , i servi e i contadini . Spesso con
soverchieria , con prepotenza che non avevano ragion d’essere .
Su questo atteggiamento , un canto popolare in dialetto monteleonese , tra il serio e il faceto , dice :
“ Arzira ‘nta la chiazza
vitti ad unu ccu ‘na varvazza ;
jeu ‘nci dissi : Bon giornu , gnuri .
Mi jettàu ‘nu buffettuni .
Jeu ‘nci dissi : Pecchì ?
Mi ‘ndi jettàu ‘n atri tri .
Quandu vitti ‘a mala pigghiata ,
mutavi strata .
Ilu vinni e m’arrivau
‘n’atri quattro mi ‘ndi jettau “…

‘U cinqu jènnaru l’animali pàrranu e alle funtane curra ùogliu


Fantasia popolare vuole che a mezzanotte della vigilia dell’Epifania gli
animali parlino e dalle fontane scorra olio

‘U cirogginu si struda e ‘a prucissioni nun camina


Perdere tempo

‘U cusituri ‘nfila piducchi


Il sarto guadagna poco

‘U ferramentu fa l’uomu valentu


L’attrezzo rende l’uomo capace

‘U focu cchiù ranti è quannu perdi l’amanti


Il dolore e la rabbia più grande si ha quando si perde l’amante

‘U malufierru sinni va ccu la mola


Se la lama non è buona non taglia

‘U mastru d’ascia lignu alliscia , ma la vurza tèna liscia


Il falegname lavora il legno ma è sempre senza soldi

‘U Pedacisi ca unn’ arrobba è malatu


Il Pedacese che non ruba non lo fa perché impossibilito

- 203 -
‘U piaceri d’u ciucciu è ‘a gramigna e chiru d’u cavaddru
l’erva longa
Il mangiare che piace all’asino è la gramigna (triticum repens ) ,
quello del cavallo è il fascione d’erba lunga

‘U prièviti ‘i Cervicati è jiutu ppi fùttari e è rimastu fricatu


Nel senso traslato : il furbo spesso paga le spese per la sua
furbizia

‘U quadararu sceglia ‘u postu duvi mìntari ‘u manicu


Chi comanda fa quello che gli piace

‘U riruògiu miu camina arrieti


Invece di andare avanti , vado indietro , sono sfortunato

‘U Sangiuvanni si rispetta ppi setti generazioni


Il compare va rispettato per sette generazioni

‘U scarpàru taccu ticchia , ma è sempri poveru e mai riccu


Il calzolaio ripara tacchi , ma è sempre povero e mai ricco

‘U Signuri castiga puru ‘i sua


Quando sbagliano , il Signore punisce pure i suoi fedeli

‘U spinnu è ‘u pani d’i poveri


La speranza è il pane dei poveri

‘U strippàru ‘na notti sta allu liettu e cientu allu pagliaru


Il pastore sta una notte a letto e cento notti nel pagliaio

- 204 -
‘U veru amicu è chiru ca ti duna mezzu ficu
Il vero amico è quello che divide con te anche un fico

‘Unn’era previstu aru calennaru


Accaduto imprevedibile

- 205 -
i
Vaju arrieti cumu ‘u curdaru
Invece di andare avanti vado indietro

Vaju ppi truvari grazia e truovu giustizia


Cercavo comprensione e ho trovato punizione

Vala cchiù ‘n amicu ca cientu ducati


Proverbio ricordato in tutti i dialetti italiani : è più prezioso un amico
che cento ducati

Vali cchiù ‘na bona parola ca centu lignate


E’ piu efficace parlare che picchiare

Vannu ‘i pilu
Vanno d’accordo , c’è complicità

Varrili , varrilottu ‘u tria vincia l’ottu


Chi raggiunge otto punti a scopa spesso perde la partita

Vàsciami ‘u gradu e àzami ‘a misata


Abbassami il grado e alzami lo stipendio

Vàttere ‘a capu muri muri


Non riuscire a ottenere qualcosa

Vattiatu ‘e vennari
Battezzato di venerdì , giorno sfortunato

Venimu allu nuostru


Veniamo a noi , alla parte essenziale del nostro discorso e non
perdiamoci in parole inutili

- 206 -
Viata chira porta duvi escia ‘na figlia fimmina morta
Felice quella famiglia donde esce una figlia femmina morta ( ! ) Nel
mondo contadino pur di non perdere la terra che si doveva dare in
dote alla figlia femmina , si augurava la morte !

Viatu a tìa !
Beato te che te la godi e le cose ti vanno a gonfie vele!

Vicinu mi , specchiali miu


Il vicino di casa è il mio specchio : sa tutto di me

Vidi ‘u pilu ‘ntra l’uocchi ‘i l’avutri e nun vidi ‘a travi ‘ntra


l’uocchi tua
Accorgersi dei piccoli difetti degli altri e non volersi rendere conto
dei propri grossi difetti

Vientu ‘i fessura porta l’uomo ‘nseportura


Gli spifferi di vento fanno male alla salute

Viju la via e nun pozzu caminari


Vedo la soluzione , ma sono impedito

Viju ‘a petra ‘i l’avutri galliare e ‘a pinna mia jiri a funnu


Le pietre degli altri galleggiano e la mia piuma annega

Vinu e sigarette fannu male ara salute e ara sacchetta


Il vizio del fumo fa male alla salute e alla tasca

Vinu viecchiu e uogliu nuovu


Il miglior vino è quello vecchio,l’olio migliore è quello dello stesso
anno

Vinu , tabaccu e cunnu caccianu l’uomu di lu munnu


Vino , fumo e donne consumano l’uomo

- 207 -
Visciddrà
Esci da lì , vai fuori , vai via

Visignanisi , setti visi


I Bisignanesi sono falsi e fanno sette facce

Visita rara tènila cara


Chi non ti infastidisce con continue visite a casa è persona
rispettosa e devi tenertela amica

Viva acqua e mangia carduni


Per essere in forma bevi acqua e mangia cardi

Viziu ‘i natura finu ‘a morte dura


L’abitudine congenita dura fino alla morte

Vo’ paglia ppi cientu cavaddri


E’ arrabbiato , molto arrabbiato

Volire d’ogni agiellu ‘na pinna


Essere donnaioli

Vucca china nun parra


Chi ha la bocca piena non può parlare

Vucca vasata nun perde ventumata


Bocca baciata non perde reputazione

Vuogliu aiutu e tu mi dùni cunzigli


Ho bisogno di aiuto concreto e invece mi dai consigli

- 208 -
m

Zappa ‘a terra tua , chianta spine a chire ‘e l’avutri


Coltiva la tua terra , non lavorare nella terra degli altri

Zappari ‘i fimmina,arari ‘i vacca,amara ‘a terra ca ci ‘ncappa


La terra lavorata da donna e da mucca non dà buoni frutti

Zita vasata nun perda ventura


La fidanzata baciata non perde l’onore . E’ una variante di pizzichi e
vasi nun fannu pertugi

- 209 -
`tÄ| W|àà|

- 210 -
…Brutta , litrara , lisciotta , sgarbata ,
anchella , culimuscia , subberviuta ,
sientite nzuoccu scriva sta pinnata .
Jatifetente cchiù assai de la ruta ,
vucchistorta , bagascia , sularina ,
ccù dulure ricogliete st’esciuta .
Pattèra , ruffiana , panzachina ,
diffuffata , spilorcia , minzunara ,
pigliate ppe garofalu sta spina .
Uocchi sgallata , sghiangata , magara,
sgraziata , brutta tutta , tignusazza ,
è junta l’ura e jire tara para…

( da “ La depravata “ di Francesco Notti


da Grimaldi – Tipografia Municipale
di Cosenza - Anno 1872 )

“ …Uh , chi te via cecatu , surdu e mutu !


Uh , chi te via ppe sempre spurtunatu !
E chi alli turchi pue te via vinnutu
e pozze stare sie mise malatu !
Chi te via fattu minutu minutu ,
cuomu quannu s’adaccia lu salatu !
Chi te pozza trovare verminusu
facce de ‘nfranziatu chiattillusu…”

( da ‘u mumuriale di “ ‘mbriga de li studienti “


di Ignazio Donati )

- 211 -
- 212 -
T
A cacarella nun ci vò culu strittu
Occorre favorire gli eventi quando sono necessari

A dispiettu de muglierma me tagliu li cugliuni


Altro proverbio diffusissimo : faccio male a me stesso pur di nuocere
agli altri

Amicu , amicu , amicu ‘u cazzu


Provare delusione per un’amicizia

A quannu a quannu
Ce l’ho fatta appena appena , a stento

A ‘nu parmu d’u culu miu , futti ccu chini vu’


Fai quello che vuoi , ma non coinvolgermi

Anca di cane
Si dice così per indicare persona cattiva, malvagia

Ara casa ‘i l’avutri vasa ‘u culu puru aru purtulanu


Nella casa degli altri porta rispetto anche al portinaio

Ara facce tua


Alla faccia tua , per dispetto

Ara sissantìna lassa ‘u cunnu e piglia ‘u vinu


A sessant’anni lascia le donne e prendi il vino (!)

Ara squagliata d’a nivi si vidanu ‘i strunzi


Quando la neve si scioglie compaiono gli stronzi

- 213 -
Ari gagli
Brindisi diretto alla parte posteriore del corpo

Aru malu chiavaturi ‘i pili ‘li dunanu ‘mpacciu


Chi non fa bene una cosa trova sempre una scusa

Avissi ‘i jettari ‘u sangu


Che tu possa buttare il sangue , morire per emottisi

Azati culu e servati patruni


Fai da solo , arrangiati

‘A fimmina ccu la fissa ci cumpra lu pani,’u masculu ccu lu cazzu


ci mora di fami
Con il proprio sesso la donna campa e l’uomo con il suo muore di fame

‘A fissa ‘i suorta
Ingiuria destinata al pettignone della sorella

‘A gallina fa l’uovu e aru gallu li vruscia ‘u culu


Io produco , lavoro e tu ti lamenti

‘A mmerda cchiù ‘a riminij cchiù puzza


Più a lungo dura una sconcezza , peggio è

‘A patissa chiangìa ca ‘u vulìa cchiù gruossu


Essere sempre insoddisfatti

‘A quazata ‘li va stritta


La scarpa gli va stretta . Metaforicamente : la situazione nella quale
si trova non è buona

‘A scusa d’u piritaru è ‘a tussa


Chi scorreggia cerca di trovar riparo dicendo che il rumore era dovuto a un
colpo di tosse

- 214 -
‘A vrachetta nun tèna rispettu
L’eccitazione non rispetta

‘A fissa ‘i mammata
Ingiuria destinata al pettignone materno

‘A ricetta d’u cazzu unn’è ‘u brodu ma ‘a carne


L’uomo desidera la donna

‘A vecchiaia fa pèrdari l’arrittu e nò ‘u chiuritu


La vecchiaia fa perdere le forze ma non le passioni
E della sustaria , angustia per la perdita delle forze fisiche , mentre quelle sessuali ancora riposte nel
cervello permangono , ne parlo in una mia poesia ‘ A visita , (Cantu ‘ntuossicatu , Rubbettino Editore
,2006 ) , che così dice :
“ Duttu’ , mò spiccia ‘n annu
ca nun mi vivu birri ,
mi tremanu li cerri :
cchid’è , ‘u parchinsonnu ?

Signu cadutu ‘nterra


e nenti m’arricuordu ,
mangiu e mi riscuòrdu :
cchid’è l’alzaimerri ?

Lientu tiegnu ‘u puzu ,


‘a ‘ntisa s’è vasciata ,
‘a vista sinn’è juta :
cchid’è , forsi m’à quazu ? “

Sapiti cchi m’à dittu ?


“ Unn’èssari sustusu ,
ppi ttìa s’e cunchiusu
‘u tiempu di l’arrittu ! “

- 215 -
V
Caggìula aperta , acieddru muortu
Gabbia aperta , uccello morto . Si dice per indicare l’abbottonatura
dei pantaloni aperta

Calavrisi e muli nun piscianu mai suli


I muli e i calabresi sono testardi

Cani e figli ‘i puttana lassanu ‘a porta aperta


I cani e i maleducati lasciano la porta aperta

Cazzu arrittatu nun canuscia parentatu


..Ventre affamato non ascolta nessuno (Venter famelicus auriculis
caret)

Cazzu e cucchiaru
Si dice di persone che stanno sempre insieme

Cchi minna c’à truvatu !


Che fortuna che ti è capitata !

Cci vo’ penzare ‘u cuoddru stuortu d’a Riforma


Che tu possa essere maledetto dal Cristo della Chiesa della Riforma
di Cosenza

Ccu l’erva molla tutti si stujanu ‘u culu


Tutti si approfittano dei deboli

Cerca de jire a fare ‘nculo


Non mi seccare , vai via , vai all’inferno

Che di tìa si nne pirdissi ‘u stampu


Che della tua figura non si possa avere più ricordo

- 216 -
Chi ti vo’ vinìri ‘nu cancaru malignu
Senza scampo la bestemmia : si sottolinea il maligno

Chi ‘si vo’ struda l’uogliu d’a lampa d’a razza tua
Che tu possa morire insieme a tutta la tua razza

Chi vu’ passari ‘na mala Pasqua


Che tu non possa risorgere nemmeno per la Santa Pasqua
Analoga bestemmia manda Santuzza a Turiddu nella “Cavalleria Rusticana” di Pietro Ma scagni (A tìa ‘na mala
Pasqua)

Chi avissi ‘i sèntari ccu ‘na trumma


Che tu possa diventare sordo

Chi avissi mangiari ‘i ‘nu fiancu


Che tu possa essere alimentato per via diretta allo stomaco

Chi avissi spennari i sordi sulu ppi medicine


Augurare cattiva salute

Chi cci vu’ rimana ‘mpintu


Che tu non possa più tornare , che tu possa morire

Chi nun putissi stutàri ‘na luce ccu ‘nu mantu


Che tu non possa avere la forza di risolvere qualsiasi problema

Chi nun t’avissi ‘i vìdari cchiù bene


Che ti possano andar male tutte le cose

Chi nun vulissi mai truvari abbientu


Che tu non possa mai trovare pace

Chi puozzi murìri ppe purga ‘e sancu


Che tu possa morire per emorragia mestruale

- 217 -
Chi s’avissi di fàri vinu sulu ppi ‘a missa
Imprecazione della moglie dell’ubriacone

Chi t’à vu’ quazari


Che tu possa sparire con la morte

Chi t’è mmuortu


Bestemmia ai morti

Chi t’è muortu e stramuortu


Bestemmia a morti recenti e quelli storici

Chi te pozza fare ciancu


Che tu possa strozzarti ( ciancu : nodo alla gola )

Chi te via fattu minutu – minutu


Che tu possa essere tagliuzzato a pezzi sottilissimi

Chi te vìa grastatu !


Possa vederti evirato (E ’imprecazione volgare , dice Luigi Accattatis )

Chi te via niura


Che possa vederti vestita a lutto

Chi te vìa pezziàtu ‘i cca a due uri


Che ti veda fatto a pezzi da qui a due ore

Chi te via zoppa e ciunca e guercia e surda e muta


Un insieme di maledizioni ! Zoppa , cionca , guercia e sordomuta

Chi te viegna ‘na peste


Che tu possa diventare un appestato

- 218 -
Chi te vo ‘njelare ‘u sancu
Che tu possa avere tanto dolore e spavento da non poter fare
circolare il sangue

Chi te vo’ chiavàre ‘n anticore


Che ti possa cogliere un aneurisma

Chi te vo’ vìniri ‘u capugattu


Che tu possa avere lo stranguglione

Chi te vo’ vinìri ‘u giallure


Che ti possa colpire l’itterizia

Chi te vonnu dire ‘a missa pizzuta


Che ti possano dire messa funebre grazie allla colletta degli amici e
parenti

Chi te vonnu fari ‘a varva ccu l’acitu


Che ti possano radere per l’ultima volta , da defunto

Chi te vuonnu fare ‘u rièpitu


Che possano dire per te la prèfica (lamentela funebre )
Un canto funebre di Pianopoli , un tempo Ferulitu Chianu ( Circondario di Nicastro ) , dice :
Màmmama , non mi ciangìri
nemmenu rièpiti fari ,
ca sugnu jutu ‘ngloria
cu l’angili a cantari .
Nemmenu rièpiti diri ,
ca sugnu jutu ‘ngloria
cu l’angili a godìri .

Chi ti vonnu ricoglia ccu ‘nu cucchiarinu


Augurare incidente mortale e corpo irriconoscibile

Chi ti vonnu scappari ‘i pedi


Che tu non possa più camminare , morire

Chi ti vonnu vinìri guai a tummini


Che tu possa avere tomolate di guai

- 219 -
Chi ti vu’ abbissari
Che tu possa disperderti negli abissi della memoria e che nessuno più si
ricordi di te

Chi ti vu’ arridducia a ‘nu funnu ‘i liettu


Che possa coglierti malattia grave da tenerti per lungo tempo a
letto

Chi ti vu’ fumari ‘a paglia d’u ‘mmastu


Che tu possa fumare la paglia dell’imbasto

Chi ti vu’ maritari e mùriri ppi li fungi


Che tu possa morire avvelenata il giorno del matrimonio

Chi ti vu’ squagliari cumu ‘u cirogginu


Che tu possa deperire a vista d’occhio

Chi ti vu’ truvari dintra a ‘nu chiaru ‘e luna


Che tu possa trovarti in difficoltà , senza mezzi

Chi ti vuogliu scuntàri davanti ‘a Chiesa


Che debba vederti elemosinare

Chi ti si vo’ squagliari ‘u sancu dintr’a sacchetta


Che tu possa avere uno spavento mortale

Chi ve vija scuntienti e distinti


Possa vedervi prima tribolati e poi defunti

Chi vo’ essa ‘ntruscia a vita


Che tu possa essere senza soldi per tutta la vita

Chi vù campari quantu ‘a nivi marzulina


Che tu possa vivere poco

- 220 -
Chi vù èsciari ccu i pedi davanti
Che tu possa morire

Chi vu jire allu ‘mpiernu quazàtu e vestutu


Che tu possa essere dannato nell’anima e nel corpo

Chi vu jire erramu, ramingu e spaturnatu


Che tu possa essere sempre solo, misero e senza patria
Francesco Toscani, letterato e poeta cosentino dell’800, in una sua bella canzone pubblicata nel
1880 sul periodico IL BUSENTO, parlando della condizione d’aniomo raminga e sconfortata
dell’innamorato, dice:
…“Senteme ‘nu pitazzu, oi furracchiola,
sentalu ‘n curtisia,
lu suonnu d’oru de la vita mia,
vucca de rosa, vucca de viola.
Hai de sapire o jigliu senza macchia,
ch’erramu e scunsulatu
io stietti sempre de cchi signu natu,
e ‘ nu juornu trillitu o ca me spacchiu!...

Chi vu’ stennari ‘i cuoria


Che tu possa avere la pelle stesa nel riposo della morte

Chi vù truvàri ‘a furma d’a scarpa tua


Che tu possa trovare un delinquente più forte di te

Chi vù vìdari ‘a morte ccu l’uocchi


Che tu possa trovarti in grave pericolo

Chi vu’ avìri scuru cchiù d’a menzannotti


Che tu possa avere giornate buie , cattive

Chi vu’ chiangiari ‘u peccatu


Che tu possa soffrire per le tue colpe

Chi vu’ èssari furtunatu cumu l’erva d’a via nova


Non avere fortuna ed essere calpestato da tutti come l’erba che si
calpesta sul bordo della strada .
Sulla fortuna vale ricordare un vecchio canto popolare che dice:

Vitti ‘a furtuna mia ‘mmienzu mare


supra ‘nu nivuru scuogliu , chi chiangìa .
Ed ju tannu le vuozi addimmannare :

- 221 -
Cchi d’àj furtuna , tu chiangi ppe mmìa ?
Chiangiu ca nun te puotti mai aiutare ,
ti viju sciurtunatu e nun vulìa .
Furtuna ‘ngrata , si me vulie bene ,
quannu nascive me facìe mùrire ,
ca ‘un àju avutu mai ‘n’ura de bene ,
cuntintizza ju nun sacciu cchi vo’ dire !

Chi vu’ essari l’urtimu buttuni d’a vrachetta


Che tu possa essere l’ultima persona del mondo

Chi vu’ fare i viermi


Che tu non possa stare fermo per la verminazione

Chi vu’ fàri ‘a puttana ppi bisuognu


Che tu possa diventare malafemmena perchè spinta dal bisogno

Chi vu’ fàri a fine ‘i Carmilina ‘a Paulitana


Che tu possa essere conosciuta come Carmelina di Paola , nota prostituta
della zona di S.Lucia di Cosenza
Carmilina , ormai anziana e senza più clienti viveva miseramente nel quartiere di S.Lucia . Un giorno
venne trovata morta : la vegliava il cagnolino , l’unica compagnia che le era rimasta . L’ho ricordata in
una mia lirica che così conclude :
..unn’eri signora , eri puttana
eri Carmilina ‘a paulitana :
dintr’ u vacanti à chiusu l’uocchi
senza chiantu e curma di piducchi !!

Chi vu’ fari ‘na botta


Che tu possa esplodere e morire

Chi vu’ jettari ‘u sancu dintra ‘nu vacile d’oru


Che tu non possa goderti la ricchezza per la cattiva salute

Chi vu’ jiri arrieti ‘i Poste


Che tu possa essere puttana che si aggira nella zona delle vecchie Poste
di Cosenza(luogo di raduno delle prostitute )

Chi vu’ jiri cumu i sordi


Che tu possa andare errando e non fermarti mai

- 222 -
Chi vu’ mangiari pani jancu
Che tu possa mangiare pane di grano perché costretto da grave
malattia ( i poveri mangiavano pane nero )

Chi vu’ mora ‘e subitu


Che tu possa morire improvvisamente

Chi vu’ mora de ‘na guccia


Che tu possa morire per un attacco di apoplessia

Chi vu’ perda ‘a via d’a casa


Che tu non possa più tornare a casa perché colto da morte

Chi vu’ aviri ‘u picciu ‘ncuollu


Che tu possa avere addosso il malocchio

Chi ‘si vò struda l’uogliu d’a lampa d’a razza tua


Che tu possa morire insieme a tutta la tua razza

Chi te vo’ pigliari ‘nu sciùollu


Che tu possa essere vittima di disgrazie , rovine

Chi te vo’ vinìri ‘na mala nova


Che tu possa essere avvisato di cattive notizie

Chi ti vò sucàri ‘nu lampu


Che tu possa morire fulminato

Chi ti vonnu dari l’uogliu santu


Che tu possa avere somministrata l’estrema unzione

Chi ti si vò squagliari ‘u sancu dintr’a sacchetta


Che tu possa avere uno spavento mortale

- 223 -
Chi ti vija ccu i pedi dintra ‘a fossa
Possa vederti in procinto di morte

Chi ti vija ‘mpuosimatu


Possa vederti rigido , inamidato , quindi morto

Chi ti vò fisc-cari ‘a ricchia manca


Che ti possano arrivare notizie spiacevoli

Chi ti vo’ cada ‘a lingua


Che tu non possa più parlare

Chi ti vo’ jiri stuortu


Che il boccone possa strozzarti , che la cosa ti vada male

Chi ti vo’ maritari senza jota


Che tu possa sposarti senza avere nulla ( jota : non lettera
dell’alfabeto greco rimasta nel dialetto per esprimere nulla , niente .
Simile a zorba . )

Chi ti vo’ sunàri ‘a campana a mùortu


Che possano suonare per te le campane a morte

Chi ti vo’ vinìri nu panticu


Che tu possa avere una convulsione , uno spavento

Chi ti vo’ viniri ‘u ballu ‘i San Vitu


Che tu possa essere colpito da epilessia

Chi ti vonnu ammazzari ppi scangiu e nissunu pagari


Che ti possano uccidere per errore e non trovare l’assassino

Chi ti vonnu fari ‘a capu vuozzi – vuozzi


Che tu possa essere bastonato ( dalla vita )

- 224 -
Chi ti vonnu fari stozzi – stozzi
Che tu possa essere dilaniato , fatto a pezzi

Chi vù mora ‘e subitu


Che tu possa morire improvvisamente

Chi vu’ èssari bersagliu di sventura


Che tu possa essere colpito da disgrazia , sventura

Chi vu’ cadìre ‘mbascia fortuna


Che tu possa cadere in disgrazia dopo aver goduto del periodo
favorevole di fortuna

Chi vu’ vùlari senza ali e senza pinni


Che tu possa rovinare senza scampo , precipitosamente

Chi vulissi perire ‘nculu ‘u munnu


Che tu possa morire nel più remoto angolo del mondo

Chi vulissi vasàri chilla manu ca vulissi vidìri tagliata


Che tu possa sottometterti alla persona che più odii

Chi vulissi pisciari la lana lana


Che tu possa orinare lentamente , goccia a goccia

Chine mangia maruzze caca corna


Chi mangia chiocciole evacua corne . Per la cosa che fai otterrai il
riscontro

Chini rira senza raggiune o è pazzu o è minchiùne


Chi rida senza ragione o è pazzo o è sciocco

Chiru nun mangia ppi nun cacàri


Essere avaro

- 225 -
Crìscia figli e crìscia puorci
Si dice quando si ricevono delusioni dai figli

Culu ca piritìa nun tena malatìa


Per stare bene bisogna scorreggiare

Cùsati ‘a vucca
Stai zitto

- 226 -
W

Durmìri cu llu culu scuviertu


Ho dormito male e mi sono svegliato di cattivo umore

Duvi campana nun c’è puttana unn’è


Nel paese dove non c’è Chiesa non ci sono puttane

- 227 -
X

Esseri malidittu ccu li minna di fora


Essere maledetto sin da bambino
Non solo le preghiere , ma anche le bestemmie , le maledizioni debbono essere ascoltate da Dio. E se
il buon Dio, per ovvie ragioni, non può esaudire le richiesta di maledizioni, ne deve , comunque ,
prendere atto. La richiesta di maledizione che più lo turba è quella della madre al figlio/a che ,
secondo la tradizione popolare , è questa : se la madre riceve cattiva azione o è picchiata dai figli ,
tira fuori i minni ( le poppe ), si inginocchia e appoggiando la fronte a terra dice : ppi sempre
malidittu e che ppe ttìa nun ci forra cchiù terra ( che tu possa essere maledetto in eterno e che per
te non ci possa essere più terra che ti sostenga)

E’ ‘na schiappa
Non vale niente , non serve a nulla

E’ ‘nu chiachiellu
E’ un bonaccione

E’ ‘nu civu ‘i cunnu


Si dice di persona sciocca . Equivale a testa di cazzo

E’ fissa chiru ca s’arrenna


E’ stupido chi si arrende

“ E và bùonu “, ha dittu donna Lèna , quannu à vistu ‘a figlia


prèna
Quando donna Elena ha visto che malgrado le precauzioni la figlia
era incinta , ha fatto buon viso a cattivo gioco

- 228 -
Y

Fatti ‘nu lavativu allu culu


Vai a farti un clistere

Fatti i cazzi tua


Guarda le tue cose , non impicciarti in quelle degli altri

Fimmina ‘i vraca
Donna disponibile al rapporto sessuale

Finìsciala ccu ssu rùocculu


Smettila con questo lamento

Fora d’u culu miu , duve piglia , piglia


Lontano da me , le disgrazie possono andare dove vogliono

Futti e chiangi
Non ti accontenti mai

- 229 -
Z

Gira ca quaglia
Fai presto a girare per ottenere la cagliata e nel senso anche di
insistere per la buona riuscita di una iniziativa

- 230 -
[

Ha datu ‘a fissa ‘manu ari guagliuni


Hai dato un godimento a chi ancora non riesce ad apprezzarlo . Sei
stato incauto . ( Nec puero gladium )

Haju cacatu l’anima


Ho evacuato in abbondanza

Haju fattu ‘n’ancata di culu


Ho camminato di fretta,mosso molto le anche e faticato assai per
raggiungere lo scopo

- 231 -
_

L’àjiu dittu peste e corna


Gli ho detto tutta la cattiva verità

L’àju cunzatu a ‘mbrellu


L’ho conciato per le feste , l’ho mal ridotto

L’àju misu a cavallu ‘i ‘nu puorcu


L’ho esposto al ridicolo , alla berlina
E , a cavallo del maiale , esposta alla vergogna , l’innamorato lasciato dalla donna , intende con questi
versi arrabbiati far sapere a tutti quello che c’è stato tra lui e la donna che ormai non è più sua .
Dice Pasolini nel “ Canzoniere italiano “ (Garzanti Editore , 1972 ) pag.97 : “ …questa accesa ma repressa
sensualità , e il complesso della miseria in cui i calabresi vivono da secoli , sono dunque dei dati tipici
per una poesia letteraria in quanto rivalsa…” Ma , veniamo ai versi :
…Nun t’annazzari cchiù , mula sturnedda ,
ca fua lu primu chi tti ‘ncavarcai ,
e poi ti misi la barda e la sedda ,
e centu spirunati ti minai .
Ora chi l’eppi la to’ pignatedda
dancilla a ccu la vo’ : mi la scialai .

L’àmu fatta ccu ‘i cazzi !


Sta a significare che le cose vanno male

L’avaru ‘u piglia ‘nculu cchiù d’u generale


L’avaro perde negli affari più della persona generosa

L’avutri ‘si piglianu ‘a purga e ju cacu


Gli altri si purgano e io ne subisco gli effetti . E’ lo stesso di : i
ciucci ‘si lièticanu e i varrili ci vannu ‘i sutta

Licca culu
Si dice di persona cerimoniosa e servile che ossequia il potente di
turno per trarne dei benefici personali

- 232 -
`

M’à fattu ‘u culu a cappieddru ‘i prièviti


Mi ha sconfitto , mi ha gonfiato il sedere a bastonate
E , a proposito di religiosi e di questa parte del corpo , Domenico Piro ( Duonnu Pantu 1664/65 – 1696 )
, nel suo poemetto “ La Culeide “ , tra l’altro , dice :
… “ Benedittu chi l’usu ne mmentau !
Suoduma se vrusciau nò ppè castiju ,
ppe gelusia , lu criju , e ppè dispiettu
ca ‘Ncielu stu diliettu è riservatu
sulu a quarchi viatu o Serafinu…!

M’à fattu fissa e cuntientu


Mi ha preso in giro senza che me ne accorgessi

M’à pigliatu ppi ‘u culu


Mi ha imbrogliato , truffato

M’è scisu ‘u latti


Mi sono annoiato , ho ascoltato un discorso uggioso

Mancu ccu lu culu miu puozzu fùttari


Non essere liberi di disporre di se stessi

Mangiari ‘ngrazia di Diu e cacari diavuli


Pranzare in abbondanza e altrettanto evacuare

Marchettara
Puttana, prostituta

Me trùovu muru a muru ccu lu ‘spitàle


Sono in estrema difficoltà

- 233 -
Meglio curnutu ca fissa
Il cornuto qualcosa ottiene , il fesso no

Mi mangiassi ‘u core ‘i Gesu frittu dintra l’uogliu santu


Ira profonda che sfocia in bestemmia molto blasfema
Ma anche Papa Bonifacio VIII pare abbia detto la seguente bestemmia anch’essa
parimenti blasfema : “ Madonna damigiana con tutti i Santi dentro e Dio per tappo ! “

Mi pari ‘nu tritrùlu simentinu


Somigli a un cetriolo pieno di semi ( inutile , sciocco )

Mina mo’ ca nun c’è cchiù tiempu


Profittane adesso perché un momento come questo non si ripeterà

‘Mmìsc-cati ‘i carte e jocati ‘u culu


Punta al gioco , ma prima immischia bene le carte

- 234 -
a

‘Na vota ‘si frica ‘a vecchia


Mi hai ingannato una volta , non riprovarci più

Nu chiavi mancu a ‘na turra


Stai facendo un discorso sconclusionato

Nun fari piriti a chini tena culu


Non metterti contro i potenti

Nun mi fari sumari ‘i cazzi


Non eccitarmi il sistema nervoso , non farmi arrabbiare

Nun mangia ppi nun cacari


Si dice a chi è avaro

Nun me po’ mancu allazzari ‘i scarpe


Sta a significare che è persona indegna

Nun mi passa mancu ppi ‘u cazzu


Non ci penso proprio

Nun tèna ‘na lira ppi ssa squagliàri a l’uocchi


Non possedere nulla, non aver nemmeno un centesimo

Nun ti pozza abità terra sutti i piedi


Non ti possa reggere la terra sotto i piedi

‘Nu mintìmu ‘u putighinu ?

- 235 -
Vogliamo aprir bottega ? ( Vogliamo iniziare una relazione amorosa ?
Ci stai ? )

- 236 -
c

Parra quannu piscia ‘a gallina


Stai zitto , non parlare mai

Pilu e contrapilu aza l’anca ca t’u ‘mpilu


Indossare le calze ( doppio senso )

Piriti e rutti s’àu ‘i cacciari tutti


Peti e rutti non debbono essere trattenuti

Piritìa ppi quantu è gruossu ‘u culu


Misura sempre le tue possibilità

Ppi mangiari fatica a stientu , ppi cacàri nun c’è vo’ nente
Il cibo si procura con tanta fatica , per eliminarlo si fa presto

Puozzi cadi ‘nta vigna ‘mpalata


Che tu possa cadere in un vigneto impalato

Puozzi jiri vulannu cumu frunna di fagu


Che tu possa svolazzare come fronda di faggio sbattuta dal vento
della Sila

Puozzi pierdi lu cerviellu


Che tu possa impazzire

Puru ‘u strunzu tena ‘u fumu suo


Ognuno ha il suo carattere

- 237 -
d

Quannu cci vo’ , ‘a jestimata saglia ‘ncielu cumu ‘na curuna


Pronuncia la bestemmia perché quando ci vuole sale in cielo come una
corona

Quannu ‘a puttana va ara chianca o chiova o allampa


La puttana non fa la spesa , se lo fa è successo qualcosa

- 238 -
f
‘Si minti ‘u culu a due selle , finisci ccu ‘u culu ‘nterra
Il doppio gioco è pericoloso

‘Si nun cachi muori


Anche per evacuare ci vuole fortuna perché se non lo fai rischi di morire

S. Giuseppe cci à passatu ‘u chianuzzu


Si dice di donna senza seno

Scappa ‘u tritrulu e va ‘nculu a l’ortulanu


Quando le cose vanno male si ritorcono contro

Scarpàri e cusitùri : debiti e cazzi ‘nculu


Calzolai e sarti sono sempre pieni di debiti (!)

Sciuoddru miu
Rovina mia

Sciuoddru tua
Che possa coglierti rovina

Si ‘nu masc-carune ‘e purtùne


Sei brutta , somigli a quelle sculture goffe che si vedono in alcuni
portoni antichi
Un canto popolare in odio alla donna brutta , ma nel quale è evidente il risentimento per qualche
motivo amoroso naufragato , dice :
“ Brutta ca mi si ‘nu odiu allu parrare ,
ju mai lu nume tua vurria sentire ;
ca ti vulerra ‘mpinta allu spitale ,
ccu ‘nu male suttile ‘ntra li rini ;
lu mièdicu nun ti pozza atru ordinare
ca la sputazza mia ppe ppe ti guarire ;
sterra sette anni senza mai sputare ,
e de stu male ti farrìa murire “

- 239 -
Si va truvannu guai ccu ‘a lanterna
Si dice di persona che va alla ricerca di guai

Si vu’ stari ‘mparu ‘i cazzi tua t’à di fari


Se vuoi stare tranquillo non impicciarti dei fatti degli altri

Sì , mo’ mi mintu ‘u luttu aru pisciatùri !


Il fatto non mi addolora per niente

Si ‘u culu trona, chiova mmerda


Alcune azioni preannunciano quelle successive

Si vu’ pani ‘i ‘su Cummientu è fari ‘u culu quantu ‘nu mantu


In questo luogo puoi guadagnarti il pane, ma dovrai lavorare molto

Si vu’ senta jestimare piglia tri ligni e nun li ligare


Se vuoi sentire bestemmiare prendi tre legna e non legarli.Nel rituale della
superstizione tre legna non legate portavano sciagure e guai

Signu jiutu ‘nculu ‘u munnu


Sono andato in un posto molto lontano da qui

Stari ‘n cumpagnia ‘i duonnu Pantu


Essere amico di prete sudicio , logoro , corrotto . Oggi si direbbe in
compagnia di prete pedofilo .

Stuppa mi desti e stuppa ti filai , tu mi tingisti ed io ti


annigricai
Ti ho restituito tutto ciò che mi hai fatto

Stuta ‘u pisciatùri
Chiudi la bocca , non parlare

- 240 -
g

T’àu pigliatu i spirdi


Sei impossessato dal demonio

Te fazzu fari ‘a fine d’u surice


Ti faccio fare la fine del topo , ti preparo la trappola

Te pozza fa li ragni lu furnu


Che tu non possa mai più fare il pane

Te pozza murì di friddu lu trìbidu


Che tu non possa mai più accendere il fuoco

Te vo’ viniri ‘a pisciarella


Che tu possa avere l’incontinenza di orina

Te vuonnu lapitiare
Che ti possano lapidare

Tèna ‘a vucca cumu ‘u culu


E’ pesona che parla sempre

Tèna ‘n appuntamentu ccu ‘a vrachetta


Ha un incontro con una donna compiacente

Ti ‘mpurtiellu l’uocchi
Ti picchio sugli occhi e te li chiudo (simile allo stato degli occhi del
pugile dopo l’incontro )

- 241 -
Ti fa male ‘a mola e ti lavi ‘u culu ?
Ti curi un malanno con una cura inappropriata

Ti fazzu mìntere l’ali alli piedi


Ti faccio impaurire , ti faccio scappare velocemente

Ti fazzu vìdari i surici russi


Minacciare

Ti mungiu ‘u mussu
Ti percuoto il muso e la faccia

Ti pozza escì la carni dinta li magli di li cazietti


Possa schizzarti la carne dalle maglie delle calze

Ti ‘si jettatu ara vraca


Aver fatto una scelta gustosa , piacevole…per la brachetta dei pantaloni

Ti sputu dintr’a ‘n uocchiu


Offesa oculistica a dimostrazione di scarsa amicizia

Ti vonnu purtari ari tri chilometri


Possano portarti al cimitero ( quello di Cosenza dista tre chilometri
dalla città )

- 242 -
h
‘U bisuògnu fa l’uomu latru e ‘a fimmina puttana
Per le necessità si riesce a far tutto

‘U cacatu ‘gnuria ‘u pisciatu


Lo sporco ingiuria un altro come lui

‘U culu fa la caccia
Se la fortuna ti aiuta troverai la selvaggina

‘U culu l’arrobba ‘a cammisa


Essere tirati , avari

‘U culu ruttu e senza cirasi


Aver lavorato senza ricavare profitto

‘U cuscinutu tèna culu


Il gobbo è fortunato

‘U guappu giustu ‘si fa li cazzi sua


Il vero guappo si fa i fatti propri

‘U mìntari fa bene ara salute


Fare l’amore fa bene alla salute

‘U suli ammuscia ‘i ficu , tu m’ammusci ‘u cazzu


Mi hai seccato

‘U tèna ‘ranni quantu ‘u vattitùri d’a Chiesa Matri


Modo originale per indicare un uomo molto dotato (dalle dimensioni
uguali al battente della Cattedrale)

- 243 -
‘U tiegnu sutta sc-caffu
Lo controllo , non può muoversi , lo ricatto

‘U vo’ chiangia chini cci curpa


Possa soffrire chi mi ha fatto del male

‘U chiuritu è cchiù forte d’u terremutu


La passione ha una forza più grande del terremoto

‘U juornu d’u cunnu


Il giorno che non arriverà mai

‘U masculu si canuscia ara vrachetta


Il maschio si riconosce per la sua virilità

Uominu ‘i mala capizza


Cattivo soggetto

Uomu covatusu
Uomu deteriorato come l’uovo che non è più buono

Uomu d’animu picinusu


Persona avara , crudele e anche di animo di pece

- 244 -
i

Và joca aru stiriddru


Vai a giocare a lippa . Non saper giocare

Va caca e minaci a pugni


Non sei buono a nulla : vai a defecare e gioca con lo sterco !

Vascia ‘sa crista !


Perdi questa superbia , cerca di rabbonirti , sottomettiti
Ed un perentorio invito a perdere la superbia arriva da questo canto popolare . Di fronte alla donna
altera che non si rabbonisce , l’innamorato , ricordando le umili origini della fanciulla , dice :
Chi servu tanti mussi e tanti ‘ncagni
ca tanta gapparìa nun te bisogna
ca nun s’i figlia a ‘ncunu rre de Spagna
nemmenu a ‘ncunu duca de Burgogna ,
tutti de casa tua sunnu ‘n campagna
chi guarda puorci e chi sona la vrogna .
Tu s’i nata a ‘na cupa de castagna
supra ti ci à cantatu ‘a zagarogna !

Viatu chini tèna fortuna e cavuci ‘nculu


Beato chi ha fortuna e raccomandazioni

Votàri ‘u culu allu populu


Non ha pagato i debiti ( un tempo al debitore insolvente venivano
scoperte le natiche in piazza . Oggi starebbero tutti con il culo scoperto
!)

Vulissi jettare ‘u fele


Che tu possa buttare il fiele

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Bibliografia

Luigi Accattatis Tipografia Patitucci, Castrovillari, 1895, Vocabolario del


dialetto calabrese

Gerhard Rohlfs Dizionario dialettale della Calabria, Longo Ed., 1990

G. B. Marzano Dizionario Etimologico del dialetto Calabrese,


Tipografia “ Il Progresso “, Laureana di Borrello , 1928

Francesco Notti Poesie varie in dialetto calabro, Tipografia


Municipale, Cosenza, 1872

Ida Pia Tucci Le origini del canto popolare in Calabria, Tipografia


de “ Il Giornale di Calabria “, 1910

Michele De Marco Le poesie , Gastaldi Editore , Milano

P. P. Pasolini Canzoniere Italiano , Garzanti Editore, 1972

Antonio Gramsci Letteratura e vita nazionale, Editori Riuniti, 1971

Ernesto de Martino Sud e Magia, Feltrinelli Editore, 1959

Alessandro Adriano Carmi, Tradizioni, Pregiudizi, nella medicina


Popolare Calabrese, Cosenza, 1932

Francesco Spezzano Proverbi calabresi, Giunti Editore, 1992

Antonio Chiappetta Jugale, Tipografia Silvio Chiappetta, Cosenza, 1966

L. M. Lombardi Satriani Fiabe Calabresi e Lucane,


Saverio Strati Mondadori, 1982

G. B. Marzano Scritti, Tipografia Francesco Patitucci, Castrovillari,


1930

Ciccio De Rose Cantu ‘ntuossicatu, Iride Rubbettino, 2006

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Francesco De Rose , più semplicemente Ciccio , è , come dire , nato e “ pasciuto “
nella città di Cosenza , e per essere vissuto “ mmienzu ‘a via “ ha sempre avuto un
attenzione particolare nei confronti del “ parlar materno “.
Fra le tante virtù perdute di questa triste società , c’è soprattutto l’agonia di un
linguaggio nativo , quale il dialetto , che fu gloria dei primi due secoli della nostra
letteratura .
Allora quale migliore occasione , per ricordare il nostro dialetto con tutti i colori , i suoni ,
gli odori , le lacrime e il sorriso della nostra gente , attraverso la raccolta dei “ Ditti e mali
ditti “ ?
A questo ha pensato l’Autore ricordando i nostri proverbi , i modi di dire , i motti , i
wellerismi ecc. i “ ditti “ , insomma , aprendo anche una appendice ai “ mali ditti “ e cioè
a quei modi di dire , proverbi , maledizioni , bestemmie , ingiurie , invettive , usati dal “
volgo ” che si sono tramandati per lo più per via orale , quasi mai scritta , perché talvolta
osceni , blasfemi , a sfondo sessuale ; infatti , nei confronti di questo filone , cè sempre
stato un atteggiamento di repulsione quasi che questo patrimonio letterario delle classi
subalterne fosse irriguardoso nei confronti della stessa tradizione popolare .
L’originalità di “ Ditti e mali ditti “ si completa , altresì , per l’accoppiamento di alcuni
proverbi , ai nostri canti di tradizione popolare di autori calabresi del tempo antico e
anche di alcuni contemporanei .

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