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3SO2 Introduzione alle scienze sociali

Appunti ad uso degli studenti, gennaio 2018

1. Introduzione: osservazioni generali sulla scienza antica e moderna


Per i Greci, le scienze dovevano avere un oggetto di studio definito e avere un
carattere universale. La ricerca della regolarità dei fenomeni doveva adeguarsi
all’oggetto, ad esempio, l’universalità richiesta ai fenomeni naturali (come la caduta
dei corpi, o "che il fuoco brucia qui come in Persia") è diversa da quella che ci si può
aspettare in politica (che vi siano pochi elementi costanti nelle costituzioni delle città).
In ogni caso, l’universalità o un certo tipo di regolarità era un esigenza dei saperi
scientifici.

La causalità è un altro elemento determinante del valore delle scienze. Aristotele


cita speso i casi legati alla medicina perché in tanti casi il medico sa che certe cose
aiutano a guarire, ma non sa il perché. Quando invece si conosce anche perché
succedono certe cose, la conoscenza è più salda. È chiaro che nella fisica la causa
efficiente è la più facile da individuare.

Quindi la definizione più sintetica della scienza è quella di “conoscenza certa


attraverso le cause”.

Nell’età Moderna (sec. XVII-XIX) il modello delle scienze diventa quello delle
conoscenze fisico/naturali, improntate alle possibilità di misurazione dei fenomeni e
all’attenzione concessa alla causa efficiente: la causalità finale è ritenuta un elemento
antropomorfico (la finalità si dà soltanto nella condotta umana) e comunque
irrilevante per spiegare i collegamenti fra i fenomeni; anche la causa formale si valuta
come una spiegazione superflua.
In più, lo scopo della scienza non è più quello di conoscere la realtà, quanto di
renderla fruibile agli scopi umani. Il sapere deve contribuire al benessere umano e al
progresso. Paradigmatico su questa posizione è il pensiero di Francis Bacon
(1561-1626).
Le critiche di Hobbes (1588-1679) al pensiero aristotelico è molto severa per quanto
riguarda gli aspetti metafisici. Secondo l’autore britannico, tutto il sistema aristotelico
è basato su nozioni poco rispondenti alla realtà e condizionate da una sorta di fantasia
metafisica che non fa che appesantire il pensiero e renderlo infecondo.

La ricerca mira a ottenere leggi come quelle di Kepler o Newton. Come diceva
Montesquieu, è necessario cercare i rapporti necessari fra tutti gli esseri. Quindi la
prevedibilità dei fatti, già presa in considerazione dai Greci, diventa ancora più
importante per la definizione della scienza moderna.

Di pari passu con l’idea dell’utilità si sviluppa la nozione di ciò che oggi
chiameremmo carattere “pubblico” della scienza: le leggi debbono provenire da
esperimenti descritti con precisione e replicabili da chiunque altro. Tutto ciò va contro
le idee legate alla magia, ai saperi nascosti o a "poteri particolari" di guru o personaggi
speciali.

Dopo il primo dibattito sul metodo (circa 1860-1880), uno degli elementi che si
cercherà di definire meglio è la neutralità delle elaborazioni scientifiche dei fenomeni
sociali. Ad esempio, la religione non verrà presa in considerazione come un corpo di
idee più o meno veritiere, ma come la base ideologica di un’istituzione che ha (o ha

1
avuto) un certo peso sociale in certi momenti della storia e in certi luoghi concreti. Se
quella istituzione ha interagito con lo Stato, se ha promosso (o promuove) fra i propri
fedeli atteggiamenti rilevanti nei confronti della società, come il modo di intendere la
famiglia o di promuovere la violenza pur di difendere le proprie convinzioni.

Per buona parte del 900 si cerca dunque una “purezza metodologica”, tramite la
presa di distanze nei confronti di corpi dottrinali o teorie generali: preponderanza
dell’analisi sull’interpretazione.

Rossi commenta questi sviluppi così:

“La sociologia mostra chiaramente il trapasso da uno studio dei processi sociali connesso
con (e dipendente da) una teoria della società a un’analisi nella quale teorie diverse
confluiscono a formare un apparato categoriale ‘neutro’, in funzione dell'osservazione
empirica e della formulazione di regolarità fondate su di questa. Ma un discorso analogo
vale anche per le altre discipline, anche se in misura diversa a seconda del loro grado di
formalizzazione. Ciò non vuol dire, però che dopo la loro fase iniziale le scienze sociali si
siano svincolate del tutto da tale rapporto, e che nel loro sviluppo esse non si richiamino
di nuovo a questa o quella teoria della società. Talvolta, anzi, anche in tempi recenti,
l'ideale della ‘purezza’ scientifica è stato apertamente contestato, e contro di esso è stata
fatta valere l'esigenza di un rapporto fra scienze sociali e riflessione filosofica più stretto
(e magari qualitativamente diverso) rispetto alle scienze naturali: basti pensare
all'impostazione 'critica' della sociologia di stampo francofortese. E spesso questa esigenza
si è saldata con il rifiuto della neutralità metodologica, con il richiamo a una scienza
capace di offrire modelli normativamente validi e regole per una società alternativa a – o
quanto meno migliore – di quella esistente”.1 ‑

2. Verità, evidenza, certezza


Nella concezione greca della conoscenza attraverso le cause ci si confrontava con
aspetti rilevanti della soggettività2:

- la verità si intende come la adeguazione dell’intelletto e la cosa, o meglio,


dell’intelletto con la cosa o realtà presa in considerazione. È la realtà a indicare la
norma della conoscenza. Si presuppone che i sensi e l’intelletto arrivano a conoscere la
realtà anche se in maniera imperfetta e parziale.

- l’evidenza è costituita dagli elementi di una realtà che si presentano in modo più o
meno chiaro al soggetto. Alle volte le evidenze di un fatto sono indirette e possono
acquisire un valore diverso se si progredisce nella conoscenza delle cause. Per
Aristotele è paradigmatico il caso dell’eclisse: l’oscuramento della Luna o del Sole si
può semplicemente constatare o invece essere spiegato con la interposizione dei corpi
celesti.

- la certezza è la forza con cui il soggetto è convinto di una realtà o della


predicazione di una caratteristica di una realtà. Ad esempio, asserire che una tale
costituzione è la migliore può convincere più o meno una persona. Alcuni possono
aderire fortemente all’affermazione, altri in maniera debole altri possono dubitare e
altri ancora possono essere molto sicuri (certi) di una posizione contraria. Nella
certezza possono possono pesare elementi affettivi. Nel caso citato, potrebbe essere
importante il fatto che la costituzione in questione sia quella della propria città. È
ovvio che nella scienza questi elementi soggettivi dovranno essere messi da parte:
siamo certi che i corpi cadono non per una questione affettiva, ma per l’esperienza

1 Rossi, P., cit. p. 667.

2 Cfr. Llano, A. Gnoseologia.

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comune e il buon senso. Questa conoscenza può ulteriormente essere inserita in una
proposta scientifica.
Autori moderni come Bacon sono molto severi con le certezze associate all’autorità
dei grandi maestri dell’esoterismo (magi, santoni), che non danno prove costatabili
della validità delle loro tesi o previsioni.

- il dubbio è la posizione intermedia fra due posizioni (negare o affermare, assentire


o respingere). È molto legata a una conoscenza parziale dei fatti.

3. Tratti generali delle scienze sociali 3


Le scienze sociali sono una sorta di “famiglia di discipline”, secondo l’osservazione
di Rossi citate precedentemente, perché i loro oggetti e le loro metodologia sono molto
diversi. Basi pensare ai diversi aspetti dell’economia per capire la vastità del loro
oggetto: denaro, mezzi di produzione, mezzi di distribuzione, calcolo dei prezzi, senso
del credito.

Nei primi stadi del loro sviluppo si privilegia il modello quantitativo


all’esperimentale. (Condorcet, Petty, Quesnay, Smith, Ricardo).

Dopo la tendenza ad assimilarle alle scienze naturali si passa a concedere maggior


peso alla probabilità statistica: J. von Kries, Prinzipien der Wahrscheinrechnung (1886).
Max Weber se ne serve per gradare la dipendenza causale e a spiegare i fenomeni in
termini di “possibilità oggettiva”, cioè di causazione adeguata a causazione accidentale.

Diversi aspetti delle metodologie e delle impostazioni generali avranno come


sfondo le proposte di Kant (1724-1804) e/o di Hegel (1770-1831).

Come si accennerà più avanti, l’influsso del neokantismo sarà importante. È


indispensabile avere una certa idea di cosa sia l’apriori nella filosofia kantiana, cioè
sapere che per il filosofo di Königsberg, il carattere scientifico dei saperi dipende dalle
strutture universali della mente umana. Queste strutture o forme a priori non
dipendono dall’esperienza, ma sono esse a dare appunto forma o una struttura valida
alle esperienze, che da sole non possono costituire la base della scienza.

Per quanto riguarda Hegel, è fondamentale sapere che la sua proposta filosofica
dipende da una interpretazione evolutiva di tutta la realtà, che non è altro che la
manifestazione della ragione (logos) lungo la storia. Gli ultimi stadi di questo processo
sono l’arte, la religione e la politica. Avrà inoltre un grande influsso la metodologia
basata sulla dialettica, cioè l’opposizione dei diversi momenti di questa evoluzione fra
le tesi, le anti-tesi e il sorgere di nuove sin-tesi.

2.1. Cenni storici sulla comparsa delle scienze sociali


a. L’economia

La prima a svilupparsi è la scienza economica o economia politica (che prevale


sull’approccio italiano all’economia civile). Si studia il processo di sviluppo del
commercio, mercantilismo (Colbert, l’ultimo) e fisiocrazia, basate sul controllo da
parte dell’autorità.
Adam Smith è uno dei fondatori dell’economia moderna. Pensa che lo sviluppo
economico dipenda dalla libera iniziativa dei cittadini e segue Locke nella valutazione

3 Cfr. Rossi, Pietro, Enciclopedia delle Scienze Sociali, v. 7, pp. 662-675.

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positiva della divisione dei poteri e nella limitazione del potere dello Stato per quanto
riguarda la regolamentazione della vita civile, e in particolar modo dell’economia.
Montesquieu appartiene a questo filone di pensiero.
In Germania si sviluppa il “cameralismo”, una giustificazione dello stato di polizia
(policy), che garantisca con la sua guida attenta lo sviluppo economico e uan giusta
distribuzione dei suoi benefici.

b. La sociologia4
I primi tentativi di inquadrare i fenomeni sociali in una cornice scientifica si
svilupparono in Francia, soprattutto dopo gli sconvolgimenti rivoluzionari che
segnarono la fine del ‘700 e i primi anni dell’800 (periodo napoleonico).
I cosiddetti socialisti utopici, come Saint Simon (1760-1825), reagiscono davanti ai
primi fenomeni sociali della società industriale: organizzazione razionale,
depersonalizzazione funzionale; interdipendenza delle funzioni; pianificazione e
divisione del lavoro; programmazione centralizzata della produzione.

Comte teorizza sistema autoritario, basato sui vantaggi della produzione industriale
e la validità scientifica dei risultati. Si privilegia la formazione tecnica, e in
contrapposizione all’idea classica di Università si creano le Scuole Politecniche. Il
prototipo del cittadino è l’ingegnere, colui che è capace di pianificare le attività.

Herbert Spencer propugna un sistema sociologico in evoluzione, segnato


dall’individualismo. Proudhon, la giustizia. Marx, certe leggi inesorabili.

Nella seconda metà dell’800 si sviluppa l’antropologia (culturale): dal buon


selvaggio in Montaigne all'apprezzamento degli indigeni e a una critica del
colonialismo europeo.

Sorge l’interesse per capire lo sviluppo demografico, mutamento sociale.

c. Filosofia, scienze sociali, teorie della società.

Il filone più “classico” delle scienze sociali riguarda lo studio della politica e il suo
rapporto con l’ordinamento sociale. Dalla Repubblica platonica alla Politica aristotelica
e allo studio delle costituzioni; le osservazioni sulla diversità dei costumi dei popoli
(Erodoto), fino al Macchiavelli, Guicciardini e Bodin.

Le idee sul diritto naturale che partono dallo stoicismo e passano attraverso
Spinoza cercano nuove vie di sviluppo, meno legate a una concezione metafisica della
realtà.

3. Evoluzione, evoluzionismo
Da questo punto in poi si possono consultare i diversi manuali di storia della
filosofia moderna e contemporanea, ad es. Fazio-Gamarra, Introduzione alla storia della
filosofia moderna; Fazio-Fernández Labastida, A history of contemporary philosophy.
Anche la dispensa di Storia della filosofia moderna può essere di aiuto. Oltre all’opera
sistematica di Reale e Antiseri, si può consultare anche quella di Berti e Volpi.

Herbert Spencer (1820-1903)


L’ipotesi dello sviluppo (1852), Principi di psicologia (1855).

4 Cfr. Reale-Antiseri, Il pensiero Occidentale dalle origini ad oggi, vol. 3, "Lo sviluppo delle
scienze nell’800", pp. 271 e ss. "Alle origini della sociologia scientifica", pp. 301 ess.

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La realtà ultima è inconoscibile e le spiegazioni che ne possiamo dare diventano
una serie infinita.
L’universo si evolve dall’omogeneo all’eterogeneo.
L’etica e la società si sviluppano come la biologia attraverso un processo necessario,
verso l’equilibrio. L’universo, e l’uomo con esso, progredisce sempre verso il meglio.
Legge fondamentale è l’adattamento e la sopravvivenza del più forte.
Propone uno studio della psicologia come scienza indipendente, diverso da Comte.
A priori nell’individuo, a posteriori per la specie: evoluzione
L’uomo contro lo Stato (1884): sociologia, studia ciò che chiama la statica sociale, e
in Principi di sociologia (1876-96) spiega l’evoluzione della società con le premesse del
liberalismo.
Conservatore perché insiste sulla necessità del processo.

Charles Darwin (1809-1882)


Negli 1831-1836 viaggia nel Beagle, raccogliendo abbondanti materiali e appunti
sulle specie, gli effetti dell’isolamento, ecc.
L’origine delle specie (1859). L’origine dell’uomo (1871).
Segna la storia dell’interpretazione dei fatti in tutte le scienze.

4. Il dibattito sul metodo


Negli anni 1860-1880 ebbe luogo in Germania un acceso dibattito sulle risorse e
sull’uso delle fonti per elaborare le scienze sociali. Gli elementi di questa prima fase
del dibattito, che in realtà non si è mai concluso, riguardano soprattutto la validità
dei fatti storici nei confronti degli elementi permanenti della conoscenza. Più
specificamente, si tratta di una rivisitazione dei parametri della gnoseologia kantiana
– preponderanza degli elementi a priori della conoscenza, garanti dell’universalità –
alla luce dello sviluppo degli strumenti di verificazione storica, come i documenti
scritti, l’architettura, i resti archeologici, ecc. Il progresso delle tecniche in queste
singole discipline portati avanti dagli scienziati nell’800 – promosso in parte per il
culto dell’Antichità classica del Romanticismo – si presentavano come strumenti
dotati di una validità scientifica che prima non possedevano.

4.1. Lo Storicismo
Il movimento romantico o romanticismo esalta il mondo classico e ne promuove
l’emulazione.
Si investe nella ricerca degli strumenti storici e documentari, ad es. Storia dei Papi,
Storia della Germania durante la Riforma (Leopold von Ranke, 1795-1886); Storia di
Roma (Mommsen, 1817-1903), Storia dell’Ellenismo (Eduard Zeller, 1814-1908),
Rinascimento italiano (Jakob Burckhardt, 1818-1897).
Immanuel Bekker elabora l’edizione critica delle opere di Aristotele. Hermann Diels
raccoglie i frammenti dei filosofi presocratici.
Questi strumenti scientifici per le scienze umane si coltivano come risposta al
positivismo, che privilegia la tecnica e l’approccio quantitativo.
Il compito della filosofia è di tipo epistemologico-critico, con un orizzonte più
ampio di quello kantiano, atto a sviluppare una “Critica della ragione storica”. Le
scienze sociali si devono sviluppare a partire dalla storia generale.
Il singolo popolo va studiato nella sua storia, con la forza della sua libertà. Le
istituzioni sono un prodotto di iniziative umane, oggettivazioni di uno spirito non più
hegeliano.
Gli strumenti più validi sono i documenti. Si privilegia lo studio della filologia.

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4.2. Wilhelm Dilthey (1833-1911)
Introduzione alle scienze dello spirito (1883).
Naturwissenschaften und Geisteswissenschaften: posizione fondamentale: le scienze
si dividono in scienze della natura e scienze dello spirito, con metodologie diverse.
Nella storia, la verità è data dai fatti (il “verum factum”, di Vico).
La storia è un’attività spirituale storica da “rivivere”, tramite le Erlebnisse
(“vivenze”). La natura si studia, la storia si “ri-vive”.
La causalità nelle scienze naturali si spiega (Erklären), mentre nelle scienze dello
spirito è fondamentali comprendere (Verstehen) e cercare di ri-vivere (Nacherleben), e
riprodurre (Nachbilden). L’espressione oggettiva (Ausdruck) della Erlebnis è il
significato, lo scopo, il valore.
Si rivive tramite un trasferimento interiore implicante un con-sentimento
(Mitfühlen) e una penetrazione simpatetica, con la quale si stabilisce un rapporto
ermeneutico, cioè interpretativo.
Influisce sull’ermeneutica del 900, centrata nella finitezza, la temporalità, la
storicità. La filosofia è una critica della storia, ma anch’essa è storica, relativa. Lo
spirito si libera con questa consapevolezza. Stabilisce le basi per una “critica della
ragione storica”.

4.3. Il Neokantismo
Le proposte filosofiche posthegeliane (la “destra” che sviluppa gli argomenti
hegeliani, e la “sinistra”, che cerca applicazioni della metodologia dialettica) hanno
delle derive meno legate al mondo accademico, nel quale invece fiorisce un
rinnovamento del criticismo kantiano che mira a superare i punti deboli delle
metodologie interpretative dei fenomeni storici e sociali.
Questa critica rinnovata o neocriticismo si centra nell’analisi delle condizioni di
validità della scienza e degli altri prodotti umani come la morale, l’arte e la religione.
Come fece Kant per la deduzione trascendentale delle categorie, non si tratta di
spiegare le questioni di fatto, ma di diritto: quid iuris?

a. La Scuola di Marburgo

Hermann Cohen (1842-1918): la critica come metodologia della scienza

Propone un socialismo non materialistico.


La scienza si raggiunge non per raccolta di fatti, come vuole il positivismo, ma
attraverso l’unificazione dei fatti per mezzo di ipotesi, leggi e teorie, che imponiamo
noi ai fatti (in qualche modo, delle forme a priori).

Giustificare il “fatto” che la scienza esiste, descrivendo le condizioni di possibilità:


trovare le condizioni logiche del pensiero puro.
Numero, matematica, ma anche la teoria dei numeri si spiega trascendentalmente.
Il calcolo infinitesimale consente di trattare numericamente il fenomeno del
movimento: quindi connessione fra a priori matematico e a posteriori della natura.
Spazio e tempo sono dell’intelletto, non della sensibilità, quindi la realtà in sé (il
noumeno) non rientra nella sfera scientifica.

Paul Natorp (1854-1924)


“Il processo, il metodo è tutto”
Guerra e pace (1916), La missione mondiale dei tedeschi (1918)
Psicologia generale secondo il metodo critico (1912). Psicologia non psicologista.
Teoria pura o conoscenza a priori della coscienza.
“Panmetodica” delle scienze

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La dottrina platonica delle idee (1903): le idee sono funzioni logiche della
conoscenza.

Ernst Cassirer (1874-1945)


L’essere umano è l’animal symbolicus: non solo razionale, ma emotivo, creativo per
la capacità di sviluppare spontaneità: ha creato il proprio universo. Armonia,
ricomposizione rinnovantesi.
Le relazioni o funzioni sono l’oggetto di studio delle scienze, non la sostanza.
Come nella matematica, in tutte le scienze le relazioni sono costruite dal pensiero,
non astratte dalle cose: “noi conosciamo oggettivamente, poiché, nello scorrere
uniforme dei contenuti di esperienza, creiamo determinate delimitazioni e stabiliamo
determinati elementi durevoli e deternimati nessi tra questi”.

Bisogna analizzare le funzioni del pensiero che costituiscono gli oggetti, ma


ampliando a tutte le attività dello spirito: critica della cultura.
Filosofia delle forme simboliche (1925). L’uomo è l’animale simbolico, che progetta i
suoi simboli (schemi) su tutto ciò che tocca. È l’animale culturale degli etologi:
caratteristico della vita umana è il superamento del linguaggio emotivo con quello
simbolico, proposizionale. È una mediazione artificiale irrinunciabile. Mediazione delle
sue forme che spiritualizza tutte le realtà cui entra a contatto.
Siamo noi a plasmare il mondo con la nostra attività simbolica nell’arte, il mito, il
linguaggio, la conoscenza. L’uomo ricrea il mondo con i significati, che si sviluppano
di pari passu con la storia dei popoli.
Ripropone la tesi di Epitteto: “ciò che turba e agita l’uomo non sono le cose ma le
sue opinioni e le sue fantasie intorno alle cose”.

b. La Scuola di Baden

Wilhelm Windelband (1848-1915)


Windelband sostenne un lungo dibattito con Dilthey. Secondo lui, Dilthey parte da
una distinzione metafisica fra spirito e natura che semplicemente si presuppone, senza
fondarla. Propone invece la distinzione fra scienze nomotetiche e idiografiche:
generalizzanti e individualizzanti rispettivamente. Sono diverse non solo per l’oggetto
ma per l’intera loro metodologia. Irriducibili l’una all’altra: dalla legge non si può
dedurre il singolo evento perché è imprevedibile, e la legge non si può determinare dal
singolo.
Scienze delle leggi e scienze dell’avvenimento.

Heinrich Rickert (1863-1936)


Propone una filosofia dei valori mostrando un’evoluzione nella loro maturazione,
con un catalogo che dovrebbe essere completo. “Il procedimento storico è un continuo
riferimento al valore”.
I limiti della formazione dei concetti scientifici (1896-1902)
Lo storico discerne i fatti rilevanti secondo la loro relazione con i valori.
Kulturwerte: “valori culturali” sono quelli che l’uomo realizza nel divenire storico.
Maturità: valori assoluti esistenti metafisicamente, non più nella scia neocriticista
(a priori).
Ciò che abbiamo sono giudizi valutativi (Beurteilungen), non di fatti: “questa cosa è
vera, buona, bella…”.
Leggi di natura (Müssen, si debbono compiere, anzi si compiono) contro norme dei
valori (Sollen, si debbono compiere nel senso che indicano posizioni migliori): logica,
etica, estetica, con necessità ideale.
Conoscere è giudicare in base al valore di verità: autonomia della scienza storica, a
partire dalla proposta di Windelband.
La conoscenza scientifica è generale, trascendentale. Comprende la logica, l’etica e
l’estetica.
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Non storico (contro Dilthey), non condizionato dai fatti (Weber).
Nel suo Sistema di filosofia (1921) propone 6 domini di valori, ognuno con un bene,
una relazione al soggetto e un intuizione del mondo.

Segue Windelband nella distinzione fra scienze nomotetiche e idiografiche. La stessa


realtà diventa natura se la si studia in generale e storia quando la si studia nel
particolare.
Le scienze naturali trattano della realtà intera studiata al fine di stabilirne le
uniformità generali. È una conoscenza generalizzante. La storia invece si confronta
con l’individualità, l’irriduttibile. La realtà considerata in riferimento al generale.

Georg Simmel (1858-1918)


Comprensione psicologica (diltheyana) dei fatti storici, secondo la valutazione dello
storico.
La sociologia è puramente descrittiva, anche se richiede una interpretazione. La
storia comprende, la sociologia descrive.
Le filosofie della storia sono delle fedi relative con le quali si costruisce
l’interpretazione. Non si può andare oltre la vita e le sue manifestazioni.

Oswald Spengler (1880-1936)


Preconizza il tramonto dell’Occidente. Le civiltà sono organismi, la storia
universale è la loro biografia complessiva. Ogni civiltà è chiusa in se stessa, con le sue
istituzioni, valori, filosofie: assolutismo relativo dei valori. Segni di vecchiaia e declino,
ad es. democrazia, identificazione fra politica e denaro, ecc.

Ernst Troeltsch (1865-1923)


L’assolutezza del Cristianesimo e la storia della religione (1922). Autonomia del
cristianesimo nei confronti degli elementi condizionanti: il cristianesimo sorge e si
sviluppa con energie religiose: Dio ha a che fare con il mondo. Superiore alle altre
religioni perché inserisce Dio, anche se il progetto è noto soltanto a Lui.

4.4. La Scuola Storica Tedesca e la Scuola Austriaca


Il dibattito sulla metodologia di studio dell’economia nella seconda metà dell’800 in
ambito germanico intende approcciarsi ai fenomeni economici come fatti sociali
complessi. Questo significa che per gli autori più importanti, l’economia non era una
questione di cifre e misurazioni, ma un insieme di fenomeni associati allo sviluppo
delle società, dei modi di governare, ecc.
Il contrasto delle opinioni ha due linee principali. Nella Scuola Storica spiccano
Wilhelm Roscher (1817-1894), Bruno Hildebrand (1812-1878), Karl Knies (1821-1898) e
Gustav Schmoller (1838-1917).
Per Roscher, la scienza politica deve scoprire e spiegare le leggi evolutive dello
Stato, tramite la storia comparata dei popoli. Analogamente, la teoria economica si
occupa di stabilire le leggi evolutive dell’economia, della vita economica dei popoli. In
sintesi, le scienze sociali devono scoprire nella storia concreta le leggi dello sviluppo
dell’insieme (organicistico) degli elementi caratterizzanti un popolo e
contemporaneamente associarlo a delle leggi generali.
Hildebrand sostiene che la scienza economica deve mettere in luce i mutamenti
delle esperienze economiche alla ricerca delle linee evolutive di un continuo
perfezionamento della specie umana.
Anche Knies cerca di stabilire delle leggi empiriche dei fenomeni economici, a
seconda delle situazioni culturali e geografiche.
Carl Menger (1840-1921) apprezza il lavoro degli autori precedenti, ma non è
d’accordo con l’adesione totale alla metodologia storica.

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Menger è contrario alla “reificazione dei concetti” del marxismo, nella quale il
fenomeno particolare, sia sociale che individuale ha senso soltanto all’interno dei
concetti generali. L’autore austriaco riprende alcune nozioni della scuola liberale
scozzese (David Hume, Adam Smith, A. Ferguson) e considera indispensabile inserire
lo studio degli effetti non intenzionali delle attività umane, soprattutto quelle
economiche.
La sua proposta si conosce come “individualismo metodologico”, il quale parte
dall’idea che le attività di scambio nascono per la necessità di sopravvivenza e
successivamente per il desiderio di avere una vita migliore. Ciò porta a una
complessità dei rapporti che si evince nella divisione del lavoro, come aveva
sottolineato Adam Smith. Ciò che cerca il singolo o la comunità di imprenditori è
migliorare il proprio tenore di vita (“non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio
o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il
proprio interesse”), e lo sviluppo di questo desiderio naturale porta a fenomeni che
sfuggono sia all’intenzionalità che al controllo dei soggetti che lo hanno creato. È qui
che sorge la nota nozione di “la mano invisibile”.
Questa linea di pensiero verrà sviluppata da Ludwig von Mises, che la rese nota
negli Stati Uniti, e Friedrich Hayek, il quale elaborerà una teoria che combina
l’accettazione di una ragione limitata per ogni tipo di scienza, con la nozione
dell’ordine spontaneo, nel quale vigono leggi di regolazione interna.
Negli Stati Uniti si è sviluppata la Scuola di Chicago, rappresentata da Kirzner e
Rothbard.
Nelle versioni estreme di questa proposta si sostiene che dall’agire egoistico dei
singoli si producono effetti positivi per la società, e che quindi l’unico interesse della
vita imprenditoriale e commerciale è quella di garantire la crescita delle iniziative
economiche e il profitto dei proprietari.

5. Durkheim e Weber, fondatori della sociologia contemporanea

5.1. Émile Durkheim (1855-1917)


Durkheim sostiene che la sociologia non è una filosofia o metafisica della storia
(come il sistema hegeliano), cioè non si tratta di una scienza madre. È comunque una
scienza.
Nella sua opera Le regole del metodo sociologico (1895) determina l’oggetto e il
metodo di questa scienza. L’oggetto è costituito da alcuni fatti sociali, non da leggi
statiche e dinamiche (Comte) o evolutive (Spencer), cioè si tratta di:

“maniere di agire, pensare e sentire, esteriori all’individuo, e dotate di un potere di


coercizione in virtù del quale gli si impongono (…) non possono essere confusi con i
fenomeni organici, perché consistono in rappresentazioni e in azioni, né con i fenomeni
psichici, i quali non hanno altra esistenza che nella coscienza individuale e per mezzo di
essa”.

Durkheim sostiene che “quasi tutto ciò che si trova nelle coscienze individuali viene
dalla società”: idee religiose, gelosia sessuale, pietà filiale, amore paterno… È uno
studio non fondato sul singolo che genera la comunità e la società, ma dei fenomeni
sociali che condizionano il modo di pensare e di vivere dei singoli.

Lo studio dei fatti sia normali che patologici è avalutativo.


Lo stadio di sviluppo e complessità delle società determinano quanto possa essere
ampia la prospettiva di studio. Quindi un compito preliminare della sociologia è
determinare i tipi di società e ciò si fa distinguendole in base al loro grado di
complessità.

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La sociologia studia i fatti sociali come delle realtà a se stanti e cerca le cause che li
determinano.

Della divisione del lavoro sociale (1893): sulla solidarietà sociale moderna.

I livelli di complessità cui si è fatto riferimento, si basano sulla distinzione fra


società semplici, cioè guidate da una solidarietà meccanica e secondarie vale a dire non
omogenee, che dipendono dalla divisione del lavoro, di una solidarietà organica.
Malgrado il carattere avalutativo della sua proposta, suppone che vi sia uno
sviluppo normale o felice della società.
Durkheim rivendica il ruolo della ragione come filtro per ridimensionare le
tradizioni.
Pone la questione dei fenomeni che dipendono da diversi fattori, come il suicidio:
può essere altruistico, egoistico, anomico (caos per cattiva organizzazione, periodi di
auge e povertà), e il suo livello di incidenza varia molto a seconda del ceto religioso.

Le forme elementari della vita religiosa (1912).

Discepoli: Lévy-Bruhl (1857-1939)

5.2. Max Weber (1864-1920)


Storico, sociologo, economista e politico.

Weber ritiene che non esistono scienze privilegiate. Compito dello scienziato è la
ricerca della verità tramite la descrizione e la spiegazione in un processo di
superamento continuo. “Disincantamento del mondo”.
Si oppone alle nozioni della scuola storica (Roscher, Knies e Hildebrand). Difende
l’autonomia logica e teorica della scienza, che non può dipendere dallo “spirito del
popolo” hegeliano come voleva Savigny. Un siffatto “spirito” dipende da molteplici
fattori. Lo scienziato isola elementi che ritiene più rilevanti.
Contrario al materialismo storico, basato sulla descrizione di una struttura fissa
delle relazioni fra lavoro e società, alla quale si aggiunge la sovrastruttura. Per Weber
si tratta invece di un processo che va chiarito volta per volta tenendo conto di diversi
fattori, come ad es. la religione.

“per l’interpretazione intelligibile dell’agire, a cui la sociologia aspira, queste formazioni


sono invece semplicemente processi e connessioni dell’agire sociale specifico di singoli
uomini, poiché questi soltanto costituiscono per noi il sostegno intelligibile di un agire
orientato in base al senso (Economia e società, p. 12)”.

Le formazioni collettive si descrivono come processi di un agire sociale effettivo o


costruito come possibile, e applica ad essi [ad es. la nozione giuridica di Stato] un
senso completamente diverso.

Contro l’organicismo, che può servire a scopo didattico.

- Diversità delle cause e politeismo dei valori

Nelle scienze sociali non è possibile determinare tutte le cause né determinare


quelle utili tramite i numeri. Sono gli interessi del ricercatore a determinare gli
argomenti dell’agire sociale e deve inquadrarli con 4 parametri (secondo Economia e
società) per presentare la “configurazione reale, quindi individuale, della vita sociale
che ci circonda”:
- atteggiamento razionale in rapporto a un fine (l’ingegnere costruisce il ponte o
generale che vuole portare una vittoria);

!10
- azione razionale rispetto ad un valore: non per risultato estrinseco, ma per fedeltà
a un valore (capitano che cola con la nave, martire);
- azione affettiva, dettata dallo stato d’animo o dall’umore;
- azione tradizionale: abitudini, credenze e costumi.

La finalità è descrivere e spiegare la verità a tutti, perciò non si può fondare


sull’intuizione o penetrazione simpatetica (Einfühlung) o la possibilità di rivivere
(Nacherleben) le esperienze di altri; ogni esperienza è nuova ma utile alla scienza se le
sue asserzioni e ipotesi sono sottoposte alle regole del metodo scientifico e superano le
debite prove.

La sociologia “deve designare una scienza la quale si propone di intendere in virtù


di un procedimento interpretativo l’agire sociale, e quindi di spiegarlo causalmente nel
suo corso e nei suoi effetti” (Economia e società, p. 4).

La scienza fornisce spiegazioni causali, ma sempre frammentarie (ad es. le cause


economiche di una guerra) di una realtà infinita, per cui la serie causale potrebbe
sempre andare all’infinito. Quindi dobbiamo scegliere punti di vista e le loro cause,
tramite il riferimento ai valori (Wertbeziehung). Le questioni e il modo d’impostarle
non sono interessanti di per sè:

“La prostituzione è un fenomeno culturale, al pari della religione e del denaro; e tutti e tre
lo sono in quanto e solamente in quanto, e nella misura in cui, la loro esistenza e la loro
forma che storicamente assumono tocchino direttamente o indirettamente i nostri
interessi culturali, e in quanto essi suscitano il nostro impulso conoscitivo sotto punti di
vista orientati in base a idee di valore, le quali rendono significativo il settore di realtà che
è pensato in quei concetti”.

Non si tratta di lodare o condannare perché è scientifico, non soggettivo, ma


neanche gerarchia univoca o definitiva:

“Chi vive nel mondo non può sperimentare in sé una lotta tra una pluralità di valori,
valori dei quali ciascuno, preso per sé, appare impegnativo: dovrà scegliere quale di questi
dèi vuole servire, ma sempre si troverà in conflitto con qualcuno degli altri dèi del
mondo”.

- Formulazione dei tipi ideali:


Un tipo ideale si ottienem con “l’accentuazione unilaterale di uno o di alcuni punti
di vista, e mediante la connessione di una quantità di fenomeni particolari diffusi e
discreti, esistenti qui in maggiore e là in minore misura, e talvolta anche assenti,
corrispondenti a quei punti di vista unilateralmente posti in luce, in un quadro
concettuale in sé unitario. Nella sua purezza concettuale questo quadro non può mai
essere rintracciato empiricamente nella realtà; esso è un’utopia e al lavoro storico si
presenta il compito di constatare in ogni singolo caso la maggiore o minore distanza
della realtà da quel quadro ideale, stabilendo ad es. in quale misura il carattere
economico dei rapporti di una determinata città possa venir qualificato
concettualmente come proprio dell’economia cittadina”.

Nel dinamismo generale si trovano delle funzioni più o meno rilevanti che devono
essere inquadrate nei tipi. Bisogna saper cosa fa un re, un funzionario, un
imprenditore. Qual’è il suo agire tipico, e comprenderlo con i processi di scambio
studiati nella teoria marginale. I tipi sociali riguardano anche particolari fenomeni
storici, quali stato, chiesa, setta, scambio, ecc.

Con i tipi ideali (concettualmente puri) e con il sapere nomologico accessibile e


rilevante, il sociologo tenta interpretazioni o ricostruzioni razionali di azioni: si tratta
di spiegare casualmente l’agire sociale nel suo corso e nei suoi effetti (intenzionali o

!11
inintenzionali). Cerca di rendere intelligibile l’azione, di vederne il senso. Tale
ricostruzione può avvalersi della possibilità di “rivivere” l’azione ed essere legittimata
da evidenze.

Gruppi di scritti di Weber:

1. Studi storici
2. Sociologia della religione
L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, 1904/5.
Scritti di sociologia della religione, (3 voll.), 1920-21.
3. Trattato di sociologia generale
Economia e società, 1922
4. Metodologia delle scienze storico-sociali
L’oggettività conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale, 1904
Studi critici intorno alla logica delle scienze sociali, 1906
Alcune categorie della sociologia comprendente, 1913
Il significato della “avalutatività” delle scienze sociologiche ed economiche, 1920
Il lavoro intellettuale come professione, 1919

6. Le scienze sociali, oggi

6.1. La Psicologia

La nascita della psicologia sperimentale


La “legge psicofisica fondamentale” di Weber (1795-1888)-Fechner (1801-1877): si
basa sullo studio metodico delle soglie della percezione sensibile nei singoli organi.
Stabiliscono i parametri degli incrementi delle sensazioni.
Interpretano questi fatti da una posizione kantiana: più che registrare, gli organi
elaborano: giudichiamo la forma, la distanza, le disposizioni, ecc.

Wilhelm Wundt (1832-1920)


Assistente di Hermann von Helmholtz (1821-1894) studioso di Kant.
Nel 1879 fonda l’Istituto di psicologia sperimentale a Lipsia.
Propone uno studio dei fatti di esperienza diretta. L’esperienza mediata è della
fisica o altre scienze.
Metodo introspettivo. Analizzare gli elementi, cioè i processi mentali che portano
a sintesi creatrici (diverso quindi dai processi fisici).
Per i processi superiori (intellettivi e volitivi) serve lo studio comparato dei loro
prodotti: linguaggio, mito, religione, arte, diritto.
Psicologia dei popoli (1900-1920, in più volumi).

Sigmund Freud (1856-1939) e il movimento psicoanalitico


Nasce a Freiberg (Moravia).
Nel 1881 si laurea in medicina a Vienna. Soggiorna a Parigi e lavora con Charcot,
che usa l’ipnotismo su isterici, approfondisce questi studi a Nancy con Bernheim e
continua a Vienna dal 1894. Fra le sue opere più note si trovano:
L’interpretazione dei sogni, 1899
Totem e tabu, 1913

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Al di la del principio del piacere, 1920
L’Io e l’Es, 1923
Casi clinici, 1924
Psicologia delle masse e analisi dell’io, 1921
Avvenire di un’illusione, 1927.

Freud riuscì a proporre e riformulare in diversi momenti un vocabolario che ha


segnato la storia della psicologia.
Fra i termini coniati o più usati da lui si trovano:
Rimozione: le persone non ricordano per lo sviluppo di sistemi di difesa perché si
tratta di eventi vergognosi, dolorosi, ecc. È legata al fenomeno della censura, un’altra
barriera di difesa
La catarsi è sostituita dalla psicanalisi.

L’inconscio e l’interpretazione dei sogni


L’inconscio è più forte di noi: vince nella contrapposizione di due diverse
intenzioni: atti mancati, lapsus.

Libido e sessualità infantile


Ci sono tre stadi o tappe pregenitali nello sviluppo della pulsione sessuale: orale,
anale, fallica.
Complesso di Edipo: attrazione inconscia verso la madre e rifiuto della figura
paterna. Interiorizzazione di un censore interno: super-ego, la morale.
Il bambino è un "perverso polimorfo".

L’associazione libera sostituisce l’ipnosi. Rilassamento, raccontare, sogni.


Transfert: implicazione affettiva.

Es-Ego-Super Ego:
Es (Id): fonte dell’energia biologico-sessuale.
Ego: facciata, rappresentante conscio.
Super-Ego: a partire dai cinque anni, interiorizzazione di valori, educatori, cultura,
ecc.
Principio di piacere (libido) contro il principio di realtà. Nevrosi quando non si
riesce ad articolare per le via della civiltà.

Eros contro Thanatos e il “disagio della civiltà”: costruzione contro distruzione.

Coincidenze con Schopenhauer e Nietzsche, ma non influssi.

La psicoanalisi dopo Freud


Alfred Adler (1870-1937)
Fonda la corrente della “Psicologia individuale” (1911)
Il temperamento nervoso (1912), Conoscenza dell’uomo (1917).
Futuro, volontà di potenza. Complesso d’inferiorità e “affermazione virile”. Sogni:
piani; pulsioni sessuali: desiderio di dominio; nevrosi: sentimento d’inferiorità.
Popper lavorò con lui.

Carl Gustav Jung (1875-1961), svizzero.


Nel 1910 crea la Società Internazionale di Psicoanalisi.
Dal 1913 sviluppa la psicologia dei complessi o psicologia analitica.
Associazione di parole e sogni. Cercare “complessi” dei singoli e “archetipi” della
società. Risposte istintive. L’inconscio collettivo è ereditario e universale e determina
sviluppo artistico, religioso, ecc. Nascita, morte, immagine paterna e materna.

!13
I tipi psicologici (1921)

Wilhelm Reich (1897-1957) e la sintesi tra Marxismo e Freudismo


Thanatos si sviluppa per la repressione (politica) della forza sessuale: diventa
distruttiva. Va combattuta con la consapevolizzazione delle masse perché rovescino
l’attuale società.

La psicologia della forma


C. von Ehrenfels (1859-1932). Alexius Meinong (1853-1920), Scuola di Graz.
Max Wertheimer e la Scuola di Berlino.

Reagiscono contro l’atomismo e l’associazionismo. È decisivo capire che


percepiamo forme, rapporti strutturati, strutture continue e coerenti, non atomi da noi
ricollegati.
Musica (forma melodica, proporzioni), moti apparenti (sequenze di immagini),
continuità dei movimenti, curve, ecc.
Produzione, apprendimento (anche animale), psicologia sociale, patologie,
psicologia dell’arte.

Il comportamentismo
Watson e lo schema “stimolo-risposta”.

John B. Watson, USA (1878-1958): Il comportamento. Introduzione alla psicologia


comparata (1914). La psicologia dal punto di vista comportamentistico (1919).
Comportamentismo (1925). La sua base filosofica si trova nel pragmatismo (William
James).
Contro introspezione, considerata un metodo intimista, propone la prospettiva dei
fatti (lui comincia con i topi nel labirinto) per avere una scienza naturale. Non la
coscienza, ma i behaviors. Come la chimica, cerca e ricrea reazioni osservabili per
prevedere risposte: omnis actio est reactio.
Il pensiero è come giocare a golf. La differenza con gli animali sta nella maggiore
complessità.

Ivan Petrovic Pavlov (1849-1936): i riflessi condizionati.


Fisiologia psicologica. Salivazione alla vista del cibo, riflesso incondizionato.
Stimolo indifferente (campanello) associato al cibo, fa scattare riflesso condizionato.

Burrhus Skinner
Walden Two (1948), Oltre la dignità e la libertà (1971).
Con Buhler e Hull crea la Scuola antropologica di Yale.
Comportamento operante (sull’ambiente), contro comportamento rispondente
(Pavlov): non si spiega come fatto interno.
Ratto nella gabbia oscura, alimentato soltanto se preme la levetta: l’evento che lo
rende resiliente non dipende dal riflesso incondizionato indotto dall’osservatore, ma
dall’attività del soggetto. Il rinforzo è condizionato dalla risposta.
Contro l’innatismo, molto criticato da Chomsky, Eccles e Popper.

Jean Piaget (1896-1980)


Epistemologia genetica: “si occupa della formazione e del significato della
conoscenza e dei mezzi attraverso i quali la mente umana passa da un livello di
conoscenza inferiore ad uno giudicato superiore (...): La natura di questi passaggi, che
sono storici, psicologici e talvolta anche biologici, è un problema reale” (...). “L’ipotesi

!14
fondamentale è che fra ci sia un parallelismo tra il progresso compiuto e
l’organizzazione razionale e logica della conoscenza e i corrispettivi processi
psicologici formativi”. Evitare teorie senza questa base. Contano anche a livello
sociale.

Il giudizio e il ragionamento nel bambino, 1924.


Il linguaggio e il pensiero nel bambino
La rappresentazione del mondo nel bambino, 1926
La causalità fisica nel bambino, 1927
Il giudizio morale nel bambino, 1932
La genesi del numero nel bambino, 1941, con B. Ihnelder.
Lo sviluppo delle quantità nel bambino, 1941
Lo sviluppo della nozione di tempo nel bambino, 1946
La rappresentazione dello spazio nel bambino, 1948, con Inhelder
La geometria spontanea nel bambino, 1948.
La genesi dell’idea di fortuito, 1953.
Dalla logica del bambino alla logica dell’adolescente, 1955.
La genesi delle strutture logiche elementari, 1959, con Inhelder.
Biologia e conoscenza, 1967.
Lo strutturalismo, 1968.
Riuscire e capire, 1974.
Lo sviluppo mentale del bambino

Contro comportamentismo e innatismo, comunque sviluppo fisso e definito di


strutture definite e universali.

Tappe:
1. Primi 18 mesi: conquista dell’universo pratico tramite la percezione e il
movimento. Assimilazione sensomotoria che passa dal proprio corpo come centro a
considerarlo come uno in più di un universo costruito, in concomitanza dell’inizio del
linguaggio e del pensiero. Intelligenza pratica precoce, manipolazione di oggetti
precedente i segni verbali (linguaggio interiorizzato).
2. 2 a 7 anni: periodo del pensiero preoperatorio. Ancora egocentrico (il sole si alza
per accompagnarci...). Ricostruisce azioni passate (racconto) e anticipazione di quelle
future con la rappresentazione verbale. Inizio della socializzazione, interiorizzazione
della parola (linguaggio propriamente detto, basato su linguaggio interiore e segni
verbali), interiorizzazione dell’azione, non più soltanto percepita ma ricostituibile
tramite le immagini e le esperienze psichiche. Apparizione dei sentimenti
interindividuali: simpatie, antipatie. Organizzazione affettiva più stabile.
Non si sa se collabora o semplicemente fa come gli altri.

3. 7 a 12 anni: pensiero operatorio-concreto


Concentrazione quando si lavora da solo e vera collaborazione quando si lavora con
gli altri: complementari, verso i 7 anni. Iniziano le discussioni, necessitèa di
giustificare la propria posizione e scomparsa del senso egocentrico per ricerca di
coerenza logica.
Affettività: rispetto reciproco.

4. 11-14, adolescenza.
Costruisce sistemi e teorie. Passaggio dal concreto al formale o ipotetico-deduttivo.
Operazioni su operazioni, ipotesi e conclusioni.

Influito da teoria delle forme. L’inconscio della psicoanalisi per tutti i processi
mentali: siamo consci del risultato, non del meccanismo. Inconscio è tutto ciò che non
è concettualizzato. La Psicoanalisi ha rinnovato la psicologia, ma sarà scientifica
quando sarà sperimentale.
!15
La psicologia umanista
Abraham Maslow (cf. Maslow, in Enciclopedia Filosofica Bompiani, v. 7, pp. 7063-64).

La terapia non direttiva di Carl Rogers


Nato nel 1902 a Oak Park, Illinois, morto nel 1987 a San Diego, California.
Sviluppa l’approccio psicologico, e di accompagnamento in generale, “basato sul
cliente” (“Client centered therapy”). La tecnica è utile non soltanto in caso di disturbi
psicologici, ma come supporto nella gestione di ogni tipo di problema o
semplicemente sfide della vita quotidiana, perciò si riferisce a “clienti” e non
necessariamente a “pazienti”.
Forza di base con una direzione fondamentale positiva, tendenza attualizzante verso
il proprio sviluppo e autorealizzazione. La terapia deve porre le condizioni affinché
tale forza emerga ed operi.
Flusso delle esperienze dipende da maturità del soggetto: troppo intellettuale
inibisce. Quando si raggiunge l’immediatezza ciò che si sente coincide con ciò che si
pensa. Il sé è coscienza riflessa e la volontà è la conseguenza naturale del significato di
questo fluire ormai accettato e integrato.
Modificare il concetto di sé: liberarlo da stereotipi culturali e/o autoalimentati.

Non direttività. Autenticità e congruenza.


Esperienza fedelmente rappresentata nella coscienza del cliente.
“Non serve agire in modo calmo e piacevole quando di fatto ci si sente critici e pieni
di ira. Non serve agire come se si conoscessero le risposte da dare quando non si
conoscono […]”. “Mentre sento di aver imparato a fondo la verità di queste
proposizioni, non l’ho messa a profitto in maniera adeguata.”
Accettare ogni aspetto dell’esperienza del cliente senza condizioni e vivere verso di
lui o lei una considerazione positiva. Non esprime valutazioni o giudizi (accettazione
incondizionata). Entra con lei in un rapporto empatico; considera l’esperienza del
cliente ponendosi dal di dentro del suo mondo e del suo modo di sperimentare
(empatia). “Sentire il mondo personale del cliente ‘come se’ fosse nostro, senza però
mai perdere questa qualità del ‘come se’, questa è empatia; sentire l’ira, la paura, il
turbamento del cliente, come se fossero nostri, senza però aggiungervi la nostra ira, il
nostro turbamento, questa è la condizione che tentiamo di descrivere”.
Ultima condizione, che riassume tutte le altre: che il cliente percepisca
l’accettazione e l’empatia del terapeuta. Per Rogers, non valgono criteri esterni di
descrizione del processo, ma criteri interni al cliente stesso in base a ciò che viene via
via sperimentando.

La “comunicazione autentica”, l’individuo e il gruppo.


Non ogni raggruppamento è un vero gruppo. Ci vuole comunicazione autentica,
quella che si trasmette con tutto il nostro atteggiamento, non solo verbalmente.
Impariamo molto presto come piacere per essere amati, e questo incide nella nostra
identità. A seconda dell’ambiente culturale si cerca di essere bravi, intelligenti, forti,
ecc.: esserci, esistere.
Quando il modello è troppo lontano, si sviluppano modi di “sembrare bravi, forti,
ecc.” Meccanismo inautentico che promuove comunicazione distorta e si è
impossibilitati a comunicare realmente se stessi.
Fantasmi e maschere che portano al disagio: sappiamo che non siamo
quell’individuo che si muove, parla, agisce con gli altri; ma chi siamo realmente, non
riusciamo più a capirlo.
In un gruppo bisogna contare sulla diversa maturità dei partecipanti e riuscire a
creare un ambiente di libertà e accettazione spontanea dell’atro senza condizioni, che

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aiuti a trasformare la propria personalità. Non dover sembrare bravi, ecc. per poter
contare. “Sono arrivato a sentire che più l’individuo è capito e accettato
profondamente, più tende a lasciar cadere le false maschere con cui ha affrontato la
vita e più si muove in una direzione positiva, di miglioramento.”
Qualsiasi cosa si dica o si faccia, è comunicare veramente, e così il gruppo può
strutturarsi. Cade la leadership autoritaria: potere che paradossalmente, si esplica nel
momento in cui si cede: è il potere di favorire nell’altro il senso della sua forza di base,
della sua energia vitale e delle sue reali capacità, di fargli sentire che ha potere e che se
lo può assumere per la sua crescita interiore e intellettuale.

Martin Seligman (1942) e la Psicologia positiva

Seligman critica la mancanza di onestà nel presentare i risultati della ricerca da


parte dei suoi professori: i laboratori delle università negli Stati Uniti erano molto
condizionati dalle scuole di pensiero, che presentavano i risultati che confermavano le
teorie, ritenendo poco rilevanti le eccezioni.
Negli anni 60 comincia a replicare gli esperimenti con animali sottoposti a stress e a
situazioni di frustrazione continua. Osserva che c’è sempre una percentuale non
indifferente di “irriducibili”, cioè di animali che malgrado l’inutilità dei loro sforzi per
riuscire in situazioni di disagio, non smettono mai di provarci.
Negli anni novanta pubblica What you can change and what you can’t, The
optimist child.
Nell’anno 2000 avvia un progetto di ricerca multidisciplinare per collegare queste
scoperte con lo sviluppo della pratica clinica (cure antidepressive, associazione di
fenomeni negativi) per riformulare una nozione di felicità che venga incontro sia alle
domande perenni della filosofia che della psicologia. L’idea di sviluppare una filosofia
per le persone sane, già presente in Frankl, Maslow e altri, nel progetto della positive
psychology diventa un progetto per promuovere gli atteggiamenti positivi del
carattere tramite programmi educativi e il miglioramento degli ambienti di lavoro. Di
fatto, il programma di ricerca ha promosso lo studio delle tradizioni filosofiche e
religiose per ripensare le nozioni fondamentali del carattere.
Fra le opere di questa seconda tappa si contanto Authentic Happiness (2002) e
Character, Strengths and Virtues (2004), in collaborazione con Christopher Peterson.
Su questa scia è nata VIA “Values in Action”, un’associazione mondiale per
diffondere queste idee e mettere in contatto iniziative analoghe.

6.2. L’Archeologia

Introduzione
L’archeologia (dal greco ἀρχαιολογία, composto dalle parole ἀρχαῖος, "antico", e
λόγος, "discorso" o "studio") è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del
passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante, mediante la raccolta, la
documentazione e l’analisi delle tracce materiali che hanno lasciato (architetture,
manufatti, resti biologici e umani).[1]
Venne definita in passato come scienza ausiliaria della storia, adatta a fornire
documenti materiali per quei periodi non sufficientemente illuminati dalle fonti
scritte. In alcuni paesi, e specialmente negli Stati Uniti d’America è stata sempre
considerata come una delle quattro branche dell’antropologia (le altre tre essendo
l’etnologia, la linguistica e l’antropologia fisica), avente come obiettivo l’acquisizione
di conoscenza delle culture umane attraverso lo studio delle loro manifestazioni
materiali.

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L’archeologia è tradizionalmente suddivisa in discipline a seconda del periodo o
della cultura oggetto di studio (ad esempio archeologia classica o archeologia
industriale o paletnologia), oppure a seconda di particolari tecniche di indagine
(archeologia subacquea o archeologia sperimentale), o di specifiche problematiche
(archeologia urbana, archeologia teorica), o ancora sulla base del tipo di materiale
esaminato (numismatica o epigrafia).

Tecniche e metodi di indagine


La principale tecnica di indagine è quella dello scavo stratigrafico, che consente di
rimuovere strati di terreno rispettando la successione cronologica e di documentare i
materiali che vi sono deposti, collocandoli in una precisa sequenza cronologica
relativa.
L’indagine archeologica può inoltre usufruire oggi di tecniche di rilevamento e di
datazione o di analisi scientifiche elaborate da altre discipline.
L’esame del territorio, sia come ricerca preliminare ad uno scavo, per individuare la
presenza di resti archeologici, sia per acquisire dati statistici generali sulla storia del
territorio stesso, oltre che della tradizionale ricognizione archeologica di superficie
(osservazione diretta) può avvalersi dell’interpretazione delle fotografie aeree e di
prospezioni geofisiche (in particolare magnetometriche o con georadar). I sonar
possono essere utilizzati in ambiente subacqueo, mentre sonde fotografiche sono state
impiegate per esplorare preliminarmente cavità presenti nel terreno, quali tombe non
ancora scavate.

Metodi di datazione
Lo studio dei materiali, sia di quelli raccolti nello scavo, sia quelli privi di contesto
stratigrafico, ha gli scopi di comprenderne i modi di utilizzo e l’origine e di arrivare ad
una datazione.
Il primo modo per datare un oggetto in senso relativo è il suo inserimento nella
sequenza stratigrafica. Tuttavia per gli oggetti rinvenuti in un momento in cui questa
tecnica non era ancora stata elaborata, o comunque fuori contesto, si continua ancora
ad utilizzare il confronto formale e stilistico con altri oggetti simili. A questo si
aggiunge l’insieme delle tecniche scientifiche oggetto dell’archeometria.
Per ottenere datazioni assolute possono essere utilizzati il metodo del Carbonio 14
(o radiocarbonio) per i materiali organici (mentre altri metodi di datazione ai
radioisotopi, quali quelli del potassio-argo (K-Ar), dell’uranio-torio-piombo e delle
tracce di fissione dell’uranio 238, possono servire a datare le rocce e quindi i fossili o i
resti di industria litica ad esse associate), la dendrocronologia per il legno, la
termoluminescenza e l’archeomagnetismo, per ceramiche, laterizi e terre di fusione.

Discipline correlate e attuali indirizzi di studio

L’archeozoologia e la paleobotanica indagano i resti faunistici e botanici, allo scopo


di ricostruire l’ambiente naturale con il quale gli uomini interagivano.
L’archeoastronomia fornisce inoltre un supporto all’indagine con lo studio degli
allineamenti astronomici e degli orientamenti delle strutture antiche, a volte ricercati
per specifici motivi simbolici, soprattutto nel caso di edifici legati al culto.
Le numerose applicazioni del computer, dall’archiviazione e organizzazione dei
dati, alle rappresentazioni cartografiche (GIS), alle ricostruzioni virtuali, con utilizzi sia
per la ricerca, sia per la presentazione al pubblico, sono oggetto dell’archeologia
computazionale.

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Oltre alla chimica e alla fisica, per l’elaborazione delle tecniche di analisi già citate,
le indagini archeologiche possono ricevere un utile apporto dalla geologia, per la
conoscenza sia delle caratteristiche delle varie pietre da costruzione, delle gemme, dei
metalli e leghe metalliche, delle argille, sia dei meccanismi geomorfologici di erosione
e di sedimentazione, e ancora per la datazione delle rocce. Un’altra disciplina che
fornisce il suo apporto alle indagini archeologiche è la paleontologia o paleobiologia,
per lo studio dei resti fossili (con la paleozoologia per i fossili animali, la paleobotanica
per quelli vegetali, la palinologia per i pollini fossili e l’antracologia per i resti
carbonizzati, e infine la paleoantropologia per i resti fossili umani e lo studio
dell’evoluzione dell’uomo): nel loro insieme i cambiamenti ambientali e climatici sono
studiati dalla paleoecologia. Numerose sono anche le possibili applicazioni dei metodi
statistici all’analisi dei dati.
Molti degli interessi delle discipline bioarcheologiche e archeometriche nel loro
insieme costituiscono l’oggetto di studio del metodo interdisciplinare dell’archeologia
ambientale.
Hanno inoltre tematiche affini e complementari numerose discipline, quali
l’antropologia culturale e l’etnologia (per lo studio delle organizzazioni socio-culturali
delle comunità umane, dei loro aspetti comportamentali e simbolici e delle loro
relazioni con l’ambiente), la paletnologia (per lo studio delle origini e dei movimenti
delle popolazioni), la linguistica storica (per lo studio e la diffusione delle lingue), le
ricerche di storia dell’arte e naturalmente della storia.

6.3. Scienze demo-etno-antropologiche. cfr. Antropologia ed etnologia /


Demografia
Il termine scienze demo-etno-antropologiche designa tutte le discipline che
studiano l’uomo dal punto di vista sociale e culturale, contando le seguenti scienze:
- antropologia culturale e antropologia sociale (o antropologia socioculturale);
- etnologia, che studia e confronta le popolazioni mondiali;
- folclore (o demologia), che studia le tradizioni, gli usi e i costumi dei vari popoli;
- sociologia e archeologia, se intese come antropologia delle società moderne e
antropologia delle civiltà antiche.
Tale accezione, largamente utilizzata in Italia, non ha un perfetto riscontro nel
mondo anglofono, e tende spesso a creare confusione.

Le tradizioni internazionali che hanno maggiormente influenzato quest’area


scientifica sono:
- antropologia culturale, di derivazione americana
- antropologia sociale, prevalentemente britannica
- la scuola socio-antropologica francese o l’etnologia
A queste va aggiunto il campo di studi sul folklore (o demologia, o storia delle
tradizioni popolari), radicato in Italia fin dall’Ottocento.

La ricerca
Metodo fondante delle scienze antropologiche è la ricerca sul campo, che ha
lungamente caratterizzato questa scienza, essendo considerata un vero e proprio
rituale di iniziazione, quasi indispensabile alla formazione dello studioso. In ogni caso
indiscutibile è la necessità di una stretta correlazione tra ricerca etnografica e
approfondimento teorico, sia a livello di disciplina che a livello di singolo studioso.

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L’antropologia
L’antropologia nata come disciplina interna alla biologia, studia l’essere umano
sotto diversi punti di vista: sociale, culturale, morfologico, psico-evolutivo, artistico-
espressivo, filosofico-religioso e in genere dal punto di vista dei suoi vari
comportamenti all’interno di una società.

Fondazione dell’antropologia: Morgan e Tylor

La nuova scienza antropologica (basata sull’analisi delle strutture sociali dei popoli
arcaici) ebbe un inizio promettente con Lewis Henry Morgan (1818-1881) ed Edward
Burnett Tylor (1832-1917), i quali, nei loro studi sugli amerindi e su altre popolazioni
primitive, rivelarono la comune struttura sociale di tribù di diversi paesi: una struttura
caratterizzata da un sistema complesso di rapporti, spesso matrilineari e dalla
mancanza di proprietà privata e di un apparato repressivo (prigioni, polizia, ecc.).
Questo fu per loro lo stato primitivo della nostra civiltà, corrispondente all’antica
organizzazione sociale della Grecia antica e di Roma antica.
Ma questa traccia, che minacciava di minare alla sua stessa base la morale, la
proprietà privata e lo Stato borghesi, era troppo pericolosa per gli antropologi
accademici, i missionari, gli esploratori che avevano raccolto le prime informazioni
dirette sulle civiltà selvagge. Anche questo compito fu lasciato a Marx e ad Engels. Da
parte sua, la scienza borghese preferì porsi sul terreno comparativistico di James
Frazer (1854-1941) e di Westermarck (1862-1939) e limitarsi alla raccolta di oggetti
d’arte e folklore, alla ricerca delle origini razziali attraverso la misurazione dei crani.
Col miglioramento delle comunicazioni e con l’intensificarsi dello sfruttamento
coloniale che caratterizzarono gli ultimi decenni dell’Ottocento, i contatti con i popoli
primitivi si moltiplicarono.
E sebbene nella maggior parte dei casi questi contatti avvenissero unicamente in
funzione dello sfruttamento e dello sterminio delle popolazioni indigene, resero anche
possibile una maggiore conoscenza dei loro costumi e delle loro credenze. I primi studi
antropologici sul posto furono quelli effettuati nel 1871 da Miklukho Maklai
(1846-1888) nella Nuova Guinea e da una spedizione zoologica nello stretto di Torres e
nella Nuova Guinea (1898-1899). Di questa fecero parte A. C. Haddon (1855-1940) e W.
H. R. Rivers (1864-1922). Ma neanche di queste osservazioni dirette, che valsero a
confermare lo schema di organizzazione tribale fornito da Morgan e Tylor, si seppe
dare altro che un’interpretazione psicologica, mentre gli aspetti economici seguitarono
ad essere trascurati.

Impostazione dello studio


Nella contemporaneità, dal punto di vista accademico, l’antropologia è suddivisa,
nella tradizione di studi italiana, in due aree principali:
- l’antropologia fisica (o "antropologia biologica"), che studia l’evoluzione e le
caratteristiche fisiche degli esseri umani, la genetica delle popolazioni e le basi
biologiche dei comportamenti della specie umana e dei suoi parenti più stretti, le
grandi scimmie (primatologia);
- le discipline demo-etno-antropologiche, che si occupano degli aspetti socio-
culturali ecc. (ad esempio le reti di relazioni sociali, i comportamenti, usi e costumi, gli
schemi di parentela, le leggi e istituzioni politiche, le ideologie, religioni e credenze, gli
schemi di comportamento, i modi di produzione e consumo o scambio dei beni, i
meccanismi percettivi, le relazioni di potere). Grande importanza ha per tale area di
studi la ricerca etnografica, spesso considerata come base imprescindibile per
riflessioni teoriche ed eventuali comparazioni.
Generalmente, quando viene utilizzato il termine antropologia senza specificazioni,
oggi ci si riferisce a questo secondo gruppo.

Tematiche dell’antropologia

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Essere umano e natura (la specie umana, le teorie dell’evoluzione, la primatologia
comparata, l’ecologia umana, la paleoantropologia, l’antropologia molecolare)
Società e politica, la guerra, (la ricerca del potere e dell’autorità)
Antropologia economica (economia delle società tradizionali, antropologia
dell’impresa)
Antropologia culturale e Antropologia dei simboli
Aspetti simbolici (arte e creatività, simboli gestuali, aspetti visuali, magia e
credenze, filosofia e religione)
Usanze e rituali (giochi della crescita e sociali, parole e comunicazione, riti,
costumi)
Corpo (antropologia medica, tecniche corporali)
Antropologia criminale teorizzata dal medico criminologo Cesare Lombroso
Cognizione e mente (educazione, percezione, categorizzazione, teorie della mente)
Modelli e classificazioni sociali (cultura, etnia, identità, ruoli, scambi culturali, reti
sociali, gerarchia, generi sessuali)
Antropologia delle religioni (in prospettive storica e comparata, nella definizione di
religione e negli aspetti magici e soprannaturali)
Sono inoltre strettamente collegate le discipline dell’etno-linguistica, che si occupa
delle variazioni linguistiche delle diverse società umane, e l’archeologia e la
paletnologia, che indagano le società del passato attraverso i resti materiali che esse
hanno lasciato ("cultura materiale").

7. Economia
Per economia - dal greco οἴκος (oikos), "casa" inteso anche come "beni di famiglia",
e νόµος (nomos), "norma" o "legge" - si intende sia l’utilizzo di risorse scarse (limitate o
finite) per soddisfare al meglio bisogni individuali e collettivi organizzando la spesa,
sia un sistema di organizzazione delle attività di tale natura poste in essere a tal fine
da un insieme di persone, organizzazioni e istituzioni (sistema economico).
Normalmente si considerano i soggetti (detti anche "agenti" o "attori" o "operatori"
economici) attivi nell’ambito di un dato territorio. Peraltro si tiene conto anche delle
interazioni con altri soggetti attivi fuori del territorio, ovvero con il "resto del mondo".

Sistema economico
Il sistema economico, secondo la visione dell’economia di mercato nella moderna
società occidentale, è la rete di interdipendenze ed interconnessioni tra operatori o
soggetti economici che svolgono le attività di produzione, consumo, scambio, lavoro,
risparmio e investimento per soddisfare i bisogni individuali e realizzare il massimo
profitto, ottimizzando l’uso delle risorse, evitando sprechi e aumentando la
produttività individuale nonché attraverso la diminuzione del costo del lavoro.

Componenti o sottosistemi
I componenti o sottosistemi del sistema economico sono:
Sistema di produzione, promuove e determina attraverso la produzione l’offerta di
beni e servizi sotto continua spinta all’investimento per produrre innovazione (aziende
e imprese).
Sistema dei consumatori, promuove e determina attraverso il consumo la domanda
di beni e servizi (es. famiglie e in parte anche imprese).
Sistema creditizio-finanziario: da esso i precedenti sottosistemi afferiscono fondi di
liquidità (capitali) e strumenti finanziari per promuovere e raggiungere i loro obiettivi
(produzione e/o consumo) (banche e istituti di intermediazione finanziaria).
Mercato: è l’ambiente di interazione dei precedenti sottosistemi dove avviene lo
scambio di beni, servizi e denaro tipicamente regolati dalla legge della domanda e
dell’offerta.

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Stato: alimenta il sistema economico attraverso la spesa pubblica (offerta di servizi
pubblici a fronte di prelievo fiscale) regolandolo anche attraverso interventi mirati di
politica economica (politica di bilancio e politica monetaria).
Il livello di sviluppo ed efficienza di tali sottosistemi e del relativo sistema
economico riflette il livello di sviluppo della società stessa e varia in funzione delle
epoche storiche o della parte del mondo o Stato considerato passando storicamente da
economie prettamente agricole ad economie agricole-industriali fino ad economie
agricole-industriali-terziarie oppure classificandosi attualmente e geograficamente in
economie occidentali del primo mondo, economie del secondo mondo, del terzo
mondo e del quarto mondo. Tuttavia il processo di globalizzazione sta gradualmente
portando ad una progressiva omogeneizzazione dei vari sistemi economici mondiali
grazie all’interdipendenza a livello internazionale dei vari mercati nazionali
(internazionalizzazione).

Operatori economici e loro funzioni


Il sistema economico può definirsi, altresì, come l’ambiente o l’insieme delle attività
promosse dagli operatori economici per le suddette finalità. Gli operatori economici
svolgono una o più delle seguenti funzioni:
- produzione di beni e servizi;
- consumo di beni e servizi;
- intermediazione finanziaria;
- accumulazione di ricchezza;
- redistribuzione del reddito e della ricchezza;
- assicurazione.

Classificazione degli operatori


Gli operatori economici vengono classificati secondo le funzioni svolte. Si hanno:
- le famiglie, che consumano beni e servizi prodotti (prodotti nel territorio
considerato, o importati, a cura di altri operatori, dal "resto del mondo"), ma possono
anche produrre e accumulare (imprese individuali, aziende familiari);
- le società che svolgono attività finalizzate al conseguimento di utili ed
all’accumulazione:
- le società di intermediazione finanziaria (in primo luogo le banche).
- le società di assicurazione;
- le società (dalle grandi società per azioni alle piccole società di persone) che
producono altri beni e servizi;
- la pubblica amministrazione, in tutte le sue articolazioni, che contribuisce al
consumo (cosiddetti consumi collettivi), produce prevalentemente servizi non destinati
alla vendita (istruzione, ordine pubblico, difesa ecc.) e redistribuisce il reddito e la
ricchezza tra gli operatori del sistema;
- altre organizzazioni senza finalità di lucro, che erogano servizi a beneficio delle
famiglie (partiti, sindacati dei lavoratori, organizzazioni religiose, associazioni culturali
ricreative e sportive, enti di beneficenza ed assistenza).
- Professionisti (avvocati, commercialisti, farmacisti...) che offrono servizi regolati
da ordini professionali

Le operazioni economiche
Gli operatori interagiscono ponendo in essere operazioni economiche che possono
essere:
- operazioni su beni e servizi;
- operazioni finanziarie: consistono nell’acquisizione o cessione di attività
finanziarie (acquisto di azioni o altri titoli, apertura di depositi, erogazione di prestiti
ecc.);

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- operazioni di distribuzione e redistribuzione del reddito e della ricchezza: fanno sì
che il valore aggiunto generato dall’attività produttiva venga distribuito fra i fattori
della produzione (percezione del profitto e del reddito da lavoro autonomo,
distribuzione di redditi da capitale da parte delle società, pagamento di redditi da
lavoro dipendente), sia redistribuito tra gli operatori (riscossione di imposte e tasse,
erogazione di contributi).
Vi sono poi altre operazioni quali gli ammortamenti o lo scambio di attività non
finanziarie non prodotte (terreni, brevetti, licenze).
Tutte le operazioni indicate costituiscono flussi; vengono pertanto misurate
tenendo conto delle variazioni (creazione, trasformazione, scambio, trasferimento di
valore) che intervengono in un dato periodo di tempo. Ad esempio, si misurano
l’insieme delle vendite effettuate da una società, oppure l’insieme delle imposte
percepite dalla pubblica amministrazione, nel corso di un anno.
Le operazioni possono avere o non avere una contropartita. Nel primo caso (ad
esempio, la vendita di un bene), ad un flusso di denaro o in natura corrisponde un
flusso di beni o servizi di pari valore; nel secondo caso (ad esempio, l’erogazione delle
pensioni) non vi è una diretta contropartita e si parla di operazioni unilaterali o
trasferimenti.

I settori economici
Le diverse attività di produzione di beni e servizi vengono classificate in settori
economici.
Al livello più generale si usa la tradizionale distinzione tra:
- settore primario, che comprende l’agricoltura, la selvicoltura, la pesca, lo
sfruttamento delle cave e delle miniere;
- settore secondario, che comprende l’industria in senso stretto, l’edilizia e
l’artigianato;
- settore terziario, che produce e fornisce servizi.

Tipi di sistemi economici


Si possono individuare diversi tipi di sistemi economici, sulla base della presenza di
tutti, o solo di alcuni, degli operatori sopra indicati, della maggiore importanza di
alcuni rispetto ad altri, di diverse modalità di esplicazione delle loro funzioni, di
diverse regole per l’esecuzione delle operazioni. Su tali aspetti influiscono le istituzioni
politiche e sociali, le tecnologie disponibili, aspetti culturali e ideologici.
Nel corso della storia si sono susseguiti diversi sistemi economici, mentre altri sono
stati solo ideati e mai realizzati.

L’economia contemporanea
L’età contemporanea inizia, da un punto di vista economico, con la rivoluzione
industriale: un processo di evoluzione che da un’economia agricola-artigianale-
commerciale portò ad un’economia industriale moderna, caratterizzata dall’uso
generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall’utilizzo di nuove fonti
energetiche inanimate (in primo luogo i combustibili fossili).
Ne sono seguiti il progressivo declino dell’agricoltura (il numero degli occupati nel
settore agricolo iniziò a diminuire costantemente dopo la Grande depressione del
1873-1895, detta Long Depression) e, con esso, quello dell’aristocrazia, la crescente
importanza della borghesia produttiva, lo sviluppo sostenuto delle città, l’estensione
della produzione per il mercato e la tendenziale scomparsa di quella per
l’autoconsumo, la nascita di un mercato del lavoro.

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Attraverso grandi momenti di crisi economica (la Long Depression e il crollo di Wall
Street del 1929) e politica (la Prima guerra mondiale, la Rivoluzione russa, la
Repubblica di Weimar), si sono affermati nel XX secolo tre diversi sistemi economici:
- l’economia di mercato: è basata sull’interazione degli operatori economici privati,
con un ruolo limitato dello Stato (ordine pubblico, difesa, giustizia, istruzione,
costruzione di infrastrutture);
- l’economia pianificata: in essa la gestione delle dinamiche del sistema economico
compete allo Stato, che elabora piani di breve-media durata che stabiliscono gli
obiettivi e regolano conseguentemente l’impiego delle risorse;
- l’economia mista: accanto all’interazione degli operatori privati, lo Stato
interviene direttamente nel funzionamento del sistema economico, a sostegno della
produzione e dell’occupazione, utilizzando la spesa pubblica ed avvalendosi di
politiche fiscali e monetarie.
Nelle economie moderne il motore della crescita economica spesso è stato
rappresentato dall’innovazione tecnologica: questa componente è stata infatti in grado
di generare un effetto a catena/valanga sulle altre variabili macroeconomiche con
conseguenziale aumento dei consumi, della produttività (PIL) e dell’occupazione.
Fondamentale per la creazione di innovazione sotto forma di ricerca e sviluppo è ed è
stato anche l’accesso al credito degli istituti di credito da parte delle imprese per la
promozione dei loro investimenti cioè dunque l’interazione forte tra i sottosistemi di
produzione e consumo col sistema creditizio-finanziario all’interno del sistema
economico stesso.

Studio dei sistemi economici


L’Economia politica studia i sistemi economici per individuarne le leggi di
funzionamento. L’economia politica in senso moderno nasce quando si afferma la
separazione tra etica e politica e ci si pone espressamente il problema della potenza
economica degli Stati. Per lungo tempo tale disciplina si è occupata prevalentemente
di sistemi economici nazionali; i suoi concetti e metodi si sono tuttavia
progressivamente estesi allo studio sia di sistemi sociali di ogni genere (economia
aziendale), sia di singoli settori economici (economia agraria, economia industriale
ecc.).
La Statistica economica ha invece come obiettivo la misurazione degli aspetti
quantitativi di un’economia, dalla misura di grandezze semplici e di loro aggregati,
all’analisi della dinamica e alle previsioni economiche, alla stima e alla verifica di
modelli di comportamenti economici. Ad esempio, lo stato di un’economia nazionale
viene rilevato mediante la contabilità economica nazionale (in Europa si usa il sistema
di conti detto Sec95).
La Storia economica tenta di ricostruire il funzionamento di sistemi economici del
passato, avvalendosi sia dei concetti dell’economia politica che dei metodi della
statistica economica.
A partire dalla conoscenza o analisi del sistema economico è possibile agire sul
sistema economico stesso con misure o interventi di politica economica mirati a
stimolarne la stabilità o la crescita economica.
La Filosofia dell’economia come branca della filosofia che studia le questioni
relative all’economia o, in alternativa, il settore dell’economia che si occupa delle
proprie fondamenta e del proprio status di scienza umana.

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