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"Smorzamento strutturale: modelli teorici e

valutazioni sperimentali"

Conference Paper · January 2009

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3 authors:

C. Rainieri Giovanni Fabbrocino

Università degli Studi del Molise Università degli Studi del Molise
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Edoardo Cosenza
University of Naples Federico II
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Vibration-based Structural Health Monitoring of civil structures View project

Field Instrumentation and Monitoring of Embedded Retaining Wall View project

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Smorzamento strutturale: modelli teorici e valutazioni sperimentali
Carlo Rainieri, Giovanni Fabbrocino
Laboratorio di Dinamica Strutturale e Geotecnica StreGa, Università del Molise. Via Duca degli Abruzzi,
86039 Termoli (CB).
Edoardo Cosenza
Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Via Claudio 21, 80125
Napoli.

Keywords: smorzamento strutturale, identificazione dinamica

ABSTRACT
Le equazioni del moto che regolano la dinamica delle strutture sono state approfonditamente studiate da vari
ricercatori nel corso degli anni, tenendo conto anche dell’effetto dello smorzamento sul comportamento dinamico
delle strutture. Nonostante l’ampia letteratura disponibile sull’argomento, tuttavia, lo smorzamento rimane uno
degli aspetti più complessi dei problemi strutturali, anche a causa dell’assenza di un modello matematico universale
per la schematizzazione delle forze dissipative. L’influenza esercitata dallo smorzamento sulla risposta strutturale
ad azioni dinamiche richiede un approfondimento della conoscenza, in ragione anche di un’ottimizzazione della
progettazione strutturale in condizioni di stato limite di servizio e di stato limite ultimo. I maggiori ostacoli al
raggiungimento di un quadro esaustivo sul tema sono rappresentati, da un lato, dall’impossibilità di definire un
modello per lo smorzamento analogo a quelli per la determinazione delle proprietà di massa e rigidezza delle
strutture, per cui una stima dello smorzamento non può che essere basata su correlazioni di natura empirica,
dall’altro lato dalla difficoltà di fornire misure accurate di smorzamento a partire da test dinamici. In generale,
infatti, gli errori nella stima sono certamente maggiori che per le frequenze naturali e le forme modali, e sono
condizionati anche dalle procedure di prova, dalla quantità di dati disponibili e da fattori strutturali e ambientali.
Nel presente lavoro è riportato un esteso lavoro di revisione critica della letteratura tecnica concernente il tema
dello smorzamento delle costruzioni civili e della sua stima sperimentale. I risultati di questo lavoro convergono in
un database di valori sperimentali relativo a diverse tipologie strutturali e sono analizzati con lo scopo di
individuare i principali fattori che influenzano la stima dello smorzamento, nonché i valori tipici per ciascuna
classe di strutture. L’influenza delle metodologie di prova e delle tecniche di elaborazione dati sulla stima dello
smorzamento è discussa con l’obiettivo di definire dei criteri per una stima affidabile sulla base di tecniche di
identificazione dinamica in condizioni operative ampiamente diffuse. Tali criteri saranno applicati, a titolo di
esempio, a un caso studio, al fine di evidenziare l’ampia variabilità della stima dello smorzamento derivante da
un’analisi dei dati parziale.

dissipative (Woodhouse 1998).

1 INTRODUZIONE
L’equazione fondamentale del moto, che
governa la dinamica delle strutture, è stata
approfonditamente studiata nel corso degli anni.
In particolare, numerosi studi si sono concentrati
sulla valutazione dell’effetto dello smorzamento
sul comportamento dinamico delle strutture e
sulle modalità con le quali esso può essere
incluso nei modelli numerici.
Nondimeno, lo smorzamento rappresenta
ancora uno degli aspetti più complessi, anche a
causa dell’assenza di un modello matematico
universale per la schematizzazione delle forze
L’influenza esercitata dallo smorzamento sulla
risposta delle strutture alle azioni dinamiche
richiede, dunque, un approfondimento della
conoscenza, anche per ottimizzare la
progettazione strutturale sia in condizioni di stato
limite di servizio che di stato limite ultimo.
La valutazione della risposta strutturale ad
azioni da vento o all’eccitazione sismica, infatti,
rappresentano aspetti fondamentali della
progettazione strutturale. Nel caso degli edifici
alti, ad esempio, le vibrazioni indotte dal vento
rappresentano un elemento fondamentale di
valutazione in sede di progettazione per le
immediate ricadute sul comfort degli occupanti.
Tali vibrazioni possono essere ridotte
incrementando, ad esempio, lo smorzamento
strutturale. I livelli di vibrazione in condizioni di
servizio rappresentano, pertanto, un elemento di
fondamentale importanza di cui tener conto per
un’efficace progettazione strutturale e una
crescente attenzione viene dedicata alla corretta
stima dello smorzamento ai fini della
progettazione di dispositivi di controllo delle
vibrazioni. D’altro canto, poiché, in presenza di
azioni sismiche, spostamenti, deformazioni e
sollecitazioni in una struttura sono influenzati in
maniera rilevante dallo smorzamento, una
valutazione accurata dei rapporti di smorzamento
può condurre a una più efficiente progettazione
delle strutture in condizioni di stato limite ultimo.
Le prove dinamiche, allo stato attuale,
consentono in maniera semplice di pervenire a
una valutazione sufficientemente accurate di
frequenze naturali e forme modali. La stima
sperimentale dello smorzamento, invece, mostra
ancora problemi di affidabilità e accuratezza. I
modelli matematici, d’altronde, consentono una
predizione di frequenze naturali e forme modali:
lo smorzamento non può essere valutato in
maniera analitica. I valori utilizzati nelle analisi
dinamiche, pertanto, sono essenzialmente di
natura empirica, basati su stime sperimentali
dello smorzamento ottenute per analogia. Le
strutture reali, tuttavia, sono solo all’apparenza
simili, poiché in realtà possono essere
caratterizzate da sostanziali differenze in termini,
ad esempio, di organizzazione strutturale,
dimensione degli elementi e uso dei materiali.
Nell’esecuzione delle analisi dinamiche, la
risposta della struttura è ottenuta per
sovrapposizione delle risposte di sistemi
indipendenti ad un grado di libertà con
smorzamento viscose: in tal caso, le ampiezze
delle risposte risultano inversamente
proporzionali ai coefficienti di smorzamento.
L’uso di bassi valori di smorzamento, pertanto, è
certamente conservativo ma può determinare un
sovradimensionamento della struttura.
All’opposto, se il valore dello smorzamento usato
per le analisi è eccessivamente elevato, le
effettive sollecitazioni nella struttura soggetta a
carichi dinamici risultano sottostimate. Risulta,
quindi, di fondamentale importanza la possibilità
di effettuare una stima preventiva affidabile della
capacità di smorzamento della struttura,
nell’ottica di una progettazione strutturale che sia
allo stesso tempo sicura ed economica.
Tale obiettivo può essere raggiunto, ad
esempio, esaminando con attenzione i valori di
smorzamento ottenuti sperimentalmente, in modo
da poter definire delle possibili correlazioni che
consentano una stima dello smorzamento per
differenti tipologie strutturali su una base
empirica. È, pertanto, necessario definire delle
classi omogenee di strutture e i corrispondenti
valori attesi dello smorzamento: a tal fine è
ovviamente necessario avere una stima
caratterizzata da limiti di errore il più possibile
contenuti.
Il presente articolo mira a dare un contributo
nell’ambito delle problematiche esposte con la
definizione di criteri per la stima dello
smorzamento, entro i limiti degli stimatori
adottati, in maniera da ridurre la variabilità della
stima legata a un’elaborazione dati non corretta.
È stata, inoltre, condotta un’estesa ricerca
bibliografica per cercare di definire valori tipici di
smorzamento per differenti tipologie di strutture.
Sono stati raccolti, così valori delle proprietà
modali desunti dalla letteratura nonché dai dati
sperimentali disponibili attraverso le attività
sperimentale del Laboratorio di Dinamica
Strutturale e Geotecnica dell’Università del
Molise. Le informazioni allo stato disponibili non
appaiono esaustive e non possono condurre alla
definizione di correlazioni empiriche. Ciò non
solo in relazione alla numerosità del campione,
ma anche per la complessità dei meccanismi di
smorzamento nelle strutture.
Per quanto riguarda, infine, l’influenza delle
metodologie di prova e delle tecniche di
elaborazione dati sulla stima dello smorzamento,
esse saranno discusse con l’obiettivo di definire
dei criteri per una stima affidabile sulla base di
tecniche di identificazione dinamica output-only
ampiamente diffuse. Tali criteri sono applicati, a
titolo di esempio, a un caso studio, al fine di
evidenziare l’ampia variabilità della stima dello
smorzamento derivante da un’analisi dei dati
parziale.
2 I MECCANISMI DI SMORZAMENTO
In una struttura possono coesistere diversi
meccanismi di smorzamento. Essi possono essere
classificati come segue (Lagomarsino 1993):
• Smorzamento intrinseco al materiale
strutturale;
• Smorzamento dovuto all’attrito nei nodi
strutturali e tra elementi strutturali e
elementi non strutturali;
• Energia dissipata nel terreno di
fondazione;
• Smorzamento aerodinamico;
• Smorzamento introdotto da dispositivi di
dissipazione attivi e passivi.
La funzione dello smorzamento è quella di
dissipare energia e limitare l’ampiezza delle
vibrazioni forzate in una struttura: in tal caso, la
capacità di smorzamento specifica di una struttura
può essere definita come la percentuale
dell’energia totale di vibrazione persa in un ciclo.
Lo smorzamento strutturale è solitamente
modellato matematicamente come una
combinazione dei seguenti tipi di smorzamento:
smorzamento viscoso, smorzamento isteretico,
smorzamento attritivo (o di Coulomb),
smorzamento aerodinamico (o atmosferico).
Lo smorzamento viscoso è definito come
smorzamento proporzionale alla velocità del
moto oscillatorio: in tal caso, il moto vibratorio
del sistema a singolo grado di libertà è descritto
dalla seguente equazione differenziale:
m!x!(t ) + cx!(t ) + kx(t ) = F (t ) (1)
dove m è la massa, c lo smorzamento viscoso e
k la rigidezza del sistema a singolo grado di
libertà; F è la forzante dinamica agente sul
sistema; !x! , x! e x rappresentano,
rispettivamente, la risposta del sistema in termini
di accelerazione, velocità e spostamento. Quando
lo smorzamento c supera il valore critico ccr:
ccr = 2 km (2)
il sistema, perturbato dalla sua configurazione
iniziale, non oscillerà rispetto a questa ma tornerà
semplicemente nella sua posizione di equilibrio.
Lo smorzamento critico, pertanto, può essere
definito anche come il più piccolo valore di
smorzamento per il quale non si verificano
oscillazioni nella risposta libera del sistema
(Clough & Penzien 1975). Tale condizione di
solito non si verifica in pratica (Fertis 1995): le
strutture reali, infatti, mostrano solitamente uno
smorzamento molto inferiore rispetto al valore
critico (di solito, inferiore al 10%): in questi casi
la frequenza di vibrazione del sistema (la sua
frequenza smorzata) è sostanzialmente uguale alla
sua frequenza naturale (non smorzata) (Paz
1997). Per un sistema caratterizzato da uno
smorzamento inferiore a quello critico, la risposta
libera è rappresentata da un moto oscillatorio
caratterizzato da un’ampiezza di vibrazione che
decade esponenzialmente nel tempo.
Un sistema a singolo grado di libertà
caratterizzato da smorzamento isteretico è,
invece, descritto dalla seguente equazione
differenziale:
m!x!(t ) + k (1 + jη )x(t ) = F (t ) (3)
dove j rappresenta l’unità immaginaria, mentre
η è il fattore di smorzamento isteretico. Essendo
l’isteresi essenzialmente legata a un
comportamento anelastico del sistema, un
rapporto di smorzamento equivalente può essere
ottenuto a partire dall’area all’interno del ciclo di
isteresi. Lo smorzamento isteretico è una
funzione della frequenza ma, a meno che non
risulti una funzione fortemente variabile con la
frequenza stessa, la risposta attorno alla frequenza
naturale sarà simile a quella del sistema con
smorzamento viscoso: ciò rende, di fatto, i due
tipi di smorzamento praticamente indistinguibili.
Le prove condotte su sistemi isteretici
mostrano che c’è anche una dipendenza dello
smorzamento dall’ampiezza del moto, in
particolar modo per i terreni. Lo smorzamento
intrinseco dei materiali rappresenta un altro
esempio di smorzamento isteretico. Nel caso del
calcestruzzo o dei terreni, lo smorzamento
intrinseco al materiale può essere rilevante (0.05
è il valore tipico per il calcestruzzo). Per i metalli
ad uso strutturale, invece, la capacità di
smorzamento è assai ridotta (solitamente inferiore
a 0.005): nel caso delle strutture metalliche,
pertanto, questo meccanismo di smorzamento è
praticamente trascurabile.
Un sistema a singolo grado di libertà
caratterizzato da smorzamento attritivo risulta,
invece, descritto dalla seguente equazione
differenziale:
m!x!(t ) + kx(t ) + R x(t ) x(t ) = F (t ) (4)
Lo smorzamento attritivo è il risultato di
sfregamento e scivolamento tra superfici vibranti
contigue. Esso è proporzionale all’ampiezza del
moto vibratorio e cambia il suo segno sulla base
del segno del moto. Un sistema oscillante
liberamente soggetto a smorzamento puramente
attritivo mostra un decadimento lineare
dell’ampiezza del moto in funzione del tempo.
Gran parte dell’energia dissipata da una
struttura vibrante è dovuta all’attrito. Tuttavia,
solitamente le strutture esibiscono una
combinazione di smorzamento isteretico e
attritivo che è definita smorzamento strutturale.
In presenza di tale combinazione tra i suddetti
meccanismi di smorzamento, la capacità di
smorzamento risulta caratterizzata da un iniziale
incremento e da una successiva riduzione in
funzione dell’ampiezza del moto (Brownjohn
1988).
Lo smorzamento aerodinamico, invece, è il
risultato delle azioni su un oggetto in movimento
nell’aria: tali forze risultano proporzionali al
quadrato della velocità dell’oggetto rispetto al
flusso dell’aria. In letteratura è possibile trovare
alcune relazioni per la previsione dello
smorzamento aerodinamico (Brownjohn 1988).
Anche se tale smorzamento è in generale inferiore
ai precedenti, esso dà un contributo rilevante allo
smorzamento globale per particolari tipologie di
strutture, quali edifici alti o alcune tipologie di
ponti.
I sistemi dinamici reali mostrano, in generale,
una combinazione di meccanismi di smorzamento
lineari (per i quali, cioè, lo smorzamento è
indipendente dall’ampiezza del moto) e non
lineari (per i quali, invece, lo smorzamento
dipende dall’ampiezza del moto). Di
conseguenza, non esiste un unico modo per
descrivere matematicamente tutte le strutture
vibranti. Nella pratica ingegneristico, a causa
della difficoltà di definire le reali caratteristiche
dello smorzamento di sistemi strutturali tipici, lo
smorzamento è solitamente modellato come
viscoso, anche perché tale modello conduce a
equazioni del moto lineari. Anche se in realtà una
data struttura non è soggetta a smorzamento
viscoso, solitamente si assume un modello di
smorzamento viscoso equivalente: ciò determina,
tra l’altro, la mancanza di informazioni complete
dato che, solitamente, in letteratura non viene
specificato se si tratti effettivamente di
smorzamento viscoso puro o se, invece, si è
assunto uno smorzamento viscoso equivalente.
Le normative per la progettazione strutturale
spesso assegnano il valore dello smorzamento da
adottare sulla base del materiale da costruzione.
Ad esempio, le nuove Norme Tecniche per le
Costruzioni (Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici 2008) forniscono uno spettro calcolato
sulla base di un valore dello smorzamento del 5%
e suggeriscono poi una formulazione per
modificare lo spettro quando lo smorzamento
effettivo assume valori differenti. Tuttavia, la
norma non riporta alcun metodo per definire
l’effettivo valore dello smorzamento, ma si limita
ad affermare che la sua valutazione deve essere
basata sui materiali da costruzione, sulla tipologia
strutturale e sul tipo di suolo di fondazione. Per la
progettazione delle strutture rispetto alle azioni da
vento, la relativa norma ISO (ISO 4354:1997)
suggerisce l’adozione di rapporti di smorzamento
pari all’1% e all’1.5% per strutture in acciaio e in
cemento armato, rispettivamente.
È importante sottolineare, inoltre, come le
sperimentazioni condotte su strutture a scala reale
abbiano mostrato un generale incremento dello
smorzamento con l’ampiezza del moto. Tale è
motivabile come conseguenza dell’adozione del
modello di smorzamento viscoso equivalente
nelle equazioni del moto per rappresentare tutti i
differenti meccanismi di smorzamento: tale
modello, infatti, risulta essere non ideale per un
ampio intervallo di ampiezze del moto e la sua
assunzione fa sì che le strutture reali esibiscano,
in certi casi, non linearità o uno smorzamento che
varia con l’ampiezza del moto.
Smorzamento
Ampiezza vibrazioni
Figura 1. Modello per lo smorzamento totale rispetto
all’ampiezza delle vibrazioni
Per tener conto di ciò, è stato proposto in
letteratura (Jeary 1986) un modello per lo
smorzamento totale in funzione dell’ampiezza del
moto (Figura 1), assumendo che le dissipazioni di
natura attritiva diano un rilevante contributo alla
dissipazione energetica in una struttura. In tal
caso, si può osservare che per bassi livelli di moto
non si verificano significativi fenomeni di
scorrimento nella struttura ma, all’aumentare
dell’ampiezza del moto, una volta che un numero
sufficiente di interfacce sia stato attivato, si
verificherà una dissipazione di energia
proporzionale agli spostamenti relativi tra le
interfacce, che giustifica l’incremento lineare
dello smorzamento con l’ampiezza del moto. Per
elevati livelli di ampiezza del moto, tuttavia, tutte
le interfacce risulteranno attivate e le forze
attritive da cui dipende la dissipazione di energia
risulteranno costanti al crescere dell’ampiezza del
moto, definendo così un livello massimo di
smorzamento che non dovrebbe essere superato
in una struttura a meno che non si verifichino
fenomeni di danneggiamento all’interno della
stessa. Per elevate ampiezze del moto, infatti, lo
smorzamento può aumentare solo se ci sono
sorgenti addizionali di forze dissipative: ad
esempio, lo smorzamento potrebbe aumentare a
seguito del danneggiamento di elementi
secondari; diverse normative, tuttavia, non
ammettono genere di danno, almeno fino a certi
livelli di eccitazione. In tali casi, pertanto, valori
più elevati dei rapporti di smorzamento non
possono essere attesi per strutture oscillanti in
campo elastico. Se, invece, l’ampiezza delle
oscillazioni supera il limite di comportamento
elastico, il contributo dello smorzamento
isteretico diventa predominante, determinando un
ulteriore incremento dello smorzamento
strutturale complessivo.
3 STIMA SPERIMENTALE
Esistono diversi metodi per la stima dello
smorzamento a partire da misure della risposta
strutturale a vibrazioni forzate, transienti o
vibrazioni ambientali. Le tecniche ad input noto
(Ewins 1984) sono ampiamente utilizzate in
laboratorio per prove dinamiche su componenti
meccanici. I metodi “curve fitting” forniscono
probabilmente la stima più accurate dello
smorzamento per una data struttura. Le tecniche
ad input noto, tuttavia, non possono essere
applicate altrettanto semplicemente a grandi
strutture civili quali edifici alti, ponti o dighe, per
la necessità di indurre artificialmente in esse dei
livelli di vibrazione sufficientemente elevati, tali
da superare il rumore ambientale di fondo, ma
non eccessivamente elevati per evitare l’innesco
di importanti non-linearità.
Nel caso di test ad input noto basati su
vibrazioni forzate o transienti, shakers o martelli
strumentati sono solitamente impiegati per
eccitare la struttura. Talvolta vengono effettuate
anche prove di rilascio (o snap-back),
deformando elasticamente la struttura e poi
rilasciandola improvvisamente e misurando lo
smorzamento a partire dalle oscillazioni libere
registrate della struttura. Mentre, però, le prove
con martello strumentato consentono di misurare
una risposta della struttura consistente nella
sovrapposizione delle risposte di diversi modi,
nel caso delle prove di rilascio la risposta
strutturale dipende essenzialmente da un unico
modo (solitamente il modo fondamentale della
struttura), quello la cui forma modale meglio
approssima la configurazione deformata della
struttura.
L’uso di uno shaker consente l’esecuzione di
prove di run-down: dopo aver identificato una
frequenza di risonanza della struttura e aver
raggiunto una condizione di vibrazioni forzate
stazionarie, lo shaker viene spento e si misurano
le risultanti oscillazioni libere della struttura. Lo
smorzamento viene poi ricavato applicando il
metodo del decremento logaritmico. È possibile
applicare eventualmente anche il metodo della
semiampiezza di banda ma esso richiede modi
ben separati ed è stato dimostrato che in alcuni
casi può produrre stime di smorzamento in
accurate, in particolare nel caso di prove di
vibrazione ambientale (Brownjohn 1988). Le
tecniche di curve fitting sembrano, in generale,
fornire una stima più affidabile dello
smorzamento poiché vengono usati tutti i punti
disponibili per l’interpolazione, e non appena tre
punti come nel caso del metodo della
semiampiezza di banda.
I recenti progressi nel campo dell’elaborazione
dati e in termini di prestazioni dell’hardware di
misura hanno fatto in modo che le prove di
vibrazione ambientale fossero preferite rispetto a
quelle di vibrazione forzata nel caso di strutture
civili di grandi dimensioni, anche perché
l’eccitazioni di tali strutture a bassissima
frequenza è difficile o addirittura impossibile
essendo le loro frequenze fondamentali ben al di
sotto dell’intervallo operativo dello shaker.
Nel caso delle prove di vibrazione ambientale,
la mancanza di controllo dell’input si traduce in
una mancanza di conoscenza sulla distribuzione
spettrale della sua energia. In questi casi la stima
dello smorzamento viene effettuata mediante
tecniche di identificazione nel dominio del
tempo, oppure nel dominio applicando tecniche
di curve fitting o il metodo della semiampiezza di
banda allo spettro della risposta della struttura.
Poiché, però, nel caso delle prove di vibrazione
ambientale le ipotesi sull’input non sono sempre
soddisfatte né è possibile verificarne la validità, le
stime dello smorzamento risultano
inevitabilmente affette da errori causati non solo
da rumore nel segnale o, eventualmente, da errori
causati dall’impiego di finestre nell’analisi
spettrale, ma anche da tali erronee assunzioni
sull’input.
Il rumore di misura inficia la qualità delle
interpolazioni nelle procedure di curve fitting e,
di conseguenza, l’affidabilità della stima dello
smorzamento. L’uso della finestra di Hanning per
la riduzione degli effetti del leakage nell’analisi
spettrale di registrazioni di vibrazioni ambientali,
invece, determina un errore sistematico rispetto al
vero valore dello smorzamento. Per minimizzare
tale effetto, è necessario impiegare una fitta
spaziatura in frequenza. Inoltre, una buona stima
dello spettro di risposta può essere ottenuta solo
mediante un elevato numero di medie (Brincker
et al. 2003): è stato dimostrato (Brownjohn 1988)
che, incrementando il numero di medie, le stime
di smorzamento convergono a un valore
dipendente dal tipo di interpolazione; inoltre, se il
numero di medie è inferiore a 10-15, le stime di
smorzamento risultano significativamente più
basse rispetto al valore a convergenza. La
risoluzione in frequenza ha, invece, effetti sul
numero di punti usati nelle procedure di
interpolazione. I risultati di una serie di
simulazioni numeriche (Brownjohn 1988)
evidenziano la necessità di utilizzare almeno 16
punti per l’interpolazione. Sulla base delle
considerazioni fin qui esposte si deduce la
necessità di utilizzare lunghe registrazioni della
risposta strutturale per ricavare una stima
affidabile dello smorzamento nel dominio della
frequenza basata su spettri caratterizzati da un
elevato numero di medie e un’adeguata
risoluzione in frequenza. Una lunghezza totale
delle registrazioni pari a 1000-2000 volte il primo
periodo naturale della struttura è solitamente
adeguata. Valutazioni più precise possono essere
effettuate sulla base di una formulazione
semplificata (Brincker et al. 2003) che consente
di stimare la lunghezza delle registrazioni da
impiegare in funzione dei valori attesi per la
prima frequenza naturale e il relativo rapporto di
smorzamento. Tale formula è definita in maniera
tale da ottenere un elevato numero di medie nella
stima dello spettro. Per quanto riguarda l’errore
sistematico/di bias introdotto dalla finestratura, è
stata proposta una procedura per correggere la
stima dello smorzamento (Brownjohn 1988), ma
essa richiede un processo di calibrazione.
Nell’ambito delle prove di vibrazione
ambientale, le tecniche note come Enhanced
Frequency Domain Decomposition (EFDD) e
Stochastic Subspace Identification (SSI) sono
ampiamente impiegate per la stima dei parametri
modali. Anche per tali tecniche è necessario
definire delle indicazioni per le procedure di
prova e per l’elaborazione dati che consentano di
ottenere una stima affidabile dei parametri modali
e , in particolare, dei rapporti di smorzamento.
Poiché la EFDD è basata sul calcolo degli
spettri di risposta a partire dai dati registrati,
anche in questo caso sono necessarie registrazioni
di lunga durata al fine di contenere l’errore nella
stima degli spettri (Bendat & Piersol 1986) e,
quindi, per estrarre i parametri modali in maniera
affidabile. Come descritto in precedenza, è
necessario assicurare un elevato numero di medie
e una fine risoluzione in frequenza per una buona
stima dei rapporti di smorzamento, sebbene nei
limiti dell’errore sistematico introdotto dalla
finestratura.
L’effetto della risoluzione in frequenza sulle
stime di smorzamento prodotte dall’EFDD è stato
ampiamente studiato (Tamura et al. 2005): in
particolare, è stato dimostrato che i rapporti di
smorzamento stimati per i diversi modi
identificati si riducono al ridursi della risoluzione
in frequenza, convergendo per valori della
risoluzione in frequenza pari a 0.01 Hz o migliori.
Inoltre, l’errore sistematico viene contenuto
attraverso la trasformata inversa di Fourier
applicata alla campana spettrale del sistema a
singolo grado di libertà identificata per ciascun
modo e l’interpolazione limitata ai primi cicli
delle funzioni di correlazione così ottenute per i
modi identificati. Sebbene, in linea di principio,
l’EFDD sia in grado di identificare modi vicini,
in tali casi la stima dello smorzamento sembra
non essere del tutto affidabile. In tali casi, infatti,
l’identificazione parziale delle campane spettrali
dei sistemi a singolo grado di libertà ricavate per
ciascun modo, che produce fenomeni di
battimento, e errori dovuti alla finestratura
possono determinare significativi errori
sistematici nella stima dei rapporti di
smorzamento relativi.
Una stima più accurata dello smorzamento in
presenza di modi vicini può essere ottenuta
mediante la SSI. La capacità dei metodi di
identificazione dinamica di operare correttamente
in presenza di modi vicini risulta cruciale
soprattutto nel caso di strutture molto flessibili,
caratterizzate solitamente da basse frequenze e
bassi rapporti di smorzamento e da diversi modi
vicini. L’SSI è spesso usata per ottenere stime dei
parametri modali in presenza di limitate quantità
di dati, poiché non è necessario effettuare
operazioni di media. Va tuttavia sottolineato
come, in linea di principio, una stima dei
parametri modali priva di errori sistematici possa
essere ottenuta solo a partire da registrazioni di
durata infinita. Nonostante ciò, stime affidabili
delle frequenze naturali possono essere ottenute
mediante l’SSI anche nel caso di registrazioni di
durata limitata. Anche se in questo caso la
lunghezza delle registrazioni sembra essere meno
rilevante, lunghe durate garantiscono
un’identificazione più stabile e affidabile dei
parametri modali e, in particolare, dei rapporti di
smorzamento. Alcuni studi numerici (Pridham &
Wilson 2003) hanno evidenziato come almeno
4000 punti siano necessari per un’adeguata
identificazione di frequenze naturali inferiori a 1
Hz e rapporti di smorzamento inferiori all’1%.
4 I DATI DISPONIBILI
Non essendo possibile definire per lo
smorzamento strutturale un modello analogo a
quelli impiegati per la determinazione delle
proprietà di massa e rigidezza delle strutture,
l’unica alternative possibile consiste nella
previsione dello smorzamento su base empirica.
Per costruire delle formulazioni empiriche in
grado di fornire stime affidabili, è necessario
costruire un vasto database di valori sperimentali
dello smorzamento. Questa necessità si scontra,
tuttavia, con una scarsa disponibilità di dati sullo
smorzamento in letteratura, specie se confrontata
con la disponibilità di dati, ad esempio, relativi
alle frequenze naturali. Inoltre, molti dei dati
disponibili sono di limitata utilità poiché le
relative varianze non sono riportate o sono
eccessivamente elevate, o perché mancano dati
descrittivi della struttura in termini, ad esempio,
di dimensioni, caratteristiche dei terreni e delle
fondazioni, finiture architettoniche e elementi non
strutturali, ampiezza delle vibrazioni. Tali
caratteristiche, insieme a quelle relative ai
materiali strutturali, alle metodologie di prova e
alle procedure di valutazione dello smorzamento,
contribuiscono in maniera significativa alla
dispersione dei dati sullo smorzamento. Brevi
durate delle registrazioni o scarsa qualità dei dati,
infine, conducono anch’esse a grossi errori nella
stima dello smorzamento e, talvolta, a risultati
non significativi: tali dati, pertanto, non
andrebbero inclusi in un database destinato allo
sviluppo di correlazioni empiriche.
Nel corso degli anni, diversi gruppi di ricerca
hanno raccolto stime dello smorzamento a partire
dalle prove da essi svolte o dai dati pubblicati in
letteratura: ad esempio, sono stati raccolti dati
relativi allo smorzamento di edifici alti (Jeary
1986) e di ponti (Davenport 1981, Eyre & Tilly
1977). Sulla base di tali dati sono state proposte
delle correlazioni empiriche per la stima dello
smorzamento: la più semplice produce una stima
dello smorzamento in funzione dell’ampiezza
delle vibrazioni e dell’altezza dell’edificio
(Davenport & Hill-Caroll 1986), mentre un
modello più complesso (Jeary 1986) esprime lo
smorzamento in funzione della frequenza
fondamentale dell’edificio e tiene conto,
attraverso le dimensioni di base dello stesso,
anche del contributo allo smorzamento legato alle
dissipazioni attraverso il terreno di fondazione.
Analoghe correlazioni sono state proposte anche
per alcune tipologie di ponti (Davenport 1981).
Tuttavia, solo recentemente sono stati
sistematicamente organizzati dei database di
valori dello smorzamento: in particolare, il
Database Giapponese sullo Smorzamento
raccoglie le proprietà dinamiche di più di 200
edifici in acciaio o cemento armato (si tratta
prevalentemente di edifici alti più di 100 m). Un
secondo database (Lagomarsino & Pagnini 1995)
raccoglie, invece, le proprietà dinamiche di 185
edifici variamente collocate in Asia, Europa e
Nord America. Tale database include anche
informazioni sugli edifici (localizzazione, uso,
forma, altezza, dimensioni, numero di piani,
tipologia strutturale e caratteristiche delle
fondazioni) e sulle proprietà dinamiche
(frequenze naturali e rapporti di smorzamento,
tipo di eccitazione, metodologie di prova,
procedure di elaborazione dati e ampiezza delle
vibrazioni).
Dall’analisi delle informazioni contenute nei
database descritti possono essere ricavate alcune
importanti informazioni sui fattori che
influenzano lo smorzamento strutturale. Si
osserva, innanzitutto, una dipendenza dall’altezza
dell’edificio: in particolare, lo smorzamento
decresce all’aumentare dell’altezza. Inoltre, lo
smorzamento in strutture in cemento armato è
molto più elevato che in strutture in acciaio. Si è
osservato anche un incremento dello
smorzamento con la prima frequenza naturale
dell’edificio. Tale dipendenza è più elevata nel
caso di fondazioni su pali: lo smorzamento da
radiazione attraverso il terreno di fondazione,
pertanto, sembra dare in elevato contributo allo
smorzamento globale per edifici con fondazione
su pali. L’influenza dell’interazione suolo-
struttura sullo smorzamento complessivo degli
edifici è testimoniata anche dalla più ampia
variabilità dei valori di smorzamento per gli
edifici bassi (per i quali questi effetti sono più
importanti) rispetto agli edifici alti. Gli elementi
non strutturali contribuiscono anch’essi a
incrementare lo smorzamento strutturale. Sebbene
siano state proposte anche alcune correlazioni
sulla base dei dati raccolti, tali correlazioni
consentono, tuttavia, solo una valutazione
preliminare dello smorzamento di una struttura,
che in realtà può risultare significativamente
diverso: la causa di ciò va ricercata soprattutto
nella considerevole variabilità dei dati. La qualità
delle correlazioni, pertanto, può essere migliorata
solo definendo una procedura standard efficace
per la stima dello smorzamento.
Un aggiornamento del database di valori
sperimentali è attualmente in fase di
implementazione, per diverse tipologie strutturali,
al fine di evidenziare i principali fattori che
influenzano la stima dello smorzamento e di
individuare dei valori tipici per classi di strutture.
Allo stato attuale, per le difficoltà connesse al
reperimento e alla significatività dei dati (legata,
ad esempio, a procedure di prova o elaborazione
dati incompleti), nonché all’elevata incertezza e
l’ampia variabilità delle stime, non è possibile
definire delle correlazioni. L’analisi preliminare
dei dati raccolti evidenzia, comunque, maggiori
capacità di smorzamento per gli edifici in
cemento armato rispetto a quelli in acciaio;
inoltre, lo smorzamento tende ad assumere valori
tipicamente più elevati in caso di sisma (o,
comunque, per livelli di vibrazione più elevati
rispetto alle condizioni operative) ma comunque
spesso inferiori al 5%. Nel caso delle torri in
muratura, lo smorzamento sembra ridursi in
 III Torsion
I Translation
TdN2 40 II Translation
III Torsion
maniera quasi proporzionale all’altezza.
5 UN CASO STUDIO
L’analisi dei dati reperibili in letteratura ha
evidenziato l’ampia variabilità della stima dello
smorzamento. Essa risulta influenzata da
molteplici fattori, anche perché diversi
meccanismi di smorzamento possono innescarsi e
sovrapporsi all’interno di una data struttura.
Tuttavia, uno degli ostacoli maggiori legati alla
definizione di correlazioni empiriche per la
valutazione dello smorzamento strutturale è
rappresentato della significatività delle stime, che
possono essere affette da errori anche grandi, e
dall’eterogeneità delle procedure di prova e di
elaborazione dati, oltre che dalla loro non corretta
applicazione. L’influenza delle metodologie di
prova e delle tecniche di elaborazione dati sulla
stima dello smorzamento è stata discussa in
precedenza con l’obiettivo di definire dei criteri
per una stima affidabile dello smorzamento sulla
base di tecniche di identificazione dinamica
output-only oggi ampiamente diffuse. Tali criteri
vengono qui applicati, a titolo di esempio, a un
caso studio, al fine di evidenziare l’ampia
variabilità della stima dello smorzamento
1.656 0.59
0.812 0.74
1.361 1.19
1.633 0.64
derivante da un’analisi dei dati parziale.
Si è detto in precedenza dell’importanza di
disporre di registrazioni lunghe per
l’identificazione dei parametri modali e, in
particolare, dello smorzamento mediante metodi
nel dominio della frequenza. Seguendo i criteri
identificati in letteratura e descritti in precedenza,
l’EFDD è stata applicata, per l’identificazione dei
rapporti di smorzamento della Torre delle
Nazioni (Rainieri, 2008) a registrazioni
accelerometriche di durata sufficiente a garantire
un elevato numero di medie e una fine risoluzione
in frequenza (0.01 Hz) nella costruzione degli
spettri. I risultati sono riportati in Tabella 1.
L’analisi modale output-only è stata, inoltre,
sviluppata nel dominio del tempo mediante la
SSI. Si è detto, in precedenza, dell’errore, a volte
rilevante, introdotto dall’elaborazione di
registrazioni troppo brevi. Meno indagato è,
invece, l’effetto del numero di block-righe (Van
Overschee & De Moor 1996) sulla stima dei
parametri modali. Sono state condotte, pertanto,
delle analisi di sensibilità per la valutazione di
tale effetto. Il numero di block-righe, moltiplicato
per il numero di canali di misura, definisce il
massimo ordine del modello che può essere
selezionato durante l’ispezione dei valori
 singolari della matrice di Hankel o della matrice
di Toeplitz (Van Overschee & De Moor 1996,
Peeters 2000). Anche se il prodotto del numero di
block-righe per il numero dei canali di misura è
abbastanza grande da assicurare che tutti i modi
in un certo intervallo di frequenza siano
identificati, le analisi di sensibilità hanno
mostrato che la stima dei parametri modali e, in
particolare, dello smorzamento migliora
all’aumentare del numero di block-righe,
convergendo a un certo valore. Anche il
diagramma di stabilizzazione tende a diventare
più chiaro, anche se, per valori troppo elevate del
numero di block-righe, poli spuri tendono ad
apparire vicino ai poli fisici e a essere
erroneamente identificati come stabili, con
conseguenze sulla stima. Ciononostante, le analisi
di sensibilità consentono di definire in maniera
più oggettiva tale parametro e di valutare il livello
di incertezza associato ai parametri modali
identificati. I risultati dell’identificazione
mediante SSI (Covariance Driven e Data Driven)
sono riportati in Tabella 2 e Tabella 3. In Figura
2a-2b-2c è, invece, mostrato l’effetto del numero
di block-righe sulla stima dello smorzamento. Per
quanto riguarda, invece, l’effetto della quantità di
dati, si è verificato che le indicazioni riportate in
0 letteratura
10 20 (Pridham
30 & Wilson
40 50 2003)
60 consentono
70
1
stima ragionevole dello smorzamento, sebbene
ancora non stabile all’aumentare della durata
della registrazione.
I valori di smorzamento identificati attraverso
le diverse tecniche nel dominio del tempo e nel
dominio della frequenza risultano in buon
accordo tra loro ed evidenziano un valore più
elevato dello smorzamento per il secondo modo
rispetto agli altri: il motivo va ricercato nella
particolare configurazione della struttura (Figura
2d), che risulta completamente tamponata nella
direzione del secondo modo, mentre risulta
completamente aperta nella direzione ortogonale.
Il valore più elevato di smorzamento nella
direzione tamponata può, pertanto, essere
ricondotto a meccanismi di dissipazione di tipo
attritivo. Si osserva, inoltre, come la stima fornita
dall’EFDD sia leggermente superiore rispetto ai
metodi nel dominio del tempo, che, invece,
forniscono valori in maggiore accordo. Tale
leggera sovrastima è probabilmente da imputarsi
all’effetto della finestratura, che può essere
contenuto con l’adozione di un’adeguata
risoluzione in frequenza e un elevato numero di
medie, ma non può essere del tutto annullato.
6 CONCLUSIONI
0 10 Nel20 presente
30 articolo
40 50 sono 60stati 70
riassunti i

0.9
di definire una quantità minima di dati per una
Mode I (damping sensitivity to i )
1.8
principali meccanismi di
Mode II (damping sensitivity to i )
smorzamento e sono
0.8
1.6
stati esaminati i problemi connessi alla relativa
1.4
damping ratio [%]

0.7
1.2
damping ratio [%]

0.6
1
0.5

0.4 0.8

0.3 0.6

0.2 0.4
csi (av) + sigma
csi (av) + sigma
0.1 csi (av)
0.2 csi (av)
csi (av) - sigma
0 csi (av) - sigma
0
number of block rows i
number of block rows i

0 10 20 30 40 50 60 70
1
Mode III (damping sensitivity to i )
0.9

0.8

0.7
damping ratio [%]

0.6

0.5

0.4

0.3

0.2
csi (av) + sigma
0.1 csi (av)
csi (av) - sigma
0
number of block rows i

Figura 2. a), b), c). Influenza del numero di block-righe sulle stime dei rapporti di smorzamento mediante SSI: “csi (av)”
indica il valore medio dello smorzamento, “sigma” la sua deviazione standard; d). La Torre delle Nazioni
stima. La variabilità delle stime dello
smorzamento va ricondotta a diversi fattori:
- da un lato le caratteristiche strutturali e del
terreno, e la necessità di definire un unico
valore dello smorzamento che tenga in
conto i differenti meccanismi di
smorzamento che possono nascere in una
struttura;
- dall’altro i limiti intrinseci alle
metodologie di elaborazione dati e gli
errori nelle procedure di prova (scarsa
qualità dei dati, breve durata delle
registrazioni).
Attraverso un’approfondita indagine
bibliografica sono stati identificati anche dei
criteri per un’affidabile stima sperimentale dei
valori di smorzamento mediante metodi operanti
nel dominio della frequenza. Di conseguenza, è
stata proposta una metodologia per la stima dello
smorzamento basata sulla SSI nel dominio del
tempo, e definiti i requisiti delle misure da
impiegare allo scopo.
E’ stato altresì mostrato come la definizione di
protocolli di prova efficienti può ridurre
l’influenza delle procedure di prova sulla
variabilità delle stime di smorzamento: tale
circostanza consente di focalizzare l’attenzione
sulle reali sorgenti di incertezza.
Un aggiornamento e un arricchimento dei
database di proprietà modali disponibili per
differenti tipologie di strutture appare utile, attesa
la rilevata variabilità dei valori di smorzamento e
la relativa bassa numerosità.
Nei casi in cui sono forniti dati di
smorzamento, essi possono risultare inconsistenti
per la mancanza di informazioni riguardanti la
struttura oggetto di prova. Un database vasto e
consistente per la messa a punto di correlazioni
empiriche per la previsione dello smorzamento
strutturale può, pertanto, essere solo il risultato di
un lavoro lungo e sistematico supportato
dall’esecuzione di prove standardizzate.
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