Argan
Giulio Carlo
Redazione
Donata Palatresi
Progetto grafico
e impaginazione
Franco Malaguti
R ingrazio i docenti, gli studenti e i lettori che, non
giudicando scaduto questo libro, desiderano di
conversare ancora con me di storia dell’arte, così come
Realizzazione
Thèsis S.r.l. (Firenze-Milano) Copertina a me, scrivendolo, piaceva immaginare di conversare
Walter Sardonini con loro. Allora dirigeva la Sansoni Federico Gentile:
Ricerca iconografica quando finalmente decisi di cedere alle sue garbate
Ornella Morelli, Disegni
Cecilia Palatresi Tommaso Brilli, insistenze, gli dissi che avrei scritto il libro, non
Isabella Cavasino sarebbe stato un libro di testo, non amavo quel genere
Hanno collaborato Giovanni Mattioli letterario. Avrei cercato di scrivere una storia dell’arte
alla redazione per la scuola, che per me non era l’anticamera ma il
Donatella Valente, Hanno collaborato
Cecilia Palatresi, all’impaginazione piano nobile della cultura.
Angela Fantini Monica Marmugi,
Isabella Cavasino,
Marco Micci
Prima ristampa
L’Editore potrà concedere
a pagamento l’autorizzazione
a riprodurre una porzione
L ’arte è una cultura i cui concetti sono espressi in
immagini invece che in parole; e l’immaginazione
non è una fuga dal pensiero, è un pensiero altrettanto
non superiore a un decimo
febbraio 2001 del presente volume. Le richieste rigoroso che il pensiero filosofico o scientifico. Per
di riproduzione vanno inoltrate
all’Associazione Italiana per i intenderne la struttura e i processi bisogna studiare le
Diritti di Riproduzione delle Opere opere d’arte: l’arte è al livello più alto del pensiero
dell’Ingegno (AIDRO), via delle
ISBN Erbe, 2 – 20121 Milano immaginativo, come la scienza al livello più alto del
88-383-4596-1 tel. e fax 02/809506. pensiero razionale.
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È penoso, anche un po’ vergognoso, che ai vertici della La Storia dell’arte di Giulio Carlo Argan esce
scuola italiana, quando si vuol far posto a un’altra in edizione completamente rinnovata, così da renderla
materia, lo si ritagli dal poco che è dato alla storia funzionale alle attuali esigenze della scuola.
dell’arte, o addirittura la si butti come superflua. È uno Per quanto riguarda la struttura, il testo – integrale
sbaglio grave: la storia dell’arte è indispensabile per chi e completo di ogni sua parte – è stato diviso in sette
fa studi storici e letterari, ma è utile a tutti, anche ai volumi, che includono l’Arte moderna.
futuri tecnici di una società tecnocratica. Se non altro, L’ultimo volume comprende i movimenti artistici degli
servirà loro a non avere il feticismo della macchina e a ultimi tre decenni presentati per mezzo di schede.
non perdere il gusto dell’invenzione che nasce dalla Ogni volume è stato organizzato in moduli,
critica, dal giudizio, dalla volontà di superare il passato. corredati da strumenti didattici atti a facilitarne
l’uso e la comprensione.
Giulio Carlo Argan gennaio 1988 P.A., C.B., L.L. gennaio 2000
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Indice
Modulo 1 IL QUATTROCENTO
I primi protagonisti dell’ambiente umanistico fiorentino
1. La nuova concezione della natura e della storia 2
2. La polemica contro il gotico 9
3. Il concorso del 1401 10
4. Il secondo decennio 12
5. La cupola di Santa Maria del Fiore 14
6. Tre Adorazioni dei Magi 16
7. Brunelleschi, Masaccio, Donatello 18
I nuovi colori della cappella Brancacci
dopo il restauro 28
8. L’alternativa fiamminga 42
9. Il fonte battesimale di Siena 46
10. Le correnti collaterali e moderate 49
11. La pittura senese 62
Modulo 2 IL QUATTROCENTO
Il secondo umanesimo nell’Italia centrale
1. Sviluppi della scultura toscana 80
2. Spazio teorico e spazio empirico 86
3. La sintesi di verità intellettuale e verità dogmatica 98
Il restauro del ciclo pittorico
di Piero della Francesca ad Arezzo 106
4. Le tendenze della pittura a Firenze 108
5. Il contrasto delle tendenze 116
6. L’esordio fiorentino di Leonardo 130
L’artista, le fonti, la committenza 135
7. La città come monumento 136
8. Convenerunt in unum 138
9. Il palazzo Ducale di Urbino 140
Arte e arredo: i cassoni nuziali 144
10. Francesco di Giorgio Martini e Giuliano da Sangallo 146
11. La cultura figurativa nell’Italia centrale 150
Il restauro della cappella di San Brizio 160
Attività didattiche 162
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Indice
Modulo 3 IL QUATTROCENTO
La diffusione dell’Umanesimo nell’Italia settentrionale e meridionale
1. L’Umanesimo figurativo nell’Italia settentrionale 176
Le vicende della “camera picta”
da Andrea Mantegna 186
2. Lo “squarcionismo” 188
3. Ferrara 190
4. L’Italia meridionale: Antonello da Messina 204
5. La nuova cultura figurativa a Venezia 210
6. L’arte senza mito di Vittore Carpaccio 218
Le due dame del Carpaccio:
cortigiane o gentildonne? 220
7. L’architettura e la scultura a Venezia 223
8. L’Umanesimo figurativo in Lombardia 228
9. Bramante e Leonardo a Milano 234
Il restauro dell’Ultima cena
di Leonardo 240
Attività didattiche 242
Modulo 4 IL CINQUECENTO
Da Leonardo a Tiziano
1. Introduzione 254
2. Michelangelo, Leonardo, Raffaello a Firenze 257
3. Bramante e Raffaello a Roma 271
Il restauro del tempietto
di San Pietro in Montorio 274
La “fabrica” di San Pietro 276
4. Michelangelo a Roma 288
5. Michelangelo a Firenze 298
6. Ultimo soggiorno romano di Michelangelo 302
Il restauro della cappella Sistina 306
7. La cerchia dei grandi maestri 311
Decorazioni a “grotteschi” 315
8. Venezia: Giorgione, Tiziano, Sebastiano del Piombo 319
9. La cerchia di Giorgione e di Tiziano giovane 330
Il ritratto nel Rinascimento 333
Attività didattiche 336
Cronologia comparata 346
Indice analitico 358
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fiorentino
■
La ripresa economica che si verificò tra la fine del Trecento
e il principio del Quattrocento fu più rapida ed evidente
in Italia che in altri paesi d’Europa. Le signorie, che nel
corso del XIV secolo erano divenute ereditarie, nel secolo
successivo vennero ufficialmente insignite del titolo
principesco dall’Impero o dalla Chiesa. Lucca Prato
■ Firenze
Le città, divenute capitali di piccoli stati, dovevano Siena
rispecchiare con l’ordine e la bellezza delle architetture,
il potere e la cultura del principe. Durante i primi anni
del Quattrocento la repubblica di Firenze, divenuta capitale
di uno stato che comprendeva gran parte della Toscana,
ebbe un ruolo di primaria importanza nelle vicende storiche
e culturali italiane.
■
A Firenze Filippo Brunelleschi, Donatello e Masaccio
furono i primi protagonisti di una radicale trasformazione
della concezione, dei modi e della funzione dell’arte.
Accanto a queste tre grandissime personalità, Leon Battista
Alberti, il massimo esponente della cultura umanistica,
tracciò una completa teoria dell’arte nei suoi trattati sulla
pittura, la scultura e l’architettura. Grande importanza ebbe
nell’arte italiana il Rinascimento fiammingo, rinnovamento
artistico-culturale che ebbe origine nelle Fiandre.
Monumenti cristiani
«L’arte romana celebrava di dimostrare che il significato di quei valori che si realizzano
nel monumento la forza del monumento cristiano non nella coerenza perfetta
e la saldezza dello stato; […] può essere nell’imponenza, delle proporzioni e, come
ma è certo che il Brunelleschi nella forza ostentata, nel peso spiega l’Alberti, nella verità
e l’Alberti hanno voluto opprimente delle masse delle forme geometriche
erigere monumenti cristiani; murarie, ma nell’evidenza e nel candore dei marmi».
e che, sia pure in modo di altri valori intellettuali
diverso, si sono proposti e morali, e precisamente
Santo Spirito
Stoccolma
I due umanesimi
«C’è un umanesimo
fiammingo come c’è un
umanesimo toscano e presto
tra questi due mondi
si stabilirà un rapporto
dialettico, come tra
concezioni del sapere
artistico che mirano in
Londra definitiva allo stesso fine,
Bruges
la conoscenza del mondo
per mezzo dell’arte.
[…] Una duplicità
Gand di concezione che
costituisce, con il movimento
dialettico delle relazioni,
Parigi
il primo schema di cultura
figurativa europea».
Firenze
Siena
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Il Quattrocento
2 I primi protagonisti dell’ambiente umanistico fiorentino
1. La nuova concezione
della natura
I.1 ANTONIO
e della storia AVERULINO
detto FILARETE,
Trattato di
architettura
Al principio del Quattrocento si compie, a (pagina con
Firenze, una trasformazione della concezio- la pianta
ne, dei modi, della funzione dell’arte altret- di Sforzinda),
tanto radicale di quella che s’era compiuta, 1460-1465,
disegno,
un secolo prima, con Giotto. I primi protago- Ms. II I 140,
nisti del movimento sono un architetto, FILIP- f. 43 r., Firenze,
PO BRUNELLESCHI, uno scultore, DONATELLO, Biblioteca
un pittore, MASACCIO: la loro opera è collega- Nazionale
1
ta, ma le tre personalità sono diversamente
caratterizzate. come fenomeno, ma in ciò che l’intelletto co-
struisce sul fenomeno. Riflettiamo: la forma è
Arte come Accanto a loro è LEON BATTISTA ALBERTI, let- rappresentazione di fenomeni e fenomeno es-
valore nella terato e architetto: a lui si debbono tre trat- sa stessa; come fenomeno dei fenomeni, è fe-
cultura tati sulla pittura, l’architettura, la scultura. nomeno assoluto, chiave per intendere il
umanistica In essi, e specialmente nei primi due, l’auto- mondo dei fenomeni. Una società che crede
re non si limita più a dare precetti di tecni- nel valore dei fenomeni reali e presenti è una
ca per la buona esecuzione, ma enuncia i società che crede nella capacità umana di
princìpi e descrive i processi dell’ideazione produrre fatti e valori: una società attiva, in
dell’opera d’arte. Si spiega: l’artista medie- cui ciascuno vale per ciò che fa e non per mi-
vale era responsabile solo dell’esecuzione steriose investiture tramandate. È la società
perché i contenuti e perfino i temi di imma- che ha al vertice, non più il sovrano, ma il
gine gli erano dati; ora l’artista deve trovarli borghese che ha conquistato la “signoria”
e definirli, cioè non opera più secondo diret- con la forza, l’ingegno o, magari, l’astuzia e la
tive ideologiche imposte da un’autorità su- frode; e, ai livelli inferiori, i mercanti, gli ar-
periore o da una tradizione consacrata, ma tigiani e, infine, il popolo minuto.
determina in modo autonomo l’orientamento Questa società di persone che singolarmente
ideologico e culturale del proprio lavoro. decidono e agiscono è interessata a conosce-
L’arte non è più una attività manuale o me- re oggettivamente: la natura, luogo della vita
chanica, sia pure d’alto livello, ma intellet- e sorgente della materia del lavoro umano, la
tuale o liberalis. L’Alberti non indica, se non storia, che dà conto dei moventi e delle con-
incidentalmente e per vezzo umanistico, seguenze dell’agire, l’uomo, come soggetto
nuovi contenuti ideologici e nuovi temi d’im- del conoscere e dell’agire.
magine: dice quali debbano essere la strut- Perché si chiede tutto questo all’arte e non,
tura e il significato della forma artistica. È per esempio, alla scienza? Bisogna tenere
dunque chiaro che la forma non è più sem- presente che, in questo periodo, la scienza e-
plice illustrazione o traduzione in figura, ma volve più lentamente, è ancora inceppata da
ha un proprio intrinseco e specifico conte- pregiudizi dottrinali: le prime scoperte scien-
nuto. Che cosa può essere questo contenuto, tifiche del Quattrocento avvengono infatti at-
che non solo si manifesta ma si realizza nel-
I.2 Pianta della piazza di Pienza e degli edifici
la forma, se non la realtà? In quanto, dun- che si affacciano su di essa
que, la forma artistica contiene un nucleo di
realtà o di conoscenza, esso si rivela quale
che sia il tema o il soggetto: sacro, storico,
mitologico, e quale che sia la tecnica: pittu-
ra, scultura, architettura. Il naturalismo tar-
dogotico riconosceva nelle cose un valore in
sé, che l’arte individuava e rivelava; la cul-
tura umanistica pone, all’operare dell’arti-
sta, il fine dell’arte come valore. In altri ter-
mini: l’arte è un processo di conoscenza il
cui fine non è tanto la conoscenza della cosa
quanto la conoscenza dell’intelletto umano,
della facoltà di conoscere.
3
I.3 LUCIANO LAURANA (ma anche attribuito ad ANONIMO FIORENTINO), La città ideale, 1480-1490, tempera su tavola, 200 x 60 cm,
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
traverso l’arte e sarà un artista ad aprire, alla gion politica: l’utopia della città ideale [I.3] è
fine del secolo, il corso di una scienza auto- il punto d’incontro di pensiero politico e pen-
noma come, in un altro campo, è autonoma siero estetico. Pochi progetti, per l’instabilità
l’arte: Leonardo. In secondo luogo, il cono- dei governi, ebbero almeno un principio di
scere dell’arte è insieme conoscere e fare, an- attuazione. Il centro di Pienza [I.2], progetta-
zi è un conoscere facendo, producendo opere to dal ROSSELLINO per Pio II Piccolomini, è
che sono insieme fatti e valori. In questo sen- un esempio di città concepita come un’unica
so l’arte fornisce modelli di valore non più opera d’arte secondo precisi criteri di simme-
soltanto all’artigiano, ma all’uomo, nella nuo- tria e proporzione; l’addizione erculea [I.4] a
va dignità che gli conferisce la responsabilità Ferrara, di BIAGIO ROSSETTI, è invece un e-
personale del decidere e del fare. sempio di urbanistica concreta, fondata sul-
l’analisi e la valutazione della realtà urbana,
L’attuazione Il Quattrocento, in Italia, è un secolo di ci- con il suo passato e le esigenze presenti del-
di una teoria viltà eminentemente urbana. Ma la città non la comunità.
nell’impianto è più soltanto una comunità operosa, come Al centro delle città ideali è sempre la gran-
urbanistico nel Duecento e nel Trecento; è il centro di un de piazza, e vi sorge il palazzo del “signore”.
piccolo sistema, di uno stato. Il potere è con- La piazza non è più il cuore della vita comu-
centrato nel “signore”, che decide l’azione nitaria, ma quasi un’estensione del palazzo,
politica, che non è più soltanto di difesa ma una corte d’onore, un luogo destinato a ceri-
di ingrandimento o conquista. La fine della monie e parate. Ha quindi una forma regola-
concezione comunale è anche la fine dello re e un assetto architettonico unitario: spesso
sviluppo spontaneo, aderente alle necessità è porticata e ha, al centro, una statua o una
della vita quotidiana, del nucleo urbano. An- colonna commemorativa. A sua volta, il pa-
che la città dev’essere il prodotto di una de- lazzo non è più un edificio fortificato: dice
cisione, l’attuazione di una teoria. Molti pro- l’Alberti che il palazzo del “signore” non de-
getti di città si trovano nei trattati d’architet- ve imporsi con l’aspetto minaccioso ma con
tura, tracciati secondo schemi geometrici a l’armonia delle proporzioni e la bellezza del-
scacchiera o radiocentrici [I.1] con l’idea di le forme architettoniche e delle opere d’arte
specchiare nell’ordine urbano la perfetta ra- che lo adornano.
I.11 CESARE
La teoria delle Corollario della teoria della conoscenza «per CESARIANO,
proporzioni comparatione» e della prospettiva è la teoria De architectura
in relazione delle proporzioni. Verrà formulata in canoni libri dieci
alla figura normativi soltanto più tardi, ma già al princi- traducti de latino
umana pio del Quattrocento si tende a definire in da- in vulgare
(pagina con
ti precisi la relazione delle parti al tutto. La le proporzioni
tradizione classica della proporzionalità si del corpo
tramanda nel Medioevo: nel sistema tomisti- umano),
co la proporzionalità è l’elemento costitutivo Como, 1521,
c. XLIV r.
della bellezza del creato, il segno intellegibi-
le della mente del Creatore. La cultura uma-
nistica opera, in questo campo, la stessa ri-
duzione che, con la formulazione del sistema
prospettico, opera nel campo della rappre-
sentazione dello spazio: è la mente umana
che, procedendo per «comparatione», riduce
tutto a rapporti di grandezze.
In architettura la proporzione definisce e
commisura le entità di spazio espresse dai
singoli elementi: v’è rapporto proporzionale
La simultaneità La storia del Brunelleschi [I.16] dura molto ■ Separati dall’andamento curvo e ce, dalla posizione dell’asino, dalle
delle azioni meno. Gli atti delle figure sono simultanei, diagonale, due aspetti compositivi a- figure in piedi. Sono onde ritmiche
nella formella formano un unico moto imperniato sul forte nimano la scena: a destra il ritmo di moto e curve contrapposte che dal
formato dalle linee-forza curve la cui centro si allargano verso l’esterno e
di Brunelleschi risalto del corpo di Isacco. Le forze si scon- successione sottolinea il moto dell’a- con le loro proprietà strutturali con-
trano: tutta la massa protesa del corpo di A- zione; a sinistra il ritmo breve e ser- corrono a trasmettere le tensioni do-
bramo spinge la mano ad affondare la lama, rato dato dall’andamento delle roc- vute allo svolgersi dell’azione.
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4. Il secondo decennio
4. IL SECONDO DECENNIO 13
5. La cupola di Santa
Maria del Fiore
ma la concreta in una forma molto diversa da ma della cupola; questa non grava più sul-
quella delle cupole a calotta romane; è una for- l’edificio, ma si libra rigonfia nell’aria, con
ma leggermente ogivale, che tiene conto delle la tensione elastica degli spicchi di mura-
forze di spinta dei sistemi gotici a nervature, tura, tesi tra le nervature come la stoffa tra
ma soprattutto realizza un equilibrio interno, le stecche di un ombrello.
una giusta “proporzione” delle forze in atto. La Aspetto ideologico-urbanistico: la città non è
nuova invenzione tecnico-formale non può più più il libero comune per cui Arnolfo aveva i-
essere attuata con i vecchi procedimenti co- deato la cattedrale di Santa Maria del Fiore,
struttivi, con l’esperienza di cantiere delle al posto dell’antica Santa Reparata. È il cen-
maestranze tradizionali: ora l’architetto è il so- tro di un piccolo stato: la cupola è il perno dei
lo responsabile del progetto, le maestranze quartieri e delle vie della città, domina e ca-
debbono soltanto eseguire. ratterizza il paesaggio urbano, ma con il suo
sviluppo in altezza e con la larghezza delle
Funzione Aspetto estetico: la cupola è una forma nuo- sue curve si collega all’orizzonte dei colli che
estetica e va inventata da un artista che ha approfon- circondano la città. L’Alberti afferra questo
ideologica dito l’esperienza storica dell’antico; non è significato più che municipale quando dice
della cupola più l’espressione collettiva o corale del sen- che la nuova cupola è ampia da coprire tutti i
timento religioso della comunità, ma l’e- popoli toscani.
spressione individuale di un artista che in- La cupola, infine, rientra nella polemica an-
terpreta il sentimento collettivo, allo stesso tigotica fiorentina: intesa come volume co-
modo che, in politica, il “signore” sostiene prente e come convergenza di tutte le forze
di interpretare gli interessi del popolo. La dell’edificio, è l’opposto del gotico moltipli-
cupola non soltanto conclude un edificio di carsi delle forze verso l’alto con le numero-
un’altra epoca: lo ridefinisce, lo adegua, ne se, esili guglie libere nello spazio. L’inven-
trasforma il significato. Arnolfo aveva con- zione brunelleschiana, che riassume, equi-
cepito la cattedrale come un corpo longitu- libra, annulla tutte le forze dell’edificio, è,
dinale a tre navate che sbocca in una tribu- chiaramente, l’antitesi dello sforzo colossale
na ottagona con absidi in ogni lato: come i con cui gli architetti del duomo milanese le
petali di un fiore sullo stelo. Aveva cioè cer- individuavano una per una e le spingevano
cato il contrasto tra la prospettiva diritta del- verso l’alto in una scintillante selva di pin-
le navate e l’improvviso espandersi dello nacoli aguzzi.
spazio, a raggiera. Il Brunelleschi si propo-
ne di equilibrare, con la cupola, tutti quegli
spazi (masse all’esterno, vuoti all’interno),
cioè di trasformare in proporzionale l’edificio
concepito in senso dimensionale. Con l’am-
pio corpo della cupola coordina e conclude
gli spazi irradiati del coro, con il profilo ogi-
vale equilibra in altezza lo spazio longitudi-
nale della navata, con la convergenza delle Lanterna
nervature definisce prospetticamente la for- Serraglio piramidale
Vele esterne
I.23 – I.24 Sezione Vele interne
e assonometria della Sproni d’angolo
cupola di Santa Maria
Sproni mediani
del Fiore a Firenze
Archi orizzontali
Letto conico
23 24
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I.27 TOMMASO DI SER GIOVANNI DI MONE CASSAI detto MASACCIO, Adorazione dei Magi (particolare della predella dello 27
smembrato Polittico di Pisa), 1426, tempera su tavola, 60,1 x 20,8 cm, Berlino, Staatliche Museen
Nella Roma antica la sella curulis era un sedile senza braccioli, pieghevole e ornato, che veniva usato da alcuni magistrati, detti
curuli proprio perché avevano come insegna questo tipo di sedile
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I.28 FILIPPO
BRUNELLESCHI,
Loggiato dello
spedale degli
Innocenti, iniziato
nel 1419, Firenze
28
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meglio precisarne il significato: con le tri- antiche, porticate; pensa alla funzione urba-
bunette (1430) che, alla base della grande na e sociale delle logge trecentesche fiorenti-
volta, debbono darle leggerezza, librarla ne. Progetta una facciata porticata o a loggia:
nello spazio aperto, con la lanterna (1432), una superficie in cui si inscriva una profon-
che fissa l’asse di rotazione e il centro pro- dità, un piano in cui il volume pieno dell’edi-
spettico del sistema. Sempre meglio si chia- ficio e il volume vuoto della piazza si compe-
risce il suo intento: porre al centro ideale netrino e si definiscano l’uno in rapporto al-
dello spazio un organismo plastico che me- l’altro «per comparatione», proporzionalmen-
di il rapporto tra l’edificio e la natura, metta te. La proporzione tra i due volumi è espres-
in “proporzione” l’edificio con il paesaggio sa, su quel piano-diaframma, dalla misura
urbano, le colline e il cielo. degli archi a tutto sesto, dal rapporto tra la
loro apertura e l’altezza delle colonne, e dal-
Costruzione Le altre opere insistono tutte sullo stesso pro- l’apparente, prospettico scalare del piano su-
architettonica blema, fondamentale, dello spazio: ma lo spa- periore, a finestre.
e spazio zio è sempre una realtà concreta, la dimen- La chiesa di San Lorenzo [I.29 – I.30], proget-
urbanistico sione della vita. Lo spedale degli Innocenti tata per i Medici nel 1418, è una composizio-
[I.28] (1419-1444) nasce anzitutto come fatto ne simmetrica di piani, ciascuno dei quali è
urbanistico. Occupa un lato di una piazza; pensato come la proiezione di una profondità.
ma una piazza non è una scatola, è uno spa- Lo spazio si espande in infinite direzioni, ma
zio aperto e frequentato, non si può chiuder- la ragione umana può ridurle a tre ortogonali:
30
31 32
I.31 FILIPPO BRUNELLESCHI, Interno della sagrestia Vecchia, I.32 FILIPPO BRUNELLESCHI, Cupola della sagrestia Vecchia
1419-1428, Firenze, chiesa di San Lorenzo della chiesa di San Lorenzo a Firenze
34 35
I.34 FILIPPO BRUNELLESCHI, Interno della cappella de’ Pazzi, I.35 FILIPPO BRUNELLESCHI, Cupola della cappella de’ Pazzi
iniziata nel 1430 circa, Firenze, convento di Santa Croce nel convento di Santa Croce a Firenze
39
40 41
Masaccio, MASACCIO, nato nel 1401 a San Giovanni Val- Ebbene, nella spazialità espansa, dimensio-
lo spazio di darno, muore prima di compiere i ventisette nale di questa figura Masaccio costruisce una
Brunelleschi anni, a Roma. In meno di dieci anni di attività Madonna che ha il volume e perfino il profilo
in pittura compie, nella storia della pittura, una rivolu- ogivale della cupola del Brunelleschi; e che si
zione che non ha precedenti se non in Giotto. inserisce nella figura di sant’Anna esattamen-
La tradizione lo fa discepolo di Masolino, col te come la cupola del Brunelleschi si inseri-
quale ha più volte collaborato e col quale si sce nella spazialità dimensionale delle navate
recherà a Roma nel fatale autunno del 1428. trecentesche. E, come la cupola, costituisce
In realtà (e lo prova anche la sua prima opera al centro del quadro un potente nucleo plasti-
del 1422, il trittico [I.37] scoperto a San Gio- co, che riassorbe e “proporziona” sul proprio
venale a Cascia presso Reggello) gli artisti asse tutto il resto. Masaccio, che frequentava
che hanno contribuito alla sua formazione so- il Brunelleschi più che Masolino, ha capito
no il Brunelleschi e Donatello. La distanza tra che una forma architettonica come la cupola,
Masolino e Masaccio e, semmai, l’influenza capace di autosostenersi, di risolvere in sé il
del secondo sul primo si può valutare nella conflitto delle forze, di collocarsi al centro
Madonna col Bambino e sant’Anna [I.40] dello spazio urbano e di dominarlo, era una
(1424 circa), cominciata da Masolino e com- realtà viva come una persona. Le ha dato un
pletata da Masaccio (figure della Madonna, volto che “gira” come la lanterna e ne ha fat-
del Bambino e dell’angelo reggicortina a de- to una Madonna.
stra), nonché negli affreschi dei due artisti Ricondensare, come fa Masaccio, l’effusione
nella cappella Brancacci. Masolino è convin- tardogotica significa ritrovare la radice storica
to che la tradizione possa svilupparsi e ravvi- della tradizione: ritrovare Giotto, cioè, al di là
varsi; non si oppone affatto all’impeto rivolu- del naturalismo “internazionale” e dell’acca-
zionario di Masaccio, anzi lo incoraggia con la demismo dei giotteschi. Giotto è infatti il rife-
benevolenza dell’anziano che “fa largo ai gio- rimento storico necessario per capire la Ma-
vani”; crede che la propria pittura possa con- donna col Bambino [I.41] del Polittico di Pisa
ciliarsi con quella del giovane amico e, sem- (1426); ma a questo “orizzonte” storico corri-
mai, non capisce perché il giovane amico non sponde il “primo piano” di un presente, e que-
la pensi nello stesso modo. Concepisce il qua- sto è dato dalla statuaria di Donatello. C’è il
dro con larghezza: dal tempo di Giotto non e- fondo d’oro, certamente, ma con un significato
ra apparsa nella pittura fiorentina una figura totalmente nuovo: forma un piano specchiante
grandiosa, architettonica come la sant’Anna. che rimanda e condensa la luce nella profon-
10.M0107.qxd 4-11-2004 16:03 Pagina 24
I.42 I.43
MASACCIO, MASACCIO,
Crocifissione Trinità,
(pannello 1427-1428
superiore circa, affresco,
dello 3,17 x 6,67 m,
smembrato Firenze,
Polittico basilica di
di Pisa), Santa Maria
1426, Novella
tempera
su tavola,
dimensioni
attuali
(il pannello
è stato
tagliato)
65,5 x 82
cm, Napoli,
Museo
Nazionale di
Capodimonte
42 43
I.44 MASACCIO, Tributo della moneta (particolare della decorazione parietale), 1424-1428, affresco, 5,98 x 2,55 m, Firenze, chiesa del Carmine,
cappella Brancacci
Al tempo di Gesù ogni israelita maschio era tenuto a pagare un tributo annuo di due dracme d’argento per il culto del tempio. Gesù non volle esimersi dal
pagare e ordinò a Pietro di andare a pescare un pesce e di aprirgli la bocca. Pietrò obbedì e trovò nella bocca del pesce una moneta che bastava a pagare
il tributo per Gesù e per sé
luta brunelleschiana. Perché? Per coerenza al lui il fatto storico per eccellenza, perché è
significato concettuale dell’affresco. Rappre- fatto umano che attua una decisione divina:
senta la Trinità, il cui simbolo è il triangolo. fatto storico, dunque, con un significato mo-
La composizione è rigorosamente inscritta in rale certo ed esplicito. La rappresentazione
un triangolo. Ma se il pittore avesse voluto e- rivela questa eticità sostanziale, allo stesso
sprimersi per simboli non si sarebbe limitato a modo che le architetture brunelleschiane,
implicare il triangolo nella disposizione delle malgrado la diversità della loro configurazio-
figure. Il simbolo, a cui tanto spesso ricorreva ne, rivelano una spazialità sostanziale, asso-
la pittura trecentesca, non interessa Masac- luta. La scoperta di Masaccio nell’ordine eti-
cio: lo interessa l’idea e questa non si comu- co è sconvolgente come quella del Brunelle-
nica per simboli ma per chiarissime forme. La schi nell’ordine conoscitivo: amplia illimita-
Trinità è una idea-dogma: e non c’è dogma tamente l’orizzonte umano. Come in natura
senza rivelazione, non c’è rivelazione senza non ci sono un bello e un brutto, nell’ordine
forma. Nella sua eternità il dogma è anche etico non ci sono un bene e un male dato a
storia: perciò le figure, anche quella del Pa- priori: ciò che vale è sempre e soltanto la
dre, sono figure reali e storiche, che “occupa- realtà, il solo giudizio possibile è quello di
no uno spazio”. Ma lo spazio che si rivela e reale e non-reale. Ciò che Masaccio intuisce
concreta col dogma deve essere uno spazio è la grave responsabilità che deriva all’uomo
vero, certo, assoluto, storico (cioè antico e at- dal solo fatto di essere nel mondo, di dovere
tuale) come il dogma stesso: e questo spazio, comunque affrontare la realtà.
per Masaccio, è lo spazio prospettico dell’ar- La storia non è uno sviluppo dal passato al
chitettura del Brunelleschi. presente, ma la realtà come un blocco. Dal
punto di vista della narrazione evangelica, nel
Lo spazio etico Le figure di Masaccio sono spazio concretato Tributo vi sono tre tempi: Cristo, a cui il ga-
del Tributo e rivelato in sembianze umane. Gli affreschi belliere chiede il pedaggio, ordina a Pietro di
della cappella Brancacci nella chiesa del andare a prendere la moneta nella bocca del
Carmine rappresentano miracoli di san Pie- pesce; Pietro prende la moneta; porge l’obolo
tro. Ha il posto d’onore il Tributo della mone- al gabelliere. Nella rappresentazione i tre
ta [I.44], un fatto miracoloso in cui il prota- tempi si saldano e le lunghezze del tempo so-
gonista è Cristo e Pietro non fa che obbedire. no espresse in misure di spazio. Spesso, nella
Masaccio elimina dalla rappresentazione dei narrazione continua romanica e gotica, la stes-
miracoli ogni aspetto episodico, ogni com- sa persona appariva più volte nella stessa fi-
mento sia pure ammirativo. Il miracolo è per gurazione, come nel Tributo. Ma perché qui
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I.45 MASACCIO,
San Pietro
cattura il pesce
(particolare
del Tributo
della moneta),
1424-1428,
Firenze,
chiesa
del Carmine,
cappella
Brancacci
I.46 MASACCIO,
Cristo e san
Pietro compiono
il medesimo
gesto (particolare
del Tributo
della moneta),
1424-1428,
Firenze,
chiesa
del Carmine,
cappella
Brancacci
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non c’è successione cronologica e il primo pena con un breve tratto di sponda e la pic-
tempo è al centro, il secondo a sinistra, il ter- cola figura di Pietro ridotta a un sintetico,
zo a destra? È chiaro che Masaccio non vuole ma duplice e contraddittorio schema di mo-
la successione, ma la simultaneità, perché tut- to: è appena arrivato, si china, sta per ri-
ti i fatti dipendono dal gesto imperativo di Cri- prendere la corsa in senso inverso [I.45].
sto. La sua volontà diventa istantaneamente la Il vero contenuto dell’opera non è il fatto mi-
volontà di Pietro, che ripete esattamente il ge- racoloso, ma la volontà di Cristo, a cui sono
sto del Maestro [I.46]. Questo gesto ripetuto solidali gli apostoli che gli formano intorno
indica lo stesso Pietro che, lontano, apre la un cerchio compatto, e la delega a Pietro,
bocca del pesce; non si tratta di due momenti che va a prendere la moneta e paga il tribu-
successivi, ma dello stesso momento, come se to [I.47]. Questa solidarietà morale, molto
il pittore, dopo avere espresso l’ordine di Cri- più che una regola di prospettiva, crea la po-
sto, si limitasse ad aggiungere: detto-fatto. derosa realtà plastica delle masse coordina-
Il miracolo, naturalmente, è la moneta trova- te alla figura centrale di Cristo. L’anello u-
ta nella bocca del pesce; ma il pittore lo rele- mano è circondato da un arco di monti nudi,
ga a un estremo del dipinto e lo accenna ap- con pochi alberi morti che segnano perdute
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I.47 MASACCIO,
San Pietro paga
il tributo
(particolare
del Tributo
della moneta),
1424-1428,
Firenze, chiesa
del Carmine,
cappella Brancacci
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direzioni prospettiche. Solo la porta di città za di “pieno” in uno spazio vuoto. La direzio-
ha un volume definito: il pilastro è cesura ne obliqua del gruppo di destra, ribadita dal
tra gli apostoli raggruppati e il fatto conclu- piano trasverso del gabelliere che parla a Cri-
sivo della consegna dell’obolo; l’arco forma sto, suggerisce una lunga prospettiva che s’in-
un vuoto prospettico che collega la figura di nesta in quel cerchio, come una navata longi-
Pietro allo spazio profondo; un muro vicino, tudinale nella tribuna di una chiesa; e le pro-
all’opposto, spinge in avanti la figura del ga- spettive sfuggenti degli alberi, delle valli tra i
belliere. Masaccio è troppo colto, troppo u- monti sono come vani che si irradiano da quel
manista per non intendere il significato circolo di masse portanti. Non si vuol dire,
profondo del tema: a Pietro, a lui solo come con questo, che Masaccio abbia intenzional-
capo della Chiesa, toccherà trattare col mente messo in opera una costruzione spazia-
mondo, con i poteri terreni. Anche perciò le brunelleschiana (come ha fatto nella Tri-
questo fatto è più vicino e presente. nità), ma è indubbio che la struttura spaziale,
Il paesaggio è deserto, arido, senza luce e sen- l’intuizione della realtà è, nei due artisti, la
za colori: tutta la luce si condensa sulle figu- stessa e che tra la geometria del Brunelleschi
re, compenetra le masse plastiche, dà loro for- e l’etica di Masaccio v’è un’intesa profonda.
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I nuovi colori Opera fondamentale per conoscere l’arte di Masaccio è la cappella Brancacci, nella chiesa
della cappella Brancacci fiorentina di Santa Maria del Carmine. Il restauro della cappella ha restituito agli affreschi
dopo il restauro le originarie qualità cromatiche, ha permesso di recuperare alcuni frammenti di pittura
rimasti nascosti dalle sovrastrutture aggiunte nel corso dei secoli e ha restituito all’intero
ciclo un aspetto assai vicino a quello originario.
■ La cappella, da molti secoli no e da Masaccio, ma nel corso do sull’altare la pala duecentesca zione con una fascia alla base dei
dedicata alla Madonna del Popo- dei lavori Masolino interruppe la della Madonna col Bambino, tut- riquadri. Verso la metà del Sette-
lo, apparteneva fin dal XIII seco- collaborazione e l’opera fu portata tora presente. Tale intervento cento l’intera cappella fu “mo-
lo ai Brancacci, una famiglia di avanti dal solo Masaccio, che nel comportò la distruzione di un ri- dernizzata” e subì una decisa tra-
ricchi mercanti fiorentini. Nel 1428 lasciò il lavoro per recarsi a quadro già dipinto da Masaccio sformazione con la distruzione
1424 Felice Brancacci affidò a Roma, città in cui morì nello stes- con il martirio di san Pietro. Solo della volta originaria. Alzato e ri-
Masolino e a Masaccio l’incarico so anno. I lavori subirono poi una verso la fine del secolo Filippino dipinto il soffitto, fu aggiunto un
della decorazione. Il progetto ori- lunga sospensione in quanto Feli- Lippi completò la decorazione altare barocco nella parete di
ginario riguardava la volta gotica, ce Brancacci, schierato su posi- delle pareti. fondo e la finestra bifora origina-
le pareti, i lunettoni, con un pro- zioni antimedicee, fu dichiarato ria fu trasformata in una rettan-
gramma suddiviso fra i due pitto- ribelle e costretto all’esilio da Fi- golare centinata. Nel 1771 un in-
ri e che solo oggi è possibile ipo- renze. In sua assenza i frati car- ■ Alcuni interventi successivi cendio annerì le pitture, che as-
tizzare nel suo impianto origina- melitani titolari della chiesa de- modificarono in parte la cappel- sunsero quei caratteri con i quali
I.48 MASOLINO DA PANICALE ■ La decorazione comprendeva la fonte di luce che regolava la da paraste corinzie che sostengo-
e MASACCIO, Tributo della moneta un unico progetto, con storie di percezione dei chiaroscuri e la no leggeri architravi lunghi quan-
e Predicazione di san Pietro san Pietro disposte a tre ordini profondità delle scene. Come si to le pareti. Dietro alle paraste il
(veduta d’angolo), 1424-1428, sulle pareti e nelle lunette e con vede tuttora, i singoli episodi so- paesaggio prosegue senza interru-
Firenze, chiesa di Santa Maria gli evangelisti sulle volte. La bifo- no racchiusi in un’inquadratura zioni quasi sia un loggiato aperto
del Carmine, cappella Brancacci ra nella parete centrale costituiva architettonica formata agli angoli allo spazio esterno.
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