Climax s. m. [dal gr. κλῖμαξ f., propr. «Scala», passato anche in lat. Tardo, climax f.; nelle accezioni 2 e 3, per influenza dell’uso ingl.]. –
Figura retorica, detta anche gradazione o gradazione ascendente, consistente nel
passare gradatamente da un concetto all’altro, o nel ribadire un concetto unico con vocaboli sinonimi via via più efficaci e intensi, o più genericam. Nel disporre i termini di una frase in ordine crescente di valore e di forza. Con questo sign. Il termine è talora usato al femm., come in greco e in latino.
Metafora
Metafora Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico
attraverso cui, dopo aver mentalmente associato due realtà differenti sulla base di un particolare sentito come identico, si sostituisce la denominazione dell’una con quella dell’altra. È un procedimento di trasposizione simbolica di immagini; una similitudine abbreviata in cui il rapporto tra due cose o idee è stabilito direttamente senza la mediazione del ‘come’ (nella m. l’ondeggiare delle spighe, ondeggiare sta a mare come movimento delle spighe sta a campo di grano). A seconda di fattori quali la lingua, la cultura, la distanza concettuale o fisica fra le realtà associate, il tipo di somiglianza individuato, la m. risulterà più o meno nuova ed efficace. A un estremo si hanno le catacresi (la gamba del tavolo, il collo della bottiglia e simili), in cui la m. si sviluppa come termine proprio di una realtà altrimenti non denominata; all’altro estremo si ha uno sfruttamento intenso, di tipo poetico (portami il girasole impazzito di luce, Montale); nel mezzo si collocano m. più o meno istituzionalizzate come gli anni verdi, il timone dello Stato, il ruggire dei motori ecc.
La m. svolge funzioni complesse: come meccanismo di arricchimento ed
evoluzione della lingua, come mezzo efficace di espressione, come strumento conoscitivo di realtà nuove o colte da nuovi punti di vista (m. scientifiche, macchie solari, buco nero ecc.).
metonimia Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico
attraverso cui, dopo avere mentalmente associato due realtà differenti ma discendenti o contigue logicamente o fisicamente, si sostituisce la denominazione dell’una a quella dell’altra sineddoche Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo avere mentalmente associato due realtà differenti ma dipendenti o contigue logicamente o fisicamente, si sostituisce la denominazione dell’una a quella dell’altra. La relazione tra i due termini coinvolge aspetti quantitativi, cioè i rapporti parte-tutto (una vela per la barca), singolare- plurale (lo straniero per gli stranieri), genere-specie (i mortali per gli uomini), materia prima-oggetto prodotto (un bronzo per una scultura in bronzo). tapas Termine sanscrito («calore»), passato a significare l’esercizio dell’ascesi fin dal Ṛgveda; lo sviluppo semantico in questo senso indica che il calore interiore (o «psichico» o «mistico») sviluppato dalla disciplina ascetica è stato sentito e concepito quale suo fenomeno centrale e caratterizzante. Sul piano della vita religiosa concreta il t. comporta la creatività miracolare di asceti, mistici, yogin. traslato Metafora, o più genericamente figura retorica; indica il valore-significato di una parola o espressione diverso da quello naturale e letterale, quindi un valore- significato modificato, trasferito ad altro ordine. Le espressioni figurate sono dette, con termine generale figure o t. o, con termine greco, tropi.