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Lezione n° 17 del 09/03/2017

Materia: Anatomia Umana II

Argomenti: mediastino superiore (trachea, bronchi), strutture posteriori del mediastino (esofago), laringe

Nella lezione precedente è stata conclusa la spiegazione del cuore e sono state introdotte le strutture del
mediastino superiore che affronteremo nelle lezioni successive.
La professoressa inoltre comunica gli argomenti delle prossime lezioni: mediastino superiore con le
strutture anatomiche e i visceri; mediastino posteriore con le strutture anatomiche che si introducono nel
mediastino inferiore (le strutture lunghe, esofago e aorta discendente) e addome.
Lunedì verranno affrontate le logge pleuropolmonari e i polmoni con tutta la parte topografica finale.

MEDIASTINO

Strutture del mediastino superiore

Strutture anatomiche
A livello di T4-T5 (angolo di Lewis), le strutture anatomiche che troviamo nel mediastino superiore sono:
 Timo o residui timici: il timo va incontro ad involuzione e rimane nel mediastino superiore non come
organo linfoide, ma come residuo di tessuto adiposo
 Arco aortico, con sue diramazioni a sinistra e a destra
 Vena cava superiore e tronchi brachiocefalici (o vene brachicefaliche)

Componente nervosa
Le componenti nervose sono: il nervo vago e i nervi laringei ricorrenti,
diramazioni del nervo vago. I nervi laringei ricorrenti si organizzano
diversamente nella parte sinistra rispetto alla destra:
 nervo laringeo ricorrente sinistro abbraccia l’arco aortico per
poi risalire verso la trachea e verso il collo (mette in
comunicazione il collo con la parte toracica)
 nervo laringeo ricorrente di destra è posizionato tra il tronco
brachiocefalico e l’arteria succlavia e risale sempre verso il
collo. In particolare questo nervo scivola sull’arteria succlavia,
passa posteriormente al tronco brachiocefalico e va ad
innervare la trachea

A livello toracico troviamo inoltre le componenti simpatica e parasimatica del sistema nervoso autonomo.
Queste si anastomizzano tra loro per formare dei plessi: plesso cardiaco, polmonare ed esofageo.
Il plesso polmonare è diviso in due parti: una anteriore e una posteriore rispetto all’ilo polmonare. La stessa
cosa vale per il plesso esofageo e per il plesso cardiaco, dove troviamo un plesso anteriore e uno posteriore
rispettivamente sulla faccia anteriore e posteriore dell’organo considerato. I plessi anteriore e posteriore
anastomizzano tra loro.
Questi plessi costituiscono una comunicazione tra i due sistemi (simpatico e parasimpatico) e tra la parte
anteriore e posteriore degli organi.

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Trachea

Struttura, topografia e dimensioni


La trachea è un organo/viscere, collegato all’apparato respiratorio, posizionato tra mediastino superiore e
mediastino inferiore.
Posteriormente alla trachea troviamo l’esofago. L’esofago è una struttura lunga che presenta un tratto
cervicale, un tratto toracico e un tratto addominale e taglia entrambi i mediastini a livello toracico, quindi
dalla parte superiore arriva fino all’orifizio esofageo.
Posteriormente all’esofago troviamo la parte del dorso associato alla componente venosa e in particolare al
sistema Azygos, diverso a destra e a sinistra sia per le vene che per i punti di immissione.
È presente inoltre la componente linfatica di drenaggio: troviamo il dotto linfatico e la componente dei
tronchi linfatici giugulare, succlavio e bronco-mediastinico a livello del mediastino superiore. Questi tronchi
mediano l’immissione nei dotti profondi per il passaggio della linfa a livello dei polmoni.

La trachea, come viscere presente nel


mediastino superiore, arriva a livello di T4-T5,
per diramarsi poi nei due bronchi principali:
bronco principale sinistro e bronco principale
destro. La suddivisione della trachea nei due
bronchi principali segna il passaggio da
mediastino superiore a mediastino inferiore.

La trachea è definita come un organo fibro-


muscolare (o muscolo-fibroso) in quanto si
presenta costituita da un insieme di anelli
cartilaginei (in numero variabile da 15 a 20) non
chiusi completamente nella parte posteriore.
Abbiamo quindi dei semi-anelli completati
posteriormente dalla componente muscolare del
muscolo tracheale, direttamente a contatto con
l’esofago.
Il legamento anulare permette di stabilizzare il muscolo tracheale con la parte esofagea.

(la struttura della trachea verrà affrontata in anatomia strutturistica e microscopica. La professoressa
aggiunge che l’anatomia microscopica si occupa del riconoscimento dell’organo con diagnosi fatta al
microscopio e della parte funzionale strutturistica, che viene chiesta all’orale)

La trachea si estende da C6 a livello cervicale, fino all’angolo di Lewis (T4-T5), dove si biforca nei due
bronchi principali. Il punto di biforcazione della trachea nei due bronchi si definisce come carena o angolo
tracheale.
Le dimensioni della trachea, intese come diametro del lume, variano in relazione all’età: nel neonato (<1
anno) il diametro è di 4 mm, mentre nell’adulto è di 12 mm. La trachea è quindi completamente visibile in
sezione trasversale al microscopio ottico.

A livello della carena, la trachea si divide nei due bronchi principali, i quali hanno un diametro e una
lunghezza differente a destra e a sinistra, a causa della presenza ingombrante del cuore.
Il bronco principale di sinistra ha una lunghezza di 5 cm, che è il doppio rispetto a quella del bronco
principale destro (2,5 cm). Il diametro del bronco sinistro è la metà del diametro del bronco destro, questo
perché il quantitativo di aria che arriva ai polmoni destro e sinistro deve essere uguale.
I bronchi principali si trovano fuori dalla struttura polmonare, in quanto sono diramazioni della trachea.
Successivamente questi due bronchi si ramificano e con le loro diramazioni entrano a livello del parenchima
polmonare.

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Vascolarizzazione
La componente toracica della trachea (insieme ai bronchi e ai polmoni) è
vascolarizzata dalle arterie bronchiali, che originano dall’aorta toracica.
Le vene bronchiali drenano invece il sangue venoso della componente
toracica della trachea al sistema azygos (tramite la emiazygos e emiazygos
accessoria).

Drenaggio linfatico
A livello della trachea, della carena tracheale e dei bronchi troviamo un
accumulo di linfonodi che va a costituire, nell’insieme, i linfonodi
tracheobronchiali. Questi linfonodi drenano la linfa della parte toracica
della trachea ai tronchi broncomediastinici, che la portano nei dotti.

Innervazione
L’innervazione autonoma della trachea a livello toracico è effettuata dal
plesso polmonare, anteriore e posteriore. Il plesso polmonare ha una
componente parasimpatica e ortosimpatica di fibre sensitive e fibre
effettrici/motorie (lo stesso concetto vale per il plesso cardiaco, per il
plesso esofageo e per tutta la componente viscerale in cui esiste anastomosi
tra i due sistemi simpatico e parasimpatico).

Nel caso della trachea toracica, le fibre sensitive della componente


simpatica trasportano un impulso sensitivo che fa riferimento ai
neuromeri/nervi spinali da T1 a T4. Ma a T1-T4 giungono anche le fibre
sensitive simpatiche del plesso cardiaco e del plesso esofageo: esiste quindi
una corrispondenza di trasmissione d’impulso sensitivo di tipo dolorifico
(nocicettori) del sistema simpatico. A livello di questi neuromeri non è
facile distinguere se l’impulso sensitivo nocicettorio proviene dalla trachea,
dall’esofago o dal cuore e la diagnosi risulta essere particolarmente
difficile.
Le fibre motorie del sistema simpatico hanno un effetto vasocostrittore sui vasi che vascolarizzano la trachea
e un’azione broncodilatatrice, agendo su dei recettori di tipo β a livello bronchiale.

Il sistema parasimpatico trasporta un input sensitivo che riguarda la componente epiteliale, la tonaca mucosa
e la lamina propria della trachea a livello toracico (lo stesso vale per l’esofago e per quei visceri addominali
su cui i plessi hanno la stessa azione). Le fibre motorie del parasimpatico permettono la secrezione delle
ghiandole presenti nelle strutture dei visceri. Rispetto al simpatico, il sistema parasimpatico è
broncocostrittore: ha quindi un’azione opposta e antagonista che agisce su recettori muscarinici (diversi dai
recettori β). Se si considera l’azione del simpatico e del parasimpatico sui vasi, si nota che il simpatico è un
vasocostrittore e il parasimpatico dovrebbe essere un vasodilatatore. Tuttavia, nella maggior parte dei vasi
corporei è presente solo uno dei due sistemi: quando smette l’azione di quella componente sul sistema,
questo torna nelle condizioni fisiologiche. Infatti, quando termina l’azione del simpatico, che è
vasocostrittore, la muscolatura dei vasi torna al tono fisiologico (tono vasale).
L’azione del sistema nervoso autonomo sulla trachea è opposta a quella analizzata per il cuore. Le coronarie
sono gli unici vasi in cui sono presenti entrambe le componenti, ma con azione opposta rispetto a trachea e
visceri. Il sistema simpatico, infatti, aumenta il ritmo cardiaco (tachicardia), agendo da vasodilatatore. Nel
momento in cui il cuore sta funzionando tanto, l’apporto di sangue deve essere molto elevato e pertanto sarà
necessaria l’azione di un vasodilatatore.

Strutture lunghe del mediastino posteriore


A livello del mediastino posteriore, sia inferiore che superiore, troviamo:
 componente viscerale: esofago
 componente vasale: aorta discendente e sistema azygos (che confluisce nelle vene brachiocefaliche o
nella vena cava)
 componente linfatica: dotti principale e destro

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 componente nervosa: catena paravertebrale (sistema simpatico), nervo vago e suoi plessi

Le catene paravertebrali simpatiche sono costituite da 12 gangli ciascuna. I gangli sono per la maggior parte
posizionati a livello della testa delle coste, ad eccezione del secondo ganglio che si trova nel II° spazio
intercostale. Gli ultimi 4-5 gangli, invece, sono strettamente associati al corpo delle vertebre. Il primo
ganglio (ganglio cervicale inferiore del collo) si anastomizza con il primo toracico e costituisce quello che è
chiamato ganglio stellato o cervico-toracico. Tutti gli altri sono gangli singoli. Nella parte inferiore del
torace, dal 9°/10° ganglio toracico in giù, le fibre nervose vanno a costituire, anastomizzandosi tra loro, i
nervi splancnici che continuano anche a livello addominale. Tra questi troviamo il grande splancnico che
oltrepassa l’orifizio aortico e continua nella cavità addominale (splancnica).

Esofago
L’esofago è un organo cavo che viene diviso in un tratto cervicale, un tratto toracico e un tratto addominale
(oltrepassato l’orifizio diaframmatico). Questo organo inizia a livello di C6, con la parte cervicale, continua
lungo tutto il torace (è una struttura lunga, come l’aorta toracica), arriva al diaframma, in prossimità
dell’orifizio diaframmatico (iato esofageo), e termina a livello di T10. Al termine dell’esofago troviamo lo
stomaco.

Tratto toracico
L’esofago è l’unico viscere dell’apparato digerente che
ha una tonaca muscolare costituita sia da muscolatura
striata, sia da muscolatura liscia. Questi due tipi di
muscolatura servono all’esofago per spingere il bolo
alimentare: nel primo tratto è presente muscolatura
striata, successivamente troviamo muscolatura liscia,
in quanto il bolo scende grazie alla forza di gravità. La
differenza di muscolatura è ben visibile a livello
microscopico.

L’esofago è un tubo con diametro variabile, che


presenta dei restringimenti. Questi restringimenti sono
misurati con la distanza a partire dai denti incisivi (le palette):
 il primo restringimento è a livello cricoideo, a 15 cm dagli incisivi
 il secondo, definito aortico, si trova a 22 cm dagli incisivi
 il terzo, detto bronchiale, a 27 cm dagli incisivi (leggermente spostato a sinistra). Alcuni considerano
il secondo e il terzo come un unico restringimento
 il quarto restringimento, a livello dell’orifizio
diaframmatico, segna il passaggio
dell’esofago nell’addome. Questo si trova a 40
cm dagli incisivi

Il punto di passaggio tra torace e addome è ben


controllato funzionalmente: troviamo la presenza di
uno sfintere che evita il reflusso.
L’esofago è una continuazione della faringe: ci sono
delle fibre muscolari che permettono la comunicazione
delle due strutture superiormente e mantengono
l’esofago stabile nella sua posizione. Inferiormente
l’esofago è stabilizzato dalla membrana freno-
esofagea, posizionata a livello della cupola
diaframmatica.

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Vascolarizzazione dell’esofago (tratto toracico)
La vascolarizzazione di questo tratto è a carico delle arterie esofagee e bronchiali, entrambi rami dell’aorta
toracica. Una volta superato l’orifizio diaframmatico, l’esofago è vascolarizzato dalle arterie freniche e dai
primi rami dell’aorta addominale, cioè i primi rami del tronco celiaco.

La componente venosa confluisce nel sistema azygos. Il drenaggio venoso parte da una serie di capillari che
formano un plesso nella tonaca sottomucosa. Questi capillari confluiscono a livello periesofageo nei plessi
superficiali dell’esofago (plesso periesofageo). Il sangue confluisce poi in vene esofagee di raccolta, per
terminare poi nel sistema azygos o emyazigos.

Innervazione dell’esofago (tratto toracico)


L’innervazione è data da un plesso esofageo.
L’azione dei due sistemi simpatico e parasimpatico a livello vascolare è
identico in tutti i visceri (ad eccezione delle coronarie).
Questa innervazione è di natura estrinseca (proviene dal SNA e non è
propria/intrinseca dell’organo). Oltre a questa, nell’apparato digerente,
è presente anche un’innervazione intrinseca degli organi. A questo
livello abbiamo infatti due plessi, plessi intramurali, interni alla
morfologia dell’organo, che si trovano nella tonaca sottomucosa e nella
tonaca muscolare.

Innervazione estrinseca: parasimpatica e ortosimpatica


Innervazione intrinseca: plessi intramurali

Drenaggio linfatico
Il drenaggio linfatico del tratto toracico dell’esofago confluisce nei tronchi bronco-mediastinici. Troviamo,
però, anche una componente linfatica a livello dell’orifizio esofageo, dove l’esofago passa nell’addome. Il
drenaggio linfatico nell’addome decorre parallelamente alla componente vascolare: i linfonodi gastrici sono
associati all’arteria gastrica di sinistra e la linfa confluisce a livello del dotto principale sinistro (poco più in
alto della cisterna del chilo). Il drenaggio dell’esofago si compone quindi di una parte toracica e di una parte
addominale.

Drenaggio toracico: tronchi bronco-mediastinici


Drenaggio addominale: dotto principale sinistro

(Entra il prof. LFR e continua lui la lezione)

Quale parte del mediastino corrisponde allo spazio connettivale del collo?
Il mediastino posteriore corrisponde allo spazio impari mediano del collo. Questo ha le stesse strutture (il
docente parla di “tubi”) del collo, mentre il mediastino medio esiste
solo perché nel mediastino posteriore primitivo è gemmato il cuore.
Inoltre, le logge pleuropolmonari sono una gemmazione del tubo
digerente primitivo. In questo modo viene a crearsi un collegamento
tra testa, collo e torace, molto importante dal punto di vista clinico:
qualsiasi situazione patologica seria (infezione, ascesso) può
raggiungere il mediastino posteriore e medio a partire dal collo o dal
cavo orale, dato che queste strutture sono strettamente collegate tra
loro.

Laringe
La laringe mima la costituzione della trachea, ma presenta alcune
peculiarità. Questo organo è lungo circa 4 cm e si estende a partire
da C3-C4 fino a C6 (punto di inizio della trachea). Posteriormente
rispetto alla laringe si trova la faringe, che si trova adesa strettamente
alla cartilagine della laringe. La laringe è in rapporto con il primo
tratto dell’esofago tramite il triangolo di Killian. A lato della laringe si trovano i muscoli sottoioidei, mentre

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a livello del piano mediano di simmetria si possono sentire, sotto la cute, le cartilagini della laringe.
Lateralmente al complesso laringo-faringeo si trova il fascio vascolo-nervoso del collo.

Guardando la laringe internamente (come tramite l’utilizzo di un endoscopio), osserviamo che l’adito
laringeo (apertura della laringe) non è orizzontale, ma prospetta verticalmente verso la faringe. In questo
modo è più difficile che il cibo, che transita nel laringo-faringe, entri erroneamente nella laringe.

Nell’anziano non è più presente una valvola epiglottide efficiente, per cui l’ingresso di cibo nelle vie
respiratorie diventa molto frequente. Questo provoca l’accumulo a livello polmonare di residui di cibo, che
possono portare ad un’infezione batterica.

Entrando nell’adito laringeo, si nota la forma a clessidra della laringe: la


parte superiore (vestibolo) risulta essere allargata, la parte intermedia
(ventricolo) è stretta, mentre la parte inferiore (porzione sottoglottica) si
allarga e si continua nella trachea.

Lungo la parete della laringe, dove essa si restringe, sono presenti due
pieghe: una superiore, la corda vocale falsa, e una inferiore, la corda
vocale vera. La corda vocale vera ci permette di parlare, mentre la corda
vocale falsa non ha una funzione specifica. Tra le due corde vocali è
presente un recesso che prende il nome di ventricolo laringeo.

In una visione fibroscopica (il fibroscopio è un endoscopio flessibile),


durante l’emissione di suoni (gravi e acuti), le due corde vocali vere destra
e sinistra si avvicinano, facendo un effetto “ancia”. In questo modo la
quantità d’aria che passa è ridotta e la velocità aumentata. Questo permette
di generare suoni acuti (le due “ance” vibrano a frequenza maggiore). Anche nell’”acuto più acuto” rimane
sempre una piccola fessura che serve a far passare il minimo d’aria indispensabile per non soffocare. Quando
le corde vocali si infiammano, come nella laringite, emettere suoni risulta più complicato.

La laringe ha una struttura simile a quella della trachea. Presenta infatti:


- Tonaca mucosa
- Tonaca sottomucosa: non ben evidente. (Essendo fuori dal tubo digerente manca la linea di
demarcazione costituita dalla muscolaris mucosae)
- Tonaca muscolare: tessuto muscolare striato, nella porzione alta del tubo (come nell’esofago)
- Tonaca avventizia

La tonaca mucosa della laringe è quella tipica delle vie respiratorie: epitelio pseudostratificato ciliato con
cellule mucose. Tuttavia, a livello delle corde vocali, sia vere che false, l’epitelio di rivestimento diventa
pavimentoso pluristratificato non cheratinizzato, come quello del cavo orale. L’epitelio deve essere robusto,
quindi pluristratificato, perché quando si parla le corde vocali picchiano l’una contro l’altra. In questo modo
si crea resistenza, senza ricorrere allo strato corneo.

I tumori della laringe che originano dalle corde vocali appartengono a quella tipologia di tumori tipica degli
epiteli stratificati. Questi tumori sono completamente diversi da quelli degli epiteli monostratificati. Ad
esempio, il carcinoma squamoso è un tumore che interessa gli epiteli pluristratificati, quindi a livello laringeo
avrà origine dalle corde vocali.

La tonaca sottomucosa della laringe contiene le cartilagini. La tonaca muscolare non è completa ma è
suddivisa in parti, ciascuna delle quali costituisce il muscolo della laringe.
Nella tonaca sottomucosa le cartilagini non sono più ordinate come gli anelli della trachea, ma sono
cartilagini ciascuna con un nome proprio e una forma definita, che si articolano tra loro. Queste articolazioni
e muscoli servono a far cambiare di forma la laringe in modo tale che, durante i cambiamenti di forma, si
possano tendere o rilasciare le corde vocali per modulare i suoni.
La laringe non è solo un tubo per il passaggio dell’aria, come la trachea o l’esofago per il cibo, ma è un
organo funzionalmente attivo per la fonazione.

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Si potrebbe trapiantare una trachea sintetica, ma non è possibile utilizzare una laringe sintetica perché non
sarebbe funzionalmente attiva.

I muscoli della laringe, che si portano da una cartilagine all’altra, sono parte della tonaca muscolare e sono
muscoli intrinseci. Ci sono poi dei muscoli estrinseci che dalla laringe si portano ad altri organi, come allo
ioide e alla trachea.

Cartilagini, membrane e legamenti


Le cartilagini della laringe sono:
 cartilagine epiglottide, che funziona da valvola dell’adito
 cartilagine tiroide, con una forma a V, palpabile toccando il pomo d’Adamo a livello cutaneo. È la
cartilagine più grossa e più facilmente palpabile. Il pomo d’Adamo è presente nei maschi perché le
due lamine cartilaginee sono più acute. Nella femmina, invece, l’angolo è più ottuso e la cartilagine
tiroide appare più piatta (la stessa cosa accade nella pelvi)
 cartilagine cricoide o cricoidea, è la cartilagine più importante.
Viene descritta come un “anello con castone” (la parte
dell’anello davanti e il castone dietro). L’epiglottide e la
cartilagine tiroide formano una piramide e si articolano con la
cricoide. Metaforicamente, la cricoide corrisponderebbe alle
fondamenta di una casa
 cartilagini aritenoidi, posteriormente

Le articolazioni della laringe le troviamo tra tiroide e cricoide, tra


epiglottide e tiroide e tra aritenoidi e cricoide.
La tiroide si muove sulla cricoide ruotando, con il margine superiore
che si porta in avanti, l’epiglottide si muove verso la tiroide chiudendo
l’adito, mentre le aritenoidi sono fissate sulla cricoide posteriormente e
girano.

[Aggiungo una parte sulle articolazioni in quanto non chiara dalla


spiegazione: le articolazioni crico-tiroidee permettono alla cartilagine
tiroide movimenti di rotazione in avanti e indietro intorno a un asse
trasversale e inoltre movimenti di scivolamento, in particolare verso
l’alto e verso il basso. Le cartilagini aritenoidi si abbassano e s’innalzano scivolando sulla cartilagine
cricoide, s’inclinano in avanti e indietro e ruotano intorno al loro asse verticale.]

Oltre alle cartilagini, sono presenti membrane e legamenti. Abbiamo legamenti intrinseci, che si portano da
una cartilagine all’altra, ed estrinseci, che si portano da una cartilagine della laringe ad un’altra struttura
(come per quanto riguarda i muscoli), come ad esempio la membrana tiro-ioidea, che si porta dalla
cartilagine tiroide allo ioide, o la membrana crico-tiroidea.

Le membrane, in sezione, sono classificate in due gruppi:


 membrane esterne: si trovano sullo stesso piano delle cartilagini (crico-tiroidea, tiro-ioide etc.)
 membrane interne: si trovano internamente. Troviamo una membrana superiore, detta quadrangolare,
e una membrana inferiore, detta triangolare. Il margine inferiore della membrana quadrangolare
costituisce l’asse della corda vocale falsa, mentre il margine superiore della membrana triangolare
costituisce l’asse della corda vocale vera

La porzione superiore della tonaca sottomucosa è detta spazio intrafaringeo paraglottico, quella sotto il
vestibolo è detta spazio parafaringeo sottoglottico.

La glottide è la fessura tra le due corde vocali vere.

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La membrana quadrangolare origina dal margine dell’epiglottide, si inserisce internamente sulla faccia
interna della tiroide e presenta un margine libero. Troviamo un margine libero anche superiormente, che
corrisponde all’adito laringeo.

La membrana triangolare è più


complicata. Dalla tiroide e dalla cricoide
originano due membrane, una esterna, che
collega le due cartilagini, l’altra interna (a
forma di V) il cui margine libero ispessito
è la corda vocale. Il margine superiore di
questa membrana è chiamato legamento
vocale. Tuttavia il margine posteriore di
quello che si chiama cono elastico o
membrana triangolare (sono sinonimi) si
fissa sulle aritenoidi. Quindi quando le
aritenoidi girano, le corde vocali false si
avvicinano. Nel contempo l’angolo tra le
cartilagini si abbassa e, non potendosi
spostare verso il basso, le corde vocali si
tireranno. In questo modo si chiude la fessura e si irrigidiscono i margini. L’effetto generato è l’aumento
della frequenza dei suoni emessi.
L’insieme dei muscoli della laringe è responsabile del movimento delle aritenoidi. Alcuni portano in avanti
la tiroide e di conseguenza le corde vocali si tendono. Questa tensione delle corde vocali è determinata sia
dalla tiroide sia dalle aritenoidi, che girano in modo tale da contenere i movimenti in senso spaziale. In più le
aritenoidi girando, oltre a tirare leggermente le corde vocali, stringono la fessura. Questo avviene perché le
aritenoidi non si spostano indietro, ma girano e chiudono la fessura. La tiroide, invece, tira in avanti,
mettendo in tensione le corde vocali. Quindi tutti i muscoli della laringe avranno il compito o di portare
avanti la tiroide, o ruotare le cartilagini aritenoidi in un senso o nell’altro, per stringere o dilatare la fessura.

Cricotomia: intervento chirurgico di apertura delle vie aeree tramite un’incisura tra il margine inferiore della
tiroide e la cricoide.
Tracheotomia: intervento chirurgico di apertura delle vie aeree tramite un’incisura sotto la cricoide.

In situazioni di emergenza è preferibile effettuare una cricotomia e non una tracheotomia. Quest’ultima,
infatti, viene eseguita a un livello più profondo, dove sono presenti numerosi vasi (tra cui le arterie tiroidee)
che aumentano il rischio dell’intervento.

[Siccome la laringe è complicata ed è una struttura dinamica, il professore ha messo in internet un


“bugiardino” da consultare, per cui lascia a noi il compito di studiare con l’atlante le strutture della
laringe]

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