Pierfranco Ravotto
ITSOS Marie Curie, via Masaccio 4, 20063 Cernusco sul Naviglio
pfr@tes.mi.it
www.tes.mi.it/pfr
Sommario
1.2.1 Autoapprendimento
Lo studente/corsista è solo con i materiali didattici. Il docente/tutor si limita ad indicar-
gli i materiali su cui lavorare, eventualmente lo aiuta a risolvere problemi “tecnici” di
connessione, ma l’apprendimento vero e proprio avviene in relazione con i soli mate-
riali didattici.
Figura 2. Autoapprendimento
Il gruppo può condividere esattamente gli stessi obiettivi formativi oppure ogni
singolo può perseguirne di parzialmente diversi. Ogni componente usufruisce dell’in-
tervento del docente non solo su di sè ma anche sugli altri, impara non solo dai ma-
teriali e dal docente ma anche dai compagni e dai loro errori. Il gruppo è fattore di so-
3
cializzazione, di confronto, di stimolo, di supporto: scambio di consigli, suggerimenti,
soluzioni, condivisione di problemi e difficoltà, incoraggiamenti vicendevoli.
Per quanto riguarda i materiali didattici vale quanto detto per il modello prece-
dente: maggiore è l’intervento previsto del docente/tutor, maggiore è la possibilità di
chiedere ed ottenere spiegazioni, minore è l’esigenza che i materiali didattici siano
completi e autoconsistenti. In particolare le funzioni di supporto e di feedback auto-
matico da parte dei materiali didattici sono di minor importanza, dato che sono svolte
dall’interazione diretta fra docenti e corsisti.
Non è detto, inoltre che tutti i materiali debbano preesistere al corso:
possono essere prodotti via via dal docente in base all’andamento del corso (sia
in termini di interessi che di comprensione/difficoltà dei corsisti),
i corsisti stessi possono cercarli e individuarli in rete, o produrne direttamente una
parte, in una logica di classe virtuale che evolve verso l’apprendimento collabora-
tivo.
Figura 5. Ruolo dei materiali e delle relazioni fra le persone nei quattro modelli
Il ruolo dei materiali didattici, intesi come materiali strutturati prima dell’inizio del
corso, è massimo in corrispondenza del modello dell’auto-apprendimento e decresce
fino ad un minimo in corrispondenza dell’apprendimento collaborativo. Invece, in tale
passaggio, cresce il ruolo giocato dalle relazioni fra le persone.
4
I primi due modelli sono quelli tipici della FAD tradizionale, anche se potenziata
dagli strumenti di comunicazione della rete (FAD di terza generazione).
Il primo – autoapprendimento - ci sembra corrispondere a molti corsi in rete
che, a parole, si collocherebbero nel secondo o terzo modello dal momento che di-
chiarano la presenza di tutor e spesso di forum di discussione. Spesso, infatti, l’ap-
prendimento è – di fatto – prevalentemente delegato ad un rapporto individuale con
in materiali didattici e il rapporto fra persone ha un ruolo marginale, o limitato all’o-
rientamento relativo alla scelta dei materiali didattici.
Per quanto riguarda la scuola un tale modello può rivelarsi utile per attività di re-
cupero, quando manca – per ragioni di tempo o di fondi – la possibilità di fornire una
assistenza diretta.
Il secondo modello - autoapprendimento assistito - può prestarsi bene alla
formazione degli adulti in rete, laddove sia centrale la personalizzazione del percorso
formativo. Nel contesto scolastico è possibile farvi ricorso a fronte di particolari e spe-
cifiche esigenze di intervento di recupero individuale, ma sicuramente in modo limita-
to visto che il contesto di riferimento del docente è sempre quello di un gruppo.
Gli ultimi due modelli più che la FAD richiamano piuttosto la formazione in pre-
senza per il loro accento sulle relazioni fra le persone e per le corrispondenti dinami-
che.
Il terzo - classe virtuale – prevede una reale, intensa, continuativa interazione
fra il corsista/studente e il docente/tutor, comunicazione a volte “privata” ma preva-
lentemente pubblica, così come avviene in una classe in presenza. Non dunque fo-
rum asfittici, con interventi spesso slegati fra loro e sporadici ma veri ambienti di inte-
razione come un’aula in presenza. Ecco, quale esempio, qualche numero relativo al
corso sviluppato nel progetto SiR21:
N° di forum 230
N° di messaggi 28.683
N° messaggi al mese (media) 3.585
N° messaggi per partecipante (media) 211
N° messaggi per partecipante al mese (media) 26
1
Corso in rete per la formazione di progettisti/produttori di materiali didattici in rete e di tutor
in rete (finanziamento Regione Lombardia nell’ambito del Fondo Sociale Europeo, obiettivo 3, misu-
ra C1, 2001). Il corso, nelle sue diverse fasi, ha seguito i modelli: autoapprendimento assistito, clas-
se virtuale e apprendimento collaborativo.
5
Il quarto modello – apprendimento collaborativo in rete – corrisponde ad un
modello pedagogico di stampo “costruttivista” e, contemporaneamente, alla natura di
Internet e alle sue potenzialità: esalta infatti il ruolo dei singoli all’interno di una collet-
tività vissuta come comunità che apprende “costruendo significati”:
“a) [mette] in risalto l’«ambiente di apprendimento» rispetto alla istruzione come se-
quenza preordinabile. Non [abolisce] la programmazione curricolare, ma
[sposta] l’attenzione sul “contorno”, sulla varietà dei supporti e dispositivi colla-
terali, che si possono affiancare all'alunno che apprende;
b) [considera] un ambiente di apprendimento come un luogo virtuale d'incontro tra
molteplici impalcature regolabili, attraverso giochi di mutua appropriazione;
c) [vede] il processo didattico come non lineare bensì "emergente" e "ricorsivo";
d) [pone] forte enfasi sul discente, sulla autodeterminazione del percorso e degli
stessi obiettivi;
e) [da] forte risalto alla molteplicità delle piste percorribili ed alla varietà prospettica
con cui si può vedere la conoscenza;
f) si [avvale] sensibilmente di tecnologie, in particolare come amplificatori del-
la comunicazione e cooperazione interpersonale”
(Calvani, Costruttivismo …).
6
Figura 6. Progettazione di un percorso di formazione in rete
A partire dalle informazioni già indicate - cui vanno aggiunti, come dati di ingres-
so, la tecnologia a disposizione, in particolare la “piattaforma” o LMS, e la disponibili-
tà di materiali didattici – egli progetta e predispone:
l’ambiente di lavoro/apprendimento in funzione del sistema di relazioni che vuole
sviluppare,
il piano delle attività da proporre ai corsisti,
i materiali didattici e di supporto da utilizzare.
8
una sempre più ricca collezione, per la quale valga il motto dell’OpenSource move-
ment: “people improve it, people adapt it, people fix bugs”.
OpenDida è – dalla tarda primavera 2003 – uno di tali ambienti condivisi, accessibile
a tutti gli utenti registrati ed anche ai non registrati (che non possono, però, in quanto
utenti anonimi, contribuire inviando messaggi)2.
Attualmente (settembre 2004) la conferenza è organizzata internamente così (su
T&S)3:
2
Si può accedere via browser all’indirizzo www.tes.mi.it/opendida (sul nodo T&S) o www.sky.-
mi.it/forum/opendida (sul nodo sky), … (sugli altri nodi) o meglio per mezzo del software FirstClass,
(il cui client è liberamente scaricabile all’indirizzo www.centrinity.com), collegandosi - come guest –
ad uno dei nodi, per esempio bbs.tes.mi.it (T&S) o fc.sky.mi.it (Sky).
3
I nodi non sono tutti, sempre, perfettamente allineati.
9
Figura 8. Progettazione di un percorso di formazione in rete
Ogni docente appartenente alla rete SiR - e chiunque può esserlo anche se appar-
tiene ad un’altra scuola, o ad un’altra provincia - può:
mettere a disposizione il materiale che ha prodotto, anche se è ancora da perfe-
zionare;
modificare una parte dei LO prodotti da un collega e produrne di nuovi;
usare con i propri studenti tutto il materiale presente in una conferenza, collocan-
done un alias nello specifico ambiente di lavoro/apprendimento creato per loro;
usare solo parti di una conferenza, inoltrando alla propria classe virtuale solo al-
cuni messaggi/LO,
chiedere agli studenti stessi di integrare i materiali con nuovi contenuti.
4
Ebbene sì, purtroppo: un software “proprietario” (per quanto la versione client sia gratuita) e
non un software “opensource”. Del resto quando la rete è stata realizzata nei tardi anni ‘80 non esi-
stevano alternative.
Il fatto che i LO finora disponibili abbiano la forma di messaggi FC non pone grossi ostacoli ad un
loro riutilizzo in altri contesti. Essi sono comunque accessibili via web e il loro contenuto può essere
semplicemente copiato e incollato nella pagina di qualsiasi word processor.
10
Quest’ultima – una forma di apprendimento collaborativo - non è un’ipotesi remota,
anzi! In “Sistemi organizzativi”, per esempio, i 45 LO presenti sono stati tutti prodotti
dagli studenti (di quinto anno) durante il corso.
Sono, per il momento, solo i primi passi di un’idea, destinati ad incrociarsi con
quelli di chi sta compiendo un analogo cammino.
Il nostro obiettivo attuale è diffondere questa “cultura” in primo luogo fra i docenti
delle scuole che costituiscono la rete SiR: sappiamo che il materiale didattico che po-
trebbe essere messo a disposizione è molto maggiore di quello già inserito in Open-
Dida; siamo convinti che solo l’uso reciproco possa garantire il miglioramento: “peo-
ple improve it, people adapt it, people fix bugs”.
Riferimenti bibliografici
Calvani, A., Costruttivismo, progettazione didattica e tecnologie, <http://www.sc-
form.unifi.it/lte/doc/Costruttivimo%20e%20progettazione.doc>, 12 August 2004, pp 7
e9
Alvino S., Sarti L. (2004), Learning object e costruttivismo, in Didamatica 2004, Atti a
cura di A. Andronico, T. Frignani, G. Poletti, Ferrara 10-12 maggio 2004, Omniacom
editore, p 761
5
Attenzione agli indirizzi: www.tes.mi.it/opendida porta alla conferenza OpenDida (spazio di
discussione e contenitore delle conferenze con i materiali didattici), www.tes.mi.it/opendidaweb por-
ta al sito web OpenDida che permette, ugualmente, l’accesso ai materiali e allo spazio di discussio-
ne, ma che offre anche una presentazione del progetto e aree di link.
11