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Ricerche

L'ALTRA FACCIA DELLA LUNA: LA SOCIETA CONTADINA


NELLA. SICILIA DI GREGORIO MAGNO*

Domenico Vera

1. Per inquadrare meglio l'argomento che vorrei trattare, sono opportune due
brevi osservazioni preliminari. La prima osservazione si riferisce allo stato del
l'arte degli studi di storia agraria dell'antichita. Presentando nel 1976 il volu
me Studies in Roman Property, Moses Finley segnalava un grave ritardo sto
riografico: <<E posto dominante occupato dalla terra nell'economia e nella so
cieta dell'epoca classica e un luogo comune. Eppure, oramai da mezzo seco
lo, non e stato tentato, rispetto a questo argomento, alcun panorama sinotti
co, nulla per la sola Roma ormai da piu di ottant'anni>>?.
Nessuno, attualmente, avrebbe motivo per condividere questo pessimismo, vi
sto che sono comparse diverse sintesi di storia agraria greca e romana2 insie
me a una massa imponente di contributi d'ogni tipo. Semmai, si deve pren
dere atto che la crescita esponenziale di ricerche su aree ed epoche specifi
che, la conseguente specializzazione degli studi e soprattutto la consapevo

* L'origine di questo saggio risale aile giornate di studio su I segni della memoria: quadri
generall e contesti locall. Istituzioni, societ? e terrritorio, 1-4 ottobre 2003, Donnafugata, M?
dica, Ragusa Ibla, organizzate da F. Elia (Universit? di Catania), che ringrazio vivamente
per avermi invitato a partecipare. Alia vigilia della consegna, una versione sint?tica ? stata
esposta in un seminario nell'Universit? di Foggia. Sono grato a quanti sono intervenuti nel
la discussione, in particolare a M. Silvestrini, M. Turchiano e G. Volpe, animatore infati
cabile dell'archeologia tardoantica nel Meridione.
1 M.I. Finley, Studies In Roman Property, Cambridge, 1976, p. 1. L'arretramento della sto
ria agraria greca era lamentata nel 1967 da S.C. Humphrey, Archeologia e storia econ?mica
e sociale della Greda classica, trad, it., Bologna, 1979, pp. 215-269, particularmente p. 221.
Si veda ora il pregevole saggio di U. Fantasia, Per una storia degli studi sull'agricoltura e la
storia agraria della Grecia antica, in ?QS?, LVII, 2003, pp. 101-145. Un'analisi della pea
sant economy nell'area greca ? stata svolta da T.W. Gallant, Risk and survival in Andent
Greece. Reconstructing the rural domestic economy, Stanford, 1991; si veda anche P. Car
tledge-E.E. Cohen-L. Foxhall, eds., Money, Land and Labour. Approaches to the Economies
of Andent Greece, London, 2000.
2 D. Flach, R?mische Agrargeschichte, M?nchen, 1990; A. Marcone, Storia dell'agricoltura
romana, Roma, 1997; S. Isager-J.E. Skydsgaard, Andent Greek Agriculture. An Introduc
tion, London, 1992; cfr. C. Witschel, Neue Forschungen zu r?mischen Landwirtschaft, in
?Klio?, LXXXIII, 2001, pp. 113-133.

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lezza della impossibilita di ridurre I'antichita a unicum allontanano sempre piu


la speranza di chi era certo che libri come Studies in Roman Property prepa
rassero il successore di Max Weber3. In realta, se si considera che la storia
agraria e la risultante dell'intreccio di tanti elementi disparati - materiali, ideo
logici, politici, economici, culturali - Agraverhdltnisse im Altertum rappre
senta il culmine insuperato di un approccio sincretistico, che suscita ammira
zione ma anche un senso di lontananza. Fra I'altro, come sottolineo Marian
ne Weber, Agrarverhdltnisse e un titolo ingannevole ?fortemente restrittivo>>,
imposto da necessita redazionali, trattandosi di una <<vera e propria storia eco
nomica e sociale dell'antichita>>4.
A parte ogni legittimo dubbio sulla fattibilita e soprattutto sulla utilita, oggi,
di sintesi di quel tipo, il punto essenziale non e tanto l'improbabile avvento
di un nuovo messia della storia agraria antica capace di muoversi fra Meso
potamia, Grecia, Israele e Roma, quanto la constatazione che questo campo
di studi non e piu una Cenerentola della ricerca, occupa in forma stabile uno
spazio considerevole nell'ambito dell'antichistica, si innerva strettamente al
I'antropologia, all'economia, alla sociologia e all'archeologia dei paesaggi an
tichi.
Anche questa consapevolezza deve molto alle sollecitazioni di Finley' e al di
battito suscitato negli anni Settanta e Ottanta del secolo appena trascorso dal
la sua visione delle economie antiche6. Fu una stagione dall'atmosfera molto
particolare. Allora, come scriveva nel 1980 Arnaldo Momigliano presentando

3 A. Momigliano, Max Weber dl fronte agil storici dell'antlchit?, in M. Weber, Storia econ?
mica e sociale dell'antlchit?. I rapporti agrari, trad, it, Roma, 1981, pp. VII-XIII, particu
larmente p. XIII (ora in Settlmo contributo alla storia degli studi classlcl e del mondo anti
co, Roma, 1984, pp. 245-251).
4 Notazione alia riedizione nei Gesammelte Aufs?tze zur Sozial- und Wirtschaftsgeschichte,
T?bingen, 1924: ?Questo saggio fu scritto per lo Handw?rterbuch der Staatswissenschaf
ten (3a ed. 1909). La sua collocazione all'interno del "dizionario" determino fra Taltro la
scelta del titolo: questo appare oggi fortemente restrittivo rispetto all'ampiezza della trat
tazione, ehe ? una vera e propria storia econ?mica e sociale delTantichit?? (Weber, Storia
econ?mica e sociale, cit., p. 2). In effetti, nella prima versione del 1898 il saggio era parte
della voce gen?rale Agrargeschlchte, che nel 1909 divenne Agrarveh?ltnisse. Sull'opera, si
veda L. Capogrossi Colognesi, Economie antiche e capitalismo moderno. La sflda dlMax We
ber, Roma-Bari, 1990.
5 Si veda per Tagricoltura greca M.I. Finley, Probl?mes de la terre en Gr?ce ancienne. Re
cueil de travaux publi? sous la direction de M.I. Finley, Paris-La Haye, 1973.
6 Un profilo intellettuale di Finley ? proposto da I. Morris, The Ancient Economy. Updated
Edition. With a Foreword by I. Morris, Berkeley-Los Angeles, 1999, pp. IX-XXXVT. Sulla
?peasant mentality? che, secondo Finley, caratterizzava il comportamento dei ceti possi
denti delTantichit?, si ? svolta di recente una discussione in ?Topoi?, XII-XIII, 2005,1, pp.
259-314 (Autour de la rationalit? antique); per una discusssione pi? ampia sulla sua visione
dell'economia antica, si veda W. Scheidel-S. Von Reden, eds. The Ancient Economy, Edin
bourgh, 2002.

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439 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

la traduzione italiana degli Agrarverhdltnisse, il bilancio di un secolo di studi


sul mondo antico fra il 1860 e il 1960 suscitava <<una impressione di isola
mento da altre discipline e di "sviluppo interno">>. Per cui, ?quando dopo il
1960 una nuova generazione educata al marxismo, allo strutturalismo, alla so
ciologia, e piu di rado alla antropologia, si e venuta impadronendo di questi
studi, si diffuse l'impressione che bisognasse cominciare da capo>7. E cosi
emerso un dato fondamentale: che nelle societa classiche, prevalentemente
agrarie come lo sono state nella stragrande maggioranza quelle che hanno pre
ceduto la modernita, l'organizzazione agricola e la distribuzione della terra
non furono mai fattori neutri e autonomi che si possono studiare secondo pro
spettive tecniche e settoriali, ma furono sempre embedded, come recita la ce
lebre formula di Karl Polanyi, nelle strutture portanti di quelle societa: le de
terminavano e ne erano determinate8.

2. La seconda osservazione porta in Sicilia. Per effetto congiunto di un muta


mento storiografico nel quale si sono felicemente combinati due sviluppi di
stinti - la riscoperta del tardoantico9 e il rinnovamento degli studi antichistici
a cui e si accennato - mai come negli ultimi decenni i paesaggi rurali dell'iso
la in eta tardoantica sono stati oggetto di tanti approfondimenti sia di caratte
re storico, sia archeologici e topografici'0. Non che i temi della storia agraria
fino a tutti gli anni Settanta fossero una pagina bianca, ma indubbiamente la
ricerca in questo settore di studi era assai carente e si svolgeva in sostanziale
isolamento. Per tale arretratezza non mancano motivazioni. Salvo qualche nuo
va iscrizione, la documentazione scritta era ferma da secoli, doveva fondarsi su
testi problematici, quali le Verrine ciceroniane e il catalogo delle citta siciliane
di Plinio il Vecchio, e non superava per le fonti principali del periodo impe
riale le dita di una mano. Ne le scoperte di scavo erano state tali da rivoluzio
nare il panorama archeologico, seppure, indubbiamente, le prove sulla cresci
ta degli insediamenti aggruppati di fondovalle e di pianura, ritrovamenti im
portanti come le vile di Patti e di Tellaro e la sicura consapevolezza della pre

7 Momigliano, Max Weber, cit., p. VIL


8 K. Polanyi, a cura di, Traffid e mercati negli antichi imperi. Le ?conomie nella storia e nel
la teoria, trad, it., Torino, 1978, particularmente il saggio XIII, L'econom?a come processo
Istltuzlonale, pp. 297-331.
9 Su questi sviluppi, attualmente molto dibattati, si vedano L. Straw-R. Lim, eds., The Pa
st before us. The Emerging Historiographies of Late Antiquity, Turnhout, 2004; B. Ward
Perkins, The Fall of Rome and the End of Civilization, Oxford, 2005.
10 Un breve cenno in D. Vera, I paesaggi rurali del Meridione tardoantico: hilando consunti
vo e preventivo, in G. Volpe-M. Turchiano, a cura di, Paesaggl e Insediamenti rurali in Ita
lia m?ridionale fra Tardoantico e Altomedioevo, Bari, 2005, pp. 23-38. Una rassegna siste
m?tica in F.P. Rizzo, Sicilia cristiana da I al V sec?lo, I, Roma, 2005, particularmente pp.
37, 43, 57-60, 111-117, e passim.

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senza di insediamenti di questo livello a Cadeddi (Noto), a San Nicolo di Ca


rini (Palermo), a Capo d'Orlando e nei pressi di Messina avevano cominciato
a suscitare grosse crepe nel tradizionale quadro pessimistico delle campagne
tardosicule". Pessimismo ancorato da un lato all'idea della globale decadenza
della tarda antichita e dall'altro alla convinzione diffusa nella storiografia me
ridionalistica (ma non solo in quella) che esistesse una effettiva continuita fra
le strutture romane e l'arretratezza della grande proprieta meridionale: <<Un si
stema che ci venne tramandato, quasi senza alterazione, dall'epoca dell'Impe
ro Romano>>, secondo il giudizio negativo della Relazione Jacini del 188412, che
Giuseppe Salvioli riprodusse quasi ad verbum in uno studio sulla storia del la
tifondo siciliano, citando una celebre epistola di Gregorio Magno: <<[...] tout
cela n'a pas change la situation des paysans dans cette grande ile ou dominait
le "latifundium" et ou il domine encore, sous l'administration du conductor du
VIe sicle ou du gabellotto des nos jours>>'3.
Verifiche piu attente hanno rivelato quanto queste connessioni di lunghissi
ma durata fossero fondate su presupposti inconsistenti e analogie deboli". Sta
di fatto che solo in tempi recenti e stata riconosciuta l'espansione agricola del
la Sicilia nel tardoantico, che pare precedere di qualche decennio fenomeni
analoghi di crescita di alcune regioni meridionali: l'Apulia, la Lucania, parte
dei Bruzi e del Sannio, la Sardegna"5. Cosl come e evidente, dopo la sintesi ar

11 R.J.A. Wilson, Changes in the Pattern of Urban Settlement In Roman, Byzantine and Arab
Sicily, in C. Malone-S. Stoddart, Papers In Italian Archaeology IV, BAR Int. Ser. 246,
Oxford, 1985, pp. 313-344; Id, La Sicilia, in Storia di Roma, Torino, 1993, III/2, pp. 279
298; G. Bejor, Gil Insediamentl della Sicilia romana: distribuzione, tipologle e svlluppl da un
primo Inventario del datl acheologlcl, in A. Giardina, a cura di, Societ? romana e Impero tar
doantico, Roma-Bari, 1986, III, pp. 463-519.
12 S. Jacini, I risultati dell'lnchlesta agraria, rist. a cura di G. Nenci, Torino, 1976, p. 85: ?Ma
intanto la nuova Italia ricevette intatti quei possessi [...] affittati a grandi appaltatori anzi
ehe ad affittuari, sfruttanti, con poco capitale, quelle sterminate estensioni pascolative, e an
che arative, ma alternativamente in poca parte, sulla base dei maggesi?; si veda A. Carac
ciolo, L'inchiesta agraria J acini, Torino, 1993.
13 G. Salvioli, Le Latifundium sicilien et son mode d'exploitation, in ?Le devenir social?, I,
1895, pp. 449-464; cfr. Gr. Magn, Reg. ep. I, 42.
14 Rimando soprattutto agli studi di A. Giardina, LTtalla romana. Storie di un'identit? in
compluta, Roma-Bari, 1997, pp. 337 sgg, e di G. Galasso, Sicilia in Itaila, Roma, 1994, pp.
44-77.
15 Sulle variazioni degli sviluppi regionali dellTtalia nel tardoantico, si veda la comparazio
ne di F. Cambi, Paesaggi tardoantichi dellTtalia penlnsulare. Etruria e Apulia a confronto, in
Storia di Roma, cit., ?II/2, pp. 229-254. Ho cercato di individuare le ragioni della precocit?
della crescita siciliana in D. Vera, Aristocrazia romana ed ?conomie provinciall nellTtalla tar
doantlca: Il caso siciliano, in ?QC?, XIX, 1988, pp. 115-172; Fra Egltto ed Africa, fra Roma
e Costantinopoli, fra annona e commercio: la Sicilia nel Mediterr?neo tardoantico, in Ruolo
mediterr?neo della Sicilia nella tarda antichlt? (Palermo 9-13 aprile 1997), in ?Kokalos?,
XLIII-XLIV, 1997-1998, pp. 33-73.

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441 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

cheologica di RJ.A. Wilson'6, che anche per i secoli del principato la condi
zione dell'isola fu assai piu florida di quanto non si fosse pensato, e che dun
que la prosperita notevole della fase tardoromana deve considerarsi come una
discontinuita positiva all'interno di una continuita complessiva: <<Uno svilup
po continuo che semmai subisce un'accelerazione>>7 e che solo la conquista
araba modifico definitivamente.
In questa evoluzione, va segnalato, in particolare, il saggio di Lellia Cracco
Ruggini, pubblicato nel 1980 nella Storia della Sicilia"8, che al mondo rurale
dedicava una per aliora inusuale attenzione assumendo fra gli autori-guida
Gregorio Magno e il suo Registrum epistolarum, in cui la Sicilia occupa un
posto di assoluta prevalenza fra le diverse aree del patrimonio petrino'9. Che
si fosse in un momento di transizione storiografica, lo si puo cogliere da una
notevole diversita di atmosfere fra le sezioni di quella Storia relative ai primi
secoli dell'impero, ancora aderenti all'idea di Biagio Pace20 secondo cui la pax
augustea segno per l'isola una fase secolare di marginality2', e la trattazione in
novativa sul tardoantico, animata a tale riguardo da una prospettiva assai di
versa, nella quale le riforme amministrative della Tetrarchia, che avevano uni
to la Sicilia all'Italia, sono viste come la sanzione della recuperata centralita
mediterranea dell'isola, confermata dai rapporti che fra IV e VI secolo la Si
cilia sviluppo con aree nevralgiche del sistema imperiale: soprattutto con I'A
frica da un lato e con Roma e Costantinopoli dall'altro22. Subito dopo, nel

16 RJ.A. Wilson, Sicily under the Roman Empire. The Archaeology of a Roman Province, 36
B.C.-A.D. 535, Warminster, 1990.
17 Id., La Sicilia, cit., p. 287.
18 L. Cracco Ruggini, La Sicilia fra Roma e Bisanzio, in Storia della Sicilia, Napoli, 1980, III,
pp. 1-96.
191 dati in E. Caliri, Per la storia della Sicilia nell'et? di Gregorio Magno, Messina, 1977, pp.
31-49; la letteratura in Id., La mediterraneit? della Sicilia nell'et? di Gregorio Magno, in Ma
gna Greda e Sicilia. Stato degli studi e prospettlve di ricerca, Messina, 1999, pp. 471-482,
particolarmente pp. 474-475. Ancora utile P. Fabre, De patrimoniis Romanae Eccleslae
usque ad aetatem Carollnorum, Paris, 1892, pp. 53-93.
20 B. Pace, I barbarl e i bizantlnl in Sicilia, in ?ASS?, n.s., 1910, pp. 3-88; 1911, pp. 1-76,
293-324; Id., Arte e civilt? della Sicilia antica, IV, Roma-Napoli, 1949; ma questa linea pes
simistica si pu? far risalire alla Storia dei Musulmani in Sidlla di M. Amari, cos? come alla
Geschichte Siziliens Im Altertum di A. Holm; cfr. M. Mazza, La Sldlla fra Tardoantico e Al
tomedloevo, in Atti VI Convegno Internazionale sulla civilt? rupestre medioevale nel Mezzo
giorno d'Italia, Galatina, 1986, pp. 43-84, particolarmente pp. 47-48.
21 G. Clemente, La Sldlla nell'et? Imperiale, in Storia della Sicilia, cit., II, pp. 465-486; cfr.
Id., Conslderazlonl sulla Sicilia neu'Impero romano (III sec. a.C.-V sec. d.C), in ?Kokalos?,
XXVI-XXVII, 1980-1981, pp. 192-221. Ma il panorama archeologico offre uno scenario
assai meno depresso: RJ.A. Wilson, Towns of Sicily during the Roman Empire, in ANRW,
II, 11, 1, Berlin-New York, 1988, pp. 90-206; Id., Trade and Industry in Sicily, ivi, pp. 207
305.
22 Cracco Ruggini, La Sicilia, cit., pp. 7-9. In questa prospettiva si ? mosso il convegno su

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442 Domenico Vera

1982, in occasione della pubblicazione completa dei materiali della villa del
Casale - arricchita e stimolata dal dibattito del ventennio anteriore sulle eco
nomie schiavistiche antiche - si riapri una discussione rinnovata sulle ville e
suile strutture terriere23. Discussione che era gia iniziata in quello stesso anno
con il colloquio su un tema per quei tempi inedito: Cittd e contado in Sicilia
tra III e IV secolo d. C.24.

3. Le puntualizzazioni appena svolte possono apparire incongrue: se la storia


agraria della Sicilia tardoantica e cosi progredita negli ultimi decenni, che sen
so ha dire che la societa contadina di questa epoca e come l'altra faccia della
luna? La metafora, comunemente, indica una cosa che non si conosce o per
ragioni oggettive (perche, per esempio, mancano i dati), o per ragioni sog
gettive (perche un certo argomento e stato indagato in maniera inadeguata).
Premesso che nel caso siciliano operano ambedue i fattori, se nella formula
zione, invece di <societa contadina>>, si fosse detto peasant society, sarebbe ri
sultato piu evidente il riferimento non alla storia agraria tout court, ma a una
tematica piu specifica, molto studiata da antropologi ed economisti, che nel
l'ambito della storia tardoantica, in quanto soggetto autonomo di studio, ri
mane un settore scarsamente sviluppato. Indubbiamente le ricerche piu avan
zate sulle societa contadine offrono schemi interpretativi solo in parte appli
cabili, essendo centrate su istituti - primo fra tutti la comunita di villaggio ba
sata sulla proprieta collettiva della terra - che nell'ultima fase imperiale non
esistono, o che si presentano come forme arcaiche residuali25. Anche la ca
renza di documentazione diretta, attribuibile all'irrilevanza sociale dei conta
dini, e una spiegazione valida di questo ritardo. E tuttavia, insistere piu del
dovuto nelle giustificazioni evoca la classica foglia di fico destinata a coprire
un limite degli studi attuali sul tardoantico, eccessivamente concentrati sulla
storia culturale26. In realta, come un libro recente di Ch. Wickham ha bene
evidenziato27, i problemi relativi alla stragrande maggioranza della popolazio

Ru?lo mediterr?neo della Sicilia nella tarda antichit? (Palermo 9-13 aprile 1997); si veda no
ta 15.
23 A. Carandini-A. Ricci-M. De Vos, Filosoflana. Immagine di un aristocr?tico romano al tem
po dl Costantino, Palermo, 1982; cfr. Fra archeologia e storia sociale: la villa dl Piazza Ar
merina, in ?OPUS?, II, 1983, pp. 532-602; G. Rizza, a cura di, La villa romana del C?sale
dl Piazza Armerina, Catania, 1988.
24AttldelColloqulo (Palermo 2-4 dicembre 1982), in ?Kokalos?, XXVIII-XXIX, 1982-1983,
pp. 315-543.
25 Si veda D. Bonneau, Communaut? rurale en Egypte Byzantine?, in ?Rec. de la Soc. J. Bo
din?, XLI, 1983, pp. 505-522.
26 A. Giardina, Esplosione di tardoantico, in ?Studi Storici?, XL, 1999, pp. 168 sgg.
27 Ch. Wickham, Framing the Early Middle Ages. Europe and the Mediterranean 400-800,
Oxford, 2005, particularmente il cap. Ill, Peasantries.

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443 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

ne di quest'epoca - i peasants appunto - non solo risultano sufficientemente


documentati, ma appaiono fondamentali per la comprensione complessiva del
periodo. Purche, naturalmente, li si affronti secondo una prospettiva autono
ma. E quanto tenteremo di fare in questa sede assumendo un contesto speci
fico, la Sicilia nel VI secolo, e la fonte di riferimento fondamentale, la raccol
ta epistolare di Gregorio Magno. f1 tema non e di facile svolgimento, per ra
gioni concettuali e per la natura della documentazione. Ne si puo pretendere
di esaurirlo in un saggio esplorativo. Le informazioni sulla Sicilia sono percio
da considerarsi prelminari a un discorso plU ampio sui ceti rurali, finora po
larizzato sulle elites; hanno il valore limitato di un sondaggio; sono l'antica
mera di una casa ancora tutta da costruire, posto che si trovino a sufficienza
cemento e mattoni.
In attesa di giungere al tetto, sara comunque bene iniziare dalle fondamenta
e, prima di procedere empiricamente, iniziare dal metodo. Fermo restando
che un modello di societa contadina va calato nelle situazioni specifiche, lo
storico non puo che partire dalle definizioni, verificare successivamente se gli
idealtipi trovano riscontro nella documentazione e solo alla fine, in caso af
fermativo, determinare le varianti, cioe storicizzare il modello28. Ora, catego
rie, quali <<societa contadina>> ed <<economia contadina>>, quando non sono ge
nericamente adoperate come sinonimi di storia agraria, individuano peculia
ri formazioni sociali dominanti fino alle soglie della modernita pressoche in
ogni area della Terra, che tuttora esistono e resistono di fronte alla mondia
lizzazione dell'agricoltura capitalistica29. Al centro del modello stanno, dun
que, la figura del peasant e il <<fondo di rendita>>, l'azienda contadina.
Secondo gli orientamenti piu recenti degli economisti30, le diversita evidenti
che l'impresa contadina presenta nelle differenti epoche e nelle varie parti del
mondo dipendono essenzialmente dai contesti economici e sociali; esse tutta
via non modificano il dato comune: il conferimento da parte della famiglia di
una quota assolutamente maggioritaria del lavoro. La tesi puo essere condivi
sibile, ma per lo storico queste valenze universali dell'azienda contadina ra
sentano la vaghezza e lo scheletro, pur valido, va rimpolpato appunto con gli
elementi di contesto determinanti le varianti.
Ora, l'economia contadina nell'Italia tardoantica - ma gia nella tarda repub
blica e nel primo impero - si caratterizza piu per gli aspetti produttivi (auto
nomia, dimensione limitata dei fondi rustici, stabilita della manodopera) che
per le diversita giuridiche e socio-economiche dei contadini (schiavi, coloni li

28 Un esempio del procedimento in D. Thorner, L'?conomie paysanne, concept pour l'histoire


?conomique, in ?Annales ESC?, XIX, 1964, pp. 417-432.
29 Si veda W. R?sener, Societ? contadina, in Enciclopedia internazionale delle sdenze sociali,
VIII, Roma, 1998, pp. 122-132.
30 F. Ellis, Peasant economics, Cambridge, 1988.

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beri, vincolati, inquilini ecc.) e piu per la convivenza di autarchia e mercato che
per la contrapposizione fra piccola proprieta autosufficiente e grande proprieta
speculativa. La contrapposizione dei due settori, introdotta nel dibattito sulle
economie premoderne da un celebre lavoro di W. Kula3" ove si sottolineava il
netto dualismo della proprieta feudale polacca, nell'epoca che ci interessa non
sussiste o, per meglio dire, e stata risolta. I ceti possidenti avevano infatti ab
bandonato la conduzione centralistica dei fondi schiavili senza contempora
neamente riservarsi una pars dominica a gestione diretta contrapposta a una pars
colonica. fl processo di conciliazione di autoconsumo e mercato non avvenne
pertanto fuori, bensi dentro I'azienda contadina, risultante dal frazionamento
delle proprieta in unita autonome: in fundi medi o in parti di fundi.
La peasant farm tardoromana per un verso produce per se e per un altro pro
duce, oltre che per il fisco, dei microsurplus in natura per la rendita, mentre
l'accumulo parcellare di grandi quantit'a di derrate alimentari di base e la suc
cessiva gestione commerciale sono curati dalla grande proprieta; quest'ultima,
abbandonata la produzione, si concentra primariamente sulla gestione della
rendita e sui rapporti con il mercato. Nonostante l'abbondanza di cifre in oro
per i canoni colonici che la documentazione tarda contiene, continuo a rite
nere che si tratti prevalentemente di contabilita, che nella prassi la rendita fos
se esatta in natura e che il rapporto fra contadini e mercato fosse scarso: sia
per debolezze intrinseche alla produzione contadina, sia (e forse ancor piu)
perche questo settore fortemente redditizio era ambito dalle varie categorie
possidenti e mercantili. Sarebbe erroneo pensare che gia prima del tardoan
tico questi meccanismi non esistessero. Basta leggere diversi lavori di M. Cor
bier per ritrovarli in azione nella tarda repubblica e nell'alto impero32. Ma cer
tamente in eta tarda essi assunsero, in Italia come nelle province, un ruolo as
solutamente dominante, di asse dei rapporti sociali, che prima non avevano.
Se non ho errato nella costruzione del modello, questi fattori economici con
sentono di parlare di un <<sistema agrario tardoantico>>" e di utilizzare empi

31 W. Kula, Teor?a econ?mica del sistema feudale. Proposta di un modello (Varsavia, 1962),
trad, it., Torino, 1970.
32 Ringrazio l'illustre studiosa che ha voluto di recente comunicarmi preziose osservazioni
sulle tematiche del presente lavoro e segnalo alcuni suoi importanti saggi: Propri?t? et ge
stion de la terre: grand domaine et ?conomie paysanne, in E. Fran?ois-R. Kirchoff, hrsg. v.,
Aspekte der historischen Forschung in Frankreich und Deutschland. Schwerpunkte und
Methoden, G?ttingen, 1981, pp. 11-29; Salaires et salariat sous le Haut-Empire, in Les ?D?
valuations? ? Rome. Epoque r?publicaine et imp?riale, Roma, 1980, pp. 86-95; Propriet? e
gestione della terra: grande propriet? fondiaria ed economia contadina, in A. Giardina-A.
Schiavone, a cura di, Societ? romana e produzione schiavlstica, I, Roma-Bari, 1983, pp. 441
443; Grande propriet? fondiaria e piccole azlende: la Gallia settentrionale In ?poca romana,
in Sodet? romana e Impero tardoantico, cit., III, pp. 701-702.
33 Fra i contributi che ho dedicato a questi problemi, bast? segnalare D. Vera, Forme e fun
zioni della rendita fondiaria nella tarda antichit?, in Societ? romana e impero tardoantico, cit.,

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445 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

ricamente, all'interno di esso, il bagaglio concettuale della peasant economy.


Che, altrimenti, rimarrebbe solo un'interessante astrazione.
II curatore di un testo classico, Peasants and Peasant Societies, ha definito i
peasants <<piccoli produttori agricoli che, con l'ausilio di attrezzature sempli
ci e con il lavoro dei familiari producono per lo piu per il loro consumo di
retto o indiretto e per assolvere le obbligazioni nei confronti dei detentori del
potere politico ed economico?>, individuando quattro criteri di identificazio
ne: 1) l'azienda agricola contadina a conduzione familiare come base della pro
duzione; 2) l'agricoltura come fonte primaria di sussistenza; 3) la subordina
zione della comunita rurale a potenze ed autorita esterne; 4) l'esistenza di mo
delli culturali specifici della comunita stessa. In conclusione, cio che caratte
rizza l'azienda contadina 'e ?la produzione di un fondo di rendita>>. La quale,
a sua volta, oe? alimentata dall'esistenza di un ordinamento sociale in cui al
cuni individui, in virtu' del potere che detengono, esigono pagamento da al
tri, dando luogo a un trasferimento di ricchezza da un settore della popola
zione a un altro>>34.
Lo storico abituato a trattare delle strutture terriere, cosi come degli ordina
menti sociali e statuali della tarda antichita, coglie immediatamente l'utilita di
questi idealtipi, che la rendita dello Stato e quella dei notabilati si configura
no principalmente come prelievi sulla produzione dei contadini sotto forma
di canoni fondiari e di imposte, ivi compreso il servizio militare ?fiscalizzato>>
dalle riforme tributarie di Diocleziano35. Tali prelievi possono essere esatti in
combinazione, ovvero separatamente, in rapporto alla diversa condizione giu
ridica ed economica del coltivatore. Considerato, poi, che l'elemento pecu
liare di una economia contadina e la quit-rent farm, appare evidente come la
forma di dipendenza egemone del sistema agrario si inquadri negli schemi del
la <<azienda rurale che produce rendita>>. Intendo riferirmi all'istituto del co
lonato, comprendente in se figure giuridiche e sociali differenti (schiavo, li
bero, nullatenente, piccolo proprietario, anche bracciante ecc.). Le quali, tut
tavia, in senso economico e produttivo, si qualificano in una forma unica: un
contadino che coltiva in autonomia la terra altrui, paga al proprietario un ca
none e versa direttamente o indirettamente le imposte allo Stato36.

I, pp. 367-447; Id, II sistema agrario tardoantico: un modello, in R. Francovich-Gh. Noy?,


a cura di, La storia dell'Alto Medioevo Italiano alla luce delVarcheologla, Firenze, 1994, pp.
136-139.
34 Th. Shanin, ed. Peasants and Peasant Societies. Selected Readings, Oxford, 19872, pp. 3
5.
35 J.-M. Carri?, Diocl?tlen et la fiscalit?, in ?AnTard?, II, 1994, pp. 33-64.
36 La letteratura sul colonato ? immensa. Accanto al classico, ma oramai datato, A.H.M. Jo
nes, The later Roman Empire, 284-602, Oxford, 1964, mi limito a indicare il capitolo su Ru
ral life In the later Roman empire del vol. XIII della Cambridge Ancient History (Cambrid
ge, 1998), pp. 277-311, a cura di C.R. Whittaker e P. Garnsey; J.-M. Carri?, Le riforme eco

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446 Domenico Vera

4. Le corrispondenze fra schemi teorici e realta storiche autorizzano a riflet


tere sulla testimonianza di Gregorio Magno e a chiedersi se anche nella Sici
lia della sua epoca esistano i fattori costitutivi di una peasant society e di una
peasant economy. Quali possono essere gli elementi di riscontro dell'ipotesi?
Tutta una serie di dati forniti dalla documentazione scritta e archeologica in
dica che in Sicilia - come in genere nell'ltalia della tarda antichita - indipen
dentemente dalla condizione giuridica dei coltivatori, l'unita produttiva fon
damentale del sistema agricolo era l'azienda di taglia familiare, in genere nel
la forma del podere. Appare indicativo che nelle fonti, pur mantenendosi il
lessico giuridico tradizionale (fundus, possessio, praedium ecc.), prevalga l'u
so di una terminologia piu realistica: casa, colonia, ager, villula, terrula, cam
pulus, conduma, vineola, locus37. Nulla di strano in tutto cio, se si pensa che
uno studio complessivo sull'Oriente tardoantico e bizantino (V-X secolo) ha
constatato l'assoluta prevalenza della <<petite exploitation familiale>>38.
Anche in Sicilia, stando alle fonti scritte, il podere attrezzato sembra una for
ma estremamente diffusa d'insediamento rustico. Accanto ad esso, risultanze
soprattutto archeologiche consigliano di prendere in seria considerazione l'in
sediamento raggruppato di case contadine entro un villaggio afferente a una
villa, ovvero in un villaggio autonomo39. Ne si puo escludere un insediamen
to raggruppato intercalato con insediamento disperso e ville, come risulta ac
certato per territori dell'Apulia settentrionale40. Ma questi, per ora, non sono
che tipi teorici di assetti territoriali, che per la Sicilia - come per numerose
altre regioni del Mediterraneo antico - quella del paesaggio e un'archeologia
ancora in progress. Basti pensare che per un sito iperstudiato come Piazza Ar
merina non abbiamo la benche minima idea su chi e come coltivasse la pro
prieta. Si e solo ipotizzato, poco plausibilmente peraltro, che i contadini ri
siedessero nel grosso agglomerato di Sophiana<', distante piu di cinque chilo

nomiche da Aureliano a Costantino, in Storia dl Roma, cit., III/l, pp. 286-301; Id., L'eco
nom?a e le flnanze, ivi, pp. 761-762; E. Lo Cascio, a cura di, Terre, proprietari e contadini
dell'Impero romano. Dall'affltto agrario al colonato tardoantico, Roma, 1997.
37 Su villula, si veda Infra, testo corrispondente alie note 46-54; sugli altri termini, si vedano
E. Migliario, Terminolog?a e organlzzazlone agraria tra tardoantico e alto Medioevo: ancora su
?fundus? e casalls/?c?sale?, in ?Athenaeum?, LXXX, 1992, pp. 371-384, e D. De France
sco, La propriet? fondiaria nelLazlo, sec?lo IV-VII, storia e topograf?a, Roma, 2004, pp. 9-10
(ma, senza negarla In toto, ho qualche dubbio sull'equivalenza costante casa-fundus).
38 M. Kaplan, L'?conomie paysanne dans l'Empire byzantine du Veme au X?me si?cle, in ?Klio?,
LXVIII, 1986, pp. 198-199.
39 Sulla forte espansione dei vid tardoantichi nell'area di Segesta, si veda F. Cambi, Segesta.
I villaggi dl et? imp?riale, in Paesaggt e insediamenti rurall, cit.
40 Si veda nota 43.
41 Carandini, Fllosoflana, cit., pp. 22-26; contra RJ.A. Wilson, Luxury retrait. Fourth cen
tury style. A millionaire aristocrat in late Roman Sicily, in ?OPUS?, II, 1983, pp. 598-599.
Successivamente A. Carandini ha proposto, pi? plausibilmente, un vicus dominicale (Il la

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447 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

metri e nel IV secolo in forte decadenza (ma e assai piu verosimile un villag
gio annesso alla villa)42. D'altra parte, se villaggi e vile sono piu facilmente
rintracciabili, le abitazioni contadine, ben testimoniate nei documenti, hanno
lasciato assai labili segni sul terreno. Per fortuna, ora, nelle campagne meri
dionali, da prospezioni consapevoli delle problematiche economiche stanno
cominciando a emergere le case contadine sparse, <<l'elemento di maggiore no
vita e maggiormente caratterizzante il paesaggio tardoantico>>. Come da re
gola, si trova cio che si cerca. E come era da aspettarsi dall'entita dei canoni
colonici, oscillanti mediamente fra 2 e 4 solidi, si tratta sia di consistenti fat
torie medie e piccole sia di assai piu modeste abitazioni (peraltro imparago
nabili ai tuguri della fase della <<transizione>>)4.
E questa la dimostrazione che un piu stretto contatto dell'indagine sul terre
no con le fonti scritte darebbe indubbiamente un grosso aiuto alla costruzio
ne dei modelli insediativi. Cosi, sarebbe interessante verificare con qualche ri
cognizione la descrizione della vasta proprieta di Melania Giuniore nel terri
torio messinese: sessanta villulae, secondo la redazione latina della sua bio
grafia, coltivate da quattrocento servi agricultores44. La natura agiografica del
la fonte consiglia prudenza e la localizzazione in Sicilia e solo probabile45; e
tuttavia, almeno per quanto concerne le villulae (epoikia nella redazione gre
ca), il racconto raffigura una realta. I termini villula/epoikion sostanzialmen
te equivalgono a un fundus attrezzato con fattoria e terreni, mentre la media

tifondo in ?poca romana, fra Italia e province, in Du ?latifundium? au latifondo. Un h?rita


ge de Rome, une cr?ation m?di?vale ou moderne?, Paris, 1995, p. 31), ma non mi risulta che
finora siano emerse prove archeologiche.
42 G.F. La Torre, Gela slve Phllosophlanls (It. Antonini 88,2). Contributo per la storia dl un
centro Interno della Sicilia romana, in ?Quaderni dell'Istituto di Archeologia dell'Universit?
di Messina?, IX, 1994, pp. 99-139, particularmente pp. 125-126.
43 A.V. Romano-G. Volpe, Paesaggi e insediamenti rurall nel comprensorio del Celone fra
Tardoantico e Altomedloevo, in Paesaggi e insediamenti, cit., pp. 241-259, particularmente
p. 248, e R. Goffredo-G. Volpe, Il ?Progetto Valle dell'Ofanto?: priml datl sulla Tarda An
tlchlt? e VAltomedloevo, ivi, pp. 223-240, particolarmente p. 230; si vedano anche le osser
vazioni importanti di F. Grelle, Conslderazlonl conclusive, ivi, pp. 717-718.
44 Vita Mel. (L) 18. La redazione greca (?18), per quanto anteriore a quella latina (E.A.
Clark, The Life of Melania the Younger. Introduction, Translation and Commentary, New
York-Toronto, 1984), contiene una descrizione meno soddisfacente: non menziona la ma
nodopera e assurdamente pone sessantadue epoikla ?intorno aile terme? della villa. Sicco
me il calc?lo 400x60 darebbe la cifra esorbitante di 24.000 schiavi per una sola tenuta, ri
mango ferinamente del par?re che T?nico calc?lo possibile fra quelli proposti sia di divi
dere 400 per 60 (D. Vera, Strutture agrarie e strutture patrimoniall nella tarda antlchlt?: Va
ristocrazia romana fra agricoltura e commerclo, in ?OPUS?, II, 1983, p. 503, e nota 85; Id,
Schiavit? rurale e colonato nellTtalla imp?riale, in ?ScAnt?, XXVI-XXVII, 1992-1993, p.
232, e nota 233).
45 M. Rampolla del Tindaro, Santa Melania Glunlore Senatrice Romana. Documenti con
temporanel e note, Roma, 1905, pp. 179-180, n. XVII.

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448 Domenico Vera

fra schiavi e villulae d'a unita poderali di taglia familiare, provviste ognuna di
sei-sette coltivatori46. Questa tenuta composta di ben sessanta fattorie rispon
de perfettamente alla tipica struttura frazionata della grande proprieta tar
doantica, la massa fundorum. L'ipotesi, oltre che nell'abbondante documen
tazione siciliana sulle massae, trova riscontro in una serie di cifre incrociabili
relative alle cellule produttive componenti una massa, e non deve suscitare
troppi sospetti l'altissimo numero di fondi riferito dal biografo, visto che
un'altra ereditiera di rango assai inferiore a Melania possedeva una massa com
posta di trentaquattro poderi47. Cosi, una fattoria di Lilibeo attestata da Gre
gorio Magno possedeva una dotazione di forza lavoro analoga - cinque schia
vi adulti e tre garzoni - rendendo al netto delle imposte 10 solidi annui48. Ora,
tale importo non si discosta grandemente dai canoni netti di tre fundi della
massa Pyramitana, sita nel territorio di Siracusa, coltivati da liberi e schiavi49.
Da questi dati, in cui si combinano due elementi che quasi mai le nostri fon
ti riportano congiuntamente - rendita e manodopera - si ricava che il reddi
to verosimile per la massa di Melania, doveva aggirarsi intorno ai 600 solidi
(10 solidi per 60 villulae). Anche questa cifra globale rientra perfettamente
nei rendimenti della grande proprieta siciliana, quali risultano sotto Costan
tino dal Liber Pontificalis, da un documento conciliare del 433, dalle lettere
del cubiculario ravennate Lauricius, datate intorno al 445, e dalla donazione
della massa Pyramitana al comes Pierius, eseguita nel 4895?.
E quasi superfluo aggiungere che nell'isola l'agricoltura era l'attivita econo
mica dominante. Cosi come e evidente la netta prevalenza dell'azienda fami

46 Hier., Ep. 66,14; H.A. Tac. 6,8; decisiva la combinazione casa/villula di Hier., Chron. 249c:
l'imperatore Valente, ferito nella battaglia di Adrianopoli, ?ad cuiusdam villulae casam de
portatus est?. Infatti, Ammiano, a proposito della medesima notizia, dice ?ad agrestem ca
sam relatas? (31, 13, 14), ed Eplt. Caes. 46, 2 riporta ?in casa deportatur?. Il fatto che Ago
stino (Ep. 10*, 3) usi villula per indicare (probabilmente) un villaggio africano non implica
che questo sia il significato nella Vita Melaniae (cos? invece C.R. Whittaker, Les fronti?res de
l'Empire romain, Paris, 1989, pp. 123-124; Id., Land, City and Trade in the Roman Empire^
Aldershot, 1993, cap. V). D'altra parte, Agostino usa villa con il significato inusuale di pic
colo fondo (Sermo 15,2; 345, 2; cfr. T. Kotula, ?Modlcam terram habes, id est vlllam?. Sur
une notion de ?villa? chez Saint Augustin, in ?L'Africa romana?, V, 1987, pp. 339-444).
47 Si veda P. Ital. 17 (donazione di Flavia Xantippes, figlia di un notarlus, della massa Pa
ganicensis [Segni] alla chiesa romana di Santa Maria Maggiore).
48 Gr. Magn., Reg. ep. 9, 233. Anche un fundus della massa Furiana (Tindari) dava 10 soli
di netti per anno (9,180-181). Si traita di cifre di tutto rispetto equivalenti al mantenimento
annuo di dieci bambini (Lex Visig. 4, 4, 1; CI. 1,7, 4) e di cinque suore a Roma (Reg. ep.
7, 23); si veda D. Vera, ?Massa fundorum?. Forme della grande propriet? e poterl della citt?
in Italia fra Costantino e Gregorio Magno, in ?MEFRA?, CXI, 1999, pp. 991-1025, parti
cularmente pp. 1014-1017.
49 P. Ital. 10-11 (Tj?der).
50 Vera, ?Massa fundorum?, cit., pp. 1000-1003.

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449 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

liare in cui si pratica una coltivazione finalizzata al sostentamento e alla pro


duzione di una rendita esatta sotto forma di canoni monetari, o, piu fre
quentemente, di quote-parti di derrate di base destinate al commercio e al
l'esportazione: grano principalmente e, per l'area di Naxos, vino5". Occorre
sottolineare che, nonostante la forte proiezione del surplus agricolo verso il
mercato, i coloni siciliani avevano scarsi contatti con il mercato. Anzi, per me
glio dire, ne venivano accuratamente esclusi da operatori che intendevano ege
monizzare questo settore: i proprietari, gli affittuari generali delle massae, i
mercanti. Sicche, per gli aspetti fondamentali, il raggio delle relazioni di scam
bio dei contadini doveva essere limitato ai generi essenziali e ai prodotti del
l'artigianato locale, alle dimensioni dunque dell'economia del villaggio o, al
massimo, a quelle del distretto rurale inserite nel sistema delle nundinae, i mer
cati periodici di campagna52. Visto che di norma i canoni dei coltivatori veni
vano riscossi in natura" - non si capirebbe, altrimenti, perche nelle campa
gne la circolazione monetaria sia risultata povera sia di oro che di divisiona
le54 - le cifre in oro, prevalenti nella documentazione sui canoni terrieri, o ri
vestono un valore puramente contabile, essendo nella pratica convertite in
frutto, o attengono a stadi successivi di formazione della rendita.

5. Socialmente, l'elemento peculiare della peasant economy e la famiglia che


coltiva la quit-rent farm. Quali riscontri abbiamo a questo proposito nella Si
cilia del VI secolo? Se, come indichero fra breve, per le terre coltivate da schia
vi la prevalenza di nuclei familiari rimane un'ipotesi altamente probabile, la
cosa e certa per i contadini liberi. E sottinteso dalle prowidenze di papa Gre
gorio a favore dei fittavoli ecclesiastici che si tratta di famiglie insediate su fon
di rustici distinti, o afferenti agli agglomerati terrieri delle massae. Questi col
tivatori, dediti a un'agricoltura mista e al piccolo allevamento, oltre al cano
ne, versavano regolarmente appendizi in natura (exenia) che presuppongono
unita poderali5. Che fossero famiglie, e dimostrato dal fatto che, per sposar

51 Altri prodotti: si veda M. Scramuzza, Roman Sicily, in T. Frank, An Economic Survey of


Ancient Rome, III, Baltimore, 1937, pp. 349-351. Sul vino siculo, legato principalmente al
la distribuzione dell'?nfora Keay 52, si veda F. Pacetti, La questione delle Keay LU nel
V?mbito della produzione anforica In Italia, in Attl del Colloqulo Internazionale In onore dl
J.W. Hayes, Firenze, 1998, pp. 189-191; C. Panella-L. Sagu?, Consumo e produzione a Ro
ma tra tardoantico e alto medioevo: le merci, I contestl, in ?SCIAM?, XLVIII, 2000, Spole
to, 2001, pp. 773-776.
52 L. De Ligt, Fairs and markets In the Roman empire. Economic and social aspects of perio
dic trade In a pre-lndustrial society, Amsterdam, 1993.
53 Si veda su questo Vera, Forme e funzloni della rendita fondlaria, cit., pp. 430-447.
54 G. Guzzetta, La clrcolazlone monetaria In Sicilia dal TV al VII sec?lo d.C, in ?Bollettino
di numism?tica?, XXV, 1995, pp. 7-30.
55 Reg. ep. 1, 42; 2, 38; 9, 78.

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450 Domenico Vera

si, dovevano versare una regalia - i commoda nuptiarum - all'affittuario ge


nerale del latifondo56: il legame familiare motiva la provvidenza a favore del
cieco Albinus, figlio del defunto colono Martinus57. Che i fittavoli agissero in
una logica policolturale, si inferisce dal fatto che, come indennizzo per ingiu
ste esazioni, ricevettero da papa Gregorio vacche, maiali e pecore: bestie da
lavoro agricolo, dunque, e piccolo allevamento domestico per avere lana per
coprirsi e came da mangiare"8. Anche i contadini campani emigrati <<a colti
vare i campi dell'Apulia>> tornano in pellegrinaggio portando in dono a san
Felice un porcello nato nel loro branco59.
Come in altre parti d'Italia, pure in Sicilia si manifesta una peculiarita della
societa rurale tarda - la contiguita fra liberi e schiavi e la loro coincidenza sul
piano produttivo - che Santo Mazzarino ha racchiuso nella formula del ten
denziale <<conguaglio>> fra ?lavoro servo e lavoro libero>>?. Orbene, nelle car
te della donazione di Odoacre a Pierius l'inventario della manodopera deifun
di della massa Pyramitana registra la compresenza di coloni e schiavi6l. Sicche,
in tali contesti - ne infrequenti, ne limitati all'ambito siciliano - non solo di
conguaglio si puo parlare, ma di commistione. La pochezza dei casi attestati
anche nel Lazio, in Umbria, nel Piceno e in Toscana62 rappresenta la punta
emergente di un grande melting pot fra le diverse categorie della popolazio
ne rustica, che le elites avvertono come sovversivo degli ordinamenti tradi
zionali e di cui pertanto tendono a sminuire la portata. Ma neppure il re
stauratore Giustiniano pote ignorare la diffusione dei matrimoni, legalmente
vietatissimi, fra liberi e schiavi e dovette rassegnarsi a riconoscerli63.
Le nostre fonti non dicono se gli schiavi del possedimento di Lilibeo, cosi co
me quelli della tenuta messinese di Melania e dei fondi siracusani donati a Pie
rius, ovvero i gruppi numerosi di mancipia evasi dalle terre ecclesiastiche del
Catanese e del Siracusano ai tempi di papa Gregorio', fossero organizzati in
famiglie che, date le dimensioni limitate dei fundi, dovremmo pensare di tipo
nucleare. Potrebbe trattarsi di celibi; ma tale eventualita, in termini di sistemi
di produzione, non farebbe una grossa differenza, perche si tratterebbe pur
sempre di aziende ?familiari>> nei numeri se non nei rapporti umani. Consi

56 Ivi, 1, 42.
57 Ivi, 4, 28.
58 Ivi, 13, 37.
59 Paul. Noi, Carm. 20, 312-317.
60 S. Mazzarino, Aspetti sociali del quarto sec?lo. Rlcerche di storia tardo-romana, Roma, 1951,
p. 313.
61 P. Ital. 10-11 (Tj?der), 292.
62 Symm, Rel. 28; Vita Mel. (L) 18; Pall, H. Laus. 61; Gelas, Fr. 28 Thiel; Pel, Ep. 64 (Gas
so, 167-170); Cass, Var. 2, 18; P. Ital. 13 (Tj?der).
63 Pr. Sanctlo 45.
64 Gr. Magn, Reg. ep. 9, 30.

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451 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

derato tuttavia che nell'ambito della schiavitu rurale in eta tarda in Italia pre
valgono decisamente le tipologie familiari, e considerato che in situazioni com
parabili alla Sicilia lo schiavo deracinee doveva essere un'eccezione', e assai
probabile che si trattasse di contadini con moglie e figli installati, sembrereb
be, su poderi autonomi o che, comunque, coltivavano appezzamenti di terra
in sostanziale autonomia. In un caso di fuga, Gregorio dispose che lo schiavo
diretto verso il Salento fosse riportato a Roma insieme ai congiunti&. Invece,
gli schiavi di un monastero di Napoli catturati in Sicilia non furono restituiti,
ma furono sistemati insieme alle loro famiglie sulle terre della Chiesa romana
con le seguenti istruzioni: <<Di tutti i frutti che produrra il loro lavoro, sottratta
la parte necessaria al loro sostentamento, il resto sia trasmesso al suddetto mo
nastero>>67. Un destino analogo, la quit-rent farm, e prescritto per gli schiavi pa
stori siciliani dopo la chiusura degli allevamenti equini: <<Siano distribuiti nei
fondi della Chiesa, affinche rendano qualcosa coltivando la terra>>68.
I domini sanno che la parentela conferisce forza a queste cellule produttive (le
quali d'altra parte si sentono tutelate dall'appartenenza a solide strutture pa
trimoniali, come indica l'atteggiamento emblematico delle migliaia di servi-co
loni di Melania e Piniano che rifiutano la manumissione)69 e percio le proteg
gono. Ecco perche il divieto di Costantino di scomporre le famiglie servili del
le terre imperiali di Sardegna divenne norma generale nel Codice Teodosiano70,
perche la fantasiosa Historia Augusta puo raccontare che Aureliano progetta
va di ripopolare le campagne della Tuscia con famiglie di prigionieri barbari71,
perche in nuclei familiari furono effettivamente insediate nella pianura pada
na le tribut germaniche sottomesse da Valentiniano I e da Graziano72.
Riunendo i dati della documentazione, si delinea in Sicilia l'immagine sociale
ed economica della <<azienda contadina che produce rendita>>, sia nella forma
del podere, sia in quella, solo teoricamente ipotizzabile ma niente affatto im
probabile, di una famiglia residente in un villaggio che coltiva le terre circo
stanti spostandosi pendolarmente fra il vicus e la campagna.

65 Fonti e letteratura in Vera, Schiavit? rurale e colonato, cit., pp. 321-333.


66 Reg. ep. 9, 200. Anche Maurus, schiavo del genovese Philastrius, ha moglie, figli e nipo
ti (9, 235).
67 Ivi, 9, 10.
68 Ivi, 2, 38.
69 Pall., Hist. Laus. 61, 5; Vita Mel. (G) 10 sgg.; si veda A. Giardina, Lavoro e storia soda
le: antagonismi e alleanze daU'Ellenlsmo al Tardoantico, in ?OPUS?, 1,1982, pp. 29-30; Id.,
Carita eversiva: le donazioni di Melania la Giovane e gli equilibri della societ? tardoromana,
in ?Studi Storici?, XXIX, 1988, pp. 127-142.
70 Si vedano CTh. 2, 25, 1 del 325; cfr. 11, 2, 12, e CI. 11, 48, 7, che sembrano obbedire
alla medesima l?gica.
71 H.A. Aurel. 48.
72 Amm. Marc, 28, 5, 15 (alamanni); 31, 9, 4 (taifali).

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452 Domenico Vera

L'unica componente tipica di un modello di peasant society che non risulta, e


il riferimento alla comunita rurale che possiede specifici modelli culturali73.
Pare dubbio che le terme e i teatri e l'ippodromo e le ?ragazze in bikini>> dei
mosaici di Piazza Armerina implichino un vicus afferente, ove ?si vive un'in
tensa vita rurale>>74. II contesto di quelle rappresentazioni e Roma, con il Cir
co Massimo, i suoi affollati teatri e le migliaia di ballerine-acrobati (saltarices),
non l'agro di Enna75. Non v'e dubbio, invece, che l'isolamento del latifondo
siciliano tendesse a formare aggregazioni al proprio interno, e giustamente,
con riferimento ai vici e agli aspetti di vita urbana che vi si svolgevano, si e
parlato di <<"comune rustico", ma alla maniera romana>>76.
<<Alla maniera romana>>, appunto. La precisazione e fondamentale. Una co
munita rurale, in senso proprio, e una collettivita coesa, dotata di norme in
terne in ordine ai comportamenti sociali e allo sfruttamento della terra, che
pertanto matura propri modelli culturali, antagonisti di altri modelli. L'acco
stamento alla comunita rurale classica dell'Europa medievale prospettato dal
le evocazioni del <<comune rustico>> e suggestivo, ma per la Sicilia va respin
to. Troppe sono le diversita: l'inesistenza di terre comunitarie rette da appo
siti statuti, il riferimento alla citta delle unita catastali rappresentate dai fun
di, I'assenza infine di una netta separazione culturale della campagna dalla
citta. Anche quando si tratti di grossi agglomerati, le cosiddette agrotowns an
tiche, la condizione differente dei residenti - fittavoli, braccianti, schiavi, pic
coli agricoltori, artigiani e commercianti - rende queste formazioni troppo
composite perche si possa parlare di originalit'a culturale. E comunque, se an
che l'aggregazione fra domini e rustici nel latifondo avviene sul piano ludico
e religioso, la natura cittadina di questi elementi e la non difformita fra le lo
ro manifestazioni in ambito civico e in ambito rurale costituiscono di per se
stessi l'opposto di cio che legittimamente si deve intendere come ?modelli cul
turali specifici della comunita>>77. Non e vero, del resto, che Cassiodoro, per
definire la ruralizzazione dell'impianto urbano di Squillace, parla di una civi
tas ruralis che sembra una villa urbana?78

6. Verificato che, con l'eccezione dell'elemento culturale, al calco teorico cor


risponde nella Sicilia tardoantica una effettiva situazione di peasant society, e
inutile nascondersi che, se non si integrera la documentazione tradizionale con

73 Si veda supra, testo corrispondente alla nota 34.


74 S. Mazzarino, L'Impero romano, Roma-Bari, 1973, pp. 502-503.
74 Ibidem.
75 Carandini, Fllosoflana, cit., pp. 154-156; cfr. Amm. Marc, 14, 6, 19.
77 Si veda supra, testo corrispondente alla nota 34.
78 Cass, Var. 12, 15,5: ?Hoc, quia modo non habet muros, civitatem credis ruralem, villam
iudicare possis urbanam et inter utrumque posita, copiosa noscitur laude didata?.

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453 La societa contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

i dati relativi alle condizioni materiali, ai regimi alimentari, alla demografia e


alle malattie - che pure, attualmente, l'indagine archeologica integrata con le
tecniche scientifiche e in grado di fornire - la nostra conoscenza rimarra sem
pre insufficiente.
L'ostacolo principale, con le fonti scritte, non e tanto la quantita, relativa
mente abbondante per gli standard della storia antica, quanto la loro qualita.
Mi spiego meglio. Per inquadrare una societa contadina, occorre tracciare
questa storia assumendo la prospettiva dei suoi componenti. Di fatto, per l'an
tichita - salvo che in Egitto e in qualche area orientale79 - nella documenta
zione e assolutamente dominante la voce delle elites. I contadini vi figurano,
ma in terza persona. Non come soggetto parlante, ma come oggetto di un di
scorso che Ii riguarda in quanto presupposti dell'esistenza dei ceti superiori.
Fra le decine di lettere di Gregorio Magno riguardanti la Sicilia non ve n'e
una in cui questo caritatevole pontefice - pur attentissimo a tutelare i conta
dini oppressi da ogni genere di sopruso - abbandoni per un attimo la postu
ra tradizionale del dominus romano, per il quale essere mantenuto da chi la
vora la sua terra e la cosa piu naturale del mondo.
Anche certe lacune sono rivelatrici. Non esiste un testo, a mia conoscenza, ne
nell'epistolario gregoriano ne in tutta la documentazione sulla Sicilia tar
doantica, in cui compaia in veste di protagonista il contadino indipendente,
che nulla deve a un padrone e che coltiva della terra in proprio. Apparente
mente, esistono solo coltivatori liberi o schiavi alle dipendenze dei grandi pro
prietari. Ma questo e il classico silenzio fragoroso delle fonti che non implica
assolutamente la sparizione della piccola proprieta contadina dalle campagne.
II fatto e che i ceti possidenti tendono a ignorare una quota ancora rilevante
della societa rurale per il semplice motivo che essa non da reddito, e quindi
non entra nei loro orizzonti. Questo squilibrio si nota anche in altre catego
rie della documentazione, come la normativa imperiale sulla fiscalita e le car
te d'archivio. Il contadino, in tanto vi compare in quanto e portatore impor
tante di tributo e di rendita, mentre il suo essere ?possessore di campicelli>>
(agellarius) e un dato secondario80.
Sulla mentalita classista dei notabilati dell'epoca che, abbandonato ogni mito
repubblicano sulla superiorita etica del bonus agricola, presuppongono la su

79 M. Kaplan, Les hommes et la terre ? Byzance du VT au XT si?cle. Propri?t? et exploitation


du sol, Paris, 1992. Un tentativo (fallito a mio awiso per l'accostamento non convincente
fra il colonato tardoantico e situazioni del Per? coloniale e per Fidea errata che le testimo
nianze sul sistema agrario egiziano di III-IV sec?lo siano estensibili al resto delFimpero) ?
stato tentato da J. Banaji, Agrarian Change in Late Antiquity. Gold, Labour and Aristocra
tic Dominance, Oxford, 2002.
80 Su questa terminolog?a, si veda D. Vera, Propriet? terriera e sodet? rurale nell'Italia g?tica,
in Teoderico il Grande e I Gotiin Italia, Spoleto, 1993, pp. 133-166, particolarmente p. 137.

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454 Domenico Vera

bordinazione contadina <<a prescindere>>, non sarebbe difficile costruire una


corposa antologia. Consideriamo un tipico tradizionalista: Cassiodoro8". Che i
rustici mangino come i cittadini gli sembra una cosa straordinaria82, e la ven
dita dei figli dei contadini lucani gli ispira solo un agghiacciante ossimoro: la
liberta (povera) aveva condotto alla schiavitui i ragazzi e le fanciulle messi al
I'asta alla fiera annuale di Consilinum ?in ragione della loro avvenenza>>. Si puo
immaginare cosa cio potesse implicare sul piano sessuale83. Ma <<non v'e dub
bio - aggiunge il fondatore di Vivarium - che da schiavi staranno meglio, vi
sto che lasciano la fatica dei campi per diventare domestici di citta'>>8. A suo
avviso, in una societa bene ordinata ?sono i coloni quelli che coltivano senza
tregua i campi>>?. Che poi e esattamente la considerazione dei senatori roma
ni quando esortano i loro contadini lucani arruolati contro Totila a tornare a
coltivare la terra <<come sempre avevano fatto>>86. Una delle sue formule fisca
li suppone che perfino il proprietario di un solo fondo (casa) ricavi di che vi
vere dal lavoro del <<diligente contadino>>87. Eppure, ai suoi occhi, questi indi
spensabili lavoratori rimangono <<uomini di natura rozza>>88 da tenere sotto con
trollo, perche ?la razza dei cafoni abusa della liberta'>89 e indulge al ban diti
smo90. Insomma, convinto dell'inferiorit'a antropologica del rustico, Cassiodo
ro nutre un antagonismo di classe capovolto: e il ricco che odia il povero.

7. Gli andamenti asimmetrici della presenza del mondo contadino nella do


cumentazione pongono una questione rilevante. Jacques Le Goff ha sostenu
to che fra V e VI secolo la letteratura, tramite il silenzio e la rappresentazio
ne deformata, perviene all'occultamento della figura dell'agricoltore, identifi
cata con ?contadini liberi, piccoli proprietari>>91. Andrea Giardina ha conte

81 Si veda ora sul personaggio l'importante messa a punto di A. Giardina, Casslodoro pol?
tico, Roma, 2006.
82 Var. 8, 31, 2: ?vivunt illic rustid epulis urbanorum?; si veda C. Lepelley, Un ?loge no
stalgique de la cit? classique dans les ?Varlae? de Cassiodorus, in Haut Moyen-Age. Culture,
?ducation et soci?t?. Etudes offertes ? Pierre Riche, ?d. par M. Sot, Paris, 1990, pp. 33-47.
83 Si veda K.R. Bradley, Slaves and Masters In the Roman Empire. A Study In Social Control,
Bruxelles, 1984, pp. 117-118.
84 Var., 8, 33, 4; sulla questione, si veda da ultimo C. Lorenzi, ?Si quls a sanguine Infantem
...comparaverit?. Sul commerclo delflgll nel tardo Impero, Perugia, 2003; M. Garc?a Morcil
lo, Las ventas por subasta en el mundo romano: la esfera privada, Barcelona, 2005, pp. 237
240.
85 Var. 8,31,2.
^Proc?. Goth. 3,22,20.
87 Var. 1, 45.
88 Ivi, 13, 5, 4.
89 Ivi, 6, 9, 2.
90 Ivi, 8, 32, 4; cfr. Ennod, Ep. 6, 10 (rustica temeritas).
91J. Le Goff, I contadini e ll mondo rurale nella letteratura dell'alto Medioevo (secoli V e VI),

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455 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

stato che cio rappresenti una novita rispetto alla precedente letteratura clas
sica e ha sostenuto, al contrario, che si assiste al fenomeno ?dell'emergere im
ponente della societa contadina nella cultura>>, testimone primario di questa
tendenza essendo il manuale di agricoltura di Palladio, rivolto si ai domini co
me lettori diretti, ma composto in modo che essi ne potessero comunicare i
contenuti ai rustici <<non necessariamente tramite lettura, ma piuttosto attra
verso una fruizione che dobbiamo immaginare piu ampia e complessa>>. Tut
to cio nel contesto di quella forte integrazione sociale, culturale ed economi
ca fra ceti possidenti e ceti rurali che caratterizza le strutture del latifondo tar
doantico92.
Basterebbe la sequela dei pregiudizi di Cassiodoro per dimostrare che la cul
tura dell'epoca non ignora di certo il mondo rurale - in questo senso, la no
zione di occultamento risulta fuorviante - ma ne parla con andamenti e stili
fortemente variabili facendo prevalere i propri valori in funzione delle pro
prie finalita. Cosf, la figura del contadino, soggetto passivo nel Registrum, ri
compare in veste di protagonista nei Dialogi, che ambiscono a dare una de
scrizione piu realistica, seppur spesso caricaturale, dei paesaggi umani delle
campagne93.
Fra le posizioni dei due studiosi sussiste comunque una dissonanza, nel sen
so che Le Goff si riferisce <<al piccolo contadino libero>> ben distinto dagli
schiavi rustici e dai coloni, ma la sua trattazione poi coinvolge anche queste
figure - e pour cause! - nella nozione di mondo contadino: <<Libero o non-li
bero, il contadino dell'alto Medioevo e profondamente disprezzato>>. Giardi
na, invece, si riferisce essenzialmente ai contadini dipendenti, i coloni, che po
tevano essere indifferentemente liberi o schiavi senza che cio modificasse l'or
ganizzazione della produzione agricola. Ma quanto le diverse componenti del
l'universo rurale fossero intrecciate lo rivela proprio Palladio, il quale fra i
precetti basilari del suo trattato agronomico sconsiglia di affittare campi ?a
un contadino che possiede terre confinanti>>94.
Se, inoltre, come pare di capire, al centro del dissenso stanno i valori dei ce
ti dominanti, <letteratura>> appare una categoria terribilmente ambigua. Si po
trebbe distinguere fra una rappresentazione del contadino intenzionalmente
letteraria, come la commedia Quaerolus, e una rappresentazione non inten
zionalmente letteraria, come una epistola privata di Simmaco95, o un sermone

ora in Tempo della Chiesa e tempo del mercante, trad, it., Torino, 1977, pp. 99-113, parti
cularmente pp. 104-105.
92 Giardina, L'Italia romana, cit., pp. 302 sgg.
93 Sulla questione della autenticit? dei Dialogl, si veda R. Godding, Tra due anniversari: Gre
gorio Magno alla luce degli studi recenti (1991-2003), in Gregorio Magno nel XVI centena
rio della morte, Roma, 2004, pp. 99-102.
94 Pall., Op. agr. 1, 6, 6.
95 Per esempio Symm., Ep. 3, 23.

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456 Domenico Vera

domenicale di sant'Ambrogio96. Ma dove collocare il confine? Come si fa a di


re che i Dialogi sono letteratura e le comunicazioni del Registrum non lo so
no? E come escludere tutto cio che fa capo alla mentalita?
L'elemento fondamentale parrebbe un altro, da individuarsi nella unilatera
lita degli autori. Una delle piu belle descrizioni economiche del peasant far
mer di tutta la letteratura romana - semisconosciuta - compare in un tratta
to sulla vita monastica ove il vescovo Ambrogio, al fine di convincere le ver
gini consacrate ad alternare buona alimentazione e digiuno, eleva sotto forma
di exemplum un lungo peana alle strategie del bonus agricola. Questo abile
coltivatore saggiamente sfrutta le diversita del territorio per impiantarvi col
ture differenti - vigneti e oliveti in collina, grano e prati nelle pianure -, pra
tica per prudenza anche il piccolo allevamento, adotta la rotazione per rin
novare la fertilita dei terreni, possiede animali da lavoro e vive in un rustico
circondato da un giardinetto profumato di rose e fiori che cura amorosamente
con le mani callose, le stesse <<che con vigore guidano le indocili giovenche
aggiogate fra i filari della vigna e delicatamente mungono le mammelle delle
pecore>>97. Sembra di contemplare un'oleografia del podere di un colono sici
liano di Gregorio Magno.
A chi lo esamina con la mentalita moderna dell'homo economicus, questo pas
so pare preziosissimo e per le indicazioni strutturali che fornisce su una quit
rent farm e per il fatto ovvio, ma importantissimo, che la descrizione, proprio
per ottenere gli scopi che l'exemplum si propone, e realistica, descrive un ti
po di fondo rustico cosi com'era effettivamente al tempo di Ambrogio. I1 pun
to e che all'aristocratico prelato milanese non interessava affatto descrivere il
peasant, in quanto tipo sociale, ma che le sue monache non diventassero del
le anoressiche nevrotizzate da eccessi ascetici:
Tanto e migliore una campagna quanti piu frutti produce! E percio anche tu, vergi
ne veterana, almeno spargi sui colli del tuo petto semi diversi: ora dieta moderata,
ora rigorosa astinenza; avvicenda lettura, preghiera e lavoro, di modo che l'alternan
za delle attivita ti renda serena; [...] cosi, tu, seguendo il comportamento del prudente
contadino, non tormenterai il tuo campo con continui digiuni come con profonde
arature.

96 Per esempio Ambr, De Nab. 21.


97 Ambr, De virgin. 3, 16-17: ?Agrum quoque vicibus exercet vel, si non patitur otiosum,
diversa alternat semina, mutatis ut fetibus arva requiescant [...] Non t?tus messem g?n?r?t
ager. Hinc de collibus vineae consurgunt, illic purpurescentes cernas olivas, hic olentes ro
sas. Saepe etiam relictis aratris ipse validus agr?cola d?gito solum scsalpit, ut riorum depo
nat radices, et asperis manibus quibus luctantes inter vi?eta flectit iuvencas molliter ovium
press?t ubera?. Cfr. un'analoga lode della policoltura in Ambr, De Vlrginltate 34, a pro
posito del passo b?blico di Cant. 1, 11-12: ?multos ager fructus habet, sed ille melior est
qui et fructibus redundat et floribus?.

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457 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

8. Dalla discussione sul problema dell'<<occu1tamento>> emergono comunque


due indicazioni utili. La prima e che, quando si tratta di peasant society, van
no prese in considerazione tutte le componenti di questo universo, nel quale
alle diverse condizioni giuridiche non corrispondono necessariamente distin
zioni economiche. In Sicilia troviamo figure rurali in-se distinte ma che nella
realta si intersecavano di continuo: pastori che diventano agricoltori, fittavo
li liberi e fittavoli schiavi, coloni che integrano il reddito offrendosi come brac
cianti, coloni che in realta fanno gli artigiani98. Accanto a questi possiamo im
maginare - dal momento che sono attestati in altre regioni d'Italia - salariati
stagionali delle campagne e delle citta99, contadini proprietari di piccoli cam
pi che sono anche coloni'".
La seconda indicazione riguarda I'analisi sociale. L'umanita delle campagne
tardoromane e per definizione povera. E afflicta paupertas sottoposta all'op
pressione dei ricchi e percio tendente al ribellismo, come dichiarava l'anoni
mo autore del De rebus bellicis'1'. Ma bisogna stare attenti a non identificarsi
con gli schemi mentali dei notabilati, secondo cui la condizione dei rustici e
la paupertas, vista come dato di natura determinante una irrecuperabile con
dizione di rusticana tristitia102. Sarebbe un errore grave se lo storico moderno
prendesse per veri i parametri di questa mentalita, che assurdamente com
prime l'intero spettro delle condizioni sociali nei suoi estremi. E stato infatti
ben chiarito come, al pari dell'Inghilterra fra Cromwell e la regina Vittoria,
pauper e paupertas non corrispondano in realta, nel lessico delle elites tardo
romane, a uno stato di estremo disagio materiale e sociale'03, bensi individua
no la gente comune che vive del proprio lavoro e che potenzialmente - come
in genere nelle societa premoderne sprovviste di welfare - puo cadere nella
vera indigenza. <<Povero>>, dunque, e l'intero ceto contadino, cioe ta stragran
de maggioranza della popolazione dell'impero, che, pur non essendo pro
priamente misero, non appartiene ai ceti superiori ". Anzi, anche ogni pro

98 Gr. Magn., Reg. ep. 2, 38; 5, 7; 9, 10; 43; 233; Vita Mel. (L) 18; P. Ital. 10-11 (Tj?der).
La connessione fra operae e colonato ? attestata anche in Italia settentrionale (P. Ital. 3, Tj?
der) e in Sardegna (Reg. ep. 9, 203).
99 Ambr., Ep. 2, 12 e 31; De Tobla 92; Paul. Noi., Carm. 20, 312-313; Petr. Chrys., Sermo
170; cfr. W. Scheidel, Grundpacht und Lohnarbeit in der Landwirtschaft des r?mischen Ita
lien, Frankfurt am M., 1994.
100 P. Dipl. 120; Cod. trad. Eccl. Rav. (Bernhardt) 38, 60, 61, 72; Pel., Ep. 64 (Gass?, 167
170).
101 An. r. bell. 2, 5.
102 Aug., Ep. 20*, 20, 2.
103 Si veda su queste cat?gorie nella Pars Ocddentis V. Neri, I marginali nell'Ocddente tar
doantico. Poveri, ?Infames? e criminali nella nascente sodet? cristiana, Bari, 1998 (Mu?era,
12); per l'Oriente rimane fondamentale ? classico libro di E. Patlagean, Pauvret? ?conomi
que et pauvret? sociale ? Byzance (4e-7e si?cles), Paris-La Haye, 1977.
104 Oltre al saggio importante di D. Grodzynski, Pauvres et indigents, vils et pl?b?iens (une

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458 Domenico Vera

prietario terriero che non rientri nella fascia alta dei <<ricchi>> e per definizio
ne, rispetto a questi, un <<povero>>05.
Ancora una volta, Gregorio Magno, certi suoi comportamenti, certe sue ter
minologie si rivelano preziosi. Cosi, se la tassa di matrimonio non potra su
perare il limite di un solido per coloni che lui definisce <<ricchi>>, i coloni <<po
veri>> verseranno una cifra inferiore'". In un'altra occasione, nel decretare un
rimborso compensativo di ingiuste esazioni effettuate dagli affittuari generali
delle massae, il papa prescrive all'amministratore del patrimonio siracusano
di individuare prima i fittavoli <<poveri e indigenti>> e di indennizzate questi
<<piu poveri>> con denaro o col dono di pecore, maiali e vacche appositamen
te acquistati, ma poi delibera che il rimanente denaro sia distribuito <<a ognu
no in proporzione della sua poverta'>>07. E dunque: solo <<poveri>> e <<piu po
veri dei poveri>>. In base a questi criteri, le distinzioni del ceto contadino fi
niscono quasi per annullarsi e tendono a configurarsi come le tonalita di un
indistinto, deprimente, colore bigio.
E evidente, invece, che, come in ogni societa rurale, all'interno del contadi
name siciliano esistono graduazioni non irrilevanti. Alcuni fattori, quali la di
sponibilit'a di parcelle di terra (come il colono del Siracusano, Argenius, che
ricevette in usufrutto un campetto)108, o di animali da lavoro109, o di uno schia
vol1o, o di una figliolanza abbondante - meglio se maschilel1 - fanno una gran
dissima differenza e determinano le vere gerarchie interne nel mondo rurale.
Nell'impero bizantino dominato dall'azienda autosufficiente (autarkikos), la
quantita di terra lavorata e meno importante degli strumenti agricoli, e la ge
rarchia fra i paysans si misura in coppie di buoi. <<Ricco>> e chi possiede due
coppie (digeuzitos), una coppia (zeugaratos) <<evita di morire di fame>>12; un

?tude terminologique sur le vocabulaire des petites gens dans le Code Th?odoslen), si veda da
ultimo J.-M. Carri?, ?Nlhll habens praeter quod Ipso die vestlebatur?: comment d?finir le
seuil de pauvret? ? Rome, in ?Consuetudlnls amor?. Fragments d'histoire romaine (IIe-VT si?
cles) offerts ? Jean-Pierre Callu, Roma, 2003, pp. 71-102. Sul significato dilatato di pauper,
rimando alle illuminanti osservazioni di P. Brown, Power and Persuasion In Late Antiquity.
Towards a Christian Empire, Madison (Wise), 1992, pp. 99-100, poi sviluppate in Poverty
and Leadership In the Later Roman Empire, Hanover-London, 2002.
105 Mi limito a citare tre casi emblematici riferibili, rispettivamente, a Italia, Gallia, Africa:
Ambr, De Nab. 1; Salv, Gub. Dei 5, 8, 38-44; Aug., Sermo 15, 2.
mReg.ep. 1,42.
107 Ivi, 13,37.
108 Ivi, 9, 37.
109 Ivi, 13,35.
110 Gr. Magn, Dial. 1, 1; ILS 1455, Dig. 9, 2, 27, 9-11; 19, 2, 30, 4; Edict. Theoder. 150; Te
stamentum Remigii (MGH. SS. RR. Merov. 3, 338).
111 Ambr, De Nab. 20; Gr. Magn, Reg ep. 9, 43 (caso siciliano che sembra rientrare nella
casistica contemplata da CL 11, 48, 22, 4-5).
112 Vita dlSan Fllarete (BHG 1511z), 125; cfr. Kaplan, L'?conomie paysanne, cit., pp. 205-207.

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459 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

bue solo o nessun bue segnano la caduta nella poverta vera per i bordatoi e
per i ?nullatenenti>> (aktemones/aporoi).

9. Contestando che concetti come prezzo, capitale e profitto fossero applica


bili all'analisi economica dell'azienda contadina, che non obbedisce alle logi
che dell'accumulazione capitalistica, Alexander V. Chayanov elaboro una teo
ria generale sui funzionamenti di queste unita produttive sulla base delle sue
ricerche empiriche nelle campagne russe prima del 1914, evidenziando come
in tali aziende la produzione e il consumo fossero regolati da razionalita pe
culiari, finalizzate a garantire principalmente la sussistenza della famiglia. Coe
rente con le ricerche di una vita, l'economista fu vittima nel 1930 di una del
le piu devastanti purghe staliniane, sotto l'imputazione di sostenere una poli
tica economica controrivoluzionaria, ostile alla collettivizzazione forzata del
le campagne e favorevole invece alla crescita qualitativa, tramite il supporto
tecnologico e finanziario pubblico, dell'azienda contadina. La storia dell'e
norme aumento della produzione agricola nei paesi moderni piu avanzati, di
cui i farmers statunitensi sono stati la punta di diamante, ha dimostrato che
Chayanov aveva ragione.
L'azienda contadina, sostiene Chayanov, funziona allo stesso modo sia che si
tratti di terra posseduta, sia che si tratti di terra affittata. Naturalmente e av
vantaggiato il contadino-proprietario che non paga rendita (in russo obrok).
La sua diagnosi e che, nei sistemi agricoli fondati su questa struttura, cio che
primariamente conta non e il capitale e la terra, bensi il lavoro. Essa si auto
regola maltusianamente, dal momento che ?ha un limite naturale alla sua pro
duzione determinato dal rapporto fra l'intensita del lavoro annuo della fa
miglia e il livello di soddisfacimento dei suoi bisogni>> e costituisce un orga
nismo forte, purche rifornita adeguatamente di forza lavoro. Se pero viene
sfruttata oltre certi limiti, muore, perche si rompe l'equilibrio fra la quantita
di lavoro speso dalla famiglia e la quantita di prodotti disponibili per la fa
miglia. Conclude Chayanov: <<E interesse del padrone massimizzare la ren
dita; l'unica barriera naturale e il pericolo che la fattoria colonica sia com
promessa e cosi privata della possibilita di dare rendita>>. Altro pericolo per
questa azienda e la <<sovrappopolazione>>, che puo avviare un circolo vizioso
perverso, poiche i coltivatori stanno peggio e non possono impiegare al me
glio la forza lavoro da cui derivano sia la loro sussistenza sia il reddito del
padronel3.
Non v'e dubbio che negli schemi della quit-rent farm possa e debba entrare
il colonato tardoantico, nonostante qualche riserva che lo stesso Chayanov

113 Si veda A.V. Chayanov, On the Theory of Peasant Economy, edited by D. Thorner, B. Ker
blay, R.E.F. Smith, with a foreword of Th. Shanln, Manchester, 1966, particularmente pp.
17, 82.

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460 Domenico Vera

esplicitamente manifesta su tale connessione 14. Ne pare dubbio che vi si pos


sano comprendere anche altre fasi dell'agricoltura romana. I fittavoli umbri
di Plinio il Giovane oberati di debiti, che perdono l'instrumentum, si man
giano i raccolti e mandano in rovina i fondi"5, rispecchiano esattamente la si
tuazione delineata dall'economista russo: <<Se la pressione della rendita con
suma il capitale necessario al mantenimento dell'azienda, questa comincia a
distruggere le proprie fondamenta>>"6. Cosi come esattamente nella medesima
direzione si muovono gli indici del rapporto tassa-rendita-lavoro nell'antichita
secondo il modello di K. Hopkins: il 30% di prelievo sulla resa globale del
fondo, apparentemente tollerabile, comporta il raddoppio della quantita di la
voro richiesto dalla pura sussistenza della famiglial"7.
Ma quanta consapevolezza si aveva in antico dei funzionamenti di quella che
Chayanov stesso"8, in una sua opera tradotta in tedesco a Berlino, nel 1923,
defini <<economia della famiglia contadina>> (Familienwirtschaft im Landbau)?
Dico brevemente, avendone discusso altrove, che, se non esisteva una teoria,
esisteva certamente nei ceti possidenti romani una sapienza empirica, frutto
di esperienze secolari, che rivela la comprensione dei meccanismi di base del
sistema119.
Mi limito a un florilegio di citazioni gia di per se stesse eloquenti. Sul pro
blema della overpopulation, Ausonio, a proposito della sua prediletta tenuta
di Bordeaux, scrive: <I miei contadini non sono ne troppi, ne troppo pochi>>20.
Sulla necessita di tutelare la famiglia rustica, cosi si esprime un senatore cri
stiano di Roma durante una tremenda carestia: <<Se questi muoiono, non do
vremo comperare altri contadini? Ma e assai piu conveniente sostentare anzi
che acquistare un contadino; [...] supponiamo che si riesca a trovarli; sicco
me saranno inesperti ed estranei ai fondi, otterremmo solo un avvicendamento
di persone e non di buoni coltivatori>>?2. Identica considerazione svolge una
predica del vescovo di Brescia, Gaudentius: i contadini vanno salvati duran
te le carestie, poiche sono gli <<uomini nei quali risiede tutta la ricchezza dei
proprietari>>22. Ma Cassiodoro, in quanto a carita pelosa, supera tutti: ?Forse
a chi non lavora si puo donare cibo per pieta, ma chi abbandona i contadini

114 Chayanov, On the Theory, cit., p. 2; ma si veda Thorner, L'?conomie paysanne, cit.
115 Plin., Ep. 3, 19, 7, e 9, 37; cfr. D. Kehoe, Allocation of risk and investment on the estates
of Pliny the Younger, in ?Chiron?, XVIII, 1988, pp. 15-42.
116 Chayanov, On the Theory, cit., p. 17.
117 K. Hopkins, Rents, Taxes, Trade and the City of Rome, in E. Lo Cascio, a cura di, Mer
cati permanenti e mercatl periodici nel mondo romano, Bari, 2000, pp. 257-259.
118 Si veda nota 113.
119 Vera, Propriet? ternera, cit., pp. 151 sgg.
120 Hered. 24.
121Ambr., Off. min. 3,47.
122 Gaud. Brix., Sermo 13; cfr. Max. Taur., App. Sermo 26.

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461 La societd contadina nella Sicilia di Gregorio Magno

al loro destino prepara future carestie per tutti>>23. Circa le conseguenze ne


faste dell'ipersfruttamento, ecco la desolata descrizione di Simmaco della sua
disastrata tenuta di Tivoli: <<Le terre sono male coltivate, gran parte dei rac
colti non mi viene consegnata e oramai i fittavoli non hanno piu nulla ne per
la mia rendita, ne per coltivare i poderi>>?24. Ed ecco, sempre su questo tema,
la ricetta di Gregorio per tutelare gli infelici coloni ecclesiastici di Gallipoli,
angariati <<da numerosi prepotenti, dall'obbligo di trasporti e da ingiuste esa
zioni>>: fatto cessare ogni abuso, <<si dovra prima accertare con accuratezza e
prudenza quanta parte del canone prestabilito sono in grado di dare alla Chie
sa e obbligare ognuno di loro a versare la parte che l'effettiva possibilita con
sente>>?'.
Trovare nell'azione di un papa della romanita declinante verso il Medioevo i
nuclei del pensiero del massimo teorico dell'economia contadina operante nel
la ribollente Russia postrivoluzionaria; potere rintracciare, pur con tutte le ov
vie cautele, nel Registrum epitolarum l'anticipazione empirica dei principi che
Chayanov espose nel saggio del 1924 Sulla teoria dei sistemi economici non ca
pitalistici, pubblicato in Germania, insieme ad altri suoi scritti fondamentali,
in piena fioritura weimariana, proprio nella rivista che Max Weber aveva con
diretto insieme a Werner Sombart'26. Ebbene, tutto cio costituisce la prova
migliore di quanto possa risultare fecondo per chi oggi studia il mondo con
tadino dell'antichita utilizzare documentazione antica e peasant studies, com
binare l'irrinunciabile tradizione filologica delle scienze dell'antichita con le
nuove scienze umane, sommare a questi filoni culturali il valore aggiunto del
le tecniche scientifiche applicate alla ricostruzione storica delle societa pre
127

123 Var. 10, 27, 1


124 Symm., Ep. 6, 81.
125 Reg. ep. 9, 206.
126 Zur Frage einer Theorie der nichtkapitalistischen Wirtschaftssysteme, in ?Archiv f?r So
zialwissenschaft und Sozialpolitik?, LI, 1924, pp. 577-613; che va letto in coppia con la mo
nograf?a Organlzatslya krest'yanskogo khozyalstva (Peasant Farm Organization), pubblicata
a Mosca nel 1925. E da notare che gi? nel 1923 lo ?Archiv? aveva ospitato un saggio di
Chayanov, su Die neueste Entwicklung der Agrar?konomle In Russland, e ehe nel 1922-23
erano comparse due traduzioni in tedesco di lavori di Chayanov originariamente in russo:
Gegenw?rtiger Stand der landwirtschaftlichen ?konomie in Russland, e soprattutto Die Leh
re von der b?uerlichen Wirtschaft. Versuch einer Theorie der Famillenwirtschaft im Landbau
(si veda Chayanov, On the Theroy, cit., pp. 286-287).
127 Vera, Demograf?a, slstemi agrari, cit., pp. 367-384.

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