Ancoraggio dei
guardrail sui muri di
sostegno di rilevati
stradali
Ancoraggi chimici
L’ancoraggio delle barriere in strutture in calcestruzzo maturo è un problema
particolarmente delicato, un’errata valutazione dei carichi o delle resistenze in
gioco può causare danni gravissimi. In questa memoria si analizzano le
problematiche relative all’installazione dei dispositivi di ritenuta metallici sui
muri di sostegno mediante l’utilizzo di ancoraggi chimici. Si analizzano, inoltre,
le problematiche strutturali locali legate alla presenza dei guardrail ancorati in
testa ai muri di sostegno.
Sommario
1. Introduzione
L’ancoraggio delle barriere in strutture in calcestruzzo maturo è un problema particolarmente delicato,
un’errata valutazione dei carichi o delle resistenze in gioco può causare danni gravissimi (Figura 1). Esso
viene in genere ottenuto impiegando resine (ancoraggi chimici) o malte cementizie, o attraverso ancoraggi
meccanici.
La progettazione degli ancoraggi chimici si basa su “Linee guida per l’ottenimento del benestare tecnico
europeo di ancoranti metallici da utilizzare in calcestruzzo” (ETAG n. 001, con particolare riferimento alle parti
1 e 5 e all’annesso C) ed. 2006 (la parte 1 e l’annesso C riguardano tutti gli ancoraggi, la parte 5 riguarda in
particolare gli ancoraggi chimici) e sul Rapporto Tecnico “Design of Bonded Anchors” TR 029 ed. 2007 (solo su
ancoraggi chimici), emanati dall’European Organization for Technical Approval (EOTA) e sulla UNI EN 1504-6
(Ancoraggio dell’armatura di acciaio). Invece, nel caso delle malte cementizie vi sono varie norme UNI tra le
quali: UNI 8996, UNI 8998, UNI 8147, UNI EN 12615, RILEM-CEB-FIB RC6-78, ISO EN 7031-94, UNI 6556, UNI
EN 196/1. Infine, è da segnalare anche il metodo dell’American Concrete Institute ACI 318-05 Appendix D.
Sono commercializzati vari tipi di ancoraggi (Figura 2):
Ancoraggi meccanici,
Ancoraggio chimico ad elevatissima resistenza (resine a base epossidica e vinilestere, poliestere),
malte bicomponenti per inghisaggio,
Ancoraggio chimico a media resistenza (resine uretano metacrilato con leganti cementizi),
Malta cementizia espansiva,
Tirafondi gettati in opera.
I primi due sono utilizzati nel caso delle barriere, l’ultimo più raramente perché vincola la scelta del
dispositivo di ritenuta anche in futuro.
Per molti ancoranti la rispettiva capacità di tenuta dipende da una combinazione dei suddetti principi di
funzionamento. Ad esempio, La resina sintetica dell'ancorante chimico penetra nei pori del materiale base
e, dopo l'indurimento e la maturazione, determina una tenuta per forma oltre che per adesione.
In questi appunti tratteremo essenzialmente l’ancoraggio chimico,essendo attualmente quello maggior-
mente utilizzato per le barriere di sicurezza.
Per quanto riguarda il posizionamento della barriera di sicurezza sulla testa del muro, bisogna osservare
che la piastra di ancoraggio ha una larghezza di circa 250-300 mm, pertanto, tenuto conto degli usuali
spessori delle teste dei muri (circa 20-30 cm), si rende spesso necessario un allargamento della testa del
muro per garantire una sufficiente distanza dal bordo nella parte compressa e una adeguata distanza del
tassello di ancoraggio dal bordo libero affinché l’ancoraggio sia correttamente realizzato. Tale allargamento
può avvenire a monte o a valle; in entrambi i casi ci sono vantaggi e svantaggi: nel caso avvenga a monte
(Figura 6 (a)), la parte compressa della piastra agisce in una zona in cui lo spessore del muro è elevato e
pertanto non si dovrebbe avere rischio di punzonamento, ma a monte non si riesce ad approfondire
eccessivamente l’ancoraggio ed inoltre si ha rischio di cattivo costipamento del terreno di rinterro a causa
del dente; nel caso avvenga a valle (Figura 6 (b)), si eliminano i difetti precedenti relativi all’ancoraggio e al
costipamento, ma si peggiora il comportamento a punzona mento. In entrambi i casi, inoltre, bisogna
verificare lo sbalzo, che generalmente si configura come una mensola tozza.
N Piastra di ancoraggio N
Piastra di ancoraggio
Tassello di ancoraggio
Tassello di ancoraggio
di profondità p
di profondità p
(a) (b)
Figura 6 - Incremento dello spessore della testa del muro di sostegno (a) a monte, (b) a valle.
2. Tipologie di collasso
Le tipologie di collasso degli ancoranti soggetti a carichi sono (Figura 7): 1. Formazione del cono di calce-
struzzo completo, per superamento della resistenza a trazione del calcestruzzo (per profondità hef tra 3; 2.
Meccanismo combinato di sfilamento dell’ancorante e formazione del cono di calcestruzzo superficiale, per
superamento della resistenza di adesione dell’ancorante chimico; 3. Rottura dell’ancorante in acciaio, per
superamento della resistenza a taglio o a sforzo normale; 4. Rottura del bordo di calcestruzzo, a causa della
ridotta distanza dell’ancoraggio; 5.pryout, a causa dell’ancoraggio troppo corto in presenza di taglio; 6.
Splitting, a causa della nascita di tensioni di compressione sul calcestruzzo durante il montaggio o in fase di
carico se lo spessore dell’elemento in cui è fissato l’ancoraggio è ridotto.
5. 6.
I punti 5.e 6. sono trascurati per gli ancoraggi chimici, nel caso in cui vengano rispettati dei valori minimi
relativi alla lunghezza dell’ancoraggio e allo spessore dell’elemento in cui è fissato l’ancoraggio.
A tali meccanismi, si aggiungono le cause di collasso della piastra di ancoraggio (per rifollamento, taglio e
strappo) e dell’eventuale mensola, in genere tozza, utilizzata per garantire l’ancoraggio del calcestruzzo e
fenomeni di punzonamento o rottura locale.
Resistenza caratteristica del calcestruzzo: nel caso si vogliano utilizzare i valori di riferimento forniti
dai produttori, è bene sapere che tali valori sono riferiti a calcestruzzi C20/251; valori maggiori della
resistenza del calcestruzzo (al massimo fino a 60 N/mm2) portano ad incrementi della resistenza
dell’ancoraggio fino al 15/18% nel caso di resine ad elevatissima resistenza e fino al 14/16% nel
caso della resina a media resistenza (Figura 8);
Figura 8 – Influenza della resistenza caratteristica del calcestruzzo sulla resistenza dell’ancoraggio.
Profondità di ancoraggio (Figura 9). La zona delle tensioni indotte dal fissaggio all’interno del
materiale può essere schematizzata con un cono avente per asse l’asse del fissaggio, altezza pari
alla profondità del fissaggio e apertura pari a circa 55°, ovvero l’inclinazione delle fessure rispetto
all’orizzontale è pari a circa 35°. Pertanto maggiore è la profondità maggiore sarà l’ampiezza della
“zona di tensione”, ovvero la zona in cui l’ancorante fa corpo unico con la struttura;
d
=35°
p
=55°
Distanza dai bordi (Figura 10): qualora gli ancoraggi siano installati a distanze ridotte dai bordi si
può avere una riduzione della resistenza pari a circa il 35%; in particolare, distanze dai bordi pari ad
almeno a dmin=8-10 øbarra (tenendo conto degli usuali rapporti tra profondità di ancoraggio e
diametro della barra) non comportano in genere riduzioni di resistenza, mentre distanze inferiori a
4-5 volte non sono ammesse;
Influenza dell’interasse tra gli ancoraggi: interassi limitati possono comportare riduzioni anche del
40% della resistenza; in particolare, interassi inferiori a 4-5 volte il diametro non sono ammessi,
interassi superiori a 16-20 volte il diametro della barra non comportano in genere riduzioni di
resistenza;
1
Nuove classi di calcestruzzo Cfck/Rck:
C8/10, C12/15, C16/20, C25/30, C28/35, C30/37, C32/40, C35/45, C40/50, C45/55, C50/60, C55/67, C60/75, C70/85, C80/95, C90/105, C100/105
Per ogni classe di resistenza, il primo valore rappresenta la resistenza caratteristica cilindrica fck e il secondo la resistenza caratteristica cubica Rck,
ambedue espresse in N/mm2.
Presenza di armature nella struttura che si possono opporre allo sfilamento: ovviamente, se sono
presenti armature che si trovano all’interno della zona di tensione, e sono adeguatamente ancorate
al resto della struttura, queste si opporranno al distacco del cono. Tuttavia, il loro contributo è
particolarmente complesso da computare e attualmente, almeno nel caso degli ancoraggi chimici
viene trascurato;
Presenza di fessurazioni: l’impiego di resine non è in genere contemplato nel caso di calcestruzzi
fessurati (sono considerati tali convenzionalmente i calcestruzzi con fessure di ampiezza maggiore
di 0.3 mm); se gli ancoraggi vengono eseguiti in calcestruzzo non fessurato (Figura 12 (a)),
l'equilibrio viene creato da una condizione di tensione a simmetria radiale intorno all'asse
dell'ancorante. Se esiste una fessura (Figura 12 (b)), si avrà una grave spaccatura del meccanismo
portante poiché, in pratica, nessuna forza anulare di trazione può essere assorbita al di là del bordo
della fessurazione. La spaccatura causata dalla fessura ha l'effetto di ridurre la capacità portante del
sistema di ancoraggio;
Presenza di acqua: le resine epossidiche e in poliestere sono impiegabili anche in presenza di
umidità, considerando eventualmente coefficienti riduttivi. Le malte richiedono invece la satura-
zione del supporto (6-8 ore prima) e poi l’allontanamento dell’acqua in eccesso prima del getto;
Resistenza dell’acciaio;
Temperature di esercizio: sia le resine che le malte lavorano bene per temperature comprese tra 5
e 50°C, al di fuori di tale campo bisogna considerare degli opportuni coefficienti riduttivi anche
dell’ordine del 50%;
Meccanismo di rottura (rottura dell’acciaio, formazione del cono di calcestruzzo, crisi all’interfaccia
con la resina).
Figura 12 - Meccanismo di formazione del cono in (a) assenza e in (b) presenza di fessure.
Tabella 1 – Classi di resistenza e caratteristiche meccaniche bulloni, barre filettate o viti (norma UNI-EN 20898-1).
Si utilizzano, essenzialmente in ambienti aggressivi, anche gli acciai inossidabili. Esistono attualmente varie
nomenclature. Nella Tabella 2 è riportato il confronto tra le diverse nomenclature, mentre in Tabella 3 sono
fornite le resistenze meccaniche di due acciai inossidabili.
2
Le viti sono contraddistinte da due numeri separati da un punto o una virgola: 4.5 - 5.6 - … - 10.9: il primo rappresenta la tensione fu,k/100,
misurata in N/mm2, il secondo il rapporto percentuale minimo fy,k/10fu,k.
Il foro è solitamente di diametro pari a 1.25-1.50 Øbarra per diametri usuali, per diametri importanti (Ø> 36
mm) scende a 1.15-1.18 Øbarra per quanto riguarda le resine. Nel caso delle malte e dei betoncini tale
diametro diviene circa 3 Øbarra.
La profondità del foro solitamente raccomandata nel caso di impiego della resina, affinché la rottura avven-
ga per estrazione della barra (o a causa della crisi dell’interfaccia armatura-resina o calcestruzzo-resina) e
non per formazione del cono (rottura strutturale!!), è almeno 10 Ø (10 volte il diametro della barra da an-
corare; per valori inferiori o pari a 5 Ø, alcune esperienze mostrano che la rottura per formazione del cono
di calcestruzzo o per sfilamento della barra hanno la stessa probabilità di avvenire (sempre su blocchi non
armati!). Invece, per valori maggiori a 20Ø, in genere la rottura avviene per crisi dell’acciaio.
Nel caso di impiego di malte o betoncini cementizi in genere non esiste una profondità raccomandata.
In Tabella 4 sono riportati i valori dei diametri del foro rispetto a quelli della barra.
6. Verifica dell’ancoraggio
In generale, come già accennato, la verifica dell’ancoraggio della barriera di sicurezza riguarda la verifica
dell’ancorante, la verifica della piastra di fissaggio e la verifica locale dell’elemento strutturale (dell’even-
tuale sbalzo resosi necessario per un efficace fissaggio dell’ancorante).
Per quanto riguarda lo sfilamento dell’ancoraggio, si possono verificare varie situazioni: sfilamento del
tirafondo dal foro, ovvero si supera la resistenza di aderenza della resina al calcestruzzo o alla barra, e
quest’ultima si sfila senza interessare il blocco di ancoraggio, formazione del cono di calcestruzzo,
combinazione di tali fenomeni, generalmente si forma il cono di calcestruzzo solo superficialmente.
Per quanto riguarda il bullone, esso viene verificato a sforzo normale e a taglio. Se esso rappresenta la
parte debole dell’ancoraggio viene verificato anche all’azione combinata di taglio e sforzo normale.
Altrimenti, a tale verifica combinata si sottopone in maniera complessiva l’intero ancoraggio (come si vedrà
più avanti).
Esistono attualmente vari metodi per la verifica dei primi tre punti: l’annesso C dell’ETAG 001, il TR 029 ed
infine il metodo CC della Hilti, che è una procedura semplificata del metodo riportato nell’annesso C. Il
metodo dell’annesso C e quello della Hilti non permettono al progettista variare in maniera opportuna la
profondità dell’ancoraggio, mentre il TR 029 lascia maggiore libertà, in quanto definisce delle resistenze
caratteristiche locali (tensioni caratteristiche), a differenza degli altri due che definiscono le resistenze
globali (forze caratteristiche), legate quindi alle dimensioni fissate a priori degli ancoraggi testati (Figura 13).
Per effettuare la verifica degli ancoranti, il progettista deve poter disporre dei dati tecnici degli ancoranti
stessi, riportati nelle schede tecniche dei prodotti, oppure nei documenti tecnici ETA (acronimo di European
Technical Approval). Tali ETA possono essere redatti in base al metodo di progetto dell’appendice C oppure
in base al metodo della TR 029; la metodologia da seguire per la progettazione viene indicata all’interno di
tali rapporti di prova, nel paragrafo 4.2.1 “Design of anchorage”. Di seguito vengono riportati gli estratti di
due ETA, come si vede il primo (Figura 14) fa riferimento all’annesso C, il secondo (Figura 15) alla TR 029.
Prima di vedere nel dettaglio l’applicazione del metodo riportato nel TR029, richiamiamo alcuni concetti.
Il metodo precedente, utilizzato nei vecchi ETA, era applicabile a resistenze di adesione dell’ancorante
chimico fino a τRk=15 N/mm2, ed un ancoraggio effettivo hef compreso tra 8 e 12ø della barra, adesso la
profondità può essere maggiore. Inoltre, il diametro del foro e della barra sono legati dai valori riportati
nella Tabella 4.
È importante, infine, precisare che il metodo è applicabile ad ancoraggi disposti come riportato in Figura 16.
solo per taglio o solo per sforzo di trazione se sono vicini al bordo c min 10 hef ,60
Figura 14 - Estratto di un ETA relativo al metodo di progetto A riportato nell'annesso C dell'ETAG 001: copertina del rapporto,
paragrafo 4.2.1 relativo al metodo di progetto da utilizzare, caratteristiche di installazione e di verifica.
Figura 15 – Estratto di un ETA relativo al metodo di progetto TR029: copertina del rapporto, paragrafo 4.2.1 relativo al metodo di
progetto da utilizzare, caratteristiche di installazione e di verifica.
Il progetto degli ancoraggi, in accordo con l’EN 1990, prevede che le azioni di progetto Sd siano inferiori alle
Rk
resistenze di progetto Rd , con γM il coefficiente parziale di sicurezza del materiale che, in assenza di
M
regolamenti nazionali, possono essere i seguenti per carichi permanenti e accidentali:
- Coefficienti di sicurezza parziale per la formazione del cono di calcestruzzo, per la rottura da pry-
out e del bordo:
γMc = γc · γ2
- Coefficienti di sicurezza parziale per splitting γMsp,pull-out (sfilamento) γMp si possono assumere gli
stessi valori di γMc.
- Coefficienti di sicurezza parziale per la rottura dell’acciaio:
1.2
Ms 1.4 nel caso di azione normale
f yk
fuk
N
fuk 800
1.2 mm 2
Ms 1.25 se
f yk f yk
fuk 0.8
fuk
nel caso di azione tagliante.
N
fuk 800
mm 2
γMs =1.5 o
f yk
0.8
fuk
Invece, nel caso in cui sono applicati carichi eccezionali, entrambi i coefficienti parziali possono essere
considerati unitari:
Ms=Mc=1.0,
Infine, richiamiamo in Tabella 5 e in Figura 17, rispettivamente, simboli e terminologia relativi alle forze e
alle grandezze geometriche.
a = interasse tra gli ancoranti di gruppi adiacenti o tra b = larghezza dell’elemento in calcestruzzo
singoli ancoranti h = spessore dell’elemento in calcestruzzo
a1 = interasse tra gli ancoranti di gruppi adiacenti o tra hef = profondità effettiva di ancoraggio
singoli ancoranti in direzione 1 hmin = spessore minimo dell’elemento in calcestruzzo
a2 = interasse tra gli ancoranti di gruppi adiacenti o tra s = interasse tra ancoranti di un gruppo
singoli ancoranti in direzione 2 smin = minimo interasse consentito
d = diametro del corpo dell’ancorante o della barra s1 = interasse tra un gruppo di ancoranti in direzione 1
dnom = diametro esterno dell’ancorante s2 interasse tra un gruppo di ancoranti in direzione 2
d0 = diametro del foro lf = lunghezza effettiva dell’ancorante sottoposto a
c = distanza dal bordo taglio. Per ancoranti a sezione trasversale
cmin = distanza minima tollerata dal bordo uniforme lungo la loro lunghezza, il valore di hef
c1 = distanza dal bordo in direzione 1; nel caso di deve essere usato come effettiva profondità
ancoranti vicini ad un bordo caricato a taglio, c1 è la dell’ancoraggio, mentre per ancoranti con diversi
distanza dal bordo in direzione del taglio manicotti e variazioni della sezione trasversale, ad
esempio, sarà valida la sola lunghezza dalla
c2 = distanza dal bordo in direzione 2; la direzione 2 è
perpendicolare alla direzione 1 superficie al manicotto principale
ccr, Np = distanza dal bordo necessaria per garantire la scr, Np = interasse necessario per garantire la trasmissione
trasmissione della resistenza a trazione della resistenza a trazione caratteristica di un
caratteristica di un singolo ancorante, senza gli singolo ancorante, senza gli effetti di interasse o
effetti di interasse o distanza dal bordo nel caso di distanza dal bordo nel caso di cedimento per pull
cedimento per pull out (sfilamento dell’ancorante) out (sfilamento dell’ancorante)
ccr, sp = distanza dal bordo necessaria per garantire la scr, sp = interasse necessario per garantire la trasmissione
trasmissione della resistenza a trazione della resistenza a trazione caratteristica di un
caratteristica di un singolo ancorante, senza gli singolo ancorante, senza gli effetti di interasse o
effetti di interasse o distanza dal bordo nel caso di distanza dal bordo nel caso di cedimento per
cedimento per splitting splitting
ccr, N = distanza dal bordo necessaria per garantire la scr, N = interasse necessario per garantire la trasmissione
trasmissione della resistenza a trazione della resistenza a trazione caratteristica di un
caratteristica di un singolo ancorante, senza gli singolo ancorante, senza gli effetti di interasse o
effetti di interasse o distanza dal bordo nel caso di distanza dal bordo nel caso di cedimento per
cedimento per rottura del cono di calcestruzzo rottura del cono di calcestruzzo
Figura 17 - Terminologia e simboli relativi alle distanze tra gli ancoraggi e dai bordi.
Incrementando ancora il momento flettente, la plasticizzazione si estende alle fibre più interne, fino ad
ottenere un diagramma birettangolare, quando tutta la sezione diviene plasticizzata. A questo punto il
momento non può crescere ulteriormente e vale:
Mp= fy Wpl,
con Wpl = modulo di resistenza plastico della sezione.
Wpl è valutabile come somma dei valori assoluti dei momenti statici rispetto all’asse neutro plastico delle
due parti di area uguale in cui la sezione risulta divisa (infatti, l’asse neutro plastico divide la sezione in due
parti di eguale area, a differenza di quello elastico, che divide la sezione in due parte di eguale momento
statico).
Se la sezione è simmetrica, il baricentro elastico e quello plastico coincidono. Il modulo di resistenza plasti-
co può essere allora ottenuto raddoppiando il momento statico di una delle due parti rispetto all’asse
baricentrico.
È noto che la resistenza di snervamento fy riportata nelle norme rappresenta la tensione di snervamento
caratteristica fyk, ossia il quinto percentile (5%), legata alla resistenza media dalla relazione (Figura 19):
fyk=fym-k5%= fym-k= fym-1,645= fym(1-1,645𝛿)
essendo kx% la distanza tra la media ed il valore della variabile aleatoria corrispondente al percentile x o al
suo complementare (1-x).
frequenza
5% dei
valori resistenza al 95° percentile
resistenza
resistenza 1,645 resistenza media
1,645
caratteristica
Figura 19 – Legame tra resistenza caratteristica (o al 5° percentile), resistenza media e resistenza al 95° percentile.
Orbene, il momento di plasticizzazione che stiamo calcolando deve diventare una azione caratteristica per
il calcolo degli ancoraggi, pertanto bisogna passare dal 5° percentile al 95° percentile3. Tale passaggio, come
è chiaro dalla Figura 19, è dato dalla relazione:
(1+1,645 )
f y 95% f ym k95% f yk 2k f ym 1,645 f yk
(1 1,645 )
Le istruzioni CNR-UNI 10011-78 prescrivono per i coefficienti di variazione i seguenti limiti:
Fe 360 δ=8%
Fe 430 δ=7%
Fe510 δ=6%.
Tali valori derivano dall’interpretazione degli studi condotti dall’UNISIDER sulla produzione siderurgica
nazionale. Tali valori confermano i valori ricavati in precedenza in campo internazionale. Infatti, gli acciai
con fy,nom<300 N/mm2 presentavano valori di δ 2 e 11% con un valore medio di circa 7,5%, indicato peraltro
3
Ricordiamo che le resistenze caratteristiche sono quelle relative al 5° percentile, mentre le azioni caratteristiche sono relative al 95° percentile.
dalla Convenzione Europea delle Costruzioni Metalliche. Mentre, gli acciai con fy,nom>300 N/mm2
presentavano valori di δ poco dispersi attorno al 6%. Pertanto, in mancanza di prove dirette, per opere già
realizzate, possono essere utilizzati per ottenere fy95% i valori di sopra riportati.
Invece, per le nuove realizzazioni si utilizza la NTC 08 che considera gli acciai laminati a caldo, con profili a
sezione aperta, riportati in Tabella 6. Si riportano anche le equivalenze con la CNR-UNI 10011-78.
Si consideri ad esempio una sezione HEA 120 tipo S355 di le cui caratteristiche sono riportate in Tabella 7, si
ha il seguente momento di plasticizzazione attorno ad x:
Per ottenere il momento caratteristico, come azione sulla bullonatura, dobbiamo passare da fyk a fy95%:
(1+1, 645 )
f y 95% f yk =355∙(1+1,645∙0,08)/(1-1,645∙0,08)=459,60 N/mm2
(1 1, 645 )
Si ottiene così il momento caratteristico attorno ad x, Mykx=Myk:
A 16,67 96 100 8 5 12 21,24 349,22 4,06 72,76 83,01 133,81 2,51 26,76 41,14
HE 100 B 20,44 100 100 10 6 12 26,04 449,54 4,16 89,91 104,21 167,27 2,53 33,45 51,42
M 41,79 120 106 20 12 12 53,24 1142,61 4,63 190,44 235,81 399,15 2,74 75,31 116,31
A 19,89 114 120 8 5 12 25,34 606,15 4,89 106,34 119,49 230,90 3,02 38,48 58,85
HE 120 B 26,69 120 120 11 6,5 12 34,01 864,37 5,04 144,06 165,21 317,52 3,06 52,92 80,97
M 52,13 140 126 21 12,5 12 66,41 2017,57 5,51 288,22 350,61 702,77 3,25 111,55 171,63
Orbene, per completare la conoscenza delle sollecitazioni sull’ancoraggio, resta da calcolare la forza corri-
spondente a tale momento caratteristico (Figura 20). Per far ciò bisogna individuare la posizione della cer-
niera plastica. Alla base del paletto sono presenti dei rinforzi di altezza hr. La cerniera si forma circa 5 cm al
di sopra di essi. Pertanto, si può assumere mediamente che il punto di applicazione della forza dista dal pia-
no viabile di HCP= hr +spiastra +5 cm. Ad esempio, nel caso di Figura 20, si ha hr=16 cm e spiastra =2cm, pertanto
HCP=23 cm; si ottiene così:
Fyk=Myk/(HF- HCP)
=Hbarr
HF=min{Hbarr; 1m}
HCP
cerniera plastica hr (a)
rinforzi
Md Fd=Md/(HF- HCP)
rinforzi (b)
εe
Comportamento
σf
elastico lineare
σe
fyd
Comportamento
fcd
non lineare
Figura 20 – (a) Formazione della cerniera plastica sul paletto della barriera; (b) Sollecitazioni nell’ancoraggio.
Per verificare l’ancoraggio, bisogna trasformare tali sollecitazioni in sollecitazioni di progetto. Poiché si
tratta di una sollecitazione derivante da un urto, le NTC 08, trattandosi di carico eccezionale, considerano i
coefficienti di sicurezza parziale unitari4. Inoltre, per quanto riguarda i coefficienti parziali relativi ai carichi,
le NTC considerano la seguente combinazione di carico:
G1 G2 Ad 2 jQkj
j
che, nel caso in esame, si semplifica nelle sole forze eccezionali Ad.
Tuttavia, a parere dello scrivente, sarebbe opportuno considerare un coefficiente parziale relativo a tali
carichi diverso da 1, in quanto la variabilità della posizione della cerniera plastica non è statisticamente
nota, lo scrivente consiglia di considerare un coefficiente parziale se non pari a quello relativo ai carichi
variabili da traffico (γQi=1,35), almeno pari a 1,10 (essendo risultato, da alcune analisi di crash test, pari a
circa il 10% la variabilità della posizione della cerniera).
M yk
Fd Fyk Qi
H F H CP
HF
M d Fd H F Qi M yk
H F H CP
Il calcolo delle sollecitazioni sugli elementi dell’ancoraggio secondo la teoria elastica, impone alcune ipotesi:
a. La piastra di ancoraggio resta piana. Affinché ciò sia soddisfatto, è opportuno utilizzare una piastra
di ancoraggio sufficientemente rigida e rendere il piano di appoggio molto regolare;
b. Gli elementi di ancoraggio hanno tutti la stessa rigidezza, pertanto la loro rigidezza è proporzionale
al prodotto della loro area per il modulo elastico dell’acciaio Ea=210000 MPa. Mentre la rigidezza
del calcestruzzo è proporzionale al prodotto dell’area compressa per il modulo elastico del
calcestruzzo, che può essere preso in modo semplificativo pari a 30000 MPa; in maniera alternativa
0,3
f cm
si può ricavare utilizzando la relazione proposta dalla normativa: Ecm 22000 con
10
fcm fck 8,0 MPa e fck 0,83 Rck
Ad esempio se Rck = 25MPa, si ha fck = 20,75 MPa, da cui fcm = 20,75 MPa e Ecm = 30200 MPa.
c. Gli elementi di ancoraggio non contribuiscono all’equilibrio se sono compressi.
4
Gli eurocodici rimandano agli allegati tecnici nazionali per i valori dei coefficienti parziali, ma consigliano i seguenti: s=1,0 e c=1,2.
Il valore di N viene calcolato, come detto, ipotizzando il diagramma di deformazione (ipotesi a.) della
piastra piano (Figura 20 (b) e Figura 21). In tal modo si ottengono le seguenti equazioni di equilibrio,
Ef
tenendo conto del legame5 n , e delle ipotesi b. e c.:
Ec
Md
1 2
Td y b c (d y ) f A f M d
3
b 1
yb c f Af 0
2
dy
d f n 'c n c
y
c f=n'c
y
Figura 21 - Condizione di equilibrio in regime elastico.
essendo y la distanza dell’asse neutro dal bordo compresso, d la distanza degli ancoraggi tesi dal bordo
compresso e b la larghezza della piastra di ancoraggio, da cui:
1 2 (d y ) 2
y b c n c Af M d
3 y
1 dy
yb c n c Af 0
2 y
nAf 2db
y 1 1
b nAf
Md
c y
1 3
by nAf (d y ) 2
3
Md
f n (d y )
1 3
by nAf (d y ) 2
3
Si osserva che le ipotesi di piccola rotazione della piastra e diagramma delle tensioni nel calcestruzzo di
ancoraggio triangolare sono conservative nella maggior parte dei casi, al fine della verifica dell’ancoraggio;
infatti, la plasticizzazione del calcestruzzo porta (Figura 20), per l’equilibrio, a una riduzione della zona
compressa con conseguente aumento del braccio della coppia interna, e quindi una riduzione degli sforzi
sull’acciaio.
Per determinare la distribuzione del taglio tra i diversi ancoranti s’ipotizza che tutti abbiano la stessa rigi-
dezza e bisogna considerare le diverse possibili condizioni di crisi. A tal fine, occorre precisare che i fori
5
il coefficiente n di omogeneizzazione tra calcestruzzo e acciaio è dato dal rapporto tra il modulo di rigidezza dell’acciaio e quello del calcestruzzo,
ottenendo così n≅7, a differenza del cemento armato ordinario in cui si considera pari a 15. Il motivo risiede nel tipo di azione: nel caso delle
costruzioni in c.a. si degrada il modulo del calcestruzzo perché si tiene conto delle azioni praticamente costanti nel tempo che chiamano in gioco
anche il comportamento viscoso del materiale. Invece, nel nostro caso le azioni sono impulsive, pertanto è lecito considerare il modulo elastico del
calcestruzzo ottenuto dalla relazione fornita dalla NTC 08.
dovrebbero essere calibrati, così come previsto dall’EOTA (Tabella 4), al fine di una ripartizione uniforme;
altrimenti, come vedremo, vengono considerate, cautelativamente, le condizioni peggiori, essendo
praticamente impossibile calcolare la ripartizione dello sforzo di taglio. In particolare:
VS
VS/4 VS/4
<10hef
Spesso alcuni fori sono asolati, in questo caso la ripartizione non sarà uniforme: assorbiranno il carico solo
quelli non asolati (Figura 23(a)). Se tutti i fori sono asolati, o comunque con dimensioni maggiori di quelle
previste e non opportunamente riempiti di fissante chimico assorbiranno il taglio quelli posti in condizioni
più sfavorevoli (Figura 23 (b)).
VS
VS/2 VS/2
<10hef
(a) (b)
Figura 23 – Ripartizione del taglio nel caso di fori di dimensioni maggiori di quelli prescritti (a) solo due asolati, (b) tutti asolati
Si tenga presente che nella Figura 22 e nella Figura 23 sono rappresentati i casi in cui è presente solo il
taglio. In generale, si dovrà tenere conto che la condizione più sfavorevole, in presenza anche dello sforzo
normale nel bullone, potrebbe non essere quella relativa al solo taglio. Pertanto, essa dovrà essere valutata
per ciascun caso.
Ovviamente, nella situazione riportata in Figura 23 (a), che viene spesso utilizzata nel caso delle barriere, gli
ancoranti sollecitati saranno, anche in presenza di sforzo normale, quelli rappresentati. Tale situazione,
tuttavia, se da un lato salvaguarda il bordo, sollecita estremamente gli ancoranti caricati. Pertanto, talvolta
potrebbe essere conveniente non utilizzare fori asolati o addirittura rendere asolati quelli più lontani dal
bordo.
Infine, in generale, in presenza di taglio e torsione la ripartizione viene effettuata in base alla teoria elastica
assumendo che le rigidezze degli ancoranti siano uguali e che sia soddisfatto l’equilibrio. In particolare, in
presenza di torsione gli sforzi vanno ripartiti in funzione della rigidezza torsionale e della distanza degli
ancoranti dal centro di torsione; in presenza di taglio inclinato, vanno considerate le componenti e si
ripartiscono come descritto prima. Per approfondimenti si veda il TR 029 (2007).
N Rk ,s
Rottura della barra d’ancoraggio: N Sdh
Ms
N Rk , p
Rottura combinata di pull-out e formazione del cono di calcestruzzo N Sdg
Mp
N Rk ,c
Rottura per formazione del cono di calcestruzzo N Sdg
Mc
N Rk ,sp
Rottura per splitting N Sdg
Msp
N Rk ,s As fuk
Ap , N
N Rk , p N Rk
0
,p s , Np g , Np ec , Np re, Np
Ap0, N
con N Rk , p hef Rk
0
τRk = resistenza di adesione caratteristica (fornita dalle ETA di approvazione sia per calcestruzzo integro che
fessurato).
È opportuno osservare esplicitamente che difficilmente nel caso di ancoraggio nei muri di sostegno, tenuto
conto che gli ancoranti tesi sono posti nella parte tesa del muro, siamo in condizioni di calcestruzzo integro.
Un valore caratteristico di massima che si può utilizzare in fase di progetto, riservandosi in ogni caso di ve-
rificarlo in base al prodotto commerciale utilizzato (sono spesso notevoli le differenze: 9,5-11,5 N/mm2), è:
6
Ricordiamo esplicitamente che vengono considerati nelle verifiche solo gli ancoranti tesi, in quanto quelli che cadono in zona compressa per
ipotesi non prendono carico.
7
Il significato dei simboli è riportato in - Terminologia e simboli relativi alle distanze tra gli ancoraggi e dai bordi.
a 10 N / mm2
Per tener conto dell’effetto combinato della spaziatura tra gli ancoranti di un gruppo8, e della distanza dal
Ap , N
bordo di calcestruzzo, si utilizza il rapporto , dove:
Ap0 , N
Ap0 , N = scr2 , Np area di influenza, di un singolo ancorante a notevole distanza da altri ancoranti e dal bordo,
sulla superficie di calcestruzzo, idealizzando il cono di calcestruzzo con la piramide a base quadrata di lato
scr,Np;
Ap , N = area reale, limitata o dalla sovrapposizione delle aree degli ancoranti adiacenti a distanza inferiore a
scr,Np o dalla vicinanza del bordo a distanza inferiore a ccr,Np. Un esempio di calcolo è riportato in Figura 24,
nella quale, ovviamente, se c2 non esiste (perché da quella parte lo sviluppo del cono non è limitato dal
bordo – come appunto nel caso dei muri – si dovrà prendere c2=ccr,Np. Nel caso reagiscano solo i due
ancoranti più lontani dal bordo del muro, e tenendo conto che non c’è interferenza col bordo del muro, si
avrà Ap,N = (0,5scr,Np+s2+0,5scr,Np) ∙scr,Np,
0,5
scr , Np
9
essendo scr , Np 20 Rk ,ucr 3 hef ccr , Np
7,5 2
se
Figura 24 – Area di influenza del singolo ancoraggio, e area reale di un gruppo di ancoranti.
Per tener conto della vicinanza dell’ancoraggio al bordo (con conseguenti variazioni di stato tensionale) si
utilizza il coefficiente:
c
s ,Np 0,7 0,3 1
ccr ,Np
Per tener conto dell’effetto della superficie di rottura per i gruppi di ancoranti si considera il fattore:
0,5
s
g ,Np g ,Np 1 1,0
0 0
g ,Np s
cr ,Np
8
Nonostante non vi sia sovrapposizione tra le superfici di rottura per sfilamento (pull-out), anche se c’è formazione di un cono superficiale di calce-
struzzo, sperimentalmente si osserva che la resistenza al pull-out di un gruppo di 4 è inferiore al valore della resistenza dell’ancoraggio singolo mol-
tiplicata per 4. Le analisi numeriche agli elementi finiti indicano che la riduzione di resistenza a pull-out per gli ancoraggi multipli a ridotta distanza
tra gli ancoranti rispetto a quelli ad elevata distanza può essere attribuita alle variazioni dello stato tensionale attorno all’ancoraggio. Mentre per
l’ancorante singolo si ha una distribuzione a simmetria circolare, nel caso degli ancoranti ravvicinati si ha una distribuzione di tensioni di adesione
con valori maggiori verso l’esterno e valori inferiori verso l’interno. Analogo discorso può farsi nel caso di ancoraggio vicino al bordo.
9
Rk ,ucr è la tensione di adesione in calcestruzzo non fessurato, riportata sugli ETA.
1,5
d
con g0, Np n
n 1 Rk
k hef Rck
1, 0
n = numero di ancoranti,
Per tener conto dell’eccentricità del carico, tra i soli ancoranti tesi (non bisogna tener conto di quelli
compressi), si utilizza il fattore:
1
ec ,Np 1
1 2 eN scr ,Np
dove eN è l’eccentricità rispetto al centro geometrico degli ancoranti (aventi per ipotesi eguale rigidezza).
Nel caso sia presente una forte armatura di rinforzo, a causa delle sollecitazioni che ne conseguono si ha
una riduzione della resistenza, valutata attraverso il fattore:
hef
re ,Np 0,5 1
200
con hef in [mm]. Tale fattore vale 1 se le armature hanno passo ≥150 mm (qualsiasi diametro) o diametro
≤10mm e passo ≥100 mm.
6.3.3. Verifica allo sfilamento per formazione del cono di rottura del calcestruzzo
Esaminiamo il caso elementare di ancoraggio in un blocco di calcestruzzo sia non armato e sia sufficiente-
mente esteso da far si che il cono sia tutto interno ad esso. Il cono si forma in quanto, lungo la sua super-
ficie laterale, si supera la resistenza a trazione del calcestruzzo. Il valore della resistenza è dato da:
Ac , N
N Rk ,c N Rk
0
,c s , N ec , N re , N
Ac0, N
,c k1 Rck
0
N Rk hef3 [N]
con hef=[mm], Rck =[N/mm2], k1=7,2 nel caso di calcestruzzo fessurato, k1=10,1 per calcestruzzo integro;
Ac0, N = scr2 , N con scr , N =3hef, area di base della piramide di base quadrata con lato10 scr , N e altezza pari a hef
che idealizza la superficie di rottura conica;
Ac , N = l’area reale del gruppo di ancoranti, tenendo conto della presenza di ancoranti adiacenti e del bordo
di calcestruzzo Figura 25.
10
In questo caso la base della piramide è pari proprio alla diffusione a 30-35° della profondità di ancoraggio.
se
Per tener conto della vicinanza dell’ancoraggio al bordo (con conseguenti variazioni di stato tensionale) si
utilizza il coefficiente:
c
s , N 0,7 0,3 1
ccr , N
essendo
ccr , N 0,5 scr , N
Per tener conto dell’eccentricità del carico, tra i soli ancoranti tesi (non bisogna tener conto di quelli
compressi), si utilizza il fattore:
1
ec , N 1
eN
1 2
scr , N
dove eN è l’eccentricità rispetto al centro geometrico degli ancoranti (aventi per ipotesi eguale rigidezza).
Nel caso sia presente una forte armatura di rinforzo, a causa delle sollecitazioni che ne conseguono si ha
una riduzione della resistenza, valutata attraverso il fattore:
hef
re, N 0,5 1
200
con hef in [mm]. Tale fattore vale 1 se le armature hanno passo ≥150 mm (qualsiasi diametro) o diametro
≤10mm e passo ≥100 mm.
Caso generale
Il procedimento per ottenere la relazione di verifica è ricavato dalla valutazione della resistenza
caratteristica a trazione lungo la superficie laterale del cono di rottura, idealizzato con una piramide
quadrata:
resistenza caratteristica a trazione assiale (frattile 5%): ctk f 0.70 fctm 0.213 Rck 2
componente verticale dello sforzo di trazione agente lungo la superficie laterale Nmax, cls SL fctk cos
Tenendo poi conto degli effetti riduttivi della resistenza.
r
r
. A
O1 E G F O2
B
C
p
i/2
Θ=55
°
V1 V2
i/2
i
O1 ϑ O2
E G F
r
r Vista K-K
O1 E G F O2 B G A
V1 V2 V1
i/2
i
K
essendo: r = p il raggio della base del cono, a r p 2 p l’apotema del cono, p la profondità
2 2
dell’ancoraggio, e = 35° rispetto all’orizzontale la diffusione, bisogna calcolare l’area delle due unghie
coniche che si ottengono dall’intersezione dei due coni. Per calcolare tale superficie è possibile utilizzare i
teoremi dell’analisi matematica, per il calcolo delle aree delle superfici di rotazione, o una metodologia
semplificata. Infatti (Figura 26 vista K-K), semplifichiamo l’iperbole ACB che si ottiene dall’intersezione dei
due coni con la spezzata (tratteggiata in Figura 26) AC'CC''FB; in questo modo, anziché calcolare l’area
i
dell’unghia conica, si può calcolare l’area del settore di tronco di cono di apertura 2θ e altezza p
2
Noto esso è poi possibile calcolare la superficie laterale dei coni libera dall’intersezione.
Nel caso di presenza del bordo vicino ad un ancoraggio (Figura 27), la formula si ricava allo stesso modo.
E O
G
K
Vista K-K
r
E G O B G A
O’ C’ C C’’
C p
d
45°
d V V
Di seguito si forniscono alcuni risultati di prove, efficaci per rendersi conto dei diagrammi e dei meccanismi
di rottura.
(a) (b)
Tabella 8 – Valori di massima degli sforzi ammissibili di ancoraggio nel caso di resine ad (a) alta e (b) media resistenza
(coefficiente di sicurezza pari circa a 3).
In Tabella 9 (a) si forniscono le dimensioni del foro dell’ancoraggio e delle resistenze ammissibili (il coeffi-
ciente di sicurezza è circa 6), per barre di classe 5.8, nella Tabella 9 (b) si forniscono le dimensioni del foro
dell’ancoraggio e delle resistenze ultime 8.8 (per ottenere il valore ammissibile bisogna dividere per il
coefficiente di sicurezza), per l’ancorante bicomponente chimico Cuts Diamant.
(a)
(b)
Tabella 9 – Diametro foro, profondità ancoraggio, carico ammissibile, di rottura per sforzo normale e taglio, tipo di rottura per
diverse classi di aste
Nella Tabella 10 vengono forniti i valori dell’interasse e della distanza dal bordo minimi affinché possano
essere utilizzati i valori di resistenza ammissibili riportati per un calcestruzzo R205 (si osservi che sono valori
ammissibili, il coefficiente di sicurezza è circa 6).
7.000 9.321
Tabella 10 – Dimensioni del foro, interasse e distanza dal bordo minimi e valori ammissibili di rottura a trazione per barre di
classe 5.8 in calcestruzzo R250.
Nel caso di carichi puramente di trazione Ilva Pali Dalmine fornisce la seguente relazione:
Nmax 0.028 p
con [Nmax]=[kN] il massimo sforzo normale di trazione, [Ø] =[mm]il diametro del foro, e [p]=[mm] la
profondità del foro. Il foro dovrà avere le dimensioni riportate in
Tabella 11 e p∈[10÷20]Ø.
Ø [mm] 8 10 12 14 16 18 20 22 24 30
Foro [mm] 10 12 14 16 18 20 24 26 28 35
Nella Tabella 12 vengono riportati i valori di riferimento consigliati da Rumrec per il prodotto Inghisol.
M18
88,50
Tabella 12 – Valori di riferimento per la resina colabile poliestere bi componente Inghisol (Rurmec).
ar a
ar t
a
N
Nel caso più condizioni non siano soddisfatte si considera come riduzione il prodotto dei
coefficienti di riduzione. Nel caso più generale si avrà:
ar ,tot ar ,i ar ,i ar ,b ar ,b
x y x y
Dove i pedici ix, iy, bx, by indicano rispettivamente la riduzione per il ridotto interasse o per la
vicinanza al bordo nelle due direzioni, x ed y della piastra.
Diamo infine un breve cenno sulla coppia di serraggio. Essa rappresenta la forza applicata con chiave
dinamometrica nel serraggio della vite. Il rispetto della coppia di serraggio rappresenta una garanzia per
l’efficacia dell’ancoraggio.
Infine, in tema di resistenza è necessario non dimenticare il problema della corrosione. Essa è
essenzialmente di due tipi: elettrolitica, dovuta all’accoppiamento di materiali differenti, e atmosferica.
Unica sicurezza contro la corrosione è l’utilizzo di acciaio INOX.
Invece, per evitare la verifica a splitting, bisogna rispettare le seguenti limitazioni, per quanto riguarda la
distanza dal bordo di calcestruzzo, c, e lo spessore minimo dell’elemento in calcestruzzo:
c 1,2ccr ,sp
h 2hmin
Se invece, l’ancoraggio è adatto al calcestruzzo è fessurato, si può evitare la verifica a splitting se sono
soddisfatte entrambe le seguenti condizioni:
Vi sono rinforzi che limitano l’aperture delle fessure a circa 0,3 mm, tenendo anche conto delle
forze di splitting11 pari a FSp,k=0,5NSk, dove NSk è l’azione caratteristica sull’ancoraggio;
Le verifiche per formazione del cono e per pull-out sono state effettuate riferendosi a calcestruzzo
fessurato.
Se tali condizioni non sono soddisfatte, allora bisogna effettuare la verifica utilizzando la relazione:
Ac , N
N Rk ,c N Rk
0
,c s , N ec , N re, N h, sp
Ac0, N
utilizzando le espressioni di Ac, N , Ac, N , s , N , ec , N , re, N già viste, ovviamente utilizzando i valori di ccr,sp e
0
scr,sp forniti dagli ETA, al posto degli omologhi con pedice N, mentre:
2
h
3
hmin
VRk ,s
Rottura della barra d’ancoraggio: VSdh
Ms
VRk ,cp
Rottura per pry-out del calcestruzzo VSdg
Mc
VRk ,c
Rottura del bordo di calcestruzzo VSdg
Mc
11
Delle forze di splitting si può non tenerne conto se l’ancoraggio è realizzato in zona compressa, oppure se l’azione caratteristica è inferiore a 10kN
(sul singolo ancorante o sul gruppo di ancoranti), oppure se inferiore a 30kN (sul singolo ancorante o sul gruppo di ancoranti) ma nella zona
dell’ancoraggio vi è armatura concentrata in entrambe le direzioni, ed in particolare, quella trasversale è almeno il 60% di quella longitudinale
dovuta all’azione caratteristica che sollecita l’ancoraggio.
VRk,s=0,5∙As∙Fuk
Ovviamente anche in questo caso vanno considerati gli effetti di ancoranti ravvicinati e di bordo per il
calcolo di NRk,p e NRk,c.
Figura 29 - Rottura per pryout / scalzamento del calcestruzzo nel lato opposto al verso del carico.
Altrimenti è necessario controllare che il taglio sia maggiore della resistenza dell’ancoraggio nel caso di
rottura del bordo di calcestruzzo espressa dalla seguente equazione:
Ac ,V
VRk ,c VRk0 ,c s ,V h,V ,V ec ,V ucr ,V
Ac0,V
con
VRk0 ,c k1 hef Rck c13 con heff, c1 e ∅ in [mm], Rck in [N/mm2] ( esprime il valore base della resistenza
per un ancoraggio caricato perpendicolarmente al bordo),
k1= 1,7 per calcestruzzo fessurato e k1= 2,4 per calcestruzzo integro,
0,5 0,2
h
0,1 ef , 0,1 ,
c1 c1
Ac0,V 4,5c12 area di base del cono di calcestruzzo di un singolo ancorante sulla superficie laterale del
calcestruzzo, non influenzata da bordi paralleli alla direzione di carico stabilita, dallo
spessore del calcestruzzo o da ancoranti adiacenti, ipotizzando la zona di rottura come un
tronco di piramide con altezza uguale a c1 e base uguale a 1,5 c1 e 3 c1
0
Figura 30 - Cono di calcestruzzo ideale e area A c,V della base del cono di calcestruzzo per un ancorante singolo.
Ac ,V area effettiva della base del cono di calcestruzzo dell’ancorante sulla superficie laterale del
calcestruzzo. L’area è limitata dalla sovrapposizione dei coni di calcestruzzo di ancoranti adiacenti
(s ≤ 3 c1) così come dai bordi paralleli alla direzione di carico stabilita (c2 ≤ 1,5 c1) e dallo spessore
dell’elemento (h ≤ 1,5 c1). Un esempio, molto utile nel caso dei muri di sostegno, per il calcolo di
Ac,V sono dati nella Figura 31.
Il fattore s ,V considera l’influenza sulla resistenza a taglio della distribuzione delle sollecitazioni nel
calcestruzzo per la vicinanza degli ancoranti ad ulteriori bordi dell’elemento di calcestruzzo. Per ancoraggi
con due bordi paralleli alla direzione assunta dal carico (ad esempio in un elemento stretto) bisognerà
inserire la distanza dal bordo minore, esso è dato da:
c2
s ,V 0, 7 0,3 1
1,5c1
Il fattore h ,V considera il fatto che la resistenza a taglio non diminuisce proporzionalmente allo spessore
Ac ,V
dell’elemento come ipotizzato nel rapporto :
Ac0,V
1,5c1
h,V 1
h
Il fattore ,V considera l’angolo αV (≤90°) tra il carico applicato Vsd e la direzione perpendicolare
all’estremo libero dell’elemento di calcestruzzo:
1
,V 2
1
sin V
cos V
2
2
Se αV ≥90° si trascura la componente rivolta verso l’interno in quanto non sollecita la rottura del bordo.
Il fattore ec ,V V considera l’effetto di gruppo quando differenti carichi di taglio agiscono sui
singoli ancoranti del gruppo:
1
ec,V 1
1 2eV 3c1
dove eV è l’eccentricità di cui si è già parlato precedentemente.
Il fattore ucr ,V considera l’effetto del posizionamento degli ancoraggi in calcestruzzo fessurato o non
fessurato o del tipo di armatura presente:
ucr ,V 1,0 ancoraggi in calcestruzzo fessurato senza armatura di bordo o staffe
ucr ,V 1, 2 ancoraggi in calcestruzzo fessurato con armatura di bordo rettilinea (≥ 12 mm)
ucr ,V 1, 4 ancoraggi in calcestruzzo fessurato con armatura di bordo e staffe con interasse ristretto
(passo ≤ 100 mm), ancoraggi in calcestruzzo non fessurato
( N) +(V) ≤1
Con=1, in via semplificata e a vantaggio di sicurezza; oppure con maggiore precisione =1,5, se però la
rottura sia nel caso dello sforzo normale di trazione che dello sforzo di taglio è governata solo dalla crisi
dell’acciaio si utilizza =2, ovvero la nota verifica:
2 2
N Rk h
VRkh , s
N Rk ,s VRk ,s 1
,s
Ms Ms
=2
=1,5
=1
d [mm] 12 14 16 18 20 22 24 27 30
2
Ares [mm ] 84 115 157 192 245 303 353 459 561
essendo t lo spessore della piastra e Ø il diametro del bullone. Inoltre, bisognerebbe effettuare una verifica
per l’interasse dei bulloni, ma nel caso delle piastre di ancoraggio delle barriere e superflua e pertanto non
la riportiamo.
La verifica a trazione viene effettuata verificando che nella sezione indebolita dal foro sia:
T
f yk
t(L )
T
f yk
t
con =a/Ø.
In realtà, tali verifiche sono generalmente superflue per la piastra della barriera, in quanto essa dovrebbe
essere già stata dimensionata dalla casa costruttrice, tantomeno è possibile cambiare le dimensioni di tale
piastra in quanto cambierebbe il comportamento meccanico della barriera, spesso con effetti catastrofici.
Invece, talvolta è possibile sia presente una contro piastra che ci aiuta a superare le verifiche
dell’ancoraggio, e pertanto si applicano ad essa.
conseguenze nel caso di sostituzione della barriera con un un’altra di maggiori livelli di contenimento,.
Infatti potrebbe aversi la rottura del mensolotto di ancoraggio, o il punzonamento.
Per cui, se gli elementi strutturali di ancoraggio sono stati dimensionati per il livello di contenimento della
barriera, in caso di sostituzione con una con maggiore livello di contenimento sarà probabilmente
necessario utilizzare una sottopiastra di ripartizione per ridurre le azioni trasmesse,
La verifica a punzonamento è superflua se la zona compressa della piastra appoggia sulla parete piena del
muro (Figura 6 (a)), mentre è necessaria se essa appoggia sullo sbalzo (Figura 6 (b) e Figura 36). Tale verifica
va effettuata in base alla tensione media trasmessa sul calcestruzzo in condizioni di plasticizzazione della
flangia compressa del paletto12. L’azione vale pertanto, richiamando quanto detto nel paragrafo 6.1:
2h 2h
2h
2h
Cb
BL
AREA CARICATA
PERIMETRO CRITICO
BORDO LIBERO
2h 2h
ARMATURA
Con riferimento alla Figura 33, B rappresenta il braccio dell’ancoraggio, ossia la distanza tra gli ancoranti
tesi ed il baricentro delle tensioni di compressione (distribuzione triangolare) sul calcestruzzo sulla piastra.
La piastra di carico, ai fini della verifica a punzonamento ha dimensioni:
Ac0=Wb·Cb
dove Cb è la dimensione della parte di piastra compressa, ottenuta con un semplice equilibrio a rotazione.
12
Si può utilizzare, a vantaggio di sicurezza, lo sforzo di plasticizzazione già calcolato per la verifica dell’ancorante.
essendo:
dove:
0,18
CRd ,c con C=1,5 per carichi persistenti e transitori C=1 per carichi eccezionali,
C
13
Se la piastra caricata poggia sul terreno si può sottrarre la reazione, ipotizzata uniforme, del terreno sull’area racchiusa dal perimetro critico.
u , dove e è l’eccentricità totale del carico, c2
1 W 1 c1c2 4c2 h 16h 2 2 hc1 , c1 la
14
L’espressione più precisa è: e
W 2
dimensione dell’area carica parallela all’eccentricità di carico e c2 quella perpendicolare ad essa, e χ nel caso di area di carico rettangolare vale:
c1/c2 ≤0,5 1,0 2,0 ≥3,0
χ 0,45 0,60 0,70 0,80
15
Come accade nel caso dei muri di sostegno, data la variabilità della posizione delle piastre di ancoraggio, e data la necessità di una armatura
ripetitiva.
k 1
200
con h
hz hy in [mm] con h e h le altezze utili nelle due direzioni della piastra16,
z y
h 2
1 1y 1z 0,02 è la percentuale geometrica di armatura nelle due direzioni della piastra,
fck la resistenza cilindrica caratteristica,
i valori di 1y e di 1z si calcolano come valori medi su una striscia di larghezza pari a quella della piastra
di carico incrementata di 3h in ciascuna direzione se è inferiore alla distanza dal bordo libero BL; invece, nel
caso di Figura 33 in cui 3h>BL si ha:
A1y A1 z
1y 1z
Cb 3h BL h Wb 6h h
6.7.2. Verifica a rotture locali
Nel caso in cui non sia necessario effettuare la verifica a punzonamento, bisogna comunque cautelarsi da
rotture locali.
Detta Ac0=Wb·Cb la superficie caricata, Ac1 la massima area di diffusione omotetica (Figura 35), la forza di
compressione ultima è data da:
Ac1
FRdu Ac 0 fcd 3Ac 0 fcd
Ac 0
con
fck
fcd cc
c
dove cc rappresenta un coefficiente riduttivo per tener conto degli effetti di carichi di lunga durata,
pertanto nel caso dell’urto si può porre pari ad 1 (mentre in generale le NTC 08 pongono pari a 0,85, a
differenza degli Eurocodici che pongono pari ad 1), e c è il coefficiente parziale per il calcestruzzo di cui si è
ampiamente detto e posto pari a 1. Pertanto nel caso della verifica ad urto si può porre:
fcd fck
Le regole di diffusione, oltre all’omotetia delle figure e alla coincidenza dell’asse della superficie di carico
con quello della sua proiezione, sono quelle riportate in Figura 35.
Nel caso in cui il carico non è uniformemente distribuito, è opportuno ridurre il valore della resistenza (ad
esempio del rapporto tra tensione media e tensione massima).
A questo punto è necessario disporre un’appropriata armatura in grado di sopportare le forze di trazione
trasversale.
Per far ciò, si dovrebb confrontare l’altezza di diffusione h con la minima larghezza del puntone (b2 o d2) e
verificare se h>min(b2, d2) (discontinuità parziale) oppure se h<min(b2, d2) (discontinuità totale. In realtà,
data l’altezza del muro rispetto alle misure delle piastre di ancoraggio, si ha essenzialmente il primo caso ,
16
Generalmente è trascurabile tale correzione che tiene conto dei differenti ricoprimenti delle armature nelle due direzioni.
b1
h
Ac1 h≥ b2-b1
h≥ d2-d1
b2≤3b1
d2≤3d1
Figura 35 – Diffusione dell’area di carico.
L’EC2 non da indicazioni sul cosa fare quando non c’è (oppure è insufficiente) l’armatura necessaria a
resistere a tale sforzo. Model Code 90 permette l’assorbimento dello sforzo da parte della resistenza a
trazione del calcestruzzo. Con riferimento alla Figura 34, la resistenza a trazione del calcestruzzo vale:
2.4 b2 L f ctd
Fmax
ba
essendo L la dimensione della piastra in direzione perpendicolare ad a, 0.6·b l’altezza della zona tesa e fctd la
resistenza a trazione di progetto del calcestruzzo. La pressione limite sotto la piastra vale pertanto:
1 2.4 b2 L f ctd
Fmax
aL ba
17
Nel secondo caso vale: Fd a
T 1 0, 7
4 h
che deve essere applicata nelle due direzioni ortogonali della piastra, e poi considerare il minimo dei due.
T
M
Figura 36 – Incremento dello spessore della testa del muro nel caso (a).
Generalmente l’incremento dello spessore della testa del muro è tale che lo sbalzo va calcolato consideran-
dolo come elemento tozzo, ed applicando la teoria del tirante-puntone. Inoltre, è opportuno verificare a
taglio le armature presenti nella sezione di ripresa del getto di calcestruzzo dello sbalzo.
Tale incremento va effettuato essenzialmente per due motivi: da una parte bisogna fare in modo che la
zona compressa della piastra ricada all’interno della zona staffata (Figura 37), dall’altra bisogna garantire la
formazione del cono di rottura dal calcestruzzo (vedi paragrafi precedenti).
Figura 37 – Posizione corretta e scorretta della piastra di carico rispetto alle armature.
Questo caso non è esplicitamente contemplato dalla normativa italiana né dagli eurocodici, in quanto non
si tratta proprio di una trave a sbalzo tozza bensì di una piastra tozza a sbalzo. Per poterlo riportare al caso
di trave bisogna ripartire18 il carico a circa 45°, ottenendo una fascia collaborante di W=2a+i (i = interasse
tra i tiranti), nel caso in cui i tiranti siano ancorati nella mensola tozza (come in Figura 38), se invece la
mensola tozza è sollecitata dalla piastra compressa la fascia collaborante (anche’essa riportata per la sua
visualizzazione in Figura 38) è pari a W’=2b+Wb.
18
LRFD consiglia una fascia collaborante pari a 4a per la diffusione del taglio.
Wb W
i
Modifica dell’armatura
Piastra di ancoraggio standard del muro N
ac
Biella di cls compressa
Armatura di ripartizione b
0.8d h
d
A A
K ac Tassello di ancoraggio di profondità p
a’
Piastra di ancoraggio
N
0.8d h
d
A A
K ac Tassello di ancoraggio di profondità p
a’
W’
Wb W’
Modifica dell’armatura
Piastra di ancoraggio N standard del muro ac
Biella di cls compressa
Armatura di ripartizione b
h
d 0.8d
A A
K ac Tassello di ancoraggio di profondità p
a’
Le norme LRFD propone due metodi. Il primo consiste nel verificare a taglio la sezione d’incastro, con una
resistenza data dal minimo delle seguenti espressioni:
L’armatura a taglio (blu+rossa in figura), viene calcolata come se da sola assorbisse tutto il taglio, ovvero
deve essere soddisfatta la relazione:
Infine si calcola l’armatura a flessione (in rosso), in questo caso l’LRFD consiglia una sezione collaborante
pari a 5a’ (ma è preferibile mantenere 2 max 3a’).
È opportuno calcolare l’armatura a flessione anche lungo il piano a 45° passante per il punto K.
In via alternativa si può seguire il metodo strut-and-tie, che descriviamo brevemente di seguito:
1. La tensione direttamente sotto la piastra di carico sullo sbalzo (vale ovviamente solo nel caso Figura 6
(b)) non deve essere superiore al valore: cc 1 fck ,
2. Si ipotizza la presenza di una forza orizzontale almeno pari a 0,2 N agente al livello dell’estradosso
della piastra,
3. L’armatura principale deve essere attentamente ancorata nel muro, le altre devono essere legate alle
principali o saldate;
4. L’inclinazione della biella compressa varia nell’intervallo: 22o 45o
5. La tensione di progetto fcd, nella biella compressa di calcestruzzo non deve superare il valore:
cc fck
c 1
fck
1 0,6 1
250
con
0,85
cc
1 per carichi impulsivi
1,5
c
1 per carichi eccezionali
6. L’armatura orizzontale a taglio deve confinare le bielle di calcestruzzo, pertanto l’area deve essere
almeno pari alla metà dell’armatura principale.
Per l’applicazione del metodo si faccia riferimento alla Figura 39. Il punto B, a causa degli effetti della forza
orizzontale (pari per ipotesi ad almeno HEd=0,2FEd), dista:
a’= (ac+0,2aH)
Pertanto dalla geometria del triangolo ABC si ha
z= (ac+0,2aH)tanθ
Lo spessore della biella misura
wstrut=2(d-z)cosθ,
Fcd=fcd wstrut2ac
Scrivendo l’equilibrio con la forza esterna si ottiene l’equazione da risolvere per tentativi:
FEd a'
1 tan sin ,
fcd d2ac d
Figura 39 – Distanze e dimensioni da utilizzare nel metodo Strut-and-tie. Disposizione ottimale dell’armatura.
Nota quindi l’inclinazione della biella imponendo l’equilibrio alla traslazione orizzontale si ottiene lo sforzo
nell’armatura:
Ftd
As ,princ
fyk
s
e quella secondaria (in blu nella Figura 37), ponendola pari alla metà di As,princ.
Infine, come accennato, la sezione A-A va verificata a taglio, considerando resistenti le sole armature che
attraversano il giunto in una fascia pari alla larghezza della piastra aumentata del doppio dell’altezza dello
sbalzo (diffusione a 45°):
19
Avendo considerato la diffusione a 45°. Se invece è la piastra che carica lo sbalzo, si può aggiungere anche la larghezza W b (Figura 33) della
piastra.
20
Se tale inclinazione dovesse risultare inferiore al valore minimo dell’intervallo è possibile dimensionare a flessione lo sbalzo.
Td f
yk
pWb 2d s 3
A rigore, le verifiche strutturali andrebbero fatte con riferimento alla forza di 100 kN, perché pur essendo
verifiche locali, riguardano il muro e non l’ancoraggio in senso stretto.