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Corso di Canto Teorico

Canto Moderno in teoria

Elisabetta Garau
Obiettivi del
corso

Cos'è il canto e la voce


Qui impareremo cos'è il canto, e come si crea all'interno del nostro corpo. Cos'è
voce e come avviene in complesso processo della sua formazione attraverso le
corde vocali, i polmoni e il diaframma

La teoria della respirazione


In questo capitolo impareremo la procedura teorica della respirazione per applicarla
alla pratica, in quanto una respirazione corretta è fondamentale per poter cantare
correttamente.

L'appoggio e l'accento
Cosa sono l'appoggio e l'accento, a cosa servono e le rispettive differenze

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Obiettivi del
corso
Il timbro
Cos'è il timbro e la sua funzione nel canto

Tipi di voce
Esistono vari tipi di voci e rispettivi stili che in questo capitolo affronteremo per
poter distinguere e classificare i tipi di voce che incontreremo e saremo in grado di
classificare anche la nostra.

Il Diaframma
Cos'è il diaframma, la sua funzione nel canto, e come allenarlo.

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Obiettivi del
corso

La postura nel canto


Le posture corrette durante il canto, e perché sono indispensabili.

Solfeggio
Impariamo cos'è il solfeggio e a cosa serve.

Spartiti
Come sono formati gli spartiti vari componenti, imparare a leggere le note e le loro
alterazioni.

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Obiettivi del
corso

Abbellimenti
Gli abbellimenti, perché si usano a cosa servono e come farli.

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Cos'è il canto e la voce
Cos'è il canto
Il canto è l'emissione di suoni
attraverso la voce grazie a vari procedimenti
all'interno del nostro corpo. I suoni emessi
sono ordinati per ritmo e altezza a formare
una melodia.
Solitamente parliamo di canto quando è
applicato al testo di una canzone o di una
composizione musicale che richieda
l'utilizzo di parole ma questo non è sempre
necessario. Molto brevemente potremmo
dire che il suono è prodotto nella laringe
grazie alle vibrazioni delle corde vocali in
effetto all'aria espirata dai polmoni mediante
la chiusura della glottide, ma tutto questo lo
vedremo più nel dettaglio spiegando anche
cos'è la voce.
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Cos'è la voce
La voce è uno “strumento” molto particolare, perché tutte le sue parti sono contenute
all’interno del nostro corpo. Esattamente come nel caso degli altri strumenti, è necessario
un elemento scatenante in questo caso per noi cantanti sarà l’aria, che fuoriesce grazie
alla spinta del diaframma, un corpo vibrante che nel corpo umano saranno le corde vocali
la cui tensione, lunghezza e spessore determinano l’altezza del suono, e una sorta di
"cassa armonica ” ovvero in questo caso la cassa toracica nonché la cavità orale, quella
nasale e altre zone distribuite nella scatola cranica. La particolarità della voce umana sta
proprio nella bocca che, essendo mobile, ci è possibile modificare la forma nel corso
dell’emissione del suono. Conseguentemente è possibile variare il timbro con continuità
per esempio, mantenendo un’altezza costante, e passando da una “a” ad una “u” è come
se trasformassimo, in modo ininterrotto, una tastiera in un pianoforte. Infatti passando
dalla “A” alla “U” in modo costante stiamo cambiando la percezione del suono, come se
stessimo cambiando strumento, senza però alterare la nota.

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Come si produce la voce
La forza che produce la voce e il canto è la forza
dei muscoli della cassa toracica.
Questi ultimi, quando si contraggono, comprimono
i polmoni, generando un flusso d'aria continuo che
dai polmoni risale lungo la trachea.
Fino a questo punto però nessuna onda sonora
è ancora stata generata, ed il flusso d'aria è simile
al flusso espiratorio.
Verso l'estremità superiore della trachea l'aria
si infrange contro una sorta di "tendina" che per
noi saranno le cosiddette corde vocali,la cui forma
ed apertura è regolabile attraverso un complesso
sistema di muscoli. A riposo le corde vocali sono in
posizione "aperta" come vediamo nella figura sulla destra, consentendo il passaggio dell'aria
per la respirazione.

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Come si produce la voce
Le corde vocali quando vengono tese dai muscoli si chiudono in una forma variabile, che
restringe il passaggio. Durante questo procedimento nelle corde vocali si formano delle
oscillazioni che interessano anche il flusso d'aria. La frequenza del suono che verrà
prodotto dipenderà ancora dalla costanza di oscillazione delle corde vocali, che
conseguentemente dipende dalle caratteristiche anatomiche delle corde vocali stesse
come la tensione, la densità, e la lunghezza. Negli uomini le corde vocali sono lunghe in
media circa da 1,7 a 2,5 cm, nelle donne invece in media circa da 1,5 a 1,8 cm, questo
caratterizza la differenza di tessitura tra uomini e donne. Ricordiamo inoltre che (anche se
non è una regola universale, ma dipende da altri fattori) solitamente la lunghezza delle
corde vocali influisce molto più della tensione nel determinare le voci acute, di
conseguenza più le corde vocali sono lunghe più sarà grave la voce, per questo come
vedremo più avanti di solito le donne hanno voci più acute che non gli uomini. In termini di
frequenza possiamo dire che gli uomini raggiungono i 100/125 Hz mentre le donne i
200/250 hz, salvo eccezioni straordinarie.

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Come si produce la voce
Quando il flusso d'aria viene messo in vibrazione nella laringe, l'onda sonora, quindi il
suono, deve attraversare ancora alcune parti prima di essere emesso all'esterno.
Quest'onda che viene prodotta dalla vibrazione delle corde vocali non è un suono ancora
formato (puro), ma essa contiene già diversi armonici, e questi a loro volta dipendono dai
particolari dell'oscillazione. Questi armonici quindi saranno ancora modulati e modificati
durante il passaggio nelle restanti cavità dell'apparato vocale, infatti dalle corde vocali in
su, si trovano le parti (cavità) "morbide" dell'appartato vocale come la glottide, la lingua e
il palato. Ognuna di queste parti (cavità) è coinvolta nel fenomeno della risonanza.
L'effetto che si avrà sull'onda sonora che vi entra sarà quello di limitare le parti fuori
risonanza e di accentuare quelle propense alla risonanza. Esistono svariati modi per
modificare il timbro di voce, sfruttando non solo la risonanza della bocca ma anche la
risonanza dei seni paranasali e delle fosse nasali. Al pari dell'intensità, della frequenza, e
del timbro iniziale, la voce è ancora soggetta a delle modifiche del suo contenuto
spettrale, ciò permette di articolare moltissimi suoni in forma di vocali e consonanti.

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La Teoria della respirazione
La teoria della respirazione
La respirazione nel canto è una fase
fondamentale, perché un tipo di respirazione
sbagliata non ci permetterà un giusto
appoggio per il controllo del flusso d'aria e
di conseguenza del suono.
La respirazione ottimale per
cantare nel canto moderno e non solo ,
è quella che chiameremo
"respirazione costale-diaframmatica".
Normalmente noi siamo abituati a
compiere una respirazione "verticale",
che è un modo di respirare incompleto e
dannoso in quanto andiamo ad usare solo
la parte alta dei polmoni.

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La teoria della respirazione
Nel Canto, ma anche nella vita di tutti
i giorni ,dovremmo imparare a respirare
sfruttando anche la parte inferiore dei
polmoni grazie al lavoro svolto dal
diaframma. Questo ci permetterà di
controllare la quantità e l’intensità del
flusso d’aria che emetteremo, nel canto
infatti abbiamo la necessità di regolare
il fiato in base all’altezza e al volume
delle note, all’intensità e alla loro durata.
È possibile modificare l’attività del
diaframma in maniera volontaria ed è
proprio questo che un cantante deve
riuscire a fare. Vediamo ancora nell'immagine qui a destra le due fasi della respirazione
dove vediamo le parti coinvolte in entrambe le fasi.

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La teoria della respirazione
Dobbiamo quindi imparare a gestire
in modo volontario il movimento del
diaframma e sfruttarlo al massimo
come valvola e appoggio per regolare
il quantitativo di aria che passerà poi
dalle corde vocali. Ciò ci
permetterà una padronanza della
vibrazione delle corde stesse, quindi
una maggiore stabilità del suono
emesso.
Tutto questo lo vedremo poi quando
parleremo del diaframma e
dell'appoggio.

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L'inspirazione
Quando si inspira bisogna cercare di riempire d'aria tutto il
polmone e non solo la parte alta (respirazione clavicolare).
Questa come abbiamo detto prima è una regola che ci
dovrebbe accompagnare sempre e non solo nel canto. Vi
spiego ora perché la respirazione clavicolare è pericolosa
per l'organismo. La respirazione clavicolare utilizza solo la
parte alta dei polmoni che è anche la parte più piccola, quindi
consente solo una limitata ventilazione e un insufficiente
ricambio sanguigno. Principalmente sono la fretta e
l'abitudine a farci respirare solo con la parte alta del polmone.
Infatti animali e i bambini, nell'inspirazione riempiono in modo
automatico e naturale tutto il polmone. La respirazione parte
dal naso come vediamo ancora in quest'immagine, arriva ai
polmoni che si riempiono totalmente il diaframma di contrae
verso il basso per consentire la dilatazione dei polmoni e
l'addome va all'infuori.
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L'Inspirazione
In questa animazione vediamo che
l'aria giungendo ai polmoni fino in
fondo e dilatandoli gonfiano il petto,
anche l'addome si dilata portandosi
verso l'esterno. La cupola
diaframmatica si alza di svariati
centimetri, le costole inferiori si
aprono lateralmente e di conseguenza
il diaframma si abbassa. La gabbia
toracica è più ampia lateralmente per
effetto dell'apertura costale ma anche
verticalmente per effetto
dell'abbassamento del diaframma. In
tutto questo atto ricordiamo che le
spalle devono restare ferme.

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L'Espirazione
Ancora con questa animazione
vediamo anche l'espirazione.
Nell'espirazione la parte addominale
deve rimanere tonica per essere
regolata, il diaframma torna nella
posizione originaria e le costole si
richiudono. Quando si canta bisogna
regolare la chiusura costale cercando
di ritardarla con il sostegno
dell'addome, senza esagerare per
evitare di bloccare il diaframma. Per la
tenuta del suono è fondamentale
l'appoggio addominale quindi è molto
importante allenare i muscoli
addominali a questi movimenti con
svariati esercizi.
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L'Espirazione
Voglio ricordarvi inoltre che l'emissione
del suono non va mai spinta ma va
sempre tenuta per evitare la chiusura
della laringe, che potrebbe provocare
danni sia alle corde vocali che alla
cassa toracica che potrebbe non
entrare più in vibrazione nel modo
corretto.

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L'Espirazione
In questa immagine qui sotto vediamo i movimenti diaframmatici. Nella linea tratteggiata
con il numero 1 vediamo il diaframma, nella linea tratteggiata con il numero 2 invece
vediamo l'apertura dell'arcata diaframmatica mentre l'apertura costale si abbassa.

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Esercizi della respirazione
1. Esercitare la respirazione addominale

In questo esercizio impareremo come sfruttare la pancia nella respirazione.


Iniziamo a sdraiarci in posizione supina sul pavimento o comunque su una superficie
piana e rigida, appoggiamo per bene le spalle a terra e posiamo una mano sull'addome
all'altezza dell'ombelico, inspiriamo col naso facendo gonfiare la pancia.
Dovremmo vedere la nostra mano che si alza con la pancia per effetto dell'aria che
abbiamo inspirato, tratteniamo ora l'aria per qualche secondo (5 secondi vanno
benissimo), espiriamo adesso fino a sgonfiare la pancia, la mano dovrà restare ancora
sull'ombelico e seguire anche la fase di “sgonfiamento”.
E' consigliabile di fare una pausa tra un esercizio e l'altro per non sforzarci troppo,
ripetere questo esercizio 10 volte al giorno aiuta la tonicità dei muscoli addominali.

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Esercizi della respirazione
2. Esercitare la respirazione costale-diaframmatica.

In questo esercizio impareremo ad utilizzare il sistema costale e diaframmatico insieme,


che sono indispensabili per sostenere il suono.
Iniziamo come prima a sdraiarci in posizione supina sul pavimento, mettiamo ancora una
mano sull'addome all'altezza dell'ombelico e l'altra mano ora andremo a metterla sul
costato. Inspiriamo col naso gonfiando di nuovo l'addome e spostiamo l'aria dilatando il
costato in modo laterale, espiriamo adesso mantenendo però quella dilatazione costale
che abbiamo ottenuto in precedenza. Anche in questo caso fate delle pause tra un
esercizio e l'altro.

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Esercizi della respirazione
3. Aumentare la muscolatura costale ed addominale.

Lasciamo questo esercizio per ultimo solo dopo che abbiamo fatto pratica con gli altri 2,
Le modalità sono come quelle dei precedenti esercizi qui sdraiati in posizione supina
inspiriamo, portando l'aria al costato e tratteniamo il respiro per 5 secondi, ora espiriamo
lentamente mantenendo la dilatazione costale che abbiamo ottenuto portando l'aria nel
costato, quando siamo alla fine dell'emissione del fiato, proviamo a prolungare la fase
dell'espirazione pronunciando la consonante F in modo costante fino allo svuotamento.
Non preoccupatevi se l'emissione della consonante F durerà pochi secondi, le prime volte
sarà normale, e piano piano sarà sempre più duratura. Come per tutti gli altri esercizi
aspettiamo facendo una pausa prima di ricominciare e svolgendo questi esercizi
quotidianamente avremo un buon sostegno per il suono.

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L'appoggio e l'accento
L'appoggio e l'accento
L’appoggio e l’accento sono movimenti che vengono eseguiti principalmente dai muscoli
addominali. I muscoli, attraverso questi movimenti aiutano il diaframma a svolgere la sua
funzione di conseguenza le note emesse attraverso l'appoggio e l'accento hanno un
controllo stabile e maggiore. Quindi abbiamo detto che le note lunghe saranno molto più
stabili e le note più alte saranno più precise e incisive. Abbiamo già parlato
dell'inspirazione, e abbiamo anche visto come i polmoni che si gonfiano d’aria saranno
più grandi (in quanto dilatati dall'aria all'interno) rispetto a quando sono a riposo. Per cui
sotto la spinta della colonna d’aria il ruolo del diaframma e degli addominali è quello di
consentire questa espansione spingendolo verso il basso a creare dunque ulteriore
spazio necessario ai polmoni, “spostando” o “comprimendo” gli organi verso il basso. Una
volta fatta pratica questo tipo di respirazione dobbiamo fare in modo di sollevarla.
Sappiamo anche che l'aria può essere indirizzata molto in basso nell'addome oppure
molto in alto nel torace. Ecco noi ora dobbiamo cercare di posizionare quest'aria in una
posizione che rimanga centrale, in modo da poter riempire tutto il polmone, ma
soprattutto per poter gestire al meglio il “peso” dell'aria con i muscoli addominali.

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L'appoggio e l'accento
Vedremo più avanti che l'emissione dell'aria e la produzione del suono è in gran parte
effettuata dai muscoli addominali. Se noi teniamo l'aria troppo in basso o troppo in alto
non riusciremo a far lavorare gli addominali nel modo giusto e la fase dell'espirazione
potrebbe non essere corretta e quindi non riusciremo gestire il suono al meglio. I polmoni
gonfiandosi occuperanno lo spazio del diaframma che a sua volta si sarà abbassato per
consentire la dilatazione dei polmoni che premeranno contro la parte bassa della gabbia
toracica, e, siccome le ultime due coste dette anche coste “false” della gabbia toracica
sono parzialmente elastiche in quanto non saldate, cederanno sotto la spinta dei polmoni
che ora saranno pieni d’aria, questi due movimenti di “cedere” spazio da parte del
diaframma e delle costole, fanno in modo che i polmoni possano gonfiarsi nella loro parte
bassa e non solo in quella alta. Una cosa molto importante sta nel respirare
correttamente imparando dove appoggiare l'aria in quanto il pericolo di praticare una
respirazione addominale è di perdere i benefici che i movimenti dei muscoli addominali ci
possono dare per la stabilità di una corretta e appoggiata esecuzione del suono.

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L'appoggio
Durante l'appoggio i muscoli addominali assicurano al diaframma un sostegno certo
durante l’espirazione. Quindi quando la colonna d’aria fuoriesce dai polmoni e sale verso
l’alto per mettere in vibrazione le corde vocali, i polmoni sono sostenuti dal diaframma
che a sua volta ancora è sostenuto dai muscoli addominali. Quando i polmoni si svuotano
dell'aria, riducono la loro mole e occupano di conseguenza meno spazio, il diaframma
appoggia il movimento dei polmoni e risale contemporaneamente rimanendo sempre a
contatto con la parte sottostante dei polmoni, grazie anche alla sua forma di volta o arco
come abbiamo detto in precedenza. Questo più che un contatto sarà un sostegno, un
piano d’appoggio e una base per i polmoni che possono svuotarsi e dilatarsi senza
perdere l’appoggio del diaframma. I polmoni grazie anche alle coste saranno compressi
lateralmente, e spinti verso l’alto. Con i polmoni risale anche la trachea, questa risalita è
una parte fondamentale, e automatica, del complicato meccanismo di produzione e
formazione del suono. Questo appoggio continuato tra polmoni e diaframma consente
alla colonna d’aria formata dai polmoni di risalire verso l’alto in modo costante, un flusso
uguale e continuo che non crea mancanze d'appoggio.

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L'appoggio
Adesso prendiamo da esempio una nota lunga e sostenuta che viene provocata da una
vibrazione assolutamente costante e regolare delle corde vocali, ecco questa vibrazione
costante e regolare può essere tale solo se è costante e regolare anche la colonna d’aria
che va a sbattere contro la parte inferiore delle corde vocali (l'effetto tendina che abbiamo
visto prima). Per cui se la colonna d’aria non è costante e regolare anche le vibrazioni
delle corde non saranno costanti e regolari e di conseguenza non sarà costante neanche
il suono prodotto dalle corde vocali, e la nota prodotta sarà tremolante ed imprecisa
(stonata), sarà una nota “calante” o “crescente”, quindi non perfettamente intonata. Per
rendervi meglio l'idea di appoggio e di cosa succede al nostro corpo e al suono durante
quest'ultimo, vi farò un esempio pratico e semplice, immaginiamo di tenere in mano un
vassoio con un calice di cristallo pieno di acqua fino all'orlo, la mano è il diaframma, il
vassoio sono i muscoli addominali, il bicchiere sarà il suono, mentre l'acqua sarà l'aria,
ora ipotizziamo di non aver appoggiato bene il vassoio sulla mano e iniziamo a
camminare, vedremo che la mancanza di appoggio stabile del vassoio, comprometterà la
stabilità del bicchiere e del suo contenuto, facendoci perdere il controllo e cadendoci.
Ecco questa dovrà essere la nostra visuale di appoggio.
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L'accento
L’accento è un movimento davvero importante, tanto quanto lo è l’appoggio anche se
spesso viene praticamente snobbato e questo è un errore, proprio perché l'accento entra
in gioco quando l'esecutore deve eseguire note acute e alte, potremo dire che esso è il
movimento contrario all’appoggio. Lo si effettua con gli addominali più bassi e consiste in
una spinta decisa dal basso verso l’alto, un movimento che deve essere veloce e deciso.
Serve per avere un aiuto maggiore quando si devono affrontare note particolarmente
acute e difficili. L’aria dei polmoni dovrà attraversare il tragitto verso le corde vocali molto
velocemente (come una pallina del flipper), e per facilitare questa fuoriuscita veloce,
dobbiamo dare una sorta di “spremuta” veloce alla parte bassa dei polmoni e per questa
adoperiamo sempre il diaframma e i muscoli addominali bassi. Avete presente lo scatto
veloce che subiamo quando abbiamo il singhiozzo? Ecco immaginiamo questo
movimento secco e veloce per rendere l'idea di come l'accento abbia le stesse
caratteristiche di svolgimento.

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L'accento
Durante il movimento dell'accento la gola in particolare rimane pressoché rilassata,
perché tutto questo lavoro viene svolto dal diaframma e dai muscoli addominali, sia alti
che bassi. Subito dopo aver prodotto la nota acuta, seguirà la fase dell'inspirazione,
mentre se la nota alta deve essere anche mantenuta gli addominali alti rimarranno in
posizione di appoggio onde evitare di perdere il volume, l'intensità e l'incisività della nota.
L’accento è quindi un movimento deciso e veloce.
Importantissimo ricordare e precisare che durante una qualsiasi canzone gli addominali
non staranno mai fermi, infatti li troveremo o in “ritirata” durante l’inspirazione, oppure in
posizionamento per effettuare l’appoggio, o ancora in fase di aggiunta quando
all'appoggio aggiungeremo l’accento.

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Il timbro
Il Timbro
Il significato di timbro si attribuisce alla qualità percettiva propria di un suono,
che permette a chi ascolta di individuare un suono da un altro suono di uguale
tonalità, intensità, altezza e durata. Nella musica ad esempio ogni strumento è
in possesso di un timbro proprio ovvero una stessa nota suonata da un violino
e da un pianoforte risultano immediatamente diverse e distinte alla percezione.
La differenza, è data dalla forma d’onda, che è il risultato della somma di tutte
le componenti del suono. Una composizione differente del suono comporta
anche la percezione di un diverso timbro. Nel parlato il termine timbro viene
usato per due diverse caratteristiche del suono, una data dalla forza, dal tono
e dall'accento e parliamo in questo caso di timbro vocalico, e una data dal
tratto quando si parla di timbro di voce.

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Il Timbro
Il timbro vocalico non è altro che la qualità della voce, e permette di
distinguere dal punto di vista della percezione, un suono vocalico da un altro.
Nonostante una parola pronunciata da una voce femminile, maschile o da un
bambino presenta altezze differenti dal punto di vista acustico perché prodotto
da strutture vocali differenti, a livello di percezione il timbro vocalico è
assolutamente riconosciuto. Il riconoscimento uditivo quindi va in relazione al
contesto e non in modo assoluto, in quanto l'orecchio si tara e si compara al
tipo di voce, associando a determinati suoni frequenze differenti. Molte
variazioni di timbro vocalico ad esempio possiamo riscontrarle in alcuni dialetti
regionali dove si riscontrano timbri vocalici totalmente estranei al sistema
fonologico dell’italiano.

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Il Timbro
Il timbro di voce è variabile a causa di numerosi fattori come le
caratteristiche delle corde vocali, la loro lunghezza, l'elasticità, lo spessore,
elasticità dei tessuti, forma e dimensione della cavità faringea, della tonicità
muscolare dei diversi organi, chiusura o apertura del diaframma, mobilità del
velo palatino, e della lingua in modo non tecnico possiamo paragonare il
nostro corpo a un risuonatore, ogni cavità e organo molle, intervengono nella
fonazione dei suoni linguistici, modificandone ampiezze delle armoniche e
lasciando inalterata la frequenza. Insomma il timbro di voce possiamo vederlo
come il nostro carattere vocale. Ci sono caratteristiche che riguardano il testo
che permettono a chi ascolta di riconoscere sia i suoni emessi dal parlante
durante l'esecuzione, sia di percepirne il timbro (o colore) della voce.

34
Il Timbro
Nel timbro di voce infatti vi sono informazioni sull'esecutore che vengono
trasmesse durante la sua esecuzione attraverso le emozioni che esso stesso
riesce a mandare all'ascoltatore, anche questo rende una voce unica e
assolutamente distinguibile da un'altra.

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I tipi di voce
I tipi di voce
Diciamo che le voci si dividono tra voci maschili e voci femminili.
Tra le voci femminili abbiamo il soprano che si suddivide in: Soprano leggero, d’agilità o
di coloratura, Soprano lirico, e Soprano drammatico, troviamo il mezzosoprano a sua
volta suddiviso in lirici, leggeri, e drammatici, e infine il contralto ed il soprano falcon.
Il Soprano è una voce comune, mentre il contralto ed il soprano falcon sono voci molto
rare perché hanno suoni molto scuri, in quanto scendono parecchio al di sotto del
pentagramma, essi possono andare anche in parti alte pur non avendo una grande
estensione.
Tra le voci maschili vediamo invece: il tenore, il baritono ed il basso. Tra i tenori
distinguiamo 4 tipologie : i tenori leggeri detti anche di grazia, i tenori lirici, i tenori lirici
spinti ed i tenori drammatici. La differenza tra queste voci la troviamo nella stessa
definizione.
- Il Tenore leggero è la voce più acuta dell’uomo è una voce chiara, brillante, con un
volume limitato e predisposta alle parti virtuosistiche.
- Il Tenore lirico è una voce calda e ampia. predisposti per un canto spiegato, valido
anche nell’agilità.
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I tipi di voce
- Il Tenore lirico-spinto ha una voce più potente di quella del lirico, il suo colore
mediamente si trova tra il lirico e il drammatico, e, raggiunge facilmente anche il
repertorio di quest’ultimo.
- Il Tenore drammatico ha una voce ampia e spesso potente, dal timbro molto simile a
quello baritonale nella zona media e grave. La sua estensione spazia fino alle note acute,
riuscendo a mantenere un colore scuro.
Tra i baritoni abbiamo: il baritono cantabile, che è un baritono non troppo scuro, ed il
baritono.
Tra i bassi invece abbiamo il basso buffo o leggero, il basso baritono, il basso profondo, e
il basso cantante.

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I tipi di voce
Il basso buffo o leggero ha una voce utilizzabile in tutto il repertorio buffo, non necessita
di una voce particolarmente attraente, perché viene data più importanza alla chiarezza
della dizione e alla bravura scenica del cantante stesso. Per rendere meglio l'idea vi
consiglio di ascoltare opere come Il Barbiere di Siviglia, Cenerentola o Il Matrimonio
Segreto. La differenza tra le varie voci è data dal colore o timbro. Ogni voce ha un suo
colore esistono i colori scuri ed i colori chiari. Facendovi un esempio diciamo che una
voce femminile si qualifica come soprano, mezzosoprano, contralto o falcon a seconda
del suo colore. Quello che caratterizza una voce è il suo colore chi ha una voce calda, ad
esempio, avrà una voce scura, che si avvicina al mezzosoprano o al Soprano falcon.
Il Falcon è una una voce molto rara e particolare di soprano in grado di cantare sia nei
ruoli di soprano drammatico che del mezzosoprano. Ha colori scuri e suoni che scendono
al di sotto del pentagramma, ha un timbro ed un estensione che vengono definite ibride,
ha una buona tenuta ed estensione nei bassi e nel centro, infatti la sua agilità sta proprio
nel centro anche se arriva a momenti di esplosione nel registro acuto. La sua abilità
maggiore è quella di riuscire a legare i suoni acuti mantenendo invariati quelli bassi senza
difficoltà.
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I tipi di voce
Il soprano di coloratura è una voce che può ricoprire tutti i ruoli. E’ la voce più chiara e
acuta tra i soprani. Ha un timbro cristallino, di solito non ha una grande potenza sonora. Il
suo repertorio è di estrema abilità, infatti riesce bene nelle agilità e canta con facilità nella
zona acuta. Lo si chiama soprano di coloratura perché riunisce tutta la gamma di colori
vocali.
Tra le voci femminili il falcon e il soprano di coloratura sono le figure più rare da trovare
ma soprattutto il falcon.
Tra le voci maschili invece la figura più difficile da trovare è il basso profondo. Ci sono
alcuni cantanti che hanno una voce piuttosto scura, ma non hanno un suono così basso
da essere classificati come basso profondo.

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I tipi di voce
- Il soprano è tra le voci femminili più acute. Nelle opere occupano solitamente alte
posizioni, essendo spesso protagonisti nelle opere.
I soprani sono classificati come abbiamo detto prima in Soprano leggero d’agilità o di
coloratura, Soprano lirico, e Soprano drammatico. Il Soprano leggero e’ la voce più chiara
e acuta tra i soprani. Il Soprano lirico invece ha una voce calda e morbida,può
raggiungere gli acuti e anche i sovracuti con una notevole facilità. Mentre il Soprano
drammatico ha una voce scura potente e ricca di armonici, infatti raggiunge con notevole
facilità la zona grave salendo fino agli acuti e come ci dice il nome stesso ha occupazione
nelle parti drammatiche.
Il mezzosoprano è una voce che stando nel mezzo si pone tra il soprano e il contralto.
Esso pur salendo nel registro del soprano mantiene un colore scuro e riesce ad eseguire
complicate abilità. Infatti molte volte facendo fatica a trovare contralti è il mezzo soprano
a ricoprire quei ruoli. Il mezzosoprano è suddiviso in 3 categorie ancora e sono:

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I tipi di voce
- Il mezzosoprano leggero che ha una voce ricca, non vanta grande potenza ma grande
agilità, e si muove con facilità dal registro grave a quello acuto.
- Il mezzosoprano lirico che ha una voce piena ricca di armonici.
- Il mezzosoprano drammatico che ha una voce scura e potente e questo le permette di
compiere con facilità note basse e centrali.

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I tipi di voce
- Il contralto è la voce femminile più grave e scura, ed è parecchio rara. A causa della
sua estrema rarità infatti, i ruoli nelle opere sono ridotti e molte volte si ritrovano ad
interpretare mezzosoprani più scuri. Nel corso degli anni la sua estensione ha avuto non
pochi cambiamenti.
- Il tenore come abbiamo già visto prima è la voce più acuta degli uomini, si suddividono
in 4 e sono: Tenore Leggero, Tenore Lirico, Tenore Lirico Spinto, e Tenore Drammatico.
Andiamo adesso ad analizzare il Baritono.
-Il Baritono possiamo definirla una voce di mezzo, perché si colloca tra il basso ed il
tenore. Anch'esso si suddivide in: Baritono Leggero, che ha una voce non troppo potente
che esegue delle agilità, e ha abilità nelle note medio-acute.
Baritono lirico, che ha una voce caratteristica per le rotondità e la pienezza dei suoni.
Baritono lirico-spinto ha una voce ampia, scura, ma raggiunge con abilità anche gli
acuti. Baritono drammatico ha una voce potente e il timbro scuro si differenzia dalla
vocalità del lirico-spinto solo per il colore leggermente più scuro e ha difficoltà ad arrivare
agli acuti. - I bassi sono tra i tipi di voci maschili di voce più grave e oscura; agilità di
grande difficoltà, questi ultimi si trovano soprattutto in opere comiche.
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I tipi di voce
In questa immagine possiamo vedere come troviamo collocati nel
pentagramma le voci maschili e femminili in base alle note usate nei loro
registri

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Il Diaframma
Il Diaframma
Il diaframma il cui significato deriva da
“diafragma " ciò che sta nel mezzo, è un
muscolo a forma di cupola, laminare e
convessa che divide la cavità addominale
da quella toracica. E' un muscolo
fondamentale per la respirazione
diaframmatica. La sua funzione oltre ad
essere importantissima per la respirazione,
lo è anche per l'appoggio e l'accento come
abbiamo già visto nei capitoli precedenti.
Riuscire a respirare con il diaframma aumenta
la potenza vocale di un cantante ma anche la sua stabilità del suono.
Possiamo dire che il cuore del sistema respiratorio sia il diaframma.

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A cosa serve il Diaframma
Oltre che a separare due cavità con funzioni differenti, il diaframma è il
sostegno fondamentale del suono. Infatti è grazie al diaframma che avviene il
cosiddetto ‘appoggio'. Se ricordate in precedenza parlando dell'appoggio
abbiamo fatto l'esempio del braccio e del vassoio per dare un'idea più o meno
realistica della funzione del diaframma.
Imparare a percepire il diaframma e usarlo in modo corretto sono cose difficili
ma indispensabili, e siccome il diaframma è un muscolo per fare tutto questo ci
occorre, come per tutti i muscoli, allenarlo e allenarci. Proviamo allora a fare
un esercizio semplice per allenare il diaframma. Poggiate una mano sulla parte
alta della pancia e una sul torace senza spingere e lasciando le mani morbide
in modo da non comprimere l'addome e da non irrigidire le braccia, adesso
inspiriamo lentamente con il naso chiudendo la bocca, sentirete la mano
sollevarsi con la pancia e alla fine dell'inspirazione si solleva anche quella
sopra il torace.
47
Il Diaframma
Adesso espiriamo lentamente con la bocca come se stessimo soffiando su una bevanda
calda, qui il processo sarà inverso sentirete prima scendere la mano che abbiamo messo
sul torace e poi a espirazione finale quella dell'addome. Potete provare anche la variante
dell'espirazione facendo un vocalizzo lungo finché l'aria non sarà stata del tutto emessa.

In questa immagine qui vediamo il diaframma


visto dal retro, notiamo come abbiamo detto
prima la forma a cupola, convessa e uniforme.

48
Il Diaframma
Un altro esercizio per allenare il diaframma, si
pratica mettendo una mano sulla pancia,
all'altezza del diaframma e l'altra alla stessa
altezza, però sulla schiena. Ora inspiriamo molto
lentamente con la bocca, tratteniamo il respiro per
cinque secondi ed espiriamo con forza. Ripetiamo
l'esercizio per parecchie volte, accelerandolo, ma
senza sforzarci troppo quindi ricordiamo di fare
sempre delle pause tra una serie di esercizi e
l'altra. L'esercizio in questione ci aiuterà anche
con i tempi nelle due fasi della respirazione.

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Il Diaframma
Vi raccomando di eseguire tutti gli esercizi di
allenamento davanti ad uno specchio. E
ricordiamo che le spalle devono restare immobili
e se si sollevano dobbiamo prima rivedere gli
esercizi sulla respirazione dei capitoli precedenti e
poi riprovare queste esercizi di allenamento del
diaframma. Vediamo in quest'animazione come
dovrebbero risultare durante gli esercizi i
movimenti del corpo, per facilitare la
comprensione.

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La Postura nel canto
La Postura nel canto
La nostra postura nel canto deve essere sempre sicura e rilassata nel
contempo.
Iniziamo allora con il dire che le gambe devono essere leggermente divaricate,
in modo da avere più stabilità, e le ginocchia leggermente elastiche e flesse,
cerchiamo quindi una posizione non troppo sbilanciata ma che ci permetta di
mantenerci rilassati e non rigidi.
Nel caso in cui avvertiste una sensazione di rigidità nella zona del collo e delle
spalle evidentemente la posizione non è ancora quella corretta, ricordiamo che
le zone (di collo e spalle) devono restare maggiormente rilassate perché la
gola risultando rilassata permetterà all'aria che arriva dai polmoni di far vibrare
solo le corde vocali senza intoppi dovuti a contrazioni muscolari dati dalla
rigidità.

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La Postura nel canto
Andiamo ora in modo più dettagliato nelle singole parti.

Le gambe.

Il sostegno del corpo deve essere sicuro e stabile, quindi teniamo i piedi
leggermente distanziati (gambe divaricate come abbiamo visto prima), in modo
che il baricentro del corpo abbia un'area egregiamente ampia entro cui
appoggiarsi.
Le ginocchia devono restare morbide, elastiche e flesse, ma
contemporaneamente devono sostenere anche il peso, quindi flettete
leggermente le ginocchia per evitare che il bacino sia trattenuto all'indietro
dando un senso di rigidità poi sulla parte alta del corpo.

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La Postura nel canto
Il bacino

Il bacino invece lo sposteremo lievemente in avanti, e sarò sostenuto dalla


lieve flessione delle ginocchia che abbiamo visto prima.

Il tronco

Il tronco va tenuto dritto, e questa postura agevola in modo naturale


l'allargamento del torace. Infatti le costole basse si aprono in modo automatico
assumendo questa postura. Arrivati fin qui se tutte le posizioni di gambe
bacino e tronco sono corrette e allineate avremo già automaticamente il
diaframma in posizione corretta per l'appoggio, il supporto del suono e, la
dilatazione toracica in corso.

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La Postura nel canto
Il collo e le spalle.

Le spalle devono restare basse, in questo modo anche il collo è allungato e, di


conseguenza, diminuisce l'incurvatura cervicale.
Se anche qui avrete eseguito tutto correttamente come le posture precedenti,
avremo come risultato automatico l'appiattimento delle scapole sulla gabbia
costale e la dilatazione delle costole alte, favorendo elasticità anche alla
respirazione.

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La Postura nel canto
Proviamo a vedere la postura nel canto come una partita di bowling dove la pista
da bowling è l'aria, e la palla da bowling invece il suono, quindi per evitare che la
palla (il suono) trovi degli intoppi, dobbiamo favorire una pista libera da ostacoli,
di conseguenza l'aria non deve trovare degli intoppi. Una volta trovata la postura
quindi ribadiamo che deve essere estremamente comoda, in quanto se
dovessimo effettuare una serie di esecuzioni musicali una dietro l'altra non
dobbiamo affaticarci con inutili e scomode posizioni che non farebbero altro che
ostacolare la buona riuscita della nostra opera ma soprattutto potrebbe creare
danni a noi stessi e alle nostre corde vocali. Non è da sottovalutare la posizione
della bocca, perché essa è l'unica via d'uscita del suono.

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La Postura nel canto

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La Postura nel canto

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La Postura nel canto
Il gesto vocale è basato su due fronti, uno verticale ed uno orizzontale che
devono essere necessariamente sincronizzati.
Nel gesto vocale verticale e basso la mandibola e il mento si abbassano in
contemporanea ciò consente al suono rotondità e senso di proiezione su tutto il
viso, ed evita di conseguenza anche di essere schiacciato nel naso. E'
fondamentale fare attenzione però non far scendere il suono insieme alla
mandibola, ma mantenerlo sempre alto e leggero. E' necessario abbassare
mento e mandibola per evitare che il suono si schiacci e diventi nasale.
Il gesto vocale orizzontale è l'attacco del primo suono lontano e verso l'alto tra
gli occhi e il naso che chiameremo zona di risonanza della N. Dobbiamo
pensare all'aria che va fuori e davanti al viso e tutti i suoni successivi saranno di
uguale altezza e posizione. Dobbiamo prima fissare la posizione alta del suono,
e poi solo dopo troveremo la rotondità del suono con in gesto vocale verticale.
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Gesto Vocale Orizzontale

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Gesto Vocale Verticale

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La Postura nel canto

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Il Solfeggio
Solfeggio
Il solfeggio è una sorta di "lettura" della musica che consiste nella scansione
ritmica con voce e mani delle note e delle pause e questo ci aiuta ad apprendere
il frazionamento del tempo. In poche parole possiamo dire che in musica il
solfeggio è la suddivisione del tempo. Esso è indispensabile per scandire,
scomporre e risolvere ogni tipo di battuta che incontreremo anche quelle
impossibili perché aiuta chi sta acquisendo le basi per la prima volta a imparare
in modo ottimale il tempo, ma aiuta anche quelli più esperti a scomporre le
battute estremamente complesse. Grazie al solfeggio possiamo riuscire a
suonare qualsiasi brano musicale anche senza averlo mai ascoltato, ci da
controllo e dimestichezza sul tempo, sul ritmo e ci aiuta a risolvere le battute più
complesse comprese quelle con gruppi irregolari.
Il solfeggio si effettua con lo spartito davanti (e per leggere uno spartito musicale
dobbiamo conoscere il nome delle note e la loro durata) che suddivideremo
attraverso la voce e i movimenti delle mani.
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Solfeggio
Durante il solfeggio ogni nota viene pronunciata ad alta voce e, viene seguito dal
movimento delle mani che possono essere effettuati in vari modi, si consiglia sempre di
iniziare con la croce che è quello più semplice e che vedremo ora.

Il solfeggio a croce si divide in 4 movimenti, si


inizia con il battere la mano su un piano, poi la si
solleva verso sinistra, poi verso destra e infine,
verso l'alto. In questo caso abbiamo solfeggiato
un tempo di 4/4.

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Solfeggio
Adesso vediamo un esempio scritto di solfeggio sul pentagramma in un tempo di
4/4 , una semibreve (nota da 4/4) che viene solfeggiata in questo modo:

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Solfeggio
Il solfeggio si può dividere in vari tipi che ora vediamo:
- Il Solfeggio Semplice
Con una sola linea pentagrammata con una qualsiasi delle chiavi utilizzabili.
- Il Solfeggio Endecalineo
Tipica della lettura pianistica, ha due pentagrammi sovrapposti rispettivamente in
chiave di violino ed in chiave di basso.
- Il Solfeggio Setticlavio
Consiste nella lettura di tutte e sette le chiavi del sistema musicale.
- Il Solfeggio Ritmico
Senza note, consiste nella lettura di pattern ritmici.
*Ricordiamo infine che tutti i tipi di solfeggio che abbiamo visto fanno parte del
solfeggio parlato, ma c'è anche un’altra tipologia di solfeggio chiamata cantato,
dove si cantano le note durante il solfeggio.

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Solfeggio
Semplice:

Endecalineo:

Setticlavio:

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Gli Spartiti
Spartiti
Ora vedremo gli spartiti, quindi il pentagramma, le chiavi, le note ecc. Iniziamo con il vedere
Il pentagramma che è il “supporto” su cui si trovano le note. Osserviamo adesso
nell'immagine in basso che il pentagramma è un insieme di cinque linee parallele che,
generano a loro volta quattro rispettivi spazi. Si leggerà il pentagramma sempre a partire
dal basso.

Quando le note superano l’estensione del pentagramma si ricorre ai tagli addizionali, che
sono delle lineette che si aggiungono di volta in volta come se il pentagramma continuasse
sopra e sotto il pentagramma:

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Spartiti
Ora vediamo invece la chiave di violino, essa è il simbolo che troviamo all'inizio del
pentagramma, e si chiama appunto chiave di violino o chiave di sol perché la curva iniziale
della chiave indica dove troviamo la nota Sol.

Ora che sappiamo dove si trova la nota sol possiamo determinare in scala anche tutte le
altre, partendo dal sol troviamo poi:

Prima abbiamo detto che quando le note superano l'estensione del pentagramma vengono
usati i tagli addizionali, ecco qui notiamo che l'ultimo LA ha una lineetta sopra perché ha
superato l'estensione del pentagramma quindi abbiamo utilizzato il taglio addizionale che ci
permetterà di individuare in modo veloce la nota alta, così come per le note acute i tagli
addizionali si utilizzano anche per le note gravi.
71
Spartiti
Abbiamo visto la chiave di violino, ma abbiamo anche altre chiavi tra cui: due chiavi di fa
(basso e baritono) e quattro chiavi di do (tenore, mezzosoprano, contralto e soprano). Le
altezze dipendono dalla diversa posizione in cui la chiave è posta sul pentagramma.
Questo fa in modo che a qualunque estensione o registro una voce o uno strumento
appartenga possa essere contenuta il più possibile sul pentagramma, utilizzando così il
minor numero di tagli addizionali che in alternativa complicherebbero la lettura per
l’esecuzione.

<-------- Canto <-------- Contralto

<--------- Tenore
<--------- Soprano
<--------- Baritono

<--------- Mezzosoprano <------------- Basso

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Spartiti
Per contenere un gruppo di suoni più ampio si può usare anche il doppio pentagramma che
troveremo nella scrittura per pianoforte e lo vediamo qui in basso:

L’estensione del pentagramma può essere ampliata anche tramite simboli di ottava, e
possono essere di ottava superiore e ottava inferiore e si indica con un “8”. Con questo
metodo tutte le note poste sotto l’area marcata dal simbolo 8 saranno eseguite un’ottava
sopra o sotto rispetto a quella stimata dalle note quando sono nella loro posizione normale:

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Spartiti
Le alterazioni cromatiche sono segni che vediamo qui sotto:

Esse indicano l’innalzamento o l’abbassamento di una nota.


74
Spartiti
Le alterazioni possono essere collocate prima della nota che devono modificare, alla loro
sinistra essendo momentanee, o poste dopo la chiave, all’inizio del pentagramma. Nel caso
in cui si trovino poste dopo la chiave parliamo armatura di chiave e modificano la tonalità
del brano in quanto il loro effetto è ripetuto per tutto lo svolgimento del pezzo.

Adesso vediamo il concetto di tono e semitono.


Il Tono è la distanza più grande fra due note vicine nella cerchia della scala (grado
congiunto). E si può suddivide in due semitoni, uno cromatico e uno diatonico.
Il Semitono è la distanza più piccola fra due gradi congiunti. E’ la metà di un tono e può
essere cromatico o diatonico.

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Spartiti
Ora vediamo le figurazioni musicali. Le figure musicali sono simboli o segni che ne
indicano il valore cioè la durata, e sono collocati sul pentagramma per indicare l'altezza
della nota, e sono formate da: testa della nota che è il cerchietto vuoto o pieno (bianco
o nero) che mettiamo sul pentagramma per indicare l'altezza della nota, dal gambo che
viene aggiunto alla testa della nota, e le code che sono a loro volta poste sul gambo.
La testa della nota ne determina la sua altezza e il nome (DO-RE-MI-FA-SOL-LA),
mentre vuota o piena ne indica la durata insieme al gambo e alle code.

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Spartiti
Ricordiamo che ad ogni
figurazione musicale ne
corrisponde una di pausa o
silenzio.

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Metro e ritmo
Lo spazio di pentagramma delimitato dalle stanghette divisorie si dice battuta o misura che
vedremo nel dettaglio più avanti. La battuta musicale stabilisce il Metro cioè la regolare
successione di accenti forti e deboli,e garantisce la stabilità nell’esecuzione che caratterizza
il brano nelle diverse forme musicali come ad esempio:

Un tempo di 4/4, formato da 4 battiti, dà vita a brani con battute di tipo quaternario (ritmo
quaternario);
Un tempo di ¾, formato da 3 battiti, dà vita a brani con battute di tipo ternario (ritmo ternario);
Un tempo di 2/4, formato da 2 battiti, dà vita a brani con battute di tipo binario (ritmo binario)
Il Ritmo è determinato dalla durata dei suoni e delle pause.

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Metro e ritmo
Ritmi irregolari

Lo svolgimento regolare di una Battuta è dato dal susseguirsi di accenti forti e accenti deboli
che rispettano la struttura della Battuta stessa, quando tutto questo non avviene si parla
invece di gruppi ritmici irregolari quali la Sincope e il Contrattempo che vedremo ora.
La Sincope è un particolare ritmo irregolare che si crea quando vi è lo spostamento
dell'accento ritmico della battuta, vedremo quindi le note che iniziano su tempi deboli della
Battuta e proseguono su tempi forti.
Il Contrattempo è un ritmo irregolare simile a quello della sincope, con l'unica differenza che
è formato dalle note sui tempi deboli, mentre è formato da pause sui tempi forti.

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Punti di valore e legature
I Punti di Valore
Il punto di valore è un segno usato per aumentare la durata di una singola nota e/o di una
pausa, esso vale la metà esatta della nota, e viene indicato con un puntino posto a destra
della nota. Quindi messo davanti alla nota ne farà aumentare la sua durata di metà tempo
della nota stessa, e un secondo punto a destra alla nota quindi varrà la metà del primo e così
in successione.

Le Legature.
Nella notazione musicale esistono 4 tipi di legature
- Legatura di valore si trova sempre tra due note della stessa altezza, e somma i valori delle
due note durante la legatura.
- Legatura di Glissato si inserisce tra due note di diversa altezza e le unisce, in questo caso
la prima nota avrà un accento, la seconda sarà sfumata.
- Legatura di frase viene usata per indicare il fraseggio e indica che le note appartenenti a
quella sequenza devono essere eseguite "legandole" il più possibile per sottolineare che si
tratta, appunto, di una frase musicale, quindi unisce più note e pause.
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Punti di valore e legature
- Legatura di suono unisce più note insieme, e nell’esecuzione le note non devono mai
essere separate.

Qui in basso vediamo alcuni esempi grafici di legature:

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Battute e tempi
Prima abbiamo accennato alle battute dicendo che fossero uno spazio del pentagramma
delimitato dalle stanghette divisorie e che si può chiamare misura o battuta. Tutto questo è
corretto ma c'è di più. Quindi ricapitoliamo le Battute sono delimitate dalle stanghette, e
raggruppano figure
di valore cioè le note e le pause che devono corrispondere in durata al tempo indicato
all’inizio del brano.
Dal punto di vista musicale le Battute sono insiemi di accenti forti e deboli, il primo accento di
ogni Battuta è forte e si chiama Accento Ritmico, mentre tutti gli altri deboli.
La battuta più naturale è quella di due tempi: il primo è forte il secondo debole.
Gli accenti che sono presenti nella battuta si chiamano Movimenti. La battuta musicale è
definita dal tempo ed è indicato dopo la chiave con due numeri sovrapposti che indicano la
durata della battuta e il modo in cui deve essere divisa. Solitamente il tempo in chiave
stabilisce la qualità di tutte le battute, salvo che a un certo punto del brano non ci sia un
cambio di tempo.

82
Battute e tempi
Le principali battute sono:
- in due movimenti composto dal primo movimento forte, e il secondo debole.
- in tre movimenti composto dal primo movimento forte gli altri due deboli.
- in quattro movimenti composto dal primo movimento forte, gli altri tre deboli, o in variante,
dal primo movimento forte, il secondo debole, il terzo medio, il quarto debole. La differenza
sta nella velocità di esecuzione.

Tempi semplici , composti , quinari


Ogni accento della battuta è diviso in piccole parti che si chiamano suddivisioni.
Esistono accenti principali e accenti secondari, detti anche Movimenti e Suddivisioni. Il
Tempo in chiave come abbiamo detto prima indica quanti Movimenti ci sono in una battuta e
quante suddivisioni ci sono in un movimento. Facciamo un esempio per fissare bene i
concetti:
La battuta da 2/4 sarà divisa in due movimenti e ogni movimento sarà diviso a sua volta in
due suddivisioni.

83
Battute e tempi
I Movimenti della battuta possono essere divisi in:
- in due suddivisioni e gli chiamiamo Movimenti Semplici
- in tre suddivisioni e gli chiamiamo Movimenti composti
- in cinque suddivisioni che chiamiamo Movimenti quinari.

Tempi doppi, reali, tagliati


La scrittura musicale è basata principalmente su tre scale di valori che adesso vediamo:
I Tempi Tagliati cioè ogni Movimento è suddiviso in semiminime.
I Tempi Reali cioè ogni Movimento è suddiviso in crome.
E i Tempi Doppi cioè ogni Movimento è suddiviso in semicrome.
Ognuno di questi tempi è diviso in due Movimenti semplici, e questa particolarità si nota solo
nella parte scritta, perché a livello musicale è uguale per tutti e tre.

84
Battute e tempi
In questa tabella vediamo riassunti i tempi e i movimenti:

85
Le Scale
La Scala è l’ordinata successione delle note di cui il numero varia a seconda della scala
presa in considerazione, e la si legge dal basso verso l’alto. La scala è anche una
successione graduale di un determinato numero di suoni, che dividono l'intervallo di ottava in
altrettante parti. Tra un grado e l’altro della scala ci possono essere due tipi di intervallo il
Tono e il Semitono.
Una scala può essere definita Diatonica o Cromatica e adesso vediamo in quali casi.
Si dice scala Diatonica quando comprende toni e semitoni, è chiamata invece Cromatica se
è formata solo da semitoni, (quindi tutti semitoni do do# re re# mi fa fa# sol sol# la la# si) ma
esistono anche altri tipi di scale. Ora andremo a vedere i gradi. I gradi ci dicono che ruolo ha
una nota all’interno di una scala e, quale sia la sua tonalità. Prima di iniziare con il vedere i
gradi facciamo un esempio per capire meglio, nella scala di Do maggiore il Do è il 1° grado,
il Re sarà il 2°, il Mi il 3°, Fa il 4°, Sol il 5°, La il 6°, il Si il 7° ecc.

86
Le Scale
Ora vediamo invece vediamo i gradi della scala:
1° grado = Tonica che è il grado fondamentale della scala perché determina la tonalità della
scala.
2° grado = Sopratonica che è un grado di passaggio e prende il nome dalla sua posizione
dopo il 1° grado.
3° grado = Mediante, Caratteristica o Modale, si chiama modale o caratteristica perché la
distanza dalla tonica stabilisce se la modalità è maggiore o minore, invece si dice mediante
perché si trova in mezzo al I e V grado.
4° grado = Sottodominante chiamata così per la sua posizione rispetto al 5° grado ed è un
grado instabile.
5° grado = Dominante fa muovere la melodia e dopo la tonica è il grado più importante.
6° grado = Sopradominante come la sopratonica è un grado di passaggio, è la nota che
apra alla scala minore.
7° grado = Sensibile anch'esso è un grado instabile, infatti dipende molto dalla tonica e si
dice Sensibile si trova a un semitono dalla Tonica superiore, di Settimo grado se si trova a un
tono dalla Tonica superiore.
87
Le Scale
Tonalità e Modo
Ora analizziamo la Tonalità e il Modo.
- La Tonalità è altezza della scala, e prende il nome della nota di partenza che è la Tonica.
- Il Modo invece è la diversa disposizione dei Toni e dei Semitoni rispetto alla Tonica.
Quindi possiamo affermare che una Tonalità di Do, Modo maggiore, sarà una scala di Do
maggiore.
I Modi della scala sono due Maggiore e Minore.
- Il Modo Maggiore ha una successione di 2 toni 1 semitono 3 toni e 1 semitono quindi: T - T
- s - T - T - T - s.
- Il Modo Minore ha successione di 1 tono 1 semitono 2 toni 1 semitono e 2 toni quindi: T - s
- T - T - s - T - T.

88
Le Scale
A volte in musica troviamo anche altre forme alterate della scala Minore e noi andiamo a
vederne solo alcune che sono:

- Armonica ha la settima alzata di un semitono sia quando sale sia quando scende
- Melodica ha la sesta e la settima innalzate solo quando sale, e quando scende tornano
alla minore naturale.
- Di Bach ha la sesta e la settima innalzata di un semitono sia quando sale sia quando
scende.
- Mista ha la settima rialzata di un semitono (come l'armonica) e naturale nella discesa.

*Ricordiamo che il modello del Modo Maggiore è la scala di Do, mentre quello del Modo
Minore è la scala di La.

89
Le Scale
Il Circolo delle quinte

Avrete già sicuramente sentito parlare del circolo delle quinte, senza magari sapere cosa
fosse, bene adesso vediamo che cos'è.
Il circolo delle quinte è una sorta di schema o grafico che ci permette di identificare con
facilità tutte le tonalità musicali esistenti e di capire esattamente quali alterazioni (diesis e
bemolli) ha in chiave ciascuna di esse. Per ottenere questo grafico dobbiamo partire dal DO
centrale della scala di Do Maggiore che è un punto di riferimento in quanto è lo stesso in tutti
gli strumenti musicali.

90
Le Scale
Il Circolo delle quinte

91
Le Scale
Il Circolo delle quinte

*Ricordiamo che le alterazioni


in chiave sono usate in ordine fisso
dove i diesis si succedono per
quinte
ascendenti partendo dal Fa,
i bemolle si succedono per quinte
discendenti partendo dal Si

Quindi per ordine i


diesis -> Fa – Do – Sol – Re – La – Mi – Si <- bemolle.

92
Le Scale
Scale relative o parallele
Si chiamano relative due scale che hanno le alterazioni in chiave uguali.
Ogni armatura in chiave è comune a due diverse scale: una di Modo Maggiore, una di Modo
Minore che si dicono Relative.
Ad esempio la scala di Sol Maggiore e quella di Mi Minore, hanno un diesis in chiave il Fa#
Sol Maggiore e Mi Minore sono quindi scale relative.
Ogni scala di Modo Maggiore ha una scala Minore relativa che ha come Tonica il VI grado.

Scale vicine
Due scale attaccate nel circolo delle quinte si dicono Scale vicine e la differenza tra le due
scale è una alterazione in più o in meno.
Esempio: Do maggiore e Sol maggiore sono Scale vicine, l’unica nota diversa è il Fa che in
Do maggiore non è alterato mentre in Sol maggiore troviamo il Fa#, le altre sei note invece
sono uguali.
Oppure ancora il Re maggiore e La maggiore sono Scale Vicine, l’unica nota diversa è il Sol
che in Re maggiore è inalterato, mentre in La maggiore è un Sol#.
93
Le Scale
Scale lontane

Due scale che hanno due o più alterazioni di differenza si chiamano Scale lontane.
Il grado di lontananza si stabilisce in base al numero di quinte che hanno di distanza.
Ad Esempio: Do maggiore e La maggiore distano tre quinte.

Intervalli
La definizione di Intervallo è “Distanza” fra 2 suoni ed è legata alla scala e al Modo della
scala e può essere intervallo: Maggiore, Minore,Giusto, Eccedente, Diminuito, Più che
eccedente, Più che diminuito.
L’intervallo è il rapporto che si trova tra un grado della scala con la Tonica.
Gli intervalli possono essere classificati in vari modi a seconda della loro caratteristica.

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Le Scale
Intervalli melodici
Si parla di intervallo melodico quando l'intervallo fa parte della melodia e le note si
presentano in successione. Questi si chiamano anche salti.
Intervalli armonici o bicordi
Quando invece le note suonano simultaneamente si chiama intervallo armonico o bicordo.

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Le Scale
Rivolti
Un intervallo può essere in forma Fondamentale o Rivoltata. L’intervallo Rivoltato si ottiene
innalzando di ottava la nota più grave o viceversa. La somma numerica dei due intervalli dà
sempre 9.
Ad Esempio:
L'intervallo di 2° rivoltato diventa di 7° (2+7=9)
oppure: Do – Fa >rivoltato> Fa – Do (4 + 5 = 9)
Quando l'intervallo di partenza è maggiore, nel rivolto produce un intervallo minore quando è
minore nel rivolto invece produce un intervallo maggiore.
Quindi:
Intervallo maggiore -> Rivolto -> Intervallo minore
Intervallo minore -> Rivolto -> Intervallo maggiore
Intervallo giusto -> Rivolto -> Intervallo giusto
Intervallo eccedente -> Rivolto -> Intervallo diminuito
Intervallo diminuito -> Rivolto -> Intervallo eccedente

96
Le Scale
Intervalli semplici e composti
Gli intervalli che si trovano nella stessa ottava sono detti semplici, quelli che si trovano in
ottave differenti si dicono composti. Eccezione fatta per l’intervallo di Nona che, pur
superando l’ottava, si definisce intervallo semplice.
L' intervallo composto prevede di essere semplificato sottraendo 7.
Ad esempio: (Intervallo di Decima 10-7=3, quindi l'intervallo semplice corrispondente sarà di
Terza).

Intervalli enarmonici (o omofoni)


Si dicono intervalli enarmonici quegli intervalli che hanno lo stesso suono ma nomi delle note
diversi.
Esempi di intervalli omofoni:
Do# = Reb, Sol# = Lab, Dob = Si, Re# = Mib, La# = Sib, Mi# = Fa, Fa# = Solb, Si# = Do,
Fab = Mi .

97
Elementi della forma musicale
La melodia di cui noi adesso ci occuperemo è formata da una sola linea melodica senza
accompagnamento, insomma una melodia da cantare. Così come nel parlato di tutti i giorni,
anche nella composizione musicale ci sono parole, frasi, periodi, punteggiatura, e tanto altro.
Iniziamo a vedere le parti della composizione musicale. La parte più piccola del discorso
musicale è chiamato Inciso o Motivo e corrisponde più o meno a una Battuta. Come la
parola anche l’inciso ha bisogno di un accento e questo si chiama accento ritmico. Esso si
trova sempre e solo sul primo Movimento di ogni battuta a meno che non si tratti di una
Battuta molto lunga e in un tempo lento. Ora vediamo l'inizio di un brano.
L’inizio di un brano quindi il primo inciso può essere di tre tipi:
Tetico è un accento ritmico sulla prima nota, cioè quando la frase musicale inizia sul primo
tempo forte della battuta.
Acefalo si ha quando la frase musicale inizia con una pausa sul tempo forte della battuta.
Anacrusico che è un accento ritmico sulla seconda, terza o quarta nota e si chiama anche
ritmo ‘in levare’.

98
Elementi della forma musicale
Adesso invece vediamo la chiusura del brano che può essere con questi ritmi:
Ritmo Tronco quando il brano finisce nel tempo forte della battuta.
Ritmo Piano quando il brano finisce nel tempo debole della battuta.

Gli incisi
Come abbiamo visto prima gli incisi sono la parte più piccola del discorso musicale e
corrisponde più o meno ad una Battuta. Quindi possiamo dire che:
Due o tre incisi formano una Semifrase (due o tre Battute)
Due o tre semifrasi formano una Frase (quattro o sei Battute)
Due o tre frasi formano un Periodo (otto o dodici Battute)
Due o tre periodi formano una Strofa (sedici o ventiquattro Battute).
Ricordiamo che le regole appena viste hanno solo un valore
indicativo. Infatti troviamo molte eccezioni, molti modi diversi di pensiero musicale.

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Struttura della melodia
La melodia è composta da una successione di accordi chiamata anche linea melodica. Gli
accordi come sappiamo sono gruppi di note (almeno 3) suonate contemporaneamente,
quando invece le note di una accordo sono suonate in successione si parla di arpeggio.
Quindi sfatiamo anche il mito che l'accordo debba contenere solo le note dell'accordo stesso,
perché esso può essere composto anche da altre note che non fanno parte dell'accordo
sotto forma di note ornamentali per abbellire la melodia. Ora vediamo come "armonizzare"
una melodia con varie componenti:
Le Note di passaggio sono note di breve durata collegano due note dell’accordo, e si
trovano su un tempo debole.
Le Note di volta si trovano su un tempo debole, sono come le note di passaggio ma
precedute e seguite da note della stessa altezza sia inferiori che superiori a distanza
solitamente di tono o semitono.
Le Note sfuggita che sono simili alle note di volta ma senza ritorno sulla nota dell’accordo.
L'Appoggiatura che è una nota estranea all'accordo, si trova sul tempo forte e si appoggia
all'accordo principale.
Le Note di cambio si trovano tra un ritardo o un'appoggiatura e la nota dell’accordo.
100
Struttura della melodia
Il Ritardo che si trova su un tempo forte e ritarda una nota dell’accordo.

L'Anticipazione che si trova su un tempo forte, anticipa una nota dell’accordo che le segue
e può avere un valore minore o uguale alla nota reale.

*L’uso delle note ornamentali dona alla melodia un profilo migliore e permette di
ottenere una libertà maggiore della melodia stessa.

101
Struttura della melodia
La Modulazione
La modulazione è il cambio di tonalità che si effettua introducendo note alterate sia verso
l'acuto che verso il grave. Un brano si modula quasi sempre a una delle tonalità vicine.
Parliamo di nuovo quindi nella modulazione di circolo delle quinte, perché i passaggi di
quinta sono passaggi standard per raggiungere le tonalità ove si vuole effettuare la
modulazione. Esiste anche un tipo di modulazione passeggera che consiste nel cambio di
tonalità (come nella modulazione) ma senza soffermarcisi.
La modulazione fatta nel modo corretto, crea varietà e conferisce al brano un interesse
maggiore poiché la ripetizione in una stessa scala a lungo andare ci darà un senso di
staticità, la modulazione invece serve ad introdurre varietà e interesse contemporaneamente
arricchendo la linea melodica o melodia.

102
Struttura della melodia
Modulazione melodica e modulazione armonica

Il cambio di tonalità è dato grazie alla modulazione come abbiamo visto poco fa e avviene,
introducendo delle note alterate. Queste possono essere Modulazioni Melodiche se
avvengono nella stessa linea melodica, o Modulazioni Armoniche se avvengono in una parte
secondaria. Questo vuol dire che si può sentire un cambio di tonalità anche quando la linea
melodica non contiene delle note alterate.

Cromatismo

Come abbiamo detto poco fa non tutte le note alterate provocano una modulazione infatti è
possibile trovare note alterate con la funzione di ornamento melodico come note di
passaggio, di volta, di appoggiature.
Quindi parliamo di cromatismo quando vi è l’inserimento di suoni estranei alla scala, senza
che ci siano però modulazioni.
103
Gli Abbellimenti
Gli Abbellimenti
Gli abbellimenti sono un gran numero di situazioni musicali. Visto il gran numero di
abbellimenti vedremo solo i cinque che tradizionalmente si usano nel Solfeggio.
Gli abbellimenti sono gruppi di note che, hanno svolto funzioni diverse; alcune volte si
troveranno in parti integrate di una melodia, in altri casi sono delle ornamentazioni aggiunte
al solo scopo di abbellire.

Mordente o doppio mordente


Il mordente è un'alternanza rapida di una nota reale con l’ausiliaria superiore o inferiore. E'
abbreviato con se indica un mordente superiore, oppure con se indica un mordente
inferiore. Le piccole alterazioni che si trovano accoppiate al segno del mordente indicano le
note alterate. Ritmicamente in mordente è utilizzato sul tempo forte, togliendo valore alla
nota reale. Un segno di abbreviazione più lungo è definito doppio mordente, si realizza
allungando l’alternanza delle note.
105
Gli Abbellimenti
Appoggiatura

L'appoggiatura (che abbiamo già visto prima) è una nota scritta in piccolo che precede una
nota reale. E’ formata con il valore scritto che viene sottratto al valore della nota reale
successiva. Un’appoggiatura da 1/4 su di una nota da 2/4, varrà 1/4.
L’appoggiatura può anche essere doppia quindi la nota reale avrà un valore accorciato del
valore delle due appoggiature.

Acciaccatura

L'Acciaccatura è una o gruppi di più note scritte in piccolo, generalmente con valore di
croma, con un taglio trasversale sul gambo. Si esegue con valori molto brevi in battere sul
tempo della nota reale. In altri casi invece si esegue ‘in levare’, lasciando inalterato il valore
della nota reale.

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Gli Abbellimenti
Gruppetto
Il gruppetto è un insieme di tre o quattro note che abbelliscono una nota o una successione
di note ed è formato dalle note ausiliarie inferiori o superiori. E’ abbreviato
con per indicare un gruppetto diretto, oppure con per indicare un gruppetto indiretto
o rovesciato. Può essere posto sopra la nota se è d'attacco o sotto se è di collegamento.

Trillo
E' l'abbellimento più brillante che ci sia e consiste nell'Alternanza rapida di due note che
distano tra loro di un tono o un semitono.
Può essere composto da diverse fasi
- La Preparazione che è una o più note che introducono il trillo vero e proprio.
- Trillo Diretto quando inizia e finisce con la stessa nota
- Risoluzione o conclusione che è una nota o più note che sostituiscono le ultime note del
trillo prima della nota reale successiva.
-Trillo libero è quando il trillo non ha regole precise
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Gli Abbellimenti
- Trillo Misurato quando le due note che si alternano seguono un ritmica ben ordinata e
precisa.
- Trillo indiretto quando inizia con una nota ausiliaria superiore e questa è rappresentata
come un'acciaccatura.

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Corso teorico di
canto
In questo corso abbiamo appreso:
✓ Cos'è il canto e la voce

✓ La teoria della respirazione.

✓ L'appoggio e l'accento

✓ Il timbro.

✓ I tipi di voce

✓ Il diaframma

✓ Cos'è il solfeggio e leggere gli spartiti

✓ La postura nel canto

✓ Il solfeggio

✓ Gli Spartiti

✓ Gli Abbellimenti

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