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Appunti del corso di geometria proiettiva della

professoressa Elisabetta Fortuna

Francesco Veneziano
0.1 L'approccio di Desargues
La geometria proiettiva nasce nel 1600 con Desargues dall'osservazione che
numerose proprietà in geometria presentano delle eccezioni che sembrano
avere una radice comune, e quindi dal tentativo di unicare molti casi par-
ticolari dei teoremi. L'approccio al problema consiste nell'aggiungere alle
rette un punto in più, il punto all'innito, che ne individua la direzione.
Data una retta euclidea, ssiamo un sistema di riferimento su di essa in
modo da associare ad ogni punto della retta un'ascissa reale x.
Per ogni x possiamo trovare innite coppie (x0 , x1 ), x0 6= 0 tali che x = xx01

Denizione 1 Si dice coppia omogenea, e si indica con [x0 , x1 ], una cop-


pia di numeri reali non entrambi nulli denita a meno di un coeciente
moltiplicativo non nullo.

Denizione 2 Deniamo retta proiettiva, e la indichiamo con P1 (R), l'in-


sieme delle coppie omogenee [x0 , x1 ].

Consideriamo ora la funzione ϕ così denita

ϕ : R → {coppie omogenee [x0 , x1 ] | x0 6= 0} ⊂ P1 (R)


x1
x= 7→ [x0 , x1 ]
x0
È facile vericare che ϕ è biettiva, e che P1 (R) \ Imϕ = {[0, 1]}
Quindi possiamo scrivere che P1 (R) = R ∪ {[0, 1]} e chiamiamo il punto
[0, 1] punto all'innito.

In modo analogo prendendo un sistema di riferimento sul piano possiamo


associare ad ogni punto una terna omogenea [x0 , x1 , x2 ], x0 6= 0 e denendo
il piano proiettivo P2 (R) come l'insieme delle terne omogenee, abbiamo che
P2 (R) = R2 ∪ {[0, x1 , x2 ]}

Denizione 3 Dati tre reali non tutti nulli a, b, c chiamiamo retta proiettiva
in P2 (R) l'insieme delle terne omogenee [x0 , x1 , x2 ] tali che ax0 +bx1 +cx2 =
0

Prendendo la retta euclidea l : ax + by + c = 0 possiamo scrivere l'e-


quazione adoperando la terna omogenea [x0 , x1 , x2 ], x0 6= 0 Oltre a queste
soluzioni, abbiamo anche quelle con x0 = 0, ax1 + bx2 = 0S; [x0 , x1 , x2 ] =
[0, b, −a] e quindi indicando con l la retta proiettiva, l = l {[0, b, −a]}
In base alla denizione che abbiamo dato di retta, vediamo che due rette
nel piano proiettivo si intersecano sempre in un punto. Infatti se le rette
non sono parallele, la loro intersezione è in R2 , altrimenti sono parallele ed
hanno lo stesso punto all'innito.

1
0.2 La visione moderna
La costruzione del piano proiettivo vista nora appare articiosa perchè pre-
senta un oggetto unitario come il piano proiettivo come l'unione dell'usuale
piano euclideo con alcuni punti speciali; un approccio più moderno ci per-
mette di evitare questo inconveniente.
Prendiamo Rn+1 \ {0} e stabiliamo la seguente relazione di equivalenza sui
suoi elementi: (x0 , x1 , . . . , xn ) ∼ (x00 , x01 , . . . , x0n ) se esiste una costante reale
non nulla λ tale che λx0 = x00 , . . . λxn = x0n .

Denizione 4 Deniamo lo spazio proiettivo Pn (R) come il quoziente Rn+1 \


{0}/ ∼

La funzione π : Rn+1 \ {0} → Pn (R) che porta ogni elemento di Rn+1 \ {0}
nella sua classe di equivalenza, chiamata proiezione sul quoziente, ci permette
di denire i sottospazi proiettivi.

Denizione 5 Se W è un sottospazio vettoriale di Rn+1 , deniamo proiet-


tivizzato di W , e lo indichiamo con P(W ), la proiezione sul quoziente π(W \
{0}). I sottospazi proiettivi di dimensione k di Pn (R) sono i proiettivizzati
dei sottospazi vettoriali di dimensione k + 1 di Rn+1 .

I punti P1 , . . . , Pk sono allineati se la matrice formata dalle coordinate omo-


genee dei punti (o equivalentemente dalle coordinate ani dei rappresentanti
delle classi di equivalenza rappresentate dai punti P1 , . . . , Pk ) ha rango 2.
La retta per due punti distinti in forma cartesiana si scrive formando una
matrice con le coordinate omogenee dei due punti e col vettore delle incog-
nite; poichè i tre punti siano allineati è necessario che il rango della matrice
sia due, e poichè i due punti sono distinti, le loro coordinate sono indipen-
denti. Basta quindi orlare un minore di ordine 2 con determinante diverso
da 0 (che esiste necessariamente) i tutti i modi possibili, e porre uguali a
0 tutti i determinanti dei minori così ottenuti. Se i punti appartengono a
Pn (R) la matrice così formata è una matrice 3 × n + 1 e il minore si può
orlare in n − 1 modi, che danno origine alle n − 1 equazioni cartesiane della
retta in Pn (R).
Esempio Dati i punti P1 : [1, −2, 3] e P2 : [2, −2, 3] in P2 (R) formiamo la
matrice  
1 −2 3
 2 −2 1 
x0 x1 x2
Il determinante di questa matrice è −2x2 + 6x1 − 2x0 + 6x0 + 4x2 − x1 ,
ponendolo uguale a 0 otteniamo 4x0 + 5x1 + 2x2 = 0 che è l'equazione della
retta P1 P2 .

2
Esempio Srivere l'equazione della retta passante per i punti P1 : [1, 0, 1, 0], P2 :
[0, 1, 0, 2] ∈ P3 (R):  
1 0 1 0
 0 1 0 2 
x0 x1 x2 x3
Nella matrice abbiamo evidenziato un minore
 con determinante
 diverso da
1 0 1
0, che può essere orlato in due modi:  0 1 0  con determinante
x0 x1 x2
 
1 0 0
x2 − x0 e  0 1 2  con determinante x3 − 2x1 . Mettendo a sistema
x0 x1 x3
le
½ due equazioni ottenute ponendo i determinanti uguali a 0 abbiamo la retta
−x0 + x2 = 0
−2x1 + x2 = 0
Volendo esprimere la retta in forma parametrica, è possibile scrivere P =
sP1 + tP2 con [s, t] ∈ P(R)
Quindi Parametrizzare una retta in P2 equivale a metterla in corrispondenza
biunivoca con P1 (R).

3
Denizione 6 Se V è un sottospazio vettoriale di uno spazio vettoriale U,
allora la codimensione di V rispetto a U è

CodimU V = dim U − dim V

Passando al quoziente le equazioni di un sottospazio vettoriale W otteni-


amo le equazioni del suo proiettivizzato; in particolare quindi un sottospazio
proiettivo P(W ) di dimensione k in Pn (R) sarà descritto da un numero di
equazioni pari alla sua codimensione.

Denizione 7 Siano P0 , · · · , Pk punti di Pn (R)


Si chiama sottospazio proiettivo generato da P0 , · · · , Pk , e si indica con L(P0 , · · · , Pk ),
il più piccolo sottospazio proiettivo di Pn (R).

Denizione 8 Siano P0 = [v0 ], · · · , Pk = [vk ] punti di Pn (R), con v0 , · · · , vk ∈


Rn+1 \ {0}
P0 , · · · , Pk sono linearmente indipendenti se v0 , · · · , vk sono vettori linear-
mente indipendenti in Rn+1 .

Osservazione 1 La denizione di punti linearmente indipendenti è ben pos-


ta, infatti se v0 , · · · , vk sono linearmente indipendenti, anche λ0 v0 , · · · , λk vk
lo sono (λi 6= 0).

Osservazione 2 In Pn (R) esistono al più n + 1 punti linearmente indipen-


denti.

Osservazione 3 Due punti proiettivi sono linearmente indipendenti se e


solo se sono distinti, tre punti proiettivi sono linearmente indipendenti se e
solo se non sono allineati.

Proposizione 1 L(P0 , · · · , Pk ) = P(Span(v0 , · · · , vk ))

Osservazione 4 Se P0 6= P1 , dim L(P0 , P1 ) = 1, e L(P0 , P1 ) sottospazio


generato dai due punti, si indica con hP0 P1 i (retta per i due punti).

4
Per ricavare le equazioni cartesiane del sottospazio generato da un in-
sieme di punti ragioniamo così: P ∈ L(P0 , · · · , Pk ) se e solo se la matrice
formata dai vettori v0 , · · · vk , v ha rango k + 1, dove v è il vettore delle co-
ordinate. Basta quindi orlare in tutti i modi possibili un minore di ordine
k + 1 per ottenere le equazioni del sottospazio.

Gli elementi di Pn (R) sono delle n + 1-uple che possiamo dividere in


base al primo termine, che può essere o meno 0, in punti al nito e punti
all'innito. In base a questa divisione possiamo scrivere che
[
Pn (R) = Rn Pn−1 (R)

In Pn (R) possiamo denire gli iperpiani coordinati Hi : {xi = 0} e tramite


questi possiamo introdurre le carte ani Ui = Pn (R) \ Hi che formano un
ricoprimento di Pn (R) e possono essere messe in bigezione con Rn tramite
J
Ui −→ i
Rn
[x0 , · · · xn ] 7→ ( xx0i , · · · , xxi−1
0
, xxi+1
0
, · · · , xxni )

Osservazione 5 Le Ji sono bigezioni.

5
Teorema 1 (di Desargues) Siano A, B, C e A0 , B 0 , C 0 due terne di punti
distinti non allineati, e tali che le rette hAA0 0 i, hCC 0 i si incontrano nel
T i,0 hBB T
punto TO. Allora i tre punti P1 = hABi hA B 0 i, P2 = hACi hA0 C 0 i, P3 =
hBCi hB 0 C 0 i sono allineati.

Dimostrazione Siano α, β, γ, α0 , β 0 , γ 0 , v dei rappresentanti in R3 dei


punti A, B, C, A0 , B 0 , C 0 , O.
La condizione che le tre rette congiungenti i vertici corrispondenti siano con-
correnti, si traduce così in equazioni:
v = λ1 α + µ1 α0 = λ2 β + µ2 β 0 = λ3 γ + µ3 γ 0 Consideriamo ora i tre vettori
rappresentanti di P1 , P2 , P3 : T
w1 = λ1 α − λ2 β = µ2 β 0 − µ1 α0 ←→ P1 = hABi T hA0 B 0 i
w2 = λ3 γ − λ1 α = µ1 α0 − µ3 γ 0 ←→ P2 = hACi ThA0 C 0 i
w3 = λ2 β − λ3 γ = µ3 γ 0 − µ2 β 0 ←→ P3 = hBCi hB 0 C 0 i
Poichè w1 + w2 + w3 = 0 i tre punti sono linearmente dipendenti, e quindi
allineati. ¤

Sia H un iperpiano di Pn (R) di equazione a0 x0 + · · · + an xn = 0, con gli


ai non tutti nulli, e supponiamo in particolare che a0 6= 0; Cerchiamo un
modo di costruire una bigezione di Pn (R) \ H in Rn in modo da assegnare
coordinate ani ai punti della carta UH .
JH
Pn (R) \ H −→ Rn
[x0 , · · · , xn ] 7→ ( Pn x1ai xi , · · · , Pn xnai xi )
i=0 i=0

Osservazione 6 JH è ben denita, ed è una bigezione.

Denizione 9 f : Pn (R) −→ Pn (R) è una proiettività di Pn (R) se esiste


un ϕ : Rn+1 −→ Rn+1 isomorsmo lineare tale che f ([v]) = [ϕ(v)] ∀v ∈
Rn+1 \ {0}, che equivale a dire f ◦ π = π ◦ ϕ.

Osservazione 7 Valgono le seguenti proprietà:


• Le proiettività sono iniettive;

• Le proiettività trasformano punti indipendenti in punti indipendenti, e


sottospazi proiettivi in sottospazi proiettivi della stessa dimensione;

• Le proiettività formano un gruppo con la composizione, detto gruppo


lineare proiettivo.

Se X sono le coordinate omogenee di un punto proiettivo P , e A è la matrice


associata all'isomorsmo ϕ, allora le coordinate omogenee Y di F (P ) sono
date da Y = AX
Il gruppo delle proiettività di Pn (R) è in corrispondenza biunivoca con GL(n+
1, R)/ ∼= P GL(n + 1, R)

6
0.3 Spazi proiettivi indotti
Denizione 10 Sia V un K -spazio vettoriale di dimensione n + 1. Si
chiama spazio proiettivo indotto da V, e si indiza con P(V ), il quoziente
V \ {0}/ ∼; si pone dim(P(V )) = n.

Denizione 11 Se J è un sottoinsieme di P(V ), si indica con L(J) il più


piccolo sottospazio proiettivo che contiene J .

Osservazione 8 Se S1 = P(W1 ), e S2 = P(W2 ), allora L(S1 , S2 ) = P(W1 +


W2 )

7
Capitolo 1

Curve algebriche

1.1 Risultati preliminari sui polinomi omogenei


Denizione 12 Un polinomio F ∈ K[x1 , · · · , xn ] è omogeneo se è somma
di monomi dello stesso grado.

In tutto il capitolo adopereremo lettere maiuscole per polinomi omogenei e


lettere minuscole per polinomi non omogenei.

Proposizione 2 Per i polinomi omogenei valgono le seguenti proprietà


• Un polinomio F (x1 , · · · , xn ) è omogeneo di grado d se e solo se

F (tx1 , · · · , txn ) = td F (x1 , · · · , xn )

• Ogni fattore di un polinomio omogeneo è omogeneo

• (Identità P
di Eulero) Se F (x1 , · · · , xn ) è un polinomio omogeneo di grado
d, allora ni=1 xi ∂x
∂F
i
= dF

Denizione 13 Dato F (x0 , · · · , xn ) omogeneo si chiama polinomio deomo-


geneizzato (rispetto x0 ) il polinomio

F dh (x1 , · · · , xn ) = F (1, x1 , · · · , xn ).

Dato f (x1 , · · · , xn ) polinomio di grado d, si chiama omogeneizzato di f il


polinomio omogeneo di grado d denito come
x1 xn
f h (x0 , · · · , xn ) = xd0 f ( , · · · , ).
x0 x0
Proposizione 3 Valgono le seguenti proprietà:
• deg f h = deg f

8
• deg F dh ≤ deg F

• deg F dh = deg F ⇐⇒ x0 6 |F

• (f h )dh = f

• (F dh )h = F ⇐⇒ x0 6 |F

Proposizione 4 Siano f e F polinomi tali che F dh = f e f h = F , allora


F è irriducibile se e solo se lo è f .

Proposizione 5 Sia F (x0 , x1 ) ∈ C[x0 , x1 ] omogeneo di grado d. Allora


esistono d coppie (a1 , b1 ), · · · , (ad , bd ) ∈ C2 , ciascuna diversa da (0, 0), tali
che
F (x0 , x1 ) = (a1 x1 − b1 x0 ) · · · · · (ad x1 − bd x0 )
e queste coppie sono uniche a meno dell'ordine e di moltiplicazioni per costan-
ti non nulle.

Denizione 14 f, g ∈ K[x, y] sono equivalenti se ∃λ ∈ K, λ 6= 0 tale che f =


λg . La stessa denizione vale anche per polinomi omogenei.

Denizione 15 • Si chiama curva algebrica piana ane di K 2 (K =


R o C) ogni classe di proporzionalità di polinomi di K[x, y] non costan-
ti.

• Se C = [f ], l'equazione f (x, y) = 0 è detta equazione della curva.

• L'insieme V (f ) = {(x, y) ∈ K 2 |f (x, y) = 0} è detto supporto della


curva.

• Si indica con grado di C il grado di f .

• C si dice irriducibile se lo è f .

• Se f = f1 · · · · · fn è la scomposizione di f in fattori irriducibili, gli


fi si dicono componenti irriducibili di C .

• Se fim kf fi si dice componente irriducibile di molteplicità m.

• Le curve senza componenti multiple si dicono ridotte.

Osservazione 9 Curve diverse possono avere lo stesso supporto, ad esempio


x2 + y 2 e x4 + y 4 .

Denizione 16 Si dice curva algebrica piana proiettiva in P2 (K) (K =


R o C) ogni classe di proporzionalità di polinomi omogenei non costanti in
K[x0 , x1 , x2 ]. Valgono tutte le denizioni date per le curve algebriche ani.

9
Teorema 2 (di Bézout) Siano C e D due curve algebriche piane proiettive
complesse di gradi n e m, senza componenti in comune. Allora C e D si
intersecano nm punti (contati con la molteplicità).

Corollario 1 Siano F, G polinomi omogenei irriducibili in C[x0 , x1 , x2 ]. Se


V (F ) = V (G) allora ∃λ 6= 0 con F = λG.

Denizione 17 Una conica è una curva proiettiva di grado 2.

Una conica può essere scritta come

a00 x20 + a11 x21 + a22 x22 + 2a01 x0 x1 + 2a02 x0 x2 + 2a12 x1 x2 = 0

Raccogliendo i coecienti della conica in una matrice simmetrica


 
a00 a01 a02
A =  a01 a11 a12 
a02 a12 a22

e interpretando X come il vettore colonna delle coordinate, la conica si può


riscrivere nella forma X T AX = 0, purchè det A 6= 0.

10
1.2 La polare
Sia C una conica non degenere, della forma X T AX = 0 con det A =
6 0

Denizione 18 Dato P ∈ P2 (C) la polare di P rispetto a C è la retta


pol(P ) : P T AX = 0.

Proposizione 6 (Reciprocità della polarità)


P ∈ pol(Q) ⇐⇒ Q ∈ pol(P )

Dimostrazione
P ∈ pol(Q) ⇔ QT AP = 0 ⇔ P T AT Q = 0 ⇔ P T AQ = 0 ⇔ Q ∈ pol(P ) ¤

Proposizione 7 L'applicazione pol : P2 (C) −→ (P2 (C))∗ che associa ad


ogni punto la sua polare è una bigezione.

Dimostrazione Dimostriamo l'iniettività supponendo che pol(P1 ) = pol(P2 ):


P1T AX = 0 ∼ P2T AX = 0 =⇒ ∃λ 6= 0 tale che P1T A = λP2T A =⇒

(P1T − λP2T )A = 0 =⇒ A(P1 − λP2 ) = 0 =⇒ P1 = λP2 =⇒


P1 e P2 sono lo stesso punto proiettivo.
Dimostriamo la surgettività considerando la retta r e due punti distinti M, N
su di essa: pol(M )T
e pol(N ) sono distinte per l'iniettività appena dimostrata.
Sia P = pol(M ) pol(N ), poichè P ∈ pol(M ) ⇒ M ∈ pol(P ) e P ∈
pol(N ) ⇒ N ∈ pol(P ), si ha che pol(P ) = M N = r. ¤

Proposizione 8 Un punto appartiene alla sua polare se e solo se il punto


appartiene alla conica, in tal caso la polare è la tangente alla conica per quel
punto.

Dimostrazione
P ∈ pol(P ) ⇔ P T AP = 0 ⇔ P ∈ C.
T
Se per assurdo pol(P ) C = {P, Q} distinti, Q ∈ pol(P ) ⇒ P ∈ pol(Q) e
Q ∈ C ⇒ Q ∈ pol(Q), quindi pol(Q) = P Q = pol(P ) contro l'ipotesi che P
e Q fossero distinti. ¤

Proposizione 9 Se P 6∈ C allora
• pol(P ) interseca C in due punti distinti Q1 e Q2

• Le rette P Q1 e P Q2 sono le tangenti a C uscenti da P

11
Dimostrazione Se per assurdo pol(P ) fosse tangente a C in Q
Q ∈ pol(P ) ⇒ P ∈ pol(Q) ⇒ pol(Q) = P Q = pol(P )

contro l'ipotesi che P non appartiene alla conica. L'altro punto e dimostrato
da Q1 ∈ pol(P ) ⇒ P ∈ pol(Q1 ) ⇒ P appartiene alla tangente a C in Q1 . ¤

Proposizione 10 pol(C) è una conica di (P2 (C))∗ detta conica duale e


associata alla matrice A−1 .

Dimostrazione Le coordinate di pol(P ) come punto del duale sono rapp-


resentate dal vettore AP , poichè P T AP = 0 abbiamo che P T AA−1 AP = 0,
(AP )T A−1 (AP ) = 0 e quindi AP appartiene alla conica associata ad A−1 .
¤

12
Sia C = [F (x0 , x1 , x2 )] una conica, e sia T : P2 (C) → P2 (C) una proiet-
tività. Se G(x0 , x1 , x2 ) = F (T (x0 , x1 , x2 )), allora indico la conica D = [G]
con C = T (D).
Denizione 19 Due curve C e D si dicono proiettivamente equivalenti se
esiste una proiettività T tale che C = T (D).
Nel caso delle coniche, se C : X T AX = 0 e T (X) = MX 0 , la conica C
tramite la proiettività T diventa (MX 0 )T A(MX 0 ) = 0, cioè X 0T (MT AM)X 0 =
0 e quindi la matrice associata alla nuova conica è la matrice MT AM.

Teorema 3 (di classicazione proiettiva delle coniche) Ogni conica di


P2 (K) è proiettivamente equivalente a una sola delle seguenti coniche: Se
K=C
• x20 + x21 + x22 = 0
• x20 + x21 = 0
• x20 = 0
Se K = R
• x20 + x21 + x22 = 0
• x20 + x21 − x22 = 0
• x20 + x21 = 0
• x20 − x21 = 0
• x20 = 0

Dimostrazione Supponiamo C non degenere, e sia P1 6∈ CT. Sia r1 = pol(P1 );


scelgo P2 ∈ r1 , P2 6∈ C , sia r2 = pol(P ). Sia P3 = r1 r2 , per reciproc-
ità P1 , P2 , P3 sono tali che la polare di uno di essi è la congiungente gli
altri due punti, e si dice che P1 , P2 , P3 formano un triangolo autopolare.
Scegliamo un riferimento in cui P1 : [1, 0, 0], P2 : [0, 1, 0], P3 : [0, 0, 1] e quindi
r1 : x0 = 0, r2 : x1 = 0, r3 : x2 = 0. In questo riferimento, se la conica
si scrive come X T AX = 0, abbiamo che pol(P1 ) ≡ r1 ⇒ {P1T AX = 0} ≡
{x0 = 0} ⇒ {(1, 0, 0)AX = 0} ≡ {x0 = 0} ⇒ {(a00 , a01 , a02 )X = 0} ≡
{x0 = 0} ⇒ {a00 x0 + a01 x1 + a02 x2 = 0} ≡ {x0 = 0} ⇒ a01 =  a02 = 0 6= a00 . 
a0 0 0
Ragionando in modo simile con P2 e P3 si arriva a scrivere A =  0 a1 0 
0 0 a2

e quindi se siamo su C con un ulteriore cambio di coordinate X0 = a0 x0 , X1 =
√ √
a1 x1 , X2 = a2 x2 abbiamo che C : X02 + X12 + X22 = 0. Se siamo su R
se a0 , a1 , a2 > 0 si esegue l stesso cambio di coordinate e si arriva alla stes-

sa forma canonica, se invece (WLOG) a2 < 0, si pone X0 = a0 x0 , X1 =
√ √
a1 x1 , X2 = −a2 x2 e si arriva a C : X02 + X12 − X22 = 0.

13
Osservazione 10 Per 5 punti a 4 a 4 non allineati passa una e una sola
conica.

Dimostrazione
 Presi P1 , P2 , P3 , P4 , P5 , la conica A passa per essi se e solo

 P1T AP1 = 0


 P2T AP2 = 0
se P3T AP3 = 0 Ma questo, visto come sistema nelle entrate della matrice



 P T AP4 = 0
 4T
P5 AP5 = 0
A, ha sei incognite e cinque equazioni, quindi ha una soluzione non nulla (a
meno di multipli) che corrisponde alla conica proiettiva cercata.

14
Esercizio Data la conica C rappresentata dalla matrice
 
2 1 1
A= 1 1 0 
1 0 −4

Determinare un riferimento nel quale la matrice associata alla conica è diag-


onale e classicare la conica su R.

Cerchiamo un triangolo autopolare come riferimento proiettivo. Per far


questo prendiamo un punto P1 6∈ C , ad esempio P1 : [0, 1, 0] e consideriamo la
sua polare pol(P1 ) : x0 +x1 = 0 (la seconda colonna della conica). Prendiamo
ora un punto P2 ∈ pol(P1 ), P2 6∈ C , ad esempio P2 : [0, 0, 1], e calcoliamo
l'equazione della sua polare polT (P2 ) : x0 − 4x2 = 0. Intersecando le due
polari troviamo P3 = pol(P1 ) pol(P2 ), che è il punto P3 : [4, −4, 1]. Nel
riferimento dei tre punti così ottenuti (che formano un triangolo autopolare)
la conica è in forma diagonale; per sapere come classicarla calcoliamo la
matrice del cambiamento di base M che dà le coordinate della base di arrivo
in termini della base di partenza, nel nostro caso la base di partenza è la
base canonica, e quindi M è composta dai tre punti del riferimento disposti
per colonna.  
0 0 4
M =  1 0 −4 
0 1 1
La matrice della conica C nella nuova base è data da
     
0 1 0 2 1 1 0 0 4 1 0 0
MT AM =  0 0 1   1 1 0   1 0 −4  =  0 −4 0 
4 −4 1 1 0 −4 0 1 1 0 0 20

Inne,
√ cambiando un'ultima volta coordinate poniamo X0 = x0 , X1 = 2x1 , X2 =
2 5x2 e quindi l'equazione della conica è data da C : X02 − X12 + X22 = 0.

Esercizio Classicare la conica C : 2x20 + 3x21 + 5x0 x1 − 4x0 x2 − 6x1 x2 = 0

La matrice associata alla conica è


 
2 5/2 −2
A =  5/2 3 −3 
−2 −3 0

e poichè il determinante di A è 0 la matrice la conica è degenere, inoltre dato


che il blocco 2 × 2 in altro a sinistra ha determinante diverso da 0 la matrice
ha rango 2 e questo la classica su C. Su R la conica può presentarsi in due
forme, o come unione di due rette, o come un singolo punto; per distinguere
di quale caso si tratti verichiamo che nei punti [1, 0, 0] e [0, 1, 1] l'equazione

15
assume sia segno positivo che segno negativo, e quindi deve essere l'unione
di due rette, perchè l'altra forma ha segno costante. Cerchiamo ora di de-
terminareT di quali rette C è l'unione, e per fare questo cerchiamo il punto
O = r1 r2 , che è il nucleo della matrice associata a C ; svolgendo i calcoli
otteniamo O : [6, −4, 1]. Se ora intersechiamo la conica con una retta r non
passante per O, i due punti che otterremo apparterranno T alle due componenti
di C , ad esempio prendendo r : x0 = 0 abbiamo che r C : x1 (x1 − 2x2 ) = 0
e quindi le due intersezioni sono A : [0, 0, 1], B : [0, 2, 1]. Ora scriviamo le
rette OA e OB , ed il loro prodotto ci dà l'equazione della conica, fattoriz-
zata nelle sue due componenti irriducibili C : (2x0 +3x1 )(−x0 −x1 +2x2 ) = 0.

Esercizio Vogliamo scrivere l'equazione della conica passante per i 5


punti in posizione generale P1 : [1, 1, 0], P2 : [1, −1, 0], P3 : [0, 0, 1], P4 :
[1, 2, 1], P5 : [0, 2, 1]
Per fare ciò consideriamo solo i primi 4 punti e scriviamo due coniche de-
generi del fascio per i primi 4 punti: P1 P2 : x2 = 0 P3 P4 : 2x0 − x1 = 0
C1 : x2 (2x0 − x1 ) = 0 e P1 P3 : x0 − x1 = 0 P2 P4 : x0 + x1 − 3x2 = 0
C2 : (x0 − x1 )(x0 + x1 − 3x2 ).
Ora possiamo scrivere il fascio di coniche come

Λ : λx2 (2x0 − x1 ) + µ(x0 − x1 )(x0 + x1 − 3x2 ) = 0

e possiamo imporre il passaggio per P5


−2λ + 2µ = 0 [λ, µ] = [1, 1] Sostituendo questi valori nel fascio otteniamo

C : x20 − x21 − x0 x2 + 2x1 x2 = 0

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1.3 Il risultante
Dato un polinomio in più variabili f (x, y, x) ∈ K[x, y, z], possiamo interpre-
tarlo come un polinomio in una variabile a coecienti nell'anello dei polinomi
nelle altre variabili f (x, y, z) ∈ (K[x, y])[z]. Nel resto della sezione indicher-
emo con D un campo, o un anello di polinomi. Siamo interessati a trovare
un metodo per scoprire se due polinomi in D[x] hanno o meno un fattore in
comune.

Teorema 4 Siano f, g ∈ D[x], deg(f ) = m, deg(g) = p. f e g hanno


un fattore non costante in comune ⇐⇒ esistono due polinomi non nulli
A(x), B(x) ∈ D[x] tali che Af + Bg = 0 e deg(A) < p, deg(B) < m

Dimostrazione ⇒) Supponiamo f = hf1 , g = hg1 , se h non è una costante


deg(f1 ) < m, deg(g1 ) < p, ma allora prendendo A = g1 e B = −f1 si di-
mostra l'implicazione.
⇐) Per ipotesi Af = −Bg , se f = f1m1 f2m2 · · · fsms con gli fi irriducibili,
dato che f |Bg , ma f 6 |B perchè il grado di B è minore di quello di f , si ha
che almeno un fattore irriducibile di f deve dividere g . ¤

Cerchiamo ora di costruire esplicitamente i polinomi A e B in funzione


dei coecienti dei polinomi f e g . f (x) = a0 + a1 x + · · · + an xx e g(x) = b0 +
b1 x+· · ·+bp xp . Siano A(x) = α0 +α1 x+· · ·+αp−1 xp−1 e B(x) = β0 +β1 x+
· · · + βm−1 xm−1 . Scrivendo per esteso i coecienti di A(x)f (x) + B(x)g(x)
e ponendoli tutti uguali a 0 otteniamo un sistema lineare di m + p equazioni
in m + p incognite, e chiamiamo matrice di Sylvester la matrice quadrata
m+p×m+p
 
a0 a1 · · · · · · · · · am 0 · · · 0
 
 0 a0 · · · · · · · · · · · · am . . . ... 
 
 .. . . . . . . . . . . . . . . 
 . . . . . . . . 0 
 
 0 ··· 0 a · · · · · · · · · · · · a 
 0 m 
 b0 · · · · · · bp−1 bp 0 · · · · · · 0 
S(f, g) =  
 .. 
 0 b0 · · · · · · · · · bp . . . . 
 
 .. . . . . .. .. .. .. .. .. 
 . . . . . . . . . 
 
 .. .. .. .. .. .. .. 
 . . . . . . . 0 
0 ··· ··· 0 b0 · · · · · · · · · bp
ottenuta trasponendo la matrice dei coecienti del sistema.

Denizione 20 Chiamiamo risultante di f e g R(f, g) = det S(f, g) il


determinante della matrice di Sylvester.

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Teorema 5 f e g hanno un fattore comune non costante in D[x] se e solo
se R(f, g) = 0.

Dimostrazione ⇒) Per il teorema precedente esistono A e B con Af +Bg =


0, quindi il sistema che ha per matrice dei coecienti la trasposta della ma-
trice di Sylvester ha una soluzione non nulla, quindi il determinante della
matrice di Sylvester (cioè il risultante) è 0.
⇐) Se il risultante è 0, il sistema ammette una soluzione non nulla data
da frazioni fra elementi di D[x]. Poichè il sistema è omogeneo le soluzioni
sono date a meno di multipli, e quindi moltiplicando per il minimo comune
multiplo dei denominatori trovo una soluzione in D[x], e quindi f e g hanno
un fattore in comune per il teorema precedente.¤

Chiamiamo discriminante la quantità ∆(f ) = R(f, f 0 ), il discriminante


è 0 se f ha radici multiple.

Se f, g ∈ K[x1 , · · · , xn ] possiamo specicare una variabile, diciamo xn , e


vedere f e g come elementi di K[x0 , · · · .xn−1 ][xn ]

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