Tra Cinquecento e Seicento si assiste in Europa a un rapido progresso delle scienze, in particolare
del metodo scientifico. La scienza si svincola dalla tradizione filosofica aristotelico-scolastica tra-
sformandosi nella scienza moderna, autonoma dalla filosofia e dalla teologia, la quale elabora pro-
cedure metodologiche specifiche → rivoluzione scientifica.
La scienza moderna si distingue da quella precedente per il suo carattere quantitativo (a differenza
dell’analisi qualitativa della precedente tradizione). Il nuovo metodo scientifico parte dal presuppo-
sto che l’essenza delle cose è inattingibile, o che comunque esula dalle finalità della scienza, la
quale deve invece indagare i rapporti tra le cose ed esprimerli attraverso una misurazione oggetti-
va e universalmente comunicabile: per questo la matematica diventa uno strumento indispensabi-
le per quantificare i fenomeni naturali come oggetti specifici della ricerca scientifica. Anziché in ter-
mini di «cause finali», tipici della tradizione aristotelica, la nuova scienza interpreta le connessioni
tra i fenomeni come «cause efficienti» e meccaniche. Il meccanicismo naturale è la conseguenza
della quantificazione della scienza: la connessione necessaria con cui in matematica le diverse
proposizioni geometriche o le diverse operazioni aritmetiche e algebriche discendono le une dalle
altre diventa in fisica la necessità con cui la causa è connessa all’effetto. Inoltre, la connessione
causa/effetto viene sottoposta anche a verifica empirica: la sperimentazione è il secondo mezzo
metodologico fondamentale: per raggiungere una precisione sempre maggiore sono necessarie
tecniche sempre più raffinate.