LUNGO LA VIA CASSIA ZEUGMA, LA CASA DELLE MUSE PAESTUM 2017 ARCHEO 387 MAGGIO
Mens. Anno XXXIII n. 387 maggio 2017 € 5,90 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, LO/MI.
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EDITORIALE Alabama. 1995.
Andreas M. Steiner
SOMMARIO
EDITORIALE in luce il piú vasto impianto
Schiavi termale della Bretagna a oggi
di tutto il mondo... 3 noto, annesso a una sontuosa
di Andreas M. Steiner residenza di campagna 20
Attualità
NOTIZIARIO 8
PAROLA D’ARCHEOLOGO
L’Istituto Archeologico Germanico
44
SCOPERTE di Roma potrà presto riprendere SCAVI
Da un villaggio dell’età del Bronzo possesso della sua storica sede in Nella Casa
la prova del piú antico vino mai via Sardegna 22 delle Muse 44
bevuto in Friuli 8 di Kutalmis Görkay
DA ATENE
ALL’OMBRA DEL VULCANO
Lo studio dei numerosi forni
La magnifica
ossessione 30 56
presenti in città getta luce sulla di Valentina Di Napoli
produzione del pane a Pompei 12
L’INTERVISTA
RESTITUZIONI Gabriel Zuchtriegel
Nepi festeggia il ritorno della Stupore infinito 34
testa che ritrae Augusto come di Gianluca Baronchelli
pontefice massimo, trafugata
negli anni Settanta 14 STORIA
Disegni
SCAVI di viaggio 56
34
Un recente intervento di di Francesca Ceci,
archeologia preventiva ha messo tavole di Federico Funari
Marcello Piperno, Claudio Saporetti, Giovanni Scichilone, Paolo Sommella, Romolo A. Staccioli,
Anno XXXIII, n. 387 - maggio 2017
Giovanni Verardi, Massimo Vidale
Registrazione al tribunale di Milano n. 255 del 07.04.1990
Direttore responsabile: Pietro Boroli Hanno collaborato a questo numero: Gianluca Baronchelli è fotografo e giornalista. Elisabetta
Borgna è professore di civiltà egee e protstoria mediterranea all’Università di Udine. Luciano
Direttore editoriale: Andreas M. Steiner Calenda è consigliere del CIFT, Centro Italiano Filatelia Tematica. Francesca Ceci è archeologa
a.m.steiner@mywaymedia.it presso la Direzione dei Musei Capitolini di Roma. Francesco Colotta è giornalista. Susi Corazza
è responsabile del Laboratorio di preistoria e protostoria dell’Università di Udine. Valentina Di
Realizzazione editoriale: Timeline Publishing S.r.l. Napoli è archeologa. Stefano Francocci è direttore del Museo Civico Archeologico di Nepi. Daniela
Piazza Sallustio, 24 – 00187 Roma Fuganti è giornalista. Giampiero Galasso è archeologo e giornalista. Laurent Gorgerat è curatore
della sezione di archeologia vicino-orientale presso l’Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig,
Basilea. Kutalmiş Görkay è professore di archeologia classica all’Università di Ankara e direttore
Redazione: Stefano Mammini dello Zeugma Archaoelogical Project. Paolo Leonini è giornalista e storico dell’arte. Alessandro
stefano.mammini@mywaymedia.it Mandolesi si occupa di comunicazione archeologica per conto della Soprintendenza Pompei. Flavia
Lorella Cecilia (ricerca iconografica) Marimpietri è archeologa e giornalista. Cynthia Mascione è responsabile del Laboratorio di disegno
lorella.cecilia@mywaymedia.it e documentazione archeologica del Dipartimento di scienze storiche e dei beni culturali dell’Università
di Siena. Alessandra Nardini è responsabile del Laboratorio di Informatica Applicata all’Archeologia
Impaginazione: Davide Tesei
(LIAAM) del Dipartimento di scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena. Daniela
Amministrazione: Roberto Sperti Rizzo è funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area
amministrazione@timelinepublishing.it metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. Orietta Rossini è curatore
responsabile del Museo dell’Ara Pacis, Roma. Flavio Russo è ingegnere, storico e scrittore, collabora
Comitato Scientifico Internazionale con l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Romolo A. Staccioli è stato professore di
Richard E. Adams, Maxwell L. Anderson, Bernard Andreae, John Boardman, Larissa Bonfante, etruscologia e antichità italiche presso «Sapienza» Università di Roma. Gabriel Zuchtriegel è direttore
Mounir Bouchenaki, Yves Coppens, Wim van Es, M’Hamed Fantar, Otto H. Frey, Louis Godart, del Parco Archeologico di Paestum.
Friedrich W. von Hase, Thomas R. Hester, Donald C. Johanson, Vassos Karageorghis,
Venceslas Kruta, Richard E. Leakey, Henry de Lumley, Javier Nieto, Patrice Pomey, Illustrazioni e immagini: Cortesia Ufficio Stampa: copertina e pp. 3, 66, 69, 70-71, 73-76,
Paul J. Riis, Conrad M. Stibbe 84-86, 88-104 – Cortesia degli autori: pp. 8-9, 14, 15 (sinistra), 18 (UNISI per Parchi val di
Cornia; realizzazione: G. Grassi, C. Mascione, arch. R. Spina, E. Vattimo), 19, 82 (alto), 83, 110-
Comitato Scientifico Italiano 111 – Cortesia Ufficio Stampa CNRS: Michael Hochmuth, Deutsches Archäologisches Institut,
Enrico Acquaro, Ermanno A. Arslan, Andrea Augenti, Sandro F. Bondí, Francesco Buranelli, Berlino: p. 10; Sébastien Lepetz, CNRS: pp. 10/11; Ludovic Orlando, Museo di Storia Naturale della
Carlo Casi, Francesca Ceci, Francesco D’Andria, Giuseppe M. Della Fina, Paolo Delogu, Danimarca, CNRS; p. 11 (centro); Patrice Gérard: p. 11 (alto) – Cortesia Soprintendenza Pompei:
Francesca Ghedini, Piero Alfredo Gianfrotta, Pier Giovanni Guzzo, Eugenio La Rocca, pp. 12-13 – Doc. red.: p. 15 (destra), 37, 49 (centro), 67, 79, 80/81 – Cortesia Musées royaux d’Art
Daniele Manacorda, Danilo Mazzoleni, Cristiana Morigi Govi, Lorenzo Nigro, Sergio Pernigotti, et d’Histoire, Bruxelles: p. 16 – Cortesia INRAP: Julien Boislève: p. 20 (alto); Emmanuelle Collado:
MOSTRE
Arabia felice? 66
di Laurent Gorgerat
84
SPECIALE
Spartaco. Una storia di schiavi e padroni 84
di Orietta Rossini
pp. 20 (centro), 21; Hervé Paitier: p. 20 (basso) – Cortesia Istituto Archeologico Germanico di Stampa: NIIAG Spa - Via Zanica, 92 - 24126 Bergamo
Roma: pp. 22-23 – Cortesia Polo Regionale di Trapani e Marsala per i Siti Culturali-Museo
Archeologico Regionale Lilibeo di Marsala: p. 24 – Cortesia Brady Kiesling: pp. 30-31 – Abbonamenti: Direct Channel srl - Via Pindaro, 17 - 20128 Milano
Gianluca Baronchelli: pp. 34/35, 38-40, 42-43 – Mondadori Portfolio: AKG Images: pp. 36/37, Per abbonarsi con un click: www.miabbono.com
41, 80, 106, 108-109; Leemage: pp. 81, 87 – Cortesia Zeugma Archaeological Project e Kutalmiş
Görkay: pp. 44/45, 46 (alto), 48, 49 (basso), 50-54 – Federico Funari: pp. 56-65 – Shutterstock:
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la cottura e il consumo di cibi e A destra: la tazza
bevande. È dunque stato con tracce di vino
particolarmente entusiasmante ancora in situ.
riscontrare la presenza di vino in Nella pagina
una tazza abbandonata, insieme a accanto, in
vari contenitori da mensa, ai basso: il cantiere
margini di un focolare databile tra di scavo
la fine dell’età del Bronzo Medio e dell’abitato di
l’inizio dell’età del Bronzo Recente, Canale Anfora.
ossia tra XIV e XIII secolo a.C.
Oltre a confermare la funzione del rapporti a lunga distanza tra regioni le testimonianze che riguardano la
focolare per la cucina, la scoperta mediterranee e nord-adriatiche. conoscenza delle procedure di
enfatizza la cornice verosimilmente Resta da indagare se tali contatti fermentazione per la produzione
festiva e cerimoniale delle attività possano aver favorito una prima del vino, che gli studiosi tentano
che avvenivano intorno ai focolari, selezione dei vitigni finalizzata ora di inquadrare e contestualizzare
forse in pratiche che prevedevano il all’ingentilimento delle uve con adeguati strumenti analitici.
ricevimento e l’intrattenimento di selvatiche locali che, come è Alla luce delle nuove scoperte
ospiti giunti da lontano. attestato nel sito di Sammardenchia appare dunque irrinunciabile
È infatti da ricordare che (Pozzuolo del Friuli), erano già proseguire l’indagine dell’abitato di
nell’opinione condivisa dagli presenti in regione fin dal Neolitico. Canale Anfora, anche per
studiosi il vino fu introdotto nel Inoltre, dal villaggio dell’età del approfondire e meglio
Mediterraneo centrale e in Italia Ferro che rappresenta l’immediato circostanziare, con opportuni
dalle genti provenienti dall’Egeo. precedente di Aquileia, in quanto riscontri analitici, le conoscenze
Se un tempo si riteneva che il vino individuato sotto ai livelli della acquisite. La vocazione di Aquileia
fosse arrivato insieme alla pratica colonia romana, provengono alcuni romana alla produzione,
del banchetto nella fase dei contatti vinaccioli, che, raccolti in contesti commercializzazione e consumo di
tra Greci ed Etruschi, oggi domestici della prima età del Ferro vino, tramandata dalle fonti
sappiamo che furono (VIII secolo a.C.), sembrano oggi antiche, potrebbe trovare le sue
verosimilmente i Micenei, durante acquistare nuovo significato. radici nel periodo protostorico a
l’età del Bronzo, a far conoscere la Di per sé, tale testimonianza non cominciare dal sito di Ca’ Baredi.
coltivazione della vite e dell’olivo risulterebbe particolarmente «Aquileia prima di Aquileia» è un
alle comunità italiane dell’Italia eclatante, poiché il consumo progetto condiviso tra la
meridionale, da dove le conoscenze dell’uva e la coltivazione della vite a Soprintendenza Archeologica del
si sarebbero diffuse verso il Nord. scopo alimentare sono in effetti Friuli-Venezia Giulia e il
Il nuovo dato aquileiese, che si indiziati da dati provenienti da vari Dipartimento di Studi Umanistici e
aggiunge a quello acquisito nel insediamenti della protostoria del Patrimonio Culturale
2015 nella terramara di Pilastri italiana, a partire da momenti non dell’Università di Udine, sotto la
(Bondeno, Ferrara) e a quello del evoluti dell’età del Bronzo. Tracce direzione scientifica di Elisabetta
sito fortificato dell’età del Bronzo della spremitura dell’uva ai fini di Borgna e il coordinamento del
Antico e Medio (1800-1500 a.C. ottenerne il succo sono inoltre Laboratorio di Preistoria e
circa) di Monkodonja/Moncodogno segnalate in contesti anche molto Protostoria dell’ateneo udinese
(Rovigno, Istria), potrebbe dunque antichi, per esempio nel Neolitico (Susi Corazza).
rappresentare un tassello della Grecia settentrionale; assai Elisabetta Borgna
importantissimo nel quadro dei piú sfuggenti e incerte sono invece e Susi Corazza
archeo 9
n otiz iario
SCOPERTE Asia Centrale
LA DOMESTICAZIONE RACCONTATA DAI GENI
10 a r c h e o
resa possibile, gettando cosí nuova prime prove sperimentali della
luce sull’intero fenomeno che ha teoria della cresta neurale, secondo
visto l’uomo assumere il la quale tutti gli animali domestici,
progressivo controllo di molte nonostante abbiano vissuto storie
specie in origine selvatiche. indipendenti, sono stati
Queste regioni includono spesso progressivamente accomunati
geni legati a una popolazione di dalle medesime caratteristiche
cellule embrionali chiamata «cresta fisiche e comportamentali.
neurale», che è all’origine di Mettendo a confronto la diversità
numerosi tessuti dell’organismo. genetica osservabile fra i cavalli
I dati forniti dai cavalli degli Sciti antichi con quella degli animali
hanno infatti fornito una delle moderni, è stato infine scoperto che, nel corso degli ultimi 2300
anni, si è registrato un sensibile
In alto: la testa di un cavallo sepolto in una tomba scavata ad Alaas Ebé, nel calo demografico, che ha
distretto di Churapchinskij (Iacuzia, Russia). determinato la notevole riduzione
Qui sotto: doma dei cavalli in Mongolia. della diversità genetica stessa.
La causa può essere individuata
nell’impiego di un numero sempre
piú ristretto di stalloni a scopo
riproduttivo, tanto che gli animali
odierni condividono, nella quasi
totalità dei casi, il medesimo
cromosoma Y, in ciò
differenziandosi dai loro antenati
scitici. Simili fenomeni si
accompagnano a un accumulo di
mutazioni genetiche che si è
prodotto in tempi relativamente
recenti – e che si osserva in tutte le
specie domesticate –,
contraddicendo le teorie finora
sostenute sul «prezzo» della
domesticazione, secondo le quali
esso ne avrebbe segnato soltanto
le fasi iniziali.
a r c h e o 11
ALL’OMBRA DEL VULCANO
Alessandro Mandolesi
STORIE DI PANE
PAGNOTTE «PERSONALIZZATE», MOTTI BENAUGURANTI, PIETRE DA MACINA
ACCURATAMENTE SELEZIONATE... LE INDAGINI SUI FORNI E SUI PANETTIERI DI
POMPEI DELINEANO IN MANIERA SEMPRE PIÚ PRECISA I CONTORNI DI
UN’ATTIVITÀ ASSAI DIFFUSA E CAPACE DI ASSICURARE LAUTI GUADAGNI
12 a r c h e o
stato restituito alla visita, assieme
alla viabilità circostante.
Con piú di 80 pagnotte per
infornata (quella piú comune era
conformata a spicchi, il moretum),
macine fissate nel cortile e
innumerevoli avventori nelle ore di
punta, questo era uno dei piú
grandi e attivi forni della città. HIC
HABITAT FELICITAS («Qui è di casa
la felicità») si legge ai margini di un
bassorilievo con fallo benaugurante
collocato proprio alla porta del
panificio! L’attività del forno si era
rivelata estremamente lucrativa per
la famiglia che abitava nella dimora
adiacente, riccamente decorata con
marmi pregiati. D’altra parte,
Popidio era un imprenditore
LA BOTTEGA DI POPIDIO
Ma torniamo ai Popidii. Proprio della masticazione. Durante la ambizioso: oltre a vendere le sue
accanto alla loro lussuosa casa è macinazione il grano veniva pagnotte in città, da qualche tempo
presente, sull’angolo con vicolo versato nel catillus e triturato dallo aveva preso a stampigliarle come
Storto, un ampio panificio sfregamento dei due blocchi. vere opere d’arte ed esportarle fin
parzialmente aperto appartenuto Alcune macine di questo panificio nella vicina Nocera. Peraltro un suo
probabilmente a N. Popidius recano addirittura inciso il marchio collega concittadino, Paquio
Priscus, che lo gestiva attraverso un di fabbrica Hos(tili?), a sancire la Proculo, a infornare e apporre il
suo liberto. All’interno sono qualità della macchina. In questo proprio sigillo su ogni pane, aveva
presenti un capiente forno a legna panificio manca il banco di vendita: fatto soldi a palate, tanto da essere
in opera cementizia, simile a uno è probabile che si vendesse nominato duoviro della città. E cosí
attuale, e una serie di macine in all’ingrosso o per mezzo di ancora oggi, il profumo del pane
pietra (quattro, piú una piccola) ambulanti a servizio del appena sfornato sembra avvolgere
dura e porosa, capace di non proprietario (libarii). i vicoli di questo quartiere.
contaminare la farina con Recentemente il panificio di Popidio Per notizie e aggiornamenti su
frammenti litici particolarmente Prisco, al termine degli interventi di Pompei, pagina Facebook
pericolosi per i molari al momento messa in sicurezza della Regio VII, è Pompeii-Soprintendenza.
a r c h e o 13
n otiz iario
RESTITUZIONI Lazio
BENTORNATO, AUGUSTO!
14 a r c h e o
SANTA SEVERA (ROMA)
Tutti al castello,
finalmente!
I RITRATTI DI AUGUSTO Il Castello di Santa Severa viene
riaperto al pubblico, questa volta
La devozione innanzitutto in forma permanente. Si tratta
La ritrattistica di Augusto è stata oggetto ciocche disposte a formare una sorta di della felice conclusione di una
di molti studi, che hanno cercato di trac- «tenaglia» sopra l’occhio destro, tre vicenda che si protraeva ormai
ciare un filo logico e quindi una se- ciocche centrali rivolte verso destra e da molti anni, nei quali la
quenza temporale delle numerose testi- una forbice sopra l’occhio sinistro. I line- fruizione del sito è stata solo
monianze scultoree a oggi note. I ritratti amenti del volto sono ossuti e il collo al- temporanea e parziale.
sono stati raggruppati tipologicamente lungato, a ricordare volutamente il padre La piena accessibilità del
secondo un metodo, non da tutti piena- adottivo, Cesare. Le repliche di questa ti- magnifico complesso – che
mente condiviso, che si basa principal- pologia sono molto differenziate tra loro e comprende il castello vero e
mente sull’analisi della forma e della di- continuarono a essere realizzate a di- proprio e il suo borgo e, lo
stribuzione delle ciocche che compon- stanza di tempo, in alcuni casi anche ricordiamo, sorse in età
gono la capigliatura, accompagnata dopo la morte di Augusto. altomedievale e venne poi
dall’osservazione dei lineamenti soma- La testa marmorea di Nepi raffigura il interessato da ristrutturazioni e
tici. Il ritratto di Nepi è inserito nel tipo princeps con il capo velato e doveva ori- ampliamenti fino al tardo
«Azio» o «Ottaviano», rinominato piú re- ginariamente far parte di una statua to- Rinascimento – è frutto
centemente «Alcudia», che raffigura il gata, come dimostrano la base d’innesto dell’intesa raggiunta da Regione
giovane Ottaviano nel periodo prece- con il foro per il chiodo d’incastro e il ta- Lazio, Comune di Santa
dente al conferimento da parte del Se- glio netto del velo all’altezza del collo. Marinella e Ministero dei Beni e
nato del titolo di «Augusto» (27 a.C.) e il Augusto divenne pontefice massimo nel delle Attività Culturali e del
cui prototipo risalirebbe al 40 a.C. circa. 12 a.C., ma già da alcuni anni prima aveva Turismo. È cosí possibile
La capigliatura mostra già i segni che sa- iniziato a diffondersi, come documentato accedere liberamente a tutta
ranno distintivi nella ritrattistica augu- in particolare dalla monetazione, un tipo l’area castellana e usufruire delle
stea, vale a dire la resa mossa, con le di ritratto celebrativo che lo raffigura visite guidate per riscoprirne la
come sacrificante. Fu lui stesso, con l’o- storia e l’archeologia alla luce
stentata devozione, a suggerire che nelle delle ultime straordinarie
statue erette in suo onore avrebbe gra- scoperte. Inoltre, è stata aperta
dito essere ritratto in tale atteggiamento. al pubblico la Rocca, al cui
L’abbigliamento, costituito dalla toga e interno è stato allestito il nuovo
dal velo che copre il capo, non deve, Museo del Castello di Santa
quindi, essere interpretato come un ri- Severa, che racconta le vicende
chiamo alla carica di Pontifex Maximus, dell’insediamento dal martirio di
ma ha piuttosto lo scopo di presentare santa Severa all’epoca moderna.
l’immagine di Augusto esaltandone la Dopo decenni di chiusura è stata
virtú morale, quella che i Romani chia- infine riaperta la Torre Saracena,
mavano pietas, ovvero la devozione, alla quale si accede per il ponte
in primo luogo, verso gli dèi. Questo che la collega alla Rocca.
tipo di raffigurazione ben si inseriva Info tel. 0766 570077
nel suo programma politico di restau-
razione religiosa e di discreta promo-
zione del culto della sua persona,
dato che lo stesso Genius Augusti sarà
raffigurato in abito togato, capite velato.
a r c h e o 15
n otiz iario
16 a r c h e o
A TUTTO CAMPO
I l potenziale straordinario
dell’archeologia è la possibilità
di recuperare frammenti di storia,
imprescindibile il ricorso alle
vedute ricostruttive.
Lo sviluppo della tecnologia
sperimentazione a supporto dei
progetti territoriali: uno fra tanti, il
progetto pluriennale di ricerca e
che possono essere ricomposti digitale ha marcato un passaggio valorizzazione legato ai Parchi della
e raccontati: non una macchina importante: la nascita della Virtual Val di Cornia, che ha portato
del tempo, ma solo un metodo Archaeology, con le potenzialità all’apertura di nuove aree di visita
di indagine rigoroso, per mezzo offerte nella simulazione (acropoli di Populonia, monastero
del quale elaborare simulazioni tridimensionale di contesti di S. Quirico) e all’allestimento del
di realtà virtualmente possibili. archeologici e nella gestione del Museo Archeologico del Territorio
La restituzione narrativa come relativo patrimonio informativo. di Populonia a Piombino.
parte integrante della ricerca è A Siena, dalla metà degli anni Le tecniche di modellazione 3D si
un’acquisizione formatasi negli Novanta del secolo scorso, l’utilizzo sono affermate come uno
anni Ottanta del Novecento. del calcolatore e delle strumento attraverso il quale
Nella sua genesi hanno avuto un strumentazioni digitali è stato elaborare, materializzare e
ruolo di primo piano due grandi adottato in molti settori della verificare le ipotesi: la restituzione è
figure dell’Università di Siena, ricerca archeologica, anche il risultato di un’analisi in cui
Andrea Carandini e Riccardo attraverso l’istituzione di laboratori intervengono numerose
Francovich, che hanno presto tecnici, pensati come ambiti di competenze – umanistiche,
compreso i limiti comunicativi
dell’archeologia tradizionale e
l’importanza etica del processo di
restituzione alla comunità del
patrimonio informativo. Il
linguaggio delle immagini è stato
individuato come strumento
narrativo di grande efficacia e, nei
progetti di edizione e
valorizzazione, è diventato
18 a r c h e o
Archeodromo di Poggibonsi (Siena).
Percorso interpretativo e ricostruttivo
della longhouse di IX sec.: le strutture
evidenziate dallo scavo,
l’elaborazione dei dati su base GIS, la
ricostruzione grafica e, infine, la
realizzazione dell’edificio in scala 1:1.
RINASCE IL VILLAGGIO
Nel 2014 è stato inaugurato il primo
lotto di un open air museum,
che prevede la ricostruzione
integrale, in scala 1:1, di un
villaggio del IX secolo, riconosciuto
durante le indagini nella Fortezza
Medicea di Poggibonsi
(www.archeodromopoggibonsi.it).
scientifiche e tecnologiche –, attraverso soluzioni grafiche e/o un Lo scavo si è posto, nella metà
coordinate dall’archeologo che apparato informativo correlato. degli anni Novanta del secolo
deve garantire la correttezza del Una solida impalcatura concettuale scorso, come modello di
processo. La modellazione prende apre a un’ampia gamma di sperimentazione delle potenzialità
progressivamente forma soluzioni comunicative: la finalità del calcolatore nella registrazione
dall’integrazione in computer del prodotto e le caratteristiche ed elaborazione del dato; il
grafica di tutti i rilievi disponibili e dell’utenza costituiscono un patrimonio informativo, prodotto e
delle informazioni derivate dalla discrimine nella scelta dei contenuti trattato negli anni con finalità
lettura integrale del contesto: che devono essere veicolati e dei diverse su vari tipi di piattaforme
studio dei reperti organici e requisiti tecnici del supporto digitali, è sottoposto ora a un
inorganici, dei modelli architettonici divulgativo. Il passaggio al prodotto processo inverso: dalla
e decorativi, ecc., in grado di divulgativo, indirizzato quindi a un smaterializzazione del dato alla
restituire sequenze cronologiche, pubblico non specialistico, sua materializzazione in edifici,
uso degli spazi, caratteri eterogeneo per formazione ed età, oggetti e attività quotidiane in
dell’ambiente e dell’economia. implica la semplificazione mirata un’esperienza tangibile, arricchita
dei contenuti della ricerca, con di gesti, suoni e odori, che nella
UNA CONTINUA l’eliminazione di dettagli tecnicistici sua semplicità e immediatezza
MEDIAZIONE DIALETTICA ridondanti, senza cedere a restituisce un percorso conoscitivo
Laddove i dati di scavo esauriscono banalizzazioni o ricostruzioni di grande complessità.
il proprio potenziale, si ricorre al gratuite. Il punto di forza è la scelta In questa direzione, archeologi e
confronto con altri contesti di linguaggi e moduli di ricostruttori si confrontano a Siena
archeologici e a fonti letterarie, comunicazione che favoriscano un nel seminario in programma il 10
storico-archivistiche, iconografiche, approccio diretto, attraente e maggio, per condividere un
in una continua mediazione stimolante: realtà virtuale e media percorso grazie al quale il
dialettica tra lettura filologica dei narrativi lineari costituiscono un reenactment (la ricostruzione
dati originari e indizi o suggestioni potenziale straordinario, a patto di storica) potrà entrare nelle
di matrice esterna; si ottiene cosí un contenere eccessi arbitrari di dinamiche della comunicazione
modello connotato da gradi diversi spettacolarizzazione. archeologica piú innovativa.
di affidabilità, che possono essere A Siena, l’integrazione fra (cynthia.mascione@unisi.it
espressi nel prodotto finale ricostruzione storica, archeologia alessandra.nardini@unisi.it)
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n otiz iario
SCAVI Francia
OPULENZA ROMANA IN BRETAGNA
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MODENA
Archeologia
e Street Art 3D
Le terre intorno erano coltivate, e In basso: un settore dell’impianto Dal 12 al 14 maggio, in cinque
su di esse sorge probabilmente termale annesso alla villa romana di diversi luoghi di Modena,
l’attuale borgo di Langrolay ». Langrolay-sur-Rance. Sono altrettanti street artist
Un grande pozzo alimentava le riconoscibili le suspensurae del internazionali – Kurt Wenner,
terme, molto ben conservate: si sistema di riscaldamento a ipocausto. Leon Keer, Julian Beever,
sviluppavano su 400 mq, e sono le Nella pagina accanto, in basso: veduta Eduardo Relero e Vito Mercurio –
piú vaste mai rinvenute in generale del complesso termale, che sfonderanno illusoriamente la
Bretagna. «Comprendono due con in suoi 400 mq, è il piú vasto a pavimentazione della città
piscine – spiega Simer –, fra cui una oggi rinvenuto in Bretagna. attraverso la tecnica artistica
dell’anamorfismo, per «svelare»
i siti piú significativi della città
romana di Mutina, celata nel
sottosuolo del centro storico.
L’evento si svolge nell’ambito
del programma di Mutina
Splendidissima, dedicato alle
celebrazioni dei 2200 anni dalla
sua fondazione. Esiste una città
romana sepolta sotto una coltre
di argilla, collocata fra due fiumi
che esondarono a piú riprese
nella tarda antichità, e che nel
2017 celebra i 2200 anni dalla
sua fondazione: è Modena,
l’antica Mutina definita da
Cicerone «splendidissima», della
quale, grazie all’archeologia, si
conoscono numerosi luoghi e
monumenti sepolti. Ed esiste
riscaldata, e molti vani alimentati Langrolay costituiscono oggi una un’arte sorprendente, definita
da un sistema a ipocausto, collezione senza precedenti, che street art 3D, che ha scelto la
attraverso i quali si disegna il permette di ricostruire l’evoluzione strada dell’anamorfismo per
percorso dell’intero complesso. Un di questa tecnica ornamentale «ingannare» chi guarda le opere
isolante composto da tegole sviluppatasi nel III secolo d.C. da una determinata posizione,
schiacciate e calce assicurava il «In Armorica – spiega Julien creando sprofondamenti
mantenimento del calore». Boislève, specialista in pittura illusionistici nel terreno.
I numerosi elementi di pittura murale romana – la moda dell’opus Info www.2200anniemilia.it
murale rinvenuti nel perimetro musivum, venuta dall’Italia, era
dello scavo permettono di penetrata in tutto il territorio
ricostruire il tipo di decorazione bretone fin dal I secolo d.C. Verso il
della villa e la sua architettura. I III secolo si sviluppa tuttavia
muri e i soffitti delle terme un’espressione originale, e gli
dovevano essere ornati in modo artigiani locali cominciano a
particolarmente vistoso, con mettere in valore le conchiglie
affreschi spesso completati da tipiche del loro litorale, facilmente
incrostazioni di conchiglie. disponibili, creando cosí uno stile
Se frammenti di questo tipo erano del quale, a oggi, non si conoscono
già stati trovati in piccole quantità altre attestazioni al di fuori delle
su una trentina di siti nell’ovest città armoricane».
della Francia, quelli recuperati a Daniela Fuganti
a r c h e o 21
PAROLA D’ARCHEOLOGO
Flavia Marimpietri
S i prospetta finalmente il
«ritorno a casa» per l’Istituto
Archeologico Germanico (DAI,
possiamo annunciare agli studiosi
che prossimamente potranno
consultare di nuovo le migliaia di
aule della biblioteca tutti i libri, la
fototeca e la collezione dell’Istituto
di corrispondenza archeologica».
Deutsches Archäologisches Institut) volumi della vostra biblioteca? Partiamo dalle origini della vicenda:
di Roma, riferimento indiscusso «Sí, abbiamo stipulato un nuovo come e dove nasce l’Istituto
per gli studi di antichità, rimasto contratto con la Chiesa evangelica Archeologico Germanico?
chiuso per diversi anni e poi in Germania – finora proprietaria «La storia dell’Istituto – che oggi,
costretto a piú di un trasloco, in del terreno su cui insiste l’edificio in con le sue 21 sedi, è presente in
attesa dei lavori di adeguamento via Sardegna – e disponiamo dei tutto il mondo – inizia nel 1829 a
della sua sede romana, e alcune finanziamenti per il restauro del Roma, quando venne fondato sul
novità permettono, adesso, di palazzo. Nel 2020 pensiamo di Campidoglio l’Instituto di
guardare con piú ottimismo al poter tornare a casa. Ora la Corrispondenza Archeologica.
futuro della prestigiosa istituzione. Repubblica Federale di Germania è A ispirarlo fu uno spirito europeo:
Ne abbiamo parlato con l’attuale proprietaria dell’edificio e del c’erano sezioni a Parigi, Londra,
direttore del DAI, Ortwin Dally. terreno: il momento è decisivo, Berlino, oltre che a Roma. L’idea fu
Professore, nelle sale della vostra poiché ci sono nuove prospettive di quella di una collaborazione
biblioteca si sono formate intere vita per l’Istituto. Al termine dei europea per pubblicare nuove
generazioni di archeologi: lavori riporteremo nelle vecchie informazioni e ricerche su
monumenti archeologici: i
corrispondenti inviavano disegni e
copie in gesso all’Istituto per una
descrizione scientifica e per la loro
pubblicazione. Il nostro modello è
stato una grande novità: si è trattato
del primo istituto di ricerca
archeologica nel mondo. A Roma,
all’epoca della sua fondazione, non
ne esisteva un altro. Per questo il
DAI è diventato un modello per
altre fondazioni piú tarde.
Sul Campidoglio è ancora visibile la
fronte dell’edificio del 1835-36 che
ospitava la prima sede dell’Istituto,
spostato poi nel 1887 in un secondo
edificio. Dopo la prima guerra
mondiale le istituzioni prussiane sul
Campidoglio dovettero chiudere le
loro attività: la biblioteca
dell’Istituto venne trasferita e
riaperta nel 1924 in via Sardegna,
22 a r c h e o
all’interno di una casa per la circa 1800 riviste. Nei quasi 190
comunità della Chiesa evangelica anni della sua esistenza il
in Germania. Dal 1959 al 1964, in Germanico ha creato importanti
via Sardegna venne costruito un archivi culturali di archeologia
nuovo palazzo per il DAI, grazie a italiana nel contesto europeo».
un accordo tra la Repubblica E poi, cosa è successo quando, nel
Federale Tedesca e la Chiesa 2006, il DAI di Roma è stato chiuso?
evangelica di Roma». «L’edificio in via Sardegna doveva
Da allora migliaia di studenti e essere restaurato e adeguato alle
archeologi – compresa la nuove normative sismiche
sottoscritta – hanno preparato le introdotte dopo i terremoti di Assisi
loro tesi di laurea e di dottorato e de L’Aquila. L’Istituto Archeologico
nelle aule della biblioteca del DAI, Germanico è stato chiuso dal 2006
che, con i suoi circa 250 mila al 2008, poi riaperto in via
volumi, costituisce uno dei piú Curtatone e quindi trasferito, nel
importanti archivi europei delle 2015, in via Valadier, dove è oggi e
culture mediterranee… dove rimarrà fino al 2020».
«Grazie al suo patrimonio librario, Come avete fatto a garantire
che conta anche edizioni del XVI e l’accesso ai volumi della biblioteca
XVII secolo, la nostra biblioteca è agli archeologi, in questi anni di
stata un punto di riferimento per «periplo»?
generazioni di archeologi in «Abbiamo un magazzino a
Europa. I libri dei piú illustri Settebagni nel quale un collega va
studiosi di archeologia sono nati due volte al giorno a prelevare i
nelle aule della nostra biblioteca, volumi. Possiamo presentare al
che è sempre stata un luogo di pubblico solo poco piú del 50 per
ricerca e di scambio cento dei nostri libri e parte della
internazionale. Possediamo forse fototeca. Per il resto bisogna
la piú grande collezione di ordinare il volume e attendere che
fotografie archeologiche esistenti arrivi il giorno successivo».
in un istituto straniero – piú o Che effetto le fa, oggi, l’idea di poter
meno 500 mila foto e negativi – e tornare a «casa»?
a r c h e o 23
n otiz iario
MUSEI Sicilia
I TESORI DEL BAGLIO
24 a r c h e o
22 Maggio 2017
ASTA
Libri e Manoscritti
Contatti:
libri.incisioni@ponteonline.com Tel. 02 8631474
IlPonteLibri
Palazzo Crivelli
Via Pontaccio 12, Milano Tel. 02 86314
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n otiz iario
Luciano Calenda
ARCHEOFILATELIA
UN EROE MODERNO
Il nome di Spartaco ha la capacità di evocare,
contemporaneamente, due concetti:
schiavitú e lotta per la libertà. La mostra in
corso al Museo dell’Ara Pacis, a Roma (a cui è 1 2
dedicato lo Speciale di questo numero; vedi
alle pp. 84-104) tratta proprio questo argomento e
prende le mosse dallo stesso Spartaco (1),
gladiatore nella scuola di Capua, che guidò la
rivolta degli schiavi tenendo in scacco l’esercito
5
romano dal 73 al 71 a.C., quando fu sconfitto dalle
preponderanti legioni romane di Marco Licinio
Crasso e venne ucciso nella zona del Vallo del
Diano, tra Campania e Basilicata; il suo corpo non 3 4
fu mai ritrovato e circa 6000 dei suoi uomini furono
crocifissi lungo la via Appia (2), da Roma a Capua. 8
Spartaco era nativo della Tracia (la Bulgaria lo ha
ricordato con un francobollo che ne raffigura la
statua nella cittadina di Sandanski, 3), ed è assurto 6 7
a simbolo della lotta contro tutte le forme di
schiavitú, antiche e moderne.
In assenza di materiale specifico, la nostra
rassegna filatelica si limita a citare la principale
forma di «schiavismo», già in atto verso il 1500, 9
come risulta dal francobollo di Liberia (4) – vale a
dire la tratta delle popolazioni africane verso le
11
Americhe –, le dichiarazioni di abolizione del
commercio e della detenzione degli schiavi e 10
alcune forme di sottomissioni «moderne»
12
purtroppo ancora oggi esistenti.
Ecco allora la tratta degli schiavi nei francobolli di
Capo Verde (5) e di Anguilla (6-7), l’impiego degli
schiavi in mansioni domestiche nel foglietto di
Santa Lucia (8) e nei campi di cotone americani (9).
Vi sono poi valori emessi per celebrare l’abolizione
della schiavitú in vari Paesi: Inghilterra, nel 1807
(10); Stati Uniti d’America, nel 1865 (con 15
l’approvazione del 13° emendamento della
14
Costituzione, 11); Curacao, nel 1863 (12). Tra le
forme attuali di schiavitú in senso lato, Cuba ha 13
emesso di recente (2015) alcuni francobolli per IL CIFT. Questa rubrica è curata dal CIFT
(Centro Italiano di Filatelia Tematica); per
denunciare la tratta delle donne (13), il traffico di ulteriori chiarimenti o informazioni, si
organi (14) e il lavoro minorile (15). può scrivere alla redazione di «Archeo» o
Tornando al punto di partenza, ricordiamo che al CIFT, anche per qualsiasi altro tema, ai
seguenti indirizzi:
Spartaco, nell’immaginario collettivo, ha le
sembianze di Kirk Douglas, l’attore che lo interpretò Segreteria c/o Al- Luciano Calenda,
in un famoso film di Stanley Kubrick del 1960 (16) e viero Batistini C.P. 17037 -
Via Tavanti, 8 Grottarossa
all’epoca tutti parteggiavano per lui; oggi, forse, 50134 Firenze 00189 Roma.
siamo anche noi alla ricerca di un novello Spartaco info@cift.it, lcalenda@yahoo.it;
16
per combattere le ingiustizie dei nostri tempi... oppure www.cift.it
26 a r c h e o
26 27 28
MAGGIO
OCRICULUM AD 168
Tre giorni per rivivere i fasti di Roma,
tre giorni per tornare al tempo
dell’imperatore Marco Aurelio, tre
giorni di un evento di rievocazione
storica all’interno della splendida
cornice del Parco Archeologico di
Ocriculum - in Umbria, a Otricoli (TR),
4km dall’uscita A1 Magliano Sabina.
www.ocriculumad168.it
photo credits: AlexPro
in collaborazione con:
con il patrocinio di:
CALENDARIO
POMPEI
Picasso e Napoli: Parade
In mostra i bozzetti per i costumi del balletto disegnati
dall’artista, maschere africane e reperti archeologici
Antiquarium degli Scavi
fino al 10.07.17
28 a r c h e o
Sarà gradito l’invio di informazioni da parte dei direttori di scavi, musei e altre iniziative, ai fini della completezza di questo notiziario.
VICENZA Grecia
Le ambre della principessa
Storie e archeologia dall’antica terra di Puglia ATENE
Gallerie d’Italia, Palazzo Leoni Montanari Odissee
fino al 07.01.18 Museo Archeologico Nazionale
fino al 30.09.17
Francia
Svizzera
PARIGI
Che c’è di nuovo BASILEA
nel Medioevo? Arabia felix?
Tutto quello che Mito e realtà nel regno
l’archeologia ci rivela della regina di Saba
Cité des sciences et de l’industrie Antikenmuseum
fino al 06.08.17 fino al 02.07.17
a r c h e o 29
CORRISPONDENZA DA ATENE
Valentina Di Napoli
LA MAGNIFICA
OSSESSIONE
ANDARE ALLA SCOPERTA DEGLI
ANTICHI INSEDIAMENTI GRECI
FACENDOSI «GUIDARE» DA
PAUSANIA: UN’ESPERIENZA DAL
FASCINO INDISCUSSO, CHE È
DIVENUTA REALTÀ GRAZIE A
BRADY KIESLING, UN EX
DIPLOMATICO STATUNITENSE CHE HA COSÍ In alto: una schermata di ToposText,
RISPOLVERATO LA SUA FORMAZIONE DI STORICO app che offre un database di fonti sui
siti archeologici greci e non solo.
In basso: Brady Kiesling.
30 a r c h e o
2016). Cosí, e grazie anche alla In questa pagina: altri esempi delle ToposText è attualmente
collaborazione della società greca modalità di visualizzazione delle disponibile in inglese, ma è in corso
Pavla AE, Kiesling era riuscito a informazioni offerte dalla app la traduzione in greco. La versione
connettere Pausania e pochi altri ToposText, il cui archivio viene web (www.topostext.org) dà
autori antichi a vari siti greci, costantemente arricchito. accesso anche ad alcuni link
abbozzando il nucleo dell’app. interessanti, mentre quella per
Poi, grazie a un finanziamento, a dispositivi mobili è utilizzabile
farsi carico del progetto è stata la anche senza connessione internet.
Fondazione Aikaterini Laskaridis, E ci saranno gli aggiornamenti,
per conto della quale ora un naturalmente. Prima di lasciarci,
programmatore, guidato da domando a Kiesling in quale
Kiesling, perfeziona continuamente direzione pensa di sviluppare
l’app. Sono stati cosí aggiunti ToposText. «Questa app è diventata
riferimenti a personaggi mitologici, per me una compagnia continua. Ci
il numero dei testi antichi è in penso in continuazione e mi rendo
costante aumento, vengono inseriti conto che c’è ancora molto che si
anche i resoconti di viaggiatori di può fare: per esempio, inserire
epoca moderna e, da poco (al documenti di epoca bizantina – liste
momento in cui scriviamo), è uscita di vescovi, tanto per dirne una, ne
la versione 2.0, piú funzionale, della ho appena aggiunto una prima
app (per Apple; la versione per bozza. È un’ossessione che non mi
Android sarà presto disponibile). lascerà facilmente».
a r c h e o 31
A
M
RE
RO
VE LA NUOVA MONOGRAFIA DI ARCHEO
A
IC
VI
NT
’A
LL
ROMA
NE
LA VITA QUOTIDIANA
• DOMUS E CASE POPOLARI • IL TEATRO
• GLI SPETTACOLI GLADIATORI • LA NETTEZZA URBANA
• L’EMERGENZA DEL FUOCO • PROSTITUZIONE E GIOCO D’AZZARDO
• UN GIORNO ALLE TERME • MANGIARE E BERE IN TABERNA...
Sulle due pagine: Il Tepidarium, olio su tavola di Lawrence Alma Tadema.
1881. Liverpool, Lady Lever Art Gallery.
In basso, nel riquadro: tavola a colori nella quale si immagina la
D ella Roma imperiale possiamo
ancora oggi ammirare
monumenti che, in molti casi
processione dei suovetaurilia, in occasione della quale i Romani – basti pensare al Colosseo –, si
sacrificavano agli dèi un maiale, un montone e un toro. sono conservati in condizioni
straordinariamente vicine a quelle
originali. Piú difficile può essere, a
volte, immaginare quegli spazi al
tempo in cui furono creati, quando
ad animarli erano gli abitanti di
una città nella quale, secondo
stime attendibili, viveva piú di un
milione di persone.
Come sempre corredata da un
ricco apparato di foto, disegni e
ricostruzioni, la nuova Monografia
di «Archeo» nasce allora proprio
per «ridare vita» a quegli uomini e
a quelle donne, ricostruendone
l’esistenza quotidiana, fatta di
condivisione degli spazi domestici
e, soprattutto, di quelli pubblici.
Perché, come scoprirete leggendo,
i cittadini romani erano,
innanzitutto, «gente di strada»...
IN EDICOLA
GLI ARGOMENTI
• LE CASE E I PALAZZI
Insula dell’Ara Coeli
Area archeologica
del Vicus Caprarius
Case di Augusto e di Livia
Case romane del Celio
Domus di Palazzo Valentini
• I SERVIZI
Illuminazione e riscaldamento
Gli acquedotti
L’arredamento
I luoghi del ristoro
Bagni e latrine
Nettezza urbana
• UN GIORNO IN CITTÀ
I cortei trionfali
Le terme
Gli spettacoli e i loro protagonisti:
aurighi, gladiatori e attori
Le festività religiose
Scommesse e gioco d’azzardo
La prevenzione degli incendi
a r c h e o 33
L’INTERVISTA • GABRIEL ZUCHTRIEGEL
STUPORE
INFINITO
I TEMPLI DI PAESTUM
CONSERVANO INTATTO
IL FASCINO CHE GIÀ
NEL SETTECENTO
SEPPE STREGARE
VIAGGIATORI SCESI DA
OGNI PARTE D’EUROPA.
UN POTERE
AMMALIATORE CHE HA
FRA LE SUE ULTIME
«VITTIME» IL NUOVO
DIRETTORE DEL PARCO
ARCHEOLOGICO,
GABRIEL ZUCHTRIEGEL.
LO ABBIAMO
INCONTRATO...
intervista a Gabriel Zuchtriegel,
a cura di Gianluca Baronchelli
34 a r c h e o
Paestum. La
facciata orientale
del tempio di
Atena. 500 a.C.
circa. Si tratta
dell’unico luogo
di culto della
città di cui si
conosca con
certezza la
divinità titolare.
◆ Professor Zuchtriegel, una delle sue prime tutela accurato e programmato. Per me è stato
sfide è stata quella di riaprire i templi alla chiaro sin dal primo giorno, quando sono entra-
fruizione dall’interno dopo vent’anni, tra- to nei templi, che stavo vivendo la medesima
sformando il principio del «guardare e non esperienza già vissuta, descritta, memorizzata
toccare» in un’esperienza emozionale. Per- da grandi e importanti visitatori del passato:
ché? Con quali rischi e difficoltà? penso a Goethe, a Piranesi… sono entrati, hanno
«Quando abbiamo deciso di riaprire i templi, lo potuto vivere le architetture dall’interno. Goethe
abbiamo fatto con un progetto di sicurezza e descrive questa esperienza come un momento
a r c h e o 35
L’INTERVISTA • GABRIEL ZUCHTRIEGEL
che lo aiuta a comprendere profondamente l’architet- un altro esempio, legato alla Tomba del Tuffatore: stiamo
tura dorica classica. Solo entrando, dice, ci si rende lavorando a una mostra programmata per il 2018, per
conto della grandezza e della maestà di questi templi. celebrare il cinquantesimo anniversario del ritrovamento.
Nel caso di Piranesi, la testimonianza è rappresentata Vogliamo sí spiegare il contesto antico – quindi i riti
ovviamente dai disegni. Sono, in parte, vedute dall’e- funerari, l’assetto sociale, culturale di Paestum negli
sterno, ma ci sono anche molte vedute dall’interno. anni compresi tra la fine del VI e gli inizi del V secolo
Non è casuale, perché è mosso dalla stessa ricerca di a.C., le credenze orfico-pitagoriche, il dionisismo –, ma
Goethe: lo spazio vissuto, immaginare un mondo in- vogliamo anche affrontare la cosiddetta “fortuna”, che
torno a questi templi, perché entrando si ha anche nella storia della ricerca è stata sempre considerata se-
un’altra percezione del paesaggio circostante». condaria. Comunemente, ci sono prima l’opera e il suo
contesto antico, e poi c’è la fortuna, un fenomeno che
◆ È dunque un’idea che parte da lontano… viene innanzitutto sconsigliato come tema agli studen-
«Sí, l’idea del mondo che non è mai veramente quello ti: chi voglia fare una tesi “sulla fortuna di” (la Tomba
antico: come dice anche Heidegger, possiamo andare a del Tuffatore, la pittura di Pompei…) difficilmente farà
Paestum, possiamo recarci in questi luoghi, ma poi lí non carriera. Perché quel tema viene percepito come mar-
è che ritroviamo il mondo antico. Eppure l’opera, il ginale, secondario. E invece non è cosí».
monumento, conserva qualcosa di quel mondo che so-
pravvive, che possiamo sperimentare, vivere, percepire. È Il tempio di
proprio questa l’idea che ci ha guidato fin qui, attraverso Poseidone a
il percorso intrapreso: creare, riscoprire, comunicare il Paestum, olio su
mondo che ruota intorno ai monumenti e agli oggetti. tela di Jules
La cosa piú sbagliata sarebbe appiattire, banalizzare que- Coignet. 1844.
sto concetto, limitandolo a una realtà virtuale che ripro- Monaco, Neue
pone la città di Paestum com’era nell’antichità. Faccio Pinakothek.
36 a r c h e o
◆ La percezione e la ricezione dell’antico con-
dizionano in maniera determinante il nostro
sguardo verso il passato…
«Sí, e la mostra affronterà anche questo aspetto. La Tom-
ba del Tuffatore ha avuto un grosso impatto su scrittori,
poeti, scultori, pittori contemporanei.Alcuni sono anco-
ra vivi, e ho avuto il piacere di incontrarli… come Clau-
de Lanzmann che ha scritto nel 2012 La Tombe du divin
plongeur. C’è poi Eugenio Montale, che ha scritto una
poesia sul Tuffatore, artisti figurativi che si sono fatti
ispirare... Tutto ciò fa parte del mondo di cui parlavo
prima, fa parte del mondo del tuffatore, per cosí dire».
a r c h e o 37
L’INTERVISTA • GABRIEL ZUCHTRIEGEL
Veduta panoramica del quadrante sud-orientale dell’area archeologica. A sinistra, il Tempio di Nettuno (ma l’attribuzione
è tuttora dibattuta), realizzato intorno alla metà del V sec. a.C.; a destra, la cosiddetta «Basilica», edificio di cui è stata
invece accertata la natura di tempio, verosimilmente dedicato a Hera e la cui costruzione ebbe inizio intorno al 560 a.C.
biamo cercare di aprire l’archeologia, far vedere quel «Le mostre temporanee sono sicuramente importanti,
che accade dietro le quinte, non presentare pseudo- come anche percorsi museali che non siano fissi e im-
verità, che poi sono piú che altro noiose perché non è mutabili. Questa è una tendenza internazionale: proget-
quello che interessa al pubblico. Dobbiamo essere piú tare musei sempre piú flessibili, nei quali si possano
coraggiosi, e mostrare tutto l’iter che seguiamo, non anche cambiare parti dell’allestimento. Non è piú
fingere di avere sempre e subito la risposta a ogni do- possibile immaginare un progetto che rimanga immu-
manda, perché il lavoro dell’archeologo non è questo! tato per decine di anni, perché, nel frattempo, cambiano
Lo vediamo proprio sui social, dove si creano discussio- i modi della comunicazione. Noi adesso effettueremo
ni e dibattiti…: il pubblico non va mai sottovalutato. E, un intervento che si avvale di fondi europei, ma non lo
anche qui, è una questione di scelte, e di sfide: anziché impostiamo come se fosse per sempre, bensí come un
una domus, noi avremmo potuto scavare altrove, nei qualcosa in continua evoluzione. E l’estate scorsa ab-
santuari, dove ci sono ancora molte domande aperte, e biamo anche organizzato visite ai depositi, con risulta-
avremmo potuto godere di una visibilità maggiore. Mi ti straordinari: piú di duemila persone hanno aderito
congratulo con i colleghi di Agrigento che stanno sca- all’iniziativa, in piccoli gruppi, non piú di venticinque
vando il teatro greco – si tratta di una bellissima sco- persone alla volta, da aprile ad agosto. Non lo abbiamo
perta –, ma è molto piú facile comunicare uno scavo fatto perché ci manca lo spazio o non c’era la possibi-
simile in un contesto in cui si è abituati a guardare lità di organizzare mostre per esporre questi pezzi, ma
l’archeologia come un susseguirsi di scoperte, di mo- perché è affascinante proprio entrare nei depositi, ve-
numenti importanti, di tesori, di cose grandi e impres- dere il dietro le quinte del museo, e vedere come lavo-
sionanti. Noi possiamo cambiare l’immagine che il rano i restauratori».
pubblico ha dell’archeologia, e sta funzionando. Farem-
mo un errore, credo, se continuassimo a evidenziare ◆ Qual è il numero dei visitatori annui, in che
sempre le stesse cose: la tomba, il santuario, il teatro…». modo sono ripartiti durante i vari periodi, è
possibile destagionalizzare la presenza e, so-
◆ Lei ha parlato spesso di un immenso patri- prattutto, incrementare le presenze senza ri-
monio custodito nei depositi, spesso di gran- schi per il patrimonio? Quale risultato si po-
de qualità e interesse. E ciò vale non solo per trebbe ottenere sul medio periodo?
Paestum, ma per molti musei d’Italia: quale «Nel 2015 abbiamo superato i 300 000 visitatori. Nel
potrebbe essere una via per la valorizzazione 2016 l’incremento medio è stato del 27%, e abbiamo
di questi tesori nascosti? avuto piú di 380mila visitatori. Vorremmo proseguire
Un particolare
dell’architettura
del Tempio di
Nettuno. Metà del
V sec. a.C.
Nella pagina
accanto:
Paestum: Tempio
di Nettuno,
veduta
dell’interno da
ovest
(particolare),
disegno a
gessetto nero,
matita, lavaggio
marrone e grigio,
penna e
inchiostro di
Giovanni Battista
Piranesi. 1777.
Londra, Sir John
Soane’s Museum.
40 a r c h e o
cosí. La destagionalizzazione è importante, in questa
ottica: a dicembre per esempio, contestualmente a «Lu-
ci d’artista» che si tiene a Salerno, abbiamo presentato
un progetto di video mapping sul Tempio di Nettuno,
dove Alessandra Franco ha interpretato il mito antico e
moderno sullo sviluppo della cultura e della civilizza-
zione intorno alla figura di Hera e del tempio. Arte
contemporanea e archeologia possono e devono con-
vivere, una può essere volano per l’altra».
a r c h e o 41
In basso: la lastra che dà nome alla tomba, raffigurante un giovane che si tuffa nell’oceano,
immagine metaforica del passaggio dalla vita alla morte.
42 a r c h e o
Sulle due pagine: la sala del Museo di Paestum nella quale sono esposte le pareti della Tomba del Tuffatore,
decorate con scene di un simposio (banchetto). 480-470 a.C.
fruitori sono i residenti, che possono cosí fare del Par- rato profumo d’erba, di pietra, di storia. Lo fa
co il loro giardino, venire ogni giorno, volendo… mai, direttore, di fuggire dall’ufficio per rifu-
Inoltre, una continua attività culturale, di ricerca, di giarsi in tanta maestosità?
comunicazione, di conferenze, di mostre: credo sia «Spesso, soprattutto quando ho la scusa dello scavo, per
molto importante per sensibilizzare il pubblico e cre- il quale nutro un’immensa passione. Discuto con i col-
are un’identità, e questo funziona molto meglio con leghi di ogni piccola cosa... Però anche in altre occasio-
l’autonomia, nella quale credo fermamente». ni vado nell’area archeologica, faccio lunghe passeggia-
te lungo le mura, mi perdo a Capaccio vecchia, nei
◆ Le chiedo un primo bilancio, a oltre un anno castelli medievali… Quando vedo i templi, per me è
dall’insediamento: la difficoltà maggiore ri- sempre come se li vedessi per la prima volta. Dopo
scontrata, e la piú grande soddisfazione. oltre un anno ancora non è venuta meno questa sensa-
«È difficile dire quale sia stata la soddisfazione piú gran- zione di stupore, di meraviglia, che mi coglie ogni sera
de… (ci pensa a lungo), perché tendo a non essere mai quando esco dall’ufficio per prendere il treno e vedo i
soddisfatto, è un po’ una mia pecca. Senza dubbio, un templi in mezzo al paesaggio storico del Grand Tour, gli
momento molto gratificante è stata l’apertura della alberi, le piante… Ti senti quasi un intruso in un mon-
“Basilica”, cioè il tempio piú antico di Paestum, senza do che pensi di conoscere, e che invece ti sorprende
barriere architettoniche. Abbiamo avuto risposte da sempre. Poi, c’è il cielo, che qui è diverso da ogni altro
tutta Italia e oltre. Ho sempre visto l’eliminazione del- luogo: credo sia l’insieme di natura, monumenti, atmo-
le barriere non come l’azione condotta in favore di un sfera che crea questa luce unica. E si sente il mare da
piccolo gruppo di cosiddetti disabili, ma come un in- lontano, che ogni giorno suona un po’ diverso».
tervento che riguarda davvero tutti noi.
Quanto alla difficoltà piú grande… (anche in questo DOVE E QUANDO
caso la pausa di riflessione è lunga), dovrei inventarmi
qualcosa! Difficoltà ce ne sono state, ma abbiamo Parco Archeologico di Paestum
trovato una soluzione a tutto. Ostacoli insormontabi- (Museo e Area archeologica)
li non ce ne sono stati… e l’accoglienza nei miei Capaccio (Salerno), via Magna Grecia 919
confronti è stata fantastica!». Orario tutti i giorni, 8,30-19,30 (il I e III lunedí del
mese, chiusura anticipata alle 13,40);
◆ Durante la mia ultima campagna fotografica chiuso: 1° gennaio, 1° gennaio e 25 dicembre;
a Paestum, in occasione di un’apertura not- Info tel. 0828 811023; e-mail: pae@beniculturali.it;
turna, mi sono seduto nel tempio di Nettuno. www.museopaestum.beniculturali.it
Ho appoggiato la schiena a una colonna, non Note dopo il tramonto del sole, l’area archeologica è
c’era nessuno. Ho chiuso gli occhi e ho respi- fruibile limitatamente al percorso illuminato
a r c h e o 43
SCAVI • ZEUGMA
44 a r c h e o
UNA NUOVA SCOPERTA ARRICCHISCE IL
PATRIMONIO DI MOSAICI DI ZEUGMA, SULLE
RIVE DELL’EUFRATE, NELLA TURCHIA SUD-
ORIENTALE. IL SALVATAGGIO DELLA CITTÀ
GRECA E ROMANA, INSIEME ALL’ALLESTIMENTO
DELLO SPLENDIDO MUSEO DI GAZIANTEP, È
FRUTTO DELLA MOBILITAZIONE SCATTATA IN
TURCHIA, MA NON SOLO.
ECCO IL RACCONTO DELL’ARCHEOLOGO
PROTAGONISTA DEGLI SCAVI
di Kutalmis Görkay
IL CONTESTO CULTURALE
8 La città antica si compone soprat-
2 9 tutto di aree residenziali. E le case
4 7 10 permettono di ricostruire l’identità
dei loro proprietari, offrendo infor-
Necropoli ellenistica mazioni sulla loro vita privata, sull’i-
3 dentità, sulle origini e sul ruolo
a r c h e o 45
SCAVI • ZEUGMA
A sinistra: una
veduta della Casa
delle Muse. In
alto, il mosaico
con Oceano e
Teti, in basso, i
ritratti femminili
entro i riquadri,
raffiguranti forse
delle eroine.
In basso: cartina
della Turchia con
indicazione delle
principali
località.
Nella pagina
accanto: la Casa
delle Muse in
corso di scavo,
con il mosaico
parzialmente
svelato.
Istanbul
di quella romana. L’introduzione di
Adiyaman
Ankara elementi ascrivibili alla seconda eb-
TURCHIA Besni be inizio nel I secolo d.C., ma an-
Kaharamanmaras che le abitazioni sorte in epoca ro-
mana fecero proprie soluzioni mes-
Kadirli se a punto in età greca. La maggior
ate
Bozova
AL RIPARO
Osmaniye
Ceyhan Zeugma
Gaziantep
Islahiye Nizip Birecik Suruç
DALLA CALURA
Yesemek Le case si articolavano su un cortile
Dörtyol a peristilio centrale, simile all’atrio
di tipo corinzio, circondato dalle
Iskenderun varie stanze: un assetto che fa di
queste strutture una sorta di ibrido
Kirikhan SIRIA fra la casa greca e quella romana,
con planimetrie che si adattavano al
clima locale. Quasi tutti gli edifici
svolto nell’ambito della comunità. ben note grazie ai mosaici, le case erano orientati a nord: una scelta
In particolare, le decorazioni archi- romane di Zeugma appartennero a che, evidentemente, nasceva dal de-
tettoniche rappresentano altrettanti personaggi facenti parte di classi siderio di proteggersi innanzitutto
specchi del gusto, degli stili di vita e sociali diverse, tra i quali dovevano dalla calura della stagione estiva,
del contesto culturale, mentre i co- figurare mercanti, governatori im- piuttosto che di ripararsi dal freddo
siddetti small finds (letteralmente, periali e veterani dell’esercito. In dell’inverno, e in conseguenza della
«piccoli reperti») restituiscono dati genere, queste residenze mostrano quale anche i vani per gli ospiti era-
preziosi sull’utilizzo dei diversi spa- una commistione di elementi tipici no concepiti in modo da risultare i
zi nella vita di tutti i giorni. Oggi dell’architettura domestica greca e piú freschi durante l’estate.
46 a r c h e o
UN EQUILIBRIO
DELICATO
Gli scavi di salvataggio sono stati
avviati a Zeugma nei primi anni
Novanta del secolo scorso, dopo
l’avvio della costruzione della diga
di Birecik. Quest’ultima è uno dei
ben 22 sbarramenti lungo i corsi
dell’Eufrate e del Tigri a cui la
Repubblica turca ha messo mano
nell’ambito di un faraonico piano
di sviluppo denominato GAP
(Guneydogu Anadolu Projesi,
Progetto per l’Anatolia sud-
orientale), un’impresa nella quale
è compresa anche la realizzazione
di 19 impianti per la produzione di
energia idroelettrica.
Le infrastrutture hanno
interessato
Didascalia da efare
interessano
Ibusdae anche il
patrimonio officte
evendipsam, archeologico del
erupit antesto
Paese
taturi cume, ilita
oltreauta Zeugma, sono
quatiur restrum
stati parzialmente
eicaectur, sommersi
testo blaborenes iumsiti
come Samosata
quasped quos non eture Hasankeyf.
reius nonem
L’iniziativa
quam ha, delquos
expercipsunt resto,rest
anche un
magni
obiettivo
autatur apicpolitico e socialeteces.
teces enditibus ben
preciso, che consiste
nell’assorbimento delle spinte
indipendentiste che serpeggiano
nella regione. L’area di Gaziantep
e, piú in generale, il Sud-Est della
Turchia sono infatti abitati da
elevate percentuali di Curdi e
Arabi. Nel caso di Zeugma, a
parziale risarcimento dell’impatto
che la diga ha avuto sul suo
patrimonio, i responsabili del GAP
hanno varato il piano battezzato
Progetto turistico per il lago della
diga di Birecik, che ha nella visita
ai mosaici del sito uno dei suoi
punti di forza.
a r c h e o 47
SCAVI • ZEUGMA
48 a r c h e o
Dalla seconda metà del II secolo
d.C., la crescita demografica deter- Socrate e i sapienti
minò la conseguente maggior ne- Uno dei confronti proposti per il mosaico delle Muse di Zeugma è con il
cessità d’acqua e cosí i cortili aperti mosaico di Calliope e i sette saggi rinvenuto in una villa romana nei pressi di
delle case cominciarono a essere Baalbek (Libano) e oggi conservato nel Museo Nazionale di Beirut (vedi
rivestiti da pavimenti a mosaico. «Archeo» n. 379, settembre 2016). Si tratta di una grande composizione (vedi
Questi ultimi, infatti, non costitui- foto qui sotto), databile al III secolo d.C., che decorava la sala da pranzo della
vano soltanto un’ornamentazione, residenza e che raffigura appunto la musa della filosofia circondata da
ma prevenivano l’assorbimento Socrate e sette dei filosofi piú autorevoli della Grecia antica. Tutto intorno, si
dell’acqua da parte del terreno e snodava una cornice con allegorie delle stagioni: la sola scena conservata è
furono accompaganti dalla creazio- quella che allude all’estate, simboleggiata da Gaia, la dea greco-romana
ne di cisterne in cui raccogliere le della terra, sulla quale volteggia un giovane alato con un covone di grano.
acque piovane lungo i margini del- Socrate sormonta il ritratto di Calliope e la teoria dei sette sapienti mostra
le stesse corti. Al tempo stesso, que- quindi (in senso antiorario): Solone, Talete, Biante di Priene, Cleobulo di
sti spazi aperti potevano servire co- Lindo, Periandro di Corinto, Pittaco di Mitilene e Chilone di Sparta. Ogni
me vasche poco profonde, ma tali personaggio è accompagnato da una delle sue massime.
da assicurare refrigerio alla casa nei
giorni piú caldi. L’acqua era dunque
essenziale e si trasformò, di conse-
guenza, in un elemento che integra-
va l’apparato architettonico e deco-
rativo delle case, affermandosi come
espressione della ricchezza e del
benessere dei loro proprietari.
Come già detto, le case di Zeugma
mostrano elementi greci e romani.
Per esempio, di fronte alle stanze
riservate agli ospiti, si trovano prostas
o pastas di stile greco che assolvono
a r c h e o 49
SCAVI • ZEUGMA
EPISODI FAMOSI
I mosaici che ornavano le case ro-
mane di Zeugma e oggi esposti nel
Museo dei Mosaici di Zeugma a
Gaziantep presentano, in prevalenza,
composizioni figurative, databili al
II e III secolo d.C., che mostrano
episodi della mitologia greca e gre-
co-romana o scene tratte da raccon-
ti famosi, spesso accompagnati da
didascalie in lingua greca.
La scelta di alcune scene può essere
stata dettata da molteplici fattori.
50 a r c h e o
affreschi con ghirlande inquadrate figlie di Acheloo a gareggiare con le Mu-
da cornici rettangolari, entrambi in se nel canto. Le Muse vinsero, staccarono
eccellente stato di conservazione. Il le penne delle Sirene (cosí si dice) per
mosaico raffigura le nove Muse del- farne corone». Le Muse rappresentano
la mitologia greca, scelte per deco- un soggetto particolarmente adatto
rare l’emblemata centrale del pavi- per queste sale da ricevimento, poi-
mento di quella che con ogni pro- ché erano il simbolo della paideia
babilità era la sala da pranzo della greca, nonché delle attività intellet-
casa. Le Muse sono ritratte in me- tuali ed erano inoltre le divinità
daglioni (clipei) definiti in uno principali per la celebrazione dei
schema geometrico, simile a quello matrimoni. All’indomani della sco-
del mosaico «dei Sette Saggi» di perta del mosaico, l’edificio è stato
Baalbek (vedi foto e box a p. 49). ribattezzato Casa delle Muse.
Nel clipeo centrale, Calliope – mu-
sa della poesia epica – appare cir- L’ABBANDONO
condata dalle altre Muse. Le mitiche Gli scavi degli ultimi anni provano
fanciulle non presentano i loro at- che la casa crollò e venne obliterata
tributi tipici, dal momento che i in momenti successivi dopo il sac-
loro nomi sono scritti in greco ac- cheggio sasanide della città nel 253
canto a ciascun ritratto, ma hanno il d.C. circa. Nel V e VI secolo d.C.
capo coronato da elaborate corone, l’area della Casa delle Muse tornò a
fatte con penne di Sirene. Un’im- essere occupata da dimore di epoca
magine tramandata da Pausania nel tardo-antica che, rispetto alle grandi
IX libro della Periegesi, quando, a ville urbane sulle quali sorsero, ave-
proposito delle corone di piume vano dimensioni piú ridotte, ma si
delle Muse, scrive: «Era convinse le articolavano anch’esse secondo pla-
a r c h e o 51
SCAVI • ZEUGMA
A sinistra:
strutture riferibili
all’agorà
ellenistica e al
mercato.
A destra: gli scavi
nelle Case di
Dioniso e Danae.
52 a r c h e o
ra ultimato. Le decorazioni parieta- rappresentazioni, cosí come l’omo- ragazze richiamano le personifica-
li dei vestiboli, soprattutto nel caso geneità fisica, suggerisce che siano zioni delle stagioni, ma le lacune
di quelli posti sul lato occidentale personificazioni o, ancor piú proba- obbligano a considerare tale identi-
della corte, sono piuttosto ben con- bilmente, rappresentazioni di don- ficazione in chiave ipotetica. Esse
servate. Si tratta di pitture che imi- ne ideali o di eroine della letteratu- presentano, in ogni caso, tratti molto
tano l’opus sectile, realizzate secondo ra e della mitologia greche. simili a quelli delle figure che com-
motivi geometrici di varie fogge, paiono nell’esedra (la loggia): pre-
che alludono alle tarsie marmoree. LE QUATTRO STAGIONI sentano il medesimo stile e la stessa
Il pavimento del vestibolo occiden- Una delle stanze piú eleganti della postura, suggerendo che possa trat-
tale era decorato con un mosaico casa è un vano di forma quadrango- tarsi ancora una volta di personifi-
che rappresenta due figure femmi- lare riccamente decorato con mo- cazioni di donne ideali o di eroine.
nili, all’interno di altrettanti emble- saici pavimentali e stucchi. Nono- L’enfasi che caratterizza queste figu-
mata quadrangolari divisi da motivi stante siano molto consumati, gli re ideali potrebbe essere spiegata
geometrici rettangolari che agli an- stucchi mostrano ghirlande e nastri, con le funzioni di gineceo assegna-
goli presentano quattro immagini che dovevano essere verosimilmen- te a questa stanza della casa.
di asce bipenne. Le figure femmini- te dipinti. Il pavimento di questa A differenza di altre case di Zeu-
li sono rese con tratti idealizzati e sala era rivestito da un elegante mo- gma, il programma decorativo di
indossano diademi sul capo; non saico, che raffigura quattro giovani questi mosaici sembra essere stato
hanno però attributi particolari, né donne all’interno di altrettanti cli- sviluppato in una unica fase di ri-
sono accompagnate da didascalie pei, inquadrati da meandri a svastica strutturazione dell’edificio. Lo stile,
che permettano di identificarle. resi con effetti prospettici assai ela- la tecnica e l’iconografia appaiono
Tuttavia, lo stile idealizzato delle borati, in stile ellenistico. Le quattro simili. È probabile che la Casa delle
a r c h e o 53
SCAVI • ZEUGMA
emozioni. I graffiti sono scritti sia in scenza e l’interesse per il ricco pa-
greco che in latino e sembrano per- trimonio culturale della regione.
ciò riferibili a individui figli di una
mescolanza di culture. Numeri ro- Lo Zeugma Archaeological Project
mani, iscrizioni in greco e la sigla si avvale del generoso sostegno del Mi-
SPQR provano che il proprietario nistero della Cultura e del Turismo turco,
della casa doveva avere a che fare della Municipalità Metropolitana di
con le legioni romane o con l’appa- Gaziantep, del Governatorato di Ga-
rato amministrativo di Roma a ziantep, dell’Università di Ankara, del
Zeugma. La rappresentazione di un Consiglio per la Ricerca Scientifica e
grande fallo indirizzato verso un Tecnologica della Turchia, della Società
cavaliere sasanide su una delle pare- di Storia turca, della Camera di Com-
ti del cortile della casa può avere mercio di Gaziantep, della Camera di
avuto un valore apotropaico ed Commercio di Nizip, della Turkiye Is
esprimere il desiderio di attenuare il Bank e della Verbunplan Birecik AS.
timore di un possibile saccheggio
della città da parte appunto dei Sa- DOVE E QUANDO
sanidi. Questo graffito venne con
ogni probabilità tracciato poco pri- Museo dei mosaici di Zeugma
ma del 253 e, in ogni caso, prova Mithatpasa Mahallesi Haci Sani
che, alla metà del III secolo d.C., Konukoglu Bulvari 27500,
l’eventualità di un saccheggio veni- Sehitkamil, Gaziantep
va considerata probabile. Orario estivo (15 apr-2 ott):
La prosecuzione degli scavi permet- tutti i giorni, 9,00-19,00;
terà di riportare alla luce due sale da invernale (3 ott-14 apr):
ricevimento della casa scavate nel tutti i giorni, 9,00-17,00
banco roccioso, cosí da rivelare per Info http://www.muze.gov.tr/tr/
intero la planimetria dell’edificio. Al muzeler/zeugma-mozaik-muzesi
contempo, verranno condotti inter- (solo in lingua turca);
venti di restauro, conservazione e Fb: Zeugma Mosaic Museum,
protezione, cosí da favorire la cono- Gaziantep
54 a r c h e o
In viaggio con Metamondo
Viaggiamo tra i principali siti archeologici e luoghi dell’Iran con gli archeo-tour e gli itinerari classici nella
Persia Storica, tra le città e i mercati della Via della Seta in Asia Centrale, da Samarcanda all’oasi dell’antica
Merv turkmena. Esploriamo le città millenarie del Caucaso tra la Georgia, mitica terra del vello d’oro,
e l’Azerbaijan di Zoroastro e delle cave dipinte di Gobustan.
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in collaborazione con
STORIA • VIA CASSIA
56 a r c h e o
A destra: cartina
del Viterbese,
attraversato dalla
via Cassia.
Sulle due pagine:
Bolsena (Viterbo),
l’altura di Poggio
Moscini, con il
lago sullo sfondo.
Qui sono stati
localizzati i resti
dell’antica Volsinii.
a r c h e o 57
STORIA • VIA CASSIA
58 a r c h e o
li i dislivelli tra i pianori degli abita- ponente ponte Camillario, entrambi fuori dalle arterie di maggior traf-
ti e le vallate sottostanti. Suggestivi presso Viterbo, mentre altri, docu- fico le principali città etrusche, cosí
esempi si ritrovano a Blera, San mentati sino alla fine del XIX seco- da accelerarne la decadenza. Nel
Giuliano, San Giovenale, Norchia e lo, sono ormai perduti. contempo, furono migliorati i col-
Civita Castellana, dove tra i toponi- legamenti tra gli abitati minori
mi locali significativamente trovia- LA ROMANIZZAZIONE dell’entroterra, la cui produzione
mo «Cava Buia», «Grotta Oscura», Tra la fine del IV e la seconda metà agricola svolgeva un ruolo rilevan-
«Canalone». A Sutri, alle spalle del III secolo a.C. tutte le città- te nell’economia regionale.
dell’anfiteatro romano, si aprono stato dell’Etruria meridionale, da Oltre a facilitare i collegamenti
ancora due profondi canaloni che si Veio (396 a.C.) a Velzna/Orvieto militari, la rete stradale doveva in-
dirigevano a Blera. (265/4 a.C.), caddero sotto l’incal- crementare le rotte commerciali e
Per l’attraversamento di fiumi e fos- zare dell’espansionismo romano. le comunicazioni a lunga distanza,
si si innalzarono ponti realizzati in Tenendo conto dei precedenti, il essenziali alla romanizzazione
pietra e tavolati. Nel tratto della sistema viario romano mirò a po- dell’Italia: si costruirono quindi
Cassia preso in esame se ne conser- tenziare le strade di raccordo con il tratti il piú possibile rettilinei e af-
vano alcuni in discrete condizioni, versante centro-settentr ionale fiancati da infrastrutture di servizio.
come il ponte San Nicolao e l’im- dell’Italia, avendo cura di tagliare Grazie alle risorse a disposizione
a r c h e o 59
STORIA • VIA CASSIA
dell’esercito, furono perfezionati i Nella piena età imperiale tale ten- È ancora discussa l’identificazione
fondi stradali, dapprima in battuto denza si invertí a causa della pro- del personaggio della gens Cassia al
e poi in blocchi di basalto, materia- gressiva diffusione del latifondo, quale ascrivere la costruzione della
le particolarmente adatto al transi- che fece naufragare la piccola pro- strada, cosí come l’esatta datazione
to di carri e cavalli.Vennero elimi- prietà terriera e provocò l’abban- del suo impianto, da collocarsi in-
nate, dove possibile, pendenze e dono delle campagne. L’impoveri- torno alla seconda metà del II seco-
difficoltà di percorso, bonificati mento delle forme di insediamen- lo a.C.; comunque, la maggior par-
suoli acquitrinosi, creati nuovi to proseguí, tra il V e il VI secolo, a te degli studi concorda nell’attribu-
ponti e viadotti, aperte tagliate. seguito della caduta dell’impero irne la paternità a L. Cassio Longi-
La manutenzione fu affidata a ma- romano d’Occidente, delle guerre no Ravilla. La via fu concepita per
gistrature specifiche, alle quali era greco-gotiche e delle cosiddette collegare in maniera diretta Roma
anche delegato l’apprestamento dei invasioni barbariche. con gli abitati situati nell’Etruria
servizi pubblici come le mansiones Nel complesso, comunque, l’entro- interna, toccando Clusium (Chiusi)
– stazioni di posta con alberghi, terra regionale riuscí a mantenere, e Arretium (Arezzo); venne poi pro-
impianti termali e a volte anche rispetto alla fascia costiera, una mag- lungata verso Florentia (Firenze) e
santuari – e le mutationes per il cam- giore continuità abitativa, anche se da qui si congiungeva alla via Au-
bio dei cavalli. Pietre miliari, poste a in forma contratta e fortemente im- relia presso Luni, in Liguria, per-
intervalli regolari, indicavano le mi- miserita. Dal canto suo, la Chiesa di mettendo cosí alle truppe il rag-
glia percorse e fornivano indicazio- Roma si impegnò, in età tardo-anti- giungimento della zona cisalpina e
ni varie. Ciò comportò, nell’età re- ca e altomedievale, nell’organizza- dei territori oltre confine.
pubblicana, lo sviluppo complessivo zione di una rete di diocesi, pievi e Per ricostruire con precisione la via-
delle forme insediative limitrofe, impianti religiosi a beneficio di co- bilità romana, ci si avvale degli Itine-
quali abitati e ville rurali, terme, loro che risiedevano nelle campagne rari, antichi scritti corredati da figure
poste, aree santuariali e di mercato, e nei centri urbani, occupandosi simboliche e che riportano i percor-
contribuendo notevolmente al ri- naturalmente anche di mantenere si delle strade, con i nomi delle città
popolamento dell’Etruria. agibili le vie di collegamento. e delle stazioni toccate e le relative
60 a r c h e o
distanze. Tra questi, rivestono un
ruolo di primo piano la Tabula Peu-
tingeriana, copia realizzata tra il XII e
il XIII secolo di un itinerarium pictum
(ovvero cartografico) di tutto l’im-
pero romano redatto tra il II e il III
secolo con rielaborazioni nel IV
secolo d.C., e l’Itinerarium Antonini,
una guida stradale in forma di elen-
co probabilmente eseguita sotto il
regno di Caracalla (211-216 d.C.).
La via Cassia compare anche nella
piú tarda Cosmographia dell’Anoni-
mo Ravennate del VII secolo, che
cita le stazioni di Foro Casi (Forum
Cassii) e Beturbon (Viterbo), e nella
relazione del viaggio effettuato tra il
990 e il 994 dall’arcivescovo di Can-
terbury, Sigerico, che menziona Su- basolato e la stazione di posta con i sparso, con abitati di medie dimen-
tri e Furcari (Forum Cassii). suoi annessi), poi Sutrium (Sutri), sioni, centri rurali e termali, ville e
Vicus Matrini (Vico Matrino). Da fondi. In seguito, con il dissolversi
IL PERCORSO quest’ultimo, dopo 4 miglia, si delle istituzioni romane e le conse-
E LE STAZIONI giungeva a Forum Cassii (Santa Ma- guenti condizioni di generale insi-
La via Cassia aveva il primo tratto ria in Forcassi, presso Vetralla); 11 curezza, la strada perse parte della
in comune con la via Clodia, fino miglia dopo si trovava Aquae Passe- sua rilevanza.
alla stazione di La Storta, poi se ne ris (presso Viterbo), e quindi, per- Con la presenza longobarda in Ita-
distaccava e proseguiva verso nord- corse altre 9 miglia, si toccava Vol- lia (569-774 d.C.), la Tuscia roma-
est. Gli itinerari antichi consentono sinii (Bolsena). Infine, dopo Clusium na divenne una zona chiave per il
di ricostruire esattamente il suo (Chiusi) e Arretium (Arezzo), rag- facile e diretto accesso a Roma e
percorso e le stazioni toccate: ad giungeva Florentia (Firenze). alla sede pontificia e poi per la pe-
Sextum (forse La Storta), Veii (Veio), La presenza della via Cassia incenti- netrazione verso il Mezzogiorno.
ad Vacanas (località nella valle del vò il popolamento delle campagne, La Cassia riacquistò cosí parte del-
Baccano con un lungo tratto di attraverso un insediamento di tipo la sua importanza, costituendo,
a r c h e o 61
STORIA • VIA CASSIA
all’altezza di Vetralla, anche la fron- nente al ducato bizantino di Roma nucleo dei possedimenti ecclesiasti-
tiera tra territorio longobardo e ma la cui sovranità era di fatto ci nella Tuscia viterbese, che diverrà
quello pertinente a Roma, peraltro esercitata dal papato. poi il Patrimonio di San Pietro.
sempre oscillante. Con la definitiva sconfitta longo-
Progressive conquiste portarono, UN CONFRONTO barda a opera dei Franchi, nel 774,
nel 607, alla suddivisione della re- CRUENTO la nuova situazione politica stabiliz-
gione in Tuscia Langobardorum o Nell’VIII secolo il confronto tra il zò definitivamente i possedimenti
Regalis – sottoposta al dominio papato e i Longobardi portò a un della Chiesa di Roma. La via Cassia
longobardo e che comprendeva costante stato di belligeranza. Nel visse allora un momento di nuovo
grosso modo l’odierna Toscana e le 728 il re Liutprando diede in dono, splendore, divenendo il principale
diocesi laziali di Tuscania, Ferento o meglio restituí, a papa Gregorio II collegamento tra i centri a nord
e Bagnoregio –, Tuscia Ducalis – alcuni beni e territori sottratti ai delle Alpi e la città santa, percorsa
sotto il ducato di Spoleto – e Tuscia possedimenti bizantini, tra cui il dai pellegrini provenienti dalla
Romanorum, con le diocesi di Blera, castello di Sutri: tale atto segna tra- Francia e dall’Europa settentrionale.
Bomarzo e Civitavecchia, apparte- dizionalmente la nascita del primo La rilevanza strategico-militare
dell’itinerario continuò, e anzi au-
Ferento. mentò sensibilmente, durante il re-
Il teatro romano, gno di Carlo Magno alla fine del-
costruito l’VIII secolo, quando esso divenne
in epoca la principale arteria di comunica-
augustea. zione tra l’impero franco e l’Italia. Il
percorso che dall’Europa setten-
trionale dirigeva verso Roma, de-
nominato dalle fonti sino al tratto
toscano strada Francigena o Francesca,
ovvero strada «dei Franchi», si sno-
dava lungo oltre 1600 km da Can-
terbury a Roma.
62 a r c h e o
Sebbene la cartellonistica che indi- Vico Matrino. I mausolei romani detti dono di alcuni, fino ad allora im-
ca ai moderni pellegrini il percor- «Le Torri d’Orlando», situati ai due lati portanti, centri romani toccati dalla
so verso Roma utilizzi costante- della Cassia e forse realizzati per Cassia, quali Volsinii, Sorrina Nova,
mente il nome di «Via Francigena» accogliere le spoglie degli antichi Aquae Passeris, ai quali si sostituiro-
– con il simbolo del viandante proprietari di queste terre. no nuovi borghi, di regola sorti in-
medievale –, si deve rilevare che torno a chiese martiriali.
usare tale denominazione nel Vanno ricordati a questo proposito
tratto laziale della Tuscia è il borgo di San Valentino, 2 km circa
fuorviante, poiché in a ovest di Viterbo, nato intorno al
questo settore non se 788, e quello di San Flaviano, presso
ne conoscono attesta- Montefiascone, menzionato alla
zioni. Esistono invece, metà del IX secolo. Entrambi ven-
come già ricordato, le nero poi distrutti dai Viterbesi, ri-
vie romee, percorse spettivamente nel 1137 e nel 1187,
dai pellegrini diretti a scomparendo presto anche dalle
Roma, che sfruttava- fonti letterarie relative alla Cassia.
Infatti, nel corso del XII secolo il
percorso della strada subisce un’im-
portante variazione nei pressi di
Viterbo: i due borghi sopra ricorda-
a r c h e o 63
STORIA • VIA CASSIA
questo tratto della via Cassia, a patto In alto: Sutri. La necropoli urbana dell’antica Sutrium, uno degli esempi piú
che la comunità sutrina lo ripristi- consistenti di tombe rupestri di età romana nel territorio etrusco-falisco.
nasse e lo mantenesse in buono In basso: Sutri. L’anfiteatro romano, interamente scavato in un banco tufaceo
stato, segno evidente di una condi- e databile tra la fine del I sec. a.C. e i primi anni del I sec. d.C.
zione di abbandono e pericolo per
i viaggiatori, aumentata anche dalla
presenza di briganti.
RETTIFICHE
E AMPLIAMENTI
Con l’Unità d’Italia, la strada rien-
trò nella politica territoriale del re-
gno, conservando sostanzialmente
inalterati il percorso e l’ambiente
naturale circostante sino alla metà
del XX secolo. Dal dopoguerra in
poi territorio e assetto viario hanno
subito significativi mutamenti do-
vuti alla progressiva urbanizzazione
della regione e alla costruzione di
nuovi tronchi stradali, quali la strada
statale n. 2 Cassia, che ha rettificato
64 a r c h e o
UN FASCINO SENZA TEMPO
Venerdí 26 e sabato 27 maggio, è in «finale» nel Novecento, con David
programma, tra Capranica (chiesa Herbert Lawrence e un inedito
di S. Francesco) e Vetralla (Istituto Sigmund Freud.
Comprensivo Statale, piazza In occasione del convegno saranno
Marconi), in provincia di Viterbo, il anche esposti alcuni disegni di
convegno internazionale Federico Funari ispirati al tema
«Fascinazione etrusca», dedicato ai dell’incontro e saranno presenti
viaggiatori, studiosi e amanti editori locali con pubblicazioni
d’Etruria, non solo di quella incentrate sul territorio, nonché un
rupestre viterbese, ma della angolo dedicato alle riviste
regione in generale. Se si «Archeo» e «Medioevo».
escludono città come Firenze, Le due giornate di studio sono state
Perugia e Orvieto, di solito l’Etruria organizzate da Stephan Steingräber
non rientrava nei Grand Tour sette- (Università Roma Tre), Francesca
e ottocenteschi in Italia, né figurava Ceci (Musei Capitolini e Archeo),
tra le mete preferite di artisti e Luciano Dottarelli (Club UNESCO
pittori. Nell’Ottocento, però, alcuni Viterbo Tuscia), Mary Jane Cryan
personaggi – soprattutto inglesi – (pubblicista) con il patrocinio della
avviano la riscoperta dell’Etruria Soprintendenza Archeologia, Belle
antica, della quale si seppe Arti e Paesaggio per l’area
finalmente cogliere il fascino. metropolitana di Roma, la provincia
Il tema proposto dall’incontro è di di Viterbo e l’Etruria Meridionale,
carattere trasversale e le relazioni l’Università Roma 3, i Comuni di
saranno perlopiú dedicate a figure Capranica e Vetralla, le riviste
attive tra il Seicento e l’Ottocento, «Archeo» e «Medioevo» e il
con un «preludio» medievale- contributo della Banca di Credito
rinascimentale (pellegrini) e un Cooperativo Roma-Capranica.
a r c h e o 65
MOSTRE • BASILEA
A sinistra: stele
funeraria in pietra
calcarea a forma
di testa maschile
barbata, forse
proveniente da un
monumento
funerario, da
Hayd ibn Aqil.
II-I sec. a.C.
Londra, The
British Museum.
Nella pagina
accanto: Re
Salomone e la
Regina di Saba,
dipinto su tavola
di Konrad Witz.
1435. Berlino,
Staatliche
Museen,
Gemäldegalerie.
66 a r c h e o
ARABIA
FELICE?
PROFUMI INEBRIANTI, ORO, ARGENTO E PIETRE PREZIOSE COME
SEGNI DI IMMENSA RICCHEZZA, INFINITE CAROVANE CARICHE DI BENI
ESOTICI, LA LEGGENDARIA REGINA DI SABA; SONO SOLO ALCUNE
DELLE IMMAGINI SIMBOLO, DA SEMPRE ASSOCIATE ALLE TERRE
DELL’ARABIA MERIDIONALE. UNA MOSTRA AL MUSEO DI ANTICHITÀ DI
BASILEA INDAGA LA STORIA E LA CIVILTÀ DELL’ANTICO YEMEN
di Laurent Gorgerat
a r c h e o 67
MOSTRE • BASILEA
soffermano sempre sulla grande ra sudarabica venne descritta co- lare di quella terra mitica come
ricchezza di quella terra. Lontana, me patria d’origine di varie so- dell’Arabia «felice» (eudaimon in
posta all’estremità meridionale stanze aromatiche – tra cui l’in- greco, felix in latino), un aggettivo
del mondo allora conosciuto, l’A- censo e la mirra – tanto ambite dal che, oltre al significato di «prospe-
rabia meridionale viene descritta mondo occidentale da rappresen- rità» e «fertilità», racchiude anche
come una regione mitica, in cui tare, per i produttori e i commer- quello di una «felicità» psicologica
si trovano le isole felici, abitata da cianti sudarabici, una fonte di no- ed esistenziale.
creature fiabesche. tevole ricchezza. Fu cosí che Gre- La leggendaria ricchezza degli an-
A partire dal V secolo a.C., la ter- ci e Romani cominciarono a par- tichi regni sudarabici attraversa,
68 a r c h e o
Sulle due pagine: Sana’a, Yemen.
Una suggestiva veduta dei tetti della
capitale al tramonto.
A destra: tavoletta in lega di rame
con iscrizione sabea a bassorilievo
che riporta una battaglia tra Sabei
e Arabi. II-I sec. a.C. Londra,
The British Museum.
a r c h e o 69
MOSTRE • BASILEA
te alle due precipitazioni annue regni sudarabici fossero collocate In basso: portaincenso in granito rosa,
vennero raccolte e indirizzate, nell’area di confine tra le vallate e con iscrizione yemenita sui quattro
grazie a un sofisticato sistema di il deserto: qui, infatti, passavano le lati. Cultura sabea, II-I sec. a.C.
dighe, verso i campi coltivati. Il rotte carovaniere che, aggirando il Londra, The British Museum.
piú imponente esempio di questo deserto di Ramlat as-Sab’atayn, Nella pagina accanto, in alto: veduta
tipo di costruzioni è la celebre collegavano la costa meridionale panoramica di un rigoglioso paesaggio
diga di Ma’rib, capitale del regno della Penisola Arabica con le città terrazzato negli altopiani dello Yemen.
dei Sabei, in grado di approvvi- portuali del Levante e le metropo- Nella pagina accanto, in basso: due
gionare due vaste oasi e renderle li della Mesopotamia. Tra queste immagini dell’area di Ma’rib. In alto,
coltivabili. rotte commerciali, la piú nota è la una veduta della città in lontananza; in
Vi è poi un secondo motivo che cosiddetta «via dell’incenso», che basso, l’area dell’antica diga con, in
spiega perché le città capitali dei percorreva il territorio centrale primo piano, le rovine di una struttura.
70 a r c h e o
LA GUERRA NELLO
YEMEN. IL PATRIMONIO
IN PERICOLO
Messa in ombra dalla preminenza
mediatica suscitata dagli orrori
bellici in Siria e nell’Iraq, la
guerra civile nello Yemen suscita,
nondimeno, altrettanta
preoccupazione. A partire dalla
sua internazionalizzazione con
l’entrata nel conflitto dell’Arabia
Saudita nel 2015 (vedi anche
«Archeo» n. 367, settembre 2015)
si sono moltiplicate le notizie
circa i danni ai beni culturali, tra
cui il bombardamento (e la sua
conseguente, totale distruzione)
del Museo di Dhamar, costruito
nel 2015. Altri bombardamenti
hanno riguardato la città vecchia
di Sana’a (riconosciuta
Patrimonio dell’Umanità dal 1986),
l’antica diga di Ma’rib e la
cittadella di Taizz. Insieme agli
attacchi alla popolazione civile,
anche la mirata distruzione
dell’identità culturale yemenita si
rivela come parte di questa
guerra di aggressione. Entrambi
gli aspetti dovranno essere bollati
come crimini di guerra!
a r c h e o 71
Siria
degli antichi regni sudarabici. At- matiche, poteva essere affrontato (nello uadi Markha), quello di Qa-
traverso la via dell’incenso, le pro- soltanto con l’aiuto dei dromedari taban (nello uadi Bayhan) e quello
fumate resine provenienti dalle (camelus dromedarius). di Saba (nello uadi Dhana). Kuwait Nella
coltivazioni nel meridione della valle di Jawf, situata a nord di Saba,
Penisola Arabica giungevano sulla REGNI CAROVANIERI sorsero le città-stato di Ma’in,
Arabia Saudita
costa del Mediterraneo. E TRIBÚ DI MONTAGNA Nashshan, Haram e Kaminahu.
Per quanto
al-Madîna possa apparire
Bahrain Golfo
Alcuni indizi suggeriscono che il Nel corso del I millennio a.C. si Yathrib/ Gerrha a tratti
commercio di queste resine odoro- formarono, presso i principali uadi complicata, la storia sudarabicaQatar puòPersico
se – richiestissime nelVicino Orien- (il termine arabo wadi, plurale essere suddivisa P e n i in
s ograndi
la periodi: i
te, in Egitto e, soprattutto, in tutto il widyan, indica il letto di un antico secoli tra l’VIII a.C. e il I d.C. era- E A U
Egitto
mondo greco-romano – fiorisse già corso d’acqua, tipico delle regioni La Mecca A r a b i dal
no caratterizzati c a dominio dei
nell’VIII secolo a.C. L’incenso veni- desertiche dell’Africa e del Vicino regni carovanieri; in seguito, fino al
va impiegato soprattutto nell’ambi- Oriente, che si riempie di acque Mar VI secolo d.C., il dominio passò
to di cerimonie cultuali, ma era Rosso
piovane solo in determinati periodi nelle mani delle tribú montane O
anche usato come elemento base dell’anno, n.d.r.) unaS serie
u d a ndi regni
per la realizzazione di profumi e per autonomi che caratterizzavano l’an- Sa’da
le sue proprietà curative. Il trasporto tica storia dell’Arabia meridionale; Baraqish Ye m e n w
t
ma
di queste sostanze, reso difficile dal- procedendo da est a ovest essi furo-
E r i t r e a Ma’in
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Oceano Indiano 0 50 Km
a l - Ja w f
Aden Regione moderna Antico valico
)(
72 a r c h e o
degli altipiani dell’odierno Yemen.
Sin dall’VIII secolo a.C., il regno
di Saba, con la sua capitale Ma’rib,
assunse un ruolo preminente. Una
volta sottomesse le tribú rivali, la
storia dell’Arabia meridionale vie-
ne a identificarsi con quella del
regno di Saba.
Con l’avvento del I secolo d.C.,
però, le condizioni politico-econo-
miche mutarono a sfavore dei regni
carovanieri. Un primo fattore di
cambiamento era costituito dalla
navigazione del Mar Rosso, resa
possibile dallo sfruttamento dei
monsoni: la nuova rotta marittima
che dalla costa meridionale dell’A-
rabia giungeva, attraverso lo stretto
di mare del Bab el-Mandeb, nel
Mar Rosso, rappresentava una valida
alternativa alle antiche vie carova-
niere. Un secondo fattore fu l’av-
vento sulla scena geopolitica della
potenza di Roma.
L’ASSEDIO FALLITO
Verso il 31 a.C., dopo aver incorpo-
rato l’Egitto all’impero, Augusto fu
attratto dalle leggendarie ricchezze
dell’Arabia e, nel 26/25 a.C., ordinò Didascalia da fare Ibusdae
al suo prefetto Elio Gallo di com- evendipsam, officte erupit antesto
piere una spedizione contro i Sabei. taturi cum ilita aut quatiur restrum
Le legioni riuscirono a raggiungere eicaectur, testo blaborenes ium
la capitale sabea Ma’rib, ma, dopo quasped quos non etur reius nonem
appena sei giorni, decimati dalle quam expercipsunt quos rest magni
malattie ed esaurite le scorte d’ac- autatur apic teces enditibus teces.
qua, cessarono l’assedio e ripiegaro-
no verso casa.
A partire dal I secolo a.C., l’impor-
tanza dei regni carovanieri si inde-
bolí mentre crebbe l’influenza di
singole tribú montane, tra cui
quella dei Bakil, dei Sam’i e dei
Dhamari, nell’area di Sana’a. So-
prattutto nel Sud-Ovest del Paese
aumentò il potere delle tribú riu-
nite sotto il nome di Dhu-Raydan
o Himyar. Partendo dalla loro sede
d’origine, la città di Zafar nell’alto-
piano yemenita, conquistarono
dapprima l’indipendenza dal regno
di Qataban, che poi annessero a sé,
nel corso del II secolo d.C. Poiché
l’importanza delle antiche rotte
a r c h e o 73
MOSTRE • BASILEA
L’ANTICA SOCIETÀ
SUDARABICA
Inizialmente, l’articolazione stessa
del territorio favorí la formazione
di unioni tribali distribuite in uno
spazio relativamente circoscritto.
74 a r c h e o
LO YEMEN NELL’ANTIKENMUSEUM DI BASILEA
La mostra di Basilea riunisce 90 reperti provenienti dai era quella di doni votivi, collocate nei santuari o anche
grandi musei europei (Londra, Parigi, Vienna, Oxford e di semplici statuette funerarie.
Roma), che illuminano la cultura materiale dell’antico La mostra di Basilea intende, da una parte, approfondire
Yemen, partendo dal mito della Regina di Saba e dalla il mito dell’«Arabia felice» e, dall’altra, trasmettere un
sua ricezione nell’arte d’età medievale e moderna. quadro dell’antica cultura sudarabica sulla base delle
Gli oggetti esposti dimostrano come l’antica arte testimonianze materiali e delle fonti letterarie.
sudarabica risulti poco permeabile a influenze esterne, Inoltre, l’iniziativa vuole richiamare l’attenzione del
nonostante l’esistenza, sin da epoche molto antiche, di pubblico sul pericolo che minaccia il patrimonio
rapporti commerciali con l’area mediterranea e il Vicino culturale dello Yemen, compromesso e minacciato da un
Oriente: di questo aspetto sono testimonianza eloquente conflitto decennale che si è inasprito,
le imponenti statue scolpite in alabastro, la cui funzione internazionalizzandosi, a partire dal 2015.
DOVE E QUANDO
«Arabia Felice?
Mito e realtà nel regno della Regina di Saba»
fino al 2 luglio
Basilea, Antikenmuseum Basel e Collezione Ludwig
Orario tutti i giorni, 11,00-17,00 (giovedí e venerdí,
apertura serale fino alle 22,00); chiuso il lunedí
Info www.antikenmuseumbasel.ch
a r c h e o 75
MOSTRE • BASILEA
UNA COMUNE
DIVINITÀ CENTRALE
I cambiamenti politici ed econo-
mici che caratterizzarono la storia
sudarabica a partire dal I secolo
d.C. furono accompagnati anche
da mutamenti sociali che esercita-
rono in maniera determinante la
loro influenza sui secoli dell’era
cristiana. Sin dalle origini della
loro storia, i singoli gruppi tribali
sudarabici si riconoscevano nel
culto di una determinata divinità: il
legame sociale che univa le singole
tribú e definiva la loro appartenen-
za alla piú ampia unione tribale era
suggellato dalla venerazione di una
comune divinità centrale.
Protome taurina in oro con inserti in pietre dure. L’ornamento è realizzato con Nel regno di Saba, per esempio,
numerosi strati di foglia d’oro battuti e piegati, con orecchie e muso definiti era il dio Almaqah. A partire dalla
da piccole sfere, da Bayhan. Londra, The British Museum. fine del I secolo a.C., questo lega-
me unitario – definito attraverso il
culto religioso – si trasformò in
L’irrigazione dei campi e il con- parte decine di migliaia di persone. un legame di stampo eminente-
trollo delle rotte carovaniere, inol- I clan piú ricchi e potenti nomina- mente politico, caratterizzato or-
tre, presupponeva l’esistenza di un vano il capo – lo sceicco – il cui mai dal ruolo svolto da veri e pro-
certo livello di organizzazione. titolo veniva trasmesso ereditaria- pr i sovrani. Il ter mine «Dhu-
Sappiamo che quella antica suda- mente all’interno della sua fami- Raydan», per esempio, descrive
rabica era una società essenzial- glia di appartenenza. Lo sceicco letteralmente «colui che è di
mente stanziale, risiedente in cen- non governava, però, in modo au- Raydan», ovvero il regnante che
tri urbani o in villaggi e piccoli tocratico, ma ricorrendo a un’as- abita nel palazzo (Raydan) della
insediamenti nei dintorni di essi. A semblea tribale. capitale himyarita Zafar. Al posto
fondamento dell’ordinamento so- Solo con il progredire della storia della divinità (e del suo culto),
ciale vi erano clan o parentadi a sudarabica si assiste alla fusione di come elemento unificante della
loro volta composti da piú fami- piú tribú in veri e propri regni – società sudarabica, era subentrato
glie. L’unione di piú parentadi for- come accade, per esempio, nel- quello di un determinato sovrano
mava la tribú di cui potevano far l’VIII secolo a.C., a Saba – e all’e- e del suo clan di appartenenza.
76 a r c h e o
ROMA
LA VITA QUOTIDIANA
• DOMUS E CASE POPOLARI • IL TEATRO
• GLI SPETTACOLI GLADIATORI • LA NETTEZZA URBANA
• L’EMERGENZA DEL FUOCO • PROSTITUZIONE E GIOCO D’AZZARDO
• UN GIORNO ALLE TERME • MANGIARE E BERE IN TABERNA...
ISTRUZIONI
PER L’USO
GIOIELLI, MONETE, ATTREZZI, PENTOLE, ARMI... L’ELENCO DEI
MANUFATTI CHE SI POTEVANO RICAVARE DAI METALLI È INFINITO
E LA SCELTA DELLE DIVERSE TRASFORMAZIONI VENNE DETTATA
DALLE CARATTERISTICHE DI OGNI SINGOLA MATERIA PRIMA
di Flavio Russo
78 a r c h e o
Maschera funeraria rivestita di lamine d’oro del faraone Amenemope. XXI dinastia, 991-984 a.C. Il Cairo, Museo Egizio.
a r c h e o 79
STORIA • LA METALLURGIA
80 a r c h e o
tazione, come avvenne in area assira
agli inizi del I millennio a.C. Ma fu
presso i Romani, dall’età repubbli-
cana in poi, che la richiesta di piom-
bo fece registrare un’autentica im-
pennata, facendone il metallo
dell’impero. Con lastre di piombo
s’impermeabilizzavano le coperture
e si proteggevano le carene dalle
teredini xilofaghe e delle alghe; con
piccole colate si cementavano le
a r c h e o 81
STORIA • LA METALLURGIA
LINGOTTI
IN FONDO AL MARE
Col piombo si costruirono anche le
pompe a doppio stantuffo con le
quali si sollevava l’acqua dai pozzi,
come pure i serbatoi per l’acqua po-
tabile. Un’idea sull’entità del suo
impiego è data dalla presenza nel
82 a r c h e o
Mediterraneo di ben 45 relitti di maggiori sovrani, tra cui il faraone no al 1250 a.C., le panoplie sono
navi con a bordo lingotti di piombo, Tutankhamon. Una piú diffusa pre- ancora di bronzo e il ferro, in mas-
perlopiú di provenienza iberica. senza di oggetti di ferro si riscontra selli grezzi, è utilizzato per commer-
Piccole quantità di mercurio sono nello stesso periodo in Mesopota- ciare. Compare, infatti, fra i premi
state rinvenute in tombe egizie del- mia, ma sempre con prezzo altissi- riservati ai vincitori dei giochi fune-
la metà del II millennio a.C., prove- mo. Nell’Iliade, ambientata nell’ulti- bri indetti da Achille in onore di
nienti forse dall’India, dove lo si mo anno della guerra di Troia, intor- Patroclo, cosí rievocati nel poema:
reputava utile per accrescere la lon- «Pose quindi in lizza il Pelide un mas-
gevità. La sua notevole fluidità sem- so di metallo grezzo, / che un tempo
brava ricordare la supposta agilità di usava scagliare la grande forza d’Eetio-
Mercurio e perciò i Romani deci- ne; / ma poi l’ammazzò Achille divino
sero di chiamarlo come il dio, in dal piede veloce, / e si portò sulle navi
alternativa alla denominazione gre- il masso insieme alle altre ricchezze. /
ca di Hydrargyros, «argento liquido». S’alzò in piedi e parlò tra gli Argivi. /
Estraendosi dal rosso cinabro, venne “Fatevi avanti voi altri che questa gara
utilizzato dagli Etruschi per ricavar- volete affrontare! / Se anche molto lon-
ne un vivido colorante vermiglio. tano stanno i suoi fertili campi, / ne
Ottenuto puro, trovò impiego nella potrà consumare anche per cinque anni
concia delle pelli e, piú tardi, in ri- interi: / non gli andranno in città per
levanti quantità nelle estrazioni au- mancanza d’acciaio / il contadino o il
rifere. Il mercurio, infatti, si combi- pastore, avrà bene da dargliene”».
na con molti metalli, fra i quali (Iliade, traduzione di Giovanni
l’oro, formando particolarissime Cerri, XXIII, 826-835).
leghe (amalgami), il cui stato di
aggregazione oscilla fra liquido e È perciò plausibile ipotizzare che
solido in funzione del diverso l’età del Ferro in Egitto abbia avu-
titolo dei componenti. L’amal- to inizio intorno al 1300 a.C.
gama d’oro, ottenuto trattan- estendendosi all’intero Mediterra-
do il minerale aurifero tritato, neo tre secoli dopo. L’accumular-
ha consistenza pastosa: fatto si delle esperienze fusorie portò
scorrere sopra scivoli di rame, si alla costruzione di forni in grado
separa dalla ganga litoide, ade- di liquefare, sia pur parzialmente,
rendovi con il solo amalgama. il minerale ferroso. Tuttavia, il
Quest’ultimo, raschiato e riscal- metallo che in qualche modo co-
dato, perde per evaporizzazione il lava da quei rudimentali forni
mercurio, lasciandovi l’oro puro: non era ancora ferro, ma una mas-
si tratta di una tecnica altamente sa spugnosa che solo la prolungata
inquinante, che viene purtrop- battitura a caldo trasformava in
po ancora utilizzata in varie ferro dolce, la cui durezza risulta-
parti del mondo. va inferiore a quella del bronzo.
Solo con l’affermarsi di com-
IL PIÚ DIFFUSO plesse procedure siderurgiche
Gli impieghi e gli utilizzi del fer- si riuscí ad avere un ferro ab-
ro sin dall’antichità furono cosí nu- Pugnale in ferro bastanza duro, tale da poter
merosi e duraturi da renderne quasi con il suo fodero. essere impiegato sia nella fabbri-
superflua la rievocazione. Indizi ar- Età tardo-antica. cazione di lame e di corazze che di
cheologici lo certificano lavorato, Lubiana, Museo utensili. I gladi romani, in ogni caso,
sporadicamente e per piccole quan- Nazionale della restarono sempre facilmente piega-
tità, intorno al III millennio a.C. Slovenia. bili per cui s’imposero esclusiva-
Quanto fosse raro lo testimonia il mente come armi da punta per il
prezzo stimato ancora alla metà del combattimento ravvicinato.
millennio successivo, pari al quintu- (4 – fine; le puntate precedenti sono
plo dell’oro. Preziose lame in ferro state pubblicate nei nn. 383, 384 e
costituirono cosí la dotazione dei 386, gennaio, febbraio e aprile 2017)
a r c h e o 83
SPECIALE • SPARTACO
SPARTACO
UNA STORIA DI
SCHIAVI E PADRONI
QUELLO DI ROMA ANTICA FU IL PIÚ GRANDE SISTEMA
SCHIAVISTICO CHE LA STORIA ABBIA MAI CONOSCIUTO.
UN’INTERA ECONOMIA ERA BASATA SULLO SFRUTTAMENTO DI
UNA «MERCE» CARA E REDDITIZIA QUANTO DEPERIBILE:
L’ESSERE UMANO. STIME RECENTI HANNO CALCOLATO
LA PRESENZA TRA I 6 E I 10 MILIONI DI SCHIAVI SU UNA
POPOLAZIONE DI 50/60 MILIONI DI INDIVIDUI. NEL 73 A.C.,
UN ESERCITO DI SCHIAVI, ESASPERATI DALLE CONDIZIONI
DISUMANE IN CUI ERANO TENUTI A VIVERE, SI RIBELLARONO,
CAPEGGIATI DA UN GLADIATORE TRACE. MA QUALI FURONO I
REALI EFFETTI DELLA RIVOLTA? ED È CORRETTO RICONOSCERE IN
SPARTACO IL LEGITTIMO RAPPRESENTANTE DEL «PROLETARIATO
DELL’ANTICHITÀ», COME AVEVA SOSTENUTO MARX?
di Orietta Rossini
a r c h e o 85
SPECIALE • SPARTACO
86 a r c h e o
LO SCHIAVO VENUTO DALLA TRACIA
a r c h e o 87
SPECIALE • SPARTACO
88 a r c h e o
non crudeli e consigliava ai padroni di intrat- nia calabrese di Thurii/Copia, teatro della
tenersi amichevolmente con i loro schiavi rivolta spartachista) che gli era stato lanciato
migliori, chiedendo loro consiglio e motivan- contro come un insulto da Antonio. Un filo
doli nel loro lavoro (De re rustica, I, 8,15). sottile ma resistente legava dunque il futuro
imperatore a Spartaco. Forse memore delle
LE SCELTE DI AUGUSTO tradizioni familiari, lo stesso Augusto raccon-
Un capitolo a parte costituisce l’azione di ta nelle Res Gestae di aver vinto contro Sesto
Augusto e della sua legislazione: l’ambiguità Pompeo una guerra che definisce «servile»,
che caratterizza la sua politica si riflette an- probabilmente per il gran numero di schiavi
che in ambito servile. Va innanzitutto ricor- schierati nell’esercito del figlio di Pompeo
dato che il princeps era figlio naturale di quel Magno: almeno 30 000 secondo Augusto,
Gaio Ottavio che, recandosi come magistra- che li avrebbe fatti prigionieri e restituiti ai
to in Macedonia, pochi mesi prima di lascia- padroni «per la giusta punizione» (ad supplicium
re orfano il piccolo Ottaviano, aveva finito di sumendum: la crocefissione, dobbiamo inten-
reprimere le comunità dei sopravvissuti delle dere; Res Gestae, 25). Con tali credenziali
rivolte di Spartaco e Catilina riunitesi in alle spalle e con un paio di leggi che regola-
Calabria. Un’eredità morale di cui il futuro mentano la manomissione degli schiavi ema-
Augusto andrà fiero, tanto da rivendicare con nate a distanza di sei anni nel 2 a.C. e nel 4
orgoglio l’appellativo di Thurinus (dalla colo- d.C. (non per diminuire il numero degli
a r c h e o 89
SPECIALE • SPARTACO
90 a r c h e o
schiavi liberati, come in genere si scrive, ma Nella pagina
per diminuire il numero di quanti, dopo la accanto: vaso
liberazione, potevano assumere la cittadinan- per profumi in
za romana), pure Augusto volle lasciare di sé bronzo in forma di
l’immagine di un dominus moderato e bene- testa di schiavo. APPARTENGO
volo nei confronti degli schiavi, sostanzial- II-III sec. d.C. A SCHOLASTICUS
mente l’immagine tramandata da Seneca e Parigi, Museo Su questo collare di schiavo, rinvenuto a
Dione che raccontano l’episodio famoso di del Louvre. Roma nel 1892, nel corso di scavi condotti
Augusto che salva la vita di un giovane schia- In basso: nell’area di piazza Cairoli, si legge
vo, reo di aver mandato in frantumi una statuetta in un’iscrizione che indica il padrone
preziosa suppellettile (Seneca, De ira, III,40; bronzo dell’uomo (Scholasticus) e il luogo dove
Cassio Dione, LIV, 23,1-4). raffigurante un avrebbe dovuto essere ricondotto in caso
Ma Augusto è soprattutto colui che, con sot- giovane nero. di fuga (domo pulverata). V sec. d.C.
tile decisione, affiderà proprio agli schiavi che II-III sec. d.C. Roma, Antiquarium comunale.
vivono sotto lo stesso tetto del padrone la si- Parigi, Museo
curezza fisica del dominus. Ciò avviene con il del Louvre.
senatus Consultum Silanianum de servis, appro- ti a vicenda. Si tratta di una misura legale la cui
vato nel 10 d.C., quando il principe è ormai efficacia e il cui cinismo si rivelò appieno
prossimo alla fine. Con esso si prescrive che, in sotto il regno di Nerone, nel 61 d.C., quando
caso di morte violenta del padrone o in circo- 400 schiavi, tra cui molte donne e bambini,
stanze non chiare, tutti gli schiavi conviventi saranno messi a morte a seguito dell’assassinio
dovranno essere interrogati, torturati ed even- del praefectus Urbi, Pedanio Secondo, per mano
tualmente messi a morte prima dell’apertura di un suo schiavo domestico.
della successione del morto (che poteva con- È dunque dopo Augusto – quando la pace da
tenere clausole di liberazione). Ciò rendeva lui imposta e la filosofia stoica da lui favorita
l’intera famiglia degli schiavi domestici re- inducono pensieri universalistici e favorisco-
sponsabile della vita del padrone, inserendo il no costumi piú moderati – che la legislazione
sospetto tra i servi, che si sarebbero controlla- lascia trasparire un sentire piú umano e for-
nisce qualche minima tutela alla persona
dello schiavo: una lex Petronia d’incerta data-
zione proibiva ai padroni di vendere i propri
schiavi per la lotta con le fiere; sotto Claudio,
si proibiva ai padroni di abbandonare gli
schiavi ammalati, i quali, se guarivano, diven-
tavano liberi; venne punita l’uccisione di uno
schiavo altrui e quindi sanzionata, sotto An-
tonino Pio, anche l’uccisione del proprio
schiavo (Gaius, I, 53) e, secondo un altro re-
scritto antoniniano, gli schiavi che – per sfug-
gire a un padrone che incrudeliva – si fossero
rifugiati presso la statua di un imperatore,
dovevano essere dal padrone stesso venduti.
Fu tutto questo dovuto anche all’esempio
della «guerra giusta» condotta da Spartaco?
Certamente il ricordo delle guerre servili ri-
mase a lungo nella memoria romana. E forse
il solo Annibale può contendere a Spartaco il
titolo di principale nemico di Roma , nonché
il terrore diffuso tra i Romani. La risposta
rimane tuttavia incerta. Sta di fatto che oggi
riconosciamo a Spartaco e ai suoi simili il
diritto alla ribellione.
Orietta Rossini
a r c h e o 91
SPECIALE • SPARTACO
94 a r c h e o
UNA PUNIZIONE ESEMPLARE
Questa tegola iscritta, rinvenuta in Spagna, dà conto dell’actor avere adibito la ragazza incinta a lavori di
della punizione inflitta da un latifondista, Maximus, a durezza tale da causare la morte del feto, proprietà del
un actor di nome Trofimianus, la cui concubina, padrone, che era stato concepito con tanta fatica. E ciò
Maxima, aveva causato l’aborto di una giovane schiava, fu fatto da Maxima, la concubina di Trofimianus.
che, incinta dello stesso Maximus, aveva fatto Castiga lui e che sia estromesso da tutto. Segna o
ingelosire la donna. Il padrone affida l’incarico allo confini della proprietà dal monte Tances fino ai cippi
schiavo Nigrianus, amministratore del suo terreno: nominali della campagna di Lacipea». III sec. d.C.
«Massimo a Nigriano: ed è stata responsabilità Madrid, Museo Archeologico Nazionale.
nel 61 d.C., morí Pedanio Secondo, prefetto Nella pagina quattrocento schiavi, compresi donne e
urbano, ucciso da un suo schiavo in casa accanto: Orazio in bambini, vennero mandati a morte.
propria. Quando il Senato si riuní per deci- villa, olio su tela
dere se applicare un’antica norma che in di Camillo Miola. GLI SCHIAVI
casi simili prevedeva la tortura e la morte 1877. Napoli, NELL’AGRICOLTURA
dell’intera familia servile, il giurista Cassio Museo di L’idea di una riforma a favore dei piccoli pro-
Longino sostenne la necessità di infliggere la Capodimonte. Nel prietari agricoli – idea che costò la vita a lui e
pena a tutti i 400 schiavi della vittima: come fondo sabino del a suo fratello Caio – venne a Tiberio Gracco
avrebbero potuto, i padroni romani, dormire poeta lavoravano mentre traversava l’Etruria per imbarcarsi ver-
sonni tranquilli, se tanti schiavi non erano otto schiavi so la Spagna.Tiberio rifletteva sulla solitudine
stati sufficienti a proteggere la vita di un sorvegliati da un di quelle terre, un tempo popolate da conta-
prefetto urbano? Il Senato si convinse e i vilicus. dini liberi, e ora ridotte a latifondo dalla rapa-
a r c h e o 95
SPECIALE • SPARTACO
cità dei grandi proprietari, che usavano «schia- In basso: faccia SCHIAVITÚ FEMMINILE E
vi fatti venire da altri paesi» come pastori e posteriore di SFRUTTAMENTO SESSUALE
agricoltori (Plutarco, Tiberio Gracco, 8). Il passo uno specchio in «Prehende servam: cum voles, uti licet»
testimonia un fenomeno, già avanzato nella bronzo decorata («Prenditi la schiava come vuoi, come è
seconda metà del II secolo a.C., che avrebbe con una scena tuo diritto»): questo anonimo graffito
continuato a caratterizzare l’agricoltura dell’e- erotica pompeiano chiarisce quello che per un
tà imperiale: l’affermarsi della coltivazione ambientata in dominus romano doveva essere normale:
specializzata e finalizzata al grande mercato, una casa la schiava è a tutti gli effetti un oggetto
praticata dai latifondisti grazie all’abbondanza privata, di proprietà del padrone e doveva esse-
di manodopera servile che le guerre di con- da Roma re a sua disposizione quando ne avesse
quista avevano fornito a basso prezzo. (Esquilino). Fine voglia. Il padrone utilizzava le proprie
Quello combattuto da Tiberio Gracco era il del I sec. d.C. schiave come un bene su cui investire,
sistema detto della villa rustica, una realtà testi- Roma, per esempio mettendole incinte o favo-
moniata già in tempi molto antichi, che però Antiquarium rendo il loro accoppiamento: attraverso
si era diffuso con l’ampliarsi degli scambi comunale. la nascita di nuovi schiavi accresceva il
commerciali e dei mercati urbani, per i suo capitale. L’investimento poteva
quali la villa produceva soprattutto anche essere sistematico: le schia-
olio, vino e grano. L’attività si ve potevano essere vendute a
incentrava intorno a un vasto un leno, un gestore di «case
edificio, la villa appunto, di- di piacere», che avrebbe
viso in due settori: quello provveduto a gestirle,
residenziale, a uso del oppure lo stesso pa-
dominus e dei suoi ospi- drone poteva deci-
ti, e il settore legato dere di destinare
a l l ’ a t t iv i t à d e g l i alcuni ambienti
schiavi. L’impiego della propria casa
degli schiavi in agri- a questi scopi.
coltura presentava Esistevano edifici
vantaggi evidenti dedicati al mere-
per il dominus: gli tricio, come i lu-
schiavi minimizza- panari, ma esso è
vano i costi di pro- testimoniato an-
duzione, si riprodu- che in altre strut-
cevano tra loro au- ture come le case
mentando il capitale e private dei ricchi, le
non andavano in guerra, osterie, le locande, le
assicurando la continuità terme, le cellae meretri-
produttiva. cae, piccole stanze spesso
Le grandi aziende agricole ap- direttamente su strada. Si
partenevano a famiglie senatoriali trattava di un’attività estre-
ed equestri o alle élite dei municipi e mamente redditizia, se anche il
delle provincie. Questi proprietari, perlopiú potere imperiale volle trarne benefi-
residenti in città, usavano esaltare l’agricoltura cio: sappiamo che, nel 40 d.C., l’impe-
come la fonte di reddito che meglio si confa- ratore Caligola introdusse una tassa
ceva alla propria dignità, anche perché, finiti i sulla prostituzione, anche se non ne
tempi di Cincinnato, non si trattava certo di conosciamo i dettagli.
lavorare la terra con le proprie mani: «Un tem- I luoghi di piacere sono raccontati dal-
po i campi erano coltivati dalle mani degli stessi le scene erotiche rappresentate sulle
generali», scriveva Plinio il Vecchio, «ma al gior- spintriae, dischi di bronzo, della dimen-
no d’oggi il lavoro dei campi è fatto da piedi incate- sione di una moneta, che dovevano
nati, da mani condannate, da facce marchiate (...) e anche possedere un qualche valore, for-
ci meravigliamo che il frutto del lavoro forzato non se corrispondente al numero ordinale
sia lo stesso del lavoro che era un tempo dei condot- su di esse riportato. Si è pensato che
tieri!» (Nat. Hist. XVIII, 4). potessero sostituire le monete per il pa-
96 a r c h e o
1
In questa pagina:
gioielli in oro da
Moregine
(Pompei).
I sec. a.C.-
I sec. d.C.
Pompei,
Soprintendenza.
1. Parte di una
probabile
collana.
2. Armilla a verga
tubolare.
3. Collana con
pendente.
4. Armilla a corpo
con iscrizione
Dom(i)nus
2 ancillae suae. 3
4
IL PADRONE INNAMORATO
Il bracciale da Moregine con la dedica
del padrone alla sua schiava costituisce,
a oggi, un caso assai raro: si conosce,
infatti, un numero molto ristretto di
gioielli che conservino iscrizioni.
a r c h e o 97
SPECIALE • SPARTACO
PICCOLI SCHIAVI
Schiavo si diveniva in età adulta, se lo voleva
il destino, ma schiavo si poteva anche nascere,
se la propria madre era di condizione servile.
Gli schiavi nati ed educati in casa erano quel-
li piú pronti ad apprendere e questo li rende-
va una forza lavoro importante. Non esisteva
alcuna preoccupazione etica o tutela sociale
per i lavoratori bambini, come del resto non
era considerato scandaloso che un padre di
famiglia, libero, ma di bassa estrazione, facesse
lavorare i propri figli.
Per un padrone, un piccolo schiavo nato in
casa (verna) costituiva un investimento utile:
oltre alla possibilità di formarlo sin da pic-
colo e far sí che apprendesse un mestiere, lo
si poteva crescere nel rispetto delle regole di
casa, in modo da favorire lo stabilirsi di un
legame affettivo solido con il padrone e gli
altri membri liberi della famiglia, diminuen-
do i rischi di ribellioni e danni. Spesso po-
teva accadere che schiavi bambini crescesse-
ro insieme ai loro piccoli padroni, perché
coetanei. Non devono stupire, quindi, le
numerose attestazioni di affetto riservate
dai propri padroni a questi piccoli lavora-
tori nelle iscrizioni funerarie, quando
stroncati da una morte precoce. Non
bisogna dimenticare che alcuni di essi
potevano essere anche figli naturali del
padrone, concepiti da una delle schiave
domestiche. Naturalmente, nascere schiavo e
crescere da schiavo in una casa di città segna-
va una condizione diversa dal nascere schia-
vo, per esempio, in una casa di campagna o
dal nascere schiavo ed essere venduto subito
dopo, come pure poteva accadere.
Le testimonianze archeologiche e le fonti
98 a r c h e o
LA STRADA
LAVORI VERSO LA LIBERTÀ
IN CORSO A Roma gli schiavi potevano coltivare la spe-
Rilievo ranza della libertà. Il diritto prevedeva infatti
raffigurante una procedura di liberazione, ampiamente
varie attività applicata, detta manumissio, con la quale il
edilizie, da dominus rinunciava alla sua potestà (manus)
Terracina. sullo schiavo. Anche in Grecia esisteva la pos-
Roma, Museo sibilità di liberare i propri schiavi, ma nessuna
Nazionale società schiavista, né antica, né moderna, ha
Romano. La mai fatto un ricorso cosí largo e sistematico
scena si alla loro liberazione, come invece avvenne a
riferisce forse Roma. La singolarità del caso romano è ac-
alla costruzione cresciuta dal fatto che gli schiavi liberati, i li-
del porto della berti, a differenza di quanto accadeva in Grecia
città laziale, ma dove un ex schiavo rimaneva socialmente in
l’interpretazione una posizione d’inferiorità, potevano diven-
è dibattuta. tare cittadini romani, acquisendo quasi tutti i
diritti di un civis nato libero, compreso il di-
ritto di voto. I figli dei liberti, poi, potevano
letterarie ci offrono uno spaccato quanto mai accedere alle cariche pubbliche, senza limite
vario dei mestieri che potevano essere eserci- alla propria ascesa sociale. Le ragioni di
tati dagli schiavi bambini, sin dai primissimi questa «liberalità» sono molteplici. Al fon-
anni di vita: da Augurius, schiavetto acrobata do, si può riconoscere ai Romani la con-
vissuto poco piú di due anni, ai bambini uti- sapevolezza delle proprie origini compo-
lizzati nelle miniere, adatti per le loro piccole site: per popolare Roma, Romolo aveva
misure ai cunicoli scavati alla ricerca del pre- accolto persone di ogni livello sociale,
zioso metallo: ne è un esempio il piccolo schiavi compresi. Va inoltre riconosciuta
Quartulus, rappresentato sulla sua stele fu- una capacità di integrazione straordinaria,
neraria con una gerla da miniera. una delle doti romane «vincenti», come
E ancora, all’interno delle ricche case ampiamente riconosciuto.
dell’Urbe, schiavi bambini potevano C’erano poi ragioni di sicurezza e ordine
accompagnare il proprio padrone nei pubblico: schiavi che nutrono una spe-
suoi bagordi notturni, illuminandogli ranza sono senz’altro meno pericolosi
la strada, oppure potevano servire a di schiavi disperati e, dal momento che
tavola o a letto, dove svolgevano il con essi si conviveva – e poiché un pa-
ruolo di amasi, amanti preferiti; drone ricco poteva tenere sotto il suo
fuori dalle case e al servizio della stesso tetto centinaia di schiavi –, la pro-
città, schiavi bambini potevano spettiva della libertà costituiva una garan-
essere utilizzati per pulire la sab- zia di sicurezza, innanzitutto per il padrone.
bia dell’arena dal sangue dopo i Inoltre interessi economici particolari pote-
combattimenti, come testimo- vano convincere il dominus a liberare il pro-
niato da Marziale
Di fatto nessun mestiere era
precluso allo schiavo bambi- VINTO DALLA FATICA
no, che, al pari dell’adulto, Statuetta raffigurante un piccolo schiavo
doveva generare profitto per addormentato, rinvenuta nel 1890 nel letto
il proprio padrone e, solo se- del Tevere, presso il Ponte Palatino.
condariamente e se partico- I-II sec. d.C. Roma, Museo Nazionale
larmente dotato, per se stesso, Romano, Terme di Diocleziano. L’impiego
con l’andare degli anni. Era degli schiavi bambini era del tutto
questa l’unica strada che normale e molto diffuso, per
poteva condurre alla libe- esempio, nelle attività minerarie.
razione.
a r c h e o 99
SPECIALE • SPARTACO
Il patronus, togato e
con la verga (vindicta)
100 a r c h e o
LA VERGA prio schiavo: uno schiavo liberato, libertus o premiare gli schiavi piú dotati, contribuendo
CHE liberta, rimaneva legato all’ex padrone da di- a realizzare quella che oggi chiameremmo
AFFRANCA versi obblighi e prestazioni d’opera gratuite, «mobilità sociale» e «meritocrazia». Con rica-
Replica di un che lo rendevano un collaboratore fedele e dute positive sulla prosperità e sul buon an-
rilievo in marmo cointeressato all’economia del padrone. Inol- damento dello Stato.
che raffigura tre il dominus che, a fronte di una somma di
una probabile denaro, accordava la manumissio – che da Au- IN CAVA E IN MINIERA
manumissio gusto in poi poteva essere concessa solo a La ricerca dei metalli dentro le viscere della
vindicta (o per schiavi oltre i trent’anni – finiva per recupe- terra era un mestiere riservato agli «ultimi»:
vindictam), uno rare la perdita di valore dello schiavo anziano, criminali, schiavi, prigionieri di guerra o an-
dei tre tipi di meno produttivo. che uomini liberi, di bassa condizione, co-
liberazione C’erano infine ragioni d’interesse comune, stretti a lavorare sottoterra, a volte con l’inte-
dello schiavo. che riguardavano l’intero corpo sociale. L’am- ra famiglia, per sopravvivere. Storici e poeti
Roma, Museo ministrazione statale richiedeva persone vali- della fine dell’età repubblicana e dei primi
della Civiltà de, in grado di sostenere una struttura di go- secoli dell’impero ci raccontano di minatori
Romana verno complessa: gli schiavi imperiali costitu- costretti a lavorare in gallerie e cunicoli alti
(l’originale, ivano un grande serbatoio di professionalità e non piú di 1 m, nei quali non era possibile
databile su di loro l’imperatore poteva contare piú che stare in posizione eretta, illuminati da torce di
alla metà del su liberi di classe senatoria o equestre. Di qui legno resinoso o da lucerne appoggiate in
I sec. a.C., si la loro frequente liberazione a coronamento nicchie ricavate nelle pareti della galleria.
conserva nel di carriera. Una manumissio accordata con L’esaurirsi della loro fioca luce scandiva i tur-
Musèe Royal de larghezza con giudizio finiva dunque per ni di lavoro.
Mariemont, in Lo scavo delle pareti di roccia, in cui si insi-
Belgio). nuavano le vene di metallo, avveniva con
Secondo pochi e semplici strumenti da taglio e il tra-
l’interpretazione sporto del materiale ricavato e dei detriti
corrente, il poteva avvenire a mano o a spalla, all’interno
personaggio di gerle o di sacchi. Non di rado nelle gallerie
sulla destra e nei cunicoli si respiravano miasmi infernali.
sarebbe un Alcuni minatori, forse quelli condannati ad
patronus, che ha metalla, lavoravano incatenati, come dimostra-
appena toccato no le catene rinvenute nei giacimenti spa-
con una verga gnoli. I bambini erano particolarmente adat-
(vindicta) i due ti, per le loro piccole dimensioni, a portare
uomini sulla verso l’imboccatura dei pozzi il frutto della
sinistra e in fatica dei minatori, che poi veniva sollevato
basso, con funi e pulegge.
liberandoli dalla Una vita alla quale era preferibile di gran
condizione lunga la morte, come afferma ancora Diodo-
servile. ro Siculo. Eppure, esistevano anche delle si-
Questi ultimi tuazioni di tutela dei lavoratori in miniera,
starebbero soprattutto se liberi abitanti del luogo in cui
esprimendo la si trovava il giacimento, come testimoniano le
propria eccezionali garanzie richieste al concessiona-
gratitudine, rio privato, che gestiva il giacimento, in favo-
e il fatto che SIMBOLO DI LIBERTÀ re dei lavoratori delle miniere lusitane di Vi-
abbiano per Replica di una bulla aurea globulare di pasca (località nei pressi dell’odierna Aljustrel,
copricapo un epoca romana. Roma, Museo della Civiltà in Portogallo).
pileus libertatis, Romana. Plauto, Cicerone e altri autori Non facile doveva essere anche la vita di chi
simbolo di assegnano a questo oggetto, usato come era impiegato nelle cave. La Roma augustea
libertà, pendente di collana, una funzione sociale stava diventando una città di marmo, degna
rafforzerebbe e pubblica, identificandolo come simbolo del suo ruolo, anche grazie allo sfruttamento
l’identificazione di nascita e discendenza libera. intensivo delle cave toscane da cui si estraeva
della scena. la bianca pietra di Luni (oggi Carrara). Il la-
a r c h e o 101
SPECIALE • SPARTACO
CONTRO LE FUGHE
Catena in ferro, da Huelva (Spagna).
I sec. d.C. Madrid, Museo
Archeologico Nazionale.
Il manufatto era destinato agli
schiavi addetti ad metalla e
doveva impedirne la fuga, ma, al
tempo stesso, per via della
lunghezza e della flessibilità, permettere
che potessero svolgere il proprio lavoro.
102 a r c h e o
A destra: affresco
raffigurante una
processione di
falegnami, dalla
cosiddetta
«Bottega del
Profumiere»
di Pompei.
I sec. d.C.
Napoli, Museo
Archeologico
Nazionale.
In basso: testa di
Artemide Efesia,
da via Marmorata
(Roma). Prima
metà del
II sec. d.C. Roma,
Museo Nazionale
Romano, Palazzo
Altemps.
A Servio Tullio la tradizione assegna anche dersi, Caio si sarebbe recato sull’Aventino
la fondazione del tempio di Artemide offrendo agli schiavi la libertà, in cambio di
sull’Aventino. L’evento veniva ricor- sostegno. Ma il suo grido rimase inascolta-
dato alle idi di Agosto, come scrive to e inutile fu il suo tentativo di resistere
Festo, e quel giorno veniva celebrato asserragliato proprio nel tempio di Diana.
come giorno «degli schiavi» («servo-
rum dies festus»); addirittura il termine CRISTIANESIMO
«servus», sarebbe da collegare al «cer- E SCHIAVITÚ
vus», l’animale simbolo della dea, Il cristianesimo si diffonde in una società
agile e veloce, proprio come gli in cui la schiavitú riveste un’importan-
schiavi fuggitivi. Al tempio era, za economica fondamentale ed è par-
infatti, riconosciuto il partico- te dell’ordinamento sociale: dunque
lare statuto di asylum, luogo di il nuovo credo – ancora minorita-
accoglienza per gli stranieri e rio per tutto il III secolo d.C. –
anche per gli schiavi. Gli schiavi non apportò, né forse poteva ap-
fuggiaschi avevano diritto a esse- portare, conseguenze significati-
re lí accolti e ascoltati. Il colle ve per questa istituzione, che
Aventino e il tempio di Diana infatti non fu mai contestata e
restano legati all’elemento servile anzi venne accettata come ne-
anche nei secoli successivi. Ap- cessità mondana o anche come
piano racconta le tensioni tra Ca- conseguenza del peccato origi-
io Gracco e il Senato: prima di nale. Pertanto vescovi e diaconi
ottemperare alla richiesta dei se- ebbero i loro schiavi.
natori, che lo chiamavano a difen- Del resto la liberazione predicata dal Cristo è
a r c h e o 103
SPECIALE • SPARTACO
104 a r c h e o
«I MISTERI DI MITRA »
Sorano, Fortezza Orsini
dal 12 maggio al 5 novembre
COMUNE
DI SORANO
QUANDO L’ANTICA ROMA…
Romolo A. Staccioli
…COSTRUIVA MURI DI
DIVISIONE DAI BARBARI
LA DIFESA DEI TERRITORI DELL’IMPERO SUGGERÍ, IN PIÚ DI UNA
CIRCOSTANZA, L’INNALZAMENTO DI BARRIERE, SPESSO
PODEROSE. ANCHE SE, CON ALTRETTANTA FREQUENZA,
PARTICOLARI CONDIZIONI GEOGRAFICHE O SOCIO-POLITICHE
INDUSSERO AD ADOTTARE SISTEMI DI PROTEZIONE ALTERNATIVI
106 a r c h e o
l’esterno, da un fossato a forma di romano, ma non l’unico (insieme a che avrebbe separato
V, largo 9 m e profondo 4,5, con una quello, peraltro di breve durata, tangibilmente la comunità palatina
sponda di protezione fatta di torba realizzato nel 142, un centinaio di dagli insediamenti dei colli finitimi.
e zolle erbose alta 3,5 m circa. chilometri piú a nord e per poco Quanto a Cesare, egli stesso ci
Appoggiate al muro, a intervalli di meno di 60 km, tra gli estuari dei riferisce (Bell. Gall. I, 8) d’aver fatto
500 metri, si susseguivano torri di fiumi Forth, a est, e Clyde, a ovest, costruire dai suoi soldati, all’inizio
vedetta, quadrate, di 6 m di lato e dal successore di Adriano, delle guerre galliche, nel 58 a.C., un
ogni 1500 metri, «fortini» con Antonino Pio). murum per separare tra loro le tribú
bastioni. Un altro fossato, largo 6 m celtiche degli Elvezi e dei Sequani.
e profondo 3, era scavato lungo il AL TEMPO DI ROMOLO Esso andava dal Lago Lemano (o di
muro dalla parte interna, dove Altri erano stati già costruiti; a Ginevra) al Monte Giura, ed era
correva pure una strada di partire da un vero e proprio lungo 19 miglia (28 km circa), alto
collegamento tra i diversi fortini. precedente storico che ci riporta a 16 piedi (4,6 m), dotato di castella o
Quello di Adriano è, forse, il piú Cesare. A meno di non voler risalire piccoli forti di presidio, e rafforzato
noto (e meglio conosciuto e indietro nel tempo fino al mitico da un fossato esterno.
conservato) tra i «muri» dell’impero (ma non troppo) Muro di Romolo, Tuttavia, quello di Cesare era stato
a r c h e o 107
fu né continua, né omogenea.
Regione per regione, il limes – il cui
vocabolo era generalmente
accompagnato da un aggettivo (o
un complemento di specificazione)
che riguardava la situazione
geografica – era organizzato con un
diverso sistema di difesa: quello
che gli studiosi chiamano
«puntuale», caratterizzato da
strutture isolate e «interne» (come
torri, fortini, presidi) e quello che gli
studiosi chiamano «lineare»,
costituito (quando non ci fosse
stato da utilizzare un ostacolo
naturale, come un grande fiume),
da un muro continuo.
Un esempio classico di limes con
difesa lineare fu quello
«germanico» o, meglio,
«germano-retico» realizzato in piú
fasi (a partire dal tempo di
Domiziano) per chiudere e sbarrare
alla base il saliente formato
dall’alto corso del Reno e del
Danubio divergenti dalle rispettive
sorgenti: quello noto con il nome di
Agri Decumates. Il tratto
propriamente germanico iniziava
poco a nord dell’antica Confluentes
(l’odierna Coblenza) e proseguiva
verso sud, come una barriera
continua, per 382 km, fino a
Lauriacum (odierna Lorch, in
Austria). Il tratto retico ne era il
prolungamento, per ulteriori 166
un muro provvisorio, legato a una via di comunicazione tra proprietà km e terminava nei pressi di Castra
particolare circostanza. Diversi terriere vicine e poi anche un Regina (odierna Regensburg).
furono quelli innalzati allorché, confine tra appezzamenti diversi, Il muro, alto tra i 2,5 e i 3 m e spesso
abbandonata da Roma, alla fine del assunto per designare il confine 1 m, era formato di pietre e argilla,
I secolo d.C., l’idea dell’espansione dell’impero nel duplice significato sormontato da una palizzata e
ininterrotta e del dominio di linea di divisione e separazione e intercalato da numerose torri di
universale, con la rinuncia a di frontiera fortificata contro la legno e da castella o fortini di
ulteriori conquiste e l’intento di pressione e le infiltrazioni dei presidio (alcuni con funzioni di
conservare e stabilizzare i risultati popoli barbari. avamposto). All’esterno e
acquisiti, fu deciso di fissare un all’interno era fiancheggiato da un
«limite» ai territori del Popolo UN IMPERO STERMINATO fossato e, all’interno, anche da una
Romano. Limite inteso, All’apogeo dell’impero, alla morte via limitanea. È appena il caso di
materialmente, piuttosto che come di Traiano, nel 117 d.C., l’impero osservare come la presenza dei due
una «linea», come una «fascia» di stesso era circondato e grandi fiumi lungo la linea di
terreno, piú o meno larga, percorsa «delimitato» da 7000 chilometri di frontiera, sia a nord che a sud,
da una strada di valore strategico. limes. Come la celeberrima Grande rendesse del tutto inutile la
Da qui il vocabolo limes, che, in Muraglia cinese, a differenza della realizzazione di una difesa lineare
origine, indicava un sentiero o una quale la linea difensiva romana non propriamente renana e danubiana.
108 a r c h e o
Nella pagina
accanto:
ricostruzione di
una torre di
guardia del limes
germano-retico
presso
Taunusstein-
Neuhof, a nord di
Wiesbaden,
Hessen,
Germania.
A sinistra:
ricostruzione
di un momento di
vita quotidiana
nei pressi di un
forte dislocato
lungo il limes.
Esempi assai piú modesti di muri Del tutto particolare fu la situazione terra e di pietre, e fu probabilmente
furono, nei Balcani, quelli del Limes nelle province africane, dove, a un la ripresa e il completamento di
dacicus, nella zona di Porolissum, limes sostanzialmente aperto e un’opera analoga già iniziata col
nel versante nord-orientale della articolato con un sistema difensivo medesimo scopo dalla stessa
grande regione, e quello imperniato su fortini e castelli, torri Cartagine) andava da Thabraca,
all’estremità settentrionale della di guardia, fattorie fortificate, sulla costa settentrionale, a Thenae,
Moesia inferior (l’odierna s’accompagnò in taluni casi una su quella orientale.
Dobrugia), a sud del delta del serie di clausurae, formate dal Per concludere resta da fare una
Danubio, tra il corso del fiume e il consueto accoppiamento fossato e considerazione di carattere
Mar Nero, all’altezza di Tomi, muro, che, con le banchine e il generale alla quale si deve almeno
l’odierna Costanza. terreno di rispetto, raggiungeva accennare. Mentre nei lunghi
Quanto alle province orientali, una larghezza tra i 10/15 m e i 30/40. periodi pace e di tranquillità – come
ossia ai territori compresi tra il Mar quello di quasi due secoli trascorso
Nero e il Mar Rosso (dall’Anatolia LA «FOSSA» DI SCIPIONE sul fronte del Reno (dal 70 al 250
alla Siria alla Palestina), le frontiere Ma, in proposito, non si può non d.C.) – i «muri» finirono col
precarie e instabili e il loro continuo ricordare come proprio in Africa le diventare, paradossalmente, luoghi
variare e, non di rado, la presenza fonti storiche ci documentino il di incontro, di attività economiche e
di «ostacoli» naturali (quali, per primo esempio di un «fossato» di scambi commerciali e perfino di
esempio, l’Eufrate e il deserto utilizzato quale elemento di «romanizzazione», la loro funzione
d’Arabia), resero impossibile e «separazione» e quindi di difesa: la di separazione e di divisione venne
persino inutile un qualsiasi sistema cosiddetta Fossa regia fatta scavare meno allorché, soprattutto nelle
di «separazione» stabile e di difesa da Scipione Emiliano subito dopo regioni renane e danubiane, si
lineare. Si ricorse, allora, piuttosto, la conquista di Cartagine, nel 146 cominciò a consentire, al di qua di
e variamente, al sistema aperto e a.C., per separare il territorio essi, nei territori loro a ridosso,
alla difesa «puntuale» basata sui romano da quello del regno di l’insediamento stabile di intere
presidi militari, i forti, gli Numidia. Il fossato (che tribú barbariche. E fu quella anche
acquartieramenti delle legioni e comportava automaticamente, se la prima tappa verso la fine
delle milizie ausiliarie. non un muro almeno un argine di dell’impero.
a r c h e o 109
L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA
Francesca Ceci
FIGLI DELL’EUFRATE
ULTIMO SEGNO DELLO ZODIACO, I PESCI, AL PARI DEI PRECEDENTI,
RICORRONO ANCHE SULLE EMISSIONI MONETALI. CON SOLUZIONI
ICONOGRAFICHE CHE SI RIFANNO ALLE DIVERSE IPOTESI SULLA LORO
GENESI, SEMPRE, PERÒ, ASSOCIATA ALLA DEA VENERE E ALL’ANTICA SIRIA
UN UOVO ENORME
Anche i Pesci dello Zodiaco trovano
la loro genesi nel piú antico mondo
mitico, narrata in diverse versioni.
Lo scrittore del I secolo d.C. Igino,
detto l’Astronomo per i suoi studi,
riporta una versione meno nota
della nascita di Venere, diversa
rispetto a quella celeberrima di
Esiodo, il quale, nella Teogonia
(188-206), la vuole creata,
bellissima, dalla spuma delle acque
fecondate dall’evirazione di Urano.
Nella Fabula (CXCVII) dedicata ad
110 a r c h e o
questo motivo i Siri considerano i versione la narrazione si conclude In alto: dracma in bronzo di Antonino
pesci e le colombe anch’essi come con il divieto, per le popolazioni Pio. Zecca di Alessandria, 144-145 d.C.
divinità e non se ne nutrono». siriane, di nutrirsi di pesce, Al dritto, il busto dell’imperatore;
Risulta in questo caso interessante probabilmente una consuetudine al rovescio, due pesci opposti e
notare che gli attributi della dea non alimentare di quelle regioni alla sovrastanti, sormontati dal busto
sono come di consueto legati alla quale viene cosí attribuita una di Giove e da una stella.
sua avvenenza e sensualità ma ad motivazione mitico-religiosa. Nella pagina accanto: restituzione
alte caratteristiche morali. E in Nel cristianesimo il pesce rivestí grafica dell’intera serie con i segni
un’altra sua opera, gli Astronomica poi un’importanza enorme, basti zodiacali battuta ad Alessandria
(II.30 pesci), Igino fornisce una pensare alla sua elevazione a d’Egitto per volere di Antonino Pio,
diversa versione sull’origine del simbolo e all’acrostico Ichtys in occasione dell’anno sotiaco.
segno dei Pesci, protagonista (pesce), sciolto in Iesous CHristos
sempre Afrodite-Venere: «Diogene Theou Yios Soter, ovvero «Gesú collegamento con l’acqua – e di
Eritreo dice che una volta Venere e il Cristo figlio di Dio Salvatore». Giove. Ed è la testa di Giove che si
figlio Cupido vennero in Siria sul ritrova nella serie monetale
fiume Eufrate. Qui apparve il NUOTARE NEL COSMO alessandrina dedicata allo Zodiaco
gigante Tifone e la dea con il figlio Nelle raffigurazioni antiche il segno battuta da Antonino Pio. Al dritto è
per sfuggirli si gettarono nel fiume è composto da due pesci, che, nelle riservato come di regola il busto
tramutandosi in pesci. Per questo i illustrazioni piú dettagliate, imperiale, con leggenda in greco, e
Siriani, limitrofi a questa zona, non somigliano a carpe barbute, di al rovescio compaiono due pesci
mangiano piú pesce ne lí catturano, profilo e uno sovrastante l’altro, di sovrastanti e contrapposti,
temendo altrimenti di perdere il regola invertiti, in modo che la testa sormontati dal busto di Giove con
favore degli dèi». dell’uno si ritrova alla coda corona d’alloro e lungo scettro sulla
Infine, Ovidio, nei Fasti (II, 15 dell’altro. Può inoltre comparire un spalla e a lato la stella a otto punte.
febbraio), riunisce le due tradizioni nastro che unisce le estremità dei La datazione è indicata, secondo
riportate da Igino: quando Venere due pesci, che paiono nuotare nel l’usanza alessandrina, dai segni L
(qui chiamata Dione) con Cupido cosmo a sottolineare il loro stretto H: il primo corrisponde, nella
tra le braccia cercò di sfuggire al legame e dando in tal modo una scrittura demotica egizia,
terribile Tifone gettandosi nel rappresentazione grafica completa all’abbreviazione del termine
fiume, fu prontamente soccorsa da della costellazione celeste. «anno» e il secondo al numerale 8,
due pesci fratelli gemelli, che la Ultimo dello Zodiaco, il segno dei il tutto riferito all’anno di regno
sorressero e che, per premio, Pesci (18 febbraio-20 marzo) è dell’imperatore in carica, e quindi
furono trasformati in una posto sotto la domiciliazione di all’anno ottavo del regno di
costellazione. Anche in questa Nettuno – facile coglierne il Antonino Pio.
a r c h e o 111
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112 a r c h e o
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Il nuovo Dossier di «Medioevo» ripercorre la straordinaria saga di
Artú e dei cavalieri della Tavola Rotonda, personaggi che, come si
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fedelissimi che si dimostrano «uomini, con tutte le passioni, gli slanci
e anche le debolezze che la natura umana comporta. In questo limite
risiede in realtà la loro forza, che non li rende sempre invincibili in
battaglia, ma insuperabili nell’offrire alla fantasia di chiunque un ap-
piglio per potersi identificare in essi». Ecco perché la loro popolarità,
fin da quando furono scritte le prime versioni dei romanzi arturia-
no è stata enorme e, da allora, non ha mai conosciuto flessioni. Un
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dettagliamente, attraverso le vicende di tutti i suoi protagonisti: dallo
stesso Artú al mago Merlino, da Lancillotto a Galahad, da Viviana a
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legi, amori e morte.
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