1 Paus. VI 4, 11.
2 Dell’iscrizione (SEG XI 1223a) si conserva oggi solo la parte sinistra.
3 BARRETT 1973.
4 Diod. Sic. XI 68, 1-2.
5 Diod. Sic. XI 72, 2.
6 Non è mia intenzione, in questa sede, trattare approfonditamente delle circostanze
storiche del carme, per le quali si rimanda al dettagliato articolo di BARRETT 1973.
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7 BARRETT 1973, p. 24, suggerisce che ciò sia avvenuto nel 476/5, quando Terone,
avendo messo a morte molti Imeresi, volle ripopolare la città conquistata con la poli-
togrßfhsij di stranieri (prevalentemente Dori, ma chiunque l’avesse desiderato poteva
diventare allora cittadino di Imera: cfr. Diod. Sic. XI 49, 3).
8 Cfr. DEMONT 1990, p. 55: «la victoire rejaillit sur la collectivité […] et les fe-
sto ricorre volentieri alla divinizzazione di nozioni come Giustizia, Virtù ecc., dotan-
dole di una realtà, di uno spessore quasi umani.
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21 Cf. JANNI 1965, pp. 107 ss.; anche VERDENIUS 1973, p. 333, nota il significato
politico dell’epiteto.
22 Ibidem.
23 Plat. Gorg. 511e, Pol. 296e, Leg. 961e.
24 Aeschyl. Ag. 663-664, qe’j tij, o‹k ©nqrwpoj, oäakoj qigÎn. | t›ch d° swt¬r
parison of the victor’s fame celebrated in a poem with a plant fostered by water».
29 BORTHWICK 1976, p. 198: «these images are not entirely disparate […] the com-
parison to a household cock, whose success and reputation are confined, as we say, “to
its own dunghill”, itself prepares the way for an ambiguous use of katefullor’hsen ».
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30 Arist. De gen. anim. 783b 13-18: kat™ mûroj m°n g™r ¶porreé kaã t™ f›lla
toéj futoéj p≠si kaã t™ pter™ kaã aÜ tràcej toéj †cousin, ÷tan d> ¶qr’on
gûnhtai tÿ pßqoj lambßnei t™j eárhmûnaj ùpwnumàaj: falakro„sqaà te g™r lû-
getai kaã fullorroeén <kaã pterorrueén > suppl. Bekker.
31 Arist. Hist. anim. 564b 1-2: pterorrueé d> ®ma toéj prÎtoij tÒn dûndrwn
cui Atena invita le Erinni a non tormentare la sua città con la guerra ci-
vile, che sta a cuore ai galli. Vengano pure gli Ateniesi messi alla prova
dalla guerra esterna, ma non si riducano a lotte tra uccelli domestici! Lo
scolio al passo ricorda che il gallo è un uccello combattivo e, unico tra
tutti gli animali, non si astiene dal colpire i suoi simili35. Anche Ergo-
tele poteva diventare un ùndomßcaj ¶lûktwr e lasciarsi avviluppare
dalle spire della lotta intestina, ma l’intervento di Tyche l’ha salvato. Per
quale motivo egli sia stato favorito da Tyche non è detto, ma v’è motivo
di credere che la sua virtù l’abbia reso caro agli dèi; Ergotele probabil-
mente odiava le discordie di cui risultò vittima. L’azione di Tyche per Pin-
daro non è un cieco imperversare della sorte sulle vicende umane: Tyche
è figlia di Zeus e, come il padre, assicura la giustizia secondo una trama
che l’uomo non è in grado di leggere36. È l’uomo ad essere cieco ed è la
sua incommensurabile debolezza a farlo soffrire alimentando speranze che
non hanno fondamento37.
Le potenzialità di questo passo non sembrano essere ancora esaurite:
Becker38 trovava in katefullor’hse un’eco delle famose parole di
Glauco nel sesto canto dell’Iliade. La caduta delle foglie sarebbe figura
della caducità degli uomini e della loro fama. Nisetich39 prosegue su que-
sta linea e vede nel passo una variante del tema pindarico della poesia da-
trice di fama. Le imprese di Ergotele a Creta rischiavano di rimanere per
sempre sconosciute ai più e di passare senza lasciare traccia, come le fo-
glie e le generazioni degli uomini. Ma egli poté godere del favore di Ty-
che e di quello di Pindaro, attraverso la cui arte le sue vittorie hanno ot-
tenuto l’immortalità. La sua timß , che correva il pericolo di rimanere
¶kleøj , ha così conseguito il klûoj che le spettava40.
m’lij parÎn, | ùn tij †stai deinÿj e‹kleàaj †rwj: | ùnoikàou d> ◊rniqoj o‹
lûgw mßchn .
35
Schol. in Aeschyl. Eum. 861, mßcimon g™r tÿ ◊rneon, tÒn te ©llwn zˆwn tÿ
suggen°j aádoumûnwn, m’noj o‹ feàdetai .
36 Cf. LLOYD-JONES 1971, p. 162: «what happened in the world depended ultima-
tely upon the gods, and their purpose was usually inscrutable to human minds; that did
not mean that it was irrational, but that the reasons that governed it usually remained
mysterious».
37 Sulla dolorosa antitesi t›ca – ùlpàj insiste NISETICH 1977.
38 BECKER 1940, pp. 47-48.
39 NISETICH 1977, pp. 260-261.
40 Si ricorderà che già Verdenius ravvisava qui la metafora della poesia che fa fio-
41 KAPSOMÉNOS 1961.
42 PÉRON 1974, p. 125.
43 LEHNUS 2004, p. 190.
44 Cfr. inscr. b, p. 350, 1-2 Dr.:
diÿ prÿj t¬n Eárønhn ¶poteànetai ùn t¸
prooimàJ Èj aátàan genomûnhn t¸ nikhf’rJ t≈j nàkhj .
45 PÉRON 1974, p. 124.
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della musica alla tranquillità e al buon governo (e‹nomàa , termine che presenta anche
valenza musicale): a proposito di Pyth. V 63-67 CINGANO 1990, p. 148, nota: «Pindaro
si sofferma sul potere del dio [scil. Apollo] di indurre nell’animo dei cittadini, attra-
verso la musica, la ¶p’lemon e‹nomàan (vv. 66-67), il buon ordine ‘alieno dalle di-
scordie’, come è opportuno tradurre anche sulla base dello scolio, che parafrasa ¶p’lemoj
con ¶stasàastoj ». Il legame tra musica e tranquillità ritorna nello splendido inizio
della Pitica I (vv. 1-12) e in Bacchyl. XIV 12-16. Cfr. anche DICKIE 1984, p. 93: «the
music of the phorminx and Apollo then reflects the ordered restraint of hêsychia, while
these spirits in whom disorder and hybris rule find music abhorrent because it is at odds
with their nature».
49 Pyth. IV 284-285.
50 Cf. DICKIE 1984.
51 LEHNUS 1990, p. 187.
52 Pyth. VIII 92-100.
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53 Anche l’ebbrezza è contraria alla hesychia e quindi una forma di hybris da cui guar-
darsi (cf. DICKIE 1984, pp. 88-90 e SLATER 1981, pp. 206-207).
54 DEMONT 1990, p. 57.
55 Ivi, p. 55.
56 FRÄNKEL 1968, pp. 97-99.
57 Hesychia è detta megist’polij in Pyth. VIII 2. Cfr. etiam Democr. 68 B 250
DK: ¶pÿ ”monoàhj t™ megßla †rga kaã taéj p’lesi to‡j polûmouj dunatÿn ka-
tergßzesqai, ©llwj d> o .
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l’uomo, il quale trova nella tranquillità l’unico appiglio per non essere
spinto troppo in alto dalle circostanze positive o per non precipitare quando
le speranze cadono a terra avvizzite come le foglie in autunno. O come le
piume di un vecchio gallo ormai inetto al combattimento.
Le traduzioni dal greco e dalle altre lingue si devono all’autore del contri-
buto.
Bibliografia