Anda di halaman 1dari 32

i quaderni di MOdiSCA 1

COMUNITA’ MONTANA
LARIO ORIENTALE Mostra Fotografica
dal 25 ottobre 2008
Villa Vasena-Ronchetti
Sala al Barro - Galbiate

Mary e Vittorio Varale


dalle Dolomiti alla Grigna 1
N. 43 Hanno partecipato alla realizzazione di questo catalogo:

COMUNE DI BELLUNO
E’ una collana editoriale BIBLIOTECA CIVICA DI BELLUNO
della Comunità Montana
del Lario Orientale
Cesare Perego, Alberto Benini, Sabrina Bonaiti, Ferruccio
Ferrario, Paolo Tentori, Giovanni Grazioli, Francesco Comba

Con il patrocinio di
Fanno parte del gruppo di lavoro di MOdiSCA (Montagne di Scatti)
Cesare Perego (rapporti istituzionali e associazioni)
Sabrina Bonaiti (acquisizione interviste, raccolta materiale
documentario e fotografico)
Mirella Tenderini (raccolta materiale documentario e
fotografico)
Greta Valnegri (coordinatrice del progetto)
Alberto Benini (acquisizione interviste, raccolta materiale
documentario e fotografico)
Alberto Berti (responsabile portale e protocolli biblioteca
digitale)
Carlo Caccia (acquisizione interviste, raccolta materiale
COMUNE DI BELLUNO documentario e fotografico)
Ferruccio Ferrario (acquisizione interviste, raccolta materiale
documentario e fotografico)
con il contributo di: Renato Frigerio (raccolta materiale documentario e fotografico)
Ruggero Meles (acquisizione interviste, raccolta materiale
documentario e fotografico)
Giorgio Spreafico (acquisizione pagine storiche giornale “La
PENSA COSTRUZIONE E ASFALTI s.r.l. Provincia”, raccolta materiale documentario e fotografico)
via Privata dei Bravi, 8 Paolo Tentori (responsabile buone pratiche digitalizzazione,
23868 Valmadrera (lc) registro metadati e protocolli biblioteca digitale)
Tel. 0341.581096
Mail: info@gruppopensa.it Questo quaderno è dedicato alla memoria di
Daniele Chiappa
ideatore e primo coordinatore di MOdiSCA

COMUNITA’ MONTANA
LARIO ORIENTALE

Montagne di Scatti (MOdiSCA) è aperto alla collaborazione di


associazioni, gruppi sportivi, privati che vogliano condividere il
loro materiale documentario (foto, filmati, documenti, letteratura
alpinistica) per la messa in rete secondo il diritto d’autore delle
Creative Commons.
Attualmente (ottobre 2008) il patrimonio acquisito è di circa
10.000 foto, 30 filmati storici, 12.000 scansioni da riviste e
libri storici, 20 interviste filmate a personaggi dell’alpinismo
Comunità Montana del Lario Orientale lombardo, basi di dati e 500 pagine di cronaca alpinistica.
via Pedro Vasena 4 - SALA AL BARRO DI GALBIATE
Tel. 0341240724
Mail:larioest@tin.it Dove non diversamente specificato, le immagini appartengono al Fondo Varale.
http://www.cmlarioorientale.it In copertina e retro: due immagini di Mary Varale scattate nel 1933
2
Davvero questo percorso sarebbe stato il tributo più
Nasce il Progetto MOdiSCA bello a questa memoria unica e irripetibile. Come lo
di Cesare Perego
sarebbe, implicitamente, ad un sistema produttivo
(Presidente Comunità Montana del Lario Orientale)
sviluppatosi in una quantità incredibile di aziende
grandi e piccole, queste ultime poco studiate nella loro
Ci sono immagini che ti inseguono, che ti porti specificità.
dietro anche senza averlo deciso, istantanee del
passato forse rimaste nel primo cassetto perché E se oggi la Comunità Montana del Lario Orientale, dopo
per un niente riaffiorano, e sono così nitide che aver realizzato la palestra d’arrampicata di via Carlo
quando le guardi è come se un altro te stesso Mauri a Lecco, dopo aver restaurato le antiche miniere
all’improvviso ti camminasse a fianco, con le mani ai Piani Resinelli trasformandole in un parco minerario,
affondate in tasca, e si mettesse a raccontare creato il museo della cultura contadina a San Tomaso di
sapendo bene da che parte cominciare. Valmadrera e aver dato un senso a molte testimonianze
Ti ricordi? Si, mi ricordo. In quei momenti smetti che segnano le montagne del Lario, ha avviato un
di essere quel che sei: ridiventi quel che eri, fai progetto per mettere in linea le immagini e le voci dei
misteriosi viaggi nel tempo, li fai alla velocità grandi e meno grandi alpinisti del passato, forse è giunto
della luce e quando torni, torni portando con te il momento in cui rendersi definitivamente conto che la
emozioni ancora capaci di darti un brivido. terra del ferro, per salvare la sua memoria, deve affidarsi
Giorgio Spreafico a strumenti che nulla hanno della concretezza che ne ha
(dalla prefazione a Nell’ombra della luna) formato il carattere e scritta la storia.

Questo catalogo della mostra fotografica dedicata a


Mary Varale, realizzata dal Comune di Belluno e in questi
Nell’accumularsi recente di nuova edilizia che ha
giorni ospitata nella nostra sede, dà il via, nella logica
riempito i vuoti, grandi e piccoli, lasciati dalle fabbriche,
di collaborazione fra diversi soggetti, a Montagne di
al cui interno si sono inconsapevolmente allenate alla
Scatti- Centro Documentazione sull’Alpinismo e la
forza e alla destrezza generazioni di alpinisti, se ne
Montagna lecchese, un progetto che trova riscontro
è andato da non molto, a Lecco, uno dei capolavori
nelle scelte perseguite nei vari documenti programmatici
di architettura spontanea venuta su per addizioni
della nostra Comunità Montana e che si pone l’obiettivo
successive, intanto che la forza motrice integrava e di conoscere, promuovere, salvaguardare, valorizzare
poi sostituiva quella dell’acqua, magistralmente ritratto il patrimonio di carattere storico, culturale, sportivo,
negli anni novanta da Alessandro Papetti in uno dei suoi economico sociale, diffuso su tutto il territorio e che
Interni di fabbrica. trova nelle Grigne il suo territorio di elezione. Questo
progetto nasce per lo sviluppo della montagna vissuta,
Sarebbe stato il luogo ideale per una struttura che scalata e da promuovere. La sua attenzione si concentra
contenesse insieme una palestra di arrampicata, il sui temi della montagna e dell’alpinismo nella terra
museo della montagna e dell’industria lecchese. lariana e sul’alpinismo lecchese nel mondo.
Certo ci sarebbe voluta una mente architettonica
provvista di talento visionario per incastrare, in quel La cooperazione interistituzionale rappresenta uno dei
dedalo di scale di ferro, il percorso museale, che poi suoi elementi determinanti e la sua riuscita avrà indubbi
avrebbe potuto continuare all’esterno, lungo la valle del riflessi anche sull’economia del territorio, a cominciare
Gerenzone, fra vecchie chiuse e vecchie captazioni, dagli aspetti turistici. La Regione Lombardia con la
raggiungendo l’inizio della Val Calolden, il sentiero che Provincia di Lecco e la Città di Lecco, seguono con
tutti percorrevano per arrivare in Grigna. attenzione il nostro lavoro nella consapevolezza che
questa nuova impresa lecchese non fallirà, ne possiamo
Se la gente di questa terra ha una peculiarità, è quella essere certi, visto l’entusiasmo e la collaborazione che
di aver intrecciato lavoro in fabbrica e attività alpinistica, abbiamo incontrato in questi primi mesi di lavoro, da
cercando di recuperare insieme quell’abilità di contadini parte di privati e associazioni che operano alla raccolta e
di pendenza che veniva dalle generazioni pre-industriali. alla catalogazione del materiale messoci a disposizione.
3
Mi preme sottolineare che MOdiSCA nasce con l’intento
preciso di diventare patrimonio collettivo e testimonianza
della nostra storia. Tutti sono invitati a collaborare,
diventando protagonisti di questa “cordata virtuale”.
Da parte mia nutro per Daniele Chiappa, ideatore e
primo coordinatore di MOdiSCA, che ci ha lasciati
prima di giungere a vedere i frutti del suo entusiasta e
tenace lavoro, una grande riconoscenza personale e
istituzionale che mi impegna a dare concretezza alla
sua memoria. Custodisco gelosamente il suo libro
Nell’ombra della luna: storie di soccorso alpino con la
dedica che mi ha scritto in quella che è stata la sua
ultima Epifania, con l’impegno che diventasse patrimonio
di MOdiSCA: Epifania 2008, Al carissimo Cesare, in
un prezioso “passaggio storico” da “uomini arditi”, di
grande passione, in ambienti straordinari. A te che sei
rimasto l’unica “boa di salvataggio” di questo lavoro
sull’Alpinismo Lecchese. Con stima, affetto e simpatia.
Daniele Chiappa (Ciapìn)

Questo primo quaderno di MOdiSCA, parte integrante


della collana editoriale Natura e Storia della Comunità
Montana del Lario Orientale, non può dunque che essere
dedicato alla memoria di Daniele, in riconoscenza per il
lungo, oscuro lavoro di progettazione, per aver saputo
tessere quella rete di rapporti che ci hanno permesso
di entrare in possesso di molto materiale e di avviare
questo enorme lavoro che ci vedrà impegnati anche per
il futuro in suo ricordo.

4
A sinistra:
Mary e
Vittorio Varale,
a passeggio
per Bordighera
nel 1942

A destra:
Mary Varale
in manovre
di corda,
1933

5
Gli alpinisti lecchesi e Mary
di Sabrina Bonaiti e Alberto Benini

L’arrampicata nel lecchese nasce per merito di Giovanni


Gandini e del gruppo legato alla sezione lecchese
dell’Associazione Proletaria Escursionisti che nel 1926
scalò, nei meandri della Grignetta, una minuscola ed
elegantissima guglia. L’associazione, che portava iscritto
nel suo nome la sua condanna, fu sciolta di lì a breve
in occasione delle prime leggi speciali fasciste. Ma la
dedica alla sarta Giulia Resta, eccellente arrampicatrice
anche lei, rimane come un omaggio in codice ad una
fede politica che molti nel gruppo conservarono durante
gli anni del Fascismo. Lo attestano l’arresto di Giulia
e di suo marito Pino Riva, nel 1938 per aver tentato di
favorire l’espatrio di un ricercato politico e la morte nelle
file della Resistenza di un altro componente del gruppo,
Pierino Vitali (Terramatta) il cui nome è legato a un piccola
caratteristica guglia della Val Tesa. Anche Gandini
stesso, malgrado l’adesione di facciata al regime, doveva
essere ben poco allineato, se fu fra i sospettati (con
relativo corredo di botte e torture) di un attentato in cui
restò uccisa la moglie di un gerarca fascista.
A ogni modo il fatto è che nel 1926 a Lecco un alpinismo Elisa, Rosalba, Angelina, Cecilia, Costanza, Teresita,
esisteva e poteva competere con quello dei milanesi. Marinella, Graziella, Clara, Giulia - il cui nome rimarrà per
Dunque i membri del Dopolavoro Nuova Italia (Cassin sempre legato ai rifugi, alle torri e alle vie aperte dai loro
e Boga in testa) si misero in gara con un gruppo pre- compagni o mariti. Così come vanno ricordate le alpiniste
esistente. Il clima di competizione appare evidente se si che firmano in Grigna alcune prime ascensioni, come
pone caso al fatto che fu Dell’Oro (Boga) con G.B. Villa Andreina Panigalli (compagna di Gandini e in seguito
e Mario Villa nell’agosto del 1930 ad aprire la prima via di Dones e Basilli) e Fanny Guzzi che fece cordata con
nuova (come precisato, pur nella disattenzione generale Gino Carugati su diverse vie nuove. Nomi che preparano
su nomi e date, da Giancarlo Mauri) proprio sulla l’entrata in scena di Maria Gennaro, all’anagrafe
Punta Giulia, attribuendole il nome del dopolavoro che alpinistica registrata come Mary Varale, straordinaria
raccoglieva questi alpinisti autodidatti alle prime armi. figura di alpinista che contribuì in modo significativo a
E se il nome di Riccardo Cassin è poi passato a dare un’anima alla Grigna “la montagna più bella del
rappresentare tutto l’alpinismo lecchese, la sua grande mondo” secondo le parole di Riccardo Cassin.
rilevanza non deve far dimenticare i nomi del Boga, Con il suo inseparabile giubbettino rosso, la “signora di
di Vittorio Panzeri (Cagiada) , di Luigi Pozzi (Bastianel), Milano”, come verrà affettuosamente chiamata dai suoi
tutta gente che possedeva fiuto dell’itinerario e talento compagni di cordata, comincia a frequentare le Grigne
realizzativo straordinari e che, per una somma di cause, già dal 1926.
non trovò modo che episodicamente di provarsi sulle Tra il 1926 e il 1931, Mary Varale – che aveva già
grandi pareti. Mentre la cordata composta da Vittorio affrontato cime importanti come Ortles, Gran Zebrù,
Ratti e Gigi Vitali, sfuggì questo destino di (semi)oscurità Cevedale e salito alcune vette del gruppo del Rosa -
grazie alle magnifiche prove sulla Su Alto e sulla Noire. scala più volte il Sigaro Dones, lo Spigolo Dorn, il Cecilia,
l’Ago Teresita e la fessura Dones. Nello stesso periodo
UN ALPINISMO AL FEMMINILE affronta in solitaria o come capocordata l’Angelina, la
Una menzione particolare, al di là di un mero cresta Segantini, il Campaniletto e la parete Fasana sul
riconoscimento di facciata, spetta alle molte donne - Pizzo della Pieve.
6
Tra una scalata e l’altra in Grigna, Mary frequenta le giornali con un calore mai visto prima d’allora, davvero
Dolomiti e apprende le nuove tecniche di arrampicata. rappresentò una svolta nella storia dell’alpinismo
Risale infatti al 1925 la sua iniziazione a fianco di Tita lecchese”. Firmato: “I Suoi compagni di cordata”.
Piàz che, sin dalla prima salita alla Punta Winkler, È del 1931 l’apertura della via sulla Guglia Angelina,
rimane colpito dall’audacia e dalle capacità atletiche prima nuova salita firmata Riccardo Cassin, in cordata
della Varale. Più avanti arrampicherà con grandi alpinisti proprio con Mary. Naturale la dedica, che ne fa per
dolomitici come Comici, Andrich, Blanchet, Zanutti e i generazioni di scalatori, la “Mary all’Angelina”. Nel 1932,
fratelli Dimai. Questa frequentazione e l’apprendimento con Dell’Oro, Mary sale lo spettacolare spigolo del
delle nuove tecniche si riveleranno di fondamentale Fungo.
importanza per il futuro dell’alpinismo in Grigna.
Il ruolo svolto da Mary Varale nel trasmettere ai lecchesi EMILIO COMICI IN GRIGNA CON MARY
gli ultimi aggiornamenti della scuola dolomitica fu Nell’estate del 1933, come aveva promesso, Mary
determinante. Lo riconoscono gli stessi protagonisti Varale conduce in Grigna Emilio Comici. Non è affatto
che, in un toccante articolo intitolato I nostri ricordi azzardato considerare il 1933 come il momento di
della cara Meri (scritto proprio così, come si legge: “ svolta a partire dal quale gli alpinisti autodidatti di
Meri”) pubblicato sul “Notiziario CAI di Lecco” del 1964, origine operaia si lasciano finalmente alle spalle quanto
scrivono: “Ricorderemo sempre, con gratitudine, che le ancora di artigianale e improvvisato caratterizzava il
prime esperienze di discesa a corda doppia, alla Piàz loro rapporto con la montagna. Senza gli insegnamenti
come si diceva, fu da lei che le apprendemmo. Prima di Comici sulla tecnica artificiale e senza l’affettuoso e
di allora si discendeva con sistemi primordiali, niente generoso ruolo di intermediazione svolto da Mary Varale
affatto sicuri: la mortale disgrazia del “Guel”, il primo e dal marito Vittorio, affermato giornalista sportivo,
lecchese caduto in roccia, si deve a questa inesperienza. l’alpinismo lecchese non sarebbe diventato così grande
Arrampicava con noi, ci diceva che noi avremmo potuto o, perlomeno, non sarebbe cresciuto qualitativamente
anche sulle Dolomiti eseguire passaggi da lei conosciuti tanto in fretta.
per molto difficili”. Più avanti si legge: “Ci disse anche Grazie a Mary e a Vittorio, le Grigne che venivano
d’un nuovo sistema di assicurazione: quello delle due spregiativamente considerate “paracarri” rispetto
corde a forbice, che aveva visto usare da Comici per alle Dolomiti, cominciano a essere considerate con
le traversate di sesto grado. Ci parlava del grande rispetto. E, soprattutto, gli scalatori lecchesi che Vittorio
arrampicatore triestino, lo chiamava il suo Maestro. Varale nel 1932 descrive come “poveri…che non
Un giorno ci disse: ‘Bisogna farlo venire in Grigna. Voi sanno neanche di essere atleti”, ricevono quella spinta
imparerete da lui quello che ancora non sapete, lui vi propulsiva che li avrebbe proiettati nel mondo del grande
apprezzerà per il molto che valete’. Fu di parola e la alpinismo.
collaborazione del suo Vittorio, che anche lui s’era dato a Si crea presto, anche grazie alla presenza di Mary
valorizzare le nostre forze nascenti dalle colonne dei Varale, un’alchimia speciale fatta di amicizia, complicità,
collaborazione. Insieme a Comici aprono vie nuove,
spesso fino ad allora considerate inaccessibili: la via
dei diedri al Nibbio (Comici, Piloni, Dell’Oro, ma nella
cordata doveva esserci anche Mary). Subito dopo,
sempre nell’estate del 1933, Cassin, con Piloni e Lazzeri,
risolve il problema della parete Sud della Torre Costanza,
per lunghi anni valutata come una delle più impegnative
della Grigna. Sarà poi la volta del Sasso Cavallo (parete
Sud) con Augusto Corti, della Torre Costanza (via del
Littorio) dove con Riccardo saliranno il Boga e, ancora
una volta, Mary Varale.
Quel che sarebbe accaduto poi, è storia nota: nel
settembre di quello stesso anno, Emilio Comici, in
cordata con Mary e Renato Zanutti, scala lo Spigolo
Giallo mentre, per i lecchesi si apre una nuova stagione
7
che li porterà, dopo mesi di preparazione sulle montagne Mi saluti gli amici e abbia di me il buon ricordo che io ho
locali, ad affrontare finalmente le Dolomiti. dei bellunesi.
Nell’estate del 1934 il gruppo lecchese formato da Cordiali saluti a lei e alla sua signora.
Cassin Gigi Vitali, Luigi Pozzi (Bastianel), Vittorio Panzeri, Mary Varale
Mario Dell’Oro e Giovanni Giudici (Farfallino) raggiunge le
Dolomiti. Dopo un primo tentativo, Cassin, Pozzi e Vitali Prendere posizione così esplicitamente contro l’allora
fanno loro la Piccolissima di Lavaredo. E’ l’inizio di una presidente nazionale del CAI, Angelo Manaresi, dirigente
stagione straordinaria . nominato dal regime di Mussolini, significava chiudere
Per Mary Varale, invece, la stagione alpinistica si definitivamente con l’attività alpinistica nell’ambito
chiuderà di lì a poco: dopo la straordinaria impresa del del sodalizio. Così, dopo aver scalato 217 cime in 11
Cimon della Pala (1934) al fianco di Andrich e Bianchet, anni (1924-1935) da prima e da seconda di cordata,
la battagliera Mary rivolgerà al presidente della sua in solitaria, aver partecipato all’apertura d importanti
sezione, Francesco Terribile, queste coraggiose parole: itinerari, questa donna combattiva e generosa
abbandona per sempre il CAI e il grande alpinismo.
Non prima però di aver impartito una grande lezione di
Milano, 20 luglio 1935 coraggio civile, e di aver lasciato al gruppo degli alpinisti-
operai lecchesi una fondamentale eredità che forse oggi,
Caro Signor Terribile, dopo tanti anni, ci si avvia finalmente a riconoscerle.
Non si stupisca della lettera di dimissioni, anzi la prego
di non insistere perché le ritiri ma di mandarmi subito il Le foto che illustrano questo articolo provengono dall’archivio
benestare che mi occorre per ragioni personali. degli eredi di Rocco Spini
Sono profondamente disgustata della persecuzione
contro di me da quei buffoni della Sede Centrale che
hanno negata la medaglia ad Alvise [Andrich, ndr]
soltanto perché ha avuto la colpa di scegliere come
compagna di cordata l’odiata signora Varale. Nelle
proposte fatte nel mese di febbraio Alvise c’era; poi
hanno fatto i giochi dei bussolotti per cacciarlo fuori e
hanno scoperto la formula delle 3 salite ogni anno come
ha dichiarato il generale Vaccaro a mio marito. Il generale
ha detto che la proposta di sole tre medaglie è proprio
venuta da Manaresi e che tiene a sua disposizione il
documento.
L’ingiustizia dell’esclusione della punta Civetta e del
Cimon de la Pala è troppo grossa e dimostra che c’è il
partito preso per farci del male dopo aver sfruttato le
nostre fatiche e il rischio della morte per prendere lui
l’onorificenza al merito sportivo (Manaresi!) Nota: si fece
conferire la medaglia!
In questa compagnia di ipocriti e di buffoni io non posso
più stare, mi dispiace forse di perdere compagnia dei cari
compagni di Belluno, ma non farò più niente in montagna
che possa rendere onore al Club Alpino dal quale mi
allontano disgustata anche per un ‘altra ingiustizia
commessa col rifiutarmi un articolo.
Se le importa sapere e farlo sapere, le dico che Chabod
davanti ai miei occhi è volato sul quarto grado in Grigna e
l’altro ci ha messo venti minuti per fare un passaggio che
noi passiamo in 30 secondi. Evviva le medaglie d’oro!
8
devono avere un significato e rappresentare un risultato.
Arrampicate della Grignetta E’ bene sapere che, vergini fino a pochi anni addietro,
di Mary Varale
ora tanto le pareti di San Martino sopra le case di
L’articolo rifiutato a Mary dalla “Rivista Mensile” di cui si fa Castione e di Rancio, quanto la più alta parete del Corno
cenno nella sua lettera di dimissioni dal CAI, venne ritrovato di Medale sopra Malavedo, sono state superate dagli
molti anni dopo da Vittorio Varale (Mary era morta nel 1963) che, arrampicatori locali.
con tipico gesto signorile, lo inviò alla sottosezione di Belledo Soltanto i profani che sono con noi in corriera possono
del CAI di Lecco. Questa lo pubblicò, corredandolo di una disinteressarsi dal volgere lo sguardo sui due appicchi
breve nota di commento, nell’annuario “Rassegna di montagna” – avanguardie dei “tesori” che si trovano alle loro spalle;
del 1966 (pp.9-16) da dove la riproduciamo. quanti di noi sentiamo l’amore per le arrampicate
Accompagnando l’invio dell’articolo, Vittorio ne precisava la
guardiamo invece con attenzione quelle pareti grigie e
genesi e ne svelava la sorte: «Lo scritto di Mary è inedito. L’ho
ritrovato fra le mie vecchie carte, e ve lo mando volentieri. Era gialle e pensiamo alla gioia di coloro che per primi le
stato spedito per la pubblicazione alla Rivista Mensile del C.A.I. superarono a onta delle difficoltà, dei pericoli e delle
a guisa di preannuncio della Guida delle Grigne in corso di leggende che orribili e velenosi serpenti colassù annidati
stampa per la collezione dei Monti d’Italia. In un primo tempo, ne impedissero il passaggio.
l’articolo fu accettato; successivamente si pretese di apportarvi La corriera quasi costeggia la base della Medale
tali modifiche e mutilazioni, cui mia moglie giustamente si
oppose. Allora, con sua lettera in data 26 aprile di quell’anno
in freddo stile burocratico, il segretario generale del C.A.I. e
redattore capo della Rivista, le restituì il manoscritto».

Non c’è neanche bisogno di parlarne in famiglia e


studiare in anticipo i particolari della gita che per un
giorno ci porterà a respirare l’aria buona dei monti: già
si sa che ogni sabato sera della buona stagione, vale a
dire dall’aprile all’ottobre – tolta la lunga vacanza che si
va a passare nelle Dolomiti – gli arrampicatori di Milano
e dintorni accorrono in “Grigna”. E’ un’ abitudine ormai
alla quale siamo tutti legati, e vi rimaniamo fedeli per le
soddisfazioni che ci dà. Qualche volta potremo volgere
altrove i nostri passi senza neanche allontanarcene
troppo: andremo al Resegone o ai Corni di Canzo, allo
Zuccone di Campelli o alla Presolana dovunque ci sia
della roccia sulla quale posare le mani, ma la “Grignetta”
rimane la nostra favorita, e altrettanto il suo vicino
“Grignone”, massiccio e pelato, che per noi fa tutt’uno
con la sorella minore.
Quei sabati, chi lavora in casa sbriga alla svelta le proprie
faccende e chi è in ufficio chiede il permesso d’uscire
con breve anticipo: giusto alle 19 e un quarto c’è la
comodità d’un diretto in partenza alla Stazione centrale,
il quale dopo 67 minuti ci sbarca a Lecco. Appena
fuori, sul piazzale si trovano pronte le autocorriere, e
non c’è pericolo che partano vuote verso la Valsassina,
dove appunto siamo diretti per poi salire sui monti. Da
Lecco vediamo vicinissima alla nostra sinistra profilarsi
l’estremità meridionale del Coltignone, che cade a picco
sui sobborghi dell’industre cittadina lombarda.
Subito l’occhio esperto riconosce che quelle pareti
9
attraversando le case di Laorca; risale le prime e interessanti itinerari turistici che intersecano i
serpentine della Valsassina, ed ecco Ballabio, dopo costoni della svelta piramide, ne scavalcano le creste,
appena venti minuti da Lecco. Qui siamo già a 655 s’immergono nei canaloni, ne risalgono per ogni parte
metri di altitudine, e la piramide rocciosa della Grigna i versanti fino a comprendere il pacifico Grignone
Meridionale apparirebbe ai nostri occhi se le prime anch’esso meta di tante domenicali escursioni. Il
ombre della sera non fossero calate sulla terra. tema a me affidato è meno ampio: riferire alla buona
Alcuni lumi brillano in alto, e verso di essi ci dirigiamo le impressioni e i ricordi di chi frequenta la Grignetta a
dopo esserci alleggeriti della giacca che riponiamo scopo d’arrampicamento.
nel sacco carico di provvigioni per l’indomani. Appena Ricarichiamoci dunque del sacco, nel quale avremo
fuori del paese attraversiamo il cantiere per i lavori di messo il fedele paio di pedule reduci da tante battaglie;
costruzione della strada carrozzabile che sarà inaugurata non dimentichiamo la corda lasciata ogni domenica
nell’ottobre prossimo; noi ci accontentiamo di salire su a sera in consegna alla “sciura Maria”, né il martello con
piedi come sempre. la necessaria dotazione di chiodi e di moschettoni; e
Un’acqua che scorre schiumosa; un ponticello; due incamminiamoci all’attacco delle rocce.
sentieri aspettano i viandanti. Quello di sinistra, detto I passi possono indirizzarci verso tre direzioni.
della “Ferrata”, porta al Piano dei Resinelli che è un Senza lasciare il piano dei Resinelli, il Corno del Nibbio
delizioso, verde e ombroso luogo di quiete e di riposo, ammicca perché gli si vada a fare una visitina. Curioso
sparso di piccoli rifugi, di ville e d’una chiesetta; il destino questo monticolo, erboso e in declivio da tre
sentiero di destra, che risale il torrentello, è detto parti, tagliato a picco dal versante Nord-Nord-Est. Quella
della “Val Grande” e segna il cammino per giungere al parete che ne risulta, alta all’incirca cento metri, non
Rifugio-albergo Carlo Porta, della sezione di Milano del aveva storia fino a due anni fa. Soltanto qualche anziano
C.A.I. Esso sorge all’estremità settentrionale del Piano riferiva che prima della guerra ne era stata tentata la
dei Resinelli e un poco al di sopra di questo, come dire scalata da parte di milanesi, ma senza riuscirvi. In quanto
più vicino ai costoni e alle creste che scendono dalla agli arrampicatori lecchesi non vi badavano neppure, pur
Grignetta. E’ in una posizione delle più amene ed è avendola continuamente sotto gli occhi.
frequentatissimo soprattutto per la tranquillità che vi si Nella primavera del 1933 il caro amico e mio maestro
gode e per il modo in cui è tenuto. Emilio Comici accettò l’invito di venire in Grignetta a
Ad arrivare quassù non abbiamo mica compiuto una tenervi un corso di tecnica d’arrampicamento per la
grande impresa; siamo appena a 1.400 metri d’altitudine, Sezione di Lecco; io fui incaricata di fargli da… guida,
e senza sudare né affannarci come fanno certe comitive e ricordo che appena gettato lo sguardo verso il Nibbio
di cittadini, vi siamo arrivati da Ballabio in poco più mentre salivamo al Porta uscì in un’esclamazione:
d’un’ora di cammino. Guardiamo l’orologio: non sono - Guarda che bella parete! Nessuno l’ha mai “fatta”?
ancora le 22. Alla mia risposta negativa, soggiunse:
Tre ore fa eravamo ancora sul tram diretti alla Stazione - Andremo noi.
centrale: non è vero che una montagna più a portata di Infatti andammo a metterci le mani qualche giorno dopo,
mano di questa è difficile scoprirla? tornandone con la certezza che, per quanto difficile, la
Ma non è soltanto questa facilità d’accesso che fa la parete era fattibile.
Grignetta così frequentata e accogliente. Dopo uno Io non potei partecipare alla prima ascensione per vari
sguardo alla miriade di luci che si vedono brillare laggiù motivi, fra cui non secondario quello della presenza d’un
nella pianura, si va a nanna, e la meraviglia la vedrete al centinaio di curiosi che si erano dati convegno sul prato
mattino (se non pioverà) e con essa farete la scoperta proprio di fronte al Nibbio come per assistere a uno
dei tesori di questa montagna. spettacolo, e cedetti il mio posto a Piloni nella cordata
Ma io non voglio precedere il volume delle Guide di Comici-Boga. Ma vi ritornai la settimana dopo con
del C.A.I. proprio dedicato a questo gruppo e la cui uno dei più bravi capocordata lecchesi, e fu davvero una
pubblicazione, curata dal Saglio, è imminente. Vi magnifica arrampicata.
si troveranno ampie e complete descrizioni d’ogni Di passaggi di sesto grado ve n’è più d’uno; ma non
genere, dal geologico che tratta della conformazione sono quelli pel cui superamento si debba ricorrere alla
prettamente dolomitica della roccia onde si compongono forza. Appartengono piuttosto al genere che d’una
le due Grigne fino ai numerosi e quasi tutti pittoreschi scalata sia pure estremamente difficile fa un modello di
10
tecnica e di eleganza. Per ciò, data anche la sua ridotta su per un camino; ma non è il caso di soffermarci troppo,
lunghezza, l’arrampicata non risulta faticosa. Questa “via perché è l’ora di lasciarci alle spalle il Piano dei Resinelli,
Comici” ha reso immediatamente popolare il modesto dove torneremo all’imbrunire, un po’ stanchi, ma felici.
Corno del Nibbio altrimenti votato alla sorte più oscura L’alta piramide della Grignetta (ma non fidiamoci troppo
malgrado il suo riferimento manzoniano. di questo diminutivo, perché la Grignetta non è tascabile,
Divenne subito orgoglio dei frequentatori della Grignetta anzi, traditrice, e sempre infida), è davanti a noi, nitida
il ripeterla: e primi furono appunto i lecchesi e qualche e bruna con qualche striatura di giallo propria della
milanese. Non solo, ma a fianco di essa, e senza badare dolomia, nella tersa chiarità mattinale. Dove andremo
ai mezzi, altri percorsi sono stati aperti. Sul fronte della oggi a rampicare?
parete ora risultano tracciate ben quattro “vie”; e una Due direzioni ci aspettano. Per fila dest’, si va sul
quinta, meno difficile ma anch’essa divertente, è sullo versante orientale; piegando a sinistra ci s’interna
spigolo di destra, con passaggio finale sulla parete. Ho nella parte più caratteristica della Grigna, tutta
l’impressione di aver concorso anch’io un pomeriggio formata da guglie, aghi, punte, torrioni che in numero
dell’estate scorsa che non si sapeva più dove andare, impressionante, e con formazioni delle più bizzarre,
all’apertura di una nuova “via” o variante da quella parte, popolano la cosiddetta Val Tesa e gli adiacenti valloncelli.
Qui, sparsi per un vasto raggio sia a monte che a valle
del sentiero chiamato “Direttissima” - che è la via più
breve per giungere alla romita Capanna Rosalba al di là
di tutta questa merlettatura – qui si trovano i pinnacoli
cari agli arrampicatori lombardi, e le cui “vie” comuni
sono tanto frequentate che non esagero nel dire che gli
appigli risultano lucidi per il lungo uso.
Sono la Punta Angelina con vicinissimo il sottile e
appuntito Ago Teresita; è la triade della Lancia-Torre-
Fungo; quest’ultimo circondato da una nomea tragica
che non merita; sono i tozzi torrioni Clerici, Casati,
Vaghi, Palma; è l’inclinata e gonfia Mongolfiera; in basso,
che spunta come uno stelo di sasso sulla ripida china
erbosa, è la svelta Punta Giulia; più avanti altre torri ed
altre guglie si slanciano verso il cielo, e sui loro fianchi
scoscesi si vedono le cordate all’opera; quasi in bilico
su due profondi canaloni si vede un singolare e altissimo
cilindro roccioso, ed è il Torrione Costanza; e ancora
procedendo verso la Capanna Rosalba – che si trova al
termine della cresta che scende dalla vetta – passeremo
di fianco ad altre bizzarre ed appuntite costruzioni,
mansuete e bonarie a seconda dei versanti che si
scorgono, oppure lisce e strapiombanti.
In questa zona si trova il maggior numero di scalate;
mentre in quella orientale già accennata la cosa si
riduce al Sigaro ed ai Torrioni Magnaghi pei vari versanti.
Qualche spuntone – dedicato alla guida Fiorelli o alla
bella Ginetta o a due sconosciuti Gendarmi – sono
sovente anch’essi saliti, ma nulla hanno a che fare con i
“classici”, che sono i Magnaghi e il Sigaro. Qui, lecchesi
hanno recentemente aperto due itinerari assai difficili,
e per questo divertenti: il loro nome è “via Rizieri” e
“via Cassin” – e nessuno glieli cambierà. Spenderò una
parola pel Canalone Porta – selvaggia spaccatura che
11
porta fin sotto la vetta – perché rappresenta nella zona il di qualche tratto di corda ma va fino ai 400 metri della
tipico esempio delle difficoltà di primo grado. “diretta” del Sasso Cavallo (tanto per citarne una). Vi
Accennato così sommariamente alla dislocazione delle sono molti pregiudizi da sfatare in alpinismo: ed uno è
principali – nel senso di conosciute - arrampicate di quello che le scalate della Grigna siano brevi e facili.
cui è ricca la Grignetta, la parte descrittiva vecchio stile Paracarri, passaggisti! – ogni tanto si sente dire fuori
potrebbe ritenersi avviata verso la conclusione. di qui da qualcuno che vuol saperla lunga, ma mi
Le cose stanno alquanto diversamente. Se fino a piacerebbe vederlo su certi passaggi che dico io.
qualche anno addietro questa popolare cima delle Il valore dei “prodotti” di questa scuola – nella totalità
Prealpi aveva un’importanza esclusivamente locale, autodidatta – è altresì affermato e documentato dalle
cristallizzata fra il convegno preferito dalle rumorose prove da essi date nelle brevi campagne dolomitiche
masse escursionistiche e la curiosità di vedervi effettuate negli ultimi tre anni, culminanti nel 1934 con
talvolta impegnata qualche cordata di milanesi prima le ripetizioni di due grandi “vie” quali la parete Nord
di portarsi sulle rocce della Val Masino e poi di là della Cima Grande di Lavaredo e lo Spigolo Giallo
muovere verso e classiche scalate sui giganti delle pure di Lavaredo, e l’apertura d’un nuovo percorso sul
Alpi, con la diffusione del gusto dell’arrampicamento in fianco Sud della Cima Piccolissima. I nomi di questi
Italia e conseguentemente fra i giovani del Lecchese e scalatori sono diventati popolari in Grignetta, e ben lo
del Comasco – oltre, s’intende, al contributo dato da meritano, perché ai lecchesi principalmente si deve
Milano coi suoi atleti venuti da vari rami dello sport -, se l’arrampicamento lombardo è stato ora portato
la Grignetta divenne in breve la palestra tipica, riunente così avanti. Dovrei citarli qui, questi nomi di cari amici
in sé tutti i requisiti richiesti dalla bisogna: vicinanza e fedeli compagni di cordata, ma troppo lungo ne
dai grandi centri; facilità degli approcci; varietà delle risulterebbe l’elenco, eppoi non rispecchierebbe tutta
scalate, a portata di tutte le forze – con passaggi fino la mia gratitudine e la mia ammirazione. Tali nomi li
allo “estremamente difficile”, e sulle varie strutture leggerete nella Guida e, quest’estate, ne sono certa,
che presenta la roccia dolomitica, cioè parete aperta, nelle cronache delle Dolomiti.
fessure, camino, diedro. Una palestra, e una scuola, da cui escono siffatti atleti
Le “vie” aperte da Fasana, da Fanton, da Andreoletti, sono dunque qualcosa di più e di meglio da considerare
da Dorn nell’anteguerra; poscia da Carugati, da Polvara, come semplice curiosità o fatto di scarso significato:
da Porro, da Albertini, da Gasparotto non rimasero più i risultati raggiunti affermano invece uno spirito e
deserte per settimane e settimane, ma ogni domenica un’efficienza di prim’ordine nei quadri dell’alpinismo
vedevano aumentate le schiere dei percorritori che le nazionale.
risalivano. Ora queste schiere sono diventate talmente Proseguiamo dunque nella nostra passeggiata
fitte, che ben si può affermare che la Grignetta è domenicale. Incrociamo le comitive d’escursionisti
degna di contare fra le più frequentate palestre di che si sparpaglieranno nei boschetti e poi dopo aver
arrampicamento in Italia, a fianco, se non predominante, mangiato e ben bevuto li animeranno di canti e di danze;
sulle consimili delle Dolomiti. Mezza dozzina di cordate salutiamo i gruppi di amici che corda in spalla, si avviano
sul Costanza, dieci sul Fungo o sull’Angelina sono fischiettando verso le rocce, e già li vediamo inerpicarsi
spettacoli che si vedono ogni domenica, da maggio a sugli erbosi zig-zag della “direttissima” verso la Val
ottobre. Tesa, oppure immergersi nel sassoso Canalone Porta
In quanto al valore dei “prodotti” di questa scuola è risalendone le superstiti nevi che ricuoprono gli enormi
doverosa una prima constatazione di fatto: cinque massi precipitati chissà quando dalla vetta.
anni fa in Grigna si ripetevano soltanto “vie vecchie”, Il sentiero che stiamo percorrendo, o le tracce che
le cui massime difficoltà toccano il quarto grado e solo chiamiamo sentiero sono piuttosto ripide, ed è bene non
in qualche passaggio sfiorano il quinto. Orbene, gli forzare il passo, anche perché siamo alle prime uscite
arrampicatori locali (e con essi intendo gli appartenenti della stagione e il fiato è da rifare. Si ha un bell’essere
alla sezione di Lecco del C.A.I., alla Società Alpina andati a sciare quasi tutte le domeniche d’inverno: in
Stoppani e alla Società Escursionisti Lecchesi) vi hanno roccia è un’altra cosa, e per cominciare è consigliabile
da allora aperti, poi ripetendoli sovente, numerosi nuovi qualche scalata non molto difficile. Poco alla volta ci
percorsi in cui le difficoltà di quinto e di sesto grado si riabitueremo agli sforzi: le dita e le braccia sugli appigli,
susseguono, e la cui altezza non è vero che sia soltanto le gambe puntellate in spaccata, e l’occhio a ricercare la
12
Ma onesta è la qualità della roccia, e le mani ritrovano
subito l’agilità e la sicurezza di una volta. L’occhio
pure, e trenta metri più su dove un breve ma strozzato
caminetto obbliga a un delicato passaggio, ci si volta
con gioia a salutare le altre cordate che proprio a picco
sotto le nostre pedule si accingono a seguirci.
Questa breve e divertente scalata passa pel cavallo di
battaglia dei principianti, come il Sigaro lo è per quelli
di una classe superiore: ma s’intende che io parli delle
vie “normali”, caratteristiche dell’anteguerra o subito
dopo questa, giacché gli itinerari aperti in seguito sono
di ben altro genere. La Guida di prossima pubblicazione
soddisferà – vogliamo sperare – ogni legittima curiosità
a questo riguardo, ma si può già dire che ogni punta
o guglia o torrione sono stati in questi ultimi quattro
anni saliti e risaliti per ogni parete, o spigolo, o fessura.
Così, su questa Angelina oltre alle due precedenti “vie”
altrettante ne sono state aperte, e quella sulla parete E il
mio primo di cordata Cassin ha voluto darle il mio nome.
In quanto al Sigaro, l’originaria “via” aperta nel 1915
se è tuttora la più frequentata, ora è fiancheggiata da
due nuovi percorsi di straordinaria arditezza e difficoltà.
L’apertura di questi ed altri itinerari è merito, come
già detto, dei giovani lecchesi, il cui entusiasmo per
l’arrampicamento è davvero commovente.
Il tempo vola; è l’ora di scendere. Due corde doppie
dall’Angelina, quattro dal Sigaro, vi riportano al piede
delle rocce, dove sull’erba vi aspetta il sacco con le
provviste e qualche amico salito fin quassù a godersi lo
spettacolo.
Più o meno rapidamente si svolgono queste arrampicate;
talvolta si perde molto tempo perché una piccola folla
via e riprendere confidenza col vuoto. si forma in vetta; le corde s’imbrogliano, e la manovra
Dove andiamo oggi? per la discesa in doppia non si può fare che per uno
- Sull’Angelina! – rispondono i miei compagni, e alla volta. Mi è capitato di rimanere l’ultima a smistare
mezz’ora dopo, giunti all’attacco col gesto più che con la dal chiodo della prima doppia ben diciassette persone:
parola m’invitano a legarmi al capo della corda. cinque minuti per individuo fate voi il calcolo a quanto
Cara, vecchia Punta Angelina, sulla quale tanti anni fa somma, e stare un’ora in bilico su quell’aerea terrazza, e
misi la prima volta le mani. insegnare come si mette la corda, davvero che dopo un
Ero una novizia della roccia; delle montagne non po’ si ha il diritto di essere stufa… E quando credevo di
conoscevo che le lunghe, estenuanti salite su per il avere finito e mi accingevo a scendere a mia volta, vedo
ghiaccio, e qui, in questo piccolo mondo selvaggio spuntare altre teste vicino alla croce di vetta e mi sento
e diruto, tutto mi sembrava strano: luoghi e persone. invitare ad aspettare un altro po’ per un supplemento di
Arrampicare su quella breve e ripida “via comune” lavoro.
dietro un celebre alpinista milanese mi pareva un fatto Dove andare ancora?
eccezionale. Subito esposta è la parete d’attacco che Siamo partiti presto dai Resinelli; e adesso saranno
si percorre diagonalmente, ed ivi è consigliabile non appena le undici. Possiamo mangiare un boccone,
“volare”, giacché il compagno di sotto non potrà tenervi. e poi dirigerci altrove. Le mani si sono snodate, e
l’immaginazione pure. Come è bello arrampicare dopo
13
tanti mesi di riposo; sentire la roccia sotto le nostre dita i reali progressi che gli arrampicatori locali andavano
farsi calda a poco a poco per il sole che vi batte; il corpo facendo. Ora, però, l’equivoco è del tutto dissipato.
ritrova la naturalezza dei movimenti che le prime volte Quando presi a frequentarli, subito mi accorsi delle
ci sembravano così difficili e assurdi, e ogni problema loro grandi possibilità se trasferiti a metterle in atto in
di equilibrio ora è affrontato e risolto con un piacere, un campo più vasto e più completo alpinisticamente. A
con un istinto che ci fanno nascere nel cuore una gioia quell’epoca io avevo una certa esperienza fino al quinto
infrenabile. grado, e volentieri soddisfacevo alla curiosità dei miei
Talvolta vien di cantare a mezzo dell’arrampicata; amici, che mi chiedevano di quale grado era questo o
sempre un gorgheggio di saluto e di vittoria esce quel passaggio che facevamo assieme.
dal petto una volta raggiunta la vetta. I visi dei miei Quando gli dicevo che le difficoltà della parete “APE”
compagni rispecchiano la felicità di ognuno, e stringendo del Teresita poteva in certo modo equipararsi a quella
la loro mano forte e callosa ci diciamo più e meglio di della “parete Preuss” della Piccolissima di Lavaredo,
dieci discorsi. Si provano a ripetere i miei jodel, e non stentavano a credermi. Gli pareva troppo bello che
riuscendovi fingono d’arrabbiarsi; dal basso rispondono fossero capaci di tanto, e vedevano le Dolomiti
voci; altre rieccheggiano dalle vette vicine e la Grignetta attraverso le amplificazioni di chi pur essendoci
si fa tutto un volo di richiami e di canti che s’intrecciano stato non le ha comprese, ma non vuole ammetterlo.
e si snodano nell’aria mattutina. Nessuno gli aveva mai parlato delle scalate che, oltre
Gente ci chiama per nome dalla Cresta Segantini che è alle classiche, negli ultimi anni avevano tanto portato
sopra le nostre teste. Vediamo le cordate profilarsi contro avanti il limite delle possibilità. Perciò la prima volta che
il cielo. i futuri Accademici Cassin e “Boga”, l’uno con Eros
E’ questa cresta un altro dei piccoli capolavori della Bonaiti e l’altro con me, misero le mani sulle Dolomiti, gli
Grigna, rigida merlettatura che unisce il Colle Valsecchi si leggeva in faccia, oltre alla felicità, la certezza di non
alla vetta della montagna con un susseguirsi di punte, essere inferiori alla bisogna, qualunque essa fosse. Quel
di denti, di gendarmi il cui superamento, e relative giorno di fine settembre che con Boga andammo a “fare”
discese, offrono due ore di divertentissima arrampicata. la parete della Tofana di Roces era freddo e pioveva: ma
È consigliabile percorrerla in primavera o in autunno in poco meno di tre ore ce la sbrigammo, e quella che
avanzato e non importa se c’è un po’ di neve, così si i classici avevano definito “la più vertiginosa traversata
evitano gli imbottigliamenti, trovarvi dozzine di cordate delle Alpi” al mio compagno risultò un passaggio come
che ritardano la marcia, o fanno cadere sassolini sulla ne aveva superati tanti in Grignetta, solo un po’ più
testa, come sovente capita nelle domeniche d’estate. Vi lungo.
si possono compiere varianti a piacere, da scoprire sui Con questa preparazione, che è anche spirituale e
due versanti a picco della Val Scarettone e della Val Tesa. proviene dal senso dell’agonismo e della lotta così
Dal punto di vista delle difficoltà questa arrampicata diffuso ormai nella gioventù sportiva col rivelarsi
rappresenta un tipico secondo grado, poi c’è il terzo e delle nuove forze dell’arrampicamento milanese
anche di più, basta andarlo cercare. qui domenicalmente presenti, è naturale che la
A proposito di questi gradi bisogna dire che fino a frequentazione della Grignetta a scopo di scuola e di
quattro anni fa nessuno ne faceva parola in Grignetta, allenamento assuma ogni anno una sempre maggiore
non sapevano che cosa fossero. Adesso, oltre ai intensità. L’arrampicatore delle altre regioni che vorrà
passaggi in roccia vi si classificano anche la maggiore venirvi a passare qualche giorno troverà cordiale e
o minore eccellenza della pastasciutta servita nei vari comprensiva accoglienza fra noi. Emilio Comici – che
Rifugi o la venustà delle numerose signorine o signore credo se ne intenda – dalla prima volta che ci venne non
che salgono quassù. Qualcuno inorridirà di questa manca ogni primavera di ritornarci.
mescolanza del sacro al profano; una colpa c’è, e in
parte si deve allo scrivente – che per la prima ne parlò Aprile 1935
ai suoi nuovi amici. Debbo aggiungere che non ne sono
affatto pentita?
Fra questi lecchesi e gli alpinisti cittadini vi era un tempo
un certo distacco: più evoluti e più colti, forse un tantino Le foto che illustrano questo articolo provengono dall’archivio
scettici, questi ultimi mostravano di non apprezzare degli eredi di Mario Dell’Oro (Boga)
14
La mostra fotografica
IL FONDO VITTORIO VARALE
Il Fondo “Vittorio Varale” conservato presso la Biblioteca Civica di Belluno, è costituito dal lascito che il giornalista Vittorio Varale, alla sua
morte avvenuta nel 1973, destinò alla sezione bellunese del C.A.I. la quale, dopo averne preso visione, lo affidò nel 1976 all’Amministrazione
Comunale di Belluno.
Il tutto è rimasto giacente presso la sede della Biblioteca Civica fino al 1995 quando, arrivato da poco alla direzione della biblioteca,
valutandone l’elevato interesse culturale per la storia dell’alpinismo e del ciclismo, decisi di avviarne l’inventario, la catalogazione e
l’informatizzazione.
Del lavoro si occupò a titolo di volontariato per diversi anni il sig. Francesco Comba, coadiuvato successivamente dal sig. Silvano Talamini,
entrambi motivati da una grande passione per la montagna e favoriti dalla condizione di pensionati. Il Comba approfondì a tal punto la materia
da divenire il vero e proprio curatore del fondo e a lui dobbiamo gran parte delle informazioni e delle ricerche che sono alla base di molte
successive iniziative di valorizzazione, tra le quali quest’ultima.
Il materiale che costituisce il lascito comprende: corrispondenza professionale e privata, giornali e riviste, libri, documenti, oggetti vari e
fotografie.
Della corrispondenza sono state catalogate e inserite nel sistema informatico, 5490 lettere sia di Varale che dei suoi corrispondenti. La prima
lettera è datata 19 marzo 1911, l’ultima 6 novembre 1973.
Molte sono le firme di personaggi noti, sia del giornalismo, sia del mondo dello sport. Per l’alpinismo sono presenti lettere di Tita Piaz, Emilio
Comici, Riccardo Cassin, Cesare Maestri, Nino Oppio, e dei bellunesi Attilio Tissi, Bepi Pellegrinon, Armando Da Roit, Piero Rossi, Alvise
Andrich, Furio Bianchet…
Numerosi gli scambi di corrispondenza con i familiari; commoventi le lettere dedicate alla lunga malattia ed alla prematura scomparsa della
moglie Mary. Come giornalista vanno ricordate, a diverso titolo, le numerose collaborazioni: “Gazzetta dello Sport”, “Sport Giallo”, “Corriere
dello Sport”, La Stampa, “Il Secolo Illustrato”, “Tempo”, “Gazzetta d’Italia”, “Resto del Carlino”. Firmò anche “Lettere dall’Italia” per “L’Equipe”
di Jacques Goddet. Fu anche scrittore di libri dedicati al ciclismo, all’alpinismo ed ai campioni dello sport in genere. Dei suoi libri dedicati
all’alpinismo sono presenti nell’archivio bellunese: Arrampicatori del 1932, La battaglia del sesto grado del 1965 scritto in collaborazione con
Domenico Rudatis e Reinhold Messner, Sotto le grandi pareti del 1969, Sesto Grado del 1971.
La raccolta di oltre 2000 fotografie, di cui è in corso la digitalizzazione, comprende i primi scatti datati 1900 dedicati ai pionieri del ciclismo,
della boxe, e quelli più recenti di alpinismo, molti dei quali sono dedicati alla moglie Mary, che fu una delle prime donne alpiniste che
affrontarono il sesto grado.
La raccolta di quotidiani, settimanali, fascicoli, depliants, stralci di pubblicazioni di carattere sportivo, politico e di costume di cui è in corso
l’individuazione ed il riordino, copre un arco di tempo che va dai primi del novecento agli anni settanta.
La Biblioteca Civica di Belluno, dopo l’ordinamento del fondo e la catalogazione, ha messo il materiale del fondo a disposizione di chiunque
voglia approfondire la conoscenza di quell’ intelligente cronista che fu Vittorio Varale, del giornalismo del suo tempo, di Mary Varale e della sua
esperienza alpinistica.
Sono finora tre le tesi di laurea realizzate da giovani che hanno studiato i documenti di Varale:
L’alpinismo durante il regime fascista negli scritti del giornalista sportivo Vittorio Varale di Genny Garamante, Universita degli studi di Trieste,
a.a. 2004/2005; Vittorio Varale e la stampa : catalogazione analitica degli articoli di giornale raccolti nel “Fondo Varale” conservato presso
la Biblioteca civica di Belluno di Donata Caselli, Università degli studi di Udine, a.a. 2003-2004 e Il fondo fotografico Vittorio Varale (1891-
1973) della Biblioteca civica di Belluno di Paola Nard, Università degli studi di Udine, a.a. 2006-2007. Tutti i lavori sono stati presentati
pubblicamente tra le iniziative della Biblioteca, il primo ha ricevuto il premio “De Nard” per tesi di laurea meritevoli di carattere locale.
Parte del materiale fotografico, epistolare e documentario è stato utilizzato a Belluno nell’ambito della manifestazione “Oltre le vette 1999”, è
stato esposto nel 2001 ad Auronzo di Cadore in occasione delle manifestazioni volute dalla sezione del C.A.I di Auronzo per ricordare Mary
Varale, come “la donna dello Spigolo Giallo” e nel 2002 a Bordighera, dove sono sepolti i coniugi Varale, la sezione del C.A.I. ha organizzato
una tavola rotonda e un’esposizione di fotografie e cimeli del fondo.
La Biblioteca ha poi ricavato un sito dedicato (http://biblioteca.comune.belluno.it/varale.html) nel quale è possibile avere informazioni varie
e consultare libri e epistolario. Tutto il materiale (comprensivo dei libri, articoli e fotografie sia di ciclismo che di alpinismo) è consultabile
nel catalogo in linea (OPAC) della biblioteca sul sito http://biblioteca.comune.belluno.it/. Il progetto di digitalizzazione del fondo fotografico
partecipa a un concorso per il finanziamento da parte del Ministero per i Beni Culturali nell’ambito di Biblioteca Digitale Italiana per il 2009, di
cui sapremo a breve l’esito.
La lunga attività giornalistica di Vittorio Varale e l’intensa attività alpinistica della moglie Mary, offrono lo spunto per ancora molti altri studi e
progetti culturali che possono onorare la loro memoria, ma anche favorire la conoscenza di un appassionante periodo storico sportivo, dove
insieme all’azione atletica viveva nei protagonisti e negli appassionati che li seguivano un sano sentimento di ammirazione.

Giovanni Grazioli (Direttore Biblioteca Civica di Belluno)


15
Mary Varale ad
Agordo, 1934

16
Mary Varale
in corda
doppia sul
Campanil
Basso, 1929

17
A sinistra:
Mary Varale
con Tita Piaz,
1929

A destra:
Mary Varale in
parete, 1933

18
Mary Varale
in corda
doppia dal
balcone del
rifugio Porta,
1929

19
Mary Varale
con Emilio
Comici (al
centro) ed
altri alpinisti
al Rifugio
Porta sotto la
Grignetta

20
Mary in due
foto di vetta

21
Assi della
Grigna:
Mario Dell’Oro,
Mary Varale,
Riccardo Cassin,
Giovanni RIva

22
Mary Varale
con gli sci
ai Piani
Resinelli

23
A sinistra:
Mary Varale in
corda doppia

A destra:
saluti romani
in vetta alla
Torre Costanza

24
Sopra:
Vittorio
Varale con
Mary, Rifugio
Porta, 1933

Sotto:
Mary Varale
(a destra)
con Tony
e Romilda
Gobbi

25
Mary Varale
al rifugio
Rosalba,
Grignetta

26
1919: Pubblica: Baracca: la carriera, le battaglie, le
Appunti per una biografia vittorie del grande aviatore raccontate nelle lettere alla
di Vittorio e Mary Varale madre.
1922: nel mese di ottobre diventa comproprietario e
di Francesco Comba e Alberto Benini
direttore di “Sport” comunemente conosciuto come
1891: Vittorio Varale nasce il 21 aprile a Piedimonte “Sport giallo”, pur mantenendo (fino al 1924) il posto
D’Alife (Caserta) dove il padre Luigi, è stato inviato come di redattore di “La giustizia” e di corrispondente di “Il
procuratore delle imposte. mattino” (fino al 1926). In seguito (1926) sarà costretto a
1901: a 10 anni si trasferisce al nord. cedere “Sport”, restando disoccupato. Gli verrà proposta
1908: a 17 anni tronca gli studi e si impiega in una la direzione dell’ufficio milanese del trisettimanale
impresa di costruzioni dove ha come collega Vittorio “Corriere dello Sport” fondato a Bologna nel 1924.
Pozzo. Leandro Arpinati rileva la testata e la trasforma a partire
1909: scrive: Giovanni Gerbi: la sua infanzia, i suoi dal 1927 in “Littoriale”.
debutti, le sue avventure, la sua carriera. In seguito il 1923: da questa data è assunto da “La Gazzetta dello
volume verrà ripubblicata col titolo: Gerbi e le corse dei Sport”, nella direzione del reparto pubblicazioni varie,
suoi tempi: vent’anni di sport ciclistico. Il libro è recensito opuscoli, volumi. Pubblica: Girardengo : i suoi debutti, la
dalla “La Gazzetta dello Sport”. sua carriera, le sue vittorie.
1910: primi servizi da inviato al seguito di corse 1926: Mary Gennaro lo inizia all’alpinismo.
ciclistiche. 1928: Curzio Malaparte lo invita a collaborare con “La
1911: segue per “La Stampa” per il ciclismo e l’alpinismo. Scrive: Binda: i
Gazzetta dello Sport” la suoi debutti, la sua carriera, le sue vittorie.
corsa ciclistica Parigi-Torino; 1928: viene inviato al Tour de France.
contemporaneamente si occupa 1928/32: redattore di “Lo sport fascista”.
di cronaca calcistica per “Il 1930/43: collaboratore, poi redattore de “La Stampa”.
lavoro” giornale socialista di 1932: pubblica Arrampicatori, un volume di oltre 260
Genova, con resoconti di partite pagine con copertina disegnata da Domenico Rudatis
di nazionale e internazionali. e “la classificazione delle più note scalate dolomitiche”.
1914/18 condivide la direzione Nello stesso anno scrive: Learco Guerra nel suo tempo
de “La Gazzetta dello Sport” 1933: sposa, il 13 luglio, Maria (Mary) Gennaro che
con Ugo Toffaletti. Nel 1914 era nata a Marsiglia nel 1895 da Giovanni e da Olinta
pubblica: Van Houwaert, il piu Pizzamiglio.
grande campione del Belgio, 1936/43: gerente
morto per la patria: biografia aneddotica. della rivista “Relazioni
1915/18: Tullio Morgagni lo chiama al “Secolo Illustrato”: internazionali”.
promuove la campagna per la valorizzazione individuale 1938: si trasferisce da
dell’aviatore in guerra. Milano a Torino.
1917: riformato per due volte, viene riconosciuto idoneo 1943: redattore de
ai servizi sedentari. In seguito viene esonerato perché “La stampa” con
comandato alla direzione de “La Gazzetta dello Sport”. responsabilità (dopo il 25
1918: scaduto l’esonero viene destinato alla zona di luglio) di firmare il giornale.
guerra. Accreditato dal Ministero della Guerra presso il Dopo l’8 settembre
Comando Supremo, trascorre settimane intere presso abbandona il giornale e
i comandi di grandi unità al fronte. Fonda l’Opera si dà alla macchia per
per l’addestramento sportivo del soldato (O.A.S.S.). sottrarsi all’arresto o alla
Organizza manifestazioni sportive per finanziare deportazione.
l’acquisto di attrezzi sportivi, medaglie, coppe, palloni 1944: viene espulso dal
per i militari al fronte. Assieme al colonnello Tifi, già sindacato fascista dei
consigliere della Federazione di Ginnastica, inventa il giornalisti per “indegnità
percorso di guerra. politica”.
27
1945: il 25 aprile rientra a Torino e riprende il posto
di lavoro. Viene eletto consigliere della ricostituita L’attività alpinistica
“Associazione della Stampa Subalpina” e diventa
membro del collegio dei probiviri fino al 1948.
di Mary Varale
1945: assunto dal 1/8 alla “Gazzetta d’Italia”. L’elenco delle ascensioni è quello che la Varale ha
1950: dimissionario da “La Gazzetta del Popolo” e allegato alla sua lettera di dimisssioni dal C.A.I.
“Gazzetta Sera” dove era in forza dal 1947. Nella trascrizione si sono conservate alcune informazioni
1952: riceve il premio giornalistico Pirelli per il ciclismo. e/o denominazioni dubbie, mentre sono stati integrati o
1954: riceve il premio giornalistico Saint-Vincent per corretti alcuni evidenti lapsus.
l’alpinismo.
1958: Mary manifesta i primi sintomi della malattia che la 1895: Mary Gennaro nasce a Marsiglia da Giovanni e
porterà all’infermità e poi alla morte. Pizzamiglio Olinta.
1961: riceve il premio giornalistico dell’Unione Stampa
Sportiva Italiana per i suoi articoli retrospettivi. 1924 (probabilmente) si iscrive al C.A.I.
1963: Mary muore il 9 gennaio. 1924
1964: pubblica: Avventure su due ruote. Ortles via comune e discesa cresta dalla Hintergrat
1965: pubblica per Longanesi: La battaglia del sesto Gran Zebrù, dal Passo della Bottiglia
grado (1929-1938) con prefazione di Gianni Brera. Il Cevedale, da sola
volume contiene anche lo scritto/manifesto di Domenico Santnerspitze, da sola
Rudatis: Il riconoscimento del sesto grado. Vertainspitze (Cima Vertana), da sola
1966: corrispondente e redattore di “Tuttosport”. Traversata Lyskamm, gruppo del Rosa, da sola
1966: pubblica l’opuscolo: Il Premio Bancarella sport ‘66 Piramide Vincent, da sola
e La battaglia del sesto grado. Punta Parrot, da sola
1968: nei primi mesi dell’anno viene ricoverato Punta Dufour, da sola
all’ospedale di Sampierdarena per un blocco renale. Punta Nordend, da sola
Punta Gnifetti, da sola
1969: ancora per Longanesi scrive: I vittoriosi: eventi e
personaggi visti e descritti in mezzo secolo di giornalismo
1925
sportivo. Anche in questo caso la prefazione è firmata
Marmolada, via comune, da sola
da Gianni Brera. Per la casa editrice Tamari di Bologna:
Torre Winkler (gruppo Catinaccio), fessura Winkler
Sotto le grandi pareti: l’alpinismo come sport di
Piz Piaz (gruppo Catinaccio), 3 volte
competizione con prefazione di Guido Tonella. Piz Pederiva (gruppo Catinaccio), 4 volte
1970: Stampa a proprie spese l’opuscolo polemico: Tre Torri di Sella (gruppo Sella), 2 volte tutte e tre
Risposta al G.I.S.M. (Gruppo italiano scrittori di Bernina
montagna) che tenta di riproporre la sciocca e ormai Scerscen (gruppo Bernina)
superata polemica contro l’alpinismo di competizione . Piz Palù (gruppo Bernina)
Sul frontespizio si dichiara “compilatore e responsabile”. Tre Mogge (gruppo Bernina)
1971: Sempre per Longanesi modifica e aggiorna La
battaglia del sesto grado che vede la luce col nuovo 1926
titolo di Sesto grado. Il sottotitolo recita: L’affermazione Monte Mucrone - dal Limbo, come capocordata
(di Vittorio Varale). Gli sviluppi (di Reinhold Messner). I Guglia Angelina (gruppo Grigne) 3 volte
valori (di Domenico A. Rudatis) il volume è impreziosito Punta Emma (gruppo Catinaccio), via Piaz N.E.
da due disegni di Raymond Peynet. Il libro conosce Pizzo del Diavolo (Val Brembana)
(auspice Reinhold Messner) una traduzione tedesca, Pizzo Coca (Val Brembana)
uscita nel 1981. Grivola (Gran Paradiso) versante Sud
1973: Scrive, ancora per Tamari: L’altra facciata d’una Sass Pordoi, 3 volte – parete Sud – via Piaz
pagina di storia. Nello stesso anno il 29 novembre, Piz Boé, Pordoi 3 volte, da sola
muore a Bordighera. Nel cimitero della cittadina viene Croda da Lago, via comune 2 volte, da sola
sepolto accanto a Mary. Paterno, via comune 2 volte, da sola
28
Torre Grande del Nuvolau, via comune, da sola Torri di Vajolet (Catinaccio), 1° traversata notturna; salita
Torre Inglese via, comune, da sola e discesa, in ore 3,25
Torre Romana, via comune 2 volte, da sola Teufalwandespitze, (Catinaccio), via Dibona, 3° assoluta
Torre Barancio, via comune, da sola e 1° femminile
Guglia Angelina (Grigne), via comune, 2 volte, Mongolfiera (Larsec), 1° assoluta
capocordata Dito di Fabio (Larsec), 1° assoluta
Sigaro Dones (Grigne), via comune, 2 volte Fiamma Pederiva (Larsec), 1° assoluta
Spigolo Dorn (Grigne), via comune Cinque Dita (Sella), spigolo S.O.
Spigolo Cecilia (Grigne), capocordata Cinque Dita (Sella), camini Schmidtt
Torre Grande (Nuvolau), via Myriam, 2° femminile, 1°
1927 femminile italiana
Cresta Segantini (Grigne), salita e discesa da sola Marmolada, parete S – in ore 3,15
Guglia Angelina (Grigne), capocordata
Fungo, (Grigne), 3 volte 1930
Sigaro Dones (Grigne), 2 volte Guglia Angelina (Grigne), capocordata – 3 volte
Angelina (Grigne), via Polvara Cresta Segantini (Grigne), da sola – 2 volte
Ago Teresita (Grigne), via APE, 2 volte Fungo (Grigne) via comune – 3 volte
Magnaghi (Grigne) Fessura Dones Ago Teresita (Grigne), via APE – 2 volte
Sigaro Dones (Grigne), via comune
1928 Croz del Rifugio (Brenta) via Gaspari
Campaniletto, (Grigne), 2 volte capocordata Brenta Bassa (Brenta), camino Pederiva e discesa
Cresta Segantini, (Grigne), 2 volte, da sola camino Deye, 5 volte
Guglia Angelina (Grigne), capocordata Torre di Babele (Civetta), 1° femminile
Sigaro Dones (Grigne), via comune Cima dei Tre [Scarperi] (Brenta), 1° ascensione assoluta
Pizzo Badile, 2 volte, capocordata Punta Fiamme, Pomagnon spigolo – 2 volte
Punta Sant’Anna, (Val Masino) 1° ascensione - via dei Sasso Pordoi, parete S – via Piaz
camini Sigaro Dones (Grigne) via comune
Pizzo Cengalo (Val Masino) da sola Guglia Angelina (Grigne), via Polvara
Punta Sertori (Val Masino), via Fiorelli
Campaniletto (Grigne), 2 volte, capocordata 1931
Spigolo Cecilia (Grigne), 2 volte Torrione Costanza (Grigna), via comune
Ago Teresita (Grigne), via APE Punta Giulia, (Grigna),
Guglia Angelina (Grigna), via Polvara – 3 volte
1929 Fungo (Grigna), 5 volte
Cresta Segantini (Grigne), capocordata, (probabilmente Sigaro (Grigna), 3 volte – via comune
con Franco Calvetti) Ago Teresita (Grigna), 2 volte – parete APE
Guglia Angelina (Grigne), 4 volte, capocordata Cresta Segantini (Grigna), 2 volte – sola e capocordata
Pizzo della Pieve (Grigne), parete Fasana Torrione Costanza (Grigna), parete N, 1° femminile e 2°
Torre Delago (Catinaccio), spigolo O, 5 volte assoluta con trasporto in vetta dell’emblema fascista da
Torre Stabeler (Catinaccio), via Fehrmann – 2 volte me donato.
Torre Stabeler (Catinaccio), via comune – capocordata Guglia Angelina (Grigna), 1° ascensione parete SE con
Torre Delago (Catinaccio), Fessura Pichl – 4 volte Cassin: via Mary
Catinaccio, parete Est – via Piaz – 2 volte Castelletto inf. di Vallesinella (Brenta), via Heimann-
Spiz Piaz (Catinaccio), 4 volte Gasperi
Parete Laurino (Catinaccio), via Rizzi Castelletto inf. di Vallesinella (Brenta), via Kiene – 1°
Parete Laurino (Catinaccio), spigolo – 2 volte femminile
Piz Pederiva (Catinaccio), 2 volte Croz del Rifugio (Catinaccio), via Piaz – 2 volte
Torre orientale (Catinaccio), 1° ascensione parete sud Croz del Rifugio (Catinaccio), via comune – 3 volte
Torre orientale (Catinaccio), camino Piaz – 4 volte Cima Brenta Bassa (Brenta), camino Deye
29
Campanile Basso (Brenta), via comune Costanza (Grigne), via comune
Campanile Basso (Brenta), via Fehrmann – 2° femminile Pizzo della Pieve, (Grigne), parete Fasana – capocordata
Cima Margherita (Brenta), via Videsott – 1° femminile Ago Teresita, (Grigne), 2 volte
Cima Tosa (Brenta), via comune – 2 volte – capocordata Torre Grande di Averau, (Nuvolau), fessura Dimai – 1°
Punta Teresa (Brenta), via Agostini fem.it (V grado sup.)
Campanile Alto (Brenta), via Videsott – 1° femminile Tofana di Roces (Tofane), via Dimai parete S
Cima Piccolissima (Tre Cime), parete Preuss – 3° femminile Col Rosà, via Dimai
Cima Piccola (Tre Cime), via comune – da sola Pomagnon, camino Tersckak – 2 volte
Cima Grande (Tre Cime), via Dulfer – 1° femminile italiana Torrioni Magnaghi (Grigne), traversata tre torrioni – da sola
Cima Ovest (Tre Cime), parete S con variante Dulfer Cresta Segantini (Grigne), capocordata 3 volte
Cima Ovest (Tre Cime), parete O via Dulfer Guglia Angelina (Grigne), 1° assoluta parete O. Via 28
Cima Piccola (Tre Cime), parete N via Ferhmann ottobre
Guglia De Amicis (Cristallo ), via Dulfer – 3 volte Guglia Angelina (Grigne), via comune – capocordata
Torre Leo (Cadini), via Dulfer – 2 volte Torre C.A.I. (Resegone) via comune
Torre del Diavolo (Cadini), via Dulfer – 2 volte Sigaro Dones (Grigne), 2 volte
Campanile Dibona (Popena), 4° assoluta e 1° femminile
Guglia di v. Popena alta (Popena) 2° assoluta e 1° 1933
femminile Guglia Angelina (Grigne), via comune, 3 volte –
Pomagnon, spigolo Gilberti, 2° assoluta e 1° femminile capocordata
Fungo (Grigne), 3 volte Punta Giulia (Grigne), 2 volte
Zuccone Campelli, camino Bramani Cecilia (Grigne), spigolo
Cresta Segantini, (Grigne), capocordata Sigaro Dones (Grigne),
Torrione Costanza (Grigne) Torrioni Magnaghi, (Grigne), traversata, capocordata
Zuccone Campelli (Grigne), 1° ascensione Fessura
1932 Comici (con Comici, Cassin e Boga)
Guglia Angelina (Grigne), capocordata Torre (Grigne), 1° ascensione parete SE
Fungo, (Grigne) 1° ascensione diretta dalla Val Tesa (V Cresta Segantini (Grigne), 3 volte capocordata
grado sup.) Spigolo del Fungo Torre C.A.I. (Resegone), 1 volta capocordata

Mary Varale con Furio


Bianchet e Alvise
Andrich, 1934
30
Pizzo della Pieve (Grigne), 2 volte parete Fasana Torrione Costanza, (Grigne), nuova via sulla parete
Torrioni Magnaghi (Grigne), canalino Albertini – 2 volte E (VI grado). Madrina del gagliardetto del Gruppo
Fungo (Grigne), 3 volte Arrampicatori Fascisti Nuova Italia di Lecco.
Cima Piccola Lavaredo via comune – 2 volte
Torri Leo e del Diavolo (Cadini) via Dulfer – 2 volte 1934
Guglia De Amicis (Cristallo) via Dulfer – 3 volte Corno del Nibbio (Grigne), spigolo e variante Cassin – 5
Cima Piccola Lavaredo 1° ascensione spigolo volte
all’antecima S. (VI grado). Spigolo giallo Torrioni Magnaghi (Grigne), traversata capocordata – 2
Torre Winkler, (Catinaccio) 2 volte volte
Cima Piccola (Tre Cime di Lavaredo) variante bassa e via Guglia Angelina (Grigne), via comune – 5 volte
Helversen - 2 volte Guglia Angelina (Grigne), via Polvara – 3 volte
Sass Pordoi, parete S – 2 volte Ago Teresita (Grigne), diedro Cassin e parete N – 2 volte
Torre Inglese (Nuvolau) capocordata con A.Bonacossa Guglia Angelina (Grigne), via XXVIII ottobre
Torre Romana (Nuvolau), capocordata con A.Bonacossa Fungo, (Grigne) via comune – 2 volte
Croda del Rifugio (Nuvolau), prima ascensione via dei Pizzo della Pieve (Grigne), parete Fasana capocordata
camini SE Cinquantenario (Grigne), via comune – 2 volte
Torri Leo e del Diavolo (Cadini) via Dulfer – 2 volte Torrione Costanza (Grigne), via comune
Traversata Torrioni Magnaghi (Grigne), capocordata – 2
Corno del Nibbio (Grigne), via Comici, 1° femminile VI°
volte
Corno del Nibbio (Grigne), camino Mosca
Codera, (Val Codera), varie ascensioni con A.Bonacossa
Torrione Magnaghi (Grigne), fessura Dones – 2 volte
Ago Teresita (Grigne), 2 ascensioni via APE
Torrione Magnaghi (Grigne), fessura Cassin
Torrione Costanza (Grigne), via normale
Punta Ginetta (Grigne), 1° ascensione spigolo SO – 2
Torrione Costanza (Grigne), via Cazzaniga, trasporto in
volte
vetta emblema fascista offerto dal segretario politico di
Cresta Segantini (Grigne), 3 volte capocordata
Lecco in sostituzione dell’altro da me offerto che ignoti
hanno asportato. Guglia De Amicis (Cristallo) via Dulfer – 2 volte
Piccola Torre di Falzarego, 1° ascensione dello spigolo
Cima O di Lavaredo, tentativo di 200 metri alla parete N VI°
Torre Venezia (Civetta) via Cozzi Zanutti
Cimon de la Pala 1° ascensione direttissima parete SOO
(VI grado)
Canalone Porta (Grigne)
Cresta Segantini (Grigne), 2 volte capocordata

1935
Cresta Segantini (Grigne), capocordata
Cresta Segantini (Grigne), sola
Corno del Nibbio (Grigne), spigolo e variante Cassin – 2
volte
Corno del Nibbio (Grigne), camino Mosca – 2 volte
Guglia Angelina (Grigne), via comune capocordata
Torrioni Magnaghi (Grigne), fessura Dones
Torrioni Magnaghi (Grigne), traversata
Fungo (Grigne), 2 volte
Sigaro (Grigne), via comune
Pizzo Badile (Val Masino) capocordata

1963
Mary Gennaro Varale muore il 9/12 a Genova
31
Con il contributo di:
PENSA
COSTRUZIONE E ASFALTI s.r.l.
via Privata dei Bravi, 8 - 23868 Valmadrera (lc)
Tel. 0341.581096
Mail: info@gruppopensa.it
32

Anda mungkin juga menyukai