ELOGIO
DELLA SOLITUDINE
RINUNCIA AL MONDO
Città Nuova
Copertina di Gyòrgy Szokoly
© 1997, Città Nuova Editrice, via degli Scipioni 265 - 00192 Roma
ISBN 88-311-3139-7
1. E u c h e r io di L io n e
2 . L’a t t iv it à l e t t e r a r ia
26 Cf. Chron. Gali., a. 452, p. 134, cit., in DPAC, I, 271. Si veda pure
S. Pricoco, L’isola dei santi, cit., pp. 45-46 e nota 72.
27 Cf. De script, eccl., 63, PL 58, 1097.
28 Cf. supra, nota 22.
29 Cf. Coni, XI, Praef., ed. E. Pichery, SCh 54, p. 97.
30 Cf. Laterc., p. 518, 3-8, cit. in S. Pricoco, L’isola dei santi, cit., p. 46,
nota 73.
12 Introduzione
45 Cf. Instruct., I, Praef., CSEL 31, p. 65, 6-8, p. 139, 19-20. Sui
modelli esegetici di Eucherio si veda anche supra, note 38 e 39.
46 Cf. DSp, IV/2, 1654; Institutum Patristicum Augustinianum, Patro
logia, voi. Ili, cit., p. 481; DPAC, I, 1272 (S. Pricoco).
47 PL 50, 827-832; CSEL 31, 1894, pp. 163-173; ed. B. Krusch,
MGH, Scr. rer. Mer., t. Ili, 1896, pp. 32-39.
16 Introduzione
3. I l D e l a u d e e r e m i
55 PL 50, 701-712; CSEL 31, 1894, pp. 177-194 (K. Wotke); ed. S.
Pricoco, Catania 1965.
56 Cf. Laus, 1-2, ed. Pricoco, pp. 45-47.
57 Cf. supra, l’esordio della presente introduzione e la nota 1.
Introduzione 19
97 Cf. Es 1 6 ,14ss.
9*Laus, 24, ed. Pricoco, pp. 62-63,11. 251-252 e 259-260.
99 S. Pricoco, L’isola dei santi, cit., p. 160.
100 Significativa - in riferimento al Cristo, primo referente degli asceti
(cf. infra, nota 103) - la scelta di questo verbo squisitamente “monastico”.
Sulla «mistica lerinese del secessus», cf. S. Pricoco, L’isola dei santi, cit., p.
157 (si veda pure p. 146, nota 69; p. 163, nota 141).
Introduzione 31
132 Laus, 36, ed. Pricoco, pp. 70-71,11. 388, 391 e 397.
133 Laus, 37, ed. Pricoco, pp. 71-72,11. 400, 408, 406 e411.
134 Sul «demone meridiano», definito «il più opprimente di tutti», cf.
Evagr. Pont., Pract., 7, PG 40, 1273.
40 Introduzione
ed. Loyen, 1, pp. 78-79 (Valeriano decus... nostrum, cui principe Avito cogna-
tum sociat purpura celsa gens).
165 Cf. L.-S. Le Nain de Tillemont, op. cit., p. 125.
166Ibid., pp. 125-126.
167 Ibid., p. 126.
168 Cf. J.P. Weiss, La personnalité de Valérien de Cimiez, Ann. de la
Fac. des Lettres et Sciences Hum. de Nice 11 (1970), pp. 141-162; Id., Valé
rien de Cimiez et Valére de Nice, Sacris Erudiri 21 (1972-73), pp. 109-146.
169 Cf. Eucherio di Lione, Il rifiuto del mondo, cit., pp. 16-17 (Intro-
duz.).
170 L.-S. Le Nain de Tillemont, op. cit., p. 125.
46 Introduzione
235 Cf. S. Pricoco, Barbari, senso della fine e teologia politica..., cit., p.
228 e. passim.
236 Cf. Ibid., pp. 224-228; Id., L ’isola dei santi, cit., pp. 192-204;
Eucherio di Lione, Il rifiuto del mondo, cit., pp. 25 e 27.
237 Contempi., ed. Pricoco, p. 98,11. 606-607.
238 Contempi., ed. Pricoco, p. 98,11. 626-627.
58 Introduzione
5 . C aratteri d e l l a p r e s e n t e e d iz io n e
1 Cf. Le 2, 13.
Sermo de vita Honorati (SCh 235, Paris 1977). Di recente gli è stata rivendi
cata la paternità del Carmen deprovidentia (PL 51, 617-638).
(2) Cioè alla vita monastica nella comunità lerinese.
(3) Si tratta di Onorato, accompagnato da Ilario nel trasferimento dal
piccolo arcipelago fino ad Arles (cf. supra, nota [1]). E chiaro, comunque,
che col termine «guida» (dux) l’autore vuol alludere soprattutto all’esempio
e all’autorità morale esercitata dal fondatore di Lerino sul percorso spirituale
del giovane congiunto e discepolo.
Della vita di Onorato ci sfuggono molti dati importanti. Di famiglia
consolare, era nato verosimilmente nel nord della Gallia. Aveva abbracciato
presto la vita ascetica, compiendo un viaggio nell’oriente monastico con
Caprasio (futuro monaco lerinese: cf. infra, Laus, 42 e nota [83]) e il fratello
Venanzio. Tornato in Gallia, si era ritirato a Lerino all’inizio del V secolo, fon
dandovi il glorioso centro monastico e contribuendo negli anni al suo consoli
damento istituzionale e spirituale. Fu abate del monastero lerinese fino al 427
o 428, quando divenne vescovo di Arles (cf. supra, nota [1]). Dei suoi scritti,
reali o presunti, non ci è pervenuto alcunché. Forse compose una regula per i
suoi cenobiti, ma non se ne hanno indizi sicuri (cf. infra, Laus, 41 e nota [76]).
(4) Cf. supra, nota (1). Sulla parentela fra Onorato e Ilario si veda
Hilar. Arel., Sermo de vita Honor., 4, 8-11; 36, 8-9, ed. S. Cavallin, Lund
1952, pp. 51 e 75.
(5) Come pastore della diocesi di Arles, a ovest di Marsiglia, sempre
nella Gallia narbonese. Su questo seggio episcopale Onorato successe a un
altro monaco, Elladio (o Euladio). Cf. DPAC, II, 2480 (S. Pricoco).
(6) Un amore duplice: per Onorato, ritenuto evidentemente da Ilario
più degno rispetto a sé dell’episcopato (questo era stato già offerto pure a
lui?), e per la comunità e la vita lerinesi.
Elogio della solitudine, 1 69
6 Cf. Dt 32, 10. 7 Cf. G n l, 1. 8 Cf. Sir 16, 26. 9 Cf. Sai 64
(65), 13-14. 10 Sai 103 (104), 13.
Egli rivela nello stesso tem po anche questo, sia pure velata
mente: chi entra nel deserto deve liberare il cammino della
sua vita dalle preoccupazioni che fino allora lo hanno con
dizionato, e deve procedere svincolato dai legami di prima,
se non vuole sporcare [quel] luogo (22). E lì che Mosè, per
la prim a volta, parla familiarmente [con D io], ascolta e a
sua volta replica, si inform a e viene istruito su quello che
dovrà dire e fare, conversando col Signore del cielo in un
collaudato rapporto di reciproca confidenza19. E lì che rice
ve il bastone [tanto] potente nel compiere i prodigi 20 e,
dopo essere entrato nel deserto come pastore di pecore, to r
na nel deserto come pastore di popoli.
8. E poi il popolo di Dio, che doveva essere libe
dall’Egitto e affrancato dalle preoccupazioni terrene (23),
non ha cercato forse i luoghi appartati e non si è rifugiato
nei posti solitari per avvicinarsi veramente, nella solitudine,
a [quel] Dio che lo aveva riscattato dalla schiavitù21? E per
questo che andava verso il deserto, m entre M osè lo guidava
per [quella] grande desolazione che faceva p a u ra 22. Quanto
è grande la tua dolcezza, Signore23! Q uando era entrato nel
deserto Mosè aveva visto Dio (24); adesso ci ritorna per
vederlo [ancora].
E chiaro che era il Signore stesso a guidare il suo
popolo nel cammino e a condurlo verso i deserti, portando
19 Cf. Es3-4. 20 Cf. E s 4 ,17. 21 Cf. Es 13,14. 22C f.D tl, 19;
8,15. 23 Sai 30 (31), 20.
una colonna ora rossa di fuoco ora bianca di nube, per aiu
tarlo giorno e notte m entre viaggiava. Così, siccome allora
se lo meritavano, gli dava un segno dal cielo che si allungava
e faceva luce di volta in volta con una massa bianca o con
delle fiamme. C ’era un gran chiarore, e Israele poteva segui
re il raggio di luce che brillava da lontano per lo splendore
del fuoco. Così, m entre si dirigevano verso la solitudine del
deserto, il Signore faceva strada precedendoli bene con la
[sua] lu c e24.
9. E m entre andava verso i deserti, a questo popolo
non si sono aperte più di una volta le porte del m are inac
cessibile che si era trovato davanti (25)? M ettendosi in cam
mino, il custode della [sua] gente ha introdotto le folle coi
piedi impolverati di sabbia rossa in mezzo alle onde divise
e, guardando dal profondo dell’abisso le minacciose m onta
gne d ’acqua che incombevano, ha attraversato in questo
m odo il m are ridotto a un pantano (26).
10. M a la potenza dell’intervento divino non si è limi
tata solo a questo. Infatti facendo rifluire le acque ha coper
to di nuovo quello che aveva prosciugato (27); [così Dio] ha
cancellato [ogni] via di comunicazione col nemico e in mez
zo ci ha messo tutta l’estensione del m a re 25, penso per non
far ritornare Israele dalla solitudine. Aveva aperto un pas-
(25) Cf. Es 14, 21-22; Verg., Aen., IX, 130, ed. C. Carena, Torino
1971, p. 682.
(26) Cf. Verg., Aen., IV, 154-155, ed. C. Carena, Torino 1971, p. 438;
Hor., Sat., I, 5, ed. T. Colamarino - D. Bo, Torino 1975 2, p. 128; Gs 3, 16.
(27) Cf. Prud., Psych., 654-657; Catb., V, 86, cit. in Euch., De laude
er., ed. S. Pricoco, Catania 1965, p. 53.
76 Eucherio di Lione
26 Cf. Es 17, 6; Nm 20, 11; Ne 9, 15; Sai 76 (77), 16; 77 (78), 20; 104
(105), 41. 27 Cf. Es 1 5 ,2 5 ;G d t5 ,15.
(28) Cf. Prud., Cath., V, 75, cit. in Euch., De laude er., ed. cit., p. 53.
(29) Riferimento alle acque di Mara, rese potabili (cf. nota 27).
(30) Si allude all’acqua fatta scaturire da Mosè (cf. supra, nota 26).
Elogio della solitudine, 10-13 77
(31) Cf. supra, cap. 7 e nota (22); cap. 8 e nota (23). Sulla ste
feconda, in senso etico-spirituale, cf. supra, cap. 5.
78 Eucherio di Lione
(32) Cf. supra, cap. 7 e nota (22); cap. 8 e nota (23); cap. 12 e nota (31).
(33) Cf. 1 Cor 10, 6. Si veda anche supra, cap. 6 e nota (21).
(34) Cf. supra, cap. 7 e nota (22); cap. 8 e nota (23); cap. 12 e nota
(31); cap. 13 e nota (32).
(35) E noto come Eucherio abbia a cuore pure l’interpretazione stori
co-letterale del testo biblico, secondo una teoria di eclettismo ermeneutico
Elogio della solitudine, 13-16 79
41 Cf. Sai 105 (106), 24; Ger 3, 19; Zc 7, 14. 42 Dt 6, 3; 26, 9; 27,
3; Gs 5, 6. 43 Cf. Ger 2, 6. 44 Sai 26 (27), 13; cf. Sai 114 (115), 9.
colo il cibo come allora è sceso sulla gente che aveva fame,
così ora si è m oltiplicato p er quelli che lo m angiano. Per
grazia di Lui, tu tte le volte la m ensa è stata più ricca e il
cibo è stato più abbondante di quanto fosse richiesto dal
num ero dei com m ensali68. E nei deserti, in definitiva, nei
deserti che adesso dobbiam o cercare la ragione di miracoli
così grandi. [In effetti], se si fosse trattato di un luogo fer
tile, la potenza [divina] come avrebbe fatto a m anifestare
la sua efficacia?
25. Anche quella volta il Signore Gesù si è ritirato in un
punto piuttosto appartato di un monte altissimo, quando la
sua faccia è apparsa luminosa come non mai soltanto ai tre
[Apostoli] che erano stati scelti per accompagnarlo69. Facen
do vedere apertamente un uomo sollevato verso l’alto, il
Signore ha affidato a un luogo solitario il compito di manife
stare la sua grandezza. Ed è stato lì che il più grande degli
Apostoli ha detto: Per noi sarebbe stato bello rimanere q u i70,
perché è chiaro che era stato conquistato dalla grandezza del
miracolo nella solitudine del deserto.
26. Sempre il Signore Gesù, come sta scritto, andava
in un posto deserto e là p reg av a71. P er questo orm ai quel
luogo deve essere chiamato «luogo di preghiera», perché
Dio C reatore ha fatto vedere che è ideale p er pregare Dio,
e ha insegnato che la preghiera di chi si umilia, rafforzata
dal luogo e im preziosita dalla solitudine, può arrivare più
facilmente al cielo. E proprio andando a pregare lì, ha
indicato Lui stesso dove dobbiam o avere il desiderio di
pregare.
(49) Cf. Fil 3, 20. Con questo capitolo termina la rassegna degli exem-
pla ascetici. Con il prossimo, il 28, iniziano le pagine più teoretiche e creative
del De laude eremi.
(50) Ben cinque sententiae consecutive per definire ed illustrare senso
e valore della vita eremitica. Cf. supra, cap. 16 e nota (36).
(51) Cioè nei luoghi isolati e desertici, presentati da Eucherio come i
forzieri che custodiscono i beni più preziosi.
Elogio della solitudine, 27-30 87
84 Cf. Mt 7, 24-25.
(59) Sulla ricorrenza di questa eco agostiniana nel De laude eremi, cf.
supra, il terzo paragrafo dell’introduzione e le note 128, 136 e 153.
(60) Cf. supra, nota (55).
92 Eucherio di Lione
fra l’uno e l’altro c’è un rapporto tale per cui chi abita il
proprio eremo è nascosto sì al m ondo, ma non si può
nascondere con l’esempio. E questa la lucerna che risplende
per tutto il m ondo, messa sul candelabro della vita solitaria:
da qui diffonde una luce sfolgorante per gli angoli oscuri
del mondo. E questa la città che non può rim anere nascosta
perché si innalza sulla m ontagna del deserto 86, e col suo
m odo di essere ha offerto al m ondo u n ’immagine della
Gerusalem me celeste87. Perciò se uno si trova nelle tenebre,
si avvicini a questa luce per vedere se è in pericolo, venga in
questa città se vuole sentirsi al sicuro (61).
37. Come sono ridenti anche i luoghi appartati su
m onti selvosi per la gente che ha sete in Dio! Q uanto sono
belli quei deserti (62) per chi cerca Cristo, messi a disposi
zione dalla natura che si estende in lungo e in largo !
Tutto tace. Allora lo spirito - lieto - è come spinto e
stimolato dal silenzio verso il suo Dio, vitalizzato da impulsi
ineffabili. N on si sente nessun rumore, non si parla con nes
suno, tranne eventualm ente che con Dio. C ’è solo quella
voce (63) che interrom pe il silenzio della vita solitaria e alte
ra quello stato di calma tranquilla: ma p er l’anima è più dol
ce della quiete, [perché] è il suono santo di una dolcissima
intimità. E in quel mom ento, proprio per effetto di questa
soave e sublime [intimità], risuonano dei cori ardenti che
(64) Cf. Verg., Aen., IX, 59-60, ed. C. Carena, Torino 1971, pp. 678
e 680.
(65) Cf. supra, nota (55).
94 Eucherio di Lione
(80) Dopo gli exempla monastici illustrati nel cap. 27, si ha ora una
breve rassegna celebrativa dei “santi” lerinesi. Questi, in particolare, è Mas
simo di Riez, succeduto a Onorato - lo si è appena letto - come secondo
abate di Lerino, perciò in carica mentre Eucherio scrive la Laus. Era giunto
a Lerino in età già adulta, qualche anno prima del 427 o 428. Rimase abate
per sette anni. Dopo aver rifiutato varie richieste da parte di altre diocesi,
alla fine accettò di diventare vescovo di Riez, nel 434. In tale veste prese par
te ai concili di Riez (439), Orange (441), Vaison (442) e al quarto concilio di
Arles (ca. 463). Su Massimo - ricordato, oltre che da Eucherio, pure da
Onorato di Marsiglia, Fausto di Riez, Sidonio Apollinare e Gregorio di
Tours - ci è pervenuta una biografia antica, la Vita S. Maximi di Dinamio,
scritta verso il 585. Cf. S. Pricoco, L ’isola dei santi, cit., pp. 48-49 (bibliogra
fia nella nota 82); Id., Massimo di Riez, DPAC, II, 2175.
(81) Cf. Gn 49, 27. È Lupo di Troyes, nato a Toul, nell’odierna Lore
na, intorno al 395. Di famiglia nobile, sposò la sorella di Ilario di Arles, per
poi rinunciare alla vita matrimoniale e votarsi all’ascesi, d’accordo col cogna
to e sull’esempio di lui. Invece lo attendeva un’intensa attività pastorale e
missionaria. Spogliatosi dei beni, fu richiesto come vescovo di Troyes, che
difese durante le invasioni barbariche. La città fu risparmiata pure da Attila,
raggiunto da Lupo come più tardi avrebbe fatto Leone I (440-461) in Italia.
Con san Germano attraversò la Manica per contrastare il pelagianesimo in
Britannia. Ci rimangono quattro epistole inviategli da Sidonio Apollinare
(PL 58,5 3 1 ,5 5 4,558 e 562). Cf. DPAC, II, 2050 (A. Hamman).
(82) Si tratta di Vincenzo di Lerino, il più famoso rappresentante di
quel milieu. Ex militare, diventò monaco e presbitero a Lerino. Morì prima
della metà del IV secolo, forse nel 435. E autore del celeberrimo Commoni-
torium, sul valore della traditio fidei e della cattolicità ecclesiale (PL 50, 637-
686). Cf. DPAC, II, 3594-3595 (A. Hamman). Se è vero quanto riferisce il
Tillemont (Mémoires pour servir à l’histoire ecclésiastique des six premiers siè-
cles, t. XV, Paris 1711, p. 122), Eucherio doveva conoscere piuttosto bene
Vincenzo e nutrire nei suoi confronti sentimenti di gratitudine, dato che era
stato fra i precettori lerinesi del figlio Salonio (si veda supra, il primo para
grafo dell’introduzione e la nota 12).
98 Eucherio di Lione
Il vero Israele ora sei tu, che contempli Dio col cuore.
Ti sei appena liberato da quell’Egitto che sono le tenebre del
mondo, hai attraversato le acque salvifiche che hanno som
merso il nemico (90), hai cercato il fuoco della fede acceso
nel deserto, e adesso - grazie al legno della croce (91) - senti
la dolcezza di quelle cose che una volta erano amare, attingi
l’acqua che zampilla per la vita ete rn a 101, nutrì l’uomo inte
riore (92) col pane celeste 102 e ascolti nel Vangelo la voce
divina del tu o n o 103. D opo aver abitato nel deserto di Israele,
entrerai nella terra promessa di Gesù (93). Ti saluto in Cristo
Gesù, nostro Signore.
101 Cf. Gv 4, 14. 102 Cf. Gv 6, 32-33.50-51 103 Cf. Sai 76 (77),
19; 103 (104), 7.
(90) Cf. Es 14, 15ss. È più che una metafora, visto che Ilario ha real
mente attraversato il mare per tornare a Lerino. Il Mar Ligure come il Mar
Rosso, per i “santi” lerinesi! Cf. supra, cap. 42 e nota (73).
(91) L’imbarcazione che ha condotto Ilario dalla costa gallica al picco
lo arcipelago. Prosegue l’architettura metaforica del passo.
(92) Cf. supra, cap. 43 e nota (85).
(93) Cf. Ruf., De ben. patr., II, 3, CCL 20 (1961), ed. M. Simonetti, 7-
9, p. 205.
Eucherio di Lione
Epistola a Valeriano
RINUNCIA AL MONDO
E ALLA FILOSOFIA TERRENA
Il legame di sangue unisce p erfettam en te!, quando si
è congiunti dal vincolo dell’amore. Così anche noi possia
mo ben gloriarci proprio di questo dono di Dio, dal m o
m ento che la carità ci unisce al pari della parentela (1) e ci
stringono in un solo affetto due obblighi, uno dei quali lo
abbiam o ricevuto dai parenti della nostra carne, l’altro lo
abbiam o scelto di nostra iniziativa. Q uesto nostro duplice
legame - che ci unisce da un lato sul piano familiare,
dall’altro su quello dell’amore - mi ha spinto a scriverti que
ste cose con una certa ampiezza, per raccomandare al tuo
spirito il bene dell’anima tu a 2 e per confermarti come quella
vera beatitudine - che com prende anche le realtà eterne -
sia l’effetto della nostra professione (2). Infatti, siccome amo
te come me [stesso], è logico che io desideri vivamente che
tu raggiunga come me il bene supremo (3).
3 1 Cor 2, 6-7.
e natura - tuttavia si guardano bene dal sottovalutare e tanto meno
dall’escludere l’opera determinante della grazia, come dimostra qui lo stesso
Eucherio nella conclusione del passo. Per una sintesi sull’argomento, con
relativa bibliografia, cf. C. Tibiletti, Semipelagiani, DPAC, II, 3147-3149.
(6) Non solo la famiglia di Valeriano, ma anche quella della moglie era
nobile e potente. Sulla posizione sociale del personaggio si veda comunque
supra, nota (1).
(7) Secondo il Courcelle, impostazione e contenuti tradirebbero qui
l’influsso di «quelque traité De officiis, aussi bien pa'fen que chrétien». Lo stu
dioso propone, in concreto, un’ascendenza da Apul., Fiat., II, 2, 219, ed. P.
Thomas, p. 104, 1: passo riprodotto, a sua volta, da Ambr., Exc. fratr., I, 42,
2, CSEL 73 (O. Faller), p. 232 (P. Courcelle, Nouveaux aspects de la culture
lérinienne, REL 46 [1968], p. 380 e nota 5). Se così è, non si ha comunque
alcuna forzatura nella scelta di Eucherio, essendo giusto e razionale identifi
care come primum officium la conoscenza e il culto di Dio (cf. Le 10, 42).
106 Eucherio di Lione
6 Cf. Sai 106 (107), 26; Lam 3, 20; Sai 38 (39), 12.
(11) L’invito a meditare sulla brevitas vitae per scegliere l’eternità beata
è ricorrente negli autori ascetico-monastici e, più in generale, nella letteratura
parenetica cristiana, di cui il Contemptus fa parte. Questa meditatio temporis,
tuttavia - in Eucherio come in molti altri scrittori cristiani - , si ispira anche
alla tradizione classica, incarnata sotto questo aspetto specialmente da Seneca
(cf. Eucherio di Lione, Il rifiuto del mondo, a cura di S. Pricoco, cit., p. 136).
(12) «Periodo di studiatissima composizione, tipico del gusto di
Eucherio per il genus acutum; vi si noterà l’incalzante susseguirsi di asindeti
e commi martellanti, sottolineati dall’insistere della climax, dell’anafora, del
parallelismo» (Eucherio di Lione, Il rifiuto del mondo, a cura di S. Pricoco,
cit., p. 139 [Commento]).
110 Eucherio di Lione
(13) dissimulatores. Nel latino classico: «colui che finge», «colui che
nasconde», «dissimulatore» e simili. Qui ha invece il valore di «negligenti»,
«indifferenti», «superficiali», «incoscienti», ecc. Significato affine, ovvia
mente, a quello assunto da dissimulare e dissimulatio negli autori tardi e cri
stiani. Cf. Eucherio di Lione, Il rifiuto del mondo, a cura di S. Pricoco, cit.,
p. 140 (Commento).
(14) Vera ratio est persuadendi. L’autore osserva deliberatamente e
consapevolmente i canoni della diatriba filosofica, conciliando dialettica e
parenesi in un discorso mirato a convincere il destinatario-lettore sul piano
teoretico e a convertirlo sotto il profilo esistenziale. Cf. supra, il quarto para
grafo dell’introduzione e la nota 183.
112 Eucherio di Lione
22 Cf. Sai 2, 3; 24 (25), 17; 106 (107), 6.13-14.19.28; 115 (116), 16;
Ger 2, 20; 5,5; Na 1,3; 2 Tm 2, 4. 23 Cf. Qo 1, 13.
114 Eucherio di Lione
24 Cf. Qo 6, 2. 25 1 Tm 6, 10.
(16) «La requisitoria contro la prima delle due insidie più gravi del
secolo, la ricchezza, è uno dei passi più incisivi del nostro opuscolo e più ric
co di echi biblici e patristici» (Eucherio di Lione, Il rifiuto del mondo, a cura
di S. Pricoco, cit., p. 146 [Commento]): dall’Antico al Nuovo Testamento,
da Clemente Alessandrino al Crisostomo, dai Cappadoci ad Ambrogio, da
Girolamo a Salviano di Marsiglia, il tutto filtrato e assimilato da quella lette
ratura monastica (Atanasio, Cassiano, Sulpicio Severo, gli autori lerinesi,
ecc.) che è tra le componenti di fondo della formazione culturale e spirituale
di Eucherio. Cf. op. cit., pp. 146-149.
(17) Un’etimologia ingenua che offre il destro a un gioco di parole fin
troppo corrivo. Lo scrittore, in ogni modo, vi ricorre per stimolare più effi
cacemente alla riflessione e all’esame di coscienza. Cf. supra, il quarto para
grafo dell’introduzione e la nota 194.
(18) Con questa formula Eucherio suole indicare gli autori biblici.
Sulla genericità di talune indicazioni da parte del nostro autore, cf. supra,
nota (8).
Rinuncia al mondo 115
(20) Dopo le divitiae, gli honores. Una “demolizione” dopo l’altra, con
ferrea sistematicità argomentativa e dialettica. Cf. supra, nota (14).
(21) Nel contesto degli honores, il potere sovrano, l’autorità regale.
«Nell’assumere la condizione dei re come esempio supremo della instabilità
della fortuna e della provvisorietà dei beni terreni [Eucherio] appare rie
cheggiare taluni topoi classici», anche se «difficilmente egli può avere ignora
to le immagini di indimenticabile grandiosità che su questo tema non manca
no nella Bibbia» (Eucherio di Lione, II rifiuto del mondo, a cura di S. Prico
co, cit., p. 154 [Commento]).
Rinuncia al mondo 117
nom e (32), dopo essersi dedicato sia alle lettere che alla filo
sofia, si innam orò di questa filosofia celeste (33). N on si
può far a meno di ricordarlo, perché è funzionale al
[nostro] argomento. Infatti intervenne in aiuto di Basi
lio (34), che prim a era stato suo compagno negli studi p ro
fani, e continuava a esercitare la professione di retore. [G re
gorio] lo prese per mano e lo portò via dalla scuola, dicen
do: «Lascia perdere queste cose e preoccupati della salvez
za» (35). E così quei vescovi memorabili hanno tu tt’e due
lasciato le testimonianze luminose del loro genio fra le ope
re dei nostri autori ecclesiastici.
Poi Paolino, vescovo di Nola (36), un modello partico-
40 Mt 11,12.
(45) E Ilario di Poitiers (315ca.-367), vescovo della sua città natale dal
350 ca. Difensore dell’ortodossia nicena e leader dell’antiarianesimo in Occi
dente, scrisse parecchie opere esegetiche, storico-polemiche e dogmatiche,
fra cui svettano i 12 libri De Trinitate. L’edizione complessiva dell’opera ila-
riana è pubblicata in PL 9-10.
(46) Si tratta con ogni verosimiglianza di Giovanni Cassiano (360ca.-
435), l’autore ascetico-spirituale e maitre à penser per eccellenza dei monaci
gallici del V secolo, soprattutto a Marsiglia e a Lerino. I suoi 12 libri del De
institutis coenobiorum e le sue 24 Conlationes favorirono, più di ogni altro
contributo, la diffusione in Occidente della spiritualità e della prassi mona
stica greco-orientale. L’edizione critica più recente è in SCh 42, 52, 64 (E.
Pichery: Conlationes) e 109 (J.-C. Guy: Institutiones).
(47) Il grande vescovo di Milano (340ca.-397), uno dei giganti della
patristica latina. La sua vasta produzione è in PL 14-17. Dal 1977 è in corso
un’edizione bilingue (testo critico latino e traduzione italiana), curata da
Città Nuova Editrice e dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Finora ne son
stati pubblicati quasi 30 volumi.
(48) Aug., Conf., VIII, 8, 1, ed. H. Wangnereck, Torino 1962, p. 288.
Cf. Gdt 14, 4; Mt 11, 12. La rassegna dei testimoni cristiani termina, non a
caso, con una frase di Agostino, ossia di un autore che - come e più di quelli
sopraricordati - si caratterizza nelle opere e nel pensiero per una forte spiri
tualità e che, inoltre, ha inciso sull’evoluzione della cultura monastica.
Rinuncia al mondo 125
47 Cf. Ef 5, 2.
(59) Sono le prime note della mesta sinfonia sulla senectus saeculi, pre
ludio a sua volta delle riflessioni inerenti alla Dekadenzidee. Cf. supra, il
quarto paragrafo dell’introduzione e le note 236-240. Tale analisi si svilup
perà in questo e nei successivi tre capoversi.
(60) «Dopo le considerazioni sull’Impero (...) ha inizio l’ultima, con
clusiva sezione dell’opuscolo. Il tema del destino individuale si allarga ora a
quello della morte cosmica, in una pagina di notevole tensione drammatica.
Sullo squallore del mondo invecchiato e prossimo alla fine avevano scritto
Tertulliano e, soprattutto, Cipriano» nell 'Ad Demetrianum (Eucherio di Lio
ne, Il rifiuto del mondo, a cura di S. Pricoco, cit., p. 202). A questi autori si
possono aggiungere Girolamo e Sulpicio Severo, Orienzio e Salviano di
Marsiglia, Lattanzio e Paolo Orosio. Il Courcelle (Nouveaux aspects..., cit., p.
392, nota 3) sottolinea l’influsso di Ambrogio, riferendosi a una pagina del
Commento a Luca incentrata sulla finis mundi (cf. 10, 10, CSEL 32, 4 [C. e
H. Schenkl], 458, 16). Innegabili pure le influenze classiche: da Lucrezio a
Seneca, da Annio Floro ad Ammiano Marcellino, fino agli Scriptores Histo-
riae Augustae.
134 Eucherio di Lione
65 Rm 8, 24.
(66) Un’etimologia più lapalissiana in italiano (la radice sia del sos
vo sia del verbo è sper-l) che in latino, dove spes appare sulle prime altra cosa
da spero (il rotacismo ha coinvolto solo il verbo). Siamo, comunque, sempre
sul piano dell’ingenuità e dell’empirismo etimologico. Cf. supra, nota (17).
Rinuncia al mondo 137
75 Fil 3, 19. 76 Cf. Sir 27, 18; Mt 19, 19 e 22, 39; Me 12, 31.
(71) Cf. Laus, 31, ed. Pricoco, p. 66,11. 325-326. E sempre sottint
discorso di matrice agostiniana sulla prevalenza assoluta delYhomo interior
nella vita cristiana e, più ancora, in quella che voglia essere più impegnata e
coerente sul piano morale e ascetico-spirituale. Cf. supra, il terzo paragrafo
dell’introduzione e le note 128, 136 e 153.
142 Eucherio di Lione
sole, perché chi regala delle cose tanto grandi agli ingrati i
buoni li prem ierà in una misura che è veram ente incalcola
bile 85.
G uardati intorno. Dal mare delle tue faccende guarda
per così dire verso il porto della nostra religione, e cambia
rotta (74). E l’unico porto dove trovare scampo a tutte le
tem peste di un m ondo agitato, dove dirigerci stanchi sotto
la violenza delle bufere terrene. E qui che si deve rifugiare
chi è sconvolto dall’uragano di un m ondo irrequieto. E qui
l’ancoraggio più affidabile, e una calma sicura. Q ui c’è un
riparo grande e silenzioso, dove i cavalloni non possono
arrivare (75). Q ui c’è la dolcezza della quiete, e splende il
sereno. Una volta qui, la tua nave sarà al sicuro dopo [tanti]
sforzi inutili; ed è qui che si fermerà, assicurata all’àncora
della croce.
Ma gli scrittori non devono farla troppo lunga: bisogna
concludere. Ricevi, per la gloria di Dio, la potenza degli
insegnamenti celesti raccolta in [questa] sintesi breve e con
cisa. I com andam enti sono tutti qui. Scusami e dammi retta.
85 Cf. Le 6,35.
Santi (per lo più = monaci)/o: 23, Servizio (di Dio): 127, 143
34, 35, 38, 42, 71, 72, 78, 87, 95, Settimio Severo: 9
97, 98, 100, 104 (sancii), 122 Sidonio Apollinare: 6, 44, 45, 97
Santificazione: 21, 30, 39, 82, 86, 89, Signore (= Dio, Cristo): 23, 26, 28,
96 30, 33, 39, 42, 59, 71, 73, 74, 75,
Santità: 11, 19, 25, 33, 34, 37, 38, 53, 76, 77, 78, 79, 81, 82, 83, 84, 86,
62, 70, 73, 86, 91 87, 89, 95, 96, 100, 104, 108, 111,
San Vittore (chiesa): 17 126,127,130,137, 139
Sapienza (vera, opposta alla filosofia Silenzio: 29, 35, 39, 71, 88, 92, 98,
mondana): 35, 60, 72, 88,105,138 119,144
Sapienza mondana (falsa): 105, 138 Similitudine: 118
Sauget J.M.: 85 Simonetti M.: 98, 100
Saul: 24, 125 Sinai: 30, 77
Saxer V.: 9 Siri: 131
Scavi archeologici: 16, 17 Sisteron: 9
Scelta ascetica: 28, 58; contemplati Socrate: 138
va: 28; eremitica: 28; monastica: Sofferenza/e: 48, 49, 52, 58, 109,
34, 58 113
Sceti: 85 Solitari: 33,34,35
Schenkl C.: 104, 133 Solitudine, -i: 22,23, 24, 26, 27, 28,
Scienza biblica: 15 29, 30, 31, 33, 35 (s. del cuore),
Scriptores Historiae Augustae·. 133 36, 41, 68, 69,70, 71, 72, 74, 75,
Scriptoria·. 15 76, 77, 78, 79,82, 83, 84, 86, 87,
Scrittori ecclesiastici: 120, 122 (auto 88, 89 (s. cordis), 90
ri e.) Soprannaturale/i: 19 (condizione s.),
Scuola (monastica)/e: 7, 15, 35, 88, 86 (realtà s.)
98; cirenaica: 138; retorica: 34, Sottomissione (a Dio): 106
122 (s. mondana) Spagnoli: 131
Secessus: 30, 36, 58 Speidel Κ.: 26, 88
Seconda lettera di Clemente·. 121 Speranza: 58, 59, 98, 130, 135, 136
Semipelagianesimo: 104 Spinelli M.: 29, 134
Senatore (s.): 5 Spirito (umano): 14, 34, 36, 37, 39,
Seneca: 20, 109,115, 133 89, 91, 92, 96 (s. apostolico), 103,
Senectus saeculi·. 133 104,114 (-i), 137,141,142
Senescenza (del mondo): 53 Spirito Santo: 28, 81, 82, 99, 126
Sensi: 114, 128 Spiritualità (per lo più ascetico-
Sententiae·. 79, 86, 139 monastica): 8, 22 (s. biblica), 29,
Serenità: 98,144 33, 36, 37, 38, 45, 52, 58, 60, 71,
Sermo de vita Honorati (di Ilario di 74, 79, 81, 85, 86, 90, 112, 119,
Arles): 68 124,129, 139
Sermo epistularis·. 20; rationabilis·. 12; Sposo (= Cristo): 39, 93
scholasticus·. 12 Stato monastico: 103
Indice dei nomi e delle cose notevoli 157
Introduzione..................................................................... pag. 5
1. Eucherio di L io n e .............................................. » 5
2. L’attività le tte ra ria .............................................. » 11
3. Il De laude erem i................................................. » 18
4. Il De contemptu m u n d i .................................... » 43
5. Caratteri della presente e d iz io n e ................... » 62
E u c h e r io di L io n e
E LO G IO D ELLA SO LITU D IN E
T e s t o ............................................................................... » 67
E u c h e r io di L io n e
Epistola a Valeriano
R IN U N C IA A L M O N D O
E A L L A FILOSOFIA TE R R E N A
T e s t o ............................................................................... » 103
IN D IC I