A MBIENTE E LA CULTURA
LA D I S T R I B U Z I O N E P L A N I M E T R IC A D E L L A C A S A R U R AL E
L’idea della costruzione della casa a partire dal suo interno, cioè
dalla pianificazione funzionale degli ambienti, è di origine
abbastanza recente e dobbiamo forse a Frank Lloyd Wright la sua
più compiuta e coerente teorizzazione. In linea di massima
l’architettura del passato nasce invece a partire dall’involucro
esterno, il cui spazio racchiuso viene successivamente ripartito nei
diversi ambienti funzionali, e che quindi costituisce un confine
invalicabile per i locali d’abitazione e di servizio. Una conseguenza
diretta di questo principio progettuale, che anche costruttivamente
presenta innegabili vantaggi, è appunto il geometrismo delle forme
e la simmetria dell’involucro esterno, che spesso comporta anche
un’analoga simmetria degli ambienti interni. Progettati, infatti, non
in base alle specifiche funzioni e interrelazioni tra di loro, gli
ambienti possono essere distribuiti all’interno dei muri perimetrali
solo in base a criteri concettuali estranei alla loro specifica natura
utilitaria, derivati cioè da idee come quella di bellezza, di praticità,
di economia (sia costruttiva che progettuale), o infine dai rapporti
sociali riprodotti all’interno del nucleo familiare contadino. E’
questo il motivo della predilezione dei costruttori di case rurali (ma
non solo di queste) per la simmetria delle piante e degli alzati, e
per una distribuzione dei locali interni spesso indifferente alle
singole funzioni, se non su un piano in genere piuttosto
elementare. Certamente vi sono vari livelli o gradi d’attenzione alle
esigenze funzionali nella distribuzione degli ambienti interni,
corrispondenti in genere al diverso grado di benessere economico
della famiglia contadina e quindi al diverso fabbisogno di spazi
specializzati (cucina, ripostigli, camere, stalle e via dicendo) per un
adeguato funzionamento dell’azienda agricola.
LE APERTURE
P ORTICI E LOGGIATI
Non sappiamo dire però con certezza se già nei “castra” fosse
avvenuto questo trasferimento di tipologia dal mondo militare a
quello civile. Sulla base delle caratteristiche edilizie di questo
elemento si potrebbe forse avanzare una risposta affermativa a
questo interrogativo. In genere la casa a ballatoio si sviluppa in
lunghezza e non su pianta quadrata. I locali, disposti
trasversalmente alla direzione del ballatoio, sono uno o due,
intercomunicanti, e si affacciano direttamente sulla facciata interna
oppure esterna. In generale non ci sono, quindi, corridoi interni tra
gli ambienti, e la costruzione, progenitrice delle case a schiera, si
sviluppa stretta lungo un asse viario, per l’appunto il ballatoio.
Tutto questo lascia supporre che l’edificio fosse in qualche modo
impedito a svilupparsi in profondità e, viceversa, che fosse
costretto ad allungarsi lungo direttrici in qualche modo obbligate e
forse legate agli assi viari della città o degli agglomerati rurali. In
un modo o nell’altro, si potrebbe supporre che la casa a ballatoio
non sia nata isolata, bensì in relazione ad altre costruzioni e quindi
in un centro di scambi commerciali, come appunto potevano
essere i castra medievali, oppure le città dopo l’inizio del Millennio.
Un ultimo aspetto
inerente al
problema talvolta
un valore
decorativo e
distintivo molto
interessante nella
costruzione e nel
paesaggio rurale.