RIVISTA
DI FISICA, MATEMATICA
E
SCIENZE NATURALI
- TecA
Sarrostº º Vol. I.
DIREZIONE ED AMMINISTRAZIONE
PAVIA
1900.
Èlmno l. ſI)aggio 1900. il)um. 5.
PlºSICA/IN )illA SOCIEIA CATTOllA ITALIANA PER Gli Sll) SCIENTIFICI (Sºl. |).
ARTICOLI E MEMORIE
(1) L'impossibilità di giungere dalla Terra alla Luna non istà pro
priamente nella distanza, che è di circa 384446 chilometri. In vero molti
marinai nella loro vita hanno fatto un cammino più lungo, ed i treni ve
locissimi percorrono in un anno sulla nostra superficie terrestre quanto
e più ancora è la distanza fra la Terra e la Luna.
23
366 ARTICOI, I F MEMORIE
I.
(l) C'è anzi speranza per un prossimo avvenire che un tale studio
dia occasione di portare progressi notevoli nel problema così vasto e così
importante dell'origine dei pianeti e dei satelliti. Pare cosa ben naturale
che prima di pretendere di scrutare lo stato fisico degli astri lontani con
venga domandare al più vicino a noi, tutti gl'indizii o informazioni, per
così dire, che tiene in deposito. « La Lume, dicono i sigg. Loewy e Pui
seux, riche en formes, précise en détails susceptibles d'ètre sùrement iden
tifiés, nous offre les traces d'une activité si générale et si intense, que
l'espoir d'y voir s'accomplir des changements nouveaux, soit permanents,
soit périodiques, ne saurait ètre considéré comme téméraire ». (Bull. de
la Société Belge d'Astronomie. Trois. Annèe. pag. 238).
368 A RTICOLI E MEMORIE
tant . (1). Che che ne dicesse quel filosofo, egli è certo che,
in questo giudizio, alla vista va congiunto molto lavoro d'imma
ginazione, non vedendosi propriamente una forma decisa; quindi
anche gli antichi molto variavano nelle loro opinioni su questo
soggetto. Clearco, per es. ed Argesinace credettero scorgervi
l'imagine dell'oceano e della terra, quasi come per riflesso
d'uno specchio:
(l) Bull. cit. Janvier, Février, Mars, Avril, ecc. 1900. Nel Bollettino di
Gennaio pag. 50 conclude il Flammarion : « La diversité de ces images
lunaires est considerable et non depourvue d'interèt. Nous allons comparer
toutes ces représentations aussi rapidement que possible, en laissant scru
puleusement à chacun sa conception personnelle ». In quello di Febbraio
pag. 98 : Chacun voit à sa facon au physique comme au moral - Pur
troppo! E nel fascicolo di Marzo pag. 144 : « Toutes ces images de la
Lune vue à l'oeil nu sont des plus variées.... L'imagination joue un grand
ròle dans les appréciations visuelles ». E in quello d'Aprile pag. 188:
« décidément, que ne voit pas dans la Lune ? » La leggenda di Caino è
riferita più innanzi in nota al N. 4.
37() ARTICOI,I E MEMORIE
(1) Plutarchus, De Placitis Philos. Lib. II. cap. 25, 30. Il Busch,
autore dell'Handbuch der Erfindungen. Eisenach. 1817. dice a pag. 343
della nona Parte. « Pythagoras hatte seine Kenntniss von den Aegyptiem,
und die Pythagoreer behaupteten schon, dass der Mond, Berge, Städte,
Pflanzen, Thiere und Menschen habe ».
(2) Anaxagoras causam inaequalitatis arcessita concretione frigidorum
et terrestrium ; admixtas enim esse igneis partes caliginosas, itaque
lunam dici falso vultu apparentem. Plut. loc. cit. Cap. 30.
(3) Plut. De Placitis Phyl. loc. cit.
(4) Stoboeus, Eclog. Phys. lib. 1, pag. 60, lin. 46.
ARTICOI,I E MEMORIE 371
che erano cose prodigiose da non poterne far certa fede (1).
Opina meglio di tutti Plutarco, affermando nel citato opuscolo
De facie in Orbe Lunae, non essere la Luna tersa e pulita, come
uno specchio, ma distinta d'inegualità e di asprezze, come
di monti e di valli ; la variazione poi delle macchie essere
dovuta alle ombre più o meno lunghe proiettate dai monti,
secondo la diversa posizione del Sole che li illumina. E a come,
la nostra terra, così quel filosofo, ha alcuni grandi seni, così
stimiamo che la luna sia aperta di vaste profondità e rotture,
piene d'acqua e d'aria caliginosa, nelle quali il sole con il suo
lume non penetri (2).
Non si potrebbe, se non in tutto, certo in gran parte, dire
cose più giuste a nostri giorni (3). Qualche cosa di simile
indovinarono pure altri filosofi antichi. Ad es. Proclo, nel suo
Commentario sopra Timeo, riferisce tre versi attribuiti ad Orfeo,
nei quali si dice:
Struxit autern aliam terram immensam, quam selenem
Immortales vocant : Homines autem, lunam,
Quae multos montes habet, multas urbes, multas domos (4).
(l) Convito – Trattato I, cap. 14. Non sarà forse cosa sgradevole
al lettore che quest'anno, in cui tanto si vuol parlare del divino poeta,
si esponga qui con qualche diffusione la sua opinione sulle macchie lunari,
(2) La leggenda di Caino e delle spine, a proposito delle macchie
lunari è svolta in una novella toscana, che si legge nel libro « Caino e
le spine secondo Dante e la tradizione popolare di St. Prato », ove narrasi
ciò che avvenne dopo l'uccisione di Abele, in questo modo: « Caino cercò
di scusarsi, ma allora ladio li rispose: Abele sarà con me in Paradiso, e
tu in pena della tu' colpa sarai confinato nella Luna, e condannato a por
tare eternamente adosso un fascio di spine. Appena dette queste parole
da Dio, si levò un fortissimo vento e trasportò Caino in corpo e anima
nella Luna, e d'allora in poi si vede sempre la su faccia maledetta e il
fardello di spine che è obbligato a reggere insino alla fine del mondo, in
dizio della vita disperata che li tocca trascinare ».
Non sarà forse senza qualche interesse intendere, quanto scrive al
Flammarion in proposito di questa leggenda M. A. Pierot, professore al
l'Istituto Superiore commerciale e consolare, dell'Hainaut, à Mons (Belgio).
Anch'egli fra tanti altri, di cui fu fatto cenno al n. 2 mandò al mede
simo astronomo il suo disegno della Luna vista ad occhio nudo, dicen
dogli: « J'ai dessiné ce que je vois dans la Lune è l'oeil nu. Ce dessin
représente l'image que la présence fréquente de la Lune devant nos yeux a
ARTICOLI E MEMORIE 373
fini par graver dans mon esprit. C'est ce que j'y ai toujours vu. Je me
suis gardé de me laisser influencer par les dessins déjà parus jusqu'ici.
Ce croquis traduit la vieille legende, si connue de nos bons villageois
ardennais: C'est Cain qui, après son crime, fatigué d'ètre ce que la Ge
nése nomme: Vagus in orbe terrarum (esattamente: vagus et profugus
in terra IV, l 4), alla cacher sa honte dans la Lune. ll a le bras étendu
occupè à obstruer à l'aide d'un buisson d'épines, l'ouverture qui lui a
donné passage. – ll me souvient que c'est à cet homme que les mamans
avaient recours jadis, pour ramener le calme chez les enfants pétulants
et querelleurs ; aussi était-on toujours bien sage à l'époque de la pleine
Lune! ll y a là pour moi un petit souvenir de jeunesse auquel je tiens;
d'autant plus que cet homme mystérieux m'a déjà, de là-haut, rendu bien
des services. Et, c'est sous cette forme que mes bambins la représenteront,
car il connaissent « l'homme au fagot » et son histoire. (Bulletin de la
Societé Astron. de France. Avril 1900, p. 184-185).
374 ARTICOLI E MEMORIE
gano col raro e col denso, cioè col dire che in essa son macchie
ov'è minor densità. E qui Beatrice fa un dilemma:
II.
(l) È noto che già da tempi più remoti, le macchie di cui si è par
lato, sono state sempre le stesse ed hanno sempre avuto la medesima di
sposizione; da ciò si deduce che l'emisfero lunare ora rivolto verso di
noi è stato sempre il medesimo. Dalla qual cosa evidentemente ne conse
guita che la Luna mentre compie la sua rivoluzione siderale attorno alla
Terra, eseguisce pure una rotazione sopra se stessa. Se esistesse una diffe
renza qualunque, aggiungendosi questa a se stessa in ciascuna lunazione,
produrrebbe a lungo andare un certo numero di giorni ; e contrariamente
ai fatti già accennati e per quello che vedremo delle carte lunari, le nuove
carte non assomiglierebbero più alle antiche, nè solamente in alcune acci
dentalità ma nella sostanza medesima, il che contraddice al fatto. La teoria
della gravitazione universale rende conto di questo curioso fenomeno; di
più essa prova che sarà perpetuo: mai, nè noi, nè i nostri posteri vedranno
il secondo emisfero lunare. « Je démontre, dice Laplace nella sua Mecca
nica celeste, que l'attraction de la Terre sur le sphéroide lunaire donne
au mouvement de ce spheroide les inògalités séculaires de son mouvement
de révolution, et rend invisible à jamais l'hemisphere opposé di celui qu'elle
nous prèsente». V'è però ogni probabilità a supporre che, anche l'altro emi
sfero che rimane occulto, non sia di differente natura da quello a noi vi
sibile, non ostante la contraria opinione di Hansen, distrutta dal Delaunay
e dal Newcomb. Di più, quantunque sia vero che la Luna incessantemente
ci presenta lo stesso emisfero, tuttavia l'osservazione attenta delle mac
A RTICOLI E MEMORIE 381
III.
chie situate verso il termine del suo disco, sembra provare ch' essa oscilli
periodicamente, attorno ad una posizione media, poichè periodicamente ap
punto ora ce le mostra ed ora ce le occulta. Si sa che questo apparente
oscillamento è conosciuto sotto il nome di Librazione, il qual fenomeno fa
sì che un osservatore terrestre arrivi a vedere più che la metà cioè i "/too
(Annuaire du Bureau 1900) della superficie totale del nostro satellite, i
"/oo in più dovendosi alla Librazione. Il fenomeno della Librazione o meglio
delle Librazioni, poichè v ha la Librasione in latitudine, la Librasione
in longitudine, e la Librazione diurna, che è l' accennata di sopra,
viene spiegato in qualunque trattato di astronomia o cosmografla; spie
gazione che qui sarebbe fuor di luogo. Si può vedere in proposito la Mo
nografia fisica della Luna di Giovanni Celoria. Milano, 1872, p. 19-20.
Galileo coll'aiuto del suo istrumento osservò le Librazioni della Luna,
ma lo stato della scienza d'allora, non gli permise di dare la vera spie
gazione di questo fenomeno.
(1) Così poi potè il Lafontaine esprimere la nota verità, nei seguenti
lepidi versi:
"
che dà h in funzione di a e di r.
Trascurando hº, come molto piccolo, si ha, con una approssimazione
abbastanza grande,
parte ombrosa della Luna dal limite della luce e dell' ombra:
Venne a questa conclusione a lunares eminentias terrestribus
esse sublimiores » (1).
Più tardi lo Schröter e poi il Midler e lo Schmidt, a mi
surare l'altezza dei punti delle scabrosità della Luna, si servi
rono del metodo, che fa determinare la lunghezza dell'ombra
proiettata, in relazione all'altezza del Sole, sopra quella regione
lunare in cui s'alza il monte. La lunghezza dell'ombra e la de
terminazione dell'angolo d'inclinazione del Sole, per un punto
dato della Luna, danno l'altezza di quel punto (2).
Il Beer el il Midler hanno dato una lista di 1093 altezze,
alcune delle quali raggiungono i 7600" cioè 2800 metri più del
monte Bianco. Secondo le misure del Neison, i monti Leibnitz
sono alti 8230", Newton 7250" , Curzio 6760", Tycho o Ticone
5210", Pitagora 5160" (3). Le eseguite misure mostrano in modo
IV.
(l) Nato a Perinaldo presso Nizza nel 1625, morto nel 1712 a Parigi.
(2) Questo cannocchiale si conserva ancora nell'osservatorio di Parigi.
(3) Sventuratamente tali disegni, fatti colla matita, sono rimasti ine
diti. Il Lalande all'epoca della Rivoluzione li vide tra le mani del conte
Cassini, figlio di Cassini di Thury.
(4) Questa carta si trova ridotta in piccola scala ed accompagnata
da un testo dichiarativo nelle Memoires « de l'Academie des sciences, º
année 1792.
(5) Filippo di Lahire o La-Hire nacque il 18 Marzo 1640 a Parigi,
mori il 21 Aprile 1718. -
(5) Il Beer nacque a Berlino nel 1797, ivi morto nel 1850; ed il
Mädler nacque pure a Berlino nel 1794, e mori a Bonn nel 1874.
ARTICOLI E MEMORIE 397
(l) Karte der Gebirge des Mondes, nach eignen Beobachtungen, in den
Jahren l840-74.
25
3!)S Alù l'ICO I, I E MI EMIO RIE
BELLINo CARRARA S. J.
Prof. al Collegio M. G. Vida in Cremona.
W NQTI VTI
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Elllllo l. (5illgno 19OO. il)lllll. 6.
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l - º io o ries con i -
SKJEGGEDALSFOS. ODDE. (Norvegia)
Ncl e vi fa oro mi tv a cita
V.
(1) Per conoscere bene la Luna, diceva Faye, prendete delle foto
grafie: « pour rappeller les effets dus à une illumination donnée et pour
è viter la désastreuse infidelitè des dessins purement géometriques ou des
descriptions » (Ann. du Bureau, l881, p. 708).
484 ARTICOLI E MEMORIE
(I) Questo passo del Faye vidi così riportato dal Sac. Pietro Maffi
nella sua Carta del Cielo per mezzo della fotografia pag. 17.
(2) Annuaire du Bureau des Longitudes. l898; Notice A.
(3) Revue des questions scientifiques. II Sèrie. Tom, XV. 20 Ian
vier 1899, pag. 138.
ARTICOLI E MEMORIE - 489
(1) Della fotografia della Luna di Rutherfurd, attesta Faye nel 1881 :
Elle (la Lune) a eté splendidement photografièe par M. Rutherfurd.
(Ann. du Bur. 1891).
(2) RAYET, Notes sur l'histoire de la phot. astron. Bull. Astron.
t. IV.
ARTICOLI E MEMORIE - 491
(l) Nel volume XXXV pag. 668 della Revue des questions scienti
fiques se ne può leggere una estesa descrizione fatta dal P. I. D. Lucas
d. C. d. G. – Grands telescopes.
AltTICOLI E MEMORIE 493
La metà del tubo che porta l'oculare serve d'asse polare. Quando
quest'asse gira, trasportando nel suo movimento l'obbiettivo che
termina l'altra metà del tubo, secondo lato dell' angolo retto,
l'osservatore passa in rivista gli astri situati sull'equatore
celeste o nelle vicinanze. Si consideri ora l'equatoriale a gomito
in un azimuto qualunque, il suo asse ottico coincide con un
piano orario determinato, ed a permettere l'osservazione degli
astri situati alle diverse declinazioni, in questo piano orario,
basta un secondo specchio, collocato avanti dell'obbiettivo e
mobile attorno ad un asse perpendicolare al piano, definito
dall'asse ottico del cannocchiale spezzato. Tal è l'equatoriale
dell'osservatorio di Parigi il quale anche coi suoi 60 centimetri
d'apertura e la sua focale distanza (1), per la quale è superiore
ai grandi telescopi americani, la cede tuttavia a questi suoi
potenti rivali d'oltremare, in esteriore fornimento, non avendo
nè palchi ascensori, nè servomotori idraulici e simili, tutte cose
accessorie, di cui non si sa che fare, onde l'equatoriale di Parigi
è l'unico al mondo.
31. Al foco dunque di questo grande equatoriale a gomito,
ottenuti i clichés originali, doveano questi essere ampliati per
fornire alla scienza tutti i documenti che nascondevano. Sopra
queste dirette imagini, mirabili per finezza e frutto d'un pro
digioso lavoro (2), il diametro lunare arriva a diciotto centimetri
circa: bisognava portarsi al decuplo e più là ancora. Laonde
le primitive lastre, furono sottoposte per regioni ad ingrandi
menti considerevoli: di qui quelle grandi diapositive che l'he
liogravure Fillon ha riprodotte con rara fedeltà. Sono queste le
tavole dell'Atlante. Non vi sono nè correzioni, nè ritoccamenti.
I capilavori che ci presentano sono dovuti ai raggi luminosi
soltanto riflessi dal sole una prima volta sulla corteccia lunare,
poi una seconda volta sullo specchio esteriore dell'equatoriale
a gomito, concentrati dal suo potente sistema ottico, spezzati
una terza volta alla base del suo asse polare, finiscono per
raggiungere la lastra sensibile e tracciarvi una prima imagine.
VI.
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ARTICOLI E MEMORIE 497
- -
des suites de pics isolés, surgissants au sein, ou plutòt aux bords d'une
plaine; ils n'ont pas plus de rapport avec leurs homonymes terrestres,
que la mare Serenitatis, la mare Somnium, la mare Putredinis n'en ont
avec la Mediterranée on avec la Caspienne » (Ann. du Bureau 188I
pag. 709). Forse l'illustre geologo spinge qui un po' troppo le cose, dacchè
si sa che i mari della Luna, sono semplici pianure senz'acqua, sicché di
vero mare, non hanno nulla ; laddove le Alpi, gli Appennini lunari sono
almeno veri monti, se non sono vere catene di monti.
(1) Nella carta del Midler sono riportate ben 500 vette di questa
così detta catena. Ma lo stesso selenografo pensa che quella giogaia consti
in realtà di due o tre mila vette separate. La più eccelsa vetta dell'Ap
pennino è Huyghens, che s'eleva sulla pianura circa 5600 m.
ARTICOLI E MEMORI t. 503
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ARTICOI,I E MEMORIE 509
VII.
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11 \º
-
121
re conseguenza la quantità di luce,
riflettuta dal nostro globo al momento della Terra Piena, è
uguale a 13 volte quella che noi riceviamo dal nostro satellite,
all'epoca del Plenilunio. i. dunque da ammettersi che sia tanto
intensa da rendere visibile a nostri occhi il disco lunare non
direttamente illuminato dal sole.
49. Ciò conferma il fatto, che questa luce cenerina cambia
la sua tinta è la sua chiarezza, a seconda della costituzione
della regione terrestre, che in quel momento è rivolta alla
Luna. A questo riguardo si distinguono variazioni regolari ed
accidentali. D'ordinario la luce terrestre sulla Luna è più
debole, quando noi le rivolgiamo le nostre grandi superficie
marine, più chiara quando le rivolgiamo regioni chiare, come i
deserti africani ed asiatici, o quando alla sua parte in notte
stanno di fronte le pianure nevose della Siberia. Quest'ultimo
caso si verifica segnatamente nelle ore mattutine dell'autunno
a Luna-Nuova (veduta da un punto dell'Europa), così a quel
tempo per noi, la luce cinerea è particolarmente notevole. Per
contrario nelle ore della sera in primavera stanno principalmente
in faccia alla Luna, delle zone terrestri oscure; ed a quell'epoca
ben di rado si riuscirà a vedere direttamente la parte non
illuminata vicino alla falce sottile.
que pendant un temps très court » (1). Ora Iddio fece la Luna
per tutti i secoli dei secoli, e non per un tempo brevissimo.
52. Di più quei due luminari furono sì fatti, perchè uno
illuminasse la Terra di giorno, e l'altro la rischiarasse di notte,
ma anche perchè fossero in signa, et tempora et dies, et annos.
(Gen. I, 14).
I Calendari degli Ebrei, dei Greci e dei Romani ne sommi
nistrano una splendidissima prova. Non furono essi sempre
formati e regolati, non solo dal corso del Sole, ma e da quello
pur della Luna? Le Olimpiadi, istituite da Ifito, cominciavano
colla luna nuova. In oggi ancora i Turchi, gli Arabi, i Mori,
parecchie tribù d'America e molte altre Nazioni conformano il
loro calendario colla neomenia e colle altre diverse fasi della -
BELLINo CARRARA S. J.
Prof. nel Collegio M. G. Vida in Cremona.
IN DI CE
ARTICOLI E MEMORIE
Introduzione . - - - - - - . Pag. 3
AMADUzzi L. – La teoria elettromagnetica della
luce e le recenti scoperte sperimentali ad
essa relative . - - - - - . 222-334
AMIGHETTI A. – Il fenomeno carsico sul lago d'Iseo 472
BALLERINI P. – Dinamo ed alternatori . - . . 215
BEurELLI T. – Sopra una nuova lettera inedita di
Alessandro Volta. . - - - - . 5 5
BRAMBILLA G. – Le ore di sole a Roma . . - , 121
BUFFA M. – Ultime ricerche sull'illuminazione elet
trica . - - - - - - - . . 91
CARRARA B. – La selenografia antica e moderna . 365-483
CATTANI G. – La tubercolosi considerata dal lato -
RIVISTA
DI FISICA, MATEMATICA
E
SCIENZE NATURALI
a N.
-
s' -
- r O NA A -e
Vol. II. Sigis "sº
LUGLIO - DICEMBRE - 1900.
DIREZIONE ED AMMINISTRAZIONE
PAVIA
1900.
- -
PUBRIA/INE DELLA SOCIETÀ CATTOLICA ITALIANA PER GLI STUDI SCIENTIFICI (SE/ III).
ARTICOLI E MEMORIE
VIII.
IX.
(1) È noto che il globo lunare è 81 volte meno pesante del globo
terrestre, perciò un metro cubo di Luna non pesa che i sei decimi d'un
metro cubo di terra. La gravità alla superficie di quel mondo è dunque
sei volte più debole che alla superficie del nostro; quindi un kilogramma
colà trasportato e pesato ad un dinamometro, non peserebbe che lei 4
grammi.
16 ARTICOLI E MEMORIE
X.
(l) Young, loc. cit. n. 258 – Sul proposito della sparizione dell'acqua
dicono Loewy e Puiseux: « On est amené à croire que toute l'humidité
libre de la surface a dà disparaìtre, sans doute par pénétration dans l'in
térieur du globe, avant que les régions polaires soient tombées d'une
manière permanente au-dessous du point de congélation. ll semble, d'ail
leurs, aisé de se rendre compte de cette grande capacité d'absorption de
l'écorce lunaire pour les liquides. Le refroidissement de notre satellite,
plus rapide que celui de la Terre, a abrégé la période de condensation
des vapeurs. L'eau s'est infiltrée, au fur et à mesure de sa formation,
dans les inombrables orifices volcaniques qui semblaient préparés pour la
recevoir » (Revue des quest. scient. Janvier 1899, pag. 154-155.
ARTICOLI E MEMORIE 19
XI.
(l) Così almeno afferma il Young nella sua Astronomia, pag. 163:
« At the end of the long lunar night of fourteen days the temperature
must fall appallingly low, certainly 200° below zero ».
ARTICOLI E MEMORIE 21
XII.
(1) Cosi attesta il Voung: « The whole amount of heat sent by the
full moon to the carth is estimated by Rosse as about one eighty-thou
sandth part of that sent by the sun . Gen. Astr. pag. 163.
(2) Ciel et Terre. Année Dix-Septième (1897), p. 307-308.
ARTICOLI E MEMORIE 23
(1) Civ. Catt. Serie XVI, Vol. VIII. Ann. 1896 p. 213.
26 ARTICOLI E MEMORIE
XIII.
quoi bon, disent-elles, à quoi bon tous ces astres, s'ils sont
déserts, si la vie en est absente? » (1). Ma se trattasi del Sole
e della Luna, essi sono stati fatti a ut luceant in firmamento
coeli et illuminent terram, .... et dividant diem ae noctem, et sint
in signa et tempora, et dies, et annos. (Gen. I, 14-15).
E il Sole e la Luna hanno sempre fatto così, et factum est
ita, e non lo negheranno pur quelli, che non credono all'ispi
razione divina del Genesi; e continueranno a fare, chi ne
dubita? Dunque al Sole ed alla Luna è già assegnato un fine
che di fatto conseguiscono, apportano già delle utilità e dei
vantaggi, e quali ! senza pur bisogno che sieno abitacoli d'altri
viventi. Può essere che Iddio abbia unito anche questo van
taggio, ma noi non lo sappiamo, nè è necessario ammetterlo per
avere una ragione sufficiente di loro esistenza, nè dover escla
mare a a quoi bon le Soleil et la Lune, s'ils sont déserts, si la
vie en est absente? ». Se trattasi di tutti gli altri astri, pianeti
o stelle fisse che sieno, quello che sappiamo di positivo, di certo,
anzi di certezza di fede si è, che a fecit Deus stellas, et posuit
es Deus in firmamento coeli ut lucerent super terram » (Ivi 16-17).
u affinchè splendessero sopra la Terra » e questo hanno fatto
e continueranno a fare, fin a quel terribil giorno in cui
a stellae cadent de coelo et virtutes coelorum commovebuntur n.
(Matt. 24, 29).
Il fine lo hanno anch'essi. Da quegli innumerevoli mondi,
siano essi visibili ad occhio nudo o solo mediante il telescopio,
o non sieno ancora visibili, ma che diverranno tali, più tardi,
come non erano tanti prima dell'invenzione del cannocchiale,
l'uomo può e dee sollevarsi alla cognizione della grandezza del
suo Creatore, perchè coeli enarrant gloriam Dei (Ps. 18,1) et ele
vata est magnificentia tua super caclos. (Ps. 8,2). Certo lo spirito
umano si perde in considerando la sterminata mole di tali corpi,
la distanza loro immensa e quasi infinita dalla terra, l'inesausta
luce, l'ordine e il concerto di lor movimenti, e domanda a qual
fine mai tanta magnificenza e tanta profusione. Una risposta
c'è, e dovrebbe essere per tutti gli uomini quella, che di fatto
dà il reale salmista, quando l'anima sua, considerando tutte
BELLINO CARRARA S. J.
Prof. nel Collegio M. G. Vida in Cremona.
illnno l. Èlgosto 19CO. il)llm. 8.
RIVISTA
XIV.
stata aperta, appunto come avviene nelle nostre maree, che nei mari
rinchiusi si levano ad altezze di gran lunga maggiori che nell'oceano.
Così avvenne che la pasta semi-liquida del nocciolo della Luna, river
sandosi per le bocche della corteccia esterna, vi formasse quegli orli
rialzati, che fanno loro corona, finchè raffreddandosi tutta via e restrin
gendosi, venne a consolidarsi e a formare il suolo dei crateri, alla grande
profondità a cui li vediamo. Tale è in succinto la teoria del Faye, esposta
nel lavoro citato : Comparaison de la Lune et de la Terre ecc. pub
blicato nell'Annuaire du Bureau l88 l. Essa è contraria all'opinione più
comune, che ammette essere vulcanica l'origine dei crateri lunari, poi
chè quella l' attribuisce all' attrazione terrestre. Però anch'essa è assai
bene fondata e quanto a forti obbiezioni che contro l'altra solleva, e
quanto alla verisimiglianza della formazione dei crateri lunari da lui
imaginati. Proseguiamo ora nella rassegna dei periodi selenologici secondo
il Loewy e il Puiseux.
BELLINo CARRARA S. J.
Prof. nel Collegio M. G. Vida in Cremona.
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