Giacomo Di Ruocco
ISBN 978-88-97821-27-4
CUES Edizioni
CUES Edizioni
via Ponte don Melillo 1, 84084 – Fisciano (Salerno)
Tel. 089964500 – Fax 089964360
ISBN 978-88-97821-27-4
Finito di stampare nel mese di Ottobre 2012
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a mia madre
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Presentazione
(di Enrico Sicignano)
Enrico Sicignano
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INDICE
Capitolo 1°
IL LEGNO QUALE MATERIALE “ORGANICO”
1.1 Individuazione delle principali essenze ………………… pag. 18
1.2 L’igroscopicità del materiale …………………………… pag. 28
1.3 I difetti e le alterazioni del materiale …………………. .. pag. 29
1.4 Le fessurazioni da ritiro ………………………………... pag. 30
1.5 I nodi …………………………………………………. .. pag. 32
1.6 La cipollatura ………………………………….…….…. pag. 32
1.7 La vulnerabilità ai funghi e agli insetti ………………… pag. 34
1.8 Le caratteristiche chimiche, fisiche e
meccaniche …………………………………………… .. pag. 45
1.9 Il comportamento sismico ……………………………… pag. 54
1.10 Il comportamento al fuoco ………………………………pag. 56
Capitolo 2°
CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA STORICO-GEOGRAFICA
DEI SOLAI IN LEGNO
2.1 Cenni sulla manualistica storica ……………………….. pag. 57
2.1.1 Le teorizzazioni sul corretto
dimensionamento ……………………………… pag. 57
2.1.2 Gli studi sulle tecniche di ancoraggio
alla muratura …………………………………... pag. 69
2.2 Classificazione tipologica per ambiti geografici ……….. pag. 75
2.2.1 Solaio romano “rustico alla senese” ….……… .. pag. 79
2.2.2 Solaio “alla senese dipinto a cassettoni”……….. pag. 81
2.2.3 Solaio romano “a cassettoni” ……………….…. pag. 84
2.2.4 Solaio umbro-toscano
con impalcato in laterizio ……………………… pag. 87
2.2.5 Solaio umbro-toscano
con impalcato in legno ….……………………... pag. 89
2.2.6 Solaio umbro-toscano (edilizia minore) ……….. pag. 91
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2.2.7 Solaio “di mezzane” (edilizia corrente umbra) ... pag. 94
2.2.8 Solaio marchigiano (edilizia rurale) …………… pag. 96
2.2.9 Solaio lombardo ……...………………………... pag. 97
2.2.10 Solaio napoletano “a panconcelli” ….…………..pag. 99
2.2.11 Solaio napoletano “con ginelle” …….…………. pag. 102
2.2.12 Solaio napoletano “con tavolato” ..….…………. pag. 104
2.2.13 Solaio “alla veneziana” ………………………... pag. 106
Capitolo 3°
IL QUADRO DELLE CONOSCENZE: LA FASE ANALITICA,
I RILIEVI E LE INDAGINI DIAGNOSTICHE
3.1 L’approccio diagnostico ……….……………………….. pag. 107
3.2 L’analisi del degrado strutturale ……………………….. pag. 109
3.2.1 La depressione dell’orditura portante dei solai:
localizzazione e tipo di manifestazioni …………pag. 111
3.2.2 Il cedimento degli appoggi: localizzazione
e tipo di manifestazioni ……………………….. pag. 117
3.3 L’analisi del degrado biologico - localizzazione
e tipo di manifestazioni ………………………………… pag. 122
3.3.1 Prove strumentali non distruttive
3.3.1.1 Prove igrometriche …………………………... .. pag. 126
3.3.1.2 Prove ultrasoniche …………………………… .. pag. 127
3.3.1.3 Prove penetrometriche ………………………… pag. 128
3.3.1.4 Prove endoscopiche …………………………… pag. 130
3.3.2 Prove strumentali distruttive
3.3.2.1 Microcarotaggi con succhiello di pressler……... pag. 132
Capitolo 4°
INDIVIDUAZIONE DEI MECCANISMI DI DISSESTO
E DELLE POSSIBILI METODOLOGIE DI INTERVENTO
4.1 Cause e metodologie possibili d’intervento connesse
al dissesto per depressione dei solai …………………… pag. 133
4.2 Cause e metodologie possibili d’intervento connesse
al dissesto per cedimento degli appoggi ……………… .. pag. 137
4.3 Cause e metodologie possibili d’intervento connesse
al degrado biologico del materiale …………………… .. pag. 145
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Capitolo 5°
LE TECNICHE DI INTERVENTO
5.1 L’evoluzione, nella storia, delle tecniche di recupero
del solaio in legno ……………………………………… pag. 151
5.2 Il moderno approccio alla progettazione
dell’intervento di recupero ……………………………... pag. 170
5.3 Il corretto orientamento metodologico di intervento
in relazione agli obiettivi prefissati …………………….. pag. 174
5.3.1 Tecniche finalizzate al ripristino e miglioramento
della capacità portante del solaio ……………. .. pag. 175
5.3.1.1 Interventi agli appoggi ………………………. .. pag. 175
5.3.1.2 Interventi alle travi ……………………….….. .. pag. 189
5.3.2 Tecniche finalizzate al rinforzo del solaio
rispetto alle azioni nel piano ………………….. pag. 219
5.3.3 Tecniche finalizzate al ripristino
dell’efficienza degli elementi lignei
per effetto del degrado biologico ……………. .. pag. 245
5.3.4 Corrispondenza tra tipologie geografiche e
metodologie di intervento ……………………… pag. 277
Capitolo 6°
LE LINEE GUIDA E LE ATTUALI TENDENZE DEL
RESTAURO: LA REVERSIBILITÀ DELL’INTERVENTO
6.1 I moderni orientamenti sul restauro ……………………. pag. 283
6.2 Il principio della reversibilità dell’intervento
di restauro (estratti di convegni) ....……………..………. pag. 287
6.3 Tecniche appropriate di intervento compatibili con
l’esigenza di reversibilità ………………………………. pag. 293
6.3.1 Elaborazione di una metodologia per la valutazione
del grado di reversibilità dell’intervento di
consolidamento su solai in legno ……………… pag. 294
6.3.2 Applicazione della metodologia
a casi reali di consolidamento …………………. pag. 302
6.3.3 La necessità della reversibilità dell’intervento
su un solaio ligneo ……………………………... pag. 314
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Capitolo 7°
I RIFERIMENTI NORMATIVI …………………………… pag. 317
Capitolo 8°
L’ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE DI RESTAURO
8.1 I rischi lavorativi legati ad interventi sulle strutture
lignee …………………………………………………… pag. 339
8.2 Le fasi lavorative ……………………………………….. pag. 340
8.3 Rischi connessi alle attività di indagine ………………... pag. 342
8.4 Rischi connessi alle operazioni di trattamento del legno . pag. 348
8.5 Rischi connessi alle operazioni di consolidamento …….. pag. 350
8.6 Rischi connessi alle operazioni di sostituzione ………… pag. 353
BIBLIOGRAFIA
In ordine cronologico ….……………………………………… pag. 355
Fonti delle immagini …..……………………………………… pag. 359
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Premessa
“…il restauro architettonico consiste in una serie organica
di operazioni tecniche specifiche che devono tendere alla tutela
ed alla valorizzazione dei caratteri storico-artistici dei beni
architettonici ed alla conservazione della consistenza materiale,
in funzione della loro trasmissione al futuro…”
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360 gradi (disponendo di uno spettro di conoscenze e di valutazioni più
ampio) le problematiche connesse al recupero dei solai in legno.
I nuovi parametri introdotti assumono, quale indispensabile
presupposto, la “conservazione” del manufatto architettonico. Una
conservazione da attuarsi però in maniera “attiva”, che quindi non sia
rivolta alla imbalsamazione del manufatto architettonico, ma sia tesa a
ripristinare il comportamento statico originario, anche in virtù delle
vigenti normative in materia e delle eventuali nuove funzioni, ma
contemporaneamente nel rispetto di eventuali nuovi interventi futuri,
anche secondo l’attuale esigenza di sostenibilità del bene culturale.
Riguardo alle tecniche di intervento, queste sono state raggruppate a
seconda degli specifici obiettivi da perseguire. Tuttavia, lo spettro di
soluzioni tecniche preso in considerazione (sia di tipo tradizionale che
innovativo) costituisce solo un riferimento metodologico, non rivestendo
carattere manualistico. Coerentemente a tale impostazione metodologica,
non si è ritenuto di dover entrare nel merito della verifica strutturale delle
soluzioni di intervento analizzate, attenendo, tali tematiche, ad una sfera
più strettamente attuativa anziché metodologica. Si è inteso quindi
soffermarsi all’aspetto metodologico dell’intervento, anche e soprattutto
in considerazione delle particolari specificità e molteplicità di variabili e
problematiche che, caso per caso, concorrono simultaneamente nella
progettazione di un intervento di recupero di un solaio ligneo.
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Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
Capitolo 1°
IL LEGNO QUALE MATERIALE “ORGANICO”
Premessa
Sin dagli primordi della civiltà il legno è stato utilizzato per i più vari
impieghi e con molteplici finalità, grazie alla sua facilità
d’approvvigionamento ed un’agevole lavorabilità.
Il legno ha dimostrato la sua peculiare utilità nelle costruzioni, per i
notevoli vantaggi che offre quali leggerezza e praticità di
movimentazione e posa in opera, a cui si aggiungono altri vantaggi quali
la possibilità d’impiego nelle più svariate situazioni strutturali
(soprattutto per gli elementi inflessi) e nella costruzione di strutture
mobili quali ponteggi, o strutture provvisorie come la prefabbricazione
abitativa; la facilità di riparazione e sostituzione degli elementi
ammalorati e deteriorati; la possibilità di essere recuperato e reimpiegato.
In ogni caso, il legno ha trovato, nel corso dei secoli, svariati utilizzi,
diversificati da cultura a cultura, passando dalle costruzioni più
elementari alle architetture più articolate e moderne. Basti pensare alle
palafitte costruite dall’uomo primitivo o alle complesse costruzioni
egiziane, per arrivare al sapiente utilizzo che questo materiale ha
incontrato presso Etruschi e Romani. In particolare, nell’architettura
romana, un significativo esempio è rappresentato dalle insulae (l’unità
abitativa del ceto medio urbano) costruite con un graticcio di legno ad
orditura regolare (il cosiddetto opus craticium o costruzione intelaiata)
riempito generalmente di muratura o calcina. Frequente è anche l’utilizzo
della capriata, soprattutto nei più importanti edifici del periodo
paleocristiano, estesosi poi all’architettura romanica e gotica nei secoli
successivi. Anche nel Medioevo il legno venne largamente impiegato per
la realizzazione di coperture, solai, ballatoi e ponti, sia per un fattore
prettamente economico sia per la leggerezza, la facilità e la rapidità di
lavorazione rispetto ad altri materiali quali la pietra o il laterizio.
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Numerosi sono i pregi che fanno del legno uno del principali materiali
da costruzione e, in particolare per quanto riguarda la tradizione edilizia
del nostro Paese, per la realizzazione di orizzontamenti e coperture:
leggerezza, economicità, elevata resistenza a compressione e a trazione,
“stabilità” termica (essendo pressoché non dilatabile al variare della
temperatura), capacità termoisolante e facilità di lavorazione sono i punti
di forza del legno rispetto agli altri materiali.
Tra gli svantaggi possiamo invece annoverare la non omogeneità
costituzionale e l’anisotropia tridimensionale dovute l'una alla diversità
degli elementi costituenti e l'altra al loro orientamento; la sensibilità alle
variazioni di umidità ambientale (igroscopia); la sensibilità all’azione
deteriorante da parte di insetti, microrganismi o funghi; gli eventuali
difetti costitutivi del tessuto legnoso (nodi) e le deviazioni della fibratura,
che ne possono diminuire la resistenza e, infine, l'infiammabilità.
Il legno ha una struttura porosa, non omogenea e anisotropa composta
dalla sostanza della membrana cellulare e dalle cavità cellulari.
La struttura di queste cellule, la loro disposizione, i canali resinosi (in
alcuni tipi di legni) determinano le caratteristiche fisico meccaniche dei
vari tipi di legno. Grazie alla sua struttura, il legno reagisce bene alle
sollecitazioni meccaniche.
La massima resistenza è offerta dalle sezioni assiali del tronco, che
tagliano perpendicolarmente il
suo asse e perciò le fibre del suo
legno. La capacità di resistenza
diminuisce passando alle
sezioni trasversali e
longitudinali del tronco, a causa
della struttura allungata delle
fibre, adatte a sopportare il peso
di tutto l'albero piuttosto che le
sollecitazioni laterali.
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
ABETE ROSSO
Caratteri macroscopici della
struttura:
Durame chiaro: alburno e durame
da biancastri (giallognoli) a giallo
paglierino-rossastri; con
l'esposizione alla luce cambiamento
in giallastrobruno scuro
- anelli annuali ben distinti; legno
tardivo giallo-rossastro, legno
primaverile biancastro; transizione
prevalentemente graduale tra zona
primaverile e zona tardiva; tenero,
canali resiniferi poco numerosi
(caratteristica essenziale che lo
differenzia dall’abete bianco)
- le zone tardive formano venature
- struttura rigata
Durabilità e lavorazione:
- durame poco resistente agli
attacchi fungini
- buona essiccatura
- buon incollaggio
- abbastanza resistente agli acidi
deboli ed agli alcali
Impieghi principali:
- edilizia (come legno da costruzione, strutture di copertura, costruzioni di legno
incollato, ecc.) e come materiale per costruzioni ausiliarie (casseri e ponteggi)
- finiture di interni ed esterni (mobili, pannellature, porte, finestre, scale,
profilati, ecc.)
- in grandi quantità come legno per la produzione industriale di cellulosa, pasta
di legno e pannelli a base legno
- il legno di abeti delle zone di montagna, con anelli di crescita molto sottili è
impiegato per la produzione di strumenti musicali.
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
ABETE BIANCO
Caratteri macroscopici della
struttura:
Durame chiaro: alburno e durame di
colore uguale biancastro-
giallognolo (come nell’abete rosso,
ma spesso con un luccichio da
grigio a grigiovioletto)
- anelli annuali ben distinti; legno
tardivo giallo-roseo opaco;
transizione graduale tra zona
primaverile e zona tardiva; senza
canali resiniferi e senza sacche di
resina (caratteristica essenziale che
lo differenzia dall’abete rosso)
- venature linguiformi
- struttura rigata
Talvolta durame scuro e “umido” (u
fino a 160%) con debole odore
acidulo
Durabilità e lavorazione:
- durame poco resistente agli
attacchi fungini
- buona essiccatura (a causa del
durame umido l'essiccatura insieme all'abete rosso può essere problematica, e/o
richiedere una essiccatura successiva)
- buon incollaggio
- abbastanza resistente agli acidi ed agli alcali
Impiego:
Generalmente impiegato come l’abete rosso (spesso nessuna differenza tra abete
bianco e rosso nell’utilizzo; in alcuni casi sono disponibili solo assortimenti
misti); preferibile laddove non è gradita la presenza di resina dell’abete rosso;
- legno da costruzione per finiture di interni e per costruzioni
- strumenti musicali (casse armoniche, canne d'organi)
- contenitori di sostanze chimiche
- industria della carta e della cellulosa
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Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
PINO SILVESTRE
Caratteri macroscopici della
struttura:
Durame bruno-rossastro distinto
nettamente dall’alburno giallo
chiaro
- anelli annuali ben distinti;
transizione da graduale fino a
piuttosto brusca tra zona
primaverile e zona tardiva; canali
resiniferi nettamente riconoscibili
(più grandi che nell’abete rosso e
nel larice)
- venature decorative; i canali
resiniferi appaiono come linee
sottili da gialle a brune
- fortemente rigato
Durabilità e lavorazione:
- durame da moderatamente a poco
resistente agli attacchi fungini
- buona essiccatura
- buon incollaggio (in caso di non
eccessiva presenza di resina)
Impiego:
- legno da costruzione per finiture di interni ed esterni, nell’industria mineraria,
nelle costruzioni navali e di carrozze
- legno di piallacci, legno compensato
- mobili e ristrutturazione di interni (con tocco “rustico")
- piloni e traversine
- Industria dei prodotti a base legno (soprattutto pannelli truciolari)
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
LARICE
Caratteri macroscopici della
struttura:
Durame rossastro-bruno intenso,
diventa molto scuro; alburno
abbastanza sottile, da giallastro a
bianco-rossastro
- anelli annuali ben distinti;
transizione piuttosto netta tra zona
primaverile e zona tardiva;
nonostante l’elevata presenza di
resina i canali resiniferi sono non
particolarmente numerosi, molto
piccoli e si trovano primariamente
nella zona tardiva
- rilevanti venature decorative
- struttura ad evidenti rigature
Durabilità e lavorazione:
- durame da moderatamente a poco
resistente agli attacchi fungini
- buona essiccatura (in caso di
legno più resinoso eventualmente
più
difficile)
- buon incollaggio
Impiego:
- legno da costruzione per finiture di interni ed esterni o a contatto con il
terreno; industria mineraria, imbarcazioni, costruzioni idrauliche e di ponti (ad
es. pali infissi), sili e torri di raffreddamento
- finestre e porte
- scandole
- piloni e traversine
- mobili, rivestimenti interni ed esterni
- botti, tini e contenitori particolari per soluzioni chimiche
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Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
DOUGLASIA
Caratteri macroscopici:
Durame giallastro-bruno e
rossastro-bruno tendente ad
inscurirsi se esposto alla luce (molto
simile al legno di larice); alburno
chiaro, giallastro e sottile
- anelli annuali ben distinti da sottili
a molto ampi; transizione tra zona
primaverile e zona tardiva distinta o
non distinta; canali resiniferi distinti
- con venature decorative
- fortemente rigato
Durabilità e lavorazione:
- durame da moderatamente a poco
resistente agli attacchi fungini
- facile da essiccare
- buon incollaggio
- abbastanza resistente agli acidi
deboli ed agli alcali
Impiego:
- legno da costruzione per finiture di
interni ed esterni (balconi, portoni,
finestre)
- costruzioni idrauliche, di ponti,
navali, di carrozze, di imbarcazioni
- piallacci sfogliati per legno compensato
- botti, serbatoi, sili
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
FAGGIO
Caratteri macroscopici della
struttura:
Durame chiaro: durame ed alburno
da biancorossastri a bruno-rossastri;
- diffuso-poroso; anelli annuali ben
distinti per zone povere di pori
(legno tardivo più scuro); vasi
riconoscibili solo con una lente
d’ingrandimento; grandi raggi
midollari ben distinti e chiaramente
visibili ad occhio nudo
- grandi raggi midollari chiaramente
visibili ad occhio nudo come trattini
caratteristici, sottili, di colore bruno
- grandi raggi midollari chiaramente
visibili ad occhio nudo leggermente
rigato
Durabilità e lavorazione:
- durame non resistente agli attacchi
fungini
- essiccatura possibile senza
problemi, richiede comunque
particolare attenzione
- buon incollaggio
Impiego:
Specie legnosa locale dalle più molteplici possibilità di applicazione
- piallacci sfogliati per legno compensato e stratificato, piallacci tranciati per
mobili
- mobili e finiture per interni (anche quale legno piegato)
- costruzione di aeroplani e di macchine, attrezzi, piccoli apparecchi e giocattoli
di legno;
- traversine ferroviarie, costruzioni idrauliche
- prodotti a base legno (soprattutto legno compensato e stratificato, ma anche
pannelli truciolari e di fibre), cellulosa e carta carbone
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Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
QUERCIA
Caratteri macroscopici della
struttura:
Durame bruno-rossastro fresco,
bruno chiaro asciutto in seguito
tendente ad inscurirsi; alburno
sottile e bianco-giallastro
- poroso-zonato, perciò anelli
annuali distinti; vasi della zona
primaverile e grandi raggi midollari
chiaramente visibili ad occhio nudo
- struttura a venature; evidenti
venature da pori
- grandi raggi vistosi , rigature
molto evidenti
Durabilità e lavorazione:
- durame resistente agli attacchi
fungini
- tende a fessurarsi, ad imbarcarsi ed
a cambiare colore; necessaria
essiccatura lenta ed a bassa
temperatura
- incollaggio per usi strutturali
problematico
- reazione degli acidi tanninici con il
ferro in caso di contatto con il legno
di quercia “fresco” di metalli a base ferro (macchioline blu scuro)
Impiego:
- mobili e finiture per interni, soprattutto come piallacci tranciati
- legno per costruzioni edili, sottostrutture e costruzioni idrauliche (p. es.
fondazioni su pali di legno di quercia), traversine
- costruzioni navali, di macchine e di aeroplani
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
FRASSINO
Caratteri macroscopici della
struttura:
Durame chiaro: alburno e durame,
di regola, non sono distinti –
alburno giallo chiaro, durame dello
stesso colore, esposto alla luce tende
leggermente ad inscurirsi;
- anelli annuali distinti; i vasi nella
zona primaverile e la parenchima
longitudinale visibili ad occhio
nudo, i vasi nella zona tardiva ed i
raggi midollari visibili solo con una
lente d’ingrandimento
- con venature; evidenti venature da
pori nella zona primaverile
- rigato; evidenti rigature nella zona
primaverile; raggi midollari
riconoscibili anche senza una lente
d’ingrandimento
Durabilità e lavorazione:
- durame non resistente agli attacchi
fungini
- alburno e durame chiaro
moderatamente impregnabili,
durame facoltativo molto
difficilmente impregnabile
- buona essiccatura
- buon incollaggio
Impiego:
- mobili e finiture per interni (anche elementi di forma curva)
- attrezzature sportive (un tempo per produzione di sci), manici di utensili, scale
di legno
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Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
CASTAGNO
Caratteri macroscopici della
struttura:
Durame da bruno pallido a bruno
scuro; alburno stretto e da quasi
bianco a bianco giallastro.
- anelli annuali distinti e vasi nella
zona primaverile visibili ad occhio
nudo; raggi midollari e vasi nella
zona tardiva riconoscibili solo con
una lente d’ingrandimento;
- evidenti venature da pori
- struttura rigata
Durabilità e lavorazione:
- durame resistente agli attacchi
fungini
- essiccatura difficile e lenta;
tendenza marcata al collasso
cellulare, leggera tendenza ad
imbarcarsi
- incollaggio da soddisfacente a
buono
- in presenza di elevata umidità del
legno possibile corrosione dei
metalli e azzuramenti del legno
Impiego:
- legno da costruzione per finiture interne ed esterne, costruzioni idrauliche e
navali
- legno da arredamento per mobili rustici e rivestimenti (spesso come piallaccio
tranciato), parquet
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Si tratta di un fenomeno insito alla struttura del legno, cioè del tutto
naturale: non dipendente quindi né da un'erronea lavorazione né da una
stagionatura insufficiente o condotta in modo non corretto; ma soprattutto
la loro presenza non è indice di cedimento strutturale e, quando non
oltrepassano il midollo stesso, non devono essere considerate come un
grave elemento di indebolimento.
Quando vengono messe in opera, le travi, se sufficientemente
stagionate, presentano già le fessurazioni longitudinali. Se, viceversa, il
legno non ha ancora raggiunto una condizione di equilibrio igroscopico
con l'ambiente circostante, può darsi che le fessurazioni non compaiono
ancora. Tuttavia, il ritiro si verificherà con la successiva stagionatura, con
conseguente diminuzione delle misure di sezione e apertura delle
fessurazioni longitudinali.
Una tecnica per ridurre le fessurazioni consiste nel tagliare la pianta in
modo che da un singolo albero si ricavino due o più pezzi nel senso della
sezione.
Con questo sistema l'anello circolare è interrotto là dove si manifesta
il massimo ritiro (quello tangenziale), unito a una stagionatura ottenuta
anche con essiccazione da forno, offre ottimi risultati,
Esistono comunque implicite difficoltà legate alla massima
dimensione ottenibile dato che in questo modo le travi possono avere una
sezione massima di circa 16x25 cm.
Talvolta, sia per motivi prettamente estetici sia perché si teme che
possa diventare ricettacolo di polvere o di insetti, sì potrebbe essere
indotti a sigillare la fessurazione. Interventi di questo tipo però, oltre a
impoverire la valenza estetica naturale del legno, potrebbero provocare
seri danni. In seguito all'aumento o alla diminuzione dell’umidità del
legno, infatti, le fessurazioni tendono ad allargarsi o a restringersi. Una
stuccatura troppo rigida potrebbe quindi impedirne i naturali
"movimenti" di restringimento e provocare, di conseguenza, ulteriori
tensioni interne e l'apertura di nuove fessurazioni.
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
1.5 I NODI
1.6 LA CIPOLLATURA
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Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Funghi
La valutazione del rischio connesso ad attacchi fungini è generalmente
limitato alla infestazione dello strato superficiale del legno. L'umidità è
l'unico fattore ambientale necessario allo sviluppo del fungo; infatti,
generalmente, al di sotto del 20% di umidità il legno è attaccato molto
meno frequentemente. Nelle moderne classificazioni tutti i funghi sono
raggruppati in due tipi, quello dei Mixomiceti (o funghi mucillaginosi) e
quello degli Eumiceti. Gli eumiceti vengono divisi a loro volta in quattro
classi in base alloro modo di produrre le spore; per le prime tre classi è
stata accertata la riproduzione sessuata. In particolare si hanno:
- Ficomiceti, funghi che formano le spore all'interno di un organo
detto sporangio;
- Ascomiceti, funghi nei quali le spore si formano in numero di otto,
entro una cavità chiamata asco;
- Basidomiceti, funghi nei quali le spore sono portate da una struttura
claviforme, detta basidio. Ogni basidio produce generalmente quattro
spore;
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Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
BASIDOMICETI DEUTEROMICETI
Merulius lacrimans Phellinus megaloporus Penicillium
LEGNI ATTACCATI Si insedia preferibilmente Attacca le latifoglie, Attacca conifere e
sulle conifere e soprattutto la quercia e il latifoglie.
secondariamente sulle castagno.
latifoglie.
CARATTERISTICHE Si sviluppa su legni con Richiede un contenuto Presente in
DEL FUNGO umidità uguale oppure d’acqua nel legno di almeno ambienti molto
maggiore del 20% e a il 35% e una temperatura umidi, dove si
temperature tra 8 e 30°C più alta del Merulius hanno fenomeni di
può continuare ad lacrimans. L’attacco condensa.
accrescersi anche nel procede molto lentamente,
periodo invernale. Si trova partendo di solito nel punto
quasi esclusivamente nel di intersezione degli
legno collocato all’interno elementi lignei con le opere
delle abitazioni a causa della murarie.
sua scarsa attitudine a
resistere agli sbalzi di
temperatura e di umidità.
ASPETTO DEL LEGNO Carie bruna. Carie bianca. Alterazione delle
ATTACCATO Il legno presenta le Il legno attaccato presenta vernici e della
caratteristiche fessurazioni una colorazione bianco- colorazione del
longitudinali e trasversali. giallastra e assume una legno.
Ha una consistenza consistenza fibrosa e
gelatinosa e una colorazione molliccia.
arancione e bianca.
Molto friabile al tatto.
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Basidomiceti
Il micelio dei basidomiceti degrada i componenti della struttura
legnosa per mezzo di enzimi secreti da filamenti o ife che partono dal
micelio stesso. Il ciclo biologico di un fungo basidomicete ha inizio con
la diffusione nell'aria delle spore che, venendo a contatto con un legno la
cui umidità raggiunge o supera il 20%, germinano, dando origine alle ife
(filamenti che secernono sostanza che sciolgono alcuni componenti delle
pareti delle fibre del legno quali la cellulosa e la lignina).
L'accrescimento del fungo avviene attraverso la propagazione delle ife
nella struttura cellulare del legno. Le spore, una volta giunte a
maturazione, vengono diffuse nell'ambiente e danno luogo ad una nuova
colonizzazione. I funghi che si instaurano più di frequente nei legnami da
costruzione e che costituiscono un reale problema per il degrado del
materiale a causa della loro diffusione sono principalmente:
Insetti
Precisando che non si intende restituire qui un'analisi scientifica da
trattato di entomologia, ma che ci si pone esclusivamente l'obiettivo di
offrire delle linee generali di inquadramento per la comprensione delle
problematiche, si espone, di seguito, una breve panoramica su quelli che
possono essere definiti i comportamenti di alcuni degli insetti
maggiormente responsabili del degrado del legno, rimandando il lettore
che intenda approfondire l'argomento alle numerose pubblicazioni
esistenti, citate in bibliografia e consultate per la stesure di queste note.
Gli insetti xilofagi sono di diversi tipi ma quelli di più comune
diffusione in Europa e in Italia possono essere ricondotti principalmente
a due ordini in particolare: coleotteri e isotteri. Sono riscontrabili anche
37
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Coleotteri
Le specie di coleotteri che vivono nutrendosi delle sostanze presenti
nel legno appartengono a diverse famiglie: Anobidi, Cerambicidi, Lictidi
(tabella che segue).
L'insetto adulto pratica il foro di sfarfallamento per potersi allontanare
dopo essersi accoppiato e avere deposto le uova. Dalle uova deposte si
originano piccole larve che, per nutrirsi o per creare le condizioni
biologiche ottimali alloro sviluppo, penetrano nel legno scavandovi
gallerie che possono raggiungere lunghezze ed entità tali da rendere il
legno attaccato inutilizzabile a causa della perdita di ogni resistenza
meccanica. La larva rimane nel legno fino a che non si sia
completamente sviluppata; il suo sviluppo è variabile nel tempo a
seconda del tipo di insetto e dell'andamento stagionale della temperatura.
Il coleottero, in media, rimane nel legno due anni.
L'indicatore principale della presenza dell'insetto all'interno del legno,
oltre il caratteristico foro, è la presenza del rosume formato dalla
miscelazione degli escrementi della larva e della polvere di legno che
essa stessa produce con l'attività masticatoria. Alcune specie di coleotteri
(cerambicidi e lictidi) accumulano il rosume nella galleria provocando un
intasamento della stessa, altre specie (anobidi) espellono il rosume dalla
galleria tenendola sempre vuota, manifestando chiaramente all'esterno la
loro presenza.
38
Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
COLEOTTERI ISOTTERI
ANOBIDI CERAMBICIDI LICTIDI
Tarli Capricorno Lyctus Termiti
Legni vecchi di tutte le Essenze resinose Unicamente latifoglie Tutte le essenze. Nelle
essenze, sia resinose (pino, abete,...) (quercia, castagno, regioni temperate non
ATTACCATI
consistenza simile a finemente (le striature legno è sminuzzato. Divorano l'interno del
quella di un biscotto. sono l'effetto del Verso l'esterno viene legno e di preferenza
Una pellicola esterna lavoro delle mantenuta una fine le parti più tenere
rispettata per molto mandibole) e riempite pellicola. degli anelli annuali di
tempo finisce per di segatura fortemente La segatura prodotta è accrescimento, dando
disfarsi compressa. Quando le fine e impalpabile. alle superfici esterne
meccanicamente. gallerie sono I fori di uscita delle del legno attaccato
La segatura si numerose, il gallerie sono circolari l'aspetto di una
presenta grossolana e legno diventa friabile. ed il loro diametro superficie fogliata.
non accumulata nelle La segatura è fine, di varia da 1 a 3 mm. Le gallerie sono libere
gallerie. colore chiaro, dalla segatura,
I fori di uscita delle compressa e mischiata generalmente parallele
gallerie sono rotondi e allo sterco dell'insetto. alle fibre del legno e
variano da 2-3 mm per I fori di uscita delle talvolta rivestite con
i tarli piccoli a 4 mm gallerie sono un miscuglio fatto di
per i tarli grossi. generalmente di forma saliva, escrementi e
ellittica con asse > 6 particelle di legno.
mm e < 3mm.
39
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Ogni femmina può deporre diverse decine di uova. Pare chiaro come
pochi anni siano sufficienti affinché si abbiano infestazioni di grossa
entità da parte di questi insetti.
42
Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
43
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Isotteri
Gli isotteri (termiti) sono insetti sociali, vivono in colonie. Il loro ciclo
biologico comprende tre stadi (uovo, ninfa e adulto); la funzione
riproduttiva è riservata alla sola coppia reale mentre tutte le altre attività
sono riservate ai "soldati" e agli "operai". Devono il nome di isottero alla
forma delle ali che sono quattro e tra loro molto simili. Gli insetti
"riproduttori" sono di colore generalmente scuro. I "soldati" sono
biancastri con il capo marrone chiaro molto più grande del resto del
corpo; non hanno ali. Gli "operai" sono simili nel corpo e nei colori ai
soldati con la differenza della testa, che è piccola e dotata di apparato
masticatore; anch'essi sono privi di ali. Sono presenti anche altri
individui chiamati "riproduttori secondari" che sono termiti allo stadio
giovanile capaci di riprodursi nell'eventualità che la colonia perda la
coppia reale o che avvengano delle nuove colonizzazioni in altri luoghi.
Questi insetti nidificano nel terreno. In seguito all'accoppiamento la
femmina depone le uova che dopo due settimane danno origine a nuove
termiti che iniziano ad attaccare il legno per nutrire se stesse e i soldati.
Le termiti digeriscono la cellulosa grazie alla presenza nel loro apparato
digerente di protozoi e batteri capaci di attaccare e distruggere la struttura
molecolare della cellulosa. Hanno la capacità di infestare strutture lignee
anche in zone molto lontane dal nido, sono in grado di arrivare anche a
molti metri da terra scavando gallerie nelle murature o negli anfratti dei
giunti tra mattone e mattone. Nel caso in cui il materiale risulti troppo
duro, impastano con la saliva dei granelli di sabbia e terra creando delle
gallerie esterne alla muratura completamente riparate dalla luce che
collegano il nido al legno delle travi infestate. In Italia le infestazioni più
forti si hanno nelle zone mediterranee ad opera di due specie:
- Kalotermes flavicollis (famiglia Kalotermitidae): l'insetto adulto
misura dai 10 ai 12 mm, ed è di colore scuro mentre il soldato misura dai
5 agli 8 mm, ed è di colore grigio. Nella struttura sociale di questi insetti
non esistono degli individui che possano essere definiti operai; la
funzione di questi viene svolta da individui giovani di colore biancastro
(formiche bianche). Questo insetto nidifica, oltre che sul terreno, anche
nelle stesse strutture lignee di cui si nutre. Non raggiungono mai grosse
dimensioni. Vengono chiamate termiti dal collo giallo o termiti del legno
44
Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
45
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
48
Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
Fig. 3b: La resistenza a flessione è influenzata anche dalla disposizione degli anelli
rispetto alla direzione del carico
1
Termine francese usato per indicare il fenomeno viscoso che genera un lento
scorrimento delle fibre del materiale, nel tempo, sotto l’azione di carichi di lunga
durata. Tale caratteristica è comune anche ad altri materiali, quali il ferro ed il
calcestruzzo. Il fluage provoca deformazioni tanto maggiori, quanto maggiore è
l’umidità dell’ambiente circostante. La valutazione di tale deformazione può essere
fatta in modo convenzionale moltiplicando le deformazioni elastiche istantanee, dovute
a carichi permanenti, per un opportuno coefficiente che tiene conto del fenomeno
viscoso.
50
Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
Leggerezza
Le strutture in legno, se confrontate con le strutture realizzate con
materiali da costruzione tradizionali, sono particolarmente leggere e
pertanto le sollecitazioni indotte dall’azione sismica sono notevolmente
inferiori.
Il rapporto peso specifico/resistenza è simile a quello dell'acciaio ed è
notevolmente inferiore (circa 5 volte) a quello del calcestruzzo.
Resistenza
La resistenza, nei confronti dell’azione sismica, degli elementi
strutturali lignei è dello stesso ordine di grandezza di quella del
calcestruzzo.
Il legno, però, a causa delle sue proprietà viscose (fluage), presenta
una spiccata dipendenza delle caratteristiche meccaniche in funzione
della durata del carico.
Le proprietà di resistenza sotto l’effetto di un carico istantaneo hanno
un incremento pari al 10% del valore corrispondente a carichi di durata di
5 minuti e al 50% del corrispondente valore riferito ai carichi di durata.
Deformabilità
Anche per quanto riguarda il valore del modulo elastico, a causa del
comportamento viscoso del legno (fluage), si ha un incremento per
carichi istantanei pari al 10%. Questo incremento comporta un indubbio
beneficio nell’aumento del carico critico per instabilità dell’equilibrio.
Il fatto che il legno sia maggiormente deformabile comporta bassi
valori di rigidezza e quindi un’alta flessibilità che si può tradurre in un
aumento del periodo proprio di oscillazione e, quindi, in una minore
suscettibilità della struttura nei confronti dell’azione sismica.
54
Capitolo 1° - Il legno quale materiale “organico”
55
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
56
Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
Capitolo 2°
CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA STORICO-GEOGRAFICA
DEI SOLAI IN LEGNO
59
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 6: Pianta di un ordito di un solaio, con orditura principale di lunghezza pari alla
luce da coprire, rappresentativa di vari modi di disposizione delle travi
60
Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
61
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
A = 2(24)2 y2K ; z = A - x
2565000 q2
nella quale:
q = lunghezza delle travi;
z = distanza tra le travi;
y = altezza della trave;
x = larghezza della trave;
k = coefficiente di resistenza del legno utilizzato;
2565000 coefficiente di resistenza del legno di quercia.
in cui:
R = coefficiente di resistenza;
a = altezza della trave;
b = larghezza della trave;
p = peso per unità di superficie;
L = lunghezza della trave;
d = dimensione ed influenza del carico.
62
Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
per la quale:
p = carico per unità di superficie;
d = dimensione di influenza del carico P;
l = luce della trave.
64
Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
Donghi, per gli stessi motivi, rivestirebbe le estremità delle travi con
lastre di ardesia e fogli di sughero oppure le inserirebbe in scatole di
ferro, creando contemporaneamente un sistema di aerazione del vano di
appoggio attorno alla trave.
Riguardo alla lunghezza degli appoggi nelle murature, nessuno degli
studiosi, fino all'inizio del 1900, aveva mai tenuto in conto delle
caratteristiche meccaniche del tipo di muratura e del legno, nonché della
lunghezza delle orditure primarie e secondarie che avrebbero trasferito il
carico.
Nella seconda metà dell'Ottocento i manuali riportano che la
lunghezza di appoggio necessaria per le travi di un ordito di un solaio è
di 10-15 cm e per le travi principali di 25-30 cm. Al riguardo sono
indicate anche le molte soluzioni di capochiavi legati alle travi che hanno
l'onere di creare un collegamento orizzontale tra i muri portanti e di
consentire una reciproca collaborazione tra gli stessi in caso di sisma.
Per inchiodare i tavolati di poco pregio sopra le travi si impiegavano
chiodi detti "da tavolati" provvisti di fusti a sezione quadrata e con testa
schiacciata quasi rotonda. Sui solai di maggior valore erano messi in
opera chiodi chiamati "punte di Parigi" a fusto cilindrico, lunghi almeno
due volte e mezzo lo spessore delle tavole da inchiodarsi. Le loro teste,
che erano meno ampie di quelle precedentemente descritte, si facevano
penetrare nel legname spingendole oltre la superficie del tavolato e
riempiendo di mastice il vuoto da queste lasciato.
Interessante è il racconto delle finiture che venivano curate dopo la
chiodatura. Nel sito dove era inserito il chiodo, era praticata, con uno
scalpello, una piccola tacca profonda qualche millimetro per adattarvi la
testa. In seguito questo vano veniva riempito con un "tappo" di legno
infilato a forza.
Discorso a parte va fatto per le cosiddette "impalcature alla Sebastiano
Serlio"(figg. 10-11-12), celebre architetto nato a Bologna nel 1518 e
morto a Parigi nel 1532.
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Figg. 10-11-12:
Tipologie alla “Sebastiano Serlio”
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
inibire le decorazioni dei soffitti anche se poi non esclude l'uso dei chiodi
e delle viti.
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Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
Fig. 22: Riproduzione della tecnica di Fig. 23: Riproduzione della tecnica di
appoggio delle travi dei solai, mediante appoggio dei solai, ottenuta mediante
una trave continua fissata alla muratura una trave continua fissata alla
con ancoraggi di barre filettate e fasce muratura con ancoraggi di barre
di ferro. filettate e piastre di ferro.
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 26: Riproduzione della tecnica di Fig. 27: Riproduzione della tecnica della
collegamento trave-muratura mediante tecnica di cui alla figura 26 – Spaccato
l’incapsulamento della testata della assonometrico
trave in una cuffia in ghisa.
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Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
In questa sintesi dei tipi di collegamento delle travi alle murature non
poteva mancare una citazione allo studio di Leonardo da Vinci
sull'utilizzazione per il legno del sistema delle "ulivelle", sistema usato,
anticamente, per l'ancoraggio, il trasporto e la posa in opera dei blocchi
lapidei. Si ricorderà che le "ulivelle" erano apparati di ferro per
agganciare e sollevare i blocchi di pietra, la cui riscoperta moderna viene
attribuita dal Vasari al Brunelleschi che, in un viaggio a Roma, sarebbe
stato influenzato dalle buche sottosquadro lasciate sui blocchi. Leonardo
utilizzò lo stesso principio per realizzare efficaci dispositivi di
ancoraggio delle testate di travi di legno sottoposte a trazione.
Fig. 29: Dispositivi di ancoraggio delle testate di travi di legno, sottoposte a trazione,
ideati da Leonardo da Vinci, mediante l’applicazione del sistema delle “livelle” dal
lapideo al legno.
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 33: Solaio a orditura semplice Fig. 34: Solaio a orditura composta
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Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
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Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 44: Solaio umbro-toscano, a doppia orditura con impalcato di mezzane in laterizio
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Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
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Capitolo 2° - Classificazione tipologica storico-geografica dei solai in legno
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Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
Capitolo 3°
IL QUADRO DELLE CONOSCENZE: LA FASE ANALITICA, I
RILIEVI E LE INDAGINI DIAGNOSTICHE
107
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
110
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
3.2.1 La depressione dell’orditura portante dei solai:
localizzazione e tipo di manifestazioni
111
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 61: Depressione dell’orditura portante secondaria (si nota la rottura del travetto)
112
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
a) Lesioni in mezzeria
Le lesioni in mezzeria sono generalmente caratterizzate da una tipica
manifestazione “a strappo” in corrispondenza delle fibre tese della trave.
Sono dovute al momento flettente “positivo” che pone in trazione le fibre
inferiori della trave. La frattura delle sezione della trave in mezzeria può
essere:
-ad andamento verticale, nello strato estremo delle fibre, per poi
seguire con un andamento longitudinale secondo il senso delle fibre;
-simile alla frattura di qualunque materiale fragile, ovvero la rottura in
corrispondenza delle fibre tese sino all’asse neutro.
113
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 63: Lesione per sollecitazione di flessione e taglio all’appoggio di una trave
principale in legno
114
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
Fig. 65: Fuoriuscita di pianelle in laterizio dalle loro sedi di appoggio, a causa della
depressione dell’orditura portante del solaio
116
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
3.2.2 Il cedimento degli appoggi: localizzazione e tipo di
manifestazioni
117
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 66: Esempio di lesioni iperboliche inverse dovute allo schiacciamento della
muratura a causa dei carichi concentrati trasmessi dalle travi dei solai in legno
118
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
b) manifestazione del cedimento degli appoggi nelle murature:
La caratteristica manifestazione di questo tipo di dissesto è la lesione
“iperbolica inversa” dovuta allo schiacciamento del materiale murario
sotto l’appoggio della trave, causata da carichi concentrati.
119
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
120
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
121
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
122
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
Fig. 73: Un altro caso di degrado ligneo è dato dalla cosiddetta cubettatura del legno
o carie bruna. In questo caso la causa è di origine fungina.
Fig. 74: Testata di una trave interessata da infiltrazioni dell’umidità trasmessa dalla
muratura circostante
124
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
- indagini distruttive:
prelievi di campioni eseguiti con carotaggi tramite strumenti a
mano (succhiello di pressler).
125
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
L'umidità del legno deve essere inferiore al 20%. Con valori più alti
si ha una perdita di resistenza e un carico di rottura inferiore che
diminuisce ulteriormente con l'aumentare del tasso d'umidità. Un tasso
d'umidità superiore vuol dire anche marcimento del legno, fungosi, carie,
azzurramento e disfacimento. Se il legno aumenta di volume vuol dire
che ha assorbito umidità. Se il legno
diminuisce di volume ha perso
umidità. Questa equazione vuol dire
anche mostrare le giunzioni delle
tavole, mettere in rilievo i tappi delle
viti e della chiodatura, fare
arrugginire - ossidare - corrodere la
chiodatura e viteria. Il contenuto
d'acqua percentuale esistente in un
manufatto in legno viene misurato
tramite un apposita attrezzatura
(igrometro) che rileva la conducibilità
elettrica del materiale. La prova non
arreca alcun danno al materiale in
quanto l’attrezzatura utilizzata
(igrometro) non possiede elettrodi a
Fig. 75: Igrometro penetrazione.
126
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
3.3.1.2 Prove ultrasoniche
127
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
128
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
129
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
130
Capitolo 3° - Il quadro delle conoscenze: la fase analitica, i rilievi e le indagini
diagnostiche
Fig. 77:
Endoscopio
131
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
132
Capitolo 4° - Individuazione dei meccanismi di dissesto e delle possibili metodologie di
intervento
Capitolo 4°
INDIVIDUAZIONE DEI MECCANISMI DI DISSESTO E DELLE
POSSIBILI METODOLOGIE DI INTERVENTO
133
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Metodologie
Fig. 81: Perdita did’intervento possibili nel
orizzontalità generalizzata caso dicausata
del pavimento, depressioni
dalla
dell’orditura
depressione portante
dell’orditura dei solai
portante del solaio in legno
134
Capitolo 4° - Individuazione dei meccanismi di dissesto e delle possibili metodologie di
intervento
Riduzione dei carichi
Consiste nel rimuovere i sovraccarichi accidentali che sono la causa
del dissesto. Per definire l'intervento da effettuare occorre individuare e
conoscere quali elementi del sistema siano da rimuovere.
È da considerare, tuttavia, che ogni alterazione, degrado o dissesto in
atto, sia sui materiali che sul sistema, costituisce, in fase di demolizione,
un onere ulteriore in quanto impone l'adozione di opportuni accorgimenti
e cautele. È infatti da tener presente che, ad esempio, la rimozione di
elementi facenti parte del sistema costruttivo del solaio (come le travi)
comporta una modifica dello schema statico già durante l'esecuzione
della sostituzione.
Questo tipo di intervento può essere considerato di tipo “temporaneo”,
in quanto viene messo in atto durante l’applicazione di altri criteri di
intervento, oppure per garantire la sicurezza statica dei fabbricati nel
lasso di tempo che intercorre fra la diagnosi dei dissesti e l’intervento
risolutivo.
136
Capitolo 4° - Individuazione dei meccanismi di dissesto e delle possibili metodologie di
intervento
4.2 CAUSE E METODOLOGIE POSSIBILI D’INTERVENTO
CONNESSE AL DISSESTO PER CEDIMENTO DEGLI APPOGGI
137
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
138
Capitolo 4° - Individuazione dei meccanismi di dissesto e delle possibili metodologie di
intervento
Fig. 82: Lesione dovuta alla traslazione verticale relativa della muratura che ha
coinvolto parte del solaio in legno che poggia su di essa
139
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 84: Dissesto dovuto alla traslazione orizzontale delle muratura: sfilamento delle
travi dalle loro sedi di appoggio
Fig. 85: Lesioni dovute alla traslazione orizzontale delle muratura: sfilamento delle
travi dalle loro sedi di appoggio
140
Capitolo 4° - Individuazione dei meccanismi di dissesto e delle possibili metodologie di
intervento
Fig. 86: Dissesto dovuto alla traslazione orizzontale della muratura: sfilamento delle
travi dalle loro sedi di appoggio
141
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
143
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
144
Capitolo 4° - Individuazione dei meccanismi di dissesto e delle possibili metodologie di
intervento
4.3 CAUSE E METODOLOGIE POSSIBILI DI INTERVENTO
CONNESSE AL DEGRADO DEL MATERIALE
145
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
147
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
148
Capitolo 4° - Individuazione dei meccanismi di dissesto e delle possibili metodologie di
intervento
SCHEDA RIASSUNTIVA
DELLE STRATEGIE
D’INTERVENTO DI TIPO A)
149
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
SCHEDA RIASSUNTIVA
DELLE STRATEGIE
D’INTERVENTO DI TIPO B)
miglioramento dei
Adeguamento collegamenti fra gli
antisismico elementi strutturali del
(ex D.M. 16.01.1996 e solaio e fra quest’ultimo e la
s.m.i.): irrigidimento cella muraria
dell’impalcato ligneo controventature in metallo o
Integrazione del rispetto ad azioni nel in materiale composito
funzionamento statico in piano
virtù, anche in funzione del realizzazione di una
comportamento globale del sovrastruttura collaborante
manufatto edilizio nei connessa al solaio
confronti dell’azione sismica isolamento delle appoggi scorrevoli
testate direzionali (dissipatori)
conseguimento di travi reticolari o stralli
solaio deformabile
150
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
Capitolo 5°
LE TECNICHE DI INTERVENTO
153
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
2
fonte: Manuale del Recupero del Comune di Roma – DEI, Roma 1989
155
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 88: Dalla metà del ‘700, con il sempre più frequente impiego di leghe di ferro in
combinazione con strutture di materiali diversi, la progettazione fu indirizzata verso
sistemi strutturali in legno rinforzati con cuffie, puntoni, tiranti.
156
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
157
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
158
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
159
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
160
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
161
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
162
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
164
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
165
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
166
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
167
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
168
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
169
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
170
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
Appoggi dissipatori
È di recente sperimentazione una soluzione tecnica che prevede
l’impiego di particolari appoggi dissipatori di energia (v. bibliografia:
Massimo Mariani, Consolidamento delle strutture lignee con l’acciaio).
Tale tecnica (descritta più dettagliatamente nel paragrafo 5.3) è stata
studiata per la riduzione degli effetti delle azioni nel piano (in particolare
le azioni sismiche).
173
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
174
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
L’intervento consiste
nel sostituire la parte
degradata (testata ed
immediata adiacenza) con
un elemento costituito da
conglomerato epossidico,
gettato in una cassaforma,
e collegato alla trave
mediante barre di
vetroresina. Queste
ultime penetrano nelle
travi cui restano solidali
mediante sigillatura con
malta epossidica. Questo intervento si attua nel caso in cui la testata
della trave risulta gravemente deteriorata, non più in grado di garantire
un appoggio efficace, e quando la trave stessa non può essere sostituita, o
per motivi economici oppure nel caso di manufatti di particolare pregio
architettonico. Tale tecnica di intervento conferisce, all’appoggio della
trave, elevata resistenza meccanica, assenza di ritiro, durevolezza,
protezione della parte in legno impregnata dalla resina.
Per quanto riguarda il comportamento meccanico, l’intervento
conferisce monoliticità alla testata; l’elemento ricostruito è reso solidale
alla porzione preesistente della trave grazie all’attacco “a spinotto”
costituito dalle barre (generalmente quattro) iniettate con resina
epossidica. Le barre di vetroresina penetrano per almeno 1/10 della
175
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
176
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
L’intervento consente di
realizzare un appoggio sicuro per la
trave del solaio. Presuppone tuttavia
l’integrità della testata della trave
(altrimenti oggetto di intervento
puntuale di ripristino).
L’intervento mira a migliorare
l’appoggio alla muratura della trave lignea ed è adatto nel caso in cui i
dormienti (porzioni di muratura sui quali le travi poggiano) risultano
177
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
178
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
L’intervento è realizzabile
dal basso e comporta sia la
riduzione della luce della trave
che l’alterazione dell’aspetto
dell’intradosso del solaio.
Tale tecnica è consigliata nel caso in cui le testate delle travi siano
particolarmente degradate.
Per quanto riguarda il comportamento meccanico, l’intervento
consente di migliorare la trasmissione dei carichi verticali alla muratura
di appoggio.
Più nel dettaglio tale tecnica si articola nelle seguenti fasi lavorative:
- puntellatura della zona di solaio interessata all’intervento;
179
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
180
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
181
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
182
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
183
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
184
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
fase a)
fase b)
185
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
fase c)
fase d)
186
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
fase e)
fase f)
187
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
188
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
METODOLOGIA DI INTERVENTO - TR 01
CAUSA DEL DISSESTO: Degrado strutturale
OBIETTIVO: Ripristino e miglioramento della capacità
portante (rispetto ai carichi verticali)
METODOLOGIA: Miglioramento della rigidezza flessionale e
della portanza delle travi
TECNICA: Inserimento di tiranti e puntoni metallici
189
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 91: Particolari costruttivi della tecnica di rinforzo della trave lignea con tiranti
ancorati in testata su piastra collocata dentro l’appoggio
190
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
Fig. 92: Rappresentazione grafica della tecnica di rinforzo delle travi lignee con
tiranti metallici
191
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 93: Schema statico del sistema di rinforzo con tirante e contraffissi
Il sistema reticolare che si ottiene rinforzando la trave con l’inserimento di un tirante
metallico all’intradosso e di due contraffissi, garantisce una significativa resistenza
flessionale in relazione alla maggiore altezza utile disponibile ed alla resistenza
assicurata dalla barra di acciaio. Lo sforzo di trazione assorbito dal tirante (catena)
viene scaricato sulle testate della trave generando una compressione equivalente sulla
struttura lignea, che pertanto risulta sottoposta ad una sollecitazione di presso-flessione.
Agendo sul manicotto di regolazione del tirante è possibile modificare la configurazione
della struttura riducendo gli stati deformativi a scapito di un incremento delle
sollecitazioni interne.
Questa tecnica di consolidamento, pur con i limiti determinati dal notevole impatto visivo,
ha permesso in passato di preservare molti soffitti lignei di pregio dal degrado strutturale.
192
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
193
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
194
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
METODOLOGIA DI INTERVENTO - TR 02
CAUSA DEL DISSESTO: Degrado strutturale
OBIETTIVO: Ripristino e miglioramento della capacità
portante (rispetto ai carichi verticali)
METODOLOGIA: Miglioramento della rigidezza flessionale e
della portanza delle travi
TECNICA: Aumento della sezione resistente tramite
apposizione di profili metallici all’estradosso
L’intervento consiste
nell’applicazione di un
profilato metallico
all’estradosso delle travi in
legno del solaio, all’interno
del pacchetto solaio. Il
profilato sarà assicurato alla
trave lignea mediante
fasciatura metalliche.
Tale tecnica è
consigliabile nei casi in cui:
- la sezione resistente della
trave risulta insufficiente,
provocando una eccessiva
deformazione della stessa;
- lo spessore del solaio è
tale da consentire la
realizzazione
dell’intervento;
- il pavimento superiore non riveste particolare interesse storico-
artistico e può essere rimosso per consentire la realizzazione
dell’intervento.
L’intervento consente di aumentare la portata del solaio senza
intervenire dall’intradosso. Volendo evitare trasformazioni all’intradosso,
195
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Più nel dettaglio tale tecnica si articola nelle seguenti fasi lavorative:
- puntellatura della zona di solaio interessata all’intervento;
- installazione dei ponteggi e di tutte le opere provvisionali e di
sicurezza;
- rimozione parziale del pavimento e del relativo sottofondo,
relativi alla zona di solaio interessata;
- taglio degli eventuali travetti di orditura secondaria che
attraversano la trave;
- predisposizione di idonei fori nella muratura per l’alloggiamento
delle testate dei nuovi profili metallici;
- posa in opera del profilato all’estradosso della trave lignea;
- collegamento dei due elementi (profilato metallico e trave lignea)
tramite cravatte metalliche regolabili, poste in tensione da cunei e
biette disposte tra i due elementi collaboranti;
- ricostruzione del pacchetto del solaio;
- esecuzione delle opere di finitura;
- rimozione dei puntelli e delle opere provvisionali.
196
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
METODOLOGIA DI INTERVENTO - TR 03
CAUSA DEL DISSESTO: Degrado strutturale
OBIETTIVO: Ripristino e miglioramento della capacità
portante (rispetto ai carichi verticali)
METODOLOGIA: Miglioramento della rigidezza flessionale e
della portanza delle travi
TECNICA: Aumento della sezione resistente tramite
applicazione di profili metallici in aderenza
L’intervento consiste
nell’inserimento di nuove travi
metalliche in aderenza alla
trave in legno esistente; le
nuove travi sono rese solidali a
quelle lignee mediante cravatte
metalliche.
Tale tecnica è consigliabile
nei casi in cui:
- la sezione resistente
della trave risulta
insufficiente,
provocando una
eccessiva deformazione
della stessa;
- non è possibile
intervenire
dall’estradosso del
solaio;
- è consentito di alterare,
in tutto o parzialmente, l’intradosso del solaio.
L’intervento, eseguibile dall’intradosso, consente di salvaguardare un
pavimento preesistente di particolare interesse storico-artistico.
197
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
198
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
METODOLOGIA DI INTERVENTO - TR 04
CAUSA DEL DISSESTO: Degrado strutturale
OBIETTIVO: Ripristino e miglioramento della capacità
portante (rispetto ai carichi verticali)
METODOLOGIA: Miglioramento della rigidezza flessionale
delle travi
TECNICA: Confinamento di barre di materiale
polimerico fibrorinforzato all’intradosso
travi lignee
199
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fig. 95: L’intervento di rinforzo, necessario per l’eccessiva deformabilità delle travi, è
stato realizzato mediante il confinamento di lamine di CFRP nella zona tesa della trave,
rendendole solidali agli elementi lignei mediante resina epossidica.
200
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
201
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
203
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
214
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
215
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Fase c): applicazione del rinforzo. Ad ogni trave viene applicata, al suo
intradosso, una striscia di tessuto CFRP larga 10 cm e laminata con resina
epossidica.
216
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
217
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
218
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
220
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
Fig. 98: Configurazioni deformate di impalcati tipo (a), soggetti ad azioni nel piano,
nell’ipotesi di solaio infinitamente rigido (b) e di solaio deformabile (c).
221
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
222
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
223
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
224
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
La tecnica è volta
a consolidare solai
preesistenti privi di
cordolature di piano
al fine di consentire,
in zona sismica in
particolare, un
comportamento a
piastra ed una
adeguata uniforme
ripartizione dei
carichi orizzontali
dovuti al sisma;
nonché ammorsare l’orditura principale del solaio alle murature di
perimetro realizzando un adeguato elemento di cerchiatura perimetrale.
L’intervento si articola nelle seguenti fasi operative:
- preparazione delle murature, previa adeguata puntellatura del
solaio;
- allineamento e livellamento travetti in legno mediante martinetti
idraulici;
- pulitura e livellamento con malta cementizia del paramento
murario interno;
- perforazioni di diametro Ø 30 mm orizzontali o inclinate in
relazione alla dimensione e durezza dei blocchi lapidei;
- inserimento delle barre filettate e sigillatura mediante pasta
cementizia o miscele sintetiche;
225
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
226
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
227
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
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Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
232
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
234
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
Oltre agli impieghi sulle travi (come già visto in precedenza), altro
impiego efficace dei materiali compositi fibrorinforzati riguarda
l’applicazione per il rinforzo dell’impalcato ligneo nei confronti delle
azioni nel piano. L’intervento consiste nell’applicazione, sul tavolato di
impalcato, di croci di controvento, realizzate mediante strisce di
materiale composito fibrorinforzato.
235
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
236
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
Questa tecnica di
consolidamento è indicata
quando il solaio
preesistente è in grado di
sopportare l’incremento
dei carichi, dovuti alla
realizzazione della cappa
in cls. L’intervento
consente di ottenere
l’irrigidimento del solaio
nel proprio piano ed una
migliore ed omogenea
ripartizione dei carichi sulla struttura muraria perimetrale. Per tali fattori
risulta particolarmente indicato in zona sismica.
237
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
238
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
239
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Questa recente tecnica nasce dalla constatazione che, per effetto dei
danni conseguenti al terremoto del 1997 di Umbria e Marche, molti
edifici adeguati con la metodologia dell’irrigidimento del solaio tramite
cordolo perimetrale in c.a. ed ancoraggi alla muratura con innesti a coda
di rondine (in ottemperanza al D.M. 16/01/96), sono risultati seriamente
danneggiati. Ciò in quanto il cordolo del solaio, inserito solo
parzialmente nello spessore della muratura, sottoposto all’azione sismica,
innesca fenomeni di instabilità tra i paramenti murari (quello interno e
quello esterno, spesso scollegati tra loro), finendo col caricare solo i
paramento interno, ben vincolato al solaio. Inoltre, nel caso di geometrie
planimetriche non regolari, le nuove masse creano effetti torsionali
aggiuntivi.
Alla luce di tali considerazioni, questa tecnica mira a massimizzare la
capacità resistente della struttura muraria distribuendo le forze sismiche
anche nel piano delle pareti.
Gli elementi incaricati a realizzare il vincolo a livello di solaio e a
trasmettere i carichi sismici dai pannelli ortogonali a quelli paralleli
all’azione sismica, sono elementi resistenti a flessione (ad esempio travi
reticolari) oppure stralli in acciaio, con collegamenti progettati in modo
da avere la distribuzione isostatica delle forze tra le diverse pareti
sollecitate nel piano.
Intervento con elementi resistenti a flessione
La trasmissione alle pareti parallele alla direzione assunta per il sisma
si ottiene mediante la riquadratura delle celle murarie con l’inserimento
di elementi resistenti a flessione. Tali elementi, disposti in aderenza alle
pareti ed alloggiati nello spessore del pavimento oppure all'intradosso del
solaio, sono collegati tra loro, nell'ambito della cella di appartenenza,
mediante cerniere, ed alle pareti murarie mediante delle piastre di
241
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
243
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Intervento a stralli
La trasmissione alle pareti parallele alla direzione assunta per il sisma
delle forze inerziali originate dalla massa di quelle ad esso ortogonali,
che tenderebbero a ribaltare, si può conseguire, oltre alla tecnica a “travi
reticolari” esaminata in precedenza, anche mediante tiranti posti in un
leggero stato di pretensione e realizzati con elementi di acciaio alloggiati
nello spessore del massetto oppure all'intradosso del solaio. I tiranti
collegano piastre in acciaio, vincolate alle pareti da trattenere, a piastre in
acciaio ancorate alle pareti parallele all'azione sismica considerata,
andando a realizzare un sistema di stralli nel piano del solaio.
Fig. 108: Ritegno di una parete muraria al di fuori del proprio piano mediante piastre e
stralli in acciaio
244
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
245
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
246
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
247
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
248
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
Più nel dettaglio tale tecnica si articola nelle seguenti fasi lavorative:
- puntellatura della zona di solaio interessata all’intervento;
- installazione dei ponteggi e di tutte le opere provvisionali e di
sicurezza;
- rimozione parziale del pavimento relativo alla zona di solaio
interessata;
- smontaggio della trave interessata all’intervento, mediante
rimozione della stessa dagli alloggiamenti murari;
- realizzazione dei fori con idonea incrinatura e secondo uno
schema reticolare;
- inserimento delle barre di vetroresina secondo uno schema
reticolare;
- iniezione dei fori con resina epossidica;
- riposizionamento della trave in quota e ripristino degli appoggi;
- ricostruzione del pacchetto del solaio;
- esecuzione delle opere di finitura;
- rimozione dei puntelli e delle opere provvisionali.
249
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
250
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
L’intervento consiste
nell’inserimento di una trave di
legno lamellare incollata a quella
esistente, previa realizzazione di un
incavo longitudinale all’estradosso
della trave da consolidare. Il nuovo
elemento viene reso solidale con la
trave preesistente tramite incollaggio
con resina epossidica. In alternativa
alla trave in legno lamellare, è
possibile inserire, nell’incavo
praticato longitudinalmente alla
trave, un elemento piatto in
acciaio. Anche in questo caso la
solidarizzazione tra i due elementi
si ottiene mediante iniezioni di
resina epossidica (metodo noto a
livello internazionale come Wood
Epoxy Reinforcement System)5.
5
fonte: Progettare il recupero delle strutture in legno, Ed. Maggioli - Rimini 2005
251
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Più nel dettaglio tale tecnica si articola nelle seguenti fasi lavorative:
- puntellatura della zona di solaio interessata all’intervento;
- installazione dei ponteggi e di tutte le opere provvisionali e di
sicurezza;
- rimozione parziale del pavimento relativo alla zona di solaio
interessata;
- rimozione dell’impalcato e dell’orditura secondaria, relativamente
alla zona di solaio interessata;
- realizzazione, all’estradosso della trave, del taglio necessario per
l’alloggiamento della nuova “anima” lignea o metallica;
- ricostruzione del pacchetto del solaio;
- esecuzione delle opere di finitura;
- rimozione dei puntelli e delle opere provvisionali.
252
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
L’intervento non
comporta modifiche dello
schema statico originario
del solaio.
Per quanto riguarda il
comportamento meccanico,
l’intervento determinerà l’aumento della sezione resistente, con il
miglioramento delle prestazioni meccaniche rispetto ai carichi verticali.
253
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
256
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
258
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
259
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
deve avvenire per immersione dei pezzi per un periodo di tempo variabile
dalle dodici alle ventiquattro ore.
Molteplici sono le modalità di trattamento per la preservazione e la
cura del legno, che si differenziano sia dal punto di vista tecnico, sia per
quanto riguarda le possibilità di applicarli ad una produzione industriale,
piuttosto che a singoli elementi o parti di essi. È infatti intuitivo cogliere
la differenza fra tecniche di trattamento per elementi in serie (di
dimensioni più o meno limitate) e interventi mirati su pezzi unici o
comunque particolari per condizioni di inserimento in un dato ambiente,
come sono le strutture di legno negli interventi di recupero o ripristino.
Nel breve excursus sulle varie tecniche di trattamento preservativo e
conservativo, si evidenzieranno le tecniche più facilmente applicabili al
campo del recupero strutturale, ribadendo comunque l'importanza di
conoscere anche quelle di tipo industriale, che vengono applicate al
legname nuovo. Quest’ultimo viene infatti utilizzato frequentemente nei
casi in cui risulta indispensabile intervenire con sostituzioni o
ricostruzioni più o meno puntuali, facendo ricorso a legno nuovo
preventivamente trattato contro funghi, insetti e parassiti.
formazione di catramazione
schermi protettivi
inerti o non
incorporati al legno carbonizzazione
trattamenti spennellatura
superficiali aspersione
tecniche di breve
preservazione prolungata
delle strutture immersione bagno caldo e
lignee dal degrado senza pressione freddo
biologico osmosi
applicazione di bendaggi
antisettici veri e diffusione cartucce o
propri iniezioni
con vuoto iniziale
a pressione
normale
con pressione in autoclave a pressione
superiore
260
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
262
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
263
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
266
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
268
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
269
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
270
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
271
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
272
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
275
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
276
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
279
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
280
Capitolo 5° - Le tecniche di intervento
impalcato in
laterizio
Solaio
umbro- X X X X X X X X X X X X
toscano
con
impalcato in
legno
Solaio
umbro- X X X X X X X X X
toscano
(edilizia
minore)
Solaio “di
mezzane” X X X X X X X X X X
(edilizia
corrente
umbra)
Solaio
marchigiano X X X X X X
(edilizia
rurale)
Solaio
lombardo X X X X X X X X
Solaio
napoletano “a X X X X X
Solai a orditura semplice
panconcelli”
Solaio
napoletano X X X X X
“con ginelle”
Solaio
napoletano X X X X X X X X X X X
“con
tavolato”
Solaio “alla
veneziana” X X X X X X X X X
281
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
282
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
Capitolo 6°
LE LINEE GUIDA E LE ATTUALI TENDENZE DEL
RESTAURO: LA REVERSIBILITÀ DELL’INTERVENTO
283
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
286
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
6.2 IL PRINCIPIO DELLA REVERSIBILITÀ DELL’INTERVENTO
DI RESTAURO - ESTRATTI DAI CONVEGNI:
- International Wood Committee: “Principles for the Preservation of
Historic Timber Structures” (Messico, 1999)
- Convegno Internazionale: “Reversibilità? Concezione ed
interpretazioni nel restauro” (Torino, 2002)
- XIX Convegno Internazionale di Scienza e Beni Culturali: “La
reversibilità nel restauro - riflessioni, esperienze, percorsi di ricerca”
(Bressanone, 2003)
- Convegno Nazionale: “Manutenzione e recupero nella città storica”
(Baia, 2004)
- Convegno Internazionale: “Conservazione delle strutture lignee
antiche” (Firenze, 2005)
287
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
290
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
Si può parlare, lecitamente, di reversibilità quando, invece,
l’approccio metodologico prevede interventi concepiti come semplice
accostamento, puntuale ed attivo, tra strutture antiche e strutture nuove.
Aggiungere, integrare, appoggiare, legare, cerchiare, tirare, spingere,
possono essere considerate azioni reversibili.
Sostituire, iniettare, incollare, demolire, sono certamente irreversibili.
Portando il concetto agli estremi, se ne può dedurre che solo il
puntone rappresenta il vero paradigma dell’intervento strutturale
reversibile, assieme al tirante, il suo duale.
Semplicemente accostato e quindi rimovibile, parallelo ma separato,
esterno e riconoscibile, nuovo ma così essenziale da essere anche antico,
racchiude la forma ed assieme la sostanza del suo modo di funzionare. Il
puntone riduce al minimo la superficie geometrica di interazione tra
vecchio e nuovo e quindi le possibili interferenze tra materiali e, se ben
progettato, è in grado di coniugare la minima invasività con il massimo
dell’efficacia e della durata, coadiuvando, senza esautorarla, la struttura
originaria. Il tirante e il puntone costituiscono soluzioni semplici, quasi
sempre di facile attuazione, esterne e visibili, manutenibili proprio in
quanto visibili, efficaci, rimovibili, ritrattabili (nel senso di controllabili e
regolabili nella loro efficacia), in una parola: reversibili.
Una soluzione alcune volte criticata perché potrebbe legittimare
interventi effimeri e provvisori, esteticamente inaccettabili, che al passare
degli anni si trasformano in definitivi perché poi non si ha il coraggio di
rimuovere. Il puntone e il tirante, invece, devono essere invece
considerate come aggiunte dichiarate e non mimetiche, integrazioni,
completamento, ma prima di tutto devono essere il risultato di un
progetto, e quindi idea, novità strutturale e materica, documento di una
cultura e di una tecnologia, firmato dal progettista e coerente con l’epoca
della sua realizzazione. Il nuovo deve essere visibile ma non deve
prevaricare l’antico, deve lasciare leggibili le preesistenze con cui esso si
confronta e si integra, ma non si contrappone. Apparente ma non
appariscente, visibile ma non ostentato, diverso ma non sfacciato.
B.Appelbaum suggerisce che occorra lasciare al futuro uno spettro di
scelte conservative così ampio come quello esistente prima
dell’intervento stesso.
291
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
292
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
6.3 TECNICHE APPROPRIATE DI INTERVENTO, COMPATIBILI
CON L’ESIGENZA DI REVERSIBILITÀ
294
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
fase descrizione della fase schema grafico corrispondente
Stato di fatto al momento
0 iniziale
Preparazione
1 all’intervento: la trave
viene lavorata per poter poi
accogliere la protesi
Realizzazione
2 dell’intervento di
consolidamento, mediante
l’assemblaggio di protesi
lignea ancorata alla parte
preesistente mediante il
sconfinamento di barre di
vetroresina sigillate con
resina epossidica
Ri-esecuzione
4 dell’intervento di cui alla
fase 2, con le stesse
modalità
295
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
296
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
Il valore Rmecc, considerando tutte le casistiche possibili, è sempre un
valore compreso tra 0 e 1.
Il valore finale che assume “R” (in tutta la scala di valori tra 0 e 1),
viene tradotto in percentuale: pertanto la scala dei possibili valori di “R”
297
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
298
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
1 2 3
travetti di
rottura
dove
P1°interv corrisponde alla media dei valori di pendenza misurati per i
due provini dopo il 1° intervento;
P2°interv corrisponde alla media dei valori di pendenza misurati per i
due provini dopo il 2° intervento.
Pertanto si ottiene:
Rmecc = 124578 = 0,79
157195
300
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
301
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Intervento 1:
Sostituzione della testata della trave con protesi ancorate con barre
confinate.
Dati dimensionali:
- trave: lunghezza = 560 cm; sezione = 24x16 cm
- singolo scasso = 22x3,8x1,6 cm
- protesi : lunghezza media (a vista) = 52 cm
302
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
I coefficienti per il calcolo del “grado di reversibilità”, risultanti dai
calcoli effettuati in virtù delle formule precedentemente enunciate,
assumono, in questo caso specifico, i seguenti valori:
303
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Intervento 2:
Miglioramento della rigidezza flessionale della trave mediante
l’aggiunta di supporti laterali.
304
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
Intervento 2: Miglioramento della rigidezza flessionale della trave
mediante l’aggiunta di supporti laterali
305
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Intervento 3:
Quantificazione del grado di reversibilità di un intervento di
adeguamento antisismico mediante controventatura con tiranti e
cerchiatura perimetrale, con elementi metallici, all’intradosso del
solaio
L’intervento consiste nell’applicare, all’intradosso del solaio, tiranti
metallici vincolati alla muratura perimetrale e alle travi in legno a mezzo
di idonee cravatte metalliche ad ‘u’. La solidarietà tra solaio e muratura
portante perimetrale è assicurata da un profilo perimetrale ad “elle” posto
al di sotto delle travi e collegato ai tiranti. L’intervento consente di
conseguire una maggiore rigidezza del solaio sul proprio piano. È
particolarmente indicato in zona sismica in quanto permette una migliore
trasmissione delle azioni orizzontali alle strutture in elevazione.
Questo tipo d’intervento può essere effettuato indifferentemente
all’intradosso o all’estradosso del solaio ma, nel caso in esame,
supponendo di non poter rimuovere il pavimento soprastante, sarà presa
in considerazione la prima
soluzione (intervento
realizzato all’intradosso).
Questa tecnica di
intervento si articola nelle
seguenti fasi:
- predisposizione,
all’intradosso ed in aderenza
dell’orditura portante del
solaio, di tiranti metallici
disposti alle diagonali
dell’impalcato ed assicurati ai
cantonali murari mediante
piastre bullonate;
- ancoraggio dei tiranti
metallici alle travi lignee
mediante cravatte metalliche saldate al tirante ed ancorate alle travi
lignee mediante spinotti trasversali.
306
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
I coefficienti per il calcolo del
“grado di reversibilità”, risultanti dai
calcoli effettuati in virtù delle formule
precedentemente enunciate, assumono,
in questo caso specifico, i seguenti
valori:
Dati dimensionali:
- n°5 travi: lunghezza = 630 cm;
sezione = 25x25cm
307
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Intervento 4:
Quantificazione del grado di reversibilità di un intervento di
adeguamento antisismico eseguito mediante placcaggio
dell’impalcato con controventi in tessuto di FRP, all’estradosso
Nastri di FRP
Tavolato (1° ordine)
Orditura principale
308
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
la solidarizzazione tra il
rinforzo ed il solaio e
quella tra i due ordini di
tavole.
- Ad operazioni ultimate,
sarà possibile riapporre il
pavimento di calpestio,
tenendo conto di un lieve
aumento della quota di
calpestio dovuta
all’apposizione del nuovo
tavolato. Nel caso di
impalcato realizzato con
pianelle di laterizio, il ruolo
di protezione e di
contenimento
dell’instabilità delle fibre
del composito può essere
assolto da uno strato di
malta di calce.
309
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
310
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE CIRCA LA METODOLOGIA DI
VALUTAZIONE DELLA REVERSIBILITÀ DEGLI INTERVENTI.
R= Σ pi Ri
i=1
311
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
312
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
FATTORE
GRADO DI
INTERVENTO TECNICA DI IMPATTO
REVERSIBILITÀ
VISIVO
APP 01 ricostruzione testata con malta medio basso
epossidica
APP 02 nuovi appoggi con mensole elevato medio
metalliche
APP nuovi appoggi con scarpe elevato medio
03-04 metalliche
TR 01 ripristino flessionale con tirante elevato medio
e contraffissi
TR 02 aumento sezione resistente con basso basso
profilato all’estradosso
TR 03 aumento sezione resistente con elevato elevato
profilato all’intradosso
TR 04 applicazione di materiali medio basso
fibrorinforzati
SIS 01 apposizione di doppio tavolato basso basso
SIS 02 cerchiatura con elementi elevato medio
metallici
SIS 03 collegamento travi/muratura basso basso
con piatti in ferro
SIS 04 controventatura all’intradosso elevato elevato
con controventi metallici
SIS 05 controventatura all’estradosso basso basso
con fasce di frp
SIS 06 apposizione di cappa in cls basso basso
all’estradosso
SIS 07 appoggi scorrevoli elevato medio
multidirezionali
SIS 08 controventature con stralli basso basso
all’estradosso
BIO 01 ripristino travi con reticoli di basso basso
vetroresina
BIO 02 ripristino travi con inserimento basso basso
di anima metallica
BIO 03 aumento sezione resistente elevato elevato
mediante affiancamento nuovi
elementi lignei
313
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
314
Capitolo 6° - Le linee guida e le attuali tendenze del restauro: la reversibilità
dell’intervento
possibilità, in caso di dissesti futuri, di ripristino e di recupero
degli elementi costruttivi originari;
315
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
316
Capitolo 7° - I riferimenti normativi
Capitolo 7°
I RIFERIMENTI NORMATIVI
Premessa
A differenza delle costruzioni in muratura, acciaio e calcestruzzo, in
Italia non esistono norme di calcolo per le strutture in legno prescritte per
legge.
Ciò in quanto, soprattutto in Italia, nei primi decenni del ’900, con lo
sviluppo e la diffusione delle tecnologie in acciaio e in calcestruzzo
armato, il legno è passato in secondo piano, ritenuto (forse erroneamente)
materiale più vulnerabile e meno duraturo.
In realtà proprio in Italia, grazie alla conservazione di numerosi ed
manufatti architettonici, è evidente la dimostrazione che una corretta
progettazione del manufatto ligneo (sia esso solaio intermedio o capriata di
copertura) ne possa garantire la durata nei secoli.
Si possono citare come esempi emblematici le strutture di copertura
delle prigioni dei Piombi a Venezia, le travi di copertura e di solaio visibili
in numerosi edifici nel centro storico di Bologna, le capriate di Palazzo
Vecchio a Firenze, significativo campione di ingegneria del legno del
’500.
È proprio la sensibilizzazione per la conservazione del patrimonio
architettonico e lo sviluppo tecnico-scientifico hanno consentito la
rivalutazione del legno come materiale strutturale, focalizzando una
maggiore attenzione e considerazione da parte dei tecnici verso le strutture
lignee esistenti.
319
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Generalità
I segati classificati a vista sono assegnabili a una determinata
categoria resistente se soddisfano a tutti i requisiti previsti per quella
categoria. È pertanto il difetto peggiore, ovunque esso sia situato nel
segato, a determinare la categoria di appartenenza. Se il segato non
rientra in nessuna delle categorie di qualità strutturale previste, dovrà
essere scartato in quanto “non classificabile per l’uso strutturale”.
Laddove sia prevista la marcatura anche dei segati scartati (ad es. in
regime di assicurazione di qualità), si raccomanda l’uso della sigla “R”
(rejected = scartato).
Umidità di riferimento
I valori relativi a dimensioni, resistenze, difetti ecc. riportati nella
presente norma, salvo esplicita indicazione contraria, si riferiscono a
legname equilibrato al 20% di umidità, quest’ultima riferita alla massa
del legno allo stato anidro.
320
Capitolo 7° - I riferimenti normativi
321
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
- Nodi
Le prescrizioni di cui al presente paragrafo si applicano ai nodi isolati
e ai gruppi di nodi.
Per nodo si intende una qualsiasi porzione di ramo inclusa
nell’elemento ligneo. Per gruppo di nodi si intende un insieme di due o
più nodi pressappoco allineati, che insistono su uno stesso tratto avente
lunghezza pari a 150 mm dell’elemento strutturale, oppure - allineati o
meno - aventi dimensioni e disposizione tale da impedire che fra un nodo
e l’altro del gruppo la fibratura del legno, che aggira i nodi risultando
così localmente deviata, recuperi il suo normale andamento.
Nodi aventi diametro non maggiore di 5 mm non vengono presi in
considerazione.
Sono ammissibili tutti i tipi di nodi (aderenti, cadenti, sani, neri, ecc.).
Sono ammissibili nodi isolati nella misura in cui soddisfino a tutti i
requisiti previsti per il tipo di legname oggetto di classificazione.
322
Capitolo 7° - I riferimenti normativi
Nodi: n1 = nodo isolato; n2 = gruppo di nodi, in quanto nodi allineati a meno di 150
mm di distanza; n3 = nodi isolati, in quanto allineati a più di 150 mm di distanza; n4 =
gruppo di nodi, in quanto anche se a più di 150 mm di distanza la fibratura non recupera
la direzione originale fra i nodi; n5 = nodi isolati, in quanto anche se insistenti su un
tratto minore di 150 mm di lunghezza non sono allineati e la fibratura fra di essi
recupera la direzione originale; n6 = gruppo di nodi, in quanto presentano la fibratura
che non recupera la direzione originale.
323
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Cipollatura
Per cipollatura si intende la tipica fessurazione che segue l’andamento
di uno o più anelli di accrescimento e che può essere dovuta a cause
traumatiche oppure a una naturale predisposizione di certe specie legnose
quali il Castagno, l’Abete bianco e il Larice.
Non sono ammissibili cipollature affioranti su una qualsiasi faccia
dell’elemento.
Singole cipollature non affioranti sono ammissibili solo se si aprono
su una sola testata dell’elemento e se rispondono ai requisiti di diametro
massimo e di eccentricità precisati per i diversi tipi di legname nelle
regole di classificazione.
Se la classificazione avviene su legno avente umedia > 26% (limite
superiore di misurabilità dell’umidità del legno con il misuratore
elettrico), per i tipi di legname che la prevedono, dovrà essere considerata
anche una cipollatura probabile in corrispondenza di ogni anello di
accrescimento (visibile in sezione trasversale sulle testate dell’elemento)
avente spessore almeno doppio dello spessore del più stretto dei due
anelli immediatamente adiacenti (cioè rispettivamente quello che lo
precede e quello che lo segue nella sequenza degli accrescimenti). La
cipollatura probabile è assimilata a tutti gli effetti a quella effettiva, e per
essere ammessa deve soddisfare gli stessi requisiti di quest’ultima.
324
Capitolo 7° - I riferimenti normativi
- Smusso
Superficie arrotondata che raccorda due facce dell’elemento tra loro
perpendicolari.
Tipicamente si tratta della superficie originale del tronco, con o senza
corteccia, non toccata dalla lama della sega.
Lo smusso viene sempre riferito a una sezione di forma e dimensioni
pari alla sezione nominale dell’elemento, assimilando quest’ultima al
325
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
Deformazioni
Variazioni della forma geometrica di un elemento rispetto a quella
ideale di prisma retto.
Sono da scartare tutti i pezzi che presentino arcuatura, falcatura,
svergolamento e imbarcamento eccessivi in relazione al loro impiego
finale. I metodi di misurazione di tali deformazioni sono illustrati nella
figura che segue.
I limiti di ammissibilità per i diversi tipi di legname sono riportati
nelle regole di classificazione.
326
Capitolo 7° - I riferimenti normativi
- Degrado da insetti
Deve essere scartato ogni elemento soggetto ad attiva infestazione da
parte di Insetti in grado di proliferare anche nel legno stagionato (in
genere: Anobidi, Lictidi, Cerambicidi).
Se l’elemento è stagionato, sono ammessi fori di Insetti che attaccano
solo il legno fresco (fori tipicamente rotondi, con alone nerastro, aventi
diametro di circa 2 mm), fino a una presenza massima di 10 fori su un
qualsiasi tratto di 1 m di lunghezza (sommando i fori visibili sulle quattro
facce del pezzo). In caso di attacchi pregressi e comprovatamente
esauriti, sono ammessi in ciascun elemento ligneo fori di Anobidi
(tipicamente rotondi, senza aloni nerastri, aventi diametro non minore di
1,5 mm), fino a una presenza massima di 10 fori su un qualsiasi tratto di
1 m di lunghezza (sommando i fori visibili sulle quattro facce del pezzo).
Comunque, sommando i fori con alone nerastro ai fori praticati dagli
Anobidi, non è ammessa la presenza di più di 10 fori in totale su un
qualsiasi tratto di 1 m di lunghezza del segato.
Non sono ammessi fori prodotti da Lictidi (fori piccolissimi senza
alone, rotondi e tipicamente di diametro non maggiore di 1 mm) o da
327
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
- Degrado da funghi
Deve essere scartato ogni elemento che presenti segni di alterazione
da funghi della carie del legno, tranne il caso dei nodi neri che vengono
considerati altrove.
Altre caratteristiche
- Legno di reazione
La quota ammissibile di legno di reazione (legno di compressione o
“canastro” per le Conifere, legno di tensione per le Latifoglie), viene
determinata in rapporto all’area della superficie della faccia su cui
compare, oppure all’area di una delle sezioni di estremità del segato,
considerando sempre il valore peggiore.
I limiti di ammissibilità per i diversi tipi di legname sono riportati
nelle regole di classificazione.
328
Capitolo 7° - I riferimenti normativi
Altri criteri
Potranno essere presi in esame, ai fini della classificazione,
unicamente criteri che influiscono direttamente sulla resistenza oppure
sull’uso del legname nelle costruzioni.
Qualora un pezzo presenti difetti non elencati nel presente documento,
essi dovranno essere valutati in relazione a quelli elencati; se tali difetti a
giudizio di chi esegue la classificazione, comportano effetti sulla
resistenza minori di quelli che comportano i difetti elencati nel presente
documento, essi possono essere considerati accettabili.
329
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
330
Capitolo 7° - I riferimenti normativi
331
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
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Capitolo 7° - I riferimenti normativi
333
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
334
Capitolo 7° - I riferimenti normativi
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Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
338
Capitolo 8° - L’organizzazione del cantiere di restauro
Capitolo 8°
L’ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE DI RESTAURO
Premessa
L'organizzazione del cantiere di restauro richiede di comporre in un
modello complesso, quasi contraddittorio, opposti sistemi gerarchici (di
tipo industriale) ed equilibrati (di tipo artigianale). Da un lato, in cantiere,
esigenze di produttività e di ottimizzazione delle lavorazioni
consiglierebbero una struttura rigida e disciplinata, quasi come in un
formicaio o in un alveare, dall'altro, nel restauro, esigenze di
comprensione richiederebbero all'opposto una atmosfera libera e pacata
che possa favorire la speculazione e la riflessione. Queste diverse
esigenze, tra gerarchia e servizio, possono comporsi solo in un clima di
solidarietà, di stima e di reciproca attenzione. In cantiere l'aiuto
vicendevole e l'azione di concerto possono trasformare l'accostamento tra
individui in un'occasione di incontro tra persone; infatti le più grandi
fabbriche, come ad esempio le cattedrali gotiche o le fortificazioni, sono
state realizzate da comunità piuttosto che da società. Adottando un rigido
mansionario i lavori saranno invece più lenti, più costosi, impersonali e
meno interessanti. È ben noto quanto queste considerazioni possano
apparire utopistiche, ma non si conoscono altre soluzioni per superare le
scoraggianti difficoltà tipiche delle situazioni complesse, gravose e
impreviste che si verificano in cantiere.
Nell'organizzazione del cantiere di restauro occorrerà tenere presenti
non solo gli schemi relativi all'organizzazione di ogni cantiere edilizio,
per garantire razionali dislocazioni, ma anche e principalmente la
concatenazione delle operazioni che si prevede di dover effettuare.
Rispetto al cantiere di costruzione, la pratica del restauro richiede
numerose accortezze aggiuntive per garantire il decoro dell'opera in
restauro ed evitare danni al manufatto, con un notevole impegno volto
alla previsione, alla vigilanza e all'attenzione continua. Mentre nella
nuova edificazione è possibile ordinare la successione delle lavorazioni
339
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
per contenere il rischio di danni ai materiali più delicati, nel restauro fin
dall'inizio ci si trova a operare in condizioni paragonabili alla finitura e
quindi non è infrequente che mentre si ripara una parte della costruzione
se ne danneggi un'altra. Anche la perdita o l'occultamento di
informazioni deducibili dall'esame del manufatto è un danno grave;
preliminarmente all'apertura del cantiere e durante i lotti di lavoro
occorre quindi condurre un'accurata campagna di rilevamento grafico e
fotografico e indagini stratigrafiche dell'elevato. Prima dei lavori, e in
corso d'opera, si dovrà continuamente aggiornare il repertorio delle
iscrizioni e dei graffiti rinvenuti sul monumento e, ancora, disporre tutte
le opportune protezioni temporanee da approntare per l'esecuzione dei
lavori. Frequentemente sono sufficienti cartoni, strati di pozzolana, tavole
di legno, imbottiture, fogli di nylon e nastro adesivo per evitare gravi
danni accidentali.
Al fine di non complicare e non incrementare le condizioni di
insicurezza nei cantieri di restauro, conviene già nella fase progettuale
ricercare la semplicità, l'essenzialità tra le soluzioni possibili. Le
soluzioni elementari – tutt'altro che banali – risultano quasi sempre essere
le più eleganti e garantiscono maggiore sicurezza, efficienza e
funzionalità.
340
Capitolo 8° - L’organizzazione del cantiere di restauro
341
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
stabilisce un uso promiscuo degli spazi comuni (androne, scale, ecc.) tra
gli addetti e i non addetti ai lavori. In ogni caso i percorsi (dei primi e dei
secondi) dovranno essere distinti e le rispettive vie di fuga non dovranno
intralciarsi vicendevolmente.
Il cantiere dovrà in ogni caso essere delimitato in modo appropriato,
stabilendo i percorsi e la viabilità interna, gli accessi pedonali per i
diversi operatori e quelli carrabili. Questi ultimi condizioneranno le
scelte circa l'uso delle macchine e degli impianti che dovessero rendersi
necessari per le lavorazioni.
All'esterno dovrà essere esposto il cartello di cantiere. All'interno
dovranno essere posizionati in modo accessibile e sicuro il quadro
elettrico, il telefono, gli estintori e una bacheca.
Dovranno essere individuati e allestiti specifici locali e spazi per:
- l’ufficio per l'attività dei tecnici e per la conservazione della
documentazione di cantiere;
- il locale deposito utensili ed attrezzature;
- il deposito di materiali e prodotti (con attenzione per i prodotti
deperibili e a rischio);
- il locale infermeria o, in alternativa, localizzazione della cassetta di
pronto soccorso;
- il locale spogliatoi e servizi igienici, commisurati al numero massimo di
operatori compresenti in cantiere;
- il locale mensa (se richiesto dalla particolare entità).
Poiché gli spazi necessari per allestire tali locali sono solitamente
difficili da reperire, soprattutto nei cantieri collocati nei centri storici, si
potrà provvedere, dove possibile, a individuare nella stessa struttura
oggetto dell'intervento degli ambienti da adibire, almeno
temporaneamente, a tali scopi. Per quanto riguarda la mensa ci si potrà
servire di locali di ristoro esterni.
Sarà opportuno infine stabilire in modo appropriato dove e come
allestire opere provvisionali, quali impianti e macchine dovranno essere
stabilmente o temporaneamente presenti in cantiere, quale sarà l'area
operativa. Fondamentale è anche la collocazione della gru (ove
necessaria), in posizione strategica per la conduzione corretta e sicura dei
lavori.
343
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
347
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
348
Capitolo 8° - L’organizzazione del cantiere di restauro
Come descritto nei capitoli precedenti, gli agenti nocivi per il legno
sono rappresentati da insetti e da funghi. I prodotti utilizzati per il
trattamento devono rispondere sostanzialmente a tre obiettivi:
- individuare il tipo di agente biologico annidato nel legno;
- distruggerlo, calibrando la quantità di sostanza da impiegare in
relazione al caso;
- impedire il rinnovarsi del fenomeno.
Questi obiettivi solitamente implicano l'impiego di sostanze e prodotti
che possono risultare rischiosi; in particolare si tratta di:
- sostanze attive , quali insetticidi e funghicidi, spesso associati nello
stesso prodotto, presenti sul mercato in grande quantità. Alcuni, come il
piretro, sono conosciuti per la loro efficacia e quindi utilizzati già da
secoli. I prodotti di sintesi chimica messi a punto nel nostro secolo sono
però molto più efficaci, anche se la maggior parte di essi è caratterizzata
da una nocività che solitamente è proporzionale alla loro incidenza. Non
risultano invece tossici i prodotti a base di piretro.
Le sostanze attive sono solitamente non volatili o poco volatili e, di
regola, non sono infiammabili.
Il capofila dei funghicidi è il pentaclorofenolo, raramente utilizzato
puro; può infatti contenere una buona percentuale (fino al 18%) di altre
sostanze dotate di una loro tossicità. Il principale insetticida è invece
l'esaclorocicloesano, largamente impiegato e spesso associato al
pentaclorofenolo. È estremamente tossico.
- vettori , rappresentati da un solvente o da un insieme di solventi
organici aventi il compito di veicolare in profondità la sostanza attiva.
Sono utilizzati con i prodotti che hanno lo scopo di preservare il legno
dai possibili attacchi, sia come solventi principali o diluenti per le
preparazioni in fase solvente, sia come cosolventi in debole quantità nelle
351
Un nuovo approccio metodologico al recupero dei solai in legno
352
Capitolo 8° - L’organizzazione del cantiere di restauro
dei punti in cui il nuovo elemento dovrà essere connesso al resto della
struttura;
- posa del nuovo elemento: dovranno essere studiate le manovre per
portare in quota il nuovo elemento, servendosi, laddove necessario, di
appropriati mezzi meccanici. Seguirà la lavorazione di connessione del
nuovo elemento alla struttura esistente. I rischi che si manifestano sono
quelli di possibile caduta dall'alto, posture incongrue, danni da
movimentazione manuale dei carichi e quelli di tipo chimico, qualora
vengano adottati prodotti adesivi.
354
BIBLIOGRAFIA (in ordine cronologico)
355
[10] MARULLIER E., Guida pratica per la costruzione degli edifici,
Unione Tipografica - Editore Torinese, Torino 1914.
[15] Manuale del recupero del Comune di Roma, Edizioni DEI, Roma
1989.
[19] RONCA P., GELFI P., Il consolidamento dei solai in legno: studio
sperimentale sui connettori tra trave in legno e cappa in
calcestruzzo armato, IV Convegno ASSIRCO, Prato 3-5 giugno
1992.
356
[21] DE SIVO B., IOVINO R. (a dura di), Manuale del recupero delle
antiche tecniche costruttive napoletane, CUEN, Napoli 1993.
357
[32] LANER F., Legno e diagnostica delle strutture, Peter Cox, 2003.
358
FONTI DELLE IMMAGINI
Manuale del recupero del Comune di Roma, Edizioni DEI, Roma 1989:
figg. 37-43; tavv. A1-7; tavv. B1-8
DE SIVO B., IOVINO R. (a dura di), Manuale del recupero delle antiche
tecniche costruttive napoletane, CUEN, Napoli 1993 :
figg. 52-58
359
SANTORO L., Tipologie edilizie e interventi di miglioramento
strutturale. Valutazioni di sicurezza sismica e modalità di intervento
conformi all’ordinanza P.C.M. n°3274/2003, Dario Flaccovio Editore,
Palermo 2004 :
figg. 99
360