Il libro affronta il problema del rapporto con Cristo nel presente. Dopo duemila anni Cristo raggiunge
l'uomo attraverso una realtà che si può vedere e toccare, l'unità di coloro che sono stati afferrati da
Lui e che Lo riconoscono: la Chiesa.
1. La Chiesa si è posta e si pone nella storia come luogo del rapporto con Cristo vivo. Dopo la
resurrezione di Cristo, il gruppo di coloro che l'avevano seguito si rinsalda, non in forza di un
ricordo, ma perché Lui risorto si rende presente in mezzo a loro (dagli Atti degli Apostoli,
Luca racconta la vita del gruppo di discepoli e amici che rimangono uniti dopo la Sua morte,
in Lui.) Da cosa deriva la forza di questa unione? Questo gruppo ci dice che Dio non è venuto
al mondo per essere ricordato in una memoria astratta, ma egli rimane nella storia
dell'uomo personalmente e con il volto vivo della comunità cristiana: la Chiesa. Luca ci parla
anche di numerose apparizioni di Gesù, che non sono solo immaginazioni, ma colloqui che
testimoniano una presenza familiare, un Dio con noi. C'è perciò una continuità fisiologica tra
Cristo e questo primo nucleo della Chiesa: essa inizia il suo cammino nel mondo come
continuità della vita di Cristo, presente e attivo tra loro. Ad esempio negli Atti degli Apostoli,
per scegliere il sostituto di Giuda, gli altri chiedono proprio a Cristo di aiutarli in questa
decisione, la sorte ricade su Mattia). L'assiduità e la concordia nella preghiera di questa
prima comunità, da dove deriva? Non certo dalla passione di Cristo, che avrebbe invece
creato spaccature, ma dalla fiducia e dalla fede in Lui, sentito come presente, che on li ha
mai abbandonati. Per loro Gesù è testimonianza e non ricordo. Sorge però il problema della
Chiesa, strettamente connesso a quello stesso Gesù. Prima di affrontarlo bisogna
inquadrarlo nella sua radice di continuità con la vita di Cristo: perché fidarsi di un uomo se
poi bisogna abbandonarlo? Conclusione: la Chiesa è il continuum di Cristo. Il problema della
Chiesa porta a verificare continuamente questa radice profonda. La prime comunità
esprimevano la loro unione con Cristo attraverso le confessioni di fede: il contenuto della
fede è Dio attivo e presente, quindi Cristo, le sue opere e la sua sorte.
I tre fattori costitutivi: affrontiamo ora il triplice fattore costitutivo del gatto cristiano così come
appare fenomenicamente nella storia: domandiamoci come un contemporaneo delle origini
avrebbe, dal di fuori, osservato l'emergere della Chiesa, quali sono le sue caratteristiche intrinseche?
1. La Chiesa di presenta all'osservatore, cioè il fatto cristiano si mostra alla storia come
COMUNITA'. La Chiesa ha cominciato a farsi vedere, a proporre agli altri di sé una prima
percezione che è evidentemente comunitaria. Si tratta di un fenomeno sociologicamente
identificabile, un gruppo visibile di persone legate tra loro, chiamato con il termine Ecclesia
Dei, i radunati da Dio, in quanto scelti da Lui. L'idea cristiana di Chiesa che esprime la vita e la
preghiera comunitaria, dimensione fondamentale del movimento di Dio nella storia, nasce
dall'ebraismo; da un concetto chiave dell'antico testamento: "Israele come popolo di Jahvè".
Gesù stesso ha vissuto in quella tradizione ed ha insegnato ai discepoli ad attingere alla
profondità del metodo (Pater nostrum: utilizzo della prima persona plurale, es. Padre nostro
dacci... rimetti a noi... = comunità) che essa fa emergere, il metodo con cui Dio si è messo in
rapporto con l'uomo. Credere in un solo Dio è nello stesso tempo credere in un Padre
comune a tutti.
2. In secondo luogo, i primi cristiani sono consapevoli che tutto ciò che accade in loro di
eccezionale non è frutto della loro adesione, intelligenza o volontà, ma dono misterioso
dello Spirito, di una "forza dall'Alto" che li ha investiti. La gente che si raccoglieva pensava
che la loro vita fosse mossa e trasformata per dono dello Spirito, che non significa solo che è
un qualcosa che discende dall'Alto, ma che sta alla radice dell'essere e ci definisce.
3. Infine il fatto cristiano da inizio ad un nuovo tipo di vita, descritta nel Nuovo Testamento con
il termine koinonia (comunione), un modo di essere e di agire, un modo di vivere proprio
della collettività cristiana, una maniera di rapportarsi con Dio e con gli uomini e che indica un
gruppo di persone che ha qualcosa in comune, che condivide. Infatti vivere in koinonia
implicava un possesso in comune e