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Teologia II – Alberto

Perché la Chiesa, Luigi Giussani

Il libro affronta il problema del rapporto con Cristo nel presente. Dopo duemila anni Cristo raggiunge
l'uomo attraverso una realtà che si può vedere e toccare, l'unità di coloro che sono stati afferrati da
Lui e che Lo riconoscono: la Chiesa.

Sezione prima: La pretesa permane.


Parte prima: Al cuore del problema Chiesa.
Nella prima parte si risponde alla domanda: "Io, che vengo il giorno dopo quello in cui Cristo se n'è
andato, come faccio a sapere con ragionevole sicurezza se si tratta di qualcosa che mi interessa?"
(Con quale metodo ho la possibilità di essere ragionevole nell'aderire alla proposta cristiana?)
Storicamente sono state date tre risposte diverse, che descrivono altrettanti capitoli della storia
culturale dell'Occidente e, al tempo stesso, indicano tre atteggiamenti con cui l'uomo di oggi può
guardare la proposta cristiana e tre modalità che divengono nostre, non solo nell'affrontare le Sacre
Scritture, ma anche per analisi degli avvenimenti della nostra esistenza.
1. Approccio storico-razionalistico: considera il cristianesimo come un fatto del passato e
raccoglie i dati provenienti dal passato (fonti e testimonianze) per ricostruire la vita di Gesù.
Vi è quindi l'applicazione della "ragion storica" al fatto di Cristo (ovvero la raccolta e il vaglio
delle fonti), tuttavia il risultato è un Cristo ignoto. Infatti la diversità e la molteplicità di
interpretazioni possibili, come avviene anche nella storia, fa sì che non possiamo affermare
nulla di certo circa questo Annuncio straordinario. Questo atteggiamento riduce il contenuto
dell'annuncio cristiano (Dio presenza umana, Emmanuel) prima di averlo preso in
considerazione.
2. Approccio protestante: è puramente religioso. Dio è riconosciuto come di molto superiore
all'uomo e per sua natura è quindi inimmaginabile da mente umana. Ma se Dio si è reso
presenza, dimostrabile in un solo punto, Cristo, come è possibile capirlo? Con lo spirito che
da Dio soffia verso il nostro cuore e lo illumina interiormente, facendogli sentire la verità
sulla persona di Cristo. Si tratta di un incontro interiore come quello che caratterizza i profeti
(uomini ispirati dal divino). Errori: entrambi i metodi, apparentemente opposti fra loro,
hanno un denominatore comune, riconducono il fatto cristiano ad un fenomeno
soggettivistico e quindi con una grande pluralità di interpretazioni. L'incontro con Cristo non
è un'esperienza interiore, ma esteriore, altrimenti Dio non si sarebbe fatto uomo.
3. Approccio ortodosso-cattolico: è l'unico ad essere coerente alla struttura dell'avvenimento
cristiano verificatasi duemila anni fa: per conoscere Cristo, Dio fatto carne, è necessario un
incontro umano. Questo incontro è esteriore ed è capitato a chi l'ha conosciuto davvero. E
quindi noi oggi come facciamo? Troviamo la risposta con il Vangelo di Luca: molti
desideravano incontrarlo, ma Gesù non riusciva ad essere dappertutto. Allora cominciò a
mandare nel Suo nome gli apostoli, coloro che gli erano più vicini, per parlare alla gente. Ma
per la gente che li accoglieva, che volto aveva Dio? Il volto degli Apostoli, Gesù ha infatti
detto "Chi ascolta voi, ascolta me".
Il terzo approccio viene considerato quello più giusto per confrontarsi con la pretesa cristiana. Tale
metodo è l'imbattersi in una realtà fatta di coloro che credono in lui: storicamente parlando, la
Chiesa. L'energia con la quale Gesù è destinato a possedere tutta la stoia e tutto il mondo è quella
datagli dall'assimilare a sé le persone che il Padre gli affida, la persona cui lo Spirito dona la fede in
Lui. Esso inoltre valorizza gli aspetti salienti dei primi due metodi, favorendo l'indagine storica, che si
comprende fino in fondo solo all'interno di un'esperienza nel presente: fare quell'esperienza oggi
(revisione approccio storico-razionalista) ed esaltare la possibilità del rapporto personale con Cristo,
che si realizza al massimo grado di fronte alla presenza carnale del Mistero (revisione approccio
protestante).

Parte seconda: I fattori costitutivi del fenomeno cristiano nella storia.


Affrontiamo il problema della Chiesa in tre punti:
1. Chiesa come fenomeno storico
2. Come la Chiesa pone sé stessa nella storia: chi è?
3. Verifica delle affermazioni della Chiesa: è vero? Come dimostrarlo?

1. La Chiesa si è posta e si pone nella storia come luogo del rapporto con Cristo vivo. Dopo la
resurrezione di Cristo, il gruppo di coloro che l'avevano seguito si rinsalda, non in forza di un
ricordo, ma perché Lui risorto si rende presente in mezzo a loro (dagli Atti degli Apostoli,
Luca racconta la vita del gruppo di discepoli e amici che rimangono uniti dopo la Sua morte,
in Lui.) Da cosa deriva la forza di questa unione? Questo gruppo ci dice che Dio non è venuto
al mondo per essere ricordato in una memoria astratta, ma egli rimane nella storia
dell'uomo personalmente e con il volto vivo della comunità cristiana: la Chiesa. Luca ci parla
anche di numerose apparizioni di Gesù, che non sono solo immaginazioni, ma colloqui che
testimoniano una presenza familiare, un Dio con noi. C'è perciò una continuità fisiologica tra
Cristo e questo primo nucleo della Chiesa: essa inizia il suo cammino nel mondo come
continuità della vita di Cristo, presente e attivo tra loro. Ad esempio negli Atti degli Apostoli,
per scegliere il sostituto di Giuda, gli altri chiedono proprio a Cristo di aiutarli in questa
decisione, la sorte ricade su Mattia). L'assiduità e la concordia nella preghiera di questa
prima comunità, da dove deriva? Non certo dalla passione di Cristo, che avrebbe invece
creato spaccature, ma dalla fiducia e dalla fede in Lui, sentito come presente, che on li ha
mai abbandonati. Per loro Gesù è testimonianza e non ricordo. Sorge però il problema della
Chiesa, strettamente connesso a quello stesso Gesù. Prima di affrontarlo bisogna
inquadrarlo nella sua radice di continuità con la vita di Cristo: perché fidarsi di un uomo se
poi bisogna abbandonarlo? Conclusione: la Chiesa è il continuum di Cristo. Il problema della
Chiesa porta a verificare continuamente questa radice profonda. La prime comunità
esprimevano la loro unione con Cristo attraverso le confessioni di fede: il contenuto della
fede è Dio attivo e presente, quindi Cristo, le sue opere e la sua sorte.

I tre fattori costitutivi: affrontiamo ora il triplice fattore costitutivo del gatto cristiano così come
appare fenomenicamente nella storia: domandiamoci come un contemporaneo delle origini
avrebbe, dal di fuori, osservato l'emergere della Chiesa, quali sono le sue caratteristiche intrinseche?
1. La Chiesa di presenta all'osservatore, cioè il fatto cristiano si mostra alla storia come
COMUNITA'. La Chiesa ha cominciato a farsi vedere, a proporre agli altri di sé una prima
percezione che è evidentemente comunitaria. Si tratta di un fenomeno sociologicamente
identificabile, un gruppo visibile di persone legate tra loro, chiamato con il termine Ecclesia
Dei, i radunati da Dio, in quanto scelti da Lui. L'idea cristiana di Chiesa che esprime la vita e la
preghiera comunitaria, dimensione fondamentale del movimento di Dio nella storia, nasce
dall'ebraismo; da un concetto chiave dell'antico testamento: "Israele come popolo di Jahvè".
Gesù stesso ha vissuto in quella tradizione ed ha insegnato ai discepoli ad attingere alla
profondità del metodo (Pater nostrum: utilizzo della prima persona plurale, es. Padre nostro
dacci... rimetti a noi... = comunità) che essa fa emergere, il metodo con cui Dio si è messo in
rapporto con l'uomo. Credere in un solo Dio è nello stesso tempo credere in un Padre
comune a tutti.

 Antica e Nuova consapevolezza: la scelta di Dio


La preferenza di Dio, cioè Dio fa una scelta tra gli uomini (primo scandalo che l'azione di Dio
provoca nell'uomo). Nasce l'idea di un'appartenenza, che definiva il popolo ebraico, ed ora,
la coscienza di quel gruppo di presone che formano il primo corpo della Chiesa.
Nell'esperienza cristiana emerge la certezza di realizzare il vero popolo di Jahvè: il vero e
definitivo popolo di Dio nel mondo. Si può parlare di rivoluzione culturale. La rivoluzione sta
nel fatto che quel gruppo delle origini che si andava ingrandendo, pur riconoscendosi popolo
di Dio nella tradizione, affermava di non essersi formato da un'origine etnica (come gli
ebrei). Il popolo di Dio è infatti formato da coloro che Dio mette insieme, nell'accettazione
della venuta del suo Figlio (radunati insieme dalla fede in Cristo).
 Un nuovo concetto di verità
Il mondo occidentale in riferimento al mondo greco-latino utilizza spesso come metafora per
indicare la verità, la luce, la luminosità del vero. Un'evidenza che mette in gioco per prima
cosa i propri occhi, la propria capacità di visione. Nella Bibbia la definizione della verità più
frequente, si trova in un'altra metafora: la roccia o la rupe. Un posto sicuro, solido, un riparo.
Chiarifica cosa sia per l'uomo il divino: ciò su cui ci si può aggrappare, costruire, avere un
senso. Qual è il metodo che emerge da questa metafora? L'uomo è più persuaso da ciò che
ascolta e non da ciò che vede. L'uomo si appoggia alla totalità del tu per conoscere, non può
affidarsi a sé stesso. Figura del testimone: ti affidi alle sue parole, alla sua persona, ad una
stabilità e solidità per sapere la verità. La testimonianza è un'unità vivente. La prima
esperienza di Chiesa è proprio la testimonia Dio fatto uomo nel mondo.
 Ecclesia Dei: come si definivano le prime comunità
Il termine greco ekklesia vuol dire assemblea; questo non implica nessun riferimento preciso
alla vita cristiana, ma un'aggregazione generale e di vario tipo. L'introduzione del genitivo
Dei segnala invece la novità: da una parte (gen. oggettivo) che il contenuto di tale assemblea
è Dio, dall'altro (gen. Soggettivo) che Dio stesso raccoglie la comunità. I raccolti da Dio. Es. Tu
sei Pietro, su di te fonderò la mia Chiesa... la scelta non è di Pietro o degli apostoli, è di Dio
che li raduna nell'accettazione di Suo Figlio. Il termine ekklesia può essere utilizzato sia al
singolare che al plurale, ma la novità sta nel parlare di una Chiesa totale, formata da ogni
piccola comunità che trae il suo valore da essa e allo stesso tempo la rappresenta tutta,
incarna il Mistero della chiamata.

2. In secondo luogo, i primi cristiani sono consapevoli che tutto ciò che accade in loro di
eccezionale non è frutto della loro adesione, intelligenza o volontà, ma dono misterioso
dello Spirito, di una "forza dall'Alto" che li ha investiti. La gente che si raccoglieva pensava
che la loro vita fosse mossa e trasformata per dono dello Spirito, che non significa solo che è
un qualcosa che discende dall'Alto, ma che sta alla radice dell'essere e ci definisce.

 Il Dono cambia la personalità


I primi cristiani sapevano che ciò che stava accadendo alla loro vita era qualcosa di
eccezionale. Questa investitura toccava il loro essere nel profondo e si sentivano differenti
nel mondo, nella società, erano forza comunicativa. Immagine dell'unzione e del sigillo:
imprimo un cambiamento (nella personalità) e mi identifico nella scelta di Dio. La
trasformazione è per tutti i credenti e battezzati, non per gli eletti. Dio però lascia sempre la
libertà all'uomo di porsi dinnanzi a Lui con volto sorpreso e colmo di stupore o arcigno,
diffidente. Siamo liberi di sceglierLo, la resistenza alla Sua persona si chiama "durezza di
cuore". Questo dava inizio ad un cambiamento sperimentabile: l'alba di un mondo nuovo. I
cristiani con il dono dello Spirito hanno la possibilità di incominciare a sperimentare la realtà
in modo nuovo, ricco di verità, carico d'amore, in questo la capacità di pronunciarsi davanti
al mondo, testimonianza e missione. Lo Spirito da impeto a queste nuove persone a
mostrarsi e testimoniarsi al mondo. Il primo manifestarsi di questo impeto è la Pentecoste.
La presenza dell'energia con cui Cristo attesta il suo dominio sulla storia è il miracolo. Cirsto
si è imposto nella storia con un'eccezionalità, una straordinaria capacità che nel vangelo
viene detta Miracolo o Segno. Anche nelle prime comunità cristiane la presenza di Cristo era
segnalata da un'esperienza sensibile (gente battezzata che parlava molteplici lingue,
atteggiamenti prodigiosi, ecc.). Ma qual è il miracolo più grande di Cristo? La sua Chiesa, le
persone che credono in Lui e sono radunate nel suo nome, ancora oggi, duemila anni dopo.

3. Infine il fatto cristiano da inizio ad un nuovo tipo di vita, descritta nel Nuovo Testamento con
il termine koinonia (comunione), un modo di essere e di agire, un modo di vivere proprio
della collettività cristiana, una maniera di rapportarsi con Dio e con gli uomini e che indica un
gruppo di persone che ha qualcosa in comune, che condivide. Infatti vivere in koinonia
implicava un possesso in comune e

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