Sassari
Anno Accademico 2017/2018
Concerto K175
Per "stile classico" s'intende, nella storia della musica, la maniera di comporre,
soprattutto strumentale, fiorita tra la seconda metà del Settecento e i primi decenni
dell'Ottocento nei paesi di lingua tedesca, e in particolare a Vienna (I scuola di Vienna), e
i cui maggiori esponenti sono J. Haydn, W. A. Mozart e L. v. Beethoven.
Benchè i tre compositori vengano considerati tutti esponenti dello stile classico è
possibile notare come siano presenti delle notevoli differenze nel modo di comporre e
questo ''grazie'' anche al cambiamento dell'impiego del musicista nella società infatti :
Haydn (1732-1809) era il maestro di cappella del principe Esterazhy, vale a dire che
doveva comporre non secondo la propria ispirazione, ma quando il suo datore di lavoro
glielo chiedeva. Questo fu uno dei motivi per il quale fra i tre compositori egli scrisse più
composizioni, basti pensare alle sue 104 sinfonie e ai suoi quartetti, infatti egli a causa
del lavoro fa utilizzo di ''economia'', una tecnica utilizzata dai compositori per riuscire
ad utilizzare tutte le potenzialità di un tema per la costruzione di un brano. Haydn è
l'unico musicista che non abbia mai studiato in una vera scuola di musica, quindi nelle
sue opere spesso si riscontrano temi di carattere popolare ed è considerato il padre della
sinfonia, del quartetto e primo e vero codificatore della forma sonata.
Esposizione
La prima parte della forma-sonata costituisce l'esposizione dei temi: il primo tema ha in
genere un carattere energico e drammatico ed è proposto nella tonalità fondamentale del
brano; il carattere del secondo tema è proposto in una tonalità diversa (quella della
Dominante della tonalità d'impianto, se questa è maggiore, o la relativa maggiore, se la
tonalità d'impianto è minore).
esempio:
- 1° tema in Do maggiore (tonalità d'impianto) - 2° tema in Sol maggiore (alla
Dominante);
Sviluppo
Nello sviluppo il compositore riprende le idee musicali presentate nell'esposizione e le
rielabora. La funzione dello sviluppo è quella di utilizzare gli elementi precedentemente
esposti (primo tema, episodi di collegamento, secondo tema, codette) per elaborarne gli
aspetti più interessanti attraverso continue modulazioni ad altre tonalità.
Ripresa
La differenza fondamentale tra l’esposizione e la ripresa è che ora il secondo tema è nella
stessa tonalità del primo. Per questo motivo il ponte non è più “modulante”. Esso viene
utilizzato ancora come episodio di collegamento tra i due temi. A volte per caratterizzare
con efficacia la conclusione del brano il compositore inserisce ancora un episodio
chiamato “coda”.
I movimenti della sinfonia classica sono generalmente quattro, allegro, adagio, minuetto,
finale:
• Un movimento lento, la cui struttura può variare; le forme più impiegate sono la
Romanza, il tema e variazioni e il rondò, sebbene con Mozart inizino ad esserci esempi di
forma-sonata (ad esempio nella Sinfonia K 551).
• Un minuetto, in tempo moderato, che costituisce in genere il movimento più breve della
sinfonia. A partire da Beethoven esso viene sostituito da uno scherzo.
Il primo e l'ultimo movimento sono quasi sempre nella stessa tonalità (che è per
definizione quella dell'intera sinfonia), mentre per i movimenti centrali è presente una
variabilià notevole; se la tonalità d'impianto è minore, il movimento lento è molto spesso
nel relativo maggiore, mentre se la sinfonia è basata sul modo maggiore esso è di solito
nella tonalità della dominante o della sottodominante.
Talvolta la sequenza tra i due movimenti centrali, tempo lento e scherzo, risulta invertita.
Mozart scrisse ventisette concerti per pianoforte: venticinque per un solo pianoforte,
uno per due pianoforti e uno per tre pianoforti. La forma del concerto non fu inventata da
Mozart, ma egli la sviluppò grandemente, togliendo alla tastiera il semplice ruolo di
continuo come in epoca barocca, affidandolo all'orchestra nel suo complesso. Nei
manoscritti che ci sono pervenuti si trovano indizi del fatto che Mozart abbandonò del
tutto il ruolo del solista come continuo: nei passaggi orchestrali, infatti, la tradizionale
funzione della tastiera è svolta da un contrabbasso. Ciò suggerisce anche che quando
Mozart suonava personalmente era solito dirigere l'orchestra dalla tastiera. I primi quattro
concerti per pianoforte, risalenti al 1767, non sono composizioni originali, ma delle
trascrizioni, di sonate di Raupach e Honauer. Il primo "vero" concerto di Mozart (il n. 5
in re maggiore, KV 175) venne composto sette anni più tardi, nel dicembre 1773. La
maggior parte dei concerti per pianoforte fu scritta in inverno: i concerti, o "accademie",
per cui queste composizioni erano scritte, si tenevano invariabilmente in inverno, e
soprattutto durante la Quaresima, quando per precetto religioso i teatri erano chiusi e non
c'era altro divertimento. Mozart eseguì dei concerti anche in occasione di spettacoli
privati, organizzati in casa di persone aristocratiche, sebbene questi non fossero ritenuti
una buona fonte di guadagno giacché i nobili erano soliti ricompensare i musicisti con
orologi o ciondoli, piuttosto che con denaro sonante. La forma più redditizia di concerto
durante il periodo quaresimale era il concerto con pubblica sottoscrizione: i vari protettori
pagavano in anticipo una somma fissa per tutta la stagione, a prescindere dal fatto che poi
avrebbero assistito o meno ai concerti. Con i soldi raccolti si pagavano l'affitto di una
sala, l'illuminazione, il riscaldamento e i compensi per gli orchestrali. Quello che
rimaneva era il guadagno di Mozart
6.Il concerto per pianoforte K175
Fu scritto da Mozart nel 1773, ossia a 17 anni, subito dopo il rientro a Salisburgo dal suo
terzo e ultimo viaggio in Italia ed è considerato come il primo concerto per pianoforte
(escludendo i primi che altro non sono delle trascrizioni di sonate di altri compositori).
Egli lo riterrà la sua composizione per pianoforte più riuscita, e la eseguirà più volte in
pubblico fino a pochi mesi dalla morte. Addirittura, per adattarlo alle esigenze del
pubblico viennese (musicalmente differente da quello della città di Mannheim per il
quale, probabilmente, il concerto era destinato), scriverà un nuovo Rondeau per il finale
(il K 382).
La struttura del concerto segue i canoni tradizionali; infatti è suddivisa in tre movimenti:
-Allegro
-Allegro
Allegro.
Bibliografia
Surian Elvidio, ''manuale di storia della musica'', vol.2, Milano, Ruggimenti editore,
1995;
Della Croce Luigi, ''I concerti di Mozart''- guida all'ascolto'', Milano, Mondadori, 1983;
Rosen, Charles, ''Lo stile Classico - Haydn, Mozart, Beethoven'' Milano, Feltrinelli, 1979;