per raccontare i mov imenti “lenti e profondi” che non fanno rumore
Le emozioni
sono passi di danza
intervista a Marianella Sclavi
esperta di Arte di ascoltare e gestione creativa dei conflitti
di Wilma Massucco
Marianella Pirzio Biroli Sclavi insegna Etnografia Urbana alla I Facoltà di Architettura del Politecnico di
Milano. Svolge corsi di “Ascolto del territorio” (metodologie di progettazione inclusiva o partecipata) a
Ingegneria Ambientale dell’Università di Trento, alla Trento School of Management, al master di Social
Planning del Politecnico di Milano e in vari corsi di specializzazione sulla Cooperazione Internazionale.
È consulente in programmi di risanamento dei quartieri in crisi, in programmi di progettazione degli spazi
pubblici con gli abitanti, con incarichi dei comuni di Torino (1998-2002), Bolzano (2004), Bologna (2005).
Ha scritto, tra gli altri: La Signora va nel Bronx (1994 e 2000, Bruno Mondadori, maggio 2006); A una
spanna da terra. Una giornata di scuola negli Stati Uniti e in Italia e i fondamenti di una metodologia umo-
ristica (1989, Bruno Mondadori, Milano, 2005); Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle
cornici di cui siamo parte (2000, Bruno Mondadori, Milano, 2003); Avventure urbane. Progettare la città
con gli abitanti (Eleuthera ed, Milano 2002, M.Sclavi et al, con postfazione di Giancarlo De Carlo).
l’altro a cambiare danza. Le tecniche della applicata all’area delle Ex Fonderie, una
nonviolenza si basano proprio su questo fabbrica dismessa in centro città con un
principio: contrappongo alla forza della alto valore storico e sociale per la citta-
violenza fisica la forza morale, cioè sposto dinanza. In un primo momento l’ammini-
la danza dal piano fisico a quello morale. strazione comunale voleva abbattere le
Questo principio vale anche per le emo- Ex Fonderie per costruire appartamenti e
zioni in generale. L’invidia, per esempio, uffici ex novo, ma poiché la cittadinanza
non è l’emozione provata da una persona ha manifestato un forte desiderio della
individualmente, ma è il risultato della salvaguardia del valore storico di questo
collaborazione a una danza in cui c’è una centro, l’amministrazione comunale mi ha
persona che si dà delle arie e ce n’è un’al- contattato per aiutarla a gestire la situa-
tra che si sente sminuita. Se chi si dà delle zione. Da lì ha preso piede un progetto
arie cambia modo di essere e assume ad di ampio respiro, realizzato attraverso la
esempio un atteggiamento di modestia, tecnica dell’Open Space Technology, e di
l’altro – che prova invidia – si sente spiaz- quello che chiamo “Confronto Creativo”
zato, perché non c’è più la collaborazione (traduzione di Consensus Building).
alla danza “superiore-inferiore”, e di rifles- Si tratta di un processo partecipato, in col-
so sarà indotto a non provare più invidia. laborazione con gruppi variegati di cittadi-
Di solito si prende molto sul serio quello ni, che non significa: decido un progetto,
che si prova, e si assume che una certa e poi chiedo agli altri cosa ne pensano.
emozione definisca la nostra identità. Significa: decido un progetto attraverso
In realtà io non sono quell’emozione, io un processo di apprendimento comune e
sono quella persona che mette in atto reciproco. Per fare questo occorre creare
la danza di quell’emozione, ma posso le condizioni e gli spazi perché gli individui,
anche cambiare quella danza. coinvolti in prima persona nella risoluzione
di un conflitto, possano interagire senten-
Quando si può dire di aver fatto dosi a proprio agio, senza timore di perde-
un’esperienza? re la faccia, e al contrario stimolati a inter-
L’esperienza non è relativa a ciò che venire e a essere notati come protagonisti
accade, ma a come io osservo e ascolto individuali. Non è un modo solo soddisfa-
ciò che accade. cente, ma stupefacente, nel senso che
Faccio un’esperienza quando imparo qual- abbiamo dimostrato che le persone, se
cosa. Ma per imparare mi devo esporre, messe nella condizione giusta, possono
devo vincere la paura di essere ferito. impegnarsi collettivamente e creativamen-
te in progetti complessi.
Per lei cosa significa saper dialogare?
Per me sa dialogare chi ama lo spiaz- Secondo lei ciascuno di noi ha una
zamento reciproco, chi ha il gusto della missione da compiere?
scoperta e riesce a scoprire se stesso e A me in passato hanno dato spesso della
l’altro in modo diverso da come si aspet- presuntuosa, mi rendo conto che il mio
tava. Il che richiede anche creatività. atteggiamento di intransigente indipen-
denza può dare fastidio, ma a riguardo
Si possono applicare le logiche del- sono convinta che se senti qualcosa e
l’ascolto attivo anche in un processo vuoi portare avanti quello che senti devi
che interessi la convivenza tra citta- crederci tu in prima persona e poi andare
dini come quello della riqualificazio- fino in fondo. Sono convinta che ciascu-
ne urbana? no di noi ha delle potenzialità e ha anche
Per mettere in pratica l’ascolto attivo il dovere di manifestare e realizzare quelle
occorre assumere che l’altro sia intelligen- potenzialità. Se non le metti a frutto, non
te e che quello che dice abbia un senso: è che semplicemente non ti sei realiz-
questo è un principio che può essere zato; è che hai mancato al tuo dovere
applicato anche in un contesto urbano. come essere umano.
A Modena, per esempio, ho seguito
un’attività di Progettazione Partecipata È religiosa?
(che si è conclusa proprio in questi giorni) Non so... Agnostica?