Anda di halaman 1dari 4

Res.

L’interoggettualità ne La Nausée di Jean-Paul Sartre.

Hand-out della relazione presentata al Colloquio di deontica del 26 dicembre 1992

1. Nel soffietto per la prima edizione de La Nausée Sartre scrive: “la Nausée,

c’est l’Existence qui se dévoile”.

L’esistenza si svela nella forma della nausea attraverso una specifica modalità di

costituzione della soggettività. La soggettività di Antoine Roquentin, il

protagonista de La Nausée, non si costituisce attraverso la relazione con il sé (sul

modello cartesiano), né attraverso la relazione con gli altri (sul modello

husserliano), bensì attraverso la relazione con gli oggetti.

In questa prospettiva, il romanzo è la storia del progressivo venire ad esser-ci

del protagonista attraverso la progressiva consapevolezza dell’esser-ci,

dell’esistenza, degli oggetti. La costituzione del soggetto è tutt’uno con

un’appropriata e nuova definizione dell’esistenza degli oggetti.

1.1. A cominciare dal famoso “galet”, ciotolo, che, primamente rilevando la

nausea, avvia la presa di coscienza del protagonista:

“Maintanant je vois; je me rappelle mieux ce que j’ai

senti, l’autre jour, au bord de la mer, quand je tenais ce

galet. C’était une espèce d’écoeurement douceâtre. Que

c’était donc désagréable! Et cela venait du galet, j’en

suis sûr, cela passait du galet dans mes mains.” (p. 16)

Fino, attraverso relazioni sempre più drammatiche con una serie di specifici

oggetti, all’identificazione con tutti essi:

1
“Tous les objets qui m’entouraient étaient faits de la

même matière moi, d’une espèce de souffrance

moche.” (p. 205)

1.2. Anche il personaggio di Anny (la donna con cui Roquentin ebbe nel

passato una relazione) non si sottrae a questo processo. Proprio il ruolo

secondario di questo personaggio consente al lettore di vedere, in estrema

sintesi i termini d’avvio e d’arrivo della sua sottomissione agli oggetti.

In principio:

“Elle avait une magie impérieuse [...] semblait donner

des ordres aux objets qui l’entouraient” (p. 76).

Al termine (e definitivamente) Anny dichiara:

“Il n’est pas bon non plus que je fixe trop longtemps

les objects. Je les regarde pour savoir ce que c’est, puis

il faut que je détourne vite le yeux. [...] Ils me

dégouent.” (pp. 171-172).

2. È forse utile ricordare che in Sein und Zeit gli oggetti manifestano gli Altri

(i soggetti con cui si è nel mondo) e che anzi la loro più propria esistenza è in

questo dire / mostrare l’esistenza degli Altri:

“Il battello sulla riva rimanda in quanto tale a un

conoscente che sta per fare una gita; ma anche come

“battello sconosciuto” manifesta gli Altri [aber auch

als “fremdes boot” zeigt es Andere].”1

Mentre ne La Nausée gli oggetti sembrano attrarre gli Altri, omologarli alla loro

indifferenziata oggettualità.

1 Martin Heidegger, Sein und Zeit, p. 118.


2
Quindi, almeno nel ruolo assegnato agli oggetti, La Nausée si mostra come

romanzo esistenzialista, mentre Sein und Zeit è legato ad un timbro

fenomenologico.

3. L’avere come punto di riferimento, come origo, della propria soggettività

non sé stessi o altri soggetti, ma gli oggetti, determina l’impossibilità di esiti

antropocentrici, di una definizione della soggettività in termini antropologici.

Ne La nausée la soggettività si modella sull’oggettualità degli oggetti e, in

particolare, su quella realitas2 a loro propria che è la nausea. Da qui la forma

della relazione: non l’intersoggettività, ma l’interoggettualità, in cui il soggetto

(la sua missione nel mondo) si costituisce progressivamente come oggetto tra

gli oggetti:

“Exister lentement, doucement, comme ces arbres,

comme une flaque d’eau, comme la banquette rouge du

tramway” (p. 185).

4. Proprio la valenza relazionale degli oggetti ne La Nausée giustifica che

essi siano definiti come ‘res’. Come scrive Martin Heidegger, “la parola romana

res indica ciò che concerne l’uomo”, non “ogni cosa che in qualche modo è”.

“La realitas della res viene esperita dai romani come un concernimento

[Angang]”.3

2 Sul concetto di realitas cfr. Kant, KRV (categorie), e Heidegger.


3 Martin Heidegger, La cosa, tr. it. pp. 116-117.
Martin Heidegger, La cosa, tr. it. p. 116: "in inglese, thing ha conservato ancora la piena forza
significante della romana res". Cfr. Zimmerman, Eugenia Noik, The metaporphosis of Adam:
nausea and things in Sartre and Proust. In: Stambolian, George (ed.), Twentieth Century French
Fiction. Essays for Germaine Brée. New Brunswick, Rutgers University Press, 1975, pp. 54-71.

3
Bibliografia

Cottier, Georges, L’Homme de la facticité: notes sur La Nausée de Jean-Paul Sartre.

“Lettres” [Genève], 3, pp. 33-45.

Fortier, Paul A., Concordance to Sartre: La Nausée. Ouvrage réalisé sur

ordinateur IBM à l’université de Saskatchewan, Regina, 1972, 2 voll.

Goldthorpe, Rhiannon, The presentation of consciousness in Sartre’s La Nausée

and itd theoretical basis. “French Studies”, 22 (1968), pp. 114-132; 25 (1971), pp.

32-46.

Pellegrin, Jean, L’objet à deux faces dans La Nausée. “Revue des sciences

humaines”, n. 113, 1964, pp. 87-97.

Vidal, Jean-Pierre, Bretelle mauves, mains rouges et mur chocolat. “Protée”,

[Chicoutimi], vol. II, n. 1, 1972, pp. 73-84.

Zimmerman, Eugenia Noik, The metaporphosis of Adam: nausea and things in

Sartre and Proust. In: Stambolian, George (ed.), Twentieth Century French

Fiction. Essays for Germaine Brée. New Brunswick, Rutgers University Press,

1975, pp. 54-71.

Campbell, R., Jean-Paul Sartre ou une litterature philosophique. Paris, 1945.

Thody, P., Jean-Paul Sartre a literary and political study. London, 1960.

Pollmann, L., Sartre und Camus. Literatur der Existenz. Stuttgart, 1967.

Anda mungkin juga menyukai