La cr isi economica e
demograf ica
1. Ar resto dello sviluppo
Stagnazione demografica
La lunga fase di crescita europea avviata alla fine del X secolo toccò il suo culmine nel
300. Tra il 1300 e il 1340 l’Europa sembrò aver raggiunto il massimo della popolazione
supportata dal sistema tecnologico agricolo e degli altri sistemi di produzione. Sarebbe
bastato una fase di cattivi raccolti a partire dal 1315 per rompere l'equilibrio fra
popolazione e risorse.
Competizione fra arativo, bosco e pascolo
A partire già dagli ultimi decenni del XII secolo, si era rotto quel necessario equilibrio
fra arativo, boschi e pascoli. Per far fronte infatti alla crescente richiesta di prodotti
dovuta alla pressione demografica era necessaria una sempre più grande estensione
degli arativi che venne realizzata a scapito delle foreste. Data la grande importanza
delle risorse lignee fu necessario evitare i disboscamenti e medesima cosa avvenne per
quanto riguarda i pascoli che si erano ridotti in favore dell’agricoltura. I metodi
dell’agricoltura avevano dei limiti di sfruttamento e di rendimento e le terre avevano
raggiunto la loro massima soglia di rendimento.
Crisi agricola e crisi generale
Il periodo di particolare fragilità del settore produttivo andò a coincidere con un
periodo caratterizzato da due cicli di carestie dal 1314 al 1316 che produsse un forte
aumento della mortalità. Il ciclo si riaprì dal 1346 al 1347 accompagnato dall’esplosione
di epidemie di peste che arrestarono la crescita della popolazione. La crisi agricola
diminuì il reddito dei contadini e dei proprietari. La minor disponibilità di reddito da
parte dei ceti più abbienti provocò il calo della richiesta di manifatture di lusso
causando una crisi del settore manifatturiero specializzato.
Le carestie e le grandi epidemie furono pertanto la causa efficiente della crisi generale
del ‘300.
Il fallimento delle compagnie di credito
La crisi ebbe anche delle conseguenze di natura strettamente economica. I bardi e i
peruzzi due delle più grandi compagnie di credito furono rovinate dalla politica bellica
inglese che durante la guerra dei cent'anni non fu in grado di risanare i debiti con le
due famiglie a causa dell’enorme costo delle operazioni di guerra. Bardi e peruzzi non
furono in grado di restituire il denaro ai loro depositari e fallirono nella loro attività
bancaria.
2. La peste colpisce l'Europa
Una malattia sconosciuta: la peste
L'anno 1347 fu segnato dall’ondata di epidemie di peste che devastò l'Europa intera.
Essa si presentò all'inizio nella forma bubbonica e poi in quella polmonare. Portatore
del bacillo fu il rattus rattus, topo nero presente ovunque, nei granai e nelle case.
Devastanti effetti ebbe la diffusione della peste polmonare, che si trasmette come una
banale influenza, invadendo l'Europa intera causando morte e desolazione ovunque.
Epidemie di peste e crisi demografica
Comparsa nel 1338 in Asia centrale, la peste giunse in Europa lungo la via della seta.
Partendo dalla colonia genovese di Caffa giunse nel 1347 a Costantinopoli per poi
diffondersi nel mediterraneo e negli anni seguenti in tutta l'Europa, assumendo
entrambe le sue forme. Si diffusero cinque cicli di epidemie fino al 1402 per poi
ricomparire nel corso del XV secolo divenendo un fenomeno legato prettamente ai
centri urbani.
Il terrore collettivo provocato dalla morte nera
Nel 1347 l'Europa fu invasa dal terrore collettivo: l'uomo medievale non aveva una vita
molto lunga e i mali incurabili venivano identificati come punizioni divine. Ciò
provocò pellegrinaggi e fanatismo religioso, intatti, gli ebrei in quanto deicidi furono
accusati e massacrati. Esempio significativo del fanatismo diffusosi in quegli anni fu
quello dei flagellanti che si auto castigavano per lenire “la punizione” inferta da dio
all'umanità.
Le conseguenze economiche e sociali
La peste colpi indistintamente tutti gli strati della popolazione causando una grave crisi
economica generale. L'epidemia moltiplicò i prezzi e causò la mancanza della
manodopera necessari alla agricoltura e al settore delle manifatture. I pochi superstiti
iniziarono a pretendere aumenti di salario in conflitto con le corporazioni e i
proprietari terrieri dando luogo a un conflitto di classi.
3. L'Europa dei villaggi abbandonati
Spopolamento delle campagne ristrutturazione agricola
trasformazioni sociali
Il calo demografico produsse degli effetti sulla società medievale che ebbero effetto
durativo. Si ridussero le aree coltivate e l'ambiente divenne più selvaggio. I prezzi di
carne e derivati assunsero un ribasso inferiore rispetto al grano e fu vantaggioso
investire su di essi. Assunsero importanza anche gli investimenti nella produzione di
piante industriali, quali lino e canapa. Sul piano sociale in occidente ci si avviò
progressivamente alla riduzione delle corvè e alla introduzione del lavoro salariato
mentre in oriente i grandi signori fecero pressioni su contadini aumentando le corvè e
riducendo le libertà personali dei sudditi.
Una risposta alla crisi: l'allevamento brado
Tra le risposte alla crisi fu degno di nota l'introduzione dell'allevamento brado di ovini.
La pecora richiedeva manodopera e la possibilità di utilizzare i territori abbandonati.
Particolarmente in Inghilterra e Spagna l'allevamento ovino ebbe grade fortuna mentre
in Italia ebbe successo particolarmente nelle Puglie.
Agricoltura irrigua nella pianura padana
In Lombardia si ebbe una risposta eccezionale alla crisi agricola con l'introduzione di
opere di bonifica atte a canalizzare le terre tra il Po il Ticino e l'Adda. L'agricoltura
padana fu un caso eccezionale in Italia e si diversifico per l'utilizzazione del suolo nelle
coltivazioni di piante industriali.
Il settore manifatturiero: la Crisi della produzione laniera
La crisi toccò anche il settore tessile provocando a Firenze una grave contrazione del
settore di produzione della lana. Le carestie degli anni ’40 e la peste produssero una
grave crisi di produzione in Inghilterra che toccò il punto massimo nel 1435.
Industria rurale e produzione urbana di lusso
I prodotti di alta qualità nonostante la crisi mantennero il loro prestigio internazionale
in seguito alla polarizzazione tra ricchi e poveri, affiancati dalla produzione ordinaria a
basso costo. In Italia la produzione della seta toccò il vertice massimo nella città di
Firenze che divenne il centro principale di produzione.
Unità 6. La cr isi politica e sociale
1. La guerra dei cent'anni
Il conflitto fra potere monarchico e ordinamenti feudali
La guerra dei cent'anni scoppiata nel 1337 e conclusasi nel 1453, fu uno degli eventi
determinanti del XIV secolo. Le sue conseguenze ebbero un effetto fondamentale nella
costituzione dello stato nazionale francese con l'eliminazione dei particolarismi feudali.
Già a partire dal XII secolo era sempre più frequenta da parte dei grandi sovrani la
tendenza di imporre la loro enorme supremazia nei conforti dei piccoli feudatari
eliminandone i poteri indipendenti.
Le questioni dell'Aquitania e delle Fiandre
Già nel 1294 il monarca francese rivendicò i suoi diritti sui feudi che pur appartenenti
al suolo francese erano sotto controllo del sovrano inglese per legame diretto o indiretto
(Guienna e Fiandre). Il primo era un possedimento inglese dal 1152 ed era ciò che
restava del ducato di Aquitania posseduto da Enrico II plantageneto. Il secondo era
legato strettamente all’Inghilterra per motivazioni prettamente economiche riguardanti
il commercio della seta.
Le premesse del conflitto
Nel 1294 il re inglese si macchiò di fellonia schierandosi con il duca di Fiandra, in quel
momento in conflitto con il re francese. Filippo V di Francia detto il Bello sequestrò il
ducato di Guienna e il conflitto perdurò fino al 1303. Nell’ultimo decennio del XII
secolo le città fiamminghe tentarono di rendersi indipendenti dal conte fondando dei
governi popolari, che erano favorevoli a consolidare i rapporti con l’Inghilterra. Il duca
trovò un alleato nel sovrano francese che avviò gli scontri per ridurre i governi popolari
sotto l'autorità del conte che si conclusero nel 1328.
La crsi dinastica francese
Alla morte di Filippo il Bello la Francia dovette fronteggiare una grave crisi dinastica.
Un'assemblea di giuristi negò la successione al trono alle figlie di Filippo e fu eletto re
Filippo VI di Valois figlio del fratello minore di Filippo il Bello. Il re inglese tuttavia
essendo legato direttamente alla dinasita di Filippo il Bello rivendicò i suoi diritti
ereditari sulla corona francese in seguito ai conflitti per il controllo della Guienna.
L'inizio della guerra e la battaglia di Crecy
Nel 1346 Edoardo III di Inghilterra sbarcò in Normandia e sbaraglio i francesi a Crecy
con l'uso di arcieri e soldati di origine borghese e contadina più attaccati alla corona che
i mercenari genovesi assoldati dal re di Francia. L'uso dell’arco fu fondamentale perché
si dimostro più efficace della balestre francesi per velocità di ripetizione e maggiore
gittata.
La battaglia di Poitiers e la prima pace
Tra il 13461347 la pace fu interrotta per la peste nera che invase l'Europa e riprese
solamente nel 1356. Edoardo IV, erede di Edoardo III, sbarcò in Aquitania facendo terra
bruciata di villaggi e campagna; l'esercito francese subì una disastrosa sconfitta a
Poitiers e il re francese Giovanni il buono fu fatto prigioniero. I francesi accettarono la
resa e nel 1360 fu siglata la pace di Bretigny che assegnava il ducato di Guienna e Calais
agli inglesi in cambio della rinuncia alle pretese sul trono di Francia.
La crisi dinastica inglese e la Francia del re folle
Nel 1369 Carlo V di Francia riorganizzò l'esercito con risultati positivi riconquistando i
territori precedentemente perduti. L'Inghilterra attraversò una grave crisi dinastica dal
1377: Edoardo IV morì lasciando il trono nelle mani di Riccardo II, un ragazzo di dieci
anni non in grado di gestire lo stato e che venne deposto e imprigionato. Stessa sorte
spettò alla Francia che nel 1392 in seguito alla follia di Carlo VI dovette fronteggiare
una crisi fra le famiglie dei Borgognoni e degli Armagnacchi.
Il ducato di borgogna la guerra civile francese e la pace di
Troyes
Nel 1415 Enrico V invase la Normandia sfruttando la situazione a suo vantaggio e
infliggendo una pesante sconfitta ai francesi ad Agincourt. La pace venne siglata nel
1420 a Troyes e impose alla Francia che il re inglese potesse ambire alla successione al
trono.
Carlo VII Giovanna d Arco la vittoria francese
L'ultima fase della guerra vide protagonisti la riscossa francese guidata dalla
diciannovenne contadina analfabeta Giovanna d'Arco. Quest'ultima si fece protagonista
della vittoria a Reims e della riconquista di Parigi nel 1429. Nello stesso anno salì al
trono Carlo VII. Nel 1431 Giovanna d' Arco fu catturata dai Borgognoni alleati degli
inglesi e protagonisti della vittoria ad Agincourt nel 1415. Giovanna fu condannata al
rogo come eretica ma la guerra proseguì e Carlo VII riuscì a riconquistare tutti i territori
perduti fino a alla definitiva riconquista della città di Bordeaux nel 1435 che pose fine
alla guerra. La Francia uscì dal conflitto rafforzata politicamente sotto il profilo
territoriale e nazionale mentre l'Inghilterra dovette rinunciare a tutti i territori sul suolo
francese con l'eccezione di Calais.
2. I sollevamenti popolar i
Il tentativo rivoluzionario degli stati generali in Francia
Le tensioni sociali provocate dalle epidemie di peste e dalla crisi economica scatenarono
delle ricorrenti insurrezioni popolari in tutta Europa. A tal proposito fu importante
l'episodio in cui, convocati gli stati generali da Carlo V, per ottenere il denaro atto a
pagare il riscatto per Giovanni il buono, l'assemblea insorse. Guidata da Etienne Marcel
l'assemblea degli stati generali pretese di controllare le finanze pubbliche dell’esercito
facendo pressioni sul principe Carlo nel 1358, il quale si vide costretto a dichiarare
illegale l'assemblea dominata dai borghesi.
Le jacquerie e i moti di Parigi
L'ingente pressione fiscale provocò l'ira dei contadini francesi che insorsero nel 1358
nelle rivolte popolari denominate Jacquerie. La rivolta fu sedata nello stesso anno dalle
truppe della nobiltà e con la morte di etienne marcel il principe Carlo poté tornare a
Parigi.
L'Europa in rivolta
Le stesse tensioni si erano sviluppate nel resto dell’Europa, contadini inglesi insorsero
guidati dal messaggio di egualitarismo evangelico di John Wycliffe nel 1381. Wycliffe
marciò su Londra imponendo l'abolizione della schiavitù. Le rivolte furono sedate on il
sangue e la morte dei capi dell'insurrezione porto alla revoca di tutte le concessione e
alla feroce repressione dei rivoluzionari.
La rivolta dei ciompi
Anche Firenze dovette affrontare una rivolta popolare nel 1378 guidata dai
rappresentanti delle arti minori che venivano esclusi dal governo cittadino.
Insoddisfatti dell’elezione della nuova signoria i rappresentanti del poplo minuto
appoggiati dai ciompi insorsero costituendo un nuovo governo cittadino in cui ebbero
un ruolo fondamentale nel governo anche i rappresentanti delle arti minori e i ciompi
stessi. Ma in seguito allo scioglimento delle alleanze fra ciompi e popolo minuto, il
popolo grasso potè soverchiare il governo e riportare in auge il vecchio regime di
stampo oligarchico guidato dall'aristocrazia borghese estromettendo definitivamente i
ciompi dal governo nel 1382.
3. La crisi religiosa
La crisi della chiesa e il papato avignonese
Dall’elezione di Clemente V nel 1309 fino al 1377 la chiesa fisse sotto il controllo del re
di Francia nella sede di Avignone. Questo periodo di “prigionia” viene definito per
l'appunto cattività avignonese e diede vita ad uno Stato Pontificio estremamente
efficiente sotto il profilo burocratico ed economico allontanandolo sempre più dai
valori del vangelo. Il ritorno del papa a Roma fu visto come un dato fondamentale per
la purificazione della chiesa. Tuttavia durante l'assenza del papa i nobili del Lazio
avevano riscattato il loro diritti feudali. Roma aveva vissuto un'esperienza da comune
autonomo.
La chiesa dallo scisma d' Occidente al concilio di Costanza
Nel 1378 il conclave riunito a Roma elesse Urbano VI che non venne riconosciuto dai
cardinali francesi che elessero un secondo papa. La cristianità visse fino al 1409 con due
papi e ne ebbe addirittura tre contemporaneamente fino al 1414. In quel anno il nuovo
concilio riunitosi a costanza elesse un nuovo papa riconosciuto universalmente e stabilì
il ruolo fondamentale del concilio nel governo dello stato della chiesa affianco al
pontefice.
La rivoluzione boema e la nascita delle chiese nazionali
Alla fine del concilio la chiesa di Roma dovette affrontare la rivolta della chiese boeme
che insorsero dopo la morte di Jan Huss seguace delle ideologie di Wycliffe e accusato
di eresia. Gli “Hussiti” chiesero l'abolizione delle proprietà ecclesiastiche e dopo una
lunga guerra ottennero che il rito ecclesiastico potesse essere svolto in lingua boema.
L'istituzione della chiesa boema mise i presupposti per la nascita di chiese nazionali
autonome dalle autorità gerarchiche e dal Papa.
Il nuovo concilio ecumenico di Basilea
Nel 1431 Eugenio IV convocò un nuovo concilio a Basilea ma tento più volte di
scioglierlo. Nel 1439 una minoranza elesse un antipapa che dopo dieci anni si consigliò
con il nuovo papa Niccolò V. Il papa ritornò l'unico vertice della chiesa ma impedì così
ogni forma di riforma. La chiesa universale si avviava progressivamente verso il
tramonto.
4. Le trasfor mazioni dell'impero
La fine della dottrina politica medioevale
Nel 1310 Dante Alighieri nel De Monarchia dimostrò l'importanza dell'impero per
garantire la pace nel mondo secondo la provvidenza divina. Marsilio da Padova nel
Defensor Paci sosteneva invece le tesi aristoteliche e faceva derivare il potere imperiale
dalla natura stessa della comunità a ricercare l'attuazione della giustizia; Marsilio
rappresenta anche un precursore del conciliarismo sostenendo la superiorità del
concilio sul papa.
Gli ultimi tentativi di restaurare il potere imperiali in Italia
Le sorti degli imperatori tedeschi di ristabilire il controllo imperiale sul suolo italiano
ebbero sorti sfortunate. Nel 1310 Enrico VII discese in Italia e si fece incoronare
imperatore a Roma. Mori tuttavia nel 1313 di malaria. Ludovico il Bavero fu invece
scomunicato nel 1324, tuttavia i tentativi di riconquista imperiale riconobbero ai signori
ghibellini di alcune città come i visconti il titolo di vicari imperiali e legittimarono il
governo delle signorie riconosciute dall'imperatore.
L'impero e la Germania
Nel 1315 Carlo IV d'Asburgo emanò la bolla d'oro che stabiliva la lista degli elettori
imperiali, tre principi ecclesiastici e quattro laici. L'imperatore si fregiava ancora del
titolo di imperatore dei romani ma l'impero ufficialmente si era ridotto solo alla realtà
tedesca che era per giunta fortemente frammentaria. Dal 1439 la corona tornò nelle mani
della famiglia d'Asburgo che possedeva il ducato di Austria e cercava di estendersi in
Boemia e Ungheria. Le affermazioni di realtà tedesche autonome, quali la Baviera, la
Sassonia e Brandeburgo fecero assumere progressivamente un significato sempre meno
universale al titolo imperiale.