com) 1/12/2014
FACOLTÀ DI INGEGNERIA
CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN INGEGNERIA MECCANICA
1
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
FACOLTÀ DI INGEGNERIA
2
3
INTRODUZIONE .................................................................................................................... 6
1 RICHIAMI DI ACUSTICA............................................................................................... 10
1.1 Definizione di Acustica ............................................................................................. 10
1.2 Onde sonore............................................................................................................. 11
1.3 Diffrazione acustica .................................................................................................. 13
1.4 Pressione acustica .................................................................................................... 14
1.5 Composizione di un suono nel dominio del tempo e della frequenza .................... 14
1.6 Elaborazione di segnali periodici: Serie e Trasformata di Fourier ........................... 16
1.7 Interferenza e somma di toni puri ........................................................................... 19
1.8 Bande di frequenza .................................................................................................. 20
1.9 Campo di udibilità .................................................................................................... 22
1.10 Ambienti acustici .................................................................................................... 24
2 NOTE DI ELETTROACUSTICA DEI DIFFUSORI AUDIO .................................................. 28
2.1 Altoparlanti ............................................................................................................. 28
2.2 Schermature acustiche per altoparlanti .................................................................. 33
2.3 Diffrazione da spigolo e perdite per diffusione ....................................................... 36
2.4 Filtri crossover .......................................................................................................... 37
2.5 Integrazione degli altoparlanti nei diffusori............................................................. 38
2.6 Amplificatori audio .................................................................................................. 39
3 VALUTAZIONE DELLA RISPOSTA IN FREQUENZA E NEL TEMPO DEI DIFFUSORI ........ 42
3.1 Risposta in frequenza e valutazione dei sistemi SISO .............................................. 42
3.2 Teoria sui segnali ...................................................................................................... 44
Impulso....................................................................................................................... 44
Serie di sinusoidi a frequenze costanti (stepped- sine) ............................................ 46
Sequenze di massima lunghezza (MLS)...................................................................... 47
Segnale sinusoidale a frequenza variabile ................................................................. 52
3.3 Tecniche di misura in elettroacustica ..................................................................... 55
Misura della pressione sonora in campo lontano...................................................... 55
Misure di pressione sonora in campo vicino ............................................................. 56
3.4 Risposta nel dominio del tempo .............................................................................. 57
Risposta all’impulso e al gradino ............................................................................... 57
Curva Energia nel tempo (ETC) .................................................................................. 59
Curva decadimento spettrale (CSD) ........................................................................... 59
4
3.5 Misura di efficienza e di sensibilità ......................................................................... 60
3.6 Misura delle vibrazioni sul mobile .......................................................................... 61
4 IMPLEMENTAZIONE DEI PROGRAMI DI ACQUISIZIONE E DI ELABORAZIONE.
VALIDAZIONE. .................................................................................................................... 63
4.1 Note sulla struttura dei programmi ......................................................................... 63
4.2 Modello di filtro passa-banda utilizzato per la validazione ..................................... 68
4.3 Validazione mediante misure sull’amplificatore...................................................... 71
Strumenti utilizzati ..................................................................................................... 71
Catena di misura ........................................................................................................ 73
Misure e risultati ........................................................................................................ 74
5 MISURE ACUSTICHE SU UN DIFFUSORE COMMERCIALE ........................................... 79
5.1 Catena di misura, strumenti utilizzati e operazioni preliminari. ............................. 80
5.2 Misura della risposta nel dominio della frequenza.................................................. 90
5.3 Risposta al gradino ................................................................................................... 95
5.4 Analisi dei risultati .................................................................................................... 96
5.5 Valutazione della sensibilità................................................................................... 100
5.5 Confronto con le misure ottenute da Stereophile ................................................. 100
6 CONCLUSIONI ........................................................................................................... 104
Epilogo e Ringraziamenti ................................................................................................. 107
Bibliografia ....................................................................................................................... 109
5
INTRODUZIONE
Per diffusore acustico si intende un dispositivo che ha la funzione di trasformare un
segnale elettrico ad esso inviato in onde acustiche udibili dall’uomo. Esistono diverse
tipologie di diffusore, ma quelle considerate in questa tesi prevedono che la generazione
di onde acustiche sia effettuata mediante il movimento di un diaframma.
Nei diffusori acustici, il segnale elettrico che viene fornito dall’amplificatore deve essere
convertito in segnale di pressione acustica mediante ad esempio il movimento di un
diaframma. I diffusori sono quindi dispositivi elettro-meccano-acustici poiché
coinvolgono fenomeni relativi alle discipline dell’elettromagnetismo, della meccanica,
dell’acustica e tutti intimamente legati fra loro. A tutto questo, si aggiunge che la
percezione dei suoni è un fenomeno di ambito psico-acustici, il che rende l’idea della
vastità dell’argomento.
6
Come detto, l’ambiente ottimale per effettuare le misure acustiche sui diffusori è la
camera anecoica. L’università di Cagliari dispone di una camera anecoica di dimensioni
e caratteristiche elevate, ma non sono mai state effettuate misure di questo tipo. Per
inciso, il problema non è banale, in quanto l’orecchio umano percepisce con facilità
frequenze attorno ai 50 , e misurare queste frequenze risulta problematico in una
camera anecoica non costruita per questo scopo. Per quanto riguarda l’acquisizione e
l’elaborazione di segnali dinamici quali quelli in esame, nel Dipartimento di Ingegneria
Meccanica, Chimica e dei Materiali vi sono competenze e strumentazione di elevato
livello, anche se precedentemente non usati per le finalità di questa tesi; in particolar
modo, in questo lavoro è richiesto l’avvio simultaneo della generazione e acquisizione
del segnale, fattore anche questo che ha richiesto uno sviluppo affrontato per la prima
volta in questo lavoro di tesi.
Nel terzo capitolo si analizzano quattro metodi per la misura della risposta in frequenza
di un diffusore. Essi si basano sull’invio di particolari al sistema in prova e sulla
rilevazione del segnale di risposta. Vengono presentate alcune note teoriche sulle
elaborazioni da effettuare sui segnali. Sempre nel terzo capitolo sono presentate e
discusse altre tipologie di misura effettuate per caratterizzare nel dominio del tempo le
emissioni acustiche del diffusore.
7
Il quinto capitolo descrive le prime misure sperimentali effettuate in camera anecoica su
un diffusore commerciale. Si descrivono il laboratorio e la catena di misura e si riportano
alcune considerazioni sui problemi incontrati durante questa fase. Infine vengono
riportati i risultati relativi alle prove effettuate e le caratteristiche rilevate del diffusore,
nei domini del tempo e della frequenza. Infine si sono confrontati i risultati ottenuti con
quelli pubblicati su riviste specializzate del settore.
8
9
1 RICHIAMI DI ACUSTICA
In questo capitolo si richiamano i concetti alla base delle onde sonore e dell’ acustica, in
modo da introdurre il prossimo capitolo sull’elettroacustica e la parte sulle misure
sperimentali. Il capitolo è volutamente sintetico, e ha unicamente lo scopo sia di
richiamare i vari concetti e di introdurne di nuovi, come l’algoritmo della Trasformata
Veloce di Fourier, argomento ampiamente ripreso nei capitoli successivi. Le frequenti
note bibliografiche forniscono i riferimenti per eventuali approfondimenti.
Una sorgente acustica svolge la sua funzione mediante la vibrazione di una superficie
solida, generando in prossimità di essa delle zone di compressione e rarefazione del
mezzo considerato. In questo lavoro di tesi si valuteranno alcune proprietà delle onde
acustiche, dove la sorgente è un diffusore acustico, il mezzo di propagazione è l’aria,
mentre il ricevitore è l’orecchio umano (o il microfono in caso di misure sperimentali).
Durante il suo utilizzo, il diffusore acustico (tramite gli altoparlanti) genera delle
compressioni e rarefazioni del mezzo di propagazione, che si propagano alla velocità del
suono. Per definire il valore delle velocità delle propagazioni, tuttavia, è richiesta la
conoscenza dello stato termodinamico in cui avviene il fenomeno. In questo lavoro di
tesi le misure sono state eseguite in condizioni prossime a quelle standard ( =
101.325 , = 20° ), che determinano un valore della velocità del suono pari a
circa 345 / .
Oltre alla velocità del suono, vi sono anche altre grandezze che caratterizzano un
fenomeno acustico. Se s’ipotizza di avere una perturbazione che si ripete a intervalli
regolari nel tempo (quindi di tipo periodico, ad esempio un’onda sinusoidale), si può
introdurre il concetto di frequenza, che indica quante volte si ripete l’onda nell’unità di
tempo. La frequenza si misura in Hertz (Hz). Per definizione, la frequenza è il reciproco
del periodo, che indica quindi il tempo necessario per completare un ciclo della
perturbazione acustica in un dato punto dello spazio. Il Periodo e la frequenza sono
legate dalla seguente relazione:
10
1
= (1.1)
Applicando ora il concetto di frequenza alle capacità uditive, si può affermare che il
campo di udibilità per l’orecchio umano è compresa tra 20 e 20 . Si tratta
comunque di un intervallo stabilito per convenzione: un range di 30 − 15 è
invece più indicativo per buona parte della popolazione [1]. Ad ogni modo, in questo
lavoro le analisi saranno fatte in un range di 20 − 20 . In seguito quando si
parlerà di basse, medie e alte frequenze ci si riferirà a questo intervallo.
Per dare un’idea delle grandezze che s’incontrano nel campo dell’udibile, per una
frequenza di 20 un’onda impiega 0,05 per compiere un ciclo, cui corrisponde una
lunghezza d’onda di oltre 17 . Al contrario, a 20 si ha un periodo di 5 ∗10 e
una lunghezza d’onda di poco inferiore ai 2 ∗10 . Si capisce quindi che le grandezze
caratteristiche variano notevolmente, e questo determina diverse problematiche che
saranno esaminate più avanti.
11
onde meccaniche non hanno bisogno di un mezzo materiale per esistere (e
propagarsi). Il punto di riferimento per le onde magnetiche è che si propagano
nel vuoto sempre alla stessa velocità, pari alla velocità della luce ( =
3 10 / )
Onde di materia di largo uso nelle tecnologie moderne, riguardano il
movimento di elettroni, protoni e altre particelle fondamentali, che si muovono
come onde.
Le onde acustiche ricadono nelle onde longitudinali, che a loro volta ricadono nelle
onde meccaniche. In campo scientifico, tuttavia, si possono trovare anche altre
definizioni sulle onde (e sulla loro propagazione) che spesso sono totalmente divergenti
tra di esse. Una delle definizioni più diffuse [5], apparentemente mutuata dall’acustica,
afferma che un’onda “trasporta pressione, ma non massa”, il che in realtà è
un’affermazione errata: le onde trattate in campo acustico sono di piccolissima
intensità, ma pur sempre presenti. I trasporti di massa e le velocità, nei due sensi sono
piccolissimi; da lì ad affermare che sono nulli il passo è breve, ma è concettualmente
errato.
La vita quotidiana è circondata da esempi pratici sulle onde. Si può fare l’esempio in cui
si battono le mani, generando delle onde sonore che mettono in motto l’aria posta tra
di esse, permettendo così di espandersi nello spazio. Allo stesso modo, i motori a
combustione interna sono un chiaro esempio di applicazione delle onde che esso stesso
genera durante il moto alternativo del pistone: una coordinazione a regola d’arte delle
fasi di aspirazione e scarico, può portare a un consistente incremento delle prestazioni
globali. Non a caso, si parla spesso di accordatura del motore (intesa tra aspirazione e
scarico), esattamente al pari di uno strumento musicale.
I due casi qui sopra illustrati, pur essendo di natura completamente differente, sono
legati da un fattore comune: il principio di propagazione delle onde è sempre lo stesso.
Questo implica che a un’onda (positiva o negativa) di pressione è intrinsecamente
associata la corrispondente onda di velocità e di spostamento.
12
Ai fini di questo lavoro di tesi, tuttavia, la trattazione delle variazioni di pressione
prodotte risulta più che sufficiente; il paragrafo 1.4 analizza l’entità delle variazioni di
pressione in gioco nel campo dell’acustica. Il prossimo paragrafo invece analizza la
diffrazione acustica, fenomeno che pone in relazione la lunghezza d’onda e gli ostacoli
che l’onda stessa può trovare nel suo cammino.
Fig.1.1. Comportamento delle onde sonore all’impatto con ostacoli rapportati alla lunghezza
d’onda λ
13
maggiori difficoltà a scavalcare l’ostacolo, al punto che si possono creare delle zone di
ombra acustica che influenzano la percezione sonora del ricevente.
Come spesso accade quando si analizzano delle grandezze periodiche (armoniche), per
ragioni di semplicità di calcolo si preferisce lavorare con i valori efficaci (root mean
square, RMS) che permettono di valutare una pressione di riferimento che determini gli
stessi effetti energetici di quella periodica. Solitamente, in campo acustico, quando si
riporta la pressione acustica in funzione del tempo, il suo valore è tenuto periodico,
mentre quando è riportato in funzione della frequenza, per facilitare la
rappresentazione, la pressione è riportata con il suo valore efficace.
Il range delle pressioni di udibilità dell’orecchio umano è compreso tra i valori 2 ∗10
e 20 [3]. Se si prende come paragone il valore della pressione ambiente in
condizioni standard (101.325 ) si può capire che le variazioni della pressione efficace
sono davvero di piccola entità. Affinché queste variazioni possano essere rappresentate
in modo chiaro in tutto il loro campo é necessario ricorrere una scala logaritmica, che
consente una rappresentazione più agevole delle grandezze suscettibili di variazioni
molto ampie, in quanto porta a una contrazione dei valori più elevati e a una
espansione di quelli più bassi [2]; si passa in questo modo a rappresentare la pressione
sonora su una scala in deciBel, come riportato in (1.3), che valuta su scala logaritmica il
rapporto dei quadrati della pressione efficace e di una pressione di riferimento.
= 10 (1.3)
Nella (1.3) si valuta il cosiddetto livello di pressione acustica, (Sound Pressure Level,
SPL). Il valore di per convenzione è fissato a 2 ∗10 che è il valore minimo
della pressione efficace udibile dall’orecchio umano medio, alla frequenza di 1000 .
14
vibrazione acustica gradita all’ascoltatore, al contrario del rumore che risulta sgradito,
se non fastidioso.
Fig.1.2. Rappresentazione in 3D di due sinusoidi, in funzione del tempo e della frequenza (Appunti
del corso di “Sperimentazione sulle Macchine”)
Se invece i due suoni sono emanati in un unico ambiente, quello che si ottiene è la loro
somma. La Fig.1.3 mostra la somma di due sinusoidi aventi caratteristiche (ampiezza e
frequenza) diverse, che si combinano creando un’unica curva (grafico di sinistra) che si
protrae nel tempo, mentre nel dominio delle frequenze (grafico di destra), sono visibili i
due singoli contributi, riportati però con il loro valore efficace per facilitare la lettura del
grafico.
15
Ampiezza ( RMS)
Ampiezza
Tempo Frequenza
Si evidenzia, dalla Fig.1.2, che la somma delle due sinusoidi è ottenibile solo se oltre alla
rappresentazione dello spettro in ampiezza (modulo) si conosce anche il relativo
spettro della fase delle sinusoidi elementi, come visto successivamente nel paragrafo
1.5; a questo punto della trattazione, il punto fondamentale è esporre come vi sia un
connessione che tra le onde acustiche e segnali periodici sinusoidali, al fine di poter
riportare la parte relativa alla trattazione dei dati in campo acustico.
( ) = ( + )= ( +2 ) = ( + ) (1.4)
Dove n è un numero intero, e indica quante volte è ripetuto il periodo per comporre il
segnale. In generale, i segnali periodici possono essere riprodotti, a meno di un errore,
con la Serie di Fourier. Teoricamente, se si estende la serie per infiniti termini, si può
avere l’esatta riproduzione del segnale periodico originario. In forma compatta, la serie
di Fourier appare nella forma
( ) = + ( (2 )+ (2 )) (1.5)
16
All’interno della sommatoria compaiono i termini trigonometrici seno e coseno. Il
termine indica la frequenza naturale del segnale, e i termini , e sono dei
coefficienti calcolabili con le loro relative formule.
Oltre alla Serie, uno strumento molto importante per l’elaborazione dei segnali è la
Trasformata di Fourier, che permette di poter portare un segnale dal dominio del
tempo al dominio della frequenza. La Serie e la Trasformata quindi si basano su
operatori matematici completamente differenti; la Serie di Fourier si basa sulle
sommatorie, la Trasformata invece si basa su l’utilizzo di integrali.
Il legame che si ha tra la serie e la Trasformata è che quest’ultima è formata proprio dai
termini della Serie. Tuttavia, La serie di Fourier si basa sulle frequenze che sono multipli
di una frequenza appartenente ai numeri interi naturali, mentre la trasformata utilizza
valori appartenenti lungo tutto l’asse reale, valori negativi compresi.
La DFT, a differenza della serie di Fourier, è una sommatoria finita di termini armonici
che rappresentano il segnale originario ( ) solo per gli istanti di campionamento
(quindi discretizzati), rappresentabili con un termine generico ( ), dove è un
numero intero e indica per l’appunto il numero di campionamenti, mentre è
l’intervallo di campionamento. La lunghezza totale del periodo del segnale campionato
17
può essere rappresentata da un termine generico dove è il numero totale dei
campioni presi.
La DFT, ai fini pratici, può essere calcolata (in una sua forma particolare) tramite
l’algoritmo della Trasformata veloce di Fourier (Fast Fourier Transform, FFT), che rende i
segnali ancora più facilmente elaborabili dai PC. L’algoritmo della FFT divenne noto nel
1965, grazie a una pubblicazione dei matematici Cooley e Tukey, anche se già alla fine
degli anni ’30 la FFT era usata dagli analisti RADAR britannici durante il conflitto
mondiale [11], e rappresenta l’applicazione che tuttora viene utilizzata per l’analisi di
Fourier dai calcolatori.
Fattore importante della FFT è che riesce a dare informazioni nel dominio della
frequenza di un segnale di cui non si conosce nulla; per spiegare che cosa può offrire la
FFT, si può invece applicarla a un segnale noto. Si prenda il segnale che appare in
Fig.1.3, dove è riportato in funzione del tempo e della frequenza. Applicando la FFT al
segnale temporale, si ottiene il grafico nel dominio della frequenza raffigurato in Fig.1.
Ampiezza
Frequenza
18
Questo fenomeno è denominato come perdita spettrale. Una trattazione approfondita
della FFT, a questo punto dell’elaborato, appare prematura; per approfondimenti
teorici si rimanda sempre alla nota [11], mentre il paragrafo 4.2 illustra parte della
teoria dietro la FFT e i vari passaggi per calcolarla su Matlab
+ −
sin( ) + sin( ) = 2 sin cos (1.6)
2 2
Si vede come il risultato sia una perturbazione di ampiezza doppia, con frequenza
(. + ω )/2 , modulata in ampiezza da una perturbazione di pulsazione ( − ω )/
2, vedi figura 1.4.
1
Ampiezza
-1
-2
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
2
Ampiezza
-2
19
Il caso limite e che si verificare difficilmente nella realtà, è che le due onde presentino
frequenza eguale. In questa situazione, l’onda portante assume periodo infinito ed è
importante considerare anche la fase delle onde componenti. Il modulo della somma
vettoriale si potrà calcolare utilizzando le regole sui fasori (Fig.1.3):
= + + 2( ) cos( − ) (1.8)
p1 i1+p2 i2
f 1
p1 i1 f 2
p2 i2
Fig.1.3. Rappresentazione dei fasori corrispondenti a due onde acustiche di eguale frequenza (in
nero ) e della loro somma (in blu)
Si osserva dalla (1.8) che l’onda risultante assume valori efficaci diversi a seconda dello
sfasamento relativo tra le due onde.
20
multipla della prima). Al lato pratico, quindi non si ha un riscontro di tipo lineare tra la
percezione e la variazione della frequenza.
=2 (1.10)
= (1.11)
Dualmente, partendo dalla frequenza centrale, si può risalire alle frequenze limite di
banda:
− = (1.12)
√2
Con l’introduzione delle bande d’ottava, quindi, lo spettro delle frequenze viene
adattato alla percezione dell’orecchio, passando quindi a una rappresentazione
logaritmica. La scomposizione in bande d’ottava permette inoltre di analizzare in modo
più chiaro fenomeni acustici di natura caotica, dove si hanno contributi di LPS nelle
varie frequenze. I contributi che ricadono all’interno di una banda saranno quindi
rappresentati da un’unica frequenza, che è proprio la frequenza di banda centrale. La
Fig.1.8 mostra a sinistra la rappresentazione di un’onda casuale (random) composta da
25 componenti semplici, e a destra la rappresentazione dei contributi per ogni banda
d’ottava.
21
Ampiezza [Pa]
LPS [dB]
Tempo [s] Frequenza [Hz]
2
= (1.13)
= (1.14)
− = (1.15)
√2
una perturbazione che risulta dalla somma di perturbazioni a frequenze diverse ha una
energia totale ( e quindi il quadrato del suo valore efficace) data dalla somma delle
energie delle onde componenti (e quindi dei quadrati dei singoli valori efficaci).
22
variabili di cui tenere conto per l’analisi dell’apparato uditivo si restringono solamente a
due: la frequenza e il LPS.
Avendo a che fare con due sole variabili, è sufficiente far variare uno dei due parametri
per far percepire a un ipotetico ascoltatore un suono diverso, oppure, in alternativa, si
possono ottenere due suoni uguali all’orecchio umano combinando diversamente LPS e
frequenze. Rimane tuttavia il problema che non tutte le persone sentono lo stesso
suono allo stesso modo. Considerando quindi la necessità di avere un punto di
riferimento per l’analisi acustica dell’orecchio umano, gli studiosi Fletcher e Munson
tracciarono delle curve isofoniche (curve a percezione sonora costante) prendendo un
campione di ascoltatori adulti aventi un udito classificato come “normale”, conducendo
un numero consistente di prove di fronte a giurie diverse[3]. Il risultato finale di questo
lavoro è il grafico riportato in Fig.1.9 dove sono riportate le curve isofoniche nel campo
dell’udibile in funzione del LPS e della frequenza (in scala logaritmica)
Le curve isofoniche, sono importanti perché danno una chiara idea di come l’orecchio
risponda a un suono; partendo dal grafico in Fig1.9, è possibile costruire un grafico
qualitativo che rappresenta i vari range, entro cui possono essere racchiusi vari
fenomeni acustici di carattere comune. Il diagramma di Fig.1.10 riporta il
posizionamento nell’audiogramma di vari fenomeni che si incontrano quotidianamente
23
Fig.1.10. Andamento di alcuni fenomeni acustici comuni in funzione della frequenza e della
pressione sonora
I deciBel prodotti dalla sorgente sonora non hanno quindi un riscontro con i deciBel
percepiti dall’orecchio umano, la cui percezione varia in funzione della frequenza. Vi è
quindi la necessità di correggere i valori di pressione sonora; sono state cosi definite tre
diverse curve di correzione ( , , ) ispirate rispettivamente alle curve isofoniche a
40, 60, 80 ℎ dell’audiogramma normale, ovvero per tre valori di riferimento di
intensità (bassa, media e alta). Varie sperimentazioni han poi consigliato che la sola
scala di correzione A è sufficiente a livelli pratici.
Si può così introdurre la nuova scala ( ), che indica il LPS corretto in funzione della
risposta dell’orecchio umano al variare della frequenza. I ( ) indicano quindi la
reale risposta dell’apparato uditivo. La Tab.1.1 riporta il valore di correzione che si
esegue ai originari, al variare della frequenza [3].
Tab.1.1. differenza di ampiezza tra la pressione sonora in dB e corretta con la curva A (dB(A))
24
riflessione delle onde. Se si ha un perfetto assorbimento delle onde sonore, si parla di
ambiente anecoico, diametralmente opposto all’ambiente riverberante, che invece
esalta le riflessioni sonore. A metà strada si trovano gli ambienti semi riverberanti, che
sono quelli più vicini a un caso reale.
Ambienti riverberanti
Gli ambienti con qui si hanno a che fare nella vita quotidiana sono riconducibili a degli
ambienti riverberanti, dove sia le pareti, che tutti gli oggetti presenti in una stanza
possono riflettere o assorbire le onde sonore. Esistono inoltre delle camere particolari
usate per prove e misure sperimentali, caratterizzate dall’avere le pareti che non sono a
novanta gradi tra di loro, permettendo alle onde sonore di riflettersi su più pareti,
esaltando quindi il fenomeno della riverberazione.
Ambiente Anecoico
Il campo libero rappresenta il caso ideale per effettuare delle misure acustiche, per via
dell’assenza di eventuali ostacoli acustici, tali da provocare delle riflessioni delle
perturbazioni di pressione verso i ricettori acustici. È possibile ottenere una simulazione
delle condizioni del campo libero (anecoicità perfetta) avvalendosi di una camera
acusticamente assorbente, spesso impropriamente chiamata anche camera anecoica
[16]. La particolarità di questa La particolarità di questa camera è di avere le pareti con
un coefficiente di assorbimento prossimo all’unità nel campo delle frequenze
dell’udibile, in modo da rendere trascurabile l’energia riflessa.
25
perfetto. Al contrario, all’aumentate della porosità de della flessibilità del materiale, si
ha un aumento della capacità assorbente.
Per scendere ulteriormente con l’assorbimento alle basse frequenze, il passo successivo
è aumentare in modo considerevole le dimensioni della camera. Nelle realizzazioni più
grandi, infatti, è possibile introdurvi tranquillamente un aereo militare bombardiere; la
base Aerea Edwards, situata nei pressi di Los Angeles in California, possiede un
ambiente anecoico con le dimensioni di circa 80 80 ed è alta oltre 20 , rendendo
così possibile testare qualsiasi aereo militare. Oltre a garantire un ottimo isolamento a
livello acustico, è in grado di assicurare anche un buon isolamento elettromagnetico
(grazie ai massicci isolamenti di cui è dotata), permettendo così di poter compiere
svariati test in modo molto più veloce e preciso.
26
27
2 NOTE DI ELETTROACUSTICA DEI DIFFUSORI AUDIO
2.1 Altoparlanti
Gli altoparlanti magnetodinamici, sui quali si è concentrato il lavoro di tesi, sono dei
trasduttori elettromeccanici di tipo passivo che, se alimentati un segnale di natura
elettrica, provocano la vibrazione del diaframma di cui sono dotati, creando un suono
strettamente legato alle caratteristiche del segnale stesso. La parte attiva di un
altoparlante risulta quindi il diaframma, che è analizzato nel successivo sottoparagrafo.
Diaframmi vibranti
I diaframmi vibranti sono dei particolari strumenti che producono delle onde sonore
tramite le vibrazioni a cui sono sottoposti; in un altoparlante, il suono è
meccanicamente prodotto dal suo diaframma. La geometria più semplice per un
diaframma vibrante è riconducibile a un disco vincolato lungo tutto il perimetro. Se
eccitato da una forza esterna, il diaframma inizia a vibrare; velocità e ampiezza sulle
superfici varieranno da punto a punto. Al riguardo, i diaframmi possiedono una
successione di frequenze di risonanza, chiamate autofrequenze, cui è associato un
preciso modo di vibrare [8]. Nella Fig. 2.1 sono mostrati dei vari esempi caratteristici
per un diaframma:
Fig.2.1. Rappresentazione di una serie di modi di vibrare di un diaframma circolare vincolato lungo
il perimetro.
28
Tra i vari casi presentati nella Fig.2.1, la vibrazione di maggiore interesse è quella del
caso , chiamato anche modo fondamentale. Si tratta di un caso ideale, dove il
diaframma vibra con tutte le sue parti in fase, senza presentare quindi delle linee
nodali: non si verificano infatti sfasamenti tra le diverse parti della superficie. Un
diaframma che lavora nelle condizioni rappresentate in A è possibile paragonarlo al
comportamento di un pistone piatto rigido, che è il modello per eccellenza per la
progettazione del diaframma di un altoparlante. Il suono viene quindi ricreato nel modo
più fedele al segnale di eccitazione, se il diaframma vibra con questa configurazione.
Nelle applicazioni pratiche, il diaframma è la parte attiva per generazione del suono di
un sistema, che prende il nome di altoparlante, comprendente anche la parte di
eccitazione del diaframma. I diaframmi impiegati negli altoparlanti hanno quasi sempre
una forma tronco conica, anziché piatta e circolare; questa particolare geometria
permette (a parità di diametro esterno) di avere un diaframma più rigido, avvicinandosi
così al comportamento ideale ottenuto del pistone rigido. Per quanto riguarda gran
parte dei microfoni, invece, la geometria di diaframma utilizzato è quella circolare-
piatta. Come si vedrà più avanti in questo capitolo, esistono anche i diaframmi a cupola,
impiegati per la riproduzione delle bande di frequenze più elevate.
29
Il diaframma è posto in vibrazione tramite una bobina immersa nel traferro, compresa
tra le espansioni polari di un magnete permanente. Nella bobina scorre la corrente di
eccitazione del trasduttore, grazie cui è generata la forza, di tipo vibro motrice, che
pone in movimento il diaframma. Un centratore flessibile ha la doppia funzione di
richiamare nella posizione di riposo il diaframma (in assenza di segnale elettrico
circolante nella bobina), e di vincolarlo in modo tale da permettere il solo movimento
lungo l’asse della bobina mobile.
In riferimento alla sua forma il diaframma a cono è la configurazione più nota, nella
quale il profilo del cono è solitamente rettilineo, con apertura a forma circolare. Non
mancano tuttavia esempi di realizzazioni con l’apertura a forma ellittica, tipicamente
per ragioni d’ingombro. Anche per quanto riguarda il profilo si possono avere soluzioni
diverse: esistono altoparlanti con profilo esponenziale, oppure aventi una serie di
corrugazioni disposte su vari piani paralleli al diametro esterno, con l’obiettivo di
irrigidire il cono e di favorire le vibrazioni nella parte interna alle alte frequenze al fine
di aumentare il range di frequenza.
Nella Fig.2.2 si evidenziano la cupola antipolvere della bobina mobile e il cestello, che è
la struttura su cui vengono vincolati i due centratori (in questo caso del tipo materiale
corrugato). La sospensione interna è chiamata anche spider. Esistono sostanzialmente
due diversi tipi di sospensione: di tipo rolled e del tipo a soffietto. La differenza tra le
due soluzioni sta nel fatto che han diversa rigidità (costante elastica), per adattarsi a
situazioni diverse (diffusore con mobile sigillato o di tipo reflex, ad esempio, come visto
più avanti). Le sospensioni stesse devono essere correlate anche all’escursione della
bobina mobile; il K (costante elastica) dei centratori rimane costante solo per piccole
escursioni del diaframma: all’aumentare della corsa la sospensione diventa non lineare.
Quando il centratore arriva alla fine della propria corsa utile, il diaframma non è più in
grado di vibrare come richiesto; il risultato è un suono non lineare, che appare
all’orecchio dell’ascoltatore come una sgradevole distorsione [1]. In un altoparlante ben
30
progettato, quindi, la corsa massima della bobina mobile è raggiunta prima che le
sospensioni sfruttano tutta la loro corsa disponibile.
Per quanti riguarda gli ingombri, un altoparlante a cono può avere le dimensioni più
svariate; nel campo della riproduzione delle basse frequenze, un woofer in grado di
scendere fino a 40 ha il diametro di circa 330 e può oscillare con un’ampiezza
di ben 10 [8]. Visto l’ampia corsa richiesta per la generazione di suoni alle basse
frequenze, l’altoparlante potrebbe soffrire di problemi di accoppiamento tra bobina e
traferro. In Fig.2.3 sono rappresentate due diverse soluzioni adottate per ovviare a
questo problema.
Fig.2.3. Soluzioni alternative per garantire il l’accoppiamento delle frequenze più basse tra bobina
e traferro
Nel caso a destra della Fig.2.4 la bobina ha un’altezza maggiore del traferro,
determinando una sporgenza dei fili avvolti da entrambe le parti. Quando la bobina
mobile si muove, parte degli avvolgimenti non sono più presenti all’interno del campo
magnetico, che però vengono nel frattempo “sostituiti” da uno stesso numero dalla
parte opposta: il numero totale di spire presenti nel traferro perciò rimane costante.
Questa geometria è chiamata Long Voice Coil ed è preferita nei woofer e negli
altoparlanti di alta potenza poiché garantisce una migliore dissipazione del calore. La
soluzione di sinistra della Fig.2.4 illustra invece una bobina più compatta, dove tutti gli
avvolgimenti sono posti nella porzione centrale del traferro quindi nessuno di essi esce
fuori durante il movimento del diaframma. Poiché tutti gli avvolgimenti si trovano
all’interno del campo magnetico, l’efficienza dell’altoparlante è migliore. Tuttavia la
dissipazione del calore è scarsa per via della sovrapposizione delle spire.
31
Altoparlante con diaframma a cupola
I materiali utilizzati in questo caso sono solitamente la seta, che a seconda dei vari casi
viene impregnata di materiali gommosi o plastici, oppure si hanno soluzioni che
prevedono l’uso di metalli. Anche in questo caso, le soluzioni più pregiate prevedono
l’utilizzo di materiali come il Titanio.
32
In conclusione, si riporta che anche questa tipologia di altoparlanti non è immune dal
fenomeno della non linearità; in realtà è un effetto spesso presente, e che può avere
diverse cause. Al riguardo sono state prese varie soluzioni, tra cui, per gli altoparlanti a
bobina mobile, un particolare freno elettrodinamico applicato direttamente alla bobina.
La nota bibliografica [9] offre un approfondimento sulla non linearità, con analisi
teoriche e prove sperimentali.
L’irradiazione sullo spazio risulta una caratteristica base per i woofer, che hanno un
diaframma di tipo conico, che irradia perciò da entrambe le superfici del diaframma.
Questi fattori comportano che l’altoparlante si comporti come un dipolo; le lunghezze
d’onda sono di dimensioni tali che la differenza di cammino da percorrere dalle onde
prodotte dalle due superfici del diaframma non sono trascurabili. Le radiazioni delle
due facce sono di natura in fase opposta; l’effetto complessivo è che si annullano a
vicenda, dando così quella che è chiamata interferenza distruttiva, fenomeno già
analizzato nel paragrafo 1.5 . Il risultato è quindi una potenza acustica irradiata molto
bassa, prossima a valori nulli.
33
il pannello infinito è una classica rappresentazione teorica; per eliminare l’interferenza
distruttiva basterebbe un pannello di dimensioni paragonabili alla lunghezza d’onda
prodotta, ma anche in questo caso si avrebbero dei problemi d’ingombro. A livello
pratico, per frequenze inferiori a 50 (frequenza facilmente raggiungibile dai woofer
commericali) la lunghezza d’onda si avvicina ai 10 , il che, tradotto in dimensioni del
pannello significa più di 5 . Sicuramente, se si pensa ad esempio ad un utilizzo
domestico, si è ancora lontani dal concetto di praticità di utilizzo. Sono quindi state
ricercate altre soluzioni al fine di eliminare, o per lo meno attenuare, il fenomeno
dell’interferenza distruttiva.
Una seconda soluzione, ancora più efficace, prevede di sistemare l’altoparlante su una
cassa, o mobile, che può essere sia aperta che chiusa. Si arriva così alla definizione del
mobile di un diffusore acustico.
Il principio base di un diffusore avente la cassa chiusa (closed box loudspeaker system) è
di racchiudere la radiazione posteriore del diaframma all’interno del mobile,
dissipandola al suo interno, evitando quindi che sia irradiata nell’ambiente. Si ha così
una soluzione quasi equivalente a quella del pannello infinito. In Fig.2.5 è riportato uno
schema tipico a cassa chiusa.
L’altoparlante è montato su una parete, in modo tale che la radiazione della parte
posteriore del diaframma sia sigillata all’interno della cavità del mobile, isolato
internamente con materiale fonoassorbente. La presenza dell’isolante porta la cassa ad
avere delle dimensioni esterne maggiori, ma con prestazioni migliori di una avente
eguali dimensioni ma priva del fonoassorbente. L’aria racchiusa all’interno della cassa
viene compressa dalle vibrazioni del diaframma, influenzando così il lavoro del
34
diaframma stesso e dei centratori. L’aria, infatti, si comporta a tutti gli effetti come una
sospensione. In sede di progetto, perciò, l’altoparlante e il mobile (con materiale
fonoassorbente o meno) devono essere considerati nell’insieme, e non come se fossero
dei componenti indipendenti tra loro; il comportamento di uno influenza pesantemente
l’altro e viceversa. Un altoparlante progettato per lavorare su cassa sigillata non è
perciò assolutamente adatto a lavorare in condizioni ambiente. La costante elastica
delle queste sospensioni, o il suo inverso, definita come cedevolezza, svolgono quindi
un ruolo di importanza fondamentale.
Il principio alla base della cassa aperta (vented enclosure) è diametralmente opposto a
quello visto in precedenza. In questo caso il mobile ha un’apertura, chiamata condotto,
la cui funzione (combinata alla geometria della cassa stessa) è di sfasare l’onda
posteriore del woofer di 180° rispetto alla radiazione anteriore facendo così che
risultano in fase. Si ricorda, al riguardo, che le onde prodotte dalle due facce del
diaframma sono di natura sfasate di 180°, quindi, un ulteriore sfasamento di 180° fa si
che le onde risulteranno in fase. In Fig.2.6 è riportato uno schema semplice di un
sistema a cassa aperta, denominata anche bass-reflex.
35
woofer, per via del fatto che grazie alla combinazione cassa e condotto riesce a
scendere a frequenze ancora più basse.
Ora, se la lunghezza d’onda molto maggiore delle dimensioni del pannello (fenomeno
possibile alle basse frequenze), la perturbazione tale da diffondersi attorno al pannello,
che non viene visto come un ostacolo. In tal caso però si verificano le cosidette perdite
per diffusione, perchè l’onda stessa si ritrova, improvvisamente, a diffondere dal
semispazio agli spazi interi 4π. Questa brusca espansione provoca distacchi del flusso e
relative fluttuazioni di pressione in prossimità dello spigolo del pannello, permettendo
a quest’ultimo di emanare una nuova onda sonora.
Il problema tuttavia, come mostrato in Fig.2.7 è che l’onda sonora prodotta dallo
spigolo è in fase opposta rispetto all’onda originale, che si propaga, interferendo (e
distruggendo) l’onda originale.
Fronte principale
Fronte diffratto
36
Esiste comunque un modo per attenuare questo fenomeno: bisognerebbe creare nel
pannello un raggio di raccordo comparabile con la lunghezza d’onda. Ora, rapportando
il tutto a un’applicazione reale, si ha che ad esempio un arrotondamento di 19
corrisponde a una frequenza di 18 , restringendo il problema alle frequenze minori
di tale valore, range dove però è ancora possibile che si verifichi questo fenomeno.
Rimane comunque il problema pratico sulla realizzazione degli arrotondamenti del
pannello, che limitano l’applicazione di questa soluzione.
Riguardo questa particolare tipologia di diffrazione, sono state condotte varie misure
sperimentali [11] che han dimostrato come il fenomeno sia caratterizzato da un’alta
direzionalità: a seconda di dove si pone rispetto alla sorgente, questo fenomeno è più o
meno marcato, per arrivare alla totale scomparsa per 90° fuori dall’asse. Risulta così
motivato il fatto che certi diffusori acustici hanno i bordi del pannello frontale
arrotondati, e altri hanno il pannello stesso curvato, che svolge quindi un doppio
compito: quello di sfruttare la direzionalità delle diffrazioni e di porre gli altoparlanti
con il centro acustico sullo stesso piano verticale (argomento analizzato più avanti in
questo capitolo).
I dati di lavoro per la scelta di un crossover sono rilevati tramite il grafico della risposta
in frequenza sull’asse degli altoparlanti; in particolare, di diagrammi direzionali
mettono in luce eventuali comportamenti anomali, che possono essere eliminati grazie
ad appropriati filtri, tagliando il segnale poco prima che la direzionalità diventi
eccessivamente marcata [11]. Compito del filtro, quindi, è quello di garantire che
l’altoparlante lavori unicamente nel suo range di frequenza “ideale”. A grandi linee, la
frequenza di lavoro del filtro a incrocio idealmente è scelta dove i due altoparlanti
irradiano un valore equivalente di pressione sull’asse; alla luce di questo fatto, appare
chiaro che i due altoparlanti devono avere un range di lavoro in comune, per facilitare il
lavoro del filtro stesso.
37
La presenza dei filtri crossover, in conclusione, permette l’utilizzo di diffusori aventi
almeno due altoparlanti, la cui risposta acustica complessiva è ottenuta dalla
combinazione delle caratteristiche elettriche del crossover con quelle acustiche dei
singoli componenti [11]. Un sistema con tre altoparlanti può garantire una riproduzione
di un più ampio range di frequenze, ma a prezzo della presenza di due filtri, il che vuol
dire maggior complessità, costo e eventuali problemi al suono, che potrebbe avere
delle “sfumature” non richieste nel passaggio di frequenza tra due altoparlanti. Al
contrario, un sistema a due vie solitamente ha un solo crossover, a tutto vantaggio del
costo finale e semplicità, garantendo un suono più “omogeneo” ma un minore range di
frequenze (soprattutto su quelle basse). Vi sono anche sistemi full range, dove, dove,
pur di evitare di usare dei filtri elettrici e quindi più altoparlanti che possano rendere
non omogenea la risposta in frequenza, si utilizza un unico altoparlante in grado di
riprodurre tutte le frequenze audio.
Il modo più efficace per spiegare l’analisi dell’integrazione degli altoparlanti è tramite
un esempio. Si prenda un diffusore acustico a tre vie, con il tweeter posto all’altezza
dell’ascoltatore: essendo l’altoparlante che lavora alle frequenze più alte, sarà quello
che sarà maggiormente affetto dalla direzionalità. Segue il midrange, quindi per ultimo
(ossia il più distante) il woofer. La rappresentazione di Fig.2.8 riporta in modo
schematico quanto appena esposto.
Poiché i tre centri acustici, cioè i punti dello spazio dai quali si può pensare provengano
le onde sonore nel campo acustico lontano, non coincidono, le distanze altoparlante-
diffusore saranno diverse. Prendendo come riferimento la posizione del microfono, o di
un equivalente ascoltatore, normalmente situato di fronte al tweeter, che risulta più
direzionale, sia il midrange, sia il woofer sono più distanti rispetto al tweeter in tempo e
38
in fase. Pertanto l’osservatore osserverà diverse colorazioni in frequenza se si sposterà
in direzione verticale od orizzontale.
Alcuni costruttori, per i loro prodotti di gamma medio - alta, ricorrono a dei pannelli
frontali del mobile ricurvi, in modo che i vari altoparlanti abbiano il loro centro acustico
sullo stesso piano verticale. Si può agire anche in un’altra maniera, intervenendo a
livello elettrico, sulla rete dei filtri a incrocio.
È quindi logico che questi ritardi, e l’integrazione degli altoparlanti, sia una
problematica di prima importanza in fase di progetto.
Riguardo all’integrazione degli altoparlanti sono stati condotti vari test sperimentali
[11], che hanno portato alla seguente conclusione: riprendendo la Fig.2.10, un aumento
della distanza del microfono porta a una diminuzione delle distanze relative , ,
aumentando di conseguenza l’integrazione dei vari altoparlanti. Questi test inoltre
riportano una distanza minima necessaria per raggiungere una buona integrazione, che
deve essere pari ad almeno tre volte la dimensione massima del sistema di altoparlanti.
Questi valori di massima sono in pratica un riferimento per individuare il “campo
lontano” (concetto ampiamente analizzato nel prossimo capitolo) relativo al diffusore
preso in esame.
In conclusione del paragrafo, e andando oltre l’analisi dei dati delle misure, bisogna
notare che a livello pratico sono nate teorie (anche contrapposte) sull’importanza della
omogeneità del suono all’orecchio dell’ascoltatore. Pur essendo un fenomeno
esistente e studiato, e su cui si sono adottate in sede progettuale varie soluzioni,
l’effetto finale è che molti diffusori di gamma medio - alta presentano ancora dalle
misure questi difetti, come testimoniato dai suddetti test. Semplici studi statistici [10]
hanno dimostrato che esaminando oltre 350 diffusori acustici non vi è in sostanza
correlazione tra coerenza temporale e una buona valutazione, a patto però che alti
fattori (risposta sull’asse, dispersione fuori dall’asse, buona linearità, ecc.) siano stati
ottimizzati. Allargando il discorso alle applicazioni reali, le eventuali riverberazioni della
stanza potrebbero sia danneggiare che nascondere questi eventuali problemi di fase. Il
problema dell’integrazione degli altoparlanti è quindi ben più complesso di quel che
può apparire, a tal punto che per raggiungere una conclusione degna di nota si richiede
un’analisi caso per caso, tenendo conto dell’ambiente di lavoro dell’altoparlante.
39
Un amplificatore di potenza deve avere un’impedenza all’uscita il più possibile bassa,
affinché il suo comportamento non sia influenzato dall’impedenza del diffusore; in
particolare la sua impedenza deve essere minore di quella del diffusore che deve
alimentare. Si osservi comunque che il guadagno in tensione dell'amplificatore risulta
essere una funzione dell’impedenza del diffusore, che a sua volta varia con la
frequenza; il diffusore è, infatti, un’impedenza di tipo reattivo, che quindi determina
uno sfasamento tra tensione inviata dall’amplificatore e corrente circolante.
Teoricamente, se l’angolo di fase è 90°, la richiesta di corrente all’amplificatore è
massima quando la tensione è vicina allo zero [10].
Ai fini di questo lavoro di tesi, prima di procedere alle misure dei diffusori si è
effettuato un test preliminare sulla risposta in frequenza dell’amplificatore.
40
41
3 VALUTAZIONE DELLA RISPOSTA IN FREQUENZA E NEL TEMPO
DEI DIFFUSORI
Questo capitolo rappresenta la base teorica per lo sviluppo sia per i segnali che per le
successive misure acustiche. In apertura viene illustrata come la misura della risposta in
frequenza sia il nodo fondamentale per la analisi in campo elettroacustico, mentre il
paragrafo successivo si basa sulla teoria dei segnali successivamente utilizzati. Segue
una analisi dettagliata del metodo di misura utilizzato, quindi delle altre misure
condotte atte alla valutazione di un diffusore acustico.
42
Per un sistema lineare, con un unico ingresso ed una sola uscita ( Fig. 3.2), dato il
segnale in ingresso ( ), occorre identificare la funzione ℎ( ) con la quale si possa
ricavare l’uscita ( ), mediante l’integrale di convoluzione (3.1).
Fig3.2. Sistema SISO (single input, single output), nel dominio del tempo
( )= ( − τ) (τ) τ (3.1)
( )= ℎ( − ) ( ), ∈ (3.2)
La stessa analisi può essere ripetuta nel dominio della variabile di Laplace (Fig.3.2 ). In
questo caso, le Trasformate di Laplace delle funzioni di ingresso, di uscita e di
trasferimento, si ha:
La relazione matematica che lega le tre funzioni è in questo caso data dalla (3.3).
( )= ( )⋅ ( ) (3.3)
( )= ( ) (3.4)
43
3.2 Teoria sui segnali
In questo paragrafo sono analizzati i principali segnali utilizzati nella elettroacustica. In
questo lavoro di tesi, l’analisi verterà principalmente su l’utilizzo di tutti e quattro
questi segnali analizzati.
Ad ogni modo, si è riscontrato che in campo sperimentale [10][11] come per la analisi di
un diffusore ci si avvalga di sistemi HW-SW dedicati,quali ad esempio il sistema italiano
CLIO o il sistema americano MLSSA, indubbiamente il sistema più utilizzato. Entrambi i
sistemi basano i loro risultati finali sulla generazione di questi segnali; in particolare il
segnale più utilizzato è l’MLS, descritto più avanti.
In questo lavoro di tesi, al contrario, per la generazione dei segnali e per la elaborazione
ci si avvale unicamente de SW Matlab di R.Winters. Il Cap.4 è interamente dedicato alla
creazione e elaborazione dei segnali, mentre nel paragrafo 5.3 si entra nel dettaglio sul
settaggio dei parametri principali di ogni segnale.
Impulso
Il segnale definito impulso è rappresentato matematicamente da
( )d = 1 (3.5)
( ) = 0, V ≠ 0 ((3.6)
Esso può essere visto come il passaggio al limite di un impulso rettangolare centrato
sullo zero dell’asse , in cui al restringersi della larghezza orizzontale si ha un
incremento dell’altezza per mantenere un’area unitaria.
Si può dimostrare [27] che tra le proprietà dell’impulso vale la seguente relazione
Confrontando la (3.6) con la (3.1), si può dare una rappresentazione fisica della
funzione di trasferimento temporale ( ). Infatti, si ha che se y(t) è la risposta del
sistema al segnale ( ), allora ( ) deve essere la risposta del sistema all’impulso ( ).
44
La Fig.3.4 mostra la funzione temporale impulso (in alto) e la sua FFT (in basso). Si
osserva che l’impulso eccita contemporaneamente tutte le frequenze, con uguale
ampiezza, e la conseguente risposta permetterà di definire per ogni frequenza il
rapporto / , e cioè la funzione di trasferimento.
1.5
1
u(t)
0.5
-0.5
-0.25 -0.2 -0.15 -0.1 -0.05 0 0.05 0.1 0.15 0.2 0.25
Tempo
1.5
1
Ampiezza
0.5
-0.5 1 2 3 4 5
10 10 10 10 10
Frequenza
Fig.3.4. Rappresentazione nel dominio del tempo di un impulso (in alto) e nel dominio della
frequenza (in basso)
Per l’utilizzo dell’ impulso, quindi, è richiesto il rumore di fondo più basso possibile, che
ne limita l’utilizzo in ambienti non ideali, e richiede strumentazione perfettamente a
punto ed isolata da disturbi di qualsiasi natura. Esistono delle metodologie per
contrastare il problema del rumore della strumentazione, come quella di ripetere
l’impulso e la relativa risposta più volte per fare la media dei i vari segnali; questa
pratica riesce ad attenuare il rumore di fondo, ma non lo elimina del tutto.
45
Serie di sinusoidi a frequenze costanti (stepped- sine)
Un segnale elementare utilizzato per l’identificazione della risposta in frequenza del
diffusore, inteso come sistema lineare, è l’onda sinusoidale:
( )= sin( ) (3.8)
( ) ( )
( )= α h(k) e = α h(k) e (3.9)
() ( ) ()
( )= α e h(k)e = αIm e (e )
(3.10)
( )= ( ) sin(ωt + Φ)
Pertanto, una serie di sinusoidi di ampiezza costante e frequenza variabile viene inviato
al sistema in valutazione, e contemporaneamente viene acquisita la risposta.
L’elaborazione permette di estrarre ampiezza della risposta ed eventualmente la fase di
questa rispetto al segnale originale. La costruzione dello spettro in frequenza avviene
pertanto solo per valori discreti della banda udibile di frequenze audio, ad esempio per
noni o 27-esimi d’ottava.
46
Malgrado tutto, il metodo stepped-sine ha dei vantaggi non da poco. Innanzitutto,
compiendo un misura per ogni frequenza, il segnale ottenuto ha un elevatissimo
rapporto segnale-rumore, in quanto tutta l’energia è concentrata nella frequenza
considerata. Per questo motivo, questo segnale ha una precisione tale da esser
utilizzato per la taratura di trasduttori acustici, quali ad esempio microfoni. Inoltre, per
la sua creazione ed elaborazione, non ha grosse richieste di potenza di calcolo o di
memoria RAM, come invece accade per altri segnali (MLS e sine-swept in primis, visti
nei prossimi paragrafi).
Per le applicazioni sulle misure di tipo acustico, il metodo dello stepped-sine è tutt’altro
che un metodo pratico ed elegante da applicare. Infatti, non è un segnale
univocamente definito, ma ha al suo interno vari parametri da ottimizzare, quali
numero di periodi per ogni sequenza, range di frequenze analizzato, eventuali “pause”
tra un treno di onde e il successivo, ecc. Come detto, si deve considerare il fatto che i
salti (step) da una frequenza alla successiva portano a successivi transitori del DUT, che
obbliga ad attendere qualche istante prima che il segnale possa essere analizzato.
In campo audio si utilizzano altri segnali per superare anche parzialmente i limiti
dell’impulso e delle sequenze sinusoidali. Tra le diverse metodologie, verranno discussi
i metodi MLS e sine-swept.
I segnali MLS sono adottati in molti campi, compreso quello dell’acustica. Il vantaggio
primario di questa tipologia di segnale è che, eccitando in maniera uniforme e continua
tutte le frequenze, permette effettuare le misure acustiche anche in ambienti non
ideali, grazie all’elevato rapporto segnale-rumore e quindi alla sua immunità ai disturbi.
=2 −1 (3.11)
47
La teoria su cui si basa la generazione di un segnale MLS e la valutazione delle sue
proprietà risulta essere molto complessa [12] [18]; fortunatamente la sequenza stessa
risulta semplice da generare e richiede una potenza di calcolo relativamente ridotta per
essere generata; la comprensione della teoria non è necessaria per applicare e
comprendere l’utilizzo di un segnale MLS e non verrà quindi riportata. In questo
paragrafo, invece, si mostra come creare una sequenza MLS di dato ordine N e periodo
P.
Come già anticipato, un segnale MLS è definito, in primissima misura, dal numero di
registri di spostamento (shift register); si prenda come esempio un valore dei registri
= 3. La sequenza avrà un lunghezza (periodo P) = a 7. Si tratta di determinare i valori
binari della sequenza. Per fare ciò si considerino i tre registri, che inizialmente sono
posti pari ad 1. Per la creazione della sequenza, che avverrà in P passaggi, i registri sono
interessati ad operazioni logiche ed a trasferimento di valori, rappresentati in Fig.3.5
dalle frecce. Degli = 3 registri, due sono predisposti per compiere una operazione
logica di XOR (eXclusive OR), e la loro posizione è determinata da indici definiti in
inglese tap.
( + 4) = ( + 1) ⊕ ( + 3)
A B C
zero zero 0
zero nonzero 1
nonzero zero 1
nonzero nonzero 0
48
Una volta ottenuto il valore in uscita dall’applicazione XOR, dalla figura si vede come
esso venga utilizzato per riscrivere il primo registro e per definire l’uiltimo elemento
della sequenza, che pertanto verrà completata a ritroso nei successivi passaggi.
In realtà, il segnale non è ancora pronto per essere inviato al DUT: essendo una
combinazione di valori 1 − 0, il valore medio non è nullo, mentre il segnale da inviare al
DUT deve avere valore avere un valore medio nullo, affinchè il DUT (in questo caso
l’altoparlante del diffusore) si muova simmetricamente attorno alla posizione di riposo
e non sia sottoposto ad una dannosa corrente continua. Pertanto la sequenza si
modifica sostituendo al valore unitario il valore -1, mentre al valore nullo si sostituisce il
valore unitario. Il segnale, in conclusione, diventa
-1 -1 -1 1 1 -1 1
Per quanto riguarda i valori delle tap, sono noti dalla teoria [18] per ogni valore di per
ottenere la sequenza di lunghezza massima. Per valori di N elevati può capitare che le
tap richieste siano quattro. Il procedimento per il calcolo della sequenza è
concettualmente lo stesso, con la differenza che in partenza si calcola lo XOR dei Tap1
con il Tap2, e un secondo XOR con il Tap3 e il Tap 4. Una volta ottenuti questi valori, si
passa al calcolo di un terzo XOR, che avviene esattamente con la procedura qui sopra
descritta.
Altra aspetto molto importante è che la teria alla base della MLS prevede che il segnale
inviato sia periodico di lunghezza P, e quindi le MLS inviate in successione devono
essere in numero tale da portare alla periodicità il DUT.
Si è visto come nel dominio del tempo, la relazione tra ingresso ( ), funzione di
trasferimento ℎ( ) e risposta ( ) per un sistema SISO e lineare, è data dall’integrale di
convoluzione precedentemente riportato, simbolicamente rappresentato dalla 3.X
( ) = ℎ( ) ∗ ( ) (3.12)
49
Fig.3.6. Da un segnale temporale discreto alla trasformata discreta di Fourier
Nel dominio delle frequenze, tralasciando i pedici, la (3.X) diventa la (3.5), Dove il prodotto
tra la FdT e la trasformata del segnale di ingresso è un semplice prodotto di numeri
complessi.
( )= ( ) ( ) (3.13)
( )= ( )∗( ) (3.14)
Allora si può dimostrare che effettuando la convoluzione della risposta del sistema alla
MLS, ( ), con il filtro inverso ( ), si ottiene la risposta all’impulso ( ) ≡ ℎ( ).
L’utilizzo della MLS come segnale da inviare al DUT permette pertanto di ricavare la
funzione di trasferimento (o la risposta all’impulso) del sistema. Una rappresentazione
grafica del processo precedentemente illustrato viene riportata in Fig.3.7.
Rimane il problema di ricavare la funzione filtro inverso della MLS. Si può dimostrare che
una delle proprietà del segnale MLS è che il filtro inverso si ottiene dalla stessa MLS
invertendo la direzione dell’asse temporale della sequenza:
( )= (− ) (3.15)
Si sono quindi dimostrate le possibilità di utilizzare un segnale MLS per la
determinazione della funzione di trasferimento di un sistema lineare SISO:
50
smls(t) rmls(t)
sys
Convoluzione
imp(t) ri(t)
Fig.3.7. Schema a blocchi del processo di determinazione della FdT di un sistema (DUT) mediante
MLS
Procedura numerica
Al fine di evitare errori nella valutazione della FdT, la sequenza deve presentare una
certa lunghezza, e ciò appesantisce il calcolo della convoluzione. Come evidenziato da
[29], poiché la MLS è una sequenza binaria, il calcolo del prodotto di convoluzione può
essere semplificato in quanto i prodotti sono sostituiti da delle somme. Nella
deconvoluzione numerica di un segnale con = 7, infatti, si ha:
ℎ
⎡ ⎤ ⎡ ⎤⎡ ⎤
ℎ
⎢ ⎥ ⎢ ⎥⎢ ⎥
⎢ℎ ⎥ ⎢ ⎥⎢ ⎥
⎢ℎ ⎥=⎢ ⎥⎢ ⎥
⎢ℎ ⎥ ⎢ ⎥⎢ ⎥
⎢ℎ ⎥ ⎢ ⎥⎢ ⎥
⎣ℎ ⎦ ⎣ ⎦⎣ ⎦
Una sequenza digitale di questo tipo è definita come matrice M-sequenza. La sua
risoluzione numerica può diventare estremamente complessa se N diventa elevato.
Sfruttando però le similarità della matrice M con la matrice di Walsh-Hadamard [30] si
possono ridurre notevolmente il calcoli.
Infatti, si può dimostrare che ogni riga della matrice si può ottenere come
combinazione lineare (logica) delle sole prime = 3 righe. Definita una matrice
[ ] e la matrice [ ], quest’ultima formata con le prime righe di , si ha:
51
= = ′ ′
La matrice L si ricava con un procedimento che parte dalla sequenza MLS e che verrà
esposto nel prossimo capitolo. Dalle matrici S ed L si ricavano dei vettori di
permutazione PS e PL. Il procedimento prevede che i dati ricevuti vengano permutati
mediante il vettore PS, su di essi venga effettuata la Walsh-Hadamard Transform e
quanto ottenuto venga riordinato mediante il secondo vettore di permutazione PL. Il
risultato rappresenta la risposta all’impulso del sistema, alla quale associare il vettore
tempo discretizzato.
I vantaggi di questo segnale sono principalmente il fatto che viene inviata una maggior
energia alle basse frequenze che normalmente presentano le maggiori difficoltà di misura,
e soprattutto la possibilità di evidenziare comportamenti non lineari del DUT. Una breve
sintesi di questo lavoro è riportata nel seguito.
La relazione matematica per ottenere un segnale di tipo sweep sinusoidale (sia lineare
che esponenziale), nella forma più generalizzata, è rappresentata dalla (3.16)
( ) = sin (3.16)
( ) − (3.17)
= +
52
Ovvero, la pulsazione equivalente del segnale di sweep aumenta il proprio valore
linearmente nel tempo; In modo analogo, se si vuol avere un aumento esponenziale
della frequenza, la relazione è
( ) (3.19)
=
( )= + (3.20)
La costante della (3.20) si valuta facilmente imponendo che la funzione valga zero
all’istante iniziale, in modo che anche il segnale ( ) = sin abbia questa proprietà.
Pertanto vale la (3.18)
( )= −1 (3.21)
( ) ( )
=ω =ω (3.22)
ω (3.23)
= ω = ω
ω ω
400
350
300
250
Omega [Hz]
200
150
100
50
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2
Tempo [s]
Fig. 3.8. Esempio di andamento della pulsazione angolare dello sweep esponenziale in funzione del
tempo
53
Elaborazione del segnale
L’elaborazione del segnale swept-sine avviene in modo analogo a quanto visto nel caso
della MLS. SI riporta in figura (XX) il diagramma a blocchi della procedura.
( )= ( )∗ ( ) (3.24)
Si può quindi dimostrare che effettuando la convoluzione della risposta del sistema allo
SWEEP, ( ), con il filtro inverso ( ), si ottiene la risposta all’impulso ( ) ≡ ℎ( ).
Una rappresentazione grafica del processo precedentemente illustrato viene riportata in
Fig. 3.9.
Fig.3.9. Schema logico del processo di determinazione della FdT di un sistema (DUT) mediante
Sweep esponenziale
Per quanto riguarda la funzione filtro inverso dello SWEEP, non vale la relazione già
determinata per il segnale MLS. Infatti, se si analizza uno sweep esponenziale, il
contenuto energetico in funzione della frequenza può essere espresso come in [15]:
1 (3.25)
(ω) = ∗
+ ω
dove è una costante. Questa relazione è molto importante, perché dimostra che per
lo sweep la sua energia non è costante per tutto lo spettro come per il segnale MLS,
bensì diminuisce all’aumentare della frequenza. In particolare, se la frequenza
raddoppia, il fattore 1/ della (3.27) automaticamente diventa 1/2ω , il che,
rapportato in decibel, corrisponde a:
54
1
10 log = −3 /
2
( )= ⋅ (− ) (3.26)
( )
unzione avente pendenza di +3 / . Si ottiene così la risposta all’impulso del
DUT, e facendo la FFT si ottiene la risposta all’impulso nel dominio delle frequenze.
Queste tecniche sono alla base delle misure, cui vengono utilizzati i segnali sopra
descritti, e sono applicate a prescindere che si stia cercando la risposta temporale o in
frequenza di un DUT.
Si passa ora all’analisi di entrambe le tecniche; per le misure acustiche in questo lavoro
di tesi si effettueranno unicamente misure in campo lontano, mentre le misure di
pressione sonora in campo vicino sono limitate a una dettagliata analisi teorica.
55
una perfetta integrazione dei vari altoparlanti. La risposta in campo lontano può essere
definita come la “risposta reale” del diffusore. Com’è già stato accennato in
precedenza, il campo lontano ha la caratteristica, al contrario del campo vicino, di
esibire una relazione inversa tra la pressione sonora e la distanza. Per la precisione,
seguendo le leggi dell’acustica, si ha una diminuzione di circa 6 a ogni raddoppio
della distanza.
Il campo lontano è stato finito, molto qualitativamente, per valori della distanza molto
maggiori del diametro del pistone rigido[17], che in linea di massima può essere
paragonato al diametro del diaframma dell’altoparlante. In genere, la distanza
“standardizzata” per definire il campo lontano è posta a circa 1 di distanza dalla
sorgente sonora. Una regola di massima nella nota [11] riporta che per ricadere
all’interno del campo lontano bisogna essere lontano da tre a cinque volte il diametro
della membrana dell’altoparlante: gran parte dei woofer, midrange e tweeter esistenti
sul mercato rientrano con le dimensioni, affinché la distanza sia rispettata.
La curva di risposta in frequenza che appare a inizio capitolo ( . 3.1) sono un classico
esempio di curva globale ottenuta applicando la tecnica del campo lontano in camera
anecoica. È da notare che questa tipologia di misura rappresenta la modalità che
maggiormente si avvicina alla reale risposta del diffusore, a patto che le misure siano
effettuate in una camera anecoica.
È dimostrato come dalle curve dei contributi singoli è possibile in seguito risalire alla
curva globale del diffusore, tramite una serie di passaggi ben descritti in [11].
In questo lavoro tesi non verranno effettuate misure in campo vicino, che non saranno
pertanto descritte compiutamente.
56
Fig.3.10. Risposta in frequenza del mid-woofer (linea blu) e del tweeter(linea rossa) di un diffusore
a due vie con cassa chiusa
Un test più utile è invece la risposta del diffusore a un impulso a gradino; anziché
alimentare il diffusore con un singolo impulso rettangolare, si invia una tensione che
57
istantaneamente sale da zero a un valore positivo, rimanendovi per un periodo
temporale tale da permettere la risposta di tutti gli altoparlanti installati nel diffusore.
Con questo metodo si possono raccogliere molte più informazioni sul fatto che la
risposta dei vari altoparlanti sia time-coherent. La Fig3.11 mostra a sinistra l’andamento
di un gradino di tensione, mentre a destra vi è riportata la risposta di un microfono
posizionato in asse a un diffusore a tre vie. Si osserva che il gradino eccita il
funzionamento dei diversi componenti che, al passare del tempo, non essendo
influenzati da correnti continue non emettono più perturbazioni acustiche. I tre
componenti del diffusore reagiscono pressoché all’unisono, e ciò e rappresentativo di
una corretta integrazione temporale.
In altri diffusori l’integrazione non è così spinta e le risposte dei singoli componenti è
ben distinta nel tempo, come nel grafico di Fig.3.12, dove si osserva l’effetto del filtro
cross-over e della diversa dinamica dei diversi componenti di un diffusore a due vie.
58
anecoica, mentre è possibile applicare la tecnica del campo lontano se la alimentazione
è indipendente e si dispone di una camera anecoica.
Fig.3.13. Risposte al gradino separate per tweeter (a sinistra) e woofer di un diffusore a due.
Questa particolare curva è calcolata dai sistemi di misura e analisi che si trovano in
commercio, e si basano in primis sulla risposta all’impulso misurata. Ecco quindi che,
come visto nel paragrafo precedente, l’impulso non si può utilizzare in modo diretto (il
segnale a gradino offre maggiori informazioni), ma viene utilizzato per ottenere la curva
ETC.
59
La CSD prevede una serie di calcoli nel dominio della frequenza, anche se, è spesso
posta tra i dati nel dominio del tempo; la sua classica rappresentazione, infatti, è in un
grafico 3D, dove è rappresentato il modulo su tutto lo spettro delle frequenze al variare
del tempo. È da qui, infatti, che le misure CSD prendono il nome di Waterfall (“cascata”
in italiano) per via del classico andamento in 3D.
(3.27)
=
( )
È ancora più chiaro come la potenza richiesta vari, essendo la resistenza stessa
variabile nella frequenza (impedenza). È quindi molto probabile che, a parità di LPS
prodotta, un altoparlante vari in modo significativo la propria efficienza, al variare della
frequenza.
60
unità di misura per la sensibilità e per l’efficienza sono uguali, ma concettualmente
sono diverse.
A livello pratico, secondo la nota [10] i valori da tenere in conto per diffusori di gamma
medio–alta, si aggira attorno a 88 ( )(2,83 / ), valore medio ottenuto misurando
oltre 260 diffusori. In particolare, il 40% dei modelli misurati ha una sensibilità
ponderata B, che cade tra 84,5 e 87,4 . I valori sono tutto sommato raggruppati
in un range stretto, motivazione comunque da ricercare compromessi riguardo le
dimensioni del magnete e area del cono. Il mercato comunque fornisce diffusori aventi
valori anche molto più elevati, ma si tratta spesso di prodotti per uso professionale. Ad
ogni modo, le misure fornite nell’articolo [10] sono quelle da prendere in
considerazione per questa prova, poiché fate su diffusori di gamma del mercato
paragonabile a quello esaminato. Le misure sperimentali dovrebbero quindi restituire,
teoricamente, un valore all’interno del range 84,5 e 87,4 . Si nota che, essendo
una misura effettuata a 1.000 , la misura non cambia in funzione della scala, in
quanto tutte le scale sono adimensionalizzate per questo valore
61
62
4 IMPLEMENTAZIONE DEI PROGRAMI DI ACQUISIZIONE E DI
ELABORAZIONE. VALIDAZIONE.
Come già visto nel Cap.3, la procedura prevede di inviare al DUT dei pacchetti d’onde a
diverse frequenza, caratterizzati da un certo numero di periodi e contemporaneamente
registrare i dati in arrivo dal DUT. In Fig.4.1 si può vedere una rappresentazione
generica di un segnale stepped-sine, con tre treni di onde aventi frequenza e periodo
crescenti
Ampiezza
Tempo
63
Ogni sinusoide è stata ripetuta per cinque periodi, mentre le frequenze richiamate sono
state create con una function appositamente realizzata su Matlab per la creazione delle
bande nella frazione d’ottava desiderata. La procedura più completa prevede di inviare
segnali in 27-esimi d’ottava, per un totale di 392 pacchetti di onde. Il programma è
strutturato in moto tale da creare un treno di onde, acquisire il segnale in entrata e
infine salvare unicamente l’ampiezza, necessaria per la determinazione del rapporto
/ , valore che poi può essere riportato in opportuna scala per ottenere i
diagrammi di risposta in frequenza.
Per l’invio e l’acquisizione dei segnali, sia nel caso delle prove sull’amplificatore, sia per
le prove sui diffusori, il programma utilizza una porta analogica di uscita ed una
d’ingresso di una scheda di acquisizione ad alta velocità della National Instruments.
Questa procedura prevede che entrambi i segnali siano ricevuti e inviati con la stessa
frequenza, ed il ritardo tra le due porte è pari ad 1 di acquisizione. Non si tratta
esattamente di una acquisizione simultanea, ma si è verificato che non si presentano
errori nei risultati una volta che si corregge Il ritardo di acquisizione. La procedura non
era di facile implementazione sul Data Acquisition Toolbox di Matlab, e si è preferito
scrivere le routine usando direttamente le librerie predisposte in linguaggio C dalla
National Instruments, sempre richiamate però in programmi Matlab. Per
approfondimenti, si rimanda alle note [21][22][24][25][26]
Per quanto riguarda i tempi di acquisizione, per una funzione di trasferimento in 27-
esimi d’ottava la simulazione sul filtro è pressoché istantanea, la prova
sull’amplificatore ha richiesto circa sei minuti e mezzo, mentre le prove sui acustiche
circa quattro, a causa della più ridotta banda di frequenze da analizzare rispetto
all’amplificatore e della ottimizzazione dei parametri per ognuno del quattro vettori
temporali.
64
trattandosi di continui transitori sul diffusore, si sono eliminati un certo numero di
periodi iniziali acquisiti e il valore picco-picco del segnale è stato ricavato sui restanti.
Il programma si limita al calcolo delle ampiezze, che poi possono essere direttamente
riportate sul grafico in funzione della frequenza. L’elaborazione è pertanto molto veloce
e non richiede elevate risorse di calcolo o di memoria.
Segnale ad Impulso
Tempo
Fig.4.2. Rappresentazione nel dominio del tempo di un impulso “ideale” (linea rossa) e di un
impulso “reale” (linea blu)
L’impulso di estrazione teorica è stato utilizzato per il test sul filtro RC, mentre quello
trapezoidale per il test sull’amplificatore.
65
iniziale e il calcolo della FFT, cui permette di ricavare la risposta nel dominio della
frequenza. Si ricorda infatti che la funzione di trasferimento è data dalla trasformata di
Fourier (in campo digitale dalla FFT) della risposta temporale del DUT all’impulso.
In realtà, le operazioni basilari prima del calcolo della FFT sono state applicate
unicamente per il filtro RC e in prima analisi sull’amplificatore. Come si vedrà in seguito
nella parte dedicata, la risposta all’impulso dell’amplificatore ha creato non pochi
problemi, e in fase di elaborazione i principali passaggi sono stati
Segnale ottenuto come media di una serie d’impulsi (da 5 fino a 80 ripetizioni),
da cui si calcola un vettore unico
Studio della risposta temporale al fine di eliminare la parte della risposta in cui è
presente unicamente il rumore di fondo
Eliminazione del termine medio e l’utilizzo di un filtro ButterWorth di 4°ordine,
al fine di tagliare le frequenze superiori alla frequenza di Nyquist
Calcolo di un vettore di riferimento per utilizzarlo come riferimento nella
l’adimensionalizzazione
Segnale MLS
0.5
Ampiezza
-0.5
-1
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2
Tempo [s] x 10
-4
66
Per poter essere inviato al DUT deve presentare valore medio nullo e quindi risulta
composto da valori 1 e -1. Si riportano ora in sequenza le parti basilari su cui è
strutturato il programma di creazione del segnale:
In Fig.4.4 è riportata una rappresentazione di uno sweep, dove è possibile vedere come
la frequenza delle sinusoidi vari in funzione del tempo.
67
3
Ampiezza
0
-1
-2
-3
0 0.5 1 1.5 2
Tempo [s]
La fase di creazione del segnale prevede unicamente l’applicazione delle formule viste
nella parte teorica, dove, per controllo, sono state inserite delle consolazioni come
verifica dell’andamento della creazione del segnale, in particolare per lo sweep stesso
che per il suo filtro inverso.
Il punto fondamentale nella elaborazione dei dati è il calcolo della convoluzione, che viene
svolta in automatico da Matlab; il vettore risultante, quindi, è il punto di partenza per il
calcolo della FFT per ottenere la risposta nel dominio della frequenza.
I filtri presi in esame sono del tipo RC in configurazione “passiva”, composta quindi solo
da una resistenza e un condensatore. In Fig.4.5 vi è rappresentato uno schema di
questa tipologia di filtro, con in evidenza i due filtri componenti passa-basso e passa-
alto che lo compongono. Per questi filtri i valori di taglio sono ricavabili a partire dai
valori delle resistenze e dei condensatori, Si ha infatti per il filtro passa-basso
1 (4.1)
= ( − )
68
Mentre per il filtro passa-alto l’equazione caratteristica è
1 (4.2)
+ =
Una volta scritte le equazioni dei due filtri passa-basso e passa-alto, le due incognite
sono le due correnti, e che si possono esplicitare dalle seguenti due equazioni
differenziali (4.1-2)
+ (4.3)
= −
1 + (4.4)
= –
= (4.5)
La risoluzione numerica delle equazioni è stata effettuata con un metodo alle differenze
finite del primo ordine, verificando la correttezza dell’intervallo temporale di
69
risoluzione. Le frequenze di taglio dei filtri sono poste a 40 per il passa-alto e circa
20.000 per il passa-basso, in modo da simulare la banda di utilizzo di un diffusore
commerciale simile a quello oggetto di misura in seguito.
In Fig4.6 è riportato l’andamento del modulo e della fase ottenuti tramite la risoluzione
analitica del filtro. Per la risoluzione numerica del filtro, invece, si è interessati
unicamente al grafico relativo al modulo.
10
deciBel
-10
1 2 3 4 5
10 10 10 10 10
Frequenza [Hz]
100
angolo [°]
50
0
1 2 3 4 5
10 10 10 10 10
Frequenza [Hz]
I quatto segnali, una volta applicati al modello del filtro, han rilevato una ( ) in
uscita di cui si riporta l’andamento Fig.4.7
70
5
Ampiezza [dB]
0
-5
-10
-15 1 2 3 4 5
10 10 10 10 10
Frequenza [Hz]
Fig.4.7 Andamento rilevato del filtro RC con in ingresso i quattro segnali analizzati
I settaggi dei quattro segnali ottenuti per l’amplificatore saranno il punto di partenza
per le successive prove sul diffusore.
Strumenti utilizzati
In questo paragrafo sono riportati gli strumenti utilizzati nella catena di misura,
utilizzati sia per le misure sull’amplificatore che successivamente per il diffusore.
Amplificatore
L’amplificatore di potenza usato nelle prove del diffusore, e ancora prima oggetto di
misura, è prodotto dalla Kenwood (mod. KA-50), visibile in Fig.4.8
71
In Tab.4.1 vengono riportate le specifiche tecniche principali dell’amplificatore, dove vi
è riportata la specifica sulla risposta in frequenza che sarà verificata in fase di misure.
Scheda di acquisizione
Morsettiera
Per le varie misure è stata utilizzata una morsettiera prodotta dalla National
Instruments, Modello BNC-2120 (Fig.4.9) che incorpora anche un generatore di segnale
al suo interno, funzione molto comoda in fase di settaggio degli script o per fare
72
verifiche sul corretto funzionamento degli strumenti della catena di misura. La BNC-
2120, inoltre, permette di utilizzare dei cavi di tipo BNC con innesto a baionetta, ideali
per garantire un buon isolamento del segnale da disturbi esterni. Presenta inoltre otto
canali in input e due per l’output, numero più che soddisfacente per le misure
sperimentali di questa tesi. La Tab. 4.3 riposta le specifiche principali della morsettiera
utilizzata per le misure.
Fig.4.9. Morsettiera BNC-2120 Prodotta dalla National Instruments, con i cavi per l’input (BNC-
Jack) e l’output (BNC-BNC) utilizzati per le prove acustiche.
Catena di misura
In Fig.4.10 viene riportata la catena di misura utilizzata per le prove sull’amplificatore di
potenza. In Fig.4.11 è rappresentata la reale catena di misura utilizzata in laboratorio
per le misure.
73
Fig.4.10. Catena di misura adottata per le misure sperimentali sull’amplificatore
Segue una rapida spiegazione dei vari componenti della catena di misura di Fig.5.13
Fig.4.11. Catena di misura per le misure sperimentali sull’amplificatore (estrema sinistra). Nella
mensola sopra lo schermo è visibile la batteria di resistenze.
Misure e risultati
Il segnale di partenza, usato come riferimento per ricavare la curva caratteristica, è
stato lo stepped-sine, che grazie alle sue doti di robustezza è in grado di garantire
un’ottima risposta contro eventuali disturbi. La curva ottenuta con lo stepped-sine,
74
quindi è stata il riferimento per le prove successive, ed inoltre è stata utilizzata per
un’analisi approfondita dell’amplificatore, al fine di comprendere le variazioni di
tensione in uscita al variare della posizione della manopola, o di risposte diverse al
variare dei canali. Solo in seguito si è passato alla analisi dei segnali successivi.
In Fig.4.12 sono riportate le risposte dei segnali stepped-sine, MLS e sine swept.
L’impulso viene invece trattato in seguito, in quanto non è stato in grado di dare una
risposta del DUT ritenuta accettabile.
-1
Ampiezza [dB]
-2
-3
-4
-5
-6
-7 0 1 2 3 4 5
10 10 10 10 10 10
Frequenza [Hz]
Fig.4.12. Risposta in frequenza dell’Amplificatore Kenwood KA 50, canale left, ai segnali MLS (linea
blu), sine swept (linea viola) e stepped sine (linea nera). Limiti +-0.3dB (linee rosse continue) e
limite -3dB (linea rossa tratteggiata)
Dall’analisi dei grafici di figura 4,12 si può innanzitutto affermare che le misure
effettuate con le tre metodologie danno per l’amplificatore una risposta in frequenza
da 3 a 60 , che sono molto simili a quelli dichiarati dal costruttore (10 −
70 ). Si può pertanto ritenere che le metodologie messe a punto diano risultati
corretti per entrambe le validazioni effettuate.
Si può anche notare che la risposta dell’amplificatore sia pressoché lineare (12 −
30 , −0.3 ) in un range di frequenze molto più ampio di quello richiesto per le
prove sul diffusore, che ha normalmente ha una banda che va da circa 20 fino a
20.000 .
Passando all’analisi dei tre segnali, si osserva anche nella Fig.4.13 come le tre curve
siano perfettamente sovrapponibili, con il segnale MLS che non garantisce una
reiezione dei disturbi segnali pari a quella degli altri. Le tre risposte, ad ogni modo, sono
da considerarsi più che soddisfacenti.
75
1
0.5
-1
-1.5
-2
-2.5 0 1 2 3 4 5
10 10 10 10 10 10
Frequenza [Hz]
Fig.4.13. Confronto dei segnali MLS (linea blu), sine swept (linea viola) e stepped sine (linea nera)
Segnale a Impulso
La FFT del segnale ad impulso ha messo in evidenza come l’energia di questo segnale
non sia sufficientemente alta da poter restituire una risposta soddisfacente
dell’amplificatore. Con ogni probabilità si tratta di un problema di isolamento del cavo
di alimentazione dell’amplificatore stesso, i cui disturbi sono tali da generare un rumore
tale da coprire la risposta all’impulso.
La risposta, quindi, per tempi elevati si mostra oscillatoria e non torna al valore zero.
Ricordando che al parte finale della risposta temporale è quella che determina il
comportamento alle basse frequenze risulta spiegato l’andamento della riposta in
frequenza nel dominio delle frequenze visibile in Fig.4.16. Si può dedurre che il segnale
ad impulso, pur dando ottimi risultati nella validazione con il modello simulato di filtro
passa banda, per diversi motivi non risulta utilizzabile con l’amplificatore e
presumibilmente nemmeno sul diffusore, dove altri disturbi dovrebbero sommarsi.
76
7
Ampiezza [V]
3
-1
0.013 0.013 0.013 0.0131 0.0131 0.0131
Tempo[s]
Fig. 4.14. Andamento nel tempo della risposta dell’amplificatore al segnale a impulso (linea rossa)
0.05
0.04
0.03
0.02
0.01
Ampiezza [V]
-0.01
-0.02
-0.03
-0.04
-0.05
0.014 0.016 0.018 0.02 0.022 0.024 0.026 0.028 0.03 0.032 0.034
Tempo[s]
,
Fig. 4.15. Andamento nel tempo della risposta dell’amplificatore al segnale a impulso (linea rossa)
-1
Ampiezza [dB]
-2
-3
-4
-5
-6
-7 1 2 3 4 5
10 10 10 10 10
Frequenza [Hz]
Fig.4.16. Risposta in frequenza dell’Amplificatore Kenwood KA 50. Limiti +-0.3dB (linee rosse).
77
78
5 MISURE ACUSTICHE SU UN DIFFUSORE COMMERCIALE
Nella parte iniziale, dopo alcune note sulla camera anecoica, si descrivono gli strumenti
utilizzati e l’intera catena di misura. Di seguito sono riportati i problemi incontrati nelle
misure e i parametri finali scelti per le acquisizioni. Infine si riportano i risultati ottenuti
e si effettua un confronto con le misure pubblicate da una importante rivista del settore.
In Fig.5.1 è riportata una vista interna della camera anecoica dell’Università di Cagliari,
inaugurata nel 2011, situata alla Cittadella Universitaria di Monserrato (CA). Per
dimensioni (11,45 8,62 6,83 ), è la seconda in Italia insieme a quella di Ferrara, e
dopo quella di Torino [20].
79
Come riportato anche in [32], la camera è stata progettata con una frequenza di taglio
pari a 100 ; al di sopra di questa frequenza la camera è conforme alla norma UNI EN
ISO 3745: 2004. Per frequenze inferiori, partendo dal centro della camera, l’area
anecoica si riduce sensibilmente, fino ad arrivare a 1,5 dal centro per una frequenza
pari a 50 .
La Fig.5.9 riporta la camera anecoica con il set-up usato per lo svolgimento delle misure
acustiche. Si può notare la griglia posta per pavimento (che copre il fondo,
insonorizzato come le pareti); sulla sinistra vi è il diffusore in studio con il microfono
disposto frontalmente mentre il materiale fonoassorbente in primo piano sulla destra al
fine di ridurre il rumore di fondo creato dal PC.
Catena di misura
La catena di misura riportata in Fig.5.2 è relativa alle misure in campo lontano (tecnica
di misura utilizzata in questa tesi) con il microfono posto alla distanza di 1 all’altezza
del tweeter. Segue ora una descrizione sommaria.
80
Diffusore acustico (DUT) è il DUT delle prove, l’oggetto di misura
Amplificatore (AMP) di potenza, che alimenta il DUT, già discusso nel capitolo
precedente
Microfono (mic) è l’elemento ricevitore della perturbazione acustica creata dal
DUT
Fonometro (F) completo di preamplificatore, amplifica il segnale prodotto dal
microfono e lo rende disponibile per l’acquisizione
Morsettiera (M) permette alla scheda di generazione-acquisizione dati di
comunicare con l’amplificatore e il fonometro
Scheda di acquisizione (ACQ) installata sul PC, che è gestore primario della
catena di misura, e che tramite Matlab permette di generare il segnale,
mandarlo al DUT e contemporaneamente di acquisire il segnale captato dal
microfono.
Le misure acustiche, come già specificato in precedenza, sono condotte nella camera
anecoica dell’Università di Cagliari. In Fig.5.3 sono visibili il diffusore e il microfono
posto in campo lontano all’interno della camera anecoica durante le fasi di misura.
Diffusore acustico
81
Fig.5.4. Wharfedale Diamond 10.1, vista da ¾ anteriore
Il pannello frontale è piatto, di dimensioni molto ridotte, per agevolare una diffusione
su 4π steradianti, mentre le aree dei due altoparlanti frontali hanno una piccola
sovrapposizione, al fine di ridurre la distanza tra i due centri acustici.
82
Nella vista posteriore di Fig.5.5 inoltre, si nota nella parte bassa del mobile il particolare
connettore che permette una alimentazione indipendente dei due altoparlanti, opzione
comoda per misure sui singoli componenti del diffusore. Nella Tab.5.1 sono riportate le
specifiche sul diffusore rilasciate dalla Wharferdale.
La cassa è caratterizzata da una elevata curvatura delle pareti laterali, necessaria per
ridurre l’intensità delle onde stazionarie interne, che potrebbero limitare la linearità
nella risposta. Il doppio condotto di accordo è stato studiato per mantenere il flusso in
regime laminare anche agli alti volumi e ridurre in tal modo i tipici disturbi sul suono
prodotto.
Microfono
Da un punto di vista costruttivo, la differenza tra queste due categorie è che nel primo
caso il diaframma è esposto al campo sonoro da entrambe le facce.
Per le misure acustiche condotte in questo lavoro di tesi è stato utilizzato un microfono
omnidirezionale, di tipo a condensatore, il cui schema costruttivo è visibile in Fig.5.6. In
Fig.5.7 è visibile invece un dettaglio del microfono delle prove.
83
Fig.5.6. Vista in sezione dell’elemento sensibile di un microfono a condensatore
La Tab.5.2, in conclusione, riporta i dati specifici del microfono utilizzato per la prove,
mentre le note [20][23] forniscono approfondimenti sull’analisi del microfono utilizzato.
Marca QUEST
Modello QE 4146
Diametro ½ inch
Tipologia Misure in campo libero
Sensibilità 39,8mV/Pa
Range 25-145 dB
Le misure effettuate vanno corrette per tener conto delle caratteristiche di linearità del
microfono e del suo preamplificatore. In Fig (5.8-9) sono mostrate le curve fornite dal
costruttore per tenere conto di questo problema e definire le correzioni sui dati rilevati.
Si osserva in figura 5.4 che il microfono determina una leggera esaltazione nella banda
di frequenze tra 10 e 20 .
84
Fig.5.9. Curva di risposta del microfono QE4146 [33].
Fig.5.10. Curva di risposta del preamplificatore nel campo di frequenze inferiori a [33].
Fonometro
85
una scheda di acquisizione. Il valore massimo di tensione correlato al fondo scala
impostabile equivale 3,16 RMS mentre il valore minimo è 3,16 RMS.
Come già anticipato, nel kit del fonometro è presente un cavo, che permette di
posizionare il microfono ed il suo preamplificatore, visibili in figura 5.4 a sinistra, in un
posizione relativamente lontana dal corpo principale del fonometro. Il costruttore
dichiara che alla frequenza di 1 la presenza del cavo porta un errore minore di
0,1 , rendendo non importante la ricalibrazione dello strumento all’inserimento del
cavo. Nel manuale [19], è riportato un grafico, riportato in Fig5.12 che mostra
l’attenuazione del cavo alle alte frequenze.
Fig.5.11. Microfono e fonometro prodotti dalla Quest (ora facente parte della 3M) utilizzati per le
prove sperimentali
Fig.5.12. Grafico fornito dalla Quest riportante l’attenuazione dei dB rilevati alle alte frequenze
utilizzando i diversi cavi.
86
Il cavo usato per le misure è lungo circa 3 , che equivalgono a 10 . La figura, tra 10
e 20 , mostra che l’errore relativo per l’introduzione del cavo di estensione è
minore di 1e-3.
Marca Quest
Modello 1900
Classe di precisione 1
Range totale di misura 20 – 140 dB
n° range dinamici e ampiezza 7 range da 60 dB
Dati uscita AC 3,16 mV - 3,16 V RMS
Range di Frequenza 4 Hz – 50.000 Hz
Precisione 0,5 dB a 25 °C
Dimensioni 24x208x47 mm
Peso 654 g
Calibratore
Il calibratore utilizzato per la taratura del microfono è prodotto dalla azienda Quest, e
di il modello utilizzato e il QC-10, visibile in Fig.5.13. Il QC-10 è un calibratore a singola
frequenza, fissata a 1.000 , che produce un segnale sinusoidale di pressione con
ampiezza pari a 114 (riferito a 2 − 5 ).
Fig.5.13. Pistonofono della Quest utilizzato per la calibrazione (taratura) del fonometro
87
Strutturalmente, è un robusto cilindro metallico dall’altezza di circa una decina di
centimetri, provvisto di un foro per l’inserimento del microfono da tarare. Inoltre
presenta un connettore di uscita a Jack che fornisce 1 effettivo. Presenta inoltre
un adattatore per ospitare microfoni dal diametro di ½ pollice e ¼ di pollice.
Marca Quest
Modello 1900
Tipologia Strumento Classe 1
Frequenza Output 1.000 Hz
Ampiezza Output 114dB
Accuratezza +- 3dB @ T=20°C p=760 mmHg
Dimensioni Diam. 60mm; lungh 104mm
Peso 0,35 kg
La soluzione finale prevede una base che permette la rotazione rispetto all’asse
perpendicolare agli assi dei due diffusori; questa funzione è assolta da una robusta
tavola a culla in acciaio specifica per lavorazioni meccaniche, grazie a cui è possibile la
rotazione richiesta. Per la valutazione degli ingombri è stato utilizzato il software
SolidWorks, da cui è stata ricavata una visione in prospettiva visibile in Fig.5.14. La
struttura completa, comprendente la tavola a culla come appoggio che permette le
misure angolari, è visibile in Fig5.15
88
Fig.5.14. Vista prospettica ricavata dal software SolidWorks del piedistallo per il diffusore
Tuttavia, in questo lavoro di tesi, il fonometro non sarò utilizzato come tale, ma
unicamente come amplificatore del segnale del microfono; infatti, tramite l’uscita AC
89
del fonometro stesso, è possibile metterlo in comunicazione con la scheda di
acquisizione, in modo da rilevare il valore di tensione correlato al valore di pressione
sonora rilevato. Al riguardo, per la taratura, è stato utilizzato un programma già
utilizzato in precedenti tesi ([20], [23]), rivisto allo scopo di ottimizzare i comandi e per
una maggiore comprensione degli stessi.
In sintesi, riguardo alla taratura, si riporta che l’output dell’uscita AC del fonometro
varia linearmente da 3,16 a 3,16 . Il range di tensioni è uguale per tutte e
sette le scale selezionate, quindi se si seleziona nel fonometro come valore di fondo
scala 110 , a un suono rilevato di 50 verrà correlata una tensione pari a
3,16 , mentre al valore massimo che rileva, prima di entrare in overload, di 100
corrisponde in uscita un valore di 3,16 .
Si riporta in questo paragrafo il settaggio e l’analisi della risposta ottenuta con i segnali
stepped-sine, MLS e sweep.
Segnale stepped-sine
90
La frequenza di acquisizione è tanto più elevata quanto maggiore è la frequenza delle
sinusoidi richiesta, cosi come il numero di periodi per ogni pacchetto. Il tempo di attesa,
invece, è tanto più lungo quanto bassa è la frequenza da riprodurre. Con le nuove
impostazioni, il tempo necessario per l’acquisizione completa delle 378 frequenze
inviate in 27-esimi d’ottava è stimato sui 4 minuti. Sono state svolte ulteriori prove di
settaggio, aumentando il numero di onde all’interno di ogni pacchetto, fino a
raggiungere i limiti di memoria disponibile dal PC, anche a raddoppiando la frequenza di
acquisizione dell’ultima parte del vettore. In entrambi i casi, la curva ottenuta è sempre
stata perfettamente sovrapponibile a quella ottenuta con le impostazioni qui sopra
descritte.
In Fig.5.16 è rappresentata una porzione del terzo vettore, con il segnale creato (linea
blu) e il segnale ricevuto (linea rossa) riportati in funzione del tempo. In alto è in
evidenza il treno di onde creato alla frequenza di 1.330 e alla frequenza di
1.360 , mentre nella figura in basso vi è rappresentata la prima metà del treno di
onde relativo alla frequenza di 1.400 , con in evidenza il ritardo di risposta, tale da
generare uno sfasamento tra le onde mandate e le onde ricevute. In Fig.5.17 è invece
rappresentata la risposta in frequenza del diffusore acustico.
1
Ampiezza [V]
-1
-2
2.25 2.3 2.35 2.4 2.45 2.5 2.55 2.6
Tempo [s]
1
Ampiezza [V]
-1
-2
2.734 2.736 2.738 2.74 2.742 2.744
Tempo [s]
Fig. 5.16. Rappresentazione di una acquisizione del segnale stepped-sine nel dominio del tempo;
segnale inviato (linea blu) e segnale ricevuto (linea rossa). Rappresentazione di due treni
consecutivi (in alto) e particolare di uno di essi (in basso)
91
Nella Fig5.16, inoltre, si osservi come il segnale inviato avvia una crescita graduale, per
ridurre il transitorio, generato all’interno dello script di acquisizione/invio dei segnali.
10
-5
-10
Ampiezza [dB]
-15
-20
-25
-30
-35
-40 1 2 3 4
10 10 10 10
Frequenza [Hz]
Segnale MLS
I programmi di creazione ed elaborazione del segnale, nel caso della MLS, sono rimasti
uguali. Si è tuttavia proceduto a un nuovo settaggio dei parametri, modificati rispetto la
prova sull’amplificatore.
92
Il programma per l’elaborazione dei dati non ha subito invece importanti variazioni. Il
tempo di acquisizione, con queste impostazioni, è dell’ordine dei 3-4 secondi. In
Fig.5.18 è rappresentato il segnale mandato (linea blu) e il segnale ricevuto (linea
rossa), riportati in un arco temporale di 7 ∗10 . In Fig.5.19 invece vi è riportata la
risposta in frequenza del DUT analizzato
0.5
Ampiezza [V]
-0.5
-1
Fig. 5.18 Rappresentazione di parte di una sequenza del segnale MLS nel dominio del tempo;
segnale inviato (linea blu) e segnale ricevuto (linea rossa).
10
-5
-10
Ampiezza [dB]
-15
-20
-25
-30
-35
-40 1 2 3 4
10 10 10 10
Frequenza [Hz]
93
Segnale sine sweep
Sono state condotte delle prove per verificare se si hanno delle variazioni di risposta in
funzione della durata temporale dello sweep. Da qui si è stabilito che il tempo massimo
di sweep da utilizzare per una risposta corretta è di 1 , al contrario dell’amplificatore
che già a 0.5 ha restituito una risposta corretta. Il tempo di durata dello sweep
rappresenta quindi un parametro fondamentale che richiede dei controlli incrociati
prima di essere impostato.
In Fig.5.20 sono rappresentati una porzione segnale mandato (linea blu) e il segnale
ricevuto (linea rossa) dal DUT. In Fig.5.21 è invece riportata la risposta globale nel
dominio della frequenza
0.8
0.6
0.4
0.2
Ampiezza [V]
-0.2
-0.4
-0.6
-0.8
-1
0.89 0.895 0.9 0.905 0.91 0.915 0.92 0.925 0.93
Tempo [s]
Fig.5.20. Rappresentazione di un’acquisizione del segnale sine-swept nel dominio del tempo;
segnale inviato (linea blu) e segnale ricevuto (linea rossa).
94
10
-5
-10
Ampiezza [dB]
-15
-20
-25
-30
-35
-40 1 2 3 4
10 10 10 10
Frequenza [Hz]
3
Ampiezza [Volt]
-1
-2
Fig.5.22. Risposta del diffusore in campo lontano a un segnale del tipo a gradino
95
Da questo grafico si possono notare due diversi picchi; il primo, più acuto, è relativo alla
risposta del tweeter, mentre il secondo, molto più prolungato nel tempo, è relativo alla
risposta del mid-woofer, esaltata anche dal filtro cross/over che presenta di per se un
certo ritardo. Si può notare come il tweeter lavori in modo quasi simmetrico, sia in
compressione che rarefazione, per la creazione dell’onda sonora.
È inoltre visibile una serie di punti di flesso tra i due picchi, il più evidente a circa
13,3 che indica la transizione che ha il suono tra i due altoparlanti; questo è il
campo di lavoro del filtro crossover. Infatti, scalando la risposta nel dominio temporale
fino ad allineare lo zero con la partenza della risposta, si ottiene che il punto di flesso
tra la risposta del tweeter e il mid-woofer è di circa 5,5 ∗10 , a cui corrisponde una
frequenza poco superiore di 1,8 , che appunto è la frequenza dichiarata del
costruttore del taglio del filtro a incrocio. Questa valutazione, quindi, conferma la
validità della misura.
Tornando alla analisi della risposta, malgrado la presenza di alcuni gradini nella fase di
salita del mid-woofer, il lavoro del filtro ad incrocio è da ritenersi più che soddisfacente;
la risposta infatti si può ritenere abbastanza pulita nel transitorio tra i due altoparlanti.
2
Ampiezza [dB]
-2
-4
-6
-8 2 3 4
10 10 10
Frequenza [Hz]
Fig.5.23. Risposta del diffusore in campo lontano ai segnali stepped-sine (blu), MLS (rosso) e sine
sweep (azzurro)
Come già visto, I grafici ottenuti sono stati adimensionalizzati con il valore a 1.000 . la
risposta globale del diffusore appare sufficientemente piatta, con un netto
96
decadimento ai 20.000 , e un andamento soddisfacente alle basse frequenze per un
diffusore di queste dimensioni.
La risposta ottenuta dal diffusore è molto simile per tutti e tre i segnali, con la
sovrapposizione dei tre per gran parte del range di lavoro, a riprova della correttezza
delle misure e delle elaborazioni effettuate; i picchi di risposta del DUT vengono seguiti
dai tre segnali. Ad ogni modo, il segnale più pulito dei tre è indubbiamente lo stepped-
sine, come visibile in Fig.5.23
2
Ampiezza [dB]
-2
-4
-6
-8 2 3 4
10 10 10
Frequenza [Hz]
Fig.5.23. Andamento dei segnali stepped-sine (blu), MLS (rosso) e sine sweep (azzurro)
Alle basse frequenze, tuttavia, è visibile come i tre segnali si comportino in modo
diverso; in particolare, durante le misurazioni, i segnali MLS e sine-swept han messo in
evidenza alle basse frequenze delle notevoli oscillazioni della risposta tra due prove
consecutive, il che ha suggerito il calcolo della deviazione standard per i tre segnali.
In Tab.5.5 sono riportati alcuni dei valori rappresentativi dell’incertezza relativi ai tre
segnali, mentre in Fig.5.24 sono riportati gli andamenti su un grafico
Step 5,0 0,3 0,1 0,1 0,06 0,0 0.0 0,0 0.0
MLS 8,8 4,8 0,7 0,4 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0
Sweep 4,9 2,1 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
97
12
10
Incertezza [dB]
6
-2
1 2 3 4
10 10 10 10
Frequenza [Hz]
Da questi valori si può comprendere come i segnali MLS e sweep hanno un’incertezza
alta, se paragonati al segnale stepped-sine, ma solo nel range di frequenze inferiori a
100 . Una probabile spiegazione di ciò è indubbiamente legata alle caratteristiche
della camera anecoica, che è esente da onde stazionarie solo al di spora di quel valore,
come riportato in Fig.5.24. Il fatto che il problema si manifesti in maniera differente nei
tre segnali è dovuto alle loro caratteristiche fondamentali: mentre MLS e sweep sono
dei segnali formulati per generare tutta la banda di frequenze istantaneamente (come
avviene per l’MLS) o in un breve periodo temporale (swept-sine), il segnale stepped-
sine invece concentra la propria energia in una unica sinusoide di frequenza ben
definita. E’ quindi pensabile che eventuale onde stazionarie (caratterizzate
normalmente da bassa frequenza, viste le dimensioni della camera) vengano
difficilmente eccitate dal segnale stepped-sine, mentre lo saranno sicuramente dagli
altri due segnali.
Sempre dalla analisi dei valori in Tab.6.1, infatti, si nota come i valori di incertezza dei
segnali si stabilizzano tutti sull’ordine del centesimo di deciBel oltre i 100 . A
conferma di quanto affermato, in [31] si mostra come la camera anecoica
dell’Università di Cagliari abbia una frequenza di taglio di progetto pari appunto
a 100 , mostrando problemi di anecoicità per valori di frequenza pari a 50 per
distanze maggiori a 1,5 dal centro della stanza. Alle basse frequenze, quindi, le
misure qui condotte confermano che la camera anecoica presenta dei problemi, non
riuscendo a smorzare le onde sonore e dando quindi origine a dei fenomeni di onde
stazionarie che potrebbero falsare le misure.
In Fig.5.25 si riporta la risposta angolare sul piano parallelo al terreno, effettuata con
una misura a 20 gradi (linea rossa) e a 40 gradi (linea blu). La linea nera rappresenta il
98
riferimento a zero gradi. Questa misura è importante perché consente di capire come la
direzionalità aumenti all’aumentare della frequenza.
10
Ampiezza [dB]
-10
-20
-30
-40 1 2 3 4
10 10 10 10
Frequenza [Hz]
Fig.5.25. Risposta del diffusore in campo lontano in funzione della posizione angolare a zero gradi
(linea nera), venti gradi (linea rossa) e quaranta gradi ( linea blu).
È stata condotta una prova per valutare la presenza invasiva della griglia di protezione
degli altoparlanti (Fig5.26) dove vi è la risposta globale senza griglia (linea blu) e la
risposta globale con la griglia (linea rossa).
10
0
Ampiezza [dB]
-10
-20
-30
-40 1 2 3 4
10 10 10 10
Frequenza [Hz]
Fig.5.26. Risposta del diffusore in campo lontano senza la griglia di protezione (linea blu) e in
presenza della griglia (linea rossa).
99
È quindi visibile come la griglia agisca letteralmente da schermo alle onde sonore. è
visibile una riduzione lungo tutto l’arco delle frequenze, in particolar modo alle alte. Si
può notare anche un rimarchevole picco a circa 3.800 .
100
95
90
85
Ampiezza [dB]
80
75
70
65
60 1 2 3 4
10 10 10 10
Frequenza [Hz]
Dalla curva dei livelli di pressione si è passati ai valori di LPS, ottenendo un valore medio
nella banda 25 − 25.000 . Il corrispondente LPS ottenuto, ovvero nella banda di
sensibilità del diffusore, è risultato pari a 86,6 , valore molto simile a quello
dichiarato dal costruttore, pari a86 .
100
A differenza delle misure ottenute in questo lavoro di tesi, le misure condotte dalla
rivista non sono state effettuate in una camera anecoica, il che implica l’applicazione di
alte tecniche di misura, dette in campo vicino.
10
0
Ampiezza [dB]
-10
-20
-30
-40 1 2 3 4
10 10 10 10
Frequenza [Hz]
Fig.5.27. Risposta globale del diffusore, segnale stepped-sine (linea rossa), segnale rilevato da
Stereophile (linea nera)
Le due risposte hanno un andamento moto simile, e si può notare l’esaltazione alle
basse frequenze attorno a 120 , i diversi avvallamenti attorno a 100 e il picco
degli acuti a 15.000 . si ha una differenza marcata dei valori alle basse frequenze, mi
si è già detto al riguardo che nelle misure alle basse frequenze il metodo di misura in
campo vicino determina un’esaltazione della risposta, infatti, in [11] è riportato
esplicitamente come le misure in campo vicino siano affette da un errore sistematico, a
patto che il Setup utilizzato sia sempre lo stesso, Poste queste condizioni, si deduce che
le misure in campo vicino sono valide come paragone tra due diffusori misurati con lo
101
stesso setup, me se si passa alla determinazione dei valori assoluti del LPS gli errori
possono essere rilevanti.
L’analisi ora passa alla risposta del DUT al segnale a gradino riportata in Fig5.28. con la
linea nera rappresentante le misure di Stereophile, mentre la linea rossa le misure
condotte in questo lavoro di tesi.
3
Ampiezza [Volt]
-1
-2
Fig. 5.28. Risposta del diffusore al gradino (linea rossa) e risposta rilevata da Stereophile (linea
nera)
Dato la diversa catena di misura, si è preferito scalare le due curve in ampiezza per
effettuare un confronto immediato, facendo coincidere l’ampiezza massima dovuta al
mid-woofer. La scala dei tempi, a parte una dovuta traslazione, non è stata modificata.
Si osserva come la tempi di riposta dei due altoparlanti siano sovrapponibili.
Osservando inoltre la curva di Fig.5.29, con l’asse dei tempi ingrandito, sembra
probabile che la differenza tra i picchi del tweeter è dettata da una frequenza di
acquisizione minore usata nelle prove di Stereophile. Cio’ potrebbe spiegare le
differenze riscontrate per le frequenze acute anche nella curva di risposta. L’accordo tra
102
le due curve è comunque soddisfacente, a dimostrare la bontà delle procedure di
acquisizione ed elaborazione utilizzate.
3
Ampiezza [Volt]
-1
-2
Fig. 5.29. Ingrandimento sulla scala temporale della risposta del diffusore al gradino (linea rossa) e
risposta rilevata da Stereophile (linea nera)
103
6 CONCLUSIONI
L’obbiettivo della tesi era quello di predisporre e validare ed una metodologia di misura
delle prestazioni acustiche di un diffusore. Vista la minima esperienza sull’argomento, è
stata effettuata una ricerca bibliografica che ha portato alla scelta di quattro
metodologie basate su diversi tipi di segnali: impulso, stepped sine, MLS e swept sine.
Le prove con i diversi segnali hanno ricostruito curve di risposta in accordo con quelle
del costruttore, validando sia le metodologie che il sistema di acquisizione dati. Solo il
segnale ad impulso ha mostrato problemi di disturbi elettromagnetici sulla risposta, e
non è stato utilizzato nel prosieguo. Gli altri segnali hanno mostrato che l’amplificatore
aveva una risposta in frequenza sufficientemente piatta e in un elevato campo, tale da
poter essere utilizzato per le misure acustiche. Infine, con opportune modifiche il setup
è stato utilizzato in camera anecoica misure su un diffusore acustico commerciale.
I test sul diffusore sono da ritenere più che soddisfacenti, in quanto hanno mostrato
risultati pressoché uguali in termini di risposta in frequenza per i diversi segnali. Alcune
differenze alle basse frequenze sono dovute principalmente alle particolari
metodologie utilizzate, alcune delle quali durante la prova portavano alla formazione di
onde stazionarie al di sotto delle frequenze di anecoicità dell’ambiente di prova. Il
metodo più accurato è stato lo stepped sine, con il solo problema del lungo tempo di
misura.
Il confronto delle curve di risposta con i dati disponibili su una importante rivista del
settore audio hanno mostrato un corretto accordo. Le differenze maggiori sono state
riscontrate nella parte a bassa frequenza: si presume che esse siano dovute alla
differenza di approccio nella misura, effettuata nella rivista con una tecnica che non fa
uso della camera anecoica.
104
dal costruttore nei limiti degli inevitabili errori di misura, che comunque sono ridotti in
camera anecoica rispetto alla tecnica in campo vicino.
Gli sviluppi futuri del lavoro sono diversi. Il primo punto che merita di essere sviluppato
è la analisi in campo vicino delle prestazioni del diffusore acustico, che non richiede
l’uso della camera anecoica, in modo da fare un confronto a parità di metodologia
utilizzata con i dati disponibili nelle riviste specializzate. Il secondo è quello di effettuare
prove delle diverse metodologie su altri diffusori, in modo da verificare se le differenze
riscontrate nella curva di risposta siano effettivamente attribuibili alle cause accennate.
Infine, sarà necessario rendere fruibili e funzionali i programmi di acquisizione elaborati
nella tesi in modo da rendere più semplici e veloci le fasi di lavoro nella camera
anecoica.
Si può comunque dire che questo lavoro ha dato un buon contributo alle competenze
necessarie per poter svolgere, presso il laboratorio acustico dell’università di Cagliari, le
prove per la caratterizzazione acustica di diffusori audio.
105
106
Epilogo e Ringraziamenti
Un lungo periodo di sacrifici quindi, in cui non finirò mai di ringraziare la mia Famiglia, il
cui contributo negli anni è stato tanto importante quanto il mio. Un grosso
ringraziamento anche ai miei Amici, grande fonte di divertimento e sostentamento, che
mi hanno sopportato durante questi duri anni passati da studente. Non bisogna certo
dimenticare tutte le fantastiche persone conosciute in quest’arco di tempo, anche coloro
con cui ho condiviso l’Ersasmus, o conosciute durante le pause estivo-lavorative. Devo
tanto a tutti voi, davvero.
Un’epoca universitaria che ora si termina con questo intenso lavoro di tesi sperimentale,
grazie cui sono riuscito ad arricchire il mio bagaglio con un qualcosa che va ben oltre la
preparazione di qualsiasi esame. Il punto di partenza di questo lavoro è una disciplina,
l’acustica, che ben presto è sfociata in altri campi, cui va aggiunto il carattere
sperimentale che si aggiunge al massivo lavoro teorico. Alla conclusione di tutto ciò,
desidero ringraziare l’Ingegner Cambuli, per aver messo tutta la sua esperienza a mia
disposizione e per avermi seguito in questo lungo percorso. Un ringraziamento, inoltre,
anche i colleghi tesisti con cui ho diviso tante ore in laboratorio costellate da
soddisfazioni, delusioni e pause pranzo “all’ombra dei pini”.
107
108
Bibliografia
[1] W. Marshall Leach, Jr. “Introduction to Electoacustics and Audio Amplifier
Design”Kendall/hunt Publishing company
[4] Ian Sherland, “Woods Pratical Guide to Noise Control”, Woods Acoustics
[5] Giacomo Augusto Pignone , Ugo Romolo Vercelli “Motori ad Alta Potenza
Specifica: Le basi della Tecnica da Competizione” Giorgio Nada Editore s.r.l.
[9] Angelo Farina, Emanuele Ugolotti “simulazione Matematica della Risposta non
Lineare di altoparlanti: modello numerico e verifica sperimentale”,
Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università di Parma (dicembre 1994)
[10] J.A. Atkinson, “Loudspeakers: What Measurement Can Tell Us – And What
They Can’t Tell Us!” 103ma riunione AES, New York, Settembre 26-29, 1997
Prestame N.4608 (O-5) (articolo disponibile sul sito della rivista
Stereophile)
[11] Joseph D’Appolito “Misurare gli altoparlanti” Editrice Il Rostro, prima edizione
italiana (febbraio 2008, giugno 2009)
109
[14] School of Electrical Engineering and Telecomunications the University of New
South Wales, Sidney, Australia “Impulse response measurement with sine
sweeps and amplitude modulation schemes”
[19] “3M Instructions for Models 1900 and 2900” manuale d’uso con specifiche del
fonometro
[ 21] “Jitter, questo sconosciuto” appunti del prof. Francesco Romani dell’Università
di Pisa sul seminario “Introduzione all’Audio Digitale”
110
[29] Franco Policardi “ MLS and Sine-Sweep technique comparison in room –
acoustic Measurements”, 2011, ELEKTROTEHNIŠKI VESTNIK
[30] M.R.P. Thomas, “A novel loudspeaker equaliser” final year project report 2005,
Imperial College London
[32] Ing. Francesco Pompoli, “Relazione di collaudo acustico della camera anecoica
dell’Università di Cagliari secondo la norma UNI EN ISO3745:2004”, Ferrara, 24
Luglio 2009
111