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Apparato

fonatorio

1
FONETICA - APPARATO FONATORIO
Gli organi articolatori:
polmoni→ bronchi → trachea → laringe → glottide (=pliche [dette anche
«corde»] vocali) → faringe (ugola)→
•cavità orale (lingua, palato e velo, alveoli, denti, labbra)
•cavità nasale

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FONETICA ARTICOLATORIA
Apparato fonatorio e fonazione
(I segmenti: vocali e consonanti)
• Modalità di fonazione (in base al flusso
d’aria):
• polmonare egressiva (l’aria dall’interno
verso l’esterno), di gran lunga più diffuso;
• polmonare ingressiva (l’aria dall’esterno
all’interno): raro;
• Avulsiva, indipendente dalla respirazione:
i cliks.

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APPARATO FONATORIO

cavità nasali
bocca
laringe
trachea

polmone polmone
destro sinistro

Ciò che comunemente si chiama apparato fonatorio dell’uomo


è in realtà un adattamento ai fini comunicativi di un insieme
composto di un certo numero di organi, la funzione primaria
dei quali è, per tutti, una funzione eminentemente biologica: la
respirazione, la deglutizione, ecc.
4
Fonetica e fonologia: oggetti di indagine
• La FONOLOGIA (specifica di una lingua)= ELEMENTI MENTALI
DISCRETI

• La FONETICA (regole universali + specifiche)= ELEMENTI


FISICI CONTINUI (DARE FORMA FISICA ALLA STRUTTURA
FONOLOGICA).

Ciò che è discreto nella nostra mente non lo è:


1. nell’articolazione (lingua e bocca si muovono gradualmente da
una posizione all’altra);
2. nel segnale acustico (onda sonora = curva continua);
3. nella percezione (flusso continuo)
5
CONSONANTI:
PUNTI DI ARTICOLAZIONE
1. LABBRA: bilabiali [p, b, m]
2. DENTI + LABBRA: labiodentali [f, v];
3. DENTI +PUNTA della LINGUA: dentali [t, d];
4. PUNTA della LINGUA+ALVEOLI : alveolari [s, z, ts, dz, n,
l, r];
5. zona tra l’ALVEOLO e il PALATO DURO + LAMA DELLA
LINGUA: palatoalveolari [S, tS, dZ];
6. PALATO DURO +DORSO DELLA LINGUA: palatali o
anteriori [≠, ¥, j];
7. VELO + PARTE POSTERIORE della lingua: velari [k,
g, w]; 7
CONSONANTI: MODI E PUNTI DI ARTICOLAZIONE
OSTRUENTI
1. OCCLUSIVE (o esplosive) sorde/sonore:
BILABIALI = <p> [p] /p/ - <b> [b] /b/ banda-panda
DENTALI = <t> [t] /t/ - <d> [d] /d/ dare-tare
VELARI = <c(h)> e <q> [k] /k/ - <g(h)> [g] /g/ callo-gallo, chele, chino, ghiro, ghettizzare
2. FRICATIVE (o continue o costrittive o spiranti) sorde/sonore:
LABIODENTALI = <f> [f] /f/ - <v> [v] /v/ fino-vino
DENTALI O ALVEOLARI = <s> [s] /s/ - <ṣ> [z] /z/ rósa-ròṣa
PALATOALVEOLARI= <sc(i)> /S…/ (sempre intensa)- Ø (/Z/ francese) ascia, scena
3. AFFRICATE sorde/sonore:
DENTALI= <z> [ts] /ts/ - <ẓ> [dz] /dz/ razza-raẓẓa, azione, ẓanẓara, ecc.
PALATOALVEOLARI= <c(i)> [tS] /tS/ - <g(i)> [dZ] /dZ/ cielo-gelo, ciotola, cinema, ciano, giardino, gioco,
giullare, giro

SONORANTI
1. NASALI (tutte sonoranti)
BILABIALI= <m> [m] /m/ mano, ramo, complesso, imbelle, impopolare
DENTALI O ALVEOLARI= <n> [n] /n/ dente, nonno, nano, indagare, inverno, anfora
PALATALI= <gn> [≠…] /≠…/ (sempre intensa) ragno, ogni, gnomo, pegno, compagnia
2. LATERALI
DENTALI O ALVEOLARI= <l> [l] /l/ lama, alto, elastico
PALATALI = <gl(i)> [¥…] /¥…/ (sempre intensa) maglia, maglie, gli, aglio, agli, figlio, figli, figlie
6. VIBRANTI
DENTALI O ALVEOLARI= <r> [r] /r/ ramo, rete, ramarro, chitarra, avarìa, aria
7. APPROSSIMANTI
PALATALI = <i> [j] /j/ iena, pieno, varie, iodio, miagolìo
UVULARI= <u> [w] /w/ uòmo, ruòta, fattuàle, àuto, pàusa, rèuma13 8
Il triangolo vocalico in bocca

9
Le vocali nell’alfabeto fonetico
internazionale (IPA)

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I 45 fonemi dell’italiano standard
• 15 CONSONANTI TENUI : /p/, /b/, /m/, /t/, /d/, /n/, /k/, /g/,
/f/, /v/, /s/, /r/, /l/, /tS/, /dZ/
• le rispettive 15 CONSONANTI INTENSE (rappresentabili come
doppie o seguite dal “cronema” […]): /p…/, /b…/, /m…/, /t…/, /d…/,
/n…/, /k…/, /g…/, /f…/, /v…/, /s…/, /r…/, /l…/, /t…S/, /d…Z/
• 1 CONSONANTE sempre di grado TENUE: /z/ (rosa, naso ecc.)
• 3 CONSONANTI SEMPRE INTENSE (per lo più in posizione
intervocalica): /¥/ (aglio, maglia), /≠/ (ragno, ma anche
gnomo), /S/ (ascia, scena, sciupato)
• 2 CONSONANTI INTENSE in posizione intervocalica: /ts/ /dz/
(anche se la grafia presenta una sola <z>: nazione, azoto);
• le 2 SEMICONSONANTI: /j/ (pieno, ieri), /w/ (uomo, tuono)
• 7 VOCALI TONICHE: /a/, /E/, /e/, /i/, /O/, /o/, /u/
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Combinazioni di suoni: vocali e approssimanti
• La combinazione di vocali e approssimanti in una medesima
sillaba dà luogo ai dittonghi:
• dittonghi ascendenti (approssimante seguita da vocale accentata)
a . j+V (piede, fienile, piacere),
b. w+V (questo, quasi)
• dittonghi discendenti (vocale accentata seguita da approssimante)
c. V+j (fai, noi),
d. V+w (cauto, euro)
• Esistono anche dei trittonghi:
• miei ["mjei], aiuola [a"jwOla]
• Le combinazioni di due vocali appartenenti a sillabe diverse
danno luogo a uno iato (follia, idea, beato)
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Il funzionamento dell’IPA
• L’alfabeto fonetico internazionale (IPA) permette di usare gli
stessi simboli per gli stessi suoni in tutte le lingue del mondo:
• suoni semplici [o] [a] [e][t] [d] [k] [dz] ecc.
• suoni geminati [t…] [d…] [k…] [d…z] [o…] [a…] ecc.
(anche [tt] [dd] [kk] [ddz])
• La lunghezza di un fonema consonantico si indica con il cronema,
costituito da due triangolini rovesciati […]:
[t…] [d…] [k…] [d…z] [s… ] [g… ] ecc.
(ma anche [tt] [dd] [kk] [ddz] [ss] [gg])
• anche la lunghezza vocalica si indica con il cronema:
[o] [a] ecc. vocali brevi
[o…] [a…] vocali lunghe
(anche [oo] [aa])
• l’accento [ ' ] si scrive prima della sillaba accentata:
cane ['kane], lampione [lam'pjone], intimità [intimi'ta]
• sui monosillabi l’accento può non essere segnato
• in IPA non esistono le maiuscole:
Asdrubale [az'drubale]
• in IPA non si indicano i segni ortografici con valore diacritico: la h (ad
es. in chiodo, ha, ghiro) e la i dei digrammi e dei trigrammi (ad es. in
ciao, gioco, sciocco, aglio, sciame, sciocco, gioco ecc.).

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Cancellazione vocalica e regole fonologiche
• L’italiano è ricco di cancellazioni e inserzioni vocaliche:
tavolo+ino= tavolino; rosso + -astro= rossastro; verde+ino=
verdino; lo anice = l’anice; uno albero = un albero; quello
quello prato = quel prato, ecc.
• Una regola fonologica collega una rappresentazione astratta
(fonematica) a una rappresentazione concreta (fonetica)
• Una regola è un’istruzione a cambiare una data unità con
un’altra unità in un determinato contesto
• Il formato tipico delle regole fonologiche è:
A → B / ___C
(in questo caso, «A» diventa «B» nel contesto «prima di C»)

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Rafforzamento fonosintattico
o geminazione sintagmatica o cogeminazione (da Canepari 1999: 170-176)
È fenomeno proprio del toscano e dell’italiano centromeridionale: si verifica quando la
consonante iniziale di una parola, in particolari condizioni, raddoppia nella pronuncia (es. a
casa, a cena, è bravo, ho sete ecc.) e – nel caso delle univerbazioni – anche nella grafia
(siffatto, cosiddetto, soprattutto ecc.).
A determinare tale fenomeno sono solo le parole «attivanti» o «cogeminanti» (uscenti in
vocale) - per lo più monosillabi e bisillabi tronchi - poste prima di parole comincianti per
consonante geminabile (se la seconda parola inizia con più consonanti eterosillabiche, non c’è
modo, né scopo, di applicare la cogeminazione).
L’origine (storica) della cogeminazione è da rintracciare nel fatto che la caduta delle
consonanti finali di monosillabi latini ha prodotto la stessa geminazione assimilatoria che già
si verificava all’interno di parola: es. /ad"mitto/ → /am"metto/ = /ad "me/ → /am"me/; /"lactem/
→ /latte/ = /(il)lac/ → /la*/.
A parte stanno le geminazioni non sintagmatiche:
• L’autogeminazione dei fonemi /≠/, /S/, /¥/ e /ts/ /dz/ nell’italiano neutro (ragno, ascia, aglio,
azione, azoto) e quella di /b/ e /dZ/ in posizione posvocalica nelle pronunce regionali centro-
meridionali (obiettivo, abile, agile);
• La pregeminazione o allungamento della consonante iniziale di determinate forme lessicali,
indipendentemente dalla parola in vocale che preceda e dalla natura del segmento stesso:
particolarmente nelle regioni centrorientali e meridionali, dove là, li, qua, qui e più vengono
pronunciati sistematicamente con la consonante iniziale geminata e fanno parte della pronuncia «tollerata» (i
primi per una motivazione etimologica: (il)lac, (il)lic, (ec)cu(mh)ac, (ec)cu(mh)ic; l’ultimo forse per estensione
analogica al nesso PL- iniziale (> pi- come in piano, piazza, pieno ecc.) dello sviluppo in -ppi- di –PL- intervocalico
(cappio, coppia, compiere, appianare ecc.).
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Allofoni («terza regola»): il caso della fricativa alveolare /s/
• Due o più foni che coesistono in distribuzione complementare sono allofoni di uno stesso fonema.
Ad esempio, nell’italiano, a proposito della fricativa alveolare si osserva che l’opposizione fonologica tra /s/
sorda e /z/ sonora ha un rendimento funzionale assai basso (poche le coppie minime del tipo fuso-
fuzo). Oggi si tende a riconoscere un solo fonema /s/ con due allofoni [s] e [z]. In particolare:
il fono [s] ricorre:

• In posizione iniziale di parola prima di vocale #___V


[s]era, [s]emplice, [s]orriso

• In posizione finale di parola ___#


lapi[s], note[s], ribe[s]

• prima di una consonante sorda (variante combinatoria) ___Csorda


[s]paurito [s]tupido [s]cavare [s]pirito

• tra due vocali, nell’it. merid. (variante libera), V___V


ro[s]a, ri[s]o, corro[s]o, a[z]ola, a[s]ino

Il fono [z] ricorre invece:


• prima di una consonante sonora (variante combinatoria) ___Csonora
[z]dentato, [z]modato, [z]gocciolare, [z]naturato, [z]bagliare
• nell’it. sett., tra due vocali (variante libera) V___V
ro[z]a, ri[z]o, corro[z]o, a[z]ola, a[z]ino

Come si vede, in posizione intervocalica [s] può realizzarsi come sorda o sonora a seconda della
varietà regionale di appartenenza dei parlanti.
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Allofoni («terza regola»): la nasale dentale /n/
Premesso che i fonemi nasali dell’italiano sono in tutto tre (/m/, /n/, /≠…/), occorre
soffermarsi sul fonema nasale dentale (o alveolare) /n/ che, come vedremo, può
manifestarsi con diversi allofoni in relazione a diverse possibilità combinatorie. In
particolare:
1. Si manifesta come nasale dentale (o alveolare) in contesti in cui è seguito da consonanti
alveolari o palatoalveolari:
A. [n]: vento, nano, mangiare, in testa, un dente
2. Si manifesta come nasale velare [N] o labiodentale [µ], per assimilazione parziale
regressiva, a seconda che sia seguita da una velare o da una labiodentale:
A. [N]: ancora, incudine, ingordo, in gamba, un cumulo, con garbo
B. [µ]: anfibio, inverno, un fuoco, con fiducia, in vita
3. Si manifesta come nasale bilabiale [m], per assimilazione parziale regressiva, se è
seguita da una consonante bilabiale:
A. [m]: impossibile, in barba, un mare, un popolo
4. Si può manifestare come altra consonante per assimilazione totale regressiva:
A. [r]: irreale (da in- + reale)
B. [l]: illegale (da in- + legale)
Come si vede, nei casi in 2-3-4 il segmento viene modificato in ordine ad
alcuni tratti (ad es. il punto di articolazione), «assimilandosi» parzialmente
o totalmente a quello contiguo.
L’«assimilazione» è un fenomeno fonologico, come vedremo più avanti.
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Fenomeni fonologici
• Per una trascrizione fonetica adeguata, è opportuno tenere conto dei fenomeni fonologici.
• I fenomeni fonologici sono modifiche totali o parziali cui i segmenti possono
andare incontro in un determinato contesto (A→B/__C = «A» diventa «B» nel contesto «prima di
C»):
• CAMBIAMENTO DI UN TRATTO: dico → dici/dice; vinco → vinci/vince
[+α] → [–α] / ___[+β]

• INSERZIONE (anche pròstesi o anaptissi): in italiano vi è una sporadica inserzione di [i] dopo consonante e
prima di una parola che inizia con [s] seguita da consonante (tipica di registri letterari o di varietà regionali):
inistoria, inispagna, periscrittto
∅ → Α / ___B

• CANCELLAZIONE: A → ∅ / ___B
• nei processi di formazione di parola (cancellazione): vino + -aio = vinaio non *vinoaio
• tra parole diverse, con perdita, fonetica e grafica, della vocale finale atona di parola davanti a vocale iniziale della parola seguente (elisione: nella scrittura si indica
con l’apostrofo): una ora → un’ora, di essere v d’essere ecc.
• tra parole diverse, con caduta (apocope) dell’elemento fonico (vocale, consonante o sillaba) in fine di parola:
• Apocopi vocaliche: filo di ferro → fil di ferro;
• Apocopi sillabiche: grande → gran; virtude → virtù, poco → po’, santo → san, bello → bel; signore → signor ecc.

• INVERSIONE o METATESI: cambia l’ordine dei segmenti, nei lapsus o nei linguaggi patologici (ad es.
afasie): una pacca vezzata per una vacca pezzata, orospoco per oroscopo, ecc.
AB → BA

• ASSIMILAZIONE (v. anche slide più avanti): processo diacronico o anche sincronico per cui un
suono assume in tutto o in parte caratteristiche foniche simili a quelle del suono che lo precede o
lo segue

• RADDOPPIAMENTO FONOSINTATTICO (v. slide più avanti) 18


Assimilazione (di segmenti contigui e a distanza)
• Assimilazione totale regressiva o anticipatoria (punto e modo di art.)
In sincronia: i[n+r]agionevole → i[rr]agionevole, i[n+l]ogico → i[ll]ogico
In diacronia: sublevo > sollevo; obturo > otturo; letto < lectum; asse < axem; fummo < fuimus; freddo
< frig(i)dus etc.; e, relativamente al siciliano: lat. mundu → sic. mu[nn]u ‘mondo’; lat. lam(i)na →
sic. Lanna
• Assimilazione parziale regressiva o anticipatoria
• al punto di articolazione:
i[n+p]robabile → i[mp]robabile, i[n+b]evuto → i [mb]evuto, bia[nc]o
• al tratto di sonorità:
[s+b]attere → [zb]attere, [s+r]agionare → [zb]ragionare
• Assimilazione totale progressiva o perseverativa:
in diacronia: It. bargello < lat. bargildus, giallo < fr.a. jalne;
• Assimilazione parziale progressiva o perseverativa :
umbro merid.["bjaNgo] bianco; molis. [an"dig´] antico; ingl. do[g+s] → do[gz]
• Assimilazione bidirezionale o reciproca
it. sett. ["kaza], ["kOza] etc.
• Assimilazione a distanza (metafonesi o Umlaut): tra segmenti che si trovano in
sillabe diverse. Ad es., nelle varietà it. centromeridionali, è determinata dall’ultima
sillaba che modifica la tonica:
• Siciliano (solo aree metafonetiche): ragusano sing. masch. viecciu, pl. viecci, ma femm. veccia
• Umbro nero (sg.) → niri (pl.) (umbro meridionale [ne:ro]/[ni:ri], ‘nero/neri’)
• Veneto toso (sg.) → tusi (pl.) (veneto [to:zo]/[tu:zi], ‘ragazzo/ragazzi’) 19
Opposizioni fonologiche («prima regola»)
• In un sistema ogni unità si definisce in relazione a tutte le altre
unità
• I fonemi di una lingua intrattengono tra loro rapporti di
opposizione:
• una /p/ funziona in quanto si oppone e si distingue da /b/, /k/ ecc.,
dando luogo a dei contrasti (pare/bare/care ecc.)
/p/ (occlusiva bilabiale sorda)
/b/ (occlusiva bilabiale sonora)
/p/ (occlusiva bilabiale sorda)
/k/ (occlusiva velare sorda)
• Esistono vari tipi di opposizioni fonologiche:
• Bilaterale: /p/ ~ /b/
(sono le uniche 2 occlusive bilabiali in italiano)
• Multilaterale: /p/ ~ /k/ ~ /t/ (occlusive sorde)

• Il numero dei fonemi varia da lingua a lingua:


• ci sono lingue con poco più di una decina di fonemi, altre
superano il centinaio, l’italiano ne ha quarantacinque
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Varianti libere («seconda regola»)
• Se due suoni foneticamente simili si possono trovare
nello stesso contesto, ci sono due possibilità:
• se danno luogo a due parole con significato diverso:
i due foni sono realizzazioni di due fonemi
• se il significato non cambia:
sono varianti libere dello stesso fonema

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Riconoscimento dei suoni con valore distintivo
Esistono delle regole (dette di Trubeckoj, dal nome del linguista che le
individuò nel 1939) che servono a stabilire se due foni hanno valore
distintivo e sono o no fonemi di una determinata lingua
• Prima regola:
quando due suoni ricorrono nelle medesime posizioni e non possono essere
scambiati fra loro senza con ciò mutare il significato delle parole o renderle
irriconoscibili, allora questi due suoni sono realizzazioni fonetiche di due
diversi fonemi
varo - faro
[v] e [f] in italiano sono fonemi,
sono in distribuzione contrastiva
• Seconda regola:
quando due suoni compaiono nelle stesse posizioni e si possono scambiare
fra loro senza causare variazione di significato della parola, questi due suoni
sono soltanto varianti fonetiche facoltative di un unico fonema
rema - Rema
[r] alveolare e [R] uvulare in italiano
sono due varianti libere di un solo fonema
22
Riconoscimento dei suoni con valore distintivo
• Terza regola:
quando due suoni di una lingua, simili dal punto di vista
articolatorio, non ricorrono mai nelle stesse posizioni, essi
sono due varianti combinatorie dello stesso fonema
naso - ancora
['nazo] - ['aŋkora])
[n] alveolare e [ŋ] velare in italiano
sono varianti combinatorie dello stesso fonema
• Le varianti combinatorie di un fonema sono anche dette
allofoni (sono in distribuzione complementare).
• Le varianti combinatorie (allofoni) si spiegano come casi di
assimilazione [v. infra].

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Contesto
• Ogni suono ha una sua distribuzione: certi contesti o
posizioni in cui può comparire.
• Per esempio, [r] in italiano può comparire:
• tra due vocali ora V__V
• dopo [t] tra t___
• dopo [p] prima p___
• dopo [b] bravo b___
• all’inizio di parola prima di vocale
rana #___V
• in posizione finale di parola
bar ____#

• Ma [r] non può comparire:


• all’inizio di parola prima di consonante
*rt... #___C
• tra due consonanti *trf C___C
• dopo [m] *amr... m___

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FONI E FONEMI
• Tra i suoni che l’apparato fonatorio può produrre, ogni lingua ne
sceglie un certo numero
• questi suoni saranno chiamati foni:
suoni/rumori del linguaggio articolato
• I foni hanno valore linguistico (fonemi), quando sono distintivi,
quando cioè contribuiscono a differenziare dei significati
• [p] e [t] non sono soltanto foni dell’italiano, ma contribuiscono anche a
formare coppie minime
• coppia minima: coppia di parole che si differenziano solo per un suono
nella stessa posizione (nello stesso contesto)
pare/tare (#___V), premo/tremo (#___r)
carpa/carta (r___a), tappo/tatto (V__V)
ripa/Rita (V__V), top/tot (___#)
• Il numero dei fonemi varia da lingua a lingua: ci sono lingue con poco più di una decina
di fonemi, altre superano il centinaio, l’italiano ne ha quarantacinque
25
FONI E FONEMI
• Due foni che hanno valore distintivo sono detti fonemi
• Un fonema non «ha» significato in sé, ma contribuisce a
differenziare dei significati
• Un fonema è un segmento fonico che:
• ha funzione distintiva di significato;
• non può essere scomposto in una successione fonemi
• è definito solo dai caratteri che hanno valore distintivo
• tali caratteri si dicono «pertinenti».
• i fonemi si rappresentano tra barre oblique (p. es. /t/)
• i foni si rappresentano tra parentesi quadre (p. es. [t])
• Il fonema è una unità che si colloca a un livello «astratto»;
i foni si collocano a un livello «concreto»:
Langue/Competenza Fonema /t/
Parole/Esecuzione Fono [t]

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Scala di forza (o di sonorità)
LE CONSONANTI CHE FANNO PARTE DI UNA SILLABA non possono apparire in qualsiasi ordine, ma sono
ORGANIZZATE SECONDO una GERARCHIA DI FORZA o SCALA DI SONORITÀ di valore universale: le consonanti
[+sonoranti] devono stare più vicine al nucleo rispetto alle consonanti con sonorità minore (tale
scala vale anche tra due vocali coadiacenti, predice cioè quale possa essere cancellata).
La SONORITÀ MASSIMA si ha nel NUCLEO e DA QUI PUÒ DISCENDERE IN AMBEDUE LE DIREZIONI: [prarp] è una
sillaba predicibile visto che [a] ha una sonorità maggiore di [r] e [r] ha una sonorità maggiore di
[p], mentre [rpapr] non è una sillaba possibile dato che [p] ha un valore inferiore di [r].

La SCALA DI FORZA (detta anche DI SONORITÀ) procede da:


–FORZA +SONORITÀ

SONORANTI:
q VOCALI
• basse
• medie
• alte
q SEMICONSONANTI
q LIQUIDE (LATERALI E VIBRANTI)
q NASALI

OSTRUENTI
q FRICATIVE
• sonore
• sorde
q AFFRICATE
• sonore
• sorde
q OCCLUSIVE
• sonore
• sorde
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+FORZA –SONORITÀ
LA «SILLABA»: ATTENZIONE!!!
Per una trascrizione fonetica adeguata, che dia conto dei suoni e non dei
fatti grafici, è opportuno procedere prima di tutto al riconoscimento
delle sillabe, fondamentali costituenti fonologici del segno linguistico.

• Definizione fonetica:
la sillaba rappresenta un’unità prosodica costituita da uno o più foni
agglomerati intorno a un picco di intensità
(Albano Leoni e Maturi 1998: 70)
• Nella parola [pa'ta:ta] si osservano tre picchi in corrispondenza delle tre
vocali, a ogni «picco» corrisponde una sillaba: [pa.ta.ta]
• Definizione fonologica:
unità prosodica di organizzazione dei suoni
• si assume una correlazione tra sillaba e parola e che le restrizioni sulle
sequenze possibili all’inizio/fine di sillaba valgano anche per l’inizio/fine di
parola
• Costituenti:
• la sillaba minima è costituita, in italiano, da una VOCALE, il nucleo
sillabico
• il nucleo può essere preceduto da un attacco e seguito da una coda
• nucleo più coda costituiscono la rima
28
La sillaba
Ricapitolando:
la sillaba è costituita da uno o più foni agglomerati intorno a un picco di intensità

La SILLABA MINIMA (σ) = vocale (nucleo), preceduto da un attacco e seguito da una coda (nucleo + coda = rima).
Una sillaba può essere aperta o libera se non ha la coda, chiusa se ha la coda.

NUCLEO = sempre e solo da UNA VOCALE (in questa sede, nel caso dei dittonghi ascendenti, considereremo la semiconsonante parte dell’attacco, mentre nel
caso dei dittonghi discendenti è meglio pensare che la semiconsonante costituisca la coda);

L’ATTACCO = UNA, DUE O PIÙ CONSONANTI (e/o APPROSSIMANTI) COME DI SEGUITO INDICATO:
§ qualsiasi tipo di consonante scempia

§ due consonanti:
§ la prima è una ostruente e la seconda è sempre una sonorante liquida [r] o [l]: treno, prova, avrò;
§ la prima è sempre e solo una [s] e solo così la seconda può essere un’ostruente (storto, astio, sdentato, spalla,
sbornia, asparagi, scarpa, sguattero, vascolare) o una sonorante liquida (slegato, srotolare, smettere, snodare);

§ tre consonanti, ma la prima è sempre e solo una [s], la seconda è un’ostruente e la terza una sonorante liquida (strano,
estremo, sbrodolare, screpolato; esclamare, sclerosi, escludere).

§ Una consonante e una approssimante (detta semiconsonante): radiato, fieno, niente

§ Una approssimante da sola: ieri, uomo.

la CODA = SEMPRE E SOLO UNA CONSONANTE o UN’APPROSSIMANTE:


§ una sonorante (liquide [r] e [l], nasali [m], [n], [N]), approssimanti [j] e [w]: al.to, sol.co, mar.mo, cor.no, man.to, cam.bio, ran.go,
man.care, mai., rau.co
§ una ostruente a condizione che la sillaba seguente abbia lo stesso incipit (cioè che siano geminate): fat.to, mac.co ecc.
§ eccezionalmente la [s] come in lapis
29
La sillaba

• Una sillaba è aperta o libera se è priva di coda e finisce, dunque, in vocale


(a, ma, so, li, e ecc.)
• Altrimenti, se una sillaba finisce in consonante è chiusa o implicata (con,
an, sol, men ecc.)
• In alcune lingue il nucleo può essere costituito da sonoranti come [r, l, n,
m]:
• sloveno Trst [trst] ‘Trieste’, inglese americano bottle [botl] ‘bottiglia’, svedese
vatten [vatn] ‘acqua’, tedesco haben [ha:bm] ‘avere’

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SUONI E GRAFIA
la rappresentazione dei suoni nell’ortografia
• Un sistema grafico è coerente quando a un suono corrisponde un
segno e viceversa (relazione biunivoca):
[b] ↔ b
suono segno
• L’italiano ha, ad es., diverse incoerenze, per es.:
• due simboli diversi per un solo suono: cuore/quando [k]
• due suoni diversi per lo stesso simbolo: sera [s] / rosa [z]
• due simboli per un solo suono: maghe gh per [g]
• tre simboli per un solo suono: sciocco sci per [ʃ]

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In che modo un siciliano può distinguere le vocali
toniche aperte dalle vocali toniche chiuse?

• Per un parlante siciliano, distinguere in posizione


tonica /e/ e // e /o/ e // risulta particolarmente
complesso, laddove ai toscani (e ai romani) riesce
invece del tutto naturale.
• Per una trascrizione fonetica delle vocali quanto più
possibile vicina allo standard, occorre usare il
vocabolario e ricordare che convenzionalmente è =
/E/ e é = /e/, ò = /O/ e ó = /o/

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