Modalità di assunzione.
La disciplina in materia di lavoro prevede ora sostanzialmente una normale forma
di assunzione che è quella diretta con delle eccezioni in determinati casi.
L’assunzione diretta deve essere comunicata antro 5 giorni al Centro per l’impiego
territorialmente competente in base al luogo di lavoro, fornendo tutti i dati relativi
alla qualifica, al contratto e al trattamento economico e normativo.
Nei settori del turismo e dei pubblici esercizi è ammessa l’assunzione diretta di
manodopera per l’esecuzione di speciali servizi di durata non superiore a 3 giorni.
Dall’avvenuta assunzione deve essere data comunicazione al Centro per l’impiego
competente entro il primo giorno non festivo successivo.
L’assunzione nominativa, a differenza dell’assunzione diretta, può riguardare
soltanto lavoratori italiani da impiegare nei paese extracomunitari, lavoratori
extracomunitari ancora residenti all’estero e i disabili.
Il passaggio diretto ed immediato, è ammessa l’assunzione per passaggio diretto ed
immediato da un’azienda ad un’altra. Sia l’azienda di provenienza che quella di
destinazione devono comunicare entro 5 giorni la cessazione e l’inizio del rapporto al
Centro per l’impiego.
Assunzione numerica. Nel settore privato questo tipo di assunzione non ha più
alcun rilievo pratico. Vale soltanto per l’assunzione delle cosiddette categorie protette.
Obbligo di informazione. (d.lgs. n. 152/1997) il datori di lavoro è tenuto a fornire al
lavoratore, entro 30 giorni dalla data di assunzione, le seguenti informazioni, identità
delle parti, luogo di lavoro, data di inizio, durata e tipo di rapporto di lavoro, durata
del periodo di prova, inquadramento, livello e qualifica, importo ed elementi della
retribuzione, durata e modalità di fruizione delle ferie, orario di lavoro, termini di
preavviso in caso di recesso. Queste informazioni possono essere contenute nel
contratto di lavoro scritto ovvero nella lettera di assunzione, da consegnare al
lavoratore entro 30 giorni dalla data di assunzione, nella dichiarazione firmata che il
datore di lavoro è tenuto a consegnare al lavoratore all’atto dell’assunzione,
dichiarazione contenente i dati della registrazione effettuata nel libro matricola in uso.
Apprendisti.
L’apprendistato è quel rapporto di lavoro subordinato di carattere speciale in base
al quale l’imprenditore si impegna a garantire all’apprendista, nella propria impresa,
l’addestramento necessario (formazione professionale) perché quest’ultimo possa
acquisire le conoscenze tecniche di una specializzazione e diventare, quindi, un
lavoratore qualificato. Ciò si attua mediante l’addestramento pratico e l’insegnamento
complementare. Durante questo periodo l’apprendista ha il diritto di avere dei
permessi per sostenere gli esami scolastici.
Le aziende che hanno assunto apprendisti dopo il 19 luglio 1999 hanno l’obbligo di
far effettuare loro formazione esterna certificata sulla base di un programma
approvato da ciascuna regione (legge 263/1999).
Per l’assunzione al lavoro di apprendisti è ammessa l’assunzione diretta ma occorre
ottenere l’autorizzazione preventiva del Servizio ispettivo delle direzione provinciale
del lavoro. Possono essere assunti come apprendisti i giovani di età compresa tra i 16 e
i 24 anni, ovvero 26 in determinate aree. Nelle aziende commerciali di armi e
munizioni l’età minima è di 18 anni.
Per quanto concerne l’orario di lavoro, se l’apprendista è in età compresa tra i 15 e i
18, l’orario non può superare le 8 ore giornaliere e le 40 settimanali. Dopo i 18 anni
vige la normativa prevista per il CCNL. È vietato in linea generale il lavoro
straordinario e il lavoro notturno. Si fa eccezione per apprendisti fin dalla prima ora
purchè siano maggiorenni.
L’apprendista non può essere utilizzato per lavori a cottimo o a incentivo, di
monovalanza (tipo pulizia del locale), lavori in serie e servizi a domicilio. L’apprendista
minore di 16 anni ha diritto a non meno di 30 giorni di ferie per anno, se di età
superiore a 16 anni a non meno di 26 giorni di ferie per anno, deve essere assicurato
contro gli infortuni sul lavoro, l’invalidità, la vecchiaia e le malattie.
La durata dell’apprendistato nel commercio, in linea generale, non può superare i
18 mesi per le qualifiche comprese nel 5° livello e i 24 mesi per le qualifiche comprese
nel 4° livello.
Nel settore alimentare la durata del periodo di apprendistato per il raggiungimento
della qualifica è di 36 mesi per gli apprendisti di 4° livello.
La durata dell’apprendistato nel settore dei pubblici esercizi (alberghi, ristoranti,
ecc.) è fissata in 3 anni.
Il numero degli apprendisti nelle singole aziende non potrà superare la proporzione
di un apprendista per ogni tre lavoratori non apprendisti. È tuttavia consentita
l’assunzione fino a tre apprendisti anche nelle aziende che abbiano fino ad 8 lavoratori
dipendenti nonché in quelle nelle quali il lavoro è svolto dall’imprenditore e dai suoi
familiari senza l’ausilio di personale subordinato.
Il datore di lavoro è tenuto a comunicare alla competente amministrazione i dati
dell’apprendista e quelli del tutore aziendale entro 30 giorni dalla data di assunzione
dell’apprendista stesso (D.M. 7 ottobre 1999).
Orario normale e straordinario. Il D.lgs. 8 aprile 2003, n. 66, nel recepire una
direttiva U.E., ha introdotto le seguenti disposizioni in materia di orario di lavoro che
possono, essere derogate mediante contratti collettivi nazionali di categoria.
L’orario normale di lavoro è fissato in 40 ore settimanali. La durata media
dell’orario di lavoro non può in ogni caso superare, per ogni periodo di dette giorni, le
48 ore, comprese le ore di lavoro straordinario.
Il ricorso a prestazioni di lavoro straordinario deve essere contenuto.
Ferma restando la durata normale dell’orario settimanale, il lavoratore ha diritto
ad 11 ore di riposo consecutivo ogni 24 ore. Il riposo giornaliero deve essere fruito in
modo consecutivo fatte salve le attività caratterizzate da periodi di lavoro frazionati
durante la giornata.
Qualora l’orario di lavoro giornaliero ecceda il limite di sei ore il lavoratore il
lavoratore deve beneficiare di un intervallo per pausa, le cui modalità e la cui durata
sono stabilite dai contratti collettivi di lavoro.
Il lavoratore ha diritto ogni sette giorni ad un periodo di riposo di almeno 24 ore
consecutive, di regola in coincidenza con la domenica, da cumulare con le ore di riposo
giornaliero.
Il prestatore di lavoro ha diritto ad un periodo annuale di ferie retribuite non
inferiore a quattro settimane.
L’orario di lavoro dei lavoratori notturni non può superare le otto ore in media nelle
24 ore.
L’orario giornaliero non può essere suddiviso in più di 2 frazioni.
È considerato lavoro straordinario quello prestato oltre l’orario massimo previsto.
È considerato lavoro notturno, dal D.lgs. n. 66/2003, quello svolto nel corso di un
periodo di almeno 7 ore consecutive comprendenti l’intervallo fra la mezzanotte e le 5
del mattino.
È considerato lavoro festivo quello effettuato nei giorni di festività.
Il lavoro straordinario o notturno o festivo è retribuito maggiorando quello normale
con una percentuale fino al 50 %.
L’orario di lavoro deve essere esposto (tabella) all’interno del luogo di lavoro e deve
essere comunicato al Centro per l’impiego.
Ovviamente per il lavoro minorile, quando è autorizzato, l’orario è il seguente:
a) per i bambini (cioè per età inferiore ai 15 anni) massimo 6 ore al giorno e 35
settimanali;
b) per gli adolescenti (15-18 anni) 8 ore al giorno e 40 settimanali.
Questo lavoro non può durare, senza interruzione, più di 40 ore e mezza.
Le ferie. Ogni dipendente ha diritto alle ferie annuali retribuite, non può
rinunciarvi in nessun caso (non possono essere sostituite con indennità). La durata
delle ferie nel settore del commercio e dei pubblici esercizi (alberghi, ristoranti, ecc.) è
di 26 giorni lavorativi.
Non si può mandare in ferie il dipendente durante l0assenza per malattia o
infortunio o durante il periodo di preavviso per licenziamento. Anzi, se durante le ferie
il dipendente si ammala queste vengono interrotte.
Altri diritti del lavoratore. Durante l’assenza per malattia il lavoratore dipendente
ha diritto per un certo periodo:
- alla conservazione del posto;
- alla retribuzione in una certa maniera;
- all’assistenza sanitaria.
In occasione del matrimonio il dipendente ha diritto a 15 giorni di congedo
straordinario retribuito come se fosse in servizio.
La donna che lavora non può essere licenziate dal momento della richiesta delle
pubblicazioni di matrimonio ad un anno dopo la celebrazione stessa.
Lo Statuto dei Lavoratori riconosce al dipendente una serie di diritti tra i quali il
diritto di associazione e di attività sindacale, ecc.
A quest’ultimo riguardo, nelle imprese con più di 15 dipendenti sussiste il diritto di
costituire una rappresentanza sindacale unitaria (RSU).
Il lavoratore ha diritto, inoltre, ad una serie di permessi (elettorali, sindacali,
scolastici, ecc.) che possono essere a carico del datore di lavoro o a carico dell’INPS o a
carico di entrambi i soggetti menzionati. In alcuni casi i permessi non sono retribuiti.
Cassa integrazione.
È una forma di intervento statale per integrare in determinati casi la retribuzione
dei lavoratori a seguito di sospensioni o riduzioni dell’attività dell’impresa. Di questa
forma di intervento vi sono due tipi:
- la Cassa integrazione ordinaria, che non si applica al comparto del
commercio;
- la Cassa integrazione straordinaria, che si applica alle imprese appaltatrici di
servizi di mensa o ristorazione con più di 15 dipendenti ed alle imprese
commerciali che occupano più di 200 lavoratori e che si trovano in una
situazione di crisi aziendale. Queste aziende possono chiedere un intervento
straordinario di integrazione salariale adottando un programma di misure da
prendere.
I criteri di individuazione dei lavoratori da sospendere nonché le modalità di una
eventuale rotazione devono essere concordate. In caso di comprovate ed accertate
difficoltà finanziarie dell’impresa in crisi può essere disposto il pagamento diretto ai
lavoratori, da parte dell’INPS, del trattamento straordinario di integrazione salariale
con il connesso assegno per il nucleo familiare, ove spettante.
Se nel corso di attuazione del programma l’impresa non riesce a reimpiegare i
lavoratori sospesi può chiedere la procedura di mobilità.
La procedura prevede la comunicazione preliminare alle rappresentanze sindacali e
al Centro per l’impiego.
1) INPS.
All’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale) è affidata la gestione di:
- Assicurazioni sociali (contro invalidità e vecchiaia, contro la disoccupazione,
ecc.);
- la Cassa unica per gli assegni familiari;
- la Cassa per l’integrazione guadagni;
- la Cassa per il trattamento di richiamo alle armi degli impiegati privati;
- Forme di previdenza integrativa.
All’INPS sono affidati, inoltre, la riscossione dei contributi per l’assicurazione contro
le malattie e per l’assistenza delle lavoratrici madri, il pagamento dell’indennità per
malattia al alcune categorie di lavoratori, il pagamento dell’indennità di
disoccupazione ecc. Quest’ultima spetta al disoccupato solo se abbia maturato almeno
due anni di anzianità assicurativa ed abbia almeno un anno di contribuzione nel
biennio precedente l’inizio dello stato di disoccupazione.
In materia di ricorsi riguardanti l’aspetto previdenziale sono competenti i Comitati
dell’INPS.
2) INAIL.
L’INAIL (Istituto Nazionale delle Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro)
assicura i lavoratori soggetti al rischio di infortunio sul lavoro o di malattia
professionale.
Dal 1 gennaio 2000 è entrata in vigore la riforma sull’assicurazione infortuni (D.lgs.
n. 38/2000) che prevede una nuova classificazione dei datori di lavoro, un cospicuo
ampliamento dei lavori che ricadono nell’obbligo di assicurazione, l’aggiornamento
dell’elenco delle malattie professionali, la rivalutazione delle rendite, l’introduzione del
danno biologico, interventi per il miglioramento delle misure di prevenzione, l’obbligo
di comunicazione immediata del codice fiscale di tutti i lavoratori al momento della
loro assunzione o cessazione del servizio, l’istituzione del casellario centrale infortuni.