Appunti di
Simone Benassi
s
INDICE
A c r o n i m i .......................................................................................................................... 109
1987 à Rapporto Brundtland, meglio conosciuto come Our Common Future, con il quale viene
introdotto per la prima volta il concetto di sviluppo sostenibile.
Intorno al 2007 si comprende che le risorse non sono illimitate/infinite: le risorse sono destinate a
ridursi drasticamente e ad esaurirsi inesorabilmente.
Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile sono:
1. Garantire un accesso continuo e duraturo alle risorse naturali;
2. Evitare danni permanenti all’ambiente à perpetrando i fenomeni di inquinamento odierni
l’ambiente sarà danneggiato inesorabilmente.
Prendendo come riferimento la prima caratteristica, si può tradurre come: “la velocità di prelievo
deve essere uguale (o minore) alla velocità di rigenerazione delle risorse”.
Ciò suggerisce di utilizzare materie seconde ed energie rinnovabili.
Inoltre “la velocità di produzione dei rifiuti deve essere uguale (o minore) alla capacità di
assorbimento degli ecosistemi in cui gli stessi rifiuti vengono immessi”.
Ciò suggerisce di minimizzare la produzione di rifiuti e massimizzare le attività di riciclaggio.
Fonte rinnovabile à fonte che si rigenera da se stessa in tempi paragonabili a quelli del suo
consumo (es.: energia da biomassa).
Se consumo tutta la risorsa, senza lasciargli il tempo di rigenerarsi, allora la
fonte/risorsa non è rinnovabile.
Le materie prime non sono risorse/fonti rinnovabili: è necessario quindi riutilizzarle e riciclarle.
Valorizzazione delle risorse I e II M – modulo 1 I principi dello sviluppo sostenibile – Simone Benassi 1
Prendendo come riferimento la seconda caratteristica dello sviluppo sostenibile si definisce
l’ecosistema come una porzione di biosfera limitata naturalmente, come per esempio l’aria, l’acqua
o il suolo.
I tre ecosistemi appena citati hanno una grande (ma non infinita) capacità di assimilare/assorbire e
smaltire l’inquinamento.
Oggi, a causa di un eccesso di scarichi, gli ecosistemi “faticano” sempre di più.
Materia seconda
Riciclo e recupero
Eco-efficienza e dematerializzazione
Economia dei cicli chiusi à in estrema sintesi significa allungare il ciclo di vita dei prodotti e
ridurre l’input di risorse ed energia a monte e i rifiuti e le merci
“negative”, per unità di produzione, a valle del processo di
trasformazione.
Oggi un processo efficiente segue la logica della riduzione degli sprechi e dell’ottimizzazione
dell’uso delle risorse.
Si passa da un sistema lineare aperto (materia prima à attività qualsiasi à rifiuti à inquinamento)
a un sistema circolare chiuso.
Valorizzazione delle risorse I e II M – modulo 1 I principi dello sviluppo sostenibile – Simone Benassi 2
Infatti, il sistema lineare aperto si basa su due ipotesi che abbiamo già visto essere errate:
1. Materie prime ed energia illimitate;
2. Ecosistemi in grado di smaltire tutto l’inquinamento.
Attraverso un’analisi ABC (Pareto) si è dimostrato che il 20% della popolazione mondiale consuma
più dell’80% delle risorse presenti sul nostro pianeta.
Si parla oggi di Terza Rivoluzione Industriale che si basa su tre concetti cardine:
1. Utilizzo delle energie verdi in quanto i combustibili fossili stanno per esaurirsi;
2. L’energia in surplus deve essere condivisa in rete, generando costi inferiori della stessa;
3. L’energia deve essere prodotta in modo capillare e diffuso.
Le materie prime non sono risorse rinnovabili, se non in tempi lunghissimi (ere geologiche).
L’acqua potrebbe essere una risorsa rinnovabile o meno (di fondamentale importanza in quanto è
utilizzata in tantissimi processi di trattamento) mentre l’energia è sicuramente una risorsa
rinnovabile.
L’obiettivo delle comunità oggi è avere rifiuti 0.
Nell’ambito dei processi di trattamento che andremo ad analizzare nel proseguo del corso, ricopre
un ruolo fondamentale il concetto di bilancio di massa: sarà analizzato il rapporto fra quanto entra
nell’impianto e quanto esce dallo stesso.
In Out
IMPIANTO
Qin Qout
Qin = Qout à la portata in ingresso deve essere uguale alla portata in uscita.
Per ora l’impianto, ossia il processo di trattamento specifico, è un’incognita, una scatola nera.
Lo stesso bilancio di massa realizzato per le portate totali in ingresso e in uscita (Qin e Qout) può
essere realizzato per le singole categorie merceologiche che entrano nell’impianto.
f1 % F1
f2 % In F2 Out
IMPIANTO
f3 % Qin F3 Qout
f4 % F4
Ri
r1 % r2 % r3 % r4 %
Valorizzazione delle risorse I e II M – modulo 1 I principi dello sviluppo sostenibile – Simone Benassi 3
Dove: Qin à portata totale in ingresso
Qout à portata totale in uscita
n à numero di categorie merceologiche presenti nella portata totale in ingresso Qin
Fi à portata della categoria merceologica i-esima in uscita
Ri à portata degli scarti della categoria merceologica i-esima
fi % à percentuale della categoria merceologica i-esima presente nella portata totale in
ingresso Qin
ri % à percentuale della categoria merceologica i-esima presente nella portata degli scarti R
Lo stesso ragionamento può essere realizzato per ogni singola categoria merceologica:
∑ Fi
i=1
1. Rendimento di recupero à Rrec = . 100 [%]
Qin
Fi
2. Rendimento di separazione à Rsep(i) = . 100 [%]
fi . Qin
Il rendimento di recupero fa riferimento alla portata totale in ingresso Qin mentre il rendimento di
separazione fa riferimento ai singoli materiali.
Valorizzazione delle risorse I e II M – modulo 1 I principi dello sviluppo sostenibile – Simone Benassi 4
Un impianto (processo di trattamento) ha bisogno di energia per poter funzionare: la maggior parte
dell’energia è spesa nella fase di riduzione dimensionale (trattata nel capitolo successivo).
Le macchine utilizzate nei processi di trattamento possono essere preliminarmente classificate in
funzione dell’energia specifica Es (kWh/t) di cui necessitano per realizzare lo specifico trattamento:
Macchine di riduzione dimensionale à Es ~ 10 ÷ 30 kWh/t
(o macchine di comminuzione) In questo fase l’energia specifica richiesta è
inversamente proporzionale alla dimensione
del materiale da ridurre: a parità di portata è
richiesta più energia per ridurre materiali fini
rispetto a materiali grossolani (andamento
esponenziale).
P = Es . Qin [kW]
Ri
rrame % rgomma %
Dati:
Qin = 100 Kg
Frame = 75 Kg à 95% rame + 5% gomma
Fgomma = 25 Kg à 73% gomma + 27% rame
frame = 78%
fgomma = 22%
Valorizzazione delle risorse I e II M – modulo 1 I principi dello sviluppo sostenibile – Simone Benassi 5
Frame reale = 95% x Frame = 0,95 x 75 Kg = 71,25 Kg effettivi di rame recuperato
∑ Fi
i=1 75 + 25
Rrec = . 100 = . 100 = 100%
Qin 100
Fi
Rsep(i) = . 100 [%]
fi . Qin
Se al posto di Frame reale si fosse utilizzato Frame si sarebbe commesso un errore in quanto in questa
grandezza (portata del rame in uscita) è ancora contenuta una percentuale (5%) di gomma e,
viceversa, nella portata Fgomma (portata di gomma in uscita) è ancora contenuta una percentuale
(27%) di rame.
finerti % In Finerti
IMPIANTO
facciaio % Qin Qout
Facciaio
rinerti % racciaio %
Dati:
Qin = 100
Finerti = 92,0 finerti = 94,5%
Facciaio = 4,9 facciaio = 5%
R = 3,1 0,5% di frazioni leggere che non possono essere riciclate
(plastica, legno, …)
Valorizzazione delle risorse I e II M – modulo 1 I principi dello sviluppo sostenibile – Simone Benassi 6
Qin = Qout
n
∑ Fi
i=1 92,0 + 4,9
Rrec = . 100 = . 100 = 96,9%
Qin 100
Fi
Rsep(i) = . 100 [%]
fi . Qin
Finerti 92,0
Rsep(inerti) = . 100 = . 100 = 97,35%
finerti . Qin 0,945 x 100
Facciaio 4,9
Rsep(acciaio) = . 100 = . 100 = 98%
facciaio . Qin 0,05 x 100
rcarta % rvetro %
rmetalli % rplastica %
Dati:
Qin = 20 t/h
Fcarta = 6,9 t/h fcarta = 40%
Fvetro = 6,3 t/h fvetro = 33%
Fmetalli = 2,4 t/h fmetalli = 12%
Fplastica = 2,8 t/h fplastica = 15%
Valorizzazione delle risorse I e II M – modulo 1 I principi dello sviluppo sostenibile – Simone Benassi 7
n
L’incognita in questo caso è R (nei dati del problema non è fornito il valore della portata degli scarti):
R = Qin – Fcarta – Fvetro – Fplastica – Fmetalli = 20 t/h – 6,9 t/h – 6,3 t/h – 2,8 t/h – 2,4 t/h = 1,6 t/h
∑ Fi
i=1 6,9 + 6,3 + 2,8 + 2,4
Rrec = . 100 = . 100 = 92%
Qin 20
Fi
Rsep(i) = . 100 [%]
fi . Qin
Fcarta 6,9
Rsep(carta) = . 100 = . 100 = 86,25%
fcarta . Qin 0,4 x 20
Fvetro 6,3
Rsep(vetro) = . 100 = . 100 = 95,45%
fvetro . Qin 0,33 x 20
Fmetalli 2,4
Rsep(metalli) = . 100 = . 100 = 100%
fmetalli . Qin 0,12 x 20
Fplastica 2,8
Rsep(plastica) = . 100 = . 100 = 93,3%
fplastica . Qin 0,15 x 20
Valorizzazione delle risorse I e II M – modulo 1 I principi dello sviluppo sostenibile – Simone Benassi 8
Esempio numerico: Trattamento Meccanico Biologico (TMB).
100
Riduzione dimensionale
2% ferro Deferizzazione I
98%
54% 44%
Selezione
Secco Umido
Deferizzazione II Stabilizzazione
CDR 47%
Perdite di
processo 4%
∑ Fi
i=1 5 + 47 + 28,6
Rrec = . 100 = . 100 = 80,6%
Qin 100
Valorizzazione delle risorse I e II M – modulo 1 I principi dello sviluppo sostenibile – Simone Benassi 9
2. TECNOLOGIE PER IL TRATTAMENTO DELLE RISORSE
PRIMARIE E SECONDARIE
Saranno ora introdotte le tecnologie per il trattamento delle risorse primarie e secondarie, che
possono essere classificate in:
A. Macchine di riduzione dimensionale (o macchine di comminuzione);
B. Macchine di classificazione dimensionale o granulometrica;
C. Macchine di separazione;
D. Macchine di compressione/presse.
Uscita del
materiale ridotto
Regolazione (m)
Alimentazione
Camera di frantumazione
Mascelle mobili
Telaio Telaio
Cono frantumatore
Regolazione (m)
Alimentazione
Regolazione (m)
Al
im
ent
azi
on
e
Camera di frantumazione
Rotore
Martelli
Regolazione (m)
Griglia
A.7. Doppio frantoio a martelli à è costituito da due rotori contro-rotanti dotati di martelli.
r ~ 30 Il principio di funzionamento è molto simile a quello del
frantoio a cilindraia.
A.9. Cesoie rotanti à è costituito da due cesoie contro-rotanti, la cui dentatura varia al variare del
materiale da frantumare.
Sono utilizzate per materiali particolari come pneumatici, plastiche e legno.
Durante la frantumazione se un elemento blocca la rotazione, un sistema
automatico inverte la rotazione stessa per permettere all’elemento di
fuoriuscire dall’alto: una volta sbloccate le cesoie la rotazione riprende
normalmente verso il basso.
Alimentazione Alimentazione
A.10. Frantoio per trucioli metallici à frantoio utilizzato per il riciclaggio dei trucioli
provenienti dalle lavorazioni delle officine meccaniche e
per il recupero di oggetti voluminosi di lamiera sottile,
come vecchi bidoni, fusti metallici e soprattutto delle
carrozzerie di vecchie automobili.
A.11. Mulino a barre à è costituito da un grande cilindro che ruota intorno al proprio asse
r ~ 50 ÷ 100 orizzontale: il materiale posto all’interno del cilindro rotante rappresenta
la carica macinante.
La frantumazione avviene per compressione, urto/impatto, taglio, usura e
abrasione, generando di conseguenza un notevole consumo energetico.
Questa macchina può lavorare sia a secco sia a umido, generando in
questo secondo caso una polpa in uscita.
Una variante costruttiva è il mulino a sfere (r ~ 100 ÷ 200).
Le mascelle dei frantoi descritti possono essere lisce oppure scanalate e sagomate per permettere
una più agevole frantumazione del materiale da ridurre.
Possono essere presenti getti d’acqua che riducono le eventuali polveri generate dalla
frantumazione, mentre tutte le macchine fin qui citate possono essere applicate a piccoli impianti
mobili.
Alimentazione
Regolazione
Alimentazione
Regolazione
B.3. Vaglio à è costituito da una rete di forma e sagomatura differente in relazione al materiale che
deve essere filtrato: questa superficie prende il nome di superficie vagliante.
Un vaglio realizza una classificazione granulometrica, ossia in funzione della
dimensione del materiale.
È possibile distinguere due tipologie di superficie vagliante:
- Superfici a rete à
La superficie vagliante può essere piana o leggermente inclinata (α = 15° ÷ 18°), per
favorire lo scorrimento del materiale, dando luogo quindi alla distinzione fra vagli
piani e vagli inclinati.
Alimentazione
SOVVALLO
m α d>m
d<m
SOTTOVAGLIO
m1
m2
P1
m3
P2
m4
P3
m5
P4
P5
P6
m1 > m2 > m3 > m4 > m5 e conseguentemente P1 > P2 > P2 > P4 > P5 > P6
Alimentazione Alimentazione
ω ω
d>m d>m
α α
d<m d<m
Alimentazione
ω
m1
m2
m3
P1
P4
α
P2
P3
Sono ora introdotti due parametri fondamentali: l’efficienza e la capacità del vaglio.
Alimentazione
A, a%
m α R, r%
P, p% d>m
d<m
Dove: A à Alimentazione
P à Passato a%, p%, r% à percentuale di materiale di d < m
R à Residuo
Dalle seguenti equazioni di continuità cerchiamo di scrivere tutto in funzione delle percentuali di
materiale di d < m:
p.P p . (a – r)
E= . 100 = . 100 [%]
.
a A .
a (p – r)
Per r à 0, E à 100%
Per r à ∞, E à 0
α
C=k.S.m [t/h] L’ordine di grandezza è ~ 10 ÷ 30 t/h
C
*
C
Alimentazione ottimale
Alimentazione “mono-strato”
Con capacità scarsa l’efficienza non è massima a causa dell’effetto di rimbalzo: il materiale di
d < m rimbalza sui fili della superficie vagliante, senza essere filtrato.
L’alimentazione mono-strato consiste nell’alimentare la superficie vagliante con un solo strato di
materiale per evitare che una consistente percentuale di materiale fine di d < m non venga a contatto
con la stessa superficie vagliante e che quindi non sia filtrata (effetto di oscuramento).
Alimentazione A, a%
à Multi-strato à Eî
Alimentazione A, a%
à Mono-strato à Eì
m R, r% C* à rî à Eì
P, p% d>m
d<m
B.6. Filtro Johnson à costituite da maglie finissime che permettono di effettuare vagliature fini
(es.: separazione di sabbia finissima da acqua di pozzo).
La classificazione indiretta è realizzata sulla base della differente velocità che hanno le particelle
di diversa dimensione immerse in acqua.
“Giocando” sulle differenti velocità limite dei diversi materiali, che a loro volta dipende in maniera
quadratica dalla dimensione del materiale, è possibile separare il materiale fine che esce di sfioro,
dal materiale grossolano che precipita sul fondo.
ρS + ρF
Velocità limite verticale à VL = . dg2 à Legge di Stokes
18 µI
VO VO
VO à velocità limite orizzontale
VL à velocità limite verticale (velocità di caduta)
VL
VL
Materiale
H2O + materiale grossolano
fine in sospensione
Sistema di movimentazione
H2O + materiale
fine in sospensione
Vista dall’alto
H2O + materiale
fine in sospensione
Serbatoio di accumulo
Materiale fine
Alimentazione
materiale sporco
H2O + materiale
fine in sospensione
(“fango”)
H2O pulita
α
Solido “pulito”
B.10. Scolatrice a tazze à è costituita da tazze forate che trattengono liberando il materiale fine
l’H20.
1 2 3
Aria
Aria
Ar
ia
– Efficienza e rendimento +
C.2. Classificatore ad aria “a coltello” à uno o più getti d’aria agenti sul nastro trasportatore
spostano il materiale leggero in una zona di scarico
differente rispetto al materiale pesante che rimane
fermo sul mezzo di movimentazione.
Vista dall’alto
Alimentazione
Mat. con ρ alta
C.3. Separatore a letto fluido (a secco) à è costituito da un piano vibrante poroso e leggermente
inclinato (α ∼ 5°) attraversato da un flusso d’aria.
L’azione combinata dell’aria e della vibrazione fa sì che
si produca un effetto di fluidificazione e stratificazione
del rifiuto, in base alle differenti velocità di
sedimentazione dei composti. Il materiale più leggero,
tenuto in sospensione dal letto d’aria, si raccoglie nella
parte bassa del piano, mentre il materiale più pesante è
trascinato dalle vibrazioni verso la parte alta.
H2O à medium
C.5. Separatore balistico à è costituito da un rotore che scaglia il materiale a differenti distanze in
relazione alla densità ρ del materiale.
Il materiale scagliato cadrà nella rispettiva zona di caduta, la cui
posizione è calcolata in relazione all’angolo di lancio, che a sua volta
è calcolato in base alla densità ρ del materiale.
È importante garantire l’omogeneità dimensionale del materiale in
ingresso alla macchina, che quindi a parità di densità ρ cadrà nella
stessa zona di caduta: risulta quindi fondamentale una corretta fase
preliminare di riduzione dimensionale.
Rotore
Zone di caduta
ρ1 ρ2 ρ3
Sistema di movimentazione
Con: ρ1 < ρ2 < ρ3 (il materiale più leggero è proiettato nella zona di
caduta più vicina al rotore)
Rotore
Zone di caduta
Sistema di movimentazione
La separazione magnetica ha lo scopo di separare le diverse componenti dei rifiuti in base alle
intrinseche proprietà magnetiche degli elementi che li compongono: questa tecnica è ampiamente
utilizzata oggi con efficienza e rendimento molto elevati, prossimi al 100%.
2. Diamagnetici à materiali che non risentono del campo magnetico in cui sono immersi.
“Coltello”
Rullo di traino
Nastro trasportatore magnetizzato
“Coltello”
A supporto delle tecnologie per il trattamento delle risorse primarie e secondarie appena descritte
sono utilizzati:
Sistemi di trasporto rigidi (nastro trasportatori) à fungono da base per lo stesso trattamento;
Carrelli elevatori;
Trasportatori a coclea;
…
Riassumendo, le tecnologie per il trattamento delle risorse primarie e secondarie possono essere
classificate in:
A. Macchine di riduzione dimensionale (o macchine di comminuzione):
A.1. Frantoio primario o a mascelle (anche detto frantoio Blake) à r ~ 8 ÷ 10
A.2. Frantoio secondario à r ~ 10
A.3. Frantoio rotativo (anche detto idro-cono) à r ~ 10 ÷ 20
A.4. Frantoio a cilindraia
A.5. Frantoio a martelli (anche detto frantoio a urto/impatto) à r ~ 30
A.6. Frantoio a martelli II à r ~ 30
A.7. Doppio frantoio a martelli à r ~ 30
A.8. Frantoio ad asse verticale
A.9. Cesoie rotanti
A.10. Frantoio per trucioli metallici
A.11. Mulino a barre r ~ 50 ÷ 100 (variante costruttiva: mulino a sfere r ~ 100 ÷ 200)
Classificazione indiretta:
B.6. Classificatore a spirale
B.7. Idrociclone (anche detto ciclone)
B.8. Sfangatrice a tamburo in controcorrente
B.9. Scolatrice a coclea
B.10. Scolatrice a tazze
Separazione magnetica:
C.7. Separatore magnetico a nastri sovrapposti
C.8. Separatore magnetico a tamburo (anche detto puleggia magnetizzata)
C.9. Separatore magnetico a correnti indotte
C.10. Separatore puramente elettrostatico
D. Macchine di compressione/presse.
Alimentazione
materiale sporco
H2O + materiale
fine in sospensione
(“fango”)
H2O pulita
α
Solido “pulito”
L’acqua che viene scaricata nell’ambiente naturale non può contenere in sospensione un quantitativo
di materiale solido oltre un certo limite definito per legge.
Si rende perciò necessario un trattamento del “fango”, da realizzare in più step:
1. Sedimentazione à in entrata al sedimentatore è presente l’acqua e il materiale fine in
sospensione da trattare: il materiale in sospensione tenderà a depositarsi
sul fondo della vasca e per mezzo di pale raschiatrici è movimentato
verso la tramoggia di raccolta del fango, dove una pompa lo estrarrà.
Il fango estratto è ancora molto umido, con percentuali di acqua
nell’ordine del 90%.
L’acqua chiarificata esce di sfioro dalla vasca è potrà essere reimmessa
nel sedimentatore o essere convogliata verso altri trattamenti che ne
hanno necessità (lavaggio di materiali inerti, raffreddamento di un
impianto, …)
Stramazzi di
Motore
uscita regolabili
H2O + materiale
fine in sospensione
(“fango”) Effluente
(acqua chiarificata)
“fango”
Estrazione “fango”
Pale raschiatrici
Tramoggia di
raccolta fango
H2O + materiale
fine in sospensione
(“fango”)
Serbatoio di accumulo
Materiale fine
(“fango”)
3. Centrifugazione à il fango in uscita dal ciclone, e in parte dal sedimentatore, entra nella
centrifuga dove è possibile separare ulteriormente la fase solida dalla
fase liquida, la quale può eventualmente tornare al sedimentatore.
Il fango in uscita dalla centrifuga ha ancora una percentuale di acqua
nell’ordine del 70%: tale frazione in uscita è spinta su un nastro
trasportatore che movimenterà il materiale verso l’ultimo step del
trattamento, ossia la pressatura.
H2O + materiale
fine in sospensione
(“fango”)
Materiale fine
Acqua chiarificata
(“fango”)
2) Nastro pressa à il fango viene caricato sul telo filtrante della macchina tramite
la coclea (zona 1), dopo essere stato mischiato al polielettrolita (zona A).
Il fango perde nella zona 2 il maggior quantitativo d’acqua per semplice drenaggio
naturale. Successivamente, nella zona a scivolo e nel punto di rinvio (zona 3) il
pannello viene ribaltato, causandone la rottura e la perdita di ulteriore acqua.
Il fango a questo punto è condotto a cilindri di compressione di diametro decrescente
(zona 4) per cui si verifica un aumento graduale della pressione e conseguente
perdita d’acqua.
All’uscita della macchina (zona 5) il pannello disidratato è staccato tramite sistemi di
raschiatura e mandato in discarica o al trattamento di recupero mentre i teli sono
lavati ad alta pressione nelle casse di lavaggio (zone 6 e 7) per essere pronti a
ricevere altro fango.
Il pannello disidratato in uscita, detto solido palabile, ha una percentuale di acqua
nell’ordine del 20-30%.
H2O + materiale
fine in sospensione
(“fango”)
1
A
2
6
3 4
Solido
5 palabile
7 Pannello
disidratato
Acqua chiarificata
Acqua chiarificata
“fango”
Discarica o
Solido palabile
trattamento di
(20-30% H2O)
recupero
Lo stabilizzato è solitamente utilizzato per la realizzazione delle strade e della massicciata stradale
della linea ferroviaria ed è semplicemente una miscela di aggregato che può avere diversa
granulometria:
0÷35 mm à (20% 8÷15 mm, 30% 15÷22 mm, 50% 22÷35 mm);
0÷70 mm.
Fiume
Erosione
Trasporto
Ghiaia
Sabbia
Limi Argille
Deposito
2. Paleo alveo (terrazzo fluviale) à zone rialzate dei vecchi alvei che sono state interessate
da antichi depositi.
Alveo fluviale
Terrazzo fluviale
3. Materiale roccioso compatto à rocce per lo più compatte estratte in cava in blocchi di
dimensione anche nell’ordine del m3 (arenaria, gesso,
porfido, graniti, travertino, pietra serena, pietra leccese).
Acqua chiarificata
“fango”
Frantoio I r=5
Sedimentatore
“fango”
Ciclone
Acqua chiarificata
“fango”
Frantoio II r = 10
Centrifuga
“fango”
“fango” Lavaggio
Sfangatrice a
Vaglio
tamburo
✖
Acqua chiarificata *
Classi granulometriche
Reintegro
H2O
Valorizzazione delle risorse I e II M – modulo 4 Materiale inerte – Simone Benassi 36
All’ingresso dell’impianto è presente un vaglio che separa il conglomerato in funzione della
granulometria poiché le due classi di materiale dovranno subire lavorazioni differenti:
1. Materiale fine (d ≤ 2 cm) à fasi del trattamento:
1) Lavaggio nella sfangatrice a tamburo;
2) Vagliatura.
Per ogni m3 di materiale da lavare è necessario un m3 di acqua (a volte anche di più, nell’ordine dei
3-4 m3 di acqua): per questo motivo è necessario un trattamento del “fango” in circuito chiuso per
cercare di recuperare il maggior quantitativo di acqua possibile (approfondito nel capitolo
precedente) e per ridurre l’inquinamento ambientale.
A causa della perdita di un minimo quantitativo di acqua durante il trattamento, è necessario un
reintegro periodico di acqua per il lavaggio.
* à I vecchi impianti di trattamento del conglomerato erano in circuito aperto, ossia scaricavano
l’acqua e il materiale solido in sospensione (“fango”) direttamente nell’ambiente.
Oggi è severamente vietato grazie al Testo Unico Ambientale 2006 (TUA 2006).
La vera innovazione in questo settore sono gli impianti mobili, ossia piccoli impianti gommati o
cingolati dotati delle macchine necessarie per realizzare i trattamenti poco fa descritti, esclusa la
fase di lavaggio.
Questi impianti sono facilmente smontabili per facilitarne il trasporto (non rappresentano un carico
eccezionale), essendo inoltre estremamente compatti ed efficienti.
Essendo impianti mobili possono essere portati nel luogo dove è necessario realizzare questi
trattamenti, evitando quindi il trasporto del materiale da trattare dalle cave agli impianti fissi (molti
impianti fissi sono stati realizzati in prossimità delle cave che con il passare del tempo si
esauriscono: tali impianti saranno successivamente alimentati da materiale proveniente da altre cave
più o meno vicine).
La gestione di un impianto di trattamento non è banale in quanto gli aspetti da considerare sono
molteplici e di diversa natura:
1. Impatto visivo à per ovviare a questo problema solitamente gli impianti sono collocati in
depressioni naturali del terreno;
Per ovviare a questi problemi gli impianti sono dotati di differenti attrezzature:
- Sistemi di depurazione dell’aria;
- Sistemi di aspirazione delle polveri;
- Sistemi di abbattimento delle polveri;
- Sistemi di controllo del vento;
- Sistemi di innaffiamento dei piazzali e delle gomme dei camion;
- Coperture dei nastri trasportatori;
In passato gli aspetti appena citati erano scarsamente controllati: oggi il monitoraggio e i controlli
sono estremamente severi.
L’aspetto che è oggi ancora trascurato è il cosiddetto fenomeno della sovrapposizione degli effetti:
considerati singolarmente gli impianti di trattamento rispettano le normative vigenti, ma considerati
nel loro insieme le rispettano in egual modo? Dare una risposta a questa domanda non è banale.
Si parla in questo caso di rifiuti da C&D (Costruzione & Demolizione) o CDW (Construction and
Demolition Waste).
In questo ambito è possibile distinguere:
1. Rifiuti da C&D pre-consumo à rappresentano scarti di lavorazione che non soddisfano
tutti i requisiti di qualità e sicurezza (es.: traversine
ferroviarie in calcestruzzo armato).
Questi materiali diventano rifiuto ancora prima di essere
utilizzati.
2. Rifiuti da C&D post-consumo à rappresentano i materiali che giungono a fine vita e che
necessitano di essere recuperati o smaltiti.
Micro
demolizioni
92%
Il vantaggio economico e ambientale derivante dal riciclaggio dei materiali inerti è notevole in
quanto si riesce a:
Ridurre il volume e la pericolosità dei rifiuti;
Ridurre il volume dei rifiuti destinati alla discarica;
Prevenire e reprimere le discariche illegali;
In Italia si ha una notevole resistenza alla diffusione delle tecniche di riciclaggio del materiale inerte
a causa di:
Bassi costi della discarica;
Alti costi del riciclaggio;
Bassi costi di estrazione dei materiali naturali.
Secondo la direttiva europea 2008/98/Ce entro il 2020 il 70% dei rifiuti da C&D deve essere
recuperato.
Laterizi à sono tutti quegli elementi di costruzione e arredo costituiti di sola terracotta (mattoni,
mattonelle, coppi, tegole, …).
Il laterizio riciclato prende il nome di “rosso”.
Non dovrebbe essere importante conoscere l’origine di un materiale (origine naturale o origine da
rifiuto), bensì è fondamentale conoscerne solo la qualità e le prestazioni che esso ha nei campi di
applicazione in cui è impiegato: per il materiale inerte riciclato è molto difficile perdere memoria
dell’origine del materiale.
Il concetto di utilizzo multiplo di una qualsiasi risorsa è molto importante: non tutte le costruzioni
necessitano di materiale inerte della stessa qualità (il CLS utilizzato per realizzare le fondamenta di
una casa, i ponti o le traversine ferroviarie dovrebbe essere qualitativamente diverso dal CLS
utilizzato per realizzare i fondi stradali).
Gli aspetti importanti da considerare per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti da C&D sono due:
1. Processo di demolizione;
2. Tecnologie di trattamento.
Processo di demolizione
È possibile distinguere tre tecniche di demolizione:
1. Demolizione integrale à anche detta demolizione indifferenziata o tradizionale.
Demolizione realizzata per mezzo di esplosivi o meccanicamente
senza effettuare preliminarmente una selezione del materiale
all’interno degli edifici.
Successivamente risulta difficoltoso riciclare le differenti classi
merceologiche.
I componenti riusabili sono tutti quei componenti che si presentano in buone condizioni e che sono
presenti in quantità tale da rendere economicamente vantaggioso il loro recupero.
Una demolizione selettiva è più onerosa in termini finanziari e temporali (deve essere progettata nel
dettaglio) rispetto a una demolizione integrale o controllata, dando però grandi vantaggi ambientali
e dal punto di vista del riciclo dei materiali.
Anche attuando una demolizione selettiva rimane una piccola quota di materiale indifferenziato che
non può essere riciclata: se le tecniche sono applicate in maniera corretta questa frazione tende a
essere minima.
Demolizione
Selettiva Integrale
Trattamento
Riciclaggio
Si parla oggi di costruzione sostenibile, ossia di strategie implementate in fase di progetto per
agevolare il fine vita degli edifici e quindi l’eventuale demolizione selettiva.
In questa ottica risultano molto importanti:
Design for deconstruction à Progettazione della decostruzione;
Design for disassemblig à Progettazione del disassemblaggio.
Se la decostruzione è l'esatto contrario della costruzione, “assemblando” l'edificio in maniera
semplice si potranno facilitare i processi di smontaggio.
Teoria dei livelli costruttivi à l’edificio non è più concepito come un unico corpo, ma come una
struttura livellare di componenti caratterizzati da una diversa
caratteristica di longevità.
Livello Durata
Terreno Infinita
Fondazioni e struttura portante 30-300 anni
Involucro, tetti, muri 20 anni
Servizio 10-15 anni
Scenario, finiture 3 anni per edifici commerciali
30 anni per edifici domestici
2. Impianto mobile à un impianto mobile richiede minori investimenti rispetto a quello fisso
e può essere spostato nelle diverse locazioni dove è realizzata la
demolizione per trattare direttamente il rifiuto, rendendo disponibile
immediatamente la materia seconda ottenuta.
Di contro un impianto mobile è regolamentato esclusivamente dalle
regole del cantiere e non dalle stringenti normative a cui deve
sottostare un impianto fisso: per questo motivo il controllo delle
polveri e del rumore è minore.
Si parla in questo caso di “trattamento a km 0” in quanto non c’è la
necessità di trasportare il rifiuto dal luogo della demolizione alla cava
dove è dislocato l’impianto fisso.
C1 C2 C1 C2
Km 0 Km 0
m
K
K
m
C3 C4 C3 C4
Km 0 Km 0
Materia seconda
Impianto mobile
Dove: F à impianto fisso
Ci à cantiere i-esimo dove si realizza la demolizione
Trasportare rifiuti è molto diverso da trasportare materia prima naturale o materia seconda.
Alimentazione
L’impianto per il trattamento dei rifiuti da C&D è molto simile
all’impianto per il trattamento dei materiali inerti naturali, in particolare
Frantumazione del conglomerato (schema a pag. 36).
Le uniche differenze di questo impianto sono:
Assenza della fase di lavaggio;
Classificazione Presenza della fase di separazione.
o vagliatura
Il tondino di ferro presente nel calcestruzzo armato ha un mercato
importantissimo: con i ricavi generati dalla vendita della materia seconda
Separazione recuperata è possibile coprire il costo di un impianto come quello appena
descritto.
Il ferro è presente nel calcestruzzo armato in una percentuale pari al 3%.
Prodotti
Registrazione
in entrata
Fonderia
Controllo di
conformità Ferro
Sabbiella
Stoccaggio Torre di
Deferrizzazione Stabilizzato
in cumuli vagliatura
Breccia 30-80 mm
Eventuale pre-macinazione
Frantumazione
con pale e martelli demolitori
Apriamo una parentesi sul mercato delle traversine ferroviarie, un tempo realizzate in legno, oggi
prodotte in calcestruzzo armato.
Si tratta di un elemento che deve rispondere a stringenti requisiti di qualità e sicurezza:
generalmente hanno un prezzo nullo, in quanto deve essere pagato esclusivamente il costo del
trasporto dalla zona di prelievo della traversina al luogo dove è realizzato il trattamento.
Il guadagno è generato dalla vendita dello stabilizzato e del ferro, quest’ultimo presente nelle
piastre, nei bulloni e nell’anima del calcestruzzo armato.
Le traversine ferroviarie sono sia un rifiuto post-consumo derivante dalla manutenzione della rete
ferroviaria, sia un rifiuto pre-consumo in quanto alcuni lotti potrebbero non rispondere ai requisiti
di qualità e sicurezza.
Nel “gergo”:
Calcestruzzo polveroso à stabilizzato da demolizione edile;
Calcestruzzo asciutto, brusco, secco à stabilizzato da demolizione delle traversine.
Il trattamento delle traversine è lo stesso descritto nella pagina precedente, senza la necessità di
svolgere il rigoroso controllo in ingresso.
Le traversine sono dotate di maniglie in plastica necessarie ad agevolarne la movimentazione e la
messa in posa, che devono essere separate, solitamente manualmente da un operatore, prima di
realizzare il trattamento (diversamente, se la plastica si trova nello stabilizzato macinato, ne
peggiora la qualità).
Qin = ∑ Fi + Ri = Qout à 28 t/h + 2 t/h = 27,30 t/h + 1,98 t/h + 0,72 t/h = 30 t/h à Ok
i=1
Qin Qout
n
∑ Fi
i=1 27,30 + 1,98
Rrec = . 100 = . 100 = 97,6%
Qin 28 + 2
FCLS
Rsep(CLS) = . 100 = 27,30 . 100 = 97,5%
Qin CLS 28
Fferro 1,98 .
Rsep(ferro) = . 100 = 100 = 99%
Qin ferro 2
Oggi in commercio esistono delle macchine movimento terra che frantumano il materiale
direttamente all’interno delle pale attraverso utensili frantumatori sostituibili (brevetto SIMEX).
È un sistema adottato per frantumare materiale con particolari geometrie, che non soffre della
presenza di terra, legno, plastica e materiali umidi.
L’acqua (soprannominata l’oro blu in analogia all’oro nero, ossia il petrolio) è un bene
indispensabile per la sopravvivenza dell’umanità.
Il 71% della superficie terrestre è ricoperta d’acqua ma l’acqua dolce è presente solo per il 2,5%.
Del 2,5% di acqua dolce meno dell’1% è realmente sfruttabile:
Tipo di acqua %
Acqua dolce sotterranea 0,76
Ghiaccio e neve 1,766
Laghi 0,007
Fiumi 0,0002
2,5332
Infatti oggi non si riescono a sfruttare a pieno le acque dei ghiacciai, compromesse dal
riscaldamento globale, e l’acqua dolce sotterranea in quanto è localizzata in falde a profondità di
oltre 1000 m.
L’acqua non è una risorsa infinita e rinnovabile: l’acqua utilizzata per le attività antropiche viene
spesso compromessa dal punto di vista qualitativo.
Per quanto riguarda il ciclo idrologico è possibile distinguere tre tipologie di acqua:
1. Acqua che precipita;
2. Acqua che evapora;
3. Acqua che ruscella.
L’acqua sotterranea presente nelle falde più superficiali è di gran lunga la più abbondante risorsa di
acqua dolce, seguita dai laghi, dai serbatoi artificiali e dai fiumi.
L’acqua sotterranea rappresenta più del 90% del totale dell’acqua dolce facilmente utilizzabile:
circa un miliardo e mezzo di persone dipendono dall’acqua sotterranea per gli usi idropotabili.
Zona di alimentazione
della falda artesiana
Pozzo artesiano
Pozzo freatico
Zona di alimentazione
della falda freatica
F. freatica
F. artesiana
Strati argillosi
impermeabili
Come detto in precedenza, l’acqua che scorre in sotterranea subisce processi di auto-depurazione ed
è maggiormente protetta dall’inquinamento superficiale (piogge acide, smog, superfici sporche).
In funzione della permeabilità della roccia che attraversa, l’acqua sotterranea è maggiormente
disponibile rispetto all’acqua di ruscellamento poiché le velocità di scorrimento sono nettamente
inferiori:
Acqua di ruscellamento à velocità nell’ordine del m/sec.
Acqua sotterranea à velocità nell’ordine del 10-1 ÷ 10-4 m/sec.
L’acqua sotterranea presenta notevoli vantaggi sia dal punto di vista qualitativo che dal punto di
vista quantitativo rispetto all’acqua di ruscellamento.
Litri d’acqua
Domanda
tempo
1900 1950 2000 2050
Si prevede che nel 2040 la domanda supererà la disponibilità di acqua, che a sua volta sta
diminuendo a causa dell’inquinamento.
A causa dell’inquinamento superficiale il livello di accettabilità della qualità dell’acqua si è
abbassato a una profondità di circa 100 m rispetto al piano campagna.
26 Paesi vivono con meno di 20 l/g a persona e 28 Paesi con meno di 50 l/g a persona.
L’acqua non è un privilegio, è un diritto.
Emergenza idrica
Politiche di sostenibilità
Uso sostenibile
Impronta idrica à Water Footprint à è un indicatore utilizzato per valutare il consumo umano di
acqua, definito come il volume totale di acqua dolce utilizzato per produrre
beni e servizi utilizzati da un individuo, da una comunità o da un’impresa.
L’impronta idrica è utilizzata anche per valutare l’inport/export di acqua fra i diversi Paesi del globo.
La normativa di riferimento è la direttiva europea 2000/60/Ce che tocca gli argomenti della tutela,
del risparmio e dell’uso sostenibile della risorsa acqua.
La normativa italiana fa riferimento a:
Testo Unico delle acque (152/1999) à riorganizzazione del settore idrico;
Legge “Galli” (36/1984);
Testo Unico Ambientale (152/2006).
Un invaso artificiale non è altro che un bacino di raccolta dell’acqua: si tratta di “valvole di sfogo”
delle ondate di piena dei fiumi che prendono il nome di casse di espansione, realizzate con lo
scopo di recuperare l’acqua ed evitare l’alluvione delle zone a valle.
È vantaggioso realizzare le casse di espansione dove il fiume inizia a depositare materiale inerte
(ghiaia, sabbia), materiali utilizzabili nel campo dell’edilizia.
Inoltre, se il terreno è permeabile, la cassa di espansione funge da ricarica della falda sotterranea,
con tutti i vantaggi discussi in precedenza dell’acqua sotterranea rispetto all’acqua di ruscellamento.
Fiume
Cassa di espansione
Falda freatica
o artesiana
In alcuni Paesi è possibile pompare l’acqua in profondità attraverso pozzi con lo scopo di depurarla
e proteggerla dall’inquinamento superficiale: per problemi di inquinamento tale pratica in Italia è
vietata per legge.
Fonte di energia
ve
tr o
Acqua salata
Collettori di raccolta
dell’acqua condensata
Settoro Settore
domestico industriale
(civile) 25%
12%
Settore
agricolo
63%
Per il 2025 si stima che il settore industriale incrementerà la richiesta idrica di 1,5 volte, il settore
agricolo di 1,2 volte e il settore domestico (civile) di 1,8 volte.
Le industrie che fanno ampio utilizzo di acqua sono quelle cartarie, alimentari, di fertilizzanti, di
manifattura e le centrali nucleari e termiche.
Le industrie che utilizzano grandi quantità di acqua possono portare all’esaurimento delle risorse
idriche locali, in particolare delle acque sotterranee con conseguente abbassamento di falda e
ulteriori problemi (subsidenza).
Risparmio
Riutilizzo in Riciclo
cascata
Nel settore industriale è possibile raccogliere l’acqua piovana dai tetti tramite cisterne, per poi
utilizzarla nelle attività dell’azienda.
Se non piove da qualche giorno, l’acqua di prima pioggia (pioggia dei primi 15-20 minuti) è
separata automaticamente e successivamente trattata poiché potrebbe essere estremamente
inquinata.
Il settore ceramico utilizza un grande quantitativo di acqua: per questo motivo le aziende di questo
settore sono quasi tutte dotate di un sistema chiuso di ricircolo dell’acqua.
Il processo di depurazione delle acque reflue si spinge tanto più avanti nelle sue fasi in relazione
alle esigenze dettate dal tipo di riutilizzo o riciclo a cui le acque stesse sono destinate:
1. Trattamenti preliminari;
2. Trattamenti primari fisico-chimici;
3. Trattamenti secondari biologici;
4. Trattamenti terziari à perfezionano la depurazione con abbattimento dei nutrienti quali
fosforo e azoto, responsabili dell’eutrofizzazione delle acque
(formazione di un grande quantitativo dei alghe, tipico di laghi o
mari chiusi).
Risparmio
Le acque utilizzate nei vari sistemi di irrigazione possono essere acque reflue riciclabili solo se
soddisfano determinati requisiti di qualità.
Risparmio
Un altro metodo per risparmiare acqua è recuperare le acque meteoriche mediante sistemi di
incanalamento presenti sui tetti e cisterne debitamente rivestite per il mantenimento delle qualità
organolettiche dell’acqua.
Anche in questo caso sono presenti dei sistemi che separano automaticamente l’acqua di prima
pioggia, deviandola direttamente in fognatura.
Dove:
Perdite apparenti à insieme dei consumi di acqua autorizzati, ma non fatturati.
Perdite reali à volume di acqua perso da tutti i tipi di perdite fino al contatore (nei giunti, nei
serbatoi, nelle rotture di condotte).
Per ridurre al minimo le perdite di rete dovute ad atti illegali (pozzi abusivi e altro) si rende
necessario un attento monitoraggio della rete idrica mentre per ridurre le perdite reali è richiesta una
massiccia azione di manutenzione sulle condotte e su tutte le altri parti della rete.
Ogni anno in Italia viene prodotta una “piramide di rifiuti” alta circa 500 m e larga circa 1 km.
470 m
435 m
RS
RU 35 m
950
Ogni rifiuto è identificato da un numero, il codice CER (Codice Europeo dei Rifiuti).
Le famiglie di rifiuti sono 20, di cui soltanto la famiglia 20 rappresenta rifiuti urbani: i rifiuti
pericolosi sono identificati da un asterisco.
Alcune delle famiglie più “famose” sono:
Famiglia 15 à Rifiuti di imballaggio;
Famiglia 16 à Rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco;
Famiglia 17 à Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione;
Famiglia 20 à Rifiuti urbani.
La nuova direttiva europea 2008/98/Ce è fondata su una politica gerarchica di gestione dei rifiuti:
1. Prevenzione;
Gli oggetti o i materiali non sono ancora rifiuti
2. Riutilizzo;
3. Riciclaggio;
4. Recupero energetico; RIFIUTI
5. Smaltimento finale.
Nel dettaglio:
1. Prevenzione à misure adottate prima che un oggetto, un materiale, una sostanza diventino
un rifiuto;
2. Riutilizzo à operazioni di controllo, pulizia e riparazione cui sono sottoposti gli oggetti in
modo da poter essere reimpiegati;
3. Riciclaggio à qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i rifiuti sono ritratti per
ottenere oggetti, materiali, sostanze da utilizzare per la loro funzione
originaria o per altri fini;
5. Smaltimento finale à qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l’operazione
ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di
energia.
Lo smaltimento finale in discarica dovrebbe tendere a 0: molti Paesi
si sono prefissati l’obiettivo dei “rifiuti 0.”
Negli ultimi anni sono state messe a punto varie tecniche ed espedienti per ridurre la produzione
dei rifiuti:
Incentivi a ridurre gli imballaggi primari e secondari, per esempio attraverso l’aumento della
tassazione sugli stessi imballaggi;
Utilizzo di materiali biodegradabili, derivanti da amido di mais;
Lancio di nuovi materiali (la Tetrapak ha lanciato il materiale Wide, ossia un mix di due
polimeri progettati ad hoc);
Prevenzione dello spreco (progetto last minute market-food: recupero di prodotti alimentari
invenduti, ancora idonei all’alimentazione, per sostenere persone in condizioni di disagio
sociale);
Bere l’acqua dell’acquedotto piuttosto che l’acqua minerale in bottiglia;
Pannolino lavabile VS pannolino usa e getta;
…
Il Testo Unico Ambientale (152/2006) fa chiaro riferimento a misure per incrementare la raccolta
differenziata (argomento approfondito nel capitolo 7).
In ogni ambito territoriale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle
seguenti percentuali espresse in peso:
Almeno il 35% entro il 31 Dicembre 2006;
Almeno il 45% entro il 31 Dicembre 2008;
Almeno il 65% entro il 31 Dicembre 2012.
Introducendo l’argomento del prossimo capitolo è ora definito l’Indicatore di Raccolta Differenziata
(IRD):
Dove: ∑ RDi à somma delle i classi merceologiche raccolte con la raccolta differenziata
RUind à quantitativo di rifiuti raccolto con la raccolta indifferenziata
I à rifiuti ingombranti avviati allo smaltimento
SRD à scarti della raccolta differenziata, avviati a smaltimento
Si può definire anche la Resa di Intercettazione (RI) per la singola classe merceologica:
Classe merceologica da RD
RI = . 100 [%]
Classe merceologica totale
3. RD domiciliare;
o Raccolta porta a porta;
o Raccolta pneumatica.
In altri termini il punto distintivo è che nella raccolta stradale il cittadino si mobilita in prima
persona per portare il materiale riciclabile presso i punti di raccolta comunali, mentre nella raccolta
domiciliare è il gestore che si impegna a raccoglierlo presso le abitazioni dei cittadini.
Una stazione ecologica attrezzata è un’area pubblica in cui i cittadini possono portare i propri
rifiuti per smaltirli.
La raccolta domiciliare porta a porta ha permesso a molti comuni italiani di raggiungere molto
rapidamente le percentuali di RD prefissate per legge.
Questa tipologia di RD permette di avere un miglioramento della qualità dei rifiuti raccolti, del
coinvolgimento e della responsabilizzazione del cittadino.
Alcuni cassonetti sono dotati di un trasponder, ossia un dispositivo basato sulla tecnologia GIS,
che permette di localizzarlo sul territorio e associargli una serie di informazioni (volume, peso,
famiglia, numero di svuotamenti al mese o all’anno, …), che sono periodicamente inviate a un
centro di raccolta dati.
Tali informazioni sono utilizzate per pianificare la logistica di raccolta (percorsi, numero di
svuotamenti, …) e per determinare il corretto costo del servizio al cittadino.
Ogni cittadino può collegarsi alla rete e vedere i dati del proprio cassonetto di riferimento,
conoscendo in tempo reale il quantitativo di rifiuti prodotto: in questo modo è possibile
sensibilizzare e responsabilizzare le persone.
Possono essere utilizzati anche sistemi a sacchi colorati dove ogni colore rappresenta una frazione
merceologica (i sacchi possono essere anche leggermente trasparenti in modo che il gestore possa
capire se il cittadino ha realmente realizzato una RD e in caso contrario sanzionarlo).
Carta e cartone
22%
Residuo secco
(non riciclabile) Legno
20% 3%
Frazione umida à che a sua volta può essere suddiviso in scarti alimentari (bucce della
(organica) frutta, gusci delle uova, fondi di caffè, …) che sono inviati all’impianto
di trattamento dell’organico e sfalci e potature, per la formazione di
compost di qualità.
La qualità della carta secondaria non è sicuramente la stessa della carta primaria. Inoltre la carta,
primaria o secondaria, non è riciclabile all’infinito poiché a ogni trattamento le fibre vegetali si
accorciano (le fibre vegetali troppo corte sono scartate durante il trattamento).
Il processo di estrazione delle fibre vegetali è detto Pulping, che può essere di tipo chimico o
meccanico.
Nel pulping chimico la pasta di legno (che deriva dal tronco degli alberi e dai residui di segheria) è
fatta essiccare e compattare in un digestore a elevata pressione (Pulper) con un’appropriata
soluzione chimica che dissolve la lignina (“collante” che lega le fibre del legno).
In questo modo si ottengono fibre vegetali più lunghe e quindi la carta risulta di migliore qualità.
Nel pulping meccanico non è utilizzata una soluzione chimica per fare dissolvere la lignina dalla
pasta di legno: questa è pressata contro una smerigliatrice che separa fisicamente le fibre vegetali,
che conseguentemente saranno più corte e daranno vita a una carta di minore qualità.
A questo punto le fibre vegetali sono state separate: come base per la produzione si ha una miscela
di fibre di cellulosa (fibre vegetali) e acqua, chiamata polpa.
Le fasi del processo di fabbricazione della carta primaria sono:
1. Lavaggio à la polpa è pompata all’interno di un mulino con eventuali additivi chimici per
realizzare una sbiancatura, ossia la rimozione del colore associato alla lignina
residua, con il fine di ottenere una carta bianca;
2. Vagliatura à la polpa è pompata su un vibrovaglio per permettere all’acqua e alle fibre più
corte di defluire mentre le fibre più lunghe sono trattenute in “fogli”;
3. “Rullatura” à i “fogli” sono fatti passare in una serie di rulli riscaldati che eliminano
l’umidità residua;
2. Pulping à triturazione della carta nel Pulper con acqua calda per ottenere una polpa;
Come detto in precedenza la carta non può essere riciclata all’infinito poiché a ogni trattamento le
fibre vegetali si accorciano: una fibra vegetale può essere utilizzata dalle cinque alle sette volte
prima che diventi troppo corta e quindi inutilizzabile.
Tetrapak realizzava imballaggi di carta e cartone difficilmente riciclabili: oggi, grazie alla
sensibilizzazione di molte grandi aziende, Tetrapak realizza gli stessi imballaggi interamente in
carta (con poche parti in allumino facilmente separabili) con il fine di facilitare il processo di
riciclo.
Il riciclo dell’acciaio
Le fasi del processo di riciclo dell’acciaio sono:
1. Lavaggio;
2. Pressatura in balle;
3. Invio in acciaieria à dove il metallo è fuso per iniziare un nuovo ciclo di vita.
I prodotti ottenuti dal riciclo dell’acciaio sono semilavorati utilizzabili in vari campi di
applicazione:
Parti in acciaio di veicoli;
Elettrodomestici;
Rotaie;
Tondino per l’edilizia;
Travi per ponti;
…
Il riciclo dell’alluminio
L’alluminio è un materiale leggero e argenteo, scoperto nella seconda metà dell’800: è estratto
dalla bauxite, prima come allumina (ossido di alluminio – Al2O3) e poi come vero e proprio
alluminio.
La bauxite prende il nome del paese (Les Baux) dove per la prima volta è stata estratta.
2. Estrazione;
3. Lavaggio;
4. Vagliatura;
5. Macinazione.
Il 90% della produzione mondiale di bauxite proviene da cave a cielo aperto mentre il restante 10%
da estrazioni in sotterranea: alcuni tipi di bauxite richiedono l’utilizzo di esplosivi per la loro
estrazione.
Quando fu scoperta la bauxite non esisteva un processo e quindi la tecnologia necessaria per
estrarre l’alluminio.
Il processo di estrazione dell’allumina dalla bauxite fu brevettato da Karl Bayer.
Le fasi del processo sono:
1. Pressatura e macinazione della bauxite;
3. Filtraggio à dove si ha la separazione fra fanghi rossastri, che presentano molti problemi di
smaltimento, e il sodio tetraidrossi alluminato III ( Na[Al(OH)4] );
5. Aggiunta di acqua;
Gas esausto
Anodi in grafite
Alluminio fuso
Il CIAL (Consorzio Imballaggi ALluminio) ha promosso il progetto ”Zero discarica, 100% recupero”
con lo scopo di recuperare tutti i metalli presenti nelle ceneri pesanti derivanti dagli inceneritori
(sono stati aperti due impianti pilota nelle vicinanze di Parma e Padova).
2. Lavaggio;
3. Pressatura in balle;
4. Invio in fonderia à dove il metallo è fuso per iniziare un nuovo ciclo di vita: possono essere
utilizzati forni rotativi, a bacino, a suola secca.
La qualità del metallo secondario è del tutto identica alla qualità del metallo primario: per l’acciaio
e l’alluminio è quindi possibile perdere cognizione dell’origine del materiale.
Sia l’acciaio sia l’alluminio sono riciclabili integralmente e all’infinito.
Una normativa solo italiana vieta categoricamente di utilizzare acciaio o alluminio secondari
(riciclati) per applicazioni alimentari, mentre in tutta Europa tale vincolo non esiste.
L’acciaio e l’alluminio sono fusi a temperature elevatissime, che provocano la morte di tutti i batteri
che eventualmente hanno proliferato, rendendo quindi questi materiali idonei ad essere utilizzati
anche per applicazioni alimentari.
Il processo di fabbricazione del vetro primario è molto semplice: la materia prima di base per la
produzione è la sabbia silicea che rappresenta il 70% in peso del composto.
Per riuscire a fondere la sabbia a temperature più basse si aggiunge una sostanza “fondente”, la
soda (carbonato di sodio).
Si aggiungono successivamente altre sostanze:
Carbonato di calcio à per stabilizzare la superficie del vetro e per evitare che diventi opaca;
Nitrato di sodio à per facilitare l’espulsione delle bolle di gas.
Piccoli quantitativi di sostanze coloranti à per ottenere vetri colorati.
La raccolta differenziata del vetro può essere contaminata da materiali ferrosi, piombo, elementi
nocivi e soprattutto ceramica: su tutte le campane stradali verdi è posta una scritta che ricorda ai
cittadini di non inserire ceramica.
Il vetro raccolto in modo differenziato viene avviato in appositi centri di selezione e stoccaggio.
Le fasi del processo di riciclo del vetro sono:
1. Separazione e selezione per colore;
2. Frantumazione grossolana;
4. Separazione di eventuali materiali leggeri (carta, legno, sughero, …) con getti d’aria o
separatori aeraulici;
7. Lavaggio;
8. Fusione e modellazione.
La fase di frantumazione grossolana è realizzata per mezzo di cesoie contro-rotanti, mentre la fase
di separazione magnetica è realizzata più volte durante il processo poiché il metallo è facilmente e
completamente separabile dal vetro: per questo motivo spesso vetro e lattine sono raccolti insieme
nella stessa campana.
Al contrario di acciaio e alluminio secondario il vetro secondario (riciclato) può essere utilizzato
per applicazioni alimentari.
Il vetro è riciclabile integralmente e all’infinito.
La plastica grazie al suo elevato potere calorifico inferiore è un ottimo materiale per recuperare
energia mediante combustione.
PP
24%
Dove: PE à Polietilene
PP à Polipropilene
PS à Polistirolo/Polistirene
PVC à Polivinilcloruro
PET à Polietilentereftalato
Se la plastica rappresenta solo l’8% in peso dei materiali impiegati per la produzione di imballaggi
per liquidi, questa percentuale sale al 42% se consideriamo il volume.
Curiosità: oggi nei bidoni gialli per la raccolta differenziata della plastica è possibile depositare
anche giocattoli e bicchierini del caffè, anche se non si tratta di imballaggi.
Fino a qualche anno fa questo non era possibile poiché dovevano essere trattati separatamente.
2. Triturazione grossolana;
3. Lavaggio;
4. Asciugatura;
6. Essicazione;
Possono essere presenti un separatore magnetico a correnti indotte per separare l’alluminio e un
separatore magnetico a nastri sovrapposti o a tamburo (puleggia magnetizzata) per separare
l’acciaio, entrambi dalla plastica.
Se si riesce a mandare a riciclo un solo polimero si ottiene come materia seconda lo stesso
polimero: se invece si manda a riciclo un mix di polimeri è possibile ottenere esclusivamente un
polimero di minore qualità.
Dal PET è possibile ottenere il Pile, un tessuto sinettico di origine relativamente recente.
La plastica è riciclabile integralmente e all’infinito.
Prima di essere lavorato il PVC deve essere miscelato in maniera omogenea con opportuni additivi:
questo processo prende il nome di blending.
Tale preparazione è molto economica e permette di salvaguardare le caratteristiche delle materie
prime, che sono termicamente sensibili.
Gli oggetti realizzabili con il PVC sono molteplici e ognuno caratterizzato da un differente
processo di fabbricazione:
1. Estrusione à per la produzione di articoli cavi come i contenitori per detersivi;
2. Stampaggio a iniezione à per la produzione di articoli rigidi come piatti di “carta”;
3. Calandratura à per la produzione di fogli e film trasparenti (sacchetti);
4. Spalmatura.
2. Vagliatura;
3. Macinazione;
4. Fusione e modellazione.
Molto importante è il concetto di tempo di latenza, definito come l’intervallo di tempo che decorre
fra la produzione di un manufatto di qualsiasi materiale e il suo smaltimento o riciclo.
Per quei materiali che hanno un tempo di latenza molto breve è bene sviluppare tecniche di riciclo
avanzate.
Vediamo ora il processo di riciclo della frazione umida (organica) che prende il nome di
compostaggio: in questo caso il processo di riciclo produce una risorsa secondaria differente dalla
risorsa primaria, in quanto questa subisce una trasformazione che gli conferisce un valore
economico aggiunto.
Il prodotto di compostaggio è il compost, una sorta di terriccio particolarmente utilizzato nel settore
agricolo come fertilizzante.
2. Eventuale triturazione;
3. Miscelazione;
5. Maturazione;
7. Maturazione spinta.
In ingresso all’impianto di compostaggio non sono presenti solo rifiuti urbani, ma possono essere
presenti anche rifiuti speciali.
C
O + O2 CO2 + H2O + sostanza umica (compost)
H
La sostanza umica prodotta è di ottima qualità poiché contiene un grande quantitativo di nutrienti.
La trasformazione chimica appena descritta è esotermica, ossia produce calore ed energia
spontaneamente, generando un innalzamento della temperatura fino ai 70 °C e conseguente
igienizzazione del materiale.
La normativa italiana richiede che il compost, per essere ritenuto di qualità, permanga a una
temperatura di almeno 55 °C per tre giorni: in funzione di quanto appena detto tale condizione è
rispettata facilmente, senza che l’impianto debba spendere risorse energetiche e quindi economiche
per innalzare la temperatura artificialmente.
La matrice organica di partenza si trasforma in compost con una certa velocità, funzione di alcuni
parametri:
Concentrazione di ossigeno;
Porosità, struttura e tessitura;
Rapporto C/N (rapporto Carbonio/Azoto);
Temperatura;
pH;
Umidità.
In funzione di questi parametri è valutata l’idoneità del materiale che andrà a compostaggio: il
materiale non idoneo sarà opportunamente miscelato per ottenere le matrici da avviare all’impianto
di compostaggio.
C
Biogas
O CO2 + CH4 + digestato
40% 60%
H
Un’ulteriore classificazione in funzione della temperatura e della durata della digestione anaerobica
è la seguente:
1. Condizione mesofila à circa 35 °C per 15 ÷ 30 giorni;
2. Condizione termofila à circa 55 °C per 15 ÷ 16 giorni.
In molti casi l’unione delle due tipologie di digestione anaerobica è molto vantaggiosa.
Codigestione à presenza sia di una digestione aerobica sia di una digestione anaerobica.
Nel settore agricolo gli utilizzi del digestato sono differenti da quelli del compost.
Il controllo di processo è gestito da una serie di sensori posti all’interno delle celle di digestione
aerobica ed anaerobica che comunicano costantemente con un centro di controllo.
Da qui sono monitorati i parametri fondamentali di processo come temperatura, pressione,
percentuale di biogas prodotta per la digestione anaerobica, concentrazione di ossigeno per la
digestione aerobica.
Ricevimento
O2
Digestato
Triturazione Vagliatura
Sottovaglio
No O2
Sovvallo
1
Miscelazione
Ricircolo
percolato
Cogeneratori
Energia elettrica
€
Dove:
1 à Celle di digestione anaerobica (15 ÷ 30 giorni);
2 à Celle di digestione aerobica (circa 45 giorni).
Nelle celle di digestione aerobica è presente un sistema di aerazione dal basso, fondamentale per
mantenere la corretta concentrazione di ossigeno ma anche per regolare la temperatura e dissipare
parte del calore prodotto dalla trasformazione chimica.
L’energia elettrica aggiuntiva prodotta per mezzo dei biogas può essere utilizzata per alimentare lo
stesso impianto di compostaggio o altre attività dello stabilimento.
Rifiuti
35% RI 65% RD
15% scarti
TMB
50% Riciclato
CDR Biogas
Il TMB è oggi obbligatorio per legge: prima di mandare a valorizzazione energetica all’interno di
un inceneritore i rifiuti da RI è necessario pre-trattare gli stessi rifiuti per recuperare il maggior
quantitativo di materiale riciclabile. Impianti di questo tipo non richiedono ingenti investimenti.
3. Post-trattamento meccanico à questa fase non è presente in tutti gli impianti di TMB
(altrimenti si tratterebbe esclusivamente di un impianto di
selezione).
Lo scopo di questa fase è preparare al meglio il rifiuto per
gli impieghi successivi, qualunque essi siano (avvio in
discarica, recupero energetico, uso in campi non agronomici
…).
2. Selezione primaria;
3. Triturazione/Raffinazione;
4. Selezione secondaria;
6. Condizionamento/Trasporto.
L’Italia consegna all’impianto di TMB di Lipsia (Germania) circa 130.000 t/a di rifiuti da RI per
lo smaltimento.
In questo modo l’Italia paga alla Germania lo smaltimento dei rifiuti, consegnandogli in altre parole
una risorsa/energia che l’impianto di TMB sfrutta a pieno.
Inoltre in Italia sono presenti tutti gli impianti, le tecnologie e i brevetti necessari per trattare i rifiuti
da RI e per valorizzarli.
Se è presente una gestione corretta, il rifiuto è una risorsa/energia, altrimenti è un grave problema.
In Italia circa il 16% dei rifiuti va all’inceneritore e sul territorio sono presenti circa 50 impianti,
che molto spesso lavorano al di sotto della loro potenzialità.
Oggi gli inceneritori sono dotati di sistemi avanzati di controllo e riduzione delle emissioni che
ne permettono la costruzione in contesti urbani, anche se queste tesi sono contestate da diversi studi
sulle nanopatologie e sulle nanopolveri (PM0,001, ossia polveri con dimensione nell’ordine di 0,001 µm).
Il processo di incenerimento
Non sarà approfondita l’impiantistica dell’inceneritore, bensì le modalità di recupero energetico.
Le categorie principali e predominanti di rifiuti inceneribili sono:
RSU à Rifiuti Solidi Urbani;
Rifiuti speciali à fanghi di depurazione, rifiuti medici o dell’industria chimica, …
RSU
Camera di combustione Trattamento emissioni Fumi
Rifiuti speciali
Trattamento residui
Ceneri pesanti à scorie à bottom ashes à rappresentano il 30% in peso dei rifiuti in ingresso;
Ceneri leggere à volatili à fly ashes à rappresentano il 3% in peso dei rifiuti in ingresso.
30 Kg ceneri leggere
6000 m3 fumo
Aria stechiometrica
L’acqua di raffreddamento e spegnimento delle scorie che ricadono al di sotto della griglia deve
essere assolutamente trattata in quanto ha assorbito tutti gli inquinanti dei rifiuti carbonizzati.
Il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene recuperato e utilizzato per produrre
vapore, il quale a sua volta può essere utilizzato come vettore di calore (teleriscaldamento, ossia
fornitura di acqua calda) o per produrre energia elettrica attraverso impianti di cogenerazione.
Il rendimento di tali impianti è però molto minore rispetto al rendimento di una normale centrale
elettrica in quanto i rifiuti non sono un buon combustibile e le temperature raggiunte nella camera
di combustione sono inferiori rispetto alla stessa centrale elettrica: talvolta per aumentare
l’efficienza della combustione si brucia insieme ai rifiuti del gas metano (CH4).
Le ceneri pesanti sono molto interessanti dal punto di vista qualitativo poiché da queste è possibile
recuperare metalli.
Le ceneri leggere fino a poco tempo fa erano mandate in discarica come rifiuto tossico-nocivo,
mentre oggi sono recuperate per produrre un particolare cemento, che prende il nome di eco-cemento.
I macroinquinanti presenti nei fumi della combustione sono: ossido di carbonio, ossido di azoto,
anidride carbonica, gas acidi.
Incenerendo CDR (Combustibile Da Rifiuto secco) viene prodotta anidride carbonica: non si può
quindi parlare di produzione di energia pulita in senso stretto.
Anche incenerendo una frazione organica viene prodotta anidride carbonica: si può parlare in
questo caso di energia pulita poiché il quantitativo di anidride carbonica prodotto
dall’incenerimento è lo stesso quantitativo assorbito dalla frazione organica nel suo ciclo di vita
(solo la frazione organica ha un bilancio di anidride carbonica pari a 0).
Il confronto fra inceneritore e discarica nella produzione di gas serra è nettamente a sfavore di
quest’ultima. I certificati verdi sono certificati che corrispondono a una certa quantità di emissioni
di anidride carbonica: se un impianto produce energia emettendo meno CO2 (poiché sfrutta fonti
rinnovabili) di quanto avrebbe fatto un impianto alimentato da fonti fossili, il gestore ottiene dei
certificati verdi, che può rivendere a industrie o ad attività che sono obbligate a produrre una quota
di energia mediante fonti rinnovabili, ottenendo quindi un ulteriore tipo di finanziamento.
In realtà, secondo la normativa europea, solo la frazione organica dei rifiuti può essere considerata
una fonte rinnovabile: pertanto la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione
contro l'Italia per gli incentivi dati dal governo italiano per produrre energia bruciando rifiuti
inorganici considerandoli fonte rinnovabile.
Le ceneri pesanti sono classificate con CER 190112, rifiuto speciale non pericoloso.
Un test di cessione è d’obbligo per legge quando il rifiuto è utilizzato nelle medesime condizioni di
quando è uscito dall’impianto: se il recupero consiste nella produzione di un prodotto finito, come
l’eco-cemento, non deve essere effettuato un test di cessione, in quanto la presenza del legante
garantisce di trattenere tutte le sostanze inquinanti.
Va sottolineato che spesso, per l’impianto produttore di ceneri pesanti, i costi di trasporto e
recupero di queste ultime risultano essere superiori dei costi di trasporto e conferimento in
discarica: per questo motivo oggi la maggior parte di questi residui sono avviati in discarica e solo
una piccola parte di essi viene recuperata.
Ingresso e pesa
delle scorie
Eliminazione elementi
grossolani
Separazione ferro
Separazione altri
metalli non ferrosi Pulizia alluminio
Fondamentale è la fase di pre-selezione e separazione del rifiuto, dove sono rimossi i rottami
metallici di grosse dimensioni.
Le ceneri pesanti sono inserite in un vaglio rotativo dotato di nastro magnetico che elimina i
materiali ferrosi presenti, che in seguito sono stoccati all’esterno dello stabilimento in attesa di
essere inviati a riciclo.
Le scorie sono ulteriormente trattate mediante un impianto in grado di estrarre tutti i materiali
a-magnetici presenti.
L’eco-cemento di tipo Portland è un cemento realizzabile con ceneri pesanti unite a materie prime
naturali e additivi con lo scopo di aumentarne le prestazioni.
Caldaia
Benna
Fly ashes
Camera di
combustione
Elettrofiltro
Forno a griglia
Bottom ashes
inclinata
Filtro a maniche
Fossa Vasca di
RSU e rifiuti spegnimento Ventilatore
speciali
Camino
Trattamento
Si tratta di aree controllate di stoccaggio dei rifiuti che solitamente sorgono nelle immediate
periferie della aree urbane.
Una discarica deve essere costruita a una certa distanza dalla falda acquifera sottostante per evitare
l’inquinamento della stessa e in terreni con una certa permeabilità:
Discarica per rifiuti pericolosi à k < 1 x 10-9 m/sec e s > 5 m;
Discarica per rifiuti non pericolosi à k < 1 x 10-9 m/sec e s > 1 m;
Attraverso l’utilizzo di teloni in plastica (materiale sintetico) è possibile raggiungere valori di k pari
a 1 x 10-12 m/sec.
2. Discarica in rilevato;
3. Discarica in pendio;
I rifiuti sono stoccati quotidianamente in discarica e altrettanto quotidianamente i vari strati sono
ricoperti, per esempio utilizzato la FOS: una discarica di grande dimensioni può essere costituita da
vari comparti.
Si ha quindi una continua stratificazione dei rifiuti fino a che non si arriva al fine vita della
discarica: a questo punto si deve procedere nella realizzazione della copertura superficiale finale.
Gli obiettivi di tale fase sono:
Isolamento dei rifiuti dall’ambiente esterno;
Minimizzazione delle infiltrazioni d’acqua;
Minimizzazione della necessità di manutenzione;
Minimizzazione dei fenomeni di erosione;
Resistenza a fenomeni di subsidenza e assestamento (terremoti).
Terreno di coltivo
Terreno di copertura
Ghiaia GTX
Argilla
Sistema di captazione dei biogas
Rifiuti
La gestione del fine vita di una discarica non termina con la realizzazione della copertura
superficiale finale: la normativa prevede che i controlli del percolato e dei biogas perdurino per
almeno 30 anni dopo la chiusura definitiva.
Infatti la produzione di biogas tende ad aumentare e vede solitamente il suo massimo circa 10 anni
dopo la chiusura della discarica, per poi decrescere negli anni successivi.
m3/g
6000
5000
4000
3000
2000
1000
0 Anni
1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060 2070
Chiusura discarica
È quindi fondamentale prestare molta attenzione alla differenza fra le emissioni convogliate, ossia
progettate da coloro che gestiscono il fine di vita di una discarica, e le emissioni diffuse,
assolutamente incontrollate ed estremamente dannose per l’ambiente.
Fino agli anni ’90 la famiglia 16 era destinata ai rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco delle
altre famiglie.
Oggi la famiglia 16 fa riferimento ai:
RAEE à CER 160200;
VFU à Veicoli Fuori Uso à CER 160104*;
Approfonditi rispettivamente nei cap. 12 e 13.
PFU à Pneumatici Fuori Uso à CER 160103.
I RAEE sono rifiuti molto importanti sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo,
che necessitano di correnti elettriche e campi elettromagnetici per funzionare.
Oggi le apparecchiature elettriche ed elettroniche sono caratterizzate da un ciclo di vita sempre più
breve: negli ultimi anni la loro produzione è incrementata del 3-5%.
Solitamente al loro interno contengono sostanze tossiche e sono costituiti, nella maggior parte dei
casi, da materiali non biodegradabili.
È la prima normativa europea emanata con urgenza: i paesi europei ebbero a disposizione 18 mesi
per recepire la normativa a livello nazionale e non più 5 anni.
La normativa ha i seguenti obiettivi:
Ridurre la produzione di RAEE;
Ridurre lo smaltimento di RAEE;
Fare emergere la responsabilità del produttore;
Garantire la sostituzione delle sostanze pericolose presenti fino a quel momento;
Raggiungere entro il 31 dicembre 2008 un tasso di RD dei RAEE di 4 kg/ab anno.
Per la prima volta una normativa fa riferimento alla progettazione e alla produzione di un prodotto:
gli stati membri sono incoraggiati a progettare e a produrre le apparecchiature elettriche ed
elettroniche tenendo in considerazione il loro recupero, il loro riciclaggio e il loro disassemblaggio
(Design for Recycle e Design for Disassembly). Il produttore è quindi responsabile della scelta dei
materiali, dei componenti, delle modalità di assemblaggio, …
Sono prese inoltre misure contro l’esportazione illegale dei RAEE oltre i confini dell’Unione
Europea, in particolare verso i paesi in via di sviluppo o emergenti.
Si cerca di sensibilizzare i cittadini anche verso il cosiddetto principio 1 VS 0, invece che 1 VS 1.
Il principio 1 VS 1 implica che quando un cittadino va a comprare un nuovo cellulare o AEE,
consegna al rivenditore il suo vecchio cellulare o AEE.
Il principio 1 VS 0 implica invece che il cittadino, anche se non deve acquistare nulla, porti il suo
cellulare o AEE al rivenditore quando deve disfarsene, senza gettarla nel cassonetto della raccolta
indifferenziata.
Per ogni categoria di RAEE (approfondite in seguito) sono definite le percentuali di recupero e
riciclo: il problema è che tali percentuali sono espresse in peso, mettendo quindi sullo stesso piano
materiale comune e sostanze pericolose o preziose (oro, argento, ferro, rame, piombo).
“È uguale recuperare 50 Kg di calcestruzzo presente in una lavatrice o 50 Kg di oro presente nei
computer o 50 Kg di piombo?” La risposta è ovviamente no: l’impatto economico nel caso dell’oro
e l’impatto ambientale nel caso del piombo dovrebbero essere di primaria importanza.
Il volume dei RAEE è in continuo aumento (ogni anno circa 3-5%) a causa:
Innovazione tecnologica;
Rapida obsolescenza à rapida sostituzione;
Espansione del mercato.
Oggi il 90% dei RAEE è inviato in discarica o all’inceneritore senza che sia realizzato nessun tipo
di pre-trattamento. Questa soluzione non è più perseguibile per diversi motivi:
Inquinamento ambientale;
Valore di alcune sostanze preziose che possono essere recuperate;
Sicurezza delle informazioni à le AEE come i computer che sono esportate illegalmente in
paesi in via di sviluppo o emergenti sono smontate per
recuperare e vendere il loro contenuto informativo, che a
volte può risultare molto prezioso o del tutto segreto.
I paesi in via di sviluppo, che oggi fungono da discarica per i RAEE, rischiano di rimanere
sommersi da spazzatura hi-tech: la normativa si è mossa con provvedimenti per risolvere questo
grave problema.
A loro volta i RAEE domestici sono classificati in cinque categorie in funzione delle tecnologie
necessarie per il loro trattamento:
1. R1 à freddo e clima (frigoriferi, condizionatori, …);
2. R2 à grandi bianchi (lavatrici, lavastoviglie, …);
3. R3 à tv e monitor;
4. R4 à piccola e media elettronica;
5. R5 à sorgenti luminose (lampade, lampadine, …).
3. Smontaggio manuale;
Fasi alternative per la separazione dei diversi materiali.
3. Frantumazione e selezione;
4. Recupero dei singoli materiali à successivamente avviati alle proprie filiere di recupero e riciclo.
I centri di raccolta possono fare affidamento sui sistemi collettivi per l’avvio dei RAEE al
trattamento, i quali si occupano di:
Ritirare i RAEE presso il centro di raccolta;
Trasporto dei RAEE presso gli impianti di trattamento accreditati;
Garantire un corretto trattamento (secondo corretti criteri ambientali e di sicurezza);
Garantire il recupero e il riciclo delle materie riciclabili;
Garantire lo smaltimento delle parti residue.
Prima di mandare a recupero e riciclo le AEE è necessario valutare la possibilità di riutilizzarli nella
loro interezza o nelle loro componenti.
Se ciò non è possibile essi dovranno essere avviati al riciclaggio.
Anche questi rifiuti, al pari dei RAEE, sono molto importanti sia dal punto di vista quantitativo che
da quello qualitativo.
Una delle principali cause di inquinamento e sfruttamento delle risorse naturali sono i veicoli da
trasporto motorizzati, sia durante il periodo del loro utilizzo, sia nella fase di fine vita.
I problemi derivanti dalla gestione del fine vita sono lo smaltimento di rifiuti di enormi dimensioni
e lo spreco di risorse.
Come per i RAEE, la normativa incoraggia i produttori a progettare e a produrre i veicoli tenendo in
considerazione il loro recupero, il loro riciclaggio e il loro disassemblaggio (Design for Recycle e
Design for Disassembly).
Inoltre entro il 2015 il 95% in peso dei veicoli dovrà essere riciclato (il restante 5% sarò avviato in
discarica): in Italia sono rottamate circa 1,5 milioni di auto all’anno.
Ultimo proprietario
Autodemolitori
Trattamento
La messa in sicurezza è la fase più importante di tutto il processo poiché frantumare un veicolo che
porta a bordo sostanze pericolose può provocare incidenti gravissimi, come l’esplosione dello stesso
veicolo e dell’impianto di trattamento.
Le sostanze e le componenti pericolose da separare prima della frantumazione sono:
Olii esausti;
Liquidi refrigeranti;
Liquidi antigelo;
Carburante;
Materiali esplosivi;
…
Lo smontaggio delle componenti riusabili ha lo scopo di separare dal veicolo tutte quelle
componenti che possono essere rigenerate e avviate al mercato dei ricambi.
Lo smontaggio delle componenti riciclabili ha lo scopo di separare tutti i materiali presenti sul
veicolo per poi avviarli alle specifiche filiere di riciclo.
La plastica e l’alluminio sono sempre più utilizzati per realizzare i veicoli: proprio per questo
motivo, in ottica Design For Recycle, i progettisti devono scegliere nel migliore dei modi i materiali
utilizzati e le loro modalità di assemblaggio.
I materiali solitamente avviati a riciclo sono:
Rottami ferrosi;
Rottami non ferrosi;
Vetro;
Plastica;
Pneumatici.
La frantumazione è realizzata mediante un frantoio a cesoie contro-rotanti, che lavora per taglio e
non per urto: la sagomatura dei taglienti è funzione del materiale da frantumare/tagliare.
Successivamente è possibile separare i diversi metalli mediante separatori magnetici e separatori
magnetici a correnti indotte, che successivamente saranno avviati agli specifici trattamenti di
riciclo.
Un pneumatico per auto può pesare dai 7,5 ai 10 Kg, mentre un pneumatico per camion può pesare
dai 30 ai 40 Kg. Fino a poco tempo fa gli pneumatici esausti erano avviati in discarica. Oggi la
normativa di riferimento prevede:
Pneumatici destinati alla ricostruzione à 25%;
Pneumatici destinati al recupero di materiale à 65%;
Aumento della durevolezza degli pneumatici à 10%.
Nascono dei consorzi volontari per la gestione del rifiuto pneumatico con lo scopo di
ottimizzare i processi e i trattamenti di recupero e riciclo (es.: alcuni carrelli di atterraggio di aerei
sono realizzati con pneumatici ricostruiti che rispettano tutti i requisiti di qualità e sicurezza
richiesti).
Utilizzo pneumatico
Trattamento PFU
Il trattamento del PFU consiste nella sua triturazione per mezzo di cesoie contro-rotanti a vari
livelli di finezza in funzione dell’utilizzo che ne deve essere fatto: la frazione più fine prende il
nome di “polverino” (d < 1 mm).
Il granulato di pneumatico può essere utilizzato nei cementifici, come fondo per i campi sintetici
sportivi (obbligatorio in questo caso un test di cessione) o come “combustibile” per il recupero
energetico.
La triturazione può essere realizzata con un metodo criogenico: il PFU viene prima triturato
grossolanamente, per poi essere raffreddato a circa –80 °C mediante azoto liquido in modo da
facilitare la triturazione fine successiva, che consiste in una vera e propria polverizzazione.
Un’altra definizione di tecnologia appropriata (tecnologia site specific): tecnologia, processo o idea
che aumenta la realizzazione dell’uomo attraverso la soddisfazione dei suoi bisogni.
Fino a poco tempo fa si portava la tecnologia nel luogo in cui ce n’era bisogno, creando svariati
problemi (compatibilità, gestione, manutenzione, …): oggi invece si cerca di sviluppare una
tecnologia adatta alle esigenze del luogo in cui deve essere utilizzata e alle sue caratteristiche.
Una tecnologia appropriata (TA in seguito) è una tecnologia che per risolvere un problema non ne
crea degli altri.
Le sue caratteristiche sono:
Semplicità gestionale;
Piccola scala;
Basso costo;
Partecipazione delle comunità locali;
Riduzione impatto ambientale;
Facile riproducibilità con le risorse disponibili sul posto;
Il termine nasce negli anni ’70 in UK e non è applicabile solo ed esclusivamente ai paesi in via di
sviluppo o emergenti.
Il massimo teorico è Ernest Fritz Schumacher, economista inglese amministratore del governo di
Londra per le ex colonie d’oriente: suo è il testo di riferimento sulle tecnologie appropriate in cui
spiega le motivazioni per cui una tecnologia “calata” brutalmente dall’alto in un contesto può avere
impatti negativi.
Nel 1966, insieme ad alcuni amici, Schumacher fonda l’ITDG (Intermediate Technology
Development Group), il gruppo per lo sviluppo delle tecnologie appropriate.
Dopo anni di lavoro nei paesi del Sud della terra, il giorno prima della sua morte, avvenuta nel
settembre del 1977, parlando ad una conferenza internazionale in Svizzera, Schumacher espose la
sua tesi “... non solo i paesi in via di sviluppo, ma anche quelli altamente industrializzati devono
cominciare a ragionare in termini di tecnologie più in armonia con gli uomini e con l’ambiente e
meno legate alle risorse non rinnovabili …”.
“La diversità culturale è necessaria per l’umanità come la biodiversità per la natura”
Come per tutti i progetti tecnologici anche per le TA è importantissimo monitorare lo sviluppo delle
attività, raccogliere informazioni e confrontare ciò che accade con quello che è stato previsto.
Bastano pochi, piccoli espedienti per ridurre notevolmente grandi rischi per la salute delle persone.
4. Filtro a tessuto à l’obiettivo è filtrare l’acqua per la riduzione del colera (riduzione anche
del 50%).
L’acqua è filtrata attraverso un tessuto chiamato “sari”, tessuto
tradizionale utilizzato per gli abiti femminili in India e Bangladesh.
Tutti i filtri discussi finora non necessitano di alcuna forma di energia per il loro funzionamento e
sono estremamente semplici da realizzare, utilizzare e manutenere.
Anche dove l’acqua è disponibile spesso donne e bambini sono costretti a percorrere lunghe
distanze ogni giorno per arrivare alla fonte dell’approvvigionamento.
Le tecniche per aumentare la disponibilità dell’acqua nei paesi in via di sviluppo o emergenti sono:
1. Raccolta dell’acqua piovana tramite cisterne à questa tecnica è necessaria nelle zone in
cui la variabilità temporale e spaziale delle piogge è notevole, per
poter fornire alle popolazioni che non sono approvvigionate da una
rete idrica di una riserva di acqua di qualità e che perduri nel tempo.
La tecnica consiste nel captare l’acqua dal tetto dell’abitazione per poi
convogliarla tramite una tubazione (scollegata durante l’acqua di
prima pioggia che lava il tetto) in una cisterna di raccolta che può
essere interrata o posizionata fuori terra.
L’acqua così raccolta può essere prelevata con una pompa manuale
direttamente dalla cisterna che può avere una capacità da 1 m3 fino a 30 m3.
Q = S x Y x P x Hfil [m3/anno]
4. Raccolta della nebbia à tecnica estremamente innovativa, utilizzata in quei luoghi dove le
fonti di approvvigionamento tradizionali non sono sufficienti
(pozzi, acqua piovana, …).
La tecnica consiste nel realizzare uno o più teloni rettangolari di
nylon o propilene posti in direzione normale a quella del vento e
sorretti da due pilastri.
L’acqua così raccolta è convogliata tramite una tubazione in una
cisterna dove viene raccolta e distribuita.
Una superficie di captazione 48 m2 garantisce una produttività
di 150/170 l/g (dipende dalle condizioni metereologiche e di
umidità).
La toilet è posizionata per un tempo prestabilito su una fossa, mentre quella adiacente è chiusa con
un apposito coperchio per permettere la digestione aerobica.
Se la fossa è ben dimensionata viene riempita in circa 9 mesi che costituisce un periodo di tempo
sufficiente nei climi caldi affinché il materiale accumulato nell’altra fossa sia diventato sicuro e
possa essere rimosso senza rischi.
Per migliorare la qualità del compost è importante versare nei pit ad ogni utilizzo:
Cenere;
Terriccio;
Foglie;
Calce.
Per la sicurezza igienica dell’utenza è fondamentale disporre di semplici dispositivi per il lavaggio
delle mani.
Un compost di buona qualità dovrebbe presentare un rapporto C/N (Carbonio/Azoto) pari a circa 30.
L’humus ottenuto dalla pratica di compostaggio costituisce un ottimo fertilizzante per i terreni aridi;
i terreni fertilizzati con questo compost hanno dato raccolti fino a sette volte maggiori rispetto a
quelli che non sono stati fertilizzati.
I rischi correlati a una scorretta gestione dei rifiuti in questi paesi sono:
Rischio per la salute della popolazione;
Rischio per la salute dei lavoratori;
Inquinamento ambientale;
Proliferazione di malattie;
Impatto visivo.
Nella progettazione di un sistema di raccolta è fondamentale analizzare tutti i dati disponibili sui
rifiuti prodotti nel luogo (tipologia, percentuali in peso, densità, …).
Inoltre il sistema deve essere adattato alle esigenze particolari del luogo in cui deve implementato
(“non è possibile esportare il sistema di raccolta di Hera in Nord Africa”).
Il tipo di veicolo per la raccolta e il trasporto dei rifiuti deve essere scelto valutando diversi fattori:
Metodo di raccolta scelto;
Costi;
Manutenzione e reperibilità dei pezzi di ricambio;
Tipo di strade;
Tipo di rifiuti;
Tipo di clima;
Aspetto culturale.
2. Punto di raccolta mobile à i cittadini portano i rifiuti su un veicolo che si ferma in un dato
luogo ad una certa ora in determinati giorni.
3. Raccolta porta a porta à i “raccoglitori” passano casa per casa: si tratta della soluzione
più costosa.
La scelta di una tipologia di sistema di raccolta piuttosto che di un'altra dipende dal tipo di zona in
cui deve essere implementato e dal tipo di veicolo scelto.
La raccolta primaria e il trasporto secondario sono indipendenti fra loro ma da varie esperienze si
nota che in realtà l’una dipende dall’altra: la necessità di coordinamento è quindi forte.
Risolto il problema della raccolta primaria e del trasporto secondario dei rifiuti, che sono prioritari
nei paesi in via di sviluppo o emergenti, è possibile pensare al riciclaggio e al recupero degli stessi
Nasce la figura del “riciclatore”: si tratta di persone che raccolgono, porta a porta o nei depositi
controllati o meno, i rifiuti che possono essere riciclati, portandoli ai commercianti che a loro volta
li possono vendere alle aziende, ottenendo in cambio denaro o beni di consumo.
Queste persone sono spesso spinte dalla povertà e sono esposti ad alti rischi per la salute.
La discarica in questi paesi ha un impatto ambientale fortissimo poiché spesso è un sito non
controllato che funge da area di stoccaggio per il prioritario bisogno di allontanare i rifiuti dalla
città: il 20% circa dei rifiuti presenti nella discarica sono rifiuti tossici e pericolosi che nuocciono
gravemente alla salute dei riciclatori.
Le forme di energia utilizzate dall’umo nel corso della storia sono state diverse. Oggi siamo in un
periodo di transizione dall’era del carbonio all’era delle fonti di energia rinnovabile/alternative (era
del post-carbonio non più basata sull’utilizzo degli idrocarburi).
Un tempo il ciclo dell’anidride carbonica (CO2) era chiuso, bilanciato e l’effetto serra non era un
pericolo: a partire dall’800 (Seconda Rivoluzione Industriale), a causa dell’incremento spaventoso
delle emissioni di CO2 l’effetto serra porta al surriscaldamento globale e ai conseguenti
cambiamenti climatici caratterizzanti il nostro pianeta.
Alla conferenza internazionale di Kyoto i diversi Paesi si sono accordati nel tentativo di ridurre le
emissioni di CO2. Nasce il progetto 20-20-20 che si pone l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2
del 20%, aumentando l’utilizzo delle fonti di energia alternative del 20% entro il 2020.
L’obiettivo del progetto è avere il 50% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro quell’anno.
Le fonti fossili maggiormente utilizzate oggi e nel passato sono il petrolio e il carbone (entrambi
hanno origine organica): la Cina è la nazione che utilizza il maggior quantitativo di carbone ed è
quindi responsabile di una grande percentuale di emissioni di CO2.
Energia eolica à è sfruttata l’azione del vento per produrre energia elettrica.
L’impatto inviso è notevole: per questo motivo le pale eoliche devono
essere realizzate in zone poco abitate.
I primi modelli inoltre erano estremamente rumorosi.
In Italia questa tecnica non è particolarmente utilizzata.
Impianti ad energia del mare à è sfruttato il movimento delle maree e delle correnti
marittime. Molte zone sono caratterizzate da fortissime
escursioni di marea, come per esempio il Canale della
Manica e in Italia lo Stretto di Messina.
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