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Comunità Pastorale

Uggiate
e Ronago
Bentornato
Padre Quirico

campane
FEBBRAIO 2019

di Uggiate e Ronago
Gentili Famiglie,
in questo numero delle Campane è inserita la busta da utilizzare per
rinnovare la propria adesione/abbonamento a “Le campane di Uggiate e
Direttore responsabile: Maria Castelli - Registrazione Tribunale di Como numero 3/2018 del 1/3/2018

Ronago” per l’anno 2019.


La busta va consegnata alla persona incaricata di recapitare il bollettino
al vostro indirizzo oppure direttamente ai sacerdoti (entro la fine del
mese di febbraio).
Redazione: Casa Parrocchiale - 22029 Uggiate Trevano - p.zza della Repubblica, 1
Stampato da: Tecnografica srl - via degli Artigiani, 4 - 22074 Lomazzo (CO)

L’abbonamento non comporta una quota particolare: questa è lasciata


alla discrezione e alla generosità di ciascuno, nella consapevolezza che i
fondi raccolti servono a far fronte ai costi di questo mezzo di comunica-
zione e comunione della nostra Comunità Pastorale.

Comunità Pastorale di
Uggiate e Ronago
Segreteria Parrocchiale Caritas
da lunedì a Venerdì Orari apertura
ore 9.00 - 11.00 lunedì 9.30 - 11.30
tel. 031/94.87.21 venerdì 9.30 - 11.30
Le Campane
di Uggiate e Ronago
è anche sfogliabile online all’indirizzo:
www.oratorio-uggiate.it
Indirizzo e-mail della Redazione:
Le Campane
di Uggiate e Ronago

campane.uggiate_ronago@yahoo.it
Per ricevere via e-mail
l’Agenda della Settimana scrivi a:
vocechebussa@gmail.com
RAGGI DELL’AMORE DI DIO
Aiutami a diffondere dovunque
il tuo profumo, o Gesù.
Dovunque io vada.
Inonda la mia anima del tuo Spirito e della tua vita.
Diventa padrone del mio essere
in modo così completo
che tutta la mia vita
sia un’irradiazione della tua.
Perché ogni anima che avvicino
possa sentire la tua presenza dentro di me.
Perché guardandomi non veda me,
ma Te in me.
Resta in me.
Così splenderò del tuo stesso splendore
e potrò essere luce agli altri.
madre Teresa di Calcutta
Intro
I SANTI DELLA PORTA ACCANTO:
IN RICORDO DI DON RENZO BERETTA
«Un prete “di frontiera”, che lavorava con il Vangelo in mano». Così è stato definito
don Renzo Beretta, il parroco di Ponte Chiasso del quale, domenica 20 gennaio
scorso, abbiamo ricordato il ventesimo anniversario della tragica morte. L’impe-
gno di don Renzo per gli ultimi è tema di spiazzante attualità. La sua morte non fu
vana. Da quel fatto tragico, in città e in Diocesi, si sviluppò l’esperienza dei Centri
di Ascolto Caritas e dei diversi servizi di aiuto. Per ricordare don Renzo, che prima
di tutto fu un sacerdote generoso, un pastore attento alle persone a lui affidate e
che seppe fare determinate scelte di vita proprio per il modo in cui fu prete, sono
state programmate alcune iniziative. Ma credo meriti un riferimento particolare
l’omelia tenuta dal nostro Vescovo, Oscar di cui riporto alcuni passaggi significativi:
“Due domande mi vengono spontanee. La prima: cosa ha voluto dirci il Signore donando
alla nostra Chiesa di Como don Beretta, zelante e generoso pastore, come lo definì San
Giovanni Paolo II, quotidianamente impegnato in un servizio attento ai bisogni spirituali
e materiali del prossimo? La seconda: cosa ha da dire don Renzo alla Chiesa di Como che
cammina in questo nostro tempo così travagliato per la Chiesa e per la società?”

Siamo un dono gli uni per gli altri, un dono che lo Spirito Santo ha elargito a cia-
scuno perché possa rifluire su tutti. Anche don Beretta non si è “fatto da solo”, né
immediatamente, sia come uomo che come cristiano e pastore. Ha ricevuto, ha
condiviso, ha trasmesso. Non è stato un uomo isolato, ancorato testardamente
nelle gabbie delle sue sicurezze, come spesso capita. È cresciuto, si è confronta-
to, si è arricchito nel tempo, formandosi, a poco a poco, alla scuola del Vangelo,
letto e interpretato nella Chiesa, alla luce dei segni del tempo. Penso, allora, alla
nostra amata santa Chiesa di Como quale madre feconda, che lungo il tempo ha
generato figli e figlie che hanno vissuto e testimoniato il Vangelo, esponendosi in
tante modalità, fino al dono supremo della vita, come nel caso di don Renzo. Penso
al nostro presbiterio, dentro il quale don Renzo ha vissuto in piena unità, stima e
benevolenza con il vescovo e i sacerdoti, dove “a ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito per il bene comune”. Una schiera di preti che hanno servito
con passione, dedizione e delicatezza il popolo di Dio, senza sentirsi né superiori
agli altri, né migliori, né padroni.
Uomini di Dio, ciascuno con una propria personalità, tra essi complementari e forti

4 - Intro
amici… Le grandi scelte non
s’improvvisano e dal mo-
mento che si muore come
si è vissuto, don Renzo, nel
dono di sé, offerto in sa-
crificio, ci ha sintetizzato lo
scopo della sua vita: essere
sacerdote e vittima, come
Gesù, pane spezzato per la
vita del mondo, di cui faccia-
mo memoria ogni volta che
celebriamo l’Eucaristia… La
casa di don Renzo, come la
chiesa parrocchiale di Ponte Chiasso, era sempre aperta all’accoglienza, in modo
tale che papa Francesco avrebbe potuto già definirla un “ospedale da campo”, in cui
tutti possono sentirsi accolti e amati quali figli di Dio e fratelli nostri.
E questo nonostante l’ingratitudine (che, presto o tardi, tutti possiamo sperimen-
tare, a prova del nostro amore autentico), insieme allo sconcerto di qualche ben-
pensante, che già allora si sentiva a disagio, perché disturbato nella sua quiete da
gente estranea e forse anche di dubbia reputazione.
Con questa particolare dedizione ai poveri e agli ultimi, frutto della contemplazione
eucaristica, da uomo d’intensa preghiera qual era, don Renzo ha saputo coinvol-
gere gli altri, in modo che il suo non apparisse un gesto isolato, ma che tutta la sua
parrocchia si sentisse coinvolta in quest’opera di carità, che non poteva rimanere
un gesto da vivere solo nell’emergenza, ma uno stile consueto all’interno della vita
della Chiesa. Questo è il metodo del vero pastore: non essere un navigatore soli-
tario, che fa bene il bene, solo a livello personale, ma un timoniere appassionato,
capace di coinvolgere tutto l’equipaggio, ciascuno con il proprio ruolo, tutti mossi
da una medesima unità d’intenti.
Affronto ora il secondo interrogativo: “Cosa ha da dire oggi alla nostra chiesa di Como
don Renzo, in questo nostro tempo così travagliato per la Chiesa e per la società?”
Certamente don Renzo ci lancia un forte e impegnativo appello alla speranza, una

Intro - 5
virtù di cui oggi noi tutti abbiamo bisogno, vivendo in un clima di incertezza,
di nuove forme di povertà e di depressione. Oggi la società respira ansia da
paura: dell’altro, del diverso, di chi proviene da un ambiente lontano, del po-
vero che si vorrebbe accantonare, dell’anziano, che non è ricordato o cercato
da nessuno.
Paura che restringe l’uomo dentro i suoi limitati spazi da difendere in ogni
modo, paura che non permette di prendere decisioni stabili e definitive, anche
a livello affettivo. In un clima di solitudine e di rabbia dove gli altri sono visti
e incontrati non come amici, ma solo come clienti, concorrenti o soci… Don
Renzo ci richiama a qualificare le nostre comunità cristiane mediante scelte
profetiche che annuncino, anticipandole, uno stile di vita alternativo, fondato
sulla fraternità e sul dono, dentro la cultura della Misericordia, espressioni
che attraverso il nostro prossimo Sinodo dovrebbero emergere con grande
evidenza.
Fraternità dice “prendersi cura”, partecipazione, solidarietà, amicizia, attraverso
relazioni schiette e sincere tra le persone, considerate non come numeri, né
presenze ingombranti, ma fratelli e sorelle per i quali Cristo è morto. Come cri-
stiani, sappiamo che non solo è desiderabile, ma anche è possibile un mondo
diverso dal momento che Cristo è risorto, ha già vinto ogni resistenza avversa,
ci ha donato il suo Spirito, che ci spalanca la mente, il cuore e le mani per co-
struire ogni forma di bene, che non è mai venuto meno nel nostro ambiente,
ma che anche è presente nel mondo, anche se non in forme appariscenti.
Forma di profezia è testimoniare che i marginali sono nel cuore della Chiesa.
Don Beretta non avrebbe esitazione nell’augurarci di costruire insieme una
Chiesa in cui la santità è il suo volto più bello, il suo linguaggio più immediato
e luminoso. Una Chiesa che si pone al servizio del mondo, e che per questo
desidera rinnovare il suo ardore spirituale e il suo vigore apostolico.

Credo che queste riflessioni possono disporre il nostro animo a pregare e ce-
lebrare per il Sinodo Diocesano ormai nella sua fase culminante con il cuore
aperto ai suggerimenti che lo Spirito Santo susciterà nella nostra chiesa locale.

don Sandro, parroco

6 - Intro
La parola del Papa
Il primo viaggio di Papa Francesco nel 2019 è che le diceva l’angelo e poi ha risposto. Da
stato quello per la 34.ma Giornata Mondiale questo rapporto con Dio nel silenzio del cuore,
della Gioventù, che lo ha portato nuovamente scopriamo la nostra identità e la vocazione a
in America Latina, seguendo il motto: “Ecco la cui il Signore ci chiama, che si può esprimere
serva del Signore; avvenga per me secon- in diverse forme: nel matrimonio, nella vita
do la tua parola”. Sono stati giorni intensi, consacrata, nel sacerdozio… Tutti questi sono
dal 23 al 27 gennaio, con molte visite e cerimo- modi per seguire Gesù. L’importante è scoprire
nie. Il fulcro delle giornate è stato ovviamen- che cosa il Signore si aspetta da noi e avere il
te la Veglia con i giovani nel Campo San Juan coraggio di dire “sì”.
Pablo II dove domenica mattina ha celebrato Maria è stata una donna felice, perché è stata
la Santa Messa che ha concluso la Giornata generosa davanti a Dio e si è aperta al piano
panamense. Momenti altrettanto importanti che aveva per lei. Le proposte di Dio per noi,
sono stati tuttavia l’incontro con i giovani di un come quella che ha fatto a Maria, non sono per
carcere minorile e quello con i giovani malati di spegnere i sogni, ma per accendere desideri;
Aids, venerdì e domenica. per far sì che la nostra vita porti frutto, faccia
In vista di questo appuntamento il Papa ha sbocciare molti sorrisi e rallegri molti cuori.
scritto un messaggio a tutti i giovani, con un Dare una risposta affermativa a Dio è il primo
contenuto per tutti i cristiani: “Cari giovani, ci passo per essere felici e rendere felici molte
stiamo avvicinando alla Giornata Mondiale della persone.”
Gioventù […]. Le parole [della Madonna] sono un La parte finale del messaggio è un invito a dare
“sì” coraggioso e generoso. Il sì di chi ha capito il se- il massimo, a non accontentarsi di una vita me-
greto della vocazione: uscire da se stessi e mettersi diocre:
al servizio degli altri. La nostra vita trova significato “Cari giovani, abbiate il coraggio di entrare ciascu-
solo nel servizio a Dio e al prossimo. no nel proprio intimo e chiedere a Dio: che cosa
Ci sono molti giovani, credenti o non credenti, che vuoi da me? Lasciate che il Signore vi parli, e ve-
al termine di un periodo di studi mostrano il desi- drete la vostra vita trasformarsi e riempirsi di gioia.
derio di aiutare gli altri, di fare qualcosa per quelli […]
che soffrono. Questa è la forza dei giovani, la for- Che la Vergine Maria vi accompagni in questo pel-
za di tutti voi, quella che può cambiare il mondo; legrinaggio e che il suo esempio vi spinga a essere
questa è la rivoluzione che può sconfiggere i “poteri coraggiosi e generosi nella risposta.
forti” di questa terra: la “rivoluzione” del servizio”.” Buon cammino verso Panama! E per favore, non
Dopo il tema del servizio il Papa approfondisce dimenticatevi di pregare per me. A presto”.
il senso di questa azione: “Mettersi al servizio
del prossimo non significa soltanto essere
pronti all’azione; bisogna anche mettersi in
dialogo con Dio, in atteggiamento di ascolto,
come ha fatto Maria. Lei ha ascoltato quello

La parola del Papa - 7


Riflessioni
PLASTICA NEI NOSTRI MARI:
UN PROBLEMA DI ENORME PORTATA
Con l’inizio dell’anno 2019, l’Italia ha messo al bando la produzione di cotton fioc in pla-
stica, ossia i bastoncini utilizzati per la pulizia delle orecchie. Il nostro Paese si è mosso in
anticipo rispetto agli altri Stati Europei, prendendo una scelta drastica ma ben motivata.
Lo scorretto smaltimento di questi bastoncini (che non vanno assolutamente gettati ne-
gli scarichi del bagno), infatti, sta creando enormi problemi a livello ambientale: basti
pensare che, nel solo 2015, sulle nostre spiagge e nei nostri fiumi o mari ne sono stati
ritrovati più di sedicimila, ossia l’equivalente di tre torri Eiffel.
Quello dei cotton fioc è solamente uno degli aspetti drammatici legati alla presenza di
plastica nelle nostre acque. Secondo il WWF, il 95% dei rifiuti presenti in tutto il mar Me-
diterraneo è costituito proprio dalla plastica. Ogni anno, in Europa sono quasi cinque-
centomila le tonnellate di macroplastiche che vengono gettate in acqua e, come accade
già negli oceani, anche nel mar Mediterraneo iniziano a formarsi vere e proprie “isole
dei rifiuti”.
Sempre secondo i dati del WWF, sono settecento nel mondo (e 134 nel solo Mediterra-
neo) le specie marine minacciate dalla presenza della plastica. Pesci, tartarughe e mam-
miferi marini rischiano di rimanere intrappolati nei rifiuti oppure finiscono con l’ingerirli,
direttamente o indirettamente, cibandosi di prede che a loro volta avevano mangiato
pezzi di plastica. Tutte le specie di tartarughe marine presenti nel Mediterraneo, ormai,
presentano tracce di plastica nello stomaco.
L’inquinamento marino ha conseguenze non solo sugli animali, ma anche sull’uomo,
in quanto appare ovvio che cibarsi di animali, che presentano plastica all’interno del
proprio organismo, non sia propriamente salutare.
Per cercare di risolvere un problema divenuto purtroppo così grande, servono senza
dubbio politiche lungimiranti, che non solo vietino la produzione e l’uso di materiali
potenzialmente pericolosi, ma al tempo stesso favoriscano e promuovano il riciclo e il
riutilizzo.
Fondamentale, però, è come sempre il comportamento di ciascuno di noi, perché sola-
mente adottando modalità responsabili di smaltimento dei rifiuti possiamo evitare che i
nostri mari si trasformino in vaste raccolte di plastica.
Dobbiamo impegnarci a rispettare l’ambiente e i mari per le specie animali, per il nostro
stesso benessere… e soprattutto per le generazioni del futuro, alle quali non possiamo
lasciare in eredità un mondo di rifiuti!
Luca B.

8 - Riflessioni
LA PROMESSA MANCATA DELLA MODERNITÀ
Qualche giorno fa ho accompagnato i miei alunni di classe quinta al Piccolo Teatro
di Milano ad assistere a uno spettacolo su Leonardo da Vinci. Era una mattinata
fredda e nebbiosa, con l’aria che si sentiva penetrare nelle ossa. Mentre aspet-
tavamo di entrare, ho visto sdraiato, in un angolo un po’ nascosto della piazzetta
antistante il teatro, un clochard. Insomma, per dirla senza edulcoranti francesismi,
un barbone.
Se ne stava disteso a dormire, infagottato nelle sue sgualcite coperte, incurante
della chiassosa presenza dei bambini. Del suo corpo si intravvedevano soltanto
delle scarpe da ginnastica un po’ sfondate. Un infelice, un reietto, uno scarto della
Milano opulenta.
Il pensiero è subito corso a quell’episodio di cronaca, riportato dai giornali, di quel
senzatetto a cui il vicesindaco di Trieste ha sottratto le misere coperte sotto cui si
scaldava, gettandole in un cassonetto dei rifiuti per poi correre a postare sui social
questa sua “eroica” bravata. Mi sono domandato cosa deve passare nella mente
di un uomo in quel momento per arrivare a concepire un atto così ferocemente
perverso e disumano. Mi è risuonata nella testa la risposta sprezzante che Caino
dà a Dio dopo che gli aveva chiesto conto del fratello Abele, da lui appena ucciso:
“Sono forse io il custode di mio fratello?”, parole che segnano simbolicamente una
distanza incolmabile fra sé e gli altri.
Papa Francesco, nella bellissima lettera inviata a mons. Vincenzo Paglia, Presidente
della Pontificia Accademia per la vita, a venticinque anni dalla sua fondazione, sot-
tolinea come sia necessaria la ricostruzione di un umanesimo capace di ripensare
le modalità di relazione nel contesto contemporaneo. Il Papa afferma che occorre
una “giustizia che mostri il ruolo irrinunciabile della responsabilità nel discorso sui
diritti umani e la stretta correlazione con i doveri, a partire dalla solidarietà con chi
è maggiormente ferito e sofferente. Dobbiamo riconoscere – aggiunge il Pontefice
– che la fraternità rimane la promessa mancata della modernità.” Un’analisi ampia
e profonda, che ho trovato di straordinaria attualità, capace di indagare le ragioni
che spingono il mondo moderno, sempre più dominato dalla tecnica e dal mercato,
a determinare l’esclusione dei più deboli dal consorzio sociale.
Una riflessione stimolante per chi vuole credere ancora, ostinatamente, che il
Bene comune rimane l’irrinunciabile orizzonte di ogni uomo.
Maurizio R.

Riflessioni - 9
DON RENZO BERETTA
Vent’anni fa, anche la nostra Comunità è stata
scossa per la fine di don Renzo Beretta, par-
roco di Ponte Chiasso, ucciso a coltellate da
uno degli innumerevoli extracomunitari che
soccorreva.
Sono stati organizzati diversi momenti per
ricordare ‘Don Renzo, sacerdote e profeta
dell’amore’, come l’ha definito frate Antonio che ha sorretto la missione di “gettare il seme
Zanotti, nel volume curato dal “Settimanale della Grazia”, come ha detto nell’Omelia per
della Diocesi di Como”, il suo ministero nelle il 50esimo di sacerdozio. È stata cura d’ ani-
parrocchie di Livigno, Mandello del Lario, in me, come ha scritto nel testamento spirituale,
Cattedrale, a Solzago e nel quartiere di confi- quattordici anni prima della morte. È stata
ne, corridoio tra Como e Chiasso. affidamento a Dio, giorno dopo giorno. Si
Vent’anni: è cambiato il mondo, sono cam- affidava ed affidava a Dio il dolore degli altri,
biate le persone, la sensibilità e anche l’or- consolandolo e condividendolo. È stata l’esi-
ganizzazione della carità. Ma quello che rima- stenza di un prete–padre prima che pastore.
ne, è la testimonianza di fede di don Renzo “La Chiesa di Como ha un nuovo protettore”,
che ha praticato il Vangelo in ogni sua parte, aveva detto il vescovo Alessandro Maggiolini,
considerando fratello ogni essere vivente in celebrando, in lacrime, l’estremo rito per don
quanto figlio di Dio. Renzo, in una cattedrale gremita e commos-
I riflettori si sono accesi soprattutto sull’ulti- sa, mentre la notizia della morte faceva il giro
mo scorcio della sua vita: aveva ormai più di del mondo.
settant’anni quando un’ondata di profughi, in Ma la morte “non è nulla”, quando la vita ha
attesa di passare in Svizzera o respinti dalla tanto significato.
Svizzera, cominciò a premere su Ponte Chias- “Ringraziate con me il Signore; fate festa. Dio
so e don Renzo aprì le porte della canonica e è Padre, la mamma di Gesù ci accompagna.
della chiesa, accolse senza distinzioni di razza, Pregate per me la misericordia di Dio. Per
di lingua, di origine, distribuì pane e conforto, Grazia, vedrò il mio Salvatore”: sono le ulti-
coinvolse la comunità, conosceva “il rischio me parole del testamento spirituale di don
della carità”, ma dava risposta, ogni giorno, Beretta, parroco di Ponte Chiasso dal 1984,
alle povertà che lo interpellavano, faceva suo in una parrocchia che conserva lo spirito di
il grido d’aiuto dell’umanità sofferente e chie- don Carlo Ghielmetti, nipoti tuttora residenti
deva giustizia. nella nostra Comunità, santo sacerdote che si
Ma tutta la sua esistenza è stata un’opera di tolse il pane di bocca per costruire la chiesa a
misericordia, spirituale e materiale, culmina- Ponte Chiasso, dagli anni ‘60. Quella chiesa
ta con il sacrificio della vita. È stata preghiera parla di tanta fede e di tanta umanità.

10 -don Renzo Beretta


GENNAIO: MESE DELLA PACE
Gennaio è il mese nuovo, l’affacciarsi di un anno che si presenta con il
suo carico di incertezza e, insieme, di speranza. Un mese che simbolica-
mente si apre con la Giornata Mondiale della Pace. La parola pace ha
una radice antica: il sanscrito pak, che vuol dire legare, unire. Perciò il
tempo frammentato, l’accumulo di istanti slegati, la smemoratezza esi-
stenziale sono nemici della pace. Serve tenere legate le dimensioni del
tempo per essere capaci di stare uniti.
La nostra Comunità ha dato risalto al tema della pace attraverso gli in-
contri di catechesi dalla terza elementare in poi. In particolare, i bambi-
ni e i ragazzi hanno approfondito l’argomento confrontandosi tra loro,
cercando di scoprire cos’è la pace nel mondo e cos’è la pace tra noi,
anche attraverso l’osservazione di
cartine e l’ascolto di testimonianze
di loro coetanei coinvolti in azioni
di guerra e di violenza. I ragazzi
più grandi hanno potuto conosce-
re realtà apparentemente lontane
grazie alla testimonianza di Gem-
ma Tavasci e, sollecitati dal suo in-
tervento, hanno poi lavorato insie-
me, a gruppi... Di grande aiuto è
stata la parola di Papa Francesco,
rivolta agli studenti delle scuole
italiane: “La pace è un lavoro, non
è uno stare tranquilli… La vera pace
è lavorare perché tutti abbiano la so-
luzione ai problemi, ai bisogni, che hanno nella loro terra, nella loro patria,
nella famiglia, nella società. Così si fa la pace ‘artigianale’. C’è tanto bisogno di
fabbriche della pace, perché purtroppo le fabbriche di guerra non mancano!
La guerra è frutto dell’odio. Ed è importante lavorare insieme alle persone che
vivono accanto a noi: gli amici, i compagni di scuola, i genitori e gli educatori.
C’è bisogno dell’aiuto di tutti per costruire un futuro migliore. I nostri atti di
dialogo, di perdono, di riconciliazione, sono mattoni che servono a costruire
l’edificio della pace.” L’itinerario del mese si è concluso sabato 2 febbraio con
un momento di preghiera e di riflessione per sentirci comunità viva e attenta al
bisogno d’amore che c’è fuori e dentro di noi.

Mese della Pace - 11


Anagrafe
della Comunità Pastorale
Per sempre con Dio nel suo Regno
Rosaria (Rosalia) Turcato vedova di Cesare Merlo
di anni 86 – Uggiate T. (1 dicembre 2018)

Rita Bernasconi vedova di Giorgio Bizzanelli


di anni 72 – Uggiate T. (2 dicembre 2018)

Maria Bernasconi vedova di Lorenzo Fortin


di anni 93 – Ronago (3 dicembre 2018)

Cataldo Marchese coniugato con Rosa Pilato


di anni 87 – Uggiate T. (6 dicembre 2018)

Celestina Bottinelli vedova di Pietro Fasola


di anni 93 – Ronago (21 dicembre 2018)

Angela Coira vedova di Andrea Ghielmetti


di anni 94 – Ronago (24 dicembre 2018)

Bruno Lambrughi coniugato con Carla Somaini


di anni 87 – Ronago (1 gennaio 2019)

Angela Beretta vedova di Italo Ieffa


di anni 85 – Ronago (2 gennaio 2019)

Tarcisio Renato Donadini coniugato con Marcelle Guex


di anni 89 – Uggiate T. (7 gennaio 2019)

Erminio Bonetti coniugato con Grazia Marone


di anni 78 – Uggiate T. (19 gennaio 2019)

Anna Collica vedova di Giuseppe Adamo


di anni 97 – Uggiate T. (28 gennaio 2019)

Disolina Baietti coniugata con Pietro Quadranti


di anni 86 – Uggiate T. (2 febbraio 2019)

12 - Anagrafe
Rinati in Cristo per il dono del Battesimo

Giorgia De Santis di Francesco e Gabriella Antonaci – Uggiate T. (9 dicembre 2018)

Simone Caputo di Cataldo e Graziella Riggi – Uggiate T. (30 dicembre 2018)

Rebecca Lasiu di Ivan e Ramona Angelica Carenini – Uggiate T. (27 gennaio 2019)
Lorenzo Papis di Luca e Valentina Molteni – Uggiate T. (27 gennaio 2019)
Greta Ragabassi di Mauro Luigi e Consuelo Estivi – Uggiate T. (27 gennaio 2019)

Anagrafe - 13
Resoconto economico
Parrocchia di Uggiate T.

ENTRATE
Mese di novembre 2018
Uso locali Mulini € 220; Ammalati € 70; N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 250; N.N. € 100; N.N.
€ 100; N.N. € 80; N.N. € 50; N.N. € 50; N.N. € 100; N.N. € 1000; Uso locali oratorio € 150.

Mese di dicembre 2018


Banco vendita Avvento (netto) € 751; Uso locali oratorio € 190; Ammalati € 330; N.N. € 80;
N.N. € 100; N.N. € 110; N.N. € 100; N.N. € 120; N.N. € 100; N.N. € 300; N.N. € 100; N.N.
€ 350; N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 100; Rimborso Ecodry € 1227: Tombola di Natale €
4815.

USCITE
Mese di novembre 2018
Addobbi Floreali € 86; Fatture E-ON € 377; Abbonamento Dossier Catechista € 14; Periodici
S. Paolo € 51; Infostrada € 83; Giornata delle Claustrali € 1000; Fatture Enel € 577; Tecno-
grafica per bollettino settembre € 1490; IRES € 749; IRAP € 184, 9^ rata Comune Uggiate
(rateizzazione ICI 2009-2010-2011) € 630,50.

Mese di dicembre 2018


Francobolli € 120; E-ON € 152; Rivista Il Timone € 57; Periodici S. Paolo € 144; Ricarica
Impianti Allarme € 70; Addobbi floreali € 44; Radio parrocchiale € 1010; Tari € 58; Ditta
Dan per sostituzione quadro campane e manutenzione ordinaria: € 5355. IMU € 2725; 10
rata Comune Uggiate (rateizzazione ICI 2009-2010-2011) € 630,50; Vrei anti-incendi € 164;
Tecnografica per bollettino ottobre € 1032; Elti € 183; Tecnografica per bollettino dicembre
€ 1047; Saie per luce cimitero € 26; A Padre Passionista € 300; Fatture Enel € 1480; Pezzoli
Petroli € 2720; Copyland € 2977; A seminaristi € 600.

Nel mese di dicembre sono stati versati € 1500 per la Giornata del Seminario, € 500 per le
missioni e € 1000 per la comunità dei sacerdoti di Buccinigo.

14 - Resoconto economico Uggiate T.


TRA I MORSI DELLA FAME
Argomento scomodo specie al giorno d’oggi, ma conosciuto per secoli a gran parte degli
italiani e non solo. Però miglior compagnia non potremmo trovare. A Sotto il Monte,
nella casa natale della famiglia Roncalli, in una delle stanze è appeso un attestato comu-
nale dell’epoca che indica le-miserabilissime condizioni in cui versa la famiglia del futuro
Papa Giovanni XXIII° e se pensiamo che per raggiungere il collegio di Celana, Angelo
Roncalli percorreva a piedi tra campi e boschi ben quattordici chilometri, i morsi della
fame dovevano essere davvero poca cosa nei confronti della sua fede. Questo sentiero
è diventato oggi un percorso turistico ben curato e altrettanto ben segnalato con le effigi
del Papa e ripercorrerlo sarà anche motivo di riflessioni.

Con i due volumi dedicati ad Uggiate Trevano il Professor Mario Mascetti ha spalancato
le porte della storia di una comunità e di una pieve posta secolarmente al crocevia di
transiti internazionali e gli spunti per approfondimenti in essi contenuti sono copiosi e di
notevole interesse. L’opera, per gli argomenti trattati, è opportuna per ricordare a chi è
del posto la propria storia ed informare chi viene da ‘fuori’ che anche questo paese ha
la sua grande storia da raccontare e rispettare.
Ciò premesso; per intuito o conoscenza, a fine settembre del 1515 quella parte di merce-
nari svizzeri d’oltralpe definitivamente sconfitti dai francesi e veneziani a Melegnano che
non fecero ritorno alle loro terre trascinandosi malconci da Sesto Calende-Domodos-
sola, Sempione, lasciata Milano presero anche per Saronno quindi Lomazzo, Appiano,
Oltrona ed Uggiate attestandosi poi a Lugano e Bellinzona, già loro baliaggi. Passando
dalle nostre terre, non lasciarono purtroppo buoni ricordi ma lacrime di disperazione
perché quale bottino di guerra svuotarono le stalle e si presero anche il grano, probabil-
mente anche quello destinato alla nuova semina, mettendo letteralmente in ginocchio
e alla fame per anni le nostre comunità. Risparmiarono soltanto il formaggio, a chi ne
possedeva, avendone loro ancora grande scorta fin dall’originaria calata in Italia. È tutto
documentato.

Tra i morsi della fame - 15


1861 - Con l’unità d’Italia il nuovo Stato ha ereditato un debito pubblico pesantissimo. Il primato
di questa dolente dote spetta al precedente regno sabaudo con il 59%, cui segue l’ex regno delle
Due Sicilie con oltre il 35%,mentre la rimanente percentuale del 6% è da suddividere con gli
altri staterelli e ducati. Con questa premessa non solo le promesse ‘reali’ di terra ai contadini
resteranno tali bensì aumenteranno le tasse, ci sarà anche quella sul macinato, e con esse ancora
lacrime e fame. I coscritti della classe 1846 di Uggiate sono sottoposti a visita di leva nel 1866 e su
ventuno ragazzi uno solo è considerato abile al servizio delle armi mentre gli altri sono tutti scartati
e l’origine della causa è unica, i morsi della fame.
La pellagra, conseguenza del consumo di mais guasto e mal essicato, è la principale fonte di
carestia e la Lombardia, con 40’838 casi registrati nel 1879, è la regione maggiormente colpita.
Nel 1887 l’abate Anelli, parroco di Bernate Ticino balza all’onore delle cronache nazionali per
la creazione di un rivoluzionario forno panificatore ad uso delle comunità. Tra le tante storie di
miseria da lui riscontrate e all’origine della caritatevole iniziativa una è straziante: alcune famiglie
per non dipendere dal padrone e dal mugnaio mescolavano perfino nella pasta dell’aceto onde
rendere il pane agro e disgustoso perché ne venisse consumato di meno. Era un pane che rifiu-
tavano persino i cani.

Fine 1800 - A Uggiate, così a Trevano, a Ronago e negli altri nostri paesi la corrispondenza per le
amministrazioni è intensa e, con questa, le raccomandazioni delle varie associazioni provinciali fra
le quali per assiduità spiccano quelle della ‘Cattedra ambulante di agricoltura’. I Comizi Agrari e la
Commissione pellagrologica, ricordando quali colture favorire, in ispecie le leguminose che ben
sostituiscono la carenza di carne, ribadendo le modalità di semina e concimazione del frumento,
del melgone o granoturco. Interessante la pubblicità di uno stabilimento torinese di coniglicoltura

16 - Tra i morsi della fame


che, indirizzandosi al Sindaco e sostenendo la benedizione del Ministero dell’Agri-
coltura, promuove la vendita di varie razze fra le quali l’ariete, il fiandra, lo smutt di
Normandia e quello di Sciampagna, ricordando che il coniglio è di poche pretese,
di grande riproduzione e le sue carni costituiscono un ottimo alimento. Non manca
l’illustrazione delle conigliere dove allevare gli animali e la raccomandazione di non
foraggiarli con erba del primo mattino.
La Provincia di Como invita Sindaci, clero ed insegnanti a divulgare massimamen-
te tra la popolazione i necessari provvedimenti contro l’infezione della Diaspis, che
genera gravissimo danno per la gelsicoltura e la bachicoltura. In dodici punti ben
dettagliati indica le modalità per la difesa delle preziose piante. Ed è ancora la Cat-
tedra ambulante di agricoltura che invia un’interessante relazione a titolo: “Il miglio-
ramento zootecnico nella Provincia”. Torelli e fattrici viene ricordato, devono essere
selezionati, se vogliamo competere con la vicina Svizzera.

Sono questi solo alcuni degli argomenti trattati in questi decenni per migliorare la
vita alimentare. Non mancano ne le preoccupazioni né le difficoltà quotidiane ma è
evidente la volontà di risalire finalmente la china e guardare al futuro con maggiore
speranza.

Purtroppo trascorreranno soltanto pochi anni e con la grande guerra, tra inenarra-
bili privazioni, contingentamenti e requisizioni anche la nostra comunità ripiomberà
nuovamente e suo malgrado, tra i morsi della fame.

Renato Arrighi

Tra i morsi della fame - 17


PRESEPIO VIVENTE
Messa con presepio vivente a Ronago: questa celebrazione speciale
ha concluso il periodo natalizio e ha lasciato una traccia suggestiva di
devozione e di tenerezza.
Bambini, bambine, ragazzi e ragazze del Catechismo sono entrati per-
fettamente nella parte della Madonna, di San Giuseppe, dei pastori e
degli angeli, dei Re Magi, con i loro costumi e i loro gesti, le preghiere
e i canti. Il coro parrocchiale s’è allargato ad alcuni bambini che hanno
voluto manifestare la loro vicinanza al Bambino semplicemente cantan-
do insieme ai collaudati coristi e ce l’hanno messa proprio tutta, spartiti
alla mano, una serietà e un impegno da far pensare che sia possibile
un mondo migliore. Come ce l’hanno messa tutta le catechiste che han-
no preparato i piccoli figuranti, i quali si sono rivelati al di sopra di ogni
aspettativa, compunti, partecipi e chissà quanto batticuore.
La chiesa era tutta addobbata di luci e composizioni floreali frutto di
creatività e di passione per la bellezza; banchi gremiti, uno stuolo di
chierichetti, canti e preghiere intense, corteo dei Re Magi con tanto di
stella cometa e l’albero della vita hanno completato una scenografia di
rara emozione umana, cammino verso la spiritualità.
“Al centro, c’è Gesù. Siamo in cammino verso di Lui”: è stato il filo con-
duttore della riflessione di don Marco, rivolta ai piccoli e ai grandi con
parole semplici e profonde. Al centro del presepio, al centro della vita
di ogni giorno.

18 - Presepio vivente
ELEVAZIONE SPIRITUALE
È ormai diventata una gradita consuetudine, un appuntamento atteso, quello di riunire i cantori
di Ronago ed Uggiate Trevano attorno ad un programma di canti da interpretare o reinterpreta-
re, per offrirli alla fruizione delle tante o poche persone (nella fattispecie erano poco meno di
cento) che invariabilmente intervengono e ci sostengono.
L’ultimo si è svolto l’8 dicembre 2018, nella chiesa parrocchiale di Ronago, sotto forma di Ele-
vazione Spirituale. Il programma, garbato ed affascinante, diretto da Mario Grisoni e accom-
pagnato all’organo da Andrea Schiavio, si è articolato attorno ad una prima parte dedicata alla
Madonna ed una seconda rivolta al Natale. Un’ora abbondante di buona musica, senza alcuna
interruzione, da apprezzare secondo la sensibilità di ognuno.
Di seguito il programma dettagliato.

1a parte:
Ave Maria di Lorenzo Perosi (1872-1956) a due voci pari femminili.
Dal primo istante di Lorenzo Pestuggia, testo di Saverio Xeres, liturgia contemporanea;
strofe cantate dai soprani, ultima parte a quattro voci.
Maria Lassù di Bepi De Marzi: Questo autore è probabilmente il più prestigioso e conosciuto
compositore di “Cante” alpine. Il suo “Signore delle cime” tradotto e diffuso in tutto il mondo è
diventato a pieno titolo patrimonio dell’umanità. Canto, poetico e delicato, in cui le quattro voci
si rincorrono crescendo e decrescendo, fino a placarsi nelle battute finali, perché “Può venire la
notte, lungo sogno di Dio”.
Quanto sei bella, o Madre di P.R. Rosso, arm e org Marco Ruggeri: liturgia contempora-
nea con attacco svolto dalle due voci femminili, seguite dal corposo intervento delle quattro voci,
fino al alla loro sovrapposizione in sequenza, protratte nel pianissimo conclusivo.
Cose Stupende di Marco Frisina: nel segno dell’autore di canti liturgici forse più praticato degli
ultimi anni, questo canto presenta un ritornello a quattro voci, da intercalare alle strofe, pure a
quattro voci.
Ave Stella Fulgida di Luigi Picchi (1899-1970) nel famoso adattamento di Ilario Cecconi:
canto di grande impatto a tre voci, nelle tre solenni strofe, intercalate da due intermezzi misurati,
interpretato dalle sole voci femminili, fino all’Amen finale.
Maranathà di Felice Rainoldi (1936-2016): L’espressione deriva dall’aramaico maran ‘athâ
e significa “Vieni Signore”. Otto vocalità differenti intervengono in successione, per poi unirsi in
sottofondo. L’effetto è garantito.

2a parte:
I cieli immensi narrano di Benedetto Marcello (1686-1739): Breve excursus nella musica
colta del ‘600: il canto non è propriamente natalizio, ma, celebrando vivacemente “del grande

Elevazione spirituale - 19
Iddio la gloria”, fa da degna introduzione al grande mistero del Natale. Prezioso il sostegno
dell’organo.
Su, moviamo pastorelli, canto popolare tedesco adattato da Luigi Migliavacca: eccoci al più
tradizionale Natale, quello dei pastorelli, invitati a far visita a Gesù appena nato. Canto semplice
e suggestivo, testo leggero e brioso, tanto che “… tra il bue e l’asinel, ride ormai quel bambinel…”
Notte Santa di Bepi De Marzi: eccoci di nuovo al raffinato autore degli Alpini. “Notte Santa,
notte d’amore, notte di stelle, notte di pace. Solo il vento preme dai monti, cerca la valle tra le colline…”.
Che dire? C’è solo da rimanere incantati ad ascoltare, trattenendo il respiro…
Accurrite pastores di Francesco Rusca (1634 ca. - 1704 ): questo autore è senz’altro il rappre-
sentante più prestigioso del repertorio di musica sacra, riconducibile alla cattedrale di Como.
Canto dal carattere ricercato, sia nella struttura che nella complessità dell’elaborazione musicale.
Da sottolineare il recitativo, interpretato, in sequenza, da due voci maschili sole.
Nella notte il sole di John Goss (1800-1890): Canto liturgico con testo contemporaneo di L.
Borello, semplice nella struttura e nello sviluppo.
La nascita di Gesù di Francesco Rusca (1634 ca. - 1704 ): Vanno i pastori interpretati dalle voci
maschili e sollecitati dagli angeli (voci femminili) ad incontrare il bambino Gesù.
Puer natus celebre canto pastorale a due voci uguali di Adolfo Costante Bossi (1876-1953: è
dotato di una melodia ben cantabile culminante in gioiosi e squillanti “Alleluja” che si alternano
forti e piano fino al fortissimo finale.
Tu scendi dalle stelle di Alfonso Maria de’ Liguori (1696–1787): È probabilmente il canto
natalizio più celebre e popolare. Questo semplice arrangiamento di Marco Frisina conserva
tutto il fascino della melodia originale; il pubblico, in piedi, lo ha cantato insieme al coro.

Credo che si possa tranquillamente affermare che il concerto è stato in grado di partecipare
emozioni, in un’atmosfera intima e distesa, creativa e magica, nei limiti delle nostre possibilità
musicali e canore.
A tutti un grazie e un arrivederci al prossimo concerto.
Mario Marini

20 - Elevazione spirituale
RESTAURO DELLA CHIESA DI RONAGO
Dopo alcuni incontri preliminari con i tecnici della Soprintendenza delle Belle Arti e
dell’Ufficio di Arte Sacra della Diocesi di Como, all’inizio del mese di dicembre 2018 è
stato presentato il progetto per il restauro conservativo della chiesa parrocchiale Santi
Vittore e Defendente di Ronago. Le opere riguarderanno l’involucro esterno e consiste-
ranno nel rifacimento dell’intonaco di facciata e nella sostituzione del manto di coper-
tura. Il preventivo di spesa è stimato in 240.000 euro.
In attesa del rilascio del Permesso, previsto per la primavera 2019, è stata promossa
una sottoscrizione con l’obiettivo di raggiungere la cifra di 80.000,00 euro entro la fine
del mese di febbraio, importo che consentirebbe, unitamente alle disponibilità di cassa
ed all’accensione di un mutuo, di coprire le spese preventivate.
Per tenere aggiornati i parrocchiani ed i sostenitori dell’iniziativa, in chiesa è stato espo-
sto un cartellone con la documentazione fotografica dello stato di fatto e della situazio-
ne futura con l’esposizione del progetto ad opere ultimate. E’ altresì rappresentato un
disegno della chiesa stilizzata che si colorerà man mano, seguendo l’andamento delle
offerte, dando così un’idea anche visiva della situazione della copertura finanziaria
dell’intervento.

Le offerte potranno essere effettuate secondo le seguenti modalità:


1 - Direttamente al parroco don Sandro Vanoli
2 - Presso la segreteria parrocchiale a Uggiate Trevano - telefono 031948721
3 - Tramite bonifico bancario su conto corrente intestato a: Parrocchia SS. Vittore e
Defendente – Ronago - codice IBAN IT05K0503489271000000001245
4 - Con possibilità di donazioni periodiche
5 - Varie ed eventuali, secondo le esigenze di ciascuno.
Grazie in anticipo a chi ha già contribuito e a chi lo vorrà fare nelle prossime settimane.

Il Consiglio degli affari economici della Parrocchia di Ronago

Restauro chiesa di Ronago - 21


dal Mondo
BUON ANNO 2019 E GRAZIE AL GAM
Padre Philip Zema ha inviato, prima di Natale, questa lettera.

Un ricordo speciale per il gruppo GAM durante


questo periodo festivo. Ho appena celebrato il
mio trentesimo anniversario dei voti perpetui
come missionario comboniano. Nell’occasione
sono rimasto veramente commosso di costatare
che in tutti questi anni di vita missionaria, non mi
è mai mancato il vostro appoggio. Il mondo è tanto
cambiato e la mentalità della gente è cambiata
ancor di più, ma il vostro atteggiamento altruistico
è rimasto sempre uguale.
La vostra fedeltà come GAM per tutti questi anni
mostra che avete una vocazione missionaria,
diversa dalla mia, ma è veramente una vocazione
missionaria; Il Signore vi ha chiamati a essere
missionari nella vostra maniera. La vostra fedeltà
come membri del GAM è una fedeltà al Signore.
Colgo quest’occasione per esprimere la mia più
sentita gratitudine per ciò che siete stati per me
(e per altri missionari) in tutti questi anni. Il vostro
ultimo pensiero è stato veramente tempestivo;
per coincidenza è arrivato proprio nei giorni
dell’anniversario. L’ho considerato un miracolo perché non avevo detto niente a nessuno. È un
segno molto indicativo. Può darsi che altri gruppi appoggino soltanto i progetti dei missionari,
ma voi come Gamiti, siete un po’ diversi perché sostenete anche il missionario, “lui stesso”.
Avete capito che il missionario è lui stesso un progetto. Questo, per me, è molto importante.
Il Signore che si è fatto vicino a noi attraverso la sua nascita sia sempre la vostra forza e vi
benedica!
Tantissimi Auguri di Buon Anno Nuovo
padre Philip Zema

24 - dal mondo
SALUTO A SUOR AMELIA
Il 5 dicembre scorso suor Amelia Ghielmetti è ritornata, come desiderava, in Kenya dopo
aver trascorso parecchi mesi a Verona e a Trento per curare la sua salute.
Con le persone della comunità parrocchiale l’abbiamo salutata domenica 2 dicembre: è
stato un momento molto bello in cui ci siamo scambiati informazioni e notizie. Giusy le ha
raccontato del suo breve ma intenso viaggio in Uganda, al Memorial Ambrosoli Hospital
di Kalongo. Suor Amelia ci ha spiegato dove e cosa farà a Nairobi. Vivrà presso la casa
delle Suore Comboniane nel territorio della baraccopoli di Kariobangi e farà l’economa e
la “portinaia” per accogliere, ascoltare tutti coloro che busseranno alla porta per chiedere
aiuto e consiglio. Una gioiosa merenda, preparata da
mani generose ed esperte, ha concluso l’incontro.

In occasione delle festività natalizie suor Amelia ha scrit-


to: Cari Gamiti e non Gamiti, cioè tutti coloro che mi
hanno dato offerte per la nostra Missione quando sono
stata con voi a Ronago. Volevo arrivare in tempo ad au-
gurarvi un buon buonissimo Natale, ma non ho potuto.
Perciò eccomi ora a ciascuno di voi per assicurarvi che
davanti alla culla di Gesù Bambino vi ho ricordato tutti
e ciascuno con tanta riconoscenza, chiedendogli tutte le
benedizioni di cui necessitate e desiderate. Pensando
che stiate bene, vi assicuro che pure io vado abbastanza
bene e sto mettendomi dentro con tanta gioia in questa
comunità alla periferia di Nairobi. Certa del sempre vi-
cendevole ricordo, vi ringrazio chiedendo una preghie-
rina per noi. Con tanta gioia e affetto saluto tutti ad uno
ad uno, restando sempre uniti nella preghiera vicende-
vole. Grazie
vostra suor Amelia

dal mondo - 25
IL MIO RACCONTO SU KALONGO
Il mio racconto su Kalongo continua con una seconda parte dedicata a Nunziella e Tito. Prota-
gonisti sono Akech e la casa della speranza.
Nunziella arriva a Kalongo con il marito, il dottore Tito Squillaci, pediatra. Durante un giro nella
savana e nei villaggi vicini incontra Akech, una bambina di quattro anni con un sorriso furbo e
una spiccata intelligenza ma con un testone enorme. Akech è affetta da idrocefalia: il liquido
che viene prodotto tra il cervello e la calotta cranica è troppo e senza interventi medici adeguati
la testa cresce a causa della pressione del liquido stesso. Nunziella è colpita e commossa da
quell’incontro e tra lei e la piccola è amore a prima vista. Col passare dei giorni scopre che di
bimbi portatori di handicap ce ne sono tanti intorno a Kalongo e che le loro mamme non sono
in grado di garantire loro le cure e il sostentamento necessari. Da qui la decisione di costruire
vicino all’ospedale e, a proprie spese, una speciale casa per dieci di questi bambini garanten-
done il mantenimento e le cure.
Racconta: - Non siamo gente ricca, ma ho pensato che da Lassù mi avrebbero aiutato e infatti,
la sera stessa, mi ha telefonato un’amica proponendomi una adozione a distanza. A lei si sono
aggiunte altre amiche e le suore comboniane si sono dette disposte a sostenermi: era la strada
giusta – conclude sorridendo. La “casa della speranza” è già costruita a metà: il costo finale
sarà di diecimila euro a cui si devono aggiungere il mobilio e le spese correnti. Nunziella già
immagina stanze luminose con ampie porte per le carrozzine e le pareti rallegrate da disegni
dai mille colori. Il coraggio di questa donna è la sua grande fede nella Provvidenza di cui lei
è un illuminato strumento che ha saputo capire ed agire per il bene di questi bambini che in
questo territorio sono i più poveri tra i poveri.

26 - dal mondo
AUGURI E NOTIZIE DAL TOGO
Carissimi Parenti, Padrini, Madrine, amici e benefattori,
in questo periodo delle feste di fine anno, noi suore di Notre Dame de Nazaret, in unione
con la fondatrice suor Marta Herma, la superiora generale, il Consiglio, tutti i nostri orfani,
rivolgiamo un pensiero riconoscente verso tutti voi per presentare gli auguri del nostro
Istituto: gioioso Natale, Buon e Felice Anno 2019. Che ogni secondo, ogni minuto, e ogni
giorno del nuovo anno 2019, sia pieno di gioia, pace, salute e di successo in tutto ciò
che Voi andrete a intraprendere; che il Signore vi benedica e vi conservi nella sua divina
grazia.
La nostra gratitudine va innanzitutto al Signore perché ci ha permesso di vivere bene
tutto l’anno 2018. Grazie a tutti voi che ci avete sostenuto spiritualmente, moralmente,
finanziariamente e materialmente. Il vostro aiuto ha permesso ai nostri bambini di
Kpedomé e di Kovié di avere un buon rendimento scolastico. Gli orfani di Kpedomé, in
totale sono 114, di cui 64 maschi e 50 bambine. Quest’anno abbiamo accolto tredici nuovi
bambini. Sono ritornati a vivere nelle loro famiglie sette bambine e sei maschi. Purtroppo
abbiamo perso un bambino; possa riposare in pace. Gli orfani di Kovié, l’anno scorso
erano 32, ora sono 40; tutti frequentano la scuola.
Le vostre donazioni ci hanno dato un grande aiuto per coprire le necessità di questi orfani.
Che Dio vi riempia dei suoi benefici e vi dia tanta salute. Che vi aiuti a realizzare i vostri
progetti. Vi siamo riconoscenti per tutto quello che realizzate, per il benessere dei nostri
orfani e di tutti i bambini bisognosi. Colui che tutto può, vi renda il centuplo.
Per quanto riguarda la vita dell’Istituto delle suore di Notre Dame de Nazareth, abbiamo
avuto un anno pieno di grazie. Il 15 settembre 2018, due novizie hanno emesso i loro voti
temporanei e quattro delle nostre suore hanno dato i loro voti perpetui. Il 30 settembre
2018 due postulanti sono entrate nel primo anno di noviziato. Il 21 novembre quattro
suore hanno festeggiato il giubileo d’argento: venticinque anni di vita religiosa. Infine,
il nostro Istituto si sta preparando per il secondo Chapitre Général (elezione nuovo
direttivo). Quante Grazie! Questi sono stati momenti di gioia e di preghiera. Ci sono stati
anche momenti di dolore; alcune delle nostre suore hanno perso il papà o la mamma,
anche zii o zie.
Per ogni cosa noi ringraziamo il Signore perché crediamo che tutto è grazia.

Esprimiamo di nuovo la nostra gratitudine per quello che fate per noi
le vostre suore e gli orfani

dal mondo - 27
BENTORNATO, PADRE QUIRICO
Carissimo padre Quirico,
ti sia leggero questo ritorno. Tornare a casa e lasciare casa: le due facce di un’unica medaglia.
La casa del Bangladesh e la casa della tua famiglia e della Comunità, in Italia. Ma tu sai bene
cosa succede perché sei un missionario e conosci i ritmi del cuore quando è giunto il momento
d’andare e di partire. Eppure, ogni volta non è mai la stessa cosa. Questa volta poi lasci la terra
della tua amata missione per tornare tra noi. Un nuovo incarico ti attende nella Casa del PIME,
a Rancio di Lecco. Avrai tanto da fare anche qui, non mancheranno le occasioni per portare
il tuo sorriso e la tua dolcezza. Avrai tempo per vivere la missione in un modo nuovo e il tuo
grande cuore saprà offrire doni inattesi a chi avrà la gioia di trovare in te un compagno di viag-
gio, che ha per bisaccia la fede e per bastone l’umiltà. Avrai anche occasione di escogitare altre
magie per sottolineare un momento di festa e risvegliare stupori di bimbo anche in chi non ha
più l’età per i giochi infantili. Ricorderai quel canto, composto dal tuo amico Gigi “Esci dalla tua
terra e va’…” e ti sentirai pronto ancora una volta, come sempre, a raccogliere nel tuo bagaglio
l’essenziale per rimetterti in cammino, per seguire il corso della chiamata a servire il Signore.
“Esci dalla tua terra…”, caro padre Quirico, con i tuoi settant’anni appena compiuti, con la tua
vita bella, serena, con il tuo sguardo aperto e pronto a vedere il bene in tutti.
Auguri di cuore per il tuo compleanno, per il tuo nuovo incarico, per ciò che il Signore ha pen-
sato per te. Alcuni anni fa ci hai insegnato a riconoscere nella nostra giornata i segni che Dio
Padre lascia tra noi e a considerarli doni di fede e
poesia. Ora l’augurio è per te. Fede e poesia ti
accompagnino e ti diano nuovo slancio. Tre anni
passano in fretta e poi, come dici tu, “tutto è gra-
zia”.

Un abbraccio nel Signore


la tua Comunità

28 - dal mondo
VENTESIMO CORO BATTICUORE
Emozioni in poco e tanto tempo!
La nostra collaborazione con il Coro Batticuore è iniziata nel settembre 2017 e fino ad
ora, seppur per un solo anno, possiamo dire di aver condiviso tantissime emozioni
insieme. Far parte di una corale specializzata nel rito del matrimonio ci permette di
aiutare le persone a rendere ancora più speciale il giorno più bello della loro vita. Ci
è sempre piaciuto cantare, ma aver potuto conciliare una passione, un hobby, con il
volontariato rende il tutto più entusiasmante.
Sì, perché il Coro Batticuore devolve i propri fondi al Centro Rita Tonoli di Traona (So).
Il Centro si propone come risorsa abitativa e educativa per minori in difficoltà offrendo
una comunità alloggio per bambini e ragazzi minori, bambini con madri e pronto in-
tervento per le situazioni più difficili ed urgenti. Domenica 28 ottobre abbiamo visitato
per la prima volta il Centro Educativo e siamo rimaste particolarmente coinvolte dalla
struttura, dalle persone che se ne occupano e dallo stile educativo. La struttura e l’orga-
nizzazione si fondano sul concetto di “famiglia” per poter donare ai bambini ospitati il
sostegno e l’amore che in parte è mancato nelle loro vite. Si tratta di “riscrivere insieme
la loro storia” come disse sorella Anna, coordinatrice della struttura. Una storia che è
stata segnata da momenti positivi e altrettanti momenti negativi e che ha bisogno di
essere ricostruita con il sostegno di una vera e propria famiglia. È importante e sorpren-
dente il valore educativo che questo centro sostiene con impegno affinché l’educazione
possa intervenire fin da subito ad aiutare chi è più in difficoltà e possa permettere ai
bambini, ai ragazzi e alle madri di prosperare un futuro migliore.
Ci siamo recate presso la struttura in occasione del 110° anniversario dalla sua fon-
dazione. Anni trascorsi nel segno dell’accoglienza, dell’amore e del sostegno. Abbiamo
animato la Santa Messa accompagnando la cerimonia con il canto e la preghiera e

20° Batticuore - 29
successivamente abbiamo pranzato presso la struttura. La parte più emozionante
è stata la donazione da parte di un commerciante di cinquanta paia di scarpe,
caramelle e cioccolatini da parte di alcuni simpatizzanti del coro, frutta e ciucci. E
questa è stata una vera e propria dimostrazione di quante persone siano disposte
ad aiutare e sostenere chi è più in difficoltà.
Il nostro Coro è costituito da persone molto diverse tra di loro, ma quello che più
ci ha colpito è il rispetto reciproco che non viene mai a mancare. In questo anno
abbiamo dovuto affrontare tante sfide e impegnarci molto, anche e soprattutto
per il festeggiamento del ventesimo
anno di fondazione del Coro.
La cerimonia ha previsto un’eleva-
zione spirituale tra preghiera e canto
frutto di mesi e mesi di preparazio-
ne, impegno, costanza e dedizione.
Ansie e paure ci hanno accompa-
gnato fino alla fine, fino al momento
vero e proprio del canto durante il
quale sono bastate poche note per
oscurare tutto e far prevalere l’unità
del gruppo.
Come primo grande punto di arrivo
è stata per noi un’esperienza unica
e irripetibile. Abbiamo provato delle
emozioni molto forti: grande agita-
zione ma con una spiccata voglia di farsi sentire attraverso il canto. Proviamo una
grande stima verso le persone che, nonostante la stanchezza e i continui cambia-
menti, hanno portato avanti il Coro e assicurato al Centro di Traona un sostegno
economico molto importante.
Speriamo che il Coro Batticuore possa perseverare nel suo obiettivo con la stessa
costanza e forza che l’ha contraddistinto fino ad ora e ci auguriamo di poter contri-
buire, nel nostro piccolo, a sostenerlo.

Giulia e Alice Gasparini

30 - 20° Batticuore
VIVERE DI «FLASCHENPFAND»
Quando una bottiglia lasciata per strada può fare la differenza
Girovagando per di Monaco di Baviera, a un attento osservatore non potrà sfuggire
un apparente contrasto. A fronte di una generale pulizia degli spazi pubblici, non di
rado capita infatti di imbattersi in bottiglie vuote abbandonate nei parchi, per strada
o addirittura all’interno della metropolitana. Semplice maleducazione o c’è dell’altro?
Per comprendere il fenomeno, occorre fare un passo indietro e ricordare che in Ger-
mania è largamente diffuso da anni il «Flaschenpfand», ossia il “vuoto a rendere”.
All’acquisto di una bevanda in bottiglia o in lattina si deve infatti pagare una cauzione
(il «Pfand») che verrà restituita solamente nel momento in cui il recipiente, svuotato
del suo contenuto, verrà riportato presso un apposito centro di raccolta (tipicamente
situato all’interno di supermercati o negozi specializzati nella rivendita di bevande).
L’ammontare del Pfand è variabile secondo il tipo di contenitore: per le bottiglie di
vetro si va dai 2-3 centesimi fino a 15 centesimi ma per la maggior parte delle bottiglie
di plastica e delle lattine si tratta di 25 o addirittura 50 centesimi ad esemplare. Ma
allora, a maggior ragione, perché abbandonare bottiglie vuote se sono pure di valore?
La risposta è semplice: le bottiglie vengono lasciate per strada perché c’è qualcuno
che le raccoglie le porta nei centri di raccolta, incassa il Pfand e, con il ricavato, sbarca
il lunario. Ma chi sono questi “cacciatori di bottiglie”? Come ci si può render conto con
i propri occhi (ma anche come confermato da numerosi reportage della televisione
tedesca e di varie testate giornalistiche), si tratta di senza fissa dimora, di immigrati,
ma soprattutto di moltissimi pensionati tedeschi, sia uomini sia donne, ai quali la
semplice pensione non basta a coprire le spese relative al sostentamento e all’affitto
(della situazione dei pensionati tedeschi vi racconterò tuttavia un’altra volta).
Una situazione che ricorda un po’ quanto succedeva anticamente in Palestina,
quando le persone più povere godeva-
no del diritto di raccoglie le spighe di
grano che i mietitori lasciavano sul ter-
reno in seguito al primo passaggio di
spigolatura, come narrato ad esempio
nell’episodio biblico della vedova Rut.
Che i tedeschi si siano ispirati alla Bibbia
quando hanno istituito il «Flaschenpfand»?
Questo non lo so. Sta di fatto che, in
Germania, una bottiglia lasciata per strada
può fare del bene.
Tschüss
Alessandro

Vivere di “Flaschenpfand - 31
Uggiate

Somazzo
Presepi 2018
Trevano

Mulini Ronago
CAMPO INVERNALE SUPERIORI: destinino maggiori risorse a queste iniziative.
Credo che sia davvero importante affronta-
alcune riflessioni re in maniera concreta queste situazioni di
grave difficoltà e, allo stesso tempo, cercare
Un campo oltre a essere un momento di cre- di costruire un mondo dove non vi siano più
scita personale, di condivisione degli spazi e disparità tra le persone e dove tutti possano
del tempo con altre persone, è anche un mo- davvero realizzarsi e vivere dignitosamente la
mento di riflessione su alcune tematiche che loro esistenza.  Saranno anche idee utopiche,
normalmente vengono poco considerate.  Il ma citando John Lennon “You may say I am a
campo dell’anno appena concluso non è sta- dreamer, but I’m not the only one”.
to da meno e ci ha permesso di vivere alcune
esperienze e di assistere a testimonianze, che Grazie a questo campo ho scoperto nuove re-
hanno colpito profondamente tutti noi ragaz- altà che prima non conoscevo o pensavo esse-
zi. Personalmente ho potuto comprendere, in re diverse. Un insegnamento che mi porto a
modo più accurato, la realtà delle comunità di casa è di non fermarsi ai pregiudizi, ma prima
recupero.  conoscere e poi al massimo giudicare; un altro
Grazie a questa esperienza ho potuto altresì aspetto importante che acquisisco con questa
comprendere con più chiarezza un mondo che esperienza è di essere disposta a donare del
viene quasi sempre trascurato e mi ha consen- tempo agli altri staccandomi dai miei “idoli”.
tito di elaborare un mio personale pensiero a Questo campo mi ha aperto il cuore, mi ha fat-
riguardo. Ho potuto notare come sia fonda- to capire cosa vuol dire essere altruisti! Mi ha
mentale l’aiuto concreto di alcuni volontari, fatto riflettere molto sulle azioni da compiere
che donano in continuazione il loro tempo e durante la mia giornata e la mia vita. Anche se
in alcuni casi risorse personali, per aiutare co- vediamo una persona poco fortunata, oppu-
loro che ne hanno più bisogno. Ma ho anche re una persona con una disabilità, dobbiamo
capito la necessità di come sia fondamentale essere in grado di non escluderle e di non tra-
sensibilizzare maggiormente l’opinione pub- scurarle perché anche per loro c’é posto nel
blica su questo tema e parallelamente fare in nostro cuore.
modo che lo stato e le amministrazioni locali

34 - Campo invernale superiori


TROVA IL TEMPO: CAMPO INVERNALE 3° MEDIA
“Alla fine ciò che conta non sono gli anni della tua vita, ma la vita che metti in quegli anni” diceva
Abraham Lincoln. Questa è stata la frase centrale del campo svoltosi a Pellio Intelvi dal 2
al 4 gennaio, al quale hanno partecipato i ragazzi di terza media, gli animatori, gli edu-
catori e i sempre disponibili cuochi. Amicizia, spontaneità, divertimento, voglia di stare
insieme sono i valori che hanno reso questa esperienza indimenticabile per molti.
E allora… pronti, partenza, via! Con il pullmino carico di cibo e bagagli e… ragazzi pieni di
entusiasmo, si parte in direzione Pellio: poca strada, tante risate!
Ad attenderci una vista mozzafiato che ci ha stupito: dalla cima della collinetta sulla quale
è adagiata la casa che ci ha ospitato e l’adiacente chiesa, si può ammirare un panorama
che spazia tra i monti della Valle e arriva fino al lago di Lugano. Uno spettacolo che ci ha
lasciato a bocca aperta quando siamo andati a goderci il tramonto al famoso Balcone
d’Italia!
Eppure lo sappiamo, campo invernale non vuol dire solo divertimento, ma anche re-
sponsabilità; a ognuno i propri compiti: sistemare la stanza, mantenere l’ambiente pulito
e aiutare all’ora di colazione, pranzo e cena. Condividere insieme piatti caldi nel salone
e occasioni di festa (vero nonna Mirella?), come il compleanno di Giorgia, sono stati
altri piacevoli momenti. Purtroppo quest’anno è mancata la neve, ma gli abili animatori
hanno rimediato proponendo stupende passeggiate e anche chi era partito con poco
entusiasmo, trascinato dall’allegria del gruppo, è giunto a destinazione. Ogni sera, poi,
i ragazzi si prendevano il tempo per fermarsi a riflettere, aiutati dagli animatori, su tre
grandi temi: passato, presente e futuro. Perché tutto ciò che abbiamo fatto ieri influenza
il nostro oggi, che altro non è che l’inizio del domani.
La seconda riflessione, in particolare, ci ha fatto comprendere che siamo pezzi di un puz-
zle, come le stelle che siamo usciti a contemplare prima di andare a dormire: ognuna
brilla solitaria dalla sua vedetta, ma solo insieme alle altre forma il firmamento del cielo.
Per comprenderne meglio il significato, quella sera ci ha fatto visita don Giovanni che ci
ha parlato della storia di don Renzo Beretta, di cui quest’anno ricorre il ventesimo anni-
versario della morte.
Ci ha spiegato semplicemente com’era la vita di quel prete particolare e com’era stare
accanto a lui, in una parrocchia complicata. E alla fine, ha lasciato a noi il compito di far
entrare il messaggio che ci sembra bussi con più insistenza alla nostra porta.
Il giorno dopo, con un po’ di malinconia per la fine del campo, abbiamo lasciato Pellio
per testimoniare a casa ciò che abbiamo imparato in quei tre giorni. Abbiamo la consape-
volezza di aver vissuto una bella esperienza che, indubbiamente, saremo sempre pronti
a rivivere!

Campo invernale 3° media - 35


36 - Campo invernale 3° media
Sentieri di fede
CHIESA DI SAN GIUSEPPE A LASNIGO
Continuando il nostro
pellegrinaggio, arriviamo a
Lasnigo. Qui si trova una chiesa
con alcune affinità che la legano
al nostro santuario di Somazzo,
chiesa di San Giuseppe e dei
morti. La chiesa di San Giuseppe
(detta dei morti di Valmorana) ha
all’interno la statua di san Rocco.
L’edificio è stato costruito tra il
1749 e il 1757. È detto Chiesa dei
Morti di Valmorana in ricordo dei
morti appestati del 1531. È situato
all’inizio del bosco, sulla strada
forestale che da Lasnigo porta all’Alpe di Megna e aperta al transito delle auto.
Leggendo le “Memorie storiche della Valassina” del prevosto di Asso, Carlo Mazza, scopriamo
che la chiesa fu costruita per volontà del signor Giuseppe Mazza. Essendo scampato da un
grave pericolo, fece voto di costruire nel lazzaretto un oratorio in onore di San Giuseppe,
patrono della buona morte, per affidare a lui coloro che nel 1531 erano morti di peste in quel
comune, detto Valmorana. L’edificio venne completato nel 1749. Fu poi completata la volta,
la sacrestia con tutti i sacri arredi. Nell’area attorno c’è un piccolo prato con alberi di tiglio ed
è delimitata da una recinzione, che è accessibile da un cancelletto. La facciata ha un portico
sorretto da pilastri con struttura lignea e tetto in coppi, presenta il portale d’ingresso con
cornice in pietra e due piccole aperture ai lati, anch’esse con cornice in pietra. Centralmente
alla facciata, sopra al portico, vi è una finestra. L’interno si sviluppa a unica navata, scandita
in due campate da lesene e con soffitto piano. Il presbiterio, delimitato dall’arco trionfale con
trave e crocefisso ligneo superiore, dalle balaustre e da due gradini, ha un altare addossato
alla parete di fondo dell’abside con la pala che raffigura San Giuseppe con Bambino. Insieme
guardano Dio Padre che intercede per tutti gli abitanti della terra. Sullo sfondo in basso al
quadro si vede la fuga in Egitto. In un quadro appeso alla parete si trova un’antica preghiera
per i morti di peste di Valmorana. Ai lati dell’arco trionfale ci sono due statue raffiguranti San
Giuseppe, a sinistra, e San Rocco a destra, mentre sulle pareti sono appesi ex voto per le grazie
ricevute durante i secoli.

Sentieri di fede - 37
ASSOCIAZIONE GENITORI DI UGGIATE TREVANO:
UDIENZA PAPALE
Sono ancora vive le forti
emozioni che hanno accom-
pagnato questa giornata
memorabile per l’ A.Ge.!
Grazie all’essere parte di
questa grande famiglia,
che da quarant’anni ope-
ra sul nostro territorio per
i genitori e con i genitori,
siamo riusciti a condividere
insieme questa fantastica
esperienza.
Senza la presenza, nume-
rosa, di tutti voi che avete
risposto puntuali e generosi
a questo invito, l’evento non
avrebbe avuto il successo
auspicato! Le emozioni, le
lacrime di gioia, i sorrisi
sereni e felici sui nostri visi
hanno testimoniato ancora una volta che A.Ge. è anima, cuore, forza e vitalità. Siamo ossigeno
per le comunità in cui operiamo spesso con non poche difficoltà!
Il 7 settembre per noi resterà un ricordo indelebile del nostro cammino associativo, abbiamo
manifestato il nostro essere genitori entusiasti e convinti del percorso intrapreso, affermando
di credere fortemente nell’associazione, concretizzando fattivamente quei valori morali etici e
cristiani a cui la’associazione si ispira da quarant’anni. L’esperienza dei “veterani” servirà a far
posto alle giovani coppie, che rappresentano il futuro e con impegno vogliono dare continuità
al progetto dei nostri fondatori.

38 - A.g.e.
Papa Francesco con la sua solenne benedizione ha incoraggiato e sostenuto questa no-
stra importantissima missione rafforzando la consapevolezza che diventare Genitore è
l’esperienza più straordinaria della vita, che spinge a tirar fuori il meglio di noi. Tuttavia,
la nascita di un figlio non rende automaticamente genitore: per diventarlo occorre farsi
carico della responsabilità educativa, proponendosi innanzi tutto come esempi credibili
di quei valori che si intendono trasmettere, tracciando per primi la strada su cui i figli
cammineranno da soli, per arrivare a muoversi nel mondo con consapevolezza, sensibilità
e rispetto.

Per noi, in ogni caso, resta un punto fermo: la passione educativa. Intesa come acco-
glienza, accudimento, esempio, stimolo, confronto e guida. Non conosciamo “ricette” che
possano risolvere in una formula questa missione così complessa, ma invitiamo i genitori
ad esprimere i propri interrogativi creando momenti di riflessione, convinti della verità di
queste parole citate anche dal Santo Padre: “per crescere un bambino ci vuole un intero
villaggio”.

A.g.e. - 39
Detti e Proverbi
IL VANGELO IN DIALETTO COMASCO 
di Orazio Sala (Edizioni Famiglia Comasca)
a cura del Pepin da Roma

Ci sono potenti che, per non sentire le voci di sofferenza provenienti dal mondo,
non solo non rimuovono il cerume indurito che hanno nelle orecchie, ma ricorro-
no anche all’uso di tappi e inventano pretesti per erigere muri e chiudere porti...
Basterebbe invece tenere aperta una porta e sorvegliarla, come farebbe un buon
pastore che ha cura delle sue pecore, ben consapevole che esistono pericoli, ma
che c’è anche il modo di evitarli. Una porta dove si può entrare per un ricovero e
uscire per andare al pascolo.

“MI SUMM LA PORTA GIÜSTA” (Gv. 10, 1-10)


“I ladar e i banditi, quand vann dentar E alura Lüü al taca anmò a spiegà:
induè che gh’è i pégur e j agnej “Mi summ la porta giüsta. Primm de Mi
scavalcan u la cinta; inveci, sempar a gh’è rivaa i ladar e i bandii
quand rivan lì i pastuur van dent bej bej ma i pegur ànn capii che tütt quilì
e passan da la porta. E se ‘l guardian a eran minga da scultà. Vardii
l’è lì, jà fa passà. E se sa invian, che Mi a summ la porta giüsta. Se
i pegur ga vann dree de meneman, vöruf salvàss gh’ii de passà de chi,
e se luur pàrlan, scultan, e capissan e podarii nà dent e fö, perché
la vuus, che l’è la vuus di sò padrùn. Mi summ vegnüü a purtà la Vita, Mi
a summ la Vera Vita. I delinqueent
Se inveci riva li vün che ‘l sann nanca ròban, màzzan, e s’cèpan sulament.”
chiè che l’è, sa scundan ‘n un cantun
pö scàpan tütt stremii”. Gesù ‘l ga cünta
quell bell esempi chi, ma quiii poor gent
ch’eran staa li intent ad ascultà
avevan capii pooch, anzi nient.”

40 - Detti e proverbi
Le nostre ricette
La rizeta: INSALATA CUNT UL FARRO 

Quantità: senza limit: quantu na po tegnì una basla, perché


l’è un mangià frecc che ‘l po dürà tri dì.

Ingredient: farro bujii e la giunta de roba tajada a tuchitt cumè:


curnitt e garotul lessaa, tumatis sciuresitt, gruvera e/o furmagg
picant, sciurees de muzzarela, rucola, uliv senza gianda, oli d’uliva
e saa q.b. ... e tütt quel che va vegn in ment par fà güst e culuur.

Mettii ul farro a bagn par do-tre uur,


dopu al sa fa bujì, ma senza cuur.
A part sa fann lessà (oh, minga fritt)
garotul e curnitt.
Quand che i robb còtt s’inn bel e sfregiaa tütt
mettivas dré cuntent a fà ul magütt:
ul cereaal e tüti j’ingredient
sa impastan, ‘mè sa fa cunt ul cement;
sa po mett dent, par cuntentà i guluus,
anca nisciöll e nuus.
Par vess bell mantegaa
bisogna batezall cun l’oli e ‘l saa.
Se dopu gh’è un queighidün che ‘l diis
che l’è cumè l’insalata de riis,
sti minga lì a fà quiestiun,
che ‘l g’ha resun.
Mangii tranquill - al diis ul vost Pepin -
e senza fà manca un biceer de vin.

Le nostre ricette - 41
Notizie flash

AVVENTO E TEMPO DI NATALE


Quando l’anno sta per concludersi e giunge l’Avvento si assiste nella nostra comunità al suc-
cedersi di tante belle iniziative che danno calore al cuore e risvegliano la voglia di fare qual-
cosa insieme. Accanto alle interessanti proposte che giungono da associazioni, gruppi e dalla
collettività, anche le nostre parrocchie si animano d’un fervore nuovo. Così arrivano le attese
domeniche d’Avvento con l’accensione delle candele che adornano la corona e, mentre s’inten-
sificano i preparativi per l’allestimento del presepe, inizia la Novena, occasione d’incontro per
piccoli e grandi, momento di preghiera attorno a una culla che di giorno in giorno si compone
per accogliere Gesù Bambino. E poi è Natale con tutti suoi riti, le preghiere e i canti polifonici,
le tradizioni, gli auguri sotto il campanile, i doni, il tempo in famiglia. Ed è subito saluto di lode
all’anno che se ne va, con la preghiera dell’Ufficio, e poi la festa della Santa Madre di Dio,
il primo gennaio, mese della pace. In un batter d’occhio siamo all’Epifania, arrivo dei Magi,
festa della manifestazione di Gesù. Sembra chiudersi un tempo ‘bambino’ per riportare tutti
alla realtà delle cose di sempre. Ma rimane un abbraccio, una certezza: la Parola è venuta ad
abitare tra noi. Ne abbiamo bisogno per condividere ogni giorno il pane della vita, del rispetto
e dell’amicizia. L’augurio è di camminare insieme nel nuovo anno, nella certezza d’essere amati
dalla bontà di Dio Padre e dalla presenza del suo figlio Gesù. Allora, spente le luci e tornati
alla quotidianità, potremo sentirci pronti diffondere, con l’aiuto dello spirito, le ricchezze che
il Natale lascia tra noi.

SOMAZZO: L’ARRIVO DEI MAGI


Somazzo. Vigilia dell’Epifania. Il colle si anima di voci, di suoni e di luci. È una bella serata illu-
minata dalle stelle con il cielo che fa da sfondo e un angolo accogliente che invita a raccogliersi
insieme e a pregare. Tutto tace all’improvviso e il canto ‘Luce che domini l’oscurità’ rinnova il
desiderio di piccoli e grandi di avvicinarsi al mistero più grande della nostra fede: la stella di
Gesù. Ed è un mistero che avvolge i cuori, mentre arrivano i Magi con i loro abiti sfavillanti e
i loro doni. Nella semplicità raccontano le meraviglie del loro viaggio. Ci fanno compagnia le
parole di Papa Francesco, mentre raggiungiamo pian piano la chiesa: “Facciamo come i Magi:
guardiamo in alto, camminiamo dietro la stella e offriamo doni gratuiti.” Sembrano azioni
piccole, forse troppe piccole, per dare onore al figlio di Dio. Eppure, continua il Papa: “Offrire
un dono gradito a Gesù è accudire un malato, dedicare tempo a una persona difficile, aiutare
qualcuno che non ci suscita interesse, offrire il perdono a chi ci ha offeso. Sono doni gratuiti,

42 - Notizie flash
non possono mancare nella vita cristiana. Guardiamo le nostre mani, spesso vuote di amore,
e proviamo oggi a pensare a un dono gratuito, senza contraccambio, che possiamo offrire.
Sarà gradito al Signore. E chiediamo a Lui: ‘Signore, fammi riscoprire la gioia di donare’.” Nella
preghiera ricordiamo i tanti bimbi che non possono gioire dei tesori del Natale, mettiamo i
loro nomi davanti a Gesù Bambino. E ci inchiniamo per ricevere da Lui una carezza d’amore,
che poi vorremmo portare a chi incontreremo. Così, come hanno fatto i Magi.

TOMBOLA DI NATALE 2018


25 dicembre. È tradizione: alla sera si va alla Tombola in Oratorio. Il salone è pieno, le sedie e
le panche occupate. Scoccano le 20.30: si va ad iniziare. Partono le giocate con la speranza di
vincere qualcosa, anche solo per il gusto di dire “Stavolta ho
vinto anch’io”. Il tabellone si riempie di numeri estratti e le
cartelle, prima bianche, si arricchiscono di segni e cancella-
ture. Prima o poi qualcuno dichiarerà d’aver completato una
quintina o una tombola. E il tempo vola. I premi lasciano la
loro postazione sul palco e si disseminano per la sala. Si
arriva al tombolone dopo cinque ricchi giri. C’è un po’ più di
silenzio perché l’emozione aumenta. Il sacchetto dei numeri
subisce numerosi rimestii e in un istante giungono le vincite
finali. Complimenti a chi è stato baciato dalla fortuna e a chi
ha organizzato bene e con gusto questo incontro familiare.
Un grazie soprattutto ai ragazzi che si sono resi disponibili
per la vendita delle cartelle e ai commercianti che, con tanta
generosità, ogni anno offrono i bellissimi premi da mettere
in palio. Il ricavato della Tombola è un ottimo aiuto: costi-
tuisce infatti una solida base per le iniziative che durante
l’anno vengono promosse a favore dei bambini, ragazzi e
giovani della nostra Comunità.

AMICI SEMINARISTI
Il Natale porta bellissimi regali, si sa. Anche nella nostra comunità non sono mancate occasioni
di stupore e di gratitudine. Infatti, un po’ in anticipo, sono arrivati in dono direttamente da
Roma tre seminaristi: Alex, Binh e Justine. Le loro nazioni di origine sono rispettivamente India,
Vietnam e Filippine. Li abbiamo definiti ‘i nostri Re Magi’, visto che erano proprio in tre. Ed è

Notizie flash - 43
stato emozionante vederli presenti alle nostre celebrazioni e chiacchierare amabilmente con
loro in Oratorio. La loro testimonianza gioiosa ha dato un respiro ancor più festoso a tanti mo-
menti e incontri. Anche i ragazzi hanno goduto di racconti e aneddoti di vita dei nostri giovani
amici. Adesso sono tornati ai loro studi e la nostra preghiera li accompagna perché, sempre più
innamorati del Signore, vivano con impegno la loro preparazione alla vita sacerdotale.

UNA TOVAGLIA PER L’ALTARE


I fedeli presenti nella chiesetta di san Michele a Trevano, alla Santa Messa celebrata nel gior-
no dell’Immacolata, hanno avuto modo di ammirare sulla mensa una nuova tovaglia di lino
pregiato e resa ancor più bella dal fine bordo in pizzo di Cantù. È il dono di una persona che,
con garbo e sensibilità, ha voluto rendere omaggio alla nostra antica chiesa. Racconta con il
suo immacolato e silente candore quanta bellezza possiamo offrire con le nostre mani e con
quanto amore possiamo rendere lode al Signore. Grazie…

AUGURI, PICCOLA ANNA


La Redazione del Bollettino si unisce per dare il benvenuto alla piccola Anna Galli, nata martedì
1 gennaio 2019 per rallegrare la vita dei genitori Roberto ed Elisabetta Quadranti, dei familiari
e degli amici tutti. Auguriamo ad Anna di crescere serena, nella gioia e nell’amore. Sia per lei
motivo di gratitudine essere nata all’inizio del nuovo anno, sotto lo sguardo di Maria Santissi-
ma e del suo bimbo Gesù.

44 - Notizie flash
Segnalibro

L’ECO DEL SILENZIO


La Shoah raccontata ai giovani
Elisa Springer
Edizioni Marsilio

Il buon uso della memoria non serve per ricordare il passato, quanto
a spingerci ad agire nel presente per una giusta causa. Ricordare le
vittime del fascismo e del nazismo può essere edificante; fare in modo
che questa memoria ci stimoli a occuparci delle ingiustizie quotidiane
perpetuate intorno a noi, diventa più difficile: perché le idee che
vanno per la maggiore in questo momento possono espandersi solo
attraverso lo stordimento della coscienza attuata dal politico in voga
oggi. Ma anche nel 1938 tanti, troppi, si sono voltati dall’altra parte,
quando invece era necessario contrastare, denunciare ad alta voce e
non assecondare l’idea della divisione degli uomini in base a una -
mai scientificamente provata - razza. Il dolore di Auscwitz per l’autrice
(deportata nei campi di concentramento nel 1944), è divenuto la forza
di dedicare la propria esistenza affinché, anche in condizioni estreme,
l’uomo meriti sempre di rimanere lo scopo dell’uomo.

IL SIGNORE SE NE RIDE
I cristiani non piangano
Tonino Lasconi
Paoline
Cinquant’anni di sacerdozio: tempo propizio per fermarsi e fare il
punto. Dagli anni ‘60 a oggi la società e la Chiesa sono state attraversate
da piccole e grandi rivoluzioni, alcune ancora in atto. In tempi in cui «i
popoli insorgono e le genti congiurano» sarebbe logico immaginare
la Chiesa vigile, agile, coraggiosa, pronta a rinnovare il suo annuncio,
nella certezza che delle congiure «il Signore se ne ride». Ma è davvero
così? Un parroco si racconta e ci racconta...

Segnalibro - 45
VIVERE PER SEMPRE
Vincenzo Paglia
Piemme

Vincenzo Paglia compie un ardimentoso viaggio fino alla soglia di


quell’Oltre misterioso a cui nessuno osa avvicinarsi. Un viaggio che non
ha paura di denunciare il fatto che la morte viene espulsa dall’orizzonte
umano nella puerile speranza che non incalzi il senso della vita. Un
viaggio che non disdegna di descrivere cosa accade nell’attimo del
passaggio cruciale e che annuncia che «il bello deve ancora venire» e
che «la vita eterna inizia già qui sulla terra». Il dramma inevitabile del
lutto non può essere sciolto. Neppure il credente conosce un modo
per aggirare il dolore, conosce piuttosto un modo per attraversarlo: in
compagnia degli uomini e di Dio.

PAGINE DA LEGGERE
Laura Nassi
Giadette Madeleine Sent
Albatros

Il libro raccoglie una dozzina di racconti brevi per lettori di tutte le età. Si
parla di famiglia, di fatti della vita quotidiana, di piccole esperienze che
racchiudono un insegnamento, perle di semplice saggezza che donano
armonia e serenità. L’autrice è Giadette Madeleine Sent, pseudonimo
dell’uggiatese Laura Nassi, cui facciamo tanti auguri per la sua produzione
letteraria che esprime un animo sensibile e delicato. Per lo stesso editore
ha già pubblicato “Sulla legge naturale”, Storielle”, “Mamma racconta”.

46 - Segnalibro
La rubrica dei bambini
VIVA IL CARNEVALE…

Solo uno tra Brighella, Balanzone e Arlecchino


riuscirà a raggiungere Colombina.
Scopri chi è seguendo il percorso con la matita.
Ritaglia le parti del viso del pagliaccio
e mettile insieme, poi colora come piace a te!

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