Uggiate
e Ronago
Bentornato
Padre Quirico
campane
FEBBRAIO 2019
di Uggiate e Ronago
Gentili Famiglie,
in questo numero delle Campane è inserita la busta da utilizzare per
rinnovare la propria adesione/abbonamento a “Le campane di Uggiate e
Direttore responsabile: Maria Castelli - Registrazione Tribunale di Como numero 3/2018 del 1/3/2018
Comunità Pastorale di
Uggiate e Ronago
Segreteria Parrocchiale Caritas
da lunedì a Venerdì Orari apertura
ore 9.00 - 11.00 lunedì 9.30 - 11.30
tel. 031/94.87.21 venerdì 9.30 - 11.30
Le Campane
di Uggiate e Ronago
è anche sfogliabile online all’indirizzo:
www.oratorio-uggiate.it
Indirizzo e-mail della Redazione:
Le Campane
di Uggiate e Ronago
campane.uggiate_ronago@yahoo.it
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l’Agenda della Settimana scrivi a:
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RAGGI DELL’AMORE DI DIO
Aiutami a diffondere dovunque
il tuo profumo, o Gesù.
Dovunque io vada.
Inonda la mia anima del tuo Spirito e della tua vita.
Diventa padrone del mio essere
in modo così completo
che tutta la mia vita
sia un’irradiazione della tua.
Perché ogni anima che avvicino
possa sentire la tua presenza dentro di me.
Perché guardandomi non veda me,
ma Te in me.
Resta in me.
Così splenderò del tuo stesso splendore
e potrò essere luce agli altri.
madre Teresa di Calcutta
Intro
I SANTI DELLA PORTA ACCANTO:
IN RICORDO DI DON RENZO BERETTA
«Un prete “di frontiera”, che lavorava con il Vangelo in mano». Così è stato definito
don Renzo Beretta, il parroco di Ponte Chiasso del quale, domenica 20 gennaio
scorso, abbiamo ricordato il ventesimo anniversario della tragica morte. L’impe-
gno di don Renzo per gli ultimi è tema di spiazzante attualità. La sua morte non fu
vana. Da quel fatto tragico, in città e in Diocesi, si sviluppò l’esperienza dei Centri
di Ascolto Caritas e dei diversi servizi di aiuto. Per ricordare don Renzo, che prima
di tutto fu un sacerdote generoso, un pastore attento alle persone a lui affidate e
che seppe fare determinate scelte di vita proprio per il modo in cui fu prete, sono
state programmate alcune iniziative. Ma credo meriti un riferimento particolare
l’omelia tenuta dal nostro Vescovo, Oscar di cui riporto alcuni passaggi significativi:
“Due domande mi vengono spontanee. La prima: cosa ha voluto dirci il Signore donando
alla nostra Chiesa di Como don Beretta, zelante e generoso pastore, come lo definì San
Giovanni Paolo II, quotidianamente impegnato in un servizio attento ai bisogni spirituali
e materiali del prossimo? La seconda: cosa ha da dire don Renzo alla Chiesa di Como che
cammina in questo nostro tempo così travagliato per la Chiesa e per la società?”
Siamo un dono gli uni per gli altri, un dono che lo Spirito Santo ha elargito a cia-
scuno perché possa rifluire su tutti. Anche don Beretta non si è “fatto da solo”, né
immediatamente, sia come uomo che come cristiano e pastore. Ha ricevuto, ha
condiviso, ha trasmesso. Non è stato un uomo isolato, ancorato testardamente
nelle gabbie delle sue sicurezze, come spesso capita. È cresciuto, si è confronta-
to, si è arricchito nel tempo, formandosi, a poco a poco, alla scuola del Vangelo,
letto e interpretato nella Chiesa, alla luce dei segni del tempo. Penso, allora, alla
nostra amata santa Chiesa di Como quale madre feconda, che lungo il tempo ha
generato figli e figlie che hanno vissuto e testimoniato il Vangelo, esponendosi in
tante modalità, fino al dono supremo della vita, come nel caso di don Renzo. Penso
al nostro presbiterio, dentro il quale don Renzo ha vissuto in piena unità, stima e
benevolenza con il vescovo e i sacerdoti, dove “a ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito per il bene comune”. Una schiera di preti che hanno servito
con passione, dedizione e delicatezza il popolo di Dio, senza sentirsi né superiori
agli altri, né migliori, né padroni.
Uomini di Dio, ciascuno con una propria personalità, tra essi complementari e forti
4 - Intro
amici… Le grandi scelte non
s’improvvisano e dal mo-
mento che si muore come
si è vissuto, don Renzo, nel
dono di sé, offerto in sa-
crificio, ci ha sintetizzato lo
scopo della sua vita: essere
sacerdote e vittima, come
Gesù, pane spezzato per la
vita del mondo, di cui faccia-
mo memoria ogni volta che
celebriamo l’Eucaristia… La
casa di don Renzo, come la
chiesa parrocchiale di Ponte Chiasso, era sempre aperta all’accoglienza, in modo
tale che papa Francesco avrebbe potuto già definirla un “ospedale da campo”, in cui
tutti possono sentirsi accolti e amati quali figli di Dio e fratelli nostri.
E questo nonostante l’ingratitudine (che, presto o tardi, tutti possiamo sperimen-
tare, a prova del nostro amore autentico), insieme allo sconcerto di qualche ben-
pensante, che già allora si sentiva a disagio, perché disturbato nella sua quiete da
gente estranea e forse anche di dubbia reputazione.
Con questa particolare dedizione ai poveri e agli ultimi, frutto della contemplazione
eucaristica, da uomo d’intensa preghiera qual era, don Renzo ha saputo coinvol-
gere gli altri, in modo che il suo non apparisse un gesto isolato, ma che tutta la sua
parrocchia si sentisse coinvolta in quest’opera di carità, che non poteva rimanere
un gesto da vivere solo nell’emergenza, ma uno stile consueto all’interno della vita
della Chiesa. Questo è il metodo del vero pastore: non essere un navigatore soli-
tario, che fa bene il bene, solo a livello personale, ma un timoniere appassionato,
capace di coinvolgere tutto l’equipaggio, ciascuno con il proprio ruolo, tutti mossi
da una medesima unità d’intenti.
Affronto ora il secondo interrogativo: “Cosa ha da dire oggi alla nostra chiesa di Como
don Renzo, in questo nostro tempo così travagliato per la Chiesa e per la società?”
Certamente don Renzo ci lancia un forte e impegnativo appello alla speranza, una
Intro - 5
virtù di cui oggi noi tutti abbiamo bisogno, vivendo in un clima di incertezza,
di nuove forme di povertà e di depressione. Oggi la società respira ansia da
paura: dell’altro, del diverso, di chi proviene da un ambiente lontano, del po-
vero che si vorrebbe accantonare, dell’anziano, che non è ricordato o cercato
da nessuno.
Paura che restringe l’uomo dentro i suoi limitati spazi da difendere in ogni
modo, paura che non permette di prendere decisioni stabili e definitive, anche
a livello affettivo. In un clima di solitudine e di rabbia dove gli altri sono visti
e incontrati non come amici, ma solo come clienti, concorrenti o soci… Don
Renzo ci richiama a qualificare le nostre comunità cristiane mediante scelte
profetiche che annuncino, anticipandole, uno stile di vita alternativo, fondato
sulla fraternità e sul dono, dentro la cultura della Misericordia, espressioni
che attraverso il nostro prossimo Sinodo dovrebbero emergere con grande
evidenza.
Fraternità dice “prendersi cura”, partecipazione, solidarietà, amicizia, attraverso
relazioni schiette e sincere tra le persone, considerate non come numeri, né
presenze ingombranti, ma fratelli e sorelle per i quali Cristo è morto. Come cri-
stiani, sappiamo che non solo è desiderabile, ma anche è possibile un mondo
diverso dal momento che Cristo è risorto, ha già vinto ogni resistenza avversa,
ci ha donato il suo Spirito, che ci spalanca la mente, il cuore e le mani per co-
struire ogni forma di bene, che non è mai venuto meno nel nostro ambiente,
ma che anche è presente nel mondo, anche se non in forme appariscenti.
Forma di profezia è testimoniare che i marginali sono nel cuore della Chiesa.
Don Beretta non avrebbe esitazione nell’augurarci di costruire insieme una
Chiesa in cui la santità è il suo volto più bello, il suo linguaggio più immediato
e luminoso. Una Chiesa che si pone al servizio del mondo, e che per questo
desidera rinnovare il suo ardore spirituale e il suo vigore apostolico.
Credo che queste riflessioni possono disporre il nostro animo a pregare e ce-
lebrare per il Sinodo Diocesano ormai nella sua fase culminante con il cuore
aperto ai suggerimenti che lo Spirito Santo susciterà nella nostra chiesa locale.
6 - Intro
La parola del Papa
Il primo viaggio di Papa Francesco nel 2019 è che le diceva l’angelo e poi ha risposto. Da
stato quello per la 34.ma Giornata Mondiale questo rapporto con Dio nel silenzio del cuore,
della Gioventù, che lo ha portato nuovamente scopriamo la nostra identità e la vocazione a
in America Latina, seguendo il motto: “Ecco la cui il Signore ci chiama, che si può esprimere
serva del Signore; avvenga per me secon- in diverse forme: nel matrimonio, nella vita
do la tua parola”. Sono stati giorni intensi, consacrata, nel sacerdozio… Tutti questi sono
dal 23 al 27 gennaio, con molte visite e cerimo- modi per seguire Gesù. L’importante è scoprire
nie. Il fulcro delle giornate è stato ovviamen- che cosa il Signore si aspetta da noi e avere il
te la Veglia con i giovani nel Campo San Juan coraggio di dire “sì”.
Pablo II dove domenica mattina ha celebrato Maria è stata una donna felice, perché è stata
la Santa Messa che ha concluso la Giornata generosa davanti a Dio e si è aperta al piano
panamense. Momenti altrettanto importanti che aveva per lei. Le proposte di Dio per noi,
sono stati tuttavia l’incontro con i giovani di un come quella che ha fatto a Maria, non sono per
carcere minorile e quello con i giovani malati di spegnere i sogni, ma per accendere desideri;
Aids, venerdì e domenica. per far sì che la nostra vita porti frutto, faccia
In vista di questo appuntamento il Papa ha sbocciare molti sorrisi e rallegri molti cuori.
scritto un messaggio a tutti i giovani, con un Dare una risposta affermativa a Dio è il primo
contenuto per tutti i cristiani: “Cari giovani, ci passo per essere felici e rendere felici molte
stiamo avvicinando alla Giornata Mondiale della persone.”
Gioventù […]. Le parole [della Madonna] sono un La parte finale del messaggio è un invito a dare
“sì” coraggioso e generoso. Il sì di chi ha capito il se- il massimo, a non accontentarsi di una vita me-
greto della vocazione: uscire da se stessi e mettersi diocre:
al servizio degli altri. La nostra vita trova significato “Cari giovani, abbiate il coraggio di entrare ciascu-
solo nel servizio a Dio e al prossimo. no nel proprio intimo e chiedere a Dio: che cosa
Ci sono molti giovani, credenti o non credenti, che vuoi da me? Lasciate che il Signore vi parli, e ve-
al termine di un periodo di studi mostrano il desi- drete la vostra vita trasformarsi e riempirsi di gioia.
derio di aiutare gli altri, di fare qualcosa per quelli […]
che soffrono. Questa è la forza dei giovani, la for- Che la Vergine Maria vi accompagni in questo pel-
za di tutti voi, quella che può cambiare il mondo; legrinaggio e che il suo esempio vi spinga a essere
questa è la rivoluzione che può sconfiggere i “poteri coraggiosi e generosi nella risposta.
forti” di questa terra: la “rivoluzione” del servizio”.” Buon cammino verso Panama! E per favore, non
Dopo il tema del servizio il Papa approfondisce dimenticatevi di pregare per me. A presto”.
il senso di questa azione: “Mettersi al servizio
del prossimo non significa soltanto essere
pronti all’azione; bisogna anche mettersi in
dialogo con Dio, in atteggiamento di ascolto,
come ha fatto Maria. Lei ha ascoltato quello
8 - Riflessioni
LA PROMESSA MANCATA DELLA MODERNITÀ
Qualche giorno fa ho accompagnato i miei alunni di classe quinta al Piccolo Teatro
di Milano ad assistere a uno spettacolo su Leonardo da Vinci. Era una mattinata
fredda e nebbiosa, con l’aria che si sentiva penetrare nelle ossa. Mentre aspet-
tavamo di entrare, ho visto sdraiato, in un angolo un po’ nascosto della piazzetta
antistante il teatro, un clochard. Insomma, per dirla senza edulcoranti francesismi,
un barbone.
Se ne stava disteso a dormire, infagottato nelle sue sgualcite coperte, incurante
della chiassosa presenza dei bambini. Del suo corpo si intravvedevano soltanto
delle scarpe da ginnastica un po’ sfondate. Un infelice, un reietto, uno scarto della
Milano opulenta.
Il pensiero è subito corso a quell’episodio di cronaca, riportato dai giornali, di quel
senzatetto a cui il vicesindaco di Trieste ha sottratto le misere coperte sotto cui si
scaldava, gettandole in un cassonetto dei rifiuti per poi correre a postare sui social
questa sua “eroica” bravata. Mi sono domandato cosa deve passare nella mente
di un uomo in quel momento per arrivare a concepire un atto così ferocemente
perverso e disumano. Mi è risuonata nella testa la risposta sprezzante che Caino
dà a Dio dopo che gli aveva chiesto conto del fratello Abele, da lui appena ucciso:
“Sono forse io il custode di mio fratello?”, parole che segnano simbolicamente una
distanza incolmabile fra sé e gli altri.
Papa Francesco, nella bellissima lettera inviata a mons. Vincenzo Paglia, Presidente
della Pontificia Accademia per la vita, a venticinque anni dalla sua fondazione, sot-
tolinea come sia necessaria la ricostruzione di un umanesimo capace di ripensare
le modalità di relazione nel contesto contemporaneo. Il Papa afferma che occorre
una “giustizia che mostri il ruolo irrinunciabile della responsabilità nel discorso sui
diritti umani e la stretta correlazione con i doveri, a partire dalla solidarietà con chi
è maggiormente ferito e sofferente. Dobbiamo riconoscere – aggiunge il Pontefice
– che la fraternità rimane la promessa mancata della modernità.” Un’analisi ampia
e profonda, che ho trovato di straordinaria attualità, capace di indagare le ragioni
che spingono il mondo moderno, sempre più dominato dalla tecnica e dal mercato,
a determinare l’esclusione dei più deboli dal consorzio sociale.
Una riflessione stimolante per chi vuole credere ancora, ostinatamente, che il
Bene comune rimane l’irrinunciabile orizzonte di ogni uomo.
Maurizio R.
Riflessioni - 9
DON RENZO BERETTA
Vent’anni fa, anche la nostra Comunità è stata
scossa per la fine di don Renzo Beretta, par-
roco di Ponte Chiasso, ucciso a coltellate da
uno degli innumerevoli extracomunitari che
soccorreva.
Sono stati organizzati diversi momenti per
ricordare ‘Don Renzo, sacerdote e profeta
dell’amore’, come l’ha definito frate Antonio che ha sorretto la missione di “gettare il seme
Zanotti, nel volume curato dal “Settimanale della Grazia”, come ha detto nell’Omelia per
della Diocesi di Como”, il suo ministero nelle il 50esimo di sacerdozio. È stata cura d’ ani-
parrocchie di Livigno, Mandello del Lario, in me, come ha scritto nel testamento spirituale,
Cattedrale, a Solzago e nel quartiere di confi- quattordici anni prima della morte. È stata
ne, corridoio tra Como e Chiasso. affidamento a Dio, giorno dopo giorno. Si
Vent’anni: è cambiato il mondo, sono cam- affidava ed affidava a Dio il dolore degli altri,
biate le persone, la sensibilità e anche l’or- consolandolo e condividendolo. È stata l’esi-
ganizzazione della carità. Ma quello che rima- stenza di un prete–padre prima che pastore.
ne, è la testimonianza di fede di don Renzo “La Chiesa di Como ha un nuovo protettore”,
che ha praticato il Vangelo in ogni sua parte, aveva detto il vescovo Alessandro Maggiolini,
considerando fratello ogni essere vivente in celebrando, in lacrime, l’estremo rito per don
quanto figlio di Dio. Renzo, in una cattedrale gremita e commos-
I riflettori si sono accesi soprattutto sull’ulti- sa, mentre la notizia della morte faceva il giro
mo scorcio della sua vita: aveva ormai più di del mondo.
settant’anni quando un’ondata di profughi, in Ma la morte “non è nulla”, quando la vita ha
attesa di passare in Svizzera o respinti dalla tanto significato.
Svizzera, cominciò a premere su Ponte Chias- “Ringraziate con me il Signore; fate festa. Dio
so e don Renzo aprì le porte della canonica e è Padre, la mamma di Gesù ci accompagna.
della chiesa, accolse senza distinzioni di razza, Pregate per me la misericordia di Dio. Per
di lingua, di origine, distribuì pane e conforto, Grazia, vedrò il mio Salvatore”: sono le ulti-
coinvolse la comunità, conosceva “il rischio me parole del testamento spirituale di don
della carità”, ma dava risposta, ogni giorno, Beretta, parroco di Ponte Chiasso dal 1984,
alle povertà che lo interpellavano, faceva suo in una parrocchia che conserva lo spirito di
il grido d’aiuto dell’umanità sofferente e chie- don Carlo Ghielmetti, nipoti tuttora residenti
deva giustizia. nella nostra Comunità, santo sacerdote che si
Ma tutta la sua esistenza è stata un’opera di tolse il pane di bocca per costruire la chiesa a
misericordia, spirituale e materiale, culmina- Ponte Chiasso, dagli anni ‘60. Quella chiesa
ta con il sacrificio della vita. È stata preghiera parla di tanta fede e di tanta umanità.
12 - Anagrafe
Rinati in Cristo per il dono del Battesimo
Rebecca Lasiu di Ivan e Ramona Angelica Carenini – Uggiate T. (27 gennaio 2019)
Lorenzo Papis di Luca e Valentina Molteni – Uggiate T. (27 gennaio 2019)
Greta Ragabassi di Mauro Luigi e Consuelo Estivi – Uggiate T. (27 gennaio 2019)
Anagrafe - 13
Resoconto economico
Parrocchia di Uggiate T.
ENTRATE
Mese di novembre 2018
Uso locali Mulini € 220; Ammalati € 70; N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 250; N.N. € 100; N.N.
€ 100; N.N. € 80; N.N. € 50; N.N. € 50; N.N. € 100; N.N. € 1000; Uso locali oratorio € 150.
USCITE
Mese di novembre 2018
Addobbi Floreali € 86; Fatture E-ON € 377; Abbonamento Dossier Catechista € 14; Periodici
S. Paolo € 51; Infostrada € 83; Giornata delle Claustrali € 1000; Fatture Enel € 577; Tecno-
grafica per bollettino settembre € 1490; IRES € 749; IRAP € 184, 9^ rata Comune Uggiate
(rateizzazione ICI 2009-2010-2011) € 630,50.
Nel mese di dicembre sono stati versati € 1500 per la Giornata del Seminario, € 500 per le
missioni e € 1000 per la comunità dei sacerdoti di Buccinigo.
Con i due volumi dedicati ad Uggiate Trevano il Professor Mario Mascetti ha spalancato
le porte della storia di una comunità e di una pieve posta secolarmente al crocevia di
transiti internazionali e gli spunti per approfondimenti in essi contenuti sono copiosi e di
notevole interesse. L’opera, per gli argomenti trattati, è opportuna per ricordare a chi è
del posto la propria storia ed informare chi viene da ‘fuori’ che anche questo paese ha
la sua grande storia da raccontare e rispettare.
Ciò premesso; per intuito o conoscenza, a fine settembre del 1515 quella parte di merce-
nari svizzeri d’oltralpe definitivamente sconfitti dai francesi e veneziani a Melegnano che
non fecero ritorno alle loro terre trascinandosi malconci da Sesto Calende-Domodos-
sola, Sempione, lasciata Milano presero anche per Saronno quindi Lomazzo, Appiano,
Oltrona ed Uggiate attestandosi poi a Lugano e Bellinzona, già loro baliaggi. Passando
dalle nostre terre, non lasciarono purtroppo buoni ricordi ma lacrime di disperazione
perché quale bottino di guerra svuotarono le stalle e si presero anche il grano, probabil-
mente anche quello destinato alla nuova semina, mettendo letteralmente in ginocchio
e alla fame per anni le nostre comunità. Risparmiarono soltanto il formaggio, a chi ne
possedeva, avendone loro ancora grande scorta fin dall’originaria calata in Italia. È tutto
documentato.
Fine 1800 - A Uggiate, così a Trevano, a Ronago e negli altri nostri paesi la corrispondenza per le
amministrazioni è intensa e, con questa, le raccomandazioni delle varie associazioni provinciali fra
le quali per assiduità spiccano quelle della ‘Cattedra ambulante di agricoltura’. I Comizi Agrari e la
Commissione pellagrologica, ricordando quali colture favorire, in ispecie le leguminose che ben
sostituiscono la carenza di carne, ribadendo le modalità di semina e concimazione del frumento,
del melgone o granoturco. Interessante la pubblicità di uno stabilimento torinese di coniglicoltura
Sono questi solo alcuni degli argomenti trattati in questi decenni per migliorare la
vita alimentare. Non mancano ne le preoccupazioni né le difficoltà quotidiane ma è
evidente la volontà di risalire finalmente la china e guardare al futuro con maggiore
speranza.
Purtroppo trascorreranno soltanto pochi anni e con la grande guerra, tra inenarra-
bili privazioni, contingentamenti e requisizioni anche la nostra comunità ripiomberà
nuovamente e suo malgrado, tra i morsi della fame.
Renato Arrighi
18 - Presepio vivente
ELEVAZIONE SPIRITUALE
È ormai diventata una gradita consuetudine, un appuntamento atteso, quello di riunire i cantori
di Ronago ed Uggiate Trevano attorno ad un programma di canti da interpretare o reinterpreta-
re, per offrirli alla fruizione delle tante o poche persone (nella fattispecie erano poco meno di
cento) che invariabilmente intervengono e ci sostengono.
L’ultimo si è svolto l’8 dicembre 2018, nella chiesa parrocchiale di Ronago, sotto forma di Ele-
vazione Spirituale. Il programma, garbato ed affascinante, diretto da Mario Grisoni e accom-
pagnato all’organo da Andrea Schiavio, si è articolato attorno ad una prima parte dedicata alla
Madonna ed una seconda rivolta al Natale. Un’ora abbondante di buona musica, senza alcuna
interruzione, da apprezzare secondo la sensibilità di ognuno.
Di seguito il programma dettagliato.
1a parte:
Ave Maria di Lorenzo Perosi (1872-1956) a due voci pari femminili.
Dal primo istante di Lorenzo Pestuggia, testo di Saverio Xeres, liturgia contemporanea;
strofe cantate dai soprani, ultima parte a quattro voci.
Maria Lassù di Bepi De Marzi: Questo autore è probabilmente il più prestigioso e conosciuto
compositore di “Cante” alpine. Il suo “Signore delle cime” tradotto e diffuso in tutto il mondo è
diventato a pieno titolo patrimonio dell’umanità. Canto, poetico e delicato, in cui le quattro voci
si rincorrono crescendo e decrescendo, fino a placarsi nelle battute finali, perché “Può venire la
notte, lungo sogno di Dio”.
Quanto sei bella, o Madre di P.R. Rosso, arm e org Marco Ruggeri: liturgia contempora-
nea con attacco svolto dalle due voci femminili, seguite dal corposo intervento delle quattro voci,
fino al alla loro sovrapposizione in sequenza, protratte nel pianissimo conclusivo.
Cose Stupende di Marco Frisina: nel segno dell’autore di canti liturgici forse più praticato degli
ultimi anni, questo canto presenta un ritornello a quattro voci, da intercalare alle strofe, pure a
quattro voci.
Ave Stella Fulgida di Luigi Picchi (1899-1970) nel famoso adattamento di Ilario Cecconi:
canto di grande impatto a tre voci, nelle tre solenni strofe, intercalate da due intermezzi misurati,
interpretato dalle sole voci femminili, fino all’Amen finale.
Maranathà di Felice Rainoldi (1936-2016): L’espressione deriva dall’aramaico maran ‘athâ
e significa “Vieni Signore”. Otto vocalità differenti intervengono in successione, per poi unirsi in
sottofondo. L’effetto è garantito.
2a parte:
I cieli immensi narrano di Benedetto Marcello (1686-1739): Breve excursus nella musica
colta del ‘600: il canto non è propriamente natalizio, ma, celebrando vivacemente “del grande
Elevazione spirituale - 19
Iddio la gloria”, fa da degna introduzione al grande mistero del Natale. Prezioso il sostegno
dell’organo.
Su, moviamo pastorelli, canto popolare tedesco adattato da Luigi Migliavacca: eccoci al più
tradizionale Natale, quello dei pastorelli, invitati a far visita a Gesù appena nato. Canto semplice
e suggestivo, testo leggero e brioso, tanto che “… tra il bue e l’asinel, ride ormai quel bambinel…”
Notte Santa di Bepi De Marzi: eccoci di nuovo al raffinato autore degli Alpini. “Notte Santa,
notte d’amore, notte di stelle, notte di pace. Solo il vento preme dai monti, cerca la valle tra le colline…”.
Che dire? C’è solo da rimanere incantati ad ascoltare, trattenendo il respiro…
Accurrite pastores di Francesco Rusca (1634 ca. - 1704 ): questo autore è senz’altro il rappre-
sentante più prestigioso del repertorio di musica sacra, riconducibile alla cattedrale di Como.
Canto dal carattere ricercato, sia nella struttura che nella complessità dell’elaborazione musicale.
Da sottolineare il recitativo, interpretato, in sequenza, da due voci maschili sole.
Nella notte il sole di John Goss (1800-1890): Canto liturgico con testo contemporaneo di L.
Borello, semplice nella struttura e nello sviluppo.
La nascita di Gesù di Francesco Rusca (1634 ca. - 1704 ): Vanno i pastori interpretati dalle voci
maschili e sollecitati dagli angeli (voci femminili) ad incontrare il bambino Gesù.
Puer natus celebre canto pastorale a due voci uguali di Adolfo Costante Bossi (1876-1953: è
dotato di una melodia ben cantabile culminante in gioiosi e squillanti “Alleluja” che si alternano
forti e piano fino al fortissimo finale.
Tu scendi dalle stelle di Alfonso Maria de’ Liguori (1696–1787): È probabilmente il canto
natalizio più celebre e popolare. Questo semplice arrangiamento di Marco Frisina conserva
tutto il fascino della melodia originale; il pubblico, in piedi, lo ha cantato insieme al coro.
Credo che si possa tranquillamente affermare che il concerto è stato in grado di partecipare
emozioni, in un’atmosfera intima e distesa, creativa e magica, nei limiti delle nostre possibilità
musicali e canore.
A tutti un grazie e un arrivederci al prossimo concerto.
Mario Marini
20 - Elevazione spirituale
RESTAURO DELLA CHIESA DI RONAGO
Dopo alcuni incontri preliminari con i tecnici della Soprintendenza delle Belle Arti e
dell’Ufficio di Arte Sacra della Diocesi di Como, all’inizio del mese di dicembre 2018 è
stato presentato il progetto per il restauro conservativo della chiesa parrocchiale Santi
Vittore e Defendente di Ronago. Le opere riguarderanno l’involucro esterno e consiste-
ranno nel rifacimento dell’intonaco di facciata e nella sostituzione del manto di coper-
tura. Il preventivo di spesa è stimato in 240.000 euro.
In attesa del rilascio del Permesso, previsto per la primavera 2019, è stata promossa
una sottoscrizione con l’obiettivo di raggiungere la cifra di 80.000,00 euro entro la fine
del mese di febbraio, importo che consentirebbe, unitamente alle disponibilità di cassa
ed all’accensione di un mutuo, di coprire le spese preventivate.
Per tenere aggiornati i parrocchiani ed i sostenitori dell’iniziativa, in chiesa è stato espo-
sto un cartellone con la documentazione fotografica dello stato di fatto e della situazio-
ne futura con l’esposizione del progetto ad opere ultimate. E’ altresì rappresentato un
disegno della chiesa stilizzata che si colorerà man mano, seguendo l’andamento delle
offerte, dando così un’idea anche visiva della situazione della copertura finanziaria
dell’intervento.
24 - dal mondo
SALUTO A SUOR AMELIA
Il 5 dicembre scorso suor Amelia Ghielmetti è ritornata, come desiderava, in Kenya dopo
aver trascorso parecchi mesi a Verona e a Trento per curare la sua salute.
Con le persone della comunità parrocchiale l’abbiamo salutata domenica 2 dicembre: è
stato un momento molto bello in cui ci siamo scambiati informazioni e notizie. Giusy le ha
raccontato del suo breve ma intenso viaggio in Uganda, al Memorial Ambrosoli Hospital
di Kalongo. Suor Amelia ci ha spiegato dove e cosa farà a Nairobi. Vivrà presso la casa
delle Suore Comboniane nel territorio della baraccopoli di Kariobangi e farà l’economa e
la “portinaia” per accogliere, ascoltare tutti coloro che busseranno alla porta per chiedere
aiuto e consiglio. Una gioiosa merenda, preparata da
mani generose ed esperte, ha concluso l’incontro.
dal mondo - 25
IL MIO RACCONTO SU KALONGO
Il mio racconto su Kalongo continua con una seconda parte dedicata a Nunziella e Tito. Prota-
gonisti sono Akech e la casa della speranza.
Nunziella arriva a Kalongo con il marito, il dottore Tito Squillaci, pediatra. Durante un giro nella
savana e nei villaggi vicini incontra Akech, una bambina di quattro anni con un sorriso furbo e
una spiccata intelligenza ma con un testone enorme. Akech è affetta da idrocefalia: il liquido
che viene prodotto tra il cervello e la calotta cranica è troppo e senza interventi medici adeguati
la testa cresce a causa della pressione del liquido stesso. Nunziella è colpita e commossa da
quell’incontro e tra lei e la piccola è amore a prima vista. Col passare dei giorni scopre che di
bimbi portatori di handicap ce ne sono tanti intorno a Kalongo e che le loro mamme non sono
in grado di garantire loro le cure e il sostentamento necessari. Da qui la decisione di costruire
vicino all’ospedale e, a proprie spese, una speciale casa per dieci di questi bambini garanten-
done il mantenimento e le cure.
Racconta: - Non siamo gente ricca, ma ho pensato che da Lassù mi avrebbero aiutato e infatti,
la sera stessa, mi ha telefonato un’amica proponendomi una adozione a distanza. A lei si sono
aggiunte altre amiche e le suore comboniane si sono dette disposte a sostenermi: era la strada
giusta – conclude sorridendo. La “casa della speranza” è già costruita a metà: il costo finale
sarà di diecimila euro a cui si devono aggiungere il mobilio e le spese correnti. Nunziella già
immagina stanze luminose con ampie porte per le carrozzine e le pareti rallegrate da disegni
dai mille colori. Il coraggio di questa donna è la sua grande fede nella Provvidenza di cui lei
è un illuminato strumento che ha saputo capire ed agire per il bene di questi bambini che in
questo territorio sono i più poveri tra i poveri.
26 - dal mondo
AUGURI E NOTIZIE DAL TOGO
Carissimi Parenti, Padrini, Madrine, amici e benefattori,
in questo periodo delle feste di fine anno, noi suore di Notre Dame de Nazaret, in unione
con la fondatrice suor Marta Herma, la superiora generale, il Consiglio, tutti i nostri orfani,
rivolgiamo un pensiero riconoscente verso tutti voi per presentare gli auguri del nostro
Istituto: gioioso Natale, Buon e Felice Anno 2019. Che ogni secondo, ogni minuto, e ogni
giorno del nuovo anno 2019, sia pieno di gioia, pace, salute e di successo in tutto ciò
che Voi andrete a intraprendere; che il Signore vi benedica e vi conservi nella sua divina
grazia.
La nostra gratitudine va innanzitutto al Signore perché ci ha permesso di vivere bene
tutto l’anno 2018. Grazie a tutti voi che ci avete sostenuto spiritualmente, moralmente,
finanziariamente e materialmente. Il vostro aiuto ha permesso ai nostri bambini di
Kpedomé e di Kovié di avere un buon rendimento scolastico. Gli orfani di Kpedomé, in
totale sono 114, di cui 64 maschi e 50 bambine. Quest’anno abbiamo accolto tredici nuovi
bambini. Sono ritornati a vivere nelle loro famiglie sette bambine e sei maschi. Purtroppo
abbiamo perso un bambino; possa riposare in pace. Gli orfani di Kovié, l’anno scorso
erano 32, ora sono 40; tutti frequentano la scuola.
Le vostre donazioni ci hanno dato un grande aiuto per coprire le necessità di questi orfani.
Che Dio vi riempia dei suoi benefici e vi dia tanta salute. Che vi aiuti a realizzare i vostri
progetti. Vi siamo riconoscenti per tutto quello che realizzate, per il benessere dei nostri
orfani e di tutti i bambini bisognosi. Colui che tutto può, vi renda il centuplo.
Per quanto riguarda la vita dell’Istituto delle suore di Notre Dame de Nazareth, abbiamo
avuto un anno pieno di grazie. Il 15 settembre 2018, due novizie hanno emesso i loro voti
temporanei e quattro delle nostre suore hanno dato i loro voti perpetui. Il 30 settembre
2018 due postulanti sono entrate nel primo anno di noviziato. Il 21 novembre quattro
suore hanno festeggiato il giubileo d’argento: venticinque anni di vita religiosa. Infine,
il nostro Istituto si sta preparando per il secondo Chapitre Général (elezione nuovo
direttivo). Quante Grazie! Questi sono stati momenti di gioia e di preghiera. Ci sono stati
anche momenti di dolore; alcune delle nostre suore hanno perso il papà o la mamma,
anche zii o zie.
Per ogni cosa noi ringraziamo il Signore perché crediamo che tutto è grazia.
Esprimiamo di nuovo la nostra gratitudine per quello che fate per noi
le vostre suore e gli orfani
dal mondo - 27
BENTORNATO, PADRE QUIRICO
Carissimo padre Quirico,
ti sia leggero questo ritorno. Tornare a casa e lasciare casa: le due facce di un’unica medaglia.
La casa del Bangladesh e la casa della tua famiglia e della Comunità, in Italia. Ma tu sai bene
cosa succede perché sei un missionario e conosci i ritmi del cuore quando è giunto il momento
d’andare e di partire. Eppure, ogni volta non è mai la stessa cosa. Questa volta poi lasci la terra
della tua amata missione per tornare tra noi. Un nuovo incarico ti attende nella Casa del PIME,
a Rancio di Lecco. Avrai tanto da fare anche qui, non mancheranno le occasioni per portare
il tuo sorriso e la tua dolcezza. Avrai tempo per vivere la missione in un modo nuovo e il tuo
grande cuore saprà offrire doni inattesi a chi avrà la gioia di trovare in te un compagno di viag-
gio, che ha per bisaccia la fede e per bastone l’umiltà. Avrai anche occasione di escogitare altre
magie per sottolineare un momento di festa e risvegliare stupori di bimbo anche in chi non ha
più l’età per i giochi infantili. Ricorderai quel canto, composto dal tuo amico Gigi “Esci dalla tua
terra e va’…” e ti sentirai pronto ancora una volta, come sempre, a raccogliere nel tuo bagaglio
l’essenziale per rimetterti in cammino, per seguire il corso della chiamata a servire il Signore.
“Esci dalla tua terra…”, caro padre Quirico, con i tuoi settant’anni appena compiuti, con la tua
vita bella, serena, con il tuo sguardo aperto e pronto a vedere il bene in tutti.
Auguri di cuore per il tuo compleanno, per il tuo nuovo incarico, per ciò che il Signore ha pen-
sato per te. Alcuni anni fa ci hai insegnato a riconoscere nella nostra giornata i segni che Dio
Padre lascia tra noi e a considerarli doni di fede e
poesia. Ora l’augurio è per te. Fede e poesia ti
accompagnino e ti diano nuovo slancio. Tre anni
passano in fretta e poi, come dici tu, “tutto è gra-
zia”.
28 - dal mondo
VENTESIMO CORO BATTICUORE
Emozioni in poco e tanto tempo!
La nostra collaborazione con il Coro Batticuore è iniziata nel settembre 2017 e fino ad
ora, seppur per un solo anno, possiamo dire di aver condiviso tantissime emozioni
insieme. Far parte di una corale specializzata nel rito del matrimonio ci permette di
aiutare le persone a rendere ancora più speciale il giorno più bello della loro vita. Ci
è sempre piaciuto cantare, ma aver potuto conciliare una passione, un hobby, con il
volontariato rende il tutto più entusiasmante.
Sì, perché il Coro Batticuore devolve i propri fondi al Centro Rita Tonoli di Traona (So).
Il Centro si propone come risorsa abitativa e educativa per minori in difficoltà offrendo
una comunità alloggio per bambini e ragazzi minori, bambini con madri e pronto in-
tervento per le situazioni più difficili ed urgenti. Domenica 28 ottobre abbiamo visitato
per la prima volta il Centro Educativo e siamo rimaste particolarmente coinvolte dalla
struttura, dalle persone che se ne occupano e dallo stile educativo. La struttura e l’orga-
nizzazione si fondano sul concetto di “famiglia” per poter donare ai bambini ospitati il
sostegno e l’amore che in parte è mancato nelle loro vite. Si tratta di “riscrivere insieme
la loro storia” come disse sorella Anna, coordinatrice della struttura. Una storia che è
stata segnata da momenti positivi e altrettanti momenti negativi e che ha bisogno di
essere ricostruita con il sostegno di una vera e propria famiglia. È importante e sorpren-
dente il valore educativo che questo centro sostiene con impegno affinché l’educazione
possa intervenire fin da subito ad aiutare chi è più in difficoltà e possa permettere ai
bambini, ai ragazzi e alle madri di prosperare un futuro migliore.
Ci siamo recate presso la struttura in occasione del 110° anniversario dalla sua fon-
dazione. Anni trascorsi nel segno dell’accoglienza, dell’amore e del sostegno. Abbiamo
animato la Santa Messa accompagnando la cerimonia con il canto e la preghiera e
20° Batticuore - 29
successivamente abbiamo pranzato presso la struttura. La parte più emozionante
è stata la donazione da parte di un commerciante di cinquanta paia di scarpe,
caramelle e cioccolatini da parte di alcuni simpatizzanti del coro, frutta e ciucci. E
questa è stata una vera e propria dimostrazione di quante persone siano disposte
ad aiutare e sostenere chi è più in difficoltà.
Il nostro Coro è costituito da persone molto diverse tra di loro, ma quello che più
ci ha colpito è il rispetto reciproco che non viene mai a mancare. In questo anno
abbiamo dovuto affrontare tante sfide e impegnarci molto, anche e soprattutto
per il festeggiamento del ventesimo
anno di fondazione del Coro.
La cerimonia ha previsto un’eleva-
zione spirituale tra preghiera e canto
frutto di mesi e mesi di preparazio-
ne, impegno, costanza e dedizione.
Ansie e paure ci hanno accompa-
gnato fino alla fine, fino al momento
vero e proprio del canto durante il
quale sono bastate poche note per
oscurare tutto e far prevalere l’unità
del gruppo.
Come primo grande punto di arrivo
è stata per noi un’esperienza unica
e irripetibile. Abbiamo provato delle
emozioni molto forti: grande agita-
zione ma con una spiccata voglia di farsi sentire attraverso il canto. Proviamo una
grande stima verso le persone che, nonostante la stanchezza e i continui cambia-
menti, hanno portato avanti il Coro e assicurato al Centro di Traona un sostegno
economico molto importante.
Speriamo che il Coro Batticuore possa perseverare nel suo obiettivo con la stessa
costanza e forza che l’ha contraddistinto fino ad ora e ci auguriamo di poter contri-
buire, nel nostro piccolo, a sostenerlo.
30 - 20° Batticuore
VIVERE DI «FLASCHENPFAND»
Quando una bottiglia lasciata per strada può fare la differenza
Girovagando per di Monaco di Baviera, a un attento osservatore non potrà sfuggire
un apparente contrasto. A fronte di una generale pulizia degli spazi pubblici, non di
rado capita infatti di imbattersi in bottiglie vuote abbandonate nei parchi, per strada
o addirittura all’interno della metropolitana. Semplice maleducazione o c’è dell’altro?
Per comprendere il fenomeno, occorre fare un passo indietro e ricordare che in Ger-
mania è largamente diffuso da anni il «Flaschenpfand», ossia il “vuoto a rendere”.
All’acquisto di una bevanda in bottiglia o in lattina si deve infatti pagare una cauzione
(il «Pfand») che verrà restituita solamente nel momento in cui il recipiente, svuotato
del suo contenuto, verrà riportato presso un apposito centro di raccolta (tipicamente
situato all’interno di supermercati o negozi specializzati nella rivendita di bevande).
L’ammontare del Pfand è variabile secondo il tipo di contenitore: per le bottiglie di
vetro si va dai 2-3 centesimi fino a 15 centesimi ma per la maggior parte delle bottiglie
di plastica e delle lattine si tratta di 25 o addirittura 50 centesimi ad esemplare. Ma
allora, a maggior ragione, perché abbandonare bottiglie vuote se sono pure di valore?
La risposta è semplice: le bottiglie vengono lasciate per strada perché c’è qualcuno
che le raccoglie le porta nei centri di raccolta, incassa il Pfand e, con il ricavato, sbarca
il lunario. Ma chi sono questi “cacciatori di bottiglie”? Come ci si può render conto con
i propri occhi (ma anche come confermato da numerosi reportage della televisione
tedesca e di varie testate giornalistiche), si tratta di senza fissa dimora, di immigrati,
ma soprattutto di moltissimi pensionati tedeschi, sia uomini sia donne, ai quali la
semplice pensione non basta a coprire le spese relative al sostentamento e all’affitto
(della situazione dei pensionati tedeschi vi racconterò tuttavia un’altra volta).
Una situazione che ricorda un po’ quanto succedeva anticamente in Palestina,
quando le persone più povere godeva-
no del diritto di raccoglie le spighe di
grano che i mietitori lasciavano sul ter-
reno in seguito al primo passaggio di
spigolatura, come narrato ad esempio
nell’episodio biblico della vedova Rut.
Che i tedeschi si siano ispirati alla Bibbia
quando hanno istituito il «Flaschenpfand»?
Questo non lo so. Sta di fatto che, in
Germania, una bottiglia lasciata per strada
può fare del bene.
Tschüss
Alessandro
Vivere di “Flaschenpfand - 31
Uggiate
Somazzo
Presepi 2018
Trevano
Mulini Ronago
CAMPO INVERNALE SUPERIORI: destinino maggiori risorse a queste iniziative.
Credo che sia davvero importante affronta-
alcune riflessioni re in maniera concreta queste situazioni di
grave difficoltà e, allo stesso tempo, cercare
Un campo oltre a essere un momento di cre- di costruire un mondo dove non vi siano più
scita personale, di condivisione degli spazi e disparità tra le persone e dove tutti possano
del tempo con altre persone, è anche un mo- davvero realizzarsi e vivere dignitosamente la
mento di riflessione su alcune tematiche che loro esistenza. Saranno anche idee utopiche,
normalmente vengono poco considerate. Il ma citando John Lennon “You may say I am a
campo dell’anno appena concluso non è sta- dreamer, but I’m not the only one”.
to da meno e ci ha permesso di vivere alcune
esperienze e di assistere a testimonianze, che Grazie a questo campo ho scoperto nuove re-
hanno colpito profondamente tutti noi ragaz- altà che prima non conoscevo o pensavo esse-
zi. Personalmente ho potuto comprendere, in re diverse. Un insegnamento che mi porto a
modo più accurato, la realtà delle comunità di casa è di non fermarsi ai pregiudizi, ma prima
recupero. conoscere e poi al massimo giudicare; un altro
Grazie a questa esperienza ho potuto altresì aspetto importante che acquisisco con questa
comprendere con più chiarezza un mondo che esperienza è di essere disposta a donare del
viene quasi sempre trascurato e mi ha consen- tempo agli altri staccandomi dai miei “idoli”.
tito di elaborare un mio personale pensiero a Questo campo mi ha aperto il cuore, mi ha fat-
riguardo. Ho potuto notare come sia fonda- to capire cosa vuol dire essere altruisti! Mi ha
mentale l’aiuto concreto di alcuni volontari, fatto riflettere molto sulle azioni da compiere
che donano in continuazione il loro tempo e durante la mia giornata e la mia vita. Anche se
in alcuni casi risorse personali, per aiutare co- vediamo una persona poco fortunata, oppu-
loro che ne hanno più bisogno. Ma ho anche re una persona con una disabilità, dobbiamo
capito la necessità di come sia fondamentale essere in grado di non escluderle e di non tra-
sensibilizzare maggiormente l’opinione pub- scurarle perché anche per loro c’é posto nel
blica su questo tema e parallelamente fare in nostro cuore.
modo che lo stato e le amministrazioni locali
Sentieri di fede - 37
ASSOCIAZIONE GENITORI DI UGGIATE TREVANO:
UDIENZA PAPALE
Sono ancora vive le forti
emozioni che hanno accom-
pagnato questa giornata
memorabile per l’ A.Ge.!
Grazie all’essere parte di
questa grande famiglia,
che da quarant’anni ope-
ra sul nostro territorio per
i genitori e con i genitori,
siamo riusciti a condividere
insieme questa fantastica
esperienza.
Senza la presenza, nume-
rosa, di tutti voi che avete
risposto puntuali e generosi
a questo invito, l’evento non
avrebbe avuto il successo
auspicato! Le emozioni, le
lacrime di gioia, i sorrisi
sereni e felici sui nostri visi
hanno testimoniato ancora una volta che A.Ge. è anima, cuore, forza e vitalità. Siamo ossigeno
per le comunità in cui operiamo spesso con non poche difficoltà!
Il 7 settembre per noi resterà un ricordo indelebile del nostro cammino associativo, abbiamo
manifestato il nostro essere genitori entusiasti e convinti del percorso intrapreso, affermando
di credere fortemente nell’associazione, concretizzando fattivamente quei valori morali etici e
cristiani a cui la’associazione si ispira da quarant’anni. L’esperienza dei “veterani” servirà a far
posto alle giovani coppie, che rappresentano il futuro e con impegno vogliono dare continuità
al progetto dei nostri fondatori.
38 - A.g.e.
Papa Francesco con la sua solenne benedizione ha incoraggiato e sostenuto questa no-
stra importantissima missione rafforzando la consapevolezza che diventare Genitore è
l’esperienza più straordinaria della vita, che spinge a tirar fuori il meglio di noi. Tuttavia,
la nascita di un figlio non rende automaticamente genitore: per diventarlo occorre farsi
carico della responsabilità educativa, proponendosi innanzi tutto come esempi credibili
di quei valori che si intendono trasmettere, tracciando per primi la strada su cui i figli
cammineranno da soli, per arrivare a muoversi nel mondo con consapevolezza, sensibilità
e rispetto.
Per noi, in ogni caso, resta un punto fermo: la passione educativa. Intesa come acco-
glienza, accudimento, esempio, stimolo, confronto e guida. Non conosciamo “ricette” che
possano risolvere in una formula questa missione così complessa, ma invitiamo i genitori
ad esprimere i propri interrogativi creando momenti di riflessione, convinti della verità di
queste parole citate anche dal Santo Padre: “per crescere un bambino ci vuole un intero
villaggio”.
A.g.e. - 39
Detti e Proverbi
IL VANGELO IN DIALETTO COMASCO
di Orazio Sala (Edizioni Famiglia Comasca)
a cura del Pepin da Roma
Ci sono potenti che, per non sentire le voci di sofferenza provenienti dal mondo,
non solo non rimuovono il cerume indurito che hanno nelle orecchie, ma ricorro-
no anche all’uso di tappi e inventano pretesti per erigere muri e chiudere porti...
Basterebbe invece tenere aperta una porta e sorvegliarla, come farebbe un buon
pastore che ha cura delle sue pecore, ben consapevole che esistono pericoli, ma
che c’è anche il modo di evitarli. Una porta dove si può entrare per un ricovero e
uscire per andare al pascolo.
40 - Detti e proverbi
Le nostre ricette
La rizeta: INSALATA CUNT UL FARRO
Le nostre ricette - 41
Notizie flash
42 - Notizie flash
non possono mancare nella vita cristiana. Guardiamo le nostre mani, spesso vuote di amore,
e proviamo oggi a pensare a un dono gratuito, senza contraccambio, che possiamo offrire.
Sarà gradito al Signore. E chiediamo a Lui: ‘Signore, fammi riscoprire la gioia di donare’.” Nella
preghiera ricordiamo i tanti bimbi che non possono gioire dei tesori del Natale, mettiamo i
loro nomi davanti a Gesù Bambino. E ci inchiniamo per ricevere da Lui una carezza d’amore,
che poi vorremmo portare a chi incontreremo. Così, come hanno fatto i Magi.
AMICI SEMINARISTI
Il Natale porta bellissimi regali, si sa. Anche nella nostra comunità non sono mancate occasioni
di stupore e di gratitudine. Infatti, un po’ in anticipo, sono arrivati in dono direttamente da
Roma tre seminaristi: Alex, Binh e Justine. Le loro nazioni di origine sono rispettivamente India,
Vietnam e Filippine. Li abbiamo definiti ‘i nostri Re Magi’, visto che erano proprio in tre. Ed è
Notizie flash - 43
stato emozionante vederli presenti alle nostre celebrazioni e chiacchierare amabilmente con
loro in Oratorio. La loro testimonianza gioiosa ha dato un respiro ancor più festoso a tanti mo-
menti e incontri. Anche i ragazzi hanno goduto di racconti e aneddoti di vita dei nostri giovani
amici. Adesso sono tornati ai loro studi e la nostra preghiera li accompagna perché, sempre più
innamorati del Signore, vivano con impegno la loro preparazione alla vita sacerdotale.
44 - Notizie flash
Segnalibro
Il buon uso della memoria non serve per ricordare il passato, quanto
a spingerci ad agire nel presente per una giusta causa. Ricordare le
vittime del fascismo e del nazismo può essere edificante; fare in modo
che questa memoria ci stimoli a occuparci delle ingiustizie quotidiane
perpetuate intorno a noi, diventa più difficile: perché le idee che
vanno per la maggiore in questo momento possono espandersi solo
attraverso lo stordimento della coscienza attuata dal politico in voga
oggi. Ma anche nel 1938 tanti, troppi, si sono voltati dall’altra parte,
quando invece era necessario contrastare, denunciare ad alta voce e
non assecondare l’idea della divisione degli uomini in base a una -
mai scientificamente provata - razza. Il dolore di Auscwitz per l’autrice
(deportata nei campi di concentramento nel 1944), è divenuto la forza
di dedicare la propria esistenza affinché, anche in condizioni estreme,
l’uomo meriti sempre di rimanere lo scopo dell’uomo.
IL SIGNORE SE NE RIDE
I cristiani non piangano
Tonino Lasconi
Paoline
Cinquant’anni di sacerdozio: tempo propizio per fermarsi e fare il
punto. Dagli anni ‘60 a oggi la società e la Chiesa sono state attraversate
da piccole e grandi rivoluzioni, alcune ancora in atto. In tempi in cui «i
popoli insorgono e le genti congiurano» sarebbe logico immaginare
la Chiesa vigile, agile, coraggiosa, pronta a rinnovare il suo annuncio,
nella certezza che delle congiure «il Signore se ne ride». Ma è davvero
così? Un parroco si racconta e ci racconta...
Segnalibro - 45
VIVERE PER SEMPRE
Vincenzo Paglia
Piemme
PAGINE DA LEGGERE
Laura Nassi
Giadette Madeleine Sent
Albatros
Il libro raccoglie una dozzina di racconti brevi per lettori di tutte le età. Si
parla di famiglia, di fatti della vita quotidiana, di piccole esperienze che
racchiudono un insegnamento, perle di semplice saggezza che donano
armonia e serenità. L’autrice è Giadette Madeleine Sent, pseudonimo
dell’uggiatese Laura Nassi, cui facciamo tanti auguri per la sua produzione
letteraria che esprime un animo sensibile e delicato. Per lo stesso editore
ha già pubblicato “Sulla legge naturale”, Storielle”, “Mamma racconta”.
46 - Segnalibro
La rubrica dei bambini
VIVA IL CARNEVALE…