Cultura per i Beni Culturali
Associazione per il Restauro
I restauri di A.R.P.A.I.:
la Sala dei Giganti
dell’Università di Padova
Il programma di interventi di A.R.P.A.I deciso
nel 2003 avvierà quest’anno il restauro del
ciclo pittorico della Sala dei Giganti al palazzo
del Liviano dell’Università di Padova.
La prima fase consisterà nell’elaborazione di
una serie di analisi sullo stato di conservazio-
ne del ciclo di affreschi cinquecenteschi, di
saggi per identificare eventuali sopravvivenze
di precedenti pittorici trecenteschi, quindi si
passerà al progetto esecutivo per l’intervento
di restauro.
La Soprintendenza P.S.A.D. del Veneto, l’Univer-
sità di Padova e il Comitato Scientifico di
A.R.P.A.I. sovrintenderanno le varie fasi prelimi-
nari ed esecutive del complesso cantiere.
L’impegno economico previsto è di circa
500.000 euro che verranno stanziati per fasi
successive e vedrà la partecipazione di
A.R.P.A.I., dell’Università patavina e di un grup-
po di donatori, privati e associazioni, che sarà
coinvolto nel progetto. Il Lions Club delle Vene-
zie ha già promesso una fattiva partecipazione
a fianco di A.R.P.A.I.
La Sala Virorum Illustrium, o Sala dei Giganti,
era in origine uno dei principali ambienti di rap-
presentanza del palazzo dei Carraresi e doveva
il suo nome ad un ciclo di affreschi con uomini
illustri che ne decorava le pareti, ora quasi inte-
ramente perduto. Il Pro-Rettore di Padova, Irene
Favaretto, la Soprintendente Anna Maria Spiaz-
zi e il Dottor Giulio Bodon, hanno fornito ad
A.R.P.A.I. la loro collaborazione e i primi docu-
menti per la promozione del restauro, mentre
l’Università di Padova inaugurerà l’anno petrar-
chesco nella cornice della stessa Sala.
Appare infatti, tra i ritratti degli Illustri, il ritrat-
to del Petrarca, unica sopravvivenza della deco-
razione originale trecentesca seppur sovraccari-
ca di rifacimenti operati nei secoli.
Committente fu il principe Francesco il Vecchio
da Carrara, mentre l’elaborazione del program-
ma figurativo venne affidata al Petrarca, che,
durante il soggiorno padovano, per esortazione
del carrarese, attendeva alla stesura del De viris
illustribus, una serie di biografie di antichi
uomini famosi; l’opera, rimasta incompiuta alla
morte dell’autore, fu portata a termine da uno
stretto collaboratore del Petrarca, Lombardo
della Seta.
Il ciclo di affreschi con viri illustres, parallelo
figurativo del testo letterario, si colloca crono-
logicamente tra il 1367 e il 1379; in un’ulterio-
re fase, tra il 1379 e il 1388, vennero eseguiti
anche i ritratti del Petrarca e di Lombardo nel
lato corto occidentale della Sala.
L’attribuzione del ciclo trecentesco è controver-
sa. Le fonti ricordano i nomi di Altichiero e
Ottaviano da Brescia, Guariento e Jacopo Avan-
zi; in base alle testimonianze iconografiche for-
nite da alcuni codici miniati che forse riflettono
in parte la decorazione della sala, gli studi più
recenti sembrano propensi a riscontrare affinità
con l’opera di Jacopo Avanzi.
Il ciclo doveva comprendere 36 personaggi sto-
rici, fra i quali quattro re di Roma, ventiquattro
uomini della Repubblica e cinque dell’Impero,
del Patrimonio Artistico Italiano
nonché tre presenze esterne al mondo romano.
La decorazione si articolava secondo uno sche-
ma tripartito: ciascuna figura era accompagna-
ta da un titulus, un testo latino in prosa che
proponeva una sintetica biografia del perso-
naggio e un elenco delle sue imprese; le figu-
re erano inoltre abbinate a riquadri con scene
che rappresentavano i momenti più significati-
vi delle gesta narrate dai tituli.
Il ciclo pittorico assumeva un chiaro significato
ideologico-politico, nel contesto di un pro-
gramma di “autocelebrazione” da parte della
committenza, con un palese intento di assimi-
lazione dei valori che quegli antichi eroi rap-
presentavano. La problematica va comunque
considerata nel quadro di un più ampio e arti-
colato sistema decorativo di ispirazione classi-
ca che interessava anche altri ambienti del
palazzo dei Carraresi, di cui si ha notizia grazie
alle fonti documentarie, come la Sala Theba-
rum, in evidente rapporto con la Tebaide di
Stazio, la Camera Herculis, forse una delle can-
cellerie del Principe, e ancora le Sale “di Camil-
lo” e “di Lucrezia”.
Verso la metà del XVI secolo la Sala dei Gigan-
ti fu restaurata, nell’ambito di un ampio inter-
vento di ristrutturazione che interessò l’area
della reggia carrarese per dare vita al comples-
so architettonico del palazzo del Capitanio,
sede dell’autorità preposta al comando milita-
re di Padova dalla Serenissima Repubblica.
Tra il 1539 e il 1541, sotto il dogado di Pietro
Lando, per volontà del Capitanio di Padova
Girolamo Corner, un nuovo ciclo di affreschi,
quello esistente, venne eseguito da Domenico
Campagnola e pittori della scuola locale, fra cui
Stefano dall’Arzere, con la partecipazione di
altri artisti, quali il toscano Giuseppe Porta,
kermes
allievo di Francesco Salviati, e l’olandese Lam-
bert Sustris.
L’argomento storico, lo schema tripartito e le
finalità della decorazione si ricollegano diretta-
mente al ciclo trecentesco, con significative
varianti nella selezione dei 50 personaggi illu-
stri assunti come exempla.
Il programma iconografico nacque nell’ambito
dei cenacoli umanistici di Padova, animati da
Pietro Bembo, da Sperone Speroni e da Marco
Mantova Benavides; vi contribuirono essenzial-
mente i protagonisti della cultura antiquaria
locale, quale Alessandro Maggi da Bassano, col-
lezionista e stimato conoscitore di cose antiche.
Il programma decorativo si presta a molteplici
interpretazioni, secondo diverse chiavi di lettu-
ra. Sul piano politico, è evidente la celebrazio-
Cultura per i Beni Culturali
ne della Repubblica veneta, novella Roma, che
afferma il proprio dominio e inaugura l'esercizio
del “buon governo”, proponendosi soprattutto
come garante della pace, con un’immagine
destinata ad assumere un ruolo centrale nell’i-
deologia di propaganda della Serenissima dalla
metà del XVI secolo. Si avverte peraltro una
decisa apertura nei confronti dell’ambiente ari-
stocratico e intellettuale padovano, di cui ven-
gono celebrate le radici classiche e l’antica tra-
dizione, in un contesto storico che vide effetti-
vamente sancita la funzione dello Studio uni-
versitario come supremo polo culturale del ter-
ritorio veneto.
E alla vita dell’Università di Padova la Sala dei
Giganti è stata sempre legata, se già dieci anni
dopo la sua realizzazione vi si organizzavano
feste da ballo per gli studenti, come si legge
nelle Vite di Giorgio Vasari (1550): “la sala
degl’imperadori romani, dove nel tempo di
carnovale vanno gli scolari a danzare”. In pas-
sato adibita per molto tempo a sede della
Biblioteca Universitaria, la Sala, oggi annessa
all’edificio del Liviano di Giò Ponti, rappresen-
ta uno dei più prestigiosi monumenti di pro-
prietà dell’Ateneo padovano, che talvolta vi
ospita anche eventi pubblici, in particolare
conferenze e concerti.
Su questa iniziativa artistica cinquecentesca,
evento corale che vide coinvolti intellettuali,
letterati e scrittori, e diede vita ad uno tra i più
importanti cicli umanistici di uomini famosi,
non esiste sino ad oggi un’edizione critica. A
colmare tale lacuna è ora in fase di attuazione
un progetto di ricerca, finanziato dall’Ateneo
padovano, coordinato da Irene Favaretto, cui
prendono parte Giulio Bodon, Elisabetta Sacco-
mani e Vittorio Dal Piaz. Il lavoro ha avviato per
la prima volta un’indagine sistematica del
monumento nella sua complessità, così da
restituire alla Sala dei Giganti un’adeguata valo-
rizzazione, come spetta ad una delle principali
testimonianze storico culturali del Cinquecento.
Nell’ottica del recupero di uno dei momenti di
maggiore prestigio storico artistico in Italia,
A.R.P.A.I. si adopera a costituire un fondo eco-
nomico all’insegna del programma ”adottiamo i
Giganti” che potrà, entro breve tempo, avviare
il restauro del ciclo pittorico e affiancare con
nuove ricerche l’opera degli studiosi che ne
hanno per primi evidenziato l’importanza.
Giulio Bordon e Gian Antonio Golin
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