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7. "CREDO IN DIO PADRE CREATORE"
Divinizzazione e creazione
"Jo vedró [...J. Conoscere non e dimostrare, né spiegare,
ma accedere alfa visione. Ma p er vedere bisogna prima par -
tecipare. Questo e un duro tirocinio" (A. de Saint-Exupéry,
Pilote de guerre, in Oeuvres, Paris 19 74, 287).
"Ogni esiliato e un Ulisse in cammino verso Itaca. Ogni
esistenza reale riproduce l'Odissea, la strada verso Itaca, ver-
so il centro. Sapevo tutto questo da molto tempo. Ció che sco-
pro al!' improvviso e che e offerta l'opportunita di diventare un
novello Ulisse a qualunque esihato [...]_ Ma, per rendersene
canto, !'esiliato dev'essere capac e dipenetrare il senso nasco-
sto del suo errare, d'intenderlo come una lunga serie di pro-
ve iniziatiche [...] e come altrettanti ostacolisulla strada che
lo riporta a casa (verso íl centro). Ció significa vedere deise-
gm dei significati nascostt dei simboli nelle sofferenze, nel-
le dep ressionz; negli inaridimenti di tutti igiorni. Vederli e leg-
gerli anche se non ci sono; se livede, si p uó costruire una strut-
tura e leggere un messaggio nello scorrere ammfo del/e cose
e ne!flusso monotono detfattistorici" (M. Eliade, Giornale,
tr. it. cit., 126).
". . . conviene che prima parliamo della creaz ione del!'uni-
verso e di Dio suo creatore, a/finché sipass a comprendere ade-
guatamente che il rinnova mento di esso e stato compiuto dal
Verbo che /,o creó all'inizio [...]. Il Padre ha operato la salvezza
dell'univ erso in colui per mezzo del quale !'ha creato"
(Atanasia, lnV 1:SC 199, 262).
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esiste, benché per via della venuta di Cristo come uomo sulla
terra si affermi particolare il modo della relazione con l'uomo,
coinvolto in una dinamica di immagine somigliante. La fidu-
cia in Dio Creatore porta a credere che la creazione non sia un
caos casuale, ma l'opera intelligente e personale di Dio, avve-
nuta tramite il Lógos e lo Spiríto.
LA CREAZIONE EX NIHILO
1 AH, II, .30, 9; se 294, 320. Cf AH, IV, 20, 1: se 100, 626.
2 Teofilo d' Antiochía, Ad Auto Lycum, 2, 4: PG 6, 1052.
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CREAZIONE E SCIENZA
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4 Ibzd ., 25.
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CREAZIONE E ATEISMO
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tale Dio, l'uomo non sarebbe altro che uno schiavo, un eterno
bambino. lnvece l'uomo ha tutto per essere adulto, padrone e
non schiavo: e intelligente, libero, capace di essere giusto.
Altra conclusione logica alla base dell'ateismo: l'uomo e "mi-
gliore" di Dio, se si libera di Luí... Quindi, quando l'uomo vi-
vra senza Dio, il mondo sara migliore, e si vedra che Dio non
esiste affatto. Impossibile uscire da questo circolo vizioso che
mette a confronto Dio e l'uomo come due rivali nclla condu-
zione della storia e nel progresso dell'umanita. "Dio e morto",
e stato lo slogan che ha segnato la liberazione dal pericoloso ri-
vale e la proclamazione di un mondo migliore sotto l'unica re-
sponsabilita dell'uomo. Alla base di tale equivoco, d sano fal-
se immagini dell'atto di creazione.
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ta quindi di richiami alla fraternita, alla cura gli lillÍ degli altri,
al perdono, alla condivisione dei beni.
L'idea di un Dio che "fabbrica'1 l'uomo come un artígíano
non corrisponde al contenuto teologico della rivelazíone cri-
stiana. Inquesto senso, la rivelazione dí Dio come Creatore non
e né cronologicamente la prima, né tipícamente cristiana. Il
rapporto fabbrica zíone-oggetto, per esempío, non rende can-
to della liberta dell'uomo e della sua chiamata alla partecípa-
zione alla vita divina. Senza questo sfondo non si capisce la gra-
vita del peccato che ha costituito la pcrdíta della vita divina , e
non la perdita dí un qualche potere. Percío Cristo ripetera con-
tinuamente la verita della partecipazione alla vita in termini di
dono, di amare. Tuno cio che e suo e nostro , come tutto ció che
e del Padre e del Figlío. Cristo, Figlío dí Dio Padre Creatore,
in quanto vero Dio e vero uomo ci ha resi partecipi di tutta la
sua umanita e di tutta la sua dívinita. Partccipi della sua divi-
nitiilo siamo nell'effusíone dello Spirito che e pegno di vita nuo-
va, dí incorruzione e di vita eterna . "A tutti coloro che custo-
discono il suo amare, accorda la sua comunione. Ora, la co-
munione dí Dio e la vita, la luce e ilgodimento dei beni che ven-
gono da luí".8
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te notare che i testí sacri di tutte le religioni con cui Israele era
a contatto spiegavano la creazione con un politeismo piú o me-
no raffinato e conflittuale, mentre l'originalita della fede di
Israele presenta l'inízío del mondo legandola all'unicíta del Dio
che crea, dando cosí alla creazione un'impronta di bonta e di
armonía. Nella Genesi, ilracconto della creazione e scandito
da questo ritornello applicato ad ogni cosa creata: "ed era co-
sa buena ". 11 racconto dell'opera creativa di Dio vuole elimi-
nare ogni mitizzazione del creato, mettere in evidenza che e un
Dio personale a coinvolgersi personaLnente nella creazione
dell'uomo, della coppia umana e dell'ambiente dove essi sono
chiamati a vivere e a crescere. Il destino del mondo creato non
e legato a nessun atto arbitrario: e legato alla qualita della re-
lazione fra l'uomo creato e ilDio Creatore.
Anche se talvolta, da un punto di vista poetico, le immagi-
ni sí somigliano, ilmodo in cuí ilgiudeo-cristianesimo presenta
l'atto creatore sfugge completamente alle concezioni mitiche
delle altre religioni. L'essenza della fede e che Dio e diverso dal-
le cose create; non c'e ombra di politeísmo o di immanentism o.
Dío e persona; l'aspetto piú impottante di questa nuova reli-
gione e la relazione interpersonale, l'alleanza appunto. Come
e
ogni relazione fra le persone, anche quella con Dio una di-
namica storica fatta di chiamate e di risposte, dí fedelta e dí tra-
dimenti, di pentimento e di perdono, ossia un'alleanza di amo-
re che verra sigillata come memoriale nella pasqua. Cío che co-
stituira poi la specificita del messaggio cristiano e precisa-
mente la visione uníficatrice e sacramentale della vita riassun-
ta nell'eucaristía.
Per Israele, l'identita di Dio come Creatore sara rivelata
nell'esperíenz a di fede che }'israelita sperimentera nell'allean-
za e nella liberazione dall'Egitto. Le opere di Dio lo rivelano
nelle categorie che sono quelle dell'uomo: la storia, la situazione
geografica , quella economica e psicologica. Tale rivelazione
punta a far acquisire all'uomo le categorie di Dio, la sua f orma
mentis, affinché si realizzi nella creatura l'immagine e la somi-
glianza con il Creatore.
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e
Quando Israele un popolo nomade, Dio si fa presente in
una situazione dí incertezza e di instabilita con la promessa di
dare una terra feconda e stabile, facendosi garante del cammi-
no per giungerví. Dio guida ilpopolo alla ricerca dí luoghi dí
n
vita. patto stipulato garantisce la fedelta di chí guida e di chi
cammina. Altrimenti, come arrivare a destinazíone? L'alleanza
in vista di una terra promessa e ilfondamento della religiosita
di Israele, píccolo popolo nomade fra gran.di nazioni. L'allean-
za e fatta di fiducia e di non possesso, di attesa e di riti, di con-
tinue partenze e di ricordi. Nell' alleanza e'e anche la percezio-
ne del carattere esclusivo della relazione con Dio per via dell'ele-
zione sía da una parte che dall'altra. Gli altri possono avere i lo-
e
ro dei. Ció che conta che Dio ha fatto un' alleanza con noi...
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sto inospitale. Meditando sulla creazione, possiamo percepire
che la divinizzazione dell'uomo, nella forza dell'amore, fara pas
sare l'universo dal caos senza senso, dal vuoto del peccato, ad
un mondo abitabile e fraterno per via della santiü, perché la
divinizzazione porta nella fede una promessa: quella di posse
dere la terra. San Francesco esercitava una vera "signoria" sul
creato perché amava, e percio ha potuto comporre un camico
delle creature, un cantico da innamorato di Dio. L'uomo di fe
de profonda vive in una relazione nuova con la creazione in
tera, affinché la tetra possa essere non piú solo giardino, ma
citta santa, nueva Gerusalemme costruita con pietre preziose:
gli uomini risorti.
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glio delle soluzioni sui problemi della vita, della marte, della
giustizia, della sofferenza innocente. Credere, infondo, non si
gnifica forse tanto vincere gli. argomenti della non-fede, gli.
argomentí della ragione . Si tratta di víncere non perché si sa,
ma perché si ama. Si vince con l'amare, abbandonando ilpro
prio spírito nelle maní di chi ci ha creati. L'uomo di fede te
stimonia di non credere solo quando ricevc le grazie chíeste,
quanda nella vita tutto gli va bene: non crede per comodita o
per abitudinc, rna in virtú della "visione ": "lo ti conoscevo per
sentita di.re, ma ora i miei occhi ti vedono" (Gb 42,5). Sono le
parole di Giobbe che Gesú completera dicendo: "In verita, in
verita vi dico, chi crede ha la vita eterna " (Gv 6,47).
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25 N . Berdjaev, Spirito e liberta, tr. it. (or. russo París 1927-8) Milano
1947, 458.
26 N. Berdjaev, citato in P. Evdokimov, Il Cristo ne!pensiero rus- so, tr. it.
(or. fr. Paris 1970) Roma 1972, 161.
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