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CASTELSEPRIOETORBA
SINTESIDELLERICERCHE
EAGGIORNAMENTI a cura di
PaolaMarinaDeMarchi

Il primo obiettivo di questo volume, che raccoglie una sintesi


delle ricerche finora condotte sull’intera area del complesso Ca-
stelseprio-Torba, limitatamente all’arco temporale posto tra tardo

PROGETTIDIARCHEOLOGIA
antico ed età borromaica, è consistito nel ricondurre ad unità tutti
i dati noti su scavi, indagini archeologiche, testimonianze della cul-

CastelseprioeTorba:sintesidellericercheeaggiornamenti
tura materiale, fortificazioni, strutture di servizio (strade, cisterne,
pozzi e attività manifatturiere) ed edifici abitativi e di culto, com-
prensivi degli apparati decorativi conservati nella loro collocazione
originaria (S. Maria foris portas, torre di Torba), o recuperati tra i
materiali in deposito.
In questa logica si è anche inteso proporre una visione “glo-
bale” del sito, secondando il dossier e il piano di gestione redatti
in occasione della candidatura a bene Patrimonio dell’Umanità
UNESCO, che hanno concepito le tre unità del castrum, del borgo
con S. Maria foris portas, dell’area fortificata e poi monastica della
torre di Torba, come un’unità strutturale e sistemica nel rispetto
della storia di un insediamento che ha vissuto sviluppi differenti e
svolto funzioni diverse nel corso del tempo.

€ 92,00

ISBN
978-88-87115-84-0

SAP
Società
Archeologica
9 788887 115840
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cAStelSePrio
e torBA:
SiNteSi Delle ricerche
e AggiorNAMeNti
a cura di
Paola Marina De Marchi

Progetti Di ArcheologiA

SAP
Società
Archeologica
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Partner istituzionali Curatela: Paola Marina De Marchi

Redazione e impostazione
grafica: Francesca Benetti

Redazione scientifica: Paola Marina De Marchi (coordinamento generale), Maddalena Pizzo,


Eliana Sedini

Ringraziamenti: Un particolare ringraziamento va a Carlo Schieppati e Biagio Suozzo


(Ufficio tecnico, Soprintendenza per i beni archeologici della Lombar-
dia), L.uigi Monopoli e Luciano Caldera (Gabinetto e Archivio fotografico,
Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia), Francesco
Muscolino, Clara Bianchi e Veronica Ambrosoli, Aurora Totaro (Fai
Fondo Ambiente Italiano), Francesca Brianza, Paolo Ambrosoli e Ce-
sare Bottelli (Provincia di Varese).

Fotografie: L.uigi Monopoli e Luciano Caldera (Soprintendenza per i beni archeo-


logici della Lombardia), Cristiano Brandolini, Civiche Raccolte d’Arte
del Castello Sforzesco di Milano, Civico Museo Archeologico di Milano,
Antonio Longoni, Ilaria Perticucci, Martino Rosso.

Disegni: Eva Reguzzoni (scorie e ugelli, ceramica a pareti sottili, anfore, cera-
mica comune e invetriata, pietra ollare, metalli), Rossana Managlia
(Utensili litici e da lavoro, Tavv. 1, 2-3, 6, 1, 17, 6-10, 12, impaginazione
tavole materiali metallici).

Comune di Rilievi di scavo: Archivio fotografico della Soprintendenza per i beni archeologici della
Castelseprio Lombardia, Riccardo Benedetti e Paolo Vedovetto (S. Maria foris por-
tas e Torba).

Apparati grafici e rilievi: Archivio Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia (ATS,
Ufficio tecnico, gabinetto fotografico), Cristiano Brandolini (castello di
Cuasso al Monte), Studio di Restauro di Pinin Brambilla Barcillon (S.
Comune di Maria foris portas).
Gornate Olona
Fotopiani: Riccardo Benedetti.

Cartografia, rielaborazioni
e ricostruzioni: Eva Reguzzoni (cartografia territoriale, oggetti in metallo, Figg. 1
a-d, 3a, utensili litici e da lavoro, Fig.12), Paolo Vedovetto (S. Maria
foris portas e Torba), Luciano Caldera (vetri, Fig.1).

Restauri: Ilaria Perticucci, Lucia Miazzo.

Partner privati In copertina: Ricostruzione prospettica dei siti di Castelseprio e Torba. A cura
di Paolo Vedovetto (rielaborazione grafica della ricostruzione di
Dario Gallina).

Design della collana: Paolo Vedovetto

Composizione: SAP Società Archeologica s.r.l.

Stampa: tecnografica rossi, Sandrigo (VI)

© 2013 SAP Società Archeologica s.r.l.


Viale Risorgimento 14, Mantova
www.archeologica.it

Club di Tradate ISBN 978-88-87115-84-0


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IndICe

Presentazioni 7
Nota del curatore 14

Parte I. IntroduzIone

Paola marina de marchi Castelseprio e il suo territorio in età longobarda e carolingia 15


thea tibiletti Testimonianze letterarie e indagini archeologiche a Castelseprio. 45
Interpretazioni, problemi, spunti di riflessione
francesco muscolino Le epigrafi di Castelseprio tra memoria dell’antico e storia delle 87
ricerche

Parte II. L’area deL Castrum - IL PIanaLto

angela scillia Analisi stratigrafica degli alzati 93


eliana sedini Il settore abitativo in prossimità delle mura sud-occidentali 125
alessandro dejana Il cimitero di S. Giovanni. Area cimiteriale esterna alle absidi 143
alessandro dejana BOX 1: Il cimitero di S. Giovanni. Tipologia delle sepolture. Scavi po- 148
lacchi, 1962
alessandro dejana BOX 2: Il cimitero di S. Giovanni. Tipologia delle sepolture. Scavi De- 153
jana, anni 1965/66/67/68
Cristina ravedoni, elena rettore Analisi antropologica sulle inumazioni di Castelseprio, area del ci- 159
mitero di S. Giovanni
maurizio marinato, alessandro I cimiteri di S. Maria di Torba e della chiesa pievana di S. Giovanni 173
Canci a Castelseprio: i risultati delle analisi antropologiche
Costanza Cucini tizzoni La lavorazione dei metalli 183

Parte III. s. marIa forIs Portas e La torre dI torba

III.1 GLI edIfICI


Gian Pietro brogiolo Per una storia religiosa di Castelseprio: il complesso di Torba e la 213
chiesa di S. Maria foris portas
Gian Pietro brogiolo BOX 3: La stratigrafia muraria 223
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III.2 I dIPIntI muraLI


vincenzo Gheroldi I rivestimenti aniconici e i dipinti murali dell’abside est della chiesa 255
di S. Maria foris portas
vincenzo Gheroldi I rivestimenti aniconici e i dipinti murali della torre del Monastero 293
femminile benedettino di Torba
John mitchell, bea Leal Wall pantings in S. Maria foris portas (Castelseprio) and the tower 311
at Torba. Reflections and reappraisal
marco rossi I restauri degli anni Ottanta alle pitture murali di S. Maria foris 345
portas

III.3 Le anaLIsI dIaGnostIChe


nicoletta martinelli, olivia Datazione assoluta delle strutture lignee dell’abside 359
Pignatelli
francesco maspero BOX 4: Misure 14C di 12 campioni provenienti da Torba e Castel- 364
seprio
riccardo frencia Composizioni degli intonaci. Analisi macroscopica e osservazioni 367
geologiche
maurizio aceto Campiture del ciclo pittorico dell’abside est di S. Maria foris portas. 375
Analisi FORS
marco nicola Studio chimico-fisico dei materiali costitutivi dei dipinti murali del- 381
l’abside est di S. Maria foris portas

III.4 reCentI InterventI arCheoLoGICI e ConservatIvI a s. marIa


maurizio marinato, Julia S. Maria foris portas: nuove indagini archeologiche sulle sepolture 391
sarabia 196 e 136
maddalena Pizzo BOX 5: La copertura crucifera della tomba 196 406
maddalena Pizzo, Lucia miazzo S. Maria foris portas, il pavimento in opus sectile 407
sergio sfrecola BOX 6: Indagini diagnostiche su alcune tessere marmoree del pa- 414
vimento in opus sectile

III.5 ProPoste a Confronto


Werner m. schmid, valeria Alcune considerazioni sulle tecniche pittoriche dei dipinti murali al- 415
valentini tomedievali di S. Maria Antiqua al Foro Romano

Parte Iv. I materIaLI

monica Ibsen Arredo liturgico da Castelseprio e dipinti murali da S. Maria di 423


Torba. Scavi 2009
Patrizia Cattaneo La ceramica fine da mensa 433
Patrizia Cattaneo Le anfore 441
eliana sedini La ceramica di uso comune. Introduzione e considerazioni generali 443
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angela Guglielmetti La ceramica invetriata 459


sergio sfrecola Analisi archeometriche sulle ceramiche di Castelseprio 481
angela Guglielmetti Nuove considerazioni sulla pietra ollare di Castelseprio 489
sara masseroli Reperti vitrei dai “vecchi scavi” a Castelseprio 503
marco verità BOX 7: Analisi e studio di frammenti vitrei da Castelseprio 517
silvia ferucci Il restauro del calice st 92255 521
Paola marina de marchi Oggetti in metallo altomedievali dall’area del castrum e da corredi 523
funerari
Paolo de vingo Utensili litici e da lavoro, armi e oggetti della vita quotidiana di un 539
villaggio fortificato tra altomedioevo e feudalesimo
bendeguz tobias BOX 8: Il peso monetale. Note cronotipologiche e distributive 581
marco nicola BOX 9: Studio chimico-fisico su sperone metallico 583
maila Chiaravalle Le monete 585
ermanno arslan Il Tremisse aureo “pseudoimperiale” 599
Paolo de vingo Gli oggetti devozionali e di culto 603
manuela mentasti Il reimpiego nel complesso Torba-Castelseprio 613

Parte v. vaLorIzzazIone

angela maria ferroni Castelseprio-Torba nella lista UNESCO: un’opportunità in più per 627
la valorizzazione dell’antico castrum
angela surace Il conventino di S. Giovanni: da convento francescano ad Antiquarium 637
maria teresa donati Il Conventino 647
Paola marina de marchi Castelseprio tra conservazione e valorizzazione 653
monica abbiati Castelseprio: la valorizzazione 657
mirko Peripimeno Il rilievo 3D Laser Scanner del Parco archeologico di Castelseprio 663
e Torba. Acquisizione tridimensionale dello stato di fatto delle
emergenze monumentali
Luca Isabella Il sito internet del parco archeologico di Castelseprio e Torba 679

Parte vI. fontI e doCumentI

alessandro dejana Le chiese di Castelseprio negli atti di visita pastorale 687

bIbLIoGrafIa deL voLume 711


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423

Arredo lIturgIco dA cAstelseprIo e


dIpIntI MurAlI dA s. MArIA dI torbA.
scAvI 2009

Monica Ibsen*

1. Arredo liturgico

Della basilica di S. Giovanni, perduta ogni traccia dell’impianto decorativo, si con-


servano tre elementi di arredo liturgico, riconducibili a forse tre distinte fasi dell’edi-
ficio: una lastra della recinzione presbiteriale pertinente all’impianto di fine VI-metà
VII secolo, una colonnina con capitello monoblocco appartenente a un rinnovamento
dell’arredo, intorno al secondo quarto del IX secolo, infine una base d’altare, di cui è
* Università degli Studi di Padova.
ipotizzabile una cronologia tardoantica. A questi elementi si devono associare le la- 1
L’analisi della questione in De Spirito
stre funerarie pertinenti all’area sepolcrale della basilica, ossia i numerosi e noti 1998, per la traduzione del testo, De
esemplari di lastra con croce astile, e –forse– l’epigrafe di Wideramn (Fig. 1), sulla Rubeis 2003, Tav. 1, Fig. 1.
2
Brogiolo, Lusuardi Siena 1980, p. 495.
cui provenienza da San Giovanni o da Santa Maria fuori delle porte la testimonianza 3
Bognetti 1948, p. 152; Bognetti 1949-
di Antonio Corbellini appare assai ambigua1: quale che fosse la sua originaria collo- 1950, p. 79; Bognetti 1951, pp. 48-49,
cazione la lastra del Castello Sforzesco documenta la persistenza di un alto livello fig. 14; Bognetti 1952, pp. 77-85; Bo-
gnetti 1954b, pp. 57-90; Cecchelli 1957,
nella lavorazione del materiale lapideo e nella produzione epigrafica. p. 420; Tagliaferri 1960-1961, p. 107;
Baum 1962, p. 170; Ragghianti 1968,
1. La lastra (0,71 x 1,86 x 0,14 m, Tav. I, 1), assai consunta e fortemente dan- col. 320; Romanini 1971, pp. 448-449;
Peroni 1974, p. 341; Romanini 1975, p.
neggiata dal riuso, per la limitata altezza è ipotizzabile che fosse completata da uno 798; Russo 1974, pp. 110-111; Volbach
zoccolo e forse da una cimasa. La decorazione interamente a graffito è costituita 1974, pp. 148-149; Caramel 1976, pp.
137-196; Romanini 1976, pp. 203 ss.;
da quattro croci latine poste sotto altrettanti archi in posizione asimmetrica rispetto Casartelli Novelli 1978, pp. 76-81; Cassa-
all’incorniciatura a doppio profilo. nelli 1987, pp. 243-245; Segagni Mala-
cart 1987, p. 377; Ricci 1991, p. 314;
La datazione all’inizio del VII secolo, proposta da Bognetti e generalmente condi- Lusuardi Siena 1993, p. 449; De Spirito
visa (fa eccezione la cauta ipotesi di datazione alla fine del VI avanzata da De Spirito), 1998, p. 25; De Marchi 2003, pp. 97-99;
Lomartire 2009, p. 195; Rossi 2011a;
va certamente ribadita e trova ragione oltre che nelle caratteristiche stilistiche e Schiavi 2011a, p. 107.
formali del manufatto, nella sequenza della basilica di S. Giovanni (supra)2. 4
Sulla lastra: Ibsen 2007a, con bibliogra-
L’immediata e ampia fortuna critica3 si lega alla tecnica esecutiva, che ha fatto fia precedente, da integrare con Mirabella
Roberti 1986.
della lastra un paradigma del fenomeno produttivo della riduzione del rilievo a nuda 5
Sulla lastra di S. Ambrogio: Cassanelli
incisione, che trova un’ ampia diffusione dal V fino almeno al tardo VII secolo. Limi- 1987; per Pianezza: Crosetto 2007b; per
tando l’attenzione all’area lombardo-piemontese, tra fine VI e inizio VII secolo si pos- Galliano: Sannazaro 2008, pp. 74-75; per
Orta: Pejrani Baricco 2000; per Como: Ca-
sono richiamare il pluteo dalla Chiesa Rossa, dove il graffito si associa a una sati 2001, pp. 124-126 e ora Casati c.s.,
modulazione a bassissimo rilievo4, le lastre di Galliano, Pianezza, Orta –questa legata con l’edizione di un ulteriore frammento,
ad una commissione vescovile che comprese anche raffinate tarsie marmoree di particolarmente interessante poiché
venne reimpiegato nel VII secolo per una
importazione milanese–, o quelle appena più corsive e tarde di S. Ambrogio a Milano nuova decorazione incisa –al verso–, assai
e di S. Abbondio a Como. Tutte condividono un’esecuzione sorvegliatissima nella mo- più debole. Un più basso livello qualitativo
si riscontra invece nei materiali più tardi:
dulazione spaziale e nei trattamenti di superficie. Tali esempi denunciano come la si vedano alcuni frammenti della Catte-
riduzione di mezzi non sia da leggere solo come scadimento rispetto agli standard drale di Vicenza (Napione 2001, n. 138),
Pinerolo (Casartelli Novelli 1974, n. 84),
produttivi e qualitativi tardoantichi ma anche come una precisa scelta espressiva e Brescia (Ibsen 2003, p. 65, fig. 14; Pa-
stilistica5; tale produzione rimarrà poi a lungo unico veicolo espressivo e tecnico per nazza, Tagliaferri 1966, n. 146). Sul feno-
meno: Ibsen 2007b, p. 311: le
la scultura nella Langobardia Maior e conoscerà significativi scadimenti qualitativi considerazioni sembrano accolte da Lo-
evidenti nei plutei monzesi e nella lastra in esame. martire 2009, pp. 195-196.
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Tav. I. Arredo liturgico - 1. Pluteo da S. Giovanni di Castelseprio, Gallarate, Museo della Basilica di S. Maria Assunta.
2. Milano, Museo Patrio di Archeologia, Base di altare da S. Giovanni di Castelseprio (Archivio Fotografico delle
Civiche Raccolte, Milano). 3. Base di altare da S. Giovanni di Castelseprio (da David 1999). 4. Capitello da S. Gio-
vanni di Castelseprio, proprietà privata.
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Questo percorso trova conferma in alcuni manufatti di altissima qualità diffusi in


tutto l’Occidente tardoantico e altomedievale: si pensi alla lastra con agnello prove-
niente dalla collegiata di Autun, assegnato alla fine del V secolo, dove non vi è traccia
di semplificazione nel tratto grafico sensibilissimo e sicuro, o al sarcofago cosiddetto
di Saint-Francovée6. Tali manufatti si inseriscono infatti in un contesto produttivo in
cui il contrarsi delle commissioni connesso alla crisi che travolge i territori italiani e
occidentali alla fine della Tarda Antichità non corrisponde, almeno nella prima metà
del VI secolo, ad una generale perdita qualitativa: le tarsie di S. Ambrogio a Milano,
collocabili con discreta sicurezza nell’episcopato di Lorenzo I (489-511)7 presentano
una varietà di mezzi espressivi e una ricchezza di componenti culturali –il gusto
orientale per paste vitree, la presenza di stilemi come gli occhi di dado legati ad in-
fluenze dell’artigianato germanico, il sintetico ma corretto linguaggio figurativo latino
dell’angelo e dell’agnello– riconoscibili in molte opere fino alla fine del secolo. Si de-
lineano in questi decenni un gusto e una tradizione produttiva diffusi probabilmente
in tutta l’area nordoccidentale, in cui inserire le lastre commissionate a fine secolo
da Teodolinda per la basilica di S. Giovanni di Monza. Venuta via via meno la modu-
lazione superficiale, il graffito diviene l’unico elemento espressivo di queste e di molte
altre lastre, siano epigrafi funerarie, come quelle di Manifret e di Odelbertus, da Gal-
liano, o elementi di strutture liturgiche, come il pluteo in esame; in condizioni pro-
duttive e culturali degradate che portano, ora sì, ad una drammatica riduzione
formale, attraverso questa produzione minima si mantengono e si tramandano mo-
delli figurativi (ma anche le pratiche epigrafiche)8 che vengono talora brutalmente
adattati a nuovi supporti, come nel caso di Monza e di Castelseprio. Fig. 1. Epigrafe funeraria di Wide-
Le tematiche adottate in questo ambito produttivo rientrano nel contesto figu- ramn, Milano Civiche Raccolte del Ca-
rativo tardoantico, sia per i riferimenti simbolici (il Chrismon, le croci gemmate o stello Sforzesco.
meno, gli alberi o le palme, ecc.), sia per l’articolazione dell’immagine, che mantiene
un impianto simmetrico attentamente organizzato, riportato poi con differente abi-
lità sul supporto lapideo. Nel caso delle lastre di S. Ambrogio e di Castelseprio è age-
vole un riferimento all’archetipo dei sarcofagi a nicchie ma se la qualità del pezzo
milanese impone una riflessione su scelte formali ed espressive (senz’altro almeno
in parte indotte dalle congiunture negative) che inducono a rinunciare al modellato
a favore di una ricercata essenzialità, a Castelseprio è evidente l’impoverimento for-
male e tecnico, leggibile prima ancora che nel mancato rispetto dei canoni di sim-
metria e ordine, nella disgregazione del motivo architettonico, ripreso puntualmente
ma non compreso, e nell’incertezza del ductus a fronte della sicura, raffinata grafia
del lapicida milanese9. Si tratta di un contesto produttivo comune in questi decenni
alla produzione epigrafica, come dimostrano gli esempi modesti di Galliano e quello
invece di più solida conduzione e qualità dell’epigrafe di Wideramn, dal segno preciso
e dal sicuro possesso dello specchio epigrafico, ribadito dall’impiego di linee guida10.
6
Gaillard de Semainville, Sapin 1998.
2. Il capitello, rinvenuto in occasione degli scavi degli anni Quaranta del secolo 7
Bertelli 1987a.
scorso e passato subito in proprietà privata11, per le dimensioni assai modeste (18 8
Sannazaro 2003b. Il primo a individuare
un nucleo unitario –da Monza, a Galliano,
x 13 x 13 cm, con la colonnina raggiunge i 39 cm, Tav. I, 4) è riconducibile a una a Castelseprio– fu Bognetti 1952, che li
pergula o –meno probabilmente– a un ciborio da mensa o a un altare. Nel primo riunì in un contesto produttivo del primo
mezzo secolo della dominazione longo-
caso andrebbe connesso ad un rifacimento della recinzione presbiteriale, che nella barda. Cfr. Pizzo, Miazzo in questo volume.
sequenza di trasformazioni della basilica sarebbe agevole connettere alla realizza- 9
Sul tema iconografico, ma nella sua oc-
zione dell’abside meridionale. In realtà il capitello non consente una sicura ascrizione correnza dal tardo VIII secolo: Nordhagen
1983.
al IX secolo, in cui si colloca la fase architettonica. 10
Sull’epigrafe: De Marchi 2003, pp. 92-
Sul piano morfologico, il capitellino si pone nell’alveo della ricerca formale che con- 93.
duce al capitello cubico: presenta una corona inferiore di foglie lisce trasformate pro- 11
Bognetti, De Capitani, Chierici 1948a, p.
fondamente fino ad essere assimilate ad ovoli, dai cui interstizi emergono le punte di 152 e n. 409, tav. VIb; Arslan 1954, p.
537; Tagliaferri 1960-1961, p. 107; Lu-
un’ulteriore corona di foglie. L’ordine superiore è composto da quattro foglie angolari suardi Siena 1993, p. 449, lo registra
con sintetiche nervature e quattro al centro delle facce con un profilo ovoidale che come disperso.
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racchiude un motivo lobato; quest’ultimo è realizzato con un cordone continuo che


trova confronto nella produzione scultorea dei decenni centrali dell’VIII secolo a Pavia,
Brescia, Bobbio, ma che in formule irrigidite caratterizzerà i capitelli di S. Satiro a Mi-
lano (circa 876). La porzione superiore è infine occupata al centro delle facce da un
gallone da cui si sviluppano flessuose e ampie volute dal nastro bisolcato. Il collarino
della colonna presenta un’articolazione a tre listelli a spigolo vivo, che trova un pun-
tuale riscontro nel capitello cubico di via S. Urbano a Brescia12, cui pure si accosta
per la riduzione delle foglie centrali inferiori quasi a ovolo, nonché per il gallone cen-
trale. Le differenze più sensibili rispetto all’esemplare bresciano –la cui cronologia
all’VIII-IX secolo non sembra agevolmente riconducibile ad una forbice più ridotta–
per un verso sono legate piuttosto ad una qualità più elevata, per l’altro si misurano
soprattutto in un significativo sviluppo verticale, esito sia della duplice corona di foglie,
sia del complesso collarino. Tali proporzioni richiamano gli esempi di S. Stefano a
Lenno, la cui cronologia si situa a cavaliere della fine dell’VIII secolo. Se ne può con-
cludere anche per il capitello di S. Giovanni un orizzonte cronologico tra gli ultimi lustri
dell’VIII e i primi del IX secolo, una posizione che lo pone nella fase di elaborazione
delle formule del capitello carolingio e che dunque attesta ulteriormente il livello assai
elevato della produzione artistica per il castrum nella prima età carolingia.

3. La base d’altare, giunta in deposito nel 1865 alle Civiche Raccolte milanesi,
costituisce un elemento problematico, purtroppo valutabile solo attraverso la do-
cumentazione fotografica (Tav. I, 2-3)13. Merita qualche attenzione per la disposi-
zione dei sostegni: le basi delle quattro colonnine (due delle quali inserite negli
alloggiamenti) erano infatti disposte non parallelamente ai lati della base, ma dia-
gonalmente e assai ravvicinate verso il centro, funzionali ad una mensa circolare.
Noël Duval ha formulato dubbi sull’effettiva diffusione delle mense circolari per la
sinassi eucaristica14, e di fatto l’accertata connessione al rito eucaristico in Italia
si lega piuttosto alla testimonianza iconografica del mosaico di S. Ambrogio; la do-
cumentazione archeologica in Italia settentrionale restituisce infatti solo basi per
altari rettangolari a mensa o a cippo15. Le evidenze archeologiche e documentarie
di S. Giovanni tuttavia attestano l’uso della mensa circolare per l’altare principale
della basilica almeno nel 1566, quando il visitatore ecclesiastico Leonetto Clivone
registra: super altare maius est lapis magnus marmoreus circulo brachiorum 4
vel circa, concavum et ab una parte est fractura; concavitas est digitorum duorum
12
Panazza, Tagliaferri 1966, n. 180. et plus et rotundus est lapis16. La descrizione appare pienamente coerente con
13
È ricordata presso le Civiche Raccolte manufatti tardoantichi: la circonferenza doveva essere di circa 238 cm e la pro-
Archeologiche di Milano, con il numero di fondità del bordo di circa 4 cm.
inventario 1277 del Museo Patrio di Ar-
cheologia (sulla cui rilevanza come fonte si
veda Basso 2012), ma ad una prima rico-
gnizione non è stato possibile individuarla:
ringrazio per la grande disponibilità e col-
2. il velum
laborazione Laura Basso, delle Civiche
Raccolte Archeologiche del Castello Sfor- Presso il Conventino si conserva un considerevole massello di muratura con de-
zesco, Donatella Caporusso ed Emilia Lat-
tanzi del Museo Archeologico di Milano, corazione a velario (Fig. 2): in assenza di documentazione precisa sul punto di pre-
Ilaria De Palma che ha potuto verificare la lievo, non è possibile risalire con alcuna sicurezza alla provenienza del frammento,
documentazione d’archivio. In questi anni
la lastra non ha avuto grande attenzione: dal momento che nei depositi dell’area archeologica di Castelseprio giunsero a più
edita da Bognetti 1948, p. 152, è stata ri- riprese dagli anni Quaranta agli anni Ottanta materiali rinvenuti sia nel complesso
pubblicata da David 1999, p. 61.
14
del castrum, sia a Torba17.
Duval 2005, p. 12.
15
Per un quadro sintetico si rinvia agli in-
La muratura è in laterizi (ne restano le impronte) e grandi elementi litici legati
terventi di David 1999; Cuscito 1999; Riz- da abbondante malta; la superficie intonacata è assai irregolare e presenta tracce
zardi 1999; Brogiolo, Chavarria Arnau, di curvatura che ne suggeriscono la pertinenza a un catino absidale. La decorazione,
Marano 2005.
16
Bognetti, Chierici, De Capitani D’Arzago
eseguita con tecnica mista a calce e a tempera, è costituita da un velario bruno
1948, pp. 152, 426. chiaro (ocra rossa), con rialzi bianchi, su un supporto che richiama un marmo giallo
17
Tonni 1986. con venature chiare a calce. Le cattive condizioni conservative impediscono una va-
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Fig. 2. Massello con velario, Castel-


seprio, Antiquarium.

lutazione precisa dei caratteri formali e stilistici e la mancanza di confronti con i can-
tieri di Castelseprio e Torba, non consente di ancorarne la realizzazione in un con-
testo in qualche misura noto. Le scelte cromatiche richiamano la decorazione di un 18
Scirea 2012, p. 25, con ulteriori riferi-
massello rinvenuto nella cappella nord di S. Salvatore a Brescia, e associato tradi- menti.
19
zionalmente alla fase altomedievale del complesso ma ora ricondotto a un intervento Scavo De Marchi, Motto 2008-2009,
pp. 265-266. Studio I. Perticucci 2012, re-
romanico18: in assenza di confronti con i cantieri di Castelseprio e Torba, questa stauri finanziati da Regione Lombardia e
resta un’indicazione troppo labile per fissare la cronologia ad un arco ristretto, e dal FAI-Fondo Ambiente Italiano.
20
dunque appare più appropriato proporre una datazione compresa tra l’VIII e la metà I primi interventi sui frammenti di intonaci
dipinti rinvenuti nella cripta e identificati
del IX secolo. sulle pareti della chiesa si devono a Carlo
Bertelli (1988b, p. 11; 1992, pp. 5-8;
2002, p. 4; 2010, pp. 49-51) che rico-
nobbe l’alta qualità del ciclo e la presenza
3. i lacerti di dipinti murali dagli scavi di S. Maria 2009 di più fasi (una altomedievale, limitata al
campanile con un pannello identificato di
volta in volta con una Deesis o con Abramo
Dallo scavo del 2009 dell’area antistante S. Maria di Torba (US 112) sono fra gli angeli, alcuni interventi in rapida se-
quenza in XI secolo per i frammenti super-
emersi 158 frammenti (St. 169701, St. 169715) di dimensioni da 2 a 9 cm (salvo stiti della parete nord e dell’abside e una
St. 169701, che raggiunge i 12,5 cm), recentemente sottoposti a intervento di re- fase di XII nella parete sud); sotto la sua di-
stauro19. Presentano motivi decorativi a fasce orizzontali, a perle, a meandro, e com- rezione operò l’équipe dell’Università di Lo-
sanna che procedette alla ricomposizione
prendono porzioni di scene figurate, con frammenti di vestiario e di iscrizioni in bruno dei frammenti: Juliette Hanselmann in par-
su fondo bianco. Sono pertinenti alle stesse campagne decorative di cui sono state ticolare ipotizzò la presenza di differenti
maestranze attive in momenti differenti al-
rinvenute ben più ingenti testimonianze nel 1981-1982 e nel 1987-1988, collocabili l’interno del complesso di frammenti (Han-
in un orizzonte cronologico romanico, plausibilmente precisabile nella seconda metà selmann 1987-1988 e 1991). Successi-
vamente Saverio Lomartire ha analizzato il
dell’XI secolo20. rivestimento integrale dell’edificio ricono-
Nel gruppo si distingue un frammento (St. 169701) che conserva una porzione scendovi un ciclo con storie dei Progenitori
(sulla scorta del frammento del campanile),
modesta di una testa giovanile, larga circa 7 cm, alta circa 4, su un fondo blu, e di realizzato entro l’XI secolo, e interventi suc-
una fascia soprastante rossa assai prossima (Tav. II, 1): il volto è reclinato verso si- cessivi (Lomartire 1992, p. 216, Lomartire
nistra, l’incarnato presenta un fondo rosaceo con risalti a calce e parti in ombra in 1994, p. 67). Da ultimo Rossi 2011b, pp.
168-171, ha riconosciuto differenti crono-
rosa scuro, si conservano solo le sopracciglia brune assai arcuate, i capelli bruni ap- logie e temperie stilistiche nei dipinti del
parentemente lisci con ricciolo al centro. Rispetto alle teste recuperate negli anni campanile (distinguendo tra le due figure a
sinistra dell’accesso da una parte e la fi-
Ottanta del secolo scorso sono osservabili alcune differenze nella stesura, in gran gura nuda e il Caino dall’altra e ascrivendo
parte riconducibili alla conservazione: in quest’ultimo frammento sono presenti infatti tentativamente questi ultimi al XII secolo),
e proposto confronti con i dipinti di S. Vin-
almeno in parte le stesure di finitura del volto, perdute nella maggior parte degli altri, cenzo di Pombia, Gornate, Casorezzo, S.
e solo sulla sinistra emerge il verdaccio usato come sottomodellato; le lumeggiature Maria del Monte sopra Varese.
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Tav. II. Torba – (1) Testa maschile, a calce sono certamente date con un pennello più scarico e si registra una distanza
frammento dallo scavo 2009. (2) Fi- rispetto al vigoroso modellato delle teste forse di Giovanni e di Paolo (Tav. II, 3, 4).
gura maschile, S. Maria, parete nord.
(3) Testa maschile (S. Giovanni?), Tale differenza è imputabile in primo luogo a una gerarchia qualitativa: la figura non
frammenti dagli scavi 1990-1992. (4) ha un nimbo e appare di dimensioni contenute, assai vicina alla fascia superiore, e
Testa maschile (S. Paolo?), frammenti dovrebbe dunque appartenere allo sfondo di una scena narrativa; non a caso il con-
dagli scavi 1990-1992.
fronto più prossimo nel contesto di S. Maria è con una figura in parte conservata
nella parete nord dove pure si può osservare la pennellata grossolana di verdaccio
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Tav. III. (1) Frammento di testa ma-


schile, dagli scavi 1990-1992. (2)
Frammento di velario, dagli scavi
1990-1992. (3) Frammento di ar-
chetto, dallo scavo 2009. (4) Fram-
mento di architettura, dallo scavo
2009.

che percorre la testa e parte della faccia senza seguire il modellato del volto. È pure
plausibile che a tali gerarchie nella figurazione corrispondessero differenti respon-
sabilità nella realizzazione e che la figura sia ascrivibile a un collaboratore del maestro
principale.
Sul piano della tecnica esecutiva i frammenti della campagna 2009 sono omo-
genei fra loro e con quelli rinvenuti negli anni Ottanta del Novecento: mediamente si
può osservare uno strato di arriccio grossolano, un intonachino dallo spessore assai
variabile con inclusi grossolani comprendenti anche frammenti di carbone e di fibre
vegetali, lenti di gesso e un sottile strato superficiale di circa 2 mm21; anche la ste-
sura è assai accurata e la superficie appare liscia e compatta. La parte figurativa
presenta un fondo verde e giallo steso in maniera assai rapida su cui si sovrappon-
gono le stesure rosa dell’incarnato e successivamente i bruni e i bianchi in stesure 21
In St. 169701 l’intonaco varia tra 1,5 e
4 cm; minime varianti rispetto alla prassi
successive; la realizzazione è a calce, con presenza di tempere per gli scuri22. generale nei frammenti di decorazione a
Il frammento di architettura (circa 9 x 6,5 cm, Tav. III, 4) presenta un sottilissimo meandro dove lo strato superficiale pre-
senta uno spessore da 2 a 6 mm e l’arric-
strato pittorico (2 mm) con ampia presenza di calce e inclusi a grana assai minuta; cio appare assai grossolano con inclusi
la stesura vede la presenza di rossi cui si sovrappongono il bruno e infine il bianco. che raggiungono un diametro di 3 cm.
Tra i frammenti bianchi ci sono elementi pertinenti ad un angolo con finiture gri- 22
A queste caratteristiche operative si
deve la stratificazione identificata come se-
gie, che restituisce la finitura delle pareti di S. Maria laddove non si estendeva la de- quenza di fasi diverse o di operazioni pre-
corazione figurata. paratorie da Hanselmann 1987-1988.
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Ritornando a una valutazione più generale dei frammenti, come accennato, re-
stano tracce sia di parti figurate sia di ampie partiture decorative: le fasce porfiree
su cui si allineano perle rapidamente realizzate a calce intorno a una nicchia o a una
piccola monofora, fasce rosse, blu, verdi giustapposte con le medesime perle, spec-
chi epigrafici pure dal fondo rosso cupo. Numerosi frammenti bianchi con ombreg-
giature grigie e grossolani disegni rosso cupo devono essere ascritti a un velum,
che doveva rivestire la parte inferiore del catino absidale e forse dell’aula (Tav. III,
2). Assai più eleganti sono invece due serie di frammenti rispettivamente ricondu-
cibili a un meandro prospettico e a una sequenza di archetti prospettici (Tav. III, 3-
4). Entrambi i motivi erano presumibilmente destinati alla terminazione superiore
dell’aula e dell’abside: sono caratterizzati dalla stessa gamma cromatica e da una
stesura regolare, pienamente assimilabile sul piano tecnico ai frammenti figurati.
Emerge immediatamente il contrasto tra l’uniformità tecnica e materiale e la va-
rietà stilistica che è stata sottolineata ripetutamente a proposito del contesto di S.
Maria: Juliette Hanselmann nel 1991 aveva individuato tre differenti gruppi, carat-
terizzati rispettivamente da un forte influsso bizantino, da un gusto già romanico
nelle fisionomie, infine da uno scadimento qualitativo e da un gusto prossimo al se-
condo gruppo, ma forse cronologicamente successivo23: i tre stili ben distinti rinvie-
rebbero a tre differenti ateliers e forse a distinte fasi di XI-XII secolo.
L’unica differenza a un tempo tecnica e stilistica riconoscibile nel complesso dei
frammenti sembra essere quella tra i primi due gruppi individuati dalla studiosa sviz-
zera e il terzo dove si assiste di fatto a stesure più grossolane nella lisciatura dello
strato e nella definizione dei dettagli anatomici. Complessivamente, tuttavia, è pro-
babile che le differenze si leghino in primo luogo, come visto sopra per il frammento
(St. 169701), all’articolazione gerarchica della decorazione, con stesure sommarie
(anche nella lisciatura degli intonaci) per il velario (Tav. III, 2), mentre pratiche più
raffinate e riferimenti culturali aulici erano riservati alle figurazioni absidali che –per
23
Hanselmann 1991, p. 11. i frammenti superstiti– si può ipotizzare comprendessero nel catino la sequenza
24
Per analoghe considerazioni sulla gerar- degli Apostoli. Nell’aula le vivaci scene narrative (comprendenti forse scene di mar-
chia dei partiti decorativi: Gheroldi 2003, tirio o apocalittiche) di cui sussistono poche tracce sul perimetrale nord si presta-
con ulteriori riferimenti.
25
Sono individuabili sul lato nord due teste vano a una stesura abbreviata e a riferimenti stilistici meno aulici e meno influenzati
su un fondo azzurro chiaro, un frammento dal linguaggio bizantino24.
di figura panneggiata e di belva presso la
porta laterale nord; sul lato sud una più
Il riferimento a influenze comnene avanzato da Bertelli e condiviso da Lomartire
ampia porzione corrispondente a due re- sottende una cronologia all’avanzato XI secolo: è questo l’orizzonte cronologico che
gistri, comprendente al centro della parete offre più stringenti confronti per i dipinti di Torba, da Jerago, a S. Michele di Oleggio,
in alto forse un’Adorazione dei magi (nel-
l’interpretazione di Bertelli 2010, sulla a Gornate superiore, ad Agliate. Sono contesti in cui richiami di più spiccato accento
scorta evidentemente delle sontuose vesti bizantino sono accostati ad elementi più occidentali. Una cronologia dunque intorno
alla palmirena) e in basso un fondo archi-
tettonico, all’estremità ovest frammenti di alla metà-terzo quarto dell’XI secolo che suggerisce una discreta distanza dalla fase
scene non identificabili. Infine, si conserva costruttiva della chiesa, fissata da una moneta di Ottone III all’inizio del secolo.
un più ampio settore decorato nel campa-
nile: all’esterno la decorazione si articola I frammenti consentono di integrare le conoscenze sul complesso della decora-
su due registri, con una figura maschile zione romanica di S. Maria, che risulta rivestire l’intero edificio25. Le affinità riscon-
panneggiata analoga ai frammenti super-
stiti nel registro inferiore, a lato dell’ac-
trabili nella gamma cromatica e nelle formule espressive suggeriscono la
cesso e, sopra l’accesso, una coppia di fi- contemporaneità della decorazione della parete nord e dell’abside cui dovevano ap-
gure non identificabili a sinistra e a destra partenere i frammenti rinvenuti nel riempimento della cripta; a una fase successiva
una figura nuda in preghiera; nell’intra-
dosso dell’accesso –raccordato all’esterno (XII secolo) appartiene la decorazione della parete sud, con un confronto con la Cro-
da un unitario sistema di cornici brune con cifissione di Jerago. Più complessa è l’articolazione cronologica dei dipinti sul cam-
filetti e perle bianche– è stata ricollocata
dopo lo strappo una figura accompagnata panile realizzati in almeno tre fasi, di cui la figura interpretata come Adamo dovrebbe
dal titulo KAIM (con A sopra il rigo) da iden- essere la più recente, databile alla fine del XIII secolo26: lo strappo dei dipinti in un
tificare, piuttosto che con Gioacchino,
come nella bibliografia più antica, con tentativo di furto e la loro ricollocazione negli anni Ottanta del secolo scorso hanno
Caino, come conferma l’attributo del man- irrimediabilmente compromesso la comprensione della sequenza e la leggibilità delle
nello di spighe. Ancora nel campanile, sul
muro interno sud, è visibile un leone dalle
superfici dipinte. Alla fase di XII secolo sembra tuttavia da ascrivere la scena biblica
fattezze mostruose. all’interno del campanile, mentre è forse riconducibile all’XI secolo il pannello con
26
Bertelli 2010, p. 50. tre figure presso il perimetrale sud: per entrambe è stata suggerita una cronologia
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al IX secolo, sulla scorta dell’antichità della struttura; la proposta trova tuttavia un


ostacolo sia nelle caratteristiche stilistiche, non accostabili agevolmente a modelli
altomedievali e nei confronti positivi con i materiali superstiti27.
La qualità della decorazione è complessivamente elevata e si inquadra appieno
nel contesto singolarmente ricco del Seprio, che conta una serie di testimonianze
di XI secolo di particolare interesse (da Arsago Seprio, a Cairate, a Gornate)28. Sia
per l’impegno economico richiesto dalla sua estensione, sia per la qualità, il tessuto
pittorico di S. Maria documenta le notevoli possibilità economiche e culturali della
committenza, che si muove sul piano del linguaggio pittorico come su quello archi-
tettonico, in cui si segnala la probabile derivazione da Galliano per la morfologia della
cripta29: Le prime attestazioni documentarie del monastero, risalgono al 1049 e al
1124, come indicazione ubicazionale30. La mancanza di documentazione dall’alto 27
Per una cronologia anticipata al IX se-
Medioevo all’XI secolo sul monastero di Torba, in ragione sia della produzione arti- colo: Dejana 1980, p. 319, ripresa in Bro-
stica ad esso connessa, sia del rapporto topografico e strutturale con Castelseprio, giolo 1982, p. 80; Castellani 2000; una
datazione alla seconda metà X è in Li-
non può tuttavia essere considerata come un indizio di marginalità sociale e cultu- monta 2003, p. 37; per una datazione
rale della comunità, ma piuttosto sembra suggerire la connessione con aristocrazie all’XI secolo: Lomartire 1992.
28
in grado di ottenere nel tempo il controllo di strutture fiscali, come la torre, e di uti- Per un’aggiornata sintesi sul contesto
del Seprio: Rossi 2011b, con ampia biblio-
lizzarle per la discendenza femminile, che doveva contribuire al controllo del territorio grafia.
attraverso possedimenti fiscali, la cui discreta distribuzione emerge dalle fonti di XII 29
Segagni Malacart 2011, p. 55.
e XIII secolo. 30
Merati 2005, n. 32; Zagni 1992, n. 48.
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