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FIRPO
2432
BIBLIOTECA NAIIONALE
TORINO
chi l’a pi 'd fil farà pi 'd teila
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L U I G I F I R PO
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E T F A C ET E
L E T T E R E
D I M. C E S. A R E R A O
di Aleffano Città della Leucadia •
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Appresto DGiouanni
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Alberti.
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togenerofi Lettori,
Chele Argute , &
#:4°32 š piaceuoli Letteredi
Meffer Cefare Rao, digià ſtam
pate gli anni adietro alcune altre
fiate,fono ſtate di molta ricreatio
ne,&giouamento al Mondo, &
nelle Librarie disì fatto recapito,
che hoggidì non vene fono più
da venderfi: Et bramofo, quanto
perme fi poffa di dilettare, & di
giouarea qualunque perſona di
Nobile,&gentile ſpirto, Io mifo
noeletto di farleriſtãpare queſta
volta,con lagionta perciò d'alcu
* Il C
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, di tutta l'opera:
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$?? Ettera dell'Imperator de Matti agl'
cifaui,e protomastri del mondo,laqua
?#].lefià parerfalfala prefuntione di chi>
్య; ம4/ಲಿಸ್ದರು. ?!!
Rintuzzata dell'infiabile à imedeſimișilquale con
certi aggiramenti diparolefàgirare,e metterea
partitõogni gran faldo ceruello e moſtra con effi
caciſſime ragione,che tuttifiamo macchiatti d
vna pece,est tutti giriamoſotto una iſteſſa Ruo
4. " 6
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· ta. . . . -
uilegioJAuten tico. 43
All'illuft. Signor Marchefe Dino, Pilloleper con
fetti,eferuitiali fatti a lui con acqua calda, per
purgar la mordacità della lingua. 5о
„All'Illuſtre Sig. Conte Zoilo Tipe corretione fat
ta a lui Paterna,Materna,e non Fraterna. 52
JAlSignor,Franceſco Storella baie vere. 53
A Meßer Fenestrella Bastionate di penna date a
luifurfantefingolarifimo. 54
JAl Signor (efare.Arefio,Batefeuere,dette pergra
uità. 5
e Al Reuerendo T. Maeſtro Crauerio, கான்
fattaa lui moſtrando di burlare. 56
Al Signor Cefare Rao il crauerio, iſcherzamen
ti,per dar/paſſò alle brigate, 57
„AlSignor Mario Dottor di legge, Fratello cariffi
ነፃ20• 58
L'Academia de Zanni a voi Academici ignoranti
defiderafalute;eſ-perpetuafelicità. 59
Proferpina Reina dell'Inferno alle Cortegiane
del Mondo. 61
Franciſco Bernardino Ciui „Amico haud fucato Ce
far Raus. 63
Pietro Franciſco Ondegono viro fuperciliofò cæfar
Raus. 63
„Almolto Reuerendo,est Illuſtre Monfignor lo Ve
fouo di Larina. . 64
Auifò più dolce,che Aloe,fatto da Paſquino à i,
Fadofio.
- dell'opera.
Fadofio. 64
„AM.Fadofio, Brauata diparolefatta dallo Inco
gnito a luigallina bagnata, & aßai bene igno
7 477tt’. - 66
„Al.Sig. Francefchino Lana,lettera di Paſquino per
incitarlo affai,riffa cinica. 67 >,
Riſposta,del Sig.Franceſchino Lana a Maeſtropaf.
quino; nella quale fi dice affaifenza dir nulla. 68
Riſpoſta di Paſquino advn Dialogo delsign. Albe
rico Frondola, nella quale con certe confequen
ze, & intrighi di parole cacciandogli il capo
fra legambe,e'lofa voltare,e far tre capitombc
li pergalanteriain honor della festa dello Jpopi
lamento. 7o
Juifo di Paſquino al Signor Franceſcino Lana,per
farlo vfcire del feminato , Z9 vna lauatura
dicapofenza Japone , fatta al Signor Frondo
la. 7o
Tradimento doppio di Paſquino al signor Frondo
la. 7z
Riccorſo di Paſquino al Sign. Giouanni Riccio con
vna minuta delle fue lodi. 72
Maligna, ó arguta congratulatione di Paſquino al
Signor Frondola perfarlo ricadere nella medefi
ma,o in peggior malatia. 73
Lagrimofo lamento d'vn mal maritato, ilquale fa
increfpar la fronte,est fiaraccigliati tuttigli al
tri maritati. 74
s-- Al
Sommario,
„Al.Sig. Gio.Tietro Negro, cº al Sig. Francefchino
Lana in lode della Loica. 77
„Al Sign.Cefare certifißima, & ingeniofiſsima ri
fpoſta dei medefimi. | 78
Ribuffamento,foppiatonate, ebolzonate , date a
7Maestro Grillo Medico micidiale, e mendico con
certe altre heroiche lodi de 7Medici. 79
e Al Sig.Gio. Antonio Tuffo di Calefano,Brauata di
parole fatta advn fito vicino,doue moſtrando di
burlare,dice da doucro. - 3I
„Al Sig. Ceſare Rao, lettera del Lana in lode della
poltroneria,cofa tanto ingeniofa, & bella, che
per forzatira chiunque la legge ad amare abbra
; ciare, est riuerire effa polt roneria. 32
„Al.Sig. Donato Crafo, Mulfo d'alcune nuoue vec
* : ; dell'oper, ** .
Zettera capricioſa fecondo loflile berhiefto, do
ue ſotto metafora di lodarla le virtù costui ; fi
s riprende , & fitaji la cui dotiá ignoran
「リスa・ ,, |- ﹑ » .. . 95
Lamento di Giouanni Ganafa, con M. Stefanel
• lo. Bottarga ſuo padrone, ſopra la morte divn.
pedochio; Di lingua Bergamafea, ridöttà nella
Italiana Toſcana, &c. 98
?Maeſtro Corona Bacalario dal fiume reale , in lode
dell'Afino. -- - - 99
AlSignor Maris Ras, bi/oor/opάνparer matto fa
tiis. Io9
Al Sig. Altobello Tuffo, ricetta contralafierilità
prouata e non riufeita. ΙΙΟ
?
sommario dell'operā.
za. Tī$
A Meffer Bernardo Tinca, cofedileggerea digiu
苏0。 I I6
Al Sig. Abbate Scipione Rao, Deploratiºne della
calamità depreſentitempi. 1 17
AlS. Arrigo Fornari della Felicità,z) inquiete his
mana,con la ſolutione d'alcuni dubbibeliſsimi : |
I I8 -- - -
- -
z z # 1 N.E.
*
|
৪৪৫৪৫৪৫৪৪৮
L'ARG V T E ,
в F А с в тв
LETT ER E ::
- L'Imperador de Matti.
ast D I TE „Arcifaui, Odite Troto-.
Pº mafiri del mondo,Vdite vn noua
concetto, non mai più vdito, mi
rabiliſſimo, e ſtupendo. (ofa cer
#" tamente rara, la quale non fia
i C, creduta da molti ; ma certo ella
- - è così come io vi la dirò; nèvi
la potrei manifestare, fe vn furore, che di fo
Pra la mia zucca è venuto, non mi haueffe acceſo
il pettº - Io da tutti ſon riputato matto, anzilm
peradorede matti.Capo degli ſpacciati,efono vera
zmente infatti, & in parole pazzo. Ma queſtonome
- - •4 ፳፩0ከጌ
r L'argute Lettere
non è vitupereuole;non è infame,come loftimate voi
anzi è vnitriputatione grandiffima, vn'honor mira
bile,vna dignità fingulare,unafama perpetua. Per
cioche non fòlamente i matti , ma etiamdio i faui
fon foggetti almio imperio : e coloro che più de gli
altri faui effer fi credono, fono della prima claſſe, e.
di quei della capellina, cioè più de gli altri pazzi.
Eche ciòfia vero, vditene le prouemerauiglioſë, e
nuoue, vditene le raggioni euidentiffime, egli ar
gomenti fottiliſſimi: non dicono i Filoſofi, che due
fono le profeſſioni dell'huomo fapiente, non menti
re, e manifeſtare chi mente à ma effendo ogn’huo
momendace, dunque miuno fa profeſſione di fauio,
eperconfequente ogn’vno è pazzo;percheognºvno
non fa profeſſione d'altro, che di dir bugie. Vadafi
nelle corti, e reuardinfi le famiglie, e chiaramente
fi comprenderà quanto ciò fia vero, e per ridurui
l'argomento in modo, & in figura, dirò cofi. Niun
fauio è mendace , ogn’huomo è mendace, dunque
miun’huomo è fauio, ilmodo dell'argomentare non fi
può negare, perche in Ceſare , la maggiore èd's 4
riflotile la minor del Profeta, è la conchiuſione è
commune à tutti. Oltre à ciò non diße Diogene, che
chinon ficantenta è pazzo ? donque tutto il mºndo
è pazzo, perche miun è contento della ſua forte -
Epià, non dice il prouerbio, chc chi non fa le paz
zie in giouanezza, le fain vecchiezza ? dunque e
neceſſario, che ò in vm tempo, ò in ಶ: tutti
፱4ነንጌO
ZDel Rao, ‘’. 2
famo pazzi. Oh dunque il mondo è ſenza fauis
meffer sì, perche inofiri antichi erano tutti faui, GÓ"
а росо,арого fi fon morti,ipazzinonfono mai mor
ti', ſempřefon viuuti, e creſcono ogni di ddodicilire
per ducatto » e però noi non conofcemo fauial mon
do, non gli hauendo mai veduti. Ma voleteveder
la pazziă generale del mondo : guardate al tem
podifēr carnouale quanti matti, e mattacini, quan
tipazzi, epazzaconi ; mirateà i veſtimenti, alle
pázzë foggie degli habiti, à agli» à ritagli, à fra
štagli, à ricami, ai colori, alla varietà di calze, e
giupponi, alla diuerſità dicappe, capotte, tabarris
giubbe, capani, capanotti, veſtilunghe ; alla bi
zaria e firauaganzadellepelande; gabanelle, falº
tambarchi, faj, faioni, colletti, de capelli pieni di
lauori, e digrilloie; ele berettepiene di medagli»
di cordoni, di veli, diperle , d'oro, di lacci; alle
farpe variate, e fatte alladiuifa; allistiuali: fti
ualotti,bolzachini, vafese breuemente da capo à pie
di conoſcerete lageneralpazzia degli huomini. De
miei habitinullavi dico; perchefe tutti gli altrive
fono mattamente, che fi conuien poi à me, che fon
l'Imperadore de matti? le Donne, ò, ò ſenza altri
vestimentile conoſcerete alvifo contrafatto percen
tofegni,doue fotto vilbiacca, e folimato fepellitafi
vede la lor nattia viuacità. Eperfar più bello ſpet
tacolo, alcuni altri moštri di cinquanta anni fi tro
uano, che fu'l volto s’acconciano quel lor finerda
|- JA 2 mento
e L'argute Zettere
imento di belletto in maniera cheperentroluilacar
ne vecchia fi vede non altrimenti che fi facciala li
uidezza d'vn muro affumato fotto poca calcina.
Efe vogliamo moi confeffar'ilvero , non è più tofio
ɔn ſimilfpettacolo matto, e degno d'odio, che d'a
more? Equeſte fauie ſibille, che'l mondo chiama
zaghe, leggiadre, e belie denne, non fono più tofio
74egere, Circi, Medee, e degne di mille catene ?
she andando vagheggiandosefesteggiando in Caret
ta per la Città, guaſtano le štrade, impediſcono i
viandanti, fconciano le dannepregne , impregnano
lefooncie, øst intorbidifono infin'i vini nelle canti
ué, elaſciando ſtare la dishønefià, che dentroicoc
>
chtalcune fanno, e la commodità, che danno à gli
effercitij di Venere, infeminifono igiouani, fanno
ribambire i vecchi, allargano il freno à religiofi.
Taccio quelle amorafe lettere, chemandano à i lor
fauoriti, le qualiardono, piangono, foſpirano, e fi
deſperanoin maniera, che bastiarebbono à far’impaz.
ire vn Salomone. Ma vna pazzia è nelle donne
notabile questa, è efporre il corpo ad effercito be
šiialiſſimo evile, egli huomini ſottometterfi ad vn
altro viliſſimo , est infolente. Non fon matti gli
„Amanti ?i quali per ogni stagione di dì , e di notte
con pericolo della vita nodano il mare, fuperano le
torri, e penetrano le profondità dellaterra per ap
preſſarfi alla donna amata,muoiono, fi tormentano,
piangono, ridono, ballano, cantano, fono stimolati J
agitati »
& Del Rao,
agitati, viuonofenza anima, fono in vna continoud
ruota di trauaglia , affiitti, affannati, non trouana
luoco,fono doue nonfono, e doue non fano quiuifo".
no con la vita, con lamente, e con l'anima, e final
mente lalor pazzia chiaramente fi conoste dal ti
more, da l'ira, da lo fdegno, da i lunghi, efocofifò
fpiri, dallagelofia, dal fuoco, e dalgiaccio. Nona
fono pazzii poeti? i qualiquando fon gonfi di quel
furor poetico, eſconofuor dife, e dicono delle cofë
firauaganti ? come à dire, chel arco baleno beua »
che'l fol fi corchi nel mare, che le fielle caggino dal
cielo , che laterrafuga da nauiganti , che la luna
fia adombratad'vn faſcio difpini , e fimilpazzie
laſcio quei fuoi lafciui verfi meſſagieri d'amore, che
fanno impazzirele credulefanciulle , efono atti ł
mettere foſfopra la caftità di Lucretia. Non fon
fuor di feli Scolari? i quali vanno à ſtudio per stu
} diare, e figiuocano fino allebrache, dormono fino
alla campana, e talvolta arriwano al mezzo della
lettione , rinegano lapatienzaadhauer danarida
cafa, hanno debito ognicofa algiudeo, i libri in pe
gno, la maggior partefon ragnafi, tutto'ldi vanno
dietro le zambracche, ezanzeri, fanno queſtioni,
vanno in ſquadriglie, non ſtudiano mai, efe n'è al
cuno, chef rompa lateſtasài libri, alla fine diuen
ta òmatto , òtifico , ò hidropico, à mupre. Non
fon pazzii Dottori ? i quali hanno fempre la cafa
fiena di notaiuzzi, di procuratori, d'auuocati, di
*. »4 3 litiganti,
\
*** Ž’argute Lettere
litiganti, didiſperati, arrabbiati, e difimil cana
glia, convn rompimento di ceruello, diliti, di cau
fe, di negotij, di procure, diftromenti, di polizze,
cbe’l tempo dipreſtar orecchie, difquadernar libri
è ſolo atto afargli impazzire, diſperar, e dar l'ani
ma al cento para ? Non fon fuor di feminato gli
„Muuocati, che ingannato i confidenti clienti ? Non
fon fuerdi fe i procuratori, che s’accordano con la
parte auuerfa? Nonfono priui di ragione i giudici,
chefi laſciano accecar dai preſenti? Nonfono stolti
i Notari, che feriuono il falfo ? 7 medici non fono
mattiancor'eglino?i quali ogni notte, e giorno han
no orinali,eớampollepiene dipifcio,che glifon pre
fentate all'vfcio,fono stomacati daglifierchi, e da i
vomiti degli amalati, el capo pieno di dolori, e di
fetore non ragionano d'altro,che di poſteme,difluffi,
difebri, digonfiature, morbigallici, e di mille fasti
diofi maliportano à cafa la morte di questo, il tran
fito di quell'altro, s’vno è amalato, lo fanno fiuuar
invnabuffola à diete, à panatine, acque cotte, con
vnaprouifion di pillole, d'empiafiri, ontioni, con
oglio, onguenti, ø medicamentifolutiui c strettiui,
da far fientare la morte à i poueri amalati. Non
fon mattii Ciroici, che talvolta fanno delli bifchin
chi firani, che non vi l’imaginareste mai ? Non fon
infenfatigli. Aftrologi, i quali vogliono fenfamen
te mostrare quelle cofe , che non caddero mai fub
fenfu?e calculando lanatiuità di queſto, e di quello
. * --> vogliono
ZDel Rgo,
vogliono predirele cofe future, delle quali non e ...".
terminataverità,e con annonciar qualche gran ma
le conturbano, & atrištano la vita humana. Non
impacifcono i loici,che con le lorfallanzze vogliono
far parere il bianco nero, el nero bianco, e con cer
ti intrighi di parole turano la bocca alle perfone ?
Non fon materiali i Filoſofi, chetutto il dì s'aggi
rono, e s’amazzano tutta via à confiderarla prima
materia? la qual per effer'»na coſain potentia, non
mai veduta, quanto più fi lambiccano il ceruello
per conoſcerla, tanto meno la conoſcono, e perque
Jio alla fine impazzifcono, fi inalberano, e vanno
ignudi. Non fon matti i Gramatici ? i quali con
le fue ethimologieftanno tutto'l dì a diſputar de lana
capriua, e stordiſcono le perfone. Non fon fuor
difegli Oratori ?i quali con le lor bellefigure, orna
te locutioni, dolci colori ricchi numeri, fplendide
metafore,fcielte parole,ci perfuadano ilfalfo,tiran
negiano il noſtro animo, e come Sirene colfuo dolce
dire ci ingannano. Non farneticano i Geometri?
i qualico fuoi triangolitondi,eforme quadre, come
co’l nodo gordiano s'inuilupano il ceruello di manie
ra, che è forza chefarnetichino. Non fono farne
tici i Geomanti ? Non fono infuriati i litiganti ?
Non fon fuor di fe i Negromanti ? Non hanno
poco fale in zuccai Capitani, e i Soldati ? i quali
fi fottomettono in pericolo de la vita, e non fi ſpa
uentano d'entrar alle difficili, e periglioſe impreſs.
لاله 4 della
\
- L'argute Lettere
della guerra per la vittoria. Non fonofenza cerº
nello i mercanti ? i quali folcano dal mare Indo al
ZMauro per lo guadagno , estanno ſempre a contra-,
štar con teljitori, con lanaiuoli, co creditori, co' de
bitori, con traforegli, coferiti di mano, e libri de
conti. Non dice il prouerbio che cbi fa la robba non
la gode ? però gli Auari non fon tatti pazzi , che
fudano fientano, e cacano il cuore perfar la robba,
che lagodano altri ? Non fon mattigli vbriachi, e i
giuocatori ? e quanti ne fono boggi nel mondo ?
Non fono s-Arcimattigli Adolatori, ei Traditori ?
e quantine fono boggi nel mondo ? Non fono „Ar
cipazzigli Adulteri , Z9 Adultere ? e quanti ne
fonoboggi nel mondo ? Non fono besiie le Mere
trici, e Ruffiani ? e quanti nefon hoggi nel mondo ?
Non fono bestialigli homicidi , gli Aßaffini , ei
Ladri ? e quanti ne fono hoggi nel mondo ? Non fo
no fuor dife gli Strigoni, e le Streghe ? e quanti ne
fono hoggi nel mondo ? Non fono fenza seruello s
prodighi, egli Auari ? e quantine fono hoggi nel
mondo ? Non fono ſenza intelletto libugiardi, e
frappatori? e quanti nefono boggi nelmondo? Non
fono jenºа # Ciurmatori, e Ciaratani?
e quanti ne fono hoggi nel mondo ? E quante altre
fono le fchiere de matti, ò, ò, fono quaſi infinite.
Vnaparte non ridono mai, fianno in maeſtà, vanno
congrauità mouendo i paffi, eftuellano poco. Par
fece nefono,cheridonofaltano, effultanoy/glillano,
ؤسﻢCa13
. . . . . Del Rao, - +
L’argute Lettere -
{
ivnofale pazzie in palefe,e l'altro in occulto: l'vnd
lefà dafcherzo, e l'altro da douero. Equesti Ar
eifaui, e Protomafiri del mondofono della primaclaf
fe, e di quelli della capellina, cioè più degli altri paz
zi; percheipazzie triftiper letterafono i maggiori
pazzi, e i peggiori triſti, chef tronino.
A L L I 7M E D E S I 7M 1
l'Infiabile.
M Irate che Diauolo di cofa è questia, tutti fit
VI mo macchiati d'vnapece,tutti infarinati d'v
na farina, est ogn’vno mi dice fatti in là, che non
m'imbratti, fatti in là che non m’infarini. Vdite
di gratia la bella nouella. Standomi io vno di que
stigiorni aftratto in fpirito,farneticauain aere, fa
bricaua castellaponeua monte, fopra monte, final
mente dopò lungo chimerizzare di vna frenefia in
vn'altra, in taiparoleroppiil filentio ? Che domine
vol dire, che tutta lagente mi chiama infiabile ? mi
domanda inquieto? è tanto gran male questio ? e ſi
enorme peccato l'infiabilità ? è cof grande errore
il non starfaldo ? Checofa veggiam noi fotto il Cielo
fiabile, eferma, bor chiarafifcopre l'aria, horgra
uata di nebbia fi conuerte in pioggia. Ilmare bor
è turbato, hor è tranquillo. Imetalli per longo vfo,
òperrugginezza vengono meno, lepiantefiriuesto
no la TPrimauera, e l'Autunno fi fpogliano, e final |
*ente diſſecato l'humido lor radicale,all'vltimo mo
- - - - ፳0ነ}Q•
Del Rao, 7
sons. Gli animali di veloci, egagliardiper lagio
uentà,fimutano in tardise deboli per la vecchiezza;
e finalmentemorono. É gli huomini quando pian
gono, quando ridono; hortemono, & hor/perano,
hoggi lipiacevna cofa, demane lifpiace, mai non fi
contentano, fempre fimutano, d'ogni cofa fi facia
no. In maniera che tutte le cofe di quà giù ſonova
riabili, tranfitorie, & infiabili, e lo dir'boggi In
štabile ad vno par sì grandeingiuria ? Finalmente
penfando io sù queſto errore diuenniin tanta malin
conia, che non trouaua luoco, non poteua starfaldo,
mi pareua che mille tafanimi haueffero punto, an
daua come mofa ſenza capo, non poteua fiar nella
pelle, mipareua d'efferein odio à me fiefo, & à gli
altri,la caſami puzzaua, la vicinanzapareua, che
tutta mi baiaffe dietro, per le firade mi era diuifo
che mille cani mi foſfero attaccati alle calcagna, la
piazza mifašiidiua, e gli huominimireccauano mo
leftia, le donne fašiidio i religiofi tedio, il bere mi
dauanauſea, il mangiare vomito, andare a cauallo
mifatiaua , à pie mi straccaua in caretta mi fcon
quaßaua, la terra pareua, che mi mancaffe ſotto i
piedi, lecafè, chemi cadeffero à doffo il leggere mi
dccecauagli occhi, lofcriuere mi noiaua , lo paffeg
giare mi faceua aggirare il ceruello come vn moli
no : S’io fedeuami pareua,che cento formiconi efcor
pioni mi pongeffero lefpalle.Cento voltein vn dì feci
mutarla tauola,doueio mangio, illetto mille : 2
. - |- 44
. L'argute Lettere
la credenza ducento volte. Non haueua fianza;
che fuſe buona perme pervna mezabora. Io pa
reuavnagattachetramutigattini ogni dì nell'orto,
in corte, fu'l terrazzo, à piè delle fineſtre, dentro
all'vfcio, in folaro, dentro labuffola, in cantina, in
stalla, in cucina; il letto doueio dormo lo feciap
picare con le corde in aere. Cento volte mi ven
ne animo di diuentarfrate, mille da diuentar prete,
monaco allabadia,monaco alla certoſa, cappucino,
zoccolante, camifciotto, il toglier moglie cento mil
la volte; da pedante in fuori ogni cofa hauerei fatto
volontieri. Dapoi perfinaltire queſto humore, io
mimifi in fantafia di voler trouare quanti anniio
haueua, in che tempo nacqui, quando fui batteza
to, quanto tempo stetti fotto il mio pedante, quan
do fuilibero dalle fue mani, quanto tempo hoget
tato via, quantofpefo con diletti,quanto diſpenſato
in piaceri, in che tempo mi aſfaltò l'ignoranza .
quando mi prefe la pazzia, quando s’infegnorirno
di me gli humori, quando cominciaià farneticare,
il vitie à quali anni mi cinſe in quanti mi ador
mentai per non voler impararvirtà, quando comin
ciai à caminar per fi felerate vie, di che tempo
cominciai andar dietro lezambacche, e zanzeri,
efpender perbuffoni, ruffiani, e parafciti, quanti
anni tennimadonna Veronica, quanti prefenti ho
fatto in mia vita, quanti banchetti, quando co
minciai eſfèr padre di famiglia .
-
Fil: zmi
#
Del Rao, 8
ftiracciaivm gran pezzo l'intelletto per trouar l'an*
no, ilmeſe, ilgiorno, el'hore di tutte queſte coſe:
alla fine effendo faſtidito in calcular queſto conto
lubrico , mi mif à contar quanti danari haueuais
caffa, ma hauendolitrouato tanto pochi, che appe
na baſtauano per far comprar da cena quella fera»,
penſate voiin che furore entrai: voleua amazzar
la fante, e dar delle baftonade al famiglio, perche
mi credeua fermamente, ch'eglino mi l'haueſfero
robbati,e per questo amendueli cacciai fuor di cafa
Ma veduta poi la lifta delle fpefe , trouai che
tutti eranofpefi in vacche, ruffiani, buffoni, epa
rafiti, à compoſitori chefcriueſfero i miei humori, e
mitrouai poi (che era peggio)fenza danari, efen
za feruità. Finalmente vfcì di cafain maniera in
cagnato, infuriato, arrabiato, che pareuavn An
tropofago , vn Satiro, vn ſpirito Foletto, che cor
reua hora disù, hora digiù, aggirando per la Cit
tà, ognºvno chemivedeua beſtemmiaua questamia
vita inquieta, ognºvno riprendeuaqueſtomio tem
peramento fatirico, tutti voleuano mettere legge à
queſte miegirelle, che faceua circum circa per la
Città. All'horami fù forza/gridare contro coſto
ro dicendo. Opouera volgare, e ciecagente, non
vedi che queſto è vno aggiramento, che ogn’vno
ne participa la fua parte; perche tutte le cofe di
queſto mondo girano, tutte fon fatte in giro, i
molini,girano, i torni girano, i cocchi, le carette »
carri 33
|
|
L’argute Lettere |
carri, le carruccolegirano, i danari quando vanno e
vengono nella borfa girano, lefuſa della roccagira
mo, le campanegirano, gli vccelli nell'artagirano, |
quando fi mangia fi girano i bocconi , quando gli
huomini fpaſſeggianogirano, quando feriucnogira |
|
s
||
. . . . . . . В л тот е
Ο Quantofon fuor dal mercato coloro,che s'ima
ginano, che i Pedanti fiano vitiofi, golofi,
ignoranti, goffi,fozzi, noiofi, fuperbi, efcelerati.
Male certamente fi poſſonofare le dichiarationi del
le cofe fenza fapere i fondamenti: conciofia chechi
monsà comefistiano,male dico poffonofabricaruifo
pra-? Pedantifono il fondamento, e fostentacolo di
rattelefienze perchefudano,flentano,éfi macera
no tutto l dì a gettar i fondamenti,e dare buoni prin
cipija fanciulli, i quali quando fono poi liberi dalle
lor mani,& vffiti (come fi dice) dalle bufche,loda
no l'opera, biafimano l'artefice. 0 Dio perche non
鷺 dire? haueffeio chim’afoltaffe, comeio di
rei dibellecofe sèquesta materia, e trouzreiben le
|
- 2 طنة C07’
- Del Rao. 12
eerde,ei tafti diqueſto liuto. Mail Diauolo è, che
tutti mi volta lefpalle,perche fonovn Pedante. Obi
me che io ho tirato quefia caretta forfe trenta inni,
e tierolla mi dubito condannato in perpetuo, eper
deſtino. Mafopra ogn'altra paſſione m'accorail pen
fare,che dopò tanto mioferuire,tanto peregrinare»
tanto negotiare,dopò durate tantefatiche,foſtenuti
tanti fudori,corfi tanti pericoli, fatti riuſcire tanti
fcolari dalla miaferola,fatte tante ſperanze, allafi»
ne altro non ho acquiſtato fenon che il nome di Pe«
dante,ho aperto la porta di Ianuafum rudibus, per
far entrare i nemici in cafa. Io ho hauuto dafaretut
to'ldì con bestie,perche i Fanciullifon beſtieuole,an
zidice Platone manco maneggieuoli, chevna befiia.
(onfiderate voi donque che fatica è fiata la mia à
metterefreno a tante bestie,a correger tanti certiel
li,a raffrenar tanti animali, ad ammaestrare tanti
varij cuori, a donar tantc diuerfementi, a dimešti
ear tantiferoci poledri,iquali domesticati, chefona
ricalcetrano,e non riconofcono più il beneficio, cofa
certo,che non fanno gli animali irragioneuoli, i qua
li domati,e amaeſtrati chefono wbidiftono alfreno,
e foggiacciono ad ogni nostroferuigio.Opoueri noi,
e mal arriuati TPedanti, che finaniamo tuttol dia
dichiarare le regole di Cantalitio perfar piacer al
la plebe,e poi fiamofcorticati, crocififi, cờ ci bifos
gna hauer patienza a crepa cuere . Nei fiamo
ridattia termini boggi, che a moŝiro diſpetto cibiº
* {& 28 · 4 ſogna
* : Ł'argufe ſettere -
* :
κ ε κ ο ν ι" ο.
" ", “ . . • •• • • - ਾਂ
Redendo voidifaruiò venerabili,'òformida
bile alle gentitomeil Flagello de Prencipisha
-.- * - e - : - fgfff
:-- Del Raº.” |- . - 15 *
stgelpurpureoTurbante,che s’appiataſottoilea
pello,e quel caualcar chefattiapunti,efftile,faſti
mar adalcuni, chefiate della razza del soldano, à
*:sºfi, &eichevigiudica, chèiralvostroandar
alla (hieſa elnegociarin caſapervn Tramezzino,
fervº misto pervn.Ambiguo pervn'animal Neu
ºrºiº non bado acotalifernetichi,emirido ditoro,
zbenom fannofenonſtirarilorfenf, neveggionoii
fondo altruppo cupo intelletto, che viue foto lavo
#x4eea Wuoleil Magnolino,chefiateilcozzone
dellechimere. Parmi che costui entri sù laviadi
foreimanno de capricci,che vivan razzolandoper
la testa. Trouo inolti che credono, che farevn
Monºpereh:apponetead ognicoſa,etrouare
sterhediresàleſtimmati di San Francesto, esàle
catene di Bernardo, Panfig: berbe
·
.. . .. . . Φει R4ο: ' 22'
hierimi diffe,ehev'ha per Vertunno, per Vergolo,ė
quella voſtra Fanteper Verfiera, e che fi meraui
glia che lagiustitia vilafºi reſpirare, ø habitare
con la vostra mocciaccia. Sento,chi afferma,che nỡ
Martino,ma di Alfefibeo haueteilnome, e che per ·
accidente fete così chiamato dalle volgari brigate,
per effer voi di temperamentofatirico, e che l'appi
carefte a S.Meridiana. Io perme tal'hora veggen
doui di Verno al fuoco affumicato, & accigliato ,
benche non vifolfeineudine,e cicapyli, vi ho tenuto
per Volcano.Mami non fermaua, non hauendo vsi
Venere. Iomi confondo nella varietà dei pareri, e
nella ſtraniezza sì dell'habito, come delle girando
le,cheformate. Alla baccanal beuanda,chemi deste
vn dì, vi teneua per Sileno,e vorrei, perehe non ri
uftifie de fuoi progreſſi, che la Giumentavostrafi
trasformaſſein vn' Afinello. Infomma voidate che
trauagliarallegenti,echi dice vna cofa,echi vn'al
tra della Spettabile, e Reuerendavofira Profoppo
peia,che indorme a quanti Bastià fono in e Africa. I
griccioliſcolaſtici,elefregolepreteſche,eleshiran.
dole de Corteggiani fono nulla a petto allasbace
gante natura voſtra'. Hor vengohoigiorni alla
sfillatageniali,raffaxxonateui, est inrubinatei fia
fchiperromper il guinzaglio allelingut tacite. E
perche aſpetto,chemi diuentiatefantolo di una cria
turina non nata; aſſaporateui ilabri, e purificate
l'organo tra’lpetto,elmento; perchef bifantivn.
*t. - - . :: A Hinne
* : L'ạrgyte Lettere
Himno poetico in lodi della distrete, chevimandå:
quel piatto di Micche poppabili. Io micruccio, che,
non shucchi qualche Plinio nouello a.fcriuerei no-.
tabili atti della vitavoſtra:perche restaffe effempio,
a posieri, Jeff ſcioperato,come eglifu confumerei.
imazzi difogli intorno la maeſtà della Burchielefa.
dottrina di voi.Strabili a ogni vno,che vede,e confi
deralafineſtreuole Architettura del Domiciliovo-,
stro,zolprefepio,che tenete abafo, e di quì coniet-,
turanº alcuni Marzoccoli ciò che non vedono. Al
tra materia è quella, e non sò qual cottura fe nefde
gnerebbe ſi è vaga,e riguardanda. Họfiloſofato huo.
na pezza al focolare fopra di voi, ó infineilmia,
ingegno non intinge più in giù di Monna Pentala.
voicbebauete,e voleteilgiambo datemiilfilo,per
chemiſtricchi daglianfrati de penfieri voširigene
rabili,e corruttibili,e polfa dir coje,chemi vadano.«
feconda. Perche me hown moccolo, chemi và dile
guando,nè poſſo più ſcriuere, benche auanticarta
Accettate questa proceſſioncella di parolein altro
file di quel Paşiiccio, che farebbe meglioripoŝto,
che viuo. Date rifpofta qualfolete gentilmentepor
tandoui, acciò fi mouaad. Aflio, qualche animale
Retorico, à Sofiſtico, perdonatemi, fe quitronco il
гапхопатенto-м woiтirАссотапӑі. -
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* º di quellacòfain diffefa del sig. Meffer "**
****** Martino cuglia,huomodelta : ******
********* Tauola Rotonda. *** , è a; at
v, : \ " . . .. -- : , se" : ""
E级 è pur vero quel chef dice Ser Bartolomeo,
C, ehevn matto ne fa cento;perche i fenficaba
liſtici,l'intellettitorbidi; l'oppenioni parađoffèstia
che;eifignificati confufi,efantaſtici, ehe čaủätêdèl
fandare,dai veſtimenti,e dala vite di Meſfèř Mar
tino Ĉuglia,hanno mesto ancor memella via dell'im
pazzire:eper questoferiuo la preſente: con la qua
levifacciointenderecome cicalädo io vngram þez
zobierfera defatti voſtri abecco abeceo eon vnă
përfờna,mifèvederevnavostralettera,nella quäle
miparete vn macrobiº ad intrepretargl, habiti
dercaglia,un adippo de fitoimisieri,edapiù di quel
Turcimanno; cheinterpretauail cicaleccio de past
fèri.rosò cheltutto hauetefatto perfar dir ben di
uořèmal d'altri fécondoi uostriệapricci:ma digrā
tungawingānate;perche hauetefatto comequeiche
s'affaticanoper impouerire,eº hauetelogofato ilië
po,e cöfumatala cartaperfaruiſpacciarpëřňatto
ancor uoi:horvenite quif? Dio uiguaristä ಫ್ಲಿ
bümore;feil cugliaèvn corpofātastico,ểióětřäfpa
rente,come lo potrete mai forger cõgliocèhi?capir
cỡ l'intellettołabbracciar con la memoria? che nõui
**** fug
- - L'argute Lettere
fugga,eſpariſta dagli occhi,e dalla mente? volena
dolo dunque deſcriuere,eforza chevaneggiate, vº,
lendolo cofenfi comprendere,e neceſſario che v/cia
te di fentimento, e vifacciateſimile a lui, ilquale
in queſto,è differente da voi perche egli portailpur
pureo turbante, e li ftiuali, e voinò , I quali però
fannafolamente differenza commune, e non pro
pria, nèfpecifica, e tantala fomiglianza »-cº-af
finità tranoi,chechivedete, vede lui, echi vede
lui,vedetee chi vede te e lui,non vede nè te'mèlui.
Perche tufeiin lui,ø egli è in te, e l'vno e l'altroể
fuor dife. Ma fe ben tra voi è vn'amicitia intolle
rabile,gớ vna affinità diuifibile, non perciò caua
rete mai coffrutto di quest'huomo, nato almondo
perfare aſtrologar le perfome,e quando vi hauerete
bě lambiccato ilceruello per conoſcerlo,all'hora re
fierete più confuſo,perche egli và sử certiandamɛ
ti,che chi'lsà non lo conofte,echilo giudica-, non
lo vede,e non filafcia intendere dariuno, eccette
daquelli, che no'l fanno;perche quei che'lfannos
men lo conofcono. Zoppica fempre è nonfi cono
fremaidi che pie zoppica, e paffeggia ſempre per
lavia de fuoi humori,e perfotto iportighi delle fue
bizzarie, lucubrando di continuoco'l ſuoingegnº
fpiccardino,colfao ceruellobalzano, eco’lfuo in
tellettomauro, douepoteste fare vnafnefira, wx
3 ſcio,efatto chefia, fe non quadraalfio giuditio
lucente, gral ſuo veder profumato, diruit; edifiz
- : 64քց
. . . -- Del Rao. . . . 24
stat; mutata quadrata rotondis. Má che capriccia
estato il vostro a volerlo canonizar permatto ºfe
lefuepazzielofan notilfimo, il ſuo turbante manifè
ftiſſimo, il ſuo domitilio thiarijimo, e la fua Dound
publicatilfimo. É che differenza fate voi d'un mat
toſpacciato,com'è il Guglia, e d'vn mattofauio, co
meļiete voi? Je non chel'vnofa lepazzie palefi, e
l'altro ſecrete, l'vn lefà daftherzo, el'altroda do
uero. E di qui viene,che voi Jiete più matto diluis
pertheipazzi, gºitrittiperletterafonoi maggio
zipazzi epeggiori triſti che fi trouino. Secerrate
honor perqueſtavia;fate come tolui,cheper hono*
rarfivolleportar la mitrà,e farfi ſcoparper darpis
cereallebrigate,e come quell'altro,che perefferno
minato abbrutciò quel tempio, Eton questevoſtre
ciancie credete difarui à venerabile, òformidabile
ale genti come'l flagello de Prencipi. Ma di gran
lunga vingannates gº hauerauui come aquelsoº
miero, cheandò con quella pelle di tione indoſjåfa
tendo del marzocco 3 che Jeoperto poidal raggia
re oltre alapelle,che s'hauena vſurpataglifuleua
tala Jua. Ma ditemi vn poco, che ragione ha
uête voi dichiamarlo matto ? s'eglipuò tåneggiar
fanza ſcrupolo di tonſcienza,ಘೀ
dalo, fabritareaſiella in ària ſenza pericolo, che
gli cafeano addoſſo, andar con lebratche talate
per la Città fenża offeſa d'alcuno ? perche lå fis
grauepazia è conºſciutas e manifestaad ognºv:
- * -* * ክ0 »
?? L'argute Lettere
ho,è incurabile,ềnaturale. Eperò voi tanto più gra
uementeerrate, quanto riprender altri di quelche
è bene, òalmevo di quelebe non è male , è doppia
menteerrare. E che bene , non mal fatte fiamò
quelle cofe che hauete feritto al Cuglia,me ne rimen
ro. Mitjauuertifco ben,cheloferiuere è lecitaat
ognºvno ilgiudicare conuiene a qualch’uno de quali
non fiate voi; il beffar non fià bêne à miuno, maſsia
mamente quando non fi riceue noia. Lanatura
de buoni è chiudergli occhi, ele orecchie alle cofa
vergognoſe, ancora chefiano ceperte, e la vošira
levàrercando,e fele imagina quandofono ancoceá
late. Perfeufarui poi dite, che l'hauetefatto afna
richieſta, e malvolentieri, hor qui giacelaleure.s
Diftinguetevn poco, s'hauete penfato difarmale à
benes febene, questo non miparben fatto a uolere
intronizarevno per matto,ě9 èfuperfluo;perchela
faapazziaè notifima, incurabile e naturale, e la
moštra perelettione. Se male, diftinguete un'altra
uolta,ò dite il uero, chel habbiatefatto contra uo-
štra uoglia, ò nò. Se uero fieteincontinente, e mal
habituato nel mal dire : fe fingete, fiete un'altra
uolta maligno, e fuppiatone. Questi fono args-
menti d'altro che di maluia,e di mercorella: percio-. |
the hanno dello strettiuo,e non delfölutiuo. Questio
è altro che'l Cauillo de Gorgia, altro che la Loica di
msfiro Rinaldo. Questio è altro che argomentar
fenxa conchiudere, altro
* e *** |-
italRు Î6/03
- - - Del Rao: '' 2;
teſo,come fate voi M.Bartolomeo:ilquale vene anst
dateristretto in sù le ſpalle pernon ſaperlafolutio-).
mediqueſti argomenti. Hor venite quì, cheve nevº,
gliofarevn'altro più difficile, che'l Cauillo di Brif.:
fone:più intricato, chellabirinto di Dedalo. Voi:
dite, chel Cuglia è matto ſpacciato,chefaridere, sa
talvoltaficmaeare le perfone. " ' –.
« Etio vidieo, ch'egli sàpiù di voi,e queſtapropoffs
tione è verain quelfenfo,che diffe Socrate. Vna cofa,
sò;ehenon sò nulla, percheil Cuglia per mattofpac
tiato chefia; sà di non fapere, il che non fapete voi,
meffer Bartolomeo: chev'imaginate, ch'egli ſappia,
quando mostrate nella voſtra, cheifioi veſtimenti,
fiano fiati da lui fatti con fenfo allegorico, Tropo-.
logico. Metaforico, e (abaliſtico, e da i tarbidis.
e confufifignificati, che necauate, moſtrate fomi-,
gliaruili. E fe la mia Dialetica difcorreſſe vm po
co per il campo de la voltra Eticha, viprouarei, che,
digran tunga l'auanzate. Io non mi curareid'hauer.
orecchi tal volta a fentir così ſtupende,es anormale:
cofe. Hormai non c è copifia, che non voglia at-,
taccare il fuofcartapello adoffo a questo pouero mas
to, e che ogn’vno non farnetichi, men aftrologhi sử,
queifuoi veſtimenti. Altri all'andar largo, grał
colorgrifo,l'hanno giudicato per vno Hipponate poa
taiambografo. Altri al nafò, est allemastelle, vz:
Bruteo figliuoldi volcano, e di Minerua. Altria
gli occhi paferini, & al.
e : , :"
೫.a
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fer Lazaro.
ጊሞ¢•
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;リジక్ష
** L'argute Lettere
Tedante. «Altri almirartrauerfo, «Strabone, efe
foſſe monocolo, a Polifemo. «Altri ad vna Lucciolas
che fi mette il lume dietro; perche dauanti non ci
vede: Et ancora voi gli hauete voluto dare yn rd
modellavofira,meſſer Bartolomeo,il quale alli fii
nali,co alcapella l'hauete fomigliato a Mercurio,al
purpureo Turbante, al Soldano, & alsofi. E per
chelafaa cafa viparširauolta, e fuor d'ogni festos
come il ſuo ceruello, la chiamate la Feneſtreuolga
fa,est hauete detto bene, volendo dirimale; perche
queſto èvn vocabolo nuouo,bellosalto, rotondosar
moniofo, venuto a farſi commodamente ſcriuere «
questa celebratiſſima caſa, la quale este fuorda le
feneſtre,non annafato dal Petrarca, non veduto dał
Boeaccio. Matutti questi fenfi, a lui, ch’è di buona
faccia non importano;perche a valent'huomini, co
me egliè,bifognamenarlalingua, epararlafronte
«Amenon occorre altro, fe nonfarui intendere, ehe
foneticate ancor voi, e che tutti queſti fignificati
fonfuor di propoſito, & impertinenti ad ognime
do,emi fanno ricordare di colui, che mongeuail Bec
co,e di quell'altro che vi paraua ilcriuello; perche
quando hauereteuiben ben beccato il ceruello, non
trouarete maiilnumero di tutti gli vfei, e di tutte
lefeneſtre dellafua cafa,e non potrete mai aciaſcu
zadareilfuoſignificato:evoler ciò fare,farebbe peg
gioche vccellarea grilli. E quanto hauerete logo
rase tanto tempo, e confumatatanta carta, non fa
- - - fefe;
- º fel Rao, :’’ 26
#etemui,che'l Cuglianonfiatamquam equus, & mis
lusin quibus non intellestus · Ada ditemi vm porº»
ehe acquifio hauete fatto questo vostrº friae
re? Questa caſa era ſempre aperta al vostro fer
uitio, 29 hora hauete,perduta la vostra Fenestre
uol caſa,laquale,e il nido de Gnatoniei, ilfulfidia
desicofanti,l'aiuto delle Zambracchese Zanzeri, il
rifugio de' Pedanti,il guadagno de Lenoni, l'habit
tácolo de Parafiti, el domicilio d'altrifimili huge
mini Illustri, egenerofi. Ma viauuertifo, che:
cuglia eperſóna molto abomineuoleeft voiconf
derafiebene i balzi,le cauriole,le rimeſe,i trotti s
izoppicamenti,egli altriperuerſamentisch'eglifs
forfè che lo temerefte,e cercarefie più tofio di met
te glivnamustruola per non lafiarle andar eºs?
alläftapeſtrata. Efe bio vorrà mai, ch'egli fed«
nel trono dellafia Maestà, su'lCatafalso di Mome
e dizoilo, all'horaf cauerà la voglia dipor le cor
na nel petto à buoi, e difar Feneſtrenoli i vostrico
fati. Efe mai iddio vorrà, chelfuoceruello ritºr*
nimefüsigangheri,cherimunerationeeredete, che
'egliwifrădèle lodi,chegli haueteorinato ade/fo:
e dell'hauerlo cosìpermatto publicato? Vi mette
ºrdin prigione dentro il fuolabirinto, il quale nºs
effendo maiaoppèlapartitadimonna Veronicaffe
#6Jþazzato, étutto pieno di cimici, di Puliti »
seorpioni, Ragni, farantole ; 6 decetalialtre
-kestisole velenost, v moleste al genere humanº »
* **. . . 2 2 ఆ>|
*- . Z’argstēTettere
dzinnitato dalla dolcezza delluoco, ve handarets
con moito diletto diportando per tutte le fuerotture .
a fianza per stanza, le quali trouarete à vote tutte,
ºpiene folamente di ragnatelli,diſpugne,dipomici,
digallozzole, di »effiche,di piume,e difimili leggie
vezze, fecondo che monna Veronica voitò tuttii
saſjoni, & empì i facchi, facconi,e facchetti,quanda
feceda lui diuortio- elaſciò folamente le firazze, e
eenci. E nella Camera, aue ella dormiua, trouarete
fchiccheramenti di Łumache, fchizzate d'vccelli, e
raunate di brutturedibarbagiani, di guf, di Aloc
ghi,di (iuette,che cantano la notte,cà,cử, le fiami
gnedelle Fenefire ſon fattetutte di tela, fecondo
che i ragnil'hanno teffuta perpigliar delle mofche.
Eprimache arriniate al luoco dote habita Circe,
shetrasformagli buominiin beſtie, vi bifognerà paf
fare per certi nugoligrandißimi dimoſcherini, di
zanzare,divefpe,distardafoni,edifimili-Horque
stafarà meßer Bartolomeo lavofira prigione, que
fiofarà il flagello de vostrimali diporti, questo il
taftigo de voſtrimisfatti. . . . . . se
* Epoiv'accorgerete dell'error, c'hauete fatto a:
firuzzicare i caniche dormono. Mafiate faldo,che
M.Martino è sà la via per guarire, perche monnas
:Veronicaritorno nel pristino domicilio, e tostovai
farete in prigione. Io non vò più diftorrere ſopra .
questa materia,per ncm parer più vamo divoi, e per
nãeffer molesto,efatiguele ancora aglialtri,poiche
*4. ة. ﺩ ده рога
. , : Del Rao :: i sy
þocsprofittà,eneffen dilettofi può trarre di que:
Jłecife.É s'ho farnetticato ancor'io in questa, let«
tera, datene la colpa a quel furor poetico, delquale
quando l'hoomo egonfio,efcefuor difè, e dice delle
tofftrauaganti,come a dire,che l'Arco baleno be»
ua, che'lsolf corchinel mare, che lestelle eag
giano dal ĉielo,che la terrafugga da nauiganti,che
la Lunafia adombrata d'»nfaſcio difpini, ce fimili
påzzie. Oper dir meglio a voisteſſo date la colpa,
che con levostre frenefie hauetefatto farneticare
'ancor me.E così il prouerbio vien verificato, cho
"Ninatto defacento. - - - ---
*・ ー ・ ー -ゞ・ دﻧدﻭﺑ ﻭ،
ﺩه دﺎ... ss
· : „e t mot To t t t vsr Rz az
***** e virtuofo Signoresilsignorļconte s ºs
... • • • • ottauiano Langeſchi; ******
* B Paſſato il tempo, Signor:miocaro, che Berto
L filaua. La realtà,cheportauandi! nostri vecchi
alla Maeſtà del Rè diğloria euanuit; e quelle Anti
me beate in vanum laborauerunt;perchefon venati
in luce hoggi certi ċarcastecchi,che nonfono buoni
fè non di fare alfuòco; e cicaláre fetto a camini.
Son forti certigiouanijpenfierati giottoncelli, ca
Þestridàforche, arrogantifiperbi, infolenti, luf.
furioſi,linguacciuti, faffidiofi, borioſi, ſenza cer
uello; epieni di profontione,cheinfettano;ammer
bano, ef včcidono legenti di buona qualità. Sono
*falitii plebei allefedie divertuofi, egli ignoranti
<^. D 3 banne
や 。 L'arguse Lettere ,
hanno ºeeupati quaſi tuttii luo chi degnt hoxerati
perſonaggi.fl Mondo hameſoin riputationei Mar
zacchi,in ſedia i Parafiti,in honore i (natonici, in
preggio i giottoni,ingrādezzai Scimoniti, in col
mo lagola,in lodele lastiuie. Il vitio ha fannata
la virtù,la Sfacciatagine ha vecifo lavergogna, le
voluttà han meſso coferria piedi la Temperanza
infondo de Torri, la Trafºuraggine ha acceceats
la Prudenza la crudeltà ha foffocata la (harità »
l'odio ha sbafito l'Amore,la Buggia preme la Veri
rità, la Lulfuria calcala Caffità , la forza caca
addoſſo alla Régione, la Ricchezza haingiottita, e
l'Vfuraha diuoratala Pouertà, la Pazzia vrta la
Sauiezza, la Maleuolenza ha cacciato del mon
do la Beniuoglienza, l'oAuaritia hasbandito la Li
beralità, la Difcordia ha fotterata la Concordia »
la guerra ha ammazzato la Pace, la Seuerità ha
eonfinato la Miſericordia,limpietà ha legato la Pie
tà,la Nemicitia ha annullato l'Amicitia, la Dif
homestà hameſſo in prigione l'honefià,l'intemperan
i za haincatenato la Sobrietà, la Ferocità ha firan
golato l'Humanità, la Potenza ha feacciato la de
-bolezza,la Rufficità asbalciato la cortefia,l'iniqui
tà ha incarcerato la giustitia, l'« Amoreuolezza
- e fcomparfa , l'Inuidiae in ogni luoco », d'arbar
- della Patienza efecco,quello della vendetta e ver
e de della Modestia e perdutalafemenza, l'Infolen
καβorύβε,έκoniρεηβεrino» εntrane pία με$εκο
* * ** * $
* - *
- Del Rao. . . 28
ridelle perſone, lepraue voglie regnano negliani,
mi, lafimplicità non ha più luogo, la doppiezza &
per tutto, la Bontà è volatavia , la malitiafigna
reggia, la Sapienza da miuno è poſſeduta, delapax:
gia ognºvno n'havn ramo, lapurità non compara
più, l'Aitutia hail Canchero à doffo in ogni perfox
na. La (ontinenza è morta , l'Ingordigia è in cols
mo. La diferetione non fi cofiuma più, la Realtà
non s'vfa, le buone creanzefon laſciate, le buang
lettere fon'ite à monte, i coſtumi antichi ſpianati,e
gliordini vecchi buoni perduti . De la dottrina fi
fàpoco conto, delle buonevfanze pocaſtima, buo
ni costumifonofpreggiati, il viuere politico, è biaf
mato,ildir bene par chefia hoggi prohibito, e'ldir
male concejo. Il far bene vietato, el farmalele
cito. La fincerità hà tolto commiato . La verità
ha detto mi raccomando. La Gratitudinė hafatte
ºn longum pale.La Benignità è mortafenzafarte
flamento. La (barità non àpotuto dirfua colpa a
za fede è questa vita paſſata ſenza berede is
Tiaceuolizza è andatavia in colera. La Modefiia
per diſperata, ela Vergognaffè partitaſenza diren
Dio • - s \
, "" : اA
E Ng 2 IE Iss I Mo فمنذ
**** * e Virtuofiſſimo Signor Giouan ... :::::
: : : : c: Pietro Negro. ﹑
A • -
*4 - *
. . . . belRio . . . . . . iş
* - eð;/#ne eostumi nostrie qualche cofa di małe odors
ſubito la fente sepenfando di offenderci con publi
tarla, ci apportagiouamento ; come fi può vedere
nell effempio di Prometheo di Theßaglia,à cui pene
Jando il Nemico di darºvnaferita, gli tagliò vnapo
fiema, eguarir lo fece d'un male chefờife la more
te dato gli hauerebbe i Per queſto, Signor Negro
mio dolciſſimostengo per »n'inconueniente neceſſa
riosefommamente mi rallegro dell'effer voi fiato
traffito dalla %ே:
miuno difanamente deſidera efferledato perfuggire
il foſpetto d'effere tenuto com'egli. Enel biafino
fuocontra di voichiaramente fi vede l'Eccellenza
dellavofira bontà e virtù, perciothe, hauenda egli
per soſtume ordinariamente di non morderesſe non
perſonaggigrandi,daue trouata daroderessome Pa
pi,Cardinali,Westoui;#mperndori, Rê, Prencipis
Duchi, Conti Marchef ; e fimili perfone Illuftri
egeneroſesche viuono virtuoſamente, estercitādost
intorno a cefe alte; & eccellenti, mordendo hors
voi, ſegno; è cheviannouerafra queste perſone ;
e perqueſto, grandiſſimatofira lode,e nonbiafimº
-vene riſulta. É fetalharauuiene,rhe alcano tolg4
in diſpiacere le maledieenze di Paſquino;egiitante
fquarciatamente ſe neride; che parchef finaſtelli
per le rifa; perchevede, the a queſti Chriſtianelli
ſpiace l'effer detto ben. di loro, com'eglifà,quando
- ** : t}; rம்: اس---w۔
: . L'argute Lettere
signér Negro mio cariſſimo, ſelevofire compoſitis
ni irragioneuolmentefon dalui, o d'altrimorfe,non
venecurate,per non dar occaſione di riderea Paf.
guino,ilquale ènemicº capitale della verità. Anzi
Jemmamente fete tenutorallegrarui meco, perche
questarabbia, la quale affligeilpeccatore con l'in
midiato, à voi honore, & vtile; & d lor danno, e
vergognarecca. Onde Socratefoleadire, che vos
lentieri hauerebbe voluto (fe postibilfoffe ), che
gli occhi, egli orecchi degli inuidiofi, e detrattori
foſſero statiin ogni (ittà,accioche dalvedere,efen
zirelegrandezze,efelicità defittadini, lapenalo
roacereſciutaveniſſe. Imperoche quantifono dilet
si degli huominifelici, tantifono ipianti delleper
foneinuidiofe,lequali Pirro figliuoldi Eacide level
lepià tofio appò di lui,che laſciarle andar à dir mal
defatti fuoi preſſo più gente . O quanto faggia
mentefaceua Filippopadre die Aleſſandro, il qua
tenon voleuåmai caftigarchidi lui diceua male ;
mafi ben torgli l'occaſione c'haurua di dirlo. Anzi
diceua, c'haweua daringratiare molto i Principali
chegouermauano Athene , perche con direſſi con
tinuamente malde fatti fitoi,perfargli parer bug
giardi baueua ſempre la flavita, elfogauernº
emendato . Perqueſte, emolte altreragioni, che
addur potrei, Paſquino come di Marmo meritarest
beeſfºrfatto d'oro; perche è quafi vn ſprone alle
attioni virtuoſe, efrestamillebeitonretti à Gº
-- 44474$
| – , , Del Rao. 3e
. unistadiof.Echià quello, fenon Paſhuino, che
con la fuatanto acuta vifta forge gli errori de gli
huomini, le rubbarie de Dottori, Harpie de'Poue
ri huomini, le beccarie ai Medici micidiali di carne
humana, gli affaffinamenti de'Procuratori, fane
guifughe degli altrui beni:lafalſità de' Ngtai, af
famati Auoltoi , che diuoranogli arrabbiati liti
ganti?Chi e quellofe non Paſquino;cheftopre le ri
balderie,le capestrarie,i tradimenti, le infidie, le
fraudi,gli vccellamenti,le beffe,le aftutie, le fimu
latione delle Corteggiane ? E finalmente chi è co
lui fenon Tafquino,che vede i particolari viiij di
ciaſcuno?i quali manifeſtando , non viene aufar
moi di queltanto, che guardarci debbiamo? Qual
migliorbeneficio di queſto potrebbe auuenire alla
vita humana? Da quì chiaramente vederfi può ,
quanto più perfidi maligni, & ingrati di lui fono
štati coftoro,che gli hanno tagliato le gambe, e le
braccia, est hanno fatto cantra il precetto del Sa
pientiſsimo Socrate,il qualvuole,che queſti taliper
noſtrofprone,6 auuertimento,eperlor pena viua
no. Daquichiaramente fi può comprendere quan
-tefano imprudenti,cº-infenfaticoloro che perven
'-dicarfi dellefue maledicenze, minaccino di tron
-gargli il capo. Questo dico, perchei Saui, feguendo
il precetto di Diogene contrai Maldicenti, tacita
mente,6 homeſtiſsimamente procedano col cercar
di diuentar ogni dìmigliori, comefate voi vertuo
«* - - fiſsimo
:º . L'aigütezetterë . . . . -
#ffmo signor Negro, ilquale dalle maledicenze dº
*Paſuino cauate honor,cơ vtilità,come dalle ſpine
fi colgono lerofè, perche levostre virtù didi in dh
crefºono : Eperpungentiſſimo ſprone di Paſqui
no da noistveggono maramigliofě Rime,ingenioffi
mi Dialogi, dottijimi Madrigali , e motte altre
eccellenti opere; lequali trà dotti fon tenute reme
# Minerua di Fida,o come la venere di Apel
de. Onde veggendo io quanto fiano vtili al mondo
i voſtri componimenti,e quanto dileteeuoli,e dolei i
frutti,che produce di continuo il voſtrofeliciſſimo,
efecondiſſimo ingegno, co quali vi fiete fatto im
mortale,viuerete a poſteri, cº à tutte legenti, fois
tenuto per obligovniuerſalefingolarmente amarui,
riuerirui. Da Pfafrittanelmefe del dolce dormirea
nell'anno delle Locufie. - * ** *
* ه ﺩ مة. ... ﻭ - - - * . - * ..? : : «'
mavoiſpiritoġentile,che hauetepercostume or
dinariamente digiudicar tuttele sofëtő occhio sofi
amoreuole,efincero,con amore con difþéttoston hát
manità nonconiniquità, conpuritànon con aituº
eia,confineerità non con doppiezza,conterità;nože
eon bugia,con lealtà, nón con ingannos eenbenius a
glienza,nonton odid,con amoreuolezzanoncita-,
Řezză conclementia,nontonfeuerità confucilitèt,
non con rigidezza;haueteletto questomistºvaizo,
ethauetevolutSárricchire ancora delle vostreeter.
mericchezze Macomeragioneuelmentemi/iafiata
grató così amoreuole 雛 , lastio imaginarlo dº
cia/tuno,cheviconoſcedisichiaro giuditio, ebenon
zingannate,disi raroingegno,che hon Poteteinen
sireifidolcenatura, thenom vpletelfingare, s
diffattafortuna,chenon vifa dimeſtieråper pro
prio intereſſe fingere l'animo vostrò ſotto alcuna.
fintione di affarenx sferiore · Priegº 您 *
یR" --.--+
----
* . .. . . .
· · # 3 che
L'argute Lettere
, che la definitian data dal Burchielle tdanne -
quando diffe. . . . . ., .
|- e Amor è va traftullo,
(hemettein campo nero faua refft,
* - e cauail dolcemel dalle dur'olfa.
Emiglior definition di quella dataglida Płatone .
Così vedete,Signar mio, c'hauema agio, e mode
difpendere queſto tempo vertuoſamente,cirallegra
"mente,fenza difagiargli amici.Onderendendouigre
tie infinite delle proferte cortef fattemi dalla gen
tilezza »ostra, con mille hacciomani vifascio vna
inchinata longha treparafanghe. Ba Firenze : nel
meſe Gamalione, l'annoprimo dello sfriſamento di
Tafhuino.
- L'argute Lettere
di,che cercar diturar la bocca alle perfone. Efbno
fempre dietro a certi pontigli, che appenafi ſcorgo
no,ó a certe fottigliezze, chefi/cauezzanofecon
do la fecea,štitica,tifica lor fefifieria. :
. . L'Arithmetica e vn'arte , nella quale ffonda
no,e s'appoggiano le compagnie degli yfirrari, e la
moltitudine de falfi,e buggiardi Merchanti, i quali
mentre vanno tutto'l dì i contifacendo,fpefofallif
cono. Però ben diceua Platone l'Arithmetica effe
rede mali ſpiriti inuentione.E Ligurgo ordinò, che
dalla Républica fi rimoueße, ê totalměte fi leuaffe.
La Geometria fagli huomini aftratti inguifa,che
effi non fi ricordano fè viui o mortifieno;paiono pro
priamente infenſati:come auuenne ad Archimede,
ilqualementre ſtaua intento, e congli occhiff is
terra e diffegnar certefigure di Geometria,fu amaz
zato da vn Soldato di Marcello,che nāfe n'accorſe
Finalmente tutti i Geometri con quei ſuoi triangoli
tondi,eforme quadre,come col modo gordiano, fi
auuilupano il ceruello di maniera, che è forza, che
farnetichino.Ɛqual intrico e maggior di quella lor
quadratura del Circolo?la quale da che egli è il mo
do fu cercata fempre,e trouata non l'hanno giamai.
Lamuficame fa effeminati,lafciuise molli,e di ciò
merende teſtimonianza Ouidioquando diffe, º
Eneruant animos cythare,cantnsq;lireq.
-: Et vor, & numeris brachia motafuis : -
màquestoèfalſiedallafritturäjarrareprobas
to, (come babbiamo dimoširato di fopra) dicenda
fddio a Pagàni, Đite avofiri iddij (che erano Dema
hibábitantineğli idoli) chepreňoncino leeoffuta
rese noi diremo chefonoteramentełdj, quaſi dicens
do,non lefanno;nelopoffono predire. Quanto mag
giormente donquegli Aſtrologischefono huominisé
comunalmenteiġhörähti, etiandio dellefienze, che
poßono gli hüominifapere, non potranno perlejtels
le conoſcerele cofe future. E fegli Angioli, e beatì
áncora (come feriuonoiJacri Theologi) non cono
fonolecofe future,fenon quanto è föro fiuelátodł
Dioscome levogliono ſapere liftolti,emiferi,Afro
logi?“Pazza è donquela Sapienza ditairoſe, mali:
': è vera ſapienza;&º á Diograta. Però noià
granmeräuigliafè Domitiano Imperatore da Kea
mai Matematici facciaffe., , , ,
Équiancorá, che filoſòfifichiamano, i hääli
tutto'ldis'aggirano, e s'ammazzano tutta viä a di
fputår deltempo chensnfipuòjapere,perchevelo:
tiſſimamente corrementre Jiparla: del Waruno chè
honfitrouảşeripugnaalla Natura, e dell'infinito;
ebenonji può comprendere: Edellä Materia primas
· ··· · - - - laĝuale,
* , L'argute Lettere - -
4
?Mantoua. Nel quale ſpopillamento fi ritrouò Ho
ratio Flacco,Tropertio, Tibullo, e Sileno: E Theo
crito Siracuſano (come feriue Erimarco nelle vite
de Poeti) lo ſpopillò. Ouidio ancora Nafuto (co
meferiue Macrobio ne fuoi Saturnali)fù ſpopillato
da Catullo. (atoneparimente,ilquale fºffagenario
cominciò ad imparar lettere greche, di quella età
matura non fi vergognòfarfi ſpopillare da Catilina.
La medefima vfanza è rinouata hoggiin molte Cit
tà di studio in Italia . E quando alcuno Scholare
vuol togliere la Toga virile, hoc efi/popillarfi, è di
costume parecchiarevno ſplendido, e fontuofo Con
uito, fornito di tutti quei piaceri,e folazzi, che alla
qualità della festa fi conuengono, oue intrauienett
Rettore,co' Configlieri, e s'inuitano tutti gli amici,
in preſenza de quali il Notaio favno iſcritto infor
ma di Priuilegio co'l fugello, efottoferitione del Ree
tore infede dellofpopillamento. Alli í 1.delpaffa
to quì in Ferrarafừfatta la feſta dello ſpopillamen
to del Sign. Alberico Frondola noſtro amico, il qual
fifèvm’honore mirabiliſſimo. Et cltre al Rettore,
e Configlieri, vifù dell'Academia de' Cacodemoni il
2Diuo huomo della Tauola Rotonda, lo Stucco vno
di quelli,che trouano ilpelo sà'lvouo,l'Alocco huo
mo notus Pontifici, il Nicco huomo di Craffa?Mi
nerua, il Parabolano giouine di Catene, il Tam
burlano, chefarebbefmacellar Heraclito dalle rifa,
il Sofforcinato perſona da farfodiare fin dell'amo
z*. - , G re 2
" ", L'argute Lettere
ve,l'infenfato huomodigran fentimento, il Zorzife
rofozzo di corpo,e ſporco d'anima, lo Suegliato huo
mofonnocchiofo,il Gramatello vir nunquāfatis vi
tuperatus, il Predella huomo di perfetta ignorāza,
lo Stucco giouane di perduta ſperanza, perfone tut
te veramente atte a condire con lefue piaceuolezze
ogni honoreuol Comuito. Et oltre le delicatijime
znuande,e pretiofiſſimi vini, la lieta Cena fù da di
uerfe armonie, e mufiche di voci, e diftromentiac
compagnata. Dopò la quale la maggior parte di
quellanotte fi confumò in chiacchiere,frafee, bate »
ciancie, e cicalamenti. Quiuifi daua la baia a chila
temeua, fi raccontarono Nouelle, fi tennero in ber
tale brigate, fi vendeuano, e comprauanoveffiche,
fimoftrauano lucciole per lanterne . Quiui fi dif
fero Garbetti, Frottole, Motti, Sentenze . Qui
ui vennero Cantori Eccellentiffimi, Sonatori mira
bili, Poeti, Nouellieri, frappatori, Riportatori di
ciancie, Taglia cantoni, Molti di coloro che bra
uano à credenza, Satelliti, Bilingui. Quiui com
paruero Mattifolenni, Ruffiani famoff, Buffoni bo
moreuoli. Qụiui fi raunarono Parafiti celebratiffi
mi, Sicofanti vergognofi, Gnatonici comendatiffi
mi, Adulatori finceri. Quiuifi congregarono Cia
ratani, Ciurmatori, Scimoniti, Giuocatori. Quiui
non fi deſiderarno zamhracche, nè Zanzeri; non vi
mancarono Ganimedi, nè. Amanti. Quiuifinalmen
*effºwn chiaffo, & yn Mercato d'ogni gallante
* * *
•
ria,
Del Rao . 5o
ria,per non dir poltroneria,e fi dißero delle cofe, che
rileuarono affai parole, efatti zero. Queſto è fiato il
fucceſſo della festia dello ſpopillamento del noſtro Si
gnor Frondola,nel fine dell i quale iniuoco eccelſo,et
eminente fi leſſe con gran folennità,& attentione il
Triuilegio,qual fù della ſottofcritta forma,che come
cofa noua, e rara mando perfuo trațiullo, e folazzo
da leggere a V.S. alla quale di cuor mi raccomando,
est offero. Da Ferrara feritta nel mefe appropriato «
gatti,nel 1.anno dello ſpopilamento del S. Frondola.
7Magnificus Almæ, & inclite vniuerſitatis ، مrA
tiſtarum, & Medicorum Ferrarienfis Gymnații Re
ffor & c.vniuerfis & fingulis, ad quos præſentes no
fire deuenerint, fidem facimus, & atteflamur,qua
liter spefiabilis, & Egregius Iuuennis Dominus. Al
bericus Frondola die Iouis vndecima menſis Decem
bris i 361. in domo Georgij Gaiardi iuxtà Padi ri
pam fita,ad hoc munus apta, idonea habita, tenta,
cº reputata, cupiens virilem fumere togam rega
uit nos,quibus omnimoda, có liberapoteſtas in præ
fenti parte datur, Adoleſcentes impuberes, imber
bes, ac primæ lanugenis ex epheborum numero exi
mere, & fecernere, qualiter dignemur Togam virilē
ei dare, ac proinde fecundum folitum morem Pran
dium lautum, opiparum,ac ſplendidum parauit, quo
amicos omnes madefecit in honorem fia Eryro
cinationis. Nos ergo , confiderata magnitudine»
ac qualitate Prandj, in quo quidem non puer#
. . . G 2 liter,
c : .. L'argutė Lettere |
. . ․ . . ﺩا ده، ، ، ، ، ، ، ، ، ، ، ، ، .Il
Sugello -,
- v sº: , , , , : * · ** * . . .. . . . . . . . ."
* - * . .. ^ ; ,, : , :
*A I L'1 z z r s r r_E s 1 G N o R.
Conte Zoilo Pipo, vir nunquam
fatis vituperatus.
Vefa sì ch’è bella, voler far del grande,e star,
sù le competenze con ognºvno ; e non c'è ſca
bello,e che non intenda questalingua Toſcanapiù di
voi,e che non te neposta effere Maeſtro. Ma di quan
do in quà?Credo chefiate diuenuto Poeta in vna not
tes perche fe benne pizzicaui vnpoco non eri però
di queſta/petiese non dani cofinel matto comebora-s
*, * * : |- 2Mi
- - - - DelRao : * 53
* Miêftato moſtrato in molti modi,che voi correte al
lafcapeſtrata ſopra alle fatiche, efopralafama d'al
tri,e che come vn Cane rabbiofov’auuentate indiffe
rentemente alvifo di chiunque vi s'abbatte dauan
ti.ɛ mi fonoſtate raccontate pur affaiperfomedi mol
to nome,e di molta dottrina, che fono ſtate morfe da
voi.Ene ancoil Riccio di 1 utino, per gran dotto, e
famofo ch’eglifia,v'hà potuto fcampare, nel quale
ceffa ogni cagione,che vipoffa hauer moſſo a volerla
Ç0፩ lui percioche tutti affermano di non fapere, che
di Aleffano.
v4 na E s s E R F E N E S T E L Ł 4
t - Huomo di perfetta ignoranza. *
-
-
*** ... - . . .
Α Ι Μ Ο Ζ. Τ ο R. Ε Ρ Ε Κ Ε Νς
: , do, & Eccellente ZDottor di Leggi,il Si
. ... , gnor Cefare.Arefio.
• : , : , , , , , ; :::::::. ** :: ,, , :, , ,„ , :
.,.:\:, "
:::. Ga
ﻧامهE S I g N O .R ar A Rr o :
- -
· Bottordileggi fratello carigimo. . A: t
- * ** * * * ** * * -
º Del Rao : * 59
đỉcolui, cuintunarofafinastonde,non foftenerà chè
fenza # del vostro difo vedere,finiſteigiornivo
firi. Percheil quinto anno, quando il fodela quin
ta volta haurà finito ilfuo corfo , farà à voi come il
quintovAtto della Comedia terminatiuo d'ogni tri
$tezza,che nell'animo per tal cofafoftenete. E que
| ftofenza alcun dubbio auuerrauui fe adoperarete la
| ricetta dr៧៩៨ 好 erilità,ch'io hebbi ne 'paſſèti davn
| Peregrinaye tale è laropiadellaricetta,
Recipe dunquein燃 delpulmone
l code de'Ranocchi,
Ďe Tulci, e delle
Del'offi,e dellecode de Pedocchi,
JAnna oncie fei alpefo del Carbone.
Voua di Capra,låtte di Cappone,
Tiè di Lumaga,e d'vna topa gl'occhi,
Lauate con pur'ombra de'Fenocchi,
Spolueriggiati infieme con ragione.
Recipe ancor il colpo d'un battaglio,
Il fuon della Campana d'un Conuento,
* * E tutto inſieme poniin vn Sonaglio.
Epifia forte con piſtel divento,
Dandoglifempre colpiſtel di taglio,
Ffia miracol fè neformi onguento.
- - Ž’argute Lettere |
L'argute Lettere
mia mano. ilcerberovilastiarapaſare ſenzaabs .
baiar vm quanco, perche all'odorevi tonoſcerà che
fietenoſtre confederate. A mezo Camino troue
retevna Tauola d'eſquifiti cibi ornata: guardateui
di rificiarui in quella,perche è parecchiata per l'afi
famatofitibondo Tantalo,à cui non concettiflagela
li dalle tre furie infernali „dletto, e 21egera, è vies ·
tato il magnare. Più auanti poife vorrete rinfre |
, , , ; ::: - : "" , . -
- - :്., , ; : :, ': ,
P A S Q_۶ 1 21 6.
- 3.
L’ I N c o G N 1 T o.
V dici, Ser Fadofio, ch'iofon l'Incognito, ma
tifarò conoſcere, che quando il tuo Diauolo
naque,il miofåpeua fauellare:e chefe tu fei vn Bar
tolomeo di Bergamo, fo fon l'Incognito, chefe co
mincierò a dimenarmiti intorno, mi conoſcerai di
maniera, che non tene dimenticherai mai più. Ti
ricordo, che non fiamo altempo di Meßer Deuca
lone, non babbiamo più biſogno d'huomini, e maffi
me de pari tuoi, i qualifanno folamente numero al
mondo. Se f /fi stato mille anni in corte, est haueffi
cacato il fangue in • Agone, e fofii più che diece in
uerni alloggiato il Aquila d'Abruzzo, non fareſti
cofi malitiofo. E per queſto fei malaperſona ; per
che doue è malitia , non è fapienza. Fà conto de
gli huomini • Arcifanfana , altrimente coram po
pulo tifarà fattavna Orationeingenere impulſiuo,
e detestatiuo, farai meſſo nelle griffe di Malabran -
ca , il quale ti condurrà per la Città. E perche
vn Matto ne fà cento , molti ti anderanno die
tro con gran plauſo , fonando le tabelle , i banchi,
e le patelle per difeacciar li ftrigoni dalla Città, cº
all'hora firai tu il conoſciuto,estº io l'incognito. Efe
non vorrai effer condotto a piè,non ti mancheranno
- I 2 Ca
** . L'argute Lettere
'caualli,che tene promettovno io,feve'l douef ben
dare fi'l culo alla prima sferza , ch'io m’abbatto.
E ti accorgerai poi meglio dell'error, ch'hai fitte à
$tuzzicare i cani che dormono. Non fat tu, che io
maturalmente fon’vn', Agnelle ; ma quando i Mof
eherini. Zanzare, Tafani, ZDefpe, Pecchie, Scar
daconi , efimilimi danno impaccio, io diuento vn
Bafilifto, vn Cocodrillo, vn's Antropofago, vn Le
#trigone, vn Rinocerote, vn'Elefante, vn Lione, vn
Verro, vna Sfinge, vn Bufiri, vn Licaone, vn Scor
pione, vna Tigre, vn’Hidra di mille teste, cº d'vna
tale,che,latra,e morde. Efti purfuor delbuco ferpe
maligna, che conoſcerail'Incognito. Eftiin campo
animaluccio , hai patura che non sij fchiacciato co”
piedi ?leuatila mosta dal nafo poltrone, altrimen
tilafcaccierò in bocca. S'haueffi la memoria, come
hai gli occhibalordo, ti ricordercţii di colui, qui te
fcilicet corrupit est quos, facella, & hoc dico tranf
uerfa tuentibus bircis. Que figura esti išta? fince
doche ? Madenò B tlordo, præpara manum , feu
fubde pocidemferule . eft hypallage. S'io poteſſe
parlar ſenza colera de fatti tuoi; to pur ti direi due
altreparole in corettione, ma non ſe ne può parlare
tanto fei šiomacheuole ; e tu, chefei infredato non
annafi talpuzzore · Parla perche ti vegga dicea
quel valent’huomo, & io dirò, mè hai veduto, per
che ho parlato, non fono hora più l'Incogito; per
shem hai conoſciuto, e mi conoſcerai di megli ;per
che
Del Rao, 67
cle hora tiho dato vnaftoffa così leggermente, vnº
altra voltagiuocherò teco a ſcarca l'afino, e troue
rò ben le corde, ei tafti del Liuto. Non sò fè mi ver
rà fitto di metterti aparte d’vn’ Officio. Il fapraito
šio;percheti voglio circoncidere prima,e circoncifo
cheftrai, fè non diucnterai migliore, cioè manco ca
tiuo. „A voi buona notte diffe il Bernia.
TAS
Del Rao. He
TP/ZSQZITNO.
Er Frondola , già voi credete con queſto voſtro
Dialogo hauerfatto vngran falto ; ma hauete
fatto vn capitombolo; percioche cacciandoui il Ca
po frà legambe, vi voltolate ſenza tornar altramen
tein piedi. Non vedete poucr’huomo, che vanda
teaggirando,per cadernel medeſimo òin peggior,er
rore ? perche quando voi dite,non hauer detto mor
dacelingua; ma mordace lima,Jaltate dallapadella
alla brafa; perciochefe mordace lima non vuol dire
altro, che mordacegiudicio , chi mordacemente
giudica, mordacemente parla, e chimordacemente
parla,havna mordacelingua. Donque dicendo voi
lamordace lima del Lana, venite à fignificar la mor
dacefualingua. E così imprudentemente venite ad
anfilzarui da voiſteſſo,e rimordere il Lana, il quale
hagiurato voleruicitar'in Tarnaffo, innanzial Tri
bunal delle Mufe, 29 iui vifarà vedere cõgli aggira
menti del Gaiardivostro Tadrino, il qualeffonda
fopralo foffisterie di Bartolo,Baldo,Giafone, Alef
fandro, e d'altri huomini difimilfarina, à crufa »
quanto mall'intendete, e quanto fiatelontani dalla
verità.Hora quanto all'altre'oppoſitioni,che ci haue
te fatto, non m’accade dir’altro, fè nõ che volendoui
farmeglio intēdere, vifate meglio conoſcere,perche
volëdo voi difendere lefčempiezze,chauete detto,
oltre che lefate parerpiù grandi, ne dite d’auan
taggio
- L'argute Lettere
taggio dell'altre,e dellemaggiori,caffece colui,che
faltò meno ingiuppone,che non haueuafatto infaro;
Epoi per dirui il vero,non è (credo)buomo al modo
così tinto di lettere, co auuezzo di leggere il Mor-
gante,e'l Meſchino,che ageuolmente non fappa rin
tuzzarele vošire ragioni. Et per nö parer'vn cigcio
ne ancor'io,con queste voſtre ciancie vi ljio, col
ricordarui,che ancor voipaſſifie i monti, c non dice
fii a Dio. |- - -
T-4SQVINO. -
. L'argute tettere
con fattifuoi; perche gli èvno di quelli, cheafcol
tano con gli orecchi il fuono della lira, e non gufiano
con l'animo la melodia, & egli inſieme col Gaiardi
farebbono vn belprefepio. E digratiaauu ertite di
non dire ad alcuno, chefiateſtato auuifato da Paf.
quino di queſte cofe;perche vi farà poco honore,e la
gente giudicherà, chefiete confederato con Momo,
e con Zoilo, hauendo intendimento meco, ii quale
fon tenuto per vno de piùfolcuni buggiardi,e vitio
fi del mondo. State fano,efingete di non faper nulla
Da Ryma il ? o. dì delle stazzioni, nel primo anno
del voširo Spopilamento -
T”. As Q v 1 No.
P Armi già,Signor Frondola mio honorando, e
gentiliſſimo, di vederui intorno vn veſpaio di
(sluniatori, che vi traffigono fino alviuo; perche
il Lana inſieme colfuo Padrino cercan divendicarf
contradi voi,il quale(fecando che hanno intef) ha
uete detto, che in caſa del Rao fifanno de i definari
di Circe, Che attoßicano le perfone. Il che ; perche
tutto rifultain biafimo, e dishonore dellafeſta delo
fpopillamento han preſo l'armicontra divoi. Onde
pervostro beneficio, & amore, mi è parfo mandar
ilpreſente corriero a poſta, acciò voießendo auifa
to dituttigli andamenti, ui apparecchiate all'abba
timento,ilqualfarà altro chemenarlemania tauo
la; perchevedereteil Rao sbucarfuori convna leg
- genda
DelRao, 72
genda, ouestoprirà di bello,e fºarterà di huono. Et
auertite di non dir ad alruno,chefste ŝtato auuſato
da Tafquino di queste coje; pt; the vi fird poco ho
nore, e la gente giudicherebbe,che fete confederato
con 71ото,e con Zoilo , Егиетdo intendirнстto ºne
co,che fon tenuto per vno de i più folenni buggiardi,
uitiofi del mondo . State fizio ZDalla Tore di Boe
tio alli í 3.del preſente, nel primo anno delvofir
fþopillamento · - -
cattiuc. - - - 4
Del Rao, . 77
ALL I NO BI LI SS. E S T V D I OSI S S.
Giouani,il Signor Giouan Pietro Ne- -
v4 L SIGNOR CE SA R E RJ40 . . .
. Il Negro, & il Lana. »
|- On occorreua (Signor Cefare Virtuofiſſimo)
N che vi fofte affaticato, feriuendo delle lodi
della Loica, la quale voitantofeliciſſimamente pof:
fedete.Tercioche chiunque di mente fina, vi cono
fee; come in lucidijimo ſpecchio,in voi chiaramen:
te comprende, che la Loica è quella, che l'huomo
conduce a quelgrado di perfettione,al quale arriua
tofete voi; cioè all'acquisio della vera Sapienza;la
uale a mortali nell'ona , e nell'altra vita dona il
Triuilegio dell'immortalità. Tºer il che l'opere vo
fire virtuoſe, nõmeno vagliono a perfuaderci, anzi
infiamarci all'acquiſto di colei, che voi tanto pro
priamente chiamate Donzella della Filoſofia Reina
di tutteleſcienze, che le parole voštre alte,leggia:
* :
- dres
- zel Rio. 7;
| dre,e di cortefia,est affettione ripiene'. Nondimend
e dalle diuine attiori,e dalle amoreuoli parole vo
fire, a nendue noiåcceſi dell'amore di questagenti
lißima Damigella,confiderando non eſfèr minor dif
ficultà nel conſeguirla, che confeguita grandiſsima
fia lagloria, è la contentezza, i voi di lei tãto dome
ſtico,e cortefiſsimo,ricorriamo per configlio e pera
iuto,pregando la molta côrtefia uoſtra, che faccia,
che non meritando noi, meritiamo che voi ci fiate ins
questo erto,efaticoſò viaggio,ficura,estdataforta
onde aggiõgerpoſsiamo alla defiderata meta de uir
tuofi deſideri noſtri,ouegionti,co'lgran Tofeo Poe
tafi direm poi . Noi, per moi fiam quaſi terreni
afċiutti; tolti di vòt, e vòstro e'l přeggio tutto.
Piacciaui denque d'introdurci alla preſènza di co
flei,e darlaci inguiſta tonofcere,che doppola cogni
tione ne nasta l'amore,e doppo l'amore ilgodimento
perilquale cifa poi conceduto di poterà con hone
fto ardire appreſèntarci innāzi a quellafiggia print
cipeſſa,col fauore, e autorità della quale geuol
mente poſsiamo medicarele infermità de gli animi
noftri, dare bando a vitij ,obliar'i cattiui penfieri »
conoſcer il creator nostro,dalla cui cognitione, ne
vegnamo a conſeguire quel fommo bene, ilquale è
fine di tutti i fini, e fè moipofia peri pietofi uffici,
che vfati haurete verſò di noi, non potremo grātie
riferirui, o premi donarui al merito vofiro conuene.
uoliseppagarui dourete della gloria,ch'al ήomgτο
** ·
firo
- L'argute lettere
stro gloriofiſſimo agglongerete,drizzando due ani
meerranti,e pellegrinefopra lavia,che al bene, efe
licemente viuere conduce,rendendoui certo, che di
noivofiriferui compridal pretiofiſsimo Teſoro del
lainfinita cortefia,e virtù uoſtra ſempre potrete tā
zo liberamente difperre, fe non quanto alla gran
dezza delbeneficio da voi riceuutofarà richiesto,al
meno quanto dalle deboli forze nostrevi potrà effe
repromeffo. E quì, deſiderandoui il compimento de'
voſtri honorati,cº honeſti deſideri,nella buonagra
tia vefiraamendue con gli animi congiunti,g? affet
suoſiper ſemprevi ciraccomandiamo,
A M.A STRO GRILLO ME P I Ço
Micidiale,e Mendico. -
I?à quest'hora
credeua Maſtro Grillo mio honorando al che
voi foſte guarito di quelmale,a qua
łegiàgran tempofà fiete fogeto. Mafecondo che ne
gli orecchini è ſtato zufolato, ui è tanto cancarita
adaffo, ch’è diuenuto incurabile. Hor ben dice il
prouerbio,che nềilmedico,nè l's-Auuocatoguidana
beneilnegotio proprio,e però cercano l'altrui con
figlio. Mi ſpiace ſommamente di non potere aiu
tarui,efodisfare allavoſtra dimanda,non tanto per
l'iſconsmodità,quanto per non parere , ch'io tenga
mana,efauorifca i malfattori. Perche è publicavo
ce, efama , che medici, o per dir meglio merdici,
anxifer dirbenistimo maleficifon micidialişI :
##
Del Rao. $o
li(faluädo fempre la gratia di chi s'incolorraſje)per
la maggior parte fuggir fi deurebbono come štrigo- .
niperche fanno traffico delle nostre infermità,ebec
caria de carne humana, e quel ch’epeggio, fi fanno
pagar da douero per medicar da beffe, e tolgono à
l'anima dallaborfa,olo ſpirito dal corpo alle perfo
ne.Se uno e ammalato,lofāno ſtuffar in vna buffola
a diete,apanatine,acque cotte,cô vnapromißion di
pillole,d'empiatri,ontioni con ogli, onguenti , est
argomentiſolutiui,e firettiui,dafarftentare la mor
te a i poueri malati.Equando per difetto loro@lche
fpeſſo auiene)muoiono;dāno la colpa alla debilità
della compleſsione,alla grauezza del male, almal
gouerno all'ariacatiua, ò alla difubidienza dell
Infermo. Edicono che esti fono Medici,e non Dij :
cioè che poffono guarire i fanabili : e non fuſcitare i
morti . Equesti tali (come ben dice il Taegio)fe
condo che dourebbono guarire gli ammalati con po
cafpeßa, per restituirli lanaturalafanità con cofë
vili,che naſcono negiardini, danno adintendere ,
che non giouano fe non cofe digran prezzo, e por
tate fin dalle parti d'India. Ogni giorno,e notte
banno orinalisest ampolle piene di piſcio,che glifon
preſentate allvfcio. Sonoftomacati dalli fierchie
davomitide'malati.Hanno il capo fempre pieno di
dolori,e difettore, ilquale ſpeſſo gli entra nel cer
uello inguifa, che gli fa inalberare . Non ragio
nano d'altro,che di pošteme,di flußi, di febri, &
- di
. ***
L'argute Zettere
digonfiature, di ſcabbie, di morbi gallici, e di mille
fastlidiofimali. Tortano acafala morte di questo ,
il tranfito di quell'altro. E qual ſperanza dobbiamo
noi porre ne'Medici, fe (come dice Hippocrate)la
fperanza loro efallace,efè (come afferma Plinio)
neffuna Arte e più incoštante della Medicina ? Gli
Arcadianticamente chiamauanoi 7Medici boie della
natura,i quali,perche la terra(come dice Socrate )
copre il lor errore,e perche noi fiamo ſenza intellet
to , non che la paſſanofenza pena ma f no pagati
periſpediregli huominia volterra:cofache è pari
mente concefja al Manigoldo, ilquale (come dice
Vitauro)in questo daloro e differente,che l’vno, e
midicinale honorato,c l'altro vituperofo, l’rno am
mazza i malfattori cõdannatipergiuſtitia, l'altro
contra ogni ragione vccide gl'innocenti malati -
Equeſta (come afferma Plinio)gliparvna mifèria.
maggior d'vn’alera,che moi fopportiamo , Abe vn
Medice posta ammazzarevn’huomofenzapena.Sit
benedetto Dionifio Siracufano, chefpiecò la barba
ad Ffeulapio Medico. Siano benedetti i Romani ,
che fitto Catone ĉenforino norma, eſpecchio della
fuerità Romana, cacciarono tutti i Medici di Ro
m : „e di tutta Italia. Felici gli „Arcadı, e i Babi
loni. Beati gli Egitii,e Tortugheſi, i quali,conofen
do gl'inganni de'Medici,anticamĚte nõ volfero "far
mai Medici: epur viueano oltre l'età di cent'anni, si
Ondevn Lacedemonio ad vm,che li diffe, tu non hai
- male
Bel Rao. . . 8Ꮠ.
male alcunorifpofe .Terche io non adopero Medici
Martiale dourcbbe effer coronato d'oro fette volte
il dì, per quel detto a Biauolo Medicofallito. An
co quellofraſta d'Apollofi dice effere Medico;quan
do correa dietro a Dafne,e le dimoſtrò beniſsimo all'
hora ch'egli forticò Marfia,e quandoglifù graffia
to il volto, e li furon laceratiquei ſuoi biondi cape
gli da Enone Ninfa. E quandofavccellato da caffan
drafigliuola del Rë Priamo, che voleua cambiar la
medicina con Venere.Ilche non haurebbe eglifatto,
fenon hauefje štimato l'arte di medicare vile, e di
poco prezzº, per queſte e molte altre ragioni che
addur potret, fonsforzato a dirui,il mio M. Grillo,
2Medice curate ipfum. |- *
|
· ZDelRao, 36
Izanniin Venetia erano ammutinati contragli Ma
gnifici Venetiani, e la Signoria di Venetia ha fatto
affai in quelgran furore à poter faluare il Teſoro di
S Marco. Il Prencipe di Saleno vorria ritornareal
fuo statto. Queste fono le nuoue vecchie, chefi di
cono. Se altro di vecchio occorrerà, ne auiferò la
S.V.pur che al riferiuere la truoui cortefè.
„4 L L’ I L L V STRE, E VERT VOSG
Signore,Il Sig.Gio. Vincenzo di S. Biafi.
Barrone di (annole.
-
Del Rao. 89
non in luochi afþri,fierili,emontuofi, così ellanon}
fi trouafe non trà vigilie,fatiche, fudori, e stenti.:
Onde il Segretario della natura effendo addimanda
to, doue habitaffero le Mufe, rifpofe, ne gli animi,
delle perfonefaticofe. Hor da giouinetto ancor'io
ardentemente acceſo di quellagran Donna,anzi ce
lefie Dea, che negli animi nostri è diſpenfatrice de
gli alti egenerofi concetti, ch'è Reina di tutte le ar
ti, e di tuttelefcienze, inueftigatrice delle virtù,
difeacciatrice de vitij,fondatrice delle Città,inuen
trice delle leggi, maestra delle diſcipline, e de buoni
coſtumi,hoperleifoftenuto infinitidifagi,epericoli.
Maio, fotto infeliceprodigionato, eớin pouertà »
ouero (fecondoifaui )in modesttafortuna nodrito,
(fi come la mia ŝtella, ei fati hanno voluto) gli
Elementi, i Cieli, gli huomini tutti quafi a garra
l'vn dell'altro ho hauutofempre contrarija queſti
miei caldi efermi desij. Percioche; oltre che la na
tura m'ha dato men che mezano ingegno, non trop
pa memoria, debilgiuditio, lo stomaca mal fano,
lanemica fortuna ancora, la quale sì volontieri
s’oppone all'alte, egloriofe impreſe, m'ha ſempre
trauagliato da diuerfe difauenture, che non m'han- ,
no mai laſciato ripofatamente voltar l'animo alle
lettere. Di cui homai m’è rimafóildefideriofolo;con
ciofiacofachele forze non fono più baštanti a così
fattefatiche. Ondes'io non sò nèpcßo arriuare a
questalaude, bafiardourebbe la noia, ch'io
* .. . - - 7)1
தம
d'ef.
r : L’argute Lettere
d'eßerepriuato di quella dolce conſolatione,che por
gon li Studi,fenza accrestermi muotio diſpiacere del.
lapriuation del merito . E bensò , che s'io nelle
lettere non fon degno di laude alcuna,cheniuno mi
farebbe almeno indegno di qualcheftufa,il qualefa
peffeiltrauaglio , cº infelice corſo de miei studi à
quali diedeprincipio in Napolifamofac nobiliſſima
Città,e di arme,e di letterefelice forfe quanto alcu
x'altrache almondo ne fia. Quiui io patei difaggi,&
auuerſità maggiari,che à imieipuerili anni, e debo
li forfe fi conueniuanoi, quali non voglio hora rac
contare,per non inacerbire maggiormente il mio do
lore. Onde poi partito,per varie diſgratie, & ne
celfità per ucnnia Pift, oue all'hora tutti i giouani
ftudiofi come advn mobilißimo mercato d'ogni parte
concorreuano,pervdir Filoſofia dal Portio Filofofo
Napoletano,ch'iui all'hora con merauigliefa, e rara
dottrina leggeuale cofºd's Ariſtotele. Quiuiio con
fumai ilfecondo anno de'mieiftudi,23 amai, riuerì,
e quaſi adorai lefingolari virtù, & l'infinita bontà
di qnel chiariſsimo huomo;perche non mè parfo mai
chefiano huomini più degnid'honore,che quelli,i qua
lihanno alzato l'intelletto à belle contemplationi,
onde hanno ripieno l'animo divertuofa fapienza,et
bòftimato tanto différente costoro da gli altri buo
mini,quanto che le cofëviuefon differente dallemor
te,ờ levere dalle dipinte. Quindi poi sforzato à par
tire per l'aſpriſsima,elanga guerra dt
- » ,
ಕಲ್ಲಿ all;
07’4
BelRao. . . 9o
*
hora cominciata,peruennià Pauia,oue quantefiata
lo ſtudiofà interrottopeřlizungulti diguerra, egli
Scholari con crudeliſſimepene à breuſſimo termine
imposte furono sbanditise da quante calamità (oltra
l'estremapouertà, chefempre mi è stata compagna
fedeliſſima)io longo tempofui circondato, niuno nề
può eſſerpincertº testimonio divoisilquale erauate
dalla medefimafortuna à quei tempi oppreſſo. Quiut
hebbe la fanta, & inuiolabile amicitia noſtra přin
cipio. La quale per hauernelpurgatiſsimo terrena
delle virtù fõdato le fue radici con tanta tenerezza
d'amore,con tal conformità di cofiumi, e contanta
wnione degli animinostri,andò ſempre creſcendo di
giorno in giorno;che in affuhreue/patio di tempo el
la arriuò a quest'ultimogrado diperfettione, chefia
mai poſsibile à imaginare.Elladonquenè difède,nề
difermezza,nè di fincerità,non era punto inferiore
à quella grande, & frambieuole beniuoglienza, che
fu già frå Theſeo e Perithoo,Damone e Pithia, Sci
pione e Lelio, & di qualonque altropiu Illustre,che
Ji trouaffè mai in tutta l'antichitade. Io mi poteuo
con verità chiamareilvefiro «Achate,ờperdir me
glio il proprio roſtro cuore..Però the tanta era la
grāde KKa dell'affettione,che voiper l'inn:ta voſtra
bontà mi portauate,che,ne giorno,nềnotte non ha
ueresie mai voluto damepartirui,affermādo di met
terefolamente à conto di vita quel tempo;che nell
fiare,e conuerfare che facenamo l’vno 鷺
ge a 71 a Jреп
* ^» L'argute Lettere
fpendeuafra noi. Qui non poffo,nê debbopaffar con
filentio laftrettiffima e dolce famigliarità, che noi
haueuamo colvertuofo e Reuerēdo Sign. Girolamo
Rainoldo,giouine di realità ineſtimabile,di fede can
didiſſima,e difincerità fingolare. O quante e quante
volte fiamo noi ſtatitutti treigiorni intieri,e buona
parte della notte ancora fufoi libri,per rifoluerci di
qualche bella difficoltà. Il che faceuamo noi con tan
to noftropiacere,chevngiorno lõghiſſimo cipareua
tin’hora breuisſima.Mai non andai da luisì tribola
to, nè così pieno di affanni, chefempre io non me ne
partifsi allegro,e confolato.Mainõlo ricercaiò pre
gai dicofa alcuna(pergrande, est importante ch'ella
foffe) che egli fubito evolontieri non mene accom
modaffe. Mai non hebbi dell'aiuto,delfauore, ò del
configlio fuobiſogno,che egli con prontisſimo animo
cortefemente non melo prefiaffe. Anziperlaincre
dibilefua humanità, ei fi pigliaua fempre più cura ,
est era più follecito intorno alle mie coſe,ch'iomede
fimo . Infommaio bebbifempre maiin tutti i miei
affari gran cagion di lodarlo, di ringratiarlo, e d'a
marlo; non potè mai mè odio de'nimici, nè inuidia di
fortuna,nèliuoreò maluagità d'altrui operar tanto,
the perfiniſtro,ò accidente alcuno, che occorreffe
pur'una volta ci turbastimoinſieme. Sempre alle
grifempregiocondi, fempre concordi erauamo frà
noi,dilettandocimafimamëte l'uno e l'altro di farci
continuamente quaſi à garrain tutto quelche pote
- * * · 1441f0
Del Rao. 95
uamo honore, feruitio, e piacere: O amicitia, dos
no, egratia di Dio. Tu fola con la tua venerabile
preſenza ogni attione humana condiſci e fai perfet
ta: funza iltuo nome tutte le nostre operationi in
faufte,infelici, imperfettiffime fi ritrouano. Con
ciofia chefenza la beniuolenza de buoniamici, nè la
proſpera, mè l'auuefa fortuna tollerar polfiamo.
Veggio che il valor tuo non è meno vtile e neceſſa
rio alla conferuatione dell'vniuerfo, che fieno gli
Elementi. Si come chi leuaffe il Sole dal mondo,tut
te le cofe quàgiù createin breuefi annullarebbono;
così chipriuaße il confortio degli huomini del dolce
e carovincolo dell'amicitia,ne Stato, nè Regno, nè
Città, mè Republica nè cafa, nè coſa alcunapotreb
be mai durare longo tempo. Maio, ritrouandomi
hoggi da diuerſe e grandi calamità oppresto, e lon
tano da miei carißimi amici, i quali aiuto, e confo
latione porger mi potrebbono; quanto credete voi,
che per queſto il mio dolore maggiormente fi inacer
bifa? quantopenfate, cheperciò l'animonio piż
fi affliga? io non penſo mai aquella ſtretta e dolcif.
fimafamigliarità, che infieme haueuano in Pauia,
che gli occhi miei non verfino amare lagrime, mafii
mamentetornandomi alla memoria quei tempi, ne"
quali io lemie compoſitionimi vdiua da voi ſomma
mente commendare. Quando horapenfo, ch'io per
tantoſpatio di Cielo, pertantalonginquità diter
ra, per tanti feni di Mare dalla vofira dolcifima
- 21 3 сст
`s .
* , . . .."
. . .. . . L'argute Lettere - . . .
• • • •• • • - - |- * - - - |
• * ** · · · · · - - : ", , , , ** **********
S I G N O R I , &c. . . . . .
Alfonſo Montecastello. Gaſpar Camarino.
„Aurelio Roſaſpinofa. Gio. Agoſtino Tromba.
Baldaffar Tortorello. Giulio Ceſar Portacesto.
Camillo Boccamelata. Lelio Cuormio caro.
Cefare Gambacorta. Pietro Franceſco Laure
Cefare Capoſtorno. dano.
Hercole Sempreuiuo. Polidoro Tornaquinci.
Fabritio Crefcentio. Proſpero Diolato.
Federico da Prato . . . . . . . . **
Et per non deſcriuere qui tuttoil Calendario de
gli Amici, G padronimiei,falutareteli tutti, avi
cenda di mano in mano, quando viverranno in ta
glio, & c. Co'l qual glorioſo fine, il Rè degli horti,
* - , * τοβro
L'argute Lettere
voſtrofuiſceratiſsimo dandouivmafpruzzata d'ac
qua manfasà'l delicato vifo, & conferuandouifana,
est freſca la Faua, le Mele, Ø la Menta in tal modo
prorumpefopra di voi.
Jo ricordarui d'altro non mi curo,
Sapendo chev'aggrada, egite dietro
„Alpreterito affai più ch’al futuro.
Palla Villa denominata dal Montone la vigilia di
quel fanto, ch'ingemmapiù che diperle, e d'offre il
bel nome voſtro,che corre il giorno del meſe,a tanti
bifeſti, dopò nona, alcantare del Vefpero, neltra
montar del Sole, à matutino. Il Millefimosò che lo
portatestolpito nell'horologio del vofiro ceruello -
Ter questo non vi mando altro modello. Volgete
l'occhio alla ſottofcritta - -
-
--
|
Dantfocumfchioppis,tiftafsborante balotta.
M.Gio. Battifta mio valorofo,potelfimo alla Venetia
nafarandarin bruo tutti quei sbricchi,sgherri,sbar
bòn, sbraui,sbifai,che cercano di mancciare , cº di
uiolare,l'inuitto,inmortale, & incomparabile ua
lor voſtro,main cotal cafo,uireccarebbe a gran con
forto,il uederui,et conofcerui,che alla uoce,all'anda
re,al uolto,a ipanni hauete nome, cớfaccia di bra
suo, & di ualent’huomo atto afarbrodezze,quando
fuße l'occaſione,non menoſegnalate,che le di que pa
ladini di Francia,à de gli celebrati,nel fuofuriofo ,
dal Diuino Lodouico Ariosło;Mà tralafciamo bog
gimaitanto armeggiare,est fauelliamo,fe così ui fia
à grado,difuggetto piu pacifico,&fcaue. Ringratio
ui quãto poſſo,non come meritate,che uiſiatedegna
to falutandomi,darmi à credere, che mi teniaterin
chiuſome'tefori della memoriavofira, nella quale,
col bene ſpeſſo con uofire uiſitarmi, riceuerò a gran
dezza l'efferui cöferuato. Mirallegro oltre acciò,che
vifiate collocato in caſa diperſonaggio, non meno
Illuftre,che uirtuoſo, doue hauerete degna occafio
me di farfaggio delle rare virtù, cớ doti dell'animo
voſtro,le quali così adornano, cº infregiano il bel
nome divoj, non altrimenti chefacciano le stelle i
lucidifereni dellanotte;ouero i fiori, & lefrondi , |
N. Quindi
-a Ž’argute Lettere
Quindiauuiene che molti virtuofingegni,per poter
Jpiegare in parte quel grido, the riforge dai veſtri
àngelichi,est diuini harmoniofi concetti,s'affaticano
indiuerfe maniere, & fecondo il Dolce , in quelJио
Capitolo. - -
*
tamento digiouani Ganaſ con M.Stefanelle :
|
«
· · ·
Maestro corona Barcellario dalfiume Reale? -
അ:്യr
- -
. ե*** ե
.* *
|- ZDel Rio. , s ro;
altriZDei, che douefjerovenire in fito eiuto, e fra.
glialtri vi vennero Bacco, Colcano, i Satiri, ev i
Siluani tutti ſopragli Afini, i quali quando goa
fero à viſta de nimici dalla lorgrandezza ſpavētati
incominciarono teribilmente a raggiare , dal cui
horrendo, est inauditofuono impauriti i Giganti vol
gendo le ſpalle, evilmentefuggẽdo furonofconfiti.
Ob dirà foſfè alcuno, coteſte fono fauole, Odi, ch'io
ti daròvn'eßëpio della facraftrittura, a cui nõpuoi
fare che tu non preſtifede, vedi al capo quintodeci
mo del libro de Numeri nel teſtamento vecchio, che
iuitrouarai,che Sanfone vccife in vn giorno mille
Filiſteicon la mafċella d'vn Afino,& effendo ſtrac
coper lafattavcciſione, & hauendo viagrandißi
mafete,il grande & omnipotente i ddio alle je pre
ghierefece forgere copia d'aqua da vn dente di quel
la mafcella,della quale behếdo, ricuperò legà finar
rite forze. Nonfia adunque chi dica gli Aja non
vagliono in vſo di guerra , „Anzi che mai non fifà
guerra, òfatto d'arme, b'iui non intrauenghino gli
„Afini,fe non viui,almeno morti,cioè la lor ptile, la
qual diftefa ſopra i Tamburi co’lfuo horrende, eſtre
pitofofuono incitagli animi de Soldati albelicofo et
martial conflito, Ecco di quanta virtù, & valore
egli è dotato. S'alcuno mi opponeffe,çb'effendo egli.
viuo non vale, nè è buono in vſo diguerra, io gli ri
fponderei,che queſto è vn priuilegio, & vnaffecta!
gratia donatagli da Dio, ch'egli (effendo quel cofi.
c |-
*
nobile,
|
L'argute Lettere - -
*
- z'argutetettere .
s’egligiuragiustamentespigliadiquella deặua sẽstå
verun difturbo,mafegfurafalfamēteşl'acquafi leu4
in alto quảfcome bollendo, e colui c'hagurato be
iëdone diuenta Hidropico nef può rifanarefè nācā
feſfail vero:evoleffeiddio,che in queſte moſtrecốtrá
defoſſe vmföte di cotalproprietà,e natura, che fift
: rebbero allagiornata,molti belli ifperimēti, neei bi
fognarebbono tantitestimon,ờ praoue. Sono dipiù
in cielo due ſtelle,dette daglio AſtrologivAfinelli, čº
fono di quelle,cheformano la figura del Granthiofe
gno celefie nel zodiaco,et trè altrenuuolofe chiams
te il lorprefepio, ouerv hagiatoia,la cagioneperche
quelle fienoſtatechiamate.Afinelli, è (com hanno
fritto coloro,che trattarono dellefielle)cbe hauen
do Gioueper mezo degli Astni ottenuta quella gran
vittoria contrai Giganti,come babbiamo poco difo
pra ricordato,ricordeuote di tal beneficio pergrati
tudinèlicollocò fàiſegni celeſti.Mavi èähe di que
· Steaſſegna vn’altracaufa, ditendo the Bacto per
opera della adirata qiunone diuentatofurioſo, fug
gendoper theſprotia pạefe dell'Albania con animo
di andarfene al Tempio di Gioue Dodoneo;per hauer
configlio dal Padre,comepoteffe rifanarfi,etgiunto
sad vnagran palude, mèoiveggendo via di poterla
pafare,fi dice che di due váfni,chegli vënero incori
tro,ne pſevno,e falitoui fopravarcòficuramētela
paludesëza purbagnarfi i piedi, peruenuto altẽpio
delpadre,insötinëterimaſe liberato da quel furores
é volen
«
Bel Rao. . . . toé
è volendo mostrarfigratoverfogli Afini, impetrở
da Giouechefoſſeroposii in cielo ſopra la sthena
del Granchio · Non ha l'Aſino manco antica
origine ch'habbiamo bauutogli altri animali, pers
ciò ch'anch'eglifu daprincipio creato da Dio, quan
do gli altri. Ngn fi legge chegiamai alcuno degli al
tri animali baueffe queſtagratia dipoterparlar fuor
che l'afina di Balaã,laquale(comefi leggeneķlibro
de Numerid capi22.)portando effo profetamãdato
da Balaac Kể de Moabiti,accioche eglimaledicefeit
popolo di Iſraelle fàfatta degna di vedere l'oángels
di Bio,chele attrauerfaua laſtrada cõ la ſpadažghu
dain magno perchelanõandafſe più oltragetfulle do
nato l'uſo del parlare,con cui ellafilamếtò delprofe
ta,che con la sferza la voleuapurfare andare innā
zi cõtrail diuino volere Hebbe ancora questagratia
l'Afino di effer fatto degno di rifaldare costato il
fanciullina N. Signore GiefuChriſtopur all'horana
to ignudo,nelmezo del freddiffimo verno inſieme
col bue.Se voi Signore,et Gentilhuomini diligẽtemē
tecēſiderarete la facraferittura, voi ritrouarete che
anticamente gli Afinierano piùintfo percaualca
re,etin maggiºr pregiosetštima che mõeranoi caual
Zi » Nefi troua feritto chegiamai profeta alcuno o
fanto huomo caualcaffe altro animale che Afinsen5
folamëtei Santi,maetiandio igran Signori, ø foi
baroni. La Historia di Abrahàmfà delle prime, di
che facciamětione il ſacro testo pella bibia, & effo
.** 0 a. -Abrahàm
* : L'argute Lettere
Abrahäfàvno dei principaliche all'horaf ritroua
fein terra,et iuifilegge,ch'eglimeffe in ordine ilfho
„Afino per andare al mõte à Éir ſacrificio d'Iſaàc fuo
figliuolo,come fi può veder nel libro del Genefià c.
-22: Mofepoſe la moglie, et figliuoliſopra l'Afino p
andare in Egitto,come fi legge nell'Eſodo à cap.4.et
v4ßa figliuola di Caleb,e ſpoſa di Otomel,fignora di
grā paeſe andādo al padre per chiedergli ữ cäpo che
fi poteſſe inacquare,dice il teſto, ch'ella fedeuaf pra
l'Afino,il che fi può vedere nel quïtodecimocapo del
libro di Giofile,e Saul quãdofù onto in Kėda Samuf
ello,era ito à , cercare l'Afine difuo padre,come ap
pare nel libro i de i Rà a capi 9 equella bellfima è
ricca dõna Abigailandando a placare l'animo irato
di Dauid vandòfopra l'Afino,e depò effendo rimafe
vedoua, et che Dauid la richiefe per moglie andādo à
lui,ella caualcòfopra vn’Afino cõcique fue dözelle
anche eff(comefi ſtim )ſopra gli Afini,come fi mar
ºra al capo 2 ; del detto primo libro de i Re Achito
felfù huomo digrande auttorità appreſſo Dauid c3
.Abfalon,ilqualveggendofprezzato il fuo malcon
figlio che egli haueua dato da. Abfalon contrail fuo
padre Dauid.fi partì fdegnato cõtra il fuo Rê caual
cādofoprailfuo Afino,et Siba hauēdo condotto doi
te Afinicarichi di pane,divino,et difrutti al Rè Da
suid,diĝegli Afini domeftichifono,acciochevifda fo
pra ilKè;e l'altre coffono advfo defioifèru co i'è
fritto nel fecõdo libro dei Rê à capi 16 et 17.equei
- *** - , : ---- * - doi
- ZDel Rao, a 107
doiprofeti,dequalifi narra nel terzo libro de i Rèe
capi i 3...caualcarono gli afini,e nöfolamēte,i Profe
tipercheforfe alcuno nāſtimaſſe chef fjero perſone
vili,ma etiādio igran baroni, et i Figliuoli de Rèca
ualcauano per ordinarioglie Afini, comefi legge di
7Mifibofeth figliuolo di Gionata,figliuolo di Saul Rê,
che comādò al fuoferuo,che gli apparecchiaße l'Afi
no come è notato a capi 19.delftödo lib. dei Rè co
di quella rica dõna Sunamite, la quale andò ſopral'
„Afino a ritrouare il profeta Elifeo, percbe gli era
morto il figliuolo,ilqualefù peirifuſcitato dal detto
profeta,comefi legge nel quarto capo delquarto lib.
de i Rè; É quellitrēta figliuoli di lair Galaadite Giu
dice del popolo d'Iſraeli quali erano Prēcipi di trēta
città,e caualcauanofopra, Afinigiouanetti,e di quel
l'altro Giudice chiamato. Abdon, ilqual haueuaqua
rāta figliuoli, e trěta nepoti,che caualcauano fettā
ta. Afinelli,ilchefi può vedere del decimo,et nel duo
decimo capo del lib.de Giudici,e fra legrādi richez
ze che hebbe Giobbe furono ciquecēto. Afine,comefi
legge nel primo capo del lib. intitolato colfo nome;
TNon portò queſto benedetto animaleil Fanciullino
Giesù Rè de i Rè,con la fuagloriofage benedettama
dre in Egitto fuggẽdo la perfecutione del erudel He
rode?& effo noſtro Redentore, & Saluatore non ca
ualcò eglifopra l'Afina, 6 il fuo polledro il giorno
delle palme cõla maggiorfeſta,et honore,che mai gli
|-|
fuſje/tato fatto,atrionfare delle fue vittorie,come è
. , ' ’0 3 regi
*** . L'argute Lettere
registrato dal Vangelifta Aatteo a capiz 1. del fuo
Kangelio, e da Marco a capi i 1. e da Luca a capi i 9
e nel decimoprecetto della legge datada Dio a Moſè
nel qualeci comāda,che moi nā dobbiamo deſiderare
i beni delprofimo nofiro, fifà ſpecialmētione dello
„Afino, gº del bue,chefòno comefratelli,& queſtof
legge nel capo větefimo dell'Effodo, et nel quito del
Deuteronomio:Digrā misterio, & fignificatione fu
gllo che'l Patriarca Giacob diſse ad Ifachar fuofi
gliuolo, quãdo alfine della vita fuaio benediße infie
me con gli altri fratelli, dicendo, Tu Ißacar Afino
fortegiacēdo appresto i termini,e foggienfe, chefot
topone lefpale per portare. Et quando Chriſto nac
que fi mostròfitofio aquesto animale come all'hua
mo, cº non fi fdegnò apigliare perprimo albergo il
fitoprefepio; e l'Afina fopra la quale fede Christo
quando andò in Gieruſalemme, dicono gl'interpreti
della facraferittura,est ſpecialmente. Agostino,che
fignificaua la Sinagoga degli Hebrei, & il ſuo pol
ledro la Chiefa Chriſtiana. Tutto queſto c'habbiamo
detto dourebbe baftare non folamente per prouare, a
che l'Afino fia lapiù banoreuol caualcatura che l'
huono postarfare,eßendo stato adoperato per cofa
bonorata,et degna da tantifanti,et grand’huomini,
ma etiandio per hauerein fè più di religione, & di
diuotionein adoperarlo; dal chefi può adūque com
prendere,che non fi perde nulladi honore cº diripu
tatione a canalcarlo,poi che non folamētetätigrädi
- *, ** Нистіті
Del Rao. I o8
Huomini l'hannovfato per caualcatura, maancore
Christo maggior di tutti, & hoggidiancorali più bà
morati della (bristianareligione,ca i Dettori per la
maggior parte neu caualcano fenon Mulle chefona
pur figliuvle d'Aſini,& della lor razza. Es'alcuno
mi opponeffe, che l'Afino e brutto animale per caº
calcare;te gli riſponderei; che infuo effere egli non
mancadı proportionese s’eglifiſſe ben trattato, ag
carezzato,et honoreuolmēte veſtito come il caualla
e la mula,farebbe molto pià polito, e bello di loro.
Ma effendo cofi mal tenuto,& peggio trattato, non
può parere quello ch'egli è Kn altro direbbe, ch'egli
ba troppo longa la coda,Ớle orecchie,et che gli mā
cano le chiome,questefono tutte opinioni, perche fi
vede, che ad alcuni caualifi tagliano le orechie, g2
i crini,& alle mule la coda, est questo non procede
dal biſogno, ma dal volere , & quello the fatte la
Natura nãfidee dire chefia malfatto,percioche efft
Natura nõ fa veraua coſaindarno, e tutto qllo che
ella bafatto è benfatto,la opinione adūque e quella
che ſtima,che vna«ofa naturale nāfiabella.Queſta
medeſimo auuiene, che pereſſere in efò il caualcar
gli Afini,non fiafiimatacofa buona,est honoreuole
Mafefi ritornaffè all'efò antico, non fene direbbe
nulla,cº-fi pregiarebbe molto, e aosto colfauore »
e col buon trattamento ciparebbero belli, grgentili
comn infatto fono:Sei Signori,e grand'hnominipo
neffero in t'foileaualcarli, come già fecero i primi
- 1. hhomini
-
.
** 7 L'argute Lettere
buemini del mödo conoſcerebbono quanta differätia
fia tra l'Afino,et il cauallo, etguajtarcbbono qkāto
più fbaue fiail naturalpaĵo dell's Afino, che l'artifi
ciofo portăte a vna. Zchinea; Nefi dee por mëte fè
quello alle volte trotta,perche(come fi diceper pro
uerbio)iltrotto d'Afino poco dura.Ecco adunquecő,
chiudendo(per imporre hormai finea questo noſtro
Afinino difcorf)di quanta eccellentiae queſto pre
tiofo animale,nefi deepormētealla poca stima che
nefa il volgo,percioche la homiltà,o baffezza dello
štato,o del luogo nõ leuala virtù alla cofa conciofia
che la gioia nõfarà però māco fina,nè di minor pre
zo,che la fi leui di capo,e lo fi põghi alpiede. Si che
effendo questo gratiofo animaledotato di tāte uirtù,
prerogatiue, & eccellenze,meritamëte egli dee effe
re anteposto a qualõque altre, gº tenuto in maggior
stima,et pregio,chelmon e per colpafua,ma dell'igno
ranza,et cecità degli huomini del tẽpo d'hora,i qua
li nõ confiderādo più adentro di quello che può pene
trare il loro debole,gº mal capace intelleto,nöfola
mëte non fanno verunaſtima di questo cofi eccellëte,
animale,ma estremamēte ancora abborifcono il fuo
nome,di maniera,chequãdo alcuno fisětenominare.
per. Afino,incãtinếtefalta sù l'arma,virũ.evol por
re tutto il mõdo fottofopra,quãdoch'egli(s'hauefie
giudicio)dourebbe reccarlofi à grād'honore,et fingº
larfauore.Moſsoio adữque in parte daquestio parti
gelare,houolutoprēdere quefiafatica perdimostra
|- -- * - |-
-
፳፫
- « »
Del Rao, ro 5
re acoloro,che odiano qfio animale,etaboriſcono it.
fuo nome,quãto dalla falf opiniõreſtan ingānati,cố
laquảliofpero;che raueggẽdofi mutarāno propofito:
| (õpoštafà queſtav Afinefa diceria nella famoſt.
(ittà di Onoicoà,il terzo giorno dopò le Calēde Gre,
che,quell'Anno,in che s'addottoraronogli Afini.
JAL SI G. MA RIO RAO DI JA LE SSJ4 N9
s sdottor di leggi, & fratello Cariffimc. , ,
NAT Ell'vltime voſtre voimi mostrate,fratello C4
riffimo più di merallegrarui della mia noua:
mëte riceuuta dignità, Dico questo perche io fimpre
boſtimato più l'effer meriteuole degli honori chegli
honori ifteffi, Io cõtutto ciò nõ poſſo far di non ralle
grarmi con uoi nõgiatanto pertaledignità riccuuta
dellaquale io non curo,ſe non quanto a maggior cofe
operar'inferuigio di Dio m'aiuterà,quanto per effere
quella ŝtata cagione di cotantavofira cõfolatione,et
allegrezza. E veramente credo hauer dato affaifeli
ce principio che ui rallegriate meco,cioè con ugi me
defimo.Ma ricordateui ch’è principio,e non fine.Taç
cioper modeſtia quelche ſpero,anzi quello che come
cofagia preſente veggo. La mediocrità non e quel
fegno,oue miranogli ſpiccardini ingegni, percioche
nell'imprefè bonorate a chi puoco può, il mediocre
debbe parer molto,et acui elecito dipoteraffaiquel
lo ch’è molto e meno che mediocre. Iofolamente ag
giögeròquello,che e proprio mio,cioè la valātà,elo
findivlsforze eringegno #erochemeledarails:
* . . * gnore,
, * * l'argute Lettere
ôre,comefuole sēpre a coloro,che häno buonava
ontà..?oferiuoវ៉ែ uiamo,efpero;perche
hòfidanza falo in Dio,non conoffendo in mecòfa per.
laqualem'habbia inſuperbire.E molte uolte già fi ue
de,che leforze crefcono,peril deſiderio,e finnoper
accidente quelche per ordinario non potrebbono,Sis
crede;ớ evero,cheniuna coſa fa pià difficile, che'l
conoſcerefeſteſſo. Màfidourebbe(àgiudiciomio)pa
vimente credere,che nifuna fia più facile,che'lstono
fere feſteſſo,doue noivogliamo iſpogliarcide ipar
ricolariefetti,e di quello amore, che portaquafio
ġn’vno a ſe medefimo;pcioche le coſe vicine meglia
chelelőtane,elenoſtre meglio,che le altrui conofcia
mo; Amepare eßereaßai bene intendente defatti
miei maſſimamente quantoallaparte dell'ingegno,e
fenza che altrimenedicasà iofteffa di hauerne me
፩0 鷺 di quello,che mifarebbe di biſogno:Quamon -
c’è altro di nouo;fè nõ che noi confumiamo la witą in.
trauaglioperfarhonoratamorte,com’e fiata openiä
di molti che colui,che vorrà eſfère huomo fràglihua
mini,e non bestiafra gli huomini, debbe effercitarfi
molto beneper viuere;ma affaipiù perben morire,
E questa debbe eſfère veramētepna delle principali
cofe,che noi chieggiamo a Dio, buonafama, e buona
morte. Perche il fine cattiuo fa molte volte giudica
realla maggior parte degli huominivm mal princi
pio, peggiormezzo, & affaiperſone dubitare qual
faſtatala nostravita. Epernonfare il Sauiofenz«
--------- ---- pro
". Del Rao. 111
di Fenice,dramme quattro d'olin dicatenazzo, onº
cie tre d'atomi meſcolati con parole fuor di propofi
to,e convento di tramontaua, cº fiat potio, & ca
piatur per horas duas antequam gallus cantet. De
fiderādo di hauer'vn figliuolo maſchio,pigliarete la
matrice,e la natura della lepre,laqual faretefecare
eſpoluerizata la darete a vošira moglie, chefenza
dubbio grauida rimarrà.Triego Iddio che ui confoli
e facciaui tosto diuenir Padre della più bella figliuo
lanza,c'habbia la noſtra Città,štatefano."
* * *
*
- - - - : - -
, -,
Ellamia,Sigcirolamomio honorando,laqua.
LN levoitanto lodate,fo non miſi altra cura,o di
ligenza,ſe nõ per vn certo piacere,et alleuiamēto di .
penfieri,come quellichenőfanno dipingere ofanare.
Epure álcuna voltacõ loftile,o carbonejegnanoifo,
gli omenando le dita sử perli stromentimuſicalifi,
dilettano nell'artenon conoſciuta. Efè per cafofono,
laudati dai Maestri della prötezza,efacilità che ha
ueriano;fèvolestero estercitarfi,arrofifchino vergo,
gnādaſi dinonſaper quello chefacilmente
-- , , TP
pºtrebbe, }}0
* -
í ff . . L'argute tettere. -
- ? 2 «Alle
*** Ž'argute Letterē
. e.: :- . :: - : \
J: „All'Eccellente Eiffco Sig. Benedetta Tatini- ,
LSonetto voštro Sig.Tatini mto honorando,che
con tanta cortefia mi hauete mandato, non ſolo
mihápiacciuto:ma per la dotrina,che da effo fi può
trarre,bammi fommamēte diletato, ever/o uoi mof
foaffettione tale,che nõ che la miapếnaşma ardiřò
di dire,che la uostra,liquale è sẽzapari, non fareb
beatta apoterlaintieramente deſcriuer. Nè credia
teschequeſto affette mi nafta folamente,percheuoi
mi hauete honorato nelle vostre merauigliofiſſime
Rimepiene di amoreuolezza, ornate divagheparo
lese dipolita leggiadria,et hauetefatto,chel mio na
zne,debole p fe fiefo,attaccato allefimbrie della glo
zia del voſtrosper legēti vicinese lõtanefa porta
to,ma molto più, Perche l'obligovniuerfalemi tira
nell'affettione,e riuerenzacbe viporto. Feggendo
quantofiano vtili almando ivoširi componimenti
e quanto diletteuolise dolciifrutti,chepduce di cỡ {
tinuo il vostrofeliciſſima,efecõdijimo ingegno. Cỡ
i quali vifietefatto immortale,e uiuerete a poſteri,
est a tuttelegëti, malgrado dicolei,che fola abbatte
glialtifeggi de ſuperbi#mperadori,folafpegneillu
me della nobiltà, struggegli agi delle ricchezze, øst
debolisteleforze de più fieri Gigāti.Eperche juefto
amoreuole effetto tuttonaste dallabõtà, egentilez.
Ra uostira,dobrei ringratiaruene, ouero non potếdo.
C0/2
*\\ s c *.
. .. . Del Rao, , 11; .
eon paroleagguagliare la grandezza della rostrà
cortefia, ifcuſarmi almeno di quel tanto, ch'io non
poſſo.Horanonfòmèlºvno,ne l'altro;percheringræ
tiandoui, òifcuſandomi, moštrerei di credere, che
l'amor vostro aſpettaffe-rimuneratione da me, la
quale per effereegli perfetto; sò che nö aſpetta. Poi
che donque è così;folamente voglio ringratiarui di.
questo; perehevcinon volete, ch'io viringratij,il
che mi vi obliga риосо тето,chela coft
la quale doureiringratiarui; E, pregandouiilfine
de vostri defiderij, con quella riuerenza ch'io deb
bo,fenza dir altro mitacerò. Da Lucail diprimo:
di Settembre I 5 6 zs : * · .
· · · · · · · · ···
*
. ^ * *· · · · - . . . .. . . .
- · , , ;: ; , , , , ***
QY gePädoà l'animo
Sig. Donato mio honorando,mi fi riuol.
quella bella, e fauia fentenza di:
catone, che l'huomo da bene dee perdonare altrui
molte cofe,ma à feſteffoniunamaismi viếvoglianã
folo dipublicare;madi riprēdere l'errormio;laqual
cofanềifchiffo,nèricufo di fare;äzimi èaffaipiù ca
roincolparmi da memedefimo,che aſpettar cõ mag
gior mio diſpiacere, evergogna d'effernebiafimato
d'altri.Voglio dõque riprēder la mia negligëza,che
fe maggior'amore,ecaritàfoßein me,fareiſtatopiå
follecito diferiuer alla S.V.alla quale mitrouo tãtor
ºs P 3 obliga
- - - L'argute Lettere
ºbligato,chefeiferuigio dilejio/pargefiloſpirito,
nõ mipareriahauer agguagliato vna fola particclla
de'beneficiifuoi.In queſto ho mācato del debito mio,
come ancorain molte altre cofe mācar foglio. Et feu
fami almen appò di leila debolezza degli animino
firi atti naturalmëte all'errare.Efefempre l'huomo
faceſſe ặlche deue,indarno federebbe l'Effecutor del
leleggine Tribunali.Ma fè bē nõl'ho con lettere vi
fitatale qualifono imagini dell'animo,io cõpiù no
bilparte l'ho però ſempre honorata, cioè c5 la mēte,
onde dette imagini deriuano. Equeſtatalvifita tāto
glidee effere più cara di qlla delle lettere,quanto più
ftimarfi deono le prime Idee,che gli eßēpi,i quali da
lorfi traggono. Nềilnoſtro Amore,il quale è fõdato
foprala dura pietra della virtù,hauēdosì fodifõda
mēti,mancherà credo,mancando lo frambieuole of
cio diferiuere. Ma veggēdouiio homai vicino al fine
del vofiro viaggio,che altro debbo hora fcriuerui,fè
nõ raccordaui,c'hora è il tēpo difar comeil buõ7Ma
rinaro,quãdo s’auicina alporto,ilquale cala levele,
e foauemētecõ debole conducimento entrain quello,
cofi voi, auuicinādoui alporto della morte,calate le
uele delle mõdane operationi, e vi diate à Dio cõ tut
to il cuore. Si che à quel porte fi venga cỡ tutta foa
uità e pace. Nèvi ſpauếtilavicinanza della morte;
percioche Tulionellibro dellavecchiezza dite,che
la morte naturale à noi è quaſiã porto di nauigatio
ne.Er.Arifiotele afferma efferesēzatrifiitia la mor
· *E
Del Rao. I 16
ted'ā vecchio;et come un pomo maturo leggiermëte
e ſenza violëzafi ſpicca dal fuoramo,così la noſtra
anima ſenza noia fi parte dal corpo,oue ella estata
Se adõque tutte quefie ragionifon uere,nõ videe rin
crefcere d'efferģiõtop molti periglioſi paſsia quel
la età,alla qualepochiarriuano per li contrarijacci
denti della uitamortale; Anziui dourestefommam?
te ralegrare; pche(come diffe Cefare a quel vecchio
Egitio)uella vechiezzapotete conoſcere d'efferſta
tofauorito da i Dei. É benche la vecchiezza (come
affermano gli Antichi)altro nonfia,cheinfermità,
e'l corpo d'un vechio vn viuoſepolcropieno d'ifchif
fezze,non perāfio vene douete tribolare;percio che
leifermità del corpofoglionopartorire lafanità del
l'anima,e L'infermità graue(comedice S. Agoſtino)
rende l'anima fobria,cioè la tëpera da i vitj,e dalle,
paſsioni.Onde Iddiofa molte voltea guifadelperito
medico terreno,ilqualetormēta,e rompela carne сӑ.
fuoco morto,o taglia cõ la lācetta,afine di fanare la
poſtema,ch’è di dĚtro,nel corpo(comedice S.Greg:),
foglionofpefo i Medici,tirādo fuori l'ardor delle par
ttiteriori,generar prito nell'efteriori,e qualche uol
ta perguarir le parti di dētrofāno delleferite,erot
ture a quelle difuori;cof alle uolte ilmedico celefie
éon dolori efteriori del corpo cura lepiagh efteriori
dell'anima. E tuttii mali,etormēti che pateil corpa
fono ueramēte tantegioiepretioſe di più o mācova
lore alla Patište Anima, ŝecondo,chefono piu gra- .
: ex - P 4 мі,ô
* * . L'argute tettere . . . *,
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chevoi,chemettete apartito ipËfieri di chipenjadi
voitirate tõl'hamo degli humori diuerfi devoſtri
fegni i Barbaforise i Medori,a commētarfopra ilca
fò vostro.E per meſtò tutto'ldia fiiracchiarmil’in
telletto in confiderar ciò chefiete,e cioè chefärele :
- 5’io vi miro il volto,e maffime nei tempo che nonut
ſofia Oſtro,mi fòmigliate.vn Giouc, & per talefa
te tenuto da buoni fpiriti . Ma s'io dò d'occhio a
quelfºgno di Tauàquelr.cheportate; voi rappre
fentate il tuono,il tempo,,et il terrore, bẽche alcuni
malignisestioperati l'interpretano per Tiranno,per
Triſto, e per Tinace. Ma Dio li confonda , rome
malelfþongono. Egli eben vero,che s'io ben conf.
dero quella Sciācatura,e queluoſtro perpetuo moto
digambe, vigiudico per vn Vulcano;percherome il
Fuoco Celeste doue minaccia non percuote ; macõil
fuo torto corfo va aferire improuifo luogo,così voi
xazeando, & falabracando colpeggiate chi non fi:
guarda da voi. E quando non volete fulminar voi,
fate che l'affronto di Monna Baderla gli attoffica . s
Eglièvna gioia,quando fate paralello cỡ lo folazza
mento delle fue chimere.Ecco ch'io ho feminatogił
molti di fà,e nõ mi fon natte altro,che ortiche lappo
li,e cicute. E là doue foleafar qualchefrutto,lagrã
dezza dell'animo vostro,adefos'èípicciollita sì,et è
diuennto duro,ch'io nõgli nepoſſoſpiccarevnomie
cplino.Voi volete pür dar orechio a certe ciere di Sc º
mioni,acerte holpete,chevi affaturano, viguafianº :
, * : · · - i vi i
* . L'argute Lettere
viſeducono,e viſpiritano. Che al corpo di Fra Cre
fpino hopaura che non facciate di quelle di Ser Pic
cicata,che affestauai bocconcini à Conſulti, Stateui
mò à vostro agio con la voſtra Signora Briſeide,
ch'io perme,veggendoui fatto restio, me ne lauo le
mani.Trouai l'altr'hieri la Scarpellina del cuor vo
firo, elidilfidi molta ciarpa infomma mi riuolfe,
chefetegionto alle verdecchie,eche male può far'il
contratto. Replica certi argomenti dolciati,e la mist
sù in fapori, e diffe &c. Se vi ricordafte del vofiro
Bartolomeo fecondo il folito, farešte vn Giubileo
meco. e4 Dio, mi raccomando infolidum .
„Almolto Reuerendo Abbate Scipione Rao Apofio
lico Protonotario, e Fratello Carilfimo. ,
ovorrei,Cariffimo Fratello, cố queſtamia darui
alcuna lieta nuoua;?Mà douữque riuolgogli occhi
in qualonque parte la mente indirizzo, altro nõ mi
s'appresēta,che dolore,altro nõ veggo chemeſtitia,
mõiſcorgo altro che affanno,altro nõ rimiro che af
flittioni,altro nõodo cheftrida,lamēti,finghiozzi,e
quaſivna publica trifiezza et acerbità così degl'huo
mini Nabili, come dellagễte più baſſa,laquale non è
menožfinita di numero,che ripiena di amaritudine.
Suonami negli orecchi l'amare lagrime, ei concetti
fo/piri dell'afflitta,eftõfolata Chriſtianità,tāto dal
l'hereticaprauità trauagliata, madre di tutte left:-.
dittioni,eớipietà la quale nõhà potuto più infelice-.
mëte cadere, che in queſto tempo, nel quale fè mai à.
* * مة
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ZDel Rao, 1 19
chriſtianifà neceſſario effere cỡcordi,e certamếte in
questo infeliciſſimo tëpo,mentre quella crudeliſſima
Beſtia Oriëtale delsāgue humanofitiētiſſima,crudel
gua/tator della Chriſtianità,stà nelleparti della Ger
mania vigilāte,et ha occupato quaſi la maggior par
te dell'Vngaria f l'inteftine difcordie Vehveh cæce
Germanie,quã nõfaciūt aliena pericula cautam,pa
ries dum proximus ardet?Il Nemico non fpera dipo
ter hauere alcuna maggior opportunità diſtruggere
il nome Christiano,di efterminar la Villa del Sig. et
fuoiCultori,che veggendo leforze noſtrefeparate, è
diuife. Preghiamo Iddio, Fratello,cariſſimo,che for
ga dal Cielo la trauagliata naue del noſtro viuere
infelice in queſto mare dimiſèrie, e come buon No
chieri guidi il Timone, che non percuotiamo nello
fcoglio del Prencipe delle tenebre,e ſpiriti tanto del
l'aura del fuofanto ſpirito, che drizzi a buon porto
la trauagliata Vela.
- „All'illustre Signore Arrigo Fornari.
T Vtte quellenotitie delle coſe Illustri, Vertuofo
1 Signor,chearrescano perfettione alcuna all'In
telletto humano,fono certamëte buone,& vtili;ma
ặlla del fine dell'huomo pare à me,che fia digrālom
ga fopra tutte l'altre ottima,est »tiliſſima. Cốcioffa
cofache dall'ignoräza di questone naste la follicitu
din edell'animo,e la priuatiõ dell'eterno bene. Il per
che,bauēdoio cominciato a dar’opera allaTheologia
e diſcorrendo p ql vago,e diletteuolegiardino della
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