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Melania Canton – 7/11/2010

prof. Galli

SISTEMA ARTERIOSO dell'ARTO INFERIORE


Arteria femorale

L’arteria femorale è l’arteria principale dell’arto inferiore e rappresenta la continuazione dell’Iliaca


esterna, assume il suo nome dopo essere passata inferiormente al legamento inguinale. Entra nella
coscia antero-medialmente ed è reperibile nel triangolo femorale (delimitato superiormente dal
legamento inguinale, lateralmente dal muscolo sartorio, medialmente dal muscolo adduttore lungo.
Il pavimento è rappresentato dai muscoli ileo psoas e pettineo). Il triangolo femorale, chiamato
anche di Scarpa, è un importante punto di repere per arteria, vena e nervo femorali posti
superficialmente al piano muscolare, coperti solo dalla fascia lata. I vasi discendono poi tra i
muscoli vasto mediale, adduttore lungo e sartorio che delimitano un canale muscolare: il canale
muscolare degli adduttori. Questo termina nello iato del muscolo grande adduttore. Da qui i vasi di
dirigono verso il cavo popliteo dove arteria e vena femorale diventano arteria e vena poplitee, poi
discendono nella gamba dove l’arteria poplitea si divide in tibiale posteriore e tibiale anteriore.

Arteria tibiale anteriore

La tibiale anteriore attraversa la membrana interossea e raggiunge il gruppo dei muscoli anteriori
della gamba. Il sistema arterioso della gamba differisce da quello del braccio dove le arterie ulnare
e radiale si dispongono medialmente e lateralmente, nella gamba invece la tibiale anteriore e la
posteriore si dispongono anteriormente e posteriormente; la tibiale anteriore corrisponde alla
radiale e la tibiale posteriore corrisponde alla ulnare. L’arteria tibiale anteriore termina
nell’arteria dorsale del piede (o arteria pedidia) che si affianca al tendine dell’estensore lungo
dell’alluce e si divide in rami per le ossa metatarsali e rami per le falangi. Inoltre, invia anche un
ramo che attraversa il primo spazio metatarsale e portandosi nella pianta del piede.

Arteria tibiale posteriore

La tibiale posteriore rimane in un piano posteriore e si distribuisce ai muscoli posteriori della


gamba. Prossimalmente, emette un importante ramo collaterale: l’arteria peroniera o fibulare che
si distribuisce ai muscoli del gruppo laterale della gamba. La tibiale posteriore termina portandosi
nella pianta del piede dove si divide in due arcate plantari: l’arcata plantare mediale e l’arcata
plantare laterale. Quest’ultima, più grande della precedente, emette rami per le ossa metatarsali e
per le falangi e si anastomizza con il ramo plantare dell’arteria dorsale del piede. L’anastomosi è
fondamentale per il piede, infatti, nei soggetti diabetici in cui si chiudono i vasi periferici si può
avere il cosiddetto piede diabetico, il piede va in cancrena per l’insufficiente irrorazione e nei casi
più gravi è necessaria l’amputazione.
SISTEMA VENOSO dell'ARTO INFERIORE
• Sistema venoso profondo: corrisponde al sistema arterioso con l’unica differenza che le
vene tibiali sono più numerose. Per ogni arteria tibiale ci sono 3 o 4 piccole vene tibiali che
raccolgono il sangue refluo.

• Sistema venoso superficiale: è posto nel piano sottocutaneo, sopra la fascia che riveste
l’arto inferiore. È formato essenzialmente da due grosse vene:

- la grande safena, sottocutanea e facilmente visibile, origina nel dorso del piede da una
rete venosa plantare e dorsale, risale dorsalmente il piede, passando davanti al
malleolo mediale e successivamente la gamba, il ginocchio e la coscia, dove si scarica
nella vena profonda femorale qualche centimetro prima che questa attraversi la lacuna
vascolare del legamento inguinale. La vena grande safena raccoglie quindi tutto il
sangue venoso superficiale dell’arto. Il punto in cui la vena grande safena si scarica nella
femorale forma una fossa ovale nella fascia lata che ricopre i muscoli della coscia,
questa è paragonabile alla fossa ovale della parete interatriale del cuore, è cioè un difetto
della fascia lata che permette lo scarico del sangue dal sistema venoso superficiale a
quello profondo.

- Nella gamba la grande safena si anastomizza con la piccola safena , la seconda vena del
sistema venoso superficiale. Nasce sempre nel dorso del piede ma in posizione laterale,
poi si porta dietro il malleolo laterale e risale la gamba tra i muscoli gemelli del
gastrocnemio e in ultimo raggiunge la fossa poplitea dove si scarica nella vena politea.

I due sistemi venosi sono collegati da vene perforanti (perforano la fascia che riveste l’arto) che
portano il sangue venoso dal superficiale al profondo, più adatto al trasporto del sangue perché può
beneficiare della contrazione e quindi della spinta dei muscoli. Le vene del sistema venoso
superficiale hanno parete muscolare, sono infatti simili alle arterie di tipo muscolare, per permettere
la spinta del sangue contro gravità e sono dotate di molte valvole.
PLESSI NERVOSI: Lombare e Sacrale
I plessi nervosi che interessano l’arto inferiore sono il lombare (A), formato dall’unione dei rami
anteriori di parte di T12, L1 ,L2, L3 e parte di L4, e il sacrale (B), formato dall’unione dei rami
anteriori di parte di L4, L5, S1 S2, S3, S4. Il coccigeo, che riceve i rami anteriori di S5 e CO è poco
importante ed è sensitivo solo per la regione attorno all’ano.

A) Il plesso lombare è rappresentato dai nervi:

• Ileoipogastrico: misto, deriva da L1 e passa lateralmente al muscolo grande psoas.

• Ileoinguinale: misto, deriva da L1 e passa lateralmente al muscolo grande psoas.

• Genitofemorale: sensitivo, deriva da L2, attraversa i fasci muscolari del grande psoas.

Il grande psoas origina con arcate fibrose che originano dal corpo di T12, L1, L2, L3, L4 e
da arcate fibrose che originano dai processi costiformi di L1, L2, L3, L4. Negli spazi
formatisi tra questi due tipi di arcate passano i rami del plesso lombare, possono passargli
lateralmente, medialmente o attraversarli.

• Cutaneo laterale della coscia : sensitivo, da L2 e L3.

• Femorale: misto, da L4 e L5.

• Otturatore: misto, da L4 e L5.

Nervo femorale

È il primo per dimensioni del plesso lombare, attraversa la lacuna muscolare del legamento
inguinale con l’ileopsoas, si porta nella coscia dove è il nervo motore dei muscoli anteriori,
della parte terminale dell’ileopsoas, del sartorio e del quadricipite femorale. È il nervo
sensitivo della parte anteriore e mediale della coscia.

Dalla parte laterale, invece, la sensibilità è raccolta dal nervo cutaneo laterale della coscia.

Il ramo cutaneo del femorale diventa nervo safeno e dal ginocchio raggiunge il piede, è
chiamato così perché accompagna la vena grande safena. Raccoglie la sensibilità della parte
mediale di ginocchio, gamba e piede (tranne l’alluce).

La ricezione sensitiva del piede è molto importante, vengono infatti trasmessi al cervello i
segnali sentivi per l’equilibrio, per questo il piede è molto ricco di innervazione sensitiva.
Nervo otturatorio

È il secondo per dimensioni del plesso lombare. Si trova mediale al muscolo psoas nella
pelvi, poi diventa extrapelvico attraversando il canale otturatorio, si porta nella parte
mediale della coscia dove è il nervo motore dei muscoli del gruppo mediale: gracile,
pettineo ( NdA: l’edi ermes dice che è innervato dal femorale) , adduttore lungo, adduttore
breve, grande adduttore e anche il muscolo pelvitrocanterico otturatore esterno. Si porta poi
nella gamba, sempre in una zona mediale.

Nervo Ileoipogastrico

Si porta tra i muscoli larghi dell’addome mentre un il ramo sensitivo si porta verso le
natiche. Termina nella regione ipogastrica.

Nervo ileo inguinale

Si ferma nell’inguine, entra per un breve tratto nella coscia.

Nervo genitofemorale

Si porta nella regione dei genitali, nelle grandi labbra nella donna e nella parete dello scroto
e della radice del pene nell’uomo. I nervi genitofemorale e ileoinguinale raccolgono la
sensibilità dei genitali esterni e della parte superiore della coscia. La loro origine
dall’addome spiega il dolore addominale quando l’uomo riceve un urto nella zona dei
genitali esterni.

B) Il plesso sacrale è rappresentato da nervi che entrano nella cavità pelvica e escono dal
grande forame ischiatico con il muscolo pelvitrocanterico piriforme.

Nervo ischiatico

Formato dai rami anteriori che derivano da parte di L4, L5, S1, S2, S3. Ha un diametro che
raggiunge i 2 cm ed è il nervo più grosso dell’organismo.

Discende nella coscia passando nelle prossimità della tuberosità ischiatica e del grande
trocantere che ne rappresentano due punti di repere, si porta nella parte posteriore della
coscia ed è il nervo motore dei muscoli posteriori: bicipite femorale, semimembranoso,
semitendinoso ( NdA: l’Edi ermes dice che sono tutti innervati dal nervo tibiale tranne il
capo breve del bicipite innervato dal nervo peroniero).
Entra nella superficie posteriore del ginocchio dove si divide in nervo tibiale e nervo
peroniero comune, questi nomi sono denominazioni “anatomiche” che si differenziano da
quelle “cliniche” che sono: SPI (ischiatico popliteo interno) per il tibiale e SPE (ischiatico
popliteo esterno) per il peroniero comune.
Nervo tibiale

Scende tra i muscoli posteriori della gamba, innervando tutti i suoi muscoli, si porta poi
nella caviglia, dietro il malleolo mediale, da dove raggiunge la pianta del piede compiendo
lo stesso percorso dell’arteria tibiale posteriore. Nel piede emette rami plantari laterali e
rami plantari mediali.

Nervo peroniero comune

è un grosso nervo che nasce dal nervo ischiatico nella superficie laterale della fossa poplitea.
Si divide in un ramo superficiale, nervo peroniero superficiale, il quale innerva i muscoli
peronieri e poi si porta nel dorso del piede e in un ramo profondo, nervo peroniero
profondo, il quale innerva i muscoli anteriori della gamba.

Questi ultimi due nervi controllano la flessione dorsale del piede, in caso di lesione si
cammina lo stesso perché vengono utilizzati i muscoli della coscia ma si ha un appoggio
violento del piede a terra (camminata steppante).

Innervazione della pianta del piede

I nervi plantari mediale e laterale innervano tutti i muscoli brevi del piede, il primo corrisponde al
nervo mediano nella mano, il secondo corrisponde all’ulnare nella mano. Il safeno deriva del
femorale; il calcagno è innervato da rami mediali del tibiale , rami calcaneali; una piccola parte
laterale del calcagno e del piede è innervata dal surale, formato dall’unione di rami cutanei del
peroniero comune e del tibiale nel polpaccio.
SUDDIVISIONE AREA ADDOMINALE:

Regioni 1 e 3: ipocondrio destro e sinistro, regione coperta dalle cartilagini costali.

Regione 2: epigastrio, il cui centro corrisponde al processo xifoideo.

Regione 5: regione mesogastrica, il cui centro è l’ombelico.

Regioni 4 e 6: fianchi destro e sinistro, corrispondenti alla zona vertebrale lombare.

Regione 8: ipogastrio, è costituita dalla regione soprapubica, raggiunta dalla vescica piena.

Regioni 7 e 9: regioni inguinali destra e sinistra.


CRANIO
• Parte inferiore: splancnocranio (scheletro della faccia), ha uno sviluppo
endocondrale da base cartilaginea, dà supporto alle aperture della faccia, soprattutto
naso e bocca.

• Parte superiore: neurocranio (involucro protettivo dell’encefalo, è quasi


completamente formato dalla calotta cranica), si sviluppa con un processo di
ossificazione membranosa , che produrrà le ossa piatte e che permette di vedere attorno
alle ossa le suture di tessuto connettivo e in minima parte da un processo di
ossificazione cartilaginea, che produrrà le ossa della base cranica.

NORME (vedute)

• Frontale

• Verticale (dall’alto)

• Laterale (sinistra e destra)

• Occipitale (da dietro)

• Basale (dal basso)

Non c’è netta distinzione tra le norme.

NORMA FRONTALE
È rappresentata dalla faccia. Presenta l’osso mandibolare che si articola, con l’unica articolazione
mobile, con l’osso temporale. Superiormente ci sono le ossa mascellari, destra e sinistra, che si
trovano al centro a circondare l’apertura del naso (apertura piriforme) con le due ossa nasali (il
naso presenta una parte ossea e una parte cartilaginea e connettivale). Il confine tra le ossa nasali e
l’osso frontale è chiamato “nasion”. Lateralmente sono presenti le due ossa zigomatiche che
uniscono la faccia con la fronte e le superfici laterali del cranio. Presentano un processo frontale,
uno mascellare, uno sfenoidale e uno temporale.

Le ossa mascellari presentano sotto le orbite i fori infraorbitari da cui esce sulla faccia il nervo
infraorbitario; l’osso frontale, nelle arcate sovraorbitarie, presenta i fori sopraorbitari. Tra le orbite
centralmente è presente la glabella, profondamente alle quale vi è uno spazio vuoto: i seni
paranasali in continuità con le fosse nasali. Sull’osso frontale si trovano le bozze (tuberosità)
frontali, sporgenze causate dai lobi frontali dell’encefalo; gli zigomi presentano i fori
zigomaticofacciali per il passaggio del nervo zigomaticotemporale; la mandibola presenta il foro
mentale per il passaggio del nervo alveolare inferiore.
NORMA VERTICALE
È la veduta dall’alto ed è costituita da quattro ossa: dall’osso frontale anteriormente, dalle due ossa
parietali lateralmente e dall’osso occipitale posteriormente. Alcune ossa del cranio hanno una parte
basale, corpo, e una parte che sporge, squama.

Queste ossa sono unite da suture, quella tra le ossa parietali è la sutura sagittale mediana, quella
che unisce il frontale e i parietali è la sutura frontale o coronale. Il punto di incontro tra queste è
chiamato bregma. La sutura che separa i parietali e l’occipitale è la sutura lambdoidea ed il punto
di incontro è chiamato lambda. A volte ci sono dei piccoli fori per il passaggio delle vene emissarie
che scaricano il sangue venoso interno sulla superficie cranica (è una comunicazione tra la
circolazione superficiale del cranio e la circolazione venosa interna.

Nel cranio del neonato le suture non sono complete ma esistono due spazi in cui le suture non si
sono completate: le fontanelle. La fontanella anteriore è la bregmatica ed ha forma quadrangolare
perché il frontale si sviluppa da un osso frontale destro e uno sinistro uniti da una sutura metopica o
frontale, la posteriore è la lambdidea ed ha forma di “L” perché risulta dall’unione delle due ossa
parietale e dell’occipitale. La fontanella posteriore si chiude entro il primo anno, l’anteriore entro i
due, tre anni. Le fontanelle permettono anche il prelievo di sangue nel neonato.
Gilberto Guastalla – 10/12/2010
prof. Galli

Muscoli mimici (Tav.26 Netter)


Questi muscoli sono presenti nello strato sottocutaneo della faccia, ossia sono inseriti tra le ossa
della faccia e la pelle. Circondano la bocca, gli occhi e il naso.

Innervazione: sono tutti innervati dal nervo facciale (sono tutti volontari).

Azione: modificazione della forma della pelle della faccia, così da compiere le espressioni
(comunicazione non verbale: ciò che si comunica con la propria espressività).

Segue l’elenco dei muscoli citati dal Prof. (“Il resto è da leggere”):

− Muscolo elevatore del labbro superiore: solleva il labbro superiore;


− Muscolo depressore del labbro inferiore: abbassa il labbro inferiore;
− Muscolo risorio: allarga la bocca;
− Muscolo grande zigomatico;
− Muscolo orbicolare della bocca: chiude la bocca durante la masticazione, permettendo di
tenere il cibo all’interno della cavità orale; può essere conformato a forma di “tubo”, ad
esempio per fischiare;
− Muscolo orbicolare dell’occhio: chiude le palpebre;
− Muscolo procero: conferisce un’espressione ‘attenta’, ad esempio per far capire al Prof. che
si sta seguendo la lezione.

Nota clinica: se si verifica una compressione o una rottura di uno dei nervi facciali, ad es. il destro,
si sviluppa una paralisi tale per cui tutta la parte destra della faccia, perdendo l’innervazione, ‘cade’:
il labbro ‘cade’ e rimane aperto dalla parte destra, non potendo più essere contratto; l’occhio destro
resta aperto.

NORMA OCCIPITALE
(Da qui in avanti il Prof. segue i punti della linea guida della prima esercitazione concernente il
cranio. Si rimarca altresì che il Netter non dedica un’immagine specifica della norma occipitale,
N.d.S.).

Dalla norma occipitale si osservano le seguenti strutture:

− le due ossa parietali, superiormente;


− la squama dell’osso occipitale, inferiormente;
− le suture tra occipitale e parietali (sutura lambdoidea, Tav. 4 Netter);
− i processi mastoidei, protuberanze site ai lati della squama dell’occipitale (palpabili e
avvertibili come ‘gnocco’ se si mette il dito dietro ai padiglioni auricolari); essi si
articolano con la squama dell’osso occipitale (Tav. 4 Netter);
− i due forami mastoidei, siti lungo la sutura occipitomastoidea ed equivalenti a quelli
presenti sulla volta del cranio: essi danno passaggio a vene emissarie, che collegano la
circolazione venosa superficiale del cranio con quella interna (Tav. 10 Netter);
− la protuberanza occipitale esterna, punto di repere palpabile come ‘gnocco’ dietro la
nuca; da essa origina il muscolo trapezio (Tav. 14 alta Netter);
− le linee nucali, che si staccano ai lati della protuberanza occipitale esterna; sebbene talvolta
siano tre, normalmente esse sono due e rappresentano punti dove si attaccano i muscoli
della nuca (Tav. 14 alta Netter):
• linea nucale superiore
• linea nucale inferiore: punto d’inserzione dei muscoli retti grande e piccolo
posteriori della testa (muscoli sub-occipitali)

La terza linea (spesso appunto assente) è chiamata linea nucale suprema;


− le ossa interparietali: sono ossa soprannumerarie, non sempre presenti, site lungo le suture
posteriori; si sviluppano all’interno di piccole zone dove a volte non si è completata
l’ossificazione delle ossa che si uniscono (ad es. Os Incae, ritrovati in scavi in Messico; più
frequenti e più piccole sono le ossa suturali, talvolta presenti in numero di 6-7 lungo una
sutura). Sono varianti anatomiche normali.

NORMA LATERALE (Tav. 4 Netter)


Da questa norma, procedendo da avanti verso indietro, si osservano: osso frontale, osso zigomatico,
mandibola, osso parietale, osso occipitale. Al centro di quest’area vi sono strutture che meritano
attenzione, quali l’osso temporale e la grande ala dell’osso sfenoide.
Dall’esterno si osservano le seguenti strutture:

Osso temporale (Tav. 4 Netter)


È formato da varie parti, alcune delle quali visibili dall’esterno, altre poste in profondità:
1. squama: lamina ossea che sale verso l’alto;
2. processo zigomatico dell’osso temporale: processo orizzontale che va in avanti; si articola
con il processo temporale dell’osso zigomatico, costituendo con esso l’arcata zigomatica.
L’arcata zigomatica è una struttura ossea sottocutanea che arriva fino all’orecchio,
leggermente sollevata dal cranio in modo da determinare uno spazio tra arcata stessa e
parete del cranio. L’arcata è palpabile sulla superficie laterale del cranio partendo dallo
zigomo e andando indietro;
3. osso timpanico: ha forma di U; attaccandosi alla squama, delimita un’apertura, il meato
acustico esterno, che è l’orifizio esterno del condotto uditivo (Tav. 92 Netter);
4. processo stiloideo: vi si attaccano legamenti e muscoli che scendono verso il basso per
attaccarsi ai visceri del collo (“Verranno trattati più avanti”);
5. processo mastoideo: è più indietro rispetto al processo stiloideo. Internamente al cranio, il
processo mastoideo è collegato alla piramide dell’osso temporale, con la quale forma la
porzione petro-mastoidea dell’osso temporale;
6. piramide dell’osso temporale (Tavv. 8, 9 Netter): porzione ossea, visibile dall’interno e dal
basso, che si proietta medialmente verso il centro del cranio.

Mandibola (Tavv. 4, 15 Netter)


Di essa si vede:
1. corpo;
2. ramo: si solleva circa ad angolo retto dal corpo; termina con due protuberanze:
− processo coronoideo, anteriore a appuntito
− condilo, posteriore ed arrotondato; si articola con l’osso temporale
nell’articolazione temporo-mandibolare (ATM, o “Azienda Tramviaria
Mestrina”! Tav. 16 Netter). Il condilo, che va avanti e indietro, è palpabile durante
la masticazione.
Quanto sin qui descritto è ciò che si vede dall’esterno. Ora si entra nei dettagli.
In accordo con le dispense del laboratorio, quest’area esterna è suddivisa in quattro regioni più
piccole:
1. regione temporale
2. regione gleno-mastoidea
3. fossa infratemporale
4. fossa pterigo-palatina

1) REGIONE TEMPORALE (Tav. 4 Netter, salvo dove diversamente indicato)

È la regione più ampia presente sulla superficie esterna del cranio.


− è compresa tra due linee (rilievi) parallele:

→ linea temporale superiore


→ linea temporale inferiore

Queste linee delimitano la superficie della fossa temporale sulla parte esterna del cranio. La
linea superiore si continua con il processo frontale dell’osso zigomatico; la linea inferiore
termina nella radice del processo zigomatico della squama. In virtù di questi andamenti, la
regione ha una forma circa ovale.

− la base, ossia la porzione ossea, è composta da:


• osso parietale
• squama del temporale
• grande ala dello sfenoide
• parte della squama del frontale, davanti

− il confine inferiore è dato da:


• arcata zigomatica
• cresta infratemporale

Cosa si osserva in questa regione?

a) Pterion: punto d’incontro delle ossa temporale, parietale, frontale, sfenoide. Spesso in questa
sede il neonato presenta la fontanella pterica, che si chiude nei primi quattro mesi di vita.
Nota clinica: se una persona riceve un urto piuttosto violento in questa regione, rischia di
rompere l’arteria meningea media (Tavv. 40, 46 alta Netter), profonda a questa area e che si
espande sulla superficie interna del cranio, fornendo di sangue tutta la parte interna dell’osso
cranico. Rompendosi perde sangue, provocando un ematoma interno. L’ematoma sta dietro alla
dura madre, membrana che avvolge il cranio, e contro l’osso: l’ematoma potrebbe gonfiarsi,
l’osso non si rompe ma resta lì, quindi si va a comprimere l’encefalo. Lesioni in questa zona
non vanno trascurate: se si riceve un colpo si devono fare immediatamente indagini strumentali;
l’ematoma potrebbe formarsi anche dopo due o tre giorni.
b) Muscoli auricolari (Tav. 26 Netter), che si distinguono in:
• Anteriore
• Superiore
• Posteriore
Azione: movimento delle orecchie in avanti e indietro.

c) In profondità alla fascia (fascia temporale, che si attacca alla linea temporale superiore, N.d.S.)
compare il muscolo temporale (Tav. 54 Netter): è largo e potente; origina dalla linea temporale
inferiore e s’inserisce al processo coronoideo della mandibola. I suoi fasci sono obliqui e si
contraggono verso la testa.
Azioni: sollevamento della mandibola (chiusura della bocca); retrazione della mandibola
(spostamento della mandibola indietro). Tali azioni sono importanti nella masticazione.

d) Arteria e vena temporali superficiali (Tavv. 23, 69 Netter): scorrono davanti al padiglione
auricolare. L’arteria si ramifica sulla superficie esterna del cranio, ma dall’esterno non si nota; si
notano invece i rami della vena, soprattutto verso la fronte.

e) Nell’ATM, un menisco è situato al di sopra del condilo della mandibola; è molto importante
perché divide l’articolazione (Tav. 16 Netter).

f) Terminazioni nervose del nervo facciale, nervo che entra nella faccia (Tav. 25 Netter).

g) Ghiandola parotide (Tav. 25 Netter), attraversata dai rami dell’arteria carotide esterna e dai
rami terminali del nervo facciale.

2) REGIONE GLENO-MASTOIDEA (Tav. 4 alta Netter, salvo diversa indicazione)


− È compresa tra:
• Processo mastoideo, posteriormente;
• Tubercolo articolare, piccola sporgenza presente sotto l’arcata zigomatica,
anteriormente.

Cosa si osserva in questa regione?

a) Al centro si trova il meato acustico esterno, delimitato dall’osso timpanico e superiormente


dalla squama dell’osso temporale. Nell’adulto il meato si prolunga all’interno del cranio per
circa 1,5 cm, costituendo il condotto auditivo, canale osseo sul fondo del quale si trova la
membrana timpatica (Tav. 92 Netter). Con il padiglione auricolare il canale diventa lungo circa
2,5 cm e assume una forma ad S (motivo per cui, per osservare la membrana timpanica, è
necessario tirare l’orecchio indietro e in alto). Nei bambini piccoli il meato acustico è molto
corto, circa 3-4 mm, perché l’osso timpanico non si è ancora sviluppato ed è, in questi bambi, a
forma di anello (motivo per cui per pulire le orecchie si deve usare solo acqua calda).

b) È presente la spina soprameatale (palpabile mettendo la mano dietro l’orecchio, salendo verso
l’alto e premendo sulla superficie laterale del cranio).
Nota clinica: la spina soprameatale è un punto di riferimento importante per l’otorino-
laringoiatra: se si ha problemi agli ossicini dell’udito, posti nel fondo della cavità timpanica,
l’otorino può raggiungerli aggirando il meato acustico (che sta davanti alla cavità timpanica),
ossia senza rompere l’intera area. In che modo? Utilizzando un trapano a fresa (che non solo
buca, ma allarga il buco cambiando le frese), si trapana a lato del meato e, dopo 2 cm circa, si
entra dentro l’orecchio medio lasciando intatti il meato acustico e la membrana timpanica,
potendo così lavorare sugli ossicini.
Ancora, il processo mastoideo è costituito all’interno da piccole cavità pneumatiche (Tav. 46
bassa Netter). Il mastoide è come una spugna, comunica con la cavità del timpano, la quale
comunica con la bocca tramite la tuba di Eustachio. Quando si deglutisce, le tube si aprono,
l’aria entra nelle tube, da lì entra nella cavità del timpano e infine nel processo mastoideo. Una
qualsiasi infezione che colpisca le vie respiratorie superiori può, tramite le tube, trasferirsi
all’orecchio medio e diventare otite media. Se l’otite media passa nel processo mastoideo,
rivestito da mucosa, diventa mastoidite e il processo mastoideo si riempie di pus. Non c’è altro
modo che toglierlo facendo un buco nel processo mastoideo: lo fresano e il pus esce.

3) FOSSA INFRATEMPORALE (Tav. 4 Netter, salvo dove diversamente indicato)

Per vedere questa regione bisogna segare l’arcata zigomatica. La denominazione infatti indica che
“sta sotto al temporale”, vi è interna.
Tagliando e asportando metà dell’osso zigomatico e un altro osso (l’arcata zigomatica, N.d.S.)
compare la fossa.
− Il confine superiore è dato dalla cresta infratemporale, cresta ossea: si può osservare come il
temporale scenda dritto, poi a un certo punto rientri: tale bordo coincide con la cresta;
− scendendo si osserva il processo pterigoideo dell’osso sfenoide (‘pterigoideo’ significa ‘ala’,
Tavv. 4, 8 Netter);
− in avanti si trova la tuberosità dell’osso mascellare, rotondeggiante.

Relativamente alla posizione:


− verso l’alto la fossa è libera, perché comunica con la fossa temporale;
− in avanti la fossa si porta verso l’orbita mediante la fessura orbitale inferiore;
− indietro la fossa è aperta, non c’è niente;
− l’unica parete vera è quella mediale, composta dalla tuberosità e dal processo pterigoideo.

Ora, per comprendere cosa sia il processo pterigoideo è necessario descrivere l’osso sfenoide.

SFENOIDE (Tavv. 6, 8, 9, 14 Netter1)

Viene prima descritto guardandolo dal davanti.


È posto al centro del cranio, è una sorta di farfalla. Fondamentalmente è formato da:
− un corpo a forma di cubo a 6 facce, che sono:
• faccia superiore, posta dentro al cranio;
• faccia inferiore, posta dentro alle fosse nasali, tra naso e cranio (visibile solo da dietro);
• due facce laterali, che presentano due estroflessioni ossee molto grandi, chiamate ali:
→ le superiori sono le piccole ali
→ le inferiori sono le grandi ali

− i due processi pterigoidei, strutture a forma di ala che si staccano inferiormente dai due lati del
corpo e si dirigono verso il basso. Si caratterizzano per la presenza di due lamine:
• lamina mediale: guarda all’interno (è interna, N.d.S.)
• lamina laterale: compare sulla superficie esterna del cranio

Nota: se tra la parte inferiore del corpo e il processo pterigoideo mediale si chiude con una
1
http://www.csuchico.edu/tlp/info/projects/skull/sphenoid.mov
struttura che sta sotto (il palato duro), si ottengono le fosse nasali: lo sfenoide quindi chiude le
fosse nasali indietro (parte profonda del naso; Tav. 37 Netter);

− le fessure orbitarie superiori, poste nelle cavità orbitarie, ossia sulle superfici delle orbite, tra la
piccola ala e la grande ala: vanno a costituire una porzione della parte posteriore delle orbite
stesse (Tav. 2 bassa Netter). Queste fessure non sono chiuse, ma aperte; dietro alle fessure è
posta la cavità cranica. Cosa passa nella fessura? Vasi e tutti i nervi che vanno all’occhio (n.
oculomotore, n. trocleare, n. abducente, n. oftalmico), ad eccezione del nervo ottico.

Si consideri ora l’osso dall’alto:


− la parte superiore del corpo presenta una fossa, la sella turcica: dentro questa cavità è inserita
l’ipofisi, ghiandola grande come un pisello (pesa 500 mg) ma che produce una decina di ormoni
importanti (Tavv. 6, 9, 37 alta, 106 alta Netter)

Posteriormente l’osso presenta, oltre alle ali grande e piccola e alle lamine dei processi pterigoidei:
− l’incisura pterigoidea, tra le due lamine dei processi omonimi; ad essa s’incastra il processo
piramidale dell’osso palatino (Tav. 10 Netter, in corrispondenza dei fori palatini minori ivi
indicati);

− nuovamente il corpo, che da dietro appare bruscamente tagliato: la faccia posteriore del corpo
dello sfenoide si articola con la parte basilare dell’osso occipitale. Mentre quasi tutto il cranio si
sviluppa per ossificazione membranosa, tra il corpo dello sfenoide e l’occipitale si forma invece
una sincondrosi sfenooccipitale (sincondrosi: unione tra due ossa tramite cartilagine ialina). La
sincondrosi rimane tale fino ai 14 – 15 anni d’età, poi le due ossa si saldano e ossificano. È
dunque un modo per riconoscere l’età di un cranio (almeno fino ai 14 – 15 anni), importante in
medicina legale.

Sempre da una veduta posteriore dell’osso si apprezza come il corpo dello sfenoide si articoli con le
due piramidi dell’osso temporale. Se ora si osserva il cranio dall’alto, le articolazioni del corpo con
le suddette piramidi e indietro con l’occipitale vanno a costituire la base del cranio (insieme ad
altre ossa, N.d.S.).

Anche in sezione sagittale mediana si coglie l’articolazione sfenooccipitale. Si nota altresì come lo
sfenoide sia l’osso che unisce la parte anteriore con quella posteriore del cranio e sia fondamentale
per formare la base dal cranio (Tav. 6 Netter. A questo punto il Prof., con questa immagine,
approfondisce particolari di altre ossa del cranio, di seguito riportati).
In questa sezione, oltre all’osso sfenoide, si colgono anche due particolari dell’osso occipitale: la
porzione basilare e la squama dell’osso occipitale, che si solleva indietro e verso l’alto.
Dell’osso frontale si vede una parte anteriore molto grossa, il corpo, nel quale sono comprese delle
ampie cavità, i seni frontali paranasali; indietro c’è la squama del frontale, che si articola con il
parietale.
Osservando a questo punto il cranio da una veduta laterale (Tav. 4 Netter), si apprezza come le ossa
frontale, parietale, occipitale, squama del temporale e grande ala dello sfenoide (queste ultime due
solo in parte) costituiscano la volta del cranio:

• Parte superiore della volta: costituita dalla squama dell’occipitale, temporale, squama del
frontale;
• Parte inferiore della volta: costituita dalla superficie esterna della grande ala dello
sfenoide, processo pterigoideo, squama del temporale, processo mastoideo.
Con queste nozioni è ora possibile elencare le strutture componenti la regione, ossia la fossa
infratemporale:
• Superficie esterna della grande ala
• Linea (o cresta) infratemporale
• Lamina laterale del processo pterigoideo

4) FOSSA PTERIGO-PALATINA (Tavv. 4 bassa, 42, 43, 45 Netter)

La fossa pterigo-palatina è più profonda della fossa infratemporale: in ordine si ha la fossa


temporale (che viene giù dritta), poi la fossa infratemporale e, nel fondo di quest’ultima, c’è un
buco, corrispondente alla fossa pterigo-palatina.
− È delimitata da:

• Processo pterigoideo, indietro


• Osso mascellare, in avanti
• Cresta infratemporale, in alto

− Cosa contiene questa fossa?

a) La particolarità di questa fossetta è quella di contenere al suo interno il ganglio pterigo-


palatino (o sfeno-palatino), che è un ganglio ortosimpatico di 2-3 mm di diametro (segue un
approfondimento su queste strutture nervose, N.d.S).
I gangli sono insiemi di neuroni che si trovano al di fuori del sistema nervoso centrale (SNC).
Invece tutti gli ammassi di neuroni che stanno dentro al SNC si chiamano nuclei. Quindi le due
tipologie di struttura sono la stessa cosa, cambia solo la loro localizzazione: i nuclei si trovano
dentro al cervello e dentro al midollo spinale, mentre i gangli sono fuori.
I gangli si suddividono in due tipi:

a. Gangli sensitivi: contengono neuroni sensitivi; sono quasi sempre attaccati ad un


nervo;

b. Gangli del sistema nervoso autonomo: si suddividono a loro volta in due categorie:
→ Ortosimpatici
→ Parasimpatici

La differenza importante tra i due tipi di gangli (a. e b.) è che il ganglio sensitivo contiene
neuroni pseudounipolari → cellula con corpo (e nucleo) centrale e due prolungamenti, dei
quali uno va alla periferia e raccoglie il segnale sensitivo (è un dendrite), l’altro trasporta il
segnale raccolto dalla periferia al SNC (è un assone).
Il ganglio parasimpatico è invece un ganglio motore: contiene neuroni multipolari → cellula
con molti dendriti e un unico assone. Essi ricevono un segnale tramite l’assone di un altro
neurone che si trova dentro il SNC: in altre parole si crea una via motrice formata da un primo
neurone (sito dentro al cervello) e da un secondo neurone (sito dentro al ganglio). L’assone di
quest’ultimo si distribuisce alla muscolatura liscia involontaria delle strutture limitrofe: nel
caso del ganglio pterigo-palatino, gli assoni non vanno alla muscolatura liscia (perché non ve
ne sono lì attorno) ma si distribuiscono alle ghiandole. Dal ganglio infatti escono i nervi
palatini, contenenti le fibre post-gangliari che si distribuiscono alle ghiandole salivari del
palato oppure alla ghiandola lacrimale.
Quindi, un impulso parasimpatico (involontario) determina secrezione ghiandolare:
a) salivare → aumenta la saliva durante la masticazione, o durante il discorso di un oratore
tranquillo;
b) lacrimale → la persona lacrima in virtù di una condizione emotiva non controllabile.

b) Foro sfeno-palatino, medialmente e in alto (Tavv. 4, 6 Netter): mette in contatto la fossa


pterigo-palatina con strutture più mediali, le fosse nasali. Da lì infatti partono nervetti che vanno
ad innervare le ghiandole del naso: quando uno piange ha stimolazione delle ghiandole nasali e
aumenta la secrezione mucosa del naso (e poi dalle cavità orbitarie le lacrime scendono nel naso
attraverso un altro canale e uno si soffia il naso).

NORMA BASALE (Tavv. 8-11 Netter)


Dalla norma basale è possibile riconoscere, da dietro in avanti:

• il grande forame dell’osso occipitale (o foro occipitale): è il punto attraverso il quale il


cervello si continua con il midollo spinale. Se si taglia in quel punto, quanto sta sopra è il
cervello, quanto sta sotto è il midollo spinale;

• i due condili dell’osso occipitale, situati ai lati del foro occipitale: si articolano con l’atlante
nell’articolazione atlo-occipitale;

• il tubercolo faringeo, sporgenza sita davanti ai condili: lì si inserisce in parte la faringe;

• il canale dell’ipoglosso, piccolo foro situato sotto a ciascun condilo (i testi indicano il canale
come laterale ai condili, N.d.S.); l’ipoglosso (“sotto la lingua”) è il 12° paio di nervi cranici, che
esce dal canale e va a distribuirsi ai muscoli della lingua;

• i forami condiloidei, ai lati dei condili: danno passaggio alle vene emissarie;

• il forame stilo-mastoideo, compreso tra il processo stiloideo e il processo mastoideo: dà


passaggio al nervo facciale, che esce dal cranio, scende, va in avanti e si distribuisce alla faccia;

• il forame giugulare, ampia fessura situata tra la piramide del temporale e l’osso occipitale: è
divisa in due parti da una piccola cresta ossea
→ la parte laterale dà origine alla vena giugulare interna: è la più grossa vena del
collo e raccoglie tutto il sangue che proviene dal cervello, portandolo giù, un po’
come una grondaia che porta giù l’acqua del tetto;
→ l’altra parte dà passaggio ai nervi glosso-faringeo (IX), vago (X) e accessorio
(XI), che escono dal cranio.

• il forame carotico, grosso foro presente nella faccia inferiore della piramide: dà passaggio
all’arteria carotide comune, che sale nel collo. Questa si divide in due: carotide interna e
carotide esterna. Le carotidi interne arrivano alla base del cranio → entrano nel foro carotico →
passano dentro la piramide → sboccano nella cavità cranica (Tav. 69 Netter);

• le coane, ampi orifici delimitati dalle due lamine mediali dei processi pterigoidei, insieme al
vomere e alle due lamine orizzontali dell’osso palatino (Tavv. 8, 37, 39 Netter);
• il palato duro, lamina la cui superficie inferiore è toccabile con la lingua; è costituito da:

a. i processi palatini dei due mascellari, uniti da una sutura centrale (sutura palatina
mediana, N.d.S.);
b. le due lamine orizzontali dell’osso palatino, costituente la parte posteriore del palato
duro;
c. tra i due mascellari e il palatino è presente la sutura palatina trasversa;

Il palato osseo indietro si continua con un palato muscolare, il palato molle, che si vede in
fondo alla bocca. Il palato osseo è pieno di fori, tra i quali:
• i due fori palatini maggiori;
• i due fori palatini minori;

• la fossa infratemporale ai lati (la fossa pterigo-palatina non si vede perché è interna!);

• il forame ovale, attraverso cui dal cranio esce il nervo mandibolare, che si distribuisce alla
mandibola;

• il forame spinoso, subito dietro al forame ovale e vicino alla spina angolare dello sfenoide;
attraverso questo foro entra nel cranio l’arteria meningea media;

• il forame lacero, foro molto ampio, situato tra l’apice della piramide e l’osso occipitale; nel
vivente il foro è chiuso da una membrana fibrocartilaginea, che è attraversata da piccole vene
(che lacerano la membrana, da cui il nome). Non è da confondere con il forame giugulare: il
lacero è vicino all’apice della piramide, il giugulare invece è vicino alla base della piramide.
Inoltre, a volte il forame lacero è chiamato ‘forame giugulare anteriore’, mentre il forame
giugulare è chiamato ‘forame giugulare inferiore’.

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