prof. Galli
La tibiale anteriore attraversa la membrana interossea e raggiunge il gruppo dei muscoli anteriori
della gamba. Il sistema arterioso della gamba differisce da quello del braccio dove le arterie ulnare
e radiale si dispongono medialmente e lateralmente, nella gamba invece la tibiale anteriore e la
posteriore si dispongono anteriormente e posteriormente; la tibiale anteriore corrisponde alla
radiale e la tibiale posteriore corrisponde alla ulnare. L’arteria tibiale anteriore termina
nell’arteria dorsale del piede (o arteria pedidia) che si affianca al tendine dell’estensore lungo
dell’alluce e si divide in rami per le ossa metatarsali e rami per le falangi. Inoltre, invia anche un
ramo che attraversa il primo spazio metatarsale e portandosi nella pianta del piede.
• Sistema venoso superficiale: è posto nel piano sottocutaneo, sopra la fascia che riveste
l’arto inferiore. È formato essenzialmente da due grosse vene:
- la grande safena, sottocutanea e facilmente visibile, origina nel dorso del piede da una
rete venosa plantare e dorsale, risale dorsalmente il piede, passando davanti al
malleolo mediale e successivamente la gamba, il ginocchio e la coscia, dove si scarica
nella vena profonda femorale qualche centimetro prima che questa attraversi la lacuna
vascolare del legamento inguinale. La vena grande safena raccoglie quindi tutto il
sangue venoso superficiale dell’arto. Il punto in cui la vena grande safena si scarica nella
femorale forma una fossa ovale nella fascia lata che ricopre i muscoli della coscia,
questa è paragonabile alla fossa ovale della parete interatriale del cuore, è cioè un difetto
della fascia lata che permette lo scarico del sangue dal sistema venoso superficiale a
quello profondo.
- Nella gamba la grande safena si anastomizza con la piccola safena , la seconda vena del
sistema venoso superficiale. Nasce sempre nel dorso del piede ma in posizione laterale,
poi si porta dietro il malleolo laterale e risale la gamba tra i muscoli gemelli del
gastrocnemio e in ultimo raggiunge la fossa poplitea dove si scarica nella vena politea.
I due sistemi venosi sono collegati da vene perforanti (perforano la fascia che riveste l’arto) che
portano il sangue venoso dal superficiale al profondo, più adatto al trasporto del sangue perché può
beneficiare della contrazione e quindi della spinta dei muscoli. Le vene del sistema venoso
superficiale hanno parete muscolare, sono infatti simili alle arterie di tipo muscolare, per permettere
la spinta del sangue contro gravità e sono dotate di molte valvole.
PLESSI NERVOSI: Lombare e Sacrale
I plessi nervosi che interessano l’arto inferiore sono il lombare (A), formato dall’unione dei rami
anteriori di parte di T12, L1 ,L2, L3 e parte di L4, e il sacrale (B), formato dall’unione dei rami
anteriori di parte di L4, L5, S1 S2, S3, S4. Il coccigeo, che riceve i rami anteriori di S5 e CO è poco
importante ed è sensitivo solo per la regione attorno all’ano.
• Genitofemorale: sensitivo, deriva da L2, attraversa i fasci muscolari del grande psoas.
Il grande psoas origina con arcate fibrose che originano dal corpo di T12, L1, L2, L3, L4 e
da arcate fibrose che originano dai processi costiformi di L1, L2, L3, L4. Negli spazi
formatisi tra questi due tipi di arcate passano i rami del plesso lombare, possono passargli
lateralmente, medialmente o attraversarli.
Nervo femorale
È il primo per dimensioni del plesso lombare, attraversa la lacuna muscolare del legamento
inguinale con l’ileopsoas, si porta nella coscia dove è il nervo motore dei muscoli anteriori,
della parte terminale dell’ileopsoas, del sartorio e del quadricipite femorale. È il nervo
sensitivo della parte anteriore e mediale della coscia.
Dalla parte laterale, invece, la sensibilità è raccolta dal nervo cutaneo laterale della coscia.
Il ramo cutaneo del femorale diventa nervo safeno e dal ginocchio raggiunge il piede, è
chiamato così perché accompagna la vena grande safena. Raccoglie la sensibilità della parte
mediale di ginocchio, gamba e piede (tranne l’alluce).
La ricezione sensitiva del piede è molto importante, vengono infatti trasmessi al cervello i
segnali sentivi per l’equilibrio, per questo il piede è molto ricco di innervazione sensitiva.
Nervo otturatorio
È il secondo per dimensioni del plesso lombare. Si trova mediale al muscolo psoas nella
pelvi, poi diventa extrapelvico attraversando il canale otturatorio, si porta nella parte
mediale della coscia dove è il nervo motore dei muscoli del gruppo mediale: gracile,
pettineo ( NdA: l’edi ermes dice che è innervato dal femorale) , adduttore lungo, adduttore
breve, grande adduttore e anche il muscolo pelvitrocanterico otturatore esterno. Si porta poi
nella gamba, sempre in una zona mediale.
Nervo Ileoipogastrico
Si porta tra i muscoli larghi dell’addome mentre un il ramo sensitivo si porta verso le
natiche. Termina nella regione ipogastrica.
Nervo genitofemorale
Si porta nella regione dei genitali, nelle grandi labbra nella donna e nella parete dello scroto
e della radice del pene nell’uomo. I nervi genitofemorale e ileoinguinale raccolgono la
sensibilità dei genitali esterni e della parte superiore della coscia. La loro origine
dall’addome spiega il dolore addominale quando l’uomo riceve un urto nella zona dei
genitali esterni.
B) Il plesso sacrale è rappresentato da nervi che entrano nella cavità pelvica e escono dal
grande forame ischiatico con il muscolo pelvitrocanterico piriforme.
Nervo ischiatico
Formato dai rami anteriori che derivano da parte di L4, L5, S1, S2, S3. Ha un diametro che
raggiunge i 2 cm ed è il nervo più grosso dell’organismo.
Discende nella coscia passando nelle prossimità della tuberosità ischiatica e del grande
trocantere che ne rappresentano due punti di repere, si porta nella parte posteriore della
coscia ed è il nervo motore dei muscoli posteriori: bicipite femorale, semimembranoso,
semitendinoso ( NdA: l’Edi ermes dice che sono tutti innervati dal nervo tibiale tranne il
capo breve del bicipite innervato dal nervo peroniero).
Entra nella superficie posteriore del ginocchio dove si divide in nervo tibiale e nervo
peroniero comune, questi nomi sono denominazioni “anatomiche” che si differenziano da
quelle “cliniche” che sono: SPI (ischiatico popliteo interno) per il tibiale e SPE (ischiatico
popliteo esterno) per il peroniero comune.
Nervo tibiale
Scende tra i muscoli posteriori della gamba, innervando tutti i suoi muscoli, si porta poi
nella caviglia, dietro il malleolo mediale, da dove raggiunge la pianta del piede compiendo
lo stesso percorso dell’arteria tibiale posteriore. Nel piede emette rami plantari laterali e
rami plantari mediali.
è un grosso nervo che nasce dal nervo ischiatico nella superficie laterale della fossa poplitea.
Si divide in un ramo superficiale, nervo peroniero superficiale, il quale innerva i muscoli
peronieri e poi si porta nel dorso del piede e in un ramo profondo, nervo peroniero
profondo, il quale innerva i muscoli anteriori della gamba.
Questi ultimi due nervi controllano la flessione dorsale del piede, in caso di lesione si
cammina lo stesso perché vengono utilizzati i muscoli della coscia ma si ha un appoggio
violento del piede a terra (camminata steppante).
I nervi plantari mediale e laterale innervano tutti i muscoli brevi del piede, il primo corrisponde al
nervo mediano nella mano, il secondo corrisponde all’ulnare nella mano. Il safeno deriva del
femorale; il calcagno è innervato da rami mediali del tibiale , rami calcaneali; una piccola parte
laterale del calcagno e del piede è innervata dal surale, formato dall’unione di rami cutanei del
peroniero comune e del tibiale nel polpaccio.
SUDDIVISIONE AREA ADDOMINALE:
Regione 8: ipogastrio, è costituita dalla regione soprapubica, raggiunta dalla vescica piena.
NORME (vedute)
• Frontale
• Verticale (dall’alto)
NORMA FRONTALE
È rappresentata dalla faccia. Presenta l’osso mandibolare che si articola, con l’unica articolazione
mobile, con l’osso temporale. Superiormente ci sono le ossa mascellari, destra e sinistra, che si
trovano al centro a circondare l’apertura del naso (apertura piriforme) con le due ossa nasali (il
naso presenta una parte ossea e una parte cartilaginea e connettivale). Il confine tra le ossa nasali e
l’osso frontale è chiamato “nasion”. Lateralmente sono presenti le due ossa zigomatiche che
uniscono la faccia con la fronte e le superfici laterali del cranio. Presentano un processo frontale,
uno mascellare, uno sfenoidale e uno temporale.
Le ossa mascellari presentano sotto le orbite i fori infraorbitari da cui esce sulla faccia il nervo
infraorbitario; l’osso frontale, nelle arcate sovraorbitarie, presenta i fori sopraorbitari. Tra le orbite
centralmente è presente la glabella, profondamente alle quale vi è uno spazio vuoto: i seni
paranasali in continuità con le fosse nasali. Sull’osso frontale si trovano le bozze (tuberosità)
frontali, sporgenze causate dai lobi frontali dell’encefalo; gli zigomi presentano i fori
zigomaticofacciali per il passaggio del nervo zigomaticotemporale; la mandibola presenta il foro
mentale per il passaggio del nervo alveolare inferiore.
NORMA VERTICALE
È la veduta dall’alto ed è costituita da quattro ossa: dall’osso frontale anteriormente, dalle due ossa
parietali lateralmente e dall’osso occipitale posteriormente. Alcune ossa del cranio hanno una parte
basale, corpo, e una parte che sporge, squama.
Queste ossa sono unite da suture, quella tra le ossa parietali è la sutura sagittale mediana, quella
che unisce il frontale e i parietali è la sutura frontale o coronale. Il punto di incontro tra queste è
chiamato bregma. La sutura che separa i parietali e l’occipitale è la sutura lambdoidea ed il punto
di incontro è chiamato lambda. A volte ci sono dei piccoli fori per il passaggio delle vene emissarie
che scaricano il sangue venoso interno sulla superficie cranica (è una comunicazione tra la
circolazione superficiale del cranio e la circolazione venosa interna.
Nel cranio del neonato le suture non sono complete ma esistono due spazi in cui le suture non si
sono completate: le fontanelle. La fontanella anteriore è la bregmatica ed ha forma quadrangolare
perché il frontale si sviluppa da un osso frontale destro e uno sinistro uniti da una sutura metopica o
frontale, la posteriore è la lambdidea ed ha forma di “L” perché risulta dall’unione delle due ossa
parietale e dell’occipitale. La fontanella posteriore si chiude entro il primo anno, l’anteriore entro i
due, tre anni. Le fontanelle permettono anche il prelievo di sangue nel neonato.
Gilberto Guastalla – 10/12/2010
prof. Galli
Innervazione: sono tutti innervati dal nervo facciale (sono tutti volontari).
Azione: modificazione della forma della pelle della faccia, così da compiere le espressioni
(comunicazione non verbale: ciò che si comunica con la propria espressività).
Segue l’elenco dei muscoli citati dal Prof. (“Il resto è da leggere”):
Nota clinica: se si verifica una compressione o una rottura di uno dei nervi facciali, ad es. il destro,
si sviluppa una paralisi tale per cui tutta la parte destra della faccia, perdendo l’innervazione, ‘cade’:
il labbro ‘cade’ e rimane aperto dalla parte destra, non potendo più essere contratto; l’occhio destro
resta aperto.
NORMA OCCIPITALE
(Da qui in avanti il Prof. segue i punti della linea guida della prima esercitazione concernente il
cranio. Si rimarca altresì che il Netter non dedica un’immagine specifica della norma occipitale,
N.d.S.).
Queste linee delimitano la superficie della fossa temporale sulla parte esterna del cranio. La
linea superiore si continua con il processo frontale dell’osso zigomatico; la linea inferiore
termina nella radice del processo zigomatico della squama. In virtù di questi andamenti, la
regione ha una forma circa ovale.
a) Pterion: punto d’incontro delle ossa temporale, parietale, frontale, sfenoide. Spesso in questa
sede il neonato presenta la fontanella pterica, che si chiude nei primi quattro mesi di vita.
Nota clinica: se una persona riceve un urto piuttosto violento in questa regione, rischia di
rompere l’arteria meningea media (Tavv. 40, 46 alta Netter), profonda a questa area e che si
espande sulla superficie interna del cranio, fornendo di sangue tutta la parte interna dell’osso
cranico. Rompendosi perde sangue, provocando un ematoma interno. L’ematoma sta dietro alla
dura madre, membrana che avvolge il cranio, e contro l’osso: l’ematoma potrebbe gonfiarsi,
l’osso non si rompe ma resta lì, quindi si va a comprimere l’encefalo. Lesioni in questa zona
non vanno trascurate: se si riceve un colpo si devono fare immediatamente indagini strumentali;
l’ematoma potrebbe formarsi anche dopo due o tre giorni.
b) Muscoli auricolari (Tav. 26 Netter), che si distinguono in:
• Anteriore
• Superiore
• Posteriore
Azione: movimento delle orecchie in avanti e indietro.
c) In profondità alla fascia (fascia temporale, che si attacca alla linea temporale superiore, N.d.S.)
compare il muscolo temporale (Tav. 54 Netter): è largo e potente; origina dalla linea temporale
inferiore e s’inserisce al processo coronoideo della mandibola. I suoi fasci sono obliqui e si
contraggono verso la testa.
Azioni: sollevamento della mandibola (chiusura della bocca); retrazione della mandibola
(spostamento della mandibola indietro). Tali azioni sono importanti nella masticazione.
d) Arteria e vena temporali superficiali (Tavv. 23, 69 Netter): scorrono davanti al padiglione
auricolare. L’arteria si ramifica sulla superficie esterna del cranio, ma dall’esterno non si nota; si
notano invece i rami della vena, soprattutto verso la fronte.
e) Nell’ATM, un menisco è situato al di sopra del condilo della mandibola; è molto importante
perché divide l’articolazione (Tav. 16 Netter).
f) Terminazioni nervose del nervo facciale, nervo che entra nella faccia (Tav. 25 Netter).
g) Ghiandola parotide (Tav. 25 Netter), attraversata dai rami dell’arteria carotide esterna e dai
rami terminali del nervo facciale.
b) È presente la spina soprameatale (palpabile mettendo la mano dietro l’orecchio, salendo verso
l’alto e premendo sulla superficie laterale del cranio).
Nota clinica: la spina soprameatale è un punto di riferimento importante per l’otorino-
laringoiatra: se si ha problemi agli ossicini dell’udito, posti nel fondo della cavità timpanica,
l’otorino può raggiungerli aggirando il meato acustico (che sta davanti alla cavità timpanica),
ossia senza rompere l’intera area. In che modo? Utilizzando un trapano a fresa (che non solo
buca, ma allarga il buco cambiando le frese), si trapana a lato del meato e, dopo 2 cm circa, si
entra dentro l’orecchio medio lasciando intatti il meato acustico e la membrana timpanica,
potendo così lavorare sugli ossicini.
Ancora, il processo mastoideo è costituito all’interno da piccole cavità pneumatiche (Tav. 46
bassa Netter). Il mastoide è come una spugna, comunica con la cavità del timpano, la quale
comunica con la bocca tramite la tuba di Eustachio. Quando si deglutisce, le tube si aprono,
l’aria entra nelle tube, da lì entra nella cavità del timpano e infine nel processo mastoideo. Una
qualsiasi infezione che colpisca le vie respiratorie superiori può, tramite le tube, trasferirsi
all’orecchio medio e diventare otite media. Se l’otite media passa nel processo mastoideo,
rivestito da mucosa, diventa mastoidite e il processo mastoideo si riempie di pus. Non c’è altro
modo che toglierlo facendo un buco nel processo mastoideo: lo fresano e il pus esce.
Per vedere questa regione bisogna segare l’arcata zigomatica. La denominazione infatti indica che
“sta sotto al temporale”, vi è interna.
Tagliando e asportando metà dell’osso zigomatico e un altro osso (l’arcata zigomatica, N.d.S.)
compare la fossa.
− Il confine superiore è dato dalla cresta infratemporale, cresta ossea: si può osservare come il
temporale scenda dritto, poi a un certo punto rientri: tale bordo coincide con la cresta;
− scendendo si osserva il processo pterigoideo dell’osso sfenoide (‘pterigoideo’ significa ‘ala’,
Tavv. 4, 8 Netter);
− in avanti si trova la tuberosità dell’osso mascellare, rotondeggiante.
Ora, per comprendere cosa sia il processo pterigoideo è necessario descrivere l’osso sfenoide.
− i due processi pterigoidei, strutture a forma di ala che si staccano inferiormente dai due lati del
corpo e si dirigono verso il basso. Si caratterizzano per la presenza di due lamine:
• lamina mediale: guarda all’interno (è interna, N.d.S.)
• lamina laterale: compare sulla superficie esterna del cranio
Nota: se tra la parte inferiore del corpo e il processo pterigoideo mediale si chiude con una
1
http://www.csuchico.edu/tlp/info/projects/skull/sphenoid.mov
struttura che sta sotto (il palato duro), si ottengono le fosse nasali: lo sfenoide quindi chiude le
fosse nasali indietro (parte profonda del naso; Tav. 37 Netter);
− le fessure orbitarie superiori, poste nelle cavità orbitarie, ossia sulle superfici delle orbite, tra la
piccola ala e la grande ala: vanno a costituire una porzione della parte posteriore delle orbite
stesse (Tav. 2 bassa Netter). Queste fessure non sono chiuse, ma aperte; dietro alle fessure è
posta la cavità cranica. Cosa passa nella fessura? Vasi e tutti i nervi che vanno all’occhio (n.
oculomotore, n. trocleare, n. abducente, n. oftalmico), ad eccezione del nervo ottico.
Posteriormente l’osso presenta, oltre alle ali grande e piccola e alle lamine dei processi pterigoidei:
− l’incisura pterigoidea, tra le due lamine dei processi omonimi; ad essa s’incastra il processo
piramidale dell’osso palatino (Tav. 10 Netter, in corrispondenza dei fori palatini minori ivi
indicati);
− nuovamente il corpo, che da dietro appare bruscamente tagliato: la faccia posteriore del corpo
dello sfenoide si articola con la parte basilare dell’osso occipitale. Mentre quasi tutto il cranio si
sviluppa per ossificazione membranosa, tra il corpo dello sfenoide e l’occipitale si forma invece
una sincondrosi sfenooccipitale (sincondrosi: unione tra due ossa tramite cartilagine ialina). La
sincondrosi rimane tale fino ai 14 – 15 anni d’età, poi le due ossa si saldano e ossificano. È
dunque un modo per riconoscere l’età di un cranio (almeno fino ai 14 – 15 anni), importante in
medicina legale.
Sempre da una veduta posteriore dell’osso si apprezza come il corpo dello sfenoide si articoli con le
due piramidi dell’osso temporale. Se ora si osserva il cranio dall’alto, le articolazioni del corpo con
le suddette piramidi e indietro con l’occipitale vanno a costituire la base del cranio (insieme ad
altre ossa, N.d.S.).
Anche in sezione sagittale mediana si coglie l’articolazione sfenooccipitale. Si nota altresì come lo
sfenoide sia l’osso che unisce la parte anteriore con quella posteriore del cranio e sia fondamentale
per formare la base dal cranio (Tav. 6 Netter. A questo punto il Prof., con questa immagine,
approfondisce particolari di altre ossa del cranio, di seguito riportati).
In questa sezione, oltre all’osso sfenoide, si colgono anche due particolari dell’osso occipitale: la
porzione basilare e la squama dell’osso occipitale, che si solleva indietro e verso l’alto.
Dell’osso frontale si vede una parte anteriore molto grossa, il corpo, nel quale sono comprese delle
ampie cavità, i seni frontali paranasali; indietro c’è la squama del frontale, che si articola con il
parietale.
Osservando a questo punto il cranio da una veduta laterale (Tav. 4 Netter), si apprezza come le ossa
frontale, parietale, occipitale, squama del temporale e grande ala dello sfenoide (queste ultime due
solo in parte) costituiscano la volta del cranio:
• Parte superiore della volta: costituita dalla squama dell’occipitale, temporale, squama del
frontale;
• Parte inferiore della volta: costituita dalla superficie esterna della grande ala dello
sfenoide, processo pterigoideo, squama del temporale, processo mastoideo.
Con queste nozioni è ora possibile elencare le strutture componenti la regione, ossia la fossa
infratemporale:
• Superficie esterna della grande ala
• Linea (o cresta) infratemporale
• Lamina laterale del processo pterigoideo
b. Gangli del sistema nervoso autonomo: si suddividono a loro volta in due categorie:
→ Ortosimpatici
→ Parasimpatici
La differenza importante tra i due tipi di gangli (a. e b.) è che il ganglio sensitivo contiene
neuroni pseudounipolari → cellula con corpo (e nucleo) centrale e due prolungamenti, dei
quali uno va alla periferia e raccoglie il segnale sensitivo (è un dendrite), l’altro trasporta il
segnale raccolto dalla periferia al SNC (è un assone).
Il ganglio parasimpatico è invece un ganglio motore: contiene neuroni multipolari → cellula
con molti dendriti e un unico assone. Essi ricevono un segnale tramite l’assone di un altro
neurone che si trova dentro il SNC: in altre parole si crea una via motrice formata da un primo
neurone (sito dentro al cervello) e da un secondo neurone (sito dentro al ganglio). L’assone di
quest’ultimo si distribuisce alla muscolatura liscia involontaria delle strutture limitrofe: nel
caso del ganglio pterigo-palatino, gli assoni non vanno alla muscolatura liscia (perché non ve
ne sono lì attorno) ma si distribuiscono alle ghiandole. Dal ganglio infatti escono i nervi
palatini, contenenti le fibre post-gangliari che si distribuiscono alle ghiandole salivari del
palato oppure alla ghiandola lacrimale.
Quindi, un impulso parasimpatico (involontario) determina secrezione ghiandolare:
a) salivare → aumenta la saliva durante la masticazione, o durante il discorso di un oratore
tranquillo;
b) lacrimale → la persona lacrima in virtù di una condizione emotiva non controllabile.
• i due condili dell’osso occipitale, situati ai lati del foro occipitale: si articolano con l’atlante
nell’articolazione atlo-occipitale;
• il canale dell’ipoglosso, piccolo foro situato sotto a ciascun condilo (i testi indicano il canale
come laterale ai condili, N.d.S.); l’ipoglosso (“sotto la lingua”) è il 12° paio di nervi cranici, che
esce dal canale e va a distribuirsi ai muscoli della lingua;
• i forami condiloidei, ai lati dei condili: danno passaggio alle vene emissarie;
• il forame giugulare, ampia fessura situata tra la piramide del temporale e l’osso occipitale: è
divisa in due parti da una piccola cresta ossea
→ la parte laterale dà origine alla vena giugulare interna: è la più grossa vena del
collo e raccoglie tutto il sangue che proviene dal cervello, portandolo giù, un po’
come una grondaia che porta giù l’acqua del tetto;
→ l’altra parte dà passaggio ai nervi glosso-faringeo (IX), vago (X) e accessorio
(XI), che escono dal cranio.
• il forame carotico, grosso foro presente nella faccia inferiore della piramide: dà passaggio
all’arteria carotide comune, che sale nel collo. Questa si divide in due: carotide interna e
carotide esterna. Le carotidi interne arrivano alla base del cranio → entrano nel foro carotico →
passano dentro la piramide → sboccano nella cavità cranica (Tav. 69 Netter);
• le coane, ampi orifici delimitati dalle due lamine mediali dei processi pterigoidei, insieme al
vomere e alle due lamine orizzontali dell’osso palatino (Tavv. 8, 37, 39 Netter);
• il palato duro, lamina la cui superficie inferiore è toccabile con la lingua; è costituito da:
a. i processi palatini dei due mascellari, uniti da una sutura centrale (sutura palatina
mediana, N.d.S.);
b. le due lamine orizzontali dell’osso palatino, costituente la parte posteriore del palato
duro;
c. tra i due mascellari e il palatino è presente la sutura palatina trasversa;
Il palato osseo indietro si continua con un palato muscolare, il palato molle, che si vede in
fondo alla bocca. Il palato osseo è pieno di fori, tra i quali:
• i due fori palatini maggiori;
• i due fori palatini minori;
• la fossa infratemporale ai lati (la fossa pterigo-palatina non si vede perché è interna!);
• il forame ovale, attraverso cui dal cranio esce il nervo mandibolare, che si distribuisce alla
mandibola;
• il forame spinoso, subito dietro al forame ovale e vicino alla spina angolare dello sfenoide;
attraverso questo foro entra nel cranio l’arteria meningea media;
• il forame lacero, foro molto ampio, situato tra l’apice della piramide e l’osso occipitale; nel
vivente il foro è chiuso da una membrana fibrocartilaginea, che è attraversata da piccole vene
(che lacerano la membrana, da cui il nome). Non è da confondere con il forame giugulare: il
lacero è vicino all’apice della piramide, il giugulare invece è vicino alla base della piramide.
Inoltre, a volte il forame lacero è chiamato ‘forame giugulare anteriore’, mentre il forame
giugulare è chiamato ‘forame giugulare inferiore’.