Samantha Cristoforetti
Missione Futura (2014)
L’Astrobiologia
100 L’Astrobiologia
Introduzione all’astrobiologia
“Vi porgo la mia contemplazione circa l’infinito, universo e mondi innumerabili”
(Giordano Bruno, De l’Infinito Universo et Mondi - ANNO MDLXXXIIII)
L’astrobiologia è una disciplina che stu- La ricerca di vita oltre la Terra dipen-
dia l’origine, l’evoluzione e la distribu- de da cosa intendiamo per “vita”. Una
zione della vita nell’universo. In altre definizione ampiamente condivisa dagli
parole tenta di rispondere alla fatidica scienziati è quella di un sistema chimi-
domanda: c’è vita altrove? co in grado di autosostenersi e di an-
Per rispondere a questa domanda è ne- dare incontro a evoluzione Darwiniana.
cessario mettere in campo conoscenze Vale a dire basata su una macromole-
scientifiche diverse, come quelle proprie cola organica (quale il nostro DNA) che
dell’astronomia, planetologia, biologia, si replica introducendo errori, cioè mu-
chimica e geologia. Succede allora, per tazioni, le quali, fornendo la varietà di
esempio, che i biologi parlino con gli combinazioni su cui agisce la selezione
astrofisici (qual è la connessione tra le naturale, sono il vero motore dell’evo-
prime stelle e le prime cellule? Come si luzione.
sono formati gli elementi della vita?), Noi però, conosciamo un solo tipo di
con i chimici (come si è passati dalla vita, quella basata sulla chimica del car-
chimica prebiotica alla vita cellulare?) bonio, e che dipende dalla presenza di
come con gli astronomi (dove cercare i acqua allo stato liquido, carbonio, idro-
pianeti extrasolari? Attorno a quali stel- geno, azoto, fosforo e zolfo (i CHNOPS,
le? Quali indizi della vita ricercare?). elementi più abbondanti nell’universo)
La stretta integrazione tra queste disci- e di una forma di energia, non esclusi-
pline permette di definire le zone di abi- vamente solare, ma anche di tipo chi-
tabilità (cioè comprese tra una distanza mico.Il fatto che la vita sulla Terra sia
minima e massima dalla stella, per cui fatta di elementi abbondanti nell’uni-
l’acqua è allo stato liquido, se la pres- verso la rende un evento probabile. Il
sione atmosferica è adeguata), ma an- fatto che un evento sia probabile non
che di decidere quali impronte dell’at- significa però che esso avvenga. Inol-
tività biologica ricercare nell’atmosfera tre, tendiamo a credere che dove c’è
e nel suolo di pianeti o lune nel nostro acqua allo stato liquido (follow the wa-
sistema solare oppure intorno ad altre ter) ci possa essere vita. Tuttavia, non
stelle. necessariamente se c’è acqua c’è vita.
Se capire come la vita si sia originata vista, elevate (superiori ai 100 °C) in
sulla Terra è un presupposto per cer- un luogo infernale. In tali nicchie, circa
carla altrove, allora non è trascurabile 3.8 miliardi di anni fa, le prime forme di
il fatto che persistano ancora grosse vita (parenti dei moderni microrganismi
incertezze su come, dove e quando la chemiolitotrofi, ipertermofili) avrebbero
scintilla della vita si sia accesa sul no- trovato rifugio dagli impatti sterilizzanti
stro pianeta. dei meteoriti, che letteralmente bom-
Il primo esperimento di astrobiologia bardavano la superficie terrestre, e dal-
per verificare se i mattoni della vita le nocive radiazioni ultraviolette (quelle
(gli amminoacidi) si potessero formare a 254 nm, gli UVC, letali per il nostro
dai componenti dell’atmosfera primor- DNA). Solamente dopo la comparsa dei
diale (metano, idrogeno e ammonia- cianobatteri capaci di fotosintesi ossi-
ca), in presenza di scariche elettriche, genica, l’ossigenazione dell’atmosfera
è stato condotto nel 1953 da Stanley primitiva, avvenuta circa 2.5 miliardi di
Lloyd Miller e Harold Urey. Tuttavia, in anni fa, e la formazione dell’ozono (che
questa sintesi prebiotica sia le dosi sia ci protegge dagli UVC) tutto è cambia-
gli ingredienti del “brodo primordiale” to! La Terra è diventata abitabile anche
possedevano un elevato grado di arbi- per organismi che respirano ossigeno,
trarietà e quanto ciò possa aver influi- come l’essere umano.
to sul risultato dell’esperimento è tut- Ancora non sappiamo però se i matto-
tora oggetto di dibattito. Che le prime ni della vita (amminoacidi, DNA e RNA)
molecole biologiche si siano formate si siano formati a partire da materiale
nel “brodo primordiale” in una miscela terrestre (i CHNOPS formati da stelle e
di elementi presenti nell’atmosfera del supernove) oppure extraterrestre. Am-
pianeta ai suoi esordi non è poi nean- minoacidi sono stati ritrovati su alcuni
che certo. Ciò nonostante, l’interesse meteoriti, come quelle marziane (inclu-
per l’esperimento di Miller e Urey è an- sa la famosa ALH 84001). Infine, alcune
cora accesissimo tanto che ne è stata molecole organiche che possono essere
riproposta la sua realizzazione in bassa precursori dei mattoni della vita sono
orbita terrestre, utilizzando la Stazione state osservate nel mezzo interstella-
Spaziale Internazionale per simulare re, mentre nella coda della cometa Wild
un ambiente primordiale non protetto 2, riportata sulla Terra dalla missione
dell’odierna atmosfera (che come ben NASA Stardust (una missione di sample
sappiamo, è stata modificata dall’attivi- return), è stata trovata la glicina (un
tà degli organismi fotosintetici ossige- amminoacido che si trova nelle nostre
nici). Largamente condivisa è l’idea che proteine). Proveniamo dunque vera-
l’ultimo antenato comune universale, mente dallo Spazio? Il modulo Philae
cioè LUCA (Last Universal Common An- ospitato sulla sonda europea Rosetta,
cestor), sia comparso nelle profondità che posandosi sulla crosta ghiacciata
oceaniche grazie all’interazione di alcu- della cometa Churyumov-Gerasimenko
ne sostanze chimiche con l’acqua alca- verificherà in situ la presenza di mate-
lina proveniente da camini idrotermali riale organico necessario a innescare il
(noti come Lost City) al buio e in assen- processo della vita su un pianeta abita-
za di ossigeno: in un ambiente, quindi, bile, contribuirà a rispondere a questa
molto diverso dalla nostra idea antro- domanda.
pocentrica di condizioni idonee alla vita.
Questo suggerisce che i primi passi del-
la chimica prebiotica ed il passaggio al
mondo cellulare potrebbero non esse-
re avvenuti nella piccola pozza calda di
Charles R. Darwin (warm little pond),
ma a temperature, dal nostro punto di
102 L’Astrobiologia
Gli Estremofili
Gli estremofili sono microrganismi, per lo più procarioti, appartenenti al gruppo degli
archeobatteri, in grado di sopravvivere in condizioni proibitive dal punto di vista fisico e
chimico per la maggior parte degli organismi viventi sulla Terra. Questi microorganismi
hanno adottato diversi tipi di strategie che hanno permesso loro di adattarsi a condi-
zioni ambientali ostili quali temperature estremamente alte o basse, elevata acidità,
pressione o salinità. In particolare, gli estremofili che possono sopravvivere a tempe-
rature molto elevate vengono chiamati termofili. Ne è un esempio il batterio Thermus
aquaticus che prospera a temperature di 70°C, ma, può sopravvivere a temperature
comprese in un intervallo tra i 50°C e gli 80°C. Al contrario, gli estremofili in grado di
crescere e proliferare a temperature molto basse vengono chiamati psicrofili o criofili.
Questi popolano le acque profonde oceaniche dove la temperatura si aggira media-
mente intorno ai 2°C nonostante, a causa del contenuto salino, nelle aree più fredde,
l’acqua possa raggiungere anche temperature pari a -12°C senza congelare. Tra le stra-
tegie di adattamento di questi organismi vi è la produzione di sostanze, quali glicerolo
e proteine anti-congelamento, che abbassano il punto di congelamento dell’acqua di
alcuni gradi. Infatti, durante il processo di congelamento, l’acqua forma dei cristalli di
ghiaccio che possono danneggiare l’organismo. Alcune specie di estremofili possono
resistere anche alle elevate pressioni (barofili) che si registrano nelle profondità dei
fondali oceanici. Nella Fossa delle Marianne sono stati ritrovati organismi in grado di
sopravvivere a 11 km di profondità dove la pressione può raggiungere le 1100 atmo-
sfere. Questi organismi sono difficili da studiare in laboratorio poiché ricreare artificial-
mente queste condizioni di pressione è piuttosto difficoltoso. Infine, vi sono gli alofili
che crescono in condizioni di elevata salinità, gli acidofili e gli alcalofili che sopravvivono
rispettivamente in ambienti acidi (pH < 7) o alcalini (pH > 7).
Gli estremofili sono di particolare interesse per l’astrobiologia in quanto molti di questi
organismi sono in grado di sopravvivere in ambienti simili a quelli extraterrestri noti.
Inoltre la loro scoperta sottolinea l’enorme adattabilità delle forme di vita primitive e
quindi la possibilità di trovare forme di vita (almeno microbiche) nel Sistema Solare.
Curiosity e Exomars
Il rover Curiosity è stato lanciato dalla NASA il 26 novembre 2011 ed è atterrato su
Marte il 6 agosto 2012. Lo scopo della missione nota come Mars Science Laboratory
è quello di investigare sulla passata e presente capacità di Marte di sostenere la vita,
focalizzando l’attenzione sulle rocce sedimentarie. La durata presunta della missione è
di almeno un anno marziano (circa 2 anni terrestri). Al momento Curiosity ha trovato gli
ingredienti della vita (carbonio, idrogeno, zolfo, azoto e fosforo) nel cratere Gale, dove
nel passato c’era un lago. La prossima missione di esplorazione del Pianeta Rosso sarà
Exomars dell’Agenzia Spaziale Europea, in programma per il 2018. In un futuro forse
non troppo lontano, verranno pianificate, con una importante partecipazione dell’Agen-
zia Spaziale Italiana, missioni su Marte con uomini a bordo.
I Tardigradi
I Tardigradi (Tardigrada, Spallanzani 1777) sono un phylum di invertebrati che com-
prende poco più di un migliaio di specie animali. La loro capacità di sopravvivere in
condizioni avverse è particolarmente elevata e sono diffusi in tutto il pianeta. Vi sono
specie marine, terrestri e adattate alle acque dolci. Sono stati osservati in tutti i conti-
nenti. Sono in grado di resistere per tempi lunghissimi al disseccamento e al congela-
mento. Sebbene alcune specie siano predatorie, la maggioranza dei tardigradi si nutre
di cellule vegetali.
106 L’Astrobiologia
Un esperimento di astrobiologia
sulla ISS: la tenacia di estremofili
terrestri nello Spazio
Il progetto didattico si colloca nel con- re gli effetti dell’ambiente spaziale sul
testo delle più recenti sperimentazioni materiale biologico ma con tempi più
in bassa orbita terrestre che utilizza- brevi dettati dalla durata della missio-
no la piattaforma dell’Agenzia Spaziale ne del satellite che la ospitava. Biopan,
Europea EXPOSE, la quale viene collo- che prende il nome dalla sua forma
cata all’esterno della Stazione Spazia- (pan=pentola), veniva istallata infatti
le Internazionale con attività extravei- sulla superficie esterna del satellite rus-
colare degli astronauti. Questo tipo di so Foton. Il primo lancio risale al 1994.
piattaforma permette l’esposizione alle Attraverso due seminari introduttivi ver-
condizioni spaziali e marziane simula- ranno forniti agli studenti gli strumenti
te in bassa orbita terrestre di organi- teorici per orientarsi negli scenari che
smi e biomolecole, contribuendo così sottendono alle passate missioni spa-
alle ricerche sull’origine, evoluzione e ziali realizzate in ambito astrobiologico
distribuzione della vita nell’universo. utilizzando spore batteriche, così come
Il presente progetto didattico intende organismi terrestri isolati da ambienti
prediligere le sperimentazioni sulla te- terrestri estremi.
nacia degli estremofili e sulla stabilità Particolare attenzione verrà rivolta ai
dei loro costituenti cellulari, in condizio- due esperimenti presenti su EXPOSE-
ni spaziali e simulate marziane, le quali R2: Biofilm Organisms Surfing Space
rappresentano i presupposti scientifici (BOSS) and BIOlogy and Mars EXpe-
per la ricerca di vita in altri mondi, con riment (BIOMEX) portati a bordo della
particolare enfasi per Marte. La sua fi- ISS il 23 luglio 2014 con il cargo Pro-
nalità principale è quella di fornire agli gress 56 e collocati all’esterno nel mese
studenti le competenze teoriche e prati- di agosto. Questi due esperimenti in-
che per la comprensione sia degli espe- tendono contribuire allo studio della te-
rimenti di astrobiologia condotti in bassa nacia della vita come noi la conosciamo
orbita terrestre nel passato, utilizzando e all’identificazione di bioimpronte per
la piattaforma Biopan, sia quelli più re- la ricerca di vita su Marte.
centi basati sull’impiego di EXPOSE. Al progetto BOSS partecipa un team di
EXPOSE è una multi-user facility dedi- ricerca italiano con esperimenti su cia-
cata all’astrobiologia montata all’ester- nobatteri isolati da comunità litiche in
no della ISS. E’ stata sviluppata dall’E- deserti considerati gli analoghi terrestri
SA per missioni di lunga durata (oltre di Marte, esposti a condizioni spaziali e
un anno e mezzo) ed è disegnata per marziane (CO2 e UV > 200 nm) come
consentire l’esposizione di materiale biofilm, forme primitive e tenaci di vita,
chimico e biologico allo Spazio esterno al fine di verificarne le potenzialità di
e di registrarne i dati durante il periodo sopravvivenza.
di esposizione. La prima facility (EXPO- Al progetto BIOMEX partecipano due
SE-E) fu installata all’esterno del labo- team di ricerca italiani con esperimen-
ratorio Columbus nel 2008. EXPOSE-R, ti su cianobatteri e funghi estremofili
collocata all’esterno del modulo Russo esposti a condizioni spaziali e marziane
della ISS, fu posizionata per la prima simulate in presenza di regoliti marziani
volta nel 2009. e lunari; lo scopo è quello di validare
BIOPAN, analogamente a EXPOSE, è l’ipotesi della litopanspermia (trasporto
una facility disegnata per investiga- di forme di vita all’interno di materiale
L’Astrobiologia 107
zione delle cellule intatte (SYTOX-Green delle modalità attraverso cui l’ambien-
negative) e danneggiate (SYTOX-Green te spaziale e marziano inducono dan-
positive). ni alle strutture biologiche. Gli studenti
saranno inoltre guidati nella formula-
Attività n. 3 - Valutazione della fluore- zione di ipotesi sui meccanismi cellulari
scenza dei pigmenti fotosintetici. e molecolari che sottendono la tenacia
Cianobatteri esposti a condizioni simu- degli estremofili in condizioni simulate.
late verranno analizzati al CLSM utiliz- Infine, alla luce dei risultati ottenuti in
zando la modalità di lambda scan. Dopo condizioni simulate, gli studenti discu-
aver eccitato le cellule con un laser a teranno i risultati attesi dalla missione
543 nm, verranno selezionate delle re- EXPOSE-R2, la cui sfida risiede nel fatto
gioni di interesse in modo da valutare che nello Spazio gli estremofili saranno
l’emissione dei pigmenti fotosintetici a esposti ad una combinazione di vuoto,
livello delle singole cellule. estremi di temperatura, radiazioni co-
smiche e solari, che non è possibile ri-
Attività n. 4 - Sopravvivenza cellulare. produrre sulla Terra.
Campioni di cianobatteri e funghi sot- Il progetto didattico intende inquadrare
toposti a simulazione verranno reidra- da un punto di vista teorico e pratico
tati e piastrati su opportuni terreni di la comprensione degli esperimenti di
crescita; la comparsa di colonie indi- astrobiologia condotti in bassa orbitata
cherà la loro capacità di riparare i danni terrestre. Attraverso seminari introdut-
indotti e di andare incontro a divisione tivi e sperimentazioni condotte nei la-
cellulare. boratori dei team italiani coinvolti nelle
missioni spaziali BOSS e BIOMEX, gli
Risultati Attesi studenti acquisteranno consapevolezza
delle tematiche affrontate dall’astrobio-
Dallo svolgimento delle attività propo- logia e dei risultati attesi dalla missione
ste è atteso un coinvolgimento degli EXPOSE-R2.
studenti nella valutazione e discussione