LINFOMI
TERAPIA ONCOLOGICA
E CARDIOTOSSICITA’
Irma Bisceglia
Stefano Curti
Roberta Battistini
Valerio Zoli
Iris Parrini
ANMCO
Iris Parrini1 (Coordinatore), – Task Force Cardioncologia 2017
Iris Parrini1 (Coordinatore),
Autori: Irma Bisceglia2, Stefano Curti2, Roberta Battistini3, Valerio Zoli3.
1Cardiologia, Ospedale Mauriziano, Torino
2S.C. Cardiologia 2, A.O. San Camillo-Forlanini, Roma
3
UOC Ematologia e Trapianto Cellule Staminali Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini,
Roma
LE INFORMAZIONI DELL’EMATOLOGO
Il trattamento di 2° linea nei pazienti giovani ricaduti o refrattari alla prima linea è
rappresentata da chemioterapia ad alte dosi (HDS), seguita da autotrapianto di cellule
staminali (ASCT) 7.
Il trattamento di 2° linea nei pazienti anziani ricaduti o refrattari dopo la prima linea o non
candidabili ad ASCT, consiste in terapia con rituximab associato a schemi di
polichemioterapia tradizionali. Nuovi agenti biologici (Obinotuzumab, Brentuximab Vetodin,
Ibrutinib, Polatuzumab, Vetodin, CAR-T), sono in studio per il trattamento di queste categorie
di pazienti8,9 (Tabella 2).
Legenda :+++, >10%; ++, 1-10%; +, <1% o raro ( mod. da Tarantini et al. G Ital Cardio 2017)
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APPROCCIO CARDIONCOLOGICO
Diagnosi di
Pazienti sani Prevenzione del Terapia Gestione dei
cancro e piano
cancro oncologica sopravviventi
di trattamento
Stratificazione del
Gestione dei fattori rischio CV prima del Monitoraggio CV a
trattamento lungo termine
di rischio CV
oncologico Monitoraggio
Prevenzione CV nei
Decisione Iin base ul CV
Prevenzione pazienti ad alto
rischio CV e gestione
primaria in base alla chemio
rischio
Pazienti cardiopatici terapia scelta
Decisone
multidisciplinare Trattamento in Trattamento della
Trattamento sulla scelta della parallelo cardiopatia e
“evidence based” chemioterapia in cardiovascolare e monitoraggio CV
dei FR CV e delle base alla del cancro Interventi per
cardiopatie stratificazione del Monitoraggio della ridurre effetti CV a
rischio CV e al piano cardiotossicità lungo temine
di trattamento
Fattori di rischio
I fattori di rischio per la cardiotossicità sono molteplici e sono correlati alla dose cumulativa di
antracicline durante la vita, la somministrazione di dosi singole elevate in bolo, età <18 e >65
anni, sesso femminile, fattori di rischio cardiovascolare e cardiopatie pre-esistenti,
chemioterapie o terapie biologiche concomitanti, radioterapia mediastinica precedente e/o
concomitante4 (Tabella 1).
Tabella 2. Pazienti a rischio di disfunzione ventricolare sinistra sulla base del trattamento
Prevenzione primaria
La prevenzione primaria del danno da antracicline è possibile e pur essendo di appannaggio
prevalente dell’oncologia presume una corretta identificazione dei pazienti a rischio.
I fattori che sembrano influenzare la cardiotossicità indotta dalle antracicline sono da una parte
paziente correlati e includono età al tempo dell’esposizione, predisposizione genetica,
ipertensione arteriosa, diabete mellito, cardiopatie preesistenti, dall’altro sono legati a terapie
quali radioterapia mediastinica precedente o concomitante, combinazione con ciclofosfamide,
paclitaxel, trastuzumab, vincristina.
8
(*) Studi condotti di recente con regime R-COMP che hanno adottato antracicline liposomiali non peghilate
hanno mostrato l’efficacia e la sicurezza del trattamento nei pazienti affetti da DLBCL con cardiopatie preesistenti
o concomitanti6,7.
(**) Cardioprotettori come il dexrazoxane. L’uso è approvato ufficialmente solo per pazienti con tumore
metastatico della mammella già sottoposte a trattamento con oltre 300 mg /m2 di doxorubicina8. Studi hanno
dimostrato che il dexrazoxane, in combinazione con antracicline, riduce il rischio di scompenso cardiaco senza
nessuna differenza significativa sull’effetto antineoplastico 9.
ottimizzazione della terapa in atto nei pazienti che presentano più fattori di rischio o
una cardiopatia pre esistente
un ecocardiogramma basale
eventuale terapia cardioprotettiva (*)
(*) Terapia cardioprotettiva in prevenzione primaria con carvedilolo per la scarsa numerosità
del campione e la breve durata del follow up negli studi non è ancora stata validata10,11.
Prevenzione secondaria
La prevenzione secondaria si fonda sulla identificazione precoce del danno che da una parte
ne consente il contenimento, dall’altra il possibile recupero mediante un trattamento precoce.
E’ noto che la reversibilità della cardiomiopatia indotta da antracicline non si osserva più nei
6 mesi successivi alla comparsa della cardiomiopatia e il trattamento con enalapril e
carvedilolo può consentire il recupero completo nel 43% dei casi e parziale nel 13% con una
sopravvivenza libera da eventi a 2 anni dell’85% nei pazienti con recupero del valore di FE a
valori superiori al 50%12. Questo aspetto rappresenta l'impulso per l’utilizzo delle migliori
strategie che consentano la diagnosi precoce della cardiotossicità. L’ecocardiografia
tradizionale con la misurazione standard della frazione di eiezione (FE) mostra una bassa
sensibilità diagnostica e un basso valore predittivo nell’identificare la cardiotossicità
subclinica.
9
Diagnosi di cardiotossicità subclinica
Un'analisi retrospettiva ha dimostrato la possibilità che il GLS può essere utilizzato per guidare
una terapia di cardioprotezione con beta bloccanti che consenta di evitare l’interruzione
precoce della CT e di limitare lo sviluppo di disfunzione ventricolare 21.
10
tecnica ideale per misurare la FE. Nei casi in cui l’ecocardiografia non sia diagnostica si può
ricorrere alla RM cardiaca con costi maggiori o alla scintigrafia miocardica con esposizione
del paziente a radiazioni.
La definizione attuale della cardiotossicità secondo i criteri utilizzati dal Comitato per
la revisione degli effetti cardiotossici (CREC: Cardiac Review and Evaluation
Committee Criteria) prevede in presenza di sintomi una riduzione di FE <53% associata a
una riduzione oltre il 5% rispetto al valore basale mentre in assenza di sintomi è prevista una
riduzione di oltre il 10% (Tabella 3).
Mod. da Negishi 22
11
Monitoraggio Ecocardiografico durante terapia con antracicline.
Le linee guida ASCO5 non forniscono indicazione precise sul timing dei controlli ma
sottolineano che il cardiologo deve valutare e gestire regolarmente i fattori di rischio
cardiovascolari quali il fumo, l'ipertensione, il diabete, la dislipidemia e l'obesità in pazienti
precedentemente trattati con terapie cardiotossiche. Uno stile di vita sano e sano, compreso
12
il ruolo della dieta e dell'esercizio fisico, dovrebbe essere discusso come parte di una terapia
di follow-up a lungo termine.
Terapia
La terapia della disfunzione da antracicline, sia negli adulti che nei bambini, non si differenzia
da quella della disfunzione ventricolare e dello scompenso delle altre cardiomiopatie e si basa
essenzialmente sull’uso di betabloccanti, ACE inibitori, sartani, e in caso di scompenso
congestizio di diuretici, ma può essere difficile raggiungere le dosi terapeutiche piene a causa
della comparsa di ipotensione e astenia, e il risultato non è sempre stabile nel tempo. La
terapia va individualizzata in base a presentazione clinica (frequenza cardiaca, pressione
arteriosa, segni di congestione) e alla tollerabilità. Poiché questi pazienti spesso sono ipotesi
l’ivabradina è un presidio che può essere molto utile, soprattutto in presenza di tachicardia.
Rechallenge
In caso di cardiotossicità che abbia indotto a interruzione del trattamento del cancro la
sospensione va attuata fino a quando il paziente non sia clinicamente stabile. Occorre poi una
valutazione del rapporto rischio/beneficio di una prosecuzione del trattamento con il regime
precedente che dipenderà da diversi fattori clinici, tra cui la gravità della disfunzione
ventricolare, lo stato clinico, lo stadio di malattia. Se si decide per il rechallenge è fortemente
raccomandata la continuazione con terapia cardioprotettiva con ACE inibitori e beta-bloccanti.
Altre opzioni potenziali includono la selezione di preparati con un profilo meno cardiotossico
come le antracicline liposomiali o l’utilizzo del dexrazoxano.
Follow up
Sebbene non ci siano uniformità nel programma di follow up uno schema proposto è descritto
nella Tabella 4.
13
Tabella 4. Monitoraggio durante il follow-up.
Mod. da Ewer 24
Radioterapia
La RIHD è generata dal dosaggio cumulativo totale di radioterapia potenziata dalla
chemioterapia aggiuntiva. Dosi più elevate di radiazioni, giovane età e più lunghi intervalli di
tempo intercorsi dal tempo del trattamento, fattori di rischio cardiovascolari predispongono
alla RHID.
Queste complicanze includono:
malattie del pericardio
cardiomiopatie
malattia valvolare
aritmie
malattie del sistema di conduzione
malattie dei grandi e medi vasi
Nota. Possono manifestarsi anni o decenni dopo il trattamento iniziale causando morbilità e
mortalità significative. Attualmente non esistono linee guida per gestire l’approccio ottimale
alla sorveglianza cardiovascolare dei radiotrattati ma sono stati elaborati algoritmi di
monitoraggio e un documento di consenso basati sull’imaging cardiovascolare25,26. (Figura 4)
14
Gestione delle complicanze da radioterapia
Figura 4. Algoritmo della gestione delle complicanze da radioterapia. mod da Groarke 2014
15
Figura 5. Complicanze cardiovascolari mod da Armenian et al.30
La GVHD nel trapianto allogenico si è mostrata correlata a danno del microcircolo per
infiltrazione endoteliale di linfociti T citotossici31. Il rischio cardiovascolare determinato
mediante la valutazione della FE a riposo è uno scarso predittore prognostico di eventi
cardiovascolari futuri per cui si è valutato di misurare nei sopravvissuti a HCST il consumo di
ossigeno di picco (VO2 peak), mediante test cardiopolmonare (CPET). Ad oggi, sono stati
effettuati studi pilota che hanno valutato il test nei pazienti sottoposti a HCST e due di essi
hanno valutato la capacità prognostica dell’esame prima del trapianto con dimostrazione di
una correlazione tra ridotto VO2 di picco e mortalità indipendentemente dalla FE e dai risultati
del test del cammino preHSCT32,33.
16
Stanno sempre più emergendo dati relativi al rischio di scompenso cardiaco tardivo (1 anno
dopo HSCT) che sembra essere particolarmente elevato per i destinatari di HSCT autologo:
l'incidenza è stimata al 5% a 5 anni e si avvicina al 10% a 15 anni dopo HSCT. I sopravvissuti
al trapianto autologo hanno un rischio di scompenso cardiaco quasi 5 volte superiore rispetto
a individui della popolazione generale e meno del 50% dei pazienti sopravvivono 5 anni dopo
la diagnosi34.
In uno studio recente si è osservata nei sopravvissuti a trapianto per linfoma una disfunzione
ventricolare nel 15,7% dei pazienti nel 5,1% dei casi si presentava in forma asintomatica;
l’entità della disfunzione è stata prevalentemente di grado moderato, raramente severa e si è
correlata alla dose cumulativa di antracicline >300 mg/mq ed esposizione a RT>30 Gy 34. Un
altro aspetto fondamentale è che nei pazienti sottoposti a HSCT vi è un aumento di incidenza
di fattori di rischio cardiovascolare de novo quali ipertensione arteriosa, diabete, dislipidemia
e in uno studio è stata osservata a 10 anni un’incidenza del 37,7% ,18,1% e 46,7%
rispettivamente35. Il fenomeno può essere transitorio e cessare al termine della terapia
immunosoppressiva ma nella maggior parte dei casi diviene persistente e l’ipertensione in
particolare aumenta di 35 volte il rischio di sviluppare insufficienza cardiaca34. Si è osservato
di recente anche una elevata incidenza di disturbi di conduzione, pari al 10 % a 10 anni
significativamente più elevata rispetto ai controlli (3,5% p<.01) 36. I disturbi di conduzione, le
complicanze cardiovascolari nonché le valvulopatie secondarie ai trattamenti chemio-
radioterapici rendono conto della necessità di un attento follow di questi pazienti lungo il corso
della vita.
Per quanto riguarda la ciclofosfamide (CTX), potente agente alchilante impiegato nei regimi
di condizionamento prima del trapianto, la cardiotossicità sembra essere dose-correlata (>150
mg /Kg o 1,55 g / m2 / die) e la dose totale praticata rappresenta il maggior predittore di
cardiotossicità acuta.
È stato riportato che la cardiotossicità da ciclofosfamide causa vari tipi di danno cardiaco:
aritmie, insufficienza cardiaca fulminante acuta, miopericardite emorragica, pericardite fino al
tamponamento cardiaco, morte.
L'insufficienza cardiaca associata CTX varia tra 7-28% dei casi. I sintomi acuti di solito si
verificano entro tre settimane, durano poche settimane e possono risolversi senza sequele
ma sono segnalati casi di risoluzioni tardive ed eventi fatali fino all’11% dei casi trattati con
alte dosi37.
17
Non esistono ad oggi linee guida dedicate al monitoraggio dei sopravvissuti a HSCT e le
uniche disponibili sono state elaborate sulla popolazione pediatrica che prevedono strategie
di counseling (esercizio fisico, dieta, cessazione del fumo, interventi di comportamento su
obesità), ECG nei 2 anni successivi, ecocardiogramma ogni 1-5 anni, in base a età del
trattamento, dose di antracicline e radioterapia. Le società scientifiche sono concordi nel
promuovere programmi di educazione e counseling in tutti i pazienti, elettrocardiogramma ed
ecocardiogramma nei pazienti a più alto rischio (radioterapia, cardiopatia preesistente, storia
di amiloidosi) senza definizione del timing di monitoraggio
18
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