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DICEMBRE2015 Anno C

Compiti. Ma non vogliamo fare più Sembra paradossale, ma forse è il presente stesso che dà
senso alla mia vita: qual è oggi il compito che la vita mi sta
neppure quelli per le vacanze! affidando? E la grande scoperta è che la vita non smetterà
III domenica di Avvento (Anno C) Lc 3,10-18 mai di propormi, generosamente, un compito a cui
rispondere.
«Il compito che un uomo deve assolvere nella sua vita
è quindi nel fondo sempre indicato Nel Vangelo di Luca persone che si trovano in situazioni
e non è mai in sostanza inadempibile». diverse chiedono a Giovanni Battista esattamente questo: che
Viktor Frankl dobbiamo fare? Aiutaci a capire quel è il compito che oggi la
vita ci sta mettendo davanti.
Sono convinto che la causa principale della nostra Ed è la stessa domanda che papa Francesco sollevava nel suo
sofferenza, di cui molte volte non siamo neppure discorso al Convegno ecclesiale di Firenze: «Ma allora che
consapevoli, sia la fatica di trovare un senso: che senso ha cosa dobbiamo fare, padre? – direte voi. Che cosa ci sta
quello che sto vivendo? A cosa serve? È la domanda più chiedendo il Papa? Spetta a voi decidere: popolo e pastori
profonda e nello stesso tempo più inafferrabile. Sembra che insieme».
sia decisivo trovare questo senso, eppure non è mai La felicità a volte (o forse sempre) è stare in una
veramente chiaro cosa sia. Intanto tiriamo avanti, senza situazione paradossale e avere il coraggio di abitarla:
pensarci troppo, cercando di convincerci che qualcosa di trovare Dio in tutte le cose è trovare il senso là dove la storia
buono in questa vita ci sarà. mi mette. È il senso delle beatitudini, situazioni paradossali,
in cui non ci aspetteremmo di essere felici: la povertà, il
Molto spesso confondiamo il senso con le emozioni: pianto, la fame, l’ingiustizia… non sembrano situazioni in
cerchiamo stimoli, proviamo a stordirci, proviamo a cui gioire, ma a volte sono situazioni da assumere (non da
noleggiare consolazione dopo consolazione. La vita diventa sopportare). Anche lì occorre domandarsi: cosa mi sta
un vuoto da riempire. chiedendo la vita?
Ma quello che ci toglie la gioia è quell’interrogativo solitario
che di tanto in tanto riaffiora: corro, corro, ma per andare Anche laddove ci sembra impossibile trovare qualcosa di
dove? buono, siamo invitati a cercare: persino ai pubblicani e ai
soldati, a coloro che avevano a che fare con il denaro e con
Non so se la gioia sia davvero qualcosa da rincorrere. A me le armi, a coloro che contribuivano a mantenere in vita un
sembra che, come diceva Frankl, la vita abbia di volta in sistema di ingiustizia e di oppressione, Giovanni Battista non
volta, attimo dopo attimo, generosamente, un compito per dice di distruggere quello che sono, non dice di smettere di
noi. Ho l’impressione che la gioia stia in quest’armonia tra la stare là dove sono, dice piuttosto di trasformare le situazioni
domanda della realtà, che mi affida questo compito, e la in cui vivono.
pazienza di prendere questo compito e cercare di rispondere.
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Tante volte non possiamo cambiare le situazioni in cui ci levita a fermarsi, nonostante il culto che hanno appena
troviamo, ma possiamo modificare il modo di starci. Non è celebrato, ma il Samaritano, l’uomo davanti ad un altro
mai la tua vita ad essere sbagliata, ma forse il modo in cui la uomo. Prima della nostra religiosità, c’è dunque un livello
stai vivendo. più fondamentale che non può essere eluso, quello del nostro
Anche a Pietro e ai primi compagni, Gesù non chiederà di essere uomini davanti ad altri uomini.
smettere di essere quello che sono, non chiede loro di non
fare più i pescatori, ma di farlo in un modo nuovo: sarete sì Che cosa devo fare? È dunque la domanda dell’uomo che
pescatori, ma pescatori di uomini. vuole ricominciare dalla propria umanità.

Cosa dobbiamo fare? Ciascuno ha la sua domanda, perché Leggersi dentro


ciascuno trova la sua risposta là dove si trova. Ma a tutti  Qual è il compito che la vita oggi mi sta consegnando?
viene chiesto di partire dalla solidarietà. Il peccato
dell’umanità, che attraversa ogni epoca, è l’accaparramento *
di ciò che è di tutti. Adamo continua a vivere nelle nostre
società, quell’Adamo che vuole afferrare il frutto e tenerlo
per sé, quell’Adamo che vuole diventare il padrone del
giardino che è di tutti. L’economia è l’immagine più reale,
più vivida, delle dinamiche di peccato: una ricchezza che è di
tutti, strappata con l’inganno da qualcuno, che se ne
considera beneficiario privilegiato.

Se c’è un compito per ciascuno, c’è anche un compito per


l’umanità intera: ripartire dalla solidarietà. La realtà ci sta
chiedendo, ci sta affidando il compito perentorio, di ritrovare
nel nostro essere uomini il fondamento della comunione,
l’appello alla condivisione, lo stile della solidarietà. Se non
rispondiamo a questo compito, saremo responsabili di una
grave colpa: quella di toglierci la gioia reciprocamente.

Giovanni Battista infatti non comincia dallo Spirito, ma


dall’acqua: comincia dalla nostra umanità, comincia con il
restituirci alla nostra umanità, a quello che siamo
innanzitutto. È un’anticipazione di quello che Gesù illustrerà
nella parabola del Samaritano: non sono il sacerdote e il
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Non cercarmi solo quando ti serve! Il desiderio di Per cercare l’altro occorre alzarsi, scomodarsi, mettersi in
qualcuno che ci ascolti veramente… Meditazione sul viaggio. Maria è la donna che si lascia muovere dal suo
Vangelo della IV domenica di Avvento – Anno C 20 dicembre 2015 desiderio. Il desiderio autentico vince la paura.
Maria supera le montagne della distanza, gli ostacoli che ci
Lc 1,39-45 impediscono di vedere la meta. È probabile che Maria abbia
fatto il viaggio con qualche carovana di persone conosciute,
Non c’è amore che nella comunicazione non sia messo alla eppure il testo ci presenta Maria da sola. Ci sono viaggi che
prova. possiamo fare soltanto noi.
Dove la comunicazione si spezza definitivamente, Se restiamo al testo, così come ci è consegnato, Maria ci
lì cessa l’amore, viene presentata da sola su strade infide, attraverso la
perché si trattava solo di un’illusione ingannevole. Samaria per arrivare in Giudea. Maria non cerca un altro
K. Jaspers qualunque per condividere la sua gioia: cerca Elisabetta, colei
che può capirla, una donna che sta vivendo un’esperienza
La tristezza della solitudine la capisci quando la bellezza simile alla sua.
attraversa la tua vita, ma non hai nessuno con cui
condividerla. Elisabetta è l’umanità sterile, l’umanità senza speranza,
Cerchiamo l’altro per lo più per lamentarci: lo inchiodiamo convinta di non poter più dare frutto. L’umanità attraversata
alla sedia o al telefono affinché si prenda un po’ della nostra dalla tentazione dell’idea che Dio sia ormai lontano. Persino
fatica. suo marito Zaccaria, nonostante il tempo che trascorre nel
Molto più difficile è trovare qualcuno con cui condividere tempio a contatto con il sacro, non crede più che Dio possa
la gioia: un po’ perché siamo scaramantici – e non è mai operare nella loro vita. Elisabetta forse nel suo silenzio ha
conveniente far sapere all’altro che siamo felici – un po’ continuato a sperare. Forse anche lei ha sperimentato la
forse perché la felicità ci imbarazza, preferiamo viverla con solitudine, l’impossibilità di condividere con qualcuno quella
pudore, un po’ anche perché è difficile trovare qualcuno con briciola di speranza che ancora le restava.
cui condividere in maniera profonda, e non estemporanea, le È proprio a questa umanità sterile e senza speranza che Maria
cose importanti o semplici che accadono nella nostra porta Cristo.
quotidianità. Maria è il volto della Chiesa che, spinta dal desiderio, è
Eppure, come ci insegna questo testo del Vangelo di Luca, chiamata a scomodarsi e mettersi in viaggio per raggiungere
non c’è esperienza più profonda che avere qualcuno da cui questa umanità.
sentirsi capiti, qualcuno con cui leggere insieme le nostre Elisabetta, il cui nome vuol dire Dio è giuramento, è
storie personali, per scoprire come Dio attraversa questa vita. immagine di ogni uomo e di ogni donna per cui Dio ha una
promessa da compiere.
Elisabetta è anche la donna del discernimento, colei che sa
ascoltare ciò che si muove dentro, i suoi sentimenti, e si pone
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la domanda fondamentale: cosa significa? A che cosa devo Questo cuore è una stalla! Idee confuse
che la madre del mio Signore venga a me? sull’indirizzo di Gesù… Natale del Signore 2015 Gv 1,1-18
Elisabetta non si ferma alla sua emotività, ma si interroga sul
significato: cosa vuol dire quello che sto provando? Di recente, in un colloquio spirituale, una persona si
lamentava di non essere riuscita ad arrivare a Natale con un
L’incontro con l’altro è anche un incontro con la realtà: cuore pulito. Si era impegnata – mi diceva – ma alla fine si
Elisabetta è la prima persona con cui Maria si confronta. Il era ritrovata con un cuore che somigliava più che altro a
dialogo diventa il luogo della conferma: Dio sta veramente una stalla. Tra me e me ho pensato: è proprio quello il cuore
attraversando la nostra storia. dove Gesù vuole abitare. Gesù nasce in una stalla non in una
In genere siamo abituati a leggere la storia in maniera camera sterile.
diversa: siamo abituati a una storia fatta dai grandi, dai
personaggi illustri. Luca sta riscrivendo la storia in modo Se l’immagine della stalla ci fa problema e la troviamo
rivoluzionario, mettendo al centro due donne semplici, una irriverente, allora possiamo ascoltare l’inizio del Vangelo di
delle quali, Maria, viene da un villaggio sconosciuto. Questo Giovanni: scopriremo che Dio si fa carne in mezzo alle
è infatti il modo in cui Dio fa la storia. tenebre e al disordine.
Questo viaggio di Maria ci coinvolge tutti: la gioia che Eva Fin dall’antichità gli uomini furono turbati dal buio che
ci tolse, ci è ridonata in Maria. Nessuno è tagliato fuori da aumentava nelle giornate d’inverno. Temevano che prima o
questa promessa. C’è un legame che ci precede e ci unisce. poi il sole non sarebbe più sorto e che tutta la vita sarebbe
Un legame tra noi, uniti inevitabilmente nello stesso destino stata avvolta dalle tenebre. Pian piano, però, proprio nel
di salvezza. L’altro è sempre colui che è salvato con me, cuore dell’inverno, il sole cominciava a vincere la sua
colui nel quale posso vedere il mio destino di salvezza. È battaglia, diradando sempre più l’oscurità della notte.
proprio questo legame che ci precede, e che non abbiamo A volte, forse, abbiamo l’impressione che anche la nostra
scelto, che diventa il fondamento della possibilità di cercare vita somigli ad un lungo inverno. Siamo anche noi presi
l’altro per condividere la bellezza della vita. dallo scoraggiamento. E la vita ci sembra un lento procedere
Leggersi dentro verso un inesorabile declino. E le vicende della storia, la
 Ci sono spazi di condivisione profonda nella tua vita? debolezza delle istituzioni, gli inganni della finanza, non
 Come ti sembra che Dio venga a visitarti nei tuoi momenti di sterilità? fanno altro che consolidare l’impressione di vivere in una
lunga notte dell’umanità.
*
È dentro questa notte dell’umanità che risuona l’annuncio di
una parola che squarcia le tenebre: la luce splende nelle
tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
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La parola è lo strumento privilegiato della passo necessario per poter rimettere le cose in ordine. Solo la
comunicazione. Il modo in cui parliamo dice il modo in cui Parola di Cristo, quella parola che è fin dall’inizio, può
amiamo: le parole possono essere vere o false, ambigue o trasformare il caos della vita in un cosmos, in una vita che
chiare, distorte o autentiche, proprio come le nostre relazioni. non è solo ordinata, ma bella (non a caso, cosmos ha la stessa
Dio ricomincia proprio dalla Parola. Come all’inizio della radice di cosmetica).
Genesi (Dio disse…), Dio esprime ancora una volta il suo
desiderio di parlarci, di venirci incontro, di creare una Il Prologo di Giovanni è allora chiaramente un annuncio di
relazione. misericordia. Possa questo Natale del Signore Gesù essere il
Se all’inizio della Genesi, la Parola donava vita, adesso la Natale della misericordia!
Parola si fa vita, prende un volto. La Parola si fa più vicina, Un Natale in cui le parole tornino ad essere parole di
persino intima, quasi a voler assicurarsi di raggiungerci nella misericordia, cioè parole autentiche, parole di
concretezza della nostra esistenza. La parola diventa incoraggiamento, parole chiare. Se le nostre parole sono
Qualcuno. La relazione diventa personale. parole ingannatrici, ambigue, svalutanti, non saranno parole
di misericordia.
Come l’inizio della Genesi, così anche il Prologo di Giovanni Sarà un Natale di misericordia se lasciamo che Cristo ci
inizia con l’espressione in principio. Un’espressione che non aiuti a fare luce nel disordine della nostra vita, nelle tenebre
indica solo un inizio, ma anche la causa, o meglio il principio del peccato, nell’oscurità di un’anima che fa fatica a sperare.
che mette ordine, la ragione della vita, il motivo, il perché Cristo è luce di misericordia, luce che non giudica, ma che
dell’esistenza. mette in moto cammini di conversione.
A volte infatti ci sembra proprio di aver perso questa ragione Sarà un Natale di misericordia se i nostri desideri di bene
della vita, questo senso, questo motivo più profondo delle non restano solo idee, ma si incarnano nella concretezza della
cose. Giovanni ci ricorda che un nuovo inizio è possibile: in vita e si traducono in gesti concreti: la Parola si è fatta carne
Cristo ciascuno ha la possibilità di ricominciare, di ritrovare ed è venuta ad abitare in mezzo in noi. Ignazio di Loyola
il senso, ovunque tu sia oggi nel cammino della tua vita. ricordava, nei suoi Esercizi spirituali, che l’amore è da porre
più nei fatti che nelle parole. L’amore è concretezza. Il Padre
Le tenebre ritornano di tanto in tanto nella vita. Ma le misericordioso traduce in gesti concreti il suo amore per il
tenebre non sono mai l’ultima parola. La notte dell’inverno figlio ritornato.
non è senza fine.
Leggersi dentro
Ancora una volta, come nella Genesi, così all’inizio del suo  Sono disposto a lasciare che il Signore faccia luce e metta
Vangelo, Giovanni ci ricorda che la Parola mette ordine nel ordine nella mia vita?
caos della vita. Nella nostra vita frammentata, caotica,  Cosa vuol dire per me concretamente Natale di Misericordia?
dispersa, la Parola viene a rimettere ordine, viene a fare luce.
Vedere come stanno veramente le cose è infatti il primo *
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Finalmente è finita la recita di Natale. L’ipocrisia del Ogni genitore ha inevitabilmente la tentazione di
tempo delle feste e la realtà della vita quotidiana considerare il proprio figlio come sua proprietà: il diritto
romano lo aveva persino sancito giuridicamente, il pater
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (anno C) 2015 familias, dopo la nascita del bambino, lo sollevava da terra e
Lc 2,41-52 con quel gesto lo riconoscevo come suo figlio, ma nello
stesso tempo affermava su di lui il diritto di vita e di morte.
Una delle cose tradizionali e simpatiche del Natale sono le
recite dei bambini. Anzi direi le recite in generale. La vita però ci svela che i figli non ci appartengono, sono
Recitiamo a fare la parte dei buoni, recitiamo portando regali un dono gratuito, sfuggono al nostro controllo, non possiamo
che spesso non esprimono i veri sentimenti che abbiamo mai arrivare a scolpirli esattamente come vorremmo. Sono
verso le persone, recitiamo persino la parte di credenti destinati a lasciarci. I genitori sono chiamati ad offrire loro
convinti, ostentando la pretesa di essere veri depositari del radici a cui poter sempre ritornare, ma al contempo, i genitori
senso del Natale. Per fortuna le recite finiscono. E torniamo a sono chiamati a dare loro anche ali affinché possano
fare i conti con quello che abita veramente il nostro cuore. intraprendere il loro volo.
Il racconto di Anna che porta al Tempio il figlio Samuele è
Le recite dei bambini suscitano tanta tenerezza. Non solo esattamente il riconoscimento di questo dono, la
per i bambini, ma anche per i genitori, che guardano i propri consapevolezza che i figli appartengono a colui che li ha
figli con un candore ingenuo, come se per un momento i loro donati.
figli fossero diventati le star del momento. Però anche le
recite dei bambini finiscono, e, loro malgrado, tornano a Dietro la normalità di un episodio di vita familiare, che oggi
essere i bambini di sempre, i bambini normali che fanno i ci viene raccontato dal Vangelo, dentro un momento di
capricci, che non obbediscono, che si stufano di ascoltare i ordinaria incomprensione tra genitori e figli, c’è un senso
rimproveri dei genitori. teologico ancora più profondo.
Innanzitutto perché Gesù compie insieme ai propri genitori
Dentro il Vangelo di questa domenica, oltre certamente al più un viaggio verso Gerusalemme, anticipando in qualche modo
profondo significato teologico, c’è anche questo: quel viaggio che proprio nel Vangelo di Luca è il centro del
l’inquietudine di due genitori che si devono confrontare racconto: alla fine del capitolo nove, Gesù deciderà
con le domande impreviste e il comportamento indecifrabile consapevolmente di andare a Gerusalemme per dare la sua
del proprio figlio all’inizio dell’adolescenza. vita per noi.
Gesù ha dodici anni, dice il testo, ancora non ha raggiunto E a Gerusalemme, il ragazzino Gesù resterà per tre giorni,
la maggiore età, che nel mondo ebraico viene celebrato dice il testo, proprio come per tre giorni resterà nel cuore
l’anno dopo. Ma Gesù appare come un ragazzino che della terra, nel sepolcro a Gerusalemme, senza che nessuno
comincia a desiderare la propria autonomia e a cercare la possa trovarlo.
propria strada.
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Maria cerca il bambino Gesù, come le donne cercheranno La risposta di Gesù è difficile da comprendere per i suoi
Gesù al sepolcro: sia Maria all’inizio della vita di Gesù, che genitori, ma, attraverso questa risposta, il Vangelo ci dice
le donne alla fine del Vangelo, sono il simbolo di ogni che la prima parola pubblica di Gesù nel Vangelo di Luca è
credente chiamato a cercare il Signore, nonostante la fatica e “Padre”. Ci colpisce perché sarà anche la sua ultima parola.
a volte l’incapacità di trovarlo. Dio infatti si fa trovare. Maria Tutta la vita di Gesù è ricompresa dall’inizio alla fine dentro
e Giuseppe cercano Gesù nella carovana e le donne lo la sua relazione con il Padre.
cercheranno al sepolcro, a volte infatti cerchiamo Dio dove Anche in questa incomprensione, che spesso caratterizza la
non è, lo cerchiamo nei luoghi scontati, dove sarebbe ovvio vita del genitore, Maria e Giuseppe continuano a stare
cercarlo. Dio invece ci sorprende. È là dove non penseremmo accanto al figlio nella quotidianità della vita, pur sapendo che
di trovarlo. Non è né nella carovana né nel sepolcro. Dio è ci sarà un giorno in cui dovranno farsi da parte per lasciare
altrove. che le folle affaticate e senza guida prendano il loro posto.
Come Maria ha generato Gesù nella sua nascita, così,
Maria e Giuseppe trovano Gesù in mezzo ai sapienti nel successivamente, sarà la Parola che lo genererà alla vita
Tempio. È un’immagine che rievoca la figura biblica della adulta.
Sapienza. Ciò che deve attrarre la nostra attenzione è che,
nonostante questa sapienza, nonostante Gesù sia la Sapienza, Ora che le recite di Natale sono finite, possiamo tornare a
la sua risposta è l’obbedienza: «Scese dunque con loro e confrontarci con la quotidianità della vita, a volte faticosa,
venne a Nàzaret e stava loro sottomesso». Anzi, diremmo che certo, ma più vera. Non a caso, il tempo della quotidianità per
l’obbedienza è il modo in cui Gesù esprime la sua sapienza. Gesù con i suoi genitori è il tempo di Nazaret, un tempo su
cui scende il silenzio, forse perché le cose quotidiane e
Maria non è solo figura del credente che cerca, ma, insieme a importanti della vita non hanno bisogno di diventare sempre
Giuseppe, condivide la fatica e l’inquietudine di ogni uno spettacolo.
genitore davanti ai comportamenti indecifrabili, e a volte
irritanti, dei figli. Maria si rivolge a Gesù non con un Leggersi dentro
rimprovero, ma con una domanda: chiede di capire, prima di  Anche per me il tempo di Natale è stato un po’ come una recita?
giudicare. Non affronta Gesù da sola, ma coinvolge Giuseppe  (per i genitori) Come affrontiamo i comportamenti a volte
in un’alleanza educativa: tuo padre e io ti cercavamo. A indecifrabili o irritanti dei figli?
volte, i comportamenti difficili dei figli rischiano di spezzare
la relazione tra i genitori e indeboliscono il loro intervento *
educativo. Giuseppe rimane in silenzio. Lascia parlare Maria.
Forse per un accordo previo tra loro o perché è consapevole
che in quel momento per lui è meglio tacere.

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